presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 1 - anno XVI gennaio-febbraio 2015
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L’Ateneo apre a Bruxelles una piazza virtuale
Ne ha fatta di strada Farioli, la top manager che ama le sfide
Archeologia
Anfore, gioielli, monete un tesoro sotto la Cattolica
IL CONFINE tra diritti e sicurezza La lotta al terrorismo rischia di comprimere le libertà degli individui. Come muta l’equilibrio tra politiche di difesa e tutela della privacy
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presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 1 - anno XVI gennaio-febbraio 2015
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L’Ateneo apre a Bruxelles una piazza virtuale
SOMMARIO
Ne ha fatta di strada Farioli, la top manager che ama le sfide
Archeologia
Anfore, gioielli, monete un tesoro sotto la Cattolica
04 - Il confine tra diritti e sicurezza IL CONFINE tra diritti e sicurezza La lotta al terrorismo rischia di comprimere le libertà degli individui. Come muta l’equilibrio tra politiche di difesa e tutela della privacy
08 - Farioli, la top manager che ama le sfide 10 - Postcards: racconti di viaggio dall’Africa e dal Brasile 12 - Bruxelles, la Cattolica apre una piazza virtuale
n.1/duemilaquindici Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 - Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORI Graziana Gabbianelli, Fausto Maconi COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Carla Alecci, Katia Biondi, Martina Carnovale, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Niccolò De Carolis, Graziana Gabbianelli, Anna Gianfreda, Ottavio Ghidini, Alessandra Lanza, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Antonella Muschio Schiavone, Antonella Olivari, Maria Villano, Samuele Uttini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 - 20123 - MILANO tel. 0272342216 - fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito - 00168 - ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa - Brescia
Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 13 febbraio 2015
14 - Gioielli all’asta per la laurea delle ragazze 16 - Anfore, gioielli, monete: un tesoro sotto la Cattolica 17 - Giurisprudenza: gli studenti nelle cliniche legali 18 - Intramontabile radio, bella e conveniente 21 - Il futuro dell’economia con Poletti, Visco e il Nobel Engle 24 - Brescia, l’Asa guarda le nuove sfide ecologiche 27 - La salute degli studenti piacentini sotto la lente 28 - Educatt, con StudentWork arriva il tempo determinato 30 - Giuseppe Toniolo, un economista fuori dal comune
Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza
primo piano
IL CONFINE
tra diritti e sicurezza La lotta al terrorismo rischia di comprimere p le libertà degli g individui. Come muta l’equilibrio q tra politiche di difesa e tutela della privacy.
di Alessandra Lanza
S
gli accordi di Schengen può essere un modo per prevenire la minaccia del terrorismo? Istituire nuovamente i controlli alle frontiere interne, aboliti vent’anni fa in favore della libera circolazione dei cittadini dell’area, è indispensabile per garantire loro la sicurezza? Francia e Spagna, dopo i fatti di Parigi dello scorso gennaio, credono di sì e l’Italia, che per giorni si è opposta a questa ipotesi, ha infine optato per il provvisorio ripristino dei controlli alle frontiere, come è stato comunicato da un provvedimento del Viminale diffuso lo scorso 22 gennaio. Eppure, «Verificare i movimenti delle persone ai confini – afferma Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali nella facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica – non serve a niente. Chiunque voglia spostarsi da un Paese all’altro Vittorio Emanuele passare senza Parsi per i controlli è in grado di trovare un modo per farlo». Inoltre i due (presunti) terroristi in fuga dal Belgio verso l’Italia, bloccati in Francia prima che potessero oltrepassare il confine, sono stati catturati nonostante le frontiere aperte, «intercettati grazie ad informazioni di intelligence che già esistevano e bloccati attraverso una serie di strumenti normativi» spiega
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OSPENDERE O RIVEDERE
PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2015
Marco Lombardi, coordinatore di ITSTIME e docente di Gestione del rischio e crisis management presso la facoltà di Lettere e Filosofia. Sull’inutilità della sospensione del trattato di Schengen è d’accordo anche Riccardo Redaelli, docente di Geopolitica presso la facoltà di Scienze politiche e sociali, esperto di post-conflict e gestione delle emergenze: piuttosto andrebbe rafforzato. «In tanti – spiega Redaelli – concepiscono una “fortezza europea” minacciata da una moltitudine di nemici dipinti come i “barbari ai cancelli”. In realtà molti degli attivisti dell’islamismo post-Qaedista sono europei di seconda o terza generazione». Dopo Parigi un po’ di paura sarà fisiologica, a patto che non diventi un’ossessione. «I musulmani sono milioni in Europa – conclude Redaelli –, sono una realtà ineludibile in chiaro aumento demografico. Questo rende necessario non solo accettarli, ma anche favorire l’integrazione e reciproca conoscenza». Se puntare a un rafforzamento dei confini sembra dunque inutile e piuttosto foriero di una crescente diffidenza tra Paesi, la ricetta per garantire una maggiore sicurezza qual è? «Partendo dal presupposto che la sicurezza assoluta non esiste – avvisa il professor Parsi – dal punto di vista pratico la si può raggiungere con la collaborazione delle forze di intelligence e di polizia, con la rinuncia a qualche diritto alla privacy e l’accettazione di una maggiore sorveglianza della rete». In generale, sembra si stia andan-
do in direzione di una collaborazione tra Stati, «come dimostrano le operazioni di polizia dei giorni scorsi», commenta Parsi. «Non durerà chissà quanto, ma potrebbe aiutare a raggiungere alcuni risultati», prosegue. Indirizzi formali, come la condivisione delle liste passeggeri, più volte richiesta dall’Italia, sarebbe utilissima per implementare l’information sharing. Riccardo Redaelli Secondo Redaelli, «Le intelligence, a livello operativo, collaborano molto», tuttavia da parte degli Stati sembra esserci ancora una resistenza, poiché tendono a trattare le tematiche della sicurezza prevalentemente a un livello nazionale. «Bisognerebbe – spiega – che tutte le diverse politiche europee riguardanti sicurezza e contro-terrorismo fossero armonizzate». Non solo manca loro un format condiviso, ma sono minate dalle rivalità storiche europee. «La Gran Bretagna – continua Redaelli – è abituata ad agire in modo molto indipendente, fra alcuni Paesi europei vi sono inoltre antiche ruggini che provocano resistenze a una vera cooperazione». Secondo Lombardi, comunque, «la collaborazione non va ristretta a livello europeo, ma estesa all’intelligence nordafricana, con cui è importantissimo mantenere buone relazioni, in quanto spesso ha informazioni di prima mano». Questo diventa
(Foto iStock Editorial)
fondamentale soprattutto oggi che il terrorismo sta mutando. I foreign fighters ne sono la modalità più evidente e pericolosa: viaggiano, si nascondono, acquisiscono professionalità e capacità di combattimento che li rendono molto più pericolosi. «Limitarli è fondamentale – dice Redaelli –, ma lo si può fare solo con la collaborazione dei Paesi da cui transitano, come Bosnia e Turchia, e che hanno spesso interessi molto forti in questi teatri di guerra». A complicare i giochi c’è il nuovo volto del terrorismo, molto diverso rispetto al passato. «Lo jihadi-
smo – dice Redaelli – ha assunto i tratti della postmodernità: non è strutturato, è liquido, q a volte è dato in franchising». È diventato altamente mimetico, in grado di attivarsi all’interno di strutture di coordinamento molto labili e per questo più difficili da individuare. Molti di coloro che sono coinvolti, prima di esercitare atti di violenza non erano noti, perché non frequentavano ambienti sospetti o si erano indottrinati solamente su internet. Questo pone uno sforzo decisamente maggiore in termini di sicurezza e di sorveglianza, cui segue il problema della privacy del cittadino comune e del rischio di
violarla. Non c’è dubbio, per Marco Lombardi, che al primo posto vi sia la sicurezza. «Fa parte dei bisogni primari dell’uomo: è ciò che gli permette Marco Lombardi di crescere e svilupparsi». Fino a che punto però rinunciare alla propria privacy? «I cittadini – continua Lombardi – in qualche modo hanno già accettato incursioni al suo interno, in nome di una sicurezza sempre maggiore, PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2015
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primo piano
DOCENTI E RICERCATORI IN PRIMA LINEA
Quattro team della Cattolica per la gestione delle crisi
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L TEMA DELLA SICUREZZA
è una delle questioni centrali del nostro tempo. E intorno a questa sfida l’Università Cattolica è dotata di quattro gruppi di ricercatori già attivi in ambito medico-sanitario e in ambito sociologico. La parola Security è entrata di diritto nel lessico della ricerca europea e include la protezione dei cittadini, della società e dell’economia, delle infrastrutture e dei servizi, della prosperità, della stabilità politica e del benessere. Più di 345milioni di euro sono stati stanziati dalla Commissione Europea per il biennio 2014-2015 all’interno del programma europeo di ricerca Horizon2020. Il Programma H2020 – Secure Societies mira proprio a rafforzare la capacità dell’Ue ad agire in ambito esterno attraverso lo sviluppo delle sue capacità civili e militari in materia di prevenzione dei conflitti internazionali e di gestione delle crisi di ogni genere, compresi i disastri opera dell’uomo o della natura. In questa accezione così ampia, l’Università Cattolica da tempo lavora sul tema della sicurezza e fornisce, secondo le specifiche competenze delle singole Facoltà e Sedi, idee di ricerca, risposte e servizi in campo di security.
grandi disastri legati al settore trasporti come un incidente aereo o un deragliamento di treni, o nei casi di liberazione di sostanze chimiche in un centro abitato o anche in seguito a un attentato terroristico che coinvolga numerose vittime». Un esempio chiarisce al meglio la tipologia di interventi: con una ventina di feriti codice rosso sul luogo dell’incidente, ottanta codici gialli e duecento verdi, il problema è come organizzare il soccorso integrandolo al meglio con le ambulanze a disposizione, con gli ospedali presenti in zona, con le disponibilità di posti letto negli ospedali stessi e ancora con la situazione delle strade, il traffico e la loro percorribilità.
Armi chimiche e di distruzione di massa La facoltà di Medicina e Chirurgia offre un’ulteriore competenza. L’esperienza maturata dal gruppo di ricerca coordinato dal professor Ivo Iavicoli, Ivo Iavicoli nell’ambito della definizione di strategie di monitoraggio ambientale dell’esposizione a xenobiotici, anche di dimensione nanometrica, e nella valutazione del Chirurgia d’urgenza comportamento tossico«La Chirurgia d’Urgenza logico e degli effetti sulla di Roma - spiega il profes- salute degli stessi in amsor Daniele Gui, responbito occupazionale offre sabile dell’omonima Unità interessanti prospettive operativa complessa di applica- lavora allo sviluppo di zione. Tra strumenti a supporto queste, la della decisione medica possibilità nelle emergenze, una di effettuatecnologia informatica re il modi origine militare, ma nitoraggio utile anche in ambienti ambientale civili come in situazioni di agenti Daniele Gui di crisi come terremoti, chimici e
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biologici impiegati come armi di distruzione di massa in attacchi terroristici appare di estrema importanza per la programmazione di specifici interventi di emergenza e di sorveglianza della salute pubblica. L’esperienza del gruppo di ricerca offre inoltre l’opportunità di definire il profilo tossicologico e di rischio delle “armi chimiche non letali”, con particolare attenzione ai margini di sicurezza dell’impiego di tali sostanze in differenti condizioni di esposizione, ai fattori di iper-suscettibilità a eventuali effetti avversi e alle implicazioni di tale utilizzo nell’ambito delle politiche gestionali di sanità pubblica. Transcrime e la criminalità L’aspetto fondamentale dei progetti di ricerca sviluppati in ambito di sicurezza resta ovviamente il “capacity building”, lo studio delle dinamiche e lo sviluppo di sistemi che permettano di reagire velocemente in casi di crisi, di emergenza, di terrorismo. In questo contesto si muove Transcrime (www.transcrime.it), diretto dal professor Ernesto Savona, il cui obiettivo consiste nello sviluppare degli scenari di rischio basati sulle caratteristiche degli attacchi più recenti e di valutare l’efficacia e i costi delle attuali contromisure non militari, proponendo nuove e più efficaci misure di prevenzione del fenomeno. Sin dalla sua fondazione, Transcrime – Joint Research Centre on Transnational Crime ha partecipato a più di 100 progetti di ricerca e studi su criminalità e sicurezza, adottando un approccio
multidisciplinare e favorendo ricerche Ernesto Savona applicate all’analisi dei fenomeni criminali, alla valutazione delle politiche di prevenzione del crimine, e allo sviluppo di modelli di valutazione e prevenzione del rischio in diversi ambiti (infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti, riciclaggio, ecc.). Uno dei più recenti temi di ricerca di cui si è occupato Transcrime è quello della pirateria marittima, diventata negli ultimi un problema a livello internazionale, con diverse aree e rotte navali interessate dal problema. Itstime e il rischio terrorismo Italian Team for Security, Terroristic Issues and Managing Emergencies (Itstime), diretto dal professor Marco Lombardi affronta il tema della sicurezza seguendo un approccio multidisciplinare garantito dai diversi profili dei suoi membri. Aspetti come sorveglianza e monitoraggio, terrorismo e gestione delle emergenze sono l’oggetto dello studio teorico ed empirico che permettono di sviluppare analisi volte all’identificazione dei processi che li determinano e condizionano, concentrando l’attenzione sulle loro connotazioni sociali e comunicative. L’obiettivo finale è quello di fornire un quadro di best practices di ampio respiro internazionale per una lettura della situazione specifica e la pianificazione di interventi comunicativi e operativi futuri.
senza rendersi conto che a livello personale quest’ultima dipende soprattutto da comportamenti individuali». L’evoluzione tecnologica rende quelle incursioni sempre più facili e frequenti. Dopo l’11 settembre 2001 le forze di intelligence si sono sentite legittimate a scavare all’interno di questo tipo d’informazioni per prevenire gli attacchi terroristici. «Non bisogna dimenticare – ammonisce Chiara Fonio, docente di Gestione del rischio e crisis management – che nel frattempo, nel 2013, c’è stato il Datagate di Edward Snowden, che ha mostrato l’esistenza di una differenza sostanziale tra mass surveillance (sorveglianza di massa) e targeted surveillance (sorveglianza focalizzata su obiettivi di sicurezza legittimi e da perseguire)». «Spesso – continua –, la raccolta di dati è stata continua e indiscriminata, rivelandosi invasiva e mancando in molti casi di efficacia». In ballo c’è una discussione su una normativa europea sulla privacy che sia riformulata e adattata alle condizioni odierne: «Si stanno concludendo – racconta Fonio – almeno tre ricerche europee sulla normalizzazione delle tecniche sorveglianza e sulla consapevolezza che ne hanno i cittadini, a volte non così disposti a rinunciare alla propria privacy. Mi auguro che se ne terrà conto, insieme alla lezione di Snowden». Il problema della sicurezza è infine connesso a un’altra
carenza sul piano normativo: «Per essere anticipatori rispetto al terrorismo – spiega Lombardi – ci si trova a dover limitare la libertà personale di qualcuno nel momento in cui la minaccia è ancora potenziale. In che momento diventa lecito arrestare?». Parlando di frontiere, controlli e sicurezza, il pensiero non può che viaggiare fino a Expo, al cui inizio mancano ormai soltanto pochi mesi. Decine di milioni di visitatori, da tutti i Paesi del mondo, compresi quelli “a rischio”, convergeranno a Milano. L’evento godrà di attenzione a livello mondiale, costituendo una vetrina invitante per tutti, terroristi compresi. «L’entità di Expo – afferma Redaelli – si concilierebbe perfettamente con il bisogno di visibilità del terrorismo jihadista». Tuttavia, come per tutti i grandi eventi, le forze di sicurezza sono attive da tempo per cercare di ridurre al minimo il rischio. «La sensazione – dice tuttavia il professor Parsi – è che ci siano bersagli più interessanti nel mondo. Sono i Paesi più importanti dal punto di vista politico quelli che corrono più rischi: Francia, Inghilterra, Germania, Olanda, Belgio. Paesi che hanno una popolazione islamica percentualmente molto numerosa e una p politica, p per così dire, meno timida della nostra. È chiaro che non siamo sicuri, ma nessuno al mondo lo è».
COMUNITÀ EUROPEA
La Conferenza CPEXPO2014
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QUATTRO GRUPPI DI LAVORO dell’Università Cattolica impegnati sul tema della sicurezza hanno avuto la possibilità di presentare le proprie attività durante la conferenza CPEXPO2014, promossa dalla Commissione Europea e organizzata, sotto l’egida del Presidenza Italiana al Consiglio Europeo, dal 9 all’11 dicembre 2014 presso il Porto Antico di Genova. La conferenza è l’appuntamento annuale delle organizzazioni leader in Europa che operano nel campo della sicurezza, e intende creare uno spazio di discussione sulle problematiche legate al mondo della sicurezza e fornire occasioni di visibilità, proposte di soluzioni innovative, opportunità di business e networking. Durante i tre giorni di conferenza, lo stand dell’Università Cattolica del Sacro Cuore è stato luogo di incontri e scambio di esperienze con gli altri operatori ed esperti del settore. Da università europee, forze militari italiane e straniere, a centri di ricerca e imprese internazionali, in molti hanno visitato lo stand e confrontato le proprie expertise con quelle dei gruppi presentati, aprendo possibilità a collaborazioni future.
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ne ha fatta di strada
L’IMPORTANZA
delle sfide s
Da una tesi in robotica al vertice di una multinazionale. La brillante e versatile carriera di Maria Cristina Farioli, che ricorda con p passione i suoi studi in Largo g Gemelli e invita gli studenti a mettersi sempre alla prova di Niccolò De Carolis
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ESPONSABILITÀ,
e determinazione. Maria Cristina Farioli, laureata in Economia aziendale in Cattolica nel 1985 – in soli tre anni e otto mesi, e con quattro esami in più – è direttore Marketing, Comunicazioni e Citizenship di IBM Italia, una delle più grandi aziende informatiche al mondo. Il suo ruolo non la spaventa, anzi. Chiacchierando con lei si capisce come sia sempre alla ricerca di nuove sfide che la mettano continuamente alla prova. IMPEGNO
Partiamo da quello che fa adesso. Come si cura la comunicazione di una multinazionale come IBM? Bisogna innanzitutto saper leggere il mercato: ascoltarlo, segmentarlo e profilarlo. Occorre saperlo indirizzare al meglio con tutte le modalità e le tattiche che il marketing contemporaneo ha a disposizione. La pubblicità tradizionale, per esempio, oggi è solo uno degli elementi attraverso cui comunichiamo. Il mondo digitale, e soprattutto la costumer experience, sono infatti diventati modalità fondamentali di interazione con il cliente. A questo scopo, a Segrate, abbiamo recentemente creato il Marketing Digital Lab, luogo di eccellenza che accompagna le aziende nel percorso di trasformazione digitale di cui hanno bisogno. Quali sono i vostri clienti? Noi lavoriamo con il settore pubblico centrale e locale, con le aziende grandi, medie e piccole. Parliamo alla comunità de8
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gli sviluppatori e alle start-up. Abbiamo anche tante relazioni con le università, dove andiamo a raccontare le frontiere della tecnologia. Aiutiamo gli atenei a modernizzare i loro corsi in relazione alle aspettative delle aziende. In questi anni abbiamo stretto collaborazioni su varie tematiche con il Politecnico, la Bocconi e con la stessa Università Cattolica. Qui studiamo insieme l’evoluzione del marketing nelle aziende.
no in tempo reale con la Centrale Operativa Socio Sanitaria. Questa riceve i dati di monitoraggio dell’assistito e valuta le eventuali anomalie che portano all’attivazione immediata dei mezzi di soccorso. Inoltre, in condizioni di normalità, il centro interagisce con il paziente lungo tutto l’arco della giornata suggerendo una serie di attività che comprendono esercizi fisici guidati e brain gaming.
Un tema su cui si è spesa tanto negli ultimi anni è quello delle smart city. Qual è stato il vostro contributo? Per cinque anni abbiamo lavorato con un’unità che aveva come obiettivo creare consapevolezza su che cosa fosse una smart city, senza obiettivi di business di breve periodo. Per dare vita a questo mercato abbiamo toccato un’infinità di città e conosciuto un numero incredibile di sindaci. Siamo passati da piccoli centri come Rende in Calabria fino a grandi realtà come la Firenze di Renzi, la Torino di Fassino e la Reggio Emilia di Delrio. Un progetto degno di nota si chiama “Abitare sicuri” ed è stato sviluppato a Bolzano, capoluogo con una popolazione anziana in aumento e un interesse alla diffusione di tecnologie innovative per il benessere dei cittadini. In sostanza si è dato vita un efficace sistema di tele-monitoraggio per coloro che necessitano di assistenza presso l’abitazione. Il sistema si basa su una rete di sensori integrati che comunica-
Lei si è laureata in Cattolica in Economia aziendale, che ricordi ha di quegli anni? Quanto sono stati importanti per arrivare dove è adesso? Ho un ricordo bellissimo, mi piaceva tantissimo studiare e amavo stare in Cattolica, tanto che arrivavo la mattina alle 8 per andare via la sera alle 20. Durante quegli anni, poi, ero parte attiva della politica universitaria e quei miei interessi mi hanno anche spinto a fare quattro esami in più al di fuori del mio corso di laurea. Nonostante questo sono riuscita a concludere i miei studi in anticipo. Il professore che mi ha capito di più è senza dubbio Luigi Filippini, con cui ancora adesso c’è un rapporto di stima reciproca. Mi considerava una studentessa modello. Ricordo ancora il giorno in cui sono andata a chiedergli la tesi e lui mi ha proposto di studiare il mercato del lavoro in Scandinavia. A me non convinceva l’idea, ci ho pensato su e dopo tre giorni sono tornata con una controproposta: la robotica in Fiat. Lui mi ha detto che la conosceva poco, ma mi
avrebbe aiutata e mi avrebbe firmato tutte le lettere di presentazione. Ero lasciata libera di fare, pur essendo costantemente seguita. Ma non c’era solo lui, ho avuto altri grandi maestri. Ricordo le lezioni di Alberto Quadro Curzio in cui non ci volevamo perdere una singola parola, quelle con Gianfranco Miglio e quelle del professor Piero Giarda di Economia finanziaria. Questo suo amore per l’università non si è perso, tanto che adesso tiene delle lecture in diversi atenei italiani. È vero, rimango sempre con la passione per gli studi e per gli approfondimenti. D’altronde, con lo stesso professor Filippini, anche dopo l’ingresso in IBM, ho continuato a collaborare per sette anni tenendo un seminario del suo
corso di laurea. Portare testimonianze nelle universitarie è altamente stimolante, perché ti trovi di fronte a giovani che sono sempre più aperti e più lucidi, hanno voglia di provocare e per noi è un modo per confrontarsi e vedere le cose da un punto di vista diverso. Spesso chi lavora nel mondo delle aziende tende a cambiare diverse realtà, cercando di differenziare il proprio curriculum. Lei invece ha scelto un percorso diverso rimanendo sempre in IBM. Come mai? Quando sono entrata io c’era un’altra filosofia e un altro mercato del lavoro. È vero, sono in IBM dalla metà degli anni ‘80 ma ho costantemente cambiato ruolo. Ho fatto la consulente per la strategia, mi sono occupata di sicurezza, di piccole e medie imprese, di software, di mercati
competitivi e poi di smart city. La bellezza del mio percorso è proprio questa, che non mi sono mai annoiata perché ho dovuto sempre reinventarmi. L’azienda in cui mi trovo è affascinante perché è ricca di contenuti, ha 104 anni di storia che equivalgono a oltre un secolo di innovazione. E se guardo avanti vedo altrettante cose stimolanti che l’IBM nei suoi centri di ricerca sta facendo, per me questo rappresenta motivo di orgoglio e di arricchimento. In questi 30 anni ovviamente ho avuto offerte da fuori e ho avuto dei momenti di sbandamento in cui mi sono detta “adesso vado”. Ai giovani consiglio di provare una multinazionale perché è altamente formativo, ma poiché il mercato del lavoro si sta evolvendo è importante cambiare e confrontarsi con realtà diverse. PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2015
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postcards
Gli studenti della Cattolica p protagonisti g dei p programmi g di studio e stage g all’estero raccontano a “Presenza” la loro esperienza. p Scrivete a: postcards.presenza@unicatt.it Rachele Orlandi* Nyabula, la nostra Africa NA VOLTA QUALCUNO HA DETTO:
U
“Viaggiare è l’unica cosa che compri che ti rende più ricco”. Penso proprio si riferisse all’arricchimento vero, autentico, stupefacente: l’arricchimento dell’anima. Con l’esperienza a Nyabula credo di aver, per la prima volta, sperimentato il senso di viaggiare inteso non solo come salire su un aereo, bensì come perdita dei propri confini, dei propri punti di riferimento e delle proprie convinzioni. Un viaggiare che porta quindi al decentramento e all’empatia - considerate due competenze chiave per l’educazione interculturale - al senso critico e alla riflessività, sia sulla nostra provenienza, sia sul dove ci troviamo ora, sia sul dove vorremo trovarci in un futuro. Un viaggiare che accompagna, fisicamente e spiritualmente, a essere assorbito in un’altra dimensione, tra paesaggi naturali che riempiono il cuore e sorrisi sinceri che disarmano. L’«educatore disarmato». Le attuali teorie della pedagogia sociale abbracciano questa idea, così come l’idea di approcci educativi basati sui punti di forza e di bellezza, presenti inevitabil10
mente in ognuno delle persone che incontriamo nel nostro cammino. Educatori disarmati, educatori senza frontiere, educatori alla ricerca del bello. Il nostro compito, il compito di noi educatori, è partire da lì, per poi spiegare le vele verso le potenzialità offerte dal futuro. E quando il futuro sembra non promettere nulla di buono? Quando le condizioni sociali o economiche di una famiglia, di un villaggio, di un Paese sono, diciamo così ancora in fase di “lavori in corso”? L’approccio pedagogico alla realtà è, per definizione, fiducioso, speranzoso, p e orientato al futuro. È necessario accelerare i tempi di questi lavori, sia che si tratti di aiuto economico sia, soprattutto, di lavoro sociale, sul campo in prima persona. Non esiste azione educativa efficace che non costruisca le sue basi e il suo futuro sulla relazione autentica, qui e ora, io e te. Elisa, la mia compagna di viaggio, e io abbiamo deciso di
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attribuire questo senso e questo significato alla nostra esperienza a Nyabula, dove ogni bambino che partecipava alle nostre lezioni di inglese, ogni bambino che veniva impaziente a bussarci alla finestra della camera, ogni singola persona con i suoi sguardi, gesti e sorrisi ha costituito un elemento insostituibile della “nostra” Africa. Tutti hanno contribuito alla costruzione della “nostra” Africa, ma proprio tutti, dai missionari, che hanno dedicato un’intera vita all’«Altro», a Baba Emilio Kindole, che ci ha accolto a casa sua come figlie, a Silvio, che insieme alla sua associazione “Asante Africa” sta finanziando la costruzione di pozzi d’acqua a Nyabula, a Giusy, la cui determinazione sarà sempre esempio per me. “Nyabula amani na upendo” significa Nyabula pace e amore. Pace e amore sono le parole d’ordine nel villaggio. E questa è la lettera che Elisa e io abbiamo scritto a Baba Emilio prima di salutarlo: Life is simple. Open your arms, mind and heart to new things, new people. We are united in our difference. Travel often, getting lost will help you to find yourself. Some opportunities only come once, seize them. Life is about people you meet and what you create with them, so go out and start creating”.
When we’ve arrived, we would have never thought to find such a great family. Today, for us, Nyabule is a place full of emotions: it’s the place in which we’ve found new people to whom we are united in our difference. Today, Nyabula is our Africa. 22 anni, originaria della provincia di Brescia, studentessa al terzo anno di Laurea triennale in Scienze dell’educazione e della formazione della facoltà di Scienze della formazione.
Gianmarco Anzellotti* Mzungu alle prime armi ZUNGU, È IL TERMINE E “dia-
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lettale” con cui i locali, soprattutto bambini, usano apostrofare l’uomo bianco, il diverso, colui che proviene da una dimensione che il bambino africano, ugandese, vede come mitica, lontana. Con questa piccola certezza ho deciso di provare il concorso per l’Uganda. Se qualcuno non sapesse dove sia questo stato, spesso associato a Africa e Paese in via di sviluppo, stia tranquillo: io, lungi dal sapere dove fosse l’accento della parola Kampàla, prima di andarci dell’Uganda sapevo solo che era nel continente africano.
della parola gratitudine: i sorrisi dei bambini che ho visto lì sono quanto di più appagante possa esserci, per un medico ma anche e soprattutto per una persona. Porterò con me quello che ho visto e che ho imparato in Uganda per il resto della mia vita, nella speranza, un giorno, di poter vedere qualcuno, in Italia, in America, in Uganda, su Marte, sorridermi, come ho visto sorridere quei bimbi. 25 anni, di Atri (Te), sesto anno del corso di laurea in Medicina e chirurgia, facoltà di Medicina e chirurgia, sede di Roma Arriviamo a Kampala, io e la mia compagna d’avventura Giordana, con qualche ora di ritardo (dodici), colpa di un guasto tecnico dell’aereo che dall’Etiopia avrebbe dovuto portarci in Uganda (ordinaria amministrazione); siamo accolti da una sister (un’infermiera) che ci conduce verso gli alloggi dei visitors dell’ospedale, all’ultimo piano dello stesso salvo poi accorgersi che non vi era posto per me e dirottarmi verso l’ala degli alloggi degli ugandesi. Insieme a Giordana, a quattro nostre splendide colleghe lombarde (Carmen, Lotti, Eli e Mari) e, per un po’ di tempo, insieme ad alcuni medici italiani (i dottori Coggiola e Rosso e poi Guido e Giovanna) abbiamo alloggiato presso il Benedict Medical Center (Bmc), un centro medico costruito dall’Emmaus Foundation, diretta dal vulcanico padre comboniano Giovanni Scalabrini (universalmente noto come Father John) che dal 1964 dedica la propria vita ad aiutare la popolazione ugandese e soprattutto i bambini ugandesi ad avere un futuro migliore e ha costruito un network di scuole e chiese fino al Bmc. Il Benedict Medical Center è una struttura ospedaliera con circa 40 posti letto per degenze, divisi in due reparti per uomini e donne, una sala operatoria, una sala parto, un laboratorio analisi, un gabinetto radiologico, un ambulatorio aperto H24 e soprattutto delle tariffe bassissime. In Uganda, infatti, la sanità non è pubblica (salvo rari casi che non possono assorbire evidentemente tutta la richiesta) e quando hai 7-8 figli a carico e abiti in una città che non riesce a dare lavoro a tutti, anche comprare le medicine per il raffreddore dei tuoi figli o solamente pagare il prezzo di una visita diventa complicato, figuriamoci
sottoporsi a un “banale” cesareo. Proprio per coprire questo vuoto, il Bmc eroga le prestazioni chiedendo al paziente un contributo “affordable”, anche per un ugandese, il più delle volte. La mia giornata tipo cominciava alle 7, con una tonificante doccia fredda (l’acqua calda non c’è), la colazione e poi via per il giro visite nei due reparti, non prima però della consueta e pittoresca preghiera delle 8. Finito il giro visite, se erano previste delle operazioni era possibile assistere alle stesse o ci si catapultava in ambulatorio o, come lo chiamano lì, nell’OutPatient Department (Opd). Lì si aveva a che fare con patologie poco note in Italia come la malaria (onnipresente) o la schistosomiasi o con le più “banali” gastriti o infezioni delle vie aeree. Finita la mattina ci si dirigeva a casa di padre John per assaporare un delizioso pranzetto italian style ma anche per un confronto tra il comboniano e noi, “mzungu” alle prime armi. Nel pomeriggio tornavamo al Bmc dove avevamo la possibilità di continuare l’attività assistenziale in Opd o sala operatoria oppure dedicarci al condividere esperienze con i locali. Alla sera, di nuovo cena da padre John, non prima della quotidiana recita del Rosario insieme ai bambini presenti nella missione. Cosa mi è rimasto di questa esperienza? Sicuramente una crescita dal punto di vista professionale in quanto ho avuto la possibilità di conoscere davvero cosa significhi “medicina di frontiera” e soprattutto come sia ancora possibile aiutare un malato quando hai solo le tue mani e qualche guanto. La crescita maggiore, però, penso di averla avuta dal punto di vista umano, ho riscoperto il significato della parola unione, comunità e soprattutto
Alba Sheldija* Canavieiras, la città dei colori EL RACCONTARE la mia storia
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sarò semplice perché così sono i Canavieiras, le persone che abitano Canavieiras, la città dei colori. Una città immersa nel verde, dove il Giardino degli Angeli, il posto dove si dimentica la povertà che c’è fuori le mura color azzurro, è come un’oasi. L’asilo è stato costruito vicino a una delle zone più povere di Canavieiras. e ormai rappresenta un punto di riferimento importante per tante famiglie della zona. L’Onlus Planet Panzini è stata fondata da persone che credevano nel cambiamento, che hanno investito non solo le loro risorse finanziarie ma anche il loro tempo, dedizione e amore per questi giovani che erano stati dimenticati dalla società. La sfida più grande è l’educazione. Una sfida portata avanti con successo, per dieci anni, dal Giardino degli Angeli. Dentro le mura dell’oasi, i bambini hanno la possibilità di avere tutti i diritti che gli sono stati negati per colpa
della forte disuguaglianza che segna il popolo del Brasile in generale. Ogni mattina era bello vedere l’impegno dei bambini mentre scrivevano le prime lettere nel loro quaderno, così come osservare la dedizione delle maestre. Il mio ruolo era aiutare i bambini durante il processo di apprendimento e di alleviare il carico di lavoro alle maestre. Nel il pomeriggio erano previste varie attività per i bimbi nel centro culturale e sportivo, e io dovevo coinvolgerli e trovare il modo per farli divertire. Il processo educativo dell’asilo aveva lo scopo di fornire ai bambini un pezzo di “vita normale”, dove poter vivere la loro infanzia. Ogni singola famiglia, che ha figli o nipoti all’interno della struttura, è seguita con costanza da parte del Centro. Ho avuto così modo di conoscere i loro problemi e le loro battaglie personali contro la dipendenza della droga o dell’alcool. Ho sentito le loro storie, e i loro dolori. Ho visto le loro case. Mi hanno accolto con il sorriso e mi hanno trasmesso una gioia di vivere che è raro trovare anche nelle società più ricche e ‘civilizzate’ in cui viviamo. Devo molto a questa esperienza. Ho imparato tanto dalle sensazioni vissute, dal continuo impegno di tutte quelle persone che hanno creato questa istituzione. Persone coraggiose gg che realmente credono nei cambiamenti. È difficile descrivere il lavoro basato sulle vite umane e non sui numeri. Sono partita lasciando in quel luogo meraviglioso un pezzo di me stessa. E un giorno ci ritornerò, ne sono sicura. 24 anni, originaria dell’Albania, studentessa al II anno di Laurea Magistrale in Management Internazionale della facoltà Economia presso la sede di Milano
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Bruxelles, la Cattolica inaugura g UCloud una piattaforma virtuale per la ricerca RUXELLES, 11 DICEMBRE 2014, sede del Parlamento europeo. L’Università Cattolica porta la sua attività di ricerca nel cuore delle istituzioni comunitarie e avvia un dialogo tra scienza e politica perché i policy maker internazionali abbiano gli strumenti per approfondire e affrontare le sfide più rilevanti del nostro tempo. Reconnecting policy making and science: How do we do it?? è il tema dell’incontro organizzato dall’Ateneo a Bruxelles nell’ambito del semestre europeo di Presidenza italiana, che ha messo attorno a un tavolo esponenti della Commissione e del Parlamento europeo, della Regione Lombardia, del mondo universitario, dell’industria e delle associazioni. A fare gli onori di casa la vice presidente della commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo Patrizia Toia. Al rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli il compito di presentare il contributo che la ricerca scientifica può offrire nella formulazione delle grandi scelte politiche che possono influenzare la società di domani. Per rendere concreto il dialogo tra ricercatori e policy maker l’Università Cattolica ha presentato in sede europea UCloud - Connecting Knowledge. «È uno strumento di dialogo che l’Ateneo offre a quanti, in Europa e nel mondo, sono interessati allo scambio culturale e scientifico e a un’idea di scienza come collaborazione per un miglioramento della società in cui viviamo», spiega Fausto Colombo, direttore del dipartimento di Comunicazione dell’Ateneo, che ha curato il progetto. «Il dialogo è uno strumento importante per connettere il sapere scientifico con le policies delle istituzioni – aggiunge il professore –. UCloud nasce da questa convinzione, per permettere all’Università Cattolica e ai suoi ricercatori di contribuire alla discussione pubblica su temi importanti per il futuro di tutta la comunità umana».
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Il progetto si articola in due strumenti: una newsletter, inviata a un numero selezionato di persone, apre ogni sei mesi un dibattito su una nuova issue; un sito, in cui vengono raccolte ricerche condotte dall’Ateneo ma anche interventi, commenti, suggerimenti e stimoli di studiosi di altre università, imprenditori, politici, diventerà la piazza virtuale in cui accogliere i contributi di chi vorrà esprimere opinioni e suggerimenti, offrire partnership e indicare nuove piste di indagine, sempre mantenendo la discussione a livello scientifico.
Il primo tema che l’Università Cattolica porta all’attenzione del policy makingg europeo è quello dell’active ageing, cioè del cambiamento demografico come sfida, e allo stesso tempo come opportunità, per favorire l’innovazione sociale e promuovere un benessere a tutto tondo in una società che invecchia. Su questo topic è stata presentata la pubblicazione internazionale Active Ageing and Healthy Living, curata dai professori Giuseppe Riva, Paolo Ajmone Marsan n e Claudio Grassi, che raccoglie vari contributi dell’Università Cattolica, in una prospettiva di multi e interdisciplinarietà, tutti di-
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sponibili in Open access (http:// www.activeaging.it). Nel volume si spazia da ricerche di ambito medico a quelle di ambito psicologico, dalle scienze della nutrizione alle scienze sociali, dai modelli matematici al ruolo dell’information technology in vecchiaia, solo per citarne alcune. Parte dei contenuti presentati sono il frutto di indagini sul tema che l’Ateneo ha finanziato e finanzia sul tema dell’ageing, con un investimento economico e di risorse umane che conferma la vocazione alla ricerca dell’Università Cattolica.
«È solo un esempio della capacità dell’Ateneo di condurre, e anche autofinanziare, ricerche interdisciplinari e con una prospettiva europea, e proprio questa esigenza di combinare i più rilevanti punti di vista e di stabilire tra loro un dialogo virtuoso è ciò che vogliamo proporre a Bruxelles», conclude il professor Lorenzo Morelli, coordinatore della commissione Strategie di ricerca dell’Ateneo e preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali.
CONVEGNO
Politica e scienza, un dialogo ancora possibile
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econnecting policy making and science: How do we do it? È il tema dell’incontro promosso dall’Università Cattolica al Parlamento europeo a Bruxelles lo scorso dicembre. La conferenza è stata organizzata sotto forma di dibattito con diversi stakeholder per discutere di priorità, idee e linee di azione per lo sviluppo della società e del dialogo tra scienza e policy maker. L’evento è stato introdotto da Patrizia Toia, vice presidente
della commissione Industria, ricerca ed energia del Parlamento europeo, da Riccardo Ribera d’Alcalà, direttore generale del Parlamento europeo, da Mario Melazzini, assessore alla Ricerca e all’innovazione della Regione Lombardia. A seguire l’intervento del rettore dell’Ateneo Franco Anellii sul tema: The contribution of reserach in shaping the society of tomorrow e la presentazione da parte di Lorenzo Morelli, coordinatore della commissio-
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CaffExpò: Food Security, un diritto per tutti di incontri e dibattiti sul tema di Expo 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, è sbarcato per la quarta volta a Bruxelles, nel cuore delle istituzioni comunitarie. E in questa speciale occasione ha avuto tra i suoi ospiti il rettore dell’Ateneo Franco Anelli. L’iniziativa nasce da un’idea del Centro di ricerca sull’agricoltura sostenibile Opera, poi sviluppata grazie alla collaborazione con il Laboratorio Ucsc ExpoLab e gli studenti della Scuola di dottorato Agrisystem della sede di Piacenza. Lo scorso 11 dicembre, a “Le Jeux d’Hiver” (Chemin du Croquet, 1 - 1000 Bruxelles), il tema dell’evento – patrocinato dal ministero degli Affari esteri nell’ambito delle iniziative previste per il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Ue – è stato Food Safety for Food Security. A model for developing good practices. L’incontro si è occupato del rapporto tra la food security e food safety, in particolare di come la food safety possa contribuire allo sviluppo di modelli e buone pratiche per un sistema agroalimentare sostenibile. Ospite dell’evento è stato Roberto Ridolfi, direttore dell’area Sustainable Growth and Development della DG Development and Cooperation - Europeaid (European
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AFFEXPÒ, IL CICLO
ne Strategie di ricerca dell’Ateneo e preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, di UCloud - Connecting Knowledge, lo strumento ideato dall’Università Cattolica per favorire il dialogo tra scien-
Commission), intervistato dal professor Roberto Cauda, direttore del Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale e docente di malattie infettive alla facoltà di Medicina dell’Università Cattolica. Durante l’incontro, a cui ha preso parte anche il professor Pier Sandro Cocconcelli, direttore di ExpoLab, sono stati trattati i temi relativi al concetto di sicurezza alimentare nella sua duplice accezione (disponibilità/sicurezza), con un particolare focus sulle popolazioni vulnerabili nei paesi emergenti e in via di sviluppo. Si è approfondito, inoltre, il ruolo e la “visione” della Commissione Europea sul tema delle azioni implementate per la promozione di sistemi agro-
alimentari più sicuri e, quindi, sostenibili. La sicurezza alimentare è stata definita come la condizione in cui tutti gli individui, in qualsiasi momento, possono avere accesso fisico ed economico a una quantità di cibo sufficiente a soddisfare le proprie esigenze nutrizionali e poter condurre una vita sana e attiva. Il diritto al cibo è alla base di uno sviluppo inclusivo e sostenibile, ma non riguarda solo l’aspetto “quantitativo”: è fondamentale, infatti, garantire la salubrità del cibo e il rispetto delle necessarie condizioni igieniche (food safety). La food safety è considerata uno dei quattro pilastri che sorreggono il concetto di sicurezza alimentare; purtroppo, ad oggi, le malattie di origine ali-
mentare sono ancora una delle maggiori cause di mortalità nei paesi in via di sviluppo: soltanto in Africa, ogni anno circa 700,000 persone muoiono a causa di acqua e cibo contaminati. Oltre alle conseguenze dirette, si devono poi considerare i costi “indiretti” del problema, come le grandi quantità di cibo sprecato in caso di contaminazioni, le barriere alle esportazioni e dunque le grandi perdite economiche. Lo sviluppo di sistemi efficaci a garanzia della food safety può avere enormi impatti positivi sulla sicurezza alimentare a livello globale. È necessario promuovere azioni coordinate, che riuniscano tutti gli attori del sistema, “dal campo alla tavola”.
za e società. L’evento si è articolato in due sessioni moderate dal professor Morelli: la prima è stata dedicata a Demographic Change: a significant challenge and a great social opportunity in Europe, la seconda a Demographic Change: an opportunity to promote healthy nutrition for healthy ageing.
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Gioielli all’asta p per finanziare borse di studio al femminile
IL PERSONAGGIO
Piera Santambrogio, grande filantropa
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IERA SANTAMBROGIO (nella
foto), figura di coraggiosa e lungimirante imprenditrice milanese, prima che di generosa filantropa, ha destinato all’Università degli Studi di Milano e all’Università Cattolica del Sacro Cuore la sua preziosa collezione di gioielli, perché dalla loro bellezza ne derivassero opportunità di formazione per giovani studentesse. Una destinazione che non stupisce se si pensa alla straordinaria avventura professionale di questa donna, colta e sensibile, appassionata del suo lavoro, che dai suoi viaggi nei più prestigiosi laboratori americani ha portato nella Milano degli anni Cinquanta le strumentazioni mediche più moderne e sofisticate. I due Atenei milanesi non hanno avuto dubbi: per dar seguito alla sua volontà hanno scelto Sotheby’s, che per i gioielli Santambrogio ha organizzato un’Asta di Beneficienza lo scorso 3 dicembre, a Palazzo 14
Broggi, a Milano, dove è stata battuta la preziosa collezione e il ricavato, circa 80 mila euro, è stato interamente devoluto alla realizzazione di Borse di Studio destinate a studentesse di Statale e Cattolica. «Si tratta di un’iniziativa originale e in certo modo dotata di un particolare valore simbolico. I gioielli che appartennero a una lungimirante imprenditrice di successo, oggetto di lascito a favore di due Atenei, si tradurranno in formazione e cultura, perché il ricavato della vendita all’asta finanzierà l’istituzione di borse di studio a favore di studentesse» – ha commentato il rettore dell’Università Cattolica Franco Anellii –. «Consentire a ragazze meritevoli di valorizzare il proprio talento significa contribuire alla loro crescita personale e insieme a quella di un’intera giovane generazione, alle cui energie e capacità la nostra società si affida per superare le difficoltà del presente».
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In precedenza il rettore della Statale Gianluca Vago aveva sottolineato invece come l’occasione permetteva di esprimere la gratitudine per un personaggio molto amato da Milano. Piera Santambrogio, con la vocazione internazionale del suo impegno professionale, sempre alla ricerca del miglioramento per il capoluogo lombardo, è ancora oggi infatti un esempio forte di realizzazione personale e di impegno civile. Il catalogo della Charity Sale è stato curato da Sara Miconi, responsabile del Dipartimento Gioielli di Sotheby’s Italia, l’asta dei Gioielli per le Borse di Studio Santambrogio ha riguardato 127 lotti con stime che hanno oscillato dai 100 euro fino ai 4.000 euro. Si è trattato di un interessante nucleo collezionistico di gioielleria che ha spaziato dalla produzione dei primi del Novecento fino ai più moderni gioielli degli anni novanta, con disegni classici e di fantasia della gioielleria italiana e firme prestigiose della gioielleria internazionale quali Trabucco, Bulgari, Scavia, Cartier. Tra gli highlights, una parure di corallo rosa (nella foto), che comprende una collana a tre fili firmata Trabucco e accompagnata da un paio di orecchini e un anello, un braccialetto ed un anello degli anni ‘80 griffato Cartier, una parure in tormaline di Scavia, un gioiello Martignetti e molti altri preziosi appartenuti alla filantropa Piera Santambrogio.
Santambrogio (1923-2009) più volte premiata (Ambrogino d’oro, commendatore della Repubblica, medaglia d’oro di benemerenza civica), studia e si laurea in Medicina, purtroppo si ammala quando è ancora giovane e nel 1945 è ricoverata all’ospedale militare di Baggio, allora periferia milanese, e poi a quello di Roma. Affascinata dalle novità delle attrezzature modernissime portate in Italia dagli americani, decide di impegnarsi perché quei macchinari rivoluzionari possano entrare in tutti gli ospedali della penisola. Lavora a stretto contatto con i medici e fonda a Milano un’azienda che produce elettromedicali, operando instancabilmente fino a settant’anni. Grazie a Piera Santambrogio arriva in Italia la prima macchina per la circolazione extra corporea cuore polmone per l’intervento by-pass, i primi pacemaker, la prima valvola cardiaca sintetica e i dispositivi per la dialisi. Una donna colta e determinata, un esempio per tutte le donne imprenditrici considerando la rarità della sua posizione a partire dagli anni Cinquanta, e una grande appassionata di gioielli che ha sfoggiato nelle occasioni mondane e il cui valore ha deciso di destinare, con finalità benefiche, alle studentesse meritevoli e in difficoltà economiche. IERA
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La Cattolica celebra il centenario della nascita del cardinale Casaroli di Anna Gianfreda e Samuele Uttini Jorge Mario Bergoglio, in un discorso tenuto a Buenos Aires il 6 settembre 2008, definiva Agostino Casaroli, un «grande cardinale che ha avuto la Chiesa… esperto costruttore di pace nel martirio della pazienza». Nella ricorrenza del centenario della nascita (Castel San Giovanni - Piacenza, 24 novembre 1914), un convegno, organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università Cattolica di Piacenza e aperto dal rettore Franco Anelli, ha ripercorso in tre dense sessioni di lavori, dal 21 al 22 novembre scorso, alcuni dei tratti caratterizzanti la vita e l’attività del cardinale Casaroli, nella triplice veste di fine diplomatico vaticano, di instancabile mediatore nella politica italiana e di lungimirante maestro per la Chiesa. Il convegno, dopo i saluti di Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza, è stato introdotto dalla relazione di Antonio Giuseppe Chizzoniti, direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche e docente di Diritto Canonico ed Ecclesiastico presso la sede piacentina della Cattolica, sugli intensi rapporti che il cardinale Casaroli ha intrattenuto con il nostro Ateneo, prova della sua costante attenzione umana e pastorale alla formazione scientifica e valoriale delle giovani generazioni. Nel corso della prima sessione, presieduta dal cardinale Giovanni Battista Re (nella foto in basso), sono intervenuti Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano, e i professori Giovanni Barberini, Gianni La
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ALLORA CARDINALE
Bella e Roberto Morozzo della Rocca che hanno ricostruito la figura e l’azione del fine diplomatico vaticano al servizio dei pontefici con i quali il cardinale Casaroli ha operato. Nella seconda sessione, moderata da Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, alcuni dei protagonisti della revisione concordataria del 1984 (i professori Francesco Margiotta Broglio, Giuseppe Dalla Torre, Carlo Cardia, Giorgio Feliciani) hanno delineato in un quadro unitario, a cavallo tra emozionanti ricordi personali e spunti di carattere scientifico, i “frammenti di vita”, ai più sconosciuti, di un «Uomo che faceva avvicinare altri uomini, senza preclusioni, in un’epoca di grandi preclusioni» come ha raccontato il professor Cardia, e che, proprio grazie a questo suo tratto, svolse un ruolo propulsivo nella felice riuscita delle difficili trattative per la riforma dei Patti lateranensi. Infine la terza sessione, con la presidenza del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha visto discutere Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, monsignor Gianni Ambrosio, vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio e vicepresidente del COMECE, monsignor José Octavio Ruiz Arenas, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale della Cattolica, sul significato e l’attualità
del pensiero di Casaroli per la chiesa del Terzo millennio. Uno “sguardo lungo” che ancora può essere di ausilio per l’azione pastorale nel mondo ed in particolare rispetto alla formazione dei giovani. Il convegno ha restituito l’immagine di un Cardinale che ha fondato la “diplomazia pastorale” – come ha detto Mirabelli –, esercitando la pazienza nei tempi, praticando la costanza nell’impegno e costruendo una rete di relazioni umane, che rimane la sostanza imprescindibile di quelle relazioni politiche e diplomatiche che vogliono essere orientate al bene della Chiesa e della società tutta. Come efficacemente sintetizzato dal cardinale Pietro Parolin, la cifra dell’azione umana e diplomatica di Agostino Casaroli, «mediatore di bene, di amore…», risiedeva nell’instancabile ricerca del «dialogo per la Chiesa, per la pace e per seminare amore e bene nel mondo». Rigore scientifico e calore del cuore, l’insegnamento che Agostino Casaroli ha lasciato all’Ateneo dei cattolici italiani, è il titolo del volume celebrativo, pubblicato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università Cattolica di Piacenza (Libellula edizioni, 2014), che raccoglie i discorsi e le lettere del Cardinale, con l’obiettivo di promuovere rigore metodologico e passione per la ricerca del bene, così fulgidamente presenti nelle parole e negli insegnamenti di Casaroli. PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2015
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I tesori della Cattolica in mostra L 26 GENNAIO, in occasione dell’apertura dei corsi della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici dell’Università Cattolica, è stata inaugurata, in aula Bontadini, una esposizione di reperti archeologici provenienti dalle indagini effettuate nei cortili dell’Ateneo tra il 1986 e il 2004, intitolata L’abitato, la necropoli, il monastero. Nella suggestiva cornice dell’aula che accoglie i resti di una imponente ghiacciaia relativa alle ultime fasi del monastero ambrosiano sono state allestite le vetrine, già previste nel progetto originario, senza venire meno alla funzione didattica del luogo che continuerà ad ospitare lezioni e in-
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contri accademici. L’esposizione è il frutto di un lungo lavoro di ricerca finalizzato alla classificazione, alla documentazione e allo studio dei reperti cui hanno partecipato, nel corso di diversi anni, docenti e ricercatori del Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’arte, ma anche studenti e specializzandi dei corsi archeologici, attivamente coinvolti anche nelle fasi di preparazione e allestimento. La mostra, di cui ora si presenta una prima sezione, ma che in tappe successive sarà ampliata a illustrare in modo ancora più completo il ricco deposito stratigrafico individuato, consta di 10 vetrine che presentano le prime fasi documentate dalle indagini, in particolare quelle del primo insediamento (fine I sec. a.C. – II sec. d.C.) e soprattutto della grande necropoli che si sviluppò nell’area tra III e V secolo d.C., fino al suo abbandono. Sono così presentati materiali legati alle produzioni e ai commerci di età romana e alcuni suppellettili di vita quotidiana (anfore, ceramiche d’uso comune, vasellame da mensa, lucerne, vetri, monete), unitamente a piccoli lacerti di affreschi e a elementi marmorei di decorazione. La necropoli è invece testimoniata da materiali di corredo: contenitori vitrei e ceramici con offerte, oggetti di abbigliamen-
to, bracciali, fibule, monete raccontano le vicende di quella popolazione cosmopolita che abitava la città quando Milano era una capitale imperiale. Tra le molte tombe si distingue quella in sarcofago, ritrovato ancora sigillato, di una donna di circa 30 anni, deposta abbigliata e accompagnata con alcuni oggetti personali tra cui una rocca e un ventaglio in avorio. Limitate ma non meno importanti le testimonianze che documentano l’abbandono della necropoli e la graduale trasformazione in orti e giardini legati al monastero ambrosiano (ceramiche e pietre ollari di V-VI, monete di X secolo). La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni archeologici della Lombardia che ha consentito il deposito temporaneo e l’esposizione del materiale e sarà visitabile, previa prenotazione, al numero 0272343848.
La necropoli p di Nosedo scoperta dagli archeologi ESTI UMANI DI UNA COMUNITÀ di epoca bas-
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somedievale (XV e XVI secolo) e reperti risalenti all’età romana. Sono stati ritrovati sotto la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo a Nosedo, nel parco agricolo a sud di Milano. L’antica “grangia”, la fattoria che i monaci cistercensi di Chiaravalle fin dal XII secolo utilizzavano per amministrare le loro terre, è il territorio distante solo tre chilometri da Chiaravalle, sul quale è stata costruita nel XII secolo la chiesa. Qui nel 2013 sono iniziati i lavori per il risanamento dall’umidità che hanno portato a condurre preziose indagini archeologiche. L’équipe degli archeologi della Cattolica, coordinati da Maria Silvia Lusuardi Siena, con la collaborazione della Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, il Laboratorio di Antro16
pologia e odontologia forense dell’Università di Milano, e l’associazione Nocetum ha portato alla luce 76 scheletri e alcune monete che raccontano di una vivace comunità di ceto elevato. A dimostrarlo sono diversi elementi come il privilegio della tumulazione sotto la chiesa, la cuffietta decorata sulla testa di un bambino, e l’analisi ossea dei resti appartenenti a persone che potevano permettersi una buona quantità e qualità di cibo, e che non svolgevano lavori pesanti, tanto che in almeno tre casi hanno raggiunto l’età senile. Gli scavi nell’attuale chiesa dei santi Filippo e Giacomo hanno portato alla luce tombe di inumati adulti deposti supini in terra nuda e avvolti in semplici sudari, bambini e neonati coperti e deposti in coppi. Complessivamente sono stati ritrovati 34 bambini e 42 adul-
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BIBLIOTECA
Stampati nel 500, sono oggi in Rete
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ti (25 maschi e 12 femmine) e cinque individui di cui non si è potuto identificare il sesso. Le 20 monete ritrovate risalgono per lo più all’epoca post medievale dell’area e l’esemplare più antico è una moneta di bronzo dell’usurpatore Magnenzio (350-353), reperto piuttosto raro nei ritrovamenti dell’area milanese. Tra i resti ritrovati anche lo scheletro di un bambino con una moneta in mano, simbolo dell’obolo probabilmente offerto come ricompensa a San Pietro per il passaggio alla vita eterna.
ON LA RISISTEMAZIONE
della Sala delle Cinquecentine (libri stampati tra i 1501 e il 1600) nella biblioteca dell’Università Cattolica un pregevole patrimonio librario è oggi tutto catalogato in Rete. Il riordino curato dalla biblioteca d’Ateneo riguarda oltre 2 mila volumi che, all’indirizzo http://sbda-opac. unicatt.it, sezione Cinquecentine, sono elencati non solo in modo standard, ma anche con altri dati utili per una tracciatura: di ogni volume è indicata la provenienza, i passaggi di mano – come note e ex libris di chi li ha posseduti – e immagini di pagine significative. Ora i libri sono pronti per essere studiati, e anche questo potrà essere fatto online. Dalla prossima primavera, infatti, i primi volumi inizieranno a essere riprodotti in Rete per intero, e la catalogazione si estenderà alle Seicentine per poi proseguire.
milano
Giurisprudenza, p ggli studenti entrano nelle “cliniche legali” competenze facendo pratica su casi concreti e partecipando attivamente a simulazioni di processi. Prima di aver completato p gli g studi in Giurisprudenza. È la specificità delle “cliniche legali” (in gergo Legal Clinic), un innovativo metodo didattico molto diffuso nel mondo accademico anglosassone per preparare al meglio i futuri principi del Foro. Ispirato al «learning by doing», consente allo studente di Giurisprudenza un apprendimento sul campo, aiutandolo a capire che cosa significhi assistere un cliente ancora prima di conseguire il titolo di avvocato. Nel nostro Paese rappresentano ancora una rarità, per via di un sistema didattico-professionale p alle novità. che fatica ad aprirsi Tranne alcune eccezioni. È il caso dell’Università Cattolica. Dal mese di marzo 2015, infatti, 120 iscritti al 4° e 5° anno della laurea magistrale a ciclo unico di Giurisprudenza, selezionati sulla base di criteri meritocratici, avranno l’opportunità di fre-
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quentare una delle tre cliniche legali introdotte dalla Facoltà. «La nuova legge professionale impone che gli studenti già durante il percorso formativo debbano acquisire adeguate competenze da far valere in ambito professionale – spiega il preside della facoltà di Giurisprudenza, il professor Gabrio Fortii (nella foto) –. Di qui la decisione di continuare nel tradizionale rigore dell’insegnamento di solide basi giuridiche, arricchendo tale modello di studio con un metodo innovativo, le Legal Clinic. Il proposito è di trasmettere anche competenze professionali cercando di rispondere ai cambiamenti del mercato del lavoro». Le cliniche legali dell’Ateneo hanno
importanti peculiarità: in primo luogo, sono proposte in collaborazione con ASLA, l’Associazione che riunisce i principali studi legali associati nazionali e internazionali che operano nel panorama italiano e poi hanno un carattere multidisciplinare. Sono state pensate infatti con l’obiettivo di far acquisire specifiche abilità nelle principali discipline fondamentali per l’esercizio dell’attività forense: civile, penale e amministrativo. A ciò si aggiunge l’acquisizione di competenze di Alternative Dispute Resolution (Adr), cioè tecniche di risoluzioni di controversie legali alternative al processo come la mediazione e la giustizia riparativa; di pratica nella redazione dei testi scritti giuridici (negoziali, processuali, extraprocessuali) e nella capacità di argomentare e parlare al pubblico, di lavorare in team. Al termine delle frequenza alle cliniche legali, preceduta da una valutazione finale, gli studenti riceveranno un’attestazione che potrà attribuire crediti formativi professionali.
Il Servizio civile universale piace sempre più ai giovani 79,5% DEI GIOVANI ITALIANI considera favorevolmente il Servizio civile universale che il Governo sta attivando. Pur essendo poco conosciuto (meno del 10% lo conosce bene e il 35% ne ha sentito vagamente parlare), possiede caratteristiche che la grande maggioranza dei giovani considera utili e importanti: consente infatti allo stesso tempo di esprimere valori di solidarietà e di arricchire il proprio saper essere e fare con competenze spendibili anche nel mondo del lavoro (aspetto p cruciale p per il 95% degli intervistati). È questo il pensiero giovanile sulla partecipazione sociale intercettato dall’indagine del Rapporto Giovani (www.rapportogiovani.it) promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con
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la Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo che è stato presentato lo scorso 20 gennaio, nella Sala Stampa di Palazzo Chigi a Roma. «Negli ultimi anni nei giovani è aumentata la consapevolezza che il successo professionale non dipende solo dal titolo di studio, ma anche da competenze che si acquisiscono fuori dalla scuola mettendosi alla prova con la realtà lavorativa e sociale – afferma il professor Alessandro Rosina, tra i curatori dell’Indagine –. Questi motivi, con il desiderio di riconoscimento sociale e di senso di appartenenza comunitaria, hanno fatto crescere l’attenzione e la partecipazione dei giovani verso attività di volontariato e di servizio civile». L’80% dei giovani del Centro-Sud con-
siglierebbe il servizio civile a un coetaneo, la percentuale si abbassa di 12 punti percentuali nel Nord. I più disponibili sono le donne, chi risiede al Sud e gli under 25. In ogni caso chi si dice assolutamente non interessato è solo una stretta minoranza degli intervistati (11% al Nord, 4% al Centro e 3% al Sud). «Il Servizio Civile Universale proposto dal Governo – ha dichiarato il sottosegretario al Lavoro e alle politiche sociali Luigi Bobba – rappresenta un’esperienza propedeutica all’ingresso vero e proprio nel mondo del lavoro; per questo è in corso di definizione un sistema per la certificazione delle competenze volto a consentire ai giovani di poter spendere utilmente questa importante esperienza in una futura occupazione lavorativa ».
RICERCA
Tablet sui banchi, un amico in classe
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A SCUOLA COME LUOGO
d’incontro tra tradizione e tecnologia. È l’idea che ha spinto Samsung a dare vita al progetto internazionale Smart Future, avviato in Italia nel giugno 2013. Trentasette istituti tra elementari e medie di tutta Italia sono stati dotati di tablet e lavagne digitali a cui insegnanti, studenti e genitori sono stati introdotti attraverso corsi di formazione. Il centro di ricerca Cremit della Cattolica è stato incaricato dalla Samsung a formare un osservatorio nazionale sui media digitali nelle scuole e ha presentato i risultati delle sue ricerche contenuti in un volume curato dal direttore Pier Cesare Rivoltella, docente della facoltà di Scienze della formazione. In particolare i tablet hanno riscosso successo per la loro capacità di inclusione a più livelli: secondo i sondaggi gli insegnanti li ritengono strumenti fondamentali per integrare studenti stranieri (60%) o diversamente abili (80%) come per esempio quelli affetti da Disturbi specifici dell’apprendimento (Dsa). Nell’immaginario comune smartphone, tablet e PC sono visti come qualcosa di alienante o individualizzante, invece nelle scuole accade il contrario. «All’interno delle classi è sempre proposta una tipologia di lavoro collaborativa – spiega Rivoltella –. I ragazzi, con i loro device, sono sempre invitati a creare video, progetti, e a farlo sempre insieme ad altri». Secondo la ricerca son i genitori i più scettici nei confronti dell’introduzione nella didattica delle nuove tecnologia. I risultati che l’Ateneo metterà a disposizione della Samsung verranno utilizzati dalla multinazionale sudcoreana per modificare i propri prodotti e renderli ancora più vicini alle esigenze degli insegnanti italiani.
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Intramontabile radio, bella e conveniente di Martina Carnovale
La manifattura italiana, sfide e nuove politiche
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ERCHÉ LA RADIO? È l’interrogativo a cui
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hanno dato una risposta produttori, autori e conduttori radiofonici, da Sergio Valzaniaa a Linus, ospiti il 4 febbraio in Cattolica del seminario promosso dal master in Comunicazione musicale, diretto da Gianni Sibilla. Un laboratorio di idee per parlare di quello che il professor Giorgio Simonelli ha definito il primo mezzo di comunicazione moderno. Moderno perché non presuppone un luogo apposito deputato alla sua fruizione. Moderno perché nella radio affonda le sue radici il mass media che più ha caratterizzato il nostro tempo: la televisione. Ma la radio non è stata solo un precursore dei tempi p e un’ispirazione, p è molto di più. È una compagna p p g di vita, sa essere p presente senza essere invasiva. «È quella cosa che c’è di sottofondo», afferma Tiziano Bonini, autore radiofonico e ricercatore dello Iulm. È un medium che insegna a non parlare troppo e apprezzare la sintesi. Se la televisione vive di generi, la radio li distrugge: «Quando fai un programma alla radio – afferma Sergio Valzania, vicedirettore di Radio Rai – non sai mai come andrà a finire, per quanto tu possa cercare di predeterminarlo». Carlo Momigliano, Chief Marketing Officer del gruppo Finelco, ha chiarito il perché la radio, oltre a essere bella, è anche conveniente: costa poco e genera engagement. Ma allora perché perde pubblico? Le ultime rilevazioni parlano chiaro: gli ascolti sono in calo. C’è chi, come Luca De Gennaro di Radio
CONVEGNO
Capital, parla dell’importanza della targettizzazione: individuare un pubblico di riferimento, calibrare l’offerta e rimanere coerenti con essa è fondamentale per recuperare il terreno perduto. C’è chi, invece si scaglia contro la radio di flusso: la scelta di una playlist con le stesse canzoni che ruotano per un certo periodo di tempo sarebbe deleteria secondo Dario Spada, giovane conduttore di Radio 105. «La libertà di passare in radio qualunque pezzo è venuta meno quando il business è diventato una parte fondamentale delle emittenti». A suo parere, la radio dovrebbe accompagnare l’ascoltatore alla scoperta delle nuove tendenze. Funzione oggi ricoperta soprattutto da Youtube o Twitter. Infine Linus, direttore artistico di Radio Deejay, alla domanda perché il mezzo radiofonico non lascia spazio p alle nuove leve risponde p con una metafora calcistica: «È come se in Italia ci fossero le squadre di paese e poi le grandi squadre come la Juventus. Mancano le categorie intermedie e passare dalle une alle altre è un salto troppo grande per essere affrontato in una volta sola».
ANTA IL QUINTO MIGLIOR SURPLUS
commerciale a livello internazionale e quasi mille prodotti con un attivo con l’estero fra i primi tre al mondo. Sono alcuni tratti distintivi della manifattura nazionale, tra i motori di sviluppo economico del Paese. Il sistema produttivo italiano è stato al centro della conferenza Where do we stand? Global perspectives on the industrial competitiveness of Italian manufacturing, che si è tenuta il 27 gennaio in Cattolica. Promossa dal Centro di Ricerche in Analisi economica e sviluppo economico internazionale (Cranec) e Fondazione Edison, è stata l’occasione per proporre un benchmarking sulle performance globali della produzione italiana con l’obiettivo di individuarne i punti di forza. Ma anche per analizzare le sfide future che dovrà affrontare per essere più competitiva. Tra i relatori, Alberto Quadrio Curzio, emerito di Economia politica all’Università Cattolica e presidente dei comitati scientifici di Cranec e Fondazione Edison, e Marco Fortis, vicepresidente Fondazione Edison e docente di Economia industriale e commercio estero in Cattolica.
La comunicazione p politica e istituzionale il racconto di Basso, portavoce di Padoan di Alessandra Lanza
e comunicazione istituzionale sono due cose completamente differenti. Lo ha detto Roberto Basso, portavoce del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e prima di lui dei ministri dei precedenti governi, Barca e Saccomanni. Basso ne ha parlato con gli studenti del master in Media relation e comunicazione d’impresa della Cattolica nel corso della sua lezione del 12 gennaio. La comunicazione istituzionale è necessariamente distinta dalla comunicazione politica: la prima si occupa di favorire l’attuazione delle politiche; la seconda coincide piuttosto con la comunicazione di partito, che mira ad accrescere il consenso. La comunicazione politica, ha inoltre un gros-
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OMUNICAZIONE POLITICA
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so dif difetto, tt secondo d B Basso: «P «Puòò rivelarsi i l i irresponsabile, soprattutto nel caso di un candidato che abbia la convinzione di non vincere e sarà quindi più portato a fare false promesse». Questo produce nei cittadini una perdita di fiducia nei confronti degli attori politici. «Chi invece si pone il problema della vittoria, cercherà di portare avanti un tipo di comunicazione più responsabile, che verifica in anticipo le possibilità di realizzazione dei propri punti». La comunicazione istituzionale, invece, è «fondamentale in quanto leva per l’attuazione delle politiche pubbliche, posto che essa non sia soltanto un modo di confezionare un prodotto, ma un’attività strategica di sostanza». Il modo migliore perché le politiche pubbliche siano attuate è che i loro destinatari, cioè i cittadini, non siano trattati solo da soggetti passivi,
ma ne siano i coinvolti. i lti L’avvento della rete e dei social network, spiega inoltre Basso, hanno trasformato la comunicazione in bidirezionale e hanno reso più che mai necessaria una strategia. Twitter è oggi un strumento efficace per dare ai giornalisti e ai cittadini le notizie e, in certi casi, per rispondere alle domande di questi interlocutori. Grazie a una buona comunicazione istituzionale, infine, è possibile p per l’Italia riguadagnare g g la fiducia da parte degli altri Paesi. È per questo che nasce un programma come ##prideandprejudice che veicola quei dati economici dell’Italia di cui non si parla mai, che la rappresentano come un Paese virtuoso e con cui è possibile abbattere i pregiudizi. «Pochissimi sanno per esempio che l’Italia è il paese con il rischio di deflazione più basso d’Europa».
milano
Mario Napoli, il diritto per la persona di Vincenzo Ferrante 14 DICEMBRE 2014 il professor Mario Napoli, ordinario di Diritto del lavoro nella facoltà di Giurisprudenza dal 2001, dopo aver ricoperto medesimo ruolo nella facoltà di Economia. Il professor Napoli si era laureato summa cum laude in Giurisprudenza, in Diritto del lavoro in Cattolica, al termine di un quadriennio durante il quale aveva avuto un ruolo di primo piano, quale studente del collegio Augustinianum e quale presidente dell’Organismo rappresentativo degli studenti (Orsuc), nell’ambito di quel vasto movimento che aveva attraversato la gioventù cattolica nell’ultimo scorcio degli anni ’60. Di quella esperienza egli era andato sempre fiero, anche se la stagione del suo impegno politico diretto si sarebbe presto conclusa, forse anche a ragione della profonda inclinazione alla concretezza che sempre lo ispirò, anche nella successiva attività scientifica, che ebbe ad intraprendere già nel 1969. Questo approccio lo condusse a collaborare con le strutture formative ed operative del sindacato, occupandosi in particolare dei problemi del mercato del lavoro, in un momento nel quale la devoluzione alle regioni di tale attività faceva sperare nella possibilità di dar vita a strutture pubbliche, capaci di consentire effettivamente l’incontro fra domanda e offerta di lavoro. Prima di ritornare in Cattolica, fu docente a Trento e a Brescia, in due facoltà di nuova costituzione, Sociologia ed Economia, portando in entrambe un apporto importante anche nell’aspetto organizzativo. In questi anni
RICORDO
La scomparsa del giurista Tito Ballarino
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I È SPENTO IL
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maturò l’idea che il diritto, prima ancora che regola per la risoluzione dei conflitti, è innanzitutto norma di comportamento primario. Il suo vasto pensiero scientifico resta dominato dall’opzione di fondo della scuola civilistica fondata dal professor Luigi Mengoni, con il quale si laureò, che vede nel contratto non uno strumento per affermare la predominanza di una parte sull’altra, ma il luogo nel cui ambito, grazie alle previsioni contenute nella Costituzione (e nelle “carte” internazionali), la libertà individuale può liberamente esplicarsi consentendo lo sviluppo della persona umana. In questa prospettiva, difese costantemente la norma di legge che nelle grandi imprese impone il reintegro in azienda in caso di licenziamento illegittimo, ritenendo che si trattasse di una soluzione coerente con le opzioni costituzionali del legislatore a difesa del diritto al lavoro. La sua personalità, sempre aperta al confronto intellettuale, lascia un segno indimenticabile non solo nel mondo accademico, ma anche sul piano umano, grazie ad un tratto improntato a grande umanità e sensibilità.
E DOVESSI DIRE cos’è la CE direi senz’altro che è l’episodio centrale della storia europea del dopoguerra. Una storia che per secoli è stata di conflitti e di contrasti, e con il ’45 assume i caratteri della collaborazione». Sono parole del professor Tito Ballarino, scomparso lo scorso 31 dicembre, che ha insegnato all’Università Cattolica dal 1977 al 2008, Diritto aereonautico e spaziale e successivamente Diritto della Comunità Europea. Nelle sue lezioni amava ripercorrere la storia dell’integrazione europea, dall’intuizione dei “padri fondatori” alle delusioni dell’integrazione monetaria, dall’importanza dell’Atto Unico Europeo alla rivoluzione dell’euro. Chi lo ha ascoltato ricorda la sua capacità di semplificare e esemplificare, la sua passione per la storia e la cultura, nonché la sua grande fede. Lo accompagnava soprattutto la devozione per Pio XII, giurista di formazione, e l’ammirazione per Paolo VI, il cardinal Montini da lui conosciuto in gioventù. Nel suo manuale del 1982 aveva scritto: «l’impegno dell’insegnante consiste nell’appropriarsi, per quanto ci si riesce, della cultura precedente e trasmetterla con la propria voce».
Addio a Carlo Annoni, studioso di letteratura italiana ARINI,
MANZONI, APOLLONIO. Sono i punti fermi nella formazione e nella ricerca di Carlo Annoni, già docente di Letteratura italiana all’Università Cattolica di Milano e Brescia. Lo studioso, scomparso a 74 anni lo scorso 18 dicembre, si era laureato presso la facoltà di Lettere e filosofia dell’Ateneo di Largo Gemelli, dove ha lavorato in seguito come assistente e poi come docente. Nei suoi studi Carlo Annoni ha esaminato una parte considerevole della tradizione letteraria italiana, riservando attenzione particolare alla cosiddetta linea lombarda. A tale orizzonte appartengono alcuni dei suoi lavori più belli, pubblicati
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per la casa editrice Vita e Pensiero: Lo spettacolo dell’uomo interiore. Teoria e poesia del teatro manzoniano e La poesia di Parini e la città secolare. Manzoni è stato l’autore da lui più studiato: a breve uscirà, nella nuova Edizione Nazionale, un vasto commento all’Adelchi ’ , a testimonianza di uno spiccato interesse per il teatro, che ha condotto Annoni a dedicarsi, nel tempo, anche a Goldoni e ad Alfieri. Ritroviamo, in tale propensione, i segni del magistero di Mario Apollonio, con cui egli si era laureato e al quale ha sempre serbato gratitudine, dedicandogli saggi, organizzando nel 2001 il
convegno Mario Apollonio: i giorni e le opere per il centenario della nascita e infine curando, nel 2013, la nuova edizione di uno dei lavori più corposi di Apollonio, il suo Dante. Storia della Commedia. Non vanno dimenticati inoltre i numerosi studi di Annoni in campo novecentesco, raccolti nei Capitoli sul Novecento. Critici e poeti (1990), seguiti nel 2000 da una seconda raccolta di saggi. In queste due miscellanee una straordinaria cultura, letteraria e non solo, gli consente di leggere in profondità figure come Svevo, Pirandello, Ungaretti, Fortini e Caproni. Lo studio rigoroso dei testi, la capacità di collocare le
opere analizzate in un contesto culturale complesso, di portata europea, l’attenzione verso molteplici forme culturali (musica, arte, filosofia) sono gli elementi che conferiscono un’impronta inconfondibile ai contributi dello studioso. Studenti, colleghi, personale dell’Università Cattolica lo ricordano per la sua generosità, resa visibile dall’ampiezza dei suoi interessi, dalla disponibilità nel rapporto interpersonale, dal desiderio di offrire la propria testimonianza di vita in quanto uomo, di cultura e di fede, che nel passato cerca strumenti per un’interpretazione critica del presente; un magistero e un esempio, i suoi, che resteranno nel tempo.
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Il Rapporto pp Giovani presentato al ministro Poletti delle Acli a Roma il secondo volume de La condizione giovanile in Italia - Rapporto Giovani 2014, alla presenza del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, di Marco Gay, presidente Giovani Confindustria e Gianni Bottalico, presidente nazionale Acli. Per l’Istituto Toniolo è intervenuto il segretario generale Enrico Fusi mentre il professor Alessandro Rosina ha illustrato i dati principali della rilevazione, che confermano come siano parziali le
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STATO PRESENTATO NELLA SEDE E
interpretazioni che cercano di spiegare solo attraverso i fattori economici o, in contrapposizione, solo tramite motivi culturali, le difficoltà delle nuove generazioni nel realizzare i propri obiettivi di vita e nel diventare attori nella produzione di nuovo benessere economico e sociale. La ricerca è promossa in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo (www.rapportogiovani. it).
Idee imprenditoriali da Talent Academy a Talent Academy è arrivata alla nona edizione. Il 30 gennaio, in Cattolica si è svolta la finalissima del talent universitario che Andrea Cioffi fi ha ideato all’interno del suo corso di Economia aziendale della laurea magistrale in Comunicazione per l’impresa, i media e le organizzazioni complesse, con l’obiettivo di far emergere giovani talenti mettendoli in contatto con il mondo delle imprese. I dodici team protagonisti hanno sviluppato idee creative con concrete
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capacità applicative per aiutare tre imprese a migliorare il proprio posizionamento nel digitale. L’affiatamento più l’approccio semiotico applicato al digital marketing sono state le carte vincenti del team di Francesca Nobili, Nicolò De Carolis, Francesco Piottii e Francesca Tiraboschi che con il loro progetto per un’azienda leader nel business travel hanno superato gli altri due gruppi, aggiudicandosi gli stage in palio.
Alumni Cattolica conferma Carlo Assi presidente il nuovo consiglio di ALUMNI CATTOLICA Associazione Necchi, profondamente rinnovato e con giovani laureati espressione della maggioranza delle sezioni corrispondenti alle Facoltà dell’Ateneo. Per la prima volta siede in consiglio un rappresentante degli studenti, ai quali l’Associazione ha esteso la possibilità di adesione. Nella seduta dello scorso 17 gennaio il consiglio ha confermato Carlo Assii Presidente Nazionale.
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I È INSEDIATO
Luigi Cataldi è Vicepresidente, Giuseppe Bertoni Tesoriere, Stefano Devecchi Bellini, neoeletto, è Segretario. L’associazione inizia un nuovo quadriennio di attività rinnovando il proprio impegno a favore della community degli Alumni, per creare un sistema di Alumni Relations in grado di sviluppare occasioni di contatto e di incontro utili per favorire l’ingresso nel lavoro e lo sviluppo professionale degli associati. www.alumnicattolica.it
RICONOSCIMENTI
Terrorismo islamico, un modello per capire
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lessandro Cardazzone (nella foto), 27enne laureato dell’Università Cattolica, ha ricevuto una menzione speciale al premio Mimos 2013 (quinta edizione) per la categoria Laurea Magistrale. Mimos è l’acronimo di Movimento Italiano Modellazione e Simulazione - Associazione culturale senza scopo di lucro. La consegna del premio e la presentazione pubblica delle tesi si è tenuta lo scorso novembre scorso nella sede del Cnr a Roma. Alessandro, che ora lavora per Ibm, si è laureato con lode nel 2013 nel corso di laurea magistrale in Mercati e strategie d’impresa della facoltà di Economia, con una tesi dal titolo Analisi di un modello di sviluppo del terrorismo islamico attraverso la System Dynamics e con relatore il professor Luigi Geppert. Nelle motivazioni del premio si legge: «Per aver affrontato un tema di rilevanza sociale, attraverso la costruzione di un modello di simulazione a logica sfumata, considerando le mutue influenze tra ecosistemi diversi (storico, socio-politico ed economico)».
Pensionati Cattolica: il grazie dell’Ateneo
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o scorso 15 dicembre, secondo una consuetudine ormai consolidata, si è svolta la cerimonia di saluto e consegna delle medaglie ai pensionati dell’Università Cattolica. Nell’Aula Pio XI, alla presenza del rettore Franco Anelli, sono stati
Service Management, premiati i migliori
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O SCORSO NOVEMBRE
sono stati premiati i quattro migliori studenti del Corso di laurea triennale in Economia e gestione aziendale – Service Management per l’a.a. 2013/14 grazie al sostegno di Camera di Commercio di Milano; Confcommercio - Imprese per l’Italia - Milano - Lodi - Monza e Brianza; Fondazione Cariplo; 50&Più Milano. Nella foto il preside della facoltà di 20
Economia Domenico Bodegaa e la coordinatrice del Corso di laurea Federica Poli con gli studenti
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premiati Chiara Zanotti, Ramona Mariani, Yan Yue, Federica Poli e Anna Repossi.
premiati i colleghi, delle sedi padane di Milano e Piacenza, che hanno lasciato il servizio nell’anno 2014: Daniela Biancato; Annalisa Carli; Marina Crespi; Adalberta De Dominicis; Maria Fumagalli; Luigina Galli; Maria Gallinari; Nunzia Guarneri; Carla Menozzi; Cesarina Mulazzi; Maria Paraboschi; Miriam Radice; Attilia Rebosio; Pietro Scottini; Elena Spotti. Premiati ma non presenti alla cerimonia anche Francesco Cannas; Anna Rosa Fusetti e Maria Teresa Galli.
roma
Il futuro nell’economia con Poletti, Visco e il Nobel Engle
STATO UN VERO E PROPRIO successo il ci-
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clo di conferenze intitolato Il futuro nell’economia organizzato dall’Università Cattolica per festeggiare nella maniera più adeguata i 15 anni della facoltà di Economia presso la sede di Roma. Tre fortunati appuntamenti, ideati e promossi dal preside di Economia professor Domenico Bodegaa e dal professor Giuseppe Arbia, che hanno visto sfilare personaggi di primissimo piano della vita politica ed economica italiana e internazionale, ad ascoltare i quali si è presentata una folta schiera tanto di studenti e di docenti che di giornalisti, a testimonianza della grande rilevanza dell’iniziativa. Il primo convegno è stato quello del 15 gennaio che ha visto la presenza del ministro del Lavoro Giuliano Polettii (al centro tra il professor Bodega e il rettore Anelli nella foto sopra). A introdurre il ciclo di seminari il rettore Franco Anelli, con i professori Claudio Luciforaa e Carlo dell’Aringa nel ruolo di discussants con l’onorevole Poletti. Nell’occasione il Ministro ha svolto un intervento sul tema della qualità del lavoro, soffermandosi sulle iniziative da adottare per migliorare sempre più le condizioni in cui si svolgono le attività professionali. «Senza qualità non avremo più lavoro: quantità e qualità infatti viaggiano insieme» ha sostenuto Poletti, che poi, in uno dei momenti più significativi del suo intervento, ha affermato come l’Italia si trovi di fronte a un passaggio epocale, per affrontare il quale «non dobbiamo solo cambiare le leggi, ma costruire le infrastrutture sociali necessarie a questo passaggio dal passato al futuro». E in questo irrinunciabile processo di trasformazione, ha detto il Ministro, sarà comunque e sempre importante il dialogo con istituzioni significative «come l’università, insieme alla quale portare avanti quel cambiamento radicale da noi auspicato». Il secondo appuntamento, svoltosi il 30 gennaio, ha visto protagonista il governatore Ignazio Visco (nella foto a destra). Il numero uno della Banca d’Italia è stato invitato a presentare una propria relazione
dedicata al valore del capitale umano nella crescita economica, che è stata introdotta da alcune riflessioni del professor Giacomo Vaciago. Anche in questa circostanza ha fatto gli onori di casa il rettore Franco Anelli, che ha colto l’occasione, a proposito di capitale umano, per evidenziare come «gli studenti italiani cerchino sempre più formazione di alto livello all’estero, con il risultato che il nostro Paese subisce una vera e propria depredazione di giovani talenti». «La cosa fondamentale – ha aggiunto il Rettore – è che le università siano lasciate libere di fare il proprio mestiere, oggi infatti ci sono troppi vincoli burocratici». Nel suo intervento il governatore Visco ha invece innanzitutto sottolineato che per «avere successo nella vita, oggi ci vuole conoscenza, competenza e abilità tecnica» aggiungendo che però «purtroppo, tra le debolezze più significative del nostro sistema economico c’è attualmente proprio la carenza di dotazione del capitale umano». In questo senso dunque, «investire nella conoscenza, in un mondo che cambia costantemente e velocemente – ha affermato il numero uno di Palazzo Koch –, è fondamentale, anche perché da noi vi è una difficoltà straordinaria proprio dei giovani a trovare lavoro e a generare un reddito adeguato». In prospettiva, ha quindi concluso Visco, se è vero che «molti studenti vanno via, è anche vero che molti ritornano, e tanti ancora ritorneranno: si va fuori per migliorare, riportando a casa quel capitale umano che sarà fondamentale per affrontare le sfide colossali che abbiamo davanti». La terza e ultima giornata di confronto sul futuro nell’economia, si è svolta il 13 febbraio: ospite di prestigio il Premio Nobel 2003 per l’Economia Robert Engle. In qualità di Keynote Speakerr del seminario Stabilità finanziaria in Europa, il prestigioso economista statunitense, ha offerto l’opportunità di analizzare il ruolo della finanza nella emersione della crisi internazionale.
NOMINA
Enrico Zampedri, nuovo direttore al Gemelli
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AMBIO AL VERTICE
del Policlinico A. Gemelli. Dal primo gennaio scorso il nuovo Direttore è l’ingegnere Enrico Zampedri (nella foto). Il manager, che resterà in carica per i prossimi cinque anni, succede a Maurizio Guizzardi, al quale l’Ateneo ha espresso la propria riconoscenza per aver avviato, con autorevolezza e sensibilità, il processo di risanamento del policlinico universitario romano. Nominato dal Consiglio di Amministrazione dell’Università Cattolica lo scorso 10 dicembre, Enrico Zampedri ha una profonda e articolata esperienza professionale nel settore sanitario, avendo ricoperto per dieci anni il ruolo di direttore generale nella Poliambulanza di Brescia. Sotto la sua guida, l’ospedale bresciano ha realizzato un positivo percorso di riequilibrio economico, garantendo nel contempo una costante crescita della qualità e dell’intensità delle prestazioni assistenziali erogate. In uno dei primi interventi pubblici successivi al suo insediamento, il neo direttore ha presentato la fase iniziata con questo nuovo anno come «la prima di quelle previste nel piano 2015-2019; un piano che – ha poi sottolineato – ha l’obiettivo di portare nei prossimi anni il Gemelli a livelli di eccellenza assoluta anche sul piano organizzativo e gestionale, presupposto necessario per migliorare ulteriormente, in stretta relazione con l’Università, la qualità delle cure, della ricerca e della didattica.» In questa prospettiva, il neo direttore ha messo a fuoco il focus principale della sua missione sottolineando, in particolare, che la prima importante operazione riguarderà «il conferimento dell’ospedale in un soggetto giuridico autonomo per dare al Policlinico Universitario una propria governance dedicata, per definirne con precisione il perimetro organizzativo e patrimoniale rispetto al resto dell’Università e per qualificarlo stabilmente come ente no profit». PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2015
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Trapianto p epatico, p avviata con successo la convenzione tra il Gemelli e l’Abruzzo
alla sua vita quotidiana la prima trapiantata di fegato abruzzese che ha beneficiato del Programma Trapianto epatologico siglato nei mesi scorsi tra Regione Abruzzo e l’ospedale p romano. È una donna di 48 anni, colpita da epatite fulminante, ricoverata presso l’Ospedale di Teramo che è stata prontamente trasferita con elisoccorso nel Centro di Rianimazione del Policlinico Gemelli, dove è giunta in stato di iniziale coma epatico; dopo poche ore, grazie alla rete di emergenza coordinata dal Centro Nazionale Trapianti, diretto dal dottor Alessandro Nanni Costa, si è reso disponibile p un donatore in un ospep dale padovano. È stato così possibile per l’équipe del Centro Trapianti del Gemelli, diretto dal professor Salvatore Agness (nella foto), effettuare il trapianto di fegato e salvare la vita alla giovane donna.
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TA BENE ED È RITORNATA A CASA
Dopo un regolare decorso post operatorio, la paziente è stata dimessa dal Policlinico romano con completa guarigione chirurgica e seguirà un programma di controlli coordinato dagli epatologi abruzzesi. Si tratta del primo importante risultato della Convenzione firmata tra il Policlinico Gemelli e la Regione Abruzzo, nel cui territorio non viene effettuata attività di trapianto epatico, che individua nel Centro Trapianti dell’ospedale universitario romano il proprio Centro per i Trapianti di fegato. L’accordo prevede che il Programma trapianto di fegato, che si avvale di tutta la rete epatologica della Regione, viene gestito dal Centro di Coordinamento Trapianti de L’Aquila, diretto dal professor Antonio Famulari, mentre i trapianti vengono eseguiti nel Centro Trapianti del Policlinico Gemelli di Roma, diretto dal professor Agnes. Il Centro Trapianti del Policlinico Gemelli, che effettua trapianti di rene e di fegato, è operativo dal 1969 e ha iniziato l’attività di trapiantologia epatica nel 1986. I risultati attuali del Programma di Trapianto di fegato sono molto soddisfacenti, in quanto il successo della procedura è attestato intorno al 90% che ne fa uno dei centri con le migliori performance in Italia. Nel dettaglio, con circa 90 trapianti di fegato e rene, il Gemelli dell’Università Cattolica ha segnato il maggior numero di interventi nell’anno appena concluso.
MUNCHAUSEN
Quando è la mamma che fa ammalare il figlio
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IÙ SPESSO DI QUANTO SI PENSI è la mamma (più raramente il papà o altri adulti) a far ammalare il proprio bambino, inventandosi un disturbo: si tratta della sindrome di Munchausen per procura. Da uno studio condotto dall’Università Cattolica-Policlinico Gemelli, citato anche in un lavoro pubblicato sulla rivista The Lancet, è emerso che si tratta di una patologia che spesso resta nascosta e non diagnosticata, e che i casi che vengono alla luce potrebbero essere solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso. La ricerca è stata pubblicata su Journal of Child Health Care dall’équipe coordinata dal professor Pietro Ferraraa dell’Istituto di Clinica Pediatrica della Cattolica. La sindrome, per lo più sconosciuta e di difficile diagnosi per quanto sia dolorosa, non di rado ha spazio nelle cronache in quanto raramente le vittime riescono a raccontare: è il caso di Roos Boum, scrittrice olandese che, in un libro autobiografico appena pubblicato in Italia, racconta il suo calvario di vittima della madre che ha inventato per lei una malattia, devastandone la vita.
Presentato il Primo Bilancio di Missione per il Policlinico POLICLINICO UNIVERSITARIO Gemelli ha presentato per la prima volta il suo Bilancio di Missione (2013), un quadro globalmente positivo che consente di guardare in avanti, nonostante le difficoltà del tempo presente e la complessità del contesto territoriale sociale in cui la struttura è attiva, in perfetta armonia con quelli che sono i valori fondanti su cui opera il Policlinico. Questo primo traguardo, che è anche e soprattutto una solida base di partenza verso nuove sfide, è stato delineato lo scorso 19 dicembre, al Gemelli da Marco Elefanti, Direttore amministrativo della Cattolica, monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, Rocco Bellantone, preside
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della facoltà di Medicina e Chirurgia e Giorgio Casati, dirigente del Policlinico Gemelli. Il Bilancio di Missione rappresenta un importante momento di riflessione per qualsiasi istituzione. Redigere un Bilancio di Missione riporta nell’attualità del lavoro, che tutti sono chiamati a svolgere, il richiamo ai valori e alle convinzioni che sono alla base di qualsiasi progetto aziendale, ancor più se si opera in contesti dove si perseguono interessi sociali e dove i risvolti della propria attività si possono percepire dai cittadini stessi, dalle loro opinioni, dalla loro soddisfazione, dalla loro salute. Per un Policlinico universitario quale il Gemelli, che fa dei valori del Magistero della Chiesa cattolica il suo punto di forza e la
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sua caratterizzazione, questi elementi non possono che ricoprire un ruolo centrale. La mission del Policlinico riconosce la cura della persona, intesa nella sua interezza, come elemento fondamentale da perseguire, integrando e sviluppando le conoscenze scientifiche più innovative e svolgendo un ruolo cardine nella formazione di quelli che saranno i medici
e gli operatori sanitari del futuro. «Questo Bilancio di Missione – ha affermato Casati, curatore dell’opera, – cerca di sintetizzare due visioni: una orientata al presente, cosa rappresenta oggi il Gemelli nella sua interezza, e una prospettica, cercando di definire il Policlinico di domani, orientato a crescere, a evolvere e a migliorarsi».
roma
Simulazione ad alta fedeltà per la sicurezza dei pazienti è stato siglato a dicembre per una collaborazione didattica tra Il Policlinico universitario Agostino Gemelli e QBGROUP, azienda italiana leader nel settore dell’innovazione tecnologica e nell’E-Health. E’ la prima importante tessera del mosaico per svi-
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N ACCORDO
luppare un ambiente di formazione all’avanguardia, definita esperienziale, nel contesto del Centro di Simulazione e Sicurezza del Paziente in realizzazione presso il Policlinico Gemelli. All’attenzione vi è la sicurezza del paziente, la possibilità di analizzare e gestire gli errori in sicurezza e praticare procedure
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di monitoraggio emodinamico non invasivo chiamato USCOM, in dotazione in pochi centri medici in Italia, è il dono per l’Epifania che ha ricevuto lo scorso 5 gennaio l’équipe medica della Terapia Intensiva Pediatrica del Gemelli, diretta dal professor Giorgio Conti. Lo
strumento è stato regalato da AFIBI Onlus, l’Associazione Figli Inabili Banca d’Ita-
chirurgiche reali su simulatori di pazienti, gestendo la comu-
nicazione con attori nel ruolo di pazienti.
lia, che dona parte delle sue risorse a ospedali e centri di ricerca per le patolo-
gie cerebrali in particolare dei bambini. Lo strumento, per la gestione di piccoli pazienti sottoposti a ipotermia terapeutica, arricchisce la dotazione tecnologica dei sistemi di monitoraggio emodinamico non invasivo e mininvasivo della Tip del Gemelli, una delle principali strutture di terapia intensiva pediatrica italiane.
Fine vita, un confronto al Gemelli tra le religioni monoteiste lo scorso 4 dicembre al Policlinico Gemelli l’incontro Interreligious dialogue on the end of life, promosso dal Centro di Ateneo per la Vita e dalla Società italiana di anestesia, analgesia rianimazione e terapia intensiva (Siaarti). «Le diverse fedi fornisco-
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I È TENUTO
Apre un nuovo Centro di Ecografia ginecologica
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La Befana di AFIBI per la Terapia Intensiva Pediatrica N APPARECCHIO
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no criteri e paradigmi per tutelare dignità e inviolabilità della vita umana», ha esordito monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica. «Per i pazienti in terapia intensiva, la sharia consente la sospensione dei trattamenti solo per evitare l’accanimento terapeutico e quando la morte è inevitabile», ha precisato Fekri Abroug, medico dell‘Università di Monastir (Tunisia). Per Yahya Pallavicini, vicepresidente della Comunità religiosa islamica italiana (Coreis) occorre «sacralizzare la vita e umanizzare la morte. Nel diritto islamico non sono tollerabili né l’omicidio né il suicidio». «Definire la linea che sepa-
ra l’accanimento dall’omissione terapeutica», è l’invito invece di Riccardo Di Segni, radiologo e Rabbino capo di Roma che ha inoltre aggiunto come «Siamo tutti d‘accordo sul rifiuto dell’eutanasia, dell’accelerazione della morte e dell’accanimento terapeutico, anche se manca una convergenza sulle questioni dell’idratazione e dell’alimentazione». «I principi fondanti delle religioni sono comuni – ha concluso Massimo Antonelli (nella foto), direttore del Centro di Ateneo per la Vita e Presidente Siaarti –, si deve lavorare insieme per poter avere un atteggiamento, un comportamento che sia uniforme anche su casi specifici». (F.M.)
N NUOVO CENTRO di
Ecografia ginecologica, dedicato allo studio ecografico delle pazienti affette o a rischio di neoplasia, afferente al Dipartimento per la Tutela della Salute della Donna, della Vita nascente, del Bambino e dell’Adolescente, diretto dal professor Giovanni Scambia, è stato inaugurato g al Policlinico Gemelli. È stato realizzato grazie a una donazione dell’Associazione “Oppo e le sue stanze” per impulso di Teresa Madia, fondatrice e presidente della Onlus. Con l’utilizzo di tre ecografi dedicati, nella nuova struttura, ubicata al secondo piano del Policlinico, potranno essere eseguiti circa 160 esami alla settimana: ciò soddisferà non solo le primarie necessità cliniche delle pazienti in trattamento, ma risponde anche alle molteplici richieste da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti del territorio. «Nell’ambito delle neoplasie ginecologiche – spiega Scambia – l’ecografia è lo strumento diagnostico principale per la sorveglianza delle pazienti a rischio, per la diagnosi precoce e la caratterizzazione delle neoplasie ginecologiche. La metodica permette di rilevare, accanto al letto del malato, eventuali complicanze durante le fasi del trattamento sia in fase postoperatoria che durante chemio o radioterapia, consentendone una pronta risoluzione. Infine, essa gioca anche un ruolo determinante nel follow-up delle pazienti, una volta completato il loro piano di trattamento». All’inaugurazione hanno partecipato Rocco Bellantone, preside della Facoltà di Medicina, Lil Valentin, docente allo Skåne University Hospital di Malmö (Svezia) e membro del Royal College of Obstetricians and Gynaecologists.
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L’Asa guarda alle nuove sfide ecologiche ALTA SCUOLA PER L’AMBIENTE (ASA) ha aperto l’attività di ricerca e formazione del 2015 con tre eventi. Il primo seminario, avviato dall’Assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo Claudio Giliodori, è stato dedicato al cambiamento climatico in vista della Conferenza delle Nazioni Unite che si svolgerà a Parigi. Nella seconda giornata al centro dell’attenzione sono state le parole di Papa Francesco «Terra! Lavoro! Casa!, diritti sacri per ogni persona». «Da sette anni ormai Asa cerca di affrontare le sfide ecologiche emergenti, attraverso l’educazione e la ricerca scientifica multidisciplinare, in dialogo con le comunità, le associazioni, gli enti pubblici, il mondo imprenditoriale e le università, su scala locale e globale – ha riferito il direttore Asa Pierluigi Malavasii -. Dobbiamo abitare con giustizia il mondo in cui viviamo e definire strumenti d’intervento per prendersi cura delle risorse, della bellezza e della fragilità del creato». In apertura al convegno, il saluto del ministro Gian Luca Gallettii letto dal direttore di sede Giovanni Panzeri, dove è stata sottolineata l’importanza di una cultura ambientale fra i giovani, e che molto probabilmente diventerà una materia da insegnare nelle scuole elementari, medie e superiori. Secondo il Ministro dell’ambiente, c’è l’esigenza di diffondere una visione nuova dello sviluppo e del cambiamento orientata sul riutilizzo
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delle risorse e della sostenibilità ambientale. Un aiuto in questa prospettiva potrebbe essere la creazione di un Osservatorio sul turismo sostenibile, il primo in Italia. Lo ha suggerito il direttore generale di Federturismo, Antonio Barrecaa che ha chiesto ad Asa di formare figure professionali nuove che siano in grado di confrontarsi con un mercato in continua evoluzione; agli studenti ha suggerito di partire dalla loro curiosità per portare nuovi progetti per far conoscere un patrimonio enorme ancora da scoprire.
Per Flavia Coccia, direttrice area turismo di Sicamera, si dovrebbe investire di più sull’accessibilità dei nostri siti turistici. Una nicchia di mercato ancora praticamente esclusa per molte persone. Sostenibilità in questo caso si sposa con la qualità dell’accoglienza, che significa ospitare anche le persone con diverse esigenze. Potenziare l’accessibilità alle strutture recettive potrebbe rappresentare un mercato enorme per le aziende italiane. Basti pensare che ci sono nel mondo un miliardo di persone che hanno problemi legati all’accessibilità. Se non miglioriamo questa capacità di accoglienza, perdiamo una grossa opportunità per le imprese. Fra i numerosi interventi, quelli dei professori Roberto Zoboli, Piersandro Cocconcelli, Antonio Albanese, dei presidi Alfredo Marzocchi, Lorenzo Morelli e Luigi Patii e del critico gastronomico Paolo Massobrio. La tre giorni si è conclusa l’evento Food waste, sviluppo umano, educazione. Environmental Educational Hub. Buone pratiche alla prova dove è stata presentata una ricerca sostenuta da Fondazione Comunità Bresciana, sulle buone pratiche di educazione allo sviluppo sostenibile del territorio bresciano con particolare riferimento alla formazione di una coscienza civile al fine di intraprendere azioni per ridurre lo spreco alimentare ed educando alla solidarietà.
La civiltà del p pane: storia, tecniche e simboli dal Mediterraneo all’Atlantico
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L PANE È DA SEMPRE AL CENTRO
della storia. La sua presenza è uno di quegli indicatori che segnano lo sviluppo delle società civilizzate rispetto a quelle barbariche. Di questo si è parlato per una settimana durante il convegno La civiltà del pane. Storia, tecniche e simboli dal Mediterraneo all’Atlantico che si è svolto a Brescia dal 1 al 6 dicembre e che rientra in un progetto di ricerca scientifico pluriennale (2013-2016) e pluridisciplinare che verrà presentato nell’ambito dell’Esposizione Universale di Milano. Si tratta di un percorso di studio storico-documentario, di promozione culturale, di valorizzazione imprenditoriale e di analisi sensoriale, delle tecniche e delle nuove frontiere alimentari che riguardano la filiera dei prodotti della panificazione. 24
«L’idea è nata dalla discussione con docenti di vari paesi europei – racconta Gabriele Archetti, coordinatore scientifico del progetto e docente di Storia medievale – ed stata resa possibile grazie alla collaborazione del Centro studi longobardi e di Castalimenti con l’Università Cattolica, specialmente nello sforzo di unire il sapere storico-scientifico con quello della manualità-pratica, le conoscenze culturali con quelle culinarie, le buone regole dietetiche con il gusto in cucina. L’idea ha inoltre l’ambizione di presentare un modello economico-produttivo nella produzione del pane che, facendo tesoro della tradizione regionale italiana, attraverso l’esperienza della Federazione italiana panificatori, con le sue migliaia di operatori sparsi in tutto il Paese, e di Esselunga,
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sia replicabile, ecosostenibile, dotata di elevati standard qualitativi e competitiva. Esperienza che, nella sua declinazione teorico-pratica, verrà proposta in Expo sotto l’egida dell’Unione Europea». Spezzare il pane è diventato così un gesto di condivisione della conoscenza, un’immagine forte del sapere che viene distribuito con gratuità attraverso l’opera educativa e un simbolo del cibo che nutre le società nella loro completezza. Muovendo dalla storia, il tema del pane si è trasformato in un archetipo interpretativo dell’umanità, delle sue espressioni culturali e delle forme di nutrimento materiale e spirituale per le persone di ieri, di oggi e di domani. L’incontro, promosso dal Centro studi longobardi, dalla Cattolica, da Castalimenti e da Esselunga, si è svolto sotto l’al-
to patrocinio del Parlamento Europeo, della FAO, della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, dai Ministeri per le Politiche agricole e Beni culturali, Padiglione Italia – Expo Milano 2015, dalla Regione Lombardia, con il contributo delle associazioni di categoria e territoriali, tra cui spiccano la Fondazione Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, l’Accademia della Crusca, il Museo Bagatti Valsecchi di Milano.
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Il p pedagogista g g Korczak, dalla parte dei bambini N CONVEGNO, UNA MOSTRA E UN FILM per ricordare la figura di Janusz Korczak, dottore e pedagogista che nel 1944 viene deportato a Treblinka e ucciso con i 192 bambini ebrei dell’orfanotrofio che aveva fondato a Varsavia. Con questa iniziativa la facoltà di Scienze della formazione, Centro Studi sulla vita matrimoniale e familiare, Archivio storico della resistenza bresciana – hanno voluto celebrare la Giornata della Memoria. Dopo la fine del primo conflitto mondiale Korczak fonda l’orfanotrofio “Il Nostro Focolare” per i figli degli operai polacchi, dove sperimenta le sue idee innovative nel campo dell’educazione che mettono al centro il bambino e i suoi diritti. All’arrivo dei nazisti a Varsavia assume posizioni di rifiuto delle imposizioni adottate contro gli ebrei e dedica tutte le proprie energie per tutelare i bambini dell’orfanotrofio del Ghetto. Pur avendone la possibilità rifiuta di salvarsi e di abbandonare i suoi bambini. Il 5 agosto viene così deportato a Treblinka dove viene ucciso con i 192 bambini dell’orfanotrofio. Nella “Casa degli orfani” maturano in modo compiuto alcune idee pedagogiche fondamentali ancora oggi. Egli era convinto che l’educatore non deve esigere ciò che il bambino deve fare, quanto piuttosto ciò che può fare per quello che è e rispettare l’uomo/fanciullo che vuol scoprire il mondo. Il bambino ha diritto di veder trattati i suoi problemi con serietà ed equità. Per questo istituisce nella “Casa degli orfani” il Tribunale dei pari come luogo di
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Soldati e trincee della Grande Guerra
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discussione, di consiglio, di decisione, di decantazione della collera. «Un’altra invenzione pedagogica – ci ricorda Domenico Simeone, coordinatore dell’iniziativa – fu il Parlamento dei bambini, composto di 20 deputati eletti tra i bambini “onesti”. I “disonesti” avevano diritto a riabilitarsi. Il Parlamento approvava le leggi emesse dal Consiglio del Tribunale e regolava il calendario scolastico e le feste, dando, di comune accordo, regole alla vita comune e riconoscimento dei diritti del bambino ai propri ricordi, alle carte postali, ecc.». Per un rapporto diretto, confidenziale, l’educatore istituì la Cassetta delle lettere ove tutti potevano inserire richieste di ogni tipo e la Cassetta degli oggetti trovati per favorire il rispetto della proprietà di ciascuno e per prevenire i furti. La sua biografia è stata raccontata agli studenti attraverso le immagini del film Il dottor Korczak di Andrzej Wajda e documentata dalle immagini della mostra curata dall’’Ambasciata della Repubblica di Polonia in Roma.
per offrire a un vasto pubblico delle agili suggestioni sulle vicende più significative della Grande Guerra, evento epocale che segna tragicamente l’avvio del “secolo breve”,, il Novecento. È stato questo lo spirito della mostra Ma nel cuore nessuna croce manca. Soldati, trincee, vita e morte nella Grande Guerra, curata dall’Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’Età contemporanea diretto da Mario Taccolini e dalla Biblioteca della sede, con il patrocinio del Comitato Provinciale di Coordinamento per le celebrazioni del Centenario della Prima Guerra Mondiale (1914-2014) istituito presso la Prefettura di Brescia. La rassegna non ha voluto documentare la complessità degli eventi bellici, ma piuttosto suscitare interesse e interrogativi, senza offrire risposte certe e definitive. Il percorso espositivo, attento anche alla realtà bresciana, si è affidato all’evidenza delle immagini (fotografie, disegni, dipinti) e all’intensità delle parole (lettere, poesie, diari) di coloro che hanno vissuto l’esperienza della guerra. Presente anche una sezione dedicata alla Guerra Bianca, curata dal Museo della Guerra Bianca di Temù. N PERCORSO ESPOSITIVO
Le macchine di Leonardo da Vinci probabilmente erano solo degli schizzi, non pensati dal genio di Leonardo per essere costruiti. Eppure ora, grazie alla passione e alla manualità di Gianfranco Zucchi, è possibile ammirare una trentina di macchinari realizzati in legno e tela nella mostra allestita dalla Biblioteca di Storia delle Scienze C. Viganò. Una segheria idraulica, il mulino da macina mosso dalla forza dell’uomo e il girarrosto a vento, le armi da guerra con il classico carro armato, i carri falcianti e le catapulte fino agli esperimenti di Leonardo sul volo umano. «Lo studio leonardiano degli
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“elementi macchinali” – riferisce Pierluigi Pizzamiglio, direttore della Viganò – era un argomento perfettamente simmetrico e complementare a quello euclideo degli “elementi geometrici”, ove per ‘elementi’ in ambedue i casi si intendono i princìpi e i fondamenti. Leonardo compie a questo riguardo lo sforzo di effettuare una matematizzazione integrale del sapere, concentrandosi sui processi dinamici e sugli strumenti meccanici attraverso i quali i fenomeni empirico-naturali si realizzano». Le straordinarie ideazioni di Leonardo da Vinci, ampiamente documentate nella sezione Leonardiana della Viganò, di-
vennero patrimonio comune della cultura tecnica solo alcuni secoli dopo la sua morte grazie ad un processo di continuo sviluppo dell’ingegnosità e dell’innovazione tecnica dovuto a diversi artisti-ingegneri, da Mariano Taccola a Filippo Brunelleschi. Per dare corpo all’originalità innovativa vinciana è stato necessario introdurre elementi e materiali adatti al movimento, non esattamente simili a quelli in uso al tempo di Leonardo, andando così oltre il disegno originale. Quasi mai i modelli seguono una fissata scala desunta dalle proporzioni del disegno o dalle tipiche dichiarazioni di misura indicate talvolta da Leonardo a fianco
dei propri disegni. Di certo comunque l’approccio con un oggetto tridimensionale sia pure in forma di ‘modello’ rende più facile la comprensione della struttura e del funzionamento di una macchina e quindi del relativo disegno vinciano. La mostra è esposta al Museo di strumenti scientifico-didattici “A. Zammarchi” e sarà visitabile fino al 31 dicembre 2015.
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Libertà e religione, g parla l’avvocato di Asia Bibi
UNIVERSITÀ, NON IMPORTA se cattolica o no, è il luogo di circolazione delle idee, del dialogo e del confronto tra punti di vista differenti. Per questo motivo parlare della drammatica vicenda di Asia Bibi in un’aula universitaria ci aiuta a guardare alla questione della discriminazione religiosa dalla giusta prospettiva, che non è quella della contrapposizione tra due mondi (occidentale e islamico) o tra due religioni (cattolica e musulmana), ma quello del rispetto della persona umana e dei suoi diritti fondamentali». Introduce con queste parole il professor Antonio Albanese, coordinatore del corso di laurea in Giurisprudenza della Cattolica di Piacenza, l’incontro Diritti umani e discriminazione religiosa del ciclo A tutto Campus, promosso dal professor Filippo Rossi della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, e che ha visto l’intervento di Mushtaq Gill, uno degli avvocati di Asia Bibi, la donna pakistana divenuta simbolo della lotta per la libertà religiosa. Asia Bibi è una contadina di 48 anni.
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Ha cinque figli. È di fede cristiana. È stata accusata di blasfemia nel 2009, reato per cui in Pakistan è prevista la pena capitale. L’Alta Corte di Lahore ha respinto lo scorso ottobre il ricorso contro la sentenza di morte pronunciata nel novembre del 2010. Una sentenza appena confermata in secondo grado. Sollecitato dalle domande di Claudia Mazzucato e Anna Gianfreda, docenti di Diritto penale e Diritto ecclesiastico nel corso di laurea in Giurisprudenza, la testimonianza del difensore Mushtaq Gill è diventata un’occasione per riflettere sull’intolleranza, sulla violazione dei diritti umani, sulla violenza e sulla pena di morte, «temi che interpellano ciascuno di noi – come ben ricorda Mazzucato – e interrogano profondamente il mondo di oggi in cui la convivenza e il rispetto reciproci paiono faticosi, eppure sono quanto mai necessari». Gill parla del Pakistan come fortezza dell’Islam, dove i cristiani rappresentano solo l’1,5% della popolazione. «Il Pakistan è una delle nazioni islamiche più radicali: basti pensare che nel Paese Youtube è stato bloccato per impedire la diffusione di filmati ‘sconvenienti’. Asia Bibi è stata la prima donna ad essere condannata a morte per blasfemia: dopo 5 anni di carcere, in isolamento, lei è a pezzi, stremata. C’è bisogno di supporto internazionale perché il governo pakistano elimini la legge sulla blasfemia, legge che è diventata un’arma per perseguitare le minoranze, soprattutto cristiane».
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Il confine tra dolo e colpa, il caso ThyssenKrupp
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OME SI TRACCIA IL CONFINE tra il dolo
eventuale e la colpa cosciente? Tra la volontà di cagionare un evento dannoso e la sua involontaria produzione? Alla questione, da sempre al centro del dibattito giuridico, hanno cercato di dare risposta le Sezioni Unite della Corte di Cassazione nell’ambito del noto caso ThyssenKrupp, in cui l’amministratore delegato della società era stato accusato di avere consapevolmente provocato la morte di sette operai della fabbrica, a seguito dell’incendio verificatosi nella notte del 5 dicembre 2007. Il tragico evento ha segnato una svolta nel sistema giuridico italiano, tracciando in maniera definitiva la differenza tra colpa cosciente e dolo eventuale con la pronuncia del Supremo collegio che ha espresso una condanna per omicidio colposo e non per omicidio volontario. La facoltà di Economia e Giurisprudenza della Cattolica di Piacenza ha organizzato un incontro con Rocco Blaiotta, estensore della storica sentenza e Consigliere presso la Corte di Cassazione. «La sentenza è stata scritta seguendo alla lettera il principio di colpevolezza - ha spiegato Blaiotta –, tema che io stesso ho discusso nella tesi e che negli ultimi 40 anni è molto cambiato. Una volta si guardava ai punti che dolo e colpa potevano avere in comune, da lì in poi si è capito che ci si doveva concentrare maggiormente su quello che c’è di diverso. In effetti sono due figure antitetiche. Nel caso in questione abbiamo deciso per la colpa cosciente perché c’è stata l’accettazione del rischio da parte dei responsabili». A discutere con lui autorevoli studiosi: i professori Francesco Mucciarelli della Bocconi, Francesco Centonze e e Luciano Eusebi, della Cattolica.
De Carlo agli studenti: «vivete e studiate con passione» L LIBRO È MATERIA VIVA.
È occasione per aprirsi a nuovi orizzonti, confrontarsi con pensieri simili ai nostri o completamente diversi. In Cattolica, a Piacenza, con Let’s book, si è aperto uno spazio per nutrire la creatività, per esplorare nuovi punti di vista. Ospite dell’evento è stato lo scrittore Andrea De Carlo, scrittore di romanzi tradotti in 26 lingue, aiuto regista di mostri sacri come Antonioni e Fellini. Ha messo la passione anche al centro del suo diciottesimo romanzo Cuore primitivo e, in concomitanza con la sua uscita, è intervenuto su La passione che muove tutte le cose. «La passione, in termini di ener-
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gia positiva, è indispensabile nella vita a tutti i livelli: dai rapporti personali, allo studio, al lavoro- ha sottolineato De
Carlo - Se non avessi una grande passione per fare il romanziere sarebbe una fatica farlo, una sofferenza, perché il mio mestiere richiede isolamento e rigore. Quello che compensa i sacrifici è la passione». «Agli studenti consiglio di non studiare per routine - ha detto lo scrittore - o per l’insistenza della famiglia: occorre perseguire i propri interessi, ci deve essere una coincidenza tra il proprio carattere e ciò che si studia, con quello che si farà nella vita. Se tutto venisse fatto come “compito” o “dovere”, sarebbe davvero tristissimo. E improduttivo».
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“Pensaci p prima”, la salute degli studenti sotto la lente è indissolubilmente legato alla qualità della vita e ai livelli di salute della popolazione ed è fortemente influenzato dai cosiddetti fattori di contesto, come la ricchezza e la sua distribuzione, il lavoro e la sua accessibilità, la presenza di servizi e la loro capillarità. Ma è indubbio che le “strategie” delle singole persone rispetto al proprio benessere e alle relazioni con gli altri, rappresentino una fonte primaria per la costruzione di soddisfacenti equilibri personali e sociali. Per prevenire il disagio sociale e sanitario nel mondo giovanile, diventa strategica la promozione di stili di vita sani e responsabili e l’adozione di misure atte a prevenire i comportamenti a rischio. Da queste considerazioni è nata l’iniziativa di ricerca attivata dall’associazione di volontariato Vivi con stile di Piacenza, in collaborazione con la facoltà di Economia e Giurisprudenza della Cattolica di Piacenza e il Centro Servizi per il Volontariato, per realizzare l’indagine Pensaci Prima, finalizzata a conoscere i comportamenti e gli stili di vita dei giovani universitari piacentini nella logica della prevenzione e della promozione del benessere, della salute, della qualità della vita. Il questionario, definito sulla base di analoghe indagini rea-
EVENTO
Piacenza, Meet the culture
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L BENESSERE SOCIALE
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lizzate in Europa e in Italia, ha previsto domande relative sia alle dimensioni sociali-relazionali che a quelle sanitarie sugli stili di vita, individuando come comportamenti a rischio gli abusi di sostanze legali e illegali, la bassa percezione dei rischi, il fumo, l’alimentazione scorretta e l’assenza di adeguata attività motoria. Tali indicatori sono stati messi in rapporto con la dimensione relazionale: cioè nei rapporti tra coetanei, amici e tra genitori e figli. Il questionario è stato compilato in aula da un campione di 710 studenti (di cui 55% femmine e 45% maschi), con un’età tra i 19 ed i 25 anni, con prevalenza di 20 e 22 anni iscritti alle facoltà di Economia e Giurisprudenza, Scienze della formazione e Scienze agrarie
nella prima metà del 2013. Il questionario somministrato è articolato in tre parti: le caratteristiche socio-anagrafiche le relazioni sociali e i consumi culturali; gli stili di vita relativi a salute, alimentazione e consumi. Dalle risposte emerge un quadro che connota gli studenti universitari piacentini come relativamente responsabili della propria salute, ma che ritengono l’attività fisica ininfluente, dimenticano la prima azione di prevenzione dei possibili danni per il proprio futuro saltando la prima colazione, si negano il piacere della lettura di libri oltre ai testi universitari, rivelano un rapporto talvolta non consapevole con l’alcol e con le sostanze stupefacenti.
Nuove p politiche e nuova governance: g quali opportunità per l’allevamento bovino N DICEMBRE si è tenuto in Cattolica il seminario Nuove politiche e nuova governance: quali opportunità per l’allevamento bovino da latte in Italia? organizzato dall’INEA in collaborazione con l’Alta Scuola di Management ed Economia Agro-Alimentare (SMEA) dell’Ateneo. L’analisi della localizzazione della produzione evidenzia per la
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campagna 2013/14 che il 51,30% della produzione nazionale di latte vaccino viene raccolta in solo otto provincie; quattro lombarde (Brescia, Cremona, Mantova e Lodi), due emiliane (Parma e Reggio Emilia), una piemontese (Cuneo) e Bolzano. Il latte è la materia prima di un comparto dell’agroalimentare italiano molto apprezzato a livello
che internazionale, complessivamente totalizza un valore di 27,8 miliardi di euro ovvero cinque volte il valore della materia prima di partenza. L’attuale momento per il comparto è positivo, sostenuto dall’aumento tendenziale della domanda mondiale. In questo contesto interviene la scelta di rimuovere le quote latte nell’intento di migliorare la
competitività del settore lattiero-caseario europeo, rendendo la produzione più sensibile agli impulsi provenienti dalla domanda. Allo stesso tempo, però, il venir meno di questo regime potrebbe esporre alcune categorie di produzioni¬ al rischio dell’espulsione dal mercato, con gravi ripercussioni sociali e sulla tutela ambientale.
ON L’UCSC
International Day la piazzetta di Economia ha assunto i colori del mondo e ha presentato le diverse proposte di studio all’estero della Cattolica. L’International Day si è aperto con Meet the culture: studenti dal mondo, un momento di incontro tra studenti italiani e studenti provenienti da tutto il mondo. Canzoni, inni delle varie nazionalità rappresentate alla Cattolica di Piacenza ed una coreografia ballata insieme hanno creato un clima festoso e molto coinvolgente. Nel corso dell’evento sono stati presentati i programmi
internazionali rivolti agli studenti di tutte le facoltà: corsi di lingua all’estero (Late) e certificazioni internazionali, Summer Programs all’estero (Fpa), semestre all’estero, stage e tirocini all’estero. Gli interventi dei professori Laura Zoni ed Emanuele Vendramini per Economia e Giurisprudenza, Stefano Poni per Scienze agrarie, alimentari e ambientali e Daniele Bruzzone per Scienze della formazione, insieme a quello del direttore di sede Mauro Balordi, si sono focalizzati sulla necessità di partecipare ad esperienze internazionali fin dall’inizio del percorso universitario.
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Con StudentWork arriva il tempo determinato di Maria Villano RA JOBS ACT, RIFORME E PROTESTE, il la-
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voro è senz’altro uno dei temi caldi per i giovani italiani, che hanno la sempre più urgente esigenza di trovare opportunità per fare esperienze lavorative già durante il periodo degli studi universitari, non solo per aiutare le famiglie in un momento particolarmente difficile come questo, ma anche per snellire i tempi – spesso troppo lunghi – di inserimento nel mondo professionale. L’attenzione che EDUCatt dedica agli studenti dell’Università Cattolica passa anche da qui: attraverso una gamma di possibilità molto ampia e tipologie di contratto studiate appositamente per favorire la conciliazione studio-lavoro, ogni anno la Fondazione per il Diritto allo Studio dà la possibilità a un numero, sempre crescente, di studenti di intraprendere percorsi lavorativi, più o meno duraturi. Nel 2014 una novantina di studenti, con diverse mansioni e varie modalità di collaborazione, hanno avuto la possibilità di fare esperienze in ambiti anche affini ai loro percorsi formativi all’interno dei vari settori di EDUCatt: dal prestito libri alla produzione editoriale – dove è possibile cimentarsi in attività che vanno dalla distribuzione dei libri fino alla redazione e all’impaginazione –, alla ristorazione all’audit, fino alla collaborazione, in alcu-
ni casi, per progetti particolarmente importanti come la redazione del Bilancio di Missione della Fondazione, un’occasione preziosa per partecipare alla raccolta dei dati e alla loro messa a sistema con l’obiettivo di formulare uno strumento significativo sull’attività dell’Ente in tutta la sua complessità. Una quarantina hanno usufruito di contratti di lavoro a tempo parziale (le 200 ore previste dagli articoli. 11 e 24 del D.Lgs. del 29 marzo 2012), circa venti hanno svolto stage retribuiti e lavori su progetti specifici, e circa un trentina hanno collaborato con l’ente attraverso la formula Student Work, un vero e proprio contratto di lavoro a tempo determinato, primo in Italia, ideato nel 2011 per offrire un’occasione di sostegno allo studio per quanti non possono beneficiare di altri tipi di aiuti economici. Si tratta di un’apertura che non fa bene soltanto agli studenti: mantenere vivo e vitale il contatto con i giovani, partecipare al loro percorso formativo e, spesso, incoraggiare i giovani talenti è da sempre uno degli obiettivi principali del Diritto allo Studio. Per approfondimenti sul progetto Student Work e per presentare la propria candidatura: www.educatt.it/swe.
Operativa p la sede EDUCatt nel Campus di Roma OVITÀ IMPORTANTI SONO IN ARRIVO per
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la sede di Roma di EDUCatt: dopo un importante intervento apre la nuova struttura per i servizi al pubblico e gli uffici amministrativi della Fondazione per il Diritto allo Studio, nello stesso edificio che ospita anche il Collegio Nuovo Joanneum. Oltre all’ufficio Accoglienza studenti e agevolazioni economiche, vi troveranno posto anche il Centro Sanitario e i servizi librari gestiti dalla Fondazione: la nuova sede diventerà così, come già avviene per Milano e Brescia – dove è in apertura la struttura rinnovata di via Tosio 1 –, il punto di riferimento per tutti gli studenti che volessero entrare in contatto diretto con la Fondazione per chiedere informazioni e chiarimenti o avessero necessità particolari in merito a cui chiedere una risposta mirata, 28
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con la possibilità di prendere contatto anche con la Direzione e la Presidenza dell’ente. L’idea perseguita da EDUCatt, la stessa che guida le trasformazioni cui va incontro anche la sede di Brescia, è quella di avere un modello unico di gestione e di presentazione, ma soprattutto di gamma e di qualità, dei servizi garantiti agli studenti dell’Università Cattolica, con la quale è sempre più prezioso il lavoro in sinergia. In questa direzione l’ente sta lavorando da tempo con una politica di condivisione di buone pratiche e di ottimizzazione delle risorse – anche attraverso la centralizzazione del funzioni con una maggiore intercambiabilità delle stesse sulle varie sedi – che coinvolge in questa sfida importante, e rende fondamentali, il contributo e la propositività di tutte le persone che di EDUCatt fanno parte.
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IN BREVE
Borse di studio per merito 2015, al via le domande online
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e fino al 12 marzo 2015 è possibile presentare domanda – esclusivamente online attraverso la procedura nell’area MyEDUCatt (http://myeducatt.unicatt.it) – per il bando Esoneri, Contributi e Borse di Studio dell’Università Cattolica per l’anno 2014-2015 (scaricabile al link: http://www.educatt.it/ agevolazioni/bandoborseuc), che contiene le indicazioni per l’accesso agli esoneri dal pagamento delle tasse e dei contributi universitari, quelle per la richiesta di borse di studio per merito a favore di studenti anche di condizione economica non disagiata, le indicazioni per l’accesso alle borse di studio erogate con fondi propri dell’Università Cattolica. Queste borse sono destinate a coprire i costi di mantenimento agli studi a favore di studenti privi di mezzi e aggiuntive a quelle erogate da EDUCatt, oltre che le informazioni relative alla costituzione di fondi finalizzati previsti dalle legge sul diritto allo studio universitario. PARTIRE DAL MESE DI FEBBRAIO
Un percorso di riflessione per accompagnare il cambiamento
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i è aperta l’ultima fase del progetto triennale che coinvolge tutto il personale di EDUCatt in una riflessione sui cambiamenti in atto. Si tratta di un’iniziativa che permette a tutti coloro che lavorano, a vario titolo e con diverse mansioni, all’interno dell’Ente, di portare a compimento una rielaborazione, individuale e collettiva insieme, delle trasformazioni cui la Fondazione sta andando incontro per soddisfare in modo sempre più mirato alle esigenze, in continua evoluzione, degli studenti e degli altri stakeholder. Durante il primo anno il percorso, guidato dal gruppo di ricerca del dottor Emanuele Testa, ha coinvolto la Governance e le Agevolazioni economiche di tutte le sedi, il secondo anno la Ristorazione; quest’anno è il turno degli staff del personale amministrativo e di back office della fondazione.
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l’intervista
Giuseppe pp p Toniolo, economista fuori degli schemi
Bruno Maggioni,
Il terreno della speranza.
a cura di Velania La Mendola iuseppe Toniolo. L’uomo come fine, a cura di Aldo Carera, docente di Storia dell’economia dell’Ateneo, raccoglie i frutti di un convegno dedicato al grande economista e sociologo cattolico dell’800 e alla storia dell’Istituto che ne ha preso il nome. «Indagando le giustizie sociali, fra le cifre delle statistiche, s’alzò potente alle più sublimi idealità, a tutti noi lasciando in eredità una vita […] che, sfiorando la terra, fu tutta di cielo», ne scrisse Pietro Maffi.
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Abbiamo chiesto al curatore, guardando allo stato attuale dell’economia, e al di là di qualsiasi enfasi agiografica, cosa dovremmo riscoprire del suo pensiero? Toniolo è stato un originale interprete della secolare tradizione italiana che vedeva agire le istituzioni intermedie liberamente costituite come tramite tra l’interesse individuale e un interesse collettivo ordinato al bene comune. Una tradizione che portava a considerare l’economia connessa alla morale, in cui i lavoratori non sono considerati come una merce ma come persone, che anteponeva le ragioni dell’equa distribuzione dei risultati dell’arricchimento alle logiche dell’accumulazione e della speculazione finanziaria. Affermando la necessità di perseguire l’armonizzazione dell’utile individuale con il bene comune, Toniolo criticava sia le forme storiche assunte dall’economia di mercato sia la stessa scienza economica ispirata, soprattutto in ambiente anglosassone, alle ragioni dell’utilitarismo che egli considerava incapace di dare le indicazioni indispensabili per porre rimedio ai mali sociali generati dal capitalismo industriale. Una denuncia radicale quindi, era in controtendenza? Toniolo usciva dagli schemi culturali del suo tempo. La sua teoria aveva preso forma in una fase storica drammatica per le più evolute economie del tempo, ma anche per un’economia ancora arretrata, come quella italiana: erano gli anni della “grande depressione”, che per molti aspetti vale come significativo confronto con la crisi attuale, più di quanto dica il ricorrente richiamo alla crisi del 1929. L’in30
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segnamento di Toniolo è esemplare della lucida applicazione di un economista nel considerare tutti i molteplici piani da cui originano le crisi economiche e su cui occorre agire per uscirne. Il sottotitolo del libro è L’uomo come fine: ne: sono parole di Toniolo? «L’uomo come fine» non è una citazione letterale ma una formula sintetica che pone a tema una premessa strutturante il magistero di Toniolo: il senso integrale dell’umanesimo cristiano. Egli si riconosceva nel portato sostanziale della prima enciclica sociale (la Rerum novarum) e andava incontro coraggiosamente al moderno, senza nessun timore per l’avanzare della civiltà delle macchine. Conoscere le cose dell’uomo quali sono, nella piena consapevolezza del peso del male che grava sulla storia, era la premessa per considerare la condizione umana terra feconda, sul piano religioso e sociale, del cristianesimo. Le prime tre sezioni del volume (la quarta è dedicata all’Istituto Toniolo di studi superiori) non sono altro che la declinazione di tale presupposto. Come ha inciso il concetto di libertà economica espresso da Toniolo nel suo tempo e come si è trasformato oggi? Impressionante, pensando ai suoi tempi, la capacità di Toniolo a considerare le vicende economiche nella più ampia gamma possibile di ambientazioni, di paesi, di continenti. Alla cupidigia imperante opponeva un’economia intesa come attività produttiva e sociale a un tempo, ma sempre al servizio dell’uomo in quanto espressione materiale di un’armonia definita dai valori morali, coerente – scriveva – «con i fini spirituali della civiltà». Uomo dell’Ottocento? Toniolo è attuale, molto attuale.
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Note di cristianesimo per un tempo di crisi
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LE RIVISTE VITA E PENSIERO
Aevum Antiquum
ecnologie moderne per le opere degli antichi, T questo è il titolo dell’ulq
timo numero di Aevum Antiquum, la rivista di Filologia classica diretta da Mario Cantilenaa e a cura dell’Istituto di Filologia classica e di Papirologia. Chi ha detto infatti che latino e computer non vanno d’accordo? La forza di q questo efficace connubio è documentato da q questa raccolta di studi. Mentre la sezione, intitolata Convivium, ospita q quattro lavori di vario tema letterario – da Esiodo a Bacchilide, da Lucano a Curzio Rufo – la prima, il Forum, è dedicata a q questo attualissimo tema, con otto contributi che spaziano dall’uso delle biblioteche digitali nella scoliastica virgiliana a vari approfondimenti sulle banche dati online di testi antichi e alle possibilità di ricerca. Del resto, come scrive Raffaella Tabacco a proposito della codifica dei testi: «il latinista p può essere tentato da una ‘delega’ all’esperto di informatica, ma tale delega non è opportuna perché può produrre uno strumento poco utile o peggio sviante per la comunità scientifica».
RICONOSCIMENTO
Premio SIPED a Francesco Casolo
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l libro Didattica delle attività motorie per l’età evolutiva di Francesco Casolo ha vinto il premio speciale della commissione Premio Italiano di Pedagogia S.I.PED (Società Italiana di Pedagogia) 2015, un riconoscimento a favore delle Scienze motorie, delle sue teorie e pratiche didattiche all’interno della compagine pedagogica. La cerimonia di consegna avrà luogo a Genova il prossimo 27 marzo.
libri Carlo Ossola
Erasmo nel notturno d’Europa Vita e Pensiero, Milano 2015 pp. 136 euro 13,00 (Grani di senape)
VENEZIA, che ha come modello e amico un cancelliere inglese, diviene il legatus dell’imperatore spagnolo, e decide di morire a Basilea, cercando invano un luogo di pace religiosa: anche solo questo minimo richiamo biografico evidenzia la singolare personalità di Erasmo da Rotterdam e illustra la ricchezza del suo percorso umano e culturale all’insegna di un autentico spirito europeo. Ci introduce alla sua lezione il critico letterario Carlo Ossola, ricostruendo i caratteri storici che configurano «il vero Rinascimento», quello che «non si lascia irretire dalle contese religiose», che fu capace di «togliere all’eredità classica i paludamenti aulici e alla tradizione patristica i tratti apologetici», per andare all’essenziale della condizione umana. L’umanista Erasmo, ironico e sapienziale, paradossale e libero, può rivelarsi, come chiosa Ossola, un «prezioso faro per il viaggio e le tempeste che l’umanità incontra e suscita nel secolo ferito che si è aperto», in questo ‘notturno’ d’Europa.
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N OLANDESE FORMATOSI A
Cinzia Bearzot e Franca Landucci (a cura di)
Studi sull’epitome di Giustino. 1. Dagli Assiri a Filippo II di Macedonia Vita e Pensiero, Milano 2014 pp. 280 euro 30,00 (Contributi di Storia antica, 12)
opera di Giustino, delle Storie filippiche di Pompeo Trogo, composte mentre Livio attendeva alla sua storia di Roma. Quarantaquattro libri perduti per noi ma ripresi dall’epitomatore Giustino, che narra nel suo stile conciso ma non banale una vera e propria storia universale ellenica. Il percorso di analisi proposto nel primo di questi tre volumi dedicati all’epitome, che si concentra sul periodo da Nino, re degli Assiri, a Filippo II di Macedonia, mette in luce le caratteristiche di un’opera di storia fortemente originale, che, distaccandosi dalla grande storiografia classica da Erodoto a Senofonte, adotta la chiave di lettura della successione degli imperi, pone in primo piano la Persia, riduce il ruolo delle città greche (con l’eccezione della sola Sparta) e culmina nella centralità dell’egemonia macedone.
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L VOLUME RACCOGLIE UNA SERIE DI SAGGI SULL ’ EPITOME ,
Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa dell’Università Cattolica
Una finanza per lo sviluppo. Quello che la crisi ci ha insegnato Vita e Pensiero, Milano 2014 pp. 144 euro 12,00 (Contributi, 8)
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“CONTRIBUTI”, curata dal Centro di Ateneo per la Dottrina sociale della Chiesa dell’Università Cattolica, raccoglie i frutti di una ricerca, che ha visto l’impegno concorde di studiosi di diverse Facoltà della nostra Università (Economia, Scienze bancarie, Scienze politiche e sociali): oltre ai due coordinatori, Lorenzo Caprio e Ferdinando Citterio, vi hanno infatti preso parte i professori Mario Anolli, Elena Beccalli, Simona Beretta, Domenico Delli Gatti, Marco Lossani, Marco Oriani, Andrea Perrone. Muovendo da una sintetica, ma precisa disamina delle radici della crisi e delle risposte di politica economica con le quali si è tentato di farvi fronte, il lavoro si sofferma poi sui modelli di comportamento degli attori del mondo finanziario, mettendone in rilievo le criticità, e infine si interroga sulle condizioni e sui fattori che possano consentire alla finanza di assolvere alle sue finalità più autentiche, come riconnetterla con lo sviluppo. OTTAVO NUMERO DELLA COLLANA
Libri Cinzia Cremonini
Le vie della distinzione EDUCatt, Milano, 2015 pp. 235 | euro 13,00
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A RICERCA PRESENTATA
nel volume fa parte di un più ampio progetto – al quale, oltre all’autrice, prende parte anche Elena Riva, docente di Storia moderna e contemporanea nella facoltà di Scienze della formazione – che ha l’obiettivo di seguire nella lunga durata l’evolversi del tema della distinzione nelle élites lombarde e nel loro rapporto con la politica europea, tra la fine dei Comuni e l’avvento del Regno d’Italia. Con Le vie della distinzione si riflette sulla storia del rapporto tra i ceti locali e il sovrano in una regione che per la sua posizione geografica, le peculiarità del territorio, la vivacità delle generazioni che si sono succedute è stata sin dall’antichità al centro della politica europea. Ripercorrendo sulla base di fonti bibliografiche e archivistiche le principali vicende della Lombardia ed esaminando il profondo legame tra la storia locale e quella d’Europa, ci si è soffermati su uno dei tanti fili conduttori che hanno caratterizzato nel lungo periodo la storia dei ceti dirigenti europei: la ricerca della distinzione legata alla profonda convinzione, sottesa a tutta la società d’Antico Regime, che la diversità della condizione sociale fosse la massima garanzia di equilibrio all’interno della società.
EBook Giovanna Salvioni, Moni Ovadia
Contro il razzismo. Per il bene e per il diritto alle differenze EDUCatt, Milano, 2012 editio minor pp. 92 | download gratuito
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EALIZZATO DA Giovanna Salvioni, docente di Antropologia culturale ed etnologia in Università Cattolica, con la collaborazione di Moni Ovadia, il volume presenta una raccolta di documenti riprodotti per sensibilizzare gli studenti e far ricordare ciò che ha permesso e permette ancora oggi di “includere” o “escludere” – dalla definizione dei Codes noirs di Luigi XVI fino al Manifesto della razza, fino all’apartheid, insieme a esempi positivi. L’edizione digitale del volume è disponibile per il download gratuito all’interno del progetto freebook sul sito di EDUCatt. L’edizione cartacea è stata distribuita gratuitamente in occasione della Giornata della Memoria.
PRESENZA 1, GENNAIO-FEBBRAIO 2015
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Ricerca, Formazione, Assistenza, Cooperazione e sviluppo ragioni per metterci la firma.
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Il tuo 5x1000 per l’Università Cattolica.
www.unicatt.it/5permille
Un’esperienza possibile