Presenza 3-4 2021 Cent'anni al futuro

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PRESENZA ANNO 51 - 3-4/2021

5x1000, una firma per formazione, ricerca, sviluppo Persone al servizio delle persone

Cent’anni al futuro

Le celebrazioni per il centenario dell’Ateneo col Presidente della Repubblica Sergio Mattarella


Presenza

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PRESENZA

In questo numero

Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori © 2019 – Università Cattolica del Sacro Cuore

Sommario

DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Nicola Cerbino COMITATO REDAZIONALE Luca Aprea, Katia Biondi, Sabrina Cliti, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Federica Mancinelli, Michele Nardi, Antonella Olivari, Agostino Picicco

HANNO SCRITTO Sara Barboglio, Francesco Berlucchi, Aldo Carera, Tonia Cartolano, Glenda Franchin, + Claudio Giuliodori, Maddalena Maltese, Magda Mantegazza, Bianca Martinelli

REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.argo Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it

Condividere il sapere tra generazioni e luoghi: la missione dell’Università Cattolica L’inaugurazione dell’anno accademico a un secolo dalla fondazione con il Presidente Sergio Mattarella

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REDAZIONE ROMANA 3-4/2021

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L.argo Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. 0630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969

IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt

La visita del Presidente della Repubblica a Cremona

FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, Getty Image

Il Capo dello Stato nel nuovo campus ospitato nell’ex monastero di santa Monica

STAMPA Tiber spa – Brescia

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In copertina Nella foto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella con il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli Credits: Nanni Fontana Questo periodico è associato all’USPI Unione stampa periodica italiana Il numero è stato chiuso in redazione il 25 giugno 2021

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Il nuovo campus di Brescia si presenta alla città Iniziano a settembre le lezioni nella nuova sede di Mompiano. Investimento da 25 milioni di euro

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In questo numero

14 Persone per le persone Una firma per il 5xmille La ricerca sulla frontiera dei vaccini, i progetti e le iniziative di solidarietà, il sostegno al diritto allo studio

15 Armida Barelli, la voce del popolo delle donne All’inizio del Novecento la co-fondatrice dell’Ateneo fu tra le prime a valorizzare il protagonismo femminile.

19 Kostner-Venezi, dialogo tra due artiste dello sport e della musica La campionessa di pattinaggio sul ghiaccio e il direttore d’orchestra si raccontano all’evento conclusivo del master Corporate Advisory e risorse interculturali

20 Comunicare, le news della sede di Roma Le iniziative per la solennità del Sacro Cuore Nel campus romano i riconoscimenti a Raniero Cantalamessa e Barbara Jatta

26 Spiritualità. Da cent’anni sotto lo sguardo amorevole e sapiente del Sacro Cuore La riflessione di monsignor Claudio Giuliodori Non un’etichetta devozionale ma un programma scientifico

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Editoriale

Condividere il sapere tra generazioni e luoghi: la missione dell’Università Cattolica di Franco Anelli*

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el suo centesimo anno, l’Università Cattolica ha affrontato e sta affrontando, come il nostro Paese e il mondo intero, la prova della pandemia. Non c’è bisogno che ricordi a nessuno quanto questa prova stia segnando le nostre esistenze. Ma sarebbe sbagliato non guardare anche a un altro versante della crisi: l’enorme e fruttuoso sforzo scientifico, tecnologico e politico che è stato messo in campo per arginare le più gravi conseguenze dell’epidemia; la solidarietà diffusa che contrasta le povertà vecchie e nuove; il senso di appartenenza con cui ci si è opposti ai rischi di chiusura individualistica e isolamento generati dal distanziamento sociale. La nostra università ha fatto la sua parte su questo secondo versante, rimodulando l’attività didattica e proponendo iniziative e progetti che potessero tutelare, per quanto possibile e in attesa di tornare a ripopolare le nostre aule, la vivacità tipica di una comunità universitaria. Fin dalle prime settimane di diffusione del Coronavirus, grazie a un imponente aggiornamento tecnico e professionale, per gli studenti è stato possibile proseguire gli studi, frequentare le lezioni, utilizzare i servizi per la didattica, laurearsi, insomma non interrompere il percorso che li porta a integrarsi nel mondo del lavoro e a dare il loro contributo (così determinante) alla società. La nostra Facoltà di Medicina e Chirurgia e il Policlinico Gemelli sono stati in prima linea nella ricerca di terapie e nella cura dei malati. È stato istituito un fondo di solidarietà per portare sollievo alle famiglie dei nostri studenti che più soffrivano e soffrono le conseguenze economiche legate alla pandemia. I nostri media hanno prodotto contenuti di rilievo, a vantaggio di una buona comunicazione, scientificamente fondata e in grado di combattere i rischi della cattiva informazione. Abbiamo inoltre molti-

plicato gli strumenti e i canali di contatto fra professori e studenti, anche al di fuori della didattica ordinaria, nello sforzo consapevole di mantenere vivi gli incontri, le interazioni, il dialogo. I valori che ci hanno mossi sono stati quelli di sempre, iscritti nel nostro DNA sin dalle parole dei fondatori: fiducia nell’uomo, nel sapere che si è capaci di generare quando si mette al centro il benessere della persona; ma anche fede in uno sguardo che non lascia solo l’uomo nemmeno nelle prove più dure. Non a caso, proprio in questo anno speciale, abbiamo avuto la notizia della beatificazione di Armida Barelli, che tra i fondatori fu la più sollecita nel rivendicare la necessità di porre l’Università Cattolica sotto l’egida del Sacro Cuore, il segno della profonda tenerezza di Dio. In questo anno di prova, il nostro centesimo anno, questi valori ci hanno permesso non solo di rispondere all’emergenza, ma anche di guardare al domani, progettando nuove iniziative formative, estendendo la rete delle nostre collaborazioni internazionali, aprendo nuovi spazi per accogliere i nostri studenti, rendendo sempre più produttiva la nostra ricerca, e sviluppando i nostri progetti di solidarietà, che sentiamo parte della nostra vocazione. La consapevolezza che l’anno accademico 2020/2021 avrebbe comportato una fase di stabilizzazione delle misure di contenimento ha certamente modificato, e forse ancora non siamo in grado di misurare ancora quanto, l’esperienza universitaria, come peraltro è avvenuto per molti altri ambiti di vita sociale e professionale per i quali questa situazione ha innescato, o accelerato, processi o trasformazioni. Le matricole che hanno frequentato il primo anno dei corsi di laurea in questo anno accade-

mico sapevano che probabilmente avrebbero avuto scarse opportunità di conoscere i propri compagni di persona o seguire le lezioni in aula. Molti di loro, effettivamente, non hanno ancora avuto la possibilità di recarsi nella propria sede di riferimento, ma l’esperienza di questi mesi ci ha ricordato che, al di là degli indiscutibili vantaggi e delle numerose possibilità offerte dalla tecnologia, ciò che caratterizza l’esperienza universitaria non si esaurisce nell’erogazione di servizi di qualità. Ne sono stati prova in questi mesi l’attiva e appassionata partecipazione degli studenti a progetti extracurricolari d’interesse sociale, culturale e ambientale, così come il loro impaziente desiderio di tornare a ripopolare gli spazi universitari ad ogni allentamento delle restrizioni. Anche per questo abbiamo voluto – a dispetto delle complesse circostanze e rivolgendo lo sguardo al futuro – festeggiare il secolo di storia degnamente, anzi in modo indimenticabile: la presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’apertura ufficiale dell’Anno Accademico e poi, di persona, all’inaugurazione del nuovo Campus di Cremona è stata un riconoscimento importante di quanto il nostro Ateneo sia un bene per tutto il Paese. E per la prima volta, durante la cerimonia di apertura, tutti i campus sono stati collegati in simultanea, e hanno dato ciascuno il proprio contributo al racconto di quello che siamo, che siamo stati e che – insieme – continueremo ad essere. È stato un modo profondamente umano di utilizzare le tecnologie della connessione per rinsaldare quel legame unitario che, attraverso la trasmissione del sapere tra generazioni e luoghi, mantiene sempre viva e attuale la nostra missione educativa: uno stile che sentiamo nostro, e che sono certo sarà alla base del prossimo secolo del nostro Ateneo. * rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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Inaugurazione anno accademico

Una fabbrica della conoscenza sempre operosa di Katia Biondi

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iamo in un’aula deserta, costretti a proteggerci, ma non abbiamo ragione di sentirci soli, perché questi spazi sono colmi della partecipazione e dell’affetto di quanti ci seguono a distanza e del lascito intellettuale e morale di tutti coloro che hanno reso vivo questo luogo nel corso della storia dell’Ateneo». Con queste parole il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Franco Anelli, ha iniziato il discorso pronunciato in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2020-2021, aprendo così ufficialmente le celebrazioni del centesimo anno di fondazione dell’Ateneo. La cerimonia, trasmessa on line in diretta streaming sul sito d’Ateneo www.unicatt.it e sui canali social istituzionali @Unicatt, si è tenuta lo scorso 13 aprile alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, in collegamento dal Palazzo del Quirinale, ha assistito all’evento e ha rivolto un saluto alla comunità accademica. A fare da sfondo le singolari circostanze dovute alla pandemia «delle quali evidentemente non si può tacere», ha detto il rettore Anelli, e che «ci impongono una riflessione in cui convergono contingenza Università Cattolica del Sacro Cuore

e prospettiva storica». Anche il Presidente Mattarella ha fatto riferimento nel suo intervento alla particolare situazione che stiamo attraversando e che «condiziona fortemente lo svolgimento degli incontri» ma che «consente di mantenere inalterato il significato e tutto il valore di questo momento straordinario dell’Università Cattolica». Infatti, ha proseguito il Presidente della Repubblica, «cento anni rappresentano motivo di una ricorrenza di grande importanza non per il lungo tempo trascorso ma per gli eccellenti risultati conseguiti durante questo tempo». Da quando è sorta, anche grazie alla volontà di grandi figure come Giuseppe Toniolo, padre Agostino Gemelli, Armida Barelli, Lodovico Necchi, monsignor Francesco Olgiati, Ernesto Lombardo «il contributo che l’Università Cattolica ha recato e continua a recare all’Italia, per la sua vita e per la sua crescita, è stato di grande rilievo e si è espresso nei tanti momenti che il nostro Paese ha attraversato». Del resto, secondo il professor Anelli, «le università esistono per questo, per dare un futuro ai giovani attraverso la conoscenza e così assicurare la continuità di una civiltà.

E sono nate dalle crisi, per questo non dobbiamo temere della loro capacità di superarle». Lo testimonia la storia stessa dell’Ateneo che «ha attraversato il ’900 e tutti i suoi rivolgimenti, affrontato i momenti difficili e contribuito con passione a quelli di crescita. È risorta dalle macerie della guerra; ha partecipato alla costruzione della coscienza dell’Italia repubblicana, con un’importante presenza di propri laureati e docenti all’Assemblea costituente e poi in posizioni di responsabilità politica e istituzionale; ha vissuto il rinnovamento del Concilio Vaticano II e la trasformazione delle università conseguente alla contestazione giovanile; ha insomma accompagnato l’evoluzione della società italiana, sempre restando testimone dei propri valori, salda nel riferimento trascendente, vigile custode della propria indipendenza». Il rettore Anelli ha ribadito la missione educativa che da sempre contraddistingue l’Ateneo, confermata dagli oltre 300 mila laureati e diplomati dalla fondazione. «Offrire opportunità educative – e offrirle a tutti, come questo Ateneo ha sempre fatto sforzandosi di sostenere gli studenti non abbienti – significa attuare l’articolo

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Inaugurazione anno accademico

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3 della Costituzione integralmente, in entrambi i suoi commi; ossia assicurare “pari dignità sociale” non solo in termini di statica razionalità di trattamento normativo, ma anche favorendo le condizioni per la partecipazione di ciascuno alla vita sociale». Ecco perché gli studenti «ci assegnano tacitamente ma chiaramente un compito: fare in modo che l’università, pur impadronitasi delle tecnologie, rimanga anche in futuro un luogo, nel quale le persone si incontrano e crescono insieme. A loro, e ai ragazzi che oggi stanno vivendo la scuola tra le pareti domestiche e che presto varcheranno le porte delle università, dobbiamo risposte». Pertanto, ha chiarito il rettore, «onorare il nostro passato non si esaurisce nel celebrarlo o nel rispettare le tradizioni: ci viene richiesto – e lo faremo – di dimostrare la stessa misura di audacia, passione e originalità di pensiero che sono stati necessari per concepire l’idea stessa di questa Università e poi per realizzarla». Perché «questo primo secolo non è storia passata: è una “fabbrica” perennemente operosa, come un’antica cattedrale, che consegniamo a tutti coloro che scriveranno le prossime pagine della vita dell’Ateneo». Nel suo saluto come presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Ateneo, l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpinii si è sofferma-

to sull’«evoluzione impressionante» della Cattolica in questi cento anni di storia, suggerendo anche che «è importante che sia inquieta». Un’espressione che «indica quell’atteggiamento tipico del cristiano che è cittadino del mondo e quindi si inserisce con simpatia ed efficienza nella vita ordinaria, ma insieme è pellegrino sulla

terra e ha criteri di giudizio che fanno riferimento a una sapienza più alta e a uno stile di vita coerente». Il termine inquietudine è stato ripreso dal Presidente Mattarella: «Questa inquietudine, questa condizione di sentirsi cittadini del mondo, ma al contempo pellegrini al suo interno, è in realtà comune a tutti, qualunque siano le convinzioni che vi vengono professate». Essa, «in fondo, riflette quel senso di incompiutezza che accompagna la condizione umana», e che «induce costantemente a pensare oltre, a cercare costantemente nuove esperienze e nuove conoscenze da parte di chi avverte questo senso e questa sollecitazione». Un «senso di non appagamento» che in realtà è alla base di ogni sforzo di ricerca scientifica ed è il carattere «che rende attrattivi gli atenei e preziosa la loro azione nel nostro Paese», un’azione fondamentale per il presente e per il futuro. Così, richiamando le parole di padre Gemelli – di cui il Presidente Sergio Mattarella ha elogiato «la visione e la grande e inarrestabile forza realizzatrice» – occorre dare «credito ai giovani, a quei giovani che nel succedersi delle generazioni mantengono sempre giovane un ateneo quale che sia la sua anzianità di fondazione».

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A Brescia cresce l’albero dell’educazione

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Inaugurazione anno accademico

di Antonella Olivari

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ell’anno del centenario dell’Ateneo, la sede di Brescia raddoppia la sua presenza in città con un nuovo campus collocato nel quartiere di Mompiano. Nei primi 56 anni di attività formativa si è concretizzato l’auspicio del rettore Ezio Franceschini, che aprì le attività nella città di Brescia, «di andare incontro quanto più efficacemente possibile ai bisogni del nostro tempo in campo didattico, pedagogico, psicologico, sociologico, ovunque, insomma si rivelino zone in attesa della presenza di una cultura, e di una cultura cattolica». Da quei primi corsi in pedagogia della facoltà di Magistero, l’Università Cattolica a Brescia ha laureato circa 21mila studenti e può contare oggi sulla presenza di 6 facoltà e 19 corsi di laurea, per un totale di circa 4.600 studenti, adeguando così l’offerta formativa ai bisogni del tempo, in un dialogo costante con i principali attori della società civile e imprenditoriale bresciana. Ma non solo. Per esempio «nel 2017 abbiamo dato vita alla Cattedra Unesco intitolata “Educazione per lo sviluppo integrale della persona e per lo sviluppo solidale dei popoli”, raccogliendo così la ricca tradizione

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educativa e solidale della terra bresciana, con il desiderio di testimoniare l’attualità del messaggio di San Paolo VI» sottolinea Mario Taccolinii (nella foto sotto, a sinistra, con la conduttrice Luisa Pedretti), coordinatore delle strategie di sviluppo della sede. «La cattedra si può leggere come uno dei frutti della semina di Vittorino Chizzolini, uno dei cattolici protagonisti dell’avvio della sede di Brescia, che durante un’udienza concessa da Paolo VI nel 1965 propose di formare e inviare in Africa maestri e professori, docenti di pedagogia nelle scuole della popolazione locale». Un’esperienza arricchente e formativa effettuata in Congo a Maison de Paix, come racconta Dalila Raccagni, collaboratrice della Cattedra Unesco. La sede bresciana è impegnata per la formazione dei giovani alla partecipazione sociale e alla cooperazione internazionale, anche attraverso progetti di Service Learningg e attività di promozione del volontariato, per realizzare il patto educativo globale cui ci invita papa Francesco, per una società in grado di parlare il linguaggio della fraternità. Nella sua presenza a Brescia, a fronte delle sfide incalzanti poste dal territorio bresciano l’Ateneo ha intessuto una rete

di relazioni e collaborazioni con il mondo dell’impresa e delle istituzioni economiche e sociali, anche grazie all’Osservatorio per il territorio: formazione, impresa, internazionalizzazione, e all’Alta Scuola per l’ambiente. Ma non vi è universitas senza una relazione circolare tra ricerca, formazione e terza missione. Come testimonia Angelo Ziletti, laureato in fisica, oggi principal data scientistt alla Bayer di Berlino, dopo un dottorato alla Boston University e numerose collaborazioni internazionali. A Berlino ha co-diretto un gruppo di ricerca di intelligenza artificiale applicata al campo medico per contribuire in modo più concreto alla rivoluzione digitale del settore sanitario. Dopo quest’anno di pandemia, che non ha fermato i lavori e nemmeno le lezioni, l’Università Cattolica ripartirà con più vigore e con più determinazione per continuare a scrivere il futuro della comunità. Tornerà a lanciare i tocchi dei laureati dalla scalinata del Capitolium, sotto gli occhi della Vittoria Alata, restaurata e riconsegnata al tempio romano della città, di cui è musa ispiratrice. Perché, come afferma papa Francesco «educare è scommettere e dare al presente la speranza».

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Piacenza scommette sulla sostenibilità di Sabrina Cliti

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arola chiave? Innovazione. È il filo rosso che lega le tre facoltà dei campus di Piacenza e Cremona (Scienze agrarie alimentari e ambientali, Economia e Giurisprudenza e Scienze della formazione) in un’azione coordinata, che fa della passione per la ricerca la propria cifra distintiva. Ed è il contributo che la sede offre a tutto l’Ateneo riunito, in un unico abbraccio, per festeggiare i 100 anni guardando al futuro insieme, con coraggio e fiducia. “Sostenibilità” è la sfida di un cambiamento gestito al servizio dell’uomo e del pianeta. Ha il volto di Gaia Alessio, neolaureata della facoltà di Scienze e tecnologie alimentari, che, insieme al collega di tesi Davide Reggi, ha progettato il biscotto proteico per contribuire a ridurre la malnutrizione dei bambini nei Paesi in via di sviluppo. Un lavoro di ricerca che fonde scienza e cuore e che ambisce a sviluppare catene di produzione in Burundi e in altri Paesi poveri dell’Africa. Il racconto di Gaia diventa la dimostrazione di un entusiasmo senza confini, che ben si respira anche in un vi-

deo realizzato dagli studenti del campus: “Domani sarà un giorno migliore, vedrai” affermano i ragazzi citando una canzone dei Lunapop: una promessa di futuro e speranza che fa da colonna sonora a una vita universitaria fatta di lezioni, incontri con le aziende, laboratori e business game. Il progetto prese le mosse il 30 ottobre 1949, alla presenza del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, con la posa della prima pietra della facoltà di Agraria, voluta a Piacenza da padre Agostino Gemelli. Il primo rettore dell’Ateneo vedeva nella città di Piacenza, collocata al centro della pianura padana e fulcro delle attività di produzione agricola del Paese, il luogo ideale per la nascita di questa facoltà. Il campus ha mantenuto le promesse: oggi l’Università Cattolica a Piacenza, grazie anche alle facoltà nate in seguito (Economia e Giurisprudenza e Scienze della formazione), conta oltre 3.500 studenti, tre facoltà e 17 corsi di laurea ed è il fulcro di un dinamico network internazionale, punto di riferimento per la ricerca e per la formazione in ambito agroalimentare, economico,

giuridico ed educativo che si espande verso la vicina città di Cremona. Qui l’Università Cattolica del Sacro Cuore eroga dal 1984 corsi dalle facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali e di Economia e proprio nell’anno del centenario trasferisce le attività di didattica e ricerca nell’ex convento di Santa Monica, un monastero restituito alla città grazie al contributo della Fondazione Arvedi Buschini, che si è trasformato in un luogo in cui si fondono storia e tecnologia d’avanguardia, facendo del polo cremonese dell’Università Cattolica un posto ideale per studiare, crescere e aprirsi al mondo. Il centenario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nella sede di Piacenza-Cremona ha anche i volti di Carla Messina, laureata in Giurisprudenza a Piacenza e oggi direttrice del collegio Sant’Isidoro, Eleonora Aiachini, alumna della facoltà di Scienze della formazione, e Alessandro Iuffmann Ghezzi, laureato magistrale in Food marketing e strategie commerciali e oggi dottorando Agrisystem.

Uno dei frame dei video prodotti per il collegamento con la sede di Piacenza. A sinistra Luca Forlani con la studentessa Eleonora Aiachini

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Inaugurazione anno accademico

Medicina e Economia in dialogo costante di Federica Mancinelli

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amilla Nero, specialista in Ginecologia e ostetricia e dottoranda di ricerca della facoltà di Medicina e chirurgia; Federica Morandi, ricercatrice in Organizzazione aziendale della facoltà di Economia; Serena Augenti, laureata in Scienze infermieristiche e, ora, infermiera alla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. Sono i volti del “centenario” dell’Università Cattolica per la sede di Roma. Incarnano il panorama formativo, clinico e di ricerca offerto dai corsi e dalle strutture del campus romano. «La ricerca è un vero e proprio approccio alle cose guidato dalla curiosità e insegna a porsi domande davvero focalizzate sui bisogni dei pazienti per arrivare a risposte ambiziose che abbiano un vero ed efficace impatto sulla clinica» afferma Camilla Nero. «Il valore aggiunto è la formazione trasversale, con il dialogo proficuo fra varie discipline che spesso conducono a risposte inaspettate e vincenti». Federica Morandi confida che quando è entrata in Università Cattolica da studentessa «sono stata attratta da un progetto formativo unico nel suo genere, con i saperi dell’Economia e della Medicina in dialogo e collaborazione. Essere cresciuta e formata in una research university mi ha portato a compiere un percorso di studio e poi accademico completo ed efficace». «Il Covid ha lasciato un forte segno su tutti i professionisti sanitari» aggiunge Serena Augenti. «In questo momento l’infermiere riveste un ruolo fondamentale che ci rende molto fieri. La formazione, ricevuta all’interno di questa Università, l’empatia, l’importanza del prendersi cura sono armi efficaci per assistere il paziente nella sua integralità». Università Cattolica del Sacro Cuore

Da sinistra: Serena Augenti, laureata in Scienze infermieristiche e, ora, infermiera al Policlinico Agostino Gemelli; Camilla Nero, specialista in Ginecologia e ostetricia e dottoranda di ricerca della facoltà di Medicina e chirurgia; Federica Morandi, ricercatrice in Organizzazione aziendale della facoltà di Economia. Economia. Sotto Monica Marangoni

Sul lavoro di squadra punta Antonio Liguori, specializzando in medicina interna. «Qui in Università Cattolica sono attive quasi tutte le Scuole di Specializzazione dell’area medica e ogni specializzando può confrontarsi con docenti colleghi di tutte le discipline e questo è particolarmente significativo e importante nel periodo di pandemia nel quale i pazienti affetti da Covid-19 hanno bisogno di un’assistenza fondata sulla multidisciplinarietà». La sede di Roma dell’Università Cattolica fu fortemente voluta da padre Agostino Gemelli, il cui sogno si tradusse nell’apertura della facoltà di Medicina nel 1961 e del Policlinico Universitario Agostino Gemelli tre anni dopo. Un progetto formativo pluridisciplinare e in continua evoluzione che nel 2000 ha portato la facoltà di Economia a collaborare con quella di Medicina, dando vita ai corsi

di laurea per la formazione del management sanitario e dei servizi. Oltre 5.000 studenti iscritti ai corsi delle due facoltà, molti dei quali alloggiano all’interno del campus e vivono quotidianamente l’esperienza della vita nel Policlinico Gemelli Irccs, diventato negli anni un centro con importanti riconoscimenti anche in ambito internazionale e un riferimento a livello nazionale per le cure di tutti i cittadini del nostro Paese: oltre 96.000 pazienti dimessi ogni anno, più di 81.000 accessi al pronto soccorso, quasi 3 milioni di prestazioni ambulatoriali e oltre 60.000 interventi chirurgici, sono alcuni dei numeri che rappresentano il ruolo del Policlinico Universitario che può contare sul lavoro e la professionalità degli oltre 1.300 specializzandi della facoltà di Medicina, provenienti da tutta Italia, che nella fase della pandemia hanno dimostrato ogni giorno il loro valore nella gestione dell’emergenza sanitaria dall’inizio della quale sono stati assistiti al Policlinico Gemelli oltre 3.000 casi Covid-positivi.

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Inaugurazione anno accademico

La giornalista di Sky Tg24, alumna Unicatt, chiamata a condurre l’inaugurazione

Si apre una nuova fase per il Paese e inizia una nuova epoca per l’Ateneo di Tonia Cartolano

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ar sentire ‘vicine’ persone lontane, colmare la distanza tra noi e chi non può esserci. La colpa è sua, del virus, la responsabilità è la nostra. E la sfida è grande: condurre une evento importante per una università come l’inaugurazione dell’anno accademico, facendo in modo che chi è lontano senta di esserci. Ed è un po’ quello che faccio per lavoro ogni giorno, entrando in punta di piedi nelle case dei telespettatori mentre di fatto sono sola in uno studio televisivo e loro sono ovunque. In questa occasione però la gravosità della responsabilità affidatami è stata davvero forte: non si trattava dell’inaugurazione di un anno qualsiasi ma del Centenario.

E doveva essere speciale, straordinario, come il periodo che ci stiamo per lasciare alle spalle. Ho cercato così di accorciare le distanze con uno spirito che fosse coinvolgente, anche nel linguaggio, e di fare in modo che gli altri potessero provare ad essere lì. Alla fine, pensavo, siamo giornalisti e mettere in relazione ‘mondi lontani’ è il nostro mestiere. Il tipo di organizzazione ha sicuramente favorito questa dinamica. Inoltre, partivamo da una realtà comune, perché il Covid è qualcosa che ha interessato tutti quanti. Non c’è stato neanche il bisogno di fare delle premesse: era chiaro che eravamo lì in quella modalità perché era l’unica possibile. La scaletta così ben strutturata ha facilitato il mio ruolo di moderatrice e l’idea

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Nella foto Tonia Cartolano durante la conduzione dalla sala Negri da Oleggio in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico

di fare intervenire i colleghi con gli ospiti dalle varie sedi dell’Ateneo è stata centratissima. Coinvolgere le persone sul posto ha ulteriormente “accorciato le distanze” e reso tutto più semplice, come se si fosse creata una diretta nella diretta. È stato un po’ come replicare quello che avviene per grandi eventi sportivi che hanno diverse collocazioni. Abbiamo fatto allo stesso modo anche noi: ci siamo collegati con i vari “stadi”. Dalle parole di chi si è collegato era evidente la voglia di tornare a incontrarsi: ciascuno ha condiviso il suo piccolo pezzo di storia, nella grande e importante storia dell’università. E in ognuno c’era la volontà di stare insieme, non un semplice “io” ma un “noi” corale. Ho trovato questo esercizio anche un’occasione personale per ragionare e riflettere su un momento storico che – spero – sia finito nella sua parte più drammatica. Paradossalmente l’evento ha aperto un nuovo anno accademico alla fine del periodo di restrizioni più forti: è stato una sorta di chiusura di un cerchio, nell’attesa di organizzare tante altre iniziative per il Centenario in presenza. Attualmente la situazione è migliorata, tanto che lo stesso Presidente Sergio Mattarella ha partecipato in presenza all’inaugurazione del nuovo campus di Cremona. Da un lato, quindi, ho notato l’”io”, l’individualità e lo sforzo di ciascuno di ritagliarsi il proprio posto in questo racconto, dall’altro lo spirito del “noi”, del collettivo e la voglia di condividere un evento così importante, di rompere una catena di eventi negativi, insieme. Sono stata molto contenta di poter svolgere questo ruolo sia come ex allieva che come voce narrante dell’inaugurazione del Centenario dell’Università Cattolica. Ne ho sentito la soddisfazione ma anche la responsabilità. L’onere e l’onore. Cioè l’onore di essere stata scelta per essere la voce narrante, di raccordo per questi

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vari set e l’onere di poter incarnare al meglio la figura che io rappresento sia professionalmente sia come alumna. Tutti i giorni, quando vado in onda al mattino, sento la responsabilità di parlare a migliaia di persone proprio per le sensazioni ed emozioni che posso trasmettere e mi chiedo spesso se quello che sto per dire è il modo più giusto per veicolare un concetto. Sono sempre spontanea nel mio lavoro – ed è quello che ho cercato di fare anche nella conduzione dell’evento – però, allo stesso tempo, ragiono molto su quello che può essere l’impatto che può avere un mio comportamento, il modo in cui scelgo di raccontare. Responsabilità è una parola stupenda, un concetto importante per chi ha un ruolo verso gli altri: siamo responsabili perché dobbiamo avere la consapevolezza dell’impatto che possono avere le nostre azioni. Insieme a responsabilità però, è importante il coraggio, lo riferisco soprattutto alla tipologia di linguaggio che scelgo, perché mi chiedo spesso se può risultare troppo irriverente o troppo informale. Con il mio lavoro mi sono resa conto che le persone hanno bisogno di una conduttrice che parla come le famiglie intorno a un tavolo mentre si fa colazione, come una mamma mentre prepara i suoi bambini, come uno studente che beve il caffè prima di iniziare a studiare. Il linguaggio in televisione e, in generale, quando scegli di fare il comunicatore – e ami fare questo –, lo devi definire, non puoi improvvisarlo. Il linguaggio non è artefazione, ma non è neppure una scelta casuale: bisogna scegliere un registro nel quale riconoscersi e nel quale le persone ti riconoscano. Durante l’inaugurazione, per esempio, noi siamo entrati in tutte le sedi dell’Ateneo esattamente come io tutti i giorni entro in casa della gente e mi siedo al tavolo con chiunque ci stia guardando, interloquendo con un linguaggio riconoscibile e chiaro, trasparente. In tutti i discorsi ho notato un grande valore: ho percepito l’affetto del Presidente Sergio Mattarella nei confronti dell’istituzione e di quello che rappresenta l’Università Cattolica, di cui è un esper-

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to conoscitore della storia. Ho notato una profonda progettualità nelle parole del rettore: uno sguardo indietro, verso la storia e il suo valore, e poi sempre il volto proteso in avanti per continuare a costruire. Vorrei davvero prendere questa occasione come l’inizio di un progetto nuovo, perché di fatto stiamo iniziando a vivere una nuova fase che sarà una grande occasione per il Paese e quindi non potrà

non esserlo anche per l’Università. Peccato non esserci tra 100 anni... e vedere i risultati! Sono stata molto contenta di esserci, di aver raccontato questo evento e di avere – forse – chiuso la stagione degli eventi a distanza, almeno come modalità unica. È stata un’occasione di riflessione ma anche di divertimento, abbiamo sentito che stavamo facendo una cosa bella, insieme.

Le voci dei conduttori-alumni ai chiostri della Cattolica e ritorno. L’inaugurazione dell’anno accademico del centenario con il format innovativo, che ha coinvolto in collegamento diretto tutte le sedi dell’Ateneo, ha potuto contare su quattro conduttori speciali. Sono tutti alumni dell’Università Cattolica, tornati nei luoghi dove ha avuto inizio il loro brillante percorso professionale dal punto di vista formativo. Tonia Cartolano, giornalista di Sky Tg24 ha aperto l’evento coordinando la trasmissione dalla sede di Milano. Luca Forlani, inviato de La Vita in Diretta, ha moderato gli interventi dal campus di Piacenza. Monica Marangoni, collegata da Roma, è conduttrice di molti programmi Rai. Luisa Pedretti, giornalista televisiva per l’emittente locale “Teletutto”, ha realizzato il collegamento dal campus di Brescia. «Io mi sono laureato alla facoltà di Lettere e filosofia della sede di Milano» racconta Luca Forlani. «Sono molto contento di essere tornato qui per presentare uno degli appuntamenti che celebrano il centenario di questa Università perché proprio qui è nata l’idea di diventare un giornalista televisivo ed è proprio in questo luogo che ho iniziato a pensare alla mia professione, prima studiando sui libri e poi mettendo in pratica, attraverso stage e laboratori». Per Monica Marangoni, la possibilità di condurre l’evento dalla sede di Roma ha significato fare memoria del passato «che ha costruito il mio presente. Questa è per me l’università Cattolica: una famiglia che attraverso la cultura disegna il futuro e alimenta la speranza, insegnando a vivere in questo mondo “senza appartenere a questo mondo”». Per Luisa Pedretti quelli in Università Cattolica sono stati «anni di impegno e di crescita, nelle conoscenze, nelle competenze e nelle capacità, grazie a docenti preparati e attenti. Anni di soddisfazioni per i risultati e per la consapevolezza di aver acquisito, passo dopo passo, preziosi strumenti per affrontare con serenità ogni occasione della vita. Anni che considero tra i più felici della mia esistenza». Ne deriva un grande senso di gratitudine nei confronti dell’Ateneo «per i traguardi che mi ha aiutato a conquistare. Grande è l’onore di aver potuto contribuire alla giornata del centenario».

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La visita del Presidente della Repubblica a Cremona  Secondo Sergio Mattarella «i monasteri nell’Alto Medioevo furono i propulsori della rinascita culturale e civile dei popoli d’Europa. Siamo in un momento di ripresa monasteri nell’Alto Medioevo fu- per il nostro Paese: essere qui assume quasi un valore simbolico»

di Katia Biondi e Sabrina Cliti

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rono i propulsori della rinascita culturale e civile dei popoli d’Europa. Siamo in un momento di ripresa per il nostro Paese: essere qui assume quasi un valore simbolico». Le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – pronunciate nel corso della visita del 25 maggio scorso al nuovo campus di Cremona dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nell’ex monastero di Santa Monica – rappresentano il significato, per la città e per l’intero Paese, dell’investimento dell’Ateneo sui giovani. «Gli sforzi che stiamo compiendo

sono ispirati dalla convinzione che il futuro della nostra società si gioca in gran parte sul terreno della formazione» afferma il rettore Franco Anelli. «Sappiamo che alle prossime generazioni lasceremo un consistente debito finanziario e proprio per questo abbiamo un corrispondente obbligo verso i giovani: quello di dotarli dei mezzi per ripagarlo. Ossia delle conoscenze, delle capacità e della cultura sulle quali potranno radicare nei prossimi decenni la crescita, economica ma anche sociale e civile, del

Paese, a beneficio di tutti. Per questo l’investimento in educazione è spesa virtuosa e necessaria, e il contributo che la Cattolica si propone di offrire consiste – come sempre nella sua storia – nel pensare e attuare programmi di ricerca e studio con una continua attenzione al territorio e alle sue risorse umane, culturali e materiali». Secondo il Presidente Mattarella il nostro Paese nutre un grande debito nei confronti delle nuove generazioni, non solo finanziario. «Questa è l’occasione, con i programmi che sono in

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corso di definizione o di attuazione, per disegnare in maniera adeguata il futuro da consegnare ai giovani, rifuggendo dalla tentazione, dalla tendenza che sovente si avverte di farsi rinchiudere, o imprigionare addirittura, nella considerazione esclusiva e quindi effimera del momento presente che ignora il passato e la storia e trascura il futuro». Di qui «l’esigenza di pensare nel nostro Paese ai giovani per consegnare loro, al di là delle contingenze del momento, un futuro adeguato che garantisca il futuro dell’Italia». Il recupero del monastero, ha ricordato il Capo dello Stato, «è frutto di una collaborazione tra pubblico e privato», resa possibile dall’intervento di Comune, Regione e Fondazione Arvedi Buschini al fianco dell’Università Cattolica. Si tratta, secondo il Presidente Mattarella, di una «condizione preziosa anche in via generale, non soltanto in questa circostanza: particolarmente in questo momento la collaborazione fra tutte le realtà del Paese è indispensabile per definire nel modo migliore, per attuare sollecitamente e con efficienza i programmi che conseguono dal Next Generation dell’Unione Europea». Con il nuovo campus l’Ateneo dà «nuovo impulso allo specifico progetto culturale proprio della sede, unitaria, di Piacenza-Cremona, che è cresciuta sviluppandosi sul tronco originario della facoltà di Scienze agrarie» aggiunge il rettore. «Questo primitivo nucleo – al quale si aggiunsero corsi di laurea (in scienze agrarie e in economia) e altre iniziative e strutture – merita di essere menzionato, parlando dei “simboli” che si ritrovano in questa giornata, perché esprime i valori che connotano questo campus cremonese: la forte relazione con il tessuto produttivo e con le istituzioni del territorio e lo sforzo dell’Ateneo di recare un contributo focalizzato ai bisogni attraverso gli strumenti suoi propri, la ricerca e la formazione, per favorire la disseminazione di conoscenze progredite e, per conseguenza, lo sviluppo».

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Il nuovo campus di Brescia si presenta e apre alla città  Iniziano a settembre le lezioni nella sede di Mompiano. Un progetto che è stato compltetato nel giro di due anni e ha comportato un investimento da 25milioni di a settembre gli studenti bre- euro. Una grande scommessa sul futuro dei giovani e del territorio

di Bianca Martinelli

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sciani dell’Università Cattolica avranno a disposizione una sede in più, situata nell’area nord della città, frutto del progetto di riqualificazione dell’ex seminario vescovile nel quartiere di Mompiano. Un nuovo campus fatto non solo di muri ma di progetti, di educazione e di internazionalizzazione, testimonianza tangibile di come, in un momento difficile per il mondo dell’istruzione e per la società tutta, l’università abbia deciso di scommettere sui giovani e investire sulla formazione, investendo su un simbolo di rinascita in grado di generare un valore aggiunto per la città. «Un’offerta formativa frutto del connubio tra scienze umanistiche e scienze dure e un investimento che è sia economico che culturale, sono la risposta dell’Università alla attese e alle sfide della società» affer-

ma Mario Taccolini, coordinatore delle strategie di sviluppo sede bresciana che, con i suoi 4.600 studenti, ripartiti su sei facoltà, è la sede col maggior incremento di iscrizioni. «È il maggior investimento mai fatto dalla Cattolica a Brescia, testimonianza concreta della fiducia che nutriamo nei confronti della città» spiega il direttore di sede Giovanni Panzeri: una spesa complessiva di 25 milioni di euro, in grado di generare un valore nel quartiere e nella città. Secondo uno studio realizzato dal professor Marco Grumo, docente di Economia aziendale alla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere, la nuova sede produrrà un impatto economico annuo netto di quasi 5 milioni di euro, cui va aggiunto l’incremento patrimoniale degli immobili destinati alla

vendita nella zona, che aumenterebbe il beneficio di circa 17 milioni di euro all’anno, per un totale di 22 milioni di valore prodotto. Il tutto sotto l’insegna della sostenibilità, garantita dall’impianto fotovoltaico da 70 [kWpicco] installato sull’edifico che, sommato al collegamento al teleriscaldamento cittadino, consente un risparmio annuo pari a 415.000 Kg di CO2. Secondo il sindaco della città Emilio Del Bono «il campus è il paradigma della città che vorremmo: un polo in grado di trattenere sul territorio i nostri giovani e capace di attrarne da fuori. Una città che guarda al futuro è infatti una città che ha una prospettiva e investire nell’istruzione è funzionale a guardare con serenità alle molte sfide del futuro». Tra l’altro la scelta dell’Università Cattolica di acquisire e ristrutturare gli edifici del vecchio seminario diocesano corrisponde «al nostro modello di sviluppo urbano: si rigenera l’esistente». Il polo è collocato ai piedi del parco delle Colline, occupa 14.700 metri quadrati di superficie coperta, su un lotto complessivo di 20.500 mq, di cui circa la metà adibita a verde. Ospiterà circa duemila studenti delle facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, di Scienze della formazione, Psicologia e del corso triennale in Servizio sociale della facoltà di Scienze politiche e sociali. Le facoltà di Lettere e filosofia e Scienze linguistiche e letterature straniere, insieme al corso di laurea triennale in Scienze politiche e delle relazioni internazionali e il corso di laurea magistrale in Gestione del lavoro e comunicazione per le organizzazioni, continueranno a operare nello storico palazzo di via Trieste 17.

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Persone per le persone Una firma per il 5xmille, un investimento sul futuro

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Ateneo

di Glenda Franchin

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pprofondire la risposta immunitaria cellulo-mediata nelle persone che hanno ricevuto il vaccino anti Covid-19 prodotto da Pfizer-BionTech: corre sulla frontiera della lotta alla pandemia la ricerca dell’Università Cattolica finanziata dai fondi del 5x1000. Si tratta di uno studio pilota che sarà condotto sotto la direzione di Maurizio Sanguinetti, docente di microbiologia clinica alla facoltà di Medicina e chirurgia della sede di Roma, e coinvolgerà un campione di 200 persone, reclutate tra il personale sanitario sottoposto a vaccinazione. La campagna vaccinale di massa con l’utilizzo di Pfizer e Moderna è stata avviata pressoché in tutto il mondo. Gli studi pubblicati su questi vaccini hanno evidenziato un’efficacia di circa il 95% nei pazienti dopo la seconda vaccinazione e un aumento nella produzione di anticorpi specifica sin dal quindicesimo giorno dalla prima dose. Tuttavia, i dati attualmente a disposizione riguardano solamente la valutazione di una risposta anticorpale ma mancano studi su un’analisi più dettagliata della risposta immunitaria cellulo-mediata nelle persone vaccinate. I risultati ottenuti dallo studio aiuteranno a comprendere l’efficacia della vaccinazione e dare indicazioni sulla durata della protezione offerta dal vaccino stesso.

La salute delle donne nel cuore dell’Uganda Per restare in ambito medico, i fondi del 5xmille sono finalizzati a sostenere anche progetti di sviluppo. Tra questi, “Community Outreach”, che si focalizza sull’ottimizzazione dello stato di salute delle donne in un contesto complesso come Università Cattolica del Sacro Cuore

Maurizio Sanguinetti, docente di Microbiologia

quello dell’Africa Subsahariana, in particolare sul contrasto a Tbc, Hiv e malaria in Uganda. Il team, di cui fa parte anche la docente e ricercatrice di Malattie infettive Antonella Cingolani, sostiene il personale locale del Benedict Medical Center di Kampala nell’esecuzione di analisi di laboratorio, nella gestione della comunicazione dei loro risultati, nella suddivisione in gruppi delle donne sottoposte ai test sulla base del quadro clinico e nella successiva presa in carico delle donne e la somministrazione delle terapie adeguate. Lo scopo è migliorare la prevenzione e la conoscenza tra la popolazione di queste malattie oltre che accrescere il numero di pazienti curati in modo adeguato. progetto “Community Outreach”

“Sviluppo di biscotti proteici per la malnutrizione infantile e l’economia nei Paesi in via di sviluppo”, coordinato dalla professoressa Giorgia Spigno e dal professor Giuseppe Bertoni della sede di Piacenza. L’iniziativa sta sviluppando le applicazioni pratiche di ricerche sperimentali condotte nell’anno accademico 2019-2020, che avevano studiato l’idea di produrre e commercializzare un biscotto proteico in Burundi. L’idea del biscotto nasce con l’intento di creare un prodotto alimentare nutriente e bilanciato (per assicurare all’organismo un migliore apporto proteico giornaliero) ma contemporaneamente di facile conservazione e gradito soprattutto ai bambini che maggiormente soffrono di malnutrizione proteica. Lo scopo della sperimentazione è quello di creare un prodotto alimentare non destinato solo al piccolo Paese africano, ma anche ad altre aree del globo ove la malnutrizione è endemica. In particolare, si tratta di ottenere un biscotto sicuro

Il super biscotto che sfamerà l’Africa Tra le ricerche realizzate anche grazie ai fondi del 5xmille c’è anche il progetto

Antonella Cingolani, docente e ricercatrice di Malattie Infettive, che partecipa al progetto “Community Outreach”

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Ateneo dal punto di vista igienico-sanitario, con una adeguata vita commerciale, di gusto piacevole per i bambini, la cui produzione risulti facilmente replicabile in Paesi in via di sviluppo e che possa favorire l’economia locale. Al momento lavorano al progetto come ricercatori gli studenti Gaia Alessio e Davide Reggi, che avevano lavorato al progetto nell’ambito dei loro progetti di tesi di laurea magistrale.

Giorgia Spigno, docente di Scienze e tecnologie alimentari

Dal welfare alla famiglia, dalla matematica alla salute “Le cooperative sociali di fronte alle sfide del Covid-19: quali modelli di welfare sostenibili?”. È il titolo del progetto reso possibile a Bresciaa dai fondi del 5x1000, che studia il contributo. Di queste organizzazioni a uno sviluppo sostenibile, per il benessere dei propri soci e lavoratori ma anche del territorio in cui operano. Il progetto di ricerca-azione, coordinato da Chiara D’angelo e Diletta Gazzaroli, ha la finalità di individuare quali sfide e quali risorse specifiche siano necessarie per accompagnare le cooperative sociali nell’affrontare una progettazione a lungo termine per il rilancio del benessere del territorio. Finalità ultima è rendere visibili le prassi e le questioni relative al welfare, per fornire spunti di rilancio, miglioramento e dare visibilità alle best practice già esistenti. Sempre a Brescia è attivo il progetto di ricerca “Manipolazione di immagini”, ideato dal professor Marco Squassina, do-

cente di Analisi matematica. Il progetto intende elaborare un nuovo modello di intervento in un contesto in cui veniamo quotidianamente investiti da migliaia di immagini sui social e sui media in generale e la manipolazione delle immagini è diventata di grande importanza. A Piacenzaa spazio al progetto “Creazione di frazioni di amido resistente in prodotti da forno dall’alto profilo nutrizionale”, coordinato da Gianluca Giuberti: l’amido resistente (frazione Rs) sta richiamando un crescente interesse in ambito nutrizionale grazie alle sue caratteristiche di alimento benefico per la salute e ai suoi effetti scientificamente dimostrati. Alla sede di Roma, infine, è stato sostenuto lo Sportello di ascolto e formazione per la famiglia. L’équipe multidisciplinare del Consultorio, diretta da Paola Cavatorta, quotidianamente a contatto con la popolazione, ha riconosciuto le difficoltà delle famiglie sin dall’inizio della pandemia e ha rapidamente attivato lo Sportello di ascolto.

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In Camerun per reinserire i detenuti nella società

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i chiama “Sguardo oltre il carcere” e punta a migliorare le condizioni di vita dei detenuti nelle prigioni del Camerun, favorendone il reinserimento nella società. Il progetto è coordinato dal Centro orientamento educativo (Coe) d’intesa con il Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale (Cesi) e grazie al cofinanziamento del 5xmille. «Leggendo le interviste realizzate con i detenuti abbiamo colto, forse per la prima volta, il loro punto di vista, spesso estremamente competente e interessante» racconta Oana Marcu, la ricercatrice che ha partecipato alle fasi di lavoro sul campo per l’Università Cattolica. «Per me questa è la grande motivazione del mio lavoro di ricerca: riuscire a cogliere il punto di vista dei protagonisti della realtà che indaghiamo, riuscire a raccontarlo e metterlo a frutto affinché diventi un suggerimento per far funzionare meglio le cose». Il progetto è nelle fasi finali. Oana, dopo due visite in Camerun nelle città di Douala, Mbalmayo, Garoua e Bafoussam, si è occupata

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della somministrazione di interviste a testimoni privilegiati e ha realizzato un percorso di formazione sulla realizzazione di interviste semi-strutturate a otto operatori locali nelle città di Mbalmayo e Douala. «Avevamo bisogno di capire il contesto, comprendere come le persone rappresentano e percepiscono la città, che tipo di quartiere ospita le carceri» spiega. «Gli intervistatori locali hanno realizzato cento interviste che noi abbiamo trascritto e per cui abbiamo predisposto report di analisi. Ora siamo nella fase finale

della seconda parte del progetto. Nella prima abbiamo fornito indicazioni per le attività di progetto. Per esempio, su che tipo di strutture esistono e cosa sarebbe necessario attivare per favorire il processo di reinserimento nella società di ex detenuti oppure che tipo di comunicazione occorre implementare per contrastare la loro stigmatizzazione. Ora stiamo analizzando la seconda tranche di interviste che abbiamo realizzato tra gennaio e febbraio per cogliere cosa è cambiato in questi anni di attività».

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Un aiuto per duemila studenti meritevoli Una storia “normale” di diritto allo studio di Michele Nardi

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onare il proprio 5xmille all’Università Cattolica significa partecipare alla sua missione. Grazie al sostegno di chi ha scelto di destinare una parte del proprio Irpef alla Cattolica, dal 2010 a oggi, oltre che sostenere la ricerca e diversi progetti di terza missione, è stato possibile aiutare quasi duemila studenti meritevoli. Nell’anno del suo Centenario la Cattolica ha voluto dare un sostegno concreto ai suoi studenti e alle loro famiglie, attivando, grazie anche al contributo del 5xmille, il Fondo Gemelli. Più di un milione e 300mila euro in agevolazioni economiche erogati per l’anno accademico 2020-2021 grazie al Fondo Agostino Gemelli. A usufruirne 1.237 studenti dei cinque campus dell’Ateneo – Milano, Brescia, Piacenza, Cremona, Roma – che in questo modo hanno ricevuto un abbattimento sull’importo da versare per la quarta e la quinta rata di iscrizione. Un fondo istituito per dare un sostegno concreto agli studenti e alle loro famiglie aiutandoli a fronteggiare le pesanti rica-

dute economiche dell’epidemia causata dal Coronavirus con la finalità di contribuire a prevenire i rischi di dispersione di un capitale umano prezioso. Un vero investimento sul futuro, che si inserisce nel solco delle 1.917 borse di studio per studenti meritevoli attivate dall’anno accademico 2010-2011. A queste, che ogni anno consentono ai beneficiari di far fronte concretamente a spese per abbonamenti ai mezzi pubblici, acquisto di libri o per la vita fuorisede altrimenti difficili da sostenere, si aggiungono 385 scholarship e sei progetti di sostegno ai servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità e Dsa. Grazie a una di quelle borse Giulia Mocchetti è riuscita a vivere un’esperienza di studio in Russia, a San Pietroburgo, e a dare seguito ai suoi studi nel corso di laurea in Scienze linguistiche con indirizzo in Lingue straniere per le relazioni internazionali. «La selezione è stata impegnativa ma non impossibile» racconta Giulia. «Grazie alla borsa di studio ho potuto restare a studiare in Università Cattolica, una comunità di cui mi sono sempre sentita parte. Un luogo in cui ho

3-4/2021 Giulia, studentessa del corso di laurea in Scienze linguistiche, beneficiaria di una borsa di studio nell’anno accademico 2019-2020

formato le mie competenze e ho creato una rete di amicizie che difficilmente dimenticherò».

PROGETTI FINANZIATI CON IL CINQUE PER MILLE 2010-2021 1917 385 6

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Borse di studio Scholarship Proge‫﬙‬i di supporto ai Servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità e con DSA Proge‫﬙‬o di Service Learning Proge‫﬙‬i di ricerca Proge‫﬙‬i di sviluppo in Italia e all’estero Scholarship per volontariato

PERSONE AL SERVIZIO DELLE PERSONE IL FUTURO È IN QUELLO CHE FACCIAMO

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Proge‫﬙‬i di Formazione Proge‫﬙‬i di Ricerca Conclusi Conclusi 12 Proge‫﬙‬i in ambito medico-scientifico 1819 Borse di studio su oncologia, pediatria, cure 364 Scholarship 5 Proge‫﬙‬i di supporto ai Servizi palliative e mala‫﬙‬ie infe‫﬙‬ive Proge‫﬙‬i nel campo 2 per l’integrazione degli studenti dell’agricoltura sostenibile con disabilità e con DSA 1 Proge‫﬙‬o di Service Learning e dello sviluppo del sistema agrovoltaico In corso Proge‫﬙‬o sullo studio dell’impa‫﬙‬o 1 98 Borse di studio del cambiamento climatico 21 Scholarship per studenti In corso internazionali 1 Proge‫﬙‬o di supporto Proge‫﬙‬o di supporto ai Servizi 1 alle famiglie vulnerabili per l’integrazione degli studenti Proge‫﬙‬o di studio sulla 1 con disabilità e con DSA risposta immunitaria ai vaccini Proge‫﬙‬i di Sviluppo per SARS-CoV-2 Conclusi 2 Proge‫﬙‬i per favorire una filiera 26 Iniziative di sviluppo agroalimentare sostenibile 129 Scholarship 1 Proge‫﬙‬o di studio su welfare e Covid-19 In corso 1 Proge‫﬙‬o di analisi di tecniche 3 Iniziative di sviluppo 20 Scholarship per il tra‫﬙‬amento dell’immagine

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Con la Call for Ideas gli studenti rilanciano la vita comunitaria onlife di Michele Nardi

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i può vivere l’Università senza attendere la zona bianca. La partecipazione di oltre 100 studenti alla Call For Ideas “Vivere l’Università dentro e fuori l’Ateneo” proposta dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e Il Sole 24 Ore e i loro progetti per far ripartire la vita comunitaria attorno all’Ateneo lo raccontano bene. Le quattro idee migliori sono state premiate martedì 15 giugno. La cerimonia ha concluso un percorso iniziato a marzo che ha attraversato zone rosse e arancioni trovando nuove modalità di vita comunitaria, senza mettersi in pausa. La Call for Ideas è stata lanciata a marzo. I progetti sono stati discussi durante un hackathon il 4 maggio per poi essere presentati alla giuria di docenti e giornalisti che ha scelto i vincitori tra le dieci proposte più votate dagli altri studenti. «Quest’idea è figlia della pandemia» ha dichiarato il prorettore Antonella Sciarrone Alibrandi aprendo la cerimonia. «Vi abbiamo provocato per pensare come vivere l’Università da qui in avanti e la vostra partecipazione vi rende sempre più protagonisti della sua storia. Questo è il premio più importante».

 Percorsi smart per riscoprire Milano, app per gustare mostre in realtà aumentata: i vincitori della competizione organizzata in partnership con Il Sole 24 Ore Le proposte dei 23 team hanno avuto il supporto di tutor dedicati e dei professori Ivana Pais e Stefano Pasta. «Ci sono due punti che accomunano i progetti» ha confermato il professor Pasta. «Essi hanno avuto la capacità di interpretare il momento che stiamo vivendo, pensando a strumenti digitali che tengano assieme le dimensioni online e offline e che guardino anche alla comunità esterna all’università». Ad aggiudicarsi la possibilità di realizzare il proprio progetto con il supporto di ConLab, lo spazio di coworking dell’Università Cattolica, sono stati i progetti EXploreMI e Seamless Art. Il primo, pensato dal team “Nativi Culturali”, formato da otto studenti delle facoltà di Economia, Giurisprudenza, Lettere e filosofia e Scienze bancarie, finanziarie e assicurative propone una app per smartphone che consenta ai turisti di accedere in modo rapido alle informazioni sui luoghi chiave di Milano attraverso Qr Code collocati lungo percorso tematici. Il secondo è nato dall’idea di quattro studentesse della facoltà di Psicologia: una piattaforma per accedere, sempre tramite app, a mostre e spettacoli in realtà aumentata pensati da e per gli studenti. «Imparare

è un modo interessante per affrontare la realtà» ha dichiarato Mario Gatti, direttore della sede di Milano dell’Ateneo e responsabile di ConLab. «Il percorso di apprendimento continuo e di scambio intergenerazionale in cui si inseriscono questi progetti è il modo migliore per fare l’Università». I cinque studenti del gruppo Uni3Cii arrivano da Economia e Psicologia e potranno collaborare con il visual team del Sole 24 Ore Lab24 per sviluppare un articolo con i dati presentati nel loro progetto: l’istituzione di una banca dati estesa su tutte le sedi della Cattolica dedicata al Terzo Settore per favorire collaborazione tra realtà diverse. Il lavoro sarà lanciato sul canale Instagram del quotidiano. «Oggi la sfida per noi è costruire una relazione con le nuove generazioni» ha dichiarato Roberto Bernabò, vicedirettore del Sole 24 Ore. «Dialogare con realtà esterne per creare un prodotto non autoreferenziale è un tema centrale per l’informazione e i vostri lavori sono stati stimoli davvero interessanti». Un premio speciale è stato assegnato a “Restart in our community”, l’idea di otto studenti provenienti da Economia, Lettere e filosofia, Scienze politiche e sociali e Scienze linguistiche e letterature straniere che propone di sfruttare il canale Telegram Communiy UCSC, composto attualmente da 4.050 studenti, per ascoltare la loro voce e aiutare i ristoratori di Milano facendo ripartire l’economia locale (communityucsc@gmail.com). Università Cattolica del Sacro Cuore


Armida Barelli, la donna che nel ‘900 diede voce al popolo delle donne di Aldo Carera *

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el 1909 Armida Barelli era una ventisettenne che non aveva ancora tracciato il proprio cammino. In quello stesso anno, Giuseppe Toniolo constatava un nuovo fronte di resistenza al suo intento di inglobare i ceti popolari nell’estensione del grado di incivilimento del Paese. Cioè quel cammino progressivo del genere umano verso un mondo fondato non sul rapporto tra uomo e cose, ma sui rapporti tra uomo e uomo. Un percorso di emancipazione che egli intendeva edificare a partire dalle persone, dai legami famigliari, dai territori, tramite una mobilitazione collettiva dal basso in grado di riconoscere a tutti e a ciascuno gli spazi di libertà in cui si intersecano diritti e doveri in un moderno ordine sociale fondato sui valori morali e cristiani. Fu, quel 1909, uno degli anni più sofferti per l’anziano professore di economia dell’Università di Pisa (era nato nel 1845). Ne soffrì in salute quando prese atto del fallimento del suo tentativo di indirizzare la costituenda Unione delle donne cattoliche d’Italia verso un profilo meno elitario, più popolare, coinvolgente, aperto anche alle giovani. Toniolo – nel loro ultimo incontro presente padre Gemelli – riconobbe esplicitamente in Armida le doti organizzative necessarie per fondare l’Università Cattolica. Ma il dialogo tra santi non si alimenta solo di parole dette. Tra loro scorrevano le solide condivisioni di fede di cui Armida avrebbe dato prova pochi mesi dopo, quando sostenne contro tutti che il nome, le speranze e il futuro del nuovo Ateneo dovevano confidare nel Sacro Cuore di Gesù, simbolo d’amore, di carità fraterna e di misericordia. Non meno, Armida avrebbe raccolto il testimone nel dar corpo a un moto sociale Università Cattolica del Sacro Cuore

inclusivo dell’emancipazione femminile. Nell’apparente ordinarietà della sua vita, con non comune creatività caritativa seppe proporre alle donne e alle giovani cattoliche modelli di comportamento che le potessero rendere partecipi attive del proprio tempo. Sostenuto da uno zelo fermo, prudente e coraggioso, il suo intenso apostolato diede loro fede e forza per uscire dalla passività di una religiosità tradizionale e del tutto appartata. L’inverno e la primavera del 1919 furono stagioni di grandi viaggi in treno, da sola, cosa allora inaudita per una donna rispettabile. A ogni tappa nelle maggiori città del Centro e del Nord, e poi nel Sud e in tutta la Sicilia, sorgevano i Comitati delle donne cattoliche. Un vasto fermento che avrebbe ricordato citando il verso dantesco ““Poca favilla gran fiamma seconda”. Rimosse, non senza tensioni, le resistenze che avevano amareggiato Toniolo, per un trentennio Armida fu l’anima della prima grande mobilitazione del popolo femminile in tutta la penisola. Coinvolse ragazze del ceto medio e dei ceti popolari, maestre, impiegate e tante giovani

contadine e operaie poco istruite. Nel 1938 i periodici promossi da Barelli per le sue donne sommavano tirature dell’ordine di un milione e duecentomila copie. Una mobilitazione da cui trasse grande vantaggio la raccolta di fondi per un’Università Cattolica che operasse su scala nazionale rivolta a tutti i ceti, aperta al mondo femminile. A metà Novecento la Cattolica contava più donne iscritte di ogni altro Ateneo della penisola. Immersa in una società in grande cambiamento, tra la drammatica conflittualità sociale del primo dopoguerra e i rigurgiti di maschilismo del regime, Armida Barelli fu testimone autentica di come anche quel suo popolo di donne potesse aver voce nel controverso e faticoso accostamento dei cattolici alla modernità. Donne prima di allora intimorite, come si era sentita lei stessa nel 1919, solo all’idea di poter viaggiare e parlare in pubblico. L’ultima sua grande mobilitazione fu per ottenere il diritto al voto nell’Italia repubblicana. * direttore dell’Archivio per la storia del Movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani” e presidente del Comitato per le pari opportunità dell’Università Cattolica, che il 27 maggio 2021 ha promosso il webinar “Non dia retta a una bella bambola. Armida Barelli, testimone di oggi”

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Kostner-Venezi, dialogo tra due artiste dello sport e della musica di Francesco Berlucchi

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l dialogo interculturale tra due artiste. La condivisione di esperienze tra loro molto diverse per favorire il cambiamento culturale delle persone, in particolare dei giovani che dovranno interagire con un mondo sempre più interculturale. Questi gli obiettivi del webinar che ha chiuso le attività didattiche della quarta edizione del Master Corporate Advisory e risorse interculturali (Carint), con due ospiti come Caterina Kostner, campionessa del mondo di pattinaggio artistico su ghiaccio, e Beatrice Venezi, direttore d’orchestra. «Due giovani donne – ha detto Antonella Sciarrone Alibrandi, Pro Rettore dell’Università Cattolica – che svolgono un ruolo veramente significativo, ognuna nel proprio

 La campionessa di pattinaggio sul ghiaccio e il direttore d’orchestra si raccontano all’evento conclusivo del master Corporate Advisory e risorse interculturali ambito, e riescono a parlare a tanti giovani, in modo vivo, attraverso il linguaggio della musica e dello sport. Parlare ai giovani, diffondere cultura fuori dalle aule dell’università portando linfa al di fuori dei chiostri è anche uno dei compiti di questo Ateneo, a cent’anni dalla sua fondazione». «Un incontro come questo porta in aula due bandiere dell’Italia nel mondo – ha aggiunto Elena Beccalli, Preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative –. Un bell’esempio per gli studenti di questo Master e non solo, nell’anno del centenario ma anche del trentennale della nostra Facoltà». «La cultura non è solo espressione di emozioni – ha detto Giovanni Gobber,

Preside della Facoltà Scienze linguistiche e Letterature straniere – ma è anche disciplina: comprendere come vi siano punti diversi dal nostro». Nella prima parte dell’incontro, ideato dal direttore del Master Carint, Alberto Banfi, insieme al Comitato direttivo, il professor Banfi ha scelto di partire proprio da uno dei fattori che la pandemia ha fortemente limitato: il viaggio come fonte di crescita personale e professionale. A rompere il ghiaccio, ovviamente, non poteva che essere Kostner: «Sono cresciuta in una zona dove si parlano tre lingue. Questo mi ha facilitato da subito nella comunicazione. Mi sono allenata per lunghi periodi negli Stati Uniti, in

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Canada, in Russia, in Giappone. E ho capito che potevo prendere e dare qualcosa in ogni posto dove sono stata. Certo, quando sono atterrata in Canada, a 15 anni, ho sofferto di nostalgia, ma ha prevalso la passione, quella per il mio sport». «Un violino si suona nello stesso modo da tutte le parti del mondo – continua Venezi –, ma ci sono tante scuole, e questo cambia il suono di un’orchestra. Poi ci sono molte sfumature diverse, le difficoltà linguistiche perché non tutti parlano inglese, il modo in cui il pubblico interagisce con l’orchestra, perfino il senso dell’umorismo varia molto da paese a paese. Vivendo le altre culture si ha la possibilità di non avere un unico valore di riferimento. È questa forse la cosa più importante». Il confronto, insomma, come fattore di crescita costante. «Quando entravo nel centro di allenamento, in Russia, nessuno mi salutava – racconta Kostner –. Ho pensato spesso che cosa mai avessi fatto di male. Trovare una soluzione è fondamentale. Una delle soddisfazioni più belle è stata vedere che dopo qualche mese tutti i bambini erano intorno a me, quando arrivavo». Così e stato anche per Venezi. «La prima volta che sono arrivata in Giappone ho trovato un’orchestra perfetta, già pronta per andare in scena. Ero davvero emozionata, perché non capita quasi mai. La sinfonia erano le Feste romane di Respighi. Immaginatevi la scena: il Circo Massimo, la polvere nell’arena, lo squillo delle fanfare, le belve feroci. Una scena diametralmente opposta al giardino zen giapponese. Il primo giorno ho provato a spiegarglielo, ma niente, non capivano. Il secondo giorno, ancora niente. La sera, tornando in albergo in metropolitana, ho notato alcuni giovani reduci da una serata piuttosto allegra. Dunque il terzo giorno ho detto ai musicisti: “Fate conto che siete usciti a bere nei peggiori bar di Tokio, sono le tre del mattino e siete ubriachi. Suonatela così!”. Ha funzionato». Formazione, abnegazione, passione. Questi i tre concetti messi in luce infine dal professor Banfi. «La formazione è fondamentale – commenta Venezi –, ma mi piace soffermarmi soprattut-

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to sulla formazione continua. Nel mio campo è l’aspetto formativo più importante, e credo in qualsiasi lavoro». Kostner si sofferma invece su passione e abnegazione: «Ho lasciato la mia famiglia a 13 anni, tra diete e sveglia ogni giorno alle 6 del mattino per allenarsi fino a sera. Tutto ciò per affrontare qualcosa che non si conosce, senza garanzie. Ho avuto la fortuna di essere trovata dal

pattinaggio, perché è lui che ha trovato me. Ma non c’è stato un solo momento in cui abbia voluto mollare. La bellezza è vivere il momento, pur con tutti gli errori che possono capitare. Sentire il silenzio che c’è attorno a me, quando pattino, è come fermare il tempo. Sono momenti che ti capitano una, due volte nella vita. E danno il senso a tutto il resto».

PRESENZA

Sport

Coverciano, lezioni e incontri con i campioni a “casa Azzurri” i alza una sbarra, entri e vieni sommerso da sensazioni che solo da bambino hai sperato fossero vere». Andrea Saldarini, uno degli studenti della quinta edizione del master in Teoria e metodologia della preparazione atletica nel calcio, racconta l’emozione di varcare la soglia della casa della Nazionale italiana di calcio. «Appena arrivi ti rendi conto di essere in un luogo magico, incantato». E, così, il sogno diventa realtà per gli studenti del corso: imparare sul campo, allenati e guidati dai coach della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) al Centro tecnico di Coverciano.

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«Indossare i guanti e calcare i campi di Coverciano è una sensazione incredibile, difficile da spiegare» sostiene Alessandro Guzzetti, studente del master e portiere da sempre. «Mi sono venuti in mente i grandi portieri che hanno difeso quella porta e ho pensato: “Ma davvero io sto giocando dove ha parato Buffon?”». In un anno molto particolare a causa della pandemia, tre giorni a tu per tu con i campi di Coverciano diventano un’occasione doppiamente significativa. «Dopo tante lezioni online finalmente sono riuscita a conoscere di persona i miei compagni di corso» spiega Greta Anghileri. «Le lezioni pratiche con Ettore Donati hanno arricchito in maniera incredibile il mio bagaglio di conoscenze. È una persona davvero fantastica e quella di Coverciano è stata un’esperienza meravigliosa, da appassionata di calcio la porterò nel cuore». Non solo lezioni. Già, perché a Coverciano gli incontri più interessanti si fanno tra i campi e le aree relax del Centro federale. «Per non farci mancare nulla, abbiamo avuto modo di pranzare insieme a grandi campioni come Alessandro Del Piero, Daniele De Rossi e Christian Vieri» racconta Andrea De Fraia. «Mi sono sentito come un bimbo al parco giochi. Avere l’opportunità di entrare nel più importante centro sportivo italiano e calcare quei campi, che hanno visto la storia del nostro calcio, è stato motivo d’orgoglio». E poi ancora in campo, questa volta con Alessandro Di Giovanni. «Stretching, forza, mobilità, postura, sembra di aver letto un libro di metodologia dell’allenamento tutto in un pomeriggio» aggiunge Andrea Saldarini. «Il prof. è letteralmente un mito: usciamo dal campo distrutti ma contenti, e arricchiti». Alla fine, il Museo del Calcio. Dove gli studenti, sempre accompagnati da Paola Vago, coordinatore didattico del master, sono stati protagonisti di un tour tra veri e propri pezzi di storia del nostro calcio. [f.b.]


PRESENZA

Milano

Per la magistrale in Management in arrivo l’accreditamento internazionale di Magda Mantegazza

 Avrà accesso a un un network di oltre 900 istituzioni accademiche in 92 Paesi, riservato alle migliori business school. Il biglietto da visiita è la didattica in azienda

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unta a diventare il primo dell’Università Cattolica ma anche uno degli apripista nel nostro Paese. Il corso di laurea magistrale in Management della facoltà di Economia concluderà nella prima metà del 2022 il percorso di accreditamento internazionale per business school e università, riconosciuto dalla European Foundation for Management Development (Efmd). Un biglietto da visita che garantisce l’accesso a un network di oltre 900 istituzioni accademiche in 92 Paesi, anche se il profilo internazionale del corso di laurea magistrale è già iscritto nella genesi del corso, il primo dell’Ateneo totalmente in lingua inglese. «Più del 20% dei nostri studenti arriva già dall’estero» afferma il coordinatore Stefano Baraldi, docente di Performance measurement. «Questo percorso di accreditamento ci aiuterà a essere ancora più attrattivi». Anche grazie a un team di comunicazione composto da sei studenti del secondo anno, veri e propri testimoniall del percorso che stanno facendo. «Vivere un’esperienza è diverso dal raccontarla» spiega la professoressa Rossella Gambetti, che insegna Brand management e coordina il team di comunicazione. E, come dicono alcuni di loro, «gli studenti si fidano della parola di chi sta frequentando il programma, perché vedono una comunicazione più “vera” di quella che si potrebbe trovare in una brochuree istituzionale». L’apertura al mondo è garantita anche dalla possibilità di svolgere un percorso double degree nell’ambito dei due anni di corso, che vede affiancarsi alla laurea italiana il Master of Science in International Marketing della Boston University (USA) o il Master of Commerce della University of Western Australia di Perth. Senza dimenticare che, grazie ai cosiddetti Coil Project (Collaborative Online International Learning), alcuni insegnamenti aprono le porte delle proprie aule (vir-

tuali) a studenti e docenti di altre università, come la Appalachian State University (North Carolina, USA) e la Amsterdam School of International Business (Paesi Bassi). «Condividiamo casi di studio da discutere con gli studenti delle diverse università partner, facciamo simulazioni e gruppi di lavoro misti per consentire agli studenti (e ai docenti) di conoscersi tra loro e imparare a lavorare insieme» fa notare il professor Baraldi. «Attività che non sostituiscono un’esperienza più completa come un semestre all’estero, ma possono diventare occasioni di arricchimento per la nostra didattica». Ma l’altra carta vincente, che avvicina la laurea in Managementt ai master più prestigiosi a livello internazionale, è la stretta relazione con il mondo del lavoro. Nel secondo anno di corso, da gennaio in poi, le lezioni non si tengono più solo nelle aule universitarie ma anche nelle aziende partner. Un modello innovativo di apprendimento basato su un format didattico esclusivo, in cui convergono formazione teorica e pratica, per fare esperienza diretta sul campo delle culture organizzative. In concreto gli studenti possono accedere a cinque laboratori specificamente dedi-

cati a diverse tipologie di aziende: multinazionali, consulenza, piccole e medie imprese, lusso e moda, sanità. «I Business Labs sono un insieme di corsi e di esperienze condotte dagli studenti e realizzati in partnership con alcune aziende» spiega il professor Matteo Pedrini. Dopo la fase della Company visit, in cui le aziende si presentano, e quella dei Group Assignment, che prevede compiti di gruppo in cui gli allievi lavorano in modo collaborativo, gli studenti possono fare un’esperienza di internship in una delle realtà aziendali partner oppure svolgere, sotto la supervisione di un docente, un’attività di consulenza (Field Project) per le diverse imprese, tra cui figurano, solo per fare alcuni esempi, Accenture, Comau, Comonext, Pomellato, Luxottica e Istituto Europeo di Oncologia. «Ciò che rende originale questa formula è che le aziende sono parte della didattica e l’esperienza dei Business Labs è offerta a tutti gli studenti del corso di laurea» conclude il professor Pedrini. «Questo permette di integrare le conoscenze teoriche con le problematiche reali delle organizzazioni con cui gli studenti entrano in contatto». Università Cattolica del Sacro Cuore


Prima ancora che nella Costituzione, il diritto allo studio è nel Dna dell’Ateneo

PRESENZA

EDUCatt

 Molto prima che la Repubblica ne facesse un principio costituzionale, l’Università Cattolica, con la Giornata Universitaria istituita nel 1924 come forma di fundraising ggi parleremmo di fundraising. ante litteram, aveva già iniziato a sostenere gli studenti bisognosi e meritevoli

di Sara Barboglio

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Allora si chiamava semplicemente “Giornata Universitaria”. Promossa in tutte le parrocchie italiane da Armida Barelli nel 1924, nacque per raccogliere fondi tra tutti i cattolici italiani che avessero voluto sostenere il progetto dell’Università nata solo tre anni prima. Dall’anno seguente le cifre raccolte, così come gli iscritti all’Associazione degli Amici della Università Cattolica, registrano un costante aumento: un milione e ottocentomila lire nel 1925; due milioni e trecentomila lire nel ’26; tre milioni e mezzo nel ’27. Nel secondo dopoguerra, la raccolta è di 38 milioni e padre Agostino Gemelli, nel discorso inaugurale dell’anno accademico, rileva che «taluno, per aiutare l’Università, si è tolto il pane di bocca; e dico questo non per metafora». Non solo i cattolici italiani credono nella grandezza della missione, ma anche il popolo minuto, pur non accedendo alla formazione superiore, comprende la necessità e l’urgenza di investire sul futuro del Paese attraverso l’istruzione e l’educazione dei giovani. Ben presto parte delle entrate della Giornata Universitaria comincia a essere riservata ai bisogni degli studenti: dall’esonero delle tasse ai posti gratuiti nei collegi fino alla predisposizione di borse di studio di varia entità e agli aiuti per le famiglie colpite più duramente dalla guerra. Così, ben prima che la Costituzione Italiana parlasse di Diritto allo studio, nell’Ateneo cattolico il sostegno agli studenti bisognosi era già un valore concreto, riassunto da padre Gemelli nel concetto di solidarietà sociale: purché ci sia la volontà, l’impegno, la responsabilità, il merito e la promessa «di dare al Paese un’attiva fecondità di bene», l’insufficienza di mezzi non deve essere un ostacolo e la stessa Università provvederà al necessario per un percorso di studi fruttuoso. Università Cattolica del Sacro Cuore

Oggi l’eredità di quella solidarietà sociale teorizzata dal primo rettore è affidata dall’Università Cattolica al suo Ente per il diritto allo studio che continua non solo la tradizione di servizio e accoglienza proprie dall’Istituto regionale per il diritto allo studio (Isu), ma soprattutto l’ideale di «fornire a tutti coloro che varcano le soglie dell’Università per studiare, e che lo meritano, il modo di attendere allo studio e alla formazione della loro personalità o di prepararsi all’esercizio professionale». Proprio questa eredità fa oggi del numero di studenti sostenuti economicamente nel loro percorso di studi un vanto per l’Ateneo e per EDUCatt. Proprio per questo davanti alla costante riduzione di

finanziamenti pubblici l’Università Cattolica ha scelto di investire, dal 2011 a oggi, oltre 12 milioni di risorse economico-finanziarie per agevolare gli studenti in difficoltà. L’unicità di queste operazioni ha radici lontane e sedimentate in quella idea lungimirante di un’Università “non statale” ma nemmeno “privata”, nel senso di elitaria, “aperta”, piuttosto, a chiunque creda nel valore di un progetto educativo solido, sincero e rivolto al bene comune. La fotografia è dell’Archivio Storico dell’Università Cattolica. Per le parole di padre Agostino Gemelli citate e i dati sulla Giornata Universitaria si veda Alberto Cova (a cura di), Storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le fonti. Vol. I: I discorsi di inizio anno da Agostino Gemelli a Adriano Bausola 1921/22-1997/98, Vita e Pensiero, Milano 2007.

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PRESENZA

Nei Libri libri Libro EDUCatt

Roberto Della Torre (a cura di)

Fuori circuito. Altre forme di produzione del cinema italiano EDUCatt, Milano 2021 | ISBN 9788893358286 | 210 pp. | € 12

in dalle origini dell’industria cinematografica il film di finzione è stato affiancato da altre forme di espressione cinematografica create dalle istituzioni più diverse, ma anche da appassionati, artisti o autori indipendenti. Proprio a queste forme di produzione “fuori circuito”, perché alternative al lungometraggio di finzione, rivolte a pubblici specifici e destinate a luoghi di fruizione diversi dalla sala cinematografica, sono dedicati i saggi del volume a cura di Roberto Della Torre, docente di Storia del Cinema italiano: una ricostruzione storica e un’analisi di forme cinematografiche complementari al programma di sala che spaziano dal film missionario ai filmati di famiglia, dal cortometraggio d’animazione alla new media art, dal documentario al film hardcore.

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Guido Migliorati

I soldati romani e le mentalità collettive (I-III secolo d.C.) EDUCatt, Milano 2021 | ISBN 9788893358378 | 188 pp. | € 12

a storia delle mentalità si articola nella ricerca su idee, credenze, preconcetti, atteggiamenti, paure, attese e aspettative, mappe personali della realtà o sistemi per conferire significato alle esperienze. Poiché non risulta possibile alcuna storia della civiltà senza manifestazione di una certa organicità della psiche collettiva, lo studio dei quadri mentali è una delle chiavi per penetrare dall’interno di un’epoca. Alla luce delle trasformazioni dell’esercito sull’impianto della società romana tra la tarda età repubblicana e quella augustea, nonché tra il I e il III secolo d.C. – con la riforma dell’arruolamento, la progressiva professionalizzazione dell’esercito etc. – potrebbero essere apparse anche mentalità esclusivamente militari? Questa la direzione di ricerca del nuovo volume di Guido Migliorati, professore di Epigrafia e antichità romane nella Facoltà di Lettere e filosofia.

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Ci vorrebbe un pensiero. In risposta a una lettera di mons. Mario Delpini a 100 anni dalla nascita dell’Università Cattolica A cura di Ernesto Preziosi, postfazione di Franco Anelli Vita e Pensiero, Milano 2021 – 136 pp., € 12,00 (Varia. Saggistica)

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attolico italiano, che cosa pensi?» L’interrogativo diretto e forse poco usuale costituisce il centro della lettera scritta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, in occasione dei centenari dell’Istituto Giuseppe Toniolo e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che continua: «Ci vorrebbe un pensiero che offra criteri per costruire, strumenti per leggere la realtà, spunti critici per migliorare, modi di operare promettenti per una crescita armonica dell’insieme». A questa lettera hanno reagito alcuni laureati dell’Ateneo che, da credenti, operano in campi differenti, cercando di rispondere alla domanda: quale spazio occupa il pensiero nella vita quotidiana, nelle relazioni, nella costruzione della città degli uomini? Nella diversità delle esperienze e delle professioni praticate, raccolte da Ernesto Preziosi, si riconosce un comune senso di responsabilità verso la Chiesa e il Paese, e un richiamo forte alla propria Università perché intensifichi la formazione dei giovani.

Federico Bellini Un’identità minore. Percorsi sull’abitudine fra letteratura e filosofia Vita e Pensiero, Milano 2021 – 176 pp., 17,00 € (Ricerche. Scienze linguistiche e letterature straniere)

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n un originale dialogo fra i capolavori della modernità e le filosofie novecentesche, Federico Bellini ricompone un discorso unitario che vede nel concetto di abitudine un elemento cruciale della nostra identità di uomini. Ecco che Bergson e lo spiritualismo francese gettano luce sulle rappresentazioni della routine in Proust e Beckett; The Way of all Flesh di Butlerr è letto quale riflesso letterario delle eterodosse teorie lamarckiane dell’autore; la nozione di habitus di Bourdieu offre una chiave di lettura de Il deserto dei Tartari di Buzzati; la rappresentazione della dipendenza ne La coscienza di Zeno di Svevo converge con il tardo pensiero di Freud; la poetica dell’OuLiPo e l’opera di Perec anticipano le teorie dell’antropologia filosofica dell’esercizio di Sloterdijk. La costellazione così composta disegna uno sforzo trasversale di ripensare l’esperienza umana sotto il segno di un’identità minore, spogliata di ogni pretesa autarchica ma non per questo polverizzata o liquefatta.

Maria Sticco Armida Barelli. Una donna fra due secoli Prefazione di monsignor Claudio Giuliodori Vita e Pensiero, Milano 2021 – 776 pp., 25,00 € (Varia. Saggistica)

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è chi si attacca come un’ostrica al passato, e lo ripete o lo rimpiange, condannandosi ad essere superato; c’è chi si getta a capofitto nel nuovo, rischiando di perdersi; c’è chi nel presente coglie l’aspetto dell’eterno, uno sviluppo imprevisto del grano di senape, e lo sollecita, contribuendo al progresso vero dell’umanità. Questo seppe fare Armida Barelli in un periodo critico della vita italiana». Maria Sticco, con l’arte della narrazione che le era propria e in forza di un’attenta ricostruzione storica, ci ha lasciato il ritratto vivido della donna che cento anni fa fondò l'Università Cattolica, unica tra tanti uomini, e che si impose con le sue scelte e la sua tempra nel mondo cattolico femminile, cambiandone la storia. Una donna che – come scrive monsignor Giuliodori nella prefazione – dovremmo considerare una sorta di «sorella maggiore» d’Italia. Università Cattolica del Sacro Cuore


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omunicare Festa patronale, celebrazione con il cardinale Raniero Cantalamessa Per la solennità del Sacro Cuore gli omaggi dell’Ateneo al religioso e a Barbara Jatta

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Maratona di solidarietà per l’India, il dono di Papa Francesco Una raccolta fondi a sostegno delle iniziative sanitarie di Shanti Ashram

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I passaggi di fascia dei professori della sede di Roma I nomi dei nuovi ordinari e associati e dei nuovi ricercatori

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La nomina alla Cei di monsignor Claudio Giuliodori È il nuovo presidente della Commissione per educazione, scuola, università

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Spiritualità Da cent’anni sotto lo sguardo amorevole e sapiente del Sacro Cuore

Comunicare – Anno 32. Nuova serie Numero 102-103 – Marzo - Giugno 2021 Bimestrale di informazione interna della sede di Roma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

HANNO COLLABORATO IN REDAZIONE

DIRETTORE Franco Anelli DIRETTORE RESPONSABILE Francesco Gemelli REDAZIONE Patrizia Del Principe (referente), Francesca Fusco

Alessandra Berti, Sergio Bonincontro, Paolo Bonini

SEGRETERIA E UFFICIO DI REDAZIONE Largo Francesco Vito, 1- 00168 Roma Tel. 0630155825-063015715 e-mail: redazione.comunicare@unicatt.it https://www.unicatt.it/giornalisti-e-media-comunicare

Nicola Cerbino, Federica Mancinelli

HANNO COLLABORATO AI TESTI FOTO Servizio Fotografico Università Cattolica - Roma Chiuso in redazione il 17 giugno 2021 Autorizzazione del Tribunale di Roma n.390 del 15/6/1990

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Comunicare

Roma

L’Università Cattolica celebra il Sacro Cuore, patrono dell’Ateneo

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 Nella ricorrenza della Solennità del Sacro Cuore di Gesù, sono stati offerti omaggi al cardinal Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa Pontificia, e alla dottoressa rima studente e poi professore, fino Barbara Jatta, direttore dei Musei Vaticani

di Francesco Gemelli

a succedere, nella cattedra di Storia delle origini cristiane presso la facoltà di Lettere e filosofia, quale docente ordinario, al rettore del tempo, il professor Giuseppe Lazzati, figura eminente del cattolicesimo sociale. Il cappuccino Raniero Cantalamessa che, divenuto cardinale, l’anno scorso, non ha lasciato il suo semplice saio francescano per indossare la porpora, di Lazzati è stato allievo e amico, assumendo su sua richiesta anche la direzione del Dipartimento di scienze religiose. Eppure, nel 1979, decise all’improvviso di abbandonare la sua brillante carriera accademica per diventare un predicatore itinerante, con una scelta che certo dispiacque a Lazzati e che, come ha confidato padre Raniero a studenti ed ex colleghi, richiese un atto di coraggio come per un salto di cui non si vede l’approdo. Ma passò poco tempo in questa ricerca prima che Giovanni Paolo II lo chiamasse in Vaticano nominandolo predicatore pontificio, svelando in questo modo la trama che la Provvidenza aveva in serbo per lui. Un cammino davvero originale, predicare a tre papi che umilmente lo hanno ascoltato, compiuto senza mai voltarsi indietro. La messa, celebrata lo scorso 17 giugno nella Chiesa Centrale dal cardinal Cantala-

messa e concelebrata con l’assistente ecclesiastico generale, il vescovo Claudio Giuliodori, ha riunito i vertici dell’Università: il direttore generale dell’Università Cattolica Paolo Nusiner, il vice direttore generale Alessandro Tuzzi, il preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone, il direttore della sede di Roma Lorenzo Cecchi, il direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCSS Marco Elefanti e tutta la comunità universitaria. Durante la celebrazione, padre Cantalamessa ha ricordato la difficile scelta di abbandonare studi e docenza per seguire una vocazione specifica alla predicazione, ovvero all’annuncio del Vangelo come dono destinato gratuitamente a chi altrettanto inspiegabilmente sente di doverlo accogliere. In definitiva un dialogo basato sull’amore, come ha spiegato il cardinale nell’omelia per la festa patronale. «La semplice presenza della parola “cuore” nel titolo di questa nostra università contiene – ha sottolineato il cardinale – un messaggio quanto mai attuale. Nell’uomo Gesù di Nazareth, come in ogni uomo, il cuore rappresenta la sede dei sentimenti e degli

La santa messa per la Solennità del Sacro Cuore presieduta nella Chiesa Centrale della sede di Roma dal cardinale Raniero Cantalamessa. A sinistra il vescovo Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo

affetti, come la mente lo è delle idee e dei ragionamenti. La nostra civiltà, dominata dalla tecnica, ha bisogno di un cuore se voDa sinistra: il direttore dei Musei gliamo evitare Vaticani Barbara Jatta, il rettore Franco Anelli, il card. Raniero Cantalamessa che, mentre si surriscalda fisicamente, il nostro pianeta ripiombi, spiritualmente, in un’era glaciale». Una palese commozione è comparsa sul suo volto quando il rettore Franco Anelli, dopo la messa, ha ricordato i trascorsi di padre Cantalamessa nell’Università Cattolica, per conferirgli il riconoscimento che, in occasione della Festa patronale, annualmente riconosce i meriti di personalità eminenti legate all’ateneo fondato da padre Gemelli. Del cardinale il rettore Anelli ha esaltato «la grande competenza scientifica e la stima internazionale sono testimoniate anche dall’essere stato membro della Commissione Teologica Internazionale dal 1975 al 1981 e dall’aver ricevuto la Laurea Honoris Causa in Giurisprudenza all’Università Notre Dame di South Bend (Indiana), in Scienze della comunicazione all’Università di Macerata e in Teologia all’Università Francescana di Steubenville (Ohio)». Il rettore ha consegnato un omaggio anche alla prima donna divenuta direttore dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, premiata «per il suo fondamentale apporto personale nelle relazioni fra i direttori dei Grandi Musei del mondo per lo sviluppo della collaborazione e degli scambi culturali e di opere d’arte a livello internazionale», ha detto Anelli ricordando che proprio alla Jatta «si deve l’ideazione e la realizzazione del grande catalogo online di tutte le opere conservate nei Musei Vaticani». Università Cattolica del Sacro Cuore


Maratona di solidarietà per l’India, dono del Papa per Shanti Ashram di Maddalena Maltese *

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ue donne. Una cattolica e l’altra indù. Due medici. Una italiana e l’altra indiana. Due istituzioni, l’Università Cattolica e il centro Shanti Ashram di Coimbatore. Insieme per la maratona scientifica di solidarietà che lo scorso 15 maggio per 10 ore ha unito ginecologi ed esperti di ostetricia da tutti i continenti per presentare ricerche e contribuire a una raccolta fondi, che tra i suoi donatori ha registrato anche papa Francesco. “Gynecological marathon for solidarity” è partita da una telefonata arrivata dall’India nelle settimane più drammatiche del Covid. A riceverla, Antonia Testa, docente di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica, che, durante un viaggio in India, per un convegno di studio aveva incontrato la dottoressa Kezevino Aram, pediatra, e presidente dello Shanti Ashram, un centro gandhiano per lo sviluppo al servizio

 La raccolta fondi a sostegno delle iniziative sanitarie Marathon for solidarity è stata patrocinata dalla Cattolica e dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale di oltre un 50.000 bambini e di donne che vogliono cimentarsi nell’imprenditoria. Dopo otto mesi di lockdown lo Shanti Ashram è allo stremo e gli effetti sanitari hanno prostrato una popolazione già al di sotto della soglia di povertà. Servono 60.000 euro. La professoressa Testa con il collega Luca Savelli del Policlinico Universitario di Bologna, ispirandosi ai concertoni di solidarietà, pensano a un evento che, invece di un palco, allestisca una cattedra online, su cui siederanno 28 dei maggiori esperti mondiali di ginecologia e ostetricia. Sidney, Houston, Filadelfia, San Paolo, Praga, Londra, sono solo alcuni dei centri di ricerca che hanno aderito in meno di 24 ore all’iniziativa. L’Università Cattolica, il Policlinico Gemelli e il Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale (Cesi) hanno ospitato la maratona e i suoi relatori, ma

anche le aziende che hanno sponsorizzato dieci ore di relazioni e ricerche, affiancate dalle storie di speranza di adolescenti e giovani indù, cui lo Shanti Ashram ha offerto cibo e istruzione insegnando a coniugare la parola futuro per le loro vite. «Per tutti noi è stata un’esperienza di reciprocità generativa. La dottoressa Aram ci ha fatto dono non solo di un bisogno ma di uno stile di vita e di leadership che ha nel suo Dna la dimensione del mondo e, nel team dello Shanti, una visibile espressione della fraternità universale». In questa generatività è emersa la terza missione dell’Ateneo, laboratorio multidisciplinare, di attenzione al territorio e alle emergenze. L’impegno per la maratona si è allargato ai maestri che hanno formato alcuni dei relatori, come il professor Salvatore Mancuso, già ordinario di Ginecologia e Ostetricia, che con la sua “storia della placenta” ha affascinato decine di adolescenti collegati da 28 paesi. E poi le famiglie, i giovani, gli alumni e tutto il tessuto sociale che gravita attorno all’Università, che ha reso i nodi di questa rete di solidarietà sempre più estesi, al punto che anche papa Francesco ha voluto farne parte. Attraverso una lettera scritta dal suo elemosiniere, Konrad Krajewski, il pontefice ha voluto donare i 20.000 euro che mancavano ai 40.000 raccolti con il crowdfunding. Il professor Giovanni Scambia, presidente dell’Esge, e il professor Tom Bourne, presidente di Isuog hanno proposto di caricare gli interventi dei relatori sui siti delle rispettive associazioni, assieme alla voce “Dona”, per continuare la raccolta fondi a favore del centro indù. Il rettore Franco Anelli ha concluso la maratona assicurando la sua vicinanza alla dottoressa Vinu Aram: «Parlo da Milano, una città che ha vissuto lo stesso lutto e la stessa sofferenza sperimentata da tutti voi in India. Siate forti. Noi lo siamo stati». * Correspondent Il Sole 24 Ore – Radiocor Usa

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Roma

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Dal Corpo docente

Passaggi di fascia dei professori

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rna l’appuntamento con i pasaggi di fascia del personale docente della sede di Roma.

Professori di prima fascia

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Dal 1° giugno 2021 il professor Giovanni Delogu (qui di lato) è stato chiamato a ricoprire l’incarico di prima fascia presso il Dipartimento di Scienze Biotecnolog iche di Base, Cliniche e Intensivologiche. Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università di Sassari, ha conseguito la specializzazione in Microbiologia e Virologia presso l’Università di Sassari ed il dottorato di Ricerca in Microbiologia Generale e Clinica presso l’Università Cattolica. Titolare per quattro anni della Fogarty Fellowship presso il Center for Biologics Evaluation and Research, US Food and Drug Administration. Dal 2003 ha avuto l’affidamento di vari insegnamenti inerenti al Settore Scientifico-disciplinare MED/07 Microbiologia e Microbiologia Clinica in diversi corsi di Laurea triennale ed a ciclo unico e nelle Scuole di Specializzazione dell’UCSC. Attualmente è vicepresidente del Corso internazionale di Medicine and Surgery dove insegna General Microbiology e Medical Microbiology. È docente presso il corso di Medicina e Chirurgia e nel corso di Laurea magistrale di Biotecnologie per la Medicina Personalizzata. È membro del Collegio dei docenti del corso di dottorato in Scienze Biomediche di Base e Sanità Pubblica. Dal 2003 al 2019 ha svolto attività clinico assistenziale presso il Laboratorio di Analisi II Microbiologia e Virologia del Policlinico Gemelli: dal 2009 al 2016 è stato responsabile della

UOS di Diagnostica Virologica e Biologia Molecolare e dal 2016 al 2019 di Diagnostica Immunologica e Biologia Molecolare. Dal 2019 è Responsabile della UOC di Medicina di Laboratorio del Mater Olbia Hospital. È autore di oltre 140 pubblicazioni su riviste internazionali peer-reviewed con un H-index totale pari a 34 (Scopus). Dal 1° gennaio 2021 ricopre il ruolo di Direttore Scientifico del Mater Olbia Hospital. Francesco Landi (nella foto in alto a destra) è professore ordinario dal 1° giugno presso il Dipartimento di Scienze geriatriche e ortopediche, sezione di Medicina Interna. Laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1988, relatore il professor Pier Ugo Carbonin. Diploma di Specializzazione in Geriatria presso Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1992, relatore il professor Roberto Bernabei. Ricercatore dal 2001 e poi associato dal 2010. Dottore di Ricerca in Medicina Preventiva con titolo conseguito il 21 maggio 1998. Attualmente responsabile della UOC di Medicina Interna Geriatrica del Dipartimento di Geriatria e Ortopedia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCSS. È stato Visiting Assistant Professor presso la Brown University School of Medicine, Department of Community Health. I principali ambiti di ricerca e interesse scientifico sono: Clinica Geriatrica, Farmaco-epidemiologia, Politica Sanitaria e Organizzazione dei Servizi, Valutazione Multidimensionale, Fragilità, Sperimentazione di modelli assistenziali innovativi, Programmi di riabilitazione e di esercizio fisico, Sarcopenia e salute mu-

scolare, Nutrizione, COVID-19 e sindrome Long COVID-19. La produzione scientifica è documentata dalle oltre 350 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali con Impact Factor e indicizzate su PubMed (H-index: 78). Presidente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria e coordinatore di innumerevoli Gruppi di Studio. Fa parte di Editorial Board di numerose riviste internazionali. Ha svolto il ruolo di Principal Investigator in numerosi trial multicentrici nazionali e internazionali. Gabriele Sani (nella foto in basso), medico psichiatra, è diventato ordinario dal 1° giugno presso il Dipartimento di Neuroscienze, Sezione di Psichiatria, e Direttore della UOC di Psichiatria Clinica e d’Urgenza della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS. È direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria della UCSC. È autore e coautore di più di 200 pubblicazioni su riviste internazionali e nazionali 14 capitoli di libri e 3 libri. La sua attività di ricerca verte principalmente sulla clinica dei disturbi dell’umore, con particolare riferimento agli aspetti inerenti il disturbo bipolare, il temperamento, il decorso, la rapida ciclicità, gli stati misti e la depressione agitata e la terapia con sali di litio. Svolge attività didattica presso il corso di laurea di Medicina e Chirurgia e presso il Corso di Medicine and Surgery. Ha svolto attività assistenziale continuativa dal 2001, dapprima in qualità di assistente in formazione presso l’Università di Università Cattolica del Sacro Cuore


Roma La Sapienza e successivamente in qualità di contrattista prima e dirigente medico poi presso l’Azienda Ospedale Sant’Andrea e in altre strutture privata convenzionata con il SSN della regione Lazio. Dal 2019 lavora presso la FPG. Dal 2001 svolge regolarmente attività clinica e di ricerca presso il Centro Lucio Bini di Roma, fondato e diretto dal dott. Athanasios Koukopoulos. Nel corso degli ultimi anni si è dedicato all’organizzazione, alla strutturazione e allo sviluppo del Centro per la diagnosi e la terapia dei disturbi dell’umore.

Professori di seconda fascia Dal 1° aprile hanno assunto la qualifica di professori di seconda fascia Cristiana Angelucci presso il Dipartimento di Scienze della vita e sanità pubblica, Annarita Bentivoglio, Dip.

di Neuroscienze, Luigi Natale, Dip. di Scienze radiologiche ed ematologiche, Giuseppina Noccia, Dip. Scienze biotecnologiche di base, cliniche intensivologiche e perioperatorie. Dal 1° maggio, Esmeralda Capristo presso il Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale, Elisa Meacci, Dip. di Medicina e chirurgia traslazionale, Angelo Maria Minnella, Dip. di Testa collo ed organi di senso, Alfredo Papa, Dip. Medicina e chirurgia traslazionale, Bianca Maria Scicchitano, Dip. Scienze della vita e sanità pubblica, Maria Lucia Specchia, Dip. Scienze della vita e sanità pubblica, Massimiliano Visocchi, Dip. di Neuroscienze. Dal 1° giugno, Matteo Bonini, Dip. di Scienze cardiovascolari e pneumologiche e Federica Iavarone, Dip. di Scienze biotecnologiche di base, cliniche intensivologiche e perioperatorie.

Ricercatori universitari Dal 1° giugno, Giovanna Elisa Calabrò e Fidelia Cascini, Dip. di Scienze della vita e sanità pubblica, Maura Di Vito presso il Dipartimento di Scienze biotecnologiche di base, cliniche intensivologiche e perioperatorie, Gianluca Ianiro e Giovanni Schinzari, Dip. di Medicina e chirurgia traslazionale.

Comunicare

Dal Corpo docente

Cessazioni Dal 1° aprile hanno concluso l’attività presso la sede di Roma dell’Università Cattolica la professoressa Nicoletta Di Simone, il professor Mario Tumbarello e il dottor Paolo Primieri. Dal 1° maggio il professor Roberto Bucci e la professoressa Luisa Guidi. Dal 1° giugno i dottori Antonio Mancini e Maurizio Romani. Dal 1° luglio le dottoresse Vincenza Anzelmo e Lucia Masini.

Graduation Day Altems, intervento di Guido Rasi 3-4/2021

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ancanza di una visione strategica capace di considerare l’importanza dell’investimento nella ricerca scientifica, ma al contempo capacità di evolvere velocemente in caso di emergenza. Questi alcuni punti di forza e di debolezza, le luci e le ombre del sistema regolatorio di farmaci e vaccini europeo, emersi con la pandemia di Covid-19. A tratteggiare le

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Università Cattolica del Sacro Cuore

due facce di una stessa medaglia è intervenuto il professor Guido Rasi, ordinario di Microbiologia all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, consulente del commissario all’emergenza Covid-19 generale Francesco Paolo Figliuolo e presidente Clinical Trial Center SPA Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, la cui lezione è stata al centro della cerimonia di consegna dei Diplomi Master per l’A.A. 2019-2020 di Altems svoltasi in modalità webinar. L’incontro, svoltosi il 6 maggio scorso, è stato aperto da Antonella Occhino, preside della Facoltà di Economia, Lorenzo Cecchi, direttore della Sede di Roma, e Americo Cicchetti, direttore Altems. Al termine

della cerimonia l’assegnazione del Premio “Elio Guzzanti”, giunto alla settima edizione e destinato alla pubblicazione di tesi e project work di carattere economico e giuridico realizzati nell’ambito dei master universitari di II livello promossi dall’ALTEMS. Quest’anno il premio è stato assegnato al dottor Giuliano Anastasi (nella foto a sinistra), per il progetto “Gli infermieri e la formazione post lauream in Italia: uno studio osservazionale ai tempi del Covid-19”. Infine, la consegna dei diplomi ai 183 iscritti che hanno frequentato i master dell’Alta Scuola nell’anno accademico 2019-2020, a cura dei docenti direttori dei singoli programmi formativi.


Comunicaree

Notiziario

Monsignor Claudio Giuliodori alla presidenza della Commissione episcopale della Cei per l’educazione cattolica, la scuola e l’università o scorso 26 maggio monsignor Claudio Giuliodori (nella foto), assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, durante l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, è stato eletto presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. Il vescovo era già stato presidente della Commissione episcopale ‘per la cultura e le comunicazioni sociali’ dal 2008 al 2015. L’Assemblea generale dei vescovi italiani si è svolta a Roma dal 24 al 27 maggio sul tema “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un cammino sinodale”. «Sono grato ai confratelli vescovi che mi hanno voluto affidare questa nuova responsabilità in un ambito particolarmente delicato pensando anche alle complesse problematiche emerse sul fronte educativo, scolastico e accademico a seguito della pandemia» ha detto monsignor Giuliodori a seguito della nomina. «Nell’assumere questo incarico sono confortato dalla certezza che mi sarà di grande aiuto l’esperienza che sto vivendo in questi anni nella comunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, realtà formativa di primaria importanza a servizio del Paese e della Chiesa».

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Ambasciatori per un giorno: 97esima Giornata per l’Università Cattolica

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omenica 18 aprile i collegiali della sede di Roma dell’Università Cattolica hanno deciso di radunarsi in piazza San Pietro con le Direzioni dei Collegi e gli assistenti pastorali, in occasione della 97esima giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’iniziativa ha coinvolto i Collegi della sede di Roma: San Damiano, Nuovo Joanneum, San Luca e Ker Maria. Armati di striscione, spirito di appartenenza e ombrelli, ci siamo radunati e abbiamo cominciato il nostro spostamento verso Città del Vaticano, sentendoci per un giorno incaricati del ruolo di ambasciatori dell’Università Cattolica. A interrompere l’attesa sono state le campane, che hanno preannunciato l’arrivo di Papa Francesco. L’Angelus è stato seguito con attenzione da tutti i presenti che continuavano ad ascoltare e guardare il Papa, proprio perché “Guardare è uno dei verbi dell’amore” come egli stesso ha affermato durante la riflessione sulle Parole del Vangelo. “Guardare è un primo passo contro l’indifferenza, contro la tentazione di girare la faccia e guardare da un’altra parte davanti alle difficoltà o alle sofferenze degli altri”, parole che nel silenzio generale risuonavano forti e chiare. Dopo il momento di preghiera e la Benedizione, che hanno contribuito a rafforzare il legame che si era creato tra gli studenti lì presenti, il Papa ha aggiunto, parlando della 97esima Giornata per l’Università Cattolica, che quest’ultima “possa continuare a svolgere la sua missione educativa per aiutare i giovani a essere protagonisti di un futuro ricco di speranza”. “Benedico di cuore il personale, i professori, gli studenti dell’Università Cattolica”, ha concluso il pontefice. Eravamo colmi di gratitudine e felici di aver rappresentato la nostra Università in una giornata speciale e ancor di più in un anno importante come quello del centenario. [Guido Greco, Collegio San Damiano – Roma]

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Il ricordo di Suor Lina Poddighe l 23 marzo scorso è tornata alla Casa del Padre suor Lina Poddighe (nella foto), della comunità delle Suore di carità presenti al Policlinico Gemelli, che ha svolto il suo servizio presso l’originaria Scuola per Infermiere “Armida Barelli”, assumendone il ruolo di Coordinatrice nel 1996, quando a seguito dei cambiamenti dell’ordinamento didattico, il percorso di studi aveva assunto la definizione di Diploma universitario per infermiere. Nei vari ordinamenti che si sono avvicendati, l’impegno e la volontà di suor Lina nel realizzare il miglior livello di quello che la formazione potesse offrire, non sono mai venuti meno, portandola anche a conseguire la laurea magistrale per assolvere in pieno al suo mandato. Con fermezza e coraggio ha sempre difeso la dimensione formativa degli studenti, cercando di attuare scelte organizzative che esprimessero il rispetto della dignità dello studente, anche quando ciò la portava ad andare controcorrente rispetto a scelte improntate a differenti criteri. Di suor Lina ricordiamo l’attenzione e la cura che dedicava ai giovani ricercando con loro un momento di dialogo per curarne non solo la dimensione professionale, ma anche quella umana e spirituale. Attenzione e cura che non sono mancate neanche alle persone che con lei hanno condiviso il progetto formativo, con la capacità di creare occasioni di confronto, di condivisione di pensieri, emozioni e momenti formativi, sapendo valorizzare anche la dimensione ricreativa. Suor Lina ha lasciato in ciascuno di noi dei ricordi, delle emozioni che affollano la nostra mente e il nostro cuore, e che fanno ormai parte del nostro vissuto e del nostro modo di essere oggi. Cerchiamo di ricordare tutto ciò che ci è servito come insegnamento per divenire a nostra volta testimoni non solo di un sapere scientifico, ma anche di una dimensione umana e spirituale. [Il personale del corso di laurea in Infermieristica e la comunità delle Suore di Maria Bambina]

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Università Cattolica del Sacro Cuore


Da cent’anni sotto lo sguardo amorevole e sapiente del Sacro Cuore di monsignor Claudio Giuliodori*

Comunicare

Spiritualità

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a Festa del Sacro Cuore celebrata in giugno nelle diverse sedi dell’Ateneo nel contesto del centenario si riveste di significati particolari. In primo luogo, di gratitudine per tutto quello che in questi cento anni di storia il Sacro Cuore ha saputo realizzare. Era infatti profonda convinzione dei fondatori e, ci auguriamo che lo sia anche per noi oggi, che il protagonista indiscusso di questa grande impresa fosse proprio il Sacro Cuore. La dedica a Lui di questa istituzione accademica non era considerata una pura intitolazione, per altro da molti non compresa e ritenuta non appropriata, ma la prima e fondamentale risorsa da cui tutto nasceva e a cui tutto doveva ispirarsi. Il Sacro Cuore, come ben sappiamo, non è un’etichetta devozionale ma un vero e proprio “programma scientifico”. Non è un’affermazione bizzarra o una forzatura. È sostanzialmente quanto dice San Paolo quando ci invita a lasciare che la Sapienza Divina abiti nel nostro cuore e illumini tutta la nostra vita: «Che il Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori, e così, radicati e fondati nella carità, siate in grado di comprendere con tutti i santi quale sia l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità, e di conoscere l’amore di Cristo che supera ogni conoscenza, perché siate ricolmi di tutta la pienezza di Dio» (Ef 3,14-19). Quanta conoscenza c’è nel nostro Ateneo, nel curriculum dei professori, nei programmi dei corsi, nelle tesi di laurea, nelle biblioteche, nelle pubblicazioni? Eppure tutto questo sarebbe ben poca cosa se non fosse orientato a scoprire, approfondire e narrare la conoscenza che supera ogni conoscenza! Ci è chiesto, quindi, di coltivare una conoscenza che non dimentichi mai la centralità dell’essere umano, la sua dignità, il suo valore, il suo destino soprannaturale; una conoscenza che affronti con grande fiducia unita ad attento discernimento le novità scientifiche e tecnologiche, dal digitale ai big data, dalle neuroscienze fino alla ciberUniversità Cattolica del Sacro Cuore

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netica; una conoscenza che non perda mai di vista il primato della carità e la necessità di provvedere in modo giusto e solidale alle necessità dei più bisognosi; una conoscenza che non abbia paura di riconoscere il primato di Dio e di rendergli gloria valorizzando i doni stupendi dell’intelligenza, gli insegnamenti della storia e l’impegno profetico per il presente e per il futuro. Questo vuol dire coltivare una conoscenza che vada oltre ogni conoscenza. Nulla viene sottratto al desiderio umano di sapere ma tutto è sempre ricondotto a un sapere più alto e più grande secondo lo spirito che Dante ha saputo in modo stupendo immortalare nella “orazion picciola” di Ulisse ai suoi compagni per esortarli ad andare oltre il già conosciuto: «Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza» (Inferno, XX, 18-20). Un invito affascinante che diventa quanto mai sfidante per un Ateneo che conta oggi cinque campus, 12 facoltà, 100 corsi di laurea, 45.000 studenti, il migliore ospedale d’Italia e una miriade di apprezzate iniziative accademiche, culturali ed educative.

Celebrare il Sacro Cuore significa essere ancora oggi, nello specifico della nostra missione accademica, espressione di una Chiesa che è chiamata a illuminare le menti, orientare le coscienze, fornire le competenze utili a costruire il futuro. Tutto questo era già ben presente nei programmi e nelle aspettative dei fondatori. Quanto scriveva padre Gemelli nella relazione finale del primo anno di vita dell’Ateneo nel giugno del 1922 conserva tutta la sua attualità e può costituire ancora un valido riferimento per quanto andremo a costruire negli anni avvenire. «Divina è l’opera affidata a noi; e per questo la nostra Università è stata intitolata al Sacro Cuore. [...] E, poiché la base della società del domani saranno i suoi dirigenti e saranno le dottrine alle quali questi si ispireranno, così possiamo dire che in questo grande compito la nostra Università rivendica a sé il primo posto, primo nel sacrificio, primo nel dovere, primo nel lavoro e primo anche nell’amore che è condizione di quelli» (Storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, vol. 1 p. 29). * Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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