Per chi suona la campanella?
All’interno un inserto sulla scuola paritaria ’
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ANNO 51 - 4-5/2020
PRESENZA
dell
#eCatt La nuova didattica aumentata
ONLINE IL NUOVO SITO
Dal web, ai social, ai podcast, la ricerca Unicatt parla al mondo Speciale GU
Nel campus di Roma la 96ma Giornata per l’Università Cattolica
Presenza
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In questo numero
Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori © 2019 – Università Cattolica del Sacro Cuore
Sommario
DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Daniele Bellasio COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari, Agostino Picicco
HANNO SCRITTO Luca Aprea, Sara Barboglio, Katia Biondi, Cristina Bricchi, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Marianna Mancini, Bianca Martinelli, Antonella Olivari, Agostino Picicco, Valentina Stefani, Maria Villano
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE
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Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it
#eCatt, la didattica aumentata digitalmente Un nuovo equilibrio su quattro pilastri
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REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. 0630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969
IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt
FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image
STAMPA Tiber spa – Brescia
www.unicatt.it La rivista è sfogliabile online su
www.unicatt.it/presenza
Questo periodico è associato all’USPI Unione stampa periodica italiana Il numero è stato chiuso in redazione il 30il 1 settembre luglio 2019 2020
Podcast e Linkedin, la ricerca Unicatt parla al mondo È online il nuovo sito della ricerca scientifica dell’Ateneo
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La manovra straordinaria per assicurare il diritto agli studi Borse di studio e Fondo salvastudi Agostino Gemelli: azioni concrete per sostenere le famiglie più bisognose
21 Università Cattolica del Sacro Cuore
Migrazioni, il ruolo della religione
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In questo numero
Uno studio multidisciplinare dell’Ateneo in collaborazione con la Cei
22 Giornata universitaria, parole di futuro Celebrata nel campus di Roma la 96ma Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore
25 Nuovi laboratori per la nuova Farmacia L’importanza di strutture tecnologicamente avanzate per formare gli studenti
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3 Mompiano, pronta la nuova sede Il neonato campus rafforza il radicamento sul territorio e potenzia l’offerta formativa
35 In copertina illustrazione di Lorenzo Fossati Disegna da sempre. Da quando da bambino ricopiava sul suo blocco gli animali impagliati del museo di scienze naturali di Genova, a quando da ragazzo, sempre sul blocco che portava con sé, tratteggiava i mille volti delle persone incontrate per strada o durante un viaggio. La sua mano il professor Lorenzo Fossati – che ha realizzato l’illustrazione della cover di questo numero di Presenza – l’ha esercitata in seguito ad Albissola, dove è nato nel 1974, andando a bottega dal pittore, scultore e muralista argentino Alberto Toby e negli anni di studio in largo Gemelli disegnando per il «giornalino» del collegio Augustinianum. Sposato, papà di Rachele e Michele, nel 2018 ha illustrato un volume di fiabe per la casa editrice Iperborea. Il professor Fossati ha studiato filosofia all’Università Cattolica dove ha conseguito la laurea nel 2000 e il dottorato di ricerca nel 2004. Alla facoltà di Scienze della formazione insegna Storia della filosofia e, se gli si chiede se ci può essere un fil rouge tra la filosofia e il disegno, risponde che «lo scopo della filosofia è osservare e comprendere come stanno le cose, un’esperienza completa e approfondita per coglierne l’essenza, e così è per me anche quando disegno: guardare tutto con la massima attenzione cercando di distillare l’elemento saliente ed essenziale». Questo in particolare nella raffigurazione dei volti che Lorenzo Fossati predilige, in cui tenta di catturare «quel tratto distintivo che rende ciascuno straordinario». Anche nel realizzare la cover di Presenza, il professor Fossati con le essenziali sagome umane, che risaltano sul fine ma fitto tratteggio dell’ingresso dell’Ateneo milanese, rende chiaramente il messaggio di «un’Università viva, che alle soglie del suo centenario, pone sempre in primo piano e al centro i singoli irripetibili individui».
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Prima di tutto
Le lezioni della didattica a distanza: un percorso da costruire assieme
di Giovanni Marseguerra* 4-5/2020
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a pandemia di COVID-19 è stata per i sistemi educativi di tutto il mondo una sorta di stress test a vastissima scala. Solo che in questo caso non si è trattato di una simulazione controllata ma di un impatto reale e, purtroppo, totalmente incontrollato. Con centinaia di milioni di studenti obbligati a rimanere a casa, chi ha dovuto gestire scuole e università si è trovato di fronte alla necessità di conciliare due esigenze fondamentali: garantire la continuità didattica e cercare per quanto possibile di non lasciare indietro nessuno. Esigenze che, come ora sappiamo bene, sono molto difficili da conciliare. Ma anche se il costo è stato di inimmaginabili e disumane proporzioni, abbiamo ora la possibilità di imparare da quello che è successo: con approcci così diametralmente differenti adottati nelle varie parti del mondo, vi è ora la possibilità di confrontare i risultati che si sono conseguiti, di collaborare per rendere i nostri sistemi educativi più resilienti e più inclusivi. Ovviamente questo sarà possibile nella misura in cui si sapranno mettere assieme intelligenza e solidarietà reciproca, due virtù tanto importanti quanto difficili da combinare.
Da questa esperienza abbiamo capito che, quando si parla di didattica, l’elemento cruciale è l’interazione, non la semplice trasmissione di competenze. Insegnamento e apprendimento sono le due facce di una medesima relazione e un insegnamento che non favorisca la partecipazione attiva degli studenti, che non stimoli la loro curiosità, non potrà mai suscitare motivazione e desiderio di apprendere e, dunque, non potrà rispondere pienamente alle esigenze di ogni singolo studente. Il lockdown ha poi forzatamente portato a un’accelerazione senza precedenti nell’adozione di soluzioni di didattica a distanza, sia nella scuola sia nell’università. I risultati sono stati complessivamente molto buoni, in alcuni casi eccellenti, ma ancora esistono forti disomogeneità nella capacità di gestire la tecnologia. La didattica aumentata digitalmente ha però mostrato che non basta la sola tecnologia. I dispositivi digitali possono essere straordinariamente utili e importanti ma sono comunque solo degli strumenti, le cui prestazioni si accrescono con l’evoluzione della tecnologia, ma non cambiano le basi dei processi di apprendimento, che sono fondate innanzitutto sull’interazione, su relazioni umane
e sociali. Andare a scuola o all’università significa soprattutto vivere insieme ed essere partecipi di una comunità di apprendimento. Il nostro fondatore, Padre Gemelli, diceva che senza un «rapporto diretto, continuo, personale, da anima a anima, non vi è educazione, si tratti di maestri elementari o di professori universitari». Le università sono soprattutto un luogo di crescita umana e sociale, in cui l’apprendimento deve sempre essere accompagnato dalla socialità dei rapporti personali che legano lo studio ad una comunità. Gli impatti della pandemia non sono poi uguali per tutti. Con questa catastrofe si sta avendo la conferma che le disuguaglianze e le vulnerabilità sociali preesistenti tendono a peggiorare dopo un disastro. Anche in questo caso sono i più poveri, i più deboli, a sostenere il maggiore costo, non solo economico, della catastrofe. Gli strati sociali più fragili sono quelli che più sono stati colpiti e più stanno risentendo degli effetti dalla pandemia. Da un lato la crisi economica sta riducendo i redditi di molte famiglie e sta rendendo difficile per loro far continuare a studiare i figli. Dall’altro gli studenti più colpiti dalla digital exclusion appartengono ai gruppi sociali più deboli. Università Cattolica del Sacro Cuore
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Prima di tutto
Riducendo anche le loro possibilità educative, rischiamo di perpetuare nel tempo e acuire i fenomeni della disuguaglianza e dell’esclusione, che sono tra le piaghe peggiori del nostro tempo. Le stesse modalità di trasmissione della didattica rischiano di ridurre le opportunità educative dei più svantaggiati e così una disuguaglianza di opportunità educative, frutto del Covid, rischia di trasformarsi nel tempo in ulteriore disuguaglianza di reddito e ricchezza. Per raggiungere l’obiettivo dello sviluppo umano integrale è però fondamentale riuscire a costruire processi educativi che siano davvero inclusivi, a tutti i livelli dell’insegnamento. Se vogliamo accrescere l’inclusione in un mondo sempre più diviso e diseguale, in cui la partecipazione tende ad essere sempre più mediata dalla tecnologia, l’obiettivo di una effettiva inclusione digitale deve essere perseguito con convinzione. E qui si apre tutto il discorso sull’importanza dei finanziamenti per il diritto allo studio, da un lato, e degli investimenti in infrastrutture, materiali e immateriali, dall’altro. Ma la pandemia prima o poi finirà e bisognerà pensare al futuro. Servono allora politiche nuove, anche nel campo dell’education, maggiormente improntate all’investimento in capitale umano. Serve soprattutto un cambio di passo nella viUniversità Cattolica del Sacro Cuore
sion complessiva, negli obiettivi di lungo periodo: se il fine ultimo delle scelte che dobbiamo compiere oggi è quello di riuscire a tornare al passato, alla società pre-coronavirus, profondamente divisa e diseguale, in cui le persone e l’ambiente vengono molto dopo la ricerca del guadagno ad ogni costo, allora è certamente meglio non tornare a quella situazione. Serve intraprendere una strada nuova, diversa, più coraggiosa. Non dimentichiamoci che tra le cause di propagazione del virus vi sono la deforestazione e l’alterazione dell’ecosistema. Vi è cioè un’altra crisi, quella climatica e della sostenibilità
in generale, che continua a essere presente in tutta la sua gravità e che rimarrà con noi per decenni. Serve allora investire nelle nuove generazioni ripartendo, su basi nuove, dall’educazione della persona e dalla sua libertà responsabile. Solo così si potrà rispondere all’appello di Papa Francesco che, nell’udienza generale del 19 agosto scorso, ci ha ricordato come: «Oggi abbiamo un’occasione per costruire qualcosa di diverso». Non possiamo perderla. *professore di Economia politica nella facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, delegato del Rettore per il Coordinamento dell’Offerta Formativa e Presidente del Presidio della Qualità di Ateneo
Franco Anelli confermato Rettore dell’Università Cattolica l Consiglio di Amministrazione dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, lo scorso 15 luglio, ha confermato all’unanimità il professor Franco Anelli rettore dell’Ateneo per il prossimo quadriennio 2020/21-2023/24. La decisione del Consiglio di Amministrazione giunge dopo che, il 10 giugno, i docenti della Cattolica si erano ampiamente espressi a favore della riconferma del professor Anelli, designato da tutte le dodici Facoltà dell’Ateneo. Il professor Anelli, 57 anni, che si accinge a guidare per il terzo mandato consecutivo l’Università Cattolica alla vigilia del Centenario della sua fondazione avvenuta nel 1921,
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è l’ottavo Rettore nella storia dell’Ateneo. Già Prorettore vicario dal 2010 al 2012, Franco Anelli è Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore dal 1° gennaio 2013. Laureatosi in Giurisprudenza nello stesso Ateneo (1986), dopo il dottorato di ricerca, è divenuto nel 1993 professore associato di Istituzioni di Diritto privato nella facoltà di Economia e Commercio. Dal 1996 professore straordinario. Nel 1997 si è trasferito alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, dove è ordinario di Istituzioni di Diritto privato. È tra i componenti del Consiglio di Amministrazione di “Avvenire Nuova Editoriale Italiana SpA”.
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La nuova vita “aumentata” dell’Università Cattolica di Marianna Mancini
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utto il possibile in presenza, tutto il necessario da remoto è la filosofia di #eCatt che ha inaugurato l’inizio di un nuovo anno accademico per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Il piano prevede una modalità didattica flessibile, integrata tra fruizione tradizionale delle lezioni, con presenza in aula di studenti e docenti, e diffusione digitale in diretta streaming, grazie ad aule dotate di telecamere intelligenti. Si tratta di una transizione avvenuta con rapidità, frutto di un’alleanza di competenze tra il Presidio della Qualità di Ateneo, iLab, il servizio di e-learning della Cattolica, il Cremit, Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Innovazione e alla Tecnologia e le Facoltà. «La creazione di un ampio team ha contribuito alla realizzazione degli scopi preposti. Il rettore Franco Anelli ha sempre seguito e indirizzato questo percorso», racconta Federico Rajola (nella foto a fianco), docente di Organizzazione aziendale, delegato del Rettore allo Sviluppo e alla Programmazione dei sistemi informativi di tutto l’Ateneo e direttore iLab, il quale sottolinea che «gli investimenti importanti fatti nel corso degli anni – ai quali si aggiungono risorse finanziarie pari a 3,5 milioni di euro stanziati dall’Ateneo per la realizzazione del piano – hanno sempre creduto nell’innovazione tecnologica,
permettendoci di raggiungere un livello molto avanzato, sia in termini di infrastrutture che in termini di software». In via specifica, il gruppo di lavoro interdisciplinare, coordinato dal presidente del Presidio della Qualità di Ateneo e delegato del Rettore per il Coordinamento dell’Offerta Formativa Giovanni Marseguerra (nella foto a fianco), è composto dai professori Fausto Colombo, Andrea Gaggioli, Carlo Galimberti, Federico Rajola, Enrico Reggiani, Pier Cesare Rivoltella, Beppe Scaratti e Pier Paolo Triani, e i dottori Alessandro Tuzzi, Daniele Bellasio, Michele Faldi, Gerardo Ferrari, Gabriele Montoli, Giuliano Pozza e Flavia Scott. «Vivevamo la necessità di restare fedeli alla nostra cultura e storia in un contesto completamente nuovo. Questo ci ha condotti ad operare insieme con disponibilità e passione, proponendo soluzioni concrete ai problemi incontrati. Il team è tutt’ora attivo e rappresenta una grande risorsa dell’Ateneo. Dall’accesso in sicurezza da parte degli studenti, alla formazione online dei docenti grazie al personale iLab, tutto è stato discusso ed organizzato affinché le modalità didattiche fossero le più efficaci possibile e venissero presentate anche ai nuovi iscritti nel
modo più corretto», ricorda il professore di Economia Politica Giovanni Marseguerra. «Partendo da una riflessione di confronto sia sulla letteratura scientifica, che sulle esperienze più accreditate a livello internazionale abbiamo individuato i quattro pilastri del piano #eCatt (Dual mode, Online interactive lecture, Talking head, Voice over presentation). Altrettando decisiva si è rivelata l’idea di costituire un tavolo di lavoro all’interno del quale potessero confluire risorse di diversa provenienza: dalla sociologia della comunicazione, alla didattica e alla psicologia dell’organizzazione, elementi che hanno condotto all’apertura nella piattaforma blackboard di una zona dedicata alla cosiddetta didattica aumentata digitalmente», spiega Pier Cesare Rivoltella docente di Didattica generale, Didattica ed educazione mediale, Tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento e direttore di Cremit, il Centro di Ricerca da lui fondato nel 2006. «L’obiettivo a breve termine era di consentire una ripresa a settembre nelle migliori condizioni possibili, immaginando il prolungarsi dell’emergenza. Tuttavia, a medio e lungo termine, l’idea che ci ha sorretto è stata anche quella di cogliere l’occasione per poter avviare un processo di innovazione delle didattiche e, di conseguenza, nelle pratiche dei do-
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centi a livello di Ateneo. Il processo avviato non si accontenta di rispondere all’emergenza, ma spera di avere un modus operandi virtuoso nel tempo, che dovrebbe portare all’aumento complessivo della qualità didattica generale dell’università Cattolica», continua Rivoltella (nella foto a fianco). Rendere fruttuosi i rilevanti investimenti fatti sarà la sfida degli anni venturi. «Una delle questioni oggi più rilevanti è rappresentata dalla necessità di guardare oltre l’emergenza: occorrerà infatti capire in che modo quanto abbiamo imparato in termini di utilizzo della tecnologia potrà essere utile per garantire un’interazione ancora maggiore con gli studenti, che negli anni universitari non devono apprendere solo nozioni, ma devono innanzi tutto crescere come persone» afferma Marseguerra.
Alle migliorie concrete, messe in atto per assicurare l’inizio di un nuovo anno accademico, si sono aggiunte importanti attività comunicative in grado di informare – parallelamente – docenti e studenti. Fausto Colombo (nella foto in basso), professore di Teoria e tecniche dei media e delegato del Rettore alle attività di comunicazione e promozione dell’immagine dell’Ateneo le sintetizza così: «la strategia seguita si è basata fin da subito su una grande trasparenza ed un costante e rapido aggiornamento attraverso l’utilizzo di tutti gli strumenti a disposizione (sito, social, mail, app iCatt), affinché fosse possibile raggiungere la totalità degli alunni. Per quanto concerne la didattica, invece, inizialmente si è verificato un cospicuo flusso di notizie all’interno delle Facoltà, basato sulle disposizioni messe in atto dal settore
tecnico. Ora ci aspetta un nuovo inizio caratterizzato da piattaforme ancora più performanti e dall’utilizzo dell’applicazione iCatt, che consente una calibratura degli accessi tramite prenotazione; certamente la didattica non può essere gestita senza un’adeguata comunicazione». L’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 sembra aver determinato l’ormai superata contrapposizione tra didattica a distanza e in presenza. «Viviamo in una società in cui la tecnologia e la medialità abitano tutti i processi di scambio della conoscenza e di relazione. Occorre dunque promuovere un’integrazione sempre più convincente del digitale dentro le pratiche didattiche, siano esse presenti o remote», commenta il diret-
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tore di Cremit. Dello stesso parare è il professor Rajola: «Le modalità d’insegnamento hanno fatto un salto in avanti perché sono state oggetto di innovazione forzata. Abbiamo dotato tutte le aule dell’università di telecamere intelligenti, integrate con software che consentissero una postproduzione veloce per tutti quegli studenti che non potevano partecipare alle lezioni in presenza». Parliamo di un’operazione che ha coinvolto 43mila studenti e più di 1200 docenti, con conseguenze non trascurabili. «Uno degli effetti importanti è il modo stesso di fare università, anche in termini sociali. La vita universitaria non è fatta solo di lezioni in aula, ma anche di spazi condivisi come la biblioteca, la mensa e di relazioni sociali fra studenti che si incontrano». Per concludere, Rajola ricorda che «l’università Cattolica, sin da quando è stata fondata da Padre Agostino Gemelli pone al centro il valore della persona, principio fondante che ci ha guidati anche in questa ripartenza».
Tutte le lezioni saranno live e in diretta streaming grazie al potenziamento tecnologico delle oltre 500 aule dei cinque campus, che sono state attrezzate con telecamere dotate di auto tracking, un sistema che consente di effettuare inquadrature al docente in qualsiasi posizione si trovi.
8 iCatt: il principale strumento di comunicazione con gli studenti a pagina personale iCatt e la relativa app iCatt saranno sempre più gli strumenti essenziali per ricevere tutte le informazioni sullo svolgimento delle lezioni e degli esami, oltre che sull’accesso ai servizi. Nell’anno accademico 2020-2021, fino al perdurare delle norme attualmente in vigore, gli studenti potranno accedere all’Università solo per frequentare le lezioni in presenza, secondo le modalità indicate su iCatt e fruire dei servizi a cui hanno diritto, secondo le modalità di prenotazione consultabili sempre su iCatt. Nel portale iCatt e nella app iCatt tutti gli studenti visualizzeranno gli orari delle lezioni, per ciascuna sarà indicata l’aula (per le lezioni in presenza) o la voce “lezione online”. Per garantire il rispetto delle norme di distanziamento sociale gli studenti che frequentano in presenza saranno suddivisi, se necessario, in gruppi ai quali saranno assegnate a rotazione le giornate in cui potranno accedere all’Università. Via iCatt sarà costantemente possibile verificare le giornate
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di accesso dei vari gruppi. Da inizio novembre, se le condizioni sanitarie e le norme lo consentiranno, ogni studente potrà prenotare l’accesso all’Ateneo anche nei giorni non assegnati al gruppo di appartenenza, nei limiti dei posti disponibili. Secondo le modalità di prenotazione sulla piattaforma e sull’app iCatt ogni studente può usufruire dei servizi al pubblico o in presenza o da remoto e utilizzare le sale studio.
Nella pagina personale iCatt – organizzata in quattro macro sezioni: homepage, segreteria online, corsi e opportunità – lo studente troverà informazioni riguardanti: la propria carriera universitaria, come compilare il piano degli studi e iscriversi agli esami, comunicazioni da parte della Facoltà e dei servizi dell’Ateneo. Lo studente dalla sezione corsi può accedere direttamente ai corsi in Blackboard dei propri docenti.
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Sicurezza e nuove procedure
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Come cambia il volto della sede di Agostino Picicco
Innovazioni e precauzioni anti Coronavirus nella sede di Milano, le parole del direttore di sede Mario Gatti
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impegno dell’Università Cattolica nel garantire una ripresa serena delle attività passa attraverso l’attenzione nel seguire diligentemente le Linee guida di comportamento e il Protocollo di emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2 (disponibile al link https://www.unicatt. it/Linee_guida_SARS_COV2_Edizione_3_01092020_FIN.pdf.) f Gli adempimenti e le strategie dell’Università, in fase di ripartenza, sono così illustrate da Mario Gatti (nella foto al centro), direttore della sede di Milano: «Tutti gli accessi sono presidiati e dotati di termo scanner per misurare la temperatura, con i dispenser di soluzioni igienizzanti, l’uso delle mascherine e percorsi appositi per evitare assembramenti. L’accesso al campus deve essere comunque motivato. Abbiamo riaperto in sicurezza le sale della biblioteca con orari simili al pre-Covid avvalendoci di sistemi di accesso con app integrata alla i-catt dello studente, sistema peraltro già utilizzato a giugno e luglio. La sanificazione degli ambienti della biblioteca, e anche dei libri, è stata fatta tramite apparecchi con raggi ultravioletti. Il prestito libri
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è ripreso utilizzando i locker, circa 50 (ma è previsto l’aumento) per ritirare e consegnare i libri, evitando così l’assembramento al bancone». Per quanto riguarda le lezioni l’Università Cattolica ha stabilito di offrire ai propri studenti la possibilità di seguire le lezioni in presenza (garantendo il distanziamento e le altre misure previste) e da remoto, con un significativo impegno di spesa per dotare tutte le più di 200 aule di telecamere per la video ripresa delle lezioni. Inoltre sono in corso lavori strutturali di miglioramento delle aule stesse e degli arredi. L’ala centrale dei chiostri è stata riqualificata
con interventi di ristrutturazione delle facciate bramantesche e l’aula Gemelli, completamente rinnovata, sarà riaperta dal 20 ottobre. Proseguono i lavori dei cantieri, con la ristrutturazione della palazzina di piazzetta Escrivà e di altri ambienti in via Morozzo e in via Olona che saranno resi disponibili a novembre, con il nuovo anno accademico. Sono stati anche riaperti i collegi, i servizi di facoltà e altri servizi Educatt. Circa le attività proprie dell’Università, il Direttore della sede di Milano, spiega che al momento è prioritaria la ripresa della didattica e della ricerca. Con rammarico al momento è ferma l’attività sociale degli studenti, che rende l’università luogo ideale per il rapporto non solo dei docenti con gli studenti ma anche degli studenti tra loro. Per l’atteggiamento da tenere in questo periodo, il dottor Gatti non ha dubbi: «È importante vincere la pigrizia dell’innovazione. Occorre fare le cose di prima ma con modalità diverse, agire con equilibrio, in modo flessibile, consapevoli che non esiste una soluzione predefinita valida una volta per tutte. Insieme al rispetto delle regole, la differenza la fa l’atteggiamento responsabile da parte di tutti, utile ad arginare il virus».
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L’Ateneo come luogo di crescita personale
Ritornare in Università Ecco che cosa vogliono gli studenti Secondo uno studio realizzato da ricercatori di diversi atenei italiani, gli universitari pur apprezzando le lezioni da remoto desiderano ritornare nelle aule. Perché cercano ita degli studenti universitari al tem- una comunità di vita
di Graziana Gabbianelli
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po del Covid-19: è questo il titolo dello studio realizzato da ricercatori di diversi atenei italiani, tra cui Sara Nanetti e Matteo Moscatelli del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica, e condotto su scala nazionale. Dalla ricerca, cui hanno risposto oltre 14mila studenti, emerge che i giovani universitari, pur avendo apprezzato l’erogazione degli insegnamenti da remoto durante il lockdown, prediligono il ritorno in aula e alle lezioni dal vivo. Molti, poi, sono favorevoli a un modello di didattica misto, capace cioè di integrare momenti online e in presenza. Inoltre, avvalorano l’importanza conferita all’esperienza concreta dell’abitare le aule universitarie, di incontrare i colleghi di corsi, di scambiare pareri e di dialogare personalmente con i docenti. Gli studenti Unicatt che hanno partecipato alla ricerca, nonostante una netta preferenza per la didattica in presenza, hanno apprezzato l’offerta di corsi e insegnamenti in modalità “remota”. Tale dato è confermato dalle preferenze espresse sul futuro: 4 studenti su 10 desiderano un’offerta formativa mista, composta da un’integrazione tra didattica in presenza e a distanza. Resta ferma la predilezione per la parteci-
pazione in persona alle lezioni e agli esami, il 52,1% degli studenti, infatti, vorrebbe ritornare in futuro ad una modalità didattica esclusivamente in presenza. L’immagine dell’Università, che emerge dalle parole citate dagli studenti nella domanda aperta (Che cosa le è mancato di più dell’università durante il periodo dell’emergenza?), eccede l’erogazione di servizi didattici
e della valutazione della preparazione, ma costituisce il fulcro di uno spazio di crescita personale. La vita universitaria assume i connotati di un luogo testimone dell’abitare, nel quale prende vita quotidianamente la vita sociale degli studenti, e al tempo stesso di un luogo che diventa connettore di storie, legami ed esperienze decisive per la vita.
Le scelte delle future matricole al tempo del Covid
Università a distanza è bene, in presenza è meglio er scegliere dove continuare gli studi si informano soprattutto sul web; desiderano che l’Università sia un luogo di vita e di relazioni significative e perciò ritengono che la didattica a distanza debba essere utilizzata solo in caso di necessità e comunque integrata con la didattica in presenza. Infatti, il 64% è orientato a proseguire gli studi e tra questi quasi 8 su 10 pensano di iscriversi all’università, puntando a un Ateneo che eroghi i corsi principalmente in presenza. Una significativa minoranza (13%) si orienta verso percorsi di studio che offrano sbocchi di utilità sociale e servizio agli altri. Sono alcuni dati emersi dall’indagine La scelta universitaria al tempo del Covid-19 condotta dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo e da Ipsos tra aprile e maggio scorso – quindi in piena fase 1 e all’inizio della fase 2 dell’emergenza –, con il coinvolgimento di 1000 18-19enni, frequentanti l’ultimo anno delle superiori. I risultati dell’indagine sono stati presentati in occasione del webinar La scelta universitaria ai tempi del Covid-19. Indagine rappresentativa sui maturandi italiani, promosso dal Toniolo e dell’Università Cattolica. I professori dell’Ateneo del Sacro Cuore Elena Marta e Pierpaolo Triani hanno illustrato alcuni aspetti salienti: il 68% degli intervistati pensa che frequentare fisicamente l’università consente di “sviluppare amicizie e nuovi legami”; il
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55% è dell’idea che “incontro e confronto con i docenti qualificano la formazione universitaria”. A commentare i dati dell’indagine, coordinati dal giornalista Roberto Fontolan, sono stati i rettori Franco Anelli, dell’Università Cattolica, e Elio Franzini, dell’Università degli Studi di Milano, il giornalista Mario Calabresi, e Michele Faldi, direttore Offerta Formativa in Cattolica. «Gli studenti l’università vogliono frequentarla davvero per entrare a far parte di una comunità; per gli studenti l’università diventa occasione per raggiungere traguardi professionali più gratificanti di chi rinuncia alla formazione universitaria per provare a entrare subito nel mondo del lavoro, che non è solo fonte di reddito» ha osservato il rettore Anelli. «Nel momento in cui vi è un impoverimento profondo del Paese e quindi delle famiglie – ha invece rilevato Franzini, rettore dell’Università degli Studi di Milano – è chiaro che l’università può non essere vissuta ed è un errore che spesso viene compiuto. Minore mobilità di studenti significa anche minori iscrizioni in un Paese che è il fanalino di coda nel mondo occidentale come numero di laureati e rischia un ulteriore impoverimento a medio termine proprio a causa del Covid. Spero che i nostri governanti possano comprendere che investire in formazione e in ricerca sia l’unico modo per rispondere a questo impoverimento.
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L’università come luogo di incontro
Il ritorno alla vita accademica. Dal 7 settembre al 5 ottobre hanno progressivamente ripreso in aula le lezioni dei corsi di tutte le dodici Facoltà dell’Ateneo
di Graziana Gabbianelli
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a vita accademica dell’Ateneo è entrata nel vivo con l’avvio delle lezioni. Dal 7 settembre al 5 ottobre hanno progressivamente ripreso le lezioni dei corsi di tutte le dodici Facoltà dell’Università Cattolica. A Milano la prima a partire è stata la facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative con tutti i suoi corsi di laurea triennali e magistrali mentre, nella sede di Piacenza, hanno preso il via le lezioni in aula della magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza. Nella sede di largo Gemelli si sono presentati 450 studenti autorizzati in presenza e 150 hanno preferito seguire le lezioni a distanza. Ad accogliere i nuovi iscritti di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative la preside, Elena Beccalli che li ha definiti “le matricole del centenario”, perché entrano in Università Cattolica nel centesimo anno dalla fondazione dell’Ateneo. A Piacenza tutti gli iscritti alla magistrale hanno avuto la possibilità di seguire in aula la lezione. «Tutti i corsi sono saturi, tanto che la facoltà di Economia e giurisprudenza attende oltre settecento matricole, a partire dalle prime cinUniversità Cattolica del Sacro Cuore
quanta accolte oggi. Non tutti i giovani entreranno nelle aule, alcuni di loro saranno collegati da casa sfruttando la tecnologia messa a disposizione dalla Cattolica per la modalità in streaming. Contiamo di riuscire a garantire una soluzione per tutti: in presenza o a distanza, le lezioni sono già cominciate. E non si fermeranno» ha fatto presente la preside di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara mentre il professor Antonio Chizzoniti, presidente del corso di laurea in Giurisprudenza ha parlato del ritorno in aula come di «un’occasione per rinnovare il senso di comunità che ha sempre caratterizzato il nostro corso». Tutte le lezioni sono live e in diretta streamingg grazie all’ulteriore potenziamento tecnologico delle oltre 500 aule dei cinque campus, attrezzate con telecamere dotate di auto tracking, un sistema che consente di effettuare inquadrature al docente in qualsiasi posizione si trovi. Inoltre tutte le lezioni saranno videoregistrate e messe a disposizione sulla piattaforma Blackboard o comunque si potranno seguire a distanza per l’intero anno accademico nelle forme previste dal piano #eCatt.
LARGO GEMELLI
Le matricole del centenario entrano in aula
Scienze politiche e sociali: le prime lauree magistrali in presenza
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ono arrivati dalla Puglia, dalla Sicilia e dalla Sardegna. E neanche la lontananza ha impedito di essere presenti per vivere uno dei momenti più significativi della loro vita. Giovedì 1° ottobre i chiostri di largo Gemelli hanno accolto i primi studenti che hanno deciso di sostenere in presenza l’esame di laurea, nel rispetto delle norme di sicurezza
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così come richiesto dalle disposizioni vigenti. A vivere l’esperienza una trentina di laureandi magistrali della facoltà di Scienze politiche e sociali del campus milanese dell’Università Cattolica. «Le prime lauree magistrali in presenza dopo il lockdown sono un’occasione per rinnovare quello che è l’identità di un’università, che è un luogo dove le persone s’incontrano – ha detto il preside della facoltà Guido Merzoni, presiedendo una delle Commissioni di laurea della giornata –. E anche un evento così importante è celebrato in sicurezza così come richiesto in questo particolare momento, con un numero limitato di persone ma tale da garantire una certa interazione tra studente e Commissione così com’era prima della pandemia». A Brescia, dove le prime lauree in presenza si sono tenute lo scorso 24 settembre, una famiglia è arrivata dalla Sicilia per accompagnare la figlia mentre a Milano, dice il preside Merzoni, «avevamo una candidata della Sardegna». Insomma «neanche l’essere lontani ha impedito di essere in presenza».
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Dalla parte dei minori con la toga addosso di Agostino Picicco
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aola Ortolan, originaria di Vittorio Veneto, sposata con due figli, da circa un anno è giudice del tribunale per i minorenni di Milano a poche centinaia di metri dalla Cattolica, la sua Università mai dimenticata. Il suo percorso professionale l’ha vista, dopo l’esordio di 2 anni nella Procura presso la Pretura di Caltanissetta, per 17 anni sostituto procuratore presso la Procura di Milano, Dipartimento “soggetti deboli”, dove si è occupata delle vittime vulnerabili (minori abusati e donne maltrattate), in seguito “giudice della famiglia” alla IX sezione civile del tribunale di Milano, sezione specializzata sulla famiglia.
Come è nata la scelta di entrare in magistratura? Nasce per caso, dato che negli anni degli studi universitari volevo fare l’avvocato, anche se riconoscevo le difficoltà di inserimento e il fatto che non fosse proprio nelle mie corde. Decisivo fu l’incontro con il professor Piero Pajardi, docente di Diritto fallimentare e presidente della Corte d’Appello di Milano, che mi orientò per il concorso in magistratura, lavoro più compatibile con la famiglia. Si tratta quindi di una scelta maturata dopo la laurea. Del resto, dopo il diploma da ragioniera avrei voluto iscrivermi alla facoltà di Psicologia, ma la mia famiglia era dubbiosa su tale percorso professionale e così mi ero iscritta a Giurisprudenza. Mi è sempre rimasto dentro il desiderio di studiare e approfondire la dimensione più umana, per questo ho scelto il diritto di famiglia dove posso coniugare le competenze giuridiche con le conoscenze del mondo psicologico.
Quali sono i settori dei quali si è occupata? Ho iniziato a Caltanissetta ad occuparmi di reati “minori” dato che operavo nella procura presso la Pretura: abusi edilizi, furti, ricettazioni. Inoltre, come sostituto procuratore, mi occupavo di diritto di famiglia, in particolare dell’aspetto penale della patologia familiare quali maltrattamenti, violazione degli obblighi di assistenza familiare, circonvenzione di incapaci, ecc. Come vive la sua professione? Prendendo l’impegno con disciplina e con il giusto coinvolgimento, che presuppone bagaglio professionale e umano per essere persona adeguata, pur considerando la dimensione dell’errore che è pur sempre possibile nell’agire umano. È ovvio che l’esercizio del giudicare fa venire il dubbio se la decisione che si sta assumendo sia quella giusta. Ci sono storie che “prendono” di più, di cui si avverte il peso, e in questi casi sono decisioni, particolarmente, difficili. Per fortuna, oltre alla presentazione di chi espone il caso, si tratta di decisioni condivise, perché frutto di un organo collegiale. Inoltre ci avvaliamo del supporto dei consulenti delle professioni psicologiche o di psichiatria infantile, che integrano il sapere giuridico e aiutano nell’assumere le decisioni. Posso aggiungere che l’età e l’esperienza di vita personale non rendono più leggero il giudicare, perché siamo più consapevoli delle peculiarità e delle variabili dell’animo umano, ma almeno c’è più sicurezza in quello che si fa e si pensa. Insomma maturare crea esperienza, ma mette qualche dubbio in più che prima non si considerava e rende maggiormente consapevoli della responsabilità che
una decisione può avere sulle persone per il tipo di incidenza che provoca nella loro vita. Si pensi, ad esempio, all’affidamento di un bambino che deve cambiare casa, scuola, amici. È più facile comminare anni di carcere, se c’è la prova del reato, come previsto dal proprio ruolo punitivo nei binari della sanzione, che decidere dell’adottabilità di un bambino e, poi, procedere all’abbinamento con la sua nuova famiglia, incidendo così su tutta la sua esistenza. E sui rapporti affettivi. Nelle relazioni personali, non è il giudice che crea le difficoltà e le fratture, ma è determinante per orientare il futuro. Consiglierebbe oggi a un neo laureato la carriera in magistratura? Sì, la consiglio, si tratta di un servizio essenziale per il funzionamento della democrazia. Diventare un buon giudice è un ideale da mantenere per tutta la vita. Certo anche i magistrati sono uomini con pregi e difetti (siamo circa 10mila in organico su 61 milioni di cittadini). La pigrizia, la disonestà, la corruttibilità, la mancanza di imparzialità, la superficialità sono aspetti legati al nostro umanissimo essere. Il magistrato deve avere una solida struttura personale, equilibrio, deve far crescere se stesso in tutte le dimensioni, entrare in empatia con le persone. Noi vediamo tutti i problemi dell’umanità – devianza, rotture familiari, difficoltà economiche – ma li vediamo dalla nostra stanza, senza un contatto col mondo esterno, e se non studiamo e non ci aggiorniamo, diventiamo autoreferenziali in un mondo chiuso, che non comprende i problemi dell’esterno e ciò malgrado li deve giudicare. Università Cattolica del Sacro Cuore
Qual è stato per Lei il valore aggiunto di aver studiato in Cattolica? Per me che venivo dalla provincia, dal profondo Nord-Est, essere inserita nell’Ateneo dei cattolici italiani ha costituito una prima esperienza nazionale, ha rappresentato un grande salto. In questa dimensione ho anche scelto il collegio Marianum, per il desiderio di vivere un modello di “campus americano”. In effetti in Cattolica ho trovato tante opportunità e gente nuova, di regioni diverse, ho conosciuto le esperienze ecclesiali delle altre diocesi, in un arricchimento reciproco. Per questo considero l’esperienza al Marianum la più bella della mia vita. Ragazze di tutte le regioni d’Italia unite in un percorso di formazione comune in cui ci sostenevamo a vicenda. Un sostegno importante, visto che gli studi richiedevano impegno e la permanenza in collegio era sottoposta alla condizione di superare un certo numero di esami all’anno. Sono stata per un anno vice direttrice del collegio, dove sono ritornata di recente per una testimonianza in occasione dell’ottantesimo dalla fondazione. Sono orgogliosamente anche iscritta all’associazione Mea delle ex collegiali. Ricorda in modo particolare qualche docente dell’Università di Largo Gemelli? Mi sono laureata con il professor Piero Schlesinger in Istituzioni di diritto privato e dopo la laurea ho collaborato con il professor Pajardi. Ricordo anche monsignor Sandro Maggiolini, assistente spirituale del Marianum (poi vescovo di Como), così come don Giorgio Berti, scomparso poco tempo fa, e don Giorgio Basadonna, docente dei corsi di Teologia. Di recente ha scritto il libro “La toga addosso” in cui illustra la Sua vita di donna e di giudice nel contesto familiare e sociale. Come si è trovata con questa esperienza inedita di scrittrice? In questo libro mi sono messa in gioco nel dare una lettura della mia vita personale e professionale. Un riconoscimento di coraggio, come hanno detto colleghi e avvocati. Presentarlo è stata l’occasione per parlare dei compiti della magistratura e della mia esperienza nel senso di un dovere di testimonianza che ho maturato proprio tra i chiostri e le aule dell’Università Cattolica. Università Cattolica del Sacro Cuore
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Nella ricerca
È online il nuovo sito della ricerca scientifica dell’Ateneo
Podcast e Linkedin, la ricerca Unicatt parla al mondo Si presentano i nuovi canali di comunicazione per far conoscere la ricca produzione scientifica dell’Ateneo. Dal web ai social fino alla produzione di contributi audio su he universality of knowledge and Spreaker e Spotify
di Emanuela Gazzotti
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imprese, aziende, associazioni e arrivino a tutti coloro che per diverse ragioni sono interessati al mondo scientifico. Un’altra grande novità è che la sezione all’interno di PodCatt, la piattaforma che raccoglie i contributi audio promossi dall’ateneo, si dota dell’omonimo nome di #cattolicathinks e racconta gli studi realizzati attraverso la voce dei docenti. L’obiettivo è, infatti, quello di far diventare la ricerca un luogo abitato da tutta la comunità universitaria e da coloro che sono interessati al suo sviluppo. Il podcast #cattolicathinks è ora anche sulla piattaforma musicale digitale Spotify. L’impegno dell’Ateneo nella realizzazione di questo progetto multiforme in lingua inglese è nato dall’esigenza di comunicare l’ingente patrimonio costituito, sia in termini qualitativi sia quantitativi, dai contenuti scientifici prodotti dai ricercatori delle dodici Facoltà dell’Università Cattolica.
I numeri della ricerca in Cattolica PIÙ DI 80MILA PUBBLICAZIONI
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the centrality of the person. La seconda missione dell’Università Cattolica che mette al centro la persona e la conoscenza in tutti gli ambiti disciplinari ora ha anche un luogo di divulgazione ad hoc: il nuovo sito della ricerca in inglese, la lingua madre per i ricercatori di tutto il mondo. Le notizie pubblicate in inglese, gemelle di quelle del sito in italiano, raccontano il valore che l’Ateneo attribuisce allo sviluppo della conoscenza e alla sua affermazione nella realtà sociale, culturale e scientifica sia a livello nazionale sia internazionale contribuendo al bene comune attraverso il sostegno alla ricerca. Il progetto prevede anche una nuova rubrica sul profilo Linkedin dell’ateneo: #cattolicathinks è lo strumento privilegiato che veicolerà, attraverso il social dei professionisti per eccellenza, studi, indagini e paper scientifici affinché vengano condivisi il più possibile all’interno del mondo accademico ma anche nell’ambito di istituzioni,
esigenza di portare online la comunicazione sulla ricerca nasce dall’ampiezza, quantitativa e qualitativa, dell’attività di Ateneo sulla cosiddetta seconda missione. In Università Cattolica operano 1.074 docenti e ricercatori, 217 ricercatori a tempo determinato, 253 assegnisti di ricerca, che fanno riferimento a dieci macro settori disciplinari. Sono, inoltre, attivi 20 corsi di dottorato di ricerca. Questa attività in Cattolica spazia dalle scienze matematiche, informatiche e fisiche alle scienze biologiche e mediche, dalle scienze agrarie e veterinarie alle scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche, da quelle storiche, filosofiche, pedagogiche, psicologiche e giuridiche a quelle economiche e statistiche, e politiche e sociali. L’ambito istituzionale in cui si svolge la ricerca si articola su 4 Campus, 12 Facoltà, 39 Dipartimenti, 1 Istituto, 87 Centri di ricerca, 6 Centri di Ateneo, 8 Alte Scuole. Una struttura di grandi dimensioni che produce un’importante mole di pubblicazioni: 4.700 quelle censite nel 2019 e più di 80.000 attualmente censite sul repository istituzionale di Ateneo, Publicatt. La ricerca in Cattolica può contare su significative risorse, in massima parte acquisite da fonti esterne: nel 2019 si contano 129 progetti, più di 100 quelli istituzionali cofinanziati da enti esterni, 380 contratti di ricerca: in totale oltre 1.000 progetti di ricerca in corso.
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Il meccanismo che causa l’infarto
Infarto, il “dietro le quinte” svelato dai cardiologi della Cattolica
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Nella ricerca
Sul New England Journal of Medicine i ricercatori dell’Ateneo e del Policlinico Gemelli illustrano i complessi meccanismi della malattia coronarica, in particolare l’evoluhe cos’è un infarto? Spesso lo si zione patologica delle placche aterosclerotiche
di Federica Mancinelli
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descrive attraverso i sintomi, le conseguenze o per i suoi fattori di rischio. Ma la conoscenza dei meccanismi che portano quell’improvviso dolore al torace è ancora oggetto di studio. Il professor Filippo Crea (nella foto), direttore del Dipartimento di Scienze Cardiovascolari e Pneumologiche dell’Università Cattolica, campus di Roma e dell’UOC di Cardiologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e il dottor Rocco Vergallo, contrattista in cardiologia, spiegano sull’ultimo numero di agosto del New England Journal of Medicine il motivo per cui molti pazienti non hanno infarto pur “albergando” nelle coronarie placche aterosclerotiche anche gravi. Le placche che impediscono al sangue di scorrere nelle arterie impiegano infatti anni a formarsi. Ma l’infarto avviene in un attimo, spesso senza preavviso. E a fare la differenza tra il prima e il dopo è la formazione improvvisa di un trombo, un grumo di sangue che si forma sulla placca aterosclerotica e finisce col chiudere del tutto l’arteria. Le placche aterosclerotiche non sono un semplice ispessimento della parete interna dei vasi, sono strutture ‘vive’ che attraversano fasi di ‘attivazione’, durante le quali diventano instabili e dunque a rischio di trombosi, e fasi di ‘guarigione’. Negli ultimi trent’anni la ricerca si è focalizzata soprattutto sui meccanismi che rendono instabile la placca, ma questi non hanno consentito di individuare dei biomarcatori in grado di anticipare il ‘big one’, cioè l’infarto o la morte improvvisa. L’attenzione dei ricercatori si è dunque rivolta ai processi di ‘guarigione’ della placca e la review appena pubblicata sul New England Journal of Medicine dai cardiologi dell’Università Cattolica e del Gemelli fa il punto della situazione sul loro ruolo nella comparsa delle sindromi coronariche acute e sulle
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possibili ricadute terapeutiche che queste scoperte potrebbero avere. «Le coronarie, come tutte le arterie sono tubi elastici che portano sangue agli organi. Le placche aterosclerotiche sono una sorta di montagne, che crescono e protrudono all’interno delle arterie – spiega il
professor Filippo Crea –. Se queste ‘montagne’ crescono nelle coronarie e superano una certa altezza, limitano l’incremento del flusso di sangue di cui il cuore ha bisogno, quando si fa uno sforzo». Questa è la causa dell’angina da sforzo, fastidiosa ma non pericolosa. «Ma se la montagna diventa un vulcano, succede che emette cenere e lapilli (coaguli) che ostruiscono la coronaria all’improvviso, in poco tempo. Questo ‘vulcano’ è molto pericoloso delle montagne perché può causare un infarto o la morte improvvisa», afferma il professor Crea. Non tutte le placche aterosclerotiche sono destinate però a provocare un infarto. Riuscire a comprendere perché alcune sono vocate all’infarto, mentre altre no, è un nodo cruciale delle ricerche in corso.
Tumori: diagnosi precoce e terapie personalizzate con il microbioma intestinale icrobioma intestinale e tumori è un binomio che prende sempre più corpo. Studi recenti indicano infatti che alcune ‘configurazioni’ microbiche particolari sarebbero in grado di promuovere lo sviluppo di tumori, ma anche di influenzare la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di alcune terapie oncologiche, dalla chemioterapia all’immunoterapia. Un argomento molto complesso, che mal si presta ad essere studiato con un microscopio. Per questo oggi si ricorre allo studio del DNA del microbioma e alle tecnologie cosiddette ‘omiche’ che hanno consentito di creare ampie banche dati sull’argomento. Ma anche così è necessario mettere insieme i dati di diversi gruppi di ricerca, creare consorzi internazionali per lavorare sui big data, interpretabili solo attraverso gli strumenti dell’intelligenza artificiale. Una review appena pubblicata su Nature Reviews Gastroenterology and Hepatology da ricercatori della gastroenterologia e dell’oncologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Università Cattolica, insieme a bioinformatici olandesi ed esperti di metagenomica, fa il punto della situazione su questo campo in rapida evoluzione. Il profiling del microbiota, attraverso l’intelligenza artificiale, influenzerà nel prossimo futuro la prevenzione, la diagnosi precoce e la terapia dei tumori e di tante altre malattie. E questo porterà ad utilizzare i microrganismi con i quali conviviamo sia come biomarcatore di varie patologie, che da obiettivo terapeutico, inserito in una più ampia strategia di trattamento. Lo studio è condotto dal professor Antonio Gasbarrini, direttore del Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, dal professor Giovanni Cammarota, responsabile della UOSA DH di Gastroenterologia e Trapianto di Microbiota, Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e da Giampaolo Tortora, direttore della UOC di Oncologia Medica e del Comprehensive Cancer Center del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.
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Migliorare la competitività con una riduzione del fabbisogno energetico
Università e impresa insieme per una siderurgia sostenibile di Antonella Olivari
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oniugare competitività economica e sostenibilità ambientale attraverso lo sviluppo e l’applicazione delle nuove tecnologie. È lo scopo del progetto di innovazione tecnologica Smart Twin LMF 4.00 in corso presso l’acciaieria di San Zeno Naviglio Duferdofin-Nucor e che riguarda una nuova stazione, forno siviera, per l’affinazione dell’acciaio liquido. Fra i partner del progetto, in parte finanziato dal Ministero dello sviluppo economico (Mise), c’è anche l’Università Cattolica con la facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. «L’obiettivo è incrementare la competitività attraverso
La facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali è tra i principali partner dell’innovativo progetto di ricerca avviato dall’acciaieria bresciana Duferdofin-Nucor una forte riduzione del fabbisogno energetico, e migliorare l’efficienza e la qualità del processo di produzione», spiega il professor Daniele Tessera, coordinatore della ricerca targata Cattolica che vede anche la collaborazione del ricercatore Marco Della Vedova. «Stiamo realizzando, in accordo con il personale tecnico dell’acciaieria un modulo di analisi in grado di identificare, a partire dall’archivio storico delle colate, quelle che meglio approssimano determinati target, fornendo, per le varie fasi del processo produttivo, le principali statistiche sulla distribuzione dei valori di ogni singola colata. Il modulo prevede anche di analizzare ex-post le colate,
valutando il mix di rottami iniziali, le fasi di processo e le aggiunte di elementi chimici in funzione del tipo di acciaio prodotto». Il progetto è caratterizzato da due aspetti tecnologicamente rilevanti; il primo, riguarda l’integrazione fisica attraverso la realizzazione di un layout innovativo che consente di legare il nuovo impianto al forno di fusione preesistente rendendo il passaggio più veloce e più sicuro. Il secondo aspetto riguarda l’integrazione digitale, dallo sviluppo della sensoristica 4.0 di cui è dotato il nuovo impianto, alla realizzazione della Digital Platform attraverso la quale vengono raccolte, elaborate e rese disponibili tutte le informazioni e i parametri di funzionamento e di processo provenienti dalle diverse macchine.
Materiali biodegradabili e compostabilità, spesso il consumatore fa confusione
Bioplastiche: quanto si biodegradano? di Sabrina Cliti
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he fine fanno le bioplastiche una volta arrivate negli impianti industriali per la raccolta della frazione organica? Parte da questa domanda la ricerca sviluppata dalla facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali, che studia la degradazione di due tra le bioplastiche maggiormente presenti oggi sul mercato: sacchetti per la raccolta differenziata dell’umido, composto da una miscela a base di amido, e bottiglie di acido polilattico (PLA). «Questi materiali sono frutto della ricerca volta a trovare un’alternativa sostenibile alle plastiche originate da fonti combustibili fossili – dice Francesca Bandini, dottoranda della Scuola di Dottorato AgriSystem e prima autrice dello studio –. Le bioplastiche, cioè i materiali plastici da risorse rinnovabili, possono essere de-
Una ricerca della facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali analizza il destino delle bioplastiche dopo il loro arrivo negli impianti per la raccolta differenziata gradate nell’ambiente grazie all’azione di microrganismi e in determinate condizioni di tempo, temperatura e umidità». Ma allora la bioplastica è davvero biodegradabile? «I risultati delle prime analisi sembrano confermare la mancata biodegradazione del PLA in condizioni anaerobiche e la presenza di tracce ancora visibili di PLA nel compost finale. La bioplastica a base amido, invece, è risultata totalmente biodegradabile in ambiente anaerobico e non risulta incidere sulla qualità del compost finale, che ha infatti un pH vicino alla neutralità». C’è quindi un problema di gestione di alcune bioplastiche, che può inficiarne l’effettiva biodegradabilità, oltre al problema
dell’elevata presenza di plastiche tradizionali mischiate alle bioplastiche negli impianti di raccolta. «In effetti molti biopolimeri sono spesso confusi dal consumatore per l’aspetto simile alle plastiche di origine fossile. I nostri prossimi studi coinvolgeranno nuovi manufatti di bioplastiche (come le posate monouso) in impianti pilota e si valuterà il problema delle contaminazioni incrociate tra le plastiche tradizionali di origine fossile e quelle di origine biologica, materiali chimicamente ben diversi e destinati a processi che dovrebbero essere ben separati». Università Cattolica del Sacro Cuore
Il centenario di fondazione dell’Università Cattolica è ormai alle soglie. In vista di questo importante anniversario abbiamo chiesto a tutti i Presidi di raccontarci i traguardi raggiunti, i progetti in atto, le nuove sfide e prospettive di sviluppo delle Facoltà dell’Ateneo. Su questo numero le interviste a Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza, e a Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali
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In Ateneo
Economia e Giurisprudenza, proiettati verso il futuro a cura della redazione Preside Fellegara, come si declina l’identità cattolica della sua Facoltà? Idealità e concretezza, visione e competenza, complessità e trasparenza, impegno. La facoltà di Economia e Giurisprudenza sente pienamente la propria appartenenza all’Ateneo e al pensiero che ne ha ispirato la fondazione e la continua evoluzione. A cinque anni dalla pubblicazione della Laudato si’, la Facoltà in tutte le sue attività di ricerca e didattica pone al centro la questione ecologica, la cura della casa comune e dei suoi abitanti. La transizione verso nuovi modelli di impresa, di business, di sistemi e regole economiche e giuridiche di convivenza accogliente, attenta ai bisogni, consapevole dei limiti e delle risorse non rinnovabili, della responsabilità verso le generazioni a venire, tutto questo forma il nucleo centrale che si declina concretamente nei contenuti dei nove corsi di studio attivi. Ma è anche, forse soprattutto, nella ricerca del rapporto formativo personale con gli studenti che questo spirito si esprime. Vale a dire? Accompagnarli nella scoperta di ciò che sono, sostenere la loro crescita nell’acquisizione di competenze professionali, nella consapevolezza del loro ruolo nella società, dell’impegno non delegabile per la giustizia e il bene comune, è il desiderio dei docenti, dei ricercatori, del personale tecnico amministrativo che opera nei campus di Piacenza e Cremona. Ritrovare all’inizio di ogni nuovo anno accademico la passione e l’entusiasmo dell’essere partecipi di un grande disegno, ripensare il proprio ruolo, continuamente rileggere con occhi nuovi la realtà del territorio e delle comunità, sono le premesse che ci hanno consentito di progettare tanti nuovi corsi e Università Cattolica del Sacro Cuore
iniziative che raccolgono la sfida di provare a fare del loro meglio qui e ora, con lo sguardo che scruta lontano, con attenzione ai nuovi fabbisogni del mondo del lavoro. Quali sono le progettualità in atto per il futuro? Caratteristica della Facoltà, tanto nella didattica quanto nella ricerca, è la capacità di dialogare con altre discipline, dalle scienze sociali e della formazione a quelle ambientali e alimentari, uscendo dal perimetro a volte troppo chiuso e soffocante della specializzazione. Sostenibilità e innovazione, soprattutto digitale, e la ricerca del come superare le pure dichiarazioni di principio, andando in profondità nelle diverse dimensioni dell’agire economico delle organizzazioni, dei sistemi, delle professioni sono i punti di attenzione che guidano la progettazione di nuovi prodotti e di nuove ricerche. Con quali risultati? La crescita significativa e costante delle immatricolazioni, l’elevato gradimento degli studenti, il ridottissimo tasso di abbandoni, il consolidamento della reputazione e della notorietà, sono punti di partenza acquisisti grazie all’intelligente e paziente dedizione di tutti coloro che operano in Facoltà e dai
quali partiamo per la realizzazione di nuovi percorsi di laurea magistrali caratterizzati da: posizionamento distintivo e originalità (cerchiamo di fare ciò che non fanno altri) a focalizzazione strategica e prioritaria sull’internazionalizzazione (con i programmi di doppia laurea), a un crescente rafforzamento delle relazioni con il mondo produttivo locale e nazionale, oltre che con la realtà del non-profit. Se nelle aule entrano manager e imprenditori che si lasciano interpellare dai nostri studenti e con i quali si attiva uno scambio ricco e sorprendente, stage e accompagnamento nella ricerca del primo ingresso nel mondo del lavoro sono la nostra specificità con una attenzione puntuale all’incontro tra le esigenze di chi cerca nuove persone e di chi deve orientarsi in un percorso intricato e non privo di vicoli ciechi. Quali sono le parole chiave su cui si fonda l’impegno formativo della Facoltà per la ripresa post pandemica? Familiarità digitale e collaborazione competitiva per affrontare insieme il piano per risorgere a cui Papa Francesco ci chiama. Accettiamo la sfida di provare insieme ad uscire dalla pandemia. Favoriti dalla nostra bellissima sede, nel rispetto delle regole di sicurezza sanitaria, abbiamo da subito ripreso la presenza e la vita nei campus con le cerimonie di laurea, gli esami e da pochi giorni con le lezioni in presenza, ma abbiamo anche colto l’opportunità di una profonda innovazione tecnologica che ci permette di essere vicino ai lontani. Ma la risposta a questa nuova sfida non può essere solo organizzativa, nulla tornerà come prima. Solo se ripenseremo al mondo come qualcosa che abbiamo ricevuto, se rifletteremo esistenzialmente sul nostro modo di prendervi parte, sulla complessità irriducibile dell’umano e sul cosa significhi l’agire economico responsabile e sostenibile, potremo contribuire a dare senso ai prossimi cento anni del nostro Ateneo.
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Scienze agrarie tra local e global a cura della redazione Preside Trevisan, 100 anni di Cattolica: quali traguardi ha raggiunto la sua Facoltà? Nei 67 anni di vita della Facoltà abbiamo contribuito a migliorare il livello della classe dirigente nel sistema agroalimentare inserendo i nostri laureati ai vertici del sistema agrario e della trasformazione alimentare, sempre con attenzione agli insegnamenti della Chiesa Cattolica e al lascito di padre Gemelli che volle la nostra Facoltà con l’obiettivo di contribuire a ridurre il numero di persone con scarsità di cibo. Raccontare tutto quello che si è fatto in 67 anni di storia non è facile, mi limiterò a citare alcuni esempi degli ultimi anni. Al compimento dei sessanta anni abbiamo cambiato il nome della facoltà da Agraria a Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali per meglio rappresentare la nostra idea
di ricerca e di didattica. Infatti per rispondere alle tre grandi crisi attuali: economica, ambientale e di giustizia la soluzione non può che arrivare dalle tre A: Ambiente, Agricoltura e Alimentazione che sono tra loro fortemente interconnesse. In questo ambito abbiamo attivato un dottorato
interfacoltà, Agrisystem, che mette insieme studenti e competenze delle facoltà di Agraria, Giurisprudenza ed Economia. Nei suoi 13 anni di esistenza, tale scuola – che riguarda tutte le sfaccettature della filiera agroalimentare – ha dottorato oltre 150 giovani ricercatori. Inoltre la Facoltà si è aperta al mondo internazionale attivando un corso di laurea triennale e due magistrali in lingua inglese. Poi, grazie alla Fondazione Invernizzi, che ci ha sempre munificamente supportato, è stata modernizzata la stalla sperimentale, che permetterà di sviluppare ulteriormente la ricerca nel settore lattiero-caseario. Il 5 ottobre iniziano le attività del nuovo campus di Cremona, ospitato in una location unica come può essere un monastero del Quattrocento, ristrutturato grazie al sostegno della Fondazione Arvedi Buschini. Infine abbiamo rimodernato i laboratori studenti con l’apertura di una piccola can-
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In una firma il futuro degli stage o stage rappresenta ormai il primo contatto tra università e mondo del lavoro, tra conoscenze teoriche e applicazioni sul campo. Per questo l’Università Cattolica ha concluso un accordo quadro con Confindustria Piacenza al fine di creare le basi per l’osmosi tra i suoi laureati e le aziende locali. La firma della convenzione, il 9 ottobre, ha offerto l’occasione per rinsaldare la pluriennale collaborazione tra le due istituzioni sui fronti della ricerca, del placement e della didattica, e per incrementare le sinergie tra realtà produttiva e realtà accademica, dando ancora più concretezza alla terza missione dell’università. «Un accordo che ha due caratteristiche distintive: la qualità delle persone che lo stipulano, che sapranno rendere concreta questa cornice, e il momento in cui si colloca, una fase di passaggio velocissima che ci spinge a cercare oggi soluzioni condivise per capire non cosa servirà domani, ma ciò che serve già oggi in termini di soft skills e competenze» ha sottolineato il rettore Franco Anelli. Il presidente di Confindustria Piacenza Francesco Rolleri, parlando delle professioni del futuro non ha dubbi: «Ruoteranno tutte intorno a intelligenza artificiale, internazionalizzazione, problem solving, energia
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e sostenibilità». In risposta ad alcune domande dagli studenti, che hanno partecipato numerosi all’evento, il direttore generale dell’Università Cattolica Paolo Nusiner ha spinto a guardare con ottimismo al futuro. Luca Groppi, direttore di Confindustria, ha poi richiamato la convenzione come un’opportunità per partire «da un canale attivo, quello tra Cattolica e Confindustria, che già si esprime tra stage, collaborazioni con i centri di ricerca e indagini, come quella
recentissima sullo smart working». Perché se è vero che ciò che importa è raggiungere il traguardo che ci si è prefissati, altrettanto importante è, secondo la preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara, che ha coordinato l’evento, «la traiettoria che si imprime a quella freccia che è la nostra vita, attraverso le nostre esperienze e le nostre scelte». Un ulteriore motivo per agevolare l’ingresso nel mondo del lavoro.
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tina, un mini caseificio, un laboratorio per l’analisi sensoriale e uno di metabolomica, un vigneto e un noccioleto sperimentale, dei campi condotti con le tecniche dell’agricoltura conservativa e di precisione, che accanto all’esistente permettono di fare una didattica all’avanguardia. E quali sono le sfide future? Circa le sfide per i prossimi cento anni... c’è quella di incrementare la formazione in lingua inglese, prevedendo un’altra laurea magistrale in inglese nel settore zootecnico, e i curricula di altri corsi sempre in inglese. Impartire l’insegnamento dei corsi in inglese rientra nell’obiettivo di internazionalizzazione che riguarda l’intero Ateneo. La scommessa del futuro è proprio l’internazionalizzazione e la formazione avanzata, che stiamo attuando tramite programmi di studio Double Degree stabiliti con la Francia, l’Olanda, la Germania, la Svezia, il Belgio o con l’attivazione di master e corsi di alta formazione. Il lascito di padre Gemelli è stato quello di guardare con attenzione agli studenti dei Paesi in via di sviluppo, che hanno più necessità di formazione, poi tornano nei loro Paesi con le competenze apprese da noi, e questo si può fare solo con la lingua internazionale che è l’inglese. Un’altra sfida è quella di migliorare sempre di più l’offerta formativa e incrementare la strumentazione nei laboratori per la formazione degli studenti. Come si coniuga la formazione offerta dalla facoltà di Agraria con le esigenze del mondo del lavoro? La nostra grande soddisfazione è che oltre il 90% dei nostri laureati trova impiego entro un anno dalla laurea. Abbiamo rivisitato i piani di studio per essere attenti alle nuove esigenze del mondo del lavoro. Un’attenzione particolare è stata data al tema della sostenibilità caro a papa Francesco che all’argomento ha dedicato una enciclica (Laudato si’). Ricordo in particolare la laurea magistrale in Agricoltura sostenibile e di precisione, che riguarda l’informatizzazione e l’automazione nel settore agricolo. In tal senso come si declina l’identità cattolica nella sua Facoltà? Abbiamo sviluppato progetti con molteplici paesi in via di sviluppo come India, Con-
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go, Tanzania, Uganda, con l’obiettivo di realizzare formazione in loco, perché quello che viene calato dall’alto muore subito. Tutto il personale docente e tecnico-amministrativo è particolarmente attento alle relazioni con gli studenti e il nostro campus è come una famiglia per loro, dove hanno sempre la possibilità di incontrare i docenti. Questo penso sia un plus che è riconosciuto anche al di fuori della sede di Piacenza. Sottolineo che i nostri studenti provengono da tutta Italia, con un’ampia partecipazione dalle regioni del Sud, e ora anche dall’estero, secondo l’intendimento di padre Gemelli per la nascita della nostra Facoltà. Si percepisce il forte legame della facoltà di Scienze agrarie con il territorio. Il legame col territorio è molto radicato. Ci troviamo nella cosiddetta Food Valley, il campus è nelle città di Piacenza e Cremona, un’area in cui si trovano le maggiori produzioni agricole italiane e dove la trasformazione di prodotti come formaggi, salumi, latte, pomodoro e pasta è passato da arte e tradizione a impresa. Così possiamo dire che siamo glocall perché siamo radicati sul territorio con i consorzi che si occupano della trasformazione dei prodotti, ma siamo anche globall per i rapporti che intratteniamo con le multinazionali del settore, come Lactalis, Kraft, Ferrero e Barilla, ma non solo.
Come sta vivendo la sua Facoltà la ripresa dopo il Coronavirus? Ci troviamo all’inizio di un nuovo anno accademico e siamo partiti molto bene. Mi riferisco alla nuova modalità della didattica: noi garantiamo agli studenti le lezioni in presenza di tutte le materie, in aule ampie e capaci, grazie al nuovo campus di Cremona e – tramite un grande investimento che ha fatto l’Ateneo – abbiamo anche la possibilità di andare in diretta streaming con apparati innovativi di supporto in tutte le aule, permettendo di seguire le lezioni da casa con le stesse modalità di chi è in presenza e offrendo la registrazione della lezione nel caso ci si fosse persi qualche passaggio. Insomma il Covid si è trasformato in un vantaggio per gli studenti grazie alla prontezza dell’Ateneo e della Facoltà che hanno risolto brillantemente i disagi creati dalla pandemia. Garantiremo in presenza anche le esercitazioni nei laboratori e le uscite didattiche in campagna per vedere dal vivo quanto viene spiegato a lezione. In vista del Centenario, qualche progetto particolare dal punto di vista enogastronomico? A dire il vero, vorrei preparare una sorpresa, se riusciremo ad avere i macchinari. Nei nostri laboratori, vorrei una produzione – all’inizio necessariamente molto limitata – di “spumante del Centenario”, da utilizzare per i brindisi nelle occasioni importanti del prossimo anno.
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Succede al professor Domenico Bodega
Antonella Occhino, nuova preside di Economia
La docente di Diritto del lavoro guiderà la Facoltà dal primo novembre all’insegna di un impegno didattico e scientifico dagli ampi orizzonti
a cura della redazione
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ntra in carica il 1° novembre Antonella Occhino, la nuova preside della Facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per il quadriennio 2020/21-2023/24, succedendo al professor Domenico Bodega, preside per tre mandati. Antonella Occhino è professore ordinario di Diritto del lavoro nella stessa Facoltà dal 2014, dove è stata ricercatore dal 2001 e professore associato dal 2007. Nella facoltà di Economia è coordinatrice del Corso di laurea magistrale
in Economia e Legislazione di Impresa (LM ELI) e direttore del Master di II livello in Corporate Governance (COR-GOV). In Università Cattolica del Sacro Cuore è vice presidente della Consulta di Ateneo. È autrice di numerose pubblicazioni scientifiche su varie tematiche, in particolare in materia di relazioni di lavoro, sindacali e rapporti previdenziali e di sicurezza sociale. Per la professoressa Occhino le sfide della Facoltà per i prossimi anni riguardano «nuove competenze, nuovi collegamenti internazionali, nuova consapevolezza della storia alla quale apparteniamo per comprendere meglio il futuro da costruire insieme, docenti e studenti, nella Facoltà di Economia dell’U-
niversità Cattolica del Sacro Cuore». Un impegno didattico e scientifico dagli ampi orizzonti, così definito dalla nuova Preside: «In una fase che spinge molti a ritirarsi di fronte alle sfide difficili che la storia ci pone davanti, noi siamo chiamati a immaginare e realizzare un’offerta formativa innovativa, pluralistica e sempre più aperta al metodo interdisciplinare. La ricerca sarà potenziata a beneficio di tutti, anche per determinare effetti sociali di lungo termine e trasformativi che l’università non può non dare».
Scienze politiche e sociali, terzo mandato per Merzoni l Consiglio della facoltà di Scienze politiche e sociali, nella seduta del 15 luglio scorso, ha confermato per il quadriennio 2020/21-2023/24 il professor Guido Merzoni, preside della facoltà di Scienze politiche e sociali, attiva nei campus di Milano e Brescia. Il rettore Franco Anelli, a nome dell’intera comunità universitaria, si è congratulato con il professor Merzoni per il nuovo incarico, augurandogli buon lavoro per il prossimo quadriennio. Guido Merzoni, al suo terzo mandato, è professore di Economia politica alla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica. Ha studiato all’Università di Warwick (Regno Unito), dove ha conseguito il Ph.D. in Economics, ed è stato Human Capital Research Fellow presso il Department of Economics. È socio ordinario della Società Italiana degli Economisti, membro del Coordinamento editoriale e del Comitato scientifico della rivista Economia politica – Journal of Analytical and Institutional Economics e del Consiglio Scientifico del Centro di Ricerche in Analisi economica e sviluppo economico internazionale (Cranec) dell’Università Cattolica. I suoi interessi di ricerca riguardano l’analisi economica delle istituzioni, della fiducia e delle relazioni interpersonali; la teoria della delega e dei contratti; il capitale sociale e la sussidiarietà. Su questi temi ha scritto numerosi saggi pubblicati in sede nazionale e internazionale.
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Dalla cattedra UNESCO alla guida della Facoltà
Scienze della formazione, Simeone eletto preside Coniugare i valori che qualificano la storia della Facoltà con la capacità di interpretare il presente e promuovere lo sviluppo futuro. È il monito con cui Simeone intende portare avanti il suo nuovo incarico
a cura della redazione
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Domenico Simeone il nuovo preside della facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica per il quadriennio 2020/21-2023/24, in carica dal 1° novembre, succedendo al professor Luigi Pati. Il professor Simeone, docente di Pedagogia generale e sociale nella stessa Facoltà è coordinatore, a Milano, del corso di laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione e nel 2019 ha costituito presso la sede bresciana la Cattedra UNESCO Education for Human Development and Solidarity among Peoples che dirige. Tra i vari incarichi direttivi è membro del Comitato direttivo del Centro Studi Pedagogici sulla Vita Matrimoniale, del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI), del Comitato Scientifico del
Centro di Ateneo di Studi e Ricerche sulla Famiglia ed è alla guida dell’Osservatorio per l’educazione e la cooperazione internazionale dell’Università Cattolica. «Per rispondere sempre meglio ai nuovi bisogni di formazione che emergono nella nostra società in continua trasformazione si devono coniugare i valori che qualificano la storia del nostro Ateneo e della nostra Facoltà con la capacità di interpretare il presente e promuovere lo sviluppo futuro, alimentando il confronto con il territorio, il mondo del lavoro, le scuole, i servizi educativi – spiega il professor Simeone –. Un’attenzione particolare andrà posta inoltre al processo d’internazionalizzazione».
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Fase 3, un impegno globale di 10 milioni di euro
Manovra straordinaria della Cattolica per assicurare a tutti gli studenti il diritto agli studi di Katia Biondi
Borse di studio e Fondo salvastudi Agostino Gemelli: le azioni concrete per sostenere gli studenti e le famiglie più bisognose a fronte delle conseguenze economiche causate dal Coronavirus
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seguito della costante riduzione di finanziamenti pubblici ha investito oltre 12 milioni di proprie risorse economico-finanziarie per agevolare gli studenti in difficoltà. La manovra straordinaria si aggiunge a un più ampio ventaglio di azioni messo in campo negli ultimi mesi dall’Università Cattolica, insieme con Istituto Toniolo e Fondazione EDUCatt (l’Ente per il Diritto allo Studio dell’Ateneo), per far fronte alle possibili ricadute economiche indotte dalla pandemia. Tra queste azioni vanno ricordati i circa 1,6
milioni di euro, destinati alla tutela del diritto allo studio attraverso la riduzione dei costi dei servizi per gli studenti che nel periodo di emergenza sanitaria da Covid-19 non ne hanno usufruito, o ne hanno usufruito solo parzialmente. E ancora l’istituzione del Fondo salvastudi Agostino Gemellii che, dopo l’apporto iniziale di 1 milione di euro conferito dall’Ateneo, ha potuto contare su complessivi 2,1 milioni di euro destinati a studenti venutisi a trovare in condizioni di bisogno a causa della pandemia – al riguardo sono state accolte complessivamente più di 2.000 domande presentate – e consentire così una riduzione della contribuzione studentesca per l’anno accademico 2019/20, nello specifico sulla terza rata la cui scadenza era stata prorogata al 30 giugno. Questo Fondo va a integrarsi con un altro, già esistente prima della pandemia, per l’erogazione di Sovvenzioni Straordinarie EDUCatt, che quest’anno superano i 200mila euro.
Le borse per i 100 migliori nuovi studenti FORMAZIONE
uasi 10 milioni di euro. A tanto ammonta la cifra di risorse finanziare che l’Università Cattolica ha messo in campo dall’inizio dell’emergenza sanitaria da Covid-19. Un enorme impegno dell’Ateneo che raccoglie l’insieme di azioni concrete pensate e in via di realizzazione per far fronte alla Fase 3 con la ripresa delle attività in presenza, secondo le disposizioni governative e la contemporanea garanzia di una didattica a distanza, considerate le condizioni epidemiologiche del Paese. Ma anche, e soprattutto, per sostenere gli studenti e le famiglie più bisognose a fronte delle conseguenze economiche causate dal Coronavirus con l’obiettivo di garantire a tutti il diritto di intraprendere percorsi di formazione universitaria. Anche quest’anno, infatti, nessuno studente sarà escluso dal beneficio della borsa di studio grazie a un nuovo intervento straordinario con fondi propri dell’Università Cattolica che, investendo circa 2 milioni di euro, garantisce al 100% degli studenti risultati, per l’anno accademico 2019/2020, idonei alla borsa di studio l’accesso alla formazione terziaria, anche a fronte della insufficienza dei fondi regionali per il diritto allo studio. Se l’Università Cattolica accoglie quasi la metà degli studenti beneficiari in Atenei non statali sul territorio nazionale (oltre 3.000) – con un fabbisogno stimato per l’anno accademico 2019/20 di oltre 12 milioni di euro – le risorse messe a disposizione dalla Regione per gli studenti idonei alla borsa di studio coprono solo circa l’80% degli aventi diritto. Davanti a oltre 700 esclusi – i cosiddetti “idonei non beneficiari”, che avrebbero cioè tutte le carte in regola per ottenere la borsa di studio ma non ne avrebbero beneficiato per mancanza di fondi pubblici – l’Università Cattolica è intervenuta per garantire a tutti gli stessi diritti. Dal 2011 a oggi la Cattolica a
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ono state pubblicate sul sito www.borsepermeritouc.it le graduatorie relative al Concorso nazionale per l’assegnazione di 100 borse di studio di solo merito per iscriversi all’università. Oltre che attraverso la ricerca scientifica, l’Ateneo contribuisce alla ripresa investendo importanti risorse nella formazione dei giovani. L’emergenza sanitaria da Covid-19 ha reso ancora più urgente fornire un contributo concreto alle famiglie, molto apprezzato ogni anno da migliaia di studenti (oltre 3mila le candidature pervenute nel 2020), un investimento – tra i più imponenti bandi undergraduate promosso in Italia con fondi privati – per la formazione dei giovani reso particolarmente urgente dall’attuale frangente economico. Queste sovvenzioni, attivate con fondi propri messi a disposizione da Università Cattolica e Istituto Toniolo, si aggiungono alle oltre 3mila borse di studio erogate annualmente da Fondazione Educatt per il diritto allo studio secondo il criterio misto reddito-merito. Queste 100 borse sono destinate a chi intende immatricolarsi in Università Cattolica nell’anno accademico 2020-21. Due le categorie di Concorso: START: diplomandi o diplomati che intendono immatricolarsi in Università Cattolica per l’anno accademico 2020-21; RUN: studenti laureandi o laureati di primo livello che intendono iscriversi in Università Cattolica per l’anno accademico 2020-21. L’importo assegnato a ciascun borsista è pari a 2mila euro, rinnovabile per gli anni successivi. Inoltre, per gli studenti ammessi ai Collegi In Campus, la borsa erogata sarà di 3mila euro annui.
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Migrazioni e appartenenze religiose
La religione dei migranti sfida l’Europa di Katia Biondi e Agostino Picicco
Da minaccia identitaria a strumento di integrazione e di promozione del bene comune: è quanto emerge da una ricerca multidisciplinare dell’Università Cattolica condotta da 30 ricercatori in collaborazione con la Cei
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e-strumentalizzare la religione, ri-umanizzare i migranti e con loro creare uno spazio pubblico. Sono i concetti-chiave della ricerca multidisciplinare Migrazioni e Appartenenze Religiose che ha coinvolto una trentina di ricercatori – tra sociologi, filosofi, psicologi, giuristi, politologi, teologi – impegnati per un triennio. Un lavoro che ha l’obiettivo di restituire il giusto “spazio” alla dimensione religiosa nella comprensione e nella governance della mobilità umana e della convivenza interetnica e i cui risultati sono raccolti in un volume di oltre 800 pagine pubblicato in inglese da Brill ((Migrants and Religion: Paths, Issues, and Lenses) e disponibile in open access: una scelta intesa a promuoverne la lettura anche oltre i confini italiani e che giunge in un momento cruciale del dibattito sul governo della mobilità umana e del diritto d’asilo. La ricerca è stata presentata venerdì 25 settembre nell’ambito del convegno La religione del migrante come sfida per la società e per la chiesa, promosso dall’Università Cattolica in collaborazione con la Conferenza episcopale italiana. «I flussi migratori ci obbligano a fare i conti con l’intricata geografia religiosa di molti paesi e coi processi involutivi che hanno compromesso una tradizione di convivenza tra gruppi religiosi», afferma Laura Zanfrini, docente di Sociologia delle migrazioni e della convivenza interetnica all’Università Cattolica e direttore scientifico della ricerca presentata. Dunque, «il pluralismo religioso» rappresenta un «effetto inatteso del regime migratorio europeo». Affinché si dispieghi il potenziale positivo della religione i ricercatori individuano alcune condizioni che chiamano in causa la responsabilità delle autorità di governo, del sistema di accoglienza, della scuola e delle stesse organizzazioni religiose. Tra queste: la disponibilità ad ascoltare i migranti e le loro storie, che ne fanno dei testimoni viventi dell’importanza dei diritti religiosi e del loro inscindibile legame con la libertà
tendenza a ridurle a un vessillo identitario: occorre rifocalizzare l’attenzione sui valori (spesso condivisi anche dalle altre principali tradizioni religiose) e sulla necessità di inscriverli nella società, nelle sue principali istituzioni, nelle scelte attraverso le quali – come appunto avviene con le politiche di governo della mobilità umana – tali valori trovano espressione. personale; il riconoscimento della dimensione religiosa e spirituale all’interno dei percorsi di accoglienza e di integrazione; il rispetto dei diritti religiosi (delle minoranze e della «maggioranza»), educazione al pluralismo religioso e al principio di laicità dello Stato; la creazione di solide reti di collaborazione tra autorità di governo e leader delle diverse confessioni religiose; il ripensamento del concetto di cittadinanza al di là delle incrostazioni nazionalistiche, nella direzione della cittadinanza agita e partecipata; la capacità di trasformare il pluralismo religioso dei contesti scolastici e di vita quotidiana in “palestra di cittadinanza”; la “ri-alfabetizzazione” religiosa delle nostre società, indispensabile per instaurare un autentico confronto con chi proviene da altre tradizioni religiose ed esige che esse siano riconosciute nello spazio pubblico; il riconoscimento di come la religione non sia solo un bene privato, ma anche un bene pubblico che apporta un contributo prezioso al benessere collettivo; l’integrazione della religione nel governo e nella governance delle migrazioni e della convivenza interetnica; la valorizzazione del dialogo interreligioso anche per l’individuazione dei principi condivisi che possano fondare una “etica globale”. La religione dei migranti è una sfida per la società contemporanea eterogenea e globalizzata. Secondo lo studio della Cattolica è la strada attraverso cui l’Italia e l’Europa possono riscoprire e rivitalizzare l’essenza delle loro radici cristiane, di contro alla
Valutare, per migliorare, i servizi dell’Ateneo nche se dallo scorso marzo, per via del Covid-19, stiamo tutti attraversando un periodo davvero “particolare” e ancora imprevedibile nei suoi esiti, l’Ateneo ha ritenuto di proseguire anche quest’anno, attraverso la Funzione di supporto al Nucleo di valutazione, l’esperienza di “ascolto” degli studenti per quanto riguarda il gradimento di alcuni servizi e di specifici aspetti dell’organizzazione didattica. Nell’ottica di realizzare un continuo e progressivo miglioramento della vita universitaria è stato quindi inviato a tutti gli studenti iscritti – già prima della pausa estiva – un questionario predisposto dalla Funzione di supporto, nel quale si è cercato di tenere conto anche delle limitazioni imposte dalla pandemia nell’erogazione dei servizi. Per facilitarne la compilazione ogni studente iscritto ha ricevuto una mail nella propria casella @icatt, con il link attraverso il quale accedere alle poche domande in cui è strutturata l’indagine. Chi non ha ancora espresso la sua opinione riceverà a breve un ulteriore sollecito: al prezzo di un minimo investimento di tempo avrà ancora l’occasione per dare il suo parere. A tutti si garantisce che rispondere non è stato e non sarà inutile, perché i dati, in forma aggregata e assolutamente anonima (come prevede la normativa in vigore) vengono raccolti, studiati e messi a disposizione delle Facoltà e, in generale, dell’Ateneo per valutare possibili miglioramenti.
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L’importanza della formazione per il futuro del Paese
Crisi economica ed educativa, dialogo tra Draghi e Crea di Federica Mancinelli
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uant’è stressante essere il Presidente della Banca Centrale Europea? Inizia così il dialogo fra Mario Draghi e Filippo Crea, professore di Malattie dell’apparato cardiovascolare all’Università Cattolica e Editor in Chief dello European Heart Journal, centrato sui temi più attuali della gestione della crisi economica e educativa derivata dall’emergenza sanitaria e della sanità pubblica, trasmesso a settembre nella giornata conclusiva del Congresso della Società Europea di Cardiologia Escardio 2020. «Credo sia stressante come qualsiasi altro lavoro di responsabilità – ha risposto Mario Draghi – dove le parole contano e ciò che si fa ha conseguenze per milioni di persone. Esistono molti altri lavori così impegnativi, quindi non c’è nulla di particolare nello svolgere questo lavoro in confronto ad altri. Nella mia opinione lo stress è pesante nella misura in cui ci si sente sotto pressione: in altre parole, ciò che bisogna considerare non è il contenuto di una professione in termini di stress, ma come questo si affronta». La conversazione, che ha toccato i temi dell’economia, degli scenari di ripresa, dell’arrivo di un vaccino, della spesa per la Sanità Pubblica, è stato un dialogo vivace fra un medico e un economista, impegnati a leggere la realtà attuale dal rispettivo punto di vista: «Il medico si occupa di un paziente alla volta – ha chiesto il professor Crea – lei di milioni di persone, quindi credo che sia un compito più sfidante del nostro». Umile e alta la risposta dell’ex Presidente della Banca Centrale Europea (BCE): «Non saprei, credo che gli interessi siano più elevati nella Medicina». Il professor Crea, commentando la realtà sanitaria dei mesi primaverili ed estivi, toccando i temi più propri della Medicina, ha
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L’ex presidente della Banca centrale europea, in un incontro con il professor Filippo Crea, nella giornata conclusiva del Congresso della Società Europea di Cardiologia “Escardio 2020”, rilancia l’invito a investire sui giovani
condiviso i pensieri di tutti gli operatori della Sanità: «I medici sono ora fra Scilla e Cariddi. I nostri governanti ci chiedono di spendere meno, ma le cure sono sempre più costose. Dov’è il punto di equilibrio?» «Difficile dirlo – ha risposto Draghi – Magari mi sbaglio, ma ho la percezione che il punto di equilibrio si sia spostato molto nei tempi recenti. In altre parole, tutti hanno capito che dobbiamo spendere molto di più in sanità e in tutto ciò che riguarda la salute e che bisogna cambiare i modelli: la catastrofe del Covid-19 ci ha dimostrato che non eravamo preparati all’inizio e che parte di questa impreparazione aveva a che fare con le debolezze della nostra struttura. Quindi, il messaggio è che tutti i Paesi spenderanno di più, passando dalla semplice efficienza ad una maggiore solidità». «Sta dicendo – ha replicato Crea – che paradossalmente l’esperienza del Covid rafforzerà la Sanità Pubblica?» «Sicuramente» risponde Draghi. «E crede che i politici siano pronti per questo nuova modalità di azione?» ribatte il cardiologo dell’Università Cattolica. La risposta dell’ex presidente della BCE è a metà fra il realismo e l’ironia: «Forse dovrebbe chiederlo a loro!». La conversazione si sposta poi sui giovani e sul futuro del Paese «La maggior parte
del debito a carico delle giovani generazioni non sarà ripagata da me o da lei, ma dovrà essere ripagata da persone che oggi sono molto giovani. Saranno loro a dover affrontare l’enorme sfida di trovare le risorse (...). Dal mio punto di vista, quindi, la prima cosa che dovremmo fare è investire nella loro istruzione e nella loro formazione, chiamando in causa le responsabilità soprattutto degli educatori, per essere certi che i giovani saranno preparati per la società che li aspetta e non saranno costretti a sacrificare altri valori importanti a causa del debito da ripagare. In un certo senso quello che abbiamo davanti è un obbligo morale. L’educazione è, quindi, un esempio di uso produttivo e efficace del debito creato». Ritorna così a parlare di giovani Mario Draghi come aveva fatto durante il suo intervento nella giornata inaugurale dell’edizione 2020 del Meeting per l’Amicizia fra i Popoli di Rimini dove, in particolare, aveva ricordato le parole significative rivolte a tutta la comunità dell’Università Cattolica in occasione della Laurea honoris Causa in Economia conferitagli dall’Ateneo lo scorso 11 ottobre 2019 (https://www.cattolicanews.it/conoscenza-coraggio-umilta-la-lezione-di-mario-draghi). La versione integrale del dialogo su https://www. cattolicanews.it/draghi-rilancia-l-invito-a-investire-sugiovani-e-formazione
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Operosa sodalitas, un’attiva comunità di ricercatori e studiosi
Associazione docenti fuori ruolo, l’orgoglio Unicatt non ha età di Graziana Gabbianelli
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È nata l’Associazione degli Scholars, il sodalizio che riunisce i docenti dell’Ateneo in pensione. Tra le sue finalità: promuovere l’immagine dell’Università e contribuire a rafforzare la comunità degli Alumni
orgoglio di appartenere all’Università Cattolica non va in pensione. È da questa idea che nasce l’Associazione ’ di docenti fuori ruolo dell’Università Cattolica, costituita lo scorso 14 luglio, di cui è presidente il professor Edoardo Teodoro Brioschi. Il senso di appartenenza costituisce un punto di forza e una componente fondamentale della realtà e dell’immagine dell’Ateneo.
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Come si è giunti alla costituzione dell’Associazione degli Scholars? «Ci siamo rifatti, innanzitutto, al modello anglosassone, ma non solo, che presenta una molteplicità di associazioni di insegnanti che hanno terminato la loro attività di docenza accademica, di cui sono dotate in particolare Università assai prestigiose. Ha giocato un ruolo importante anche l’avvicinarsi del centenario dell’Università Cattolica, che ci richiama alla molteplicità di professori che si sono succeduti: docenti, noti non solo per le loro capacità nell’insegnamento, ma anche per le loro attività a favore del progresso di vari ambiti della società. La nascita della nostra associazione è stata comunque resa possibile grazie al sostegno del rettore Franco Anelli, che ne sarà presidente onorario». Chi sono i vostri Scholars? «Senza dubbio la più incisiva definizione dei nostri Soci è quella fornita dallo Statuto (art. 7): “coloro che hanno terminato l’attività di docenza accademica e, riuniti dalla condivisa passione per la ricerca, intendono farsi comunità operosa e contribuire al perseguimento delle finalità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore”. La definizione fa riferimento alla natura e al metodo di lavoro dell’Associazione che è appunto quello di agire come comunità di ricercatori, carattere sottolineato dal motto “Operosa sodalitas”». Quali sono le principali finalità dell’Associazione? «Gli obiettivi sono di due tipi (art. 3 dello Statuto), anzitutto quella di collaborare al persegui-
mento delle finalità dell’Università Cattolica negli ambiti e secondo le indicazioni dell’Ateneo. La seconda finalità riguarda i membri stessi dell’associazione, cui il sodalizio si propone di offrire iniziative di promozione e di servizio, che soddisfino le loro esigenze. Dato che l’associazione è appena sorta, le aree di cui si occuperà – al di là di quelle indicate direttamente dall’Ateneo – saranno definite tenendo anzitutto conto della natura del sodalizio, che è quella di essere una comunità di ricercatori, i cui interessi appaiono fin d’ora piuttosto articolati». Quanti sono i soci fondatori dell’associazione e come si struttura questa al suo interno? «I soci fondatori sono stati 18 con una provenienza da otto Facoltà. L’associazione – che si è venuta definendo sulla base dell’esperienza di non pochi anni come Gruppo (da un primo nucleo di alcuni colleghi a una ventina circa di docenti) – si è data una struttura molto snella: al di là dell’Assemblea dei Soci, gli organi previsti sono il consiglio direttivo, il presidente, il revisore dei conti ed il collegio dei probiviri». Quali sono le attività ed i progetti in particolare in vista del centenario? Una delle iniziative di arricchimento dell’immagine del nostro Ateneo nella preparazione e nella prospettiva del centenario è stata costituita da una serie di incontri di presentazione in Università dei nostri “laureati celebri”, ovvero ideatori e realizzatori di importanti imprese a favore della ricerca e della società. Un’iniziativa avviata qualche anno fa con
l’imprenditore immobiliare Manfredi Catella, nostro laureato della facoltà di Economia e Commercio, che ha dato un contributo significativo al riordino urbanistico di Milano (riqualificazione di Porta Nuova). Altri appuntamenti? Lo scorso anno – in collaborazione con il prorettore vicario e presidente di Alumni professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi – è stata la volta di una nostra laureata della facoltà di Lettere e Filosofia, attualmente illustre docente all’Università di Oxford, Cristina Dondi, che ha avviato un progetto straordinario (basato sulla teoria che seguendo il percorso dei libri è possibile ricostruire la storia del sapere in Europa) oggetto della sua conferenza sul tema La mia ricerca sulla rivoluzione della stampa in Europa (1450-1500) e la ricostruzione del patrimonio librario italiano disperso nel mondo». E per l’avvenire... «Interrotta a causa della pandemia da Coronavirus la serie delle presentazioni di “laureati celebri” dovrebbe continuare, sempre in collaborazione con il prorettore vicario, – si sta poi realizzando un’altra attività volta a riallacciare o a consolidare il dialogo dell’Ateneo con i suoi laureati. Contando infatti sul particolare rapporto che si crea in generale tra il laureando e il professore relatore della tesi, gli Scholars hanno cominciato prima a individuare – con l’aiuto degli uffici dell’Università – i nominativi dei propri laureati, poi a contattarli e a riunirli nella comunità degli Alumni». Università Cattolica del Sacro Cuore
L’evento promosso dall’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Ateneo
Giornata universitaria, parole di futuro
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Celebrata nel campus di Roma dell’Ateneo la 96ma Giornata per l’Università Cattolica. Monsignor Giuliodori: «Dobbiamo sentirci tutti protagonisti di una grande alleanza uardare al futuro è un’e- per il futuro»
di Federica Mancinelli
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sigenza fondamentale per chiunque voglia dare compimento alle attese dell’umanità. Ma per pensare e costruire il futuro bisogna partire dai giovani e investire su di loro”: inizia così il messaggio che, come ogni anno, la Conferenza Episcopale Italiana ha inviato in occasione del 96ma Giornata per l’Università Cattolica, celebrata il 20 settembre nel Campus di Roma dell’Ateneo, promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo di studi superiori, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Alla vigilia del Global Compact on education voluto da Papa Francesco per il 15 ottobre, il nuovo inizio ha preso vita dai giovani, dai giovani studenti, che l’Università forma e con i quali sa crescere, nel suo ruolo di costruttrice di futuro, nell’apporto che da sempre l’Ateneo dei Cattolici italiani offre alla realtà ecclesiale e sociale italiana. «Tra i luoghi dove il lavorio di formazione intellettuale, di crescita
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25 spirituale e di qualificazione professionale si realizza, con particolare assiduità e impegno, c’è l’Università
La Celebrazione eucaristica per la Giornata dell’Università Cattolica è stata trasmessa in diretta su RaiUno, alle ore 11, nell’ambito del programma A sua immagine. La Messa è stata celebrata nella Chiesa Centrale della sede romana dell’Ateneo del Sacro Cuore
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Cattolica del Sacro Cuore per la quale oggi celebriamo la 96a Giornata nazionale» ha detto nell’omelia della celebrazione eucaristica monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo (il testo integrale dell’omelia è disponibile su: https://www.cattolicanews.it/giornata-universitaria-l-omelia-di-monsignor-claudio-giuliodori). «L’Ateneo dei cattolici italiani, fondato cento anni fa da Padre Agostino Gemelli e dalla venerabile Armida Barelli, assieme ad altri intrepidi collaboratori, è cresciuto progressivamente e in modo straordinario – ha proseguito il Vescovo –. L’Università Cattolica costituisce uno spazio di autentica libertà educativa dove ragione e fede, innovazione tecnologica e umanesimo, i diversi saperi e la teologia, tessono ogni giorno un intenso dialogo inter e trans discipli-
nare al fine di offrire una formazione integrale e altamente qualificata alle nuove generazioni. Sfide epocali in ambito ambientale, economico, migratorio e, da ultimo, in campo sanitario con l’inaspettata pandemia, interpellano l’umanità e trovano nei giovani la principale risorsa per essere affrontate». La formazione, la ricerca, la “terza missione” verso la società rendono le Università veri pilastri di ripartenza in questo tempo di emergenza, quando ancor di più sono importanti le relazioni, la crescita umana e culturale, l’apertura alla società. L’Università Cattolica ha rinnovato il proprio compito originario fin dai mesi scorsi, con le iniziative e le innovazioni che hanno permesso di tenere salda la comunità di studenti, docenti e personale e di garantire lo svolgimento delle attività didattiche e formative: dal Piano #eCatt, con il potenziamento delle dotazioni tecnologiche in più di 500 aule in tutti
i Campus e la nuova didattica integrata, al Fondo Agostino Gemelli per sostenere anche economicamente le famiglie più fragili degli iscritti, fino ai tanti eventi a distanza che hanno unito tutta la realtà universitaria in un periodo in cui anche le istituzioni culturali e sociali sono messe alla prova. «Come recita il tema di questa Giornata dobbiamo sentirci tutti protagonisti di una grande alleanza per il futuro – ha concluso monsignor Giuliodori – consapevoli che c’è un di più che possiamo e dobbiamo realizzare assieme in ambito educativo e in tutti i settori della vita sociale». Ora si continua a costruire il futuro, partendo dai giovani: è questo il filo ideale che lega tutti i progetti delle istituzioni, associazioni, gruppi umani e sociali in questo periodo. Era questo sicuramente il sogno e l’obiettivo dei padri e delle madri che fondarono l’Università Cattolica, che da sempre ha nelle giovani genera-
Un dizionario per un nuovo inizio VIDEO-PAROLE
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ul sito giornatauniversitacattolica.it è disponibile Il dizionario per un nuovo inizio, una serie di video-parole chiave illustrate da alcuni Domenica docenti 20settembre 2020 dell’Università Cattoli96 Giornata per p ca: futuro, l’Università Cattolica libertà, serietà, responsabilità, interazione, collaborazione, inclusività, sostenibilità, prossimità, resilienza, giudizio, Europa, semplificare, conoscenza, speranza, parità, risorsa, Chiesa.
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"Ogni cambiamento ha bisogno di un n cammino educativo che coinvolga tutti tutti. Per questo è necessario costruire un 'villaggio dell'educazione' dove, diversità, dove nella diversità si condivida l'impegno di generare una rete di relazioni umane e aperte". Messaggio del Santo Padre
per il lancio del Patto Educativo.
www.giornatauniversitacattolica.it
zioni il suo fondamento e il suo avvenire.
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Il Papa: «Formare alla dignità della persona e alla cura della casa comune»
ggi in Italia ricorre la Giornata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Incoraggio a sostenere questa importante istituzione culturale, chiamata a dare continuità e nuovo vigore ad un progetto che ha saputo aprire la porta del futuro a molte generazioni di giovani. È quanto mai importante che le nuove generazioni siano formate alla cura della dignità umana e della casa comune» così il Papa Francesco nel messaggio dell’Angelus di domenica 20 settembre in occasione del 96ma Giornata per l’Università Cattolica.
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L’attenzione del Santo Padre rinnova e sostiene la missione educativa dell’Università Cattolica in questa nuova fase di ripartenza e conferma l’”alleanza per il futuro” da realizzare insieme alla Chiesa, alle istituzioni e alla società in ambito educativo e in tutti i settori della vita associata, a pochi giorni dal Global Compact on Education, il grande evento virtuale che si terrà il 15 ottobre e che unirà tutte le realtà educative che hanno a cuore, con creatività e vocazione, il futuro dei giovani.
Università Cattolica del Sacro Cuore
Il messaggio del Rettore inviato alla comunità universitaria
Alleati per il futuro e il Paese Il professor Anelli afferma come la Giornata Universitaria sia «simbolo, non solo della volontà di tornare alla normalità, ma di compiere atti che ci facciano sentire comunità»
di Federica Mancinelli
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i trovo a scrivere queste righe sul finire di un anno accademico anomalo e turbato da vicende che nessuno di noi avrebbe immaginato, nel corso del quale abbiamo avuto l’occasione di acquisire esperienze e capacità nuove, che saranno utili per il futuro, anche quando l’emergenza sarà definitivamente cessata», è un messaggio particolare quello che il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli (nella foto) ha voluto inviare quest’anno a tutta la comunità universitaria, in occasione della Giornata Universitaria del 20 settembre. Mai come quest’anno la Giornata è «il simbolo non solo della volontà e possibilità di ritorno alla normalità delle nostre attività, ma altresì, e ancor più, del bisogno di compiere atti che ci facciano sentire comunità», così nel passaggio iniziale anticipando ciò che nelle settimane scorse, in tutti i Campus dell’Ateneo, è già realtà: la ripresa, anche in presenza delle attività didattiche e amministrative, e il ritorno degli studenti nei luoghi dell’università, grazie allo sforzo compiuto «per assicurare la prosecuzione delle attività didattiche in tutte le facoltà. Sono stati necessari consistenti investimenti, che però, da
Università Cattolica del Sacro Cuore
soli, sarebbero rimasti materia inerte; decisivi sono stati l’impegno dei singoli e la collaborazione tra docenti e personale». È la capacità di governare le trasformazioni che oggi viene richiesta ad ogni Istituzione e ad ogni persona, e «la presa di coscienza della transizione epocale in atto – sottolinea il Rettore nel messaggio – è uno dei temi di fondo dell’insegnamento di Papa Francesco, e particolarmente incisivo è in esso il richiamo all’educazione, alla conoscenza come strumento principale per consentire all’umanità, e a ciascun individuo, di affrontarla adeguatamente». Alla vigilia delle celebrazioni per il centenario dell’Ateneo l’Università Cattolica sente «il desiderio di confermarsi al servizio della Chiesa, avvertendo anzitutto l’urgenza che il progresso scientifico-tecnologico sia accompagnato da una corrispondente evoluzione culturale dell’umanità». Ed è in nome di questa umanità, particolarmente quella rappresentata dalle giovani generazioni che, conclude il rettore Anelli «l’Università Cattolica del Sacro Cuore, in piena comunione con la Chiesa, di cui è espressione originale e creativa, non farà mancare il proprio contributo».
Monsignor Delpini: «Chiamati a produrre un pensiero cattolico vivace» ome da tradizione l’arcivescovo di Milano, monsigno Mario Delpini, in qualità di presidente dell’Istituto Toniolo, ha rivolto un articolato messaggio ai cattolici italiani in occasione della 96a Giornata per l’Università Cattolica e in preparazione al Centenario dell’Ateneo. Le ricorrenze previste, ha evidenziato l’arcivescovo, non saranno vissute come celebrazioni del passato ma come un benvenuto al futuro, cioè come un invito ad aprire un secolo nuovo e non solo a chiudere quello che finisce. «Il compito più essenziale ed entusiasmante per questa nostra grande e amata Università Cattolica – ha affermato mons. Delpini – è produrre un pensiero cattolico vivace, solido e generoso, capace di dialogo, costruttivo». Rivolgendosi direttamente al singolo cattolico italiano, offre delle indicazioni per orientare il pensiero, alla luce della constatazione che il cattolico «non è un intellettuale che si isola in un laboratorio o in una biblioteca, geloso dei risultati e compiaciuto di sé», non pensa fuori dalla storia, ma «cerca l’incontro, apprezza il dialogo e il lavoro in équipe, si lascia coinvolgere nella vita della Chiesa». Fedele al principio dell’incarnazione che vede la presenza di Dio nella storia, «il cattolico pratica tutte le discipline, le professioni, le responsabilità pubbliche». «Il compito più essenziale ed entusiasmante per questa nostra grande e amata Università Cattolica» è produrre «un pensiero cattolico vivace, solido e generoso, capace di dialogo, costruttivo». Per fare questo i ricercatori, i docenti, il personale, gli studenti sono chiamati «a condividere un pensiero che interpreti la vita come vocazione, la competenza come responsabilità, il potere come servizio, il futuro come tempo di missione». Così è compito dell’Università Cattolica «offrire alla Chiesa italiana il contributo di cui ha bisogno, il pensiero che cerca, le competenze necessarie perché la missione di servire il Vangelo parli le lingue di questo tempo, entri senza complessi nel dibattito, si faccia carico delle domande e delle inquietudini della gente di oggi». Un compito difficile ma affascinante, che chiama ognuno, secondo i propri ruoli, ad un’azione generosa e lungimirante che trovi nel “pensiero” la base ideale del proprio impegno.
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Il compito della teologia
Delpini: «Siate animatori di una comunità che assuma la propria identità» Si è svolto il seminario di studio che ha riunito i docenti di Teologia e gli assistenti pastorali. Tra i relatori monsignor Zani che ha chiesto all’Ateneo di essere protagonista del “patto educativo globale” proposto da Papa Francesco
di Katia Biondi
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apire come la Teologia può aiutare ad affrontare la particolare situazione determinata dalla pandemia. Ma nello stesso tempo offrire un’occasione di confronto per rispondere alla sollecitazione di Papa Francesco di realizzare un “patto educativo globale”. Sono questi i temi che hanno fatto da sfondo al Seminario di studioo promosso dal Centro pastorale dell’Università Cattolica e rivolto ai docenti di Teologia e agli assistenti pastorali dei cinque campus dell’Ateneo. Una storia che sa di futuro. L’Ateneo dei cattolici italiani da un secolo al servizio del Paese, di ieri, di oggi e di domani, questo il titolo dell’iniziativa che si è svolta dal 14 al 17 settembre scorso, in presenza e nel rispetto delle norme di distanziamento, nell’Aula Magna dell’Ateneo. «Dopo un digiuno affettivo e relazionale è bello ritornare in questo luogo», ha detto il rettore Franco Anelli salutando la platea sia presente in aula sia collegata in streaming. L’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, aprendo i lavori, ha formulato il suo intervento in tre domande. «Che cosa ha da dire e da fare la teologia e l’assistenza spirituale per il futuro? A chi si rivolge l’insegnamento della teologia e la proposta del Centro
pastorale in Cattolica? In quale contesto si avvia quest’anno il cammino verso il futuro?». Secondo monsignor Delpini, per rispondere alla prima domanda, «Il futuro è una categoria confusa e forse più una espressione retorica che un pensiero o un progetto. Spontaneamente viene da pensare che per questa nozione vaga di futuro siano più rilevanti gli investimenti, le competenze amministrative, le relazioni internazionali». Anche la teologia «è esposta alla tentazione di essere funzionale a una domanda che riguarda il futuro inteso come una problematica di organizzazione, invece che come un deserto da attraversare per giungere alla terra promessa». Per questo «forse può essere apprezzata la parola che viene da Dio e la relazione che viene offerta per un accompagnamento personale». Per monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, «l’università si trova certamente al crocevia di queste immani sfide e a essa i giovani guardano con rinnovata fiducia, anche per superare le insicurezze e i timori resi ancora più pesanti dalla pandemia». Alleati per il futuro: memoria e profezia di un Ateneo cattolico è stato il tema al centro della tavola rotonda che ha coinvolto Agostino
Il seminario di studio CENTRO PASTORALE
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Nelle sedi
l compito della teologia di fronte alla pandemia è stato il tema al centro del seminario promosso dal Centro pastorale dell’Ateneo che ha messo a confronto i teologi della Cattolica Pier Davide Guenzi e Gaia De Vecchi, monsignor Luca Bressan, facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, Fausto Colombo, docente di Teoria della comunicazione e dei media, coordinati dal direttore dell’Ufficio Nazionale per l’educazione, la scuola e l’università Ernesto Diaco. Le questioni relative alla didattica nel nuovo contesto determinato dal contagio sono state affidate alle relazioni di Giovanni Marseguerra, delegato del rettore per l’offerta formativa, Gabriele Montoli, direttore servizi alla didattica, Flavia Scott, responsabile innovazione e sviluppo attività didattiche e tecnologiche. I Giovani ai tempi del Coronavirus. Una generazione in lockdown che sogna un futuro diverso è stato invece il titolo della ricerca presentata dal demografo Alessandro Rosina. Il seminario si è concluso con il webinar realizzato in collaborazione con gli Alumni dell’Ateneo, intitolato Il ruolo delle università per un patto educativo globale. Con il rettore Franco Anelli, hanno dialogato monsignor Antonino Raspanti, vice presidente della Conferenza episcopale italiana, Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, Roberto Cingolani, Chief Technology & Innovarion Officer di Leonardo, con introduzione di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale, e moderazione di Antonella Sciarrone Alibrandi, presidente Alumni dell’Ateneo.
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Giovagnoli, docente di Storia contemporanea in Cattolica, Stefano Paleari, membro dell’Istituto Toniolo e monsignor Vincenzo Zani (nella foto), segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica che ha sottolineato tre aspetti fondamentali del “patto educativo globale”, proposto da Papa Francesco: ripartire dalla persona, ripensare il pensiero, sviluppare la solidarietà, che «possano costituire linee guida per una istituzione come l’Università Cattolica che celebra il Centenario». Università Cattolica del Sacro Cuore
Quale ruolo per le università?
Quel che manca alla globalizzazione di Katia Biondi
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ostruire un pensiero transdisciplinare per leggere i fenomeni complessi e combattere l’avanzata della deculturalizzazione. È la grande sfida che sono chiamate ad affrontare oggi le università in un contesto globale attraversato da forti disuguaglianze ancor più acuite dalla pandemia. Ed è il ruolo delle università per un patto educativo globale emerso dal webinar che ha chiuso il seminario di studio promosso dal Centro pastorale dell’Università Cattolica. Un tema analizzato sotto varie sfaccettature grazie al contributo di protagonisti del mondo accademico e culturale nazionale. Tra loro, Roberto Cingolani, Chief Technology & Innovation Officer di Leonardo, monsignor Antonino Raspanti, vicepresidente della Conferenza episcopale italiana e comitato scientifico Cortile dei Gentili, Andrea Riccardi, presidente della Società Dante Alighieri, Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica. «La prospettiva dentro cui si muove questo dialogo è quello più ampio del patto educativo globale lanciato da papa Francesco, che sarà celebrato il 15 ottobre con un evento multimediale», ha esordito l’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori. L’educazione resta infatti una questione cruciale in Italia, soprattutto in questa fase di ripartenza post-Covid accompagnata da continue polemiche proprio sul fronte della riapertura delle scuole. «La deflagrazione di problemi e anche di domande che tutti noi ci siamo posti nel contesto pandemico rende ancora più rilevante il tema delle università e le trasformazioni che stanno vivendo per un patto educativo globale», ha detto la coordinatrice del dibattitto Antonella Sciarrone Alibrandi (nella foto), prorettore vicario dell’Ateneo e presidente Alumni Cattolica. Università Cattolica del Sacro Cuore
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Elaborare un pensiero transdisciplinare per contrastare la frammentarietà che si è acuita nel tempo della pandemia. E combattere la deculturalizzazione Ma qual è il ruolo che possono svolgere le Università? È compito dell’università «insegnare a essere transdisciplinari», e fornire un «approccio al problem solving» e, non da ultimo, agevolare la «mobilità sociale» e «generare opportunità per le classi meno favorite», ha risposto lo scienziato e fisico Cingolani. La questione messa in evidenza dal patto educativo globale del Santo Padre, ha osservato monsignor Raspanti, «è il tentativo dell’unità dal punto di vista teologico e filosofico di fronte a questa situazione che si frammenta» e in questo senso un contributo può essere dato dalle università, chiamate in causa «per creare e ricreare nuovi linguaggi e nuovi modelli di sviluppo». Secondo lo storico Andrea Riccardi «ci troviamo di fronte a una globalizzazione incompiuta da un punto di vista politico, economico, spirituale» nel senso che viviamo una «frammentarietà incredibile» che si è manifestata in tutta la sua pienezza nel modo in cui abbiamo re-
agito alla pandemia. In questi trent’anni di globalizzazione «si è sviluppato un forte bisogno di identità» e abbiamo assistito così alla costruzione di «identità nazionaliste, addirittura cattolico–nazionaliste», al sorgere di fondamentalismi. E a fronte di questi cambiamenti il «segnale più preoccupante è l’avanzata della deculturalizzazione». Sempre Riccardi sottolinea come la Laudato si’ e anche la prossima enciclica di papa Francesco si collocano nella linea di «creare una cultura di base per vivere sugli orizzonti del mondo globale» laddove «le università sono luoghi privilegiati per favorire la ricostruzione di un umanesimo globale». Un compito che, secondo il rettore Franco Anelli, possono adempiere solo se il «capitale umano che devono creare non è più declinato in relazione a qualcosa che serve», fatto di skill che sono tali in quanto utili. La missione dell’università è di formare persone con un’«attitudine alla cultura» perché solo «una società colta e rispettosa della conoscenza non ci lascia indietro nella competizione globale».
Femminis nuovo responsabile Ufficio Comunicazioni della diocesi arcidiocesi di Milano ha un nuovo responsabile dell’Ufficio Comunicazioni sociali. È il giornalista Stefano Femminis (nella foto), nominato il 1° settembre dall’arcivescovo Mario Delpini, nell’ambito di una ridefinizione degli incarichi. Prende il posto di don Walter Magni, che continua nel ruolo di portavoce dell’arcivescovo. Stefano Femminis ha all’attivo una collaborazione con la Fondazione Culturale San Fedele di Milano, anche come redattore della rivista Aggiornamenti Sociali, di direttore dal 2006 al 2014 del mensile internazionale Popoli, e attualmente di responsabile della comunicazione della Fondazione San Fedele e della Fondazione Carlo Maria Martini. Ha inoltre collaborato con l’Ufficio stampa delle Edizioni San Paolo ed è autore di alcune pubblicazioni. Femminis si è laureato in Scienze politiche in Università Cattolica, discutendo la tesi di laurea con la professoressa Laura Bovone. Per la prima volta un laico viene chiamato a guidare l’Ufficio per le Comunicazioni sociali della diocesi ambrosiana, quale segno tangibile della fiducia dimostrata verso i laici coinvolti in ruoli di rilevante corresponsabilità ecclesiale. «Leggo in questa scelta un ‘segno dei tempi’: il desiderio da parte della Chiesa ambrosiana di voler promuovere quella collaborazione tra carismi e vocazioni diverse, da mettere al servizio della società in tutti gli ambiti, da quello culturale a quello pastorale, fino appunto al mondo della comunicazione. In questo senso, mi sembra ci sia un ‘filo rosso’ che lega i miei studi all’Università Cattolica, che del protagonismo laicale è uno degli esempi più alti, a questa nuova esperienza».
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#OpenWeekUnicatt Master & Postlaurea
Ripartire dal futuro Si è conclusa la settimana dedicata alla formazione postlaurea. La kermesse live si è guadagnata oltre 31.406 spettatori e un totale complessivo di 496.731 persone raggiunte
di Valentina Stefani
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rotagonisti della ripartenza, questo il claim che ha accompagnato l’edizione di settembre della #OpenWeekUnicatt Master & Postlaurea che si è svolta dal 14 al 18 settembre sui canali social Unicatt. Con 10 ore di diretta e oltre 40 ospiti sul grande palco del Web, la kermesse live si è guadagnata in sei giorni ben 31.406 spettatori e un totale complessivo di 496.731 persone raggiunte. Un ricco calendario, tra live talk, eventi e webinar, per presentare master, scuole di specializzazione, dottorati di ricerca e alta formazione in vari ambiti disciplinari e formulati secondo diverse esigenze. Al centro della settimana dedicata al mondo postgraduate i grandi quesiti di oggi e le sfide di domani. «Nel mondo della formazione
continua, executive, manageriale – come ha dichiarato Roberto Brambilla, direttore Formazione Postlaurea e Research Partnership dell’Università Cattolica – il ritorno alla normalità vedrà l’emergere e l’affermarsi di modelli, approcci e strumenti diversi da quelli tradizionalmente utilizzati. E non stiamo parlando di mettere online quanto in tempi normali veniva realizzato in aula. La formazione del futuro non riguarda soltanto le piattaforme digitali, ma richiede necessariamente lo sviluppo di nuovi paradigmi, più adatti ai nuovi trend della vita sociale e lavorativa delle persone». Il lavoro che cambia: formarsi per le nuove professionii è stato il titolo della tavola rotonda che ha inaugurato la settimana di appuntamenti. L’evento, che ha coinvolto quattro professioniste ed ex allieve di master dell’Ateneo, ha confermato il valore della formazione postlaurea nel connubio tra competenze acquisite in università e l’apporto diretto del mondo del lavoro.
Il nuovo inizio del Master Comunicare lo Sport l Master Comunicare lo Sport dell’Università Cattolica torna in aula e lo fa con un Best of quasi incredibile, promosso da Cattolicaper lo Sport. Per gli studenti, che hanno seguito la seconda parte del loro percorso formativo a distanza, è pronto “un cast” di assoluto valore. I temi? La gammification dello sport (ossia gli e-sports), gli eventi sportivi, il racconto sportivo in televisione, la comunicazione di crisi, l’agenzia di comunicazione e l’impiantistica sportiva. Il tutto con un unico grande denominatore comune: come fare per ripartire? Tra tutti i professionisti, da Flavio Tranquillo e Francesca Piantanida (Sky Sport) a Paolo Verri (The Ocean Race), da Andrea Trabuio (Rcs Sport Events) a Sandro Pellò (H&K Strategies), emerge una piccola grande parola: sfida. Il mondo è cambiato, le possibilità ci sono, ma vanno individuate e colte appieno. Niente sguardi anacronistici verso un passato prossimo, bensì visioni verso un futuro diverso. L’immaginazione e la vision saranno fattori sempre più importanti. Dice Manuela Ronchi (Action Agency): «La vera ripresa arriverà, e a quel punto vincerà chi avrà lavorato meglio, e investito tanto, proprio durante questo periodo». Si parla di golf, di videogiochi, di vela, di basket, di corsa, e ovviamente di calcio. Ma soprattutto si è parlato di futuro. Un futuro che aspetta gli studenti del Master Comunicare lo Sport, pronti a giocare la loro partita. Da protagonisti.
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Cattolica, primo Ateneo italiano a usare Yewno Discover di Agostino Picicco
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Università Cattolica dal 30 giugno scorso fino al 31 dicembre offre gratuitamente a tutta Italia Yewno Discover, r un potente strumento di ricerca alimentato dall’Intelligenza Artificiale. Si tratta in pratica di una piattaforma di ricerca basata sul web che aiuta i docenti, i ricercatori e gli studenti a svolgere rapidamente ampie ricerche per concetti. Con l’aiuto di tecnologie di machine learning e di avanzate visualizzazioni grafiche, gli utenti possono cercare argomenti di interesse, comprendere come tali argomenti si relazionano con altri e accedere a documenti di qualità accademica.
L’Università Cattolica è stato il primo ateneo italiano a utilizzare Yewno Discover per supportare i propri studiosi e valorizzare le risorse documentali della Biblioteca. In questi mesi la Biblioteca della sede di Milano ha introdotto vari strumenti innovativi per la maggior sicurezza degli utenti e del personale. In particolare si è dotata di apparecchiature di elevato livello tecnologico, che utilizzano raggi Uvc e ozono per garantire una corretta sanificazione del materiale cartaceo e degli ambienti frequentati dai docenti, dal personale e dagli studenti dell’Ateneo. Un macchinario denominato Abioss consente di sanificare gli ambienti delle zone comuni, attraverso l’uso di particolari lampade Uv a onde corte in grado di uccidere spore, batteri e
virus sospesi in aria sotto forma di bio-aerosol. Abios, aspirando l’aria dell’ambiente, ne elimina la polvere in essa contenuta, la sterilizza e la reimmette in atmosfera con un grado di sanificazione del 99,98%. È un sistema già utilizzato con soddisfazione per la tutela dei beni culturali particolarmente soggetti a deterioramento, a causa di infestazioni di parassiti, insetti, funghi, muffe, batteri e microorganismi in genere, che producono danni irreversibili alle collezioni conservate in musei, archivi e biblioteche. La sanificazione negli ambienti della Biblioteca si colloca nelle attività poste in essere all’Ateneo, rientranti nel protocollo di emergenza epidemiologica da SARS-CoV-2, per una ripartenza sicura della didattica e della ricerca. Università Cattolica del Sacro Cuore
Stimata docente conosciuta a livello nazionale e internazionale
Addio a Rita Ciceri, studiosa della voce
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Psicologa della comunicazione, aveva continuato gli studi di Padre Gemelli sulla voce ed era esperta di Psicologia del traffico, nonché fondatrice di una Unità di ricerca opo una lunga malattia è ad hoc
di Emanuela Gazzotti
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mancata lo scorso 22 luglio Rita Ciceri, stimata psicologa dell’Università Cattolica. La sua carriera accademica è cominciata nel 1997 come ricercatrice di Psicologia generale presso la facoltà di Scienze della formazione e dal 1999 presso la facoltà di Psicologia dove è diventata professore di seconda fascia nel 2001. Coordinatrice del corso di laurea magistrale in Psicologia del benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva, Rita Ciceri è stata allieva del professor Luigi Anolli con il quale aveva avviato, a partire dalla propria tesi di laurea, lo studio degli aspetti psicologici, soprattutto quelli emotivi, della voce umana, un tema tra quelli cui Padre Gemelli aveva dedicato le sue ultime ricerche. L’interesse per questo argomento l’ha accompagnata per tutta la sua attività scientifica, che si era progressivamente estesa a considerare vari aspetti delle emozioni e della comunicazione, indagati con so-
fisticate tecniche che hanno costituito il cuore delle competenze del Laboratorio di Psicologia della Comunicazione da lei diretto. Negli anni più recenti aveva promosso lo sviluppo in Ateneo della Psicologia del traffico, istituendo un’Unità di ricerca e
un servizio di assessment unici in Italia, tramite i quali aveva intessuto un’ampia rete di rapporti, anche internazionali, sia per la ricerca sia per le sue applicazioni. Rita Ciceri ha insegnato Psicologia del benessere soggettivo e interpersonale al corso di laurea magistrale in Psicologia del benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva, oltre che Psicologia generale alla triennale in Scienze e tecniche psicologiche. Membro del Centro studi e ricerche di Psicologia della comunicazione, ha pubblicato libri e saggi su riviste nazionali e internazionali. I colleghi e il Preside della facoltà di Psicologia la ricordano, oltre che per le sue competenze scientifiche, anche per il grande entusiasmo con cui si impegnava nelle iniziative che progettava e che trasmetteva a coloro con cui collaborava, e per la generosità sempre mostrata tanto nell’attività professionale quanto nei rapporti umani.
La scomparsa di Severino Sterpi, pioniere dell’economia sanitaria i è spento a Milano lo scorso 20 settembre Severino Sterpi, per lunghi anni docente di Economia Politica nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica Sacro Cuore. Nato a Milano il 13 novembre 1934, Severino Sterpi nel 1959 si è laureato in Economia e Commercio in Cattolica. Ha conseguito corsi di perfezionamento presso l’Urwick Management Center, a Slough, in Gran Bretagna, e l’Università di Chicago. Nel 1976 ha superato il concorso nazionale per la cattedra di Economia politica. Dopo essere stato professore incaricato (1968-1976) e poi titolare di cattedra (dal 1976) nelle Università di Trieste (1968-1976), Padova (1976-1980, Preside 1977-1980), Torino (1980-1987), Milano Statale (1987-1990), dal 1990 all’Università Cattolica ha ricoperto gli insegnamenti di Economia politica, Politica economica, Economia delle
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Università Cattolica del Sacro Cuore
aziende pubbliche, Economia dell’impresa, Economia sanitaria. È stato “Visiting Professor” alla Laval University, in Canada, e all’Università Cattolica di Mons (Belgio). Dal 1995 al 2009 ha ricoperto il ruolo di direttore dell’Istituto di Economia dell’Impresa e del Lavoro dell’Università cattolica del Sacro Cuore. Studioso dall’alto profilo scientifico, maestro attento e disponibile, Severino Sterpi si è distinto nel corso della sua fruttuosa ed esemplare vita accademica, per aver contribuito in particolar modo allo sviluppo nel nostro Paese degli studi di economia sanitaria. Non a caso nel 1998 è co-fondatore dell’Associazione Italiana di Economia Sanitaria (AIES) di cui per vari anni è stato presidente. Membro di Comitati scientifici e referee di varie riviste di economia sanitaria, dal 2002 al 2009 è stato anche membro del Comitato Diret-
tivo del Centro di Ricerche e Studi sul Management Sanitario (CERISMAS) dell’Università Cattolica. Il professor Sterpi, durante la sua lunga attività scientifica, ha effettuato numerose ricerche anche nel campo dell’economia dell’impresa, delle imprese pubbliche e dei servizi pubblici, con particolare riguardo per la valutazione degli investimenti pubblici in economie avanzate (analisi benefici/costi) e in via di sviluppo (modelli “World Bank”).
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Il valore delle esperienze pratiche formative
Nuovi laboratori per la nuova Farmacia di Federica Mancinelli
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anno trovato, al loro ingresso nella vita universitaria, nuovi ed evoluti laboratori didattici le matricole del Corso di laurea magistrale in Farmacia che hanno superato il test di ammissione lo scorso 22 settembre nel Campus di Roma dell’Università Cattolica. Al terzo piano della facoltà di Medicina e chirurgia due grandi stanze sono state completamente attrezzate affinché, in una struttura nuova e tecnologicamente avanzata, gli studenti possano formarsi anche con l’esperienza pratica e diretta. Il professor Andrea Urbani (nella foto), direttore del Dipartimento di Scienze biotecnologiche di base, cliniche intensivologiche e perioperatorie e presidente del Corso di laurea in Farmacia, spiega il valore della nuova struttura: «I nuovi laboratori didattici del corso di laurea in Farmacia della Cattolica, tanto sognati ed attesi, oggi sono finalmente una
L’importanza di strutture tecnologicamente avanzate per formare gli studenti e rispondere alle necessità di servizio delle farmacie, presidi territoriali oggi sempre più rilevanti nella struttura sanitaria del Paese realtà. Spesso, nel corso degli ultimi mesi si è discusso su quale dovesse essere l’evoluzione digitale delle piattaforme di formazione, inclusa la possibilità di qualificanti percorsi formativi alternativi per le esperienze pratiche di laboratorio. Se è vero che per alcuni Corsi di laurea le attività pratiche di laboratorio rappresentano un importante valore aggiunto nel piano formativo, per il Corso di laurea in Farmacia tali attività sono fondamentali e non derogabili per sviluppare quelle competenze che caratterizzano la figura professionale del Farmacista». «Le analisi di riconoscimento dei medicinali o la conoscenza delle tecnologie farmaceutiche, che sono centrali per le preparazioni galeniche, sono peculiari della figura del far-
macista – continua Urbani –. Nel corso degli ultimi mesi è stata apprezzata una ulteriore valorizzazione di queste competenze quando, in piena emergenza pandemica, si è definita una vera e propria fase di de-globalizzazione dettata dalla necessità di approvvigionamento di presidi sanitari di uso quotidiano quali, ad esempio, i gel igienizzanti». «Portare, quindi, oggi i nostri studenti a svolgere delle attività formative dirette sul bancone di laboratorio ed in prima persona rappresenta un importante momento formativo – conclude il professor Urbani – per rispondere alle odierne e future necessità di servizio di quei presidi territoriali sempre più rilevanti nella struttura sanitaria del nostro Paese, le Farmacie».
Una risposta della ricerca per istituzioni e cittadini
Covid, le decisioni che fanno la differenza di Federica Mancinelli
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conomia, management, società e salute: questi i temi al centro del webinar Gli Instant Report ALTEMS e le 3 fasi del Covid: riflettere sul passato per guardare al futuro, trasmesso da tutti i profili Social dell’Università Cattolica il 15 settembre, nell’ambito della seconda edizione dell’Open Week Master e & Post laurea, con attenzione al periodo particolare di emergenza sanitaria in corso e al Covid-19 Instant Report, il prodotto scientifico settimanale che, dal 31 marzo, l’Alta Scuola in Economia e management dei Sistemi sanitari dell’Ateneo (ALTEMS) diffonde per raccontare le fasi della pandemia e analizzarle, confrontando i modelli regionali, particolarmente di Lombardia, Lazio, Veneto ed Emilia-Romagna. Il professor Americo Cicchetti (nella foto),
Attraverso gli Instant Report Altems è emerso il valore di avere buoni decisori. Ecco perché c’è bisogno di investire in competenze variegate direttore dell’ALTEMS, spiega come è nata l’idea dell’Instant Report: «Si avvertiva il bisogno di raccontare e analizzare le risposte organizzative e gestionali della pandemia. In Europa iniziavano ad essere pubblicate analisi sulle condizioni dei diversi Paesi; mentre in Italia, dove le Regioni rispondono, a livello sanitario, con modelli fra loro diversi, mancava una ricerca simile. L’obiettivo era duplice: fornire un’informazione scientifica, sulla base di dati validati, che potesse essere anche uno strumento di public reporting, utile alla società, ai decisori politici e ai cittadini». «Si è verificata una situazione imprevedibile che ha scoperto una debolezza intrinseca della nostra società e del nostro sistema sanitario – ha detto Luca Richeldi, docente di Malattie dell’apparato respiratorio all’Università Cat-
tolica – Non ci si può preparare del tutto, ma ci sono caratteristiche essenziali da potenziare, anzitutto l’aspetto solidaristico con cui ha risposto efficacemente il nostro Servizio Sanitario Nazionale. Secondariamente le risorse, finanziarie e organizzative». «Le Regioni che hanno mantenuto un impianto organizzativo solido dal punto di vista anche territoriale, in collegamento con le aziende sanitarie locali e con gli ospedali, sono quelle che ci hanno permesso di affrontare meglio la crisi» ha infine osservato Domenico Mantoan, direttore Generale Regione Veneto Area Sanità e Sociale. Università Cattolica del Sacro Cuore
La difficoltà di dire “non posso”
Medicina, un libro da sfogliare sul campo Francesca Ponziani, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Medicina interna e gastroenterologia, in prima linea contro il Coronavirus, racconta i sacrifici personali e la lezione di medici che imparano relazionandosi con la vita degli altri
di Federica Mancinelli
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e nostre vite erano contenitori pieni di cose futili, prima che arrivasse il Covid. Sono cambiate soprattutto le nostre priorità, quasi come se questa catastrofe avesse risvegliato i nostri bisogni primordiali». Raccontava così, alla fine del mese di aprile, il suo impatto con il Coronavirus da giovane medico Francesca Ponziani, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Medicina interna e gastroenterologia della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs. Come si è modificato l’approccio clinico, assistenziale e organizzativo nella sua
Uoc e, più in generale, nel Policlinico Gemelli? Parlo da medico che si occupa dell’ambulatorio per le patologie del fegato, perciò capisce che l’attività convenzionale è stata completamente stravolta per tutelare la sicurezza degli utenti e per far fronte all’emergenza. Abbiamo continuato solo a garantire le prestazioni urgenti e necessarie per il bene dei pazienti. Ci siamo impegnati anche a livello nazionale per assicurare che gli standard condivisi fossero gli stessi in tutta Italia. In particolare, con l’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato (Aisf ) abbiamo pensato di condividere con tutti gli epatologi italiani quali sarebbero state le prestazioni procrastinabili e quali quelle da tutelare e garantire (per esempio le terapie per i pazienti affetti da tumori o per quelli con grave disfunzione epatica). I reparti elettivi sono stati trasformati per poter accogliere i pazienti Covid, che soprattutto nei primi periodi, sono arrivati in grande quantità. Esiste già un ricordo, uno sguardo, una parola che lei porterà con sé al termine di questa esperienza? Credo che le parole che porterò con me per molto tempo – che sono poi quelle che ho ascoltato più frequentemente – sono “non posso”. Noi che siamo la generazione delle libertà, della democrazia, che non ha vissuto divieti stiamo confrontandoci con il buio delle limitazioni, comportamentali, emotive, economiche, affettive. Dire che non si può, è sempre difficile ma dire che non si può assistere o vedere una persona cara non mi era mai capitato. Qual è il messaggio che un giovane medico, in un’esperienza improvvisa, nuova e
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La paura del virus, la gioia di un parto ino al 20 febbraio avevo sottovalutato gli accadimenti in Asia e avevo avvertito come distante l‘epidemia da Covid-19. Ma il mio incontro con il virus è avvenuto in un pomeriggio dei primi giorni di marzo in cui giunge alla mia osservazione una paziente in gravidanza, il cui tampone risulta positivo». Descrive così il suo primo contatto con il Coronavirus Angela Botta, alumna Unicatt sia di laurea che di specializzazione, attualmente dirigente medico della Unità operativa complessa di Ostetricia e Patologia Ostetrica alla Fondazione Policlinico universitario Agostino Gemelli Irccs «Da quel giorno la mia vita è stata sconvolta da un vortice di eventi e di emozioni. Paura di un virus mai studiato sui libri, di cui non si ha storia, paura di non essere adeguati a fronteggiarlo. Ed è sempre un sentimento di paura che anima il mio ritorno a casa ogni sera, la paura di essere veicolo di infezione e che mi fa negare quel bacio alle mie bimbe, vittime inconsapevoli di una professione che non hanno scelto ma di cui subiscono le conseguenze» racconta sempre Angela Botta che rileva come la nascita di una nuova vita in questo scenario così drammatico abbia acquisito una forza emotiva e un significato nuovi «che forse nella routine frenetica del nostro lavoro avevamo perso, così come anche scorgere, nelle pazienti gravide non Covid, la serenità di essere seguite da una struttura sicura con percorsi che potessero tutelare loro e i propri figli, ci ha motivato a proseguire su questa strada».
PRESENZA
Nelle sedi
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sfidante, vuol lasciare ai tanti ragazzi che ora, ancor di più aspirano a diventare Medici e Infermieri? Che la medicina è tanto altro oltre alle formule e alla teoria. Che mai come adesso mi sono resa conto del valore dell’esperienza. Fare il medico significa non aver mai finito di imparare e la nostra professione inizia proprio quando voltiamo l’ultima pagina del libro e iniziamo a relazionarci con la vita degli altri.
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14.700 metri quadrati di superficie coperta, su un lotto di 20.500 mq
Mompiano, pronta la nuova Sede di Antonella Olivari
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prevalenza aziende locali». Ne era particolarmente fiero anche Giorgio Arici, portato via improvvisamente dal Covid a fine marzo, che con grande dedizione e attenzione aveva seguito le diverse fasi del cantiere. Resta ora da avviare da parte del Comune di Brescia un apposito percorso ciclo-pedonale, grazie anche a investimenti condivisi, per collegare la metropolitana al nuovo campus.
L’inaugurazione è prevista entro il primo semestre del prossimo anno, mentre la piena operatività di sede coinciderà con l’inizio dell’anno accademico 202122. Fino ad allora continueranno ad essere aperte le sedi di via Musei 41, Contrada Santa Croce, via Aleardo Aleardi e naturalmente via Trieste 17, che rimarrà la sede centrale anche con l’apertura del nuovo campus a Mompiano.
Un nuovo Rinascimento per guardare al futuro dei giovani RECOVERY PLAN
l centenario dell’Ateneo porta a Brescia una nuova sede, nell’ex seminario vescovile di Mompiano. I lavori edili e di impianto si completeranno a fine ottobre – con tre mesi di slittamento causa lockdown – e poi via ai collaudi, agli allestimenti interni, e ai traslochi. Dopo 55 anni dal suo avvio a Brescia, l’Università Cattolica avrà un nuovo campus che si estende su 14.700 metri quadrati di superficie coperta, su un lotto di 20.500 mq. I nuovi spazi, collocati nel parco delle Colline, accoglieranno una biblioteca, 29 aule, 13 laboratori di fisica, 55 studi per docenti, 4 sale studio, tre laboratori di informatica, una cappella, quattro sale studio, una palestra e un campo sportivo, una mensa interna e due bar. «La nuova Sede, la prima di proprietà – sottolinea il direttore di sede Giovanni Panzeri (a sinistra nella foto con il sindaco di Brescia Emilio Del Bono e Giorgio Arici) – sarà una tappa importante per la Cattolica a Brescia e segna una svolta significativa per tutto l’Ateneo. Un ulteriore radicamento sul territorio che offrirà la possibilità di potenziare l’offerta formativa delle sei Facoltà già avviata in questi ultimi anni. Siamo ben convinti che questa scelta sia un investimento strategico ma anche fiduciario della presenza di Cattolica a Brescia, per questo abbiamo voluto puntare a creare lavoro sul territorio facendo lavorare in
Il nuovo campus rappresenta un ulteriore radicamento sul territorio e offre la possibilità di potenziare l’offerta formativa delle sei Facoltà. Al via le attività con l’inizio dell’anno accademico 2021-22
arte da Brescia il progetto COM_PACT4Future, ideato all’interno dell’Osservatorio per il Territorio (OpTer). «Un esperimento di co-costruzione del futuro della comunità bresciana con l’obiettivo di rendere il territorio e le sue istituzioni creatori di innovazione sostenibile» come spiega il prorettore Mario Taccolini nell’introduzione dell’incontro Giovani, Imprese e istituzioni: da Brescia un’alleanza per il futuro. Il sindaco di Brescia Emilio Del Bono ricorda con un video che la città ha pagato un prezzo altissimo, con numero di morti triplicati nei mesi del Covid. «La parte da salvare di questa pandemia è sicuramente la solidarietà dimostrata». Ferruccio de Bortoli, editorialista del Corriere della Sera, sollecita una riflessione sul ruolo delle istituzioni «Il pericolo maggiore ora è quello di dimenticarci troppo in fretta il portato positivo di questa pandemia. Assistiamo a un indebolimento delle democrazie rappresentative e solo la qualità della cittadinanza attiva potrà assicurare il rispetto delle regole. Dobbiamo ricostruire un nuovo “rinascimento”». Il Covid ci ha insegnato che il “glocale” è una strada obbligata e che dobbiamo rafforzare la fiducia fra le istituzioni. «Siamo corresponsabili del tutto, Brescia lo ha dimostrato sul piano della solidarietà, annullando la dicotomia fra pubblico e privato» afferma Nunzia Vallini, direttore del Giornale di Brescia, in prima linea nei mesi del Covid nella raccolta fondi con AiutiAMObrescia con la Fondazione Comunità Bresciana.
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Come usare al meglio il social più utilizzato da aziende e professionisti
I segreti di LinkedIn in un libro di Bianca Martinelli
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on oltre quattordici milioni di iscritti in Italia, LinkedIn è uno dei social in grande ascesa tra i professionisti e aziende che utilizzano questa piattaforma oltre che per l’attività di personal branding anche come strumento per entrare in contatto con nuovi potenziali clienti. Ne abbiamo parlato con Luigi Castelletti (nella foto), laureato al Dams – curriculum giornalismo al campus bresciano e oggi consulente web marketing e linkedin trainer, che insieme a Gianluca Gambirasio è co-autore del libro Acquisire nuovi clienti con LinkedIn, trasformare contatti virtuali in fatturati reali in cui spiega, attraverso la sua esperienza di Account new business per diverse agenzie di web marketing, come riuscire a sviluppare relazioni durature e intercettare nuovi potenziali clienti ai quali proporre prodotti o servizi. Castelletti sottolinea come LinkedIn, con le sue numerose funzionalità, permetta di ricercare con estrema precisione contatti
Luigi Castelletti, laureato al Dams e Account new business, spiega nel suo libro come sviluppare relazioni durature e intercettare nuovi potenziali clienti sulla piattaforma più diffusa tra aziende e professionisti
in settori anche molto di nicchia, successivamente inoltre è possibile interagire in modo diretto con questi professionisti e generare opportunità di business anche a
distanza. Naturalmente per riuscire ad ottenere risultati considerevoli è necessario applicarsi con regolarità nella produzione di contenuti di qualità e nel creare relazioni con gli altri professionisti iscritti alla piattaforma. Ricordando i suoi anni di studio in Cattolica, Castelletti fa presente come l’approccio e la capacità di scrittura sono le competenze di maggiore importanza apprese durante il suo percorso di studio in Università: «la mia laurea risale al 2009, a quei tempi si parlava ancora poco di Social network ed è proprio questo aspetto che ho ritenuto di dover aggiornare». «Sfruttare gli aspetti positivi messi a disposizione dai Social, puntando non tanto sugli aspetti legati all’immagine o sul numero di follower, quanto su views, tasso di engagement e relazioni» è invece il consiglio che Luigi Castelletti si sente di dare a tutti quei giovani desiderosi di intraprendere una carriera simile alla sua.
Laurea magistrale
Discussa la prima tesi sul Covid-19 di Bianca Martinelli
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a domanda di laurea era già stata depositata presso gli uffici deputati, ma l’emergenza sanitaria e il lockdown conseguente hanno gettato nell’impossibilità la prosecuzione del lavoro di ricerca all’interno degli archivi. È nata così, da una necessità legate al contingente, la tesi di laurea magistrale Covid-19: diario di un’emergenza. L’impatto sociale ed economico del Coronavirus in Italia, 500 pagine valse a Luigi Zanetti (nella foto) il titolo di dottore magistrale in Scienze Politiche – Gestione del lavoro e comunicazioni per le organizzazioni (GEOR).
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PRESENZA
Nelle sedi
La tua tesi di laurea magistrale è una tra le primissime in Italia, ad affrontare il tema della pandemia... Il progetto iniziale riguardava una ricerca d’archivio a proposito della viabilità bresciana sotto il Ministero Zanardelli... Ma la chiusura al pubblico di archivi e biblioteche e la mancata previsione sulle riaperture ha reso opportuno un cambio di rotta, in accordo con il mio relatore, professor Emanuele Camillo Colombo, orientandoci sugli aspetti normativi e sulle misure di carattere preventivo e sociale. Su quali aspetti in particolare ti sei soffermato? Mi sono concentrato sugli aspetti normati-
vi legati alla prevenzione e su quelli legislativi. In una lunga appendice finale ho infatti riordinato i DPCM e le normative regionali in grado di restituire un ordine cronologico alle fonti di diritto che si sono susseguite nelle settimane del lockdown. A fronte di questa seconda ondata di contagi quale valore può avere il tuo lavoro di ricerca? Il mio lavoro potrebbe essere un ipotetico primo capitolo – circoscritto per temi e tempi – all’interno di un lavoro di documentazione assai più ampio, in grado di raccontare anche la fase attuale e quelle future.
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Il territorio unito sostiene i giovani, la ricerca e le imprese
Cremona, parte il sistema integrato sull’Agri-food Dall’esperienza di Cremona Food Lab e Cremona AgriFood Technologies prende vita Cremona Agri-Food Lab con sede nel nuovo Campus di Santa Monica
di Cristina Bricchi
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o scorso luglio il Consiglio Comunale di Cremona ha approvato la Convenzione triennale tra il Comune di Cremona, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la Camera di Commercio di Cremona, la Provincia di Cremona e l’Istituto Gregorio XIV per l’Educazione e la Cultura, per la realizzazione e lo sviluppo di un sistema integrato di ricerca in ambito agrifood. I contenuti della convenzione sono stati presentati dal Sindaco di Cremona Gianluca Galimberti il 28 luglio nella Sala dei Quadri di Palazzo Comunale, alla presenza di Paolo Mirko Signoroni presidente della Provincia di Cremona, Gian Domenico Auricchio, presidente della Camera di Commercio di Cremona, Fabrizio Lonardi, rappresentante dell’Istituto Gregorio XIV per l’Educazione e la Cultura,Maura Ruggeri, assessore all’Istruzione del Comune di Cremona, Mario Gatti e Lorenzo Morelli per l’Università Cattolica. L’importante iniziativa guarda in particolare alla nascita della nuova sede universitaria della Università Cattolica (nella foto uno scorcio dell’interno della sede) e presso l’ex monastero di Santa Monica a Cremona che avvierà la propria attività di formazione e ricerca con il nuovo anno accademico, e a un più ampio sviluppo di un settore strategico per il territorio come quello agroalimentare e della food
economy, attraverso il dialogo e lo scambio con il mondo produttivo e le imprese. Il professor Morelli, direttore DiSTAS e del Centro Ricerche Biotecnologiche, ha illustrato le linee di forza di questa intesa che guarda al futuro, individuando il suo baluardo di sviluppo nel sistema agro-alimentare cremonese: dal comparto lattiero-caseario a quello dolciario, senza dimenticare salumi e carni lavorate. Tre sono gli ambiti d’azione del centro: la ricerca e l’innovazione per le aziende agroalimentari, la creazione di un osservatorio sui comportamenti di consumo alimentare e il trasferimento della conoscenza in ambito agri-food attraverso le intuizioni e la creatività dei giovani. Avvalendosi dell’eredità di Cremona Food Lab – in termini di attrezzature acquisite ed esperienza maturata – e partendo dalle attività di Cremona AgriFood Technologies
L’Europa di domani la progettano gli studenti l futuro dell’Europa si chiama Next Generation EU: un piano che guardi oltre la crisi, con investimenti nei megatrend e nella solidità finanziaria dell’Europa. Allo scopo di costruire le competenze adatte per la progettazione e l’implementazione delle iniziative su NextGenerationEU all’Università Cattolica di Piacenza, un gruppo di 175 studenti della laurea magistrale in Gestione d’azienda sarà impegnato nel laboratorio didattico del corso di Politica economica del professor Francesco Timpano: «Un progetto complesso che farà lavorare gli studenti sui temi cardini di Next Generation EU: dai programmi per la sostenibilità e la digitalizzazione, agli investimenti in infrastrutture, agli interventi a sostegno del lavoro, su cui saranno impegnati gli studenti del curriculum di General Management, fino agli incentivi alle imprese ed all’innovazione, su cui saranno impegnati gli studenti del curriculum di Libera professione e diritto tributario». Gli studenti dovranno produrre un elaborato di analisi ed uno di progettazione.
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GIORNATA DEL DONO
PRESENZA
Nelle sedi Il dono al centro del vivere contemporaneo ortemente voluta dalle Facoltà della sede piacentina – Scienze Agrarie alimentari e ambientali, Economia e Giurisprudenza e Scienze della formazione – la terza edizione della Giornata del dono ha visto la partecipazione di suor Antonella Teresa Sincletica, laureata in Economia e gestione d’azienda nella sede di Piacenza, dal 2014 presso il Carmelo della città, che ha offerto una testimonianza circa il legame che può esserci tra dimensione economica e dimensione contemplativa. È intervenuto inoltre il fondatore di Emergency Gino Strada, sul tema del dono in collegamento con le emergenze. A seguire si sono svolte cinque sessioni parallele di riflessione organizzate dalle Facoltà per verificare le diverse sfaccettature in cui il dono si può manifestare, nell’economia e nel lavoro, nella costruzione di legami e nel fisco. «Questa giornata ha rappresentato un’occasione per riflettere sul dono come una componente importante del vivere contemporaneo a livello di economia, educazione e vita collettiva» ha affermato la preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara.
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(CRAFT), una volta insediati nella nuova struttura si punterà al consolidamento di un Hub permanente di servizi per l’innovazione, dedicato al distretto agroalimentare della provincia di Cremona. Questo per consentire l’accesso alle aziende di piccole e medie dimensioni come quelle della maggior parte del territorio cremonese ad un sistema avanzato di servizi di ricerca, analisi e innovazione di alto livello diversamente inaccessibile. Nel progetto di ricerca e formazione, curato dal professor Morelli, è forte la convinzione che in un mondo sempre più complesso la connessione fra ricerca e mondo produttivo sia sempre più necessaria e l’innovazione e la conoscenza messe in campo in Santa Monica saranno i motori per il settore agroalimentare e per la sua competitività a livello internazionale.
Università Cattolica del Sacro Cuore
L’importanza degli stage formativi
Dopo il Double degree che le ha consentito di frequentare due anni di studio negli Stati Uniti, grazie a un doppio stage, è approdata nella multinazionale italiana degli occhiali. L’esperienza vincente e internazionale di Gaia
EMPLOYABILITY
Il Cv giusto per entrare in Luxottica
Dal racing a Lavazza seguendo il cuore
PRESENZA
Nelle sedi
uigi Pugliese, laureato in Food Marketing e strategie commerciali da due anni, oggi In-Store Account in Lavazza. Il percorso professionale di Luigi è cominciato due giorni dopo la
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di Sabrina Cliti
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l double degree le ha permesso di studiare due anni di Economia aziendale in Italia e di partire per gli Stati Uniti per i successivi due anni, dove ha potuto immergersi completamente nella cultura americana. Oltre che di guadagnarsi un posto in Luxottica prima ancora di terminare l’università. Questa è in breve la bella esperienza di Gaia Sardagnaa che mentre si trovava oltreoceano, decide di lavorare un anno e mezzo part-time alla North Carolina State University, seguendo progetti e collaborando con manager e ingegneri del dipartimento IT. Al rientro in Italia, prima di terminare gli esami della laurea magistrale in Gestione d’azienda in Cattolica, viene assunta in Luxottica per uno stage della durata di sei mesi a Milano, a stretto contatto con i fornitori del settore Afa (apparel, footwear, r accessories). «Questi primi mesi in azienda sono stati molto formativi. Dopo lo stage ho deciso di trasferirmi nella sede di Agordo e accettare una posizione di apprendistato lavorando nelle Operations Npi (nuovi prodotti) dell’occhialeria, mentre scrivevo la tesi di laurea. Oggi faccio ancora parte del team
e ho assunto da ormai sei mesi anche il ruolo di assistente per il direttore Mondo Supply Chain. Ad aprile 2020 sono stata assunta a tempo indeterminato». «Un percorso come il Double Degree ti offre la possibilità di conseguire tre titoli di studio, due lauree e un master, e questo equivale a maggiori opportunità lavorative per il futuro» spiega Gaia che consiglia anche di scegliere un percorso di studi che preveda stage formativi, in quanto sono basilari per la preparazione al mondo del lavoro e per conoscere le proprie attitudini.
laurea. «La mia prima esperienza è stata in Dallara, dove lavoravo per il settore Racing e da grande appassionato di corse automobilistiche, non potevo sottrarmi dalla chiamata. Ma dopo alcuni mesi ho capito che il Food d era quello che davvero mi appassionava. E, anche grazie al rapporto instaurato con i professori Daniele Fornari e Sebastiano Grandi della Cattolica, sono riuscito ad avere un colloquio in Lavazza, dove tutt’ora lavoro come In-Store Account». «Oggi il mio lavoro è una fase di passaggio. Sto imparando come funziona il punto vendita, quali strategie adottano dal Headquarter e quali leve posso attivare personalmente sul punto vendita» spiega Luigi che lavorando in una multinazionale si dice sempre pronto a un trasferimento anche all’estero o «a un cambio di lavoro per un’opportunità che sappia toccarmi il cuore».
In Irlanda sulle orme della Montessori opo la laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei Servizi per minori, Alice Gungui ha trovato subito il lavoro che sognava, al servizio dei bambini. Ma non si è fermata e, armata di sogni e ambizioni, ha deciso di arricchire la sua professionalità con un’esperienza all’estero. «Lavoro con soddisfazione in un nido Montessori a Dublino, con bimbi di 2/3 anni. Al momento aspiro a diventa-
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re Supervisor, che è il gradino che bisogna fare per diventare Manager. L’Irlanda è un Paese che a livello lavorativo offre tante possibilità perché c’è tanta meritocrazia, per cui non è troppo strano voler puntare in alto. La laurea specialistica mi consente di ambire a profili più interessanti». Alice racconta che ha scelto la laurea magistrale in Progettazione pedagogica nei Servizi per minori alla Cattolica di Piacenza convinta del piano di studi che ben integra la teoria e la pratica, sottolinea inoltre l’importanza di aver svolto il tirocinio presso il Centro Internazionale di Pedagogia “Loris
Malaguzzi”, Reggio Children: «con loro ho iniziato una collaborazione di due anni. A quattro mesi dalla laurea mi ha assunto una cooperativa di Piacenza per lavorare nel “Nido S.Eufemia”». Alice spiega infine come lo studio nel campus piacentino le ha consentito di avere una forma mentis che sta alla base di un agire consapevole nel contesto educativo: «la Cattolica fornisce tante conoscenze necessarie fondamentali per una pratica pensata. Diciamo che nel momento in cui entri nel mondo del lavoro non ti senti completamente spaesato».
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Premio Tobagi e Penna Hemingway, doppietta vincente per il master di giornalismo na volta Ernest Hemingway disse: “Il mio intento è mettere su carta cosa vedo e cosa sento, nella migliore e nella più semplice maniera possibile”. Se qualcuno oggi dovesse chiedermi cosa vuol dire essere un giornalista gli risponderei più o meno così. Questa idea, hemingwayana nella forma e nella sostanza, dice due cose, una indissolubilmente legata all’altra. La prima è che per fare giornalisti bisogna essere onesti, con se stessi e con i lettori. La seconda, conseguenza della prima, è che è necessario risultare chiari. Essere uno dei vincitori del Premio Walter Tobagi per giornalisti praticanti e il vincitore del Premio Giornalistico Papa Ernest Hemingway per me significa ambire a quella idea. Diversi tra loro per storia e contesto, Hemingway e Tobagi avevano una cosa in comune: raccontavano la realtà per cercare di migliorarla. Averli come riferimenti – nella testa e nel curriculum – è per questo una grossa responsabilità, pesante e bellissima allo stesso tempo». Sono parole di Pasquale Ancona, 26 anni, iscritto al secondo anno del master biennale in Giornalismo dell’Università Cattolica, che lo scorso maggio, ha vinto il premio dedicato a Walter Tobagi e, lo scorso luglio, il premio Penna Ernest Hemingway sbaragliando la concorrenza con un pezzo intitolato L’America di Trump e il ruolo dei federali. Ma soprattutto sono le parole con cui Pasquale descrive la sua passione per la professione del giornalista caratterizzata da onestà intellettuale e chiarezza espositiva.
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Terzo settore, la Cattolica fa il bis al Premio Martinelli e sedi di Brescia e Milano salgono a pari merito sul podio del Premio Martinelli 2019-20, il prestigioso riconoscimento della Fondazione Confalonieri intitolato alla memoria del professor Felice Martinelli e destinato alle tesi di laurea magistrale focalizzate sui temi del terzo settore e della responsabilità sociale d’impresa. Autori degli elaborati premiati sono Andrea Sberna, laureato del campus bresciano in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane con la tesi Pedagogia e impresa: B-Corporation e sviluppo umano, e Sara Barzaghi che nella sede milanese dell’Ateneo ha conseguito la laurea in Giurisprudenza con la tesi Pubbliche amministrazioni e terzo settore. La Fondazione Fratelli Confalonieri è nata con lo scopo di favorire l’accesso all’istruzione agli studenti meritevoli, iscritti o laureati presso gli atenei milanesi, mediante l’assegnazione di borse di studio e premi per studi di perfezionamento. Per onorare la memoria del professor Felice Martinelli, che ha ricoperto il ruolo di presidente del Collegio dei Revisori della Fondazione sin dalla sua costituzione, è stato istituito il riconoscimento destinato annualmente all’autore della miglior tesi di laurea magistrale o dottorale avente per oggetto tematiche riguardanti il Terzo Settore o la Responsabilità Sociale di Impresa, analizzate da un punto di vista giuridico, economico, storico o sociologico.
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Carlo Fratta Pasini nuovo Presidente del Policlinico Gemelli avvocato Carlo Fratta Pasini (nella foto) è il nuovo presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Nato a Verona, classe 1956, dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita all’Università di Bologna, ha esercitato la professione legale fin dai primi anni Ottanta, specializzandosi in diritto amministrativo e civile, con particolare riferimento ai temi dell’agricoltura, del territorio e dell’ambiente, del diritto delle acque, del settore immobiliare e delle problematiche connesse alle successioni nei patrimoni e nelle aziende familiari. Da oltre vent’anni Fratta Pasini mette le proprie conoscenze giuridiche e l’esperienza maturata nella professione forense a disposizione del sistema bancario e delle relative associazioni, ricoprendovi ruoli di vertice; è membro del Comitato di Indirizzo dell’Istituto Toniolo e consigliere dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’Università di Verona gli ha conferito nel 2006 la laurea ad honorem in Economia della banca e dei mercati finanziari. Il rettore dell’Ateneo Franco Anelli, in un messaggio indirizzato a docenti e ricercatori della facoltà di Medicina e Chirurgia della Cattolica e al personale tecnico, amministrativo e sanitario del Policlinico A. Gemelli, ha inviato i suoi auguri di buon lavoro al neo Presidente che «raccoglie l’eredità di un’azione gestionale intensa ed efficace e che dovrà confrontarsi con le sfide poste dall’attuale contesto economico e sociale».
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SIPeS, terzo mandato per Luigi d’Alonzo uigi d’Alonzo, professore di Pedagogia speciale all’Università Cattolica e nella stessa sede direttore del Centro studi e ricerche sulla disabilità e la marginalità (CeDisMa), dopo due mandati, è stato confermato per il triennio 2020-2023 alla guida della Società italiana di pedagogia speciale (SIPeS). La SIPeS, fondata nel 2008, è costituita da docenti universitari di ruolo delle università statali e non statali italiane e straniere, impegnati in attività di studio e di ricerca nel campo della Pedagogia speciale. «Siamo convinti che la pedagogia speciale possa contribuire, con le sue attenzioni specifiche e con il suo patrimonio di saperi, ad aiutare educatori e insegnanti a comprendere come agire e a dare risposte di valore; le sue competenze meritano di essere sempre più patrimonio diffuso nella professionalità di coloro che desiderano il bene delle nuove generazioni», afferma Luigi d’Alonzo che assume l’impegno di guidare SIPeS in un momento storico particolarmente complesso.
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Perdi tempo sul cell, ti salva la app ind your time, progetto vincitore di Dr. Start-upper 2020, si aggiudica in premio un corso a scelta tra quelli proposti da Formaper – Camera di commercio. La app mobile – ideata da Mattia Minzolini (nella foto sopra) e Federico Sopetti (nella foto in basso), laureandi al corso magistrale in Psicologia per il benessere: empowerment, riabilitazione e tecnologia positiva alla facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica insieme con Diego Bruno e Alberto Molinar Roet – trasforma lo smartphone da fonte di distrazione a potenziatore del benessere proponendo come alternativa tecniche di visualizzazione, meditazione, respirazione, focusing, scrittura espressiva. Alla premiazione della settima edizione del percorso di Università Cattolica e Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi, si è classificato al secondo posto Wiso, progetto nato per sensibilizzare il consumatore ad uno stile di vita green, e al terzo Mia, l’assistente che aiuta a registrare, gestire e analizzare tutti i propri acquisti, garantendo risparmi attraverso il riscatto di coupon. Sono intervenuti alla premiazione Sergio Rossi, dirigente Area programmazione strategica e progetti per il territorio di Camera di commercio, e Roberto Brambilla, responsabile Formazione postlaurea & Research Partnership dell’Università Cattolica.
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39 Onorificenza pontificia per Alfredo Pontecorvi l professor Alfredo Pontecorvi, direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e malattie del metabolismo, dopo cinque anni di servizio ha lasciato la guida della Direzione di Sanità e Igiene del Governatorato del Vaticano. E in segno di gratitudine per il servizio svolto Papa Francesco lo ha insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine Piano. Durante la cerimonia dello scorso luglio a Palazzo del Governatorato, il cardinale Giuseppe Bertello, nel consegnare l’onorificenza, ha ringraziato il professor Pontecorvi per i vari progetti realizzati sotto la sua gestione come il nuovo servizio di fisioterapia, l’accompagnamento per le persone vittime di abusi e il servizio medico attivato presso la Pontificia Università Lateranense.
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La professoressa Malaguti alla guida di Unidroit aria Chiara Malaguti, docente di Diritto internazionale dell’Università Cattolica nelle sedi di Roma e di Milano, è stata nominata presidente di Unidroit dal ministro degli Affari esteri Luigi Di Maio. Prima donna a ricoprire quell’incarico, prenderà il posto che ha occupato per due mandati il professor Alberto Mazzoni, sempre dell’Università Cattolica, prematuramente scomparso l’anno scorso. Unidroit, organizzazione internazionale per l’uniformazione del diritto privato, si apre oggi sempre di più al rapporto tra gli studiosi e gli operatori del mercato ed è attenta ai temi di maggiore attualità, come l’Intelligenza artificiale, cercando di interpretarli entro le categorie più ampie del diritto. «Abbiamo già in programma lavori sull’intelligenza artificiale, soprattutto gli smart contracts ed i digital assets, poiché l’innovazione tecnologica influenza molto il diritto» ha precisato la professoressa. «Trovo interessanti i progetti sul contract farming, che servono anche tanto ai Paesi in via di sviluppo, e tutti quelli sugli strumenti di finanziamento, che permettono l’accesso al credito soprattutto per le piccole e medie imprese». La professoressa Malaguti, da sempre coinvolta nei negoziati multilaterali di uniformazione per l’Italia, è anche chair di uno dei gruppi di lavoro dell’organizzazione sorella Uncitral ed è riconosciuta arbitro internazionale soprattutto per il diritto degli investimenti stranieri.
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Antonio e Diletta in prima linea contro il Covid er molti dei millennial la pandemia da Covid-19 è stato il primo grande evento che ha toccato da vicino la propria vita. Sicuramente ha toccato quella di Antonio Liguori, specializzando in Medicina interna della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, e Diletta Gionfra, infermiera del reparto di Medicina interna, laureata in Scienze Infermieristiche nella stessa Facoltà, in prima linea al Policlinico Gemelli e al Columbus Covid-2 Hospital durante l’emergenza sanitaria. Per questo loro importante impegno hanno ricevuto il riconoscimento Eccellenza Millennial nell’ambito del MYllennium Award, il premio rivolto ai più giovani con l’obiettivo di valorizzarne le eccellenze in termini di creatività e innovazione.
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SACRU, Cocconcelli nominato Segretario Generale 4-5/2020
o scorso 8 luglio si è tenuto il primo incontro del Governing Board di SACRU (Strategic Alliance of Catholic Research Universities), network internazionale di otto università cattoliche. I Rettori e i Presidenti hanno nominato Segretario Generale il professor Pier Sandro Cocconcelli, docente di Microbiologia degli alimenti presso la facoltà di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali e delegato del Rettore al coordinamento dei progetti di internazionalizzazione. Il Segretariato di SACRU è stato assegnato per il prossimo triennio all’Università Cattolica. Oltre all’Ateneo del Sacro Cuore, partecipano l’Australian Catholic University, il Boston College, la Pontificia Universidad Católica de Chile, la Pontifícia Universidade Católica do Rio de Janeiro, la Sophia University, l’Universidade Católica Portuguesa e l’Universitat Ramon Llull.
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Pier Cesare Rivoltella, nuovo presidente Sirem
Premoli nuovo garante per l’Infanzia a Milano
o scorso luglio il professore Pier Cesare Rivoltella è stato nominato presidente della SIREM, Società di ricerca sull’educazione mediale, che aveva contribuito a fondare nel 2007 e che raccoglie gli studiosi che si occupano di media e tecnologie nei contesti educativi e formativi. Alla luce della situazione difficile in cui si è trovata la scuola durante il lockdown e in relazione a tutti i problemi che hanno caratterizzato la ripresa delle attività a settembre, le attività di questa Società ricoprono un ruolo particolarmente significativo. «La pervasività dei media nella società informazionale e le nuove esigenze legate allo smart working e al distance learning rilanciano l’importanza di una riflessione sul loro impatto nei contesti educativi e della ricerca di nuove sempre più convincenti strategie di intervento. Questa è la sfida che il nuovo direttivo sotto la mia presidenza dovrà affrontare» ha affermato il professor Rivoltella che insegna Didattica e tecnologie dell’istruzione e dell’apprendimento alla facoltà di Scienze della formazione dell’Università Cattolica, ed è direttore del Centro di Ricerca per l’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia (Cremit).
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ilvio Premoli, dallo scorso 22 luglio, è il nuovo Garante dei diritti per l’Infanzia e l’adolescenza del Comune di Milano. Ricercatore in Pedagogia generale e sociale in Università Cattolica dal 2012, Premoli è membro del Consiglio direttivo e coordinatore delle attività del Centro di Ricerca sulle Relazioni Interculturali dell’Ateneo, collabora da anni in particolare con i Servizi educativi per la prima infanzia del Comune di Milano, per cui ha contribuito alla redazione delle nuove linee di orientamento pedagogiche dei servizi all’infanzia 0-6. «I cittadini milanesi minorenni devono conoscere i propri diritti ed essere accompagnati a prendere coscienza di modi, forme, strategie per esigerli e devono essere messi nelle condizioni di conoscere l’esistenza e le funzioni della figura del Garante dei loro diritti. Gli adulti che a vario titolo si occupano di bambini e adolescenti devono assumere una prospettiva basata sui diritti dei bambini, per poter espletare al meglio le proprie funzioni». Queste sono le motivazioni con cui Premoli ha presentato la sua candidatura al sindaco di Milano e sono alla base del suo impegno come nuovo Garante.
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Fellini nei chiostri
Svelato il (vero) finale della Dolce Vita
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Nella cultura
La ricerca, curata dal CeRTA, sul caso del celebre film del regista. La ricostruzione del lungo dibattito culturale nel mondo cattolico ha preceduto la proiezione del film nel Cortile d’Onore edie opportunamente distanziate,
di Valentina Stefani
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una platea di studenti e pubblico milanese, pop corn e caramelle come in un vero e proprio cinema all’aperto e tanta voglia di ricominciare. Il cortile d’onore di largo Gemelli è tornato a vivere come luogo della socialità con la Milano Movie Week. Lo scorso 16 settembre una serata dedicata a Federico Fellini – a cento anni dalla nascita del regista e sessanta dall’uscita de La Dolce Vita – è stata l’occasione per presentare anche nel capoluogo lombardo, dopo Venezia77, lo studio a cura del Centro di ricerca sulla televisione e gli audiovisivi (CeRTA) – diretto dal professor Massimo Scaglioni (nella foto a sinistraa con Don Davide Milani) – sul caso cinematografico che accese un lungo dibattito culturale nel mondo cattolico. Alla ricerca dell’Università Cattolica va il merito della riscoperta e dell’analisi approfondita di rari e preziosi materiali audiovisivi, come Teche Rai e Settimana Incom, tra cui l’intervista del padre Gesuita Angelo Arpa, difensore del film e vicino a Fellini, rilasciata a Sergio Zavoli per la rubrica Nuovi Orizzonti. «Il caso Dolce Vita – come ha esordito Scaglioni nella presentazione – è uno dei casi più clamorosi nell’Italia dei primi anni ’60, ed è ancora attuale perché si presta a molteplici chiavi di lettura, politica, teologica o più propriamente culturale, come quella che coinvolse il rapporto del mondo cat-
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tolico con il cinema sulla quale abbiamo scelto di focalizzarci. I gesuiti del Centro San Fedele di Milano, difendendo strenuamente il film – prosegue Scaglioni – hanno dato vita ad un modo nuovo di guardare alla complessità del linguaggio cinematografico, aprendo una breccia rispetto alla quale lo stesso atteggiamento della cultura cattolica nei confronti del cinema andrà a modificarsi». Come osservato da Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, in occasione della presentazione della ricerca al Festival di Venezia (leggi l’articolo https://www. cattolicanews.it/quando-la-dolce-vita-divise-il-mondo-cattolico): «se restiamo nel campo della critica cinematografica non
capiamo la vera questione che il film pone al mondo cattolico: la grazia, una questione squisitamente teologica. Uscendo dalla critica possiamo capire la radice del conflitto che in quegli anni si sviluppa attorno alla visione di Dio. La visione di Dio e della Chiesa esplose in quel film. Una Grazia che tu, la ami o non la ami, ti aspetta comunque». Nel finale, infatti, Marcello se ne va, ma Paolina resta, affermando di esistere anche nel rifiuto. Don Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, ha sottolineato: «con il caso Dolce Vita nasce la critica cattolica moderna. Questo accade con un film perché il film è uno strumento potente che va a lavorare sull’immaginario, sul simbolico, sulla vita e interpella tutte le esperienze dell’umano, tra cui quella della fede». Don Milani ha poi ricordato l’importanza dell’esperienza culturale del Grande Schermo oggi: «la riflessione sulla nostra vita che il cinema ci propone, come il film di Fellini ci obbliga a fare, è uno strumento per una vera ripartenza, per la ripartenza dell’uomo, e prima che dell’uomo produttore, dell’uomo che pensa, dell’uomo che sogna, dell’uomo che ha un obiettivo di vita. Questo il cinema ci aiuta a fare: un film come la Dolce Vita ci provoca in questa direzione».
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Così nelle chat di lavoro è nato il CoviDiary ono quasi le 17.00 di giovedì 20 febbraio quando dalla Direzione Amministrativa arriva una telefonata alla Comunicazione: ‘Dobbiamo occuparci del Coronavirus...’ Non è più sabato e non ci saranno più domeniche. Subito dopo l’ordinanza del Ministero della Salute e la conferenza stampa in Regione Lombardia iniziamo a divulgare in tempo reale tutte le comunicazioni della nostra governance: al momento un fermo invito alla precauzione, particolarmente per chi arriva nei Campus delle Sedi padane dai comuni limitrofi più coinvolti”. Inizia così il CoviDiary scritto da Federica Mancinelli, dell’Ufficio Stampa dell’Università Cattolica, che ogni giorno ha appuntato le novità, le interviste, gli avvenimenti, i servizi curati dalla Comunicazione nei mesi cruciali della pandemia. Un racconto nel racconto: il percorso compiuto da chi si è occupato di fornire alla stampa o ai mezzi di comunicazione dell’Ateneo le nuove frontiere degli scenari accademici, sociali, sanitari, culturali, economici, che hanno vista coinvolta l’Università, nel suo ruolo didattico-formativo, di ricerca, di terza missione. E ha dato atto della riprogrammazione del percorso accademico alla luce della mission della Cattolica: il non essere e il non voler diventare una università telematica e la necessità di non far perdere lezioni agli studenti o ostacolare il loro percorso accademico facendo saltare sessioni di esame o di laurea. E qui il racconto con le risposte alle mail degli studenti che pervenivano all’indirizzo dedicato, le informazioni sulla riprogrammazione di lezioni e corsi che vedevano implementato l’e-learning. E anche un supporto per capire e interpretare questo nuovo tempo, grazie ai tanti esperti della Cattolica nei vari settori del sapere. La comunicazione ha riguardato anche l’informazione circa gli adeguamenti, con comprensibile apprensione, a modificare o implementare i servizi in vista della massima sicurezza degli utenti, come è accaduto con la sanificazione degli ambienti. Il web, elemento imprescindibile dell’odierna comunicazione, ha unito dando voce al Rettore e ai presidi di Facoltà che hanno offerto indicazioni ed esortazioni agli studenti, e ha consentito di svolgere online conferenze, webinar, dibattiti, presentazioni di libri. Un diario tra professionalità e umanità, dato che ha coinvolto anche chi doveva scrivere, promuovere, divulgare. Una nuova esperienza di cui far tesoro nel prosieguo di questo tempo di nuova comunicazione. Il CoviDiary si può leggere su https://www.cattolicanews.it/COVIDIARY.pdf
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42 La forza salvifica dello studio Riportiamo alcuni stralci significativi della lettera di Andrea Oltremonti, laureando alla magistrale in Filosofia dell’Università Cattolica, scritta durante il lockdown e rivolta ai suoi compagni di corso (la versione integrale della lettera su https://www.cattolicanews.it/la-forza-salvifica-dello-studio). tudiare superficialmente sarebbe uno spreco immane perché non ci permetterebbe di arrivare alla sua reale e totale comprensione. Leggere senza capire o imparare a memoria un argomento accentuerebbero solamente la limitatezza del significato dell’oggetto d’indagine. Al contrario, il mio è un sentito invito a non perseguire ciò che è immediatamente comprensibile, di facile definizione, quanto piuttosto di optare per mete che risaltino un pensiero più profondo che sia fonte di una ricchezza interiore maggiore. Non abbiate paura di dedicare più tempo ai libri o di rileggere un’espressione, una frase, un capitolo perché tutto aiuterà nella formazione della vostra personalità. Dobbiamo saper vivere lo studio e non soltanto praticarlo. Affermare, negare, confrontarsi devono essere azioni basilari per giungere ad un autentico apprendimento. In questo momento siamo soli fisicamente apparentemente distanti dai nostri compagni, ma in realtà siamo tutti insieme! Ognuno con i propri mezzi ha trovato difficoltà nel reperimento dei libri di testo o nella comprensione di un argomento o di un esercizio apparentemente insidioso, ma ha continuato a perseguire la scia della ricerca della conoscenza sapendo che dall’altra parte del muro, della via, della città, della provincia, della regione vi era il suo compagno nelle medesime situazioni, l’amico che non si è tirato indietro. Non dobbiamo sentirci abbandonati perché la nostra Umanità ci lega l’uno all’altro divenendo un’ancora di salvezza. Studiare è un piacere, un grande amore. Scavate in ciò che apprendete seguendo i vostri interessi così da crescere consapevolmente nella vostra unicità. Non fatelo per gli altri, fatelo per voi stessi”.
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Info Covid. Gli studenti protagonisti della campagna multilingue di prevenzione del contagio #SicurezzaInCattolica Sicurezza, sécurité, kaligtasan, ደህንነት, безопасность, la seguridad, ةمالس, sigurinë, 安全, safety 4-5/2020
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pagnolo, arabo, francese, cinese, russo. Ma anche albanese, filippino e amarico. La campagna Instagram lanciata dal nostro Ateneo per invitare gli studenti a rispettare le regole per la prevenzione del contagio da Covid parla più lingue. Siamo partiti con un piccolo spot video, in italiano sottotitolato in inglese, che sensibilizzasse e informasse sulle regole da seguire in Ateneo. Il risultato è stato così potente che abbiamo deciso poi di allargare l’invito. La nostra comunità universitaria è specchio di una società sempre più multiculturale. I video girati in diverse lingue e pubblicati nelle Stories hanno contribuito a rafforzare e amplificare il messaggio. Grazie a Abhi, Carolina, Daniela, Ginevra, Junya, Jorges, Mingtao, Tsegazeab e a tutti i giovani che sono i veri protagonisti della nostra Università.
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Di EDUCatt
Tutte le azioni e gli strumenti i per contrastare l’epidemia
Qualità e sicurezza: un binomio per la Fondazione di Sara Barboglio
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on esistono soluzioni rigide a problemi in continuo divenire: per questo EDUCatt, facendo tesoro dell’esperienza di questi mesi agitati dall’emergenza sanitaria, mette in campo, per uffici e servizi, un programma di azioni progressive che si adattano alla situazione attuale, ma anche attente a possibili scenari futuri, per garantire a lavoratori e fruitori dei servizi la massima qualità e sicurezza. Il piano di azioni contempla procedure di sicurezza, quali misurazione della temperatura corporea all’ingresso delle strutture, dispositivi come separatori in plexiglass e segnaletica dedicata alla gestione dei flussi, nonché tecnologie informatiche e innovazioni gestionali che aiutano a garantire il funzionamento dei servizi tutelando la sicurezza dell’intera comunità universitaria. Così i servizi di ristorazione ampliano la fascia di apertura per permettere un maggior scaglionamento dell’ingresso e gestiscono l’afflusso tramite un’app di
EDUCatt mette in campo un programma di azioni progressive che sappiano adattarsi alla situazione in movimento, ma anche attente a possibili scenari futuri coda virtuale: scaricando ufirst sul proprio smartphone il servizio assegna all’utente il suo numero e monitora la coda virtuale, avvisando con una notifica della possibilità di accedere alla struttura. Anche nei collegi e nelle residenze universitarie, vere e proprie case per gli studenti, EDUCatt lavora per minimizzare i rischi di contagio con protocolli e vademecum contenenti le regole che ogni membro della comunità collegiale è tenuto a conoscere e applicare. Negli uffici una segnaletica ad hoc accompagna i lavoratori in un luogo di lavoro che vuole rimanere agile in tutti i sensi: agile nella frequentazione degli spazi lavorativi, pur nel rispetto dei protocolli elaborati, ma agile anche nella gestione dei tempi e dei luoghi di lavoro, affidati alla responsabilità del singolo. Inoltre, con il supporto dei suoi partner, la Fondazione ha sviluppato una mascherina monouso in carta PaperSafe, riciclabile al 100% ed equivalente alle
mascherine chirurgiche di classe II, dunque con un’efficacia di filtrazione batterica superiore al 98%), e realizzata in conformità alle direttive contenute nella normativa UNI 14683 per caratteristiche di filtrazione, traspirabilità e biocompatibilità. Consapevole della necessità di continuare a svolgere l’attività di supporto e sostegno al progetto formativo dell’Università Cattolica con tutti gli strumenti possibili, Fondazione EDUCatt vuole saper adattare tempestivamente modi e soluzioni ai nuovi scenari in movimento, ma anche dare ascolto alle esigenze dei propri lavoratori. Per aggiornamenti sui servizi EDUCatt: www.educattepeople.it.
Una settimana con l’Europa: MyAcademicID Workshop Week al 19 al 23 ottobre si è svolta MyAcademicID Workshop Week, la settimana che ha raccolto tutti gli eventi online di disseminazione nazionale del progetto MyAcademicID. L’obiettivo dell’iniziativa è stato quello di sostenere e integrare l’internazionalizzazione nell’istruzione superiore, cercando comunque di organizzare e mantenere la specificità di ogni singolo Paese coinvolto e rappresentato dal consorzio: il workshop nazionale italiano è stato organizzato da EDUCatt con la collaborazione di Fondazione ENDISU. Gli eventi online hanno presentato i risultati del progetto. Il webinar conclusivo Verso il riconoscimento elettronico dello studente europeo organizzato da EDUCatt e sostenuto dalla Commissione Europea nell’ambito del programma CEF – Connecting Europe Facility, si è concentrato proprio sul concetto di identità digitale degli studenti. Per maggiori dettagli e per rimanere aggiornato sulle iniziative del progetto, visita l’area dedicata www.myacademic-id.eu.
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Giovani ai tempi del coronavirus Quaderni Rapporto Giovani, n. 8
I mostri di Alberto Manguel hanno trovato casa di Velania La Mendola
Vita e Pensiero ultimo fascicolo della rivista Vita e Pensiero si apre con un articolo di Carlo Ossola dedicato a Dante. Il filologo del Collège de France e presidente del Comitato nazionale delle celebrazioni del 700° anniversario della morte del poeta, rilegge la Divina Commedia, poema del sacro ma non dell’astrazione che tutto «riunisce e unifica», compreso l’amore del creato, come intuì Charles de Foucauld. Fra gli altri articoli segnaliamo (all’interno della rubrica La Questione) una serie di interventi sul Coronavirus: l’infettivologo Roberto Cauda fa un bilancio dei mesi dell’emergenza, ripercorrendo gli episodi virtuosi ma anche i fenomeni negativi come l’infodemia, mentre il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo racconta come un effetto della pandemia sarà l’aggravarsi dell’inverno demografico. Il filosofo Silvano Petrosino, lo storico Marco Rainini e il teologo Giuliano Zanchi riflettono sulle messe in streaming e sul futuro della Chiesa dopo il virus. Per la rubrica Frontiere Adrien Candiard ragiona sul fanatismo: «non è affatto un eccesso di religione» scrive il domenicano, «è frutto di una teologia che ha messo Dio in disparte», aggiungendo provocatoriamente «e non dobbiamo credere che riguardi solo l’Islam». Tra gli autori del nuovo numero anche due poeti, l’uno, Michael Edwards, di origine inglese scrive della riscoperta del sentimento della gioia nel mondo della poesia e della narrativa; l’altro, Aldo Nove, fa un bilancio della poesia italiana dagli anni ’80 ad oggi. Tutte i fascicoli sono su rivista.vitaepensiero.it.
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l bibliofilo più famoso al mondo, Alberto Manguel, che ha appena pubblicato in Italia il suo ultimo libro Mostri favolosi. Alice, Dracula, Superman e altri amici letterari (Vita e Pensiero), ha deciso di donare la sua favolosa collezione di 40 mila volumi alla città di Lisbona. Un evento culturale straordinario per la nostra Europa, un “miracolo” secondo lo scrittore che George Steiner definiva il “Don Giovanni delle biblioteche”, come ci racconta nell’intervista.
La sua biblioteca era la protagonista del suo libro precedente, Packing my library (Vivere con i libri, Einaudi), dove appunto era stata impacchettata per un trasloco. Ora le casse sono in viaggio insieme al loro proprietario, che inizia un capitolo tutto portoghese della sua vita. I mostri favolosi hanno trovato casa? Direi di sì. Lisbona ha magnifiche collezioni librarie in lingua portoghese e una rete di biblioteche pubbliche molto efficente. Ma non ha una biblioteca multilingue, come è la mia. Allora Fernando Medina, il sindaco di Lisbona, tramite la mia editrice protoghese Bárbara Bulhosa, mi ha proposto di traferire la mia biblioteca nel bellissimo palazzo di Marqués de Pombal, dove nascerà anche un Centro per lo studio della storia della lettura (che è la mia materia), di cui sarò direttore, con un fondo per nuove acquisizioni e uno staff di bibliotecari specializzati. È come un miracolo: recupererò il mio paradiso (nel senso borgesiano della biblioteca) e la sua resurrezione avverrà nel Paese degli antenati di Borges. Una coincidenza incredibile, stupenda, impossibile. Tra i “mostri favolosi” ci sono anche personaggi tratti dalla letteratura popolare: Cappuccetto Rosso, La Bella addormentata, il nonno di Heidi... Cosa sono le favole oggi? Le fiabe sono i nostri testi essenziali e contengono la saggezza di base della nostra
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Di Vita e Pensiero
EBOOK OPEN ACCESS
esperienza umana. Il nostro atteggiamento in questa epidemia è già stato raccontato in I vestiti nuovi dell’imperatore di Andersen (per coloro che si rifiutano di riconoscere la realtà scientifica), così come quello di coloro che accettano che saremo rinchiusi per almeno un altro anno (vedi La bella addormentata). La deliberata malvagità di un Trump o di un Bolsonaro si incarna in Barbablù, che non vuole che apriamo la porta che nasconde la prova dei suoi crimini; il sacrificio e il martirio del corpo medico è incarnato nel Fedele Giovanni dei fratelli Grimm, che si sacrifica per il suo re. La parola mostri del titolo è una citazione di Carroll dal dialogo tra Alice e l’Unicorno, un patto di fiducia tra reale e irreale. Cosa significa mostro per lei? È una parola problematica, perché sebbene etimologicamente significhi “un prodigio che riflette la volontà degli dei” e da qui “avvertenza, monito”, ne abbiamo alterato il significato per denotare qualcosa o qualcuno che è malvagio, inumano. Questo è un errore. I mostri sono esseri straordinari, buoni o cattivi, a seconda del nostro giudizio, ma sempre prodigiosi. Quindi, per l’Unicorno che non ha mai visto una bambina, Alice è un prodigio, come lo è l’Unicorno per Alice. I personaggi dei romanzi sono “mostri” nel senso che sono unici. La pandemia che stiamo vivendo ha acceso i riflettori sulla scienza, dalla quale sembriamo attendere risposte certe su ogni problema. Qual è il ruolo della letteratura in questo contesto? Quello che ha sempre avuto: ricordarci che cosa significa essere umani. Sopravvivere non basta.
Segui i social Vita e Pensiero per consigli di lettura, news eventi, interviste agli autori www.vitaepensiero.it
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Nei libri Pierangelo Sequeri Lo sguardo oltre la mascherina Vita e Pensiero, Milano 2020 – pp. 112, €12,00 (Pagine prime)
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ei giorni in cui più imperversava la pandemia da coronavirus, una delle menti più lucide del cattolicesimo contemporaneo ha tenuto una sorta di diario teologico, le cui pagine folgoranti sono state come distillate dalla gravità del momento. Interrogato da un evento estremo, che impone la domanda della morte a dispetto di ogni sua rimozione, Sequeri ci restituisce l’essenziale di Dio, degli umani e della loro indistruttibile relazione. Ci siamo abituati a sguardi distratti, superficiali se non astiosi, nella frenesia delle nostre vite. Ora però abbiamo forse imparato a riconoscere la profondità e la potenza di uno sguardo buono, quello che ospita in sé la nostra fragile condizione umana. È lo stesso sguardo di Dio che vuole bene alla sua creatura e sa commuoversi davanti alle sue ferite. Tutte le pagine di questo prezioso libretto ci parlano della tenacia e della affidabile compassione del Dio di Gesù, misteriosa radice di ogni fiducia e speranza, anche quelle più esili.
Quali responsabilità per la finanza? Dialogo tra l’Arcivescovo di Milano e le banche Elena Beccalli (a cura di) Vita e Pensiero, Milano 2020 – pp. 72, €10,00 (Varia. Università)
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ons. Mario Delpini ha avviato un significativo dialogo con il mondo finanziario milanese per comprendere a quali condizioni la finanza può essere utile per il bene comune della società. Quali responsabilità per la finanza? a cura della preside della facoltà di Scienze Bancarie dell’Università Cattolica Elena Beccalli rende conto del primo di questi incontri, che si è tenuto il 23 ottobre 2019 presso la Biblioteca Ambrosiana, tra il professor Nien-hê Hsieh della Harvard Business School e i presidenti dei più importanti Istituti bancari italiani. L’occasione è diventata anche il motore per avviare un percorso a più voci di educazione finanziaria in Università Cattolica, in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano; un percorso finalizzato a valorizzare in una prospettiva educativa, com’è proprio di un’istituzione universitaria, il Documento Oeconomicae et pecuniariae quaestiones.
Tomás Halík Pazienza con Dio Vita e Pensiero, Milano 2020 – pp. 208, €16,00 (Sestante)
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io è mistero, e sia l’ateismo sia la fede intransigente mostrano l’impazienza di risolverlo. Troppa impazienza. Perché, scrive il filosofo ceco Tomáš Halík, di fronte a un mistero occorre soffermarsi sulla soglia. Occorre avere «pazienza con Dio», che ci viene incontro nell’attesa, perché Lui per primo è paziente con noi. È qui che Halík ci parla di Zaccheo, il piccolo pubblicano che cerca confusamente Gesù ed è sorpreso dalla fiducia del Signore che lo chiama per nome e si invita alla sua tavola. E ci chiede di riconoscere gli Zacchei di oggi, quei ‘cercatori’ non credenti o credenti in un modo diverso che come noi sono in viaggio, qualcosa li attira, accanto a loro passa qualcosa di fondamentale. Forse dimostreremo allora la vicinanza di Dio cercando insieme a chi cerca, interrogandoci insieme a chi domanda, facendo di questi Zacchei i nostri prossimi. Uscendo dalle porte chiuse delle nostre certezze per andare insieme dove Dio ci precede e ci aspetta.
Libro EDUCatt
Tecnica e umanesimo. Un approccio transdisciplinare Giornata di studio per i dottorandi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (14 luglio 2019) EDUCatt, Milano 2020 ISBN 978-88-9335-704-3 162 pp. | download gratuito
na giornata dedicata alla riflessione «sulla condizione dell’uomo contemporaneo alle prese con i mutamenti prodotti dai formidabili e veloci avanzamenti delle scienze sperimentali e delle loro applicazioni»; queste le parole usate dal rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli per introdurre gli interventi e i momenti di confronto raccolti all’interno di Tecnica e umanesimo. Un approccio transdisciplinare. Un’occasione preziosa per i dottorandi dell’Università – a cui la giornata di studio è stata dedicata – per confrontarsi sulla necessità di accogliere l’interdisciplinarietà e la transdisciplinarietà tra scienze differenti, per riflettere (come evidenziato dall’introduzione di monsignor Claudio Giuliodori e del professor Giovanni Marseguerra) su quanto la tecnologia in costante evoluzione possa portare alla luce questioni che vanno al cuore della nostra stessa esistenza. Dopo l’ampia panoramica offerta dalla prospettiva del cardinal Angelo Scola all’interno delle sue Provocazioni antropologiche, i dottorandi dell’Ateneo hanno presentato le proprie riflessioni dai molteplici punti di vista dei loro campi di ricerca: dalla psicologia al management, dalla sociologia al sistema agroalimentare, fino anche alla criminologia e alla ricerca sulle piattaforme digitali dei social network. Il volume, disponibile gratuitamente in versione digitale su Streetlib e sui principali siti di e-commerce online, offre una prospettiva competente e puntuale su una situazione in costante divenire, che ha visto la comunità accademica al lavoro e in dialogo, nell’ottica di guadagnare una «visione antropologica complessiva e integrale [...] per un approccio meno riduzionista, che non sacrifichi sull’altare dell’ideologia scientista la grandezza e la peculiarità dell’essere umano».
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Prossimità, reciprocità e agilità
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Dopo tutto
di Ivana Pais*
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n Breve storia del mio silenzio di Giuseppe Lupo, il protagonista ricorda le parole del padre dopo il terremoto: “ora che siamo salvi, si può raccontare”. A più di sei mesi dall’inizio del lockdown, non siamo ancora nelle condizioni di raccontare, però possiamo osservare. Nel dramma della pandemia è spuntato qualche seme che – opportunamente coltivato – potrebbe orientare il racconto verso un futuro desiderabile. In questa fase, mentre tutti gli occhi sono legittimamente puntati sulle fragilità sistemiche messe in luce del virus e sull’individuazione di strategie di protezione dai rischi, è utile fare anche l’esercizio opposto: individuare spazi di possibilità, per orientare l’azione in direzione della promozione delle capacità individuali e collettive. Il primo seme è la prossimità. L’isolamento nelle nostre case ci ha fatto riscoprire le reti di vicinato e i servizi di prossimità. Una ricerca realizzata dal progetto Coco (Coping with Covid-19) sulla Francia mostra che, in questi mesi, più della metà degli intervistati ha ricevuto qualche forma di sostegno informale: la prima fonte di supporto è stata la famiglia, dato che non sorprende, ma in seconda posizione si posizionano i vicini di casa, sopra gli amici. La novità è che questi legami di prossimità sono passati anche da piattaforme digitali, soprattutto nelle città: dalle iniziative attivate attraverso gruppi Facebook di vicinato a piattaforme digitali di quartiere. Di fronte all’emergenza, è caduta la distinzione tra virtuale e reale, si è Università Cattolica del Sacro Cuore
usato il digitale per costruire e rafforzare legami in presenza. Una dinamica simile interessa anche le attività commerciali. Si è registrato un picco nell’accesso a piattaforme di e-commerce di prodotti a filiera corta. È evidente che si tratta di comportamenti emergenziali, messi in atto per far fronte a un bisogno urgente. La questione è come promuoverli all’interno di iniziative e politiche intenzionalmente orientate a usare il digitale come strumento di valorizzazione del locale. Il dibattito sulla città dei “15 minuti”, in cui tutti i cittadini possano raggiungere in un quarto d’ora a piedi o bicicletta i principali servizi, sul modello di Parigi, muove in questa direzione. Il secondo seme è la reciprocità. Durante il lockdown, organizzazioni pubbliche e private e singoli professionisti hanno messo a disposizione gratuitamente i propri servizi. Queste pratiche solidali sono state incoraggiate anche dalla pubblica amministrazione, attraverso siti dedicati a livello nazionale, come Solidarietà Digitale, promosso dal Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione e a livello locale o Milano Aiuta del Comune di Milano. Allo stesso modo, i cittadini hanno dato prova di solidarietà attraverso donazioni, prevalentemente agli ospedali. Sulla piattaforma GoFundMe sono state finanziate ben 1.579 campagne sociali nel solo mese di marzo 2020. A queste forme di reciprocità incondizionata (dono a prescindere) o comunque coraggiosa (dono nella speranza di essere ricambiato) ora si stanno
affiancando altre forme di reciprocità più cauta, che ibridano attività commerciale e dimensione relazionale. Il terzo seme è l’agilità. Nei mesi scorsi c’è stato un abuso del termine “smart”: dallo smartworking al neologismo gergale “smartabili” utilizzato anche nelle comunicazioni ministeriali italiane per indicare le attività effettuabili a distanza in modalità telematica. Dopo mesi in lockdown, sappiamo bene che non tutto il lavoro remoto è smart e che non basta il digitale per promuovere innovazione. È forse utile recuperare l’aggettivo agile, più esplicito nell’indicare una modalità di lavoro che prescinde dalla predeterminazione non solo dello spazio ma anche dei tempi di lavoro. Un’organizzazione del lavoro che richiede il passaggio da una cultura del controllo a una della responsabilità, da una richiesta di conciliazione di primo e secondo turno di lavoro (dentro e fuori casa) in capo alle donne a una pratica della condivisione dei compiti di cura, dal rapporto centro-periferia alla città policentrica. Prossimità, reciprocità, agilità: tre semi che, come tutti i processi di mutamento sociale, contengono ambiguità e da cui dipende la storia che racconteremo alla fine di questo terremoto. *Professoressa di Sociologia economica nella facoltà di Economia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
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