presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 1-2 – anno LI gennaio-aprile 2019
Terza missione
L’Ateneo apre i chiostri e incontra la città
Progetto
Thumbs up, un ponte tra scuola e lavoro
Ne ha fatta di strada Matteo Busnelli, il manager è digitale
5 PER MILLE, molto più di una firma Destinare oggi il 5xmille all’Università Cattolica significa contribuire concretamente ai progetti di domani, investendo in ricerca, formazione e solidarietà
presenza dell’UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE
NAZ/350/2008 DCOO53793
numero 1-2 – anno LI gennaio-aprile 2019
Terza missione
L’Ateneo apre i chiostri e incontra la città
SOMMARIO
Progetto
Thumbs up, un ponte tra scuola e lavoro
Ne ha fatta di strada Matteo Busnelli, il manager è digitale
04 – 5xmille, molto più di una firma 5 PER MILLE, molto più di una firma Destinare oggi il 5xmille all’Università Cattolica significa contribuire concretamente ai progetti di domani, investendo in ricerca, formazione e solidarietà
12 – Busnelli, quando il manager è digitale 16 – Lavoro: coltivare i talenti over50 20 – Terza missione, la Cattolica apre alla città
n.1-2/duemiladiciannove Rivista bimestrale realizzata dal Servizio Stampa dell’Università Cattolica, in collaborazione con il Master in Giornalismo, con la partecipazione del Servizio Pubbliche relazioni dell’Istituto “G.Toniolo” di Studi Superiori © 2001 – Università Cattolica del Sacro Cuore DIRETTORE Franco Anelli RESPONSABILE Gerardo Ferrari COORDINATORE Graziana Gabbianelli COMITATO REDAZIONALE Katia Biondi, Nicola Cerbino, Sabrina Cliti, Paolo Ferrari, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Fausto Maconi, Antonella Olivari HANNO SCRITTO Katia Biondi, Maria Serena Chiocca, Sabrina Cliti, Erica Crespi, Simone Fant, Silvia Ferrandi, Andrea Ferrario, Stefano Francescato, Graziana Gabbianelli, Emanuela Gazzotti, Velania La Mendola, Federica Mancinelli, Giada Meloni, Benedetta Minoliti, Matteo Nava, Antonella Olivari, Agostino Picicco, Federica Vernò, Maria Villano, Martina Vodola
REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Università Cattolica del Sacro Cuore L.go Gemelli, 1 – 20123 – MILANO tel. 0272342216 – fax 0272342700 e-mail: presenza@unicatt.it www.unicatt.it REDAZIONE ROMANA L.go Francesco Vito – 00168 – ROMA tel. 0630154295 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 94 del 5 marzo 1969 PROGETTO GRAFICO Matteo Scanni IMPAGINAZIONE Studio Editoriale EDUCatt FOTO ARCHIVIO Università Cattolica, AP, Getty Image STAMPA Tiber spa – Brescia
Questo periodico è associato all’USPI Il numero è stato chiuso in redazione il 1 marzo 2019
21 – Thumbs up, un ponte tra scuola e lavoro 23 – Alumni, tutte le novità del 2019 26 – Finanza, se la Rete è bucata 29 – Re-Think, l’economia è circolare 34 – Roma, la sfida di curare con il cuore 37 – Cattedra Unesco, la prima in Cattolica 39 – Cremona, la nuova sede sempre più vicina 42 – Al Salottino la collezione di Paolo Barozzi 45 – Forti, la giustizia senza risentimento
Presenza è sfogliabile anche online su www.unicatt.it/presenza
primo piano
5 PER MILLE, molto più di una firma Con i fondi raccolti dalle donazioni, l’Università Cattolica cerca concretamente di fare la differenza. Investendo nella ricerca, formazione e solidarietà. di Stefano Francescato
UN SOSTEGNO AL FUTURO
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ostenere la formazione dei giovani, la ricerca scientifica e la solidarietà internazionale è un’operazione alla portata di tutti. Destinare il 5 per mille all’Università Cattolica, infatti, significa credere in progetti che puntano a un futuro migliore, a partire da quello dei giovani che scelgono di formarsi presso il nostro Ateneo. La legge consente di devolvere il 5 per mille dei propri redditi, a soggetti come istituti di ricerca e Università. Un contributo concreto, che consente ogni anno di sostenere progetti di ricerca in vari ambiti del sapere scientifico, iniziative di inclusione sociale e programmi di volontariato internazionale. «Formazione, ricerca, solidarietà sono le tre aree decisive nelle quali abbiamo potuto investire grazie
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alla generosa scelta delle persone che in questi anni hanno donato il 5 per mille all’Università Cattolica», spiega il rettore Franco Anelli che invita a continuare a sostenere concretamente le iniziative: «Destinare oggi il 5 per mille all’Ateneo significa contribuire concretamente ai progetti di domani, con l’obiettivo di creare nuovi orizzonti di conoscenza e nuove possibilità di sviluppo e crescita per i nostri studenti e per tutta la società». Le tre aree di destinazione dei contributi corrispondono ad alcuni degli obiettivi che l’Ateneo persegue: investire in un’educazione accessibile e di qualità, favorire il progresso medico-scientifico in tutti i suoi aspetti e incoraggiare i giovani a intraprendere la strada della solidarietà, portando un aiuto concreto a chi ne ha bisogno.
all’anno 2010 l’Università Cattolica del Sacro Cuore è tra i destinatari dei fondi 5 per mille. Grazie alla generosa attenzione di molti contribuenti l’Ateneo ha avuto l’opportunità di aiutare più di mille studenti meritevoli, sostenere la ricerca e realizzare significativi progetti, in Italia e all’estero, in ambito medico-scientifico, educativo e sociale. Visitando il sito del 5 per mille (https://www.unicatt.it/5permille) è possibile conoscere e apprezzare le numerose attività fin qui svolte, attraverso le quali la vocazione alla solidarietà e l’attenzione alla persona, che connotano la missione dell’Università Cattolica, hanno trovato concreta attuazione.
La scelta di iniziare un percorso universitario non è sempre facile, soprattutto dal punto di vista economico. Per questo l’Università Cattolica, con EDUCatt e l’Istituto di Studi Superiori “Giuseppe Toniolo”, grazie ai fondi provenienti dal 5 per mille, ha finanziato 1421 borse di studio per merito negli ultimi otto anni. Grazie al 5 per mille sono state inoltre messe a disposizione 285 scholarship per studenti provenienti da Asia, Sudamerica, Africa ed Est
Il tuo 5x1000 all'Università Cattolica è molto più di una firma RICORDA questi semplici passaggi: ◗ Firma nel riquadro della dichiarazione dei redditi alla voce “Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’Università” ◗ Trascrivi il codice fiscale dell’Ateneo: 02133120150 Il 5x1000 non ha nessun costo per il contribuente e non è in alternativa all’8x1000 per la Chiesa cattolica. www.unicatt.it/5permille
Europa. Un modo concreto per favorire la trasmissione del sapere al di là di ogni confine, lo scambio di conoscenze, lo sviluppo di una coscienza inFranco Anelli ternazionale nei giovani e la comprensione del valore reale dell’accoglienza. Parte dei fondi sono stati destinati a progetti di supporto alla didattica, coordinati dal Servizio Integrazione per studenti con disabilità e DSA (Difficoltà Specifiche dell’Apprendimento), istituito nel 1999 e presente in tutte le sedi dell’Ateneo. Formazione ma anche ricerca: grazie al 5 per mille è stato garantito un contributo economico a più di 10 progetti nell’ultimo decennio, con l’obiettivo di individuare nuove terapie per i pazienti affetti da malattie gravi e nuovi strumenti per l’agricoltura eco-compatibile. Infine, l’Università Cattolica incoraggia da sempre i giovani a scoprire il mondo della solidarietà, che consente di crescere umanamente e professionalmente. Per questo dal 2006 il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI) promuove l’UCSC Charity Work Program che grazie ai fondi del 5x1000 e al contributo dell’Istituto Toniolo, consente agli studenti iscritti a corsi di laurea, master, dottorato o scuole di specializzazione la possibilità di vivere un’esperienza di volontariato all’estero
per un periodo variabile, tra 3 e 8 settimane. Per l’estate 2019 i posti disponibili sono 51 in 16 Paesi di tutto il mondo: Albania, Bolivia, Brasile, Camerun, Etiopia, Ghana, Guatemala, India, Madagascar, Messico, Nepal, Romania, Senegal, Terra Santa, Uganda, Zambia. Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano come la scelta di
devolvere il proprio 5 per mille all’Università Cattolica significhi sostenere una realtà che crede nel valore della formazione, dell’avanzamento scientifico e della solidarietà. Un modo concreto per supportare chi cerca di fare la differenza. Un piccolo gesto che vale il futuro.
CATTOLICA, L’IMPEGNO PER LA DIDATTICA E LA RICERCA
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Università Cattolica del Sacro Cuore è il più importante Ateneo cattolico d’Europa e, a fronte di una crescente apertura internazionale, è anche l’unica Università italiana che può vantare una dimensione nazionale con i suoi cinque Campus: Milano, Piacenza, Cremona, Brescia e Roma. Grazie a una tradizione ormai quasi centenaria, al riconosciuto prestigio e alla qualità del personale docente e tecnico-amministrativo, allo stretto legame con il mondo imprenditoriale e istituzionale, l’Università Cattolica offre ai propri studenti non solo una preparazione culturale solida e le indispensabili competenze professionali, ma anche una chiara proposta educativa. Didattica di riconosciuto prestigio, impegno sulle frontiere della ricerca e servizi di
qualità sono i punti di forza di un’Istituzione da sempre aperta all’innovazione e al cambiamento. Decidere di destinare oggi il 5xmille all’Ateneo è un gesto semplice, una firma che contribuisce in modo concreto allo sviluppo dei progetti di domani, con l’obiettivo di creare nuovi orizzonti di conoscenza e nuove possibilità di sviluppo e crescita per gli studenti dell’Ateneo e per tutta la società. Il 5x1000 non è in alcun modo alternativo all’8x1000 destinato alla Chiesa Cattolica, per cui si può optare sia per l’una che per l’altra soluzione. Inoltre, anche coloro che sono esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione, possono effettuare la scelta, utilizzando la scheda allegata alla Certificazione Unica. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Servizi integrazione disabili: il diritto allo studio garantito per tutti a due decenni l’Università Cattolica si impegna per l’integrazione degli studenti con disabilità. I servizi per l’Integrazione degli studenti con disabilità e DSA – Disturbo Specifico dell’Apprendimento – sono dal 1999 uno strumento essenziale per garantire il diritto allo studio a tutti e dal 2016 alcune iniziative sono finanziate con una quota derivata dal 5x1000. Attraverso il supporto tecnico-amministrativo della segreteria e quello didattico del personale pedagogico specializzato, i servizi accompagnano gli studenti per tutta la durata della loro esperienza universitaria, sostenendone il percorso dalle prime fasi di orientamento fino al conseguimento della laurea. La possibilità di ricevere supporto è valida anche per gli studenti con disabilità temporanea. Il servizio di consulenza pedagogica, aperto a tutti si avvale della presenza di pedagogisti specializzati nella mediazione didattico-educativa. Gli studenti che si rivolgono al servizio di consulenza possono quindi ricevere assistenza nella scelta del percorso universitario più adatto alle inclinazioni di ognuno, ricevere supporto rispetto alla scelta del metodo di studio e alla pianificazione degli esami e nell’individuazione delle misure necessarie per frequentare le lezioni e sostenere gli esami. Supportare gli studenti con disabilità è sempre stata una missione per l’Università, un compito che però richiede finanziamenti costanti per l’acquisto di apparecchiature specializzate e per portare avanti nuovi progetti per migliorare il sostegno agli studenti. I risultati non sono mai mancati. In particolare, il progetto relativo al 5x1000 del 2018 ha avuto due sbocchi concreti. «Il primo – racconta Antonella Semerano, consulente pedagogico dei Servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità – è stato l’acquisto di dispositivi in grado di effettuare il riconoscimento vocale durante le lezioni in aula, a supporto degli studenti sordi e con disabilità motoria. Gli alunni, grazie a questa strumentazione, hanno potuto ricevere in tempo reale una conversione
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in testo di ogni parola pronunciata dal docente». Questi dispositivi sono presenti in tutte le sedi dell’Università e ne possono fare richiesta gli studenti con disabilità che hanno necessità di supporto durante la frequenza alle lezioni e ai laboratori. Si tratta di un impegno concreto dell’Ateneo per garantire a tutti non solo la partecipazione attiva alle iniziative didattiche e culturali, ma anche una maggiore autonomia individuale in un settore decisivo della vita come quello dell’istruzione personale. Il secondo risultato ottenuto nel 2018 anche grazie ai finanziamenti del 5x1000 è stata l’apertura e il potenziamento dei Servizi per l’Integrazione degli studenti con disabilità e DSA anche nella sede di Roma, che va ad aggiungersi agli uffici già presenti nelle altre sedi di Milano, Brescia e Piacenza-Cremona. Un progetto che ha permesso di rendere uniformi i servizi offerti agli studenti in tutti i campus dell’Università Cattolica e di garantire il pieno diritto allo studio a 68 ragazzi della sede di Roma. Nelle quattro sedi lombarde sono 1243 gli studenti iscritti al Servizio, un numero in costante aumento da anni (+105% nella sede di Milano). Dal 1999 i Servizi hanno ottenuto notevoli risultati, che consentono quindi di guardare con ottimismo al futuro, per rinforzare e ampliare un settore vitale come quello del sostegno alle persone con disabilità. Per l’anno 2019, il progetto relativo al 5x1000 si svilupperà dunque in due direzioni. Verranno innanzitutto acquistati nuovi personal computer per le sedi di Brescia e Milano, in modo
che gli studenti abbiano uno strumento compensativo per poter sostenere al meglio gli esami. I computer avranno programmi specifici, come la sintesi vocale, per permettere a ognuno di studiare in autonomia. Si prevede poi di ampliare il servizio di consulenza nella sede di Milano e proseguire con l’aggiornamento professionale dell’équipe pedagogica, per potenziare strumenti e strategie a supporti dei processi inclusivi. L’obiettivo del centro è continuare a implementare un modello di consulenza basato sulla personalizzazione, Antonella Semerano in modo da trovare l’esatta strategia didattica su misura per ogni studente. «Il sostegno finanziario del 5x1000 – spiega Mara Cabrini, consulente pedagogico dei Servizi per l’integrazione degli studenti con disabilità – rimane fondamentale per garantire a tutti parità di accesso alle strutture e alla piena fruizione della vita universitaria. Il contributo permette ai Servizi per l’Integrazione di incrementare strumenti e pratiche che permet- Mara Cabrini tano agli studenti con disabilità e con DSA di acquisire autonomia nella vita quotidiana e competenze specifiche all’interno del percorso universitario». Percorso che può così essere pienamente formativo e professionalizzante.
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Borse di studio, un aiuto concreto per gli studenti meritevoli uella universitaria spesso è una scelta economicamente impegnativa; per questo l’Università Cattolica, anche grazie all’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori e in collaborazione con EDUCatt, l’ente dell’Ateneo per il diritto allo studio, offre 100 borse di studio per merito (categorie Start e Run), e 100 premi di studio per studenti già iscritti in Cattolica (categoria Smart). Entrambe le tipologie di sostegno economico sono finanziate anche con fondi provenienti dal 5x1000. Tra gli studenti che hanno potuto usufruire della seconda categoria di borse di studio, riservate a studenti immatricolati a corsi di laurea magistrale, c’è Federico Boscaino (nella foto in basso). Torinese, ventiquattro anni, si è laureato in Economia e Commercio all’Università di Torino e ha poi scelto l’Università Cattolica per proseguire i suoi studi. Superare le selezioni del corso di laurea magistrale in Banking and Finance non è stato facile: si entrava in base a una graduatoria stilata per merito, con 100 posti disponibili a fronte del doppio dei candidati. Federico ha quindi sfruttato la sua eccellente votazione di laurea per potersi immatricolare, frequentare le lezioni e sostenere gli esami. «La borsa di studio mi garantisce una cifra consistente, intorno ai duemila euro – racconta Federico –, alleggerisce il costo dell’Università coprendo una buona fetta della retta
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e mi aiuta a sostenere parte dei costi della mia vita universitaria. Mi sono infatti trasferito a Milano e vivo in affitto con un altro ragazzo. È una situazione tipica per molti studenti fuorisede, e ovviamente ha costi non indifferenti». Il sogno di Federico, concluso il percorso di laurea magistrale, è continuare nel mondo della regolamentazione finanziaria, anche se sta ancora pensando a quale sarà il suo futuro tra qualche anno: «Non ho in mente in modo preciso quale lavoro voglio fare. Per ora so che vorrei continuare a studiare, probabilmente tenterò la strada del dottorato in una materia inerente alla finanza. Poi si vedrà». E sull’importanza del sostegno economico con borse di studio e agevolazioni finanziarie per studenti meritevoli, Federico non ha dubbi: «L’aiuto economico, anche tramite il 5x1000, è giusto e necessario. La disponibilità di borse di studio è in generale bassa e la vita universitaria, non va dimenticato, non costa poco». Le borse di studio per chi si immatricola per la prima volta all’Università Cattolica sono divise in due categorie, entrambe per l’importo di
duemila euro complessivi. Le borse Start sono rivolte a diplomati e diplomandi che si iscrivono a un corso di laurea triennale o magistrale a ciclo unico; le borse Run sono rivolte invece a chi intende immatricolarsi a un corso di laurea magistrale o al quarto anno di una laurea magistrale a ciclo unico. Sono rinnovabili due volte per le lauree triennali e una per quelle magistrali, andando così a coprire l’intera durata del percorso accademico (tranne il corso di laurea in Medicina, che consente due rinnovi a causa della sua durata di sei anni). L’erogazione della borsa di studio è vincolata all’esito di una prova scritta, per le borse Run nelle sedi di Milano e Roma dell’Università e, per le Start, in 10 sedi in tutta Italia. Per tutte le categorie, l’Università Cattolica offre anche l’Opzione Campus: se lo studente decide di aderire alla proposta formativa dei Collegi, l’importo della borsa di studio verrà aumentato di mille euro all’anno. I premi di studio Smart, invece, vengono assegnati agli studenti dell’Università Cattolica che hanno ottenuto i migliori risultati accademici in base alla media dei voti d’esame e del numero di crediti conseguiti. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Studiare il genoma umano per prevenire l’insorgenza di tumori
a predisposizione ereditaria riguarda il 5-10% dei tumori ed è causata da alterazioni del Dna presenti nell’organismo. Rispetto alla popolazione generale, chi ha una predisposizione ereditaria ha rischi molto più elevati di contrarre un cancro, e non raramente può contrarne più di uno nell’arco della vita. L’Università Cattolica finanzia da molti anni un progetto di ricerca che si propone di studiare e isolare queste variazioni genetiche ereditarie, un lavoro reso quest’anno possibile grazie ai fondi derivanti dal 5x1000. «La maggior parte dei tumori sorge per fattori comuni, casuali o ambientali – spiega il professor Maurizio Genuardi, docente di Genomica nella sede di Roma dell’Università Cattolica e responsabile del progetto di ricerca –, noi abbiamo cercato invece di determinare quali siano le varianti genetiche che causano il cancro e quale sia il loro ruolo. Va fatta una precisazione: Maurizio Genuardi avere una storia
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familiare con numerosi parenti colpiti dalla malattia è un fattore di rischio, ma non è necessariamente collegato alla predisposizione». Per comprendere se un tumore sia ereditario, però, la storia familiare è un elemento da prendere in considerazione, così come l’età precoce e l’insorgenza di più tumori nell’arco della vita. I fattori da tenere presente sono tanti e la ricerca, di conseguenza, è complessa e ha tempi lunghi: «Me ne occupo da tanti anni – racconta ancora il professor Genuardi – ma la verità è che abbiamo appena iniziato. L’obiettivo è indagare l’intero genoma umano per avere un quadro completo, per ora abbiamo individuato un centinaio di varianti attraverso esami genetici e analisi di dati su migliaia di individui, partendo da quelli affetti da tumori intestinali e colon-rettali. Vorremmo anche definire un sistema di criteri per valutare il ruolo di una variazione del Dna e dell’espressione del Dna a livello di Rna messaggero. Per farlo, vogliamo condurre analisi su larga scala a livello del genoma e del suo primo prodotto, RNA messaggero, utilizzando tecnologie di analisi
molecolare di nuova generazione». Un progetto tanto ambizioso quanto decisivo, per comprendere le radici di una malattia che conta mille nuovi casi al giorno solo in Italia, secondo i dati diffusi dall’AIRC. Il sostegno dei fondi del 5x1000, quindi, è quanto mai necessario: «Possiamo acquisire reagenti speciali per effettuare analisi genetiche su vasta scala – spiega ancora il professor Genuardi –, si tratta di materiale molto costoso». Per questo invita a continuare a sostenere concretamente la ricerca, in tutte le sue forme: «È la missione principale dell’Università, insieme all’insegnamento. Ricerca e docenza vanno di pari passo, soprattutto in ambito scientifico: l’Università Cattolica ha sempre supportato studi di alto livello in medicina e l’Italia è tra i Paesi più avanzati nella ricerca contro il cancro, ha sviluppato negli anni numerose terapie d’eccellenza. Sostenere atenei e istituti di ricerca, quindi, è fondamentale per fare passi avanti in questi campi del sapere. E ottenere effetti concreti, di miglioramento delle cure per i pazienti».
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cambiamenti climatici causano sempre più incertezza nell’approvvigionamento di acqua, con fenomeni di siccità in molte zone del mondo. E la popolazione umana continua ad aumentare, mettendo in luce il problema di uno sviluppo sostenibile dei terreni. Ecco a cosa servono i biostimolanti microbici che abbiamo analizzato». Il professor Edoardo Puglisi (nella foto in basso), del dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari della sede di Piacenza dell’Università Cattolica spiega con entusiasmo il progetto di ricerca, finanziato grazie al contributo del 5x1000, che lo ha tenuto impegnato per nove mesi insieme alla sua équipe. Ma cosa sono di preciso i biostimolanti? «Si tratta di microrganismi già presenti in natura nei terreni – racconta il professor Puglisi –, che esercitano un’azione positiva sulle piante. Rendono più disponibili i nutrienti per la pianta e la aiutano contro lo stress idrico e a difendersi meglio dai patogeni. Usare i biostimolanti è come “vaccinare” una pianta: l’intera struttura vegetale diventa più resistente, e tutto senza utilizzare pesticidi». Partendo dalle piante di pomodoro, l’equipe del professor Puglisi, composta dai professori Marco Trevisan, Maria Chiara Guerrieri, Vincenzo Tabaglio e da uno studente della Facoltà – che ne ha fatto l’oggetto della sua tesi di laurea – ha isolato, caratterizzato
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ed analizzato oltre 130 ceppi microbici biostimolanti per aiutare le piante a rispondere a condizioni di stress, con particolare attenzione alla fissazione dell’azoto atmosferico, alla resistenza agli stress idrici e alla promozione della fisiologia della pianta. «Ora abbiamo le prove dell’azione di questi biostimolanti – continua Edoardo Puglisi – e i primi risultati della sperimentazione. Vogliamo capire quali interazioni di preciso abbiano i microrganismi con la pianta e migliorare il metabolismo vegetale con appositi composti chimici. Sia chiaro: pesticidi e fertilizzanti non sono negativi in
sé, ma il loro utilizzo può essere ridotto e reso pù sostenibile tramite l’azione complementare di prodotti naturali come i biostimolanti». I risultati della ricerca sono stati molto incoraggianti: sono stati isolati una decina di ceppi che presentano le migliori potenzialità come biostimolanti e su di essi sono state effettuate l’intera analisi del genoma e prove agronomiche per misurarne l’efficacia in campo e la possibile trasferibilità industriale. Il settore dell’agricoltura eco-compatibile è infatti in espansione, e una delle applicazioni concrete del progetto coordinato dal professor Puglisi potrebbe essere la produzione commerciale di questi biostimolanti, con un ritorno economico significativo per i coltivatori. I risultati prodotti dal gruppo di ricerca, durante i nove mesi di attività, sono stati possibili solo grazie all’aiuto economico del 5x1000. Grazie a quei fondi, racconta ancora il coordinatore del lavoro, il progetto ha potuto prendere vita: sono stati acquistati materiale di laboratorio e strumentazione specifica, come uno strumento PCR dedicato all’analisi molecolare di ceppi microbici con attività biostimolante e una speciale centrifuga termostatata, che ha permesso ai ricercatori di analizzare in dettaglio due ceppi di batteri e semplificare il lavoro di ricerca. «Questo progetto – conclude il professor Puglisi – è un’attività che può avere ricadute ampie a livello sociale. Si tratta di un procedimento sostenibile ed ecocompatibile, che permette di capire meglio i processi naturali e agricoli e di integrare sempre di più attività umane e ambiente in maniera sostenibile».
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RICERCA
La sfida di fertilizzare con i batteri
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Uganda, il sogno realizzato di Martina grazie al Charity Work Program sattamente dieci anni fa l’Università Cattolica istituiva il Charity Work Program, coordinato dal Centro d’Ateneo per la Solidarietà Internazionale (CeSI). Da allora il Charity Program, finanziato dall’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori e, da alcuni anni, beneficiario di di fondi provenienti dal 5x1000, copre le spese di viaggio, visto, assicurazione e alloggio per offrire un’opportunità unica per fare esperienze di volontariato e cooperazione in tutto il mondo. Tra gli studenti che sono partiti per il Charity Program c’è Martina Pacilli. Venticinque anni, una laurea in Mediazione culturale all’Università dell’Insubria, e poi la laurea magistrale in Lingue straniere per le relazioni internazionali all’Università Cattolica. «Al primo anno di università – racconta – sono partita come volontaria con il Pontificio Istituto Missioni Estere per il Messico, dove ho passato quaranta giorni nei villaggi indigeni. Da lì non mi sono più fermata: per la mia tesi di laurea sono andata in Tanzania e l’estate scorsa sono stata nella baraccopoli di Korogocho, in Kenya, con la Onlus Alice for Children». Martina ha quindi scelto di continuare a lavorare nel continente africano, grazie a un’opportunità arrivata tramite il Charity Work Program, per cui aveva inviato il suo curriculum, che le ha permesso di coltivare e concretizzare il suo sogno: realizzare qualcosa per chi non ha niente. L’Università l’ha messa in contatto con la Fondazione Italia-Uganda, con cui ha continuato a lavorare durante e
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dopo la conclusione del suo percorso universitario. «Di solito lavoro a Milano – continua Martina – ma periodicamente svolgo missioni in Uganda per verificare lo stato delle nostre attività. Fondazione Italia-Uganda, infatti, ha portato a termine tantissimi progetti per aiutare la popolazione locale. I nostri bambini ora possono seguire tutto il percorso scolastico, dall’asilo fino alle scuole secondarie con la boarding school, l’equivalente del college americano, che aiuta i tanti studenti che arrivano da villaggi lontani». L’accesso all’istruzione è un problema cruciale nel Paese: appena il 40% dei giovani ugandesi si iscrive alle scuole superiori, che sono a pagamento. «Organizziamo workshop di sartoria, falegnameria, tipografia e meccanica», spiega emozionata Martina, che a Kampala ha trovato una seconda casa: «Abbiamo un food center dove prepariamo merende per le scuole della città, offriamo microcredito alle donne per sviluppare progetti di business. E il Benedict Medical Center, ha un eccellente reparto di maternità e ostetricia. Ma non solo: abbiamo in cantiere una vocational school,
che era il sogno del nostro fondatore padre Giovanni Scalabrini, e un istituto alberghiero, che sarebbe il primo in Uganda. Il Paese ha ottime opportunità turistiche, sarebbe un peccato non sfruttarle.». Martina ha le idee chiare sul suo futuro: «Vorrei fare la project manager, continuare a lavorare nella cooperazione internazionale per aiutare a sviluppare progetti di aiuto ai Paesi poveri. E un pezzo del mio sogno lo sto già realizzando». o di chi ha donato il suo 5x1000 all’Università Cattolica, permettendole di vivere il suo sogno: «È stata un’occasione fondamentale, pazzesca. È un investimento su giovani più attenti all’umanità, che si sentono parte di una causa più grande. E poi con il Charity si impara tantissimo. A chi sente la scintilla consiglio di provarlo, ma dev’essere una vocazione, lascia segni profondi». Il Charity Work Program, promosso dal Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, anche grazie al supporto dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, per l’estate 2019 offre 51 scholarship della durata di 3-8 settimane.
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razie al 5x1000, anche l’Etiopia è un po’ più vicina. L’Università Cattolica promuove progetti che consentono a studenti di altri Paesi di trascorrere un periodo di studio in Italia e approfondire le loro conoscenze e completare la loro maturazione professionale. Makeda Seare Johannes è una studentessa etiope che grazie a una borsa di studio ha potuto frequentare il master in Cultural Diplomacy: Arts and Media for International Relations and Global Communication, nella sede di Roma dell’Università Cattolica (nella foto Makeda con il rettore Franco Anelli alla consegna del diploma del master). E continuare a inseguire la sua vocazione nel campo della comunicazione. «L’Etiopia è un Paese con una storia antichissima – racconta Makeda -. È un esempio di tolleranza, culla delle tre principali religioni monoteiste e l’unico Stato africano a essersi dotato di un alfabeto e un calendario propri. Trovo che sia simile all’Italia in un aspetto: la società è modellata sulla famiglia». Makeda si è laureata in Giornalismo e Comunicazione nel suo Paese e ha poi scelto l’Italia per continuare i suoi studi: «Le scuole italiane sono molto prestigiose, forniscono un’istruzione con cui ho potuto migliorare le mie capacità e contribuire allo sviluppo del mio Paese. Ho sempre voluto sperimentare la vita italiana, anche per il legame storico che unisce i nostri due Paesi. Sono contentissima e molto grata per questi mesi». Avere l’opportunità di conoscere da vicino un altro ambiente culturale e un’altra città, anche se lontana dalla propria patria, porta spesso a mettere radici
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in ogni angolo del mondo. È quello che è successo anche a Makeda: «Roma è una città bellissima, è stato come essere a casa anche lontano da casa. Mi sono divertita molto, perché ogni giorno è stato una nuova occasione per imparare e incontrare persone amichevoli e collaborative. Mi ha anche fatto molto piacere il senso di comunità che si è creato con altri studenti etiopi durante il tempo passato insieme». La formazione ricevuta dall’Università Cattolica, continua Makeda, è stata decisiva per il suo futuro: ora è tornata in Etiopia e lavora nel campo della comunicazione e pubbliche relazioni e pensa che continuerà su questa strada, sviluppando le sue capacità e la sua carriera professionale. Quando le viene chiesto se studiare all’estero l’abbia arricchita personalmente, Makeda non ha dubbi: «Avere un’esperienza internazionale mi ha dato una prospettiva completamente nuova su come posso servire il mio Paese». Per lei, come per moltissimi altri ragazzi che appartengono alla generazione Erasmus, viaggiare e formarsi all’estero è diventata una tappa decisiva, che dev’essere garantita anche negli anni a venire: «Sono opportunità che vanno favorite, perché creano network tra studenti e insegnanti di tantissime nazioni. L’Università avrà un amico leale e molto ben informato che opera in un altro Stato e gli studenti, dall’altra parte, manterranno sempre il legame con quell’ateneo». Ecco perché le iniziative di scambio, finanziate anche con il 5x1000, rimangono della massima impor-
SOLIDARIETÀ
Makeda, dall’Etiopia all’Italia per studiare la comunicazione
tanza: «Ogni studente deve diventare cittadino del mondo. Viviamo in un’epoca in cui il nostro pianeta è diventato un vero e proprio “villaggio globale” e c’è praticamente la certezza che, prima o poi, chiunque sul lavoro si trovi a collaborare con qualcuno con un’altra cultura. Esserci abituati fin da giovani diminuisce il rischio che queste differenze possano essere fonte di conflitto, come spesso accade». Crescere nel rispetto delle altre culture non è però l’unico beneficio di un’esperienza simile. «È vero, ci abituiamo a considerare il nostro modo di pensare tanto importante quanto quello degli altri – conclude Makeda –, ma non solo: porta anche a vedere la nostra stessa cultura in modo diverso. E a chiederci come possiamo usarla per migliorare il mondo». L’esperienza di Makeda è stata possibile grazie allo stretto legame tra l’Università Cattolica e il Segretariato Cattolico d’Etiopia, l’organo esecutivo della Conferenza Episcopale locale.
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DA MESSI ALLE AUTO
Il manager è digitale
Matteo Busnelli, dopo un’esperienza internazionale nel quartier generale di Adidas e in Coca Cola, è diventato Head of digital marketing EMEA in FCA. Una professionalità in rapida evoluzione che beneficia degli studi economici in largo Gemelli di Matteo Nava
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a chiuso il 2018 nel migliore dei modi, vincendo il premio di Manager digitale dell’anno grazie al suo operato come Head of digital marketing EMEA in Fiat & Chrysler Automobiles. Con lunghe esperienze in multinazionali di primo piano come Adidas e Coca Cola, Matteo Busnelli, classe 1978, è stato uno dei primi a occuparsi a tempo pieno del mondo digital, diventando senza dubbio tra i migliori nel suo campo a livello internazionale. La sua brillante carriera è iniziata nelle aule dell’Università Cattolica di Milano, dove si è laureato in Economia e Commercio.
Come è iniziata la sua carriera? Dopo essermi laureato e aver affrontato qualche stage in banca, tramite proprio un annuncio sul portale dell’Università Cattolica, ho fatto richiesta per un ruolo nel marketing di Adidas. Inizialmente mi sono occupato delle sponsorizzazioni, precisamente nel team di sportsmarketing; successivamente sono entrato a far parte del team advertising occupandomi di comunicazione ed eventi. Entrare nella squadra digitale di Adidas Italia è stata poi quasi una soluzione naturale. In quella fase, parliamo del 2006, non c’era una vera e propria preparazione accademica al mondo digitale e quindi ci si finiva per passione e interesse personale, o semplicemente perché si era il più giovane in azienda. All’inizio il digital aveva una fetta piccola sia di importanza sia di budget marketing a disposizione, con un approccio 12
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molto basico e basato su tentativi e prove. Poi è stata una bolla che mi è esplosa in mano. A me piaceva sia il mondo della comunicazione, marketing che l’informatica e innovazione; il filo conduttore della mia carriera è rimasto sempre quello anche se dal 2006 a oggi è un concetto che si è radicalmente evoluto. I budget sono passati da qualche centinaio di migliaia di euro a diverse decine di milioni di euro e il ruolo che il digital ha per un’azienda oggi è cruciale, non solo per l’ambito marketing e comunicazione, ma per l’intero modello di business. Com’è stata l’esperienza al quartier generale di Amsterdam? Sono sempre stato tentato dall’idea e desiderio di fare un’esperienza internazionale in un headquarter. Ho avuto abbastanza fortuna nel riuscirci, andando a lavorare nell’headquarter di Adidas, ad Amsterdam, occupandomi di calcio a livello mondiale. Ho lavorato con personaggi come Messi, Beckham, Del Piero e società sportive come AC Milan, Bayern Monaco, Liverpool, Chelsea e Real Madrid. Ad Amsterdam venivano prese le decisioni importanti e si creavano le strategie di digital marketing per tutti i Paesi; si respirava un’aria veramente internazionale, con 52 nazionalità rappresentate nello stesso ufficio. Dopo l’Olanda è iniziata la sua avventura in Coca-Cola. Proprio così, all’inizio mi occupavo della regione centro est Europa, per cui di tutti i Paesi dall’Italia
alla Russia, per il brand Coca Cola. Poi, pian piano, sono diventato responsabile digitale di tutti i gli altri brand. Dopo il mio ciclo in Coca Cola, sono passato in Fiat & Chrysler Automobiles; volevo vedere qualcosa di diverso e rendermi conto del mondo industriale, della sua complessità e perculiarità. Si hanno meno margini, c’è più pressione a causa di grossi investimenti industriali e soprattutto il mondo automotive oggi vive un cambiamento radicale. Ci sono budget enormi e maggiore tensione, con uno spettro ampio a livello territoriale: 28 Paesi più 40 importatori. Quando ha iniziato, Lei non aveva esempi da seguire: quanto è importante aggiornarsi sempre? È la cosa interessante di chi fa il mio lavoro: chi si occupa del mondo digital proviene da ambiti differenti e variegati, mentre molto spesso un contesto tradizionale è più standardizzato: solitamente c’è chi arriva da un contesto ingegneristico, chi da quello economico, chi da marketing e comunicazione. La mia fortuna è stata di avere alla base gli studi in Economia che mi hanno sempre permesso di avere una visione completa, a 360 gradi. Avere il ruolo di manager digitale non significa essere il marketing manager di un’azienda, ma vuol dire essere colui che deve mettere insieme e coordinare i pezzi. La mia fortuna è stata quella di essere in grado di unire marketing e innovazione con le esigenze e obiettivi di business aziendali.
ne ha fatta di strada In cosa è cambiato dal 2006 a oggi il marketing digitale? Prima era una piccola leva di una parte del business – per esempio marketing e comunicazione – ed era ovviamente considerato come la ciliegina sulla torta; oggi è parte integrante del business, che non può trascendere da un’implementazione digitale. Ovviamente, a seconda del modello, la componente digitale può essere più o meno rilevante. Per esempio in FCA il digitale è molto rilevante ed integrato con il business dell’azienda. È possibile tracciare il processo d’acquisto e l’intero customer journey, per avere riscontri tangibili degli investimenti. Serve una preparazione specifica per lavorare con clienti e fruitori di Paesi diversi? Il digitale è similare in tutto il mondo: le modalità di fruizione sono più o meno le stesse, e le differenze – così come per il marketing in generale – sono più legate alla maturità culturale e tecnologica del paese. Negli Usa, in Giappone o nei Paesi nordici per esempio si può pagare un distributore automatico con lo smartphone, mentre nelle città italiane sembra ancora un qualcosa di innovativo e poco diffuso. Allo stesso modo i Paesi hanno delle differenze al loro interno: Londra e Milano hanno una maturità digitale completamente diversa rispetto alle periferie o ai piccoli paesi di provincia. Di conseguenza l’approccio e la strategia digitale deve essere equilibrata. Bisogna conoscere il mercato dal punto di vista culturale, di business, di maturità e bisogna avere persone nei singoli paesi che possano dare una direzione chiara sulla situazione e sulle potenzialità. Il ruolo del quartier generale è invece quello del direttore d’orchestra e di pensare al medio periodo. È stata importante l’esperienza all’estero? Molto, sia quella ad Amsterdam sia quella in Coca Cola, che pur essendo in Italia aveva un approccio puramente internazionale. Anche lavorare sul mercato Italia per Adidas è stato molto utile, in quanto mi ha fatto capire quali sono le necessità di chi sta sul territorio, capire che informazioni fornire e quali non servono. Mi ha aiutato a vivere l’esperienza internazionale in un altro modo, e fornire un valore aggiunto ai Pa-
esi. Ogni nazione pensa di essere differente dalle altre, anche se poi si tratta di sfumature. Cominciare subito in Adidas mi ha quindi dato uno slancio e una visione “aperta” che oggi mi permette anche di gestire un contesto come quello di FCA in EMEA. Quanto hanno influito, sulla sua carriera professionale, gli studi in Università Cattolica? L’Università è stata fondamentale per la preparazione professionale, perché mi ha dato una base di partenza utile per qualsiasi ambito in cui volessi poi lavorare. Mi ha dato una mano a essere pronto al 100%, passando tra matematica, informatica, economia, marketing ecc. Mi ha fornito le fondamenta con cui costruire la mia carriera. Non appena ho iniziato a cercare lavoro, in qualche settimana sono partito subito con stage in aziende di valore e prestigio. L’Università Cattolica è di grande aiuto nell’inserimento al lavoro, poi però bisogna imparare a camminare con le proprie gambe ed essere sempre disposto a un esercizio continuativo di aggiornamento.
Che consiglio darebbe a uno studente che vuole occuparsi di digital marketing? Essere in grado di vedere come il mondo si evolve, anticiparne le mosse e aggiornarsi in continuazione. Non fermarsi mai al punto di arrivo, cercare di aggiungere sempre frecce al proprio arco. Per avere leadership e parlare con diverse aree dell’azienda bisogna essere in grado di rapportarsi con ogni settore. Se una volta fare digital sembrava essere molto tecnico e un pezzo di un meccanismo più grande, oggi bisogna avere conoscenze più ampie, dalla tecnologia al business, dalla creatività al marketing e un’attitudine forte al change management per riuscire ad influenzare l’azienda al cambiamento. È impossibile sapere tutto nel dettaglio, ma ritengo fondamentale avere una visione a 360° e non limitarsi a quella verticale. Il digitale non è una materia che rimane invariata per anni. Perché molti principi di qualche anno fa, oggi non sono più validi. Probabilmente quelli appena trascorsi sono stati gli anni più rivoluzionari, ma è tutto il mondo che cambia. È una neverending story. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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storie alumni
Ilaria, fare “muro” contro la sordità di Camilla Curcio na ragazza molto attiva, sempre con il sorriso e, talvolta, un po’ testarda. Una persona instancabile, da sempre determinata nel raggiungimento degli obiettivi che si prefigge». Si descrive con queste parole Ilaria Galbusera, 27 anni, una di quelle persone che permettono di dire che la meglio gioventù esiste ancora. Laureata in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo nella sede milanese dell’Università Cattolica, capitano della nazionale italiana volley femminile sorde, ha fatto della sua sordità uno stimolo per abbattere barriere e pregiudizi e ha trasformato lo sport nel più efficace degli strumenti di inclusione. Un merito che il capo dello Stato, Sergio Mattarella, non ha fatto passare inosservato, conferendole il prestigioso titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ilaria è cresciuta “tra due mondi”, quello dei sordi e quello degli udenti. «Sono nata da mamma udente, figlia di genitori sordi, e da papà sordo. In poche parole, è come se vivessi tra due dimensioni che, in realtà, confluiscono in una sola. Nonostante si tratti di mondi completamente diversi tra loro, per i modi di percepire le cose, di comunicare, di provare emozioni, in un certo senso, queste differenze esistono e non esistono. Sono riuscita a integrarmi bene in entrambe le realtà e ho avuto la fortuna di poter godere di una formazione bilingue, perché parlo normalmente e, in più, conosco anche la lingua dei segni».
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Hai imparato a convivere positivamente con un handicap che reputi sia percepito come tale molto più dagli altri che da te. Quando è scattata questa consapevolezza? «Ho imparato a convivere positivamente con il mio handicap col tempo. Dopo un’infanzia tranquilla, ho avuto un momento di crisi nel passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori: sono entrata in un mondo completamente nuovo, i compagni non mi conoscevano e non sapevano come comportarsi con una persona sorda. Mi sono sentita per la prima volta diversa perché gli altri mi facevano sentire diversa». Fino a che… «Fino a quando mi sono detta che non valeva la pena vivere a quel modo. Questa fase down mi è servita molto per imparare ad apprezzare quella che sono, nei miei difetti, nella mia diversità. Oggi vivo la mia condizione in modo positivo e, da persona ironica quale sono, ci rido su. Quando mi relaziono con gli altri, mi rendo conto che c’è ancora parecchia ignoranza sulla sordità e su come rapportarsi con le persone non 14
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udenti. L’handicap è percepito come tale molto più dagli altri che da me». Dal 2007 fai parte della Nazionale italiana femminile volley sorde. In quali termini lo sport ti è stato d’aiuto nella vita? «Mi ha permesso di tirar fuori il meglio di me e di mettermi alla prova. Nello sport non esistono le diversità ed è l’occasione perfetta per unire le persone. Ho imparato a confrontarmi con gli altri e ho acquisito sicurezza nelle mie capacità, vedendo ragazze sorde pienamente realizzate e forti del loro talento. E iniziando a vedere la sordità come un limite superabile». Quali sono stati i traguardi sportivi che ti sono rimasti più impressi? «Il traguardo più bello in assoluto è stato la medaglia d’argento vinta alle Deaf Olympics, i giochi olimpici per le persone sorde. È stata un’emozione indescrivibile, ed è stato speciale anche perché, per la prima volta, l’Italia intera si è accorta di noi». Hai studiato in Cattolica. Che ricordi hai della tua esperienza universitaria? «Ho ricordi bellissimi, amicizie solide, compagne stupende che mi sono state molto vicine. La mia esperienza universitaria non è stata semplice ma ci tengo a ringraziare il Servizio Integrazione Disabili
dell’Università perché mi ha accompagnato, con disponibilità e gentilezza, in tutto il mio percorso di studi. La scelta del corso di laurea in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, poi, mi ha permesso di trovare il lavoro che più mi piace: oggi lavoro in banca, nel settore Ubi Comunità, che si occupa di investimenti che hanno a che fare con organizzazioni no profit». Cosa significa per te il titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana che il presidente Mattarella ti ha conferito per aver utilizzato lo sport come strumento di inclusione? «Per quanto mi abbia fatto tanto piacere, continuo a pensare che, a 27 anni, sia davvero un riconoscimento troppo grande: ho fatto solo quello che amo fare e che mi rende felice, perché credo davvero nella completa inclusione dei sordi nel mondo degli udenti attraverso lo sport. Ha dimostrato come, nonostante la sordità, si possa fare tutto: non la si deve vedere in alcun modo come un handicap ma come uno stimolo per affrontare le sfide della vita. Spero che questo riconoscimento possa aiutare bambini e ragazzi sordi ad accettarsi, proprio come ho fatto io, e sono felice di poter dire che, da adesso, la nostra disabilità fa ancora più rumore. E ha, finalmente, smesso di essere invisibile».
focus ricerca
Lavoro, coltivare i talenti over50 a seconda edizione di Talenti senza età: donne e uomini over50 e il lavoro realizzata da Valore D, in collaborazione con il Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla famiglia dell’Università Cattolica, ha coinvolto quest’anno anche gli uomini, ed ha raddoppiato il numero di aziende (36) e di lavoratori coinvolti (oltre 13mila). Dalla ricerca emerge che quasi la metà delle persone (45,7%) danno molto sul lavoro, ma vivono momenti di difficoltà, una popolazione aziendale identificata come Talenti Attivi ma in Difficoltà. In effetti la ricerca mostra che si tratta di un periodo di vita complesso: la grande maggioranza tra gli intervistati dichiara di aver vissuto negli ultimi anni cambiamenti che hanno rivoluzionato l’assetto di vita (63,6%). Questa ricerca è nata proprio per capire le aspettative, gli ostacoli e le opportunità che caratterizzano gli over50. L’altro obiettivo dello studio è di fornire alle aziende indicazioni operative per anticipare e gestire l’invecchiamento della forza lavoro. Dai dati emerge infatti che le organizzazioni possono fare molto per conservare i propri talenti attivi nel tempo. In particolare un’identità organizzativa coerente, frequenti scambi intergenerazionali e l’autonomia nello svolgimento del proprio lavoro favoriscono fino a tre volte in più la probabilità di essere un talento attivo. Le analisi condotte hanno evidenziato 3 tipologie di lavoratori over 50: i Talenti Attivi in cui rientra il 30,9% del campione sono coloro che hanno un livello alto di potenziale lavorativo, hanno elevati livelli di
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performance e sono realizzati da un punto di vista personale; i Talenti Attivi ma in Difficoltà, quasi la metà del campione (45,7%), sono lavoratori che danno molto sul lavoro anche se risultano meno performanti dei Talenti Attivi e riportano punteggi inferiori di realizzazione di vita personale. Infine i Talenti Smarriti (23,4%) mostrano i livelli più bassi di performance e di realizzazione personale. Un approfondimento importante di questo studio è stato inoltre relativo alle transizioni degli over50 che risultano invisibili alle organizzazioni, ma che incidono significativamente sul potenziale di questi lavoratori. Un lavoratore over 50 su tre ha affrontato negli ultimi anni un evento negativo (malattia propria o di cari, separazioni, lutti, cambiamenti lavorativi, ecc.) che ha peggiorato la sua vita. Le aziende sono ancora molto impreparate a trattare momenti di questo tipo che risultano però cruciali per le strategie di ingaggio degli over50 al lavoro: aumenta la probabilità di rimanere attivi quando aumenta infatti il numero
di figure aziendali che offrono sostegno durante questi momenti di transizione. «Sono soddisfatta – ha detto Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D – che con l’Università Cattolica abbiamo ampliato la ricerca Talenti senza Età, ascoltando anche gli uomini, per fornire alle aziende strumenti per continuare a valorizzare il contributo e il potenziale di tanti lavoratori che rappresentano una crescente quota della popolazione attiva e produttiva». «Un’accurata comprensione della realtà di vita e di lavoro che caratterizza questa generazione è indispensabile per poter intervenire più efficacemente sugli ambienti di lavoro. Talenti senza età 2019 è certamente tra i primi progetti in Italia in grado di fornire risposte affidabili a molti quesiti» ha spiegato la professoressa Claudia Manzi (nella foto) – del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica che ha curato la direzione scientifica del progetto – illustrando i dati della ricerca che è stata presentata, lo scorso 17 gennaio in Aula Magna, durante una tavola rotonda intitolata Talenti senza età. Donne e uomini over 50 e il lavoro, a cui hanno partecipato Federica Troya del Gruppo Zurich, Andrea Iapichino, HR senior manager di TIM, Livio Zingarelli, head of HR & Business Transformation di Philips, Nadia Governo, senior vice president di NTT Data Italia, Annalisa Monfreda, direttrice di Donna Moderna. L’incontro è stato introdotto da Barbara Falcomer e dal rettore dell’Ateneo Franco Anelli, mentre i lavori sono stati conclusi dal prorettore Antonella Sciarrone Alibrandi.
Investimenti, piccoli risparmiatori crescono e competenze economiche e finanziarie possono essere utilmente promosse già nei bambini della scuola primaria. Lo dimostra una ricerca dal titolo Agire economico consapevole dei bambini realizzato dall’Unità di Ricerca sulla Teoria della Mente dell’Università Cattolica - a cura dei professori Antonella Marchetti, Davide Massaro e dalle dottoresse Annalisa Valle, Elisabetta Lombardi, Teresa Rinaldi – in collaborazione con Feduf, Fondazione per l’Educazione finanziaria e al Risparmio, e con Fondazione comunitaria Nord Milano. Il lavoro, condotto nell’anno scolastico 2017-2018, ha origine da una letteratura scientifica nell’ambito della psicologia dello sviluppo e dell’educazione. La ricerca si è proposta di costruire e valutare l’efficacia di un intervento inteso a sostenere e promuovere queste competenze nella più ampia cornice di riferimento dell’educazione alla cittadinanza. In particolare, l’intervento ha avuto come oggetto alcuni concetti riguardanti l’agire economico
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consapevole, quali altruismo, fiducia, equità, ritardo nella gratificazione (alla base della comprensione del concetto di investimento), che sono stati trattati in classe con una metodologia conversazionale, ossia coinvolgendo direttamente i bambini in discussioni guidate. Questo ha permesso di far riflettere in modo attivo i bambini non solo sui contenuti di per sé, ma anche sui diversi punti di vista dei compagni e sulle problematiche relative a ciascun argomento trattato. La ricerca riguarda 110 bambini (52 maschi e 58 femmine) provenienti da tre scuole di Cologno monzese, Sesto San Giovanni e Fiorenzuola d’Arda, frequentanti le classi III, IV e V elementare con un’età compresa tra gli 8 e i 10 anni. Sono state coinvolte sei classi, due per ogni anno di appartenenza. In un primo momento, a tutti i bambini sono state proposte alcune prove di ricerca per valutare le loro competenze in merito ai temi oggetto di interesse; quindi i bambini sono stati divisi in due gruppi, il primo dei quali ha seguito l’intervento sopra descritto, mentre il secondo ha seguito le normali attività didattiche relative
all’educazione economico-finanziaria previste nel curriculum scolastico. Infine, tutti i bambini sono stati nuovamente valutati, allo scopo di confrontare le performance di coloro che hanno seguito l’intervento con quella di coloro che non lo hanno seguito. I risultati mostrano che, a seguito dell’intervento, i bambini hanno attivato un comportamento più altruistico rispetto agli altri e hanno manifestato maggiore comprensione e capacità di applicazione del concetto di investimento. Sembra, quindi, che un intervento in classe basato sulla conversazione e sulla discussione sia effettivamente in grado di migliorare le competenze economiche e finanziarie dei bambini di questa età, lavorando non solo sui contenuti, ma anche sul pensiero riflessivo e sulle norme e i valori implicati nelle interazioni economiche. Uno sviluppo interessante di questo approccio potrebbe essere quello di formare gli insegnanti con l’obiettivo di diffondere la presente metodologia, al fine di completare e sostenere gli attuali interventi di educazione economica e finanziaria nelle scuole.
focus ricerca
Medicina e salute, i traguardi della ricerca scientifica “Panacea” contro le falle del sistema i chiama “Panacea” il progetto del bando Horizon 2020, coordinato dal professor Daniele Gui e dalla dottoressa Sabina Magalini (Chirurgia d’urgenza) che insieme allo staff dell’ICT della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, hanno conseguito un significativo finanziamento europeo che, coinvolgendo quindici università, enti ed aziende di vari paesi europei, svilupperà molti temi fra i quali un sistema di simulazione delle postazioni informatiche presenti nella struttura ospedaliera. La simulazione sarà esplorata giorno e notte da una “intelligenza esperta” che indagherà eventuali falle nella sicurezza o i punti deboli da rinforzare nel sistema reale.
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Morte cardiaca improvvisa, nuova luce no studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology ha apportato significative conoscenze sui meccanismi che determinano il rischio di aritmie fatali nei pazienti affetti da sindrome di Brugada, una malattia rara del cuore che può causare la morte cardiaca improvvisa soprattutto in soggetti giovani altrimenti considerati completamente sani. Lo studio è frutto di una collaborazione tra la Cardiologia dell’Ospedale San Donato di Arezzo e l’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica – Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS ed è stato supportato da un finanziamento della fondazione Telethon al dottor Maurizio Pieroni dell’ospedale di Arezzo, responsabile scientifico dello studio, e al professor Antonio Oliva dell’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica, coinvestigator dello studio.
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Neurochirurgia, ecografia terzo occhio ’ecografia è il “terzo occhio” del medico e rappresenta un valido supporto nelle procedure invasive, guidandolo nell’esecuzione corretta delle infiltrazioni alla mano, minimizzando i rischi della procedura. È quanto sostengono i ricercatori coordinati da Luca Padua, professore di Neurologia all’Università Cattolica, responsabile dell’Unità Operativa Neuroriabilitazione ad Alta Intensità della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e referente scientifico della Fondazione Don Carlo Gnocchi. Queste evidenze scientifiche sono state pubblicate in forma di lettera sulla rivista New England Journal of Medicine, redatta dal professor Padua e dai dottori Daniele Coraci e Claudia Loreti (Fondazione Don Gnocchi).
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Senologia, cancro e flora batterica razie a uno studio condotto presso il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS si è scoperto che anche la composizione della flora batterica nel tessuto delle mammelle potrebbe avere un ruolo nel predisporre certe donne al cancro del seno. In futuro ciò potrebbe portare ad un test di rischio per questo big killer delle donne. La scoperta, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, è frutto di una ricerca coordinata da Riccardo Masetti, direttore del Centro di Senologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e dell’Istituto di Semeiotica chirurgica dell’Università Cattolica, e dal professor Nicolò Merendino, responsabile del laboratorio di ricerca di nutrizione molecolare e cellulare con la collaborazione della ricercatrice Lara Costantini, entrambi dell’Università degli Studi della Tuscia, e del dottor Stefano Magno, responsabile del Servizio di Terapie Integrate del Centro di Senologia del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.
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Medicina personalizzata, progetto europeo ome integrare Medicina personalizzata e prevenzione? A questa domanda ha dato risposta la Commissione Europea che ha dedicato al progetto Personalized Medicine and the Prevention of Chronic Diseases (PRECeDI), coordinato da Stefania Boccia, professoressa di Igiene e medicina preventiva dell’Università Cattolica, un’apposita pagina del proprio sito web, al fine di diffondere e far conoscere questa esperienza di success story. Lo scorso 13 dicembre la Commissione Europea ha organizzato un lunch seminar dedicato al progetto come esempio di best practice. Dai rispettivi domini scientifici del progetto sono scaturite cinque raccomandazioni che declinano la cornice operativa all’interno della quale tutte le nuove tecnologie basate sulle scienze ‘omiche’ possono essere introdotte nella prevenzione sanitaria.
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Tumori, farmaci per terapie più mirate econdo i più recenti dati epidemiologici complessivamente in Italia ogni giorno circa mille persone ricevono una diagnosi di tumore maligno e le malattie neoplastiche rappresentano ancora la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le malattie cardiovascolari (37%). La collaborazione tra l’Università Cattolica - Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e l’Istituto di Chimica del Riconoscimento Molecolare (ICRM) del CNR ha portato all’identificazione di una molecola, brevettata, in grado
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di inibire selettivamente l’attività della proteina-chinasi NEK6, bloccando in tal modo la proliferazione delle cellule neoplastiche. La scoperta, pubblicata su Scientific Reports, è frutto del lavoro dei ricercatori Marta De Donato, Benedetta Righino, Flavia Filippetti, Alessandra Battaglia, Marco Petrillo e Davide Pirolli, coordinati da Giovanni Scambia, professore di Clinica ostetrica e ginecologica all’Università Cattolica e direttore Scientifico della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, dalla dottoressa Daniela Gallo, responsabile dell’Unità di Medicina Traslazionale per la Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, e dalla dottoressa Maria Cristina De Rosa, responsabile ICRM, a Roma, del CNR. Staminali, “Sprint” per applicazioni terapeutiche icercatori dell’Università Cattolica “danno sprint” alla ricerca sulle cellule staminali del momento più magico della vita, la nascita, con un progetto che consentirà innanzitutto di analizzare tutta la ricerca preclinica svolta a livello internazionale e così gettare le basi per una traslazione clinica condivisa tra più centri in pazienti con gravi patologie tra cui sclerosi multipla, morbo di Crohn, artrite reumatoide, la malattia acuta da rigetto e la fibrosi polmonare. Si tratta del progetto International Network for Translating Research on Perinatal Derivatives into Therapeutic Approaches (SPRINT) (Rete Internazionale per la Traslazione Clinica di Cellule Staminali Perinatali e loro Derivati) (2018-2022). Il progetto SPRINT è coordinato da Ornella Parolini, professore di Biologia applicata e Direttore del Centro di Ricerca di Medicina Rigenerativa (CROME) dell’Università Cattolica, nell’ambito del programma COST (Cooperation in Science and Technology), finanziato dal Programma “Horizon 2020”.
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Migrazioni, vent’anni di MigraReport arrivo di stranieri a Brescia è in calo e sono più integrati; aumenta l’occupazione con ventimila posti in più, cala la disoccupazione, crescono le imprese straniere. E’ questa la fotografia emersa dal rapporto annuale realizzato dal Cirmib – il Centro di iniziative e ricerche sulle Migrazioni che quest’anno compie vent’anni. «Le migrazioni sono diventate un tema principale per la politica nazionale e internazionale poiché, come pare quasi assodato in Europa, chi promette di respingerne i flussi ha buona probabilità di riscuotere consensi alla elezioni – ha osservato la direttrice del Cirmib Maddalena Colombo (nella foto). – L’impegno di un Centro di ricerca locale sugli impatti del fenomeno migratorio diviene pertanto ancora più importante affinché venga divulgata un’informazione corretta e affinata, che tenga conto non solo dei numeri ma anche dei fattori sociali». Dopo Milano, ormai vicina al mezzo milione di presenza, Brescia è infatti la provincia lombarda con più residenti stranieri: ben 156mila, seppur in calo dello 0,2% rispetto all’anno scorso, e dello 0,5% rispetto al 2016. Un trend al ribasso principalmente dovuto a due fattori: l’acquisizione della cittadinanza (tra il 2013 e il 2017 ben 6.200 immigrati hanno prestato giura-
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mento come cittadini italiani) e al trasferimento di residenza. Per quanto riguarda il lavoro a Brescia, da quattro anni a questa parte, le femmine superano numericamente i maschi – complice il proliferare del fenomeno della badanti – il 63% dei residenti vive in affitto, un immigrato su quattro vive in una casa di proprietà e, unitamente al tasso di occupazione che sale, quello della disoccupazione scenda dall’8,2 al 6,2. Certo, in genere gli stranieri rivestono ruoli di basso profilo nei campi, nelle stalle, nel settore della logistica, dei trasporti o dell’assistenza domiciliare, ma appare in crescita anche il numero degli imprenditori (+1,8%) concentrati nei settori del commercio, della ristorazione, o nelle costruzioni. Il sistema scolastico si conferma territorio d’osservazione privilegiato. In que-
sto ambito non si riscontrano variazioni significative. Il 67% degli studenti è nato in Italia, nelle scuole per l’infanzia sono il 91%, solo il 18% sceglie il liceo mentre oltre il 40% si indirizza verso istituti tecnici o professionali (il doppio rispetto agli italiani). Gli studenti stranieri sono il 7,1% all’Università Statale e il 4,5% in Cattolica (con un’incidenza del 6,6% che supera quella nazionale), ma il dato è in aumento (+19,5% rispetto all’anno scorso) e ben l’80% è in possesso di un diploma conseguito in Italia, il doppio rispetto a dieci anni fa. Interessante, infine, è l’analisi dei permessi di soggiorno che sono nella quasi totalità dei casi ottenuti mediante ricongiungimenti familiari e lavoro. Solo 1,3% infatti deriva da richiedenti asilo, (le domande sono state respinte al 70% nel 2016 e al 54% nel 2017). Altro luogo comune da sfatare è quello per cui nell’immaginario collettivo nazionale il migrante arriva su una barca dall’Africa. Ipotesi smentita da quel sonoro 46% – quasi la metà del totale – proveniente da paesi dell’Unione Europea (in testa la Romania col 16%, seguita a livello nazionale da Albania, Marocco, India, Pakistan e Ucraina). In particolare, a Brescia la Romania è seguita da Pakistan, Ucraina, Moldavia, Cina e Albania.
Scuola-lavoro, incontro virtuoso ette partner, 5 enti di formazione, 3 autorità regionali/locali, 1 università, 1 network europeo e i prossimi 3 anni per studiare ed adattare il modello delle University Technical Colleges (UTC) inglesi. Sono questi alcuni numeri che si nascondono dietro il progetto ESW: Early School Workers, iniziato ufficialmente lo scorso ottobre e che vede la partecipazione anche dell’Università Cattolica, facoltà di Scienze della Formazione. «L’idea nasce alla fine del 2016 – spiega Roberto Franchini, coordinatore del progetto - quando l’ENAC, l’Ente nazionale canossiano, e altri soggetti hanno iniziato a studiare un modello di scuole che sta prendendo piede nel Regno Unito e che utilizza un concetto di educazione innovativo, progettato allo scopo di diminuire il crescente divario tra le competenze e le conoscenze richieste dal mondo del lavoro e quelle tradizionalmente offerte dal sistema scolastico». Dopo un anno di progettazione, visite nel Regno Unito e aver costruito un solido partenariato, il progetto si è classificato quinto su 35 progetti approvati (a fronte di 170 candidature presentate) nell’ambito del
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Programma Erasmus+ Key Action 2: Cooperazione per l’Innovazione e lo scambio di buone prassi – Partenariati Strategici – Ambito VET. Lo scopo del progetto è quello di combattere l’abbandono scolastico, incrementare l’occupabilità dei giovani e favorire il loro ruolo attivo nella società. A tal fine il progetto intende rafforzare le competenze chiave e tecnico-professionali dei giovani che frequentano i percorsi VET (Vocational education and training), analizzando e adattando al contesto italiano, spagnolo e tedesco il modello delle UTC inglesi. Si tratta di un gruppo di scuole professionali inglesi che stanno attuando un approccio pedagogico centrato sulle attività degli studenti, secondo il modello del Project Based Learning. Le conoscenze e le abilità in queste scuole sono finalizzate alla risoluzione di problemi reali. L’obiettivo è quello di aumentare le competenze di ogni studente nell’arco dell’intero percorso di apprendimento e di combattere il tasso di dispersione scolastica. Il raggiungimento di questi risultati eccellenti è stato possibile grazie a metodologie innovative e al ripensare spazi, tempi e forme di appren-
dimento. Ogni UTC, in collaborazione con un’università locale e con aziende, lavora per sviluppare un curriculum che permetta agli studenti di fare esperienze simili a quelle che vivrebbero dopo la scuola, integrando, inoltre, tre tipi di apprendimento: tecnico, pratico e accademico. Tutti gli aspetti della vita di questi college sono costruiti intorno a una specifica metodologia chiamata PiXL Edge, ovvero un modello che consente agli studenti di sviluppare abilità utili per la loro futura attività professionale (Leadership, Organisation, Communication, Initiative and Resilience). Le attività di progetto sono iniziate a novembre con la prima visita presso la UTC di Warrington (vicino a Manchester). Nei prossimi mesi i partner lavoreranno a distanza per produrre un report e delle linee guida di trasferibilità del modello delle UTC.
focus ricerca
Cremona e la musica, mercato da 550 milioni l CERSI, Centro di Ricerca per lo Sviluppo Imprenditoriale dell’Università Cattolica di Cremona in collaborazione con l’Osservatorio DISMA Musica, ha presentato a “Mondo Musica”, l’annuale fiera degli strumenti musicali, il Rapporto 2018, una fotografia dettagliata del mercato degli strumenti musicali in Italia. Il rapporto basato sull’esame del trend di 25 famiglie di strumenti musicali, oltre alle edizioni, ha messo in evidenza l’andamento stabile del mercato degli strumenti musicali in Italia nel 2017 segnando un modesto incremento pari allo 0,77% e un valore complessivo al dettaglio pari a 550 milioni di euro. A trainare il gruppo gli strumenti a fiato con un incremento del 18,42%, seguiti dai pianoforti acustici in rialzo del 14,80%, bene anche il comparto dell’amplificazione del suono in progresso del 5,36% e le edizioni con un più 4,53%; mentre e frenare la crescita del mercato, le chitarre elettriche con un meno 13,23%, gli accessori, di solito un comparto “difensivo”, che arretrano del 5,59%, male anche
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gli strumenti a percussione in calo del 4,32%. Per la prima volta è stata analizzata la vendita al dettaglio, con un’indagine su 94 rivenditori: il 53,76%, ha affermato di aver registrato fatturati stabili o in crescita, mentre il 46,24% ha dichiarato una diminuzione dei ricavi. I loro dati di vendita hanno permesso di produrre una primissima stima del valore complessivo di sell-out del mercato italiano degli strumenti musicali (nuovi e usati), degli accessori e delle edizioni musicali servito dal canale tradizionale di vendita. «Il settore degli strumenti musicali in Italia conferma di possedere oggi indubbi punti di forza, – osserva il direttore di CERSI Fabio Antoldi (nella foto)– legati in particolare, all’attività di produzione artigianale che continua a mostrarsi viva e in sviluppo. Questo Osservatorio rappresenta un’occasione importante di confronto per gli operatori del settore». Esprime un cauto ottimismo Antonio Monzino, Presidente Disma musica, che anticipa l’andamento del 2018 “in linea con la crescita del 2017”, ed esprime l’auspicio “che
la partecipazione dei rivenditori alla ricerca, segni un importante passaggio verso la creazione di “fare sistema”. “Il territorio cremonese – sostiene il Presidente della Camera di Commercio di Cremona Gian Domenico Auricchio - è fortemente connotato da uno stretto legame con la musica e ciò che lo rende un unicum a livello mondiale è la produzione artigianale di strumenti musicali.
Come creare la “superfrutta” con i raggi UvB on semplice frutta ma “super” frutta, in grado di migliorare notevolmente il nostro benessere grazie ai micro-nutrienti in essa contenuti. Stiamo parlando di un alimento ricchissimo di virtù salutari che apporta, con poco, il massimo del beneficio, ricco di antiossidanti e di composti benefici per la salute e un alleato naturale utile contro l’invecchiamento. Un team di ricercatori dalla facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica di Piacenza guidati da Luigi Lucini, docente di Biochimica, in collaborazione con il dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Pisa hanno studiato gli effetti benefici delle radiazioni ultraviolette sulla frutta per creare un alimento salutare e dall’elevato valore nutraceutico. «Studiando le reazioni dei vegetali sottoposti a continui trattamenti con radiazioni Uv-B – spiega Luigi Lucini (nella foto) – abbiamo pensato di impiegare la componente B della radiazione ultravioletta anche su frutti già raccolti, nello specifico sulle pesche, riprogrammando così la loro capacità di produrre molecole nutraceutiche». Il procedimento prevede che la frutta sia posta in celle climatiche ed esposta ai raggi Uv-B; gli studi molecolari hanno
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evidenziato come i raggi Uv-B attraverso complessi meccanismi intracellulari, inducano l’attivazione di specifici geni coinvolti nella sintesi di diverse classi di composti fenolici. «Nel caso delle pesche – continua Lucini - dopo 36 ore di esposizione, si è notato che i frutti sottoposti a radiazioni Uv-B hanno notevolmente aumentato il loro livello di antocianine, idroflavonoli, e flavoni, i polifenoli che hanno più capacità antiossidanti, utili a prevenire l’insorgenza delle malattie cronico degenerative». I vantaggi di questa scoperta non sarebbero solo legati al maggiore livello nutrizionale dei frutti sottoposti a trattamento. «Un primo beneficio è legato all’impatto ambientale – conclude Lucini – quello su cui stiamo lavorando adesso è la conservabilità di questi frutti, senza dover ricorrere a pesticidi o molecole chimiche. I dati preliminari finora raccolti hanno evidenziato come questi trattamenti rendano più sostenibile le gestioni in post-raccolta, quindi sarebbero utili a diminuire l’uso di molecole chimiche, utilizzando metodi alternativi sostenibili per l’ambiente». Inoltre la possibilità di ottenere i “superfrutti” non solo in laboratorio, ma anche in serra a livelli di produzione su larga scala è un ulteriore e significativo
plus. Ad oggi infatti i raggi UvB sono ampiamente impiegati per la disinfezione di acqua, aria e superfici, mentre risulta ancora limitato l’impiego sugli alimenti, in particolare sui prodotti freschi come tecnologia di conservazione postraccolta. Alcune molecole sviluppate nella superfrutta, saranno in grado di conferire al frutto un aspetto migliore e cromature rossastre, indice di una maturazione ottimale, e un gusto migliore, il sapore della vera frutta. Si tratta sicuramente di un passaggio importante nella salvaguardia della salute dell’uomo che ancora una volta passando dalla tavola si può riuscire a lavorare sulla prevenzione.
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Terza missione, la Cattolica apre alla città
Università Cattolica di Milano ha aperto le porte alla città per presentare la propria Terza missione. Un’iniziativa, quella che si è svolta in Largo Gemelli lo scorso 14 febbraio, voluta per avvicinare il mondo universitario a quello sociale ed economico che lo circonda. Una giornata rivolta a cittadini, imprese e istituzioni, con stand, dibattiti, pillole musicali, teatrali, e visite guidate ai tesori nascosti di largo Gemelli, in cui sono state presentati molte iniziative e progetti a impatto sociale, come ad esempio, invecchiamento attivo della popolazione, enrichment familiare, partecipazione come corresponsabilità educativa, economia, solidarietà internazionale, sostenibilità e commitment sociale. Tre sono i filoni che hanno caratterizzato l’Open Evening Terza Missione: il Lifelong learning con i programmi di formazione permanente, master e dottorati; il trasferimento di conoscenza con la presentazione
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di progetti emblematici promossi da Alte scuole, Centri di Ateneo e Centri di ricerca; il Public engagement con un impatto sociale sul territorio. «In queste tre missioni - ha spiegato il professor Mario Molteni, delegato al Coordinamento e allo sviluppo dei rapporti con le imprese dell’ateneo - l’Ateneo è sostenuto da una straordinaria ricchezza che discende da una scelta di imprenditorialità diffusa, dove ciascun docente può mettere a servizio le proprie competenze per offrire qualcosa di importante alla società». Il rettore dell’Università Franco Anelli – nell’ambito dell’incontro intitolato The Third Mission of universities: opportunities and challanges - ha approfondito il senso dell’ iniziativa: «Si tratta di un’occasione per superare la distanza tra l’università e il mondo esterno all’accademia». Un progetto che non si traduce solo in attività di consulenza per le aziende, ma che adesso ha cambiato la sua natura, come ha spiegato il Rettore: «Terza missione vuol dire anche originali-
Tra i tesori della Cattolica
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l programma del primo evento dedicato alla Terza missione dell’Università ha compreso visite guidate, concerti di musica classica offerti dallo Studium musicale d’Ateneo “Note d’inChiostro”, spettacoli di teatro antico curati dal Laboratorio di Drammaturgia antica, e l’allestimento di numerosi stand dedicati ad illustrare le attività di alta formazione, consulenza, progetti ad impatto sociale e start-up. A proporre visite e incontri sono stati coinvolti docenti, ricercatori e alumni dell’Ateneo. Sostanzialmente l’Università Cattolica è diventata un museo per
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un giorno, mostrando il suo patrimonio archeologico con la visita al laboratorio di Archeologia, all’aula Bontadini – dieci metri sotto terra, antica ghiacciaia dell’ex monastero di S. Ambrogio – e alla Sala delle Cinquecentine, dove sono custoditi duemila volumi del sedicesimo secolo raccolti con acquisti, lasciti, donazioni. La preziosa collezione di libri antichi comprende inoltre trentanove incunaboli e diverse prime edizioni. A conclusione della giornata, in Aula Magna, la rappresentazione teatrale Blue revolution: l’economia ai tempi dell’usa e getta a cura dell’Associazione Pop Economix.
tà, ricerca. In questo modo l’università può acquisire nuovi contenuti e trasmettere ulteriori competenze». Terza missione apre le porte al concetto di Civic University: «L’Università – dice il professor Anelli – non deve essere chiusa in se stessa. Deve essere inserita attivamente nella società e con essa scambiare conoscenze». Un concetto ripreso anche dal professor Paul Coyle, Director at Entrepreneurial Mindset Network di Londra: «Bisogna portare avanti il concetto di una università che dia un contributo alla società». Una Living University in cui tutte le parti, professori, studenti e ambiente agiscono all’unisono: «Così – ha sostenuto Coyle – si mettono le basi per un futuro di successo comune. Innovare, comunicare e lavorare insieme. Questa è la ricetta».
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I vincitori di Thumbs Up, un ponte tra scuola e lavoro un nuovo packaging biodegradabile per le carni in vendita nei supermercati l’idea che ha vinto Thumbs Up Youth Award, progetto di alternanza scuola-lavoro che ha coinvolto 400 studenti di sei scuole superiori di Milano e provincia e di sei aziende. Il vincitore è stato il gruppo Ecomates del Liceo Statale Primo Levi di San Donato Milanese proprio con il progetto Care for us: nuovo packaging per la carne completamente compostabile formato da polistirolo compostabile e pellicola di Bioplastica. Il progetto ha risposto alla sfida di Carrefour Italia Il cibo del futuro, sarà il nuovo ambasciatore della sostenibilità sociale e ambientale?. La squadra, composta da Aldo Pinelli, Marta Canestraci, Lorenzo Ratto, Luca Padula e Stefano Mango, ha vinto un corso di Public Speaking presso il Centro Teatro Attivo di Milano, la possibilità di svolgimento del test di orientamento Thumbs Up Map e una sessione di coaching con coach professionisti. La giuria, che ha apprezzato il mese di lavoro serrato degli studenti supportati dalle aziende e dagli insegnanti, ha scelto di assegnare anche il secondo e il terzo posto. Against Waste del Liceo Bottoni di Milano, che si è guadagnato la medaglia d’argento, ha risposto alla sfida di Banco Alimentare Creare un piano di comunicazione per raggiungere e mantenere ingaggiati i giovani per attività di volontariato e sostegno a Banco Alimentare Lombardia con la piattaforma Smart Renovation per giovani collegata al sito dell’azienda che permette l’incontro tra domanda e offerta di volontari e la creazione di rete di storytelling ed eventi.
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Al terzo posto sul podio sono saliti a pari merito i progetti The Forwarders del Liceo Virgilio di Milano e Scacciacemento del Liceo Rebora di Rho. Il primo ha risposto alla sfida di GFT Italia Realizzare un servizio di pagamento digitale innovativo che consenta di inviare e ricevere denaro in tempo reale, rivolto ai Millennials e Generazione Z con il progetto Cash – O-Pay, applicazione collegata a un orologio che permette pagamenti sicuri in tempo reale. Il secondo ha risposto alla sfida di RiceHouse Creare un tema di comunicazione per generare il desiderio di vivere in una casa di riso nei ragazzi tra i 15 e i 25 anni con il progetto Rice Experience, piano di comunicazione e sensibilizzazione, indirizzato agli universitari, basato su una reale esperienza di prova di un prefabbricato di riso. Thumbs Up Youth Award è stato realizzato da Associazione Thumbs Up grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e alla partnership con l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le sei aziende coinvolte nel progetto sono state: Snam, Carrefour Italia, Associazione Banco Alimentare della Lombardia “Danilo Fossati” Onlus, RiceHouse, Vortice Elettrosociali e GFT Italia. Tutte hanno invitato i gruppi di studenti a sfidarsi, producendo un project work per un totale di 70 lavori. Ogni azienda “ha adottato” una scuola affidandole un progetto e i 12 finalisti si sono confrontati davanti a una giuria che oggi ha decretato il vincitore. Il progetto, che rientra nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro, ha previsto un percorso durante il quale gli studenti sono stati formati in modo dinamico e innovativo sulle competenze trasversali,
quali le capacità di lavorare in gruppo, di sviluppare idee, di elaborare una presentazione scritta, di ideare un video e di parlare in pubblico. Hanno acquisito inoltre le competenze relative allo sviluppo sostenibile, per poi passare, nella seconda fase del progetto, a strutturare la propria idea. Suddivisi in sottogruppi, sono stati accompagnati nel lavoro sulla sfida lanciata dalle aziende sia dai tutor di Associazione Thumbs Up sia dai loro professori interni. I 70 progetti sono stati poi valutati dalle rispettive aziende secondo i criteri di professionalità, creatività ed efficacia. I 12 finalisti hanno avuto la possibilità di fare la loro presentazione orale di fronte a tutti gli studenti, le scuole e le aziende e di venire valutati dalla giuria composta da: Annina Pedrini (Managing Partner Centro Teatro Attivo), Andrea Trisoglio (Program Officer Fondazione Cariplo), Michele Faldi (direttore Offerta Formativa, Promozione, Orientamento e Tutorato Università Cattolica) e Luca Pesenti (docente di Welfare e sistemi comparati dell’Università Cattolica)
Valore e impegno della Giornata universitaria assione talento impegno - Cercando il mio posto nel mondo è il tema della 95a Giornata per l’Università Cattolica (domenica 5 maggio 2019), promossa dall’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore e garante dell’Ateneo, che a beneficio della Cattolica e degli studenti, promuove e organizza molte iniziative. La più importante è la Giornata per l’Università Cattolica, un appuntamento annuale che richiama il mondo cattolico italiano nel sostenere la propria Università. È una storia lunga un secolo quella che unisce l’Istituto e l’Università a servizio delle nuove generazioni, dell’Ateneo e della Chiesa. Anche nel 2018, i fondi raccolti in occasione della Gior-
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nata, hanno consentito al Toniolo di proseguire diversi progetti. In 10 città italiane promuove annualmente un concorso nazionale per l’assegnazione di 100 borse in base al merito accademico e altre 100 borse a studenti diplomandi di tutta Italia. Più di 300 studenti del Campus dei Collegi ottengono ogni anno certificazioni linguistiche e frequentano corsi di formazione. Attraverso il Charity Work Program ha finanziato, dal 2009 a oggi, oltre 250 borse di studio a studenti di tutte le Facoltà e le sedi dell’Ateneo, con la possibilità di vivere un’esperienza di volontariato in Paesi emergenti e in via di sviluppo. Dal 2012 ha dato vita all’Osservatorio Giovani, che realizza il Rapporto Giovani, la più approfondita ricerca italia-
na sull’universo giovanile. Grazie ai fondi raccolti nelle diocesi in occasione della Giornata l’Istituto sostiene il Fellowship Program: in collaborazione con le Missioni Permanenti della Santa Sede presso gli Organismi Internazionali in Ginevra, New York, Parigi, Roma, Strasburgo e Vienna ha inviato 30 studenti per una esperienza formativa unica. Da anni promuove iniziative di orientamento per gli studenti e di formazione per gli insegnanti di tutta Italia. Dal 2017 è partner di Parole_Ostili, un progetto sociale in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione per combattere le pratiche e i linguaggi negativi online in un’ottica di prevenzione del cyberbullismo www.giornatauniversitacattolica.it PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Unicatt al top in 13 aree disciplinari ella macro area Social Sciences & Management, in particolare, Università Cattolica si attesta al 175° posto. Per quanto riguarda le altre macro aree, l’Ateneo si posiziona al 176° posto in Arts & Humanities e al 187° per Life Sciences & Medicine. Analizzando le singole aree disciplinari, l’Ateneo di largo Gemelli ottiene un miglioramento nell’area Agriculture & Forestry che vede un rilevante balzo in avanti nella top 200 (da 151 a 200) rispetto al rank 201-250 del 2018. Commenta così il professor Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Cattolica a Piacenza: «Con piacere vediamo questo miglioramento che riporta la Facoltà in una posizione che più rispecchia il suo valore e la sua fama a livello internazionale. Auspichiamo che QS possa considerare in futuro l’attività di ricerca nel settore alimentare all’interno della categoria Agriculture e Forestry perché di determinante importanza nel nostro lavoro scientifico. La Facoltà che dirigo è sempre più aperta all’internazionalizzazione e quindi un buon posizionamento è propedeutico al reclutamento di studenti stranieri. Questo ci aiuterà nel lancio dei tre corsi di laurea in lingua inglese che vengono proposti dalla Facoltà». Università Cattolica conferma inoltre la forte posizione nella disciplina Theology, Divinity & Religious Studies che ha debuttato per la prima volta lo scorso anno, attestandosi nel rank tra il 51esimo e 100esimo posto tra le prime 100 università a livello globale, mentre si conferma anche quest’anno nel rank fra 101 e 150 in Modern Languages, Medicine e Law.
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Università Cattolica rimane nella top 200 nelle aree Psychology, Accounting & Finance, Communication & Media Studies, Economics & Econometrics (151-200) mentre entra in classifica nell’area Education, dove si attesta tra le top 300. Per compilare questa classifica, QS ha analizzato più di 200 milioni di citazioni e 22 milioni di research paper. È stata valutata la posizione di 1.222 atenei in 48 aree disciplinari e 5 macro aree. Questo studio include le opinioni di 83.000 accademici internazionali e di 42.000 responsabili delle risorse umane e altre figure manageriali responsabili per le assunzioni.
Un premio alla ricerca di qualità ra le misure di valorizzazione della ricerca connesse al Piano strategico di Ateneo, l’Università Cattolica ha introdotto, dal 2017, un sistema di premi alle migliori pubblicazioni dei propri docenti e ricercatori. L’iniziativa è intesa a riconoscere che produrre pubblicazioni considerate di alta qualità dalle comunità scientifiche di riferimento genera benefici diffusi per l’Ateneo. Intende inoltre rispondere, attraverso un’iniziativa premiale autonoma, alla mancata possibilità per i ricercatori e docenti delle università non statali di ac-
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cedere al FFARB – Finanziamento delle Attività Base di Ricerca, il sistema di finanziamenti individuali basato sulle pubblicazioni che il MIUR ha avviato nel 2017 riservandolo a docenti e ricercatori delle università statali. I 122 lavori premiati nel 2018 sono stati selezionati dai dieci Comitati Scientifici dell’Ateneo, con il coordinamento della Commissione Strategie di Ricerca, seguendo la procedura approvata dagli Organi di governo. I lavori premiati rappresentano lo 0,7% degli oltre 17.700 lavori che i docenti e ricercatori dell’Università Cattolica hanno pubblicato nel periodo 2015-2018.
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La pubblicazione in CattolicaNews (https://www.cattolicanews.it/ricerca-di-qualita-i-premi-2018) degli elenchi e dei riferimenti ai lavori premiati è parte integrante dell’iniziativa poiché consente di diffondere, all’interno e all’esterno dell’Ateneo, l’informazione su questi risultati di qualità. Le pubblicazioni premiate sono elencate per Comitato Scientifico di riferimento con il rimando agli abstract e ai metadati bibliografici censiti dagli autori nel repository istituzionale d’Ateneo PubliCatt. L’iniziativa proseguirà nel 2019 con la selezione dei migliori lavori pubblicati nel periodo dal 2016 al 2019.
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Educare oggi con i nuovi media
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ome la famiglia può affrontare l’educazione digitale? Quale ruolo svolge la scuola quando i media diventano parte integrante della quotidianità degli studenti? Quali sono le opportunità che la pastorale può assumere nella propria riflessione e azione? Risponde a questi interrogativi il primo MOOC – Massive Online Open Course “Educazione digitale”, un corso in modalità e-learning aperto e gratuito, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana (con gli Uffici di Comunicazioni Sociali; Pastorale giovanile; Catechistico; Famiglia; IRC; Educazione, Scuola e Università; Vocazioni; Servizio Informatico) e dal Cremit (Centro di Ricerca sull’Educazione ai Media all’Informazione e alla Tecnologia) dell’Università Cattolica. Attivo dallo scorso 28 gennaio, il corso si è snodato per 6 settimane fino al 4 marzo (con una settimana di recupero da lunedì 11 marzo).
La proposta formativa nasce in linea con gli Orientamenti pastorali CEI 2010-2020 e il Direttorio CEI “Comunicazione e missione”, e raccoglie le indicazioni emerse dai vescovi nel corso della 71a Assemblea Generale della CEI. L’obiettivo è di fornire un approfondimento su nozioni e pratiche digitali. Il corso online, infatti, affronta lo sviluppo della comunicazione e la mediamorfosi, il ruolo dell’informazione oggi, la questione dell’identità e della socializzazione in rete, gli strumenti per un’educazione digitale nei diversi contesti e la presenza della tecnologia nell’azione pastorale (dalla liturgia alla catechesi, ai momenti aggregativi). Il percorso formativo, composto da 6 moduli, 18 video-lezioni e 18 schede di approfondimento tematico, si rivolge a educatori, operatori pastorali, genitori, insegnanti e professionisti della comunicazione.
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Alumni, tutte le novità del 2019 arà all’insegna delle novità il 2019 per Alumni Cattolica Associazione Ludovico Necchi. Del resto il 2018 si chiude con un bilancio tutto in positivo per l’Associazione che riunisce i laureati dell’Università Cattolica. Un legame che va oltre i confini nazionali: l’anno scorso, infatti, sono state organizzate diverse attività e réunion all’Estero, in particolare a Bruxelles, Londra, Shanghai e Pechino, dove ha partecipato in prima persona la presidente Antonella Sciarrone Alibrandi. Tra le prime novità il rinnovo delle cariche di sezione del Con-
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siglio Direttivo (Facoltà e studenti) della storica Associazione e l’ingresso di altri associati. Una conferma che il costante impegno della Cattolica nel costruire, attraverso il progetto Alumni UCSC, un network di laureati consapevoli dell’importanza della relazione con la loro Università sta dando i suoi frutti, riavvicinando numerosi ex studenti alla vita associativa dell’Ateneo. Con le elezioni svoltesi a fine 2018, sono stati scelti i rappresentanti di sezione tra un numero rilevante di candidature, soprattutto per alcune Facoltà. I voti hanno portato all’elezione di Luca Valerio Silviani della Valle per Giurisprudenza (Milano), Marco Lucchin per Scienze politiche e sociali che intende sviluppare il network degli Alumni a livello internazionale, in particolare in Asia e in Russia. Per Economia (Milano-Roma) è stato riconfermato Stefano Devecchi Bellini che ha
sostenuto la costituzione del Comitato Internazionale Alumni UCSC Far&Middle East, grazie alla sua attività imprenditoriale in Cina. Altra new entry per Lettere e Filosofia (Milano e Brescia): Mauro Meazza, voce di Radio24 e caporedattore de Il Sole 24 Ore, per Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali (Piacenza e Cremona) fa il suo ingresso Andrea Lovazzano mentre Medicina e Chirurgia (Roma) potrà contare sull’attività di Roberto Persiani, oncologo e docente alla Cattolica di Roma. Il rappresentante di Scienze matematiche, fisiche e naturali (Brescia) è Alberto Prospero, Senior Data Scientist in Pirelli, e invece Tommaso Migliore – che proprio sui banchi di largo Gemelli ha posto le basi della sua società, di cui oggi è CEO e Founder – rappresenta Scienze bancarie, finanziarie e assicurative (Milano), Facoltà con cui ha mantenuto i rapporti, collaborando alla nascita del gruppo lon-
dinese. Laura Munari è stata rieletta per la seconda volta nella sua sezione per Scienze linguistiche e letterature straniere (Milano e Brescia) ed è social media manager dell’associazione. Per Economia e Giurisprudenza (Piacenza e Cremona) entra nel direttivo dell’Associazione Fabrizio Capocasale, coordinatore del Progetto MyMentor nelle sedi di Piacenza e Cremona, che spera di ampliare la conoscenza del progetto a tutti gli “alumni” dell’Ateneo. Infine, rappresentante dei soci studenti è Paolo Brillante, il più giovane membro del Consiglio Direttivo. E proprio per incentivare a conoscere l’associazione e il progetto Alumni UCSC, continua l’accordo fra l’Associazione Necchi e l’Ateneo grazie al quale, per un anno dal conseguimento della laurea, a tutti i neolaureati è offerta l’iscrizione gratuita all’associazione e la possibilità di accedere a tutti i servizi a condizioni agevolate.
Il rettore Anelli, vicepresidente di E4Impact l 27 novembre 2018 il Consiglio di Amministrazione di E4Impact Foundation ha nominato il rettore Franco Anelli vice presidente della Fondazione presieduta da Letizia Moratti. Si tratta di un importante riconoscimento del ruolo centrale che l’Università Cattolica ha nella Fondazione; ruolo manifestato sin dalla fase di costituzione. «Sono lieto di questa nomina, che mi onora e che soprattutto premia il contributo scientifico e operativo offerto dalla nostra Università» afferma il professor Anelli. «Il lavoro svolto in questi anni, in collaborazione con tutte le realtà aderenti a E4Impact Foundation, colloca l’Università Cattolica tra gli atenei italiani ed europei più capillarmente presenti nel continente africano. Si tratta di un impegno in linea con la nostra missione istituzionale, caratterizzata da una specifica attenzione ai contesti nei quali lo sforzo
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educativo si unisce alla solidarietà, come, in particolar modo, nei Paesi emergenti». E4Impact nasce come iniziativa di Altis nel 2010 per favorire lo sviluppo sostenibile del continente africano supportando la formazione di imprenditori ad alto impatto sociale e ambientale. Nel 2015 si è costituita Fondazione grazie al contributo della Cattolica e di importanti imprese italiane quali Securfin, Mapei, Salini-Impregilo e Gruppo Bracco. Si sono poi aggiunti in qualità di partecipanti altri rilevanti gruppi come Eni, Lisa, Intesa Sanpaolo e GeFi. La Fondazione, presieduta da Letizia Moratti, opera ad oggi in 8 Paesi africani (Kenya, Uganda, Etiopia, Sudan, Ghana, Sierra Leone, Costa d’Avorio e Senegal) e quest’anno avvierà il proprio Global MBA In Impact Entrepreneurship anche in Rwanda, Gabon e Zimbabwe. L’MBA è un programma executive di 12-16
mesi che guida imprenditori e aspiranti tali al lancio e allo sviluppo del proprio business. Le attività della Fondazione contribuiscono al raggiungimento di molti degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile 2030 fissati dalle Nazioni Unite, in particolare quelli legati a istruzione di qualità, lavoro dignitoso, crescita economica, riduzione della povertà e fame zero. «Dal 2010 abbiamo formato oltre 800 imprenditori africani, di cui il 33% donne. Il 73% di loro ha un business attivo nel proprio Paese e in tutto hanno creato oltre 4.000 nuovi posti di lavoro nel continente» dice il professor Mario Molteni, Ad della Fondazione. «La forza del programma è quella di fornire know-how e competenze imprenditoriali assieme a servizi di consulenza e supporto tipici di un incubatore di impresa. Inoltre abbiamo deciso di operare in ogni Paese con un’Università locale,
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rilasciando ove possibile un dual degree. Il nostro MBA abbina sessioni a distanza con lezioni in presenza permettendo agli imprenditori di dedicarsi alla propria azienda mentre frequentano il corso». Nel 2018 E4Impact Foundation, grazie al sostegno dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, ha lanciato a Nairobi il primo business accelerator per imprese a forte impatto sociali. L’iniziativa affianca 20 Pmi keniote all’anno nella loro iniziale fase di crescita con attività di training, coaching, servizi e facilities, ma soprattutto creando per loro un canale privilegiato per l’accesso al mercato italiano. Obiettivo futuro della Fondazione è attivare il Global MBA in Impact Entrepreneurship in almeno altri 7 Paesi africani entro il 2020.
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I giovani e la ricerca di Dio
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Centri di Ateneo: i nuovi Direttori
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na prolusione all’insegna dei giovani. Sono stati loro i protagonisti della lectio magistralis che monsignor Erio Castellucci, arcivescovo Abate di Modena-Nonantola, ha pronunciato lo scorso 27 febbraio nell’Aula Magna dell’Università Cattolica, in occasione dell’apertura dei Corsi di Teologia. Dopo i saluti del rettore Franco Anelli e dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, l’intervento di monsignor Castellucci dal titolo: I giovani e la bellezza dell’incontro con Dio tra inquietudine e nostalgia che ha avuto come sfondo il recente Sinodo dei vescovi e il documento finale che pone al centro le nuove generazioni, le loro richieste e le loro aspettative per il futuro. «Oggi accade che tanti giovani -ha fatto notare l’arcivescovo Castellucci – abbandonano la vita cristiana perché hanno la sensazione che essa consista nell’abbracciare un codice di comportamento e non nel lasciarsi abbracciare da una relazione d’amore». «E può accadere – ha aggiunto monsignor Castellucci – che gli educatori cristiani comunichino delle regole più che un incontro con il Signore e i fratelli», anche perché «è più facile trasmettere delle
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norme che testimoniare la bellezza». In particolare l’arcivescovo di Modena – Nonantola ha sottolineato come «l’esperienza universitaria è un tempo opportuno per gli incontri decisivi della vita. L’anima dell’esperienza universitaria resta sempre la comunità degli studenti, il suo desiderio di approfondire e condividere. L’università è dunque per sua natura incontro, intreccio di persone e intreccio di conoscenza». Infine l’arcivescovo Castellucci ha concluso affermando come «forse i giovani hanno perso un certo entusiasmo, certamente sono più disillusi di un tempo, ma non hanno affatto perso la passione, la capacità di progettare e fare sacrifici: la concentrano però su traguardi più immediati di un tempo». La parola “incontro” è stata quindi il filo conduttore dell’inaugurazione dei corsi di Teologia, il rettore Anelli ha infatti definito «il tema dell’incontro come cruciale per la vita dell’Ateneo». Un Ateneo dove «questi corsi intendono essere un contributo al percorso formativo degli studenti – ha rilevato l’assistente ecclesiastico generale monsignor Giuliodori - e sono pensati non solo come arricchimento personale, ma anche come occasione di dialogo e confronto tra la fede e la ragione, tra la spiritualità e la cultura».
Centri di Ateneo sono connotati da uno specifico tema di interesse strategico ed identitario per l’Università Cattolica e sono promotori di attività e iniziative di studio, approfondimento scientifico e alta divulgazione. L’a.a. 2018-2019 vede quattro nuove cariche direttive per i Centri presieduti dal rettore Franco Anelli. Tra i cambiamenti del quadriennio appena iniziato, si segnala la confluenza del Centro di Ateneo per la Vita nel Centro di Ateneo di Bioetica, che diviene Centro di Ateneo di Bioetica e Scienze della Vita con la direzione conferita a Massimo Antonelli, professore di Anestesiologia e rianimazione e primario dell’Unità operativa complessa di rianimazione e terapia intensiva della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli.La direzione del Centro di Ateneo di Studi e Ricerche sulla Famiglia è affidata a Camillo Regalia, professore di Psicologia sociale della famiglia, mentre Simona Beretta, professoressa di Economia e politiche internazionali e coordinatrice del master ASERI in International Cooperation and Development, ha assunto la carica per il Centro di Ateneo per la Dottrina Sociale della Chiesa. Infine, alla guida del Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale è nominato Marco Caselli, professore di Sociologia della cooperazione e componente del gruppo di coordinamento della Laurea Magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo nella facoltà di Scienze Politiche e Sociali.
La Cattolica alla Gmg di Panama na piccola rappresentanza dell’Università Cattolica, guidata da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo, era tra i 900 giovani italiani che, dal 22 al 27 gennaio scorso, erano presenti a Panama con papa Francesco per partecipare alla XXXIV Giornata Mondiale della Gioventù. La delegazione era composta da Pierluigi Malavasi, direttore Alta Scuola per l’Ambiente (Asa), Ilaria Beretta, ricercatrice di Asa, e due dottorandi Antonio Molinari, che a Milano frequenta il corso di Scienze della persona e della formazione, e Giampaolo Sabino, studente del dottorato di Progettazione pedagogica nella sede bresciana della facoltà di Scienze della formazione.
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La delegazione dell’Ateneo è volata nella Città di Panama per prendere parte anche al III Convegno Internazionale sulla Salvaguardia del Creato intitolato Giovani per la Casa Comune. Conversione Ecologica in Azione che si è tenuto sabato 19 gennaio con il patrocinio dei Dicasteri per i laici, la famiglia e la vita e per il servizio dello sviluppo umano integrale. Durante il convegno sono state presentate alcune buone pratiche che, a livello locale, si impegnano ad affrontare gli impatti, la vulnerabilità e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Alla voce di testimoni delle comunità locali si sono alternati autorevoli studiosi di diversi ambiti disciplinari – tra cui anche i docenti dell’Università Cattolica –, per approfondire i servizi ecosistemici (biodiversità, disponibilità e gestione delle
risorse) in stretto rapporto alle dimensioni sociali, economiche e culturali. Al termine del convegno è stato proposto e lanciato un nuovo manifesto da diffondere tra i giovani di tutto il mondo e tra i loro educatori, come strumento di pastorale giovanile e sociale, così come già avvenuto nelle due precedenti occasioni di Rio e Cracovia.
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Si scrive donna si legge risorsa di Federico Capella
a donna sarà la vera risorsa del nuovo millennio. Almeno secondo le relatrici del convegno Perché io valgo, promosso in Ateneo dal Comitato per le Pari opportunità dell’Ateneo lo scorso 24 gennaio e introdotto dalla professoressa Cinzia Bearzot, presidente del Comitato, e dal prorettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi. «Risorsa donna è un termine che mi piace molto» dichiara la professoressa Sciarrone. «Se ne parla tanto ma si sa ancora molto poco del gender gap. Dopo la legge del 2011 Golfo-Mosca, sulle quote di genere, le cose sono decisamente migliorate ma la strada è ancora lunga. Per questo trovo giusto parlarne qui in Università: è una questione di formazione culturale innanzitutto. Un fenomeno diffuso per cui si realizza una proporzione rovesciata: sono molte di più le donne che studiano e fanno le ricercatrici ma gli uomini hanno più possibilità di lavorare e ricoprire ruoli di spicco». Paola Profeta, docente di Scienza delle finanze in Bocconi, ha rilevato come nes-
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sun Paese ha ancora raggiunto la parità di genere assoluta. Secondo diversi studi un investimento massiccio per colmare questo gap porterebbe a un aumento del Pil e a una maggiore fecondità e benessere. La questione della cultura inclusiva, soprattutto per la crescita delle aziende e quella del pay gap, è stata invece affrontata da Barbara Falcomer, direttrice generale di Valore D: le donne guadagnano meno degli uomini fin dall’inizio della loro carriera. Aumenta infatti il numero di laureate che avrebbe diritto e facoltà di ricoprire da subito una posizione lavorativa, ma le donne assunte sono sempre meno rispetto agli uomini e a mano a mano che si sale nella scala gerarchica, le percentuali di occupazione femminile si riducono di molto.
Questa disparità di genere è stata indagata anche da un punto di vista psicosociale, scavando alle radici di una forma mentis di stampo maschile soprattutto in certi ambiti. Claudia Manzi, docente di Psicologia sociale in Cattolica, ha centrato la sua relazione sulla pericolosità degli stereotipi tra maschi e femmine, ancora molto marcati, soprattutto in Italia, che spesso sfociano nel sessismo più becero che ha conseguenze pesanti sulle decisioni e sulle performance lavorative femminili. Infine Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede piacentina e con un passato di amministratrice al comune di Piacenza, ha parlato della sua esperienza personale e di quella di altre donne che si sono fatte valere in un mondo propriamente maschile come quello della politica. La professoressa Bearzot ha concluso i lavori ricordando l’urgenza di educare le bambine ma soprattutto i bambini alla parità di genere, in modo da riscrivere la storia e correggere gli errori che in tempi antichissimi hanno poi portato le donne a una perenne condizione di inferiorità.
Giovani sul grande schermo di Massimo Scaglioni* giovani, la storia, il cinema. Si gioca attorno a questi tre termini la scommessa che ha unito Fondazione Ente dello Spettacolo e Università Cattolica, e che si è materializzata nei suoi esiti, dallo scorso 29 gennaio fino al 15 marzo, presso gli spazi dell’ex mattatoio “La Pelanda” di Roma dove è stata inaugurata la mostra multimediale Belle Speranze: il cinema italiano e i giovani (1948-2018). È possibile tracciare una storia dell’Italia mediante l’immagine delle diverse generazioni di giovani che l’hanno attraversata e ne sono stati protagonisti? Visitando la mostra si esce con la sensazione che la domanda sia veramente pertinente: perché, dagli anni del secondo dopoguerra e della ricostruzione fino a quelli della “rivoluzione digitale” e della comunicazione pervasiva e “social”, i giovani hanno sempre incarnato il desiderio di trascendere la realtà, di cambiarla, di trovarvi un proprio spazio. Guidati - entro contesti sempre differenti, di fronte a problematiche sempre inedite - da spinte universali e condivise: la forza dei rapporti familiari, il bisogno d’amicizia e d’amore, la voglia di affrontare le ingiustizie sociali, il confronto col mondo del lavoro e degli adulti. E,
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soprattutto, una insopprimibile tensione alla felicità. La mostra alla “Pelanda” (curata da Gianluca Arnone, Maria Grazia Cazzaniga ed Emanuela Genovese) si articola così in tre macro-sezioni. La prima: Generazioni in fermo immagine, che alterna le immagini e le storie dei personaggi narrati dal cinema italiano (da I vitelloni di Federico Fellini a Tutta la vita davanti di Paolo Virzì) con gli oggetti “di culto” che condensano in sé le identità di intere generazioni (dal juke box all’ipod e alla playstation). La seconda: Siamo quel che ci manca, dedicata alla ricerca di senso e di Dio da parte dei giovani, dal Francesco giullare di Dio di Roberto Rossellini a Corpo Celeste di Alice Rohrwacher. La terza parte della mostra, Come eravamo è quella più “sperimentale” in cui il contributo dell’Università Cattolica è stato decisivo. Nel corso del 2018, un gruppo di studenti di diverse Facoltà e differenti età (da primo anno di triennale al dottorato), hanno intrapreso un percorso attraverso le immagini che delle generazioni precedenti il cinema ci ha trasmesso. Storie talvolta “lontane” e di “complessa decifrazione” (i bambini già adulti dei film degli anni della guerra o del dopoguerra, come Roma città aperta o Ladri di biciclette, o i ragazzi ideologizzati e violenti degli anni di piombo di Mio fratello è figlio unico). Ma anche vicende
che sono apparse subito vicine, significative, quasi contemporanee (come nel caso del Peppino Impastato raccontato da I cento passi). Da questo percorso sono nati sei video-saggi interamente realizzati dagli studenti. Ma più del risultato finale (per altro pregevole), conta l’esperienza: «Un modo innovativo per fare didattica», come ha sottolineato Mario Gatti, direttore della sede di Milano della Cattolica. Pif, regista di La mafia uccide solo d’estate e creatore del Testimone, ha chiuso il cerchio che connette giovani, storia nazionale e cinema: «Ero giovane quando a Palermo la mafia ha ucciso i giudici Falcone e Borsellino. Sono certo che la voglia di reagire e di raccontare la mafia in quel modo sia nata proprio lì». * docente di Storia dei media alla facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica, Milano PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Regole e finanza, se la Rete è bucata di Andrea Ferrario ono passati dieci anni da quel settembre 2008, quando il fallimento di Lehman Brothers, la quarta più grande banca d’investimento degli Stati Uniti, ha scosso l’intero mondo. Quel crack era stato anticipato dal crollo del mercato immobiliare d’oltreoceano, legato ai mutui sub-prime e all’eccessiva speculazione finanziaria. E oggi, tra le preoccupazioni degli economisti, s’insinua una domanda tutt’altro che retorica: la lezione è stata capita? È proprio con questo spirito che Angelo Baglioni (nella foto), docente di Economia politica all’Università Cattolica, ha scritto La rete bucata. Le regole e i controlli sulla finanza, un’analisi critica su quanto è stato realizzato in questi anni per rendere il sistema economico-finanziario più sicuro. Il volume, presentato lo scorso 23 gennaio in largo Gemelli con l’autore, descrive come i regolatori si siano impegnati in questo compito, producendo non solo migliaia di pagine di regolamentazione, ma anche creando nuove autorità di vigilanza. Eppure, i risultati non sono stati del tutto positivi: come sostiene l’autore, la nuova regolamentazione «è stata meno efficace di quanto avremmo voluto», pur essendo
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«estremamente dettagliata. In questa sofisticazione ci sono infatti dei buchi, che permettono di aggirare, piegare le norme». Oltre alle problematiche sulla trasparenza e correttezza nella comunicazione dei rischi, il volume tratta anche la questione della retroattività delle nuove norme europee sulla gestione delle crisi bancarie, che in Italia ha causato non poche difficoltà. Baglioni ha infatti sottolineato come le nostre banche «abbiano collocato in passato, alla clientela al dettaglio, titoli subordinati – quelli a maggior rischio per chi li detiene - in maniera molto più elevata rispetto alle altre banche europee». C’è stato quindi «un susseguirsi di tentativi dove si è cercato di non applicare la norma introdotta», che in caso di crisi «prevedeva il bail-in sugli strumenti già emessi in passato, già collocati alla clientela al dettaglio». Ecco perché, secondo Baglioni, «la credibilità delle regole ne ha risentito». In ultimo, per quanto riguarda «la vigilanza unica, ossia il salto verso l’accentramento della vigilanza presso la Bce», l’autore del libro ha parlato di «un grosso passo avanti, una sorta di miracolo dal punto di vista organizzativo». Della stessa opinione sono Elena Carletti, docente di Finanza all’Università Bocconi, e Piero Boccassino, chief com-
pliance officer di Intesa Sanpaolo, che hanno partecipato alla presentazione insieme a Carmine Di Noia, commissario della Consob, e Vittorio Conti, vicepresidente vicario dell’Associazione per lo sviluppo degli studi di banca e Borsa. Per Baglioni ci sono però «problemi di comunicazione e trasparenza, come nel processo Srep» di revisione e di valutazione prudenziale, in cui l’autorità di vigilanza analizza le strategie messe in atto dalla banca e i rischi ai quali è esposta. In pratica, «le banche ricevono una letterina» con tutte le indicazioni «e poi possono comunicarlo al mercato o no, producendo discrepanze tra una banca e l’altra». «Il sistema bancario è diventato più solido dal punto di vista del patrimonio e della liquidità – conclude il professor Baglioni – ma se uno guarda le fonti di rischio accumulate nel sistema stesso forse non sta così tranquillo», specie in relazione «all’efficacia di questa montagna di regole con cui ci hanno inondato». Un esempio di “buco nella rete” è lo stipendio dei manager. «Qui nessuno ce l’ha con i livelli di retribuzione: non è questo il punto, o meglio il punto è la forma dei compensi, in cui c’è un rapporto tra parte variabile e parte fissa che premia risultati alti senza castigare
risultati bassi». La nuova direttiva europea ha quindi imposto un limite alla variabilità, ma, afferma Baglioni, «fatta la regola si è introdotto il buco. A chi si impone tale limite? Si applica ai manager “rilevanti” per il profilo di rischio della banca. E chi decide la rilevanza? La banca stessa. Certo, lo fa secondo i criteri stabili nella direttiva, che però trovano eccezioni e che vengono elusi. Infatti, secondo un rapporto dell’Eba (l’Autorità bancaria europea), almeno il 15% dei soggetti con una retribuzione sopra il milione di euro all’anno – e quindi rilevanti per la banca – riesce a trovare il modo di non applicare la regola».
Fisco e spread, quando funziona l’austerità di Simone Fant
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uali politiche restrittive funzionano e quali no? È la domanda alla quale Alberto Alesina, Carlo Favero e Francesco Giavazzi rispondono nel loro libro Austerità, uscito il 29 gennaio e presentato all’Università Cattolica lo scorso 5 febbraio, in una tavola rotonda con i professori dell’Università Cattolica Marco Lossani e Massimo Bordignon, Carlo Cottarelli dell’Osservatorio Conti Pubblici italiani, e Alessandro Missale, dell’Università degli Studi di Milano. L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università Cattolica e dall’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa. È da qualche anno che l’austerità è al centro di un acceso dibattito per quanto riguarda la
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politica economica di un Paese e il suo consolidamento fiscale. Lo sa bene Mario Monti che durante il suo governo tecnico tra il 2011 e il 2013, per ridurre lo spread dovette scegliere tra due approcci di stabilizzazione del deficit che nel libro vengono rigorosamente esaminati: ridurre la spesa pubblica oppure aumentare le entrate, quindi le imposte. Monti quell’anno decise di aumentare la pressione fiscale, una manovra per cui fu criticato perché contrasse la crescita del Pil e quindi la ripresa economica post crisi. Carlo Cottarelli ha affermato che se Monti non avesse agito avremmo pagato a caro prezzo l’aumento vertiginoso dello spread. La tesi principale di Alesina, Favero e Giavazzi dimostra che la riduzione della spesa pubblica sia come una medicina che minimizza gli effetti collaterali dell’austerità. «L’aumento delle
imposte, in un periodo in cui il debito pubblico è alto, - afferma Carlo Favero - provoca una distorsione per l’allocazione di risorse perché interviene su una domanda/offerta aggregata che disincentiva gli investimenti. L’austerità basata sulla riduzione della spesa pubblica, invece, è meno costosa in termini di crescita ed è più efficace nella stabilizzazione del rapporto debito/Pil». I tre autori hanno raccolto i dati sulle manovre fiscali di 16 Paesi Ocse degli ultimi 40 anni dimostrando come i piani di stabilizzazione fondati sui tagli di spesa portino a solo piccoli effetti di contrazione. Sono anni che scuole di pensiero diametralmente opposte discutono sugli effetti di politiche economiche restrittive. Questo libro conferisce alla divulgazione economica nuovi spunti e punti di vista sui cui è importante confrontarsi.
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L’immigrazione viaggia poco sui social dispetto di quello che si potrebbe sospettare, la campagna elettorale per le ultime elezioni regionali non si è giocata in modo preponderante sul tema dell’immigrazione. Almeno da parte dei Tg nazionali e della presenza sui social delle forze politiche in competizione. Lo spiega uno studio raccolto nel volume Migrazioni e comunicazione politica. Le elezioni Regionali del 2018 tra vecchi e nuovi media, presentato in Cattolica lo scorso 17 gennaio, durante il convegno Migrations Mediations. Media e arti performative nelle politiche di inclusione. Il volume è il risultato di una ricerca svolta dall’Università Cattolica in collaborazione con la Fondazione ISMU, che ha analizzato in particolare le campagne elettorali del 2018 per il rinnovo della presidenza delle Regioni Lazio e Lombardia, indagando il modo in cui i media tradizionali, come la televisione e la stampa, hanno interagito con le piattaforme social, quali Facebook e Twitter e quanto abbia influito sulle votazioni l’opinione degli elettori sui migranti. Dall’indagine risulta che nel mese di campagna elettorale che ha preceduto l’election day del 4 marzo 2018, nella fascia di primetime dei telegiornali delle sette reti nazionali è stato trasmesso un totale di 4.050 notizie, di cui 405 dedicate al tema “immigrazione” (pari al 10%). Passando invece all’analisi della carta stampata locale in Lombardia, con 56 articoli, la provincia di Brescia risulta essere la più sensibile al tema dell’immigrazione e l’area metropolitana di Milano è in fondo alla classifica con 5 articoli, mentre in Lazio l’argomento appare meno rilevante. Per quanto riguarda i social, e in particolare Facebook, risulta che su un totale di 5.254 post
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dedicati dai candidati presidenti e dai loro partiti alla campagna elettorale (3.444 per la Lombardia e 1.810 per il Lazio), solamente 534 (pari al 10,2%) fa riferimento alla questione migratoria. Dai 25 account Twitter degli aspiranti governatori e dei partiti in Lombardia e Lazio sono stati prodotti 3.830 tweet, di cui l’8,8% (339) hanno riguardato i migranti. In parallelo con la presentazione dello studio si è trattato di immigrazione e processi di inclusione nel capoluogo lombardo illustrando un database di tutte le realtà (associazioni, organizzazioni, fondazioni, compagnie teatrali, case di produzione, ecc.) attive sul territorio milanese che si sono impegnate, nell’arco degli ultimi tre anni, in progetti di dialogo interculturale mediante strumenti mediali, artistici, teatrali, culturali. Dall’analisi di un primo campione di 138 realtà, risulta che i soggetti che più sostengo-
no gli interessi istituzionali verso l’inclusione sociale delle comunità straniere sono associazioni culturali (61%), fondazioni (11%), enti pubblici o privati (10%) e cooperative sociali (7%). In secondo luogo, la distribuzione delle iniziative sul territorio mostra un’interessante concentrazione nel centro storico, affiancata però da una intensa presenza di esperienze innovative nelle zone a più alta densità di comunità straniere (San Siro, Loreto-Via Padova, Calvairate, Dergano). I settori mediali di maggior investimento sono rappresentati in prima battuta dal teatro tradizionale o di animazione (22%), seguito dai media audiovisivi (19%), l’arte (14%), la musica e la fotografia (entrambe al 12%), sullo sfondo di un diffuso impiego dei canali social e digital come strumenti di comunicazione imprescindibili per la visibilità e la diffusione delle iniziative, anche di livello locale.
Politiche sociali, reagire alla cultura dello scarto di Agostino Picicco raternità, cultura solidale, gratuità, speranza, dono per gli altri: sono alcuni possibili stili di vita da mettere in pratica per reagire a quella “cultura dello scarto”, più e più volte denunciata da papa Francesco. La sollecitazione è emersa con forza durante il convegno Oltre la cultura dello “scarto”. La responsabilità di reagire, promosso dalla facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica e dai corsi di laurea in Servizio sociale con Reti della carità lo scorso 16 gennaio, che è stato anche l’occasione per presentare il volume Oltre la cultura dello scarto. Rifles-
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sioni su accoglienza, misericordia e carità, realizzato dalla presidente dell’Associazione Amici Casa della Carità Maria Grazia Guida con il giornalista Generoso Simeone (Edizioni Erickson). Il volume è stato curato da Reti della carità, un insieme di realtà di ispirazione cristiana, e non solo, cui aderiscono anche singole persone, accomunate dall’esperienza tangibile e quotidiana della carità. La presentazione del libro, introdotta dal saluto del preside di Scienze politiche e sociali Guido Merzoni e moderata da Maria Grazia Guida, è entrata nel vivo con l’intervento di Livia Pomodoro, presidente del Milan Center For Food Law And Policy, tutto incentrato sul concetto della fra-
tellanza, propria di chi fa un cammino in comune: «Nella vita siamo tutti in viaggio, ma una cosa è viaggiare da soli e un’altra tenersi per mano nel percorso duro e difficile. Il tenerci per mano dà la forza per andare avanti». Alle sue parole ha fatto eco Giuliano Pisapia. Per l’ex sindaco di Milano la chiave per combattere l’esclusione sociale sta nel costruire comunità solidali e rispettose dei diritti. «Bisogna essere capaci di ascoltare ma anche di fare, puntando su reti che si uniscono». Infatti, ha aggiunto, «occorre unire parole e ascolto verso chi non ha diritti: poveri, migranti, coloro che subiscono la disuguaglianza. Insieme si può cambiare. La politica, in questa
ottica, non è potere e negatività ma è donare e dare fiducia di cambiamento». Secondo Fabio Folgheraiter, docente all’Università Cattolica ed esperto di tematiche sociali, favorire l’incontro con l’altro, che arricchisce e migliora, è l’unico modo per porre un limite alla cultura dello scarto. A tal proposito lo slogan giusto, ha detto il presidente della Casa della Carità don Virginio Colmegna, potrebbe essere questo: cercare la felicità che rende piena la vita. «La speranza è importante per andare avanti nel lavoro con gli “scarti” e occorre impostare modi di fare che puntino su relazioni, condivisione, sguardi, passione e gratuità».
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L’etica fa bene alla finanza economia ha bisogno dell’etica. Anzi la loro unione risulta proficua per il mondo finanziario e per l’intera società. È questo l’assunto di fondo emerso dal convegno Oeconomicae et pecuniariae quaestiones, che si è tenuto martedì 29 gennaio all’Università Cattolica. Accademici, banchieri, esperti del settore si sono confrontati su alcuni aspetti dell’attuale sistema economico-finanziario, a circa un anno dalla pubblicazione dell’omonimo documento della Congregazione per la Dottrina della Fede e del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il convegno, organizzato da Università Cattolica, Associazione Bancaria italiana (ABI) e Banca Mediolanum, ha messo in evidenza come le indicazioni della Santa Sede, di respiro mondiale, siano opportune per intendere l’attività economica e finanziaria al servizio dell’economia reale e del bene comune. Se ci si fosse ispirati a questi principi, molto lontani da quelli della finanza speculativa che ha innescato la crisi del 2007 – e di cui si subiscono ancora gli effetti –, sarebbero stati evitati tanti danni a persone e aziende. Tra i protagonisti del dibattito – coordinati da Andrea Perrone, docente di Diritto commerciale in Università Cattolica – Lorenzo
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Caprio, docente di Finanza aziendale nell’Ateneo del Sacro Cuore e tra gli esperti chiamati a collaborare alla stesura del documento, Antonio Patuelli (nella foto), presidente dell’Associazione Bancaria Italiana, Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Banca Intesa Sanpaolo, Giovanni Pirovano, vicepresidente di Banca Mediolanum, Mauro Salvatore, economo generale della Conferenza Episcopale Italiana (Cei). A entrare nel vivo della questione è stato il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli che, nel suo intervento, ha posto l’accento sull’importanza di un’analisi ampia e accurata del Documento, utile a fornire indicazioni pratiche e concrete. Ma può l’economia favorire il progresso del bene comune nel rispetto della dignità umana? Secondo il presidente dell’ABI Antonio Patuelli va posto «un limite al mercato affinché non diventi un luogo di anarchia e di sopraffazione». Per questo «l’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento: non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona». Guadagno e solidarietà, insomma, non devono essere antagonisti. Ne è convinto il presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, che ha infatti spiegato che «la finanza ha
il dovere di selezionare gli investimenti e scegliere quelli che portano utilità sociale e che il profitto è lecito se rispetta la persona umana». Eppure l’economia può essere virtuosa. L’ha dimostrato il vice presidente di Banca Mediolanum Giovanni Pirovano con esempi concreti raccontando le attività della sua banca e della Fondazione Mediolanum Onlus. Infine l’economo della Cei Mauro Salvatore, tirando le somme del dibattito, ha colto la continuità del Documento con la dottrina sociale della Chiesa dall’enciclica Populorum progressio di papa Paolo VI alla Laudato si’ di papa Francesco. E ha auspicato che diventi uno «strumento di lavoro per tutti gli operatori del sistema bancario e finanziario». Alla discussione hanno partecipato anche la preside della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Elena Beccalli, e Ferdinando Citterio, del Centro di Ateneo per la Dottrina Sociale della Chiesa. (a.p.)
Beni e strutture religiose, serve professionalità di Agostino Picicco n’attenta gestione economica di beni e strutture non può più essere marginale al carisma e alla missione delle Congregazioni religiose. Un’urgenza emersa chiaramente nel convegno Economia a servizio del carisma e della missione, che si è tenuto lo scorso 1° febbraio in un’aula Pio XI gremita di esponenti di diversi ordini religiosi, organizzato dal Centro Studi sugli enti ecclesiastici dell’Università Cattolica (Cesen) e dalla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica.È da qualche anno che l’austerità è al centro di un acceso dibattito per quanto riguarda la politica economica di un Paese e il suo consolidamento fiscale. Lo sa bene Mario Monti che durante il suo governo tecnico tra il 2011 e il 2013, per ridurre lo spread dovette scegliere tra due approcci di stabilizzazione del deficit che nel libro vengono rigorosamente esaminati: ridurre la spesa pubblica oppure aumentare le entrate, quindi le imposte. Monti quell’anno decise di aumentare la pressione fiscale, una manovra per cui fu criticato perché contrasse la crescita del Pil e quindi la ripresa economica post crisi. Sinodalità, competenza, trasparenza, corresponsabilità: sono le parole-chiave riproposte in varie declinazioni dai relatori che si sono alternati nel dibattito con l’obiettivo di
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fare un primo bilancio a un anno di distanza dagli “Orientamenti” emanati dalla Congregazione. «È importante essere coinvolti in questo progetto di grande valore, che esprime la necessità di conciliare la nobiltà dei fini con i limiti concreti dell’oggi», ha detto il rettore Franco Anelli, intervenendo all’incontro. E in tal caso «il ruolo dell’università non è solo trasmettere conoscenze ma anche imparare da queste esperienze che abbiamo di fronte». Sia l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giulidori sia il prorettore vicario Antonella Sciarrone Alibrandi hanno messo in evidenza la proficua collaborazione tra Congregazione vaticana e Università Cattolica che si avvale dei suoi strumenti scientifici e culturali per il bene della chiesa. Tanti gli aspetti analizzati: l’adeguamento alle normative ecclesiastiche e statali, la professionalità nella gestione dei beni senza perdere di vista il carisma della missione del proprio ordine; lo stabilire regole che prevedano il lavoro in équipe tra i superiori e gli economi in vista di una maggiore corresponsabilità; la temporaneità delle cariche per evitare di creare monopoli di gestione; la trasparenza della contabilità in linea con il dettato evangelico; la creazione di mentalità nuove che vadano oltre prassi o consuetudini desuete e datate.. Su questi temi, dopo la relazione di monsignor José Rodriguez Carballo, segretario
della Congregazione per gli istituti di vita consacrata, si sono confrontati gli economi generali di vari ordini e alcuni docenti universitari, tra i quali Elena Beccalli, preside della facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative, e Andrea Perrone, docente di Diritto commerciale nella stessa Facoltà. Il cardinale João Braz De Aviz, prefetto della Congregazione pontificia, ha portato la testimonianza personale di un colloquio con il Pontefice, preoccupato nel vedere il mondo dell’economia lontano dalla visione evangelica. Proprio papa Francesco ha fatto riferimento all’importanza della professionalità perché l’economia è una scienza e come tale va approcciata, lavorando insieme per valutare le situazioni in stile ecclesiale e per trovare soluzioni evangeliche. Con un obiettivo: che l’economia risulti sempre a servizio dell’uomo, del bene comune e delle relazioni.
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Re-Think, l’economia è circolare di Benedetta Minoliti economia circolare può avere un impatto positivo non solo sull’ambiente ma anche sull’economia. È il filo rosso che ha guidato ReThink - Circular Economy Forum, ideato per dialogare sui temi dell’economia circolare riunendo in un unico luogo i maggiori esperti dell’argomento in Italia. L’incontro inizia con un focus sulle differenze tra vecchia e nuova economia circolare. Un tema importante, trattato da Roberto Zoboli (nella foto), professore di Politica economica e vicedirettore dell’Asa, l’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica. Zoboli sostiene che l’importanza delle idee che scaturiscono dall’economia circolare è sicuramente quella di orientare il sistema economico verso nuovi modelli. «Soprattutto, vogliamo orientarci verso ciò che ci piace che prevalga. È quello che vorremo far prevalere è una strategia di sostenibilità dal punto di vista sia ambientale che sociale». Ci sono tre livelli diversi, spiega il professor Zoboli. Il primo, che riguarda il recupero, il riciclo e la chiusura dei cicli materiali in senso stretto. In particolare, ci si sofferma sul sistema rifiuti in tutte le sue sfaccettature. Il secondo livello è quello di rallentamento del circuito di uso, perché bisogna pensare seriamente alla questione della durata della vita dei prodotti. L’ultimo livello è un restringimento del circuito d’uso. «Noi ci auguriamo, idealmente, di riuscire a fare sempre di più utilizzando sempre meno risorse». A proposito di vecchia e nuova economia circolare, il professor Zoboli spiega che, sia in Europa che in Italia, l’economia circolare esiste e continuerà a crescere. Per quanto riguarda la nuova economia circolare, il professor Zoboli parla di “transizione della circolarità”, che riguarda i materiali, le imprese e le organizzazioni e conclude il suo intervento con un interrogativo: «quanto è reale e vitale la nuova economia circolare?». L’urgenza ormai di passare ai fatti, tra-
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Papa Roncalli, cappellano tra i soldati
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sformando l’economia circolare in una realtà concreta, pratica è sottolineata invece da Francesco Castellano, presidente e fondatore di Tondo, associazione che si è posta come obiettivo di agire concretamente per lo sviluppo dell’economia circolare, L’associazione Tondo è la principale organizzatrice di Re-Think. L’evento è stato pensato non solo per conoscere i maggiori esperti di economia circolare, ma anche per mettere in contatto e far dialogare, grandi e piccole aziende che hanno progetti interessanti sul modello circolare. Le tematiche, illustrate da Castellano, sulla quale si concentra l’evento sono tre: i materiali, nella speranza che i biomateriali si affermino su vasta scala; le tecnologie, perché ogni giorno emergono nuove soluzioni per la creazione di energia da fonti rinnovabili; infine, la città, perché è il fulcro dell’esistenza umana, dove si producono e consumano gran parte delle merci disponibili. Un’occasione importante, Re-Think, per cominciare a mettere delle solide basi per accelerare la transizione verso la nuova economia circolare, in modo che nulla venga sprecato e le attività umane non abbiano effetti negativi sull’ambiente.
l legame don Angelo Giuseppe Roncalli, futuro papa Giovanni XXIII, e padre Agostino Gemelli, futuro fondatore dell’Università Cattolica, è stato più volte citato in occasione della presentazione del volume Angelo Giuseppe Roncalli. Giovanni XXIII. «Io amo l’Italia». Esperienza militare di un Papa. Studi e documenti, a cura di Goffredo Zanchi e Alessandro Angelo Persico per i tipi della Libreria Editrice Vaticana. All’incontro dello scorso 19 febbraio in Cattolica – introdotto dai saluti del rettore Franco Anelli e dell’arcivescovo di Milano Mario Delpini e moderato dal docente di Storia medievale Gabriele Archetti – sono intervenuti Emanuele Contu, dell’Ufficio Scolastico Regionale, Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII e Santo Marcianò, ordinario militare d’Italia. Traendo spunto dal volume, Pietro Cafaro, direttore del Dipartimento di Storia moderna e contemporanea, e Goffredo Zanchi, biografo di Roncalli e presidente del Comitato scientifico della Fondazione Papa Giovanni XXIII, hanno offerto una ricostruzione dell’attività pastorale di don Roncalli in qualità di assistente spirituale facendo emergere aspetti poco conosciuti del suo pensiero, come il patriottismo, la visione della guerra, l’attenzione per la storia e le dinamiche storiche. I relatori sono stati concordi nell’affermare che il libro colma una lacuna nella biografia di Angelo Roncalli relativa al suo ministero sacerdotale “in divisa”, periodo che, come lui stesso aveva dichiarato più volte, aveva segnato in modo indelebile la sua vita e la sua maturazione umana, cristiana e sacerdotale.
Con Erasmus + nell’Oceano indiano di Gabriele Della Morte*
e il Cloud non esiste, perché è notoriamente il computer di qualcun altro, nel campus dell’Université de La Réunion il sole tropicale filtra attraverso spesse nuvole in perenne movimento. Né bisogna sorprendersi: è naturale che vi si condensi l’umidità se si considera che l’Isola è la prima terra in cui il vento può imbattersi dopo 6.000 chilometri di viaggio dall’Australia (direzione est-ovest). Siamo, infatti, nel bel mezzo dell’Oceano indiano, eppure in territorio francese e, quindi, dell’Unione europea.
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È qui che ho tenuto un corso sul cyberspazio che ha felicemente risentito di un contesto speciale. La curiosità degli studenti è stata grande, come la calorosa accoglienza dei colleghi, giuristi e non solo. Impartire in un simile contesto un seminario in lingua della durata di 10 ore sui problemi giuridici posti dal cyberspazio è stato un vero onore e potrà servire a rinforzare la cooperazione internazionali della facoltà di Giurisprudenza e d’Ateneo. L’Accordo quadro sottoscritto (Erasmus+) ha durata di tre anni, e oltre a consentire lo scambio individuale potrà fornire una base
per la partecipazione ai numerosi progetti di finanziamento europei che salutano con particolare favore la collaborazione con centri di ricerca siti in région ultrapériphérique (territori dell’Unione europea al di fuori del continente europeo). Stabilito questo nuovo collegamento si tratterà di intensificare gli scambi. * Professore di Diritto internazionale, facoltà di Giurisprudenza, Università Cattolica. Un ringraziamento speciale all’Area di sviluppo internazionale del campus Milano e un grande “merci” ai colleghi Hélène Pongérard-Payet e Anne Quatrehomme per l’indispensabile sostegno ricevuto PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Assunto Quadrio, tra passione e curiosità di Patrizia Catellani*
l professor Assunto Quadrio Aristarchi per molti psicologi sociali è stato un maestro, un collega e un amico. Un punto di riferimento per la psicologia sociale, in Università Cattolica e in Italia. Fu uno degli allievi più cari ed apprezzati di padre Gemelli e poi, dal 1961 fino al 2004, professore di psicologia nelle facoltà di Pedagogia e di Scienze Politiche. Per tanti anni direttore e punto di riferimento del Dipartimento di Psicologia, dal 2009 divenne professore emerito e assiduo frequentatore del Dipartimento. Come definire Assunto Quadrio in una parola? Direi curiosità. Quel che l’ha contraddistinto in tutti questi anni di attività come studioso e docente è sempre stata la sua continua e inesauribile curiosità, nella vita come nel lavoro. Una curiosità che l’ha portato a esplorare in profondità i legami tra la psicologia e
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le altre discipline, sempre con l’intento di creare una scienza che sia al servizio del bene collettivo. È stato tra i primi in Italia che si è occupato di discipline come la psicologia politica e la psicologia giuridica. Discipline che portano lo psicologo a occuparsi dell’individuo situato in un contesto sociale e politico ampio. E che portano i politici e gli operatori del diritto a occuparsi delle persone nel senso più profondo del termine, imparando a conoscere meglio anzitutto se stessi e i propri limiti, e poi le dinamiche cognitive, emotive e motivazionali che inducono le persone a comportarsi in un determinato modo. Un percorso non sempre facile quello di portare avanti e affermare la qualità e i meriti della psicologia sociale applicata, a lungo sottovalutata rispetto a quella considerata mainstream, eppure oggi ampiamente rivalutata nell’ottica di sviluppare conoscenze
fondate teoricamente e al contempo utili per il progresso della società. Questa impresa è riuscita a Quadrio perché aveva una grande credibilità, una cultura ampia e trasversale e una capacità di dialogare con profitto anche con chi era portatore di com- un’idea. A me piaceva interrompere quel che facevo perché mi incuriopetenze diverse dalle sue. Curiosità per Quadrio voleva siva sempre, seguivo il suo filo e mi dire anche parlare e ascoltare tutti, appassionavo. Così voglio ricordarlo sempre con grande sensibilità, di- e sono sicura che questo vale anche sponibilità, ironia e soprattutto au- per molti colleghi, ai quali succetoironia. La sua passione scientifica deva lo stesso, magari nei corridoi o è andata ben oltre il suo impegno nei chiostri della nostra Università. accademico. Ad esempio nel 2016 L’Università alla quale lui, insieme ha messo a punto un nuovo volume a tutti noi, ha dedicato una parte così di psicologia sociale affrontando importante della vita. con noi temi di frontiera, come la * Professoressa di Psicologia sociale in partecipazione politica online. Università Cattolica Capitava ogni tanto che entrasse nella mia stanza È MANCATA CRISTINA BOSISIO all’improvviso e mi chiedesse un parere i è spenta a soli 48 su una questione, anni Cristina Bosisio, professoressa associata di Didattica delle lingue moderne all’Università Cattolica. Nella facoltà di Scienze linguistiche e lettenel sociale, vedere il loro impegno, mi ha semrature straniere insegnava pre dato l’idea che valesse la pena vivere una vita Didattica dell’italiano come per far star bene anche gli altri”. seconda lingua e Apprendimento e didatUna radice tanto salda quanto profonda, da tica delle lingue moderne. Dal 2005 era cui Fabiana ha tratto linfa per affrontare temi membro del Consiglio Direttivo del Master diversi tra loro, ma sempre caratterizzati dall’atin Didattica dell’italiano come L2. tenzione alle persone e alle loro relazioni: dagli «Al rigore e all’entusiasmo con cui svolgeva studi dedicati alle culture d’uso delle nuove tecil suo lavoro – afferma la professoressa nologie nei giovani, negli adulti e negli anziani Marisa Verna – si accompagnava una all’analisi del turismo inteso come fenomeno gentilezza vera, non scontata, capace di psicosociale; dalla discussione del dedicare a ognuno un’attenzione speciale e ruolo dell’etica nella ricerca in psipersonale. Cristina sapeva far germogliare cologia al coaching per operatori di l’amore del sapere e aggiungere significato servizi di assistenza telefonica; dallo a ciò che faceva nella relazione con gli altri, studio del funzionamento organizzanella ricerca mai soddisfatta di un senso tivo delle onlus intese come imprese ulteriore». culturali e di rinnovamento sociale Ha partecipato a diversi progetti ministealla promozione di salute e sicurezza riali per la formazione dei docenti di lingue negli ambienti di lavoro. L’elemento (dalle sperimentazioni degli anni 2000che più colpisce nella produzione di 2002, a “Italiano L2: lingua di contatto, Fabiana Gatti, così come nel suo stile relazionalingua di culture”, ai corsi di formazione le, è l’attenzione all’altro espressa da una capalombardi per docenti in classi plurilingui). cità di ascolto che la rendeva unica: anche qui il Dal 2013 era membro del Consiglio Direttiriferimento a un passaggio del suo scritto aiuta vo dell’AItLA con l’incarico di tesoriere. a capire da dove le veniva questa capacità: “Mi Era inoltre membro della redazione della piacerebbe che il mio stile di vita fosse quello di Rassegna Italiana di Linguistica Applicata, del ascoltare (…), di mettermi nei panni dell’altro Consiglio Scientifico di “Nuova Secondaper capire che cosa prova (…). Quando riesco a ria” per l’area glottodidattica, del comifarlo, questo è una grandissima benzina per me tato di lettura della rivista Studii si cercetari perché vedo che l’amore genera amore”. E in filologice - seria limbi straine aplicate e revisore questo, principalmente, sta il senso dell’eredità per la rivista EL.LE. Educazione Linguistiumana e scientifica di Fabiana Gatti, un dono di ca. Language Education e la collana SAIL. cui non smetteremo mai di ringraziarla. Studi sull’apprendimento e l’insegnamento linguistico (edizioni Ca’ Foscari, Università * Professore di Psicologia sociale della comunidi Venezia). cazione in Università Cattolica
Fabiana Gatti, la benzina dell’amore di Carlo Galimberti*
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o scorso 12 gennaio è mancata Fabiana Gatti, per nove anni ricercatrice a tempo determinato di Psicologia sociale della comunicazione presso la facoltà di Lettere e Filosofia. Fabiana ci ha lasciati dopo sedici mesi di dura lotta con un male che, pur rendendole difficile la vita di relazione così come lo studio, non l’ha però mai allontanata dalla nostra Università. Dopo la laurea in Lettere in Cattolica, si era dedicata allo studio della Psicologia, laureandosi in questa disciplina nel 1999 per proseguire poi la sua formazione con il dottorato in Psicologia sociale conseguito nel 2003 con la discussione di una tesi sul tema Comunicazione e nuove tecnologie; sviluppo e mantenimento delle relazioni di fiducia nell’e-commerce premiata dalla sezione di Psicologia sociale dell’AIP come miglior tesi di dottorato per quell’anno. Da allora Fabiana Gatti è cresciuta come ricercatrice attraverso un impegno costante e una capacità di lavoro che ha unito in modo unico attenzione alla rilevanza sociale dei temi di studio, sensibilità metodologica e disponibilità totale verso gli studenti. Insieme a chi l’ha conosciuta lavorando con lei alla facoltà di Lettere e Filosofia, così come all’interno del Dipartimento di Psicologia, mi sono chiesto da dove le venisse la capacità di tenere mirabilmente assieme lucidità di pensiero e passione per l’umano. La risposta ce l’ha data lei stessa in uno scritto recente, letto in occasione dei funerali, in cui, tra l’altro, ha affermato che “vedere i miei educatori, i miei genitori che non si sono mai risparmiati, (...) impegnati in parrocchia, 30
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Quaresima, la via crucis di Previtali n percorso di riflessione e contemplazione durante la Quaresima. È l’obiettivo della mostra che, lo scorso 6 marzo, è stata inaugurata nell’Aula Magna dell’Università Cattolica dall’assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo Claudio Giuliodori. L’esposizione, visitabile fino al prossimo 5 maggio, raccoglie le opere dell’artista Dolores Pre-
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vitali (Bergamo, 1949). Previtali da autodidatta matura significative esperienze a fianco dell’amico pittore Antonio Manzoni, che la introduce ed incoraggia alla scultura. Esordisce nel 1993 con la personale Concitati silenzi attraverso la quale inizia un lungo percorso di esposizioni personali. Innumerevoli le mostre sia in Italia che all’estero, è tra i fondatori del progetto La bellezza resta.
Romenistica, gli Atti del convegno sette anni dalla morte di Rosa Del Conte, pioniera e decana degli studi di romenistica in Italia, presso l’Accademia di Romania a Roma lo scorso 11 dicembre sono stati presentati gli Atti del convegno Romeno-balcanica. Incontri di lingue, culture, tradizioni
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nello spazio balcanico e carpato-danubiano, a cura di illustri docenti universitari di romenistica. Presenti George Gabriel Bologan, ambasciatore di Romania in Italia, Rudolf Dinu, direttore dell’Accademia di Romania, Enrico Fusi, segretario generale dell’Istituto Toniolo, Angelo Bianchi e Giovanni
Gobber, rispettivamente preside della facoltà di Lettere e filosofia e della facoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere dell’Università Cattolica. I contributi del convegno, che si è tenuto presso la sede di Milano nel 2017, sono stati raccolti in un interessante volume edito da Vita e Pensiero.
Il Sigillo di San Gerolamo conferito a Gabrio Forti
l Consiglio dell’Ordine ha deliberato di conferire il Sigillo di San Gerolamo al professor Gabrio Forti (nella foto) – avvocato, ordinario di Diritto penale e Criminologia, già
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preside della facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, direttore dell’Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia penale, studioso del Diritto penale dell’economia – quale riconoscimento per le numerose attività svolte anche in collaborazione con l’Ordine degli Avvocati in ambito di formazione e approfondimento delle tematiche della giustizia. Nella motivazione del riconoscimento, che è stato con-
ferito lo scorso 26 gennaio, in particolare si legge: «personalità che ha saputo coniugare la sapienza giuridica e i progetti internazionali di studio e ricerca, con i molteplici interessi culturali e sociali coltivati, come il rapporto tra Giustizia e Letteratura». Il Sigillo di San Gerolamo, patrono dei Giureconsulti, fu conferito da Papa Pio VI nel 1595 al «Collegium Juris Consultorum Mediolanensis» ed è tutt’ora custodito presso l’Ordine degli Avvocati di Milano.
Cybercrime, tra norma e prassi l’evoluzione della specie al 2004 è alla guida del pool che combatte il cybercrime. Francesco Cajani, sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano, è uno dei massimi esperti di reati cibernetici
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in Italia. È toccato a lui aprire il 18 febbraio il ciclo di seminari La cybersecurity tra norma e prassi, a margine del corso di Sicurezza dell’informazione. Cajani ha illustrato i profondi cambiamenti che questo tipo di criminalità ha avuto
nel tempo (la sua “evoluzione della specie”, come l’ha definita) e ha presentato un breve excursus sulla storia di questi crimini in Italia e su come il legislatore ha deliberato sui vari casi, spesso in ritardo rispetto alle direttive europee.
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ConsapevolM€NT€, l’app per le scelte finanziarie La app ConsapevolM€NT€ supporta l’utente nel raggiungimento degli obiettivi finanziari promuovendo scelte consapevoli. Un progetto che ha vinto il secondo premio del bando Eureka che è stato assegnato il 28 gennaio a Torino ad Angela Sorgente (al centro della foto), assegnista di ricerca di Psicometria in Università Cattolica, Paola Iannello (a sinistra) e Margherita Lanz (a destra), docenti della facoltà di Psicologia dell’Ateneo e membri di Life. Promosso dal Museo del risparmio, dallo Specchio dei tempi de La Stampa e dalla Fondazione Intesa San Paolo, il concorso di idee aveva la finalità di promuovere la progettazione di percorsi che favorissero l’autosufficienza economica nelle persone affette da lievi disabilità cognitive. La app ConsapevolM€NT€ fa parte di un percorso di formazione con incontri in presenza per aumentare la competenza economico-finanziaria degli utenti. La modalità di lavoro prevede tre compiti principali: l’identificazione dell’obiettivo, il “cronoprogramma”, ossia il tempo di lavoro, e le risorse da mettere in campo. Il progetto è costituito da tre unità di lavoro con una parte informativa attraverso l’utilizzo di materiali video, una parte esercitativa che facilita l’apprendimento e la parte dell’«Io consapevole», dove le persone concretizzano quanto hanno visto nelle pillole multimediali nelle loro scelte quotidiane. L’applicazione viene testata per un mese su diversi utenti, che autonomamente provano a usarla. Al termine del periodo di prova, sono previsti quattro incontri di gruppo a cadenza settimanale. I primi tre sono finalizzati a riprendere nel gruppo i temi trattati nell’app. Nell’ultimo, viene proposto il gioco di società Proj€tto, appositamente realizzato per offrire un contesto ludico in cui applicare i concetti teorici appresi, simulando scelte economiche del quotidiano. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Pmi e Borsa, prove di sinergie e imprese e il mercato di borsa: quali le possibili sinergie per la crescita? Il tema è stato al centro di un incontro promosso il 7 febbraio da Scienze bancarie, finanziarie e assicurative e dal master Corporate Advisory e risorse interculturali. Dopo i saluti del rettore Franco Anelli e del diretto-
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re del master Alberto Banfi, è intervenuto il presidente di Borsa Italiana Andrea Sironi (nella foto) che ha spiegato strumenti e requisiti richiesti alle aziende interessate a internazionalizzarsi e a quotarsi in borsa. Si è poi parlato del futuro delle pmi italiane con Giuseppe Sopranzetti, Banca d’Italia, Livio Mignano, Sace,
A Palazzo Marino conferito il premio Ambrosoli
Marta Testi, Elite, Michael Baldassarre, Cfo EdiliziaAcrobatica, Luca Amadini, Investor Relations Eolo.
Crisi bancarie, la ricetta di Elke König iamo contenti dei progressi fatti negli ultimi dieci anni: il sistema bancario europeo e, in particolare, quello italiano sono più stabili, hanno un capitale di migliore qualità e gli Npl si stanno riducendo». Lo ha detto Elke König (nella foto), presidente del Single Resolution board, l’Autorità europea che
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si occupa della gestione delle crisi bancarie, intervenuta il 5 febbraio a un incontro promosso da Banca d’Italia e dalla facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative sullo stato di salute delle banche europee. Per questo motivo, ha continuato König, «è importante continuare nella spinta per finalizzare le riforme e rafforzare ulterior-
mente l’Unione Bancaria, sia attraverso la riduzione del rischio sia attraverso misure che ne consentano la condivisione».
Una mostra in omaggio a Fontana
o scorso 21 gennaio, in Cattolica, è stata inaugurata una mostra in omaggio a Lucio Fontana realizzata dal pittore Giorgio Vicentini che ha raccolto i materiali utilizzati dal grande artista, che ha generato nuove visioni attraverso il suo operato “mistico” dedicato al rapporto tra arte e vita. L’installazione intitolata Sorgente Lucio Fontana, appuntamento con la materia era costituita da dodici dischi nero opaco – posti sul pavimento di una semplice aula dell’Ateneo – ospitan-
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ti frammenti di gesso, pietre, vetri colorati, e ancora sabbia, porporina argentea, tubetti di colore, legno, carta, a celebrare con semplicità e umiltà il lavoro del “sacerdote laico dell’arte”, come l’ha definito Vicentini che ha conosciuto di persona Fontana. In fondo all’aula erano inoltre posti sotto teca tre volumi con le opere di Fontana. All’inaugurazione la professoressa Cecilia De Carli ha sottolineato come ogni materiale possa diventare arte nelle mani dell’artista e come l’opera esprima un ritrovarsi e
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raccontarsi in luoghi di vita quotidiana di un tempo come il bar o la fonderia, una modalità di relazione che è sempre bene ricordare nell’epoca della “terza rivoluzione digitale”. Il professor Claudio Bosio ha invece rilevato come l’installazione, posata sul pavimento, costituisca un “inciampo” che costringe le persone ad alzare lo sguardo, a osservare l’oggetto in questione e trarne una riflessione. Un ottimo allenamento per gli studenti che si stanno preparando ad affrontare con spirito critico la realtà.
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enedetta Venturato (al centro nella foto), che ha conseguito il dottorato di ricerca in Istituzioni e impresa nel diritto interno e comparato. Profili penali, costituzionali e commerciali presso l’Università Cattolica di Milano con la tesi Plurisoggettività eventuale e reati economici: Profili problematici del concorso di persone in contesti di complessità organizzativa, ha vinto il Premio di Laurea Giorgio Ambrosoli. La premiazione si è svolta, lo scorso 13 febbraio, a Palazzo Marino alla presenza del sindaco Giuseppe Sala, Umberto Ambrosoli, Tiziano Barbetta e Vittorio Coda, componenti della Commissione che ha giudicato i lavori. Il premio dal valore di 5mila euro è stato istituito dall’Amministrazione Comunale di Milano per onorare la memoria dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso l’11 luglio 1979, e viene assegnato a giovani laureati o ricercatori che abbiano approfondito il tema dell’etica applicata all’attività economica. «...la ricerca mette in evidenza come si ponga sempre più come necessaria, in chiave di prevenzione dell’illecito, l’acquisizione della consapevolezza della responsabilità individuale per il corretto agire delle organizzazioni economiche complesse. La tesi merita di essere premiata per l’interdisciplinarietà dell’analisi e per il contributo proprio apportato.» recita la motivazione del conferimento a Benedetta Venturato che ha svolto il proprio dottorato con il professor Francesco D’Alessandro, docente di Diritto penale commerciale all’ Università Cattolica, al quale ha espresso riconoscenza e gratitudine per il prezioso supporto. Così come al professor Gabrio Forti, docente di Diritto penale e ai coordinatori e ricercatori dell’Alta Scuola Federico Stella per la Giustizia Penale per le molte opportunità di collaborazione e ricerca che hanno contraddistinto tutti gli anni del dottorato.
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Dies Academicus con il presidente Conte di Federica Mancinelli
uguro all’Università Cattolica di continuare a preservare la sua specificità, ma soprattutto di essere ‘laica’, cioè orientata ad un dialogo continuo e responsabile con il mondo», così il presidente del Consiglio professor Giuseppe Conte ha salutato la comunità accademica della sede di Roma dell’Università Cattolica al termine della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2018/2019, che si è svolta il 31 gennaio nell’Auditorium della sede. «La medicina – ha detto il Premier – è l’ambito nel quale la missione umanistica trova la propria realizzazione», il luogo delle «grandi domande sul mistero della vita, il senso della malattia e della morte. La relazione medico paziente è certamente una delle più intense di quelle che si possono instaurare nel corso della vita». «Rispetto alle nuove sfide – ha proseguito il presidente Conte – i problemi non riguardano soltanto la scienza medica e ciò rende evidente la necessità di schierare su questo fronte le conoscenze diffuse nell’intero Ateneo e in tutte le sue Facoltà». La cerimonia inaugurale è stata preceduta dalla celebrazione della Santa Messa, presieduta da monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, e concelebrata da monsignor Gianni Ambrosio, vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio, da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, e dagli assistenti pastorali della sede di Roma. «Ogni generazione di professori e di studenti – ha affermato il presidente Conte – è chiamata a collaborare affinché l’Università sia ciò che deve essere, cioè ‘cattolica.’ La ‘cattolicità’ della comunità
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accademica e del lavoro universitario consiste in un impegno appassionato di riflessione sull’intera realtà alla luce del mistero di Cristo, da cui dipende l’elaborazione di una cultura cristiana aperta alla comprensione di tutti». Quindi, nell’Auditorium della sede, alla presenza di monsignor Stefano Russo, Segretario generale della CEI, il rettore Franco Anelli ha pronunciato il discorso inaugurale: «Educare e formare medici animati da un’idea della loro professione come cura della persona, e nel rispetto di quell’idea fare ricerca e garantire assistenza. Due, quindi, le parole chiave: cura e persona. Da esse discendono molte implicazioni, che riemergeranno trattando delle diverse dimensioni dell’attività della sede: didattica, ricerca e assistenza». «Il Policlinico Gemelli – ha proseguito il Rettore – ha sempre operato nell’ambito del servizio sanitario pubblico, e intende continuare ad assicurare il proprio contributo ad un sistema assistenziale che costituisce un valore prezioso, senza eguali al mondo per la sintesi di qualità ed estensione dell’offerta, e che va difeso con ogni energia». «Una Facoltà con 5000 studenti e 50 corsi di laurea con sedi in tutta Italia. I nostri laureati perennemente nei primi tre posti per il concorso di accesso alle scuole di specializzazione – ha detto il preside della facoltà di Medicina e chirurgia Rocco Bellantone nella sua relazione –. In particolare, un corso di laurea in medicina in lingua inglese che quest’anno vedrà i suoi primi laureati, oggi ancora più prestigioso grazie alla connessione con la Jefferson University che permetterà, unico esempio in Italia, ai nostri ed ai loro più meritevoli, la doppia laurea valida in Europa e negli Stati Uniti. Ed infine il modernissimo corso in Farmacia». «La ricerca della nostra Facoltà
ha avuto la sua consacrazione – ha inoltre sottolineato il Preside – l’anno scorso con il prestigioso riconoscimento della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” come IRCCS, istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, per la tematica della medicina personalizzata e delle biotecnologie innovative». Giampaolo Tortora, professore di Oncologia in Cattolica, ha tenuto la prolusione intitolata Terapia molecolare, immunoterapia e nuove frontiere per una Oncologia di precisione: «Il futuro sarà l’identificazione e la selezione di pazienti con specifiche caratteristiche tumorali e l’impiego delle diverse armi a disposizione, chemioterapia, farmaci a bersaglio molecolare, immunoterapia, radioterapia, in maniera combinata e integrata – ha spiegato il professor Tortora –. Una vera personalizzazione del trattamento che oggi va sotto il nome di Medicina personalizzata o, meglio, Medicina di Precisione. Sarebbe tuttavia molto riduttivo pensare che la personalizzazione della terapia si sviluppi solo nell’ambito di una dimensione biotecnologica diagnostica e terapeutica. Va considerata nella sua interezza la dimensione umana del malato, con tutte le sue innumerevoli componenti psicologiche, culturali, sociali e spirituali, che vanno riconosciute e alleviate, anche in considerazione del fatto che esse possono influenzare il percorso terapeutico, dalla diagnosi all’accompagnamento al fine vita. Da qui il bisogno fondamentale di implementare, accanto a quelli diagnostici e terapeutici, programmi di Umanizzazione delle cure, anteponendo il principio della centralità della persona rispetto a ogni intervento socio-sanitario e assistenziale. È questa la sfida per giungere a una reale Oncologia di precisione». PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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La sfida di curare con il cuore di Federica Mancinelli ormazione e impegno relazionale del personale medico e sanitario, comunicazione e qualità del rapporto medico-paziente-famiglie, qualità e confort dei luoghi di cura: queste le idee centrali della riflessione a più voci su un nuovo progetto di Ri-umanizzazione delle cure che si è svolta lo scorso dicembre presso la Sala MediCinema della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, per iniziativa del professor Massimo Massetti, Direttore dell’Area Cardiologica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS. Al centro dell’incontro l’intervento del cardinale Angelo De Donatis, vicario generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, che chiesto ai medici di essere «portatori non solo di un benessere fisico, ma di una salute integrale della persona», sottolineando che «tendere la mano vuol dire accompagnare la professionalità con il senso di umanità». Il convegno
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è stato aperto da Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica, per il quale «il titolo stesso di questo appuntamento ci fa interrogare su quando le cure hanno smesso di essere primariamente umane e si è passati a curare più la malattia che il malato. Oggi è forte l’esigenza di tornare a un’attenzione al paziente nel suo complesso» e da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Ateneo: «Il Policlinico Gemelli è un cuore pulsante che è in grado di ridare speranza e fiducia, perché pulsa con dinamiche che sanno riconoscere, rispettare e promuovere il vero autentico bene della persona, sia del malato che di quelli che operano nel mondo sanitario». All’incontro sono intervenuti Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina e chirurgia che ha sottolineato come «le istituzioni cattoliche che si occupano di medicina devono avere la missione di curare la persona e
Fine vita, parola alle religioni
U non solo la sua malattia, e per questo bisogna creare un percorso per cui l’indifferenza venga abolita», monsignor Mauro Cozzoli, della Pontificia Università Lateranense, Mariella Enoc, presidente dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù IRCCS, i professori Walter Ricciardi, Filippo Crea, e Giovanni Raimondi, presidente della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCCS che ha sottolineato che «siamo una fondazione senza scopo di lucro, ma c’è un tema di sostenibilità che non può essere eluso», ricordando l’importanza dell’organizzazione e della gestione delle risorse, con un’attenzione a non cadere «nell’aziendalizzazione che spesso è vicina al termine burocratizzazione».
Il Telefono Rosso compie trent’anni rent’anni di attività al Telefono Rosso - Al servizio della maternità e della vita nascente: questo il titolo del convegno che si è tenuto il 14 dicembre alla Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS per tracciare un bilancio dei primi trent’anni di attività del servizio e presentare le iniziative future. Il Telefono Rosso è una linea telefonica dedicata a future e neo mamme che risponde al numero 06.3050077. È uno speciale servizio gratuito del Centro Studi per la Tutela della Salute della Madre e del Concepito dell’Università Cattolica, nato col sostegno della Regione Lazio, che offre informazioni e chiarimenti “a domicilio” per la prevenzione dei difetti congeniti del neonato e una valutazione dei rischi teratogeni (fattori che possono causare malformazioni dell’embrione), per esempio derivanti dall’assunzione di farmaci in gravidanza. Il servizio (al costo della sola telefonata) è attivo dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle ore 13.00. La valutazione di eventuali effetti
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MANIFESTO INTERRELIGIOSO
dannosi sul feto o sulla madre di ipotetici fattori di rischio consente una significativa azione di prevenzione. Qualificando e quantificando il tipo di rischio si rende consapevole la coppia o la donna dei reali pericoli per la gestazione e, se necessario, la si può indirizzare verso procedure di diagnosi o eventuali terapie. Tutte le gravidanze presentano, infatti, un rischio naturale di difetti congeniti pari al 5% e questo può essere aumentato da agenti teratogeni fisici (radiazioni), chimici (farmaci), biologici (virus): è proprio questo eventuale aumento che, attraverso anche la consultazione di banche dati internazionali, viene analizzato dagli operatori del servizio e che è stato mediamente rilevato solo nel 16% delle consultazioni effettuate. Ciò si correla direttamente con il tema della prevenzione della interruzione volontaria di gravidanza poiché solo nel 14% dei casi è stata quantizzata la sussistenza di un rischio reale consentendo così a più dell’80% delle pazienti che hanno consultato il Telefono Rosso la serena prosecuzione della gravidanza.
n manifesto che definisce i diritti e garantisce, oltre alle cure, il rispetto della dignità e il supporto religioso e spirituale per chi si trova nella fase finale della vita in strutture sanitarie. È il Manifesto Interreligioso dei Diritti nei Percorsi di Fine Vita presentato lo scorso 5 febbraio nel Salone del Commendatore del Complesso Monumentale del Santo Spirito a Roma.
Un lavoro importante frutto di una particolare sensibilità nei confronti del dialogo interreligioso in ambito sanitario, volto a creare un percorso che porti ad impegni concreti e che si traduce in nove punti: Diritto di disporre del tempo residuo; Diritto al rispetto della propria religione; Diritto a servizi orientati al rispetto della sfera religiosa, spirituale e culturale; Diritto alla presenza del Referente religioso o Assistente spirituale; Diritto all’assistenza di un mediatore interculturale; Diritto a ricevere assistenza spirituale anche da parte di Referenti di altre fedi; Diritto al sostegno spirituale e al supporto relazionale per sé e per i propri familiari; Diritto al rispetto delle pratiche pre e post mortem; Diritto al rispetto reciproco. Il Gruppo Promotore, costituito da ASL Roma 1, GMC - Università Cattolica del Sacro Cuore e Tavolo Interreligioso di Roma, vuole essere anche un punto di riferimento per realizzare e sostenere nuove iniziative volte a promuovere il percorso quale modello di accoglienza, sostegno e rispetto della fede di tutti replicabile in altre realtà sanitarie. Oltre al Gruppo Promotore, i firmatari del Manifesto sono: Centro Islamico Culturale d’Italia, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Diocesi Ortodossa Romena d’Italia, Hospice Villa Speranza – Università Cattolica del Sacro Cuore, Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, Unione Buddhista Italiana, Unione Comunità Ebraiche Italiane, Unione Induista Italiana, Unione Italiana Chiese Cristiane Avventiste del Settimo Giorno, Vicariato di Roma, AVO (Associazione Volontari Ospedalieri), CSV Lazio (Centro Servizio per il Volontariato), Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato, un Operatore Socio Sanitario in rappresentanza della categoria. (f.m.)
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Healthcare Management, focus sui Mercati sanitari
a regolamentazione dei mercati sanitari è stato il tema del decimo meeting del Network degli Economisti della Regolamentazione e delle Istituzioni (NERI), ospitato il 15 e 16 febbraio dalla facoltà di Economia nella sede di Roma dell’Ateneo. Il workshop, promosso dal Dipartimento di Economia e Finanza, è stata una oc-
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casione di approfondimento particolarmente per gli studenti del percorso formativo in Healthcare Management, profilo erogato in lingua inglese del corso di laurea magistrale in Management dei Servizi. La prima relazione invitata, tenuta da Pau Olivella (nella foto a sinistra) dell’Università Autonoma di Barcellona, si è concentrata sul problema della selezione avversa in presenza di molteplici profili di rischio per i potenziali assicurati, con una applicazione al caso delle assicurazioni sanitarie private in Cile. La seconda relazione, tenuta da Odd Rune Straume (nella foto a destra) della Università di Minho, ha discusso
di come il sistema di remunerazione dei medici di base (quota capitaria o fee-for-service) ne influenzi il comportamento, con una applicazione al caso dei medici norvegesi. Al workshop hanno partecipato e presentato i loro lavori anche accademici e studenti di dottorato di numerose università italiane ed estere.
ALTEMS, al via un Master sulla Patient Advocacy
o sviluppo delle competenze manageriali e gestionali di chi opera nel contesto delle organizzazioni dei pazienti e dei cittadini nel settore salute è un fattore sempre più rilevante sia per le stesse associazioni che per il Servizio sanitario nazionale. Per questo, per l’anno accademico 2018-2019, ALTEMS (Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari) dell’Università Cattolica, lancia il master di II livello in Patient Advocacy Management. Si tratta della prima edizione di un master universitario di questo tipo, nato con
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lo scopo di fornire conoscenze, strumenti e valori necessari per lo sviluppo di un modello di competenze che veda nelle abilità comportamentali l’aspetto centrale e qualificante del profilo professionale del “manager” dell’organizzazione di patient advocacy. «Le associazioni rappresentano ormai uno stakeholder importante per garantire la centralità del paziente nelle scelte sanitarie. Per questo è necessario investire su di esse e valorizzarne il ruolo e l’esperienza», afferma Americo Cicchetti, direttore dell’ALTEMS. «L’ordinamento didattico si caratterizza per l’alta innovatività delle tematiche trattate, grazie anche alla presenza di un corpo docente altamente qualificato, proveniente non solo dall’Università Cattolica, ma anche dalle istituzioni italiane e dalle associazioni di cittadini e pazienti stesse», spiega Guendalina Graffigna, direttore del master e coordinatore di EngageMinds-HUB dell’Università Cattolica. «Le Associazioni dei pazienti e le organizzazioni civiche devono rafforzare le competenze di questi interlocutori per trasformarsi in un soggetto capace di interloquire a tutto campo e a far valere i propri diritti come cittadino e come paziente», sottolinea Teresa Petrangolini, direttore di Patient Advocacy Lab dell’ALTEMS.
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Gruppi di Parola, risorsa per la famiglia
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Gruppi di Parola sono una risorsa per la cura dei legami familiari nella separazione dei genitori. Se ne è parlato il 3 dicembre a Roma, in occasione dell’evento conclusivo di un progetto nazionale promosso dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) in collaborazione con l’Università Cattolica e l’Istituto Toniolo di Studi Superiori. Nel corso del 2018 sono stati realizzati dieci Gruppi di Parola nelle tre città coinvolte dal progetto (Roma, Napoli e Milano). «Con i Gruppi di Parola bambini e ragazzi comprendono che l’esperienza della separazione dei genitori coinvolge anche altri coetanei. Insieme possono infatti condividere le emozioni ed esprimere il loro vissuto, con l’aiuto di professionisti specializzati. Parola, disegno, gioco e scrittura aiutano i bambini ad affrontare le difficoltà dei cambiamenti familiari e facilitano il dialogo con i genitori. La proposta che avanziamo è che i Gruppi di Parola entrino come misura strutturale nei piani nazionali per l’infanzia e per la famiglia» dice l’Autorità garante Filomena Albano (al centro nella foto). «Uno degli effetti più rivoluzionari della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, della quale è iniziato l’anno che porterà alle celebrazioni del trentennale, è la promozione di relazioni familiari non più basate sul concetto di autorità, ma sul concetto di responsabilità nei confronti dei figli» prosegue la Garante specificando come tutto questo porta a mettere al centro bambini e ragazzi ed evitare che situazioni di conflittualità e di crisi familiare possono arrecare loro danni ed è «la stessa direzione che percorre la Carta dei diritti dei figli nella sepa-
razione dei genitori: dieci punti fermi che pongono al centro i figli e sono ispirati ai valori della Convenzione». PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Brescia, al via i lavori del nuovo campus
stato celebrato con uno sguardo al futuro il consueto appuntamento con il Dies Academicus della sede di Brescia dell’Università Cattolica. L’inaugurazione si è svolta, infatti, all’interno dell’ex seminario diocesano di Mompiano, dove è in corso la ristrutturazione degli ambienti che ospiteranno il nuovo campus. La mattinata sì è aperta, lo scorso 14 marzo, con la Santa Messa celebrata dal Vescovo di Brescia Pierantonio Tremolada che ha tenuto anche la prolusione, nella quale ha ribadito «l’importanza del ruolo che l’Università Cattolica riveste nel processo educativo dei giovani e nella promozione della cultura nella nostra città». Un’occasione, dunque, per celebrare il solido legame dell’Ateneo con la Chiesa, la comunità, le istituzioni cittadine, e le realtà sociali e imprenditoriali del territorio che hanno condiviso e sostenuto il progetto, come emerge dalle parole del rettore Franco Anelli: «La scelta di investire risorse importanti per dare all’Università una sede
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nuova e adeguata, raccogliendo e riorganizzando quanto è oggi disperso in differenti collocazioni, non nasce solo da un’esigenza di risistemazione logistica – gli spazi dei quali fino ad ora abbiamo potuto godere e per la cui disponibilità siamo grati alle Suore Ancelle della Carità e alla Casa primaria di Brescia dell’ordine delle Canossiane, non sono più sufficienti ad ospitare le accresciute attività. – La decisione trova origine e alimento nelle profonde radici che l’Ateneo, nato milanese, ha stabilito nella cultura e nella storia di Brescia e mira a consentire un loro più esteso sviluppo in uno spazio più ampio e meglio attrezzato». Una necessità suffragata anche dai numeri in crescita costante, come riferito dal rettore Anelli: «Nel presente anno accademico (2018/19) abbiamo registrato un incremento del 7% sulle nuove immatricolazioni (il 14 gennaio 2019 si registravano 1.354 nuovi iscritti rispetto ai 1.278 del 14 gennaio 2018), per un totale di oltre 4.000 iscritti». Più nel dettaglio: aumentano di 28 unità
gli iscritti alla facoltà di Scienze Matematiche, di 40 le matricole della facoltà di Lettere, 22 per Scienze a tecniche psicologiche e 39 per Scienze politiche e sociali, per un totale di oltre 1.300 matricole nella sede bresciana. Proprio in virtù di tale vivacità, prima di pensare alle strutture, il pensiero è stato rivolto alla attività formative e di ricerca che animeranno il nuovo campus, che affiancherà la storica sede di via Trieste mentre decreterà la chiusura di quelle di via Aleardi, via Musei e di Contrada Santa Croce. Il nuovo polo potrà infatti vantare 29 aule di diverso taglio per un totale di 2.000 posti a sedere, 3 laboratori di informatica (105 postazioni), 13 laboratori di fisica, 55 studi per docenti, 12 sale riunioni, 4 sale studio (220 posti a sedere) in aggiunta alla biblioteca che conterrà 180.000 volumi e 70 posti, 2 sale per la discussione delle tesi di laurea, un sala mensa con zona bar e libreria annessa, una Cappella per le celebrazioni, campo da calcio e palestra, il tutto nel contesto di 16.700 metri quadri di spazi esterni, di cui oltre la metà adibiti a verde. In attesa della conclusione dei lavori, stimata nell’estate 2020, la cerimonia del Dies si è conclusa con la benedizione del cantiere da parte di Monsignor Tremolada, alla presenza del Rettore, del sindaco Emilio Del Bono, dell’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori, del presidente dell’Ebis Alessandro Azzi, del prorettore Mario Taccolini, e del consigliere Ebis Giovanni Bazoli. Un grande lavoro di riqualificazione strutturale, certo, a fronte di un’altra grande e primaria certezza: «La pietra più solida con la quale dobbiamo costruire la nostra sede è immateriale. Sono gli studenti, i docenti, l’insegnamento, la cultura e la ricerca il senso vero, antico e perenne come la pietra, di un’università» ha concluso il Rettore.
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Cattedra Unesco, la prima in Cattolica rescia capitale dell’educazione, grazie alla Cattedra Unesco in Education for Human Development and Solidarity Among Peoples dell’Università Cattolica. Lo scorso 18 gennaio, un convegno internazionale ha riunito nell’Aula Magna di via Trieste esperti di varie nazioni per ripensare l’educazione come bene collettivo. L’educazione per tutti e per tutta la vita può permettere a ciascuno di sviluppare le proprie potenzialità e alla società di promuovere nuovi processi di cittadinanza attiva. Il filo conduttore del convegno è stato il documento dell’Unesco Ripensare l’educazione. Verso un bene comune globale?, per far crescere, anche in Italia, il confronto sul futuro dell’educazione e sul suo valore come bene comune globale. Il rettore Franco Anelli durante il saluto introduttivo si è soffermato sul ruolo dell’Università, la cui missione educativa non si esaurisce nella trasmissione dei contenuti delle discipline insegnate, ma implica una riflessione costante sull’idea di persona, indispensabile per costruire la società del futuro. «In un contesto segnato dalle contraddizioni educare significa introdurre la persona nella realtà totale e nelle sue sfide», ha dichiarato monsignor
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Vincenzo Zani, segretario vaticano della Congregazione per l’educazione cattolica. Anche il vescovo di Brescia monsignor Pierantonio Tremolada e il preside della facoltà di Scienze della formazione Luigi Pati hanno sottolineato come Brescia abbia fornito un terreno fertile, una sensibilità pedagogica a partire dalle iniziative di privati cittadini sensibili alle questioni educative e alla solidarietà, che hanno portato alla nascita della Cattedra Unesco in Education for Human Development and Solidarity Among Peoples, diretta dal professor Domenico Simeone. Istituita nella sede di Brescia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore nell’aprile del 2018 la Cattedra si propone di favorire l’accesso da parte dei bambini nella prima infanzia a cure ed educazione di qualità; sviluppare processi di cooperazione, migliorare la qualità dell’educazione e dell’accoglienza. Il lavoro della Cattedra si svilupperà seguendo due direttrici principali: promuovere progetti di ricerca-azione che permettano di conoscere e sostenere processi di sviluppo di attività di formazione e d’istruzione in Paesi in via di sviluppo, accompagnando la crescita di risorse locali, favorendo i processi di collaborazione internazionali nella logica degli obiettivi dell’agenda delle
Nazioni Unite 2030 e nella prospettiva dell’educazione per tutti. La Cattedra Unesco, in collaborazione con la Scuola di Alta Formazione Educare all’incontro e alla solidarietà (Università LUMSA – Roma) e con le cattedre SCHOLAS (Scholas occurrentes, Fondazione Internazionale di Diritto Pontificio), sostiene il progetto Maison de Paix per la costruzione e l’avvio di un Centro di formazione e promozione umana a Kikwit nella Repubblica Democratica del Congo. Il Progetto è promosso dall’Associazione S.F.E.R.A. Onlus, sorta nel 2011 a Brescia. Fra le attività da promuovere, ed è la seconda direttrice, figurano anche la formazione di studenti universitari che intendono impegnarsi in progetti di cooperazione internazionale.
Contro la povertà, più formazione e competenza nche nella ricca città di Brescia 1400 persone sono in condizione di assoluta indigenza. Se prima i più fragili erano gli anziani, adesso l’età si è invertita e il bisogno riguarda i bambini delle famiglie numerose e gli under 34. Quali azioni intraprendere per contrastare questa situazione? Di questo si è parlato in un seminario in Loggia dal titolo Lavori in corso. Povertà in corso, iniziativa che rientra nel progetto di Welfare in azione Brescia città
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del noi, finanziato da Fondazione Cariplo e che vede la partecipazione dell’Università Cattolica. L’iniziativa di informazione e approfondimento ha richiamato a palazzo Loggia operatori dei servizi, Istituzioni, associazioni e realtà del terzo settore che a vario titolo operano in città sul tema del contrasto alla povertà. La vasta galassia bresciana del sociale è stata esaminata da Gerolamo Spreafico, docente della facoltà di Scienze della formazione, e raccolta in un Compendio sulle principali teorie e pratiche per contrastare la povertà. Questo perché il tema delle condizioni di povertà nelle quali si trovano ampie fasce di popolazione e delle relative azioni di contrasto messe in campo da Enti Pubblici e Organizzazioni Private è una materia complessa non sempre affrontata con la profondità necessaria. «L’Agenzia Sviluppo Risorse Umane della Cattolica ha anche presentato una ricerca per orientare al meglio la formazione e l’agire professionale degli operatori. Si tratta di un campo molto vasto – sotto-
linea Spreafico- sia in termini di comprensione del fenomeno della povertà, sia nella numerosità delle pratiche già presenti in molti territori. Occorre investire fortemente sulla cultura e sulle competenze degli operatori e dei loro decisori che incarnano il ruolo di committenti. In questo si ritiene auspicabile la costituzione di gruppi di lavoro coordinati e molto rigorosi nei metodi che aumentino le competenze dei soggetti in questione. Come ad esempio Think Tank locali, Comunità di pratiche con forte attenzione alla valutazione». «Sono tante e variegate le risposte che è necessario dare, non basta nemmeno il reddito di cittadinanza impostato come politica del lavoro» ha concluso la sociologa Chiara Saraceno, del Collegio Carlo Alberto di Torino. Ha anche aggiunto che la mobilità sociale di fatto non esiste più e nell’attuale stato di crisi economica, se guardi la tua famiglia d’origine conosci già, in linea di massima, quale sarà il tuo reddito futuro. Insomma una società quasi feudale. PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Internati militari: una storia italiana al 24 gennaio al 2 febbraio 2019 nello Spazio Montini è stata allestita la mostra Internati militari: una storia italiana (1943-1945), curata dall’Archivio storico della Resistenza bresciana e dell’Età contemporanea, dalla Biblioteca dell’Università Cattolica, e con la collaborazione della Casa della Memoria di Brescia. Tramite fotografie e im-
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RICERCA IN VALLE SABBIA
Produttivi e in rete grazie alla fibra ottica
S magini, l’esposizione ha voluto far conoscere una realtà che ha drammaticamente coinvolto oltre 700 mila soldati italiani internati in Germania dopo l’8 settembre 1943 ed usati
come lavoratori forzati nelle campagne e nelle fabbriche tedesche per lo sforzo bellico della Germania. Di essi circa 70 mila sono morti di malattia, di freddo e di deperimento.
empre più connessi, produttivi e meno isolati. I residenti dei 25 comuni della Valle Sabbia, nella provincia bresciana, sembrano non avere dubbi circa gli effetti positivi conseguenti all’installazione di una rete di connessione di ultima generazione.
I-Lamp, premiati i migliori laureati l Centro di ricerca I-Lamp, diretto da Gabriele Ferrini, ha assegnato a Giada Bianchetti e a Nicolò Zenoni il premio ex aequo come migliori laureati in Fisica dell’anno accademico 2017 e 2018. Giada Bianchetti ora sta svolgendo un dottorato al Policlinico Gemelli di Roma e Nicolò Zenoni il Phd in-
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ternazionale in Science alla Cattolica. Altri due premi sono stati dati per l’eccellente carriera e per la singolarità degli studi fatti a Patrizia Borghetti, ora a Parigi dove sta ottenendo grandi risultati nel campo delle spettroscopie dei materiali che le sono valsi l’assegnazione di una borsa di studio Marie Curie. Il secondo premio per la car-
riera fatta nel settore privato è stato invece dato a Damiano Nardi che ora lavora in America per l’azienda multinazionale americana Intel.
La matematica piace sempre più alle ragazze
e gare di matematica conquistano sempre di più le ragazze. Quest’anno ben 21 squadre per un totale di 147 studentesse provenienti dal triennio delle scuole superiori di Brescia e provincia, si sono presentate lo scorso 25 gennaio nella sede di via Musei 41, per risolvere quesiti matematici. La terza edizione ha visto salire sul podio il Liceo Scientifico Golgi di Breno, che è arrivato primo anche nel girone nazionale composto da 74 squadre; al secondo posto il Liceo scientifico Calini e terzo il Liceo Cairoli di Vigevano. La competizione, orga-
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nizzata dal Dipartimento di Matematica e Fisica, insieme ad altre sedi a livello nazionale, ha selezionato le due squadre che parteciperanno alla finale delle Olimpiadi di Matematica, in programma a maggio a Cesenatico. Si sono aggiudicate la partecipazione il liceo Golgi di Breno e il liceo Calini di Brescia. La terza edizione della Gara matematica tutta al femminile quest’anno è stata dedicata a Ada Lovelace, una delle fondatrici dell’informatica moderna, autrice di quello che
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è considerato il primo programma per computer della storia. C’è ancora qualcuno che pensa che la matematica sia “roba da uomini”? Certamente non è così’. Secondo studi recenti, infatti, non è la biologia a rendere le donne “meno avvezze” allo studio dei numeri, ma un contesto sociale e culturale poco favorevole. Conferme le troviamo anche fra gli iscritti della facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali, dove la presenza femminile è pari a quella maschile.
A palesarlo sono i dati registrati dalla ricerca Smart Community made in Brescia condotta dall’Università Cattolica su 500 campioni e che ha evidenziato come – secondo il 78% degli intervistati, ovvero 3 su 4 – lo sviluppo economico del territorio valsabbino abbia subito un upgrade, favorendo nuove opportunità lavorative. Altri fattori positivi percepiti dagli utenti diretti interessati sono stati inoltre la riduzione dell’isolamento della comunicazione, l’agilità delle relazioni interpersonali, delle cooperazioni sociali, ma anche con la pubblica amministrazione. Un impatto non solo economico, dunque, ma anche e forse soprattutto sociale, come spiegano a più riprese la professoressa Elena Marta e Alberto Albertini dell’Osservatorio per il territorio, che hanno coordinato la ricerca e i sondaggi svolti sia tra la popolazione che nelle grandi aziende della ValSabbia, e successivamente le fasi di analisi e d’interpretazione dei dati. «Un progetto pensato già nel 2014 e avviato concretamente nel 2015 con un contributo pubblico di 2 milioni e 600mila euro stanziato da Comunità Montana di Valle Sabbia» fa sapere Daniele Peli, AD di Intred Spa, azienda che si è occupata dell’esecuzione materiale del progetto. Quello in Valle Sabbia è un caso unico e virtuoso: già si parla di modello Bul Valsabbia». Giulia Panizza, Federico Maffezzoni e Monica De Luca, laureati in Psicologia e in Scienze linguistiche alla Cattolica, si sono infine occupati di somministrare i questionari agli stakeholders del territorio secondo un’ottica partecipativa.
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Agricoltura, ambiente, innovazione al centro del Dies Academicus piacentino Agenzia QS ha pubblicato i nuovi ranking internazionali che evidenziano un significativo miglioramento rispetto allo scorso anno del posizionamento dell’Università Cattolica nell’area Agriculture & Forestry che la vede infatti entrare fra le 200 università migliori al mondo in tali discipline» Lo ha detto con orgoglio, lo scorso 4 marzo, il rettore Franco Anelli nel suo saluto durante il Dies Academicus dell’Università Cattolica della sede di Piacenza. «Le politiche comunitarie, è noto, condizionano in modo determinante l’intero settore agricolo; è dunque essenziale, in primo luogo, contribuire efficacemente alla loro elaborazione e poi comprenderne pienamente la portata e attrezzarsi sia per realizzarne gli obiettivi sia
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per coglierne le molte opportunità – ha continuato il Rettore –. Il contributo che questa sede dell’Ateneo può dare in proposito, in termini di ricerca scientifica, formazione delle persone e iniziative di “terza missione” è rilevante, perché tutti i temi strategici delle nuove PAC sono da tempo qui oggetto di studio, di insegnamento e di trasferimento di tecnologie e conoscenze». Il rettore Anelli ha poi tracciato un quadro della Sede attraverso dati e informazioni che sintetizzano la vitalità dell’intero Campus piacentino. In totale sono state 1.229 le immatricolazioni nell’anno in corso e 3.111 gli iscritti in una sede che necessita nuovi spazi, come ha fatto notare il Rettore: «il Campus richiede di essere ampliato anche con un intervento che dia almeno una risposta alle esigenze didattiche attuali, la Cattolica continuerà a sostenere la sede piacentina». Nel corso della cerimonia sono stati accostati due punti di vista tra loro distinti e complementari: quello del mondo della formazione e della ricerca universitaria grazie all’intervento di Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali che ha tenuto la tradizionale prolusione sul tema Come l’agricoltura e l’ambiente influiscono sulla qualità degli alimenti – e quello di un’azienda leader nel suo settore - competitiva sui mercati internazionali e, al tempo stesso, saldamente legata al proprio
territorio – con Pia Donata Berlucchi, presidente dell’Azienda Agricola “Fratelli Berlucchi S.r.l.”. Al Dies Academicus, che si è aperto con la celebrazione eucaristica presieduta da monsignor Gianni Ambrosio, vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio, è intervenuta anche Patrizia Barbieri, amministratore unico dell’Epis, presidente dell’Amministrazione provinciale e sindaco di Piacenza che ha sottolineato come «L’Università Cattolica esprime un patrimonio che non è solo scientifico, ma anche valoriale, che fa crescere e arricchisce l’intera comunità, la sinergia tra istituzioni e mondo accademico è forte e ne siamo orgogliosi. Accanto al rigore scientifico c’è sempre stata un’attenzione alla persona che ha un valore educativo e spirituale unico».
Campus di Cremona: la nuova sede sempre più vicina ome diventerà l’ex convento di Santa Monica, a conclusione dell’intervento di recupero edilizio che sta procedendo a ritmo serrato e che trasformerà un’area abbandonata da decenni nel campus universitario della Cattolica e il relativo plastico – che campeggiava nell’atrio dell’attuale sede, quel palazzo Ghislaberti di via Milano che nonostante gli interventi di adeguamento fatti negli scorsi anni, è diventato insufficiente a soddisfare le esigenze di un’università in crescita-, è stato il tema al centro del Dies Academicus della sede cremonese dell’Università Cattolica, che si è svolto nel pomeriggio dello scorso 4 marzo. Ne ha parlato il rettore Fran-
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co Anelli nel suo discorso introduttivo della cerimonia di apertura del nuovo anno accademico, alla presenza delle autorità locali – Gianluca Galimberti, sindaco di Cremona, Davide Viola, presidente della Provincia, Gian Domenico Auricchio, presidente della Camera di Commercio – prima
della lectio dal titolo Criminalità d’impresa e tutela della salute: il problema della prevenzione tenuta dal professor Francesco Centonze, docente di Diritto penale nella facoltà di Economia e Giurisprudenza. Nella lectio è stata sottolineata la correlazione tra discipline che attengono alla produzione
agricola, alimentare, e la dimensione normativa, che assume particolare rilievo in relazione alla Food Safety e Food Security, la sicurezza alimentare, tematica sulla quale l’Ateneo investe sia in termini di ricerca che di formazione. Attualmente la sede cremonese della Cattolica conta 372 iscritti; 2233 sono i laureati, diplomati e titolari di master. Tra i corsi di laurea che prenderanno il via, oltre a quelli consolidati, la laurea magistrale in Food Processing con una sempre maggiore ‘contaminazione’ tra discipline diverse, dal diritto penale alla psicologia. La cerimonia del Dies Academicus si è conclusa con la consegna dei diplomi dei corsi di laurea di I livello, dei master e dei diplomi delle lauree magistrali.
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La Cattolica celebra Chiara Lubich l 29 gennaio 1999 l’allora rettore Sergio Zaninelli consegnava la Laurea Honoris Causa a Chiara Lubich, conferita dalla facoltà di Economia della sede di Piacenza dell’Ateneo per il progetto Economia di Comunione, da lei lanciato nel 1991 dopo un viaggio in Brasile. A vent’anni dal conferimento, lo scorso 25 febbraio, presso la sede milanese di largo Gemelli, l’Università Cattolica – in sinergia con la comunità piacentina del Movimento dei Focolari, di cui è stata fondatrice – ha organizzato un convegno sul tema Economia, comunità e profezia per commemorare l’evento. All’incontro, introdotto da Anna Maria Fellegara, preside della facoltà di Economia e Giurisprudenza della sede piacentina, hanno partecipato i docenti della Cattolica Paolo Rizzi e Ivana Pais, Benedetto Gui dell’Istituto universitario Sophia di Loppiano e Johnny Dotti di On Impresa Sociale. «Obiettivo del convegno – ha spiegato la preside Fellegara – è stato quello di approfondire il modello di economia proposto da Chiara Lubich fondato sulla condivisione e sulla reciprocità, nonché sottolineare l’importanza delle relazioni nell’economia e la cultura del dono. Con il movimento dei Focolari abbiamo un rapporto pluriennale e ci siamo avvicinati a temi molto cari a Chiara»
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Bi-Rex, il motore dell’Emilia
È Chiara Lubich, era carismatica e attenta al principio comunitario e all’unità affinché “tutti siano una cosa sola”, vivendo una fraternità universale nelle parole e nella testimonianza personale. Era una sostenitrice dell’Economia di Comunione, basata sul principio che le imprese del sistema di economia di mercato puntino all’utile ma con l’obiettivo di ridistribuirlo: una parte per gli investimenti dell’azienda stessa e una parte per la comunità che vive intorno all’azienda, per formare le persone alla cultura del dare e una parte per chi non ha la possibilità né di lavorare né di mantenere la famiglia. Chiara Lubich si chiedeva spesso come risolvere il problema della povertà e la possibilità di sopperire alla povertà almeno tra i focolarini. Questo obiettivo è stato raggiunto, cosi come quello di essere segno di una cultura diversa in campo economico, cioè attenta alla persona, alla formazione e alla dignità umana.
Musica ed emozioni, i Gen Rosso in concerto a oltre cinquant’anni portano in giro per il mondo con il linguaggio universale della musica un messaggio di unità, fratellanza e pace, volto alla costruzione di un mondo più giusto e solidale. È il Gen Rosso, il gruppo musicale formato da artisti di provenienza e cultura eterogenea nato nel 1966 all’interno del Movimento dei Focolari da una grande intuizione di Chiara Lubich, la quale negli anni della contestazione giovanile capisce che per parlare ai giovani è necessario usare i “mezzi dei giovani”. Il gruppo è stato ospite, lo scorso 26 febbraio, presso l’Auditorium dell’Università Cattolica: l’esibizione rientrava nell’ambito delle iniziative per celebrare il ventennale del conferimento della Laurea Honoris Causa a Chiara Lubich. Musica, racconti, storie, testimonianze: lo spettacolo del
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IN BREVE
Gen Rosso ha intrattenuto per circa due ore il numeroso pubblico accorso alla serata in un’atmosfera intima, che ha regalato momenti di puro divertimento ed emozione, in cui a fare da filo conduttore è stato sempre l’insegnamento della Lubich, unitamente alla sua viva testimonianza di amore e fraternità che ancora oggi risuona più attuale che mai.
targato Università Cattolica uno dei 33 progetti sostenuti da Bi-Rex (Big Data Innovation & Research EXcellence), il primo Competence Center italiano del Piano Industria 4.0 Bi-Rex nasce a Bologna ma sarà al servizio di tutta l’Emilia Romagna e raggruppa in un partenariato pubblico-privato 57 attori tra Università, Centri di Ricerca e Imprese, che metteranno a valore la ricca rete di competenze che l’Emilia Romagna può offrire, dalla manifattura avanzata ai Big data, dalla connettività all’automazione. L’Università Cattolica ha aderito al Competence Center emiliano allo scopo di partecipare attivamente ad iniziative e progetti da realizzarsi con le imprese del territorio piacentino in collaborazione con le facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali e di Economia e Giurisprudenza. La Cattolica di Piacenza partecipa con un progetto di ricerca su un sistema agro-fotovoltaico innovativo per l’ottimizzazione della coltivazione sotto Agrivoltaico grazie alla realizzazione di un software che permette di simulare contemporaneamente la produzione di biomassa e di energia elettrica. «È un gioco di squadra per la promozione e lo sviluppo delle tecnologie dell’Industria 4.0 tra le imprese della nostra regione» afferma il professor Franco Timpano, componente dell’Assemblea dei soci in rappresentanza della Cattolica mentre il professor Ettore Capri, componente del Comitato di indirizzo di Bi-Rex, sottolinea che «il cambio culturale e tecnologico vede un’agricoltura sempre più basata sulla digitalizzazione e sulla robotizzazione, l’integrazione e la trasmissione di competenze ingegneristiche e agrarie, riveste indubbi vantaggi per i fornitori di servizi, per gli agricoltori, ma anche per i consumatori».
Un progetto per migliorare i servizi per minori e disabili La facoltà di Economia e Giurisprudenza della Cattolica di Piacenza in sinergia con il Comune di Castel San Giovanni, capofila del Distretto di Ponente, ha sviluppato un progetto di analisi su due grandi aree di attività: i servizi per i minori e i servizi per i disabili, con l’obiettivo di integrarli, migliorarne l’accessibilità e definire forme di gestione unitarie. I risultati della ricerca sono stati presentati in Cattolica e hanno evidenziato sia che esistono situazioni di eterogeneità con servizi spesso frammentati, sia la forte volontà di dare risalto alle singole peculiarità di ogni territorio. Il professor Emanuele Vendramini che ha seguito per Economia il percorso di tutorship - che ha coinvolto Asp Azalea, Ausl di Piacenza, ufficio di piano del distretto, referenti dei gestori dei servizi e sindaci - rimarca la necessità di avere un progetto distrettuale per cercare di portare soprattutto nei piccoli comuni i servizi necessari e promuovere forme di integrazione e coordinamento capaci di rafforzare le organizzazioni che operano sul territorio.
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Reading, la Shoah delle ragazze
ltre 400 studenti hanno ascoltato con grande attenzione la suggestiva perfomance letteraria dedi-
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cata alla Shoah delle ragazze di Matteo Corradini, storico, ebraista e scrittore accompagnato dall’attrice Valentina Ghelfi. L’iniziativa promossa dall’Università Cattolica di Piacenza in sinergia con Coop Alleanza 3.0 e Librerie.coop, in occasione della Giornata della memoria, è stata un’occasione per dar voce alle vicende parallele nella storia
della Shoah, per ricordare il passato ma per accendere anche i riflettori su cosa avviene oggi. Una lettura “al femminile” dell’olocausto, un reading teatrale centrato sull’ascolto delle testimonianze di alcune delle donne che hanno vissuto l’orrore nazista, seminando consapevolezza e rendendo vivo il senso della Memoria.
INCONTRO
Adozione tra passato, presente e futuro
Gli chef antispreco scaldano i fornelli U ella Giornata Chef professionisti, futuri tuti alberghieri piacentini.
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nazionale della prevenzione dello spreco alimentare l’Università Cattolica di Piacenza, ha ospitato la finale del concorso Ricibiamo, promosso dall’associazione PiaceCibosano con il contributo scientifico della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali.
chef e chef di casa sono le tre categorie che si sono sfidate in ricette sostenibili davanti a una qualificata giuria, presieduta dallo chef Giancarlo Morelli, insieme con il preside della Facoltà Marco Trevisan, lo chef Filippo Sinisgalli, il critico enogastronomico Paolo Massobrio e i dirigenti di due isti-
All’evento sono intervenuti anche il professore Ettore Capri e la ricercatrice Lucrezia Lamastra.
Al via la nuova edizione del progetto MyMentor
rimo incontro tra l’esercito di mentor e di mentee nel campus piacentino per il Kick Off meeting del progetto My Mentor 2019. Il progetto, ideato dalle professoresse Elena Zuffada e Franca Cantoni, ha coinvolto negli ultimi tre anni studenti del corso di laurea
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magistrale in Gestione d’Azienda, profilo General Management, e da quest’anno è stato aperto anche agli studenti delle lauree magistrali in Giurisprudenza, Scienze e Tecnologie Agrarie, Scienze e tecnologie Alimentari e Agricultural and Food Economics. 75 professionisti, manager, con il compito di supportare gli studenti mettendo al servizio dei più giovani la loro esperienza. 75 studenti che potranno confrontarsi con manager selezionati che lavorano nei settori di loro interesse.
«MyMentor è più che un accompagnamento al mondo del lavoro – afferma il direttore di sede Mauro Balordi –. Amplieremo il progetto, sfruttando la piattaforma daremo la possibilità di vivere questa esperienza a tutti coloro che ne sono seriamente motivati». All’evento di Kick Off – dove ha portato la propria testimonianza anche la runner e coach Ivana Di Martino – sono intervenuti i presidi di Facoltà Marco Trevisan e Anna Maria Fellegara e il professor Antonio Chizzoniti.
Contro gli stereotipi, la bella storia di Anna o scorso dicembre, in occasione della Giornata internazionale delle persone con disabilità, all’Università Cattolica di Piacenza è intervenuto l’ingegnere, scrittore e attore Guido Marangoni, che ha visto la sua vita cambiare dopo l’arrivo della terza figlia, affetta
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dalla sindrome di down, come lui racconta nel suo libro Anna che sorride alla pioggia. La facoltà di Scienze della formazione lo ha invitato come testimonial di una famiglia che rompe gli schemi degli stereotipi e dei pregiudizi, e che è in grado di vedere la figlia Anna non come limite ma come
dono. «Sono sempre di più i genitori che diventano “attivatori” di iniziative per sensibilizzare gli altri verso un modo differente di confrontarsi con la disabilità», ha detto la professoressa Marisa Musaio, tra le promotrici insieme alle professoresse Elena Zanfroni e Alessandra Carenzio.
na riflessione sulla situazione dell’istituto delle adozioni, con i suoi cambiamenti, le sue criticità e le possibili prospettive di intervento a livello normativo, sia da una prospettiva storica che sociale e politica. A promuovere un excursus della storia di questa pratica dal diritto romano alla Legge n. 184 del 1983, sono stati i professori Andrea Renda e Roberto Isotton della facoltà di Economia e Giurisprudenza dell’Ateneo piacentino nell’ambito del Corso di laurea magistrale in Giurisprudenza in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Giuridiche, durante una lezione intitolata L’adozione. Origini, declino e trasfigurazione di un istituto. All’incontro, introdotta dal professor Antonio Chizzoniti, presidente del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, è intervenuta Gigliola di Renzo Villata (nella foto), già docente di Storia del diritto medievale e moderno dell’Università degli studi di Milano e Dottore honoris causa dell’Universitè Paris II – Panthéon ASSAS. «L’adozione è un istituto antichissimo che affonda le radici nel Diritto romano – ha spiegato di Renzo Villata – nel tempo ha subito grandi trasformazioni nei contenuti, ma la base è rimasta invariata. Ad oggi però sono necessari alcuni interventi legislativi, per colmare alcune carenze». «In epoca moderna – ha aggiunto la professoressa – specialmente in Italia grazie alla Legge n. 184 del 1983, il bambino risulta essere il soggetto privilegiato, permettendo a chi non ha famiglia di acquisirne una, mentre ai tempi dei romani e poi anche in epoca medievale, l’adozione metteva al centro l’interesse dei genitori, con il solo scopo di dare un figlio a chi non ne poteva avere o per una questione di eredità, la cosiddetta adoptio in hereditatem. «Oggi l’adozione – ha concluso di Renzo Villata – è un istituto con alcune carenze, soprattutto in relazione ai cambiamenti sociali che stiamo vivendo». PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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EDUCatt ed Elior rinnovano la ristorazione a Roma di Martina Vodola
Roma è iniziata un’importante operazione di rinnovo per i servizi di ristorazione gestiti da EDUCatt, che, grazie alla nuova partnership con Elior, ha deciso di ridare alle strutture un look fresco e attuale mediante soluzioni estetiche e funzionali volte a conciliare la rapidità del servizio a un’offerta di qualità. Lo scopo è quello di progettare spazi per una pausa confortevole e innovativa attraverso un sistema ottimale per la distribuzione del pasto, e di offrire un’ampia gamma di materie prime ricercate in una proposta alimentare varia, di qualità e capace di creare un circolo virtuoso. I lavori sono partiti nel mese di febbraio con la ristrutturazione di Duepunti Kitchen, lo spazio dedicato a un’offerta food aggiuntiva e diversificata rispetto a Mensa.21 e Mensa.23 mentre il mese di marzo è stato dedicato al restyling del bar Caffè.23. Ma il refresh più consistente coinvolgerà la Mensa&Caffè.23, attraverso la rivisitazione della linea Free Flow, l’installazione di corner alimentari tematici e la creazione di alcuni punti self service.
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Le novità riguarderanno inoltre i servizi di take away, che saranno anche serali, e i sistemi informativi che metteranno a disposizione degli utenti una nuova app, Joyfood, con cui sarà possibile visualizzare i menu del giorno e le relative informazioni nutrizionali, visualizzare news e curiosità sui servizi di ristorazione, prenotare i pasti take away e accedere alla sezione dedicata alla dieta mediterranea. Le novità tecnologiche prevedono anche dei Digital Menu Board dedicati alla trasmissione di informazioni sull’offerta e consigli di benessere e l’introduzione di casse intelligenti e automatiche per il pagamento del pasto. È stata infine introdotta una Dinner Card, riservata agli studenti, con la quale è possibile acquistare 10 cene con 10 caffè in omaggio da consumare dopo il pasto serale, al prezzo di 39 euro anziché 51 euro per la formula “Lunch”, e a 72,50 euro anziché 55 euro per la formula “pasto completo”. Saranno presto disponibili anche altre soluzioni pensate per rendere i servizi di ristorazione più funzionali e adatti a un pubblico sempre più vasto e dinamico.
Al Salottino del libro usato la collezione di Paolo Barozzi di Giada Meloni
on poteva mancare anche per quest’anno l’edizione primaverile del consueto appuntamento per gli appassionati bibliofili e lettori dell’Università Cattolica: il Salottino del libro usato. Il progetto che EDUCatt porta avanti dal 2015, con il sostegno dell’Università Cattolica, ha animato il Cortile San Benedetto dell’Ateneo con una settimana di libri, donati per l’occasione o alienati dal patrimonio librario EDUCatt, in distribuzione al prezzo simbolico di 1 euro l’uno. Dal 18 al 22 marzo, nella cornice della Giornata Mondiale della Poesia che si celebra ogni anno nel primo giorno di primavera, l’Ente ha rispolverato migliaia di volumi scelti tra i titoli disponibili e ha allestito il mercatino en plein air antistante la struttura di Container.9. Il Salottino è stato arricchito, in questa edizione, da una copiosa donazione dal-
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la collezione personale del Conte Paolo Barozzi, gallerista e scrittore di origini venete venuto a mancare lo scorso dicembre. Il Conte Barozzi, intellettuale raffinato e segretario personale di Peggy Guggenheim, lavorò come pubblicitario per i periodici Rizzoli e curò diverse esposizioni personali e collettive di artisti del calibro di Mimmo Rotella e Andy Warhol. La sua biblioteca personale, che ha contribuito ad ampliare la scelta per i numerosi visitatori del Salottino, spazia dai cataloghi d’arte moderna ai volumi sul cinema, dai manuali di poesia fino ai testi di narrativa anche in lingua. Nei cinque giorni dell’iniziativa organizzata da EDUCatt i lettori hanno potuto curiosare tra gli scaffali all’aperto del mercatino e scegliere i volumi da “adottare” al prezzo di un caffè: manuali di diritto privato, volumi di economia e molto altro ancora.
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Tradizione e futuro dei Collegi EDUCatt
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l 7 febbraio si è svolto alla Fondazione Corriere della Sera il convegno I collegi universitari. Una eredità per il futuro, concluso con una tavola rotonda coordinata dal rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli e dal rettore dell’Ateneo di Pavia Fabio Rugge. Nell’occasione, Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore della Cattolica e presidente EDUCatt, ha ribadito l’alto valore formativo e umano dell’esperienza collegiale, testimoniato anche dal prezioso supporto degli Alumni ex collegiali che con la loro partecipazione e il loro spirito continuano a mostrare il profondo legame con l’università e contribuiscono attivamente alla vita dei collegi. «Investire sul Sistema ricerca e formazione» ha aggiunto il Prorettore «può essere la chiave per generare l’attrattività di studiosi e studenti esteri e incrementare così l’internazionalizzazione della nostra Università». Il dibattito della tavola rotonda ha aperto la strada a ulteriori spunti di riflessione e di confronto come il pericolo di un nuovo taglio dei contributi regionali per il diritto allo studio che, secondo Raffaele Dubbioso, delegato nazionale per il Diritto allo studio Unione degli Universitari, violerebbe soprattutto il diritto di libero accesso ai percorsi universitari e proprio per questa ragione richiede la tempestiva elaborazione di strategie alternative quali, ad esempio, il supporto di fondi privati. Un’esortazione alla coesione tra le varie istituzioni è arrivata da Angelo Giornelli, presidente di Acru (Associazione Collegi e Residenze Universitarie), che ha sostenuto la necessità di un vicendevole supporto, perché i collegi possano continuare a perseguire la valorizzazione degli studenti e lo sviluppo di quelle competenze trasversali che integrano e valorizzano quelle accademiche. (s.b.)
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Adotta uno studente: novità da Casa Fogliani di Maria Serena Chiocca entre l’officina creativa di Casa Fogliani cresce sempre di più, si avvicina la realizzazione del “progetto adozione”, dal forte valore sociale, che ha lo scopo di offrire a studenti in difficoltà economiche un percorso di studi in Università Cattolica, sostenendoli anche con accoglienza, cibo, assistenza medica ed eventualmente linguistica o legale per la regolarizzazione dei documenti. Grazie all’impegno di Educatt, gli studenti “adottati”, il primo dei quali che arriverà in Università Cattolica nel corso del 2019, potrà portare a compimento con successo la propria carriera universitaria. Ma la partecipazione al progetto è aperta a tutta la comunità universitaria: si collabora al “progetto adozione”, infatti, acquistando i prodotti a marchio Casa Fogliani: tra queste, oltre ai salumi e ai formaggi provenienti dal territorio di Castelnuovo Fogliani, adesso anche una selezione di spremute di frutta naturali e di snack per la pausa. Le marginalità ricavate dalla vendita dei prodotti vengono reinvestite per garantire borse di studio e accoglienza per studenti che altrimenti non potrebbero frequentare l’università.
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Adesso sostenere il progetto è ancora più semplice: lo shop milanese presso Mensa&Pizza.9 è aperto dal lunedì a venerdì dalle 10 alle 18.30; verrà inoltre attivata la vendita online dei prodotti di Casa Fogliani, con consegna negli uffici del campus di Milano; nelle sedi di Brescia, Roma e Piacenza-Cremona chi fosse interessato all’acquisto potrà recarsi presso i punti vendita indicati sul sito (www.casafogliani.it). La Fondazione, grazie ai propri partner, è impegnata nella ricerca per allargare il ventaglio di prodotti disponibili, valorizzando le specificità dei territori, con lo scopo di raggiungere anche un target più ampio, senza dimenticare di offrire al pubblico una serie di prodotti selezionati e di alta qualità. Lo scopo della Fondazione e del brand Casa Fogliani è quindi quello di intervenire positivamente nella vita della comunità universitaria, prestando attenzione alla valorizzazione delle risorse presenti nel territorio di Castelnuovo Fogliani e della genuinità dei suoi prodotti, nell’ottica di seguire l’insegnamento della Laudato si’ di Papa Francesco, l’Enciclica che insiste tra l’altro sull’importanza della cura degli “ultimi” della società.
Libri Tiziano Fratus, Andrea Aschedamini
Respiro e anima. Castelnuovo Fogliani tra arte e natura EDUCatt, Milano, 2019 pp. 76 | euro 9,90
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bbandonando la strada statale che attraversa la bassa provincia piacentina, ci si allunga fra i campi, alcuni già seminati, altri ancora in attesa di destinazione»: ambienti rurali in cui si immerge Tiziano Fratus - autore che ha dedicato al tema della riconciliazione dell’uomo con la natura venti anni di scrittura -, fino ad arrivare alla residenza di Castelnuovo Fogliani, immersa in un abitato che le è cresciuto attorno come il meraviglioso giardino progettato da Luigi Vanvitelli. All’interno di Respiro e anima. Castelnuovo Fogliani tra arte e natura, Fratus si fa guida per una “visita” a Casa Fogliani, dimora storica appartenuta alla famiglia Sforza Fogliani D’Aragona e affidata in gestione a EDUCatt tramite l’Istituto Toniolo per promuoverne il patrimonio e ravvivarne le attività culturali. Un percorso storico, artistico e naturalistico, arricchito dal dossier fotografico di Andrea Aschedamini; gli sguardi dello scrittore e del fotografo si soffermano sul giardino vanvitelliano, rendono omaggio alla statua della duchessa Clelia Sforza Fogliani d’Aragona; entrano nell’edificio e ammirano le grandi sale da ricevimento, la Galleria degli Antenati e l’Aula Magna; infine ritornano all’aperto, dove la natura si mostra viva e ricca nel TIZIANO FRATUS ANDREA ASCHEDAMINI bosco che circonda la residenza. RESPIRO Tutti sono E ANIMA invitati a Castelnuovo Fogliani visitare e tra arte e natura approfondire questa realtà, con la speranza di «smettere di costruire nuovi santuari al nostro gusto estetico e tentare di prenderci cura […] di tutti i Castelnuovo Fogliani che costellano il paesaggio».
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La giustizia senza risentimento di Velania La Mendola entenze dei tribunali al vaglio di trasmissioni tv, giustizia fai da te, avvocati del popolo, processi online: la legge in Italia non è affare di pochi e non lo è mai stata. «E non dovrebbe esserlo» ci dice Gabrio Forti, in tutti altri toni, nel libro La cura delle norme. Oltre la corruzione delle regole e dei saperi (Vita e Pensiero). Abbiamo incontrato l’autore, professore di Diritto penale dell’Università Cattolica, per capire meglio lo stato di salute della nostra giustizia e quanto questo ci riguardi.
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Professore, di quale malattia soffre il diritto penale? Di eccedenza. Il ‘troppo’ di sanzioni presenti nell’ordinamento, tanto proclamate quanto poco applicate, ne mina alle fondamenta credibilità ed efficacia. Tale patologia che coinvolge l’intero ordinamento – e che nel libro viene definita ‘corruzione delle norme’ – produce un effetto anche più grave della inflazione prodotta dall’eccesso di ‘moneta’ punitiva. Quale? Un’erosione di quelle risorse morali e sociali che dovrebbero prevenire e regolare i conflitti ben prima che questi si presentino, ormai incancreniti e incurabili, al cospetto di giudici e pubblici ministeri. È come se la foresta straripante e infestante di norme e sanzioni giuridiche togliesse ossigeno all’etica pubblica e privata, ne soffocasse la crescita, generando una sorta di tossicodipendenza regolativa, nella forma di un bisogno compulsivo e compensatorio di sempre più norme, sempre più sanzioni, illudendosi di trarne aria per il proprio respiro. Una sorta di malattia autoimmune del sistema a ingravescenza progressiva che attacca le basi della convivenza e contribuisce a generare infelicità, oltre che aggressività diffuse. C’è quindi un legame tra l’erosione del diritto e quello della conoscenza? Per intervenire in modo misurato e proporzionato, norme e sanzioni devono essere preparate dallo studio e dalla conoscenza dei problemi che pretendono di affrontare. Nel libro si descrive il perverso circolo vizioso che spinge a mascherare l’inadeguato approfondimento delle situazioni da regolare (che richiederebbe competenze nelle istituzioni e amministrazioni, per la raccolta di dati, la consultazione di esperti, l’ascolto delle comunità interessate, ecc.) con una corsa al rialzo dei divieti e delle punizioni, utili solo per esibire un impe-
gno tanto appariscente quanto privo di una reale potenzialità di cambiamento. Il che produce effetti erosivi sulla stessa cultura di un paese. Qual è il rischio? Si finisce per accreditare una visione antropologica deteriore, l’idea di un essere umano concepito come un automa meccanico, reattivo e obbediente ai soli stimoli dolorosi che gli vengano sventolati sotto il naso, e non invece convinto a osservare le norme dalla loro rispondenza a valori condivisi e dalla loro effettiva capacità di orientare le condotte. È da questo intreccio di corruzione delle norme e dei saperi che sorge il bisogno di cura (anche nel senso di ‘prendersi cura’) che dà il titolo al libro. Il suo libro è un continuo incrociarsi tra diritto, vita e letteratura, un caleidoscopio di letture che spaziano tra secoli e generi, unite da un comune denominatore: l’alterità. Sia nel senso di aprirsi all’altro, sia in quello di non seguire la massa ma trovare una via insolita, meno battuta. Ma cosa ha a che fare l’alterità con la legge che è fatta da regole ben precise? La legge deve saper trovare ‘parole giuste’ che rendano il più possibile giustizia alla molteplicità dei mondi umani. Il che vuol dire saper tradurre in norme le narrazioni delle persone, l’attenzione alle loro storie, anche le più diverse e ‘altre’. Perché solo la comprensione senza modelli astratti e precostituiti delle situazioni sociali su cui si vuole agire beneficamente è in grado di realizzare in modo persuasivo e non retorico le condizioni di una buona convivenza, che sono poi anche quelle conformi a i principi enunciati dalla nostra Costituzione. Altrimenti la legge si riduce a vuota declamazione, adeguandosi al modo in cui la intendeva l’avvocato Azzecca-garbugli interpellato da Renzo: uno strumento per perpetuare gli arbitri del potente di turno e lasciare le persone comuni prive di difese. È significativo il monito che si sente dire nell’ultimo capitolo dalla voce di Ifigenia, a non appigliarsi alla legge «avidamente per farne un’arma alle nostre brame». Tra tutti gli scrittori citati è appunto Goethe il protagonista dei suoi ragionamenti, per lei autore-nume della giustizia. Perché proprio lui? Goethe è stato definito un uomo che «non conosceva il risentimento». Basterebbe forse solo questo per rispondere alla sua domanda. Non è un ideale da poco, nella nostra epoca della rabbia, del livore e del risentimento.
COFANETTO a cura di Claudio Bernardi, Fausto Colombo, Ruggero Eugeni, Aldo Grasso, Elena Mosconi
Storia della comunicazione e dello spettacolo in Italia Vita e Pensiero, Milano, 2019 pp. 992, 3 voll. | euro 72,00 (Trattati e manuali. Media spettacolo e processi culturali)
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n’operazione editoriale unica nel suo genere: una storia dei media e dello spettacolo in Italia raccontata e commentata da un eccezionale team di studiosi. L a storia della comunicazione e dello spettacolo in Italia, progettata e realizzata dal Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo dell’Università Cattolica, è un’opera a più voci, ma fortemente unitaria e coerente. I suoi tre volumi – dedicati al periodo precedente la seconda guerra mondiale, alla fase del dopoguerra fino al 1978 e al periodo seguente, fino ai giorni nostri - sono articolati in singole sezioni che esplorano un’area specifica (teatro, informazione, televisione, pubblicità e così via). L a sezione introduttiva e conclusiva offrono un quadro generale del periodo di volta in volta considerato e tracciano le linee di interpretazione complessiva. Ogni sezione si compone di un saggio centrale e può prevedere alcuni approfondimenti su questioni specifiche. L’opera nel suo insieme compone così una narrazione a tutto tondo sulla presenza e il ruolo dei media negli eventi italiani dall’Ottocento ad oggi.
Le notizie, i consigli di lettura, i dibattiti in corso, le interviste agli autori di Vita e Pensiero si possono seguire su twitter (@vitaepensiero), facebook (vitaepensieroeditore), youtube (/vitaepensiero), instagram (@vitaepensiero) e sul sito www.vitaepensiero.it PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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Sante, letterate e giudici: sei profili di donne da riscoprire di Erica Crespi
a filosofa Hannah Arendt; la scrittrice per ragazzi Emilia Villoresi; la scrittrice Virginia Woolf; Rita la santa delle cose impossibili, la drammaturga Shelagh Delaney - a cui tanto deve il gruppo rock The Smiths; Debora l’unica donna del gruppo dei giudici biblici: un percorso di letture Vita e Pensiero in occasione della festa della donna. 1. Hannah Arendt ha avuto il merito di restituire il ‘femminile’ alla politica, mettendo più o meno consapevolmente sotto scacco la millenaria traditio maschile della filosofia attratta dalla thanatosopia: è quello che emerge dal saggio Nati per incominciare di Alessandra Papa considerato da Elisabeth Young-Bruehl «la più ampia monografia dedicata al concetto di natality in Hannah Arendt». 2. In Emilia Villoresi scrittrice per ragazzi Elena Surdi ripercorre la storia di questa eclettica artista lombarda restituendoci il ritratto di una donna «colta, di animo libero» che seppe mostrare pienamente se stessa nella scrittura, libera da qualsiasi restrizione ed imposizione. Una donna che precorre i tempi, consapevole del possibile contributo femminile all’interno del contesto sociale e politico tanto da scrivere «Sentivo oscuramente che la donna, non ancora chiamata ad una missione sociale, sarebbe un giorno scesa
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in campo con intatte forze che avrebbero pesato sulla bilancia del mondo in favore della pace». 3. Poche donne come Virginia Woolf hanno affrontato il tema dell’emancipazione femminile, economica e culturale, scardinando pregiudizi e dogmatismi. La storia delle sue opere, controversa e problematica, si intreccia con quella del più importante editore italiano, Mondadori, che per primo la fece conoscere nel nostro Paese. I “no” freddi di Arnoldo Mondadori e i “sì” accorati di Alberto, sono raccontati da Elisa Bolchi nel libro L’indimenticabile artista. 4. Perché Santa Rita, donna di un piccolo paese umbro nascosto tra i monti, vissuta all’ombra del marito e poi di un convento, è diventata così famosa? Lucetta Scaraffia risponde a questa domanda ricostruendo in un libro la storia de La santa degli impossibili, come viene chiamata dai devoti per la sua grande potenza miracolosa. In santa Rita da Cascia le donne riconoscono le loro paure, le loro tensioni, i desideri inconsci e, nello stesso tempo, «la rivelazione trionfante del proprio potere profondo, quello di dare la vita, che si trasforma, simbolicamente, in quello di superare magicamente ogni ostacolo». Il libro racconta anche la devozione di Yves Klein a questa piccola importante santa.
5. Tra i protagonisti della new wave che negli anni Cinquanta travolse il teatro inglese, vi è una giovanissima drammaturga che con la sua opera d’esordio sfidò pregiudizi, ipocrisie e contraddizioni di una società classista. Il suo nome è Shelagh Delaney e la sua storia è raccontata nel libro di Franco Lonati Shelagh, fà un inchino. Prima donna davvero “mediatica” (lavorò per la radio, la televisione e il cinema) nel mondo delle lettere, Delaney, con il suo metro e ottanta di altezza, non poteva certo passare inosservata. E se il mancato successo del suo secondo dramma ne decretò l’oblio, la sua opera ha continuato ad influenzare la cultura britannica, come nel caso delle canzoni degli Smiths. 6. «In quel tempo era giudice d’Israele una donna» il capitolo 4 del Libro dei Giudici introduce così la storia di Debora, una delle dieci figure femminili raccontate in Donne della Bibbia a cura di Nuria Calduch-Benages. È l’unico caso nella Bibbia in cui il narratore dice esplicitamente che si tratta di una donna, sintomo dell’eccezionalità del fatto che, tuttavia non si teme di sottolineare. In un momento difficile per Israele, la fede di Debora è liberatrice, e la sua parola diventa profezia: «Mancavano capi valorosi in Israele, mancavano, finché non sei sorta tu, o Debora, non sei sorta tu, madre in Israele».
libri Miguel Benasayag
Funzionare o esistere Vita e Pensiero, Milano 2019 pp. 104, euro 13,00 (Transizioni, 64)
iovani che non hanno più il diritto di essere giovani, inseriti da subito nella giostra dei risultati da conseguire, con l’imperativo di essere ‘imprenditori di se stessi’. Anziani considerati ‘vecchi’, fuori dal ciclo produttivo e da quello del consumo. Fragilità umane stigmatizzate come intoppi nella realizzazione di una felicità del qui e ora, col risultato di impregnarci di angoscia e paura del futuro. Non è lo scenario distopico di un libro di fantascienza, ma il panorama della nostra situazione attuale. Come ci siamo arrivati? Ma soprattutto: c’è una via di resistenza a tutto questo? Miguel Benasayag, filosofo e psicanalista argentino che per il suo essere un resistente ha anche pagato un caro prezzo, come racconta in questo libro, propone un futuro diverso: un futuro di persone singolari, ricche delle proprie diversità, delle proprie qualità e incrinature, che vivono in relazione tra loro. Solo accettando di andare al di là del ‘funzionamento’ della macchina e riguadagnando la complessità dell’umano, si può tornare a guardare la fragilità del corpo e delle emozioni come ricchezza della relazione con gli altri, a recuperare uno sguardo aperto verso un futuro che sia sempre meno un risultato e sempre più un cammino, a volte facile e a volte difficile come la vita vera.
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Max Milner
Rembrandt a Emmaus Postfazione di Carlo Ossola Vita e Pensiero, Milano 2018 pp. 136, euro 14,00 (Grani di senape)
embrandt aveva appena 22 anni quando dipinse l’incontro di Gesù con i due discepoli a Emmaus. Era il 1628 e da allora tornerà più volte a illustrare quella scena, in disegni, incisioni e altri dipinti: una vera ossessione, condivisa dai più grandi artisti dell’età rinascimentale e barocca, da Caravaggio a Rubens, Tiziano, Tintoretto, Veronese... Quel piccolo dipinto giovanile, oggi al Museo Jacquemart-André di Parigi, smuove la curiosità di Max Milner verso la sfida lanciata all’immaginario pittorico dal brano evangelico. Come può un’immagine ‘fissa’ dar conto di un’atmosfera che è allo stesso tempo familiare (una cena condivisa) e folgorante (la rivelazione del Cristo risorto)? Come tenere insieme la luce malinconica del «giorno che volge al declino» e l’accecante sparizione divina? Come fissare quel fremito di instabilità che riflette le reazioni dei discepoli nel passare dall’incredulità alla fede? E non si tratta solo di una sfida ‘tecnica’, di virtuosismo nel tradurre un racconto verbale in racconto visuale. L’incontro di Emmaus interroga i pittori circa la rappresentazione di un mistero che svela una vicinanza laddove si pensava un’assenza, e fa capire che bisogna rinunciare a ciò che si crede di vedere per accedere a una verità che salva.
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Enrico Reggiani
Bellezza cangiante. Cattolici di lingua inglese e letteratura: esercizi critici ed elzeviri Vita e Pensiero, Milano 2019 pp. 408, euro 30,00 (Ricerche. Scienze linguistiche e letteratura straniere)
uesto volume raccoglie tre decenni di indagini critiche sulle differenti manifestazioni del rapporto tra cattolici di lingua inglese e letteratura, ispirate dalla consapevolezza della rilevanza ermeneutica della Catholic literacy. Gli esiti di tali indagini sono disposti in una struttura bipartita che affianca una prima sezione di esercizi critici e una seconda di elzeviri. Gli esercizi indagano analiticamente tre fasi emblematiche della presenza degli scrittori cattolici di lingua inglese per quanto attiene alla loro esperienza storica, formazione culturale, riflessione teorica e produzione testuale: le “radici medievali” attualizzate in un testo trecentesco della cosiddetta Alliterative Tradition, l’Ottocento vittoriano e il Novecento irlandese. Gli elzeviri, proposti su quotidiani e periodici a diffusione nazionale esaminano più sinteticamente gli esiti della matrice cattolica – sia essa coltivata, dimenticata, (ri)scoperta – in una nutrita serie di protagonisti letterari disseminati lungo un esteso arco temporale compreso tra il persistente enigma shakespeariano e il genio contemporaneo di John Banville e di Seamus Heaney, passando anche da figura come John Henry Newman, il teologo proclamato santo da Papa Francesco.
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Ebook: Scusi prof, cos’è il populismo? di Andrea Boitani e Rony Hamaui
vitaepensiero.it
LE RIVISTE VITA E PENSIERO
Comunicazioni sociali online l’archivio dal 1973
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ondata da Mario Apollonio, la rivista Comunicazioni Sociali è pubblicata da Vita e Pensiero dal 1973: è adesso online tutto l’archivio diviso per fascicoli e articoli, ricercabile per parola chiave e autore, un patrimonio da sfogliare (gratuitamente per chi accede al sito dall’Università Cattolica) che arriva fino all’ultimo numero appena pubblicato The international circulation of european cinema in the digital age curato da Massimo Scaglioni, Damiano Garofalo e Dom Holdaway. Tante le chicche che si possono scovare nell’Archivio, ve ne segnaliamo alcune. Una riflessione a più voci del 1985 sui videogames con Gianfranco Bettetini, che firma Il videogames della comunicazione, Furio Colombo, che parte dalla notizia di cronaca del “primo suicidio elettronico”, quello di James Dallas Egbert, uno studente della Michigan State University, Aldo Grasso autore di Il briccone elettronico nel quale scrive: «Bon vivant, incallito frequentatore di labirinti, Pac Man la sa lunga sulla psicologia del mangiare, secondo la lezione canettiana: “Tutto ciò che viene mangiato è oggetto di piacere. L’affamato si sente vuoto e, riempiendosi di cibo, vince il malessere cagionatogli da quel vuoto interno. Più è pieno, meglio si sente. […]».Tanto lo spazio dedicato al cinema e al teatro naturalmente, con numeri monografici, come quello su donne e cinema ad esempio, o quello sul comico che spazia dal teatro alla tv, ma anche articoli scientifici su musica, moda e giornalismo. Ci sono anche articoli curiosi come Il bagnetto del bebé ovvero lo strano cinema amatoriale della famiglia Mussolini. sito: www.comunicazionisociali.vitaepensiero.it/ PRESENZA 1-2, GENNAIO-APRILE 2019
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ATTUALITÀ, MEMORIA SGUARDO INTERNAZIONALE VP Plus è il quindicinale gratuito della rivista Online il sabato mattina, arriva via mail con tre articoli: sul nostro tempo, dall'archivio e dai periodici esteri iscriviti sul sito
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