presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 1-2 - anno XVII gennaio-aprile 2016
Dr Startupper
La terza edizione apre alle magistrali
Ateneo
Diritto allo studio: arrivano le borse Plus
Ne ha fatta di strada
Manfredi Catella e lo skyline della nuova Milano
5 PER MILLE, TALENTO ricerca e solidarietà Sono questi gli ambiti in cui la Cattolica investe i fondi raccolti con le donazioni del 5 per mille. Investimenti concreti per iniziative di valore in Italia e nel mondo
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Via Lanzone 24 - Milano ucstore.universtore.it
presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 1-2 - anno XVII gennaio-aprile 2016
Dr Startupper
La terza edizione apre alle magistrali
SOMMARIO
Ateneo
Diritto allo studio: arrivano le borse Plus
Ne ha fatta di strada
Manfredi Catella, il regista della nuova Milano
04 - 5 per mille: talento, ricerca e solidarietà 5 PER MILLE, TALENTO ricerca e solidarietà Sono questi gli ambiti in cui la Cattolica investe i fondi raccolti con le donazioni del 5 per mille. Investimenti concreti per iniziative di valore in Italia e nel mondo
n.1-2/duemilasedici Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 - Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Carla Alecci, Giulia Argenti, Katia Biondi, Iacopo Catarsi, Sabrina Cliti, Francesca Conti, Carlo Cucciatti, Andrea Danneo, Antonio Di Francesco, Marianna Di Piazza, Graziana Gabbianelli, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Antonella Olivari, Anna Sironati, Emiliana Stefanori, Federica Vernò, Maria Villano REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 - 20123 - MILANO tel. 0272342216 - fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it
10 - Ritorna Dr Startupper, anche per le magistrali 14 - Il progetto di Catella per la nuova Milano 20 - Diritto allo studio, in arrivo le borse Plus 23 - MOOC: nel futuro della didattica spazio all’online 25 - Medioriente, cristiani in fuga 26 - Boschi, lezione aperta sulle riforme 27 - Misuriamo l’Italia con il meritometro 31 - Gemelli, un centro per la web dipendenza 35 - Il modello matematico che monitora il Garda 39 - Piacenza: al Dies la lezione di Boeri 43 - CollegialMente green, educare alla sostenibilità 45 - La bellezza di leggere Hoffmann
Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza
REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito - 00168 - ROMA tel. O630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa - Brescia
Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 24 febbraio 2016 Risvolti sostenibili per Collegi Ecofriendly
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5 PER MILLE: TALENTO,
ricerca e solidarietà s Sono q questi ggli ambiti in cui la Cattolica investe i fondi raccolti con il 5 p per mille. Investimenti concreti p per iniziative di valore in Italia e nel mondo di Francesca Conti
S
pesso il mondo sembra ridursi ad una razionale questione di numeri. Anche il 5 per mille rappresenta un numero, più precisamente una parte dei risultati del proprio lavoro da destinare ad enti, organizzazioni e organismi che risultano utili a livello sociale e culturale. L’Università Cattolica del Sacro Cuore è la scelta ogni anno di tanti contribuenti. Ma come si realizza concretamente questo impegno? Dal 2010 è stata messa in moto una vera e propria locomotiva alimentata dai contributi del 5 per mille, le cui rotaie si sono sviluppate in diverse direzioni e iniziative. I suoi vagoni continuano ad aiutare studenti meritevoli, sostenere la ricerca e realizzare significativi progetti in ambito medico-sanitario, educativo e sociale. Una prima essenziale tappa dei binari del 5 per mille dell’Università Cattolica arriva dritta al cuore della missione dell’Ateneo e riguarda la formazione. La Cattolica, fin dalla sua fondazione, crede fortemente nella fiducia che può essere riposta nelle capacità dei suoi studenti e non esita ad aprire le porte a coloro che, meritevoli, hanno meno possibilità economiche di svilupparle. Le cifre raccolte grazie ai fondi del 5 per mille e investite nella formazione hanno una duplice veste, quella delle tradizionali borse di studio e quella dei programmi di scholarship. Per quanto riguarda le borse di studio, dopo l’intervento degli ultimi quattro anni, anche nel 2015
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l’Università Cattolica, l’Istituto Toniolo e la Fondazione Educatt hanno istituito un contributo straordinario per borse di studio. La Cattolica ha contribuito direttamente destinando all’iniziativa 200.000 euro tratti dalle risorse ottenute con il 5 per mille. La cifra è destinata a coprire una parte delle borse di studio per 300 studenti risultati idonei, ma non beneficiari, al concorso annuale per l’anno accademico 2014/2015. Ma le borse di studio che vengono erogate grazie al 5 per mille sono anche altre. Esiste infatti anche l’iniziativa dello Scholarship Program, che mette a disposizione alcuni fondi indirizzati agli studenti internazionali meritevoli che studiano presso l’Ateneo cattolico. Sono studenti provenienti dall’Africa, dal Sud America, dall’Est Europa e dall’Asia
che non dispongono delle risorse economiche necessarie per lo sviluppo della propria formazione. L’obiettivo è rafforzare il capitale umano in questi Paesi, le partnership educative con le istituzioni locali e aumentare il numero di studenti provenienti dall’estero. I binari della solidarietà rispetto alla formazione si sono spinti, a partire dal 2010, fino a raggiungere un numero di beneficiari pari a 249, che hanno avuto accesso ad un ventaglio di corsi in lingua inglese perfezionato e ampliato nel corso degli anni. Dal 2016 i binari del 5 per mille hanno effettuato un’altra importante deviazione, rispondendo ai bisogni degli studenti con disabilità e disturbi specifici dell’apprendimento (DSA). In Cattolica, secondo quanto pre-
FORMAZIONE
5X mille visto dalla Legge 28 gennaio 1999 n. 17, è attivo un Servizio per l’assistenza, l’integrazione sociale e per i diritti di questi studenti, fruibile da parte di tutti gli iscritti ai Corsi di laurea dell’Università Cattolica, alle Scuole di specializzazione e ai Master. Il Servizio si propone di aiutare gli studenti nell’esperienza universitaria rispondendo alle loro specifiche esigenze per il successo formativo. Un settore difficile ma fondamentale in cui l’Ateneo ha deciso di investire con maggiore attenzione. I fondi sono stati stanziati anche in risposta ad una sempre maggiore richiesta di assistenza e di supporto pedagogico da parte degli utenti. Secondo il professor Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti disabili di tutte le sedi dell’Università Cattolica: «Dall’anno scorso abbiamo avuto un notevole aumento di richieste di aiuto, segno evidente che sempre più studenti riescono a trovare nel servizio risposte e supporto». I contributi assegnati quest’anno sono indirizzati soprattutto nel settore delle tecnologie assistite, diventate ormai parte integrante della vita di ogni persona con disabilità e specialmente dello studente universitario. Grazie agli strumenti che l’attuale tecnologia mette a disposizione, lo studente con disabilità o con DSA può implemenLuigi d’Alonzo tare il proprio
RICERCA
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coinvolgimento nella vita accademica, incrementare la sua autonomia e raggiungere gli obiettivi formativi del suo corso di studi. «È importante insistere anche sulla sensibilizzazione al riguardo» spiega il professor d’Alonzo. «A maggio ripeteremo l’esperienza di successo Mettiti nei miei panni durante la quale gli studenti della Cattolica sono invitati ad avvicinarsi all’esperienza dei compagni con disabilità attraverso percorsi dedicati. Seduti su una sedia a rotelle o con gli occhi bendati, gli studenti attraverseranno i cortili e i corridoi dell’Ateneo di largo Gemelli, per quanto possibile, calandosi nelle vesti di chi deve spostarsi abitualmente in carrozzina o deve orientarsi nell’ambiente autonomamente non potendo vedere con i propri occhi. Quest’anno, inoltre, ci sarà l’opportunità di provare anche a mettersi nei panni delle persone con disabilità uditiva. Questo evento negli scorsi anni ha sortito grande interesse, suscitando reazioni positive e maggiore consapevolezza delle difficoltà che i ragazzi con disabilità possono affrontare quotidianamente. Siamo certi che tutto ciò si ripeterà». Ma i binari del 5 per mille non conoscono confini, nemmeno geografici. Una seconda, e importante, fermata è quella della solidarietà internazionale. Una parte dei contributi del 5 per mille ha finanziato i progetti del CeSI, il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, che ha realizzato iniziative di cooperazione e
sviluppo in ambito educativo, medico, psicologico e formativo, particolarmente a favore dei bambini, dei giovani e delle donne di Afghanistan, Etiopia, Ghana, Haiti, Mozambico e Tanzania. Il CeSI ha l’obiettivo di diffondere la cultura e la pratica della solidarietà tramite la valorizzazione del patrimonio di conoscenze e di competenze della Cattolica, promuovendo sia attività scientifiche, sia iniziative concrete nel campo socio-assistenziale, in particolare a sostegno dei Paesi in via di sviluppo. Grazie al 5 per mille il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale ha avviato numerosi progetti. Nel 2016 proseguirà l’impegno dell’Ateneo in Tanzania, attraverso il progetto Intervento di sostegno alle attività del Consolata Hospital Ikonda, realizzato in collaborazione con l’ospedale gestito dai Missionari della Consolata e riconosciuto dal Servizio Sanitario della Tanzania. L’intervento prevede l’invio di specializzandi di Medicina e chirurgia a supporto del personale medico-sanitario dell’ospedale. I progetti finanziati dal 5 per mille sono portati avanti anche in Afghanistan, dove anche quest’anno è stato possibile far proseguire gli studi a un giovane di nazionalità afghana che aveva collaborato nelle iniziative del governo italiano a Herat. Tale sostegno prevede la copertura delle rate universitarie per il terzo anno del corso di laurea triennale in Scienze linguistiche e letterature straniePRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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cinquepermille re presso la sede di Milano. Questo intervento si inserisce tra le attività volte a promuovere la solidarietà con i Paesi in via di sviluppo, e si pone in continuità con gli sforzi atti a sostenere lo sviluppo dell’Afghanistan e del proprio capitale umano e sociale. Le iniziative promosse dal CeSI negli ultimi anni sono tante: dal progetto che in Etiopia ha dato l’opportunità di formare un gruppo di insegnanti sulle strategie di insegnamento e sullo sviluppo del linguaggio, al personale medico inviato in Ghana tra il 2011 e il 2013. Quest’anno saranno promosse 20 scholarship destinate a studenti, anche post laurea, e neolaureati, selezionati per partecipare a un’esperienza di volontariato in Paesi in via di sviluppo. Il programma, attivo dal 2009 ad oggi, ha promosso 164 scholarship per studenti di tutte le Facoltà e le sedi dell’Ateneo. Il Charity Work Program (www. unicatt.it/cesi), promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, anche grazie al supporto dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi, offre nel 2016, 50 scholarships della durata di 3 - 8 settimane. Tale iniziativa permette agli studenti non solo la possibilità di esperire il significato della parola solidarietà,
ma anche di vivere un’esperienza altamente professionalizzante. La ricerca riveste un ruolo di primaria importanza in diversi ambiti, come la salute. Per questo il 5 per mille dell’Università Cattolica promuove da diversi anni anche progetti e iniziative di assistenza medico-sanitaria. Riconfermati e potenziati i binari della ricerca per il Percorso Donna, attraverso il progetto Ospedale al femminile destinato a prevenire e curare le principali malattie femminili in qualunque fase della vita. Il percorso è mirato alla costruzione di un modello ospedaliero con una forte valorizzazione del sentire delle donne nelle sue componenti psicologiche e sociali. Anche le iniziative correlate all’utilizzo di cure palliative e delle terapie del dolore sono tra quelle finanziate dai fondi del 5 per mille della Cattolica. Dal 2007 l’Università Cattolica porta avanti progetti per la cura e il contenimento del dolore nei diversi reparti di assistenza. L’intervento Letti del Sollievo ha inteso contribuire al potenziamento e all’innovazione delle attività nell’ambito delle cure palliative e della radioterapia oncologica e sintomatica presso il Policlinico, attraverso una ri-
strutturazione e un adeguamento dei reparti di degenza, che ha permesso di creare un ambiente più idoneo all’utilizzo della radioterapia palliativa. Presso le Unità di Radioterapia infatti ogni anno vengono curati circa 1800 pazienti. Il rinnovato reparto di Radioterapia palliativa, che fa parte dell’Unità operativa complessa di Radioterapia, è dedicato ai pazienti oncologici in fase avanzata di malattia, che possono beneficiare di brevi trattamenti in grado di garantire il controllo del dolore neoplastico e migliorare la qualità della vita. La nuova unità permette di curare i pazienti oncologici sia con poche e iniziali metastasi, che possono avere ancora elevate probabilità di guarigione, sia i pazienti plurimetastatici attraverso trattamenti che favoriscono l’aumento de controllo della malattia. L’8 marzo del 2012 è stata inaugurata la Piccola Degenza del Sollievo, una struttura per il sostegno delle cure palliative dei pazienti più piccoli. Tra le sette stanze di cui si compone, in una, detta Stanza del Sollievo, è possibile socializzare con altri familiari, sostenersi a vicenda, ascoltare un po’ di musica sotto lo sguardo discreto e premuroso dei Volontari del Sollievo, che contribuiscono ad
TESTIMONIANZA
Dalla Cattolica una borsa di studio, fiducia e motivazione
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vevo già scelto la Facoltà e deciso il corso di laurea, presente solo nella sede milanese dell’Università Cattolica, ma ero anche conscio che non avrei potuto permettermi la retta dell’Ateneo. Per questo mi sono rivolto allo sportello Educatt ed ho scoperto la possibilità di poter richiedere una borsa di studio. Allo sportello si sono immediatamente interessati alla mia situazione e mi hanno seguito fino al momento dell’immatricolazione». Sono le parole di Simone Rabuffetti iscritto al terzo anno del corso di laurea in Linguaggi dei media e da tre anni beneficiario di una delle borse di studio erogate dalla Cattolica, grazie ai fondi raccolti con il 5 per mille, per quegli studenti che, nonostante siano ritenuti idonei, non risultano beneficiari. «La borsa di studio mi ha dato probabilmente l’unica possibili-
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tà di poter studiare in Cattolica, quindi sono decisamente soddisfatto – fa presente Simone che sottolinea inoltre come dall’Università abbia percepito soprattutto una grande dose di fiducia –: la Cattolica crede molto nelle capacità dei propri studenti, e questo è percepibile fin dalle modalità con cui sono assegnati i contributi. Infatti, se uno studente rientra nelle graduatorie di reddito necessarie, i fondi vengono stanziati su base fiduciaria. Significa che ti puoi immatricolare contando sui contributi del premio di studio e che, in caso di mancato raggiungimento di un certo numero di crediti, sei costretto a restituirlo tramite la seconda rata. Questo procedimento
aumenta la motivazione a stare al passo con esami e studio e ti responsabilizza molto». Grazie al contributo Simone racconta inoltre che ha potuto acquistare i testi richiesti dai docenti, piuttosto che ricorrere alle fotocopie. «Non dovermi preoccupare della retta ha permesso alla mia formazione un guadagno in qualità. Alcuni miei compagni hanno preferito investire i contributi in periodi di Erasmus o altre esperienze formative, tutte scelte giuste e di valore» aggiunge lo studente che, per quanto riguarda il futuro, confessa che «cerco anche di risparmiare per quello che vorrei fare dopo la laurea: mi piacerebbe iscrivermi al master di Giornalismo, che prevede una retta piuttosto sostanziosa. Insomma, un ulteriore investimento sul futuro».
un miglioramento del benessere sociale e spirituale dei pazienti, minato dall’aumentata percezione del dolore fisico. Dal novembre 2010 presso l’Unità Operativa Complessa di Neonatologia del Gemelli è stato rafforzato il servizio di day hospital per assistere i bambini con la spina bifida, una malformazione congenita della colonna vertebrale, principale causa di disabilità infantile. Una grave malattia che un’equipe di professionisti può contrastare con efficacia. Da sei anni l’iniziativa viene conseguita con un progetto multidisciplinare che affianca i giovani pazienti e le loro famiglie. Non solo cure, ma anche supporto psicologico all’interno di spazi appositi per i familiari e una sala giochi per i piccoli pazienti. Il team di professionisti prende in carico il bambino e la sua famiglia dalla nascita, portando avanti una terapia specifica per ogni singolo caso e attuando un programma di prevenzione delle patologie correlate. In totale oltre 700 famiglie sono state assistite nel corso degli ultimi sei anni, grazie ad un attento impiego delle risorse a disposizione. Beni che grazie alla generosità di molti, hanno portato aiuto in un campo come quello oncologico, dove la sofferenza spesso inibisce qualsiasi capacità di speranza. L’intervento dell’Università Cattolica ha contribuito al potenziamento delle strutture assistenziali dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica del Policlinico Gemelli mediante la costituzione di un centro per le attività oncologiche multidisciplinari e il miglioramento delle sale per i familiari. Grazie ai contributi del 5 per mille la Cattolica è potuta intervenire anche nell’importantissimo campo della ricerca farmacologica, genetica e clinica della terapia personalizzata. Oggi, grazie allo studio del DNA (genomica) e alle moderne tecniche di screening molecolare che permettono di tracciare l’identikit di una malattia, si è superato il concetto di cura unica per ogni malattia: ogni paziente è un caso a sé e come tale viene trattato in modo personalizzato, con rimedi su misura, che rispondano in maniera mirata alla sua specifica patologia. I fondi del 5 per mille sono stati utilizzati per acquisire la strumentazione e attivare un contratto di collaborazione a due giovani ricercatrici nell’ambito del progetto Sviluppo delle attività di ricerca nel campo della diagnostica molecolare personalizzata. Lo scorso anno, grazie ai fondi del
5 per mille, è stata infine inaugurata la prima Ausilioteca per bambini e ragazzi affetti da malattie neurologiche e disabilità. L’obiettivo della struttura è collaborare con le famiglie nella scelta degli ausili e degli elementi di domotica che facilitano la mobilità dei ragazzi oltre che eseguire prove e realizzazioni di protesi, attuando collaudi e modifiche in loco per una maggiore autonomia e una migliore qualità della vita dei pazienti. Questa ausilioteca pediatrica è, infatti, un aiuto concreto ai bisogni di giovani pazienti con disabilità e delle loro famiglie, che spesso sono costrette a spostarsi presso più officine per visionare e scegliere gli ausili in assenza di medici o terapisti prescrittori, tanto che le consegne e i collaudi possono trasformarsi in un’odissea. La struttura è composta da una stanza in cui sono esposti ausili per lo spostamento autonomo o assistito quali carrozzine, passeggini deambulatori; sistemi posturali e di assistenza per le autonomie della vita quotidiana; ausili p q per gli g ipovedenp ti. È presente inoltre una stanza di prova degli ausili (“officina”) e una in cui poter sperimentare le nuove tecnologie di domotica. Un aspetto fondamentale di questo progetto è acquisire, grazie ai fondi dell’Università Cattolica, strumenti innovativi in grado di potenziare la ricerca clinica sull’impatto dei diversi interventi riabilitativi sulla progressione della storia naturale delle disabilità. Questa importante ed esemplare
realizzazione è il frutto dell’alleanza tra clinici e associazioni di famiglie con bambini con malattie spesso di origine genetica, ma non solo, che comportano disabilità motorie. Un modo nobile e utile alla collettività per valorizzare la fiducia che viene accordata all’Ateneo dai contribuenti del 5 per mille. Salire sul treno del 5 per mille destinato all’Università Cattolica significa dunque attraversare i binari dell’impegno e del sostegno attraverso un gesto concreto e di valore. Attraverso i tre binari della formazione, della ricerca e della solidarietà l’Ateneo continua a fornire mezzi e risorse per sostenere iniziative che interpretano i valori fondamentali a cui si ispiFranco Anelli ra. Il 5 per mille non rappresenta una spesa aggiuntiva per le famiglie e non è in alternativa all’8 per mille per la Chiesa cattolica: si può dare il proprio sostegno sia all’una, sia all’altra iniziativa. Quest’anno abbiamo deciso di focalizzare ancora più intensamente l’attenzione sui nostri studenti, come ribadisce il rettore Franco Anelli: «Donare il 5 per mille all’Università Cattolica significa investire le nostre risorse nei nostri studenti, credere nel loro talento e nel successo delle nostre iniziative più nobili».
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L’impegno dell’Ateneo in Tanzania di Francesca Conti
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n Tanzania con le donazioni del il 5 per mille all’Ateneo del Sacro Cuore è stato finanziato un intervento di sostegno alle attività del Consolata Hospital Ikonda realizzato in collaborazione con l’ospedale di Ikonda, gestito dai Missionari della Consolata e riconosciuto dal Servizio Sanitario della Tanzania. Il progetto, coordinato dal CeSI – Centro di Ateneo per la Solidarietà internazionale –, prevede l’invio nella struttura ospedaliera di specializzandi di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica. Alla dottoressa Paola Del Giacomo, (nella foto) specializzanda in Malattie Infettive, che ha trascorso a Ikonda un periodo di sei mesi, da aprile a ottobre 2015, chiediamo di raccontarci la sua esperienza.. È difficile raccontare in poche parole tutto quello che ho vissuto: le difficoltà, le emozioni, i rapporti che mi porto dietro, restano indescrivibili. Per sei mesi ho lavorato per l’ospedale missionario Ikonda, situato nella zona centro sud ovest della Tanzania, nella regione di Njombe. È una zona piuttosto periferica, lontana dalla città e con molte problematiche. Ho seguito il lavoro di diversi reparti, prima nel centro di trattamento dei malati di HIV, poi in ambulatorio, e infine sono stata principalmente medico di reparto. Quando l’anno scorso sono venuta a conoscenza di questo progetto, ho manifestato immediatamente l’interesse a partecipare, il professor Roberto Cauda, responsabile dell’intervento di sostegno, mi ha contattato e dopo tutte le necessarie pratiche e vaccinazioni sono partita. Il confronto con diversi approcci professionali, dettati da diverse nazionalità, è stato molto arricchente. Ho collaborato con medici italiani e stranieri, soprattutto ortopedici, ma anche chirurghi e ginecologi di varie nazionalità. Qual è la situazione medico-sanitaria del Paese? Rispetto a quella italiana, presenta molte differenze. In Tanzania ad esempio il medico specialista con la laurea in Medicina è davvero una rarità, perché la maggior parte dei chirurghi si specializza direttamente sul campo. In tutto il Paese non esistono un neurochirurgo e un cardiochirurgo ‘ufficiali’. I medici sono tutti
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giovanissimi, persone veramente in gamba, che in certi ambiti danno del filo da torcere agli specialisti occidentali. Per esempio, ho conosciuto un collega molto giovane che aveva già effettuato circa 300 cesarei: un livello di pratica irraggiungibile da un suo coetaneo con esperienza in Europa. Però la formazione teorica presenta dei gap enormi, infatti i medici spesso hanno una sola laurea triennale, la specializzazione è veramente un lusso. Proseguire gli studi, una volta che i medici iniziano a gguadagnare g lavorando in ospedale, p non è così scontato, anzi. È difficile abbandonare un lavoro e tornare a studiare, non è conveniente per molte persone. L’ideale sarebbe pensare un percorso di training direttamente sul campo. Inoltre le cure ospedaliere non sono totalmente gratuite, ci sono alcuni farmaci garantiti dal governo (anche se in Tanzania non esiste un vero e proprio servizio sanitario pubblico), come quelli per l’HIV o la TBC. Tra i momenti peggiori, ricordo quando questi farmaci terminavano e il personale medico si trovava un po’ spiazzato, sono situazioni di vera emergenza. Com’è stato iniziare questo progetto? Ambientarsi all’inizio non è stato per niente facile. C’è stata una prima fase di adattamento in cui è stato difficile abituarsi all’andamento dell’ospedale ed entrare in contatto con persone che parlavano una lingua a me sconosciuta. In ambito medico, ho incontrato molte differenze di approccio professionale tra i locali e gli
stranieri che sono state acuite dalle differenze culturali. Normalmente poi gli stranieri lavorano nella struttura al massimo due mesi, io sono una delle poche persone rimaste per tanto tempo. Il continuo cambiamento di medici genera sicuramente diffidenza e difficoltà. Io ho scelto di rimanere di più per riuscire ad integrarmi meglio con il personale medico, i pazienti e in generale con l’ambiente dell’ospedale. Un’altra grossa difficoltà è stata appunto quella della lingua. All’inizio non ero molto brava con lo swahili, avevo giusto frequentato qualche corso per prepararmi. Poi, col tempo, ero in grado di parlarlo un po’ in reparto: ad aiutarmi è stata la forza della necessità. E devo dire che ne è valsa davvero la pena, se parli la loro lingua cambiano davvero moltissime cose. Il ricordo più bello di questa esperienza? Tra i tanti casi che ho visto e le tante situazioni difficili che ho affrontato, forse ricordo con maggiore affetto una situazione di lavoro e umana al tempo stesso. Si tratta di un bambino ricoverato per diverso tempo, un caso disperato. Nessuno avrebbe mai scommesso sulla sua guarigione e invece alla fine ha vinto la forza della vita. Il personale ha contribuito alla sua guarigione con un grandissimo impegno quotidiano in prima persona. Sono ancora in contatto con lui e sono felice di sapere che sta bene e che continua a fare controlli in ospedale. I momenti più difficili sono poi forse anche quelli più gratificanti.
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La prima ausilioteca grazie alle donazioni di Francesca Conti
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Ausilioteca del Policlinico Gemelli di Roma è una realtà unica nel suo genere. Inaugurata nel luglio 2015 alla presenza del rettore Franco Anelli, è infatti l’unica struttura in Italia per la scelta e il collaudo degli ausili, situata direttamente all’interno di un ospedale. L’ausilioteca fornisce supporto e aiuto per le famiglie dei bambini affetti da malattie neurologiche e altre disabilità. Tutto si svolge in ospedale con risparmio di tempo e senza costringere le famiglie a estenuanti viaggi tra casa, officine e centri di cura. La sua realizzazione è stata resa possibile grazie ai fondi del 5 per mille dell’Università Cattolica. Il professor Eugenio Mercuri (nella foto a sinistra del Rettore che taglia il nastro) direttore dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile e promotore del progetto, ci racconta i progressi della struttura. Professor Mercuri, come stanno reagendo i pazienti e le loro famiglie a questo progetto? Davvero molto bene. I pazienti e le loro famiglie sono molto contenti di questa iniziativa. Orgoglio e soddisfazione non mancano neanche da parte degli operatori coinvolti. L’Ausilioteca ha
migliorato tantissimo la qualità dell’assistenza e di vita delle famiglie che dovevano districarsi per più officine ed altri posti per costruire e migliorare gli ausili necessari. Il numero di pazienti che usufruiscono della struttura è aumentato rispetto allo scorso luglio? Certamente, il numero di utenti è aumentato per diversi motivi. La nostra intenzione, tuttavia, non era quella di aumentare i beneficiari del servizio, ma di migliorarlo. Il vero ampliamento del Servizio è stata la possibilità di
interazione diretta tra l’ausilioteca e tutti gli altri reparti, che ha semplificato i processi operativi e ridotto i tempi di cura. Miglioramenti si sono realizzati concretamente rispetto all’assistenza clinica, alla qualità della vita delle famiglie, e infine alla maggiore cura tramite la ricerca clinica. Qual è la peculiarità della struttura? In primis, il fatto che l’ausilioteca sia tarata direttamente all’interno del nostro servizio ospedaliero. Ci sono altre strutture di maggiori dimensioni o con ausili più all’avanguardia, ma la principale caratteristica della nostra struttura è che è calata direttamente all’interno dell’Unità Operativa Complessa di Neuropsichiatria Infantile. I pazienti sono assistiti in tutte le fasi del processo di scelta e adattamento degli ausili direttamente nella nostra struttura, il che comporta un maggiore controllo sul singolo e una maggiore rapidità operativa. Ne beneficia anche la comunicazione tra i membri dell’équipe che operano sugli stessi pazienti. Inoltre siamo molto attivi nell’ambito della ricerca, infatti la struttura ha creato la possibilità di fare ricerche personalizzate sui singoli pazienti. Abbiamo 8 terapisti di cui 5 terapisti impegnati nella ricerca. Abbiamo lo spazio e gli strumenti adatti per pianificare studi che dimostreranno se il lavoro dell’Ausilioteca migliora davvero la vita dei pazienti, e siamo fiduciosi. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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start up
STARTUP, IL BOOM
delle giovani g imprese Ritorna Dr Startupper, pp un’iniziativa che dimostra l’impegno p g dell’Università Cattolica nei confronti dell’imprenditoria p ggiovanile e delle nuove p professioni. Sempre p p più infatti le università sono i trampolini di lancio delle nuove startup innovative di Iacopo Catarsi
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gni giorno nasce in Italia una nuova impresa e una startup su quattro è under 35. Nasceva sulla scorta di questi numeri Dr. Startupper, il percorso promosso tre anni
fa dall’Ateneo per sensibilizzare alla cultura imprenditiva e stimolare lo sviluppo di idee imprenditoriali di allievi dei master, delle scuole di specializzazione e dei dottorati. L’iniziativa, co-progettata insieme alla Camera di Commercio di Milano,
si apre ora per la prima volta anche agli studenti delle lauree magistrali dell’Università Cattolica. La terza edizione prende il via con una prima fase di Inspiringg con la proposta di tre workshop della durata di mezza giornata, che si sono tenuti
INAUGURAZIONE
Al via ConLab, lo spazio di coworking dell’Università Cattolica
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a poche settimane è attivo ConLab, spazio di coworking e sede del Contamination Lab dell’Università Cattolica. Inaugurato ufficialmente mercoledì 9 marzo alla presenza del rettore Franco Anellii ConLab è dedicato esclusivamente alle attività autoimprenditoriali e ospita i team vincitori della Call for Ideas indetta nei mesi scorsi per selezionare giovani startupper. L’iniziativa – promossa da ILAB, il Centro per l’innovazione e lo sviluppo delle attività didattiche e tecnologiche di Ateneo, diretto dal professor Federico Rajolaa – ha riscontrato un notevole successo. Tra le tante candidature arrivate, sono state selezionate le quattro che si sono distinte per maggiore potenziale di successo: HEGO è la start up che si promette di diventare una vera e propria digital community di sportivi amatoriali: filma in full HD le partite e dopo pochi minuti le pubblica sul portale online. I giocatori possono cercare i video nei quali sono protagonisti, taggarsi, editarli e condividerli sui social network. UpConscious poggia su
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PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
tre grandi pilastri: il Design Made in Italy, la Responsabilità Sociale e l’Upcycling; esplorando il rinomato artigianato italiano, la start up aspira a creare prodotti di moda dagli avanzi delle fabbriche di tessuti, con l’ambizioso obiettivo di cambiare lo status quo attuale della moda e le condizioni dei luoghi di lavoro e dei lavoratori stessi. ALESCO è un team che vuole sviluppare un’app che faciliti l’acquisto di prodotti alimentari. In particolare, il target di riferimento è composto da coloro che soffrono di allergie e intolleranze o che hanno altre esigenze alimentari. Il team UniCorner ha come obiettivo la creazione di una piattaforma online che permetta agli studenti universitari di monetizzare le proprie capacità e le proprie passioni evidenziando così le potenzialità che offre il lavoro
occasionale. Già da metà febbraio, i team usufruiscono gratuitamente dello spazio di coworking (postazione, rete wi-fi, meeting room) dove poter sviluppare il proprio progetto imprenditoriale. Inoltre, sono affiancati da tutor e mentor che li aiutano a migliorare la loro idea di impresa e a relazionarsi con i possibili investitori e attori esterni dell’ecosistema delle start up e del mondo delle imprese e delle istituzioni.
nelle tre sedi padane dell’Ateneo - Piacenza, Milano, Brescia - rispettivamente il 5, 12 e 19 febbraio scorso. Dopo una prima fase dedicata Andrea Mezzadri alle esperienze di giovani e brillanti startupper, i partecipanti saranno affiancati da tutor in una prima elaborazione di idee imprenditoriali attraverso istruzioni fornite dai docenti. Questa prima parte del progetto è finalizzata a ispirare i partecipanti attraverso storie imprenditoriali di successo e a stimolare nei candidati un approccio imprenditoriale, facendo emergere semi di idee imprenditoriali e fornendo i primi strumenti per favorirne l’elaborazione. I migliori venticinque progetti accederanno alla seconda fase, quella di Trainingg e Development, in cui sono previste attività di formazione in aula su strategia e business model, analisi di mercato e marketing per l’impresa, proiezioni economico-finanziarie, studi su ecosistema delle start-up e investor relations. Così come momenti di incontro con esponenti del mondo finanziario e investitori istituzionali e non. La fine di questa seconda fase coinciderà con la presentazione delle idee, di fronte a una giuria qualificata di investitori ed esperti che proclamerà i vincitori. Questi accederanno all’ultima fase, chiamata di Boosting: avranno la possibilità di usufruire di servizi gratuiti
presso ConLab – lo spazio di coworkingg dell’Università Cattolica dedicato esclusivamente allo svolgimento di attività legate ai temi dell’autoimprenditorialità – nonché di beneficiare di assistenza, consulenza e matching con investitori e imprese, attraverso la partnership con la Camera di Commercio di Milano-Formaper. «Negli anni passati abbiamo avuto progetti molto interessanti» commenta il professor Andrea Mezzadri, docente del dipartimento di Scienze dell’economia e della gestione aziendale e coordinatore didattico di Dr. Startupper. «Nella prima edizione hanno riscosso successo “Dami Just for Kids”, una fabbrica creativa di personaggi di intrattenimento e contenuti per l’infanzia, “I don’t waste”, una app che permette di conoscere le date di scadenza dei prodotti nel frigorifero di casa e “Tribook”, una piattaforma web per le librerie indipendenti di Milano». «Non vediamo l’ora di accogliere nuovi aspiranti imprenditori e nuove idee: senza dubbio questo progetto darà ai partecipanti spiccate competenze manageriali e la possibilità di sviluppare un network di contatti personali e istituzionali nell’ecosistema delle startup. La selezione, volutamente non ristretta a studenti di Economia, favorisce lo sviluppo delle idee più svariate: vogliamo instillare in tutti i partecipanti un “seme” di impresa, che possa garantire loro un futuro di successi».
PROGETTO DEGLI STUDENTI
Next Innovation Lab: per dare azione alle idee imprenditoriali
È
stato inaugurato lo scorso 2 marzo nella sede di Piacenza dell’Ateneo il progetto Next Innovation Lab. Aperto a tutti gli studenti della Cattolica e sostenuto dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza, il progetto Next Innovation Lab nasce dall’iniziativa di un gruppo di universitari del Campus di Piacenza appassionati di innovazione e startup, che si propongono di tradurre in azione idee e progetti imprenditoriali. Un open space all’interno del quale gli studenti avranno l’opportunità di sviluppare abilità di teamworking e problem solving e di condividere obiettivi e passioni, grazie a un percorso formativo costituito e articolato in Laboratorio di creatività, incontri di aggiornamento (gli Startup café), lezioni e attività ricreative. Il tutto con un solo fine: maturare le competenze per iniziare un proprio percorso imprenditoriale. All’inaugurazione sono intervenuti la preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza Anna Maria Fellegara, il professor Fabio Antoldi e gli studenti referenti del progetto Antonio Gioia e Francesco Ceramica. L’evento si è concluso con la testimonianza di Cecilia Nostro di CMO & Co-Founder di Friendz.
GLOBAL SOCIAL VENTURE COMPETITION
La startup sociale si colora di rosa
T
utta al femminile la finale italiana dell’edizione 2016 della Global Social Venture Competition (Gsvc). Dei sette progetti finalisti, quattro sono stati realizzati da giovani donne, sempre più protagoniste della competizione per idee d’impresa nata nel 1999 per volontà della Haas School di Berkley, California che, dal 2008, è organizzata nella sua sessione italiana dall’Alta Scuola Impresa e Società (Altis) dell’Università Cattolica e da Intesa Sanpaolo StartUp Initiative. La vittoria è andata a parimerito a Selene Biffi fi per il progetto Bibak e ad Alessandra Farriss per IntendiMe, che ora potranno partecipare al contest internazionale di Bangkok. Selene, Alessandra e gli altri cinque finalisti hanno proposto idee imprenditoriali per trovare soluzioni sostenibili a problemi sociali e ambientali e creare startup innovative con un futuro promettente anche nel mercato. All’ottava edizione di Gsvc, quest’anno arricchita dal Romano Rancilio Award, riconoscimento ideato da Rancilio Cube, network specializzato per la crescita delle Pmi, hanno aderito 95 progetti, che sono stati sottoposti a una prima scrematura, attraverso l’analisi dell’Executive summary, arrivando a una selezione di 40 candidati. Nello step successivo è stato richiesto un Business Plan più articolato e sono stati scelti 20 progetti. Tra questi una giuria qualificata ha selezionato i 7 finalisti che il 25 febbraio hanno presentato l’idea imprenditoriale a una platea di investitori composta da fondi d’investimento, Business Angels, Venture Capital, istituzioni e aziende, decretando i vincitori della tappa italiana del contest internazionale. Le prime due startup classificate, oltre a conquistare l’accesso alle Global Finals di Bangkok (1-2 aprile 2016), dove concorreranno con altre proposte provenienti da tutto il mondo, si sono aggiudicate la somma di 10mila euro donata dalla famiglia Rancilio.
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start up
Come l’idea diventa business di Graziana Gabbianelli
S
econdo un recente rapporto del Censis in cui vengono riportati i dati del Registro delle imprese del ministero dello Sviluppo Economico: nel secondo trimestre del 2015 le startup innovative sono 4.248. Di queste 1.005 hanno come titolare un giovane under 35 e 1724 ha un Millenial nella loro compagine societaria. Il Censis parla di una persistente vocazione all’imprenditorialità da parte dei giovani italiani, il Registro delle imprese è stato aperto a settembre 2012, quindi facendo i conti risulta che in Italia è stata aperta una startup al giorno. Al professor Antoldi, docente di Imprenditorialità e management delle piccole medie imprese alla facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede di Cremona dell’Università Cattolica e direttore della divisione “Piccole e medie imprese e distretti industriali” di ALTIS (Alta Scuola Impresa e Società) chiediamo come giudica questa “vocazione all’imprenditorialità” da parte dei giovani italiani? Questi dati del Censis sono l’ulteriore conferma di un nuovo e incoraggiante movimento di energia, creatività e imprenditorialità nel mondo giovanile che sta finalmente emergendo anche nel nostro Paese e di cui tutti abbiamo bisogno, per iniettare nella nostra economia nazionale una dose importante p d’innovazione e competitività. È un’onda crescente che da tre/quattro anni si nota sempre più evidente nelle università, nelle numerose business plan competition, negli incubatori e negli spazi di co-working che aprono per ospitare giovani imprese innovative, sia nelle grandi che nelle piccole città italiane. L’Italia ci arriva in ritardo rispetto ad altri paesi europei, ma mi pare che stiamo velocemente recuperando terreno. Certamente la crisi economica e occupazionale è stata un innesco importante per questo fenomeno, ma ora il settore pubblico e il privato si stanno muovendo in parallelo per moltiplicare le opportunità per i giovani.
Fabio Antoldi 12
che i genitori iniziano ad accettare che l’imprendi-
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torialità possa essere per i loro figli una valida alternativa professionale al posto fisso. Tra gli startupper ci sono molti giovani laureati, ma a dire il vero la maggior parte di loro sono più vicino ai trenta che ai vent’anni e arrivano all’imprenditorialità dopo alcuni anni di esperienza lavorativa, magari con occupazioni precarie, ma quasi sempre in settori ad alta intensità di conoscenza. Non va dimenticato, infatti, che per far partire un’impresa servono certo idee e determinazione, ma occorrono anche competenze manageriali e la capacità di costruire relazioni in ambienti che sono fortemente competitivi. Insomma tra il “pensare” e il “fare” una startup ce ne corre, e ancora più per portarla al successo…e per aver più chance conviene operare in team, unendo in squadra persone con competenze complementari, magari con il mentoring di persone con più esperienza. La maggior parte delle startup opera nel settore dell’alta tecnologia, fondamentale per quasi tutte le nuove startup è la creazione di una app, per il Censis tre sono in particolare gli ambiti di intervento degli startupper italiani: web, food, sharing economy. Alla luce delle passate edizioni di Dr Startupper - l’iniziativa nata con la direzione scientifica del professor Mario Molteni e promossa tre anni fa dall’Ateneo insieme con la Camera di Commercio di Milano per sensibilizzare alla cultura
imprenditiva e stimolare lo sviluppo di idee imprenditoriali - quali settori ritiene che abbiano più appeal e possano offrire maggiori “possibilità imprenditoriali” per i giovani? Il percorso di Dr Startupper è giunto quest’anno alla terza edizione. In effetti, nelle prime due edizioni (riservate solo a dottorandi di ricerca e studenti di master) molti dei progetti partecipanti avevano al centro proprio la creazione di App per smartphone o di piattaforme digitali, capaci di mettere in contatto le persone con la possibile soluzione ai loro problemi. Non sono mancati neppure servizi legati alla sharing economy,ricordo, ad esempio, un progetto di car pooling. Però hanno trovato spazio anche progetti per la produzione e distribuzione di beni fisici o la realizzazione di servizi innovativi nell’ambito dell’arte, dei beni culturali, della editoria, del turismo. Bisogna anche dire – e credo sia una bella caratteristica di questo programma dell’Università Cattolica – che molte idee nate in Dr Startupper hanno anche uno scopo sociale, o mostrano attenzione ai tema della giustizia e della sostenibilità: ad esempio alcuni dei partecipanti hanno progettato soluzioni per la riduzione degli sprechi alimentari in Italia o la costruzione di filiere agro-alimentari efficienti e sicure in paesi in via di sviluppo, oppure innovativi servizi di consu-
lenza psichiatrica a utenti altrimenti marginalizzati. Ora stiamo ricevendo e selezionando i progetti della terza edizione, che per la prima volta è stata aperta anche agli studenti delle lauree magistrali. Le candidature sono aumentate e i progetti si sono ulteriormente differenziati: aver infatti portato Dr Startupper nelle sedi di Piacenza e Brescia, oltre che a Milano, ha suscitato un crescente interesse da parte di tutte le Facoltà delle sedi padane, con una contaminazione dei saperi veramente molto promettente. Dalla business idea al business plan: quali sono i passi fondamentali da fare per creare una startup? Il percorso varia a seconda del settore e della natura del progetto: è molto più breve e semplice per una App o un business basato sul web, più complesso (e bisognoso spesso di capitali più cospicui) per altre forme di produzione di beni o servizi. Nel caso dei progetti web-based, a volte non è neppure necessario redigere il
business plan. Se l’investimento per partire è contenuto, conviene andare al più presto online e poi mettere a punto il business successivamente, lavorando sui riscontri che ci arrivano dai primi clienti pionieri. E quando, invece, si tratta di realizzare un prodotto fisico o un servizio che richiede investimenti iniziali importanti. In generale si deve lavorare bene sull’idea fin dall’inizio, per valutare se l’intuizione dei fondatori corrisponde davvero a un’opportunità di mercato concreta. Occorre comprendere se esiste davvero una domanda, profilando bene il cliente e lavorando sulla promessa di valore della soluzione ideata. Poi bisogna mettere a fuoco il business model, cioè il modo in cui intendo dare valore al cliente. Devo mettere a fuoco quali attività dovranno essere svolte all’interno della startup e quali potranno essere affidate a partner esterni; devo stimare quali risorse (finanziarie, umane, tangibili e intangibili) sono
necessarie per realizzare quanto ho in mente. E infine, ovviamente, devo capire p q quali saranno i ricavi e q quali i costi connessi a tutto ciò. È a questo punto che si può redigere un business plan e arrivare a una valutazione complessiva delle risorse finanziarie necessarie per muovere i primissimi passi e poi per finanziare lo sviluppo. Certo perché per fare impresa servono i capitali. E raramente un imprenditore giovane e alle prime armi ha grandi possibilità di finanziamento. Per questo ai giovani startupper bisogna anche spiegare come e dove trovare i fondi, e come chiederli nel modo appropriato pp p ai potenziali p investitori. È dunque importante che un’università lavori non solo per coltivare le idee imprenditoriali dei suoi studenti ricchi di talenti, ma contribuisca anche fattivamente a creare per le startup un eco-sistema fatto di percorsi di formazione adeguati, una rete di relazioni di supporto, servizi e infrastrutture, che insieme le aiutino a prendere davvero il volo.
LA STORIA
Da Piacenza all’America: il successo di Zebra Advertisement
I
l pacchetto totale clienti ha superato le 5000 unità. Tre sedi in Europa e una nuova a Miami. Il palmarès aziendale può contare 2 trionfi alla Google all stars challenge; il premio 2015 Microsoft MVP (most valued professional) e diverse segnalazioni come Young Search Professional of the year by the 2013&2014&2015 Search Awardd per quanto riguarda il mercato statunitense ed europeo. Tra i tanti clienti importanti si annoverano le pagine gialle americane e Microsoft. Sono questi i numeri del successo di Zebra Advertisement, un’azienda di search engine marketing, fondata nel 2011 dal 22enne Rocco Baldassarre, nominato tra i primi otto Young Search professional of the year e tra i sei migliori under 25 del suo settore nel mercato americano. Originario di Lecce, Rocco si è trasferito a Piacenza per studiare economia aziendale all’Università Cattolica. Dopo due anni è partito per la Northeastern University di Boston con il programma di Double Degree, conseguendo la seconda laurea in International Business, da associare a due master in gestione d’impresa e Management nella sede piacentina della Cattolica. Fu durante il percorso di studi che Baldassare ideò la sua startup, creando Zebra Advertisement. «Zebra perché, come le strisce
dell’animale che lo rendono diverso da ciascuno dei suoi simili, la mia impresa – racconta il suo fondatore - deve aiutare i clienti a distinguere la loro pubblicità da quella dei loro concorrenti». «Uno studio attento del mercato mi ha convinto che il search engine marketing richiedeva una figura giovane, preparata, in grado di portare piccole imprese al successo – spiega Baldassarre –. Ho capito inoltre che dovevo buttarmi nel mercato americano, che ha una liquidità immediata e processi decisionali molto easy going». Tutto è iniziato con soli 100 euro, contrario infatti a contrarre debiti per avviare un’azienda, Baldassarre decide di aprire una partita Iva e utilizzare collaboratori. Oggi Rocco Baldassarre è CEO di Zebra Advertisement, che crea e gestisce campagne su Google AdWords, Bing, Facebook, Twitter, LinkedIn, Stumbleupon, ed è al vertice di altre 2 società: 1DollarAd.com, che realizza annunci, articoli di blog, contenuti web, e International-PPC.com, una rivista di marketing online dedicata alle startup. Con un team di 15 persone e un business coach dedicato alle consulenze personalizzate, Baldassare punta oggi a diventare leader nei mercati più competitivi, quali Stati Uniti, Regno Unito e Australia. Un prodotto, un servizio che
sia differente per caratteristiche o per prezzo, e che sia richiesto dal mercato è la base da cui partire per progettare una nuova realtà imprenditoriale
secondo Baldassarre, che ai futuri start upper consiglia di « non accontentarsi mai, analizzare bene il mercato prima di entrarci e soprattutto restare modesti, anche quando si ottengono ottimi risultati». Parola di chi ha fondato un’azienda citata da Facebook, che ha scritto e pubblicato sul proprio sito un caso studio in merito a un cliente di Zebra Advertisement che ha raddoppiato il proprio volume d’affari in un mese. (g.g.)
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ne ha fatta di strada
DA LARGO GEMELLI
a Porta Nuova
Il p progetto g sull’area dell’ex Varesine ha cambiato lo skyline y del capoluogo p g lombardo. Manfredi Catella, Ceo di Coima Sgr g che ha gguidato il p progetto, g ha mosso i p primi p passi in Cattolica con una tesi in Economia urbanistica. La chiave del successo? Una curva dell’apprendimento sempre in ascesa di Giulia Argenti
M
anfredi Catella è uno dei più importanti imprenditori nel panorama italiano. Attualmente è CEO e Co Founder di COIMA SGR, società indipendente leader nella gestione patrimoniale di fondi di investimento immobiliari per conto di investitori istituzionali italiani e internazionali, Presidente della azienda di famiglia COIMA – specializzata nello sviluppo e nella gestione immobiliare per conto di investitori istituzionali – e Presidente di Fondazione Riccardo Catella. COIMA nutre da sempre una forte attenzione verso la sostenibilità ambientale dei progetti e aderisce al programma LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), avvalendosi di uno staff dedicato: il LEED Green Associate. Catella si è costruito un importante curriculum, ricoprendo incarichi di rilievo a Londra, Parigi e Chicago. I primi passi, però, li ha mossi all’Università Cattolica di Milano, dove, ha frequentato il corso di laurea in Economia e Commercio, laureandosi con una tesi in Economia urbanistica con il professor Andrea Villani. Dell’Università Cattolica l’imprenditore ha un ottimo ricordo, parla di un Ateneo valido e impep p gnativo: «È un’Università molto seria e rigorosa. Dalle lezioni al calendario degli esami, tutto è organizzato in modo molto ‘sfidante’ rispetto ad altri atenei, per andare avanti bisogna impegnarsi al massimo e lavorare molto, insomma nulla è scontato, diciamo che non è per tutti. Io
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stesso ho dovuto studiare molto per mantenere i ritmi». Secondo Catella, quel quid in più che contraddistingue l’Università Cattolica sta, oltreché nella valida organizzazione accademica, nella sua impostazione di base, costruita su un piano di valori umanistici, culturali, religiosi ed accademici che contribuiscono a fornire agli studenti un bagaglio di conoscenze dal punto di vista umano, culturale e professionale. «Ci sono molti atenei che pur essendo validi, sono orientati troppo sul mercato e non danno la giusta importanza alla formazione umana degli studenti. Da questo punto di vista, secondo me l’Università Cattolica ha una marcia in più, in quanto forma gli studenti dal punto di vista non solo accademico, ma anche umano e valoriale» spiega Catella.
Mentre si sta ancora laureando, il giovane imprenditore viene chiamato per una posizione alla JP Morgan che lascia però nel 1992 dopo aver vinto una borsa di studio al Politecnico di Torino, dove frequenta un master in Pianificazione urbanistica. Terminato il master, vola a Londra per seguire un corso in Advanced Management alla London Business School. E qui inizia la sua parabola professionale in giro per il mondo. Compiuto il percorso di studi, infatti, entra nel mondo del lavoro, ricoprendo da subito incarichi di spicco: si occupa della gestione dei fondi di investimento immobiliare per conto di Heitman a Chicago. Lavora poi per HSBC, occupandosi di investment management tra Milano e Parigi. L’esperienza che Catella acquisisce nel campo della finanza,
lo porta ad essere chiamato dalla JP Morgan Fleming Asset Management come managing director e membro del consiglio di amministrazione. Successivamente per quindici anni è responsabile della divisione italiana di Hines, azienda che, da più di cinquant’anni, è a livello mondiale tra le capofila nel suo settore. Recentemente l’imprenditore ha acquisito il controllo della società Hines Italia SGR, che ha ridenominato COIMA SGR (nome dell’azienda di famiglia), parallelamente ha lavorato al progetto di una SIIQ (società di investimento immobiliare quotata), COIMA RES. Dal 2000 al 2015 Manfredi Catella ha portato avanti e realizzato l’ambizioso progetto di riqualificazione di Porta Nuova a Milano, progetto che lo scorso febbraio è stato rilevato dal Fondo Sovrano del Qatar. Il piano, di rilevanza internazionale, ha riguardato 350mila metri quadrati, corrispondenti alle aree di Garibaldi e Varesine e Isola che sono state trasformate da zone degradate a centri di sviluppo, sotto lo sguardo attento della comunità internazionale, che ha seguito con interesse l’allestimento di uno dei più grandi cantieri mai visti in Europa. p «È stato un progetto molto lungo e impegnativo che ho fortemente voluto e di cui ho seguito con attenzione tutte le fasi, dal progetto di sviluppo e di rigenerazione della zona di Porta Nuova, fino alla sua effettiva attuazione» racconta Catella. Tre cantieri, Porta Nuova – Garibaldi, Varesine, Isola, investimenti per due miliardi di euro, 350mila
metri quadri di nuove strutture con 380 residenze, questi alcuni dei numeri del progetto sotto la guida di Manfredi Catella. A proposito della riqualificazione c’è un elemento che al dottor Catella preme in particolar modo sottolineare: tutto il progetto è stato elaborato e poi attuato ritenendo sempre elemento fondamentale il tema della sostenibilità. Nei cantieri è stata, infatti, seguita la certificazione dello standard LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) che garantisce un basso livello di impatto sul territorio. «Si tratta di una garanzia di ecosostenibilità dell’attuazione del progetto» ha spiegato Catella. Da sempre, infatti, la sostenibilità ambientale è un tema molto caro a COIMA e alla famiglia Catella. Considerati l’esperienza e l’invidiabile curriculum, due domande sorgono spontanee: quali sono i migliori consigli che i giovani neolaureati dovrebbero seguire per superare, al meglio, il difficile momento di transizione che intercorre tra il compimento del percorso di studio e l’ingresso nel mondo del lavoro? E come si può riuscire a trovare un’occupazione che corrisponda alle aspettative in base alle quali si ha studiato? Secondo Manfredi Catella ci sono alcuni punti fondamentali da tenere in considerazione: «Si tratta di un tema particolarmente importante e delicato in quanto nel momento in cui si esce dall’università, si è già compiuta una parte importante del nostro percorso, nel senso che si è già scelta in qualche
modo una strada, non è come quando si termina il liceo e si ha ancora la possibilità di scegliere tra un’ampia casistica di itinerari di studio». Dunque un primo consiglio fondamentale è quello di cercare di fare il maggior numero possibile di esperienze all’estero: «Lavorare fuori dall’Italia è fondamentale, non solo per chi punta a conquistarsi una posizione stabile fuori dai nostri confini, ma anche e anzi, soprattutto, per chi punta a lavorare in Italia. Viaggiando e rapportandosi il più possibile con realtà estere si può imparare veramente tanto» spiega Catella che del lavoro all’estero ha fatto uno dei leitmotiv dominanti della sua carriera. Il secondo consiglio è quello di seguire tutto quello di cui ci si sta occupando con grande passione e curiosità: «essere curiosi vuol dire essere sempre disponibili ad imparare e ad acquisire nuove competenze, e questo è un elemento fondamentale per riuscire al meglio nel proprio lavoro». Terzo e più importante consiglio: non stancarsi mai di imparare. Per Catella infatti, non c’è un’età che segni la fine dell’apprendimento, ogni occasione può essere decisiva per acquisire nuove abilità. Stando alle parole di Manfredi Catella è fondamentale tenere sempre sotto controllo la curva di apprendimento, che deve essere sempre in ascesa, indipendentemente dalla posizione che si ricopre o dall’età che si ha: «insomma, bisogna sempre sapersi mettere in gioco».
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Gli studenti della Cattolica p protagonisti g dei p programmi g di studio e stage all’estero raccontano a “Presenza” la loro esperienza. Scrivete a: postcards.presenza@unicatt.it Alice Zucconi* Un vortice di suoni, voci, colori l mio viaggio in Africa è giunto al termine: tre settimane dense di insegnamenti, di scoperte, ma soprattutto di emozioni. Un vortice di suoni, voci, colori, odori, visi, sguardi, che all’inizio sembrava travolgermi, e che adesso riaffiora alla memoria cercando di trovare il suo posto nella vita di ogni giorno. Ripenso ai canti e alle preghiere che scandivano le nostre giornate: quelli gioiosi dei ragazzi della scuola della missione di padre John, proprio accanto all’ospedale, che all’alba arrivavano alle finestre della nostra camera, e quelli altrettanto gioiosi degli infermieri, che auguravano “Good morning Jesus! Good morning Lord!” e chiedevano aiuto e forza per affrontare un nuovo giorno in ospedale, vivendo il loro mestiere come una vocazione. Non potrò mai dimenticare l’emozione provata davanti a ogni nuova nascita, alla vista degli occhi dei neonati che per la prima volta si spalancavano sul mondo e all’ascolto del loro primo pianto che riempiva le stanze e i corridoi del Benedict Medical Center. Né scorderò mai l’inspiegabile sensazione del
loro, ai medici e agli infermieri locali, ai ragazzi studenti di medicina, la grande famiglia con cui ho condiviso questa meravigliosa esperienza e dai quali ho imparato molto. Perché l’Africa è stata proprio questo per me: casa, famiglia e calore ma anche maestra di consapevolezza, uno scossone che mi ha fatto aprire gli occhi e che mi ha aiutata a comprendere e a vivere la realtà dell’Uganda.
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tenere per la prima volta tra le braccia un bimbo appena nato e visitarlo seguendo le indicazioni della dottoressa Betty, la giovane ma espertissima ginecologa del Benedict. Non potrò mai scordare i sorrisi dei bambini che giocavano scalzi sulla terra rossa e si sbracciavano per salutarci urlando: “Muzungu! Muzungu!” (uomo bianco); né dimenticherò quelli dei pazienti e dei loro familiari, per i quali anche solo qualche minuto in più di attenzione al nostro rientro dalla cena significava tantissimo. I loro sorrisi mi hanno riempito di gioia. Nel mio cuore però è rimasto anche tanto altro, tanti racconti e storie su una terra piena di contraddizioni: ricca e
tremendamente povera, piena di gioia ma anche di sofferenza. Questa infatti è solo una faccia della medaglia, o meglio solo una delle mille sfaccettature della realtà africana, che piano piano in queste tre settimane di Charity Work Program in Uganda ho imparato a conoscere. Una realtà di paesaggi mozzafiato e ricchezze naturali, di usanze e tradizioni, ma anche e soprattutto di storia, che spesso non viene raccontata come dovrebbe, di povertà, di sofferenza, che ho avuto modo di conoscere grazie ai racconti dei ragazzi della tribù Acholi, una delle popolazioni più segnate dagli orrori della guerra civile che solo fino a pochi anni fa devastava il Paese. La mia gratitudine va a tutti
21 anni, di Segrate (Milano), quarto anno della laurea in Medicina e Chirurgia, facoltà di Medicina e Chirurgia, campus di Roma
Fabrizio Scarano* In Bangladesh ho scritto il mio nome a missione della vita è quella di scrivere il proprio nome, quello che la storia ci porta ad assumere. Un nome da scrivere in matita, con tratto leggero, perché in continua evoluzione. Io mi sto impegnando a scrivere il mio e il Bangladesh e la sua gente mi hanno aiutato a farlo in larga parte. Suor Daniela, a uno dei primi incontri del Mex (un progetto di missione organizzato dall’Ateneo in collaborazione con il Pime) disse una cosa che mi è
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postcards rimasta molto impressa, ossia che per far sacro un valore, un ideale, per realizzare, insomma, qualcosa di importante, bisogna saper sacrificare qualcos’altro. Quando la sentii per la prima volta mi sembrò di aver conservato quella frase nel cuore e che qualcuno, in quel momento, l’aveva svelata in tutta la sua forza, tanto che sarebbe stato impossibile non crederci. E così è stato. Il valore del sacrificio, di un sacrificio che non sia fine a se stesso, ma un dono per l’altro. E in missione ho visto e vissuto molto di tutto ciò, quella fonte di significato che rende la vita degna di essere vissuta. Quella sorgente che tante volte nella società post-moderna del progresso a ogni costo viene a mancare, perché la felicità ci viene presentata come una guerra, per avere di più ed essere un po’ di meno. E ora posso dire che gli incontri che ho avuto mi hanno fatto essere un po’ di più e avere un po’ di meno. L’incontro è qualcosa di unico: fare incontrare due esseri umani porta alla nascita del nuovo, di un risultato inaspettato, imprevedibile, perché l’altro, nella sua differenza e nel suo essere unico, ci sorprende sempre. E uno dei regali più belli della missione è stato proprio questo: lasciarmi sorprendere dalla vita. Lasciarsi cambiare dagli incontri, dall’altro. Incontrare l’altro per me ha significato anche incontrare la mia fragilità. Tutti facciamo esperienza della fragilità umana, e in missione ho imparato ad accoglierla, perché sono le cose fragili a custodire la bellezza della vita. Le emozioni che ho provato sono state moltissime e molto diverse tra loro, emozioni positive e talvolta anche negative, perché non bisogna pensare alla missione come un viaggio in qualche bel posto esotico, ma un cammino del cuore che inizia già molto prima della partenza. Il cuore, infatti, è quel luogo in cui nascono i desideri, dove si elaborano i progetti, gli affetti, le immaginazioni. Uno dei momenti più belli di tutta l’esperienza è stata l’accoglienza alla missione di Butahara. Sentivo che quelle persone erano sinceramente felici di accoglierci e la cosa più bella che un essere umano può sperimentare è la gratuità dei gesti, dei sentimenti, dei doni. E mi sono sentito 18
amato. Sembrerebbe assurdo: sentirsi amati da sconosciuti che non parlano nemmeno una parola della tua stessa lingua. Eppure ci siamo capiti così bene! Si comunica nella condivisione, che parla il linguaggio del cuore e che non necessita di alcuna oggettivazione. Molte volte, vivendo la vita dei villaggi e della missione, ho sperimentato la mancanza di alcuni beni materiali, spesso necessari. Non era piacevole ma lo stato d’animo prevalente con cui ho vissuto questa esperienza era diverso: «Qui non c’è nulla ma è come se non mancasse nulla» pensavo spesso, perché ho sperimentato la bellezza di una condivisione vera. Da aspirante psicologo tante volte ho studiato sui libri come il benessere sia un fatto relazionale, ma in missione l’ho vissuto, ed è stato completamente diverso. Fondare la propria vita sull’amore per gli altri: sembra una sfida, o meglio un azzardo. C’è chi sa portare avanti una vita autentica, anche se spesso questa vita non è riconosciuta o calpestata. E io ho avuto la fortuna di assaporarla. L’insegnamento più grande che questa esperienza mi ha lasciato è che nella vita bisogna sporcarsi le mani, andare contro corrente secondo le leggi dell’amore, e spero di continuare su questo sentiero, perché io mi sento come loro, come i bimbi di Butahara, con le mani e i piedi sporchi di fango. 22 anni, studente della facoltà di Psicologia – sede di Milano
Valentina Monopoli* L’abbraccio caldo dell’Africa uando è venuto il momento di partire per l’Africa sono cominciate ad affiorare le domande: sarò pronta?
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Sarò in grado di gestire la situazione? E si è insinuato il dubbio: forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta a casa a Milano, circondata dalle tue certezze, dalla “solita” vita e dal caos cittadino. Ma nel momento in cui il primo bambino ti corre incontro per abbracciarti e riempirti di baci tutte le p preoccupazioni p svaniscono. È in quel momento che capisci di dover rivalutare l’idea che ti eri fatta dell’Africa e dei suoi abitanti. È lì che capisci di essere partita per conoscere chi sembra diverso da noi, ma che in realtà ci somiglia molto più di quanto si possa pensare. Arrivate a Debre Birhan, le suore ci hanno accolto facendoci sentire subito a casa nostra. Il primo giorno di scuola ero un po’ spaesata perché non sapevo bene come muovermi. Nella struttura delle suore della Divina Provvidenza, ci sono circa 900 bambini che giocano e corrono dappertutto. C’è chi fa a gara per venirci a conoscerei e chi invece, più timido, ci osserva da lontano. Ci siamo ambientate subito anche perché i bambini, così come nelle altre parti del mondo, non hanno grandi pretese. Cercano semplicemente qualcuno che giochi con loro, in una realtà dove spesso non si ricevono tutte le attenzioni di cui un bambino avrebbe bisogno. Al mattino giocavamo con quelli dell’asilo prima che iniziassero le lezioni. La mia attenzione è ricaduta subito sul fatto che bambini dai tre ai cinque anni venissero lasciati in giardino, sia che ci fosse il sole, sia che piovesse a dirotto, senza che ci fosse qualcuno a controllarli. Eppure non appena la maestra suonava la campanella correvano a mettersi in riga per cantare l’inno nazionale e pregare prima di entrare in classe.
Al pomeriggio, finita la scuola, ci raggiungevano i ragazzini delle medie e delle elementari con cui ci siamo divertite a fare ogni tipo di gioco. Le bambine adoravano intrecciare i nostri capelli perché, come dicevano loro, noi “frenj” (bianchi) abbiamo i capelli diversi. Era sempre difficile doverli mandar via, ma dovevano necessariamente tornare a casa prima del tramonto poiché le strade non erano illuminate e camminare da soli di sera non era raccomandabile neppure lì. In più di un’occasione siamo state invitate a casa di alcuni ragazzini che frequentavano la scuola. Ci hanno offerto delle pietanze tipiche e il caffè, preparato secondo la tradizionale cerimonia che prevede che ogni passaggio, dalla tostatura alla macinatura sia svolto lì, sotto gli occhi dell’ospite. In Etiopia questo è un momento di condivisione molto importante per le famigglie. La ggenerosità degli g etiopi p mi ha veramente toccato il cuore. È stato davvero commovente vedere come persone che hanno così poco siano disposte a offrire tutto quello che hanno. Nonostante le poche possibilità i bambini sono felici, molto più di quanto non possa esserlo un bambino occidentale. Amano studiare perché per loro la scuola non è un obbligo ma la possibilità di un futuro migliore. E sono proprio le piccole cose che conserverò di questa esperienza, unite al loro valore e alla consapevolezza che dovremmo fermarci a riflettere e (re)imparare da questi popoli. 21 anni, di Castellaneta (Ta), terzo anno laurea triennale in Scienze linguistiche e letterature straniere, facoltà di Scienze linguistiche, sede di Milano
alla prova del lavoro
Largo Gemelli, la bottega degli scrittori
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l corso di alta formazione Il piacere della scrittura offre un’occasione di crescita reale sia agli studenti che vogliono coltivare la passione della parola e mantenerla come tale, sia a coloro che desiderano fare di questo amore una professione vera e propria. Le storie degli iscritti sono le più varie: studenti di Facoltà non umanistiche, professionisti quali ingegneri, bancari, insegnanti, comunicatori che ogni anno scelgono l’offerta didattica del corso sostenuto da Mondadori, Manpower Group Italia, Emma Book, Bracco. Tra i quasi duecento frequentanti, il corso guidato dal direttore scientifico Ermanno Paccagninii e dalla coordinatrice didattica Giuliana Grimaldi, celebra la terza pubblicazione importante di un proprio iscritto. Il 25 febbraio, infatti, è uscito per Rizzoli Fra me e te, romanzo di Marco Erba, insegnante in un liceo. «Il corso - racconta l’autore esordiente - mi ha insegnato prima di tutto come non scrivere. Il confronto con editor professionisti è stato fondamentale. Chiunque intuisce quando Marco Erba uno scritto non funziona, ma spesso non si capisce perché. Gli editor, commentando in classe gli scritti dei corsisti, spiegavano dal punto di vista tecnico cosa andava e cosa non andava. Ma è stato importante anche ascoltare le esperienze di scrittori affermati e approfondire dal punto di vista tecnico alcuni aspetti, come la costruzione dei personaggi e della trama di un testo. Saper scrivere è una dote innata, ma con i consigli giusti e l’esercizio può essere affinata di molto. Proprio durante il corso è nato il mio romanzo, che parla di adolescenza. Un paio di anni dopo l’ho autopubblicato come
ebook. Grazie al passaparola, è stato letto da una editor di Rizzoli, che mi ha contattato». Il percorso di Marco Erba ha avuto un punto in comune con quello di Giorgio Ponte, altro ex iscritto del corso e oggi autore per Mondadori di Io sto con Marta dopo una lunga gavetta editoriale. «Ero a Milano per fare lo scrittore, - ricorda Giorgio - con i primi capitoli di un nuovo romanzo comico nel quale stavo trasferendo gran parte della mia esperienza di precario quando, dopo mesi passati nell’incertezza, mi ritrovai tra le mani una brochure del corso e capii p che era l’occasione che stavo cercando. È grazie al corso che ho potuto prendere contatto con molti professionisti della grande editoria, normalmente irraggiungibili». La storia di Giorgio assume contorni molto curiosi. «Fu in questo modo che conobbi un’agente letteraria che si interessò al mio lavoro, e per la quale completai la stesura del romanzo prima del tempo. Alla fine lei non volle prendermi, ma io mi ritrovai tra le mani un libro che capii essere di valore: una storia di speranza sul mondo del lavoro, in un momento storico in cui tutti hanno smesso di sperare. Da quel momento mi misi sotto per cercare qualsiasi editore che credesse nel progetto, e dopo quattro anni di pubblicazioni sfiorate e porte sbattute in faccia presi la decisione di autopubblicarmi». Fu ancora una volta il corso della Cattolica a suggerirgli l’idea. «Ero stato chiamato a fare da tutor e non avrei mai scoperto l’editoria online e il self publishing senza aver assistito a una lezione sul tema. Quando dopo un mese il libro balzò in testa alle classifiche di Amazon, fu sempre Giorgio Ponte grazie al corso che potei rincontrare la direttrice
della narrativa italiana Mondadori, la stessa che mi aveva rifiutato quattro anni prima temendo che il testo non avesse mercato. Quell’incontro riaccese il suo interesse e nove mesi dopo Io sto con Marta era in tutte le librerie». Livio Gambarini è partito dal corso della Cattolica per atterrare nella letteratura storica e fantasy. Fondamentali per lui gli insegnamenti di Raul Montanari, sotto la cui supervisione ha impostato il suo primo romanzo storico, Le colpe dei padri (Silele edizioni, 2014), che è diventato un piccolo best seller. In seguito ha scritto il fantascientifico ASAP: Tempi che corrono (Amazon, 2014) e il fantastorico Eternal Livio Gambarini War: Gli Eserciti dei Santi (Acheron Books, 2015), tradotto anche in inglese. Ora che ha quasi terminato I segreti delle madri, il seguito del suo primo romanzo, Livio fa il punto della situazione e spiega che con determinazione e costanza il sogno di diventare uno scrittore può essere ancora realizzato: «Sapevo che il mio correlatore alla magistrale, il professor Giuseppe Lupo, insegnava al corso di scrittura creativa della Cattolica. Finita l’università mi sono fatto le ossa nei laboratori online e ho pubblicato diversi racconti, ma prima di tentare il grande passo sono tornato in Cattolica. Per quanto avessi già alle spalle corsi di scrittura di livello, alcuni degli incontri sono stati illuminanti. Ho apprezzato particolarmente la pluralità di voci dei vari ospiti, che pur non essendo sempre concordi tra loro, mi hanno conferito un’idea esaustiva del tema della scrittura in Italia». PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Diritto allo studio, ecco le borse Plus le risorse messe a disposizione dalla Regione Lombardia, considerando le graduatorie definitive pubblicate da Educatt, gli studenti dell’Università Cattolica beneficiari delle borse di studio regionali sono ad oggi 2.061, in attesa di ampliamento con le risorse finali solitamente comunicate dalla Regione in primavera. Restano per ora esclusi 242 studenti idonei non beneficiari, che usufruiscono comunque dell’esonero dalle tasse universitarie. La manovra ordinaria, che esonera gli studenti dalle tasse, ammonta quest’anno per il momento a 7.4 milioni di euro circa.
EVENTO
Giubileo, il 9 aprile a Roma dal Papa
n intervento immediato mirato a sostenere economicamente e nei servizi le famiglie degli studenti che, in seguito alla riforma della normativa Isee, si sono improvvisamente trovate escluse dalla possibilità di accedere alle borse di studio erogate con i fondi regionali. Esce in questi giorni il bando di concorso straordinario delle Borse di studio “Plus”, a cui possono partecipare studenti meritevoli e in condizione di bisogno non idonei alla borsa di studio Educatt 2015/16. L’impegno, assunto dall’Università Cattolica, Educatt e dall’Istituto Toniolo (grazie anche al prezioso contributo “Piera Santambrogio” destinato a studentesse meritevoli e in disagiate condizioni economiche) è una risposta alla recente riforma che ha apportato sensibili variazioni nella determinazione degli indicatori reddituali e patrimoniali di riferimento per l’attribuzione delle Borse di Studio Educatt, erogate in ottemperanza del Diritto allo Studio. In base a questa riforma infatti il numero degli studenti che possiedono i requisiti per beneficiare dell’intervento basato sui fondi regionali si è ridotto di circa il 20% rispetto all’anno precedente. Il bando mette a disposizione 400 borse di studio (di cui 220 con importo riferito agli studenti fuori sede, e 180 con riferimento agli studenti in sede o pendolari), che si aggiungono dunque a quelle regionali e che saranno erogate già a partire dalla prossima estate, per un contributo complessivo messo a disposizione dall’Ateneo di circa 1,4 mi-
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lioni di euro, costituito anche dai fondi ricavati dal 5x1000. La Borsa di studio “Plus”, la cui gestione amministrativa è affidata alla Fondazione Educatt, consiste in: un aiuto economico in denaro, pari a: 1.800 euro per studenti “fuori sede”; 800 euro per studenti “pendolari” o “in sede”; la riduzione di 1.500 euro rispetto all’importo complessivo delle tasse universitarie; un pasto al giorno per l’anno solare 2016. Il beneficio della borsa di studio “Plus” è concesso agli studenti iscritti all’Università Cattolica che rientrino nei requisiti di merito dettati dal Diritto allo Studio e che rispondano alle condizioni economiche individuate nel bando disponibile all’indirizzo www.educatt. it/agevolazioni/borseplus. Per compilare la domanda gli studenti devono recarsi, entro il 21 marzo 2016, presso un Centro autorizzato di assistenza fiscale (Caaf) per farsi rilasciare l’attestazione Isee per le prestazioni per il diritto allo studio universitario, pena l’automatica negatività del beneficio. Gli esiti delle graduatorie provvisorie saranno rese note agli interessati indicativamente entro fine aprile 2016 tramite posta elettronica, nell’area riservata MyEducatt http://myeducatt. unicatt.it e tramite avviso pubblicato sul portale www.educatt.it. La borsa di studio per gli iscritti al primo anno sarà corrisposta al conseguimento, entro il 10 agosto 2016, di un livello minimo di merito precisato nel bando. Per dare un quadro complessivo del-
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i saranno nel corso dell’anno eventi per approfondire e per condividere il significato del Giubileo della Misericordia, tra cui un pellegrinaggio a San Pietro che vivremo assieme come comunità universitaria sabato 9 aprile partecipando all’udienza di Papa Francesco». Sono le parole dell’assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica monsignor Claudio Giuliodori nel messaggio inviato a docenti, studenti e personale dell’Ateneo in vista dell’avvio del Giubileo stra-
ordinario della misericordia, che si è aperto l’8 dicembre 2015. Il pellegrinaggio è proposto a tutte le sedi dell’Ateneo e prevede alle ore 11 la partecipazione all’Udienza generale in Piazza S. Pietro e alle ore 13 la Santa Messa in S. Pietro celebrata all’altare della Cattedra.
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Sri Lanka, bambini semi di pace
stata inaugurata domenica 17 gennaio la scuola materna a Weligama in Sri Lanka. Il Kindergarten Sadhasarana Semi di pace è l’ultimo anello che sigilla la cooperazione e l’amicizia nata tra l’Ateneo e il Paese colpito dallo tsunami del 26 dicembre 2004. Il progetto, promosso dall’Università Cattolica e dall’associazione Francesco Realmonte onlus, si è concretizzato con la costruzione dell’edificio che, oltre ad accogliere i bambini per le attività educative, di-
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venta un polo di eccellenza per la formazione degli educatori e operatori del distretto di Galle. In collaborazione con l’Ateneo verranno avviati dei programmi d’intervento psicosociale rivolti a bambini e famiglie più vulnerabili con lo scopo di attivare risorse locali e promuovere percorsi di resilienza. Inoltre una particolare attenzione sarà dedicata a programmi d’educazione alla pace e di reciproca convivenza inter etnica (tamil e cingalesi) e interreligiosa (buddismo, induismo, cattolicesimo e islam).
Studenti, l’altra estate con il Charity umentano le scholarship, le destinazioni, e si allarga il network dei partner e la platea dei destinatari che, oltre gli studenti dell’Ateneo, comprenderà anche neolaureati e iscritti a master, dottorati e scuole di specializzazione. Sono le novità del Charity Work Program, che per la sua ottava edizione offre 50 scholarship della durata di 3-8 settimane. Il programma - promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (Cesi), grazie a fondi dell’Università Cattolica e dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori - negli ultimi sette anni ha offerto agli studenti della Cattolica l’opportunità di vivere un’esperienza di volontariato nei
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Paesi in via di sviluppo ed emergenti in cui l’Ateneo ha all’attivo partnership e collaborazioni. Il Charity, oltre a rappresentare un’esperienza altamente formativa dal punto di vista della crescita personale, è stato modulato in modo da fornire un percorso coerente con gli studi: numerose destinazioni sono aperte solo a studenti di determinate Facoltà, privilegiando percorsi ad hoc sulle discipline insegnate in Ateneo. Con il nuovo bando il Cesi propone, per la prima volta, scholarship anche per gli iscritti a master, dottorato di ricerca o scuola di specializzazione della Cattolica e per gli studenti neolaureati per i quali la laurea deve essere stata conseguita non più di un anno prima della
data di apertura del bando. Altra novità è l’aumento del numero delle destinazioni: 17 diversi progetti in 14 Paesi ospiteranno gli studenti. Nuove mete in Madagascar e Senegal, in Bolivia, Camerun, Perù, Repubblica Democratica del Congo. Si allaga inoltre il network dei partner, che comprende anche Ong italiane e internazionali, associazioni, fondazioni e missioni. Parte quest’anno la collaborazione con il Vis (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo), con la Ong ProgettoMondo Mlal e si raddoppia la collaborazione con il Coe (Associazione Centro Orientamento Educativo). Tutti i dettagli su come iscriversi, test di lingua e infosession sono disponibili online sul sito del Cesi.
La scuola, realizzata con il contributo donato all’associazione Francesco Realmonte dalla fondazione svizzera Antojoe Luogo, si trova a Weligama accanto alla parrocchia di padre Charles Hewawasam, vicario generale della diocesi di Galle e direttore di School for life, sul terreno di proprietà p p della diocesi di Galle. È gestita dalle suore domenicane incaricate dal vescovo di Galle monsignor Raymond Wickramasinghe, promotore locale di tutto il progetto. Ad animare la scuola saranno i bambini, 40 cingalesi prevalentemente buddisti e musulmani, guidati da quattro insegnanti, una cattolica e tre buddiste. All’inaugurazione erano presenti il vescovo di Galle, padre Charles, alcuni altri sacerdoti della diocesi, la responsabile provinciale delle suore domenicane, un esponente del governo, oltre naturalmente a genitori e bambini. Come rappresentanti italiani hanno partecipato monsignor Gianni Ambrosio, vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio, Cristina Castelli, coordinatrice del progetto e direttore dell’Unità di resilienza dell’Università Cattolica, Agostino Fusconii e Antonella Cassano dell’Ateneo, Alessandra Corrado, presidente della Francesco Realmonte Associazione Svizzera Italia, Mariella Sinisi, vice presidente dell’Associazione Francesco Realmonte onlus. La cerimonia è stata accompagnata dal rito dell’alzabandiera del Vaticano, dell’Italia e dello Sri Lanka e da canti e danze tradizionali.
UCSC INTERNATIONAL
Volontariato senza frontiere
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Università Cattolica, in partnership con l’associazione internazionale WorldEndeavors, offre ai propri studenti e neolaureati (fino a 18 mesi dalla laurea di tutte le Facoltà) l’opportunità di svolgere un programma di volontariato internazionale per periodi di tre o quattro settimane durante l’estate. È possibile selezionare progetti di volontariato in diversi ambiti – come ad esempio Childcare and orphanage assistance; Sustainable agruculture; Youth sport coachingg – e paesi, tra i quali Argentina, Brasile, Ecuador, India, Tanzania, Vietnam. Il programma è aperto anche ad esterni (studenti o laureati di altre università); gli interessati possono chiedere maggiori informazioni contattando: UCSC International tel 02 7234 5252 info.outbound@ unicatt.it. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Da Wojtyla j y a Bergoglio: g g l’identità di un Ateneo cattolico l 10 febbraio scorso nella sede mi- neata da Giovagnoli che spiega «In un Francesco ha rivolto e rivolge al monlanese della Cattolica è ripresa la caso come nell’altro la missione della do universitario. «Ma se per Giovanni seconda fase della Libera Inizia- Chiesa si sovrappone, fino a coincidere Paolo II è la verità a fare la cultura – tiva culturale di Ateneo per l’an- con quella dell’università. Il contri- sottolinea il professor Giovagnoli – per no 2016. A dare il via al secondo step buto più sistematico viene dalla costi- Francesco la verità che si incontra è del percorso che ha coinvolto lo scorso tuzione apostolica Ex corde Ecclesiae di destinata a fare la storia, incidendo in anno accademico molti docenti dell’A- Giovanni Paolo II, dettata nel 1990. modo concreto nelle vicende degli uoteneo, per iniziativa «Un documento – dice don mini di oggi». del rettore Franco Lia – preveggente nel denunCon la ripresa dell’Iniziativa Anelli e del proretto- ciare la crisi dell’università, culturale d’Ateneo, che ha perre vicario Francesco che davanti al frammentarsi messo soprattutto «un’interaBotturi, un workshop delle conoscenze non può aczione tra docenti su temi e prosul tema Identità di contentarsi di una mera conoblemi che accomunano, cioè ci una Università Catto- scenza dei saperi. Anzi è prorendono comunità, nel lavoro lica. Da papa Giovanni prio l’ipertrofia della scienza e universitario», il professor Botturi ha auspicato che «crePaolo II a papa France- della tecnica a rendere ancora Pierluigi Lia sco, con introduzio- più urgente il richiamo all’usca tra i docenti una coscienza Francesco Botturi ne a cura del teologo manesimo cristiano che, nel attiva nei confronti dell’iendon Pierluigi Lia e pensiero di Wojtyla, si radica tità, cioè delle ragioni (ideali) del professor nel mistero dell’Incarnazio- d’esistenza (storica) dell’Ateneo». E la Agostino Giovagnoli. «Non ne, così come è espresso già proposta di aprire la seconda fase Liabbiamo dimenticato Benenell’enciclica Redemptor ho- bera Iniziativa culturale di Ateneo con detto XVI – ha rassicurato Botminis. Per parte sua la Ex cor- un workshop, conclude il Prorettore, de Ecclesiae è molto chiara nel serve «ad abituarsi a un confronto meturi – ma abbiamo preferito costituire l’università come tadisciplinare che, accompagnando il porre l’accento sugli estremi soggetto ecclesiale, in una di- lavoro accademico, ne chiarisca semdi un percorso ancora in atto e mensione di dialogo anche con pre più le ragioni e il valore». le cui origini risalgono al Concilio Vaticano II». Che tra Beri non credenti». Sono questi goglio e Wojtyla la continuità gli elementi che si ritrovano Agostino nei numerosi appelli che papa sia indiscutibile viene sottoli- Giovagnoli
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Dublino, laurea honoris causa a monsignor Gianni Ambrosio ome testimone di San Colombano nel mondo, patrono dei popoli d’Europa il Maynooth College di Dublino - Pontificia Università ha conferito la laurea honoris causa in Filosofia a monsignor Gianni Ambrosio (nella foto), vescovo di Piacenza-Bobbio e già assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. La cerimonia si è svolta a Dublino lo scorso 30 novembre, in occasione della commemorazione del 1400° anniversario della morte di San Colombano. Con monsignor Ambrosio sono stati insigniti della laurea honoris causa anche Mauro Steffenini di San Colombano e il reverendo Kevin O’Neill, Superiore Generale della Società Missionaria di San Colombano, per il contributo straordinario che ognuno di loro ha dato per continuare il grande lavoro e la missione di San Colombano nel XXI secolo.
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Gli studenti dell’Ateneo con il Papa alla Gmg
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Università Cattolica del Sacro Cuore parteciperà con una delegazione di studenti alla Giornata mondiale della Gioventù in programma a Cracovia in Polonia dal 26 al 31 luglio 2016. L’evento porterà migliaia di giovani di tutto il mondo a incontrarsi tra loro e a incontrare Papa Francesco. Il programma proposto dall’Ateneo è compreso tra il 25 luglio e il 1° agosto e prevede anche incontri con il mondo universitario, la Messa e la visita alla cittadina di Katowice e ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.
La consegna dei diplomi è stata per mano del primate d’Irlanda, monsignor Eamon Martin, arcivescovo di Armagh.
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Opere di misericordia, impegni d’Ateneo idea era stata lanciata nella messa di apertura del Giubileo della misericordia nella sede di Milano dall’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori: accogliere l’invito di papa Francesco a riscoprire anche nel nostro Ateneo le opere di misericordia corporali e spirituali. «Dovremo cercare di condividere la straordinaria ricchezza di queste opere, che dal punto di vista intellettuale, culturale e sociale, sono già ben presenti nella nostra comunità universitaria» affermava monsignor Giuliodori nell’omelia. «Per favorire questa conoscenza apriremo una finestra sul web del nostro Ateneo. Così potremo raccontarci, ma anche far conoscere agli altri, le tante opere di misericordia corporali e spirituali di cui siamo artefici». «La necessità e la bellezza di condividere storie di misericordia - confidava l’assistente ecclesiastico - mi è stata suggerita dall’incontro avuto di recente con due ricercatori chiamati dalle rispettive Facoltà a diventare professori associati. Uno mi ha presentato il volume in cui raccontava il percorso, curato anche da una nostra équipe, di riconciliazione tra i familiari delle vittime delle stragi degli anni di piombo e i terroristi di allora. L’altro mi ha illustrato il progetto realizzato con un gruppo di lavoro del nostro Ateneo per un sistema di bond (in questo caso buoni) finalizzati alla creazione di cooperative e aziende per insegnare mestieri e dare lavoro ai carcerati.
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Sono solo due esempi dei tantissimi che potrei portare. Con umiltà ma spero con la collaborazione di tutti, docenti, studenti e personale, proveremo a scoprire assieme i mille volti con cui la misericordia è presente e opera nel nostro Ateneo». Quell’invito ha ora una realizzazione concreta nelle testimonianze raccolte in un mini-sito web. In queste pagine sono messe in evidenza attività e ricerche, che l’Ateneo promuove e sostiene, a testimonianza di ciascuna delle sette opere di misericordia spirituale e corporale. Si tratta di atteggiamenti molto concreti e quotidiani attraverso i quali possiamo
farci prossimo agli altri, compiere gesti di amore e di carità verso quanti si trovano nel bisogno spirituale e materiale. Questo concreto esercizio della carità è «un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo, dove i poveri sono i privilegiati della misericordia divina» (dal Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2016). Il sito sarà arricchito con ulteriori storie, testimonianze, iniziative segnalate da docenti, studenti e personale amministrativo. Per farlo occorre inviare un breve scritto al Centro pastorale dell’Ateneo.
MOOC: nel futuro della didattica spazio all’online l futuro della didattica passa attraverso l’innovazione tecnologica. Le piattaforme digitali, infatti, sono destinate non solo ad innovare le tecniche di insegnamento, ma anche ad offrire un sistema educativo partecipativo, accessibile anche a grandi distanze. Quello dei Massive Open Online Courses (MOOC) è ormai un fenomeno consolidato in molti università estere, mentre in Italia le sperimentazioni sono partite con leggero ritardo. La Cattolica è uno degli atenei italiani che hanno intuito le potenzialità di questo sistema e i vantaggi che può apportare all’impianto didattico. «La prima sperimentazione è partita nell’autunno 2014», commenta Flavia Scott, coordinatrice Ilab, il centro che promuove l’utilizzo delle tecnologie in ambito didattico in Ateneo. «L’approccio è stato in linea con la natura dell’Ateneo: abbiamo cercato di individuare gli ambiti in cui potessimo esprimere in modo originale i valori dell’Università. Così è nato Virtualmente, il primo MOOC, pensato e sviluppato con
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il professor Pier Cesare Rivoltella, direttore del Cremit (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media, all’Informazione e alla Tecnologia)». Sulla medesima impostazione, sono nati poi altri progetti, come il Managing International Relations, Au coeur de Paris, o Peer and Media education. « Questi corsi sono fruibili all’interno della piattaforma Open Education di Blackboard - spiega Chiara Rizzi, progettista didattico e responsabile per i progetti MOOC -. Accedervi è molto semplice: lo studente può consultare i corsi disponibili nel Catalogo o nella pagina dedicata all’ateneo, si iscrive gratuitamente e accede al corso. Può consultare materiale di approfondimento, guardare video-lezioni, svolgere test di valutazione e autovalutazione, partecipare a attività online e discussioni in forum». L’obiettivo è quello di sviluppare un sistema di open education, nel quale viene privilegiato il concetto di comunità tra studenti e di interazione tra docente e discente. Una delle critiche più diffuse ai MOOC
è l’elevato tasso di drop-out: una consistente percentuale di partecipanti, infatti, non porta a termine il corso. «In molti si iscrivono solo per curiosità, senza aver ben chiari gli obiettivi – analizza Chiara Rizzi –, anche in considerazione del fatto che i corsi sono gratuiti. Altri iniziano, ma non riescono a portare a termine il corso per impegni professionali. Rispetto ai tassi di abbandono generali, ci riteniamo soddisfatti per quel che riguarda i risultati ottenuti dai nostri corsi». Nonostante queste piattaforme siano destinate ad avere un peso sempre più rilevante nell’impianto educativo futuro, il sistema tradizionale della didattica in presenza rimarrà un elemento basilare. Ne è convinta Flavia Scott: «Queste piattaforme diverranno sempre più sofisticate nei prossimi anni e saranno destinate a diffondersi in maniera esponenziale. Ciò non significa, però, che soppianteranno i modi classici di insegnare. La didattica in presenza evolverà, ma non scomparirà». PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Il futuro dei giovani al centro della GU di Federica Vernò ell’Italia di domani io ci sarò. Da oggi è il tema della 92 a Giornata per l’Università Cattolica che si terrà il prossimo 10 aprile. L’obiettivo dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori attraverso questa Giornata è sostenere il desiderio di partecipazione delle nuove generazioni, promuovendone, con numerose e articolate iniziative, la formazione, il diritto allo studio, i percorsi di eccellenza, le esperienze internazionali. Proprio dal Rapporto Giovani – l’indagine nazionale sulle nuove generazioni promossa dall’Istituto Toniolo in collaborazione con l’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo – emerge che l’88,3% dei giovani italiani è disposto ad emigrare stabilmente pur di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro. Oltre il 60% è disposto anche a trasferirsi all’estero poiché vede con maggior preoccupazione, rispetto ai propri coetanei di Francia, Inghilterra, Spagna e soprattutto della Germania, la situazione del proprio paese e considera insufficienti le opportunità che esso offre. I giovani non si sentono una generazione “senza futuro”, una generazione “perduta”, ma, tuttavia, faticano a trovare la propria strada in Italia.
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Sostenere l’Università Cattolica è aiutare i giovani a costruire il proprio futuro Da quasi un secolo la Giornata per l’Università Cattolica (www.giornatauniversitacattolica.it) si pone tra i più significativi appuntamenti del calendario dei cattolici italiani. Con la Giornata 2015 sono stati raccolti più di 560 mila euro con i quali è stato possibile assegnare oltre 800 borse di studio, promuovere scambi internazionali e di volontariato, avviare corsi di lingua e alta formazione, realizzare incontri e seminari in gran parte delle diocesi italiane, istituire corsi di aggiornamento per oltre 300 operatori di consultorio familiare, proporre decine di iniziative di orientamento che hanno coinvolto oltre 1.500 studenti di tutt’Italia. Nel 2016, oltre a confermare il sostegno agli studenti meritevoli dell’Ateneo e alle attività già avviate, l’Istituto Toniolo intende raddoppiare, in vista del concorso naziona24
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le che si terrà in 8 città italiane il 28 maggio, le borse di studio per giovani meritevoli iscritti in Università Cattolica. L’istituto Toniolo concorrerà, con l’Università Cattolica ed Educatt, al sostegno economico degli studenti che, dopo la riforma dell’Isee, non possono più usufruire degli aiuti delle Regioni; costituirà un Osservatorio permanente sulla condizione giovanile in Italia che offra strumenti di analisi e di intervento agli operatori sociali e pastorali. L’impegno dei giovani In linea con il tema Nell’Italia di
domani io ci sarò, sono già in atto una serie di iniziative volte a valorizzare l’impegno dei giovani anche nel volontariato: non solo dunque studio ed esami, ma anche apertura agli altri. Tra tutte spicca Extra Campus, una web serie che vede come protagonisti alcuni studenti della Cattolica, ciascuno con una sfida da realizzare in ambito sociale. Leonardo, Carlotta, Pietro, Federico e Anna hanno risposto all’invito, raccontando i loro progetti alle telecamere. Per seguirli basta non perdere le puntate della webserie sul canale Youtube dell’Istituto Toniolo.
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Medioriente, cristiani in fuga l diritto a vivere in pace è l’aspirazione massima di tutte le popolazioni. Se non si riconosce il diritto alla pace e alla libertà, al di là della religione, ci saranno sempre violenze e situazioni di grandi sofferenze». Così il cardinale Fernando Filonii introduce il tema delle persecuzioni dei cristiani alla presentazione del suo libro La Chiesa in Iraq. Storia, sviluppo e missione, dagli inizi ai nostri giorni svoltasi in Università Cattolica l’11 febbraio. Nel corso dell’incontro, dopo i saluti del rettore Franco Anelli, sono intervenuti il presidente della Commissione esteri del Senato Pier Ferdinando Casini, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana e i professori Agostino Giovagnoli ed Elisa Giunipero. Nel libro il cardinal Filoni traccia la storia della presenza dei cristiani in Iraq a cominciare dall’annuncio del Vangelo fino ai giorni nostri. Nel Paese che è sempre stato terra di passaggio e d’incontro di culture diverse, la questione della presenza dei cristiani e di altre minoranze in questa regione è oggi molto complicata. Nonostante la comunità cristiana in Oriente sia «stabile da almeno mille anni», come afferma la professoressa Giunipero, con lo sviluppo e l’affermazione del sedicente Stato Islamico, è costretta ad abbandonare le proprie case e attività. «Quando si è una minoranza si corre il ri-
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schio di perdere fiducia in se stessi perché si ha la sensazione di essere schiacciati da realtà maggiori», spiega il cardinale. In Medio Oriente, infatti, Isis sta combattendo una guerra rivolta anche a perseguitare le minoranze, tra cui quella cristiana. «La comunità cristiana in Iraq contava 2 milioni di fedeli fino alla seconda guerra del Golfo, ora sono tra 250 mila e 275 mila. Dal 2003 è scappato quasi il 70% dei cristiani». Sono questi i drammatici numeri riportati da Luciano Fontana che testimoniano la significativa fuga dei cristiani dall’area mediorientale. «Spesso i cristiani sono stati dimenticati, ma questo volume è volto a conservarne la memoria», dichiara il professor Giovagnoli. Anche il direttore del Corriere della Sera interviene sull’importanza dei mezzi di comunicazione nel portare il pubblico a conoscenza di q questioni spesso p lasciate in secondo piano. «È responsabilità dei giornali e degli organi di informazione tenere sempre vivo il racconto di quello che sta succedendo. Far conoscere e capire le vicende alzerà sicuramente il livello della sensibilità e della mobilitazione». La situazione drammatica che vive la Chiesa cristiana richiede un’azione da parte della comunità internazionale. «Il Medio Oriente presenta numerose contraddizioni che devono essere dipanate a livello mondiale - ha
spiegato Pier Ferdinando Casini -. È necessario creare un nuovo ordine per fare in modo che i cristiani tornino in quelle terre». «Accogliere i cristiani in fuga è un dovere dell’Occidente e dell’Europa – ha affermato Fontana –. Il primo obiettivo è eliminare Isis con una coalizione internazionale più ampia possibile. Poi ci sarà da ricostruire Libia, Siria e Iraq da un punto di vista dell’unità civile e sociale. Un’opera gigantesca che ci impegnerà per anni». L’Iraq è una terra di intrecci tra popoli diversi e soltanto la fine dei conflitti potrà garantire la sopravvivenza delle minoranze. Solo in questo modo, secondo il Cardinale Filone, l’umanità potrà arricchirsi. I cristiani come comunità hanno bisogno di certezze che li rendano cittadini senza discriminazioni, con gli stessi diritti dei musulmani. «Un Medio Oriente senza Cristianesimo?» ha concluso il Cardinale. «Se riuscite a immaginarlo, immaginatelo».
Religione e violenza nell’Europa contemporanea di Antonio Di Francesco nell’Europa contemeligione e violenza. Un binomio che nei recenti mesi è tornato a scuotere le coscienze del mondo occidentale, a terrorizzare una società colpevole, a detta degli estremisti, di una deriva secolarizzante. Su questa influenza della dimensione religiosa sui fenomeni di violenza estremista, si concentra il progetto di ricerca Crisi dell’Eurocentrismo e futuro dell’umanesimo europeo: prospettive storico-culturali, religiose giuridiche ed economico-sociali, portato avanti dai ricercatori del Dipartimento di Scienze religiose dell’Università Cattolica. Un’indagine che si propone di trattare l’estremismo non solo dal punto di vista dei protagonisti “attivi” di quegli anni, ma anche analizzando le prospettive di chi la violenza l’ha subita. In questo quadro si inserisce il secondo seminario del ciclo Religione e violenza
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poranea, dedicato ai 55 giorni che hanno cambiato la fisionomia della prima Repubblica italiana. Il sequestro e l’uccisione di Aldo Moro, visti attraverso le lettere scritte dalla “prigione del popolo” di via Montalcini. Si è discusso molto, durante quei giorni, circa la veridicità di quelle parole: sono state avanzate ipotesi di un Moro non in sé, addirittura “stoccolmizzato”. Un’interpretazione che Gaetano Lettieri, professore di Storia del Cristianesimo alla Sapienza, definisce nel suo intervento «un tentativo di neutralizzare la portata politica di quei passi, la disattivazione della possibilità di linguaggio». Un Moro doppiamente prigioniero quindi: gli è stata negata la libertà e sottratta la possibilità di un discorso politico. Ma in una
condizione di “re prigioniero”, come lo descrive Lettieri, il Moro delle lettere mantiene una linea interpretativa di evidente coerenza con la sua docenza universitaria. Le considerazioni morali, giuridiche, politiche sono in linea con le sue lezioni di filosofia del diritto all’Università di Bari e quelle di procedura penale alla Sapienza di Roma. Un Moro che dalla “prigione del popolo” scorge i segni premonitori della deriva democristiana e lo sgretolamento degli equilibri politici e sociali del sistema italiano. «Moro comprende le finalità politiche del terrorismo molto prima di quanto non l’abbiano fatto i partiti politici, le istituzioni e l’opinione pubblica» argomenta Giovanni Mario Ceci, docente all’Università della Tuscia. Per questo auspicava una risposta politica, che in quei in
quei 55 giorni, tuttavia, mancò. Di fronte all’impotenza delle istituzioni, Moro cerca la strada della salvezza attraverso la scrittura: si rivolge, tra gli altri, ai compagni di partito, alla moglie, a Paolo VI. Scrive, polemizza, e infine, quando capisce che la sua sorte è segnata, si abbandona all’invettiva, al rimpianto. “Il mio sangue ricadrà su di voi”, scrive, intuendo che le fortune della Dc sarebbero terminate con il mutamento del sistema internazionale. «Teologia politica, profezia, sacrificio, promessa. Nelle lettere di Moro troviamo questo e altro», commenta il professor Gian Luca Potestàà (nella foto), coordinatore della ricerca e direttore del dipartimento di Scienze religiose. Un testo di straordinaria portata letteraria, scritto da un uomo la cui vita è stata sacrificata in nome del principio, a volte illogico e incomprensibile, della ragion di stato.
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Boschi, lezione aperta sulle riforme di Claudio Cucciatti a nostra società muta con rapidità e deve essere regolata da percorsi legislativi che viaggino alla stessa velocità. Per questo è necessario superare il bicameralismo perfetto e rendere il sistema più dinamico per rispondere alle richieste dei cittadini e dell’Unione Europea». Nella lezione aperta per gli studenti dell’Università Cattolica, il ministro per le Riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha spiegato nell’Aula Magna di largo Gemelli il pacchetto di riforma delle istituzioni approvato in terza lettura al Senato il 20 gennaio scorso. «Due Camere equivalenti non sono sinonimo di democrazia garantita, siamo l’unico Paese in Europa ad avere questa organizzazione. Il nuovo Senato non sarà un organo federale come il Bundesrat tedesco, ma terrà conto del numero di abitanti di ogni regione». Dopo il saluto del rettore dell’Ateneo Franco Anelli, il ministro Boschi ha ripercorso la genesi delle riforme e evidenziato il loro valore storico: «Già nel 1948 il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola volle istituire una Commissione parlamentare per definire meglio il ruolo del Senato. Negli anni sono state apportate modifiche di portata minima e nel 2001 si è arrivati alla riforma del Titolo Quinto. La
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nostra riforma costituzionale non è perfetta ma è la revisione più corposa della storia d’Italia». È sulla delicatezza di questo momento della vita della Repubblica che Paolo Colombo, docente di Storia delle istituzioni politiche alla facoltà di Scienze politiche e sociali, ha improntato il proprio intervento legato alla Rivoluzione francese e alla nascita delle Carte Costituzionali moderne: «Per cambiare la Costituzione bisogna fare i conti con una procedura aggravata che, per essere avviata, necessita di condizioni politiche molto particolari. Dietro gli articoli ci sono simboli ai quali le componenti politiche difficilmente rinunciano». Col-
legandosi a questo concetto il Ministro ha snocciolato i grandi numeri dell’iter del pacchetto tra Camera e Senato: 83 milioni di emendamenti presentati, 4.600 interventi in aula, 122 modifiche apportate. «Se i cittadini premieranno il nostro impegno votando per le nostre proposte al referendum, saranno poi i regolamenti parlamentari a stabilire nel dettaglio quali saranno le competenze specifiche del nuovo Senato. Certo è che 20 statuti regionali diversi – ha risposto Boschi in merito ai dubbi espressi dal professore di Scienza delle finanze alla facoltà di Economia Massimo Bordignon – non facilitano una strategia comune a livello nazionale né tanto meno europeo. Avere una Camera rappresentativa delle istituzioni territoriali servirà anche a limare queste divergenze e favorire una governabilità più efficace». Bordignon, pur apprezzando l’impianto generale della riforma costituzionale, aveva parlato di occasione persa in merito a una riorganizzazione delle Regioni e degli enti locali. Maria Elena Boschi si è infine soffermata sull’Italicum, la legge elettorale strettamente connessa alla riforma che entrerà in vigore da luglio: «È una legge elettorale che garantisce la vittoria a chi la merita. Potrebbe anche non essere il mio partito, ma questo è il bello della democrazia».
Corsi di Teologia, per prendere coscienza della fede ealizzare dei percorsi creativi che mostrino effettivamente come la fede sia elemento determinante nella costruzione dell’umano. Un obiettivo fondamentale considerato che i corsi di Teologia dell’Università Cattolica si rivolgono proprio a giovani tra i 19 e 21 anni, un’età, un periodo della vita spesso giudicato come di “passaggio” anche sul fronte della fede, che spesso appare « anonima o, come preferisco dire, invisibile», con una «pratica occasionale» e un «approccio pp a modo di bricolage». g È uno dei passaggi centrali della prolusione che il vescovo di Novara Franco Giulio Brambilla, vice presidente della Conferenza Episcopale Italiana, ha tenuto lo scorso 2 marzo nell’Aula Magna dell’Ateneo di Largo Gemelli in occasione dell’avvio dell’anno accademico dei corsi di Teologia. All’evento erano presenti il rettore Franco Anelli e l’assistente ecclesiastico generale Claudio
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Giuliodori, che hanno ringraziato il vescovo Brambilla per aver accolto l’invito a svolgere il proprio intervento dedicato al tema Credere e sapere. Le due ali dello spirito umano. Il vescovo di Novara ha basato parte del suo intervento anche sui risultati della ricerca Giovani e fede in Italia condotta dall’Istituto Giuseppe Toniolo
di Studi Superiori. Non solo un’indagine qualitativa, ma una “fotografia”, un “racconto” di 150 giovani che ha permesso loro, ha sottolineato il vescovo Brambilla «di leggersi e ripensarsi e forse di riprogettarsi» p g nell’ambito della propria fede. È in questo contesto che i corsi di teologia dell’Università Cattolica si collocano e devono cercare di aiutare i giovani a prendere coscienza della propria fede, e a verificare come questa abbia un posto nel percorso formativo che stanno vivendo. Insomma saper superare «tre tensioni – esperienza, ragione e prassi – che non sono affatto distinte, ma restano vasi comunicanti tra loro». Infine il vescovo Brambilla, rivolgendosi direttamente agli studenti, ha rivelato un “segreto”: si comprende che si è diventati adulti, quando si è in grado di concentrare il proprio sogno universale in quell’unica scelta di vita che si vuole compiere; anche nella fede.
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Leggi razziali: la legalità del male ell’ambito della storiografia italiana l’antisemitismo fascista è stato sostanzialmente assente o, meglio, ha costituito «una presenza non più che rapsodica, rappresentando un formidabile cono d’ombra su cui solo in tempi relativamente recenti la fiaccola dell’attenzione degli studiosi ha cominciato a rilucere con continuità ed intensità adeguata». Lo ha sostenuto Saverio Gentile, ricercatore di Storia del diritto medievale e moderno, nel suo intervento al seminario permanente dei ricercatori, promosso dal dipartimento di Scienze giuridiche in occasione della Giornata della memoria. La legalità del male. L’offensiva mussoliniana contro gli ebrei nella prospettiva storico-giuridica (1938-1945) è stato il tema al centro del seminario dello scorso 27 gennaio che ha coinvolto inoltre il preside della facoltà di Giurisprudenza Gabrio Forti, il direttore del Dipartimento di Scienze Giuridiche Stefano Solimano, nonché di professori, ricercatori, dottorandi e studenti. Saverio Gentile ha ripercorso in modo brillante e articolato la nascita e l’evoluzione dell’antisemitismo fascista, in particolare nella sua relazione si è soffermato sull’antisemitismo maturato, come è noto, nell’ultima fase del Ventennio, delineando le complesse trame storiche e giuridiche che hanno contribuito a dare vita ad uno dei momenti più tragici della storia italiana. Gentile ha inoltre rilevato che al radicamento della versione fascista dell’antisemitismo contribuì una parte non minoritaria della società italiana, anche in virtù dell’a-
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INTITOLAZIONE
Dedicata a Martinelli la scuola per Dottori Commercialisti
D desione, ai più svariati livelli, degli intellettuali e, tra costoro, ovviamente anche dei giuristi. In modo particolare va segnalato come la scienza giuridica assunse sovente un atteggiamento silente e complice, in ciò non palesando alcuna differenza rispetto al resto della popolazione italiana «ariana». Nel corso del dibattito articolatosi al termine della relazione sono emersi molti spunti connessi ai temi trattati come il complesso rapporto fascismo-nazionalsocialismo e i riflessi delle politiche razziste di matrice fascista su molte dimensioni della società italiana, ivi compreso il mondo accademico nel suo complesso. Nel complesso dal seminario è emersa una volta di più la consapevolezza che di quel passato tragico non deve spegnersi la memoria, soprattutto in un contesto come quello attuale dove persistono e vanno intensificandosi inquietanti fenomeni di odio e di intolleranza razziale. Soprattutto deve restare vivo il ricordo delle molte figure di pubblici funzionari, magistrati e giuristi che, contrariamente all’atteggiamento dominante e pagando di persona, non chinarono il capo.
a quest’anno la Scuola per la preparazione alla professione di Dottore Commercialista e di Esperto Contabile è intitolata alla memoria del professor Felice Martinelli, scomparso nell’aprile 2015. Già docente dell’Università Cattolica, era tra l’altro, consigliere d’amministrazione dell’Ateneo, nel Comitato di indirizzo e nel Consiglio di amministrazione dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori e nel Consiglio di amministrazione di Educatt. Il nuovo titolo è stato formalizzato giovedì 21 gennaio durante la prolusione al corso per la preparazione all’esame di stato, pronunciata dal preside di Economia Domenico Bodega, intervenuto sul tema: Le logiche dell’organizzazione di uno studio professionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano tra specializzazione e integrazione di competenze. La Scuola per la preparazione alla professione di Dottore Commercialista e di Esperto Contabile è un’iniziativa promossa dalla Fondazione dei Dottori Commercialisti di Milano, con il Patrocinio e l’accreditamento dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano.
Col meritometro misuriamo l’Italia il primo indicatore quantitativo di sintesi che misura lo “stato del merito” in un Paese. A realizzare il Meritometro, un gruppo di ricercatori dell’Università Cattolica, tra i quali Paolo Balduzzii (nella foto) e Alessandro Rosina, insieme al Forum della Meritocrazia. Uno strumento che delinea un quadro sconfortante per l’Italia: secondo il rapporto 2016 occupiamo l’ultima posizione nel ranking che mette a confronto 12 Paesi europei. «Lanciato per la prima volta nel 2015, questo indice nasce da una mancanza» afferma Balduzzi, ricercatore in Scienza delle finanze del Dipartimento di Eco-
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nomia e finanza. «Nel dibattito italiano si sente spesso parlare di meritocrazia senza possedere le competenze adeguate per poterla definire. C’è anche un’esigenza dal punto di vista politico. Spesso gli interventi governativi sono presentati come migliorativi per lo stato della meritocrazia, ma fino ad ora non si possedevano gli strumenti per misurarla. Abbiamo pensato perciò di sviluppare questo strumento, un indice sintetico compreso tra 0 e 100, che indica quanto è meritocratico un Paese, con l’idea di trovare dei pilastri attraverso cui definire la meritocrazia». Tra i pilastri selezionati ci sono la libertà economica e la politica innanzitutto. Poi, le pari oppor-
tunità anche tra generazioni, la qualità del sistema educativo, l’attrattività per i talenti, la struttura delle regole, la trasparenza e la mobilità in senso sociale. Per ognuna di queste dimensioni qualitative sono stati individuati alcuni indicatori già esistenti, sviluppati da organizzazioni internazionali come l’Ocse e l’Eurostat e sintetizzati in un unico indice che fornisce un valore da 0 a 100. Più alto è il valore e più il Paese è meritocratico. «L’Italia è ultima in tutti questi fattori. Analizzare il rapporto tra i diversi Paesi, tenendo conto di un solo indice sintetico e ignorando le differenze storiche, sociali e culturali può essere fuorviante» afferma Paolo Balduzzi
che sottolinea inoltre come sia «più interessante vedere come evolve un singolo Paese nel tempo, se è peggiorato o migliorato rispetto all’anno precedente. Miriamo quindi a valutare l’impatto delle policies, cosa che in Italia non è stata mai fatta» ((A.D., A.DF., M.DP.).
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Talent Academy: con la gamification un apprendimento più coinvolgente di Anna Simonati molto di più di un gioco. La gamification, sperimentata dagli allievi del primo anno del corso di laurea magistrale in Comunicazione per l’Impresa, i media e le organizzazioni complesse (Cimo) nell’ambito dell’undicesima edizione di Talent Academy, è un modello di apprendimento finalizzato a offrire forte motivazione agli studenti e a coinvolgerlo con costanza e curiosità, creando engagement. In gara dodici team del corso di Economia aziendale tenuto dal professor Andrea Cioffi, che da 11 anni propone ai suoi studenti questo modello didattico in grado di mettere a lavorare sul campo e dialogare con il mondo delle imprese, proponendo loro progetti con strategie di marketing digitale. Quattro le aziende che hanno aperto le proprie porte: Great Place to Work, azienda globale di ricerca, consulenza e formazione, che assiste le organizzazioni a individuare, creare e sostenere ambienti di lavoro eccellenti; Banca Mediolanum, il modello innovativo di istituto di credito ideato da Ennio Doris per mettere al centro il cliente offrendogli tutti i servizi di cui ha bisogno; Sagam Spa, Concessionaria Audi e Volkswagen che opera sul territorio milanese dal 1963; Sirti, azienda italiana leader nel settore dell’ingegneria e dell’impiantistica di rete. Grazie alle piattaforme messe loro a disposizione da Blogmeter, i team hanno effettuato la sentiment analysis e l’analisi delle performancesu Facebook e Twitter delle quat-
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tro aziende. A questa fase ne è seguita quindi una seconda di pura creatività, in cui hanno ideato piani editoriali integrati su diversi social network, campagne di marketing non convenzionale, fino a contenuti video orientati al branded entertainment. Dopo una lunga sfida, lo scorso 29 gennaio si è svolta in largo Gemelli la finalissima tra i quattro gruppi finalisti per decretare un unico vincitore. «Talent Academyy si svolge all’interno di Enjoy Your Learning, un progetto culturale che si pone l’obiettivo di innovare i percorsi di didattica e di apprendimento», ha detto Andrea Cioffi, professore di Economia aziendale e ideatore della competizione dedicata alla creazione di strategie di marketing digi-
tale per aziende. «Ogni semestre puntiamo a sperimentare qualcosa di nuovo per cercare di rendere l’apprendimento un percorso estremamente coinvolgente – ha fatto presente il professor Cioffi –. Quest’anno chi vince la finale verrà ammesso per un anno all’International Advertising Association Italy Chapter come socio young». Il team composto da Alessia Baranzini, Silvia Puelli, Anna Iacono, Lidia D’Apote, Francesca Missagliaa e Giorgia Passalacqua si è aggiudicato la vittoria dell’undicesima edizione insieme a Sirti, l’azienda per la quale hanno elaborato il loro progetto. Talent Academyy è finita ma in realtà continua nelle aziende: ci sono in palio diversi stage per gli studenti più meritevoli.
Service management, premiati i migliori cinque ono i cinque migliori studenti del primo anno di corso di laurea in Economia e gestione aziendale – Service Management promosso dall’Università Cattolica con la Scuola Superiore del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni (Ssctsp). Si tratta di Silvia Trotta (quarta classificata, il premio è stato assegnato da Terziario Donna); Lorenzo Parodi (terzo classificato); Daniele Berardi (quinto classificato, il premio è stato assegnato da 50&Più Milano); Luca Cozzi (primo classificato); Luca Corbettaa (secondo classificato).
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La premiazione si è svolta lo scorso 15 dicembre nell’Aula Magna Scuola Superiore del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni di Milano, grazie al sostegno di Confcommercio - Imprese per l’Italia - Milano - Lodi - Monza e Brianza; Fondazione Cariplo; Terziario Donna; 50&Più Milano. Gli studenti, che frequentano ora il secondo anno di corso, sono stati premiati per i risultati conseguiti lo scorso anno da Federica Poli, coordinatrice del corso di laurea, per l’Università Cattolica del Sacro Cuore, da Maria Antonia Pigozzi Rossini, presidente Ssctsp ed Eliana Branca, direttore Ssctsp, per
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Nella foto qui sopra, da sinistra: Federica Poli, Eliana Branca, Dario Bossi Migliavacca, Maria Antonia Pigozzi Rossini, Luca Cozzi (primo classificato).
la Scuola Superiore del Commercio del Turismo dei Servizi e delle Professioni, e da Dario
Bossi Migliavacca, Consigliere Unione Confcommercio per 50&Più Milano.
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Celestina Milani, la curiosità di un pioniere della linguistica di Mirella Ferrari* a professoressa Celestina Milani, nata a Milano nel 1933, è mancata lo scorso 20 gennaio a Milano. La ottantaduenne glottologa della facoltà di Lettere e filosofia era in pensione da alcuni anni. Fra le decifrazioni di antiche scritture che hanno aperto l’accesso a civiltà sepolte va quella dei testi micenei, operata da Ventris e Chadwick nel 1953: il greco del secondo millennio avanti Cristo era lì, un campo nuovo da esplorare. Celestina Milani, in Italia, fu tra i pionieri: al miceneo dedicò la sua tesi di laurea e due anni dopo quella di perfezionamento, discusse in Cattolica sotto la guida di Giancarlo Bolognesi. Nel 1968 conseguì la libera docenza in Filologia Micenea, e insegnò la materia in Cattolica fino al pensionamento. Dapprima professore di liceo, insegnò in varie città d’Italia, poi come docente universitaria di nuovo dal nord al sud, tenacissima, fu a Messina, Udine, Chieti, Verona, finché succedette a Bolognesi nella cattedra di Glottologia nel 1995: felice di essere arrivata nell’Ateneo di Largo Gemelli da dove era partita, ma felice anche delle sue molte esperienze al servizio di diverse università
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del Paese; era sempre disponibile alle incombenze organizzative e amministrative: fu infatti membro e presidente di innumerevoli commissioni di concorso. Mentre la filologia micenea rimaneva il suo speciale campo di indagine e su greco e latino continuò a scrivere contributi scientifici, intendeva la glottologia come studio linguistico a tutto campo e considerava le lingue prima di tutto come mezzo di comunicazione. L’interesse alle lingue attuali e ai nuovi media la portarono a studiare su diversi fronti, i dialetti e il lessico usato nella pubblicità, sui quali assegnò pure numerose tesi di laurea. Infatti tanti studenti scelsero di laurearsi sotto la sua guida e molti mantennero cordialissimi rapporti con lei a lungo dopo la conclusione degli studi. Era nella sua indole la tendenza a parlare con tutti e a imparare varie lingue: questo l’aveva condotta da giovane a frequentare corsi di lingue straniere in giro per l’Europa e poi ad affrontarne sempre di nuove. Non molti anni fa, la presenza di una comunità di coreani cattolici nella parrocchia milanese ove abitava, fu l’occasione per cominciare a studiare il coreano. L’integrazione linguistica e la lingua degli immigrati furo-
no i temi che la occuparono maggiormente negli ultimi vent’anni: per documentarsi su questo compì numerosi viaggi in Stati Uniti e Canada; ritornandovi più volte, era spesso ospite di famiglie delle comunità di immigrati delle quali aveva studiato la lingua e con cui aveva gettato solidi rapporti di amicizia. Perciò era molto orgogliosa di aver ricevuto il premio Milano Donna a nel 2009, con la motivazione di avere studiato “i rapporti fra lingua e cultura degli italiani all’estero e degli immigrati in Italia, favorendo la comprensione e la condivisione tra popoli diversi”. La sua lunga bibliografia scientifica comprende circa 225 titoli, ma si dedicò anche a pubblicazioni divulgative; e fu lieve scrittrice di novelle, apparse su diversi giornali: era sempre curiosa del mondo, che guardava con occhi positivi.
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Addio al professor Zanella
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l professor Angelo Zanella, per decenni ordinario di Statistica presso l’Università Cattolica di Milano, è improvvisamente mancato lo scorso 3 dicembre. Nato a Milano il 22 febbraio 1932, Zanella si era laureato in Matematica all’Università Statale e specializzato in Scienze politiche in Cattolica. Dal 1977 al 2002 fu direttore dell’Istituto di Statistica dell’Ateneo del Sacro Cuore dove operò sempre con profondo impegno profuso nella diffusione della metodologia e nella formazione degli studenti e dei ricercatori. Oltre agli impegni didattici, il professor Zanella ha svolto una rilevante attività di ricerca con validi contributi riguardo la statistica metodologica, la programmazione degli esperimenti, il controllo statistico della qualità. L’intera comunità del personale docente e amministrativo dell’Università Cattolica ha reso omaggio al professor Zanella nella Cappella dell’Ateneo dove, nella giornata del 9 dicembre, è stata allestita la camera ardente, ricordandone con riconoscenza il magistero di studioso, le capacità didattiche, la profonda cultura, la vivace umanità, il costante impegno dedicato alle istituzioni accademiche e i tratti personali di passione, umanità e disponibilità.
* Docente di Paleografia latina in Università Cattolica
Cerimonia di premiazione per i colleghi pensionati Pierluisa Fantini, Nella Ferrari, Enrica Grassi, Daniela Lovati, Valter Monguzzi, Maria Elisabetta Piazza, Roberto Renica, Claudio Veschi, Luisa Zoccatelli. Sono stati premiati anche i colleghi di Educatt o scorso 21 dicembre, secondo una consuetudine ormai consolidata, si è svolta la cerimonia di saluto e consegna delle medaglie ai pensionati dell’Università Cattolica. Nell’Aula Pio XI, accolti e ringraziati dal ret-
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Rosamaria De Sario, Nunzia Manfredi, Palma Pochintesta. Premiati ma non presente alla cerimonia anche Concetta Federici, Lucia Sanavo e Angelo Voltan.
tore Franco Anelli, sono stati premiati i colleghi, delle sedi padane di Milano, Piacenza e Brescia, che hanno lasciato il servizio nell’anno 2015: Giuseppe Belotti, Assunta Cademartori, Maria Cristina Cassi, Giovanni Chiappelloni, PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Lo psicologo Riva primo dei top italian scientists
a scalato il settore Top Italian Scientists del ranking internazionale Via Academy. Giuseppe Rivaa (nella foto), docente di Psicologia della comunicazione e Psicologia e nuove tecnologie della comunicazione presso la facoltà di Psicologia dell’Università
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Cattolica, è risultato primo tra gli italiani nell’area psicologica. Pur avendo un focus particolare sulla tecnologia, le ricerche del professor Riva hanno sviluppato diversi aspetti, come curare nei dettagli gli aspetti ergonomici, l’efficacia, l’impatto sui processi sociali e cognitivi. I suoi studi si sono concentrati sull’utilizzo della tecnologia positiva, utile non tanto per curare una patologia, quanto piuttosto per aiutare le persone a ridurre lo stress, potenziare il proprio benessere, la creatività e la capacità di problem solving. La conquista del primo posto di Top Italian Scientists tra gli psicologi a livello nazionale il professor Riva
la deve – a suo parere in primis – al vantaggio di una formazione interdisciplinare: «Mi sono laureato in Cattolica in Scienze politiche, poi in Filosofia e infine in Psicologia. La conoscenza di questi tre mondi mi consente di affrontare le tematiche di cui mi occupo in modo trasversale. Inoltre ho lavorato molto all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, e sono entrato a far parte della comunità scientifica internazionale. Inoltre molta visibilità mi è garantita dalla presidenza dell’International Association of CyberPsychology, Training, and Rehabilitation e dalla rivista scientifica internazionale Cyberpsychology, Behavior and Social Networkingg di cui sono caporedattore».
Presentato un codice etico per lo sport pulito ttraverso il Codice Etico dello Sport del Comune di Milano l’Italia per una volta entra nel Report annuale di Transparency International per un’iniziativa positiva e non per qualche cattivo esempio». Caterina Gozzoli, direttrice dell’Alta Scuola in Psicologia “Agostino Gemelli” (Asag), commenta così la presentazione del Global Corruption Report sullo Sport, che offre una panoramica sulle dinamiche e sulle cause della corruzione negli ambiti sportivi e offre un insieme di raccomandazioni per “ripulire il mondo dello sport”. Nel Report è stato incluso il Codice Etico dello Sport per la Città di Milano a cui ha col-
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laborato Asag, che da anni lavora, oltre che con il Coni, con diverse società sportive sia a livello giovanile che professionistico. Si tratta di un vero e proprio codice di comportamento sottoscritto finora da 45 su 113 società sportive concessionarie di impianti pubblici del territorio milanese. Il rapporto è stato presentato a Palazzo Marino a Milano il 23 febbraio dal presidente di Transparency International Italia Virginio Carnevali, dal coordinatore dell’Ufficio Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri Francesco Tufarelli, dall’assessora dello Sport del Comune di Milano Chiara Biscontii e dalla professoressa Gozzoli dell’Università Cattolica.
Necchi Alumni, presto l’incontro dei soci LUMNI CATTOLICA Associazione Necchi terrà l’assemblea dei soci a Milano entro fine giugno, presso l’Università Cattolica alla presenza del rettore Franco Anelli. Giunta a suggello di un anno rilevante, l’assemblea segnerà un altro passo in avanti nel processo di profondo rinnovamento avviato il 28 maggio 2011. Sarà infatti convocata una sessione straordinaria, in cui i soci dovranno approvare modifiche statutarie pensate per rendere più efficiente la governante e più efficace la collaborazione e la sinergia con l’Ateneo. Inoltre sarà fatta una riflessione sulle attività del 2015, tra cui l’avvio dei gruppi locali di Palermo e Shanghai, il convegno sul 70esimo della liberazione e il Campo di Fossoli, il lancio del progetto Mentoring e il rilancio di LaureaLavoro.
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Significativamente il claim dell’assemblea e del Bilancio Sociale sarà Il Tempo è ora, il Luogo è qui, passaggio di svolta dopo i temi Su solida basi (Bilancio Sociale 2011); Costruire legami (2012); Qualificare una presenza (2013); e Prossimo passo il futuro (2014), che hanno disegnato un percorso con le forze disponibili e quelle via via suscitate, e ne hanno rendicontato la realizzazione con un uso sistematico dei new media digitali e con una puntuale narrazione attraverso il Bilancio Sociale, unica Alumni nel panorama italiano ad utilizzare tale strumento di trasparenza e di dialogo con i propri interlocutori. Un approccio strategico, ideato e mantenuto negli anni e sin dal 2013 realizzato in un formato testuale/visuale fruibile in maniera cross mediale, dalla carta al web, mediante QR codes.
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Festa dell’incontro con la lingua araba al centro
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on si può capire l’Islam senza conoscere la musica,, il cinema, la poesia arabi». È uno dei motivi che ha spinto Wael Farouq, docente di Lingua e letteratura araba, a lanciare, già lo scorso anno, la Festa della lingua araba nella sede di largo Gemelli dell’Ateneo. La seconda edizione, organizzata in collaborazione con il Selda (Servizio linguistico d’Ateneo), si è svolta il 4 e 5 marzo scorso. «Questo evento serve a mostrare che un importante contatto tra la cultura araba e quella italiana già esiste e bisogna conferirgli nuova continuità – spiega Farouq –. Abbiamo pensato pertanto alla Festa della lingua araba per dare visibilità all’Islam e al popolo che abbraccia questa religione. L’iniziativa nasce anche per rispondere all’interesse sempre crescente per questa lingua sviluppato dagli studenti dell’Università Cattolica». Poiché il professor Farouq sostiene che il rischio è di ridurre la cultura araba ai principi religiosi e poiché non si può capire l’Islam senza conoscere la musica, il cinema, la poesia arabe l’iniziativa non ha previsto solo incontri accademici con importanti professori di lingua e letteratura araba (come Taieb Baccouche, già ministro degli esteri tunisino), ma anche momenti per far conoscere la musica, il teatro e il cinema. Il ricco programma della due giorni ha infatti proposto letture di poesie arabe con Ahmad Yamani, Emad Fouad, Iman Mersal, lo spettacolo teatrale fra rito e danza intitolato Resurrezione con Nora Amin, un concerto dell’orchestra dell’Opera House del Cairo e la proiezione del film Hassan e Marcus del regista Ramy Imam.
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Minori, un centro per la web-dipendenza er aiutare giovani e giovanissimi spesso preda di un uso eccessivo e scorretto delle nuove tecnologie, da smartphone a tablet e pc, con conseguenti rischi sul fronte dello sviluppo cognitivo, della salute psichica, ma anche del comportamento e di tipo più prettamente fisico è nato dalla collaborazione di Policlinico Gemelli e Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica il Centro Pediatrico Interdipartimentale per la Psicopatologia da web. Il Centro, che vuole essere un buon esempio di presidio clinico multidisciplinare mediante un modello di intervento condiviso tra la Psichiatria, la Neuropsichiatria Infantile e la Pediatria, è stato presentato lo scorso 18 gennaio da Federico Tonioni, responsabile dell’Area delle Dipendenze da Sostanze e delle Dipendenze Comportamentali del Policlinico Gemelli, da Daniela Chieffo, neuropsicologa presso l’Unità Operativa di Neuropsichiatria Infantile del Gemelli, da Pietro Ferrara, dell’Istituto
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di Clinica pediatrica dell’Università Cattolica e Referente Nazionale per maltrattamento e abuso della Società Italiana di Pediatria, da Luigi Janiri, direttore dell’UOC di Psichiatria del Gemelli. L’incontro inaugurale, moderato da Eugenio Mercuri, direttore dell’UOC di Neuropsichiatria Infantile del Policlinico Gemelli, si è concluso con alcune testimonianze tra cui quella di Luca Barbareschi, imprenditore e attore, direttore artistico del Teatro Eliseo che collabora per attività culturali con il Policlinico. Presente anche Alfonso Benevento, project manager di E-Tutor Web. «Il Centro, il primo in Italia che integra discipline diverse nello stesso percorso clinico, nasce dalla collaborazione tra l’Area Neuroscienze e l’Area Pediatrica del Policlinico Gemelli, per la presa in carico di un numero crescente di patologie legate alla grande diffusione di internet e delle applicazioni digitali», ha spiegato Tonioni. «La pediatria sta cambiando radicalmente – ha
affermato invece il professor Ferrara –, e deve sempre più occuparsi di problematiche una volta sconosciute, ma che sempre più hanno risvolti sociali e comportamentali. In particolare la volontaria reclusione di bambini e adolescenti di oggi che, come avverte l’Accademia Americana di Pediatria, trascorrono in media circa 7 ore al giorno davanti a TV, computer, cellulari e altri dispositivi elet-
tronici, a dispetto delle 2-3 ore giornaliere consigliate». «Per il modo in cui è stato ideato – ha concluso infine il professor Mercuri – il centro rappresenterà un’esperienza pilota in grado di affrontare il problema delle dipendenze da rete a 360 gradi, riuscendo a coprire non solo gli elementi psicologici legati alla dipendenza ma anche le ripercussioni a livello fisico e cognitivo».
Giubileo, accoglienza speciale per i pellegrini infermi n occasione del Giubileo straordinario della Misericordia, la Residenza di Ospitalità Protetta, in collaborazione con la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e con le Associazioni di Volontariato
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dedicate alle persone in dialisi, propone un progetto di accoglienza globale per le persone in trattamento di emodialisi provenienti dalle diverse regioni italiane e dall’estero, che desiderano vivere l’esperienza di fede dell’Anno Santo, anche
con la propria famiglia. L’iniziativa, denominata Giubileo, Residenza per dializzati, che si avvale del sostegno delle principali associazioni di riferimento delle persone in dialisi – ANED, Associazione nazionale Dializzati e Trapiantati, Associazione Malati di reni e ANNA, Associazione Nazionale Noi negli Altri – ha l’obiettivo di favorire la mobilità di persone fragili che non possono spostarsi dal proprio luogo di residenza e di cura senza garanzia di assistenza sanitaria personalizzata e costante. Le offerte di soggiorno sono dedicate a tre tipologie di viaggiatori: ospiti singoli, famiglie e gruppi organizzati (ma possono essere attivati anche programmi particolari secondo esigenze specifiche); si sviluppano in tre giorni e due notti a Roma e comprendono: l’alloggio nella Residenza di
Ospitalità Protetta dove, previo invio al reparto della scheda dialitica, il paziente potrà essere sottoposto al trattamento necessario in un turno serale riservato, potendo partecipare a un’Udienza Papale e passare attraverso la Porta Santa della Basilica di San Pietro. In particolare, i “pazienti giubilari” potranno partecipare alle udienze speciali del 15-17 marzo, in occasione del Giubileo dei Trapiantati e dei Dializzati, e del 10-12 giugno, in occasione del Giubileo dei Malati. Per informazioni: Residenza di Ospitalità Protetta: Tel. 06/30155680; Fax: 06/3050901; residenza.protetta@policlinicogemelli.it; Centro Dialisi Residenza Protetta: Tel. 06/3015-5485; Fax. 06/30155491; centro.dialisi@ rm.unicatt.it
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Scoperte tre nuove molecole per la cura dell’artrite reumatoide icercatori della facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica e del Policlinico Gemelli in collaborazione con colleghi dell’Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Icrm-Cnr) di Roma hanno scoperto tre nuove classi di molecole efficaci contro i casi più critici di artrite reumatoide. Le molecole, già coperte da brevetto, diventeranno dei farmaci grazie all’azienda farmaceutica italiana Galsor Srl. L’artrite reumatoide è una patologia infiammatoria progressiva, di origine autoimmune, con un’incidenza tra lo 0.5 e l’1% della popolazione, che interessa principalmente le articolazioni e coinvolge tutti gli organi e apparati, causando aumento di morbidità e riduzione della aspettativa di vita. Circa il 40% dei pazienti condivide, come comune fattore genetico predisponente, una variante associata a una forma più grave di malattia e che ri-
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sponde meno ai farmaci attualmente in uso che sono di due tipi: quelli capaci di rallentare l’infiammazione e quelli biologici che bloccano i mediatori più importanti dell’infiammazione. Tali trattamenti, bloccando in maniera non-specifica la risposta infiammatoria, provocano frequenti effetti collaterali. Inoltre i farmaci biologici attualmente disponibili p hanno un elevato costo per il SSN. È proprio questa categoria di pazienti che ricaverebbe beneficio dalle nuove molecole messe a punto dal team dell’Università Cattolica-Policlinico Gemelli-Cnr. «Per selezionare i principi attivi di potenziali nuovi farmaci, abbiamo usato la tecnica dello screening virtuale, selezionando da una libreria virtuale, contenente centinaia di migliaia di composti, le molecole la cui forma tridimensionale si adatta bene al bersaglio farmacologico specifico, come in un puzzle», spiega la dottoressa Maria Cristina De Rosaa dell’Icrm-Cnr. I ricercatori hanno testato spe-
rimentalmente sulle cellule dei pazienti i composti capostipiti delle tre famiglie dimostrando la loro efficacia e, sulla base di risultati preliminari, l’assenza di effetti dannosi. «Il farmaco sarà vantaggioso per una parte consistente e facilmente identificabile dei pazienti, aumentando l’efficacia e riducendo gli effetti collaterali e i costi dell’approccio attuale», ha sottolineato il Gianfranco Ferraccioli, docente di Reumatologia all’Università Cattolica e direttore del Polo Urologia, Nefrologia e Specialità Mediche del Policlinico. Il lavoro ha visto per la Cattolica e per il Policli-
nico Gemelli la collaborazione dell’Istituto di Patologia Generale con il professor Francesco Riaa e la dottoressa Chiara Nicolò, e dell’Istituto di Biochimica e Biochimica Clinica con il professor Bruno Giardinaa e il dottor Davide Pirolli. Per realizzazione e sperimentazione del farmaco serviranno alcuni anni: «È difficile in questa fase stabilire con esattezza il tempo necessario – ha dichiarato l’Ad di Galsor Srl Sandro Soriano – ma abbiamo programmato le varie fasi di sviluppo in circa nove anni. A ogni modo, faremo di tutto per accorciare questi tempi quanto possibile».
Troppo zucchero “manda in tilt” il cervello n eccessivo e prolungato conUmana), in collaborazione con sumo di zuccheri, una dieta ricercatori dell’Istituto di Fisica, squilibrata o il diabete possomostra che un eccesso di glucono gravare sulle performance sio (come quello che si genera nel diabete) compromette la funziodel nostro cervello: ricercatori della facoltà di Medicina e Chirurgia della Catne di tali cellule, riducendo la loro tolica hanno scoperto che in presenza capacità di moltiplicarsi. La ricerca svela dunque uno dei di concentrazioni elevate di zucchero le motivi per cui una dieta troppo cellule staminali del cervello – fondaricca di zuccheri deteriora le permentali per i processi di apprendimento e memoria nonché per la riparazione formance cognitive. I ricercatori hanno inizialmente esaminato cosa dei danni cerebrali – non riescono più G. Pani a riprodursi e, quindi, a garantire il neavviene in provetta quando le cellucessario ricambio di neuroni nell’ippocampo, le staminali neurali sono esposte a un eccesso centro nevralgico della formazione dei ricordi. di zucchero. Questa condizione impedisce alle In un lavoro pubblicato sulla rivista Cell Re- staminali del cervello, presenti nell’ippocamports, i ricercatori hanno inoltre osservato che po, sede della memoria, di autorinnovarsi. Un nel cervello di animali sottoposti a restrizione eccesso di zucchero brucia le riserve cellulari calorica (dieta di circa 1500 calorie al giorno) che servono al cervello per produrre nuovi si osserva un numero più elevato di stamina- neuroni. «Quindi temiamo che chi consuma li cerebrali. Le cellule staminali neurali sono troppo zucchero presenti una minore rigenefondamentali per il mantenimento nel tempo razione neurale con un conseguente impatto delle funzioni cerebrali, e un loro difetto di negativo sulle performance cognitive» precinumero e/o di funzione è oggi considerato tra sa Pani. Infine il team di ricercatori, tra i quali le cause del declino cognitivo nell’anziano. Lo Salvatore Fusco o e Lucia Leone, ha cercato di studio, svolto dai gruppi di ricerca del dottor confermare le osservazioni compiute in proGiovambattista Panii (Patologia Generale) vetta in animali da esperimento allevati in ree del professor Claudio Grassii (Fisiologia gime di restrizione calorica per un periodo di
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tempo di circa quattro settimane. In accordo con i risultati ottenuti in vitro, si è osservato che le cellule staminali nell’ippocampo di questi animali sono più numerose (indice di un più efficace autorinnovamento) rispetto a quelle presenti nel cervello di animali nutriti senza alcuna restrizione. «Il nostro lavoro - conclude Grassi -ha svelato un nuovo meccanismo di regolazione delle cellule staminali cerebrali che rappresenta un meccanismo generale di controllo del compartimento staminale in risposta a diversi stimoli. Le vie molecolari da noi individuate potrebbero essere bersaglio di interventi farmacologici volti a preservare e potenziare questa riserva cellulare nel nostro cervello, soprattutto nel corso dell’invecchiamento e nelle malattie neurodegenerative».
S. Fusco; C. Grassi; L. Leone
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Donne e salute, Laura Boldrini al Gemelli
SPIN OFF
La salute della popolazione al centro di Vithaly
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na lezione sul tema Salute e diritti delle donne per il benessere del Paese quella che la presidente della Camera Laura Boldrinii ha tenuto lo scorso 5 febbraio al Policlinico Gemelli. «Prima di iniziare – ha detto Laura Boldrini – volevo complimentarmi per la percentuale di studentesse presenti qui al Policlinico, il 70 per cento non è una percentuale ovvia. Significa che la donna si sta facendo strada lungo un percorso che non è tipicamente femminile». Ad aprire i lavori il rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli, seguito dagli interventi del preside della facoltà di Medicina e chirurgia, Rocco Bellantone, del direttore generale del Policlinico Gemelli,
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Enrico Zampedri, e di Giovanni Scambia, professore di Ginecologia e Ostetricia all’Università Cattolica e direttore del Polo per la Salute della Donna e del Bambino del Gemelli. «La salute delle donne non può essere in alcun modo trascurata, ma va inserita tra le priorità nelle agende politiche mondiali, perché come sottolinea l’Oms: è da considerarsi un parametro fondamentale per misurare il tasso di benessere dell’intera collettività» ha affermato la presidente Boldrini dopo l’introduzione del professor Riccardo Masetti, docente di Chirurgia Generale in Cattolica e direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Senologica del Gemelli.
i chiama Vithaly ed è il primo spin off della sede di Roma dell’Università Cattolica che ha tra i suoi obiettivi definire lo sviluppo della cultura e della modellizzazione della innovazione organizzativa in Sanità a livello locale, regionale, nazionale e internazionale. Tra gli ambiti di attività vi è la costruzione di programmi e sistemi assistenziali per problemi di salute basati sulla logica della medicina di popolazione nonché la medicina di precisione dalla fase di prevenzione a quella di cura. Inoltre attività di studio, ricerca, formazione e analisi dello stato di salute della popolazione attraverso l’ utilizzo di big data, nonché la valutazione della qualità dei sistemi sanitari regionali. Stefania Boccia, professore di Igiene e medicina preventiva e socio proponente dello spin offf per la Cattolica ha reso noto come: «Lo spin off Vithaly, attraverso la confluenza di competenze integrate e distinte professionalità (quali medici, bioingegneri, economisti sanitari, epidemiologi, statistici) sarà in grado di garantire un’interfaccia completa tra mondo della ricerca della Cattolica e mercato, fornendo nuove opportunità per la valorizzazione e l’utilizzazione delle competenze nel settore della sanità pubblica e della medicina di popolazione».
La piccola scossa che aumenta la memoria icercatori dell’Università Cattolica Policlinico Gemelli hanno dimostrato che si può aumentare la memoria di topolini con una singola seduta della durata di 20 minuti di stimolazione elettrica transcranica con corrente continua – una tecnica non invasiva già clinicamente sperimentata per varie patologie – che consiste nell’inviare al cervello una corrente di bassissima intensità, indolore e non percepita dal soggetto. Lo studio ha dimostrato che nei topolini una sola seduta di stimolazione è in grado di indurre nel centro della memoria (l’ippocampo) un potenziamento delle connessioni tra i neuroni, le “sinapsi”,
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indispensabili per trasmettere e immagazzinare le informazioni. I topolini hanno mostrato di avere una memoria migliore anche parecchi giorni dopo il trattamento. I ricercatori hanno individuato il meccanismo responsabile di questi effetti: si tratta di una cascata di segnali molecolari che attiva nelle cellule nervose la produzione del fattore di crescita cerebrale Bdnf. Pubblicato sulla rivista Scientific Reports il lavoro è stato condotto da un team di ricercatori, tra cui Maria Vittoria Poddaa e Sara Cocco, e diretto da Claudio Grassii (nella foto), direttore dell’Istituto di Fisiologia Umana della Cattolica. Si tratta di uno studio con un
importante potenziale applicativo: la stimolazione potrebbe risultare efficace in anziani con deficit cognitivi. «Per quanto riguarda i deficit cognitivi – spiega il professor Grassi – sono già in corso studi, dai risultati incoraggianti, condotti su modelli animali di malattia di Alzheimer. La novità dello studio – continua – risiede nell’aver svelato i meccanismi molecolari respon-
sabili degli effetti della tDCS sulla plasticità sinaptica e sulla memoria. La tDCS opera attraverso meccanismi epigenetici che portano all’aumentata produzione di Bdnf. Questo meccanismo rende ragione della durata degli effetti nel tempo e rende fondato l’impiego di questa metodica nell’ambito di patologie di interesse neuropsichiatrico». «Stiamo ora indagando quanto possa durare l’effetto benefico di stimolazioni ripetute – conclude il professor Grassi –. Questa ricerca proseguirà con l’obiettivo di validare nell’uomo i risultati ottenuti nei modelli animali ed estendere le nostre osservazioni ad altre aree e funzioni cerebrali».
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“Insieme per p la Salute” dei bambini: inaugurata la Sala di Tecnoconsulto
naugurata al Gemelli la Sala di Tecno-consulto dotata di tecnologie a supporto della rete assistenziale di video diagnostica, destinata ai bambini con tumori cerebrali, che è
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parte del progetto Insieme Per la Salute. Ha preso parte alla cerimonia per l’Associazione Trenta Ore per la Vita (che ha promosso la Campagna “Home” per la raccolta fondi necessari alla
realizzazione) Lorella Cuccarini testimonial e socio fondatore, accolta dal direttore generale del Policlinico Gemelli Enrico Zampedri. Grazie alla nuova struttura, gli specialisti del Gemelli potranno dialogare in rete con i colleghi di quattro Aziende ospedaliere (Caltanissetta, Crotone, Frosinone e Oristano), per curare a distanza i piccoli pazienti, limitando gli spostamenti di bambini e famiglie dalle proprie residenze.
Medicina, Economia, Psicologia: g in centinaia all’Open day della sede di Roma ono stati oltre 1500 gli studenti delle scuole superiori che il 1° febbraio hanno affollato gli Istituti Biologici in occasione dell’Open day della Cattolica. La giornata di orientamento è stata dedicata ai corsi di laurea delle facoltà di Medicina e chirurgia e di Economia attivati nel campus capitolino, ma anche, per il secondo anno consecutivo, a quelli della
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facoltà di Psicologia della Cattolica di Milano e Brescia. Grande partecipazione ai momenti informativi presso i desk di corsi e servizi, dove docenti, studenti e personale dell’Ateneo hanno illustrato le opportunità della sede, distribuito materiale e fornito indicazioni sulle procedure di ammissione, mentre nelle aule venivano presentati i numerosi corsi di laurea dell’Ateneo.
Il Policlinico certificato ospedale “green”
na gestione energetica intelligente ed efficiente, “smart”, rispettosa dell’esigenze di tutti, anzitutto dei degenti e di chiunque graviti nella struttura, ma anche rispettosa dell’ambiente. Il modello di gestione energetica globale
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realizzato dal Policlinico Gemelli, può riassumersi in queste parole. Lo scorso dicembre il Gemelli ha ottenuto la certificazione ISO 50001 da parte di Bureau Veritas, che attesta la presenza di un sistema di gestione dell’energia sostenibile ed efficiente. Il Policlinico è il primo complesso ospedaliero-universitario in Italia ad aver conseguito la prestigiosa ISO 50001, frutto del lavoro di squadra dell’Ufficio Tecnico della Fondazione Gemelli, con l’energy manager Carlo Pesaro, e le sinergie con i consulenti tecnici di EfficiencyKNow e l’organismo di certificazione Bureau Veritas.
Pediatria della disabilità, al via un ciclo di incontri n ciclo di incontri sui temi più rilevanti per i pazienti pediatrici “ad elevata complessità” sono stati promossi dall’Unità Operativa di Pediatria del Polo Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Gemelli. Si tratta di cinque appuntamenti intitolati Al Gemelli per i Bambini nati con l’obiettivo di offrire occasioni di aggiornamento per un migliore approccio terapeutico rispetto ad alcune problematiche di grande interesse e attualità e, nel contempo, stabilire relazioni di collaborazioni di rete con il territorio e le altre strut-
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ture ospedaliere nell’ambito della Regione Lazio e di altre realtà extraregionali. Il primo incontro, che si è svolto lo scorso 20 febbraio, è stato dedicato all’approccio alle problematiche nutrizionali e gastrointestinali. Promotore del ciclo di seminari Piero Valentini, direttore dell’Unità Operativa di Pediatria. Gli incontri proseguiranno nel corso dell’anno e riguarderanno i seguenti argomenti: Linee di comportamento in cardiologia pediatrica, Autoinfiammazione e febbri ricorrenti nel bambino, Diagnosi e trattamento dell’asma, La nutrizione e i disturbi dell’alimentazione.
GIORNATA MONDIALE DEL MALATO
Gemelli: Decalogo per vivere le Opere di Misericordia
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ome si declina la tenerezza? A questo interrogativo rivolto a tutta la comunità del Policlinico Gemelli da Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale della Cattolica, a conclusione del suo intervento alla tavola rotonda dello scorso 11 febbraio, nella hall dell’ospedale, per la XXV Giornata Mondiale del Malato, intende dare una risposta il Decalogo per vivere le Opere di Misericordia. Si tratta di una Linea guida spirituale e quotidiana per un nuovo percorso assistenziale e umano, improntato alla tenerezza e alla vicinanza con ogni persona malata presentato nell’occasione. All’incontro, intitolato Affidarsi/affidare a Gesù misericordioso fa fiorire la Vita, moderato da Don Angelo Auletta, assistente spirituale del personale del Policlinico Gemelli, hanno partecipato Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli, Fabrizio Vicentini, direttore di sede della Cattolica, Giuseppe Zuccalà, direttore della Scuola di Specializzazione in Medicina d’urgenza e Domenico Delle Foglie, direttore del SIR, Servizio Informazione Religiosa della Conferenza Episcopale Italiana. «La condizione di malattia è una condizione esistenziale dell’uomo, non solo del suo corpo. Non sempre, è vero, possiamo curare e guarire – ha fatto presente monsignor Giuliodori – ma sempre possiamo prenderci cura: per questo è nato il Policlinico Gemelli, per prendersi cura della persona nella sua integralità». «La nostra Università – ha sottolineato in particolare Vicentini – è guidata da un Codice Etico che onora la centralità del paziente e ogni giorno cerca di insegnare ai propri studenti i modi e le forme del prendersi cura». «Il compito del medico – ha aggiunto inoltre il professor Zuccalà – è difficile perché deve affrontare la disperazione umana, ma è privilegiato perché possiamo portare una luce di carità e di misericordia». Delle Foglie ha sottolineato invece come «Il mondo della Comunicazione deve accettare una nuova sfida: far entrare la Misericordia nelle parole. Per questo proponiamo una nuova alleanza fra operatori del settore e mondo medico: comunicare è stare accanto, per farlo dobbiamo lavorare insieme».
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LE SIMULAZIONI
I possibili scenari futuri per controllarne l’evoluzione
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Il modello matematico che monitora il Garda li allarmi sui possibili cambiamenti climatici lanciati ormai da alcuni anni dagli scienziati di tutto il mondo ora sono sotto gli occhi di tutti. Non è bastato un autunno secco e mite, anche la prima parte dell’inverno è volata via senza pioggia, neve e con temperature quasi sempre superiori alla norma. Le ripercussioni sono già sotto gli occhi di tutti e basta fare un giro tra i principali corsi d’acqua per accorgersi dello stravolgimento in corso. E per il futuro cosa bisogna aspettarsi? Due ricercatori della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, Sara Tomasoni, laureata e Brescia e ora dottoranda al Politecnico di Milano, e Stefano Morè, neo laureato in Matematica, hanno studiato un modello matematico per prevedere come reagirà il lago di Garda al cambiamento climatico. Il nuovo algoritmo elaborato sotto la guida del preside Alfredo Marzocchi, è stato presentato agli amministratori del Benaco durante un incontro che si è tenuto a Salò nel mese di gennaio. Il lavoro di ricerca è stato realizzato grazie a un finanziamento della Fondazione Comunità Bresciana. I due ricercatori hanno studiato un nuovo modello per simulare i possibili scenari futuri dovuti ai cambiamenti
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climatici, prendendo in considerazione alcuni aspetti della fluidodinamica del lago. Il prossimo passo sarà quello di effettuare una rilevazione digitale, una batimetria del lago in profondità attraverso un ecoscandaglio messo a disposizione della Marina militare, anch’essa presente all’incontro gardesano. «Ai fini della simulazione – spiega Sara Tomasoni – è stato necessario creare una griglia triangolare di calcolo con il software scientifico Matlab, indirizzata in modo tale che i suoi nodi comprendessero i punti di contorno del lago e la batimetria del lago stesso. La prima fase del lavoro, quindi, ha richiesto la definizione dei punti del contorno del lago, delle sue 5 isole e del profilo di Sarca e Mincio (immissario ed emissario principali)». I dati, presenti in coordinate di longitudine e latitudine, sono stati elaborati attraverso Matlab per rappresentarli nella proiezione di Mercatore e creare un contorno che definisse le distanze. Purtroppo mancano dati aggiornati riguardo alla batimetria; l’ultima dell’Istituto Geografico Militare risale al 1966. Gli ultimi dati ci dicono che il lago di Garda come gli altri 235 laghi di sei continenti sono sempre più caldi; il cambiamento climatico li sta rapida-
ricercatori della Cattolica hanno pensato di creare il contorno di un lago fittizio a forma di rombo con una batimetria artificiale a livello zero sui bordi e un minimo di 5m sul fondo. La nuova griglia ha permesso di testare gli effetti di una portata in ingresso crescente nel tempo da 0 a 5 m3=s in 20s e una di segno opposto uscita, insieme all’effetto di un vento costante da nord est ad una velocità di 2 m=s verso x e -2 m=s verso y. Parallelamente è stata aggiunta all’immissario una temperatura di 10°C in ingresso, a fronte di una temperatura iniziale del lago di 20°C. Si è passati poi ad una simulazione sul modello effettivo del lago ipotizzando una portata d’ingresso crescente nel tempo e la relativa portata in uscita, con l’aggiunta dell’effetto vento e del coefficiente di attrito sul fondo quale ad esempio il fango, la pietra, la roccia e altro. Le simulazioni dei prossimi mesi riguarderanno lo studio su temperatura, evaporazione e influenza delle piogge e di possibili scenari futuri. Durante l’incontro è intervenuto anche il professor Antonio Ballarin Denti, che ha spiegato agli amministratori come accedere ai finanziamenti europei e che risulterà vincente la sinergia fra sindaci, amministratori locali e i centri di ricerca delle università.
mente riscaldando con una velocità superiore a quella rilevata negli oceani o nell’atmosfera. Si tratta di uno studio che utilizza una combinazione di misure effettuate sul campo e misure di temperatura effettuate dai satelliti. Nei mesi estivi, i laghi oggetto dello studio si stanno riscaldando ad una media di 0,34 gradi Celsius ogni decennio. In particolare, nel Lago di Garda, il più grande lago italiano, l’aumento delle temperature estive delle acque superficiali, su base decennale, è attorno a 0,2 °C. Come rilevano i ricercatori, «questo aumento di temperatura, che sembra piuttosto limitato, ha invece effetti importanti, determinando conseguenze sia sulle dinamiche di mescolamento delle acque profonde sia sulle comunità acquatiche. Gli effetti del riscaldamento possono essere molto importanti, favorendo in particolare lo sviluppo di nuove specie algali». PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Anemic Gif, avanguardie digitali na raccolta di animazioni digitali create da giovani artisti contemporanei, ispirate a motivi geometrici e dinamici che si rifanno a opere delle Avanguardie g Storiche del Novecento. È quanto ha proposto la mostra Anemic GIF, organizzata dagli allievi del Laboratorio di Organizzazione di Eventi Espositivi del corso di Laurea Stars della sede di Brescia dell’Università Cattolica, sotto la guida del professor Fabio Paris. La Gif, f acronimo di Graphic Interchange Format, è un’animazione digitale generata dalla somma di numerose immagini e per questa sua caratteristica oggi è uno dei linguaggi più diffusi in rete e nei Social Network, anche grazie alla sua comprensione immediata e intuitiva” spiegano gli studenti. La mostra ha voluto celebrare il centenario della nascita del movimento artistico Dada, sorto a Zurigo il 5 febbraio del 1916: l’esposizione ha preso infatti avvio e spunto per il titolo, dal cortometraggio Anèmic Cinèma di Marcel
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Duchamp, sette minuti di girato privo di trama –una sorta di primordiale Gif – realizzato con la collaborazione di Man Ray, in cui 19 dischi con parole e immagini astratte si susseguono in un movimento rotatorio. Da qui il percorso espositivo, articolato lungo cinque sale, ha allargato immediatamente il discorso anche al lavoro di altri maestri del Novecento che, secondo una logica avanguardistica e in netto anticipo sui tempi, si sono misurati col mezzo cinematografico per veicolare la medesima estetica che, al contempo, andavano perseguendo nelle opere che appendevano alle pareti delle gallerie. La mostra ha così offerto un itinerario storico-artistico dall’arte cinetica degli anni ’60 sino ad arrivare alle moderne Gif animate. Nelle aule sono stati proiettati i cortometraggi Anèmic Cinèma e Rotorelief di Duchamp, Rhythmus 21 di Han Richter, Dinamica Circolare di Marina Apollonio, Neg Ale di Victor Vasarely Tutti questi artisti che usarono il cortome-
traggio per restituire mediante camera e montaggio quel senso di movimento e dinamicità che per tutta la vita cercarono di restituire con la pittura. L’eredità di questi film sperimentali è stata raccolta nell’attualità e riplasmata in chiave tecnologica, come dimostrano le successive quattro sezioni della mostra, in cui sono visibili 32 Gif selezionate dagli studenti del Laboratorio e realizzate da artisti o giovani creativi contemporanei ispirandosi, a quel bagaglio estetico e visuale portato alla ribalta da Duchamp, Vasarely e compagni. Sotto la guida del professor Paris, infatti, ogni
studente ha scelto quattro Gif animate, di cui due in bianco e nero e due a colori, seguendo i propri gusti personali e la propria sensibilità artistica. L’organizzazione della mostra si è rivelata per gli allievi un’esperienza formativa nel campo dell’organizzazione di un evento espositivo, reso possibile da un lavoro di gruppo in cui ogni membro ha contribuito in modo diretto e professionale alla realizzazione fin dalla sua ideazione. Lo scopo era stimolare e diffondere la conoscenza di un’arte che, pur avendo le sue radici nel passato, si rivela estremamente attuale.
X Culture: negli Stati Uniti col business plan aria Feolaa ed Elena Zani, studentesse delle facoltà di Scienze linguistiche, sono state selezionate tra i 50 studenti migliori, su 3050 partecipanti da 107 università in 43 stati di tutto il mondo, per partecipare al symposium finale del progetto X Culture che si è tenuto a Savannah (Georgia, USA) dal 12 al 14 novembre 2015. Tale simposio è stato organizzato dall’AIB-SE (Academy of International Business, Southeast USA Chapter) e dall’università di Savannah (Savannah State University) in collaborazione con il progetto X-Culture. Il progetto nasce nel 2010 grazie al dottor Vas Taras che ha creato una partnership con docenti di altre nazioni. I loro studenti in questo modo sarebbero stati inseriti in gruppi virtuali per lavorare insieme ad un progetto di marketing internazionale. Le due studentesse hanno partecipato a questa iniziativa nell’ambito del corso di marketing della facoltà di Scienze Linguistiche, tenuto da Loretta Battaglia, docente nelle sedi di Brescia e Milano.
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«Il progetto consisteva nella stesura di un business plan costituito da diversi paragrafi raccontano – Maria e Elena –; ogni paragrafo doveva essere analizzato attraverso specifiche direttive settimanali, che venivano verificate tramite un questionario on-line. Nello stesso questionario, ad ogni studente veniva chiesto di dare una valutazione sui propri compagni di gruppo in merito a determinati parametri. Nuovamente, ai primi di ottobre, i 50 studenti sono stati suddivisi in gruppi virtuali al fine di redigere un nuovo piano marketing che, a differenza della
volta precedente, era riferito ad un’unica azienda, nonché sponsor del symposium: JCB Machines. La deadline era il 13 novembre 2015, perciò abbiamo potuto lavorare non solo per via virtuale, ma anche, e finalmente, dal vivo con i rispettivi compagni di gruppo. Durante la cena di gala, lungo il fiume Savannah, sono stati annunciati i vincitori della sfida, che secondo il top management della JCB hanno presentato il progetto migliore». «Siamo fiere di questo traguardo – concludono le studentesse – anche perché abbiamo avuto modo di interagire con culture lontane dalla nostra e di collaborare con figure altamente competenti». Oltre ad aver sperimentato la comunicazione attraverso i fusi orari e le culture, gestito una grande quantità di traffico email e utilizzato numerosi social network, le due studentesse potranno inserire questo attestato di partecipazione nel proprio curriculum, un valore aggiunto che le aziende sapranno certamente apprezzare.
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La lezione di Bubola: sussurrare parole curve vrei voluto diventare Dostoevskij per curvare le parole/per ogni piega, ogni distanza, ogni riflesso che ci scardinava il cuore/avrei voluto insieme a te rubare l’acqua della Luna/ma come Orlando ho perso il senno e ho perso anche la fortuna”. Basterebbe questa strofa della sua Dostoevskijj per riassumere i temi fondamentali che Massimo Bubolaa ha trattato nella lezione che ha tenuto lo scorso dicembre nella sede bresciana dell’Università Cattolica al Corso di Teorie e tecniche del giornalismo a stampa del professor Giacomo Scanzi. Una riflessione che è partita dal concetto fondamentale di parola («il curvare le parole»). Un concetto di difficile definizione, ma così importante in una civiltà come la nostra, che vive la perdita del suo significato. Parola che è alla base del lavoro artigiano di un poeta e di un cantautore. Un lavoro d’artista, come da concezione artigiana prerinascimentale, una sorta di commistione tra un De Saussure o un Chomsky, un Petrarca o un Baudelaire. Sonorità,
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La perseveranza nello studio: l’esperienza di tre ricercatori
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rima, metrica sono questi aspetti che legano poesia e canzone, che in fondo «sono la stessa cosa», se pensiamo alle canzoni francesi medievali o ai vari canzonieri della letteratura italiana. Letteratura che il cantautore, nella sua “epica musicale”, ha reso soggetto di molti testi, da Eurialo e Niso a Dino Campana. Bubola ha tenuto anche una dissertazione sulle giovani letterature (brasiliana, russa e americana), ottimi spunti di riflessione, serviti da sprone per gli studenti al fine di comprendere che la cultura, la sete “di virtute e canoscenza” è la base di tutti coloro che vogliono lavorare nel mondo della parola, dal giornalista allo scrittore.
Ecco quindi un altro passaggio importante della lezione di Bubola, il «cuore» della canzone Dostoevskij. I sentimenti, le emozioni «che non bisogna per forza urlare, ma basta sussurrare». L’arte è un qualcosa di soggettivo, che vive sui ricordi, sui profumi, sul sentimento e non può essere ridotta a criteri oggettivi come la tonalità o la frequenza. Un concetto che diviene importante nell’oggi, dove l’arte sta diventando sport, dove a contare è la classifica, l’apparire, l’essere famosi. Un percorso tra passato e presente, tra «Dostoevskij, parola e cuore», questo è stato l’incontro con Massimo Bubola. O forse solo un’occasione per crescere e capire.
a perseveranza è il tema di fondo della festa dei Santi Faustino e Giovita, patroni della città di Brescia, alla quale anche la Cattolica partecipa proponendo una conferenza con tre giovani ricercatori che raccontano la fatica e l’impegno nel portare avanti i rispettivi ambiti di ricerca. Ed è qui che si inserisce la testimonianza di Alice Ferrari, laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna e ora dottoranda in Studi Italianistici presso le Università di Pisa, Firenze e Siena; si tratta di un dottorato consorziato tra le tre Università toscane che si chiama Progetto Pegaso. «Per la mia ricerca dottorale mi occupo della lingua del Morgante di Luigi Pulci. Il poema quattrocentesco è stato oggetto anche della mia tesi specialistica, intitolata Franca Brambilla Ageno e il lavoro sul Morgante. La ricerca, svolta sotto la guida del professor Andrea Canova, ha preso le mosse proprio dai volumi postillati di Franca Brambilla Ageno conservati nella biblioteca dell’Università». Dalla lingua italiana a quella un po’ più ostica della matematica e della fisica studiata da Sara Tomasoni, la quale dopo aver conseguito una laurea triennale in Fisica e una magistrale in Matematica nella sede di Brescia e ora è dottoranda al Politecnico di Milano, dove con il professor Edie Miglio sta studiando modelli e simulazioni numeriche di geologia e idrodinamica. Sara sta anche studiando un modello matematico per prevedere come reagirà il lago di Garda al cambiamento climatico. Marco Dotti, dottorando in Storia economica, ha raccontato invece delle pratiche e dei linguaggi usati dalla finanza durante il periodo dell’ancien règime.
Parlare tedesco? Decisamente una marcia in più prechen Sie Deutsch? Parla tedesco?? È una delle domande più frequenti che ricorrono nei colloqui di lavoro. Una carta da giocare per essere ancor più competitivi e appetibili in ambito professionale, un’opportunità di crescita culturale non indifferente. Di tutto questo e di molto altro si è parlato lo scorso dicembre in occasione della prima Tischrunde, tavola rotonda, dal titolo Deutsch im Beruf, f ideata e organizzata da Alessandra Lombardi, docente di Linguistica tedesca, per creare un momento di scambio e confronto tra studenti e laureati in tedesco
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della sede. All’incontro hanno preso parte Eleonora Franchi, Alice Zinesii e Marta Coppini, tre giovani laureate della nostra Università, che, grazie alla conoscenza della lingua tedesca, si sono inserite in diversi contesti lavorativi: l’insegnamento e la formazione linguistica, la promozione turistica nel web e il mondo aziendale. Dalle loro parole è emerso chiaramente quanto sia stata importante la preparazione ricevuta tra i banchi della Cattolica. Nel corso della carriera lavorativa, le tre laureate hanno fatto del tedesco la loro marcia in più, impiegandolo professionalmente come risorsa
in grado di soddisfare le esigenze di committenti e datori di lavoro, che, soprattutto in questi tempi, esprimono la necessità di avere nella propria squadra persone altamente qualificate che sappiano confrontarsi con popoli e culture magari vicini geograficamente, ma abbastanza distanti dal punto di vista della mentalità e dello stile di vita. Durante la tavola rotonda, è stata inoltre presentata la pagina Facebook Laureati Tedesco UCBS, realizzata dai tutor Francesca Mainoldii e Nicola Bonini: un ambiente virtuale in cui studenti e laureati possono fare rete,
condividendo notizie e restando aggiornati su eventi e iniziative che li possano interessare, in una prospettiva di crescita reciproca che vada al di là degli anni universitari e che possa concretamente favorire lo scambio e la diffusione di esperienze tra l’Università e ciò che attende gli studenti in futuro.
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brescia
Dall’India per studiare le proprietà ottiche rriva dall’Indian Institute of Tecnology (IITs) di Kharagpur, uno dei miglior centri di ricerca dell’India. Il professor Prasanda Kumar Datta per sei mesi lavorerà al Centro di ricerca I-Lamp di Brescia. In particolare, continuerà i suoi studi sulla spettroscopia ottica nel laboratorio Ulysses (Ultrafast LaboratorY for innova-
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tive SpectroScopiES) con il professor Gabriele Ferrini e i fisici Claudio Giannettii e Francesco Banfi. Il professor Datta è responsabile scientifico di un protocollo d’intesa siglato con l’Università Cattolica, che prevede l’insegnamento in lingua inglese di Ottica non lineare e in futuro scambi di studenti e professori con l’Istituto di Tecnologia indiano.
Interscambio didattico di studenti fra Spagna e Italia
lanca Ramirez, Alvaro Gamarra, Cristina Tierra, Jaime Ruiz, Elena Gonzales, Javier Mojarrieta sono sei studenti della Pontifi-
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cia Università Comillas di Madrid che hanno svolto 5 settimane di tirocinio presso l’Istituto Comprensivo Brescia sud 3 Scuola Rinaldini. Lo scambio degli stu-
denti tirocinanti tra Madrid e l’Università Cattolica di Brescia -Laurea in Scienze della formazione primaria - costituisce il frutto maturo del progetto Comenius Regio lanciato ormai qualche anno fa dall’Ateneo del Sacro Cuore. Nei prossimi mesi, altre due studentesse iscritte a Scienze della formazione primaria, Noemi Cicognini e Nadia Tonon si recheranno a Madrid per svolgere un’esperienza di tirocinio presso il Colegio Garcia Lorca di Alcobendas Madrid.
Shoah, in mostra disegni e parole dei sopravvissuti
a mostra Shoah: voci e silenzi della memoria ha ricordato, attraverso fotografie, disegni, volti e parole, scritte dopo la liberazione, coloro che sono sopravvissuti allo sterminio.
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L’esposizione ha dato spazio alla fatica e al dolore di coloro che sono tornati e hanno provato a rendere, spesso dopo un lungo e angoscioso silenzio, la loro testimonianza. La mostra, promossa dall’Archivio storico della resistenza bresciana e dell’età contemporanea, dalla biblioteca Marcolini e dalla facoltà di Scienze della formazione – aperta dal 25 gennaio al 6 febbraio 2016 nel corridoio Montini della sede di Brescia dell’Ateneo – ha affrontato il tema della memoria, dei suoi limiti e della sua complessità, insieme al racconto delle vicende del lungo e faticoso ritorno a casa dei sopravvissuti dopo la liberazione dai Lager, che coincise con un lento e dolente ritorno alla vita.
Un master per conciliare sviluppo umano e ambiente Alta Scuola per l’ambiente ha promosso tre incontri per approfondire le linee guida del master in Sviluppo umano e ambiente. Il primo incontro ha avuto un approccio pedagogico e ha visto la partecipazione di docenti appartenenti al gruppo di pedagogia dell’ambiente. Durante la seconda giornata si sono alternati pedagogisti, professionisti
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e ex studenti del master. L’ingegnere Alessio di Bellaa e l’imprenditore Francesco Girardii hanno scelto di frequentare il master per vedere il problema ambientale da prospettive diverse, mentre il fisico ambientale Marina Bettii lo ha fatto per ampliare i propri orizzonti. Per tutti è stato un percorso di conoscenza a livello personale, assicura il ricercatore Andrea Travers.
ACCORDO
A2A e Università insieme per una cultura dell’ambiente
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romuovere iniziative di divulgazione sui temi dell’innovazione e dell’ecosostenibilità e favorire lo sviluppo di una cultura diffusa riguardo all’energia g g e all’ambiente. È l’obiettivo dell’accordo di collaborazione firmato tra A2A, Università Cattolica e l’Università degli Studi di Brescia, presentato lo scorso 12 febbraio a palazzo Loggia. «Nello specifico – spiega Giovanni Valotti, presidente della multiutility lombarda – la collaborazione con le due università bresciane è finalizzata a realizzare un’approfondita indagine sulla popolazione dell’area bresciana per individuarne le esigenze e le aspettative in campo ambientale. In particolare i ricercatori saranno chiamati a esplorare e documentare le best practices delle tecnologie e dei processi relativi alla trasformazione dei materiali di scarto e dei sistemi di gestione e trattamento dei rifiuti urbani, mettendole in relazione comparativa con le soluzioni adottate da A2A». Con questo accordo si ampliano i rapporti di collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia e l’Università Cattolica, sostenendo le migliori tesi di laurea a progetti di ricerca e di dottorato sull’innovazione. Nell’ambito dell’intesa saranno organizzati eventi di natura scientifica, come seminari e workshop, sul tema energetico/ambientale destinati a un pubblico specializzato, anche a livello internazionale, nonché eventi divulgativi per un pubblico locale. Il professor Mario Taccolini, delegato dal Rettore a rappresentare la sede, ha commentato che «questa iniziativa molto significativa risponde a una responsabilità sociale del nostro Ateneo; condividere questo progetto significa formare e rendere partecipi le nuove generazioni».
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Al Dies Academicus la lezione di Tito Boeri e immatricolazioni a Piacenza sono in costante crescita: si è infatti passati dalle 671 matricole del 2009/10 alle 1.054 matricole dell’anno accademico in corso. Gli iscritti sono oggi 2.861, e si tratta di studenti che provengono da quasi tutte le regioni italiane, oltre che dall’estero. L’annuncio è stato dato dal rettore Franco Anelli in occasione del Dies Academicus che si è tenuto presso la sede piacentina il 22 febbraio scorso, dopo la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Gianni Ambrosio. La sede piacentina si caratterizza per una decisa apertura alla dimensione internazionale. Nello scorso anno accademico gli studenti provenienti dall’estero per partecipare a periodi di studio e a progetti internazionali di ricerca e stage sono stati 117, mentre i nostri studenti che hanno partecipato a progetti di studio e stage all’estero sono stati 262. Dato incoraggiante è la soddisfazione dei laureati (negli anni 2012-2014 è del 90,1%) che a un anno dalla laurea magistrale, trovano lavoro nel 76,7%
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dei laureati (a tre anni nel 93,2% dei casi). Dopo i saluti introduttivi, il professor Anelli ha rivolto un particolare ringraziamento a Tito Boeri, presidente dell’INPS, per avere accettato l’invito a tenere la sua lectio durante la cerimonia accademica. «La scelta di discutere di pensioni in un luogo in cui si preparano giovani che ancora devono iniziare la loro carriera professionale sfiora apparentemente l’ossimoro. – ha detto il Rettore – Ma la realtà è che se si vuole parlare di pensioni è proprio quella dei giovani la questione ineludibile; questione che si lega, indissolubile, alla configurazione dello stato sociale, del suo assetto attuale, delle ragioni storiche che lo hanno determinato, della sua indispensabile evoluzione». «La generazione tuttora in pensione gode di un oggettivo vantaggio nei confronti delle generazioni più giovani. Questo si traduce in una incapacità delle giovani generazioni di assumere la guida del rinnovamento della società in cui vivono» ha fatto presente inoltre il professor
Anelli, sottolineando in p particolar modo che «È qui che entra in gioco il ruolo delle università. L’università è chiamata a ricostruire percorsi interpretativi ed elaborativi fondamentali per costruire una società giusta». Tito Boeri ha invece esordito nella sua lezione magistrale g affermando che «È bene che i giovani si interessino alla loro situazione contributiva fin dal primo ingresso nel mondo del lavoro ed è bene che tutta la popolazione sia maggiormente responsabilizzata, ma è anche giusto rassicurare le nuove generazioni sul sistema pensionistico. I giovani stiano tranquilli:
la pensione ce l’avranno. Deve aumentare la consapevolezza finanziaria, il senso di responsabilità: siamo entrati in un sistema pensionistico contributivo e di conseguenza contano tantissimo i contributi che vengono versati nei primi anni della carriera lavorativa». Significativi anche gli interventi di Francesco Rolleri, presidente dell’EPIS e della Provincia di Piacenza e del sindaco Paolo Dosi. Rolleri ha evidenziato come, in un momento di crisi, sia fondamentale l’investimento in cultura e come la Cattolica di Piacenza ne sia il presidio con corsi di eccellenza.
Cremona Food-LAB, l’agroalimentare “emblematico” o scorso 22 febbraio si è tenuto presso la sede di Cremona dell’Università Cattolica il Dies Academicus. Alla presenza di docenti, rappresentanti delle istituzioni e di un folto pubblico che ha gremito l’aula Magna, la cerimonia è stata l’occasione per mettere in luce i punti di forza di una Sede che si sta distinguendo per una spiccata vocazione internazionale. Due i corsi di laurea triennale, in Scienze e tecnologie alimentari e in Economia aziendale, e un master di II livello in Management agro-alimentare, della Smea. Inoltre un corso di laurea magistrale in Agricultural and food economics impartito interamente in lingua inglese e frequentato per il 12% da studenti stranieri. Le immatricolazioni sono in costante crescita ed il numero di laureati e diplomati ha raggiunto quota 1.908. 9 È questo il bilancio tracciato dal rettore Franco Anellii nel suo discorso introduttivo indicando anche gli obiettivi da raggiungere nel futuro prossimo. Tra le iniziative il progetto Cremona Food-LAB, sostenuto in particolare dalla Fondazione Cariplo nell’ambito del pia-
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no “Interventi Emblematici”. «Si tratta di un progetto triennale che ha lo scopo di radicare università e laboratori di ricerca sul territorio attraverso la creazione di un polo di ricerca e servizi per le imprese nel settore agro alimentare – ha detto il professor Anelli – Il “Distretto del dolce e del latte” coinvolgerà entrambe le Facoltà presenti». Il Rettore ha anche ricordato che fin dalla sua nascita, la sede di Cremona si è sempre dedicata in modo proficuo all’attività di ricerca e ne sono testimonianza i tre centri presenti: il Cersi, l’Osservatorio sul mercato lattiero-caseario e il Centro Ricerche Biotecnologiche. È
stata di recente rinnovata la convenzione con il Comune di Cremona e la regione Lombardia per la Smea, con validità sino al 2017, ed è in corso una collaborazione tra la facoltà di Economia e Giurisprudenza con la Vanoli Basket. Ospite d’onore alla cerimonia Giuseppe Guzzetti, presidente della Fondazione Cariplo, che con la sua lezione dal titolo Ricerca e trasferimento della conoscenza nel settore agro-alimentare, ha voluto mettere in risalto in particolare il sostegno della Fondazione alla Cattolica di Cremona. Significativo anche l’intervento del sindaco Gianluca Galimbertii che ha definito l’università «una porta spalancata sul mondo». Il sindaco ha inoltre ringraziato la Cattolica per la sua presenza “non scontata” a Cremona frutto della perfetta intesa con i docenti. Al Dies sono intervenuti per i saluti anche il presidente della Provincia Carlo Vezzini ed il presidente della Camera di Commercio di Cremona Gian Domenico Auricchio. La cerimonia si è poi conclusa con la tradizionale foto di gruppo con i laureati e con i diplomati del master Smea. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Banche: più chiarezza nelle governance a governance delle banche è, e continuerà ad essere, al centro dell’attività delle autorità che vigilano sul corretto funzionamento delle banche. È quanto emerso durante il convegno Quale governance per le banche?? organizzato dalla facoltà di Economia e Giurisprudenza e che si è svolto il 9 febbraio nella sede di Piacenza dell’Università Cattolica. In particolare, Djamel Bouzemarene, dell’Autorità Bancaria Europea ha anticipato le linee di fondo delle nuove regole che, in attuazione di quanto previsto dalla direttiva europea in materia, fisseranno i requisiti e i criteri richiesti ai componenti dei consigli di amministrazione delle banche. A differenza di quanto finora accaduto, essi avranno una portata più ampia e comprenderanno, tra l’altro, anche aspetti concernenti la correttezza nei rapporti con le autorità e l’indipendenza di spirito richiesta ai consiglieri. Anche Gianmaria Marano o di Banca d’Italia, ha ribadito l’attenzione prestata dalla regolamentazione italiana alla composizione dei board delle banche, oggi ulteriormente enfatizzata dal potere dell’autorità di vigilanza di rimuovere uno o più consiglieri. Inoltre, ha anticipato che il prossimo step della rego-
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lamentazione in materia di governance delle banche avrà per oggetto i criteri per valutare l’effettiva idoneità dei componenti a fare parte del board e la complessiva attitudine del consiglio a svolgere efficacemente i propri compiti. Al riguardo, è stato più volte puntualizzato che la regolamentazione bancaria internazionale richiede ai consigli di amministrazione di individuare e valutare correttamente i rischi ai quali la banca è esposta e di controllare nel continuo l’effettivo andamento della società. «La governance bancaria ha caratteristiche peculiari e rilevanza crescente – ha sottolineato il professor Claudio Frigeni – e pertanto si sta delineando un’attività di vigilanza prudenziale che fa perno non più soltanto sul capitale ma anche sulla governance». La professoressa Antonella Sciarrone, ha infine rilevato che il sistema tradizionale, poco presente in Europa dove prevale il sistema monistico, ma prevalente in Italia, stante il ruolo che nello stesso viene riservato al collegio sindacale, appare meno adatto a rispondere nel continuo al controllo dei rischi. Secondo il professor Guido Ferrarini dell’Università di Genova il sistema monisti-
co, recentemente venuto alla ribalta dopo la scelta di Intesa Sanpaolo di orientarsi verso la sua adozione, nella disciplina secondaria del nostro Paese si discosta dal modello puro avvicinandosi al tradizionale.
POLO DI LODI
PTP-Science Park, Ajmone è il nuovo presidente
Capitan Zanetti diventa professore ate tutto con passione, determinazione e senso di responsabilità. Questo l’incoraggiamento dato dallo storico capitano dell’Inter e della nazionale Argentina, ora vicepresidente della società i nerazzurra,Javier Zanettiche ha partecipato all’incontro dal titolo Come nasce un team leaderr organizzato nel campus di Piacenza insieme al Gruppo Giovani industriali della città. In un’aula stipata da almeno cinquecento studenti, Zanetti ha risposto a una raffica di domande sulla sua vita personale e quella sportiva. Il professor Daniele Fornari della facoltà di Economia e Giurisprudenza, moderatore dell’incontro, nella presentazione ne ha sottolineato «i valori che hanno caratterizzato la sua vita di uomo e di sportivo ed in particolare il profondo senso di solidarietà». «Ho avuto la fortuna – ha detto Zanetti – di arrivare al calcio italiano, che mi sembrava lontanissimo.Sogna-
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N vo questa possibilità e mi è arrivata quando non me l’aspettavo. Ero in Sudafrica con la Nazionale giovanile per un’amichevole. Passarella mi disse che l’Inter mi voleva. Tornai in Argentina e cambiò la mia vita: dovetti lasciare la mia terra, la famiglia e la fidanzata Paula, poi diventata mia moglie. Mi chiedevo se fossi pronto per un’esperienza del genere, là giocavo in una piccola squadra. Avevo dubbi ma sapevo che era la mia opportunità». «Sono cresciuto così – ha aggiunto – portando rispetto a tutti. E comportandosi così mi hanno sempre rispettato.
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La cosa più importante nella vita e nella professione è ciò che lasci come persona. Al successo non si arriva da soli. Per costruire una squadra vincente c’è bisogno di tutti. Nell’Inter eravamo calciatori di paesi e religioni diverse, ma entravano in campo con una sola maglia e lottavamo per quella». Alla domanda di uno studente «Immagini di essere il capitano della squadra di noi studenti, dica una parola per motivarci a superare un esame» il capitano neroazzurro ha risposto prontamente: «La prima cosa che vi chiederei è se avete studiato».
ominato il comitato scientifico del PTP-Science Park di Lodi, per gli anni 2016-2020: presidente sarà Paolo Ajmone Marsan, professore di Miglioramento genetico animale e direttore dell’Istituto di Zootecnica e del Centro di Ricerca Nutrigenomica e Proteomica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza. «Una nomina che si colloca nel solco dell’ottima esperienza di collaborazione scientifica che la nostra facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali ha sviluppato in questi anni con il Parco Scientifico tecnologico, attraverso progetti di ricerca nazionali ed europei» sottolinea il professor Ajmone specificando che «il principale compito a cui sarò chiamato, insieme agli altri membri del Comitato, è quello di dare nel prossimo quadriennio un indirizzo scientifico alla ricerca e allo sviluppo del Parco. Soprattutto punteremo ad approfondire i valori di un Centro interamente dedicato all’innovazione e alla ricerca utile, sostenibile e innovativa nel campo delle scienze della vita e della bioeconomia».
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Il marketingg attraverso lo sport: p l’importanza degli sponsor a Km zero i è svolta presso Cobox di Cremona, avamposto del Polo tecnologico della città concepito come spazio di coworking, l’ultima fase del progetto di marketing sportivo Web Basket 2.0, condotto dalla sede di Cremona dell’Università Cattolica con Vanoli Basket Cremona. Gli studenti dell’Ateneo, divisi in 11 gruppi, hanno compiuto nel primo semestre uno studio sulla comunicazione digitale della squadra cestistica cremonese in rapporto ad altre società di Lega Basket Serie A Beko e di alcune compagini di Serie A2 Lnp. Un progetto inserito nel corso di Marketing tenuto dal professor Roberto Nelli, svolto con i ragazzi della facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede cremonese, con la supervisione del professor Fabio Antoldi. A “battezzare” l’inizio del lavoro degli studenti una lezione, tenuta lo scorso 13 ottobre, da Michele Mondoni, marketing manager e responsabile eventi e comunicazione della Vanoli Basket Cremona per conto di Sapiens Lavoro Spa. Proprio al dirigente della società cestistica, insieme ad altri manager e professionisti del settore, è toccato valutare anche il lavoro finale dei ragazzi e decretare il migliore. Gli 11 gruppi di lavoro hanno presentato il frutto delle loro analisi, descrivendo quali società mostrano le best practices della comunicazione digitale, esponendo le attività più innovative e suggerendo possibili azioni di marketing per rendere efficace la loro presenza sulla rete. A tutti gli studenti è apparsa chiara una caratteristica fondamenta-
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DOUBLE DEGREE
Cerimonia e lancio del tocco per 53 laureati
C le dei club italiani: lo stretto legame con le realtà imprenditoriali locali. «Tutte le squadre sono molto “sentite” come espressione del loro territorio – commenta il professor Nelli –. Per questo motivo anche gli sponsor locali investono molto per associare il loro nome a quello del team. Non solo quello principale, che poi dà effettivamente il nome alla squadra, ma anche altri sponsor minori che comunque si legano alle attività della società. In questo modo si viene a creare un vero e proprio network tra le imprese locali, in grado di fornire proposte valide agli abbonati ma anche a tutti i tifosi in generale». Ma in un mondo, anche sportivo, sempre più globalizzato, le sponsorizzazioni “a chilometro zero” possono avere un futuro? Secondo Roberto Nelli sì in quanto «giocando in Eurolega o in altre manifestazioni internazionali si può dare ancora più visibilità a un brand locale, a cui magari può in un secondo momento affiancarsi un’azienda ancora più celebre e quindi più ricca. E questo non può che fare bene a una società sportiva».
on una cerimonia in stile anglosassone, conclusasi con il tradizionale lancio del tocco, 53 laureati dell’anno accademico 2014/15 del Double Degree piacentino hanno ricevuto il diploma. Trentasette laureandi italiani che sono andati a studiare per un periodo all’estero e diciotto laureandi di altri Paesi giunti a Piacenza per completare i loro studi (di cui un olandese, sette francesi e dieci tedeschi) sono stati proclamati dalla commissione di docenti e dalla preside di Facoltà Anna Maria Fellegaraa dottori in Economia aziendale, percorso Management internazionale. Significativi gli interventi delle laureande Beatrice Ferrari e Anna Tranquilli, che hanno vissuto un’esperienza di studio all’estero e di Sonja Wiessmann, studentessa tedesca che sta trascorrendo invece i due anni di studio in Italia, alla Cattolica di Piacenza. Con l’occasione si è celebrato il decimo anno del Double Degree della Cattolica di Piacenza e si è festeggiato l’ingresso tra le università partner (che diventano così otto) della statunitense Elon University, Martha and Spencer Love School of Business, Elon, North Carolina.
Lo spin off fa gola alla multinazionale a loro è una storia di successo tutta al femminile, compresa tra il lancio del primo spin off dell’Università Cattolica e la cessione alla multinazionale farmaceutica Hanmipharm Pharmaceuticals di una quota di quella che nel frattempo è diventata una vera e propria impresa. Tutto ha origine dieci anni fa quando Marina Elli, Daniela Cattivelli, Sara Soldi ed Elena Bessi (che nel 2010 ha lasciato per motivi personali), quattro giovani neolaureate in Scienze agrarie della sede di Piacenza dell’Ateneo, danno vita, con il sostegno della Fa-
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coltà e della sede piacentina, allo spin off Advanced Analytical Technologies (Aat). Aat opera principalmente su tre aree: il servizio di controllo, qualità, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti per le aziende alimentari e farmaceutiche, insieme al servizio studi clinici e di isolamento dei batteri di proprietà. Tutti settori che la Aat conta di sviluppare sempre di più infuturo. La multinazionale coreana Hanmipharm Pharmaceuticals, interessata alle attività sui probiotici, in particolare sulla microflora dei bambini, sui cui vorrebbe sviluppare
prodotti destinati a questo specifico target, ha chiesto, ottenuto e acquisito oggi il 30% dell’azienda specializzata in biotecnologie molecolari. Ma l’impresa resta però saldamente nelle mani delle giovani ricercatrici/imprenditrici che mantengono ciascuna il 17% delle quote mentre un 10% rimane all’Università Cattolica. A fronte di molti giovani neolaureati che decidono di lasciare l’Italia, la storia e il successo di Aat è la riprova che un p percorso diverso è possibile. «È innegabile: riuscire in Italia, soprattut-
to in determinati settori, è molto più difficile – spiegano le fondatrici dello spin off –. Noi siamo state anche molto fortunate, in quanto abbiamo incontrato persone disposte a investire su di noi e a prendersi un rischio, come ha fatto il professor Lorenzo Morelli con noi. In ogni caso, l’esperienza all’estero è consigliabile, indipendentemente dal fatto che si scelga di lavorare in Italia o fuori».
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Lo spin off Horta sbanca l’Europa con vite.net
o spin off Horta ha vinto il concorso internazionale, bandito dalla Piattaforma Europea per il Bio-
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logico-TP Organics, aggiudicandosi il primo premio per le tecnologie innovative nella gestione delle avversità in agricoltura biologica
con il progetto vite.net® Si tratta di un servizio di web assistance, selezionato tra circa trenta altre proposte innovative provenienti da tutta Europa. « Uno strumento che rende facilmente fruibili agli utilizzatori finali risultati scientifici complessi» ha fatto presente Sara Elisabetta Legler, dottore Agrisystem e oggi responsabile ricerca e sviluppo nel settore viticolo presso Horta.
Welfare: alla prova del nuovo riccometro n tema su cui regna tuttora molta confusione. E per fare chiarezza sul nuovo ISEE Alessandro Candido, assegnista di ricerca dell’Università Cattolica di Piacenza, sotto la direzione scientifica di Paolo Sabbioni, docente di Istituzioni di diritto pubblico, ha organizzato presso l’Auditorium Mazzocchi del campus piacentino il convegno Quale futuro per i diritti sociali? Utenti, famiglie e amministrazioni alla prova del nuovo Isee.
Oltre centocinquanta i presenti all’incontro, un folto e attento pubblico in cerca di informazioni riguardo un argomento caldo per cittadini e istituzioni. Era presente
anche Maria Cecilia Guerra, senatrice della Repubblica, che nell’ambito del governo Letta ha contribuito in modo determinante alla riforma organica dell’ISEE.
Progetto Mentorship: consigli personalizzati l progetto Mentorship – un mentore per ogni studente per maturare professionalmente e sviluppare una rete di relazioni efficace con professionisti – ha preso il via lo scorso gennaio alla Cattolica di Piacenza. Dopo la presentazione dei mentor e delle loro rispettive aziende e responsabilità, attraverso lo “speed match”, mentor e mentee si sono incontrati e presentati. Al termine dello speed matching si è proceduto con la assegnazione formale mentor-mentee. Nato dall’iniziativa delle professoresse Franca Cantonii ed Elena Zuffa-
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daa – nell’ambito del profilo della laurea magistrale in General Management – il progetto rende possibile il confronto non occasionale tra studente, il mentee, e un professionista, il mentor, per un periodo di almeno 6 mesi, durante il quale ogni studente avrà il compito di impostare con il mentor il proprio percorso di crescita. Il progetto, che gode del supporto di un nucleo di laureati della sede piacentina dell’Ateneo attualmente impegnati in ruoli di grande responsabilità, si chiuderà a metà luglio con il mentorship day.
SIB: se l’investimento è ad impatto sociale inanziare progetti di pubblica utilità in epoca di spending review si può. «I Social Impact Bond (SIB), sono strumenti finanziari già utilizzati in USA e Regno Unito, per sostenere attività con finalità sociali, come l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate o gli interventi educativi per ridurre comportamenti recidivi nella criminalità minorile» ha spiegato il professor Alfonso Del Giudice, esperto di fi-
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nanza d’impatto sociale in Cattolica, durante una lezione aperta organizzata nell’ambito delle attività didattiche dell’Executive Master MIPA. «Esiste uno spazio enorme, anzitutto culturale, poi anche “di mercato”, per una imprenditoria innovativa, sociale, e di impatto, oltre che per creare relazioni collaborative virtuose tra privato profit e non profit e sistema pubblico» ha precisato inoltre la professoressa Elena Zuffada, promotrice dell’evento.
INCONTRO
Caselli: l’importanza di sinergie tra imprese agricole e università
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Assessore all’agricoltura, caccia e pesca della regione Emilia-Romagna Simona Caselli (nella foto) ha incontrato nei giorni scorsi il Preside e i docenti della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica di Piacenza. Ricerca e innovazione sono le parole chiave dell’attività di una Facoltà che da oltre 60 anni si impone come punto di riferimento internazionale su numerose tematiche legate al settore agrario, alla food safety e alla food security. E lo fa attraverso 2 Dipartimenti, 5 Istituti e 10 Centri di ricerca. Per due di essi è in corso l’accreditamento presso ASTER (Laboratori di ricerca industriale e Centri per l’innovazione della Rete Alta Tecnologia dell’Emilia-Romagna): BioDNA – Centro di Ricerca sulla Biodiversità e sul DNA antico e CRAST – Centro ricerca Analisi geospaziale e telerilevamento. «Stiamo ragionando in Regione su come lavorare in merito alla ricerca in agricoltura g – ha sottolineato l’assessore Caselli –. È un momento molto vivace, sia per il tema dell’agricoltura di precisione, e qui in Cattolica voi avete molto da dire su questo, sia in generale: stiamo mettendo a bando i primi 12 dei 50 milioni messi nel piano di sviluppo rurale sui gruppi operativi per l’innovazione. Conta molto realizzare una relazione forte tra l’impresa agricola, soggetto destinatario del trasferimento tecnologico finale, e gli enti di ricerca e le università». Il preside della Facoltà Lorenzo Morelli (nella foto), che ha guidato l’assessore Caselli nella visita dei centri di ricerca e del laboratorio di Microscopia elettronica della sede, ha sottolineato come si sia trattato di un incontro che ha dimostrato la centralità della ricerca piacentina nel sistema agro-alimentare regionale.
educatt
CollegialMente g ggreen, un p progetto g per l’educazione alla sostenibilità formali/motivati per progettare/realizzare azioni conseguenti. Informazioni sul percorso all’indirizzo www.educatt.it/collegi/ collegialmentegreen.
IN BREVE
L’offerta di EDUCatt è sempre più social
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Risvolti sostenibili per Collegi Ecofriendly di Maria Villano a diversi anni la fondazione per il Diritto allo Studio è al lavoro per creare una “rete” di cultura responsabile a livello personale e istituzionale orientata verso un’educazione alla sostenibilità. La prima campagna EDUCatt espressamente diretta all’educazione alla sostenibilità e rivolta agli studenti dei collegi è stata Collegio virtuoso, avviata nel 2008-2009 e successivamente evoluta in Collegiovirtuoso. net. Proprio in continuità con questo percorso EDUCatt, in collaborazione con ASA – Alta Scuola per l’Ambiente diretta dal professor Pierluigi Malavasi, struttura d’eccellenza nella ricerca e nella didattica sulle problematiche ambientali e sulle connesse trasformazioni economiche, sociali e culturali in atto – ha elaborato un progetto pilota di approfondimento e condivisione delle principali tematiche relative all’ampio argomento della sostenibilità. Il percorso coinvolge in prima battuta la Residenza “Buonarroti” di Milano e il collegio “Sant’Isidoro” di Piacenza, due realtà residenziali individuate per questa prima
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fase perché, anche grazie agli spazi comuni di cui dispongono e alla quantità e tipologia di ospiti, permetteranno uno scambio efficace e la possibilità di momenti comuni, siano essi lectiones, confronti tra studenti, laboratori. Le attività previste si basano sulla forte considerazione del ruolo rivestito dai comportamenti che ogni singola persona può mettere in atto, partendo proprio da quanto già è stato sviluppato all’interno delle due residenze, dai percorsi che sono già stati delineati, dalle azioni cui già concretamente viene richiamata l’intera comunità residenziale presente nelle due strutture. I contenuti principali che saranno trattati all’interno del percorso si possono ricondurre a due macro aree: Consumi energetici e cibo, nell’ottica di una riduzione degli sprechi e degli scarti, e Turismo sostenibile, data la natura ricettiva e ospitante delle due residenze. La ricaduta economica, inoltre, inevitabilmente legata al concetto di sostenibilità, potrà portare benefici sia direttamente per gli studenti residenti nelle due comunità sia per la gestione delle residenze stesse. Il percorso, già in avvio dal mese di gennaio, è molto ricco e articolato e prevede lezioni frontali, lezioni laboratoriali, role play, case history, attivazione di gruppi in-
a sempre concentrata a mantenere vivo il dialogo con i propri stakeholder – studenti e docenti, ma anche personale tecnico-amministrativo dell’Ateneo – la fondazione per il Diritto allo Studio continua il suo lavoro di potenziamento degli strumenti di interazione. La novità più importante riguarda ora il canale twitter (@EDUCattUC) che, tradizionalmente riservato dall’Ente al servizio librario e alle comunicazioni relative alla distribuzione dei titoli adottati nei corsi, a partire dal mese di febbraio ha ampliato i suoi ambiti di competenza ed è diventato una piattaforma aperta a tutta l’offerta di EDUCatt. La Fondazione è, come in precedenza, ma con l’obiettivo di una interazione e una propositività maggiori, anche su Facebook (@EDUCatt), piattaforma sulla quale esiste anche un profilo ad hoc per i collegi (@Collegi.Universita. Cattolica).
Una nuova linea grafica per la comunicazione
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l buon funzionamento di un servizio al pubblico passa anche attraverso una comunicazione efficace. A questa regola cerca di obbedire anche EDUCatt che ha avviato una estesa operazione di restyling di tutta la segnaletica e la comunicazione dei suoi servizi e delle sue attività in tutte le sedi (Milano, Brescia, Piacenza e Roma), e che adesso associa anche un colore a ogni servizio attraverso una grafica nuova, giovane e immediata. L’obiettivo è anche quello di rendere il più possibile uniformi, oltre che la qualità e la varietà dei servizi offerti, anche gli strumenti di interazione e comunicazione con i propri utenti su tutte le sedi, pur nel rispetto delle specificità di ciascuna. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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Viaggi gg e turismo culturale: con CTS vantaggi e nuove opportunità per gli studenti l nuovo progetto di EDUCatt su viaggi e turismo culturale si inaugura con l’apertura a Roma di un nuovo servizio per gli studenti nel campus di Largo Francesco Vito. In linea con la propria mission, infatti, l’Ente per il Diritto allo Studio ha pensato e riformulato un nuovo concept per i progetti di formazione e aggregazione all’estero, strutturando una proposta a misura di studente. Attraverso la partnership con CTS – Centro Turistico Studentesco e Giovanile – a partire dal 23 febbraio presso la sede della Fondazione per il Diritto allo Studio (Collegio Nuovo Joanneum) è attivo un nuovo sportello dedicato, che offre opportunità relative a viaggi e ambiente: tariffe esclusive per studenti, biglietteria aerea, navale e ferroviaria, possibilità di prenotare viaggi last minute, prenotazioni di hotel e altre strutture, viaggi e tour individuali e di gruppo, escursioni e visite guidate, possibilità
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di autonoleggio e assicurazioni di viaggio oltre alla possibilità di scegliere corsi di lingua all’estero e di iscriversi a programmi di Internship e Au pair. Questa, per ora, l’offerta del nuovo servizio, che andrà certamente a incrementarsi nei prossimi mesi e raggiungerà anche le altre sedi della Fondazione (Piacenza, Brescia), con l’obiettivo di offrire agli studenti sempre più opportunità di formarsi anche attraverso esperienze all’estero e a contatto con culture diverse da quella d’origine, nella convinzione che la cultura e la crescita della persona siano sempre più connesse alla capacità di dialogare e interagire in prospettiva globale. Per informazioni sull’offerta romana è possibile scrivere a info.rm.dsu@ educatt.it; le informazioni sul servizio sono disponibili all’indirizzo www. educatt.it/viaggi.
IN BREVE
Anche a Roma il servizio di Consulenza psicologica
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pre anche nel Campus universitario della sede romana (Collegio Nuovo Joanneum) il servizio di Consulenza Psicologica per gli studenti. Già attivo nelle sedi di Milano, Piacenza e Brescia, il nuovo progetto si basa sulla stretta collaborazione tra attività psicologica e sanitaria. Il servizio mette a disposizione degli studenti una consulenza clinica di alto livello che ha lo scopo di orientare le domande di aiuto in modo costruttivo, secondo un percorso articolato in cinque incontri, rinnovabili una sola volta durante l’iter universitario. A tutti gli studenti è naturalmente garantita la piena riservatezza sui contenuti emersi e sui dati personali. Info sull’offerta all’indirizzo www.educatt. it/centrosanitario.
COLLEGI
I cinquanta anni del Paolo VI
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l 27 febbraio si sono svolte le celebrazioni per i 50 anni del Collegio Paolo VI, il più giovane dei Collegi in campus della sede di Milano. Con una numerosissima partecipazione di allieve ed ex allieve del collegio, accompagnate dalle loro famiglie, il pomeriggio è trascorso in un’alternanza tra momenti di riflessione e di celebrazione nella suggestiva cornice della chiesa di S. Francesco al Fopponino. Dopo la rappresentazione allestita dalle studentesse del collegio intorno alle parole di Sant’Angela Merici, cui si sono alternate le testimonianze di alcune ex allieve del collegio, il pomeriggio è proseguito con la S. Messa – concelebrata da mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, mons. Carlo Ghidelli, Assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo dal 1986 al 2000 e da padre Marco Salvioli, assistente spirituale del collegio – e si è concluso con i saluti del professor Agostino Fusconi alla presenza di Antonella Sciarrone Alibrandi, attuale presidente di EDUCatt e prorettore dell’Ateneo.
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l’intervista
La bellezza di leggere E.T.A. Hoffmann a cura di Velania La Mendola mia figlia Mary, sperando che attraverso la bravura di questo scrittore del romanticismo tedesco riesca a scoprire la bellezza della lettura». Con questa dedica appassionata si apre il libro di Sandro M. Moraldo, professore di Lingua cultura e letteratura tedesca dell’Università Cattolica, E.T.A. Hoffmann. Vita e opera (vol. I Vita, romanzi, fiabe).
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Hoffmann, chi era costui? Un genio. È stato uno dei massimi rappresentanti del romanticismo tedesco. Con Heinrich Heine fu tra i pochissimi scrittori tedeschi ammirati in tutta Europa nel periodo che va da Goethe a Thomas Mann. Musicista, direttore d’orchestra, critico, magistrato, consigliere amministrativo, pittore, caricaturista, scrittore: io lo immagino in una taverna a scrivere di getto i suoi due romanzi-capolavoro, Gli elisir del diavolo e Il gatto Murr. Di cosa parlano? Diceva Gadamer che i grandi scrittori hanno un unico grande argomento, che viene poi analizzato e raccontato da ogni punto di vista. Quello di Hoffmann è la crisi dell’identità, che lui chiama duplicità dell’essere, rappresentata dalla doppia personalità dei suoi personaggi o dall’utilizzo dei sosia. Il gatto Murrr in più ha il fatto di essere un romanzo post-moderno: non ha una narrazione, ma sono due romanzi in uno, con un finale aperto. Parlando di sosia e di scissione dell’io vengono subito in mente Dostoevskij, Freud… Hoffmann fu ammirato e imitato in tutta Europa, da Baudelaire a Gogol, da Balzac a Herzen, da Dostoevskij a Puskin. Freud utilizza un racconto di Hoffmann, L’uomo della sabbia, che fa parte dei Notturni, nel saggio Das Unheimliche dove analizza la paura, «quella sorta di spaventoso che risale a quanto ci è noto da lungo tempo, a ciò che ci è familiare». Calvino ha scritto che la scoperta dell’inconscio è in questo racconto, quasi cent’anni prima della sua definizione teorica. Eppure non c’è solo il lato oscuro dell’uomo nella sua opera, stando anche a quanto scrive Magris che lo ha definito «il narra-
tore scapigliato di avventure ottocentesche e l’analizzatore dell’inconscio, l’umorista trascendentale e il sognatore delle fiabe». Verissimo, Claudio Magris è stato fondamentale nel rendere noto Hoffmann in Italia negli anni ’60. Oggi se ne parla troppo poco, tra l’altro questo scrittore amava l’Italia pur non avendola mai visitata, eppure ne descrive i luoghi come se li avesse visti… In generale l’Italia rappresenta il lato dionisiaco dei racconti, mentre la Germania è l’apollineo. A proposito dei racconti e delle fiabe, molti lo ricordano per Lo schiaccianoci. Certo, il racconto che è poi diventato il famoso balletto musicato da Cajkovskij. Non sempre però scrive fiabe classiche; Il vaso d’oro ad esempio è una fiaba dei tempi moderni che rivaluta sulla base del reale il fantastico: «tutto», scrive, «deve divenire magico e divertente entrando sfacciatamente nella vita quotidiana». C’è un suo quadro in cui la fantasia appare per consolare: trovo che sia eccezionale il significato che Hoffmann assegna al sogno. A chi non ha mai letto nulla di questo autore consiglio di iniziare proprio da Il vaso d’oro: l’incipit non è il classico “c’era una volta...”, anzi c’è una data ben precisa e protagonista è un goffo studente, Anselmo, che cade sotto il potere di un mondo fantastico nel momento in cui tra i rami di un sambuco vede tre serpentelli… Di cosa parlerà il secondo volume? Sarà dedicato ai racconti; nessuno dei due vuole essere uno studio di ricerca, ma uno strumento conoscitivo; non è una nuova interpretazione di Hoffmann, ma una rassegna critica per appassionare i lettori, soprattutto giovani studenti, a questo grande e poliedrico romantico.
Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), youtube (/vitaepensiero) e sul sito www.vitaepensiero.it
Dante nei testi degli ultimi Pontefici a cura di G. Frasso, M. Faldi vitaepensiero.it
LE RIVISTE VITA E PENSIERO
Aevum
ull’ultimo numero della rivista AeS vum, curata dalla facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica e
diretta da Gian Luca Potestà, è stato pubblicato un inedito di Clemente Rebora, scoperto da Roberto Cicala che ne ha scritto, insieme a Valerio Rossi, nel saggio L’attesa di Rebora. Fonti dei Canti anonimi e frammenti inediti a cavallo della Grande Guerra. La scoperta del cartiglio datato 25 ottobre 1930 svela un mistero sulla poesia più celebre e più controversa del poeta rosminiano, Dall’immaggine, dove proprio p p “l’immagine tesa” del primo verso è stata variamente interpretata in questi anni. Nel manoscritto ritroq vato, anticipato da Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera, Rebora stesso spiega a cosa si riferisce e, si legge nel saggio: «l’inedito dimostra ancora una volta che la scrittura di Rebora nascerebbe da un dato di realtà (la tenda su cui la luce proietta un’immagine), che non viene eluso o dimenticato ma trasfigurato». Nello stesso numero (3/2015) altri due saggi commentano documenti rinvenuti per la prima volta: Ada Grossi si sofferma su un carteggio gg g inedito di san Carlo Borromeo (datato 1578-79) nel saggio La Sindone e l’esorcismo di una calvinista; Maria Chiara Tarsi è invece l’autrice di Per il carteggio Beccadelli-Gualteruzzi: manoscritti e stampe, con un’appendice di lettere inedite. L’indice completo L p di questo q denso numero è disponibile online sul sito della rivista http://aevum.vitaepensiero.it dove sono acquistabili anche i singoli articoli.
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libri
Prometeo, un mito che non si spegne di Velania La Mendola ROMETEO è il Titano che la
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mitologia greca narra fu incatenato da Zeus alle rocce del Caucaso per aver osato donare agli uomini il sacro fuoco dell’Olimpo. Le innumerevoli metamorfosi di questo personaggio, dalla letteratura greca antica fino ai nostri giorni e in diverse forme d’arte, sono illustrate nell’ultimo numero di Aevum antiquum (n. 1213), la rivista di filologia classica edita da Vita e Pensiero, a cura di Maria Pia Pattoni. «Fra i personaggi che il mito greco ha trasmesso alla cultura occidentale nessuno possiede la versatilità di Prometeo», ci spiega la docente di Letteratura greca dell’Università Cattolica. «Ora dio filantropo, benefattore dell’umanità, patrono delle arti e delle scienze, ora invece responsabile dell’allontanamento del genere umano da uno stato di grazia iniziale; ora ribelle Lucifero, ora messianico salvatore». Per esempio per Marx è stato il primo martire dell’umanità, per Nietzsche l’ipostasi dello spirito ariano, «nel pullulare delle ideologie g del Novecento» – continua la grecista – «È passato da emblema della razza germanica che attende il suo liberatore Hitler-Ercole a simbolo della causa bolscevica per l’affrancamento dell’umanità dalla schiavitù grazie alla spartizione dei privilegi e dei beni materiali (il fuoco strappato agli dèi)». Le rifunzionalizzazioni del mito in chiave politica sono continuate in Europa anche dopo la fine dei totalitarismi. «Nei paesi satelliti», racconta la professoressa Pattoni «dopo la liberazione dal dominio sovietico, Prometeo è diventato icona della conquistata libertà: un esempio istruttivo del suo reimpiego in senso democratico-libertario è il monumento a Dneprodzerzhinsk, in Ucraina, che presenta fra loro accostati Prometeo, ancora con i ceppi ai polsi e alle caviglie, e la Libertà, in atto di reggere insieme la mitica fiaccola, a illuminare il mondo». 46
La maggior parte dei saggi contenuti su questo numero monografico della rivista affronta aree poco scandagliate o addirittura trascurate, «come la letteratura portoghese» ci spiega la curatrice: «rimasta esclusa dalle precedenti rassegne di studi sul mito, o la letteratura latina, da tutti finora liquidata con il pretesto dello scarso interesse dei poeti romani per la materia prometeica, oppure le recenti riscritture di George Ryga (1978), Henry Bauchau (1998), Elfriede Jelinek (2004), Kossi Efoui (2005), o ancora la sceneggiatura del film Prometheus di Tony Harrison (1998), in ampia parte inaccessibile a un pubblico non anglosassone». Un mito per tutte le arti, insomma, e non mancano tra queste la musica e le arti figurative: l’unico balletto composto da Ludwig van Beethoven s’intitola Le creature di Prometeo e diverse sono le trasposizioni figurative, dalle testimonianze archeologiche greco-romane, ai due pannelli dipinti da Piero di Cosimo intorno al 1510, al
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periodo simbolista con Gustave Moreau, Arnold Böcklin, Jean Delville etc., ma anche il Novecento, con Reinhold Begas, Giorgio De Chirico, Carlo Fontana, Oskar Kokoschka, Filippo Figari. Fa parte della ricca rassegna saggistica gg di Aevum antiquum q un inedito: «È la versione dei primi trecento versi del Prometeo incatenato che Shelley dettò alla moglie Mary», ci dice ancora la professoressa Pattoni, che fa notare altri punti di vista di rilievo quali: «le considerazioni metodologiche che Elizabeth Barrett Browning premise alla sua prima traduzione della tragedia eschilea; o anche il rapporto inesausto che Nietzsche intrattenne con questo mito fin dagli anni della sua adolescenza, oppure ancora le note esegetiche al testo eschileo da parte di Simon Weil, come pure, all’incirca negli stessi anni, le riflessioni di Albert Camus dal breve saggio Prométhée aux Enfers a L’homme révolté». L’intento delle ricerche è stato quello di elaborare nuove e convincenti chiavi di lettura che
partendo da un aggiornato status quaestionis e attraversando i secoli, da Esiodo a Boccaccio a Goethe, fino al Novecento, fossero in grado di offrire un quadro organico del mito. La fiamma di Prometeo non accenna quindi a spegnersi nell’immaginario della cultura occidentale, della quale ha riflesso spinte progressiste, involuzioni antirazionalistiche, aspirazioni totalitarie, istanze sociali. La rivista ha il suo sito web all’indirizzo: http://aevumantiquum.vitaepensiero.it.
libri Gabrio Forti, Claudia Mazzucato, Arianna Visconti (a cura di)
Giustizia e letteratura III Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 520 euro 32,00
l libro completa la trilogia che raccoglie i doni del ‘genio’ sapiente sprigionato dall’infinito universo delle storie raccontate; da quella ‘lampada’ meravigliosa della letteratura che, ‘strofinata’ dall’‘anello’ del diritto, genera sempre nuove risposte alla domanda di Giustizia che corre tra gli uomini: preziose per il giurista, non meno che per il letterato. La solida pedana da cui si è spiccato il volo è pur sempre quella, ormai tradizionale nelle università e nelle law schools di tutto il mondo, del Law and Literature Movement. Ma qui è il volo verso l’altro, verso l’oltre, che fa la differenza, che sa colmare il solco profondo che separa la fluidità senza confini della vita e la rigidità dell’ordine giuridico. Scrittori, critici letterari, esperti di comunicazione, filosofi e giuristi guidano il lettore lungo un itinerario di originalissima lettura di grandi capolavori della letteratura classica e moderna (da Dante a McCarthy, passando per Hugo, Dumas, Dickens e Stevenson), tra i quali ognuno può trovare la propria ‘giusta’ rotta nel mare del vivere insieme.
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Adriano Pessina
L’io insoddisfatto. Tra Prometeo e Dio Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 240 euro 18,00 (Transizioni)
artendo dal tema dell’io e della soggettività, nell’incrocio tra domanda di felicità e offerte del mercato globale, il libro di Pessina affronta il tema dell’insoddisfazione come emerge nella società dell’efficienza e del benessere. In questa prospettiva, vengono discussi sia i temi legati all’uso quotidiano delle tecnologie informatiche, sia alcune delle più recenti proposte di miglioramento, di sé e delle future generazioni, ottenibili grazie a interventi di stampo medico o farmaceutico. L’io, consumatore di immagini, perennemente collegato con una solitudine affollata in cerca di relazioni, partecipa di una continua trasformazione delle sue esperienze. La rete gli permette di condividere emozioni e parole senza la mediazione del corpo, del luogo e del tempo; medicina, biologia, farmacologia gli prospettano l’avvento di quella grande salute che non è solo liberazione dalla malattia e dalla sofferenza, ma dal fardello di una finitezza che non è mai all’altezza del desiderio. Di che cosa, o di chi, l’io è dunque insoddisfatto?
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Enzo Noè Girardi
Ultimi studi su Dante Vita e Pensiero, Milano 2016 pp. 112 euro 13,00 (Ricerche/Letteratura italiana)
na “lunga fedeltà” a Dante segna il più che sessantennale cammino di studioso della letteratura di Enzo Noè Girardi: nella felice coincidenza dell’avvio del settennato di celebrazioni dantesche (2015-2021) e del compimento del 95° anno di età dell’autore, professore emerito dell’Università Cattolica, viene pubblicata questa raccolta di studi, che comprende saggi scritti tra i primi anni ’90 e il 2006. Il motivo della pubblicazione non è però solo celebrativo, si legge infatti nell’introduzione: « in questo inizio del terzo millennio, ora che non solo la letteratura propriamente e specificamente italiana è ‘morta’, ma sono morte o […] morenti in tutta Europa l’economia, la politica, il comportamento morale, la stessa religione intesa naturalmente come fondamento e fattore unitario di un popolo civile, ora ho voluto ripubblicare questi saggi danteschi per mostrare in quale misura si debba al primo e più grande dei nostri poeti non soltanto la prima fase, teocentrica, della nostra storia nazionale, ma anche, direi, l’avvio alla seconda, umanistica, cosmocentrica e cristocentrica».
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Libri Giulio Perticari
Postille a Dante Edizione critica a cura di Simona Brambilla EDUCatt, Milano, 2015 pp. 288 | euro 16,00
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esemplare dell’edizione Venezia, Pasquali, 1741 delle Opere di Dante, conservato presso la Biblioteca Oliveriana di Pesaro e ampiamente annotato dal savignanese Giulio Perticari (15 agosto 1779-26 giugno 1822), genero di Vincenzo Monti e suo collaboratore in numerose imprese editoriali, consente di verificare nei fatti come l’indagine sui libri a stampa postillati possa aprirsi a itinerari interpretativi di più ampio respiro. Si tratta della prima edizione complessiva delle opere di Dante, qui rappresentata solo – esclusa la Commedia, stampata nel 1739 – nei due tomi contenenti rispettivamente il Convivio e l’Epistola ’ VIII (tomo I), la Vita nuova, il De vulgari eloquentia con la traduzione del Trissino e le Rimee (tomo II). L’analisi si concentra volutamente sul postillato, tralasciando, salvo casi particolari, eventuali approfondimenti sia nella direzione della Proposta e degli studi di Monti preparatori ad essa, sia in quella dell’esegesi di Perticari alla Commedia e alle Rimee di Dante, entrambi percorsi che si vorrebbero sviluppare in futuro entro ulteriori tappe di una ricerca che si propone sin d’ora come in fieri.
EBook Sicurezza, Terrorismo e Società 2/2015 Rivista online e cartacea | www.sictersoc.it EDUCatt, Milano, 2015 pp. 170 | download gratuito - ver. cart. euro 20,00
È
online, all’indirizzo www.sicurezzaterrorismosocieta.itt o www.sictersoc.it, il secondo numero della rivista Sicurezza, Terrorismo e Società, pubblicazione semestrale nata nel 2015 dal centro di ricerca ITSTIME del Dipartimento di Sociologia dell’Università Cattolica, diretto dal professor Marco Lombardi. Il numero – che si apre con un contributo di Matteo Vergani e Ana Maria Bliucc sull’evoluzione dell’Isis attraverso l’analisi del testo contenuto nella rivista Dabiq, organo ufficiale dell’Isis – persegue così l’obiettivo di creare un dialogo tra il mondo accademico e le istituzioni che operano in materia di sicurezza e di rischio nella società contemporanea. Sul sito della rivista è possibile, per tutti i numeri usciti, scaricare gratuitamente ogni singolo contributo oppure l’intero fascicolo nei formati pdf, Epub e mobi. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2016
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La formazione continua, anche d’estate
Sum me r
Agrifood e ambiente Comunicazione, media e spettacolo
School 2016
Economics, management e imprenditorialità Education Politica, società e relazioni internazionali Psicologia
Umanistica e beni culturali
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