Primissima Cinema - Dicembre 2007

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LE TRAME E LE IMMAGINI DI TUTTI I FILM

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Specialeie Bee Mov L'amore è una bellisima malattia che può durare tutta la vita

L'amore ai tempi del colera rivista programma dei cinema

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DICEMBRE

La Bussola d'Oro

come d'incanto

NATALE IN CROCIERA

Una moglie bellissima

interviste: Adams, Mezzogiorno, Pieraccioni, De sica, REDFORD, pitt




PRossimamente

Alla ricerca di sÊ stessi sfidando la natura selvaggia, cuore autentico dell’America


Non amo meno gli uomini ma più la natura, Lord Byron Si apre con questa citazione sulla natura romantica di Byron, Into the Wild, il film diretto da Sean Penn, tratto dal libro “Nelle terre estreme” di Jon Krakauer, che celebra la ‘wilderness’, un viaggio nella natura più selvaggia alla ricerca dell’autenticità. Ma sono anche Jack London, Tolstoj e Thoreau che il regista cita come ispirazioni per raccontare la scelta di Christopher McCandless, il protagonista di questa storia vera. Appena laureato, 24 anni, Christopher diede via i 24mila dollari che aveva in risparmi e senza dire nulla alla famiglia si mise in viaggio in autostop verso l’Alaska dove improvvisandosi cacciatore, e con un sacco di riso, cercò di sopravvivere, completamente isolato e senza nessun aiuto, ai rigori di una natura estrema. Ridotto a 35 chili fu trovato morto dentro ad una carcassa di autobus dove aveva trovato rifugio. In McCandless Penn ha visto un ‘eroe’, un esploratore alla ricerca della sua essenza interiore attraverso una relazione più autentica con la natura. Facile comprendere perché Penn si sia innamorato di questo giovane americano inquieto. Lui ribelle da sempre, fine autore che non ha mai accettato compromessi, nemico di Hollywood come della Casa Bianca, ha trovato il film della vita. Un subbuglio di emozioni in un paesaggio immenso, incontaminato, a volte drammatico, a volte libero e leggero. Alla bruttezza e alla durezza dei rapporti umani e sociali, che Penn ha descritto nei suoi film precedenti, si sostituisce uno stato di contemplazione quasi totale, il paesaggio come il vero spirito d’America. L’ultimo. Into the Wild (Usa, 2007) Regia di Sean Penn con Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Catherine Keener, Vince Vaughn 148’, Bim, drammatico/avventura 25 gennaio 2007


prossimamente

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Into the Wild

INTERVISTE

L'età barbarica HITMAN L'ASSASSINO Paranoid park this christmas

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irina palm Lontano da lei TRIPLICE INGANNO

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la bussola d'oro

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LEONI PER AGNELLI

RUBRICHE

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COME D'INCANTO

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LA PROMESSA DELL'ASSASSINO

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IL MISTERO DELLE PAGINE PERDUTE - National Treasure

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NATALE IN CROCIERA

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L'assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

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una moglie bellissima

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l'amore al tempo del colera

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CARAMEL

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rivista programmma dei cinema • anno 18 n.12- DICEMBRE 2007 Free magazine nato il 1 giugno 1990 distribuito gratuitamente nelle sale cinematografiche italiane Direttore responsabile Grafici PATRIZIA MORFù patrizia.morfu@primissima.it piero cinelli LUCA FODDIS luca.foddis@primissima.it hanno collaborato a questo numero Direttore editoriale

Paolo Sivori Editore

primissima srl

via Lorenzo il Magnifico 50, 00162 Roma tel. 0645437670 - 0645437693 • fax 0697603680 primissima@primissima.it

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Amy Adams Giovanna Mezzogiorno Leonardo Pieraccioni CHristian De sica ROBERT REDFORD brad pitt

nicoletta gemmi, MARCO SPAGNOLI, ENRICO MAGRELLI , boris sollazzo, LORENZO CINQUE, LIVIA SAMBROTTA

46 48 50 52

I Dvd del mese Dvd LE BATTUTE ANTEPRIME

26 pubblicità intermedia via Giano Parrasio 23 - 00152 Roma tel 06.5899247/4534 fax 06.5819897

Calendario a cura di nicoletta gemmi stampa PFG Grafiche • Ariccia (RM) distribuzione nazionale CTE Reg. Trib. Roma n. 73/90 del 1/2/1990

LA RIVISTA IN ESCLUSIVA NELLE SALE ASSOCIATE ANEC



7 DICEMBRE L'età barbarica

Terzo film - dopo Il declino dell’Impero Americano e lo straordinario successo de Le invasioni barbariche -, sul tema del ‘declino occidentale’, del regista canadese Premio Oscar Arcand. La perdita di significato della vita di un impiegato pubblico, ignorato dalla famiglia, solo e frustrato, che evade dalla realtà immaginandosi come l’eroe di rocambolesche avventure galanti. Un film satirico, pungente, e in ultima analisi drammaticamente pessimista.

(L’age des tenebres, Canada, 2007) Regia di Denys Arcand con Marc Labrèche, Diane Kruger, Emma de Caunes, Rufus Wainwright 104’, Bim, commedia

HITMAN L'ASSASSINO

Agente 47, un killer professionista, il migliore nel suo campo, ha alle calcagna un implacabile agente dell’Interpol. Come se non bastasse, durante l’ultimo incarico, l’omicidio di un potente politico russo, resta invischiato in una cospirazione su vasta scala, che mette sulle sue tracce tutti o quasi i servizi segreti. Il lavoro si complica ulteriormente a causa della relazione con Nika, una bellissima prostituta. Hitman è costato 70 milioni di dollari ed è basato su una serie di popolarissimi videogiochi. Il film si snoda attraverso locations suggestive come Istanbul, Londra e Città del Capo in Sud Africa.

(Francia/Usa, 2007) Regia di Xavier Gens con Timothy Olyphant, Dougray Scott, Olga Kurylenko, Robert Knepper 100', 20th Century Fox, azione

Paranoid park

Alex ha sedici anni, ha la passione dello skateboard, e frequenta il liceo a Portland. Assieme ad un amico inizia a frequentare il Paranoid Park, una zona malfamata della città in cui si confrontano i più abili esperti in materia di skateboard. Una notte, proprio presso il parco, Alex uccide accidentalmente un agente. Sicuro di non avere testimoni, decide di far finta di niente e non dire nulla a nessuno. Dopo Elephant, Gus Van Sant prosegue la sua ricerca all’interno dell’animo e della sensibilità degli adolescenti.

(Francia/Usa, 2007) Regia di Gus Van Sant con Gabe Nevins, Daniel Liu, Taylor Momsen, Jake Miller, Lauren McKinney 85’, Lucky Red, drammatico

this christmas

La famiglia Whitfield si riunisce, dopo quattro anni, per festeggiare il Natale nella grande casa della matriarca Ma’Dere Whitfield (Loretta Devine). Figli, compagni dei figli, zii e nipoti si ritrovano per la grande festa, ognuno con un segreto che immancabilmente verrà svelato in un crescendo di rivelazioni tra rancori, rimorsi, separazioni, matrimoni e gravidanze segrete, e cibi non digeriti.

(Usa, 2007) Regia di Preston A. Whitmore II con Laz Alonso, Sharon Leal, Idris Elba, Lauren London, Loretta Devine 100’, Sony Pictures, commedia

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7 DICEMBRE irina palm

Maggie è una vedova il cui nipotino è affetto da una terribile malattia. Occorre molto denaro per tentare di salvarlo e Maggie è disposta a tutto pur di aiutarlo. Per caso trova una proposta di lavoro presso un sexy shop, scoprendo a cinquant’anni di possedere un talento insospettato per intrattenere i clienti, e diventando la mitica Irina Palm. Protagonista Marianne Faithfull, cantante ed ex fidanzata di Mick Jagger.

(Uk/France, 2007) Regia di Sam Garbarski con Marianne Faithfull, Miki Manojlovic, Kevin Bishop, Siobhan Hewlett, Dorka Gryllus 103’, Teodora, commedia

Lontano da lei

L’attrice Sarah Polley esordisce nella regia con una intensa storia d’amore della terza età. Fiona e Grant Anderson sono sposati da 50 anni ed hanno condotto insieme un’esistenza felice. Quando alla donna viene diagnosticata una grave forma di Alzheimer, i due vengono separati e Fiona ricoverata. Grant, oltre a dover accettare la lontananza dalla moglie per un periodo prolungato, quando si reca alla casa di cura per farle visita si trova anche di fronte un’amara sorpresa. Lei non ricorda più nulla del suo passato ed ha trovato conforto nell’amicizia con un altro ospite della clinica, Aubrey, un uomo muto costretto su una sedia a rotelle.

(Away from her , Canada, 2006) Regia di Sarah Polley con Julie Christie, Olympia Dukakis, Deanna Dezmari, Clare Coulter 110’, Cde-Videa, drammatico

TRIPLICE INGANNO

1907, il periodo della Belle Epoque non fu caratterizzato solamente da una esplosione della voglia di divertirsi, ma anche da un’inarrestabile ondata di criminalità. Per fermarla il Ministro dell’Interno Georges Clemenceau decide di istituire le ‘Brigate Mobili’, uno speciale reparto composto da uomini super addestrati e tiratori scelti, pionieri del nascente reparto di polizia scientifica. Saranno conosciuti come ‘Le Brigate del Tigre’. Protagonista Stefano Accorsi.

(Les brigades du Tigre, Francia, 2006) Regia di Jerôme Cornuau con Clovis Cornillac, Diane Kruger, Stefano Accorsi, Olivier Gourmet, Jacques Gamblin, Didier Flamand, Philippe Duquesne 125’, Fonema, azione

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7 dicembre

Si può ancora credere alle favole? Non sono troppo lontane, nella loro dimensione fatata, dalla nostra vita, dai nostri problemi quotidiani, dal nostro difficilissimo lieto fine? E se le mettessimo alla prova, sbattendole direttamente nel nostro incasinatissimo mondo? Magari in una città divorata dal traffico come New York, dove tra milioni di persone è piuttosto difficile trovarne una che creda alle favole?

Come d'inc


A

d Andalasia, paese animato delle fiabe, la bella Giselle (Amy Adams) sta per diventare principessa convolando a nozze con Edward (James Marsden), il figlio della perfida regina Narissa (Susan Sarandon). Risoluta a impedire il matrimonio, la regina cattiva spedisce con un incantesimo Giselle in un’altra dimensione: nell’inferno del XXI secolo, nel bel mezzo del traffico di Manhattan. Spaesata dall’ingresso nel mondo caotico e tridimensionale in cui è stata catapultata, la ragazza viene soccorsa da Robert (Patrick Dempsey), un avvocato divorzista (che non crede alle favole) e da Morgan, la figlioletta di questi, che convince il padre ad ospitare quella giovane donna che sembra ‘scappata da un biglietto d’auguri’. Ma il principe Edward è sulle sue tracce, e con l’aiuto di Pip, un generoso scoiattolino, sbarca anche lui a New York, per cercare di ritrovarla, nonostante gli ostacoli frapposti dalla madre. Se Giselle fatica ad ambientarsi a New York, Edward si muove decisamente come un pesce fuor d’acqua. Provocando, con il suo stile fiabesco, una generale ilarità. Giselle al contrario impara ad affrontare la realtà, affrancandosi dagli stereotipi delle favole, e scoprendo la propria femminilità. Grazie anche a Robert, sempre meno indifferente a quell’ondata di freschezza e romanticismo che sconvolge la sua routine quotidiana. Una bella sfida, quella della Disney, di rovesciare principi, principesse e castelli fatati nelle strade ingorgate di Manhattan, per vedere se riescono a sopravvivere e ad ambientarsi nel

canto13

Come d’incanto (Enchanted, Usa, 2007) Regia di Kevin Lima con Amy Adams, James Marsden, Susan Sarandon, Patrick Dempsey, Timothy Spall Disney, commedia

mondo cinico e poco propenso a credere alle favole di oggi. Combinando l’animazione tradizionale e la commedia sentimentale, Come d’incanto, diretto da Kevin Lima (Tarzan), ha il pregio di stravolgere, seppure con mano leggera, la percezione del mondo fantastico, immergendolo nella realtà di oggi, dosando il tutto con leggerezza, umorismo, ritmo ed una strepitosa colonna sonora firmata da Alan Menken. Amy Adams, a cui è affidato il ruolo di Giselle, è perfetta nei panni di principessa dei cartoni animati, sguardo sognante e una naturale predisposizione al canto. Divertenti anche le parodie dei classici Disney presenti nel film, una su tutte quando Giselle richiama gli uccellini gorgeggiando, come Biancaneve, da un appartamento di Manhattan. Susan Sarandon interpreta una cattivissima matrigna capace di avvelenare mele candite e trasformarsi in autentico drago sputa-fuoco. Il mondo delle favole esce rinvigorito e decisamente ringiovanito da questo film: una nuova favola moderna dove niente è scontato, a parte il divertimento.


14 dicembre

La promessa dell'assassino Dopo A History of Violence, Cronenberg si trasferisce a Londra, all’ombra della mafia russa, con una storia scritta da Steven Knight, autore di Dirty Pretty Things, trasformando Mortensen in un’icona dell’ultraviolenza.

L

ondra, qualche giorno prima di Natale. Una quattordicenne muore all’ospedale dando alla luce una bambina e lascia dietro di sé un diario. L’ostetrica (Naomi Watts) prova a risalire ai suoi familiari finendo in un ristorante russo dietro a cui si celano attività criminali: prostituzione, droga, riciclaggio di denaro, il tutto gestito da una famiglia della mafia russa. Seymon (Mueller-Stahl) è il capo e Vincent Cassell è suo figlio Kirill, debole, emotivo e depravato per essere un valido braccio destro. E poi c’è Nikolai, Viggo Mortensen, l’autista di fiducia. Uomo imperturbabile, dal passato misterioso, che porta la sua biografia incisa sulla pelle. Nikolai è completamente ricoperto di tatuaggi. Da una vita Cronenberg fa film sulla ricerca dell’identità e anche Eastern Promises (titolo che, ha detto il regista, gli ha fatto venire subito in mente “un profumo da quattro soldi”) segue questo filone. “Si tratta di uno di quei mondi tutti chiusi in se stessi”, ha dichiarato Cronenberg, “dove regole per-

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fettamente arbitrarie, una volta stabilite, diventano come leggi della natura. Ero intrigato dal clima denso, soffocante, come quello di una serra che questa storia trasudava”. Dopo A History of Violence, Cronenberg torna a lavorare con Mortensen, con una nuova storia ultraviolenta, anche se questa volta di pistole non se ne vedono. Ma la carica di violenza che portano sopra e sotto la pelle i personaggi, in questo spaccato di ‘ordinaria’ criminalità, che apre uno squarcio sulle attività delle mafie russe, è a dir poco inquietante. Dal Festival di Toronto hanno scritto: “La scena del bagno turco diverrà famosa come quella della doccia di Psycho”.

La promessa dell’assassino (Eastern Promises, Usa/Uk, 2007) Regia di David Cronenberg con Naomi Watts, Viggo Mortensen, Vincent Cassel, Armin Mueller-Stahl 96’, Eagle, thriller



14 dicembre E’ il vessillo della ventennale tradizione comicarola natalizia. Dovunque vada è Natale. Non stiamo parlando di Babbo Natale, ma di Christian De Sica, una specie di pifferaio magico che a Natale può andare dove vuole, sicuro che il pubblico salirà a bordo.

Natale in cro

Natale in crociera (Italia, 2007) Regia di Neri Parenti con Christian De Sica, Fabio De Luigi, Michelle Hunziker, Aida Yespica, Alessandro Siani Filmauro, commedia


ociera

C

on l’approssimarsi del Natale, Paolo (Christian De Sica), un affermato professionista, progetta di spedire la moglie Francesca (Nancy Brilli) e il figlio in vacanza sulla neve per potersi dedicare indisturbato alla sua amante Magda (Aida Yespica). Un drammatico contrattempo sembra mandare all’aria i suoi piani, quando suo cognato Felice (Alessandro Siani) tenta il suicidio dopo essere stato piantato dalla fidanzata. Con cinico opportunismo, Paolo vede proprio nelle sofferenze del cognato la soluzione ai suoi problemi, offrendosi di accompagnarlo in vacanza per distrarlo dalle sue sofferenze amorose. In realtà il suo progetto è di spassarsela con l’amante, alla quale prospetta una splendida crociera ai Caraibi, senza però menzionare la presenza del cognato. Nel frattempo il destino fa incontrare, o meglio scontrare con comici incidenti, due personaggi che non potrebbero essere più lontani tra di loro: Michela (Michelle Hunziker), una ragazza estroversa che adora gli animali, e Luigi (Fabio De Luigi), uno scapolo incallito e piuttosto misantropo, la cui filosofia di vita è riassunta nel libro di cui è autore: “Single è bello”. Dopo una serie di incontri-scontri, nei quali si procurano involontariamente danni a vicenda, i due si augurano di non dover mai più avere a che fare l’uno con l’altro. Ma il destino ha altri progetti su di loro: all’ insaputa l’uno dell’altro, Michela e Luigi sono rispettivamente i testimoni della sposa e dello sposo a un matrimonio che si celebra su una splendida nave da crociera in rotta verso i Caraibi.

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Christian De Sica è il punto fermo di questa ennesima commedia di Natale, firmata da Neri Parenti: sbruffone, cinico e maschilista, la sua inossidabile e adorabile faccia di bronzo è al centro delle storie che si intersecano nella elettrizzante atmosfera della crociera ai Caraibi,accanto a lui un cast ovviamente stracomico: De Luigi, Siani e Hunziker, Yespica: due bellone tutte da ridere.


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Una moglie bellissima

Dramma della gelosia per Pieraccioni innamorato. Credeva di aver sposato la belloccia del banco di frutta e invece si ritrova a rosicare come ingombrante consorte di una reginetta di bellezza, contesa da fotografi e giornali.

A

nghiari è un paesino tranquillo come tranquilla è la vita di Mariano (Pieraccioni) e Miranda (Laura Torrisi). I due si amano come solo le persone semplici sanno fare e condividono la stessa attività commerciale, un banco di frutta e verdura al mercato del paese. Tutto scorre liscio fino a quando un affascinante fotografo di moda (Gabriel Garko) che lavora per la rivista “Beautiful Life” fotografa per caso Miranda intenta a maneggiare gli ortaggi del suo banco. Nella testa del fotografo scatta qualcosa, la bellezza di Miranda sembra perfetta per il nuovo calendario della rivista che vuole dire basta alle solite fidanzatine dei calciatori. Malgrado le proposte dell’avvenente fotografo il progetto del calendario sembra non realizzarsi, quando però partono tutti per le

Seychelles (che sia il set del calendario?) l’incubo di Mariano si realizza in pieno. Miranda comincerà a prendere conoscenza con il mondo dorato della moda, tra alberghi di lusso, yachts e la costante presenza del bel fotografo che intimorisce e innervosisce Mariano. “Quando una ragazza vince Miss Italia e dal chinotto passa allo champagne” dice Leonardo Pieraccioni “entra in una realtà che non è più quella della porta accanto. Il mio film vuole analizzare questa sorta di trauma…”. Una moglie bellissima è la storia di come la fama e il successo possono cambiare le persone e i propri sentimenti. Sulla scelta di Laura Torrisi (ex Grande Fratello) per impersonare Miranda, Pieraccioni non ha mai avuto dubbi: “Durante uno dei miei viaggi in treno sono rimasto colpito da una piccola

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foto, era Laura con una cintura al posto del reggiseno, mi sono detto voglio proprio lei! E’ perfetta per Miranda.” Con il toscanaccio alla regia, oltre ad essere il protagonista, ritroviamo anche gli amici di sempre: Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Francesco Guccini (ritorno graditissimo) e Tony Sperandeo.

Una moglie bellissima (Italia, 2007) Regia di Leonardo Pieraccioni con Leonardo Pieraccioni, Laura Torrisi, Gabriel Garko, Massimo Ceccherini, Rocco Papaleo, Francesco Guccini Medusa, commedia



1 4 di c e m b r e Dopo Harry Potter ed Il Signore degli anelli, è una bambina la nuova eroina del fantasy. Una bussola che segna la verità, ba m bi n i r a p i t i p e r s t r a n i esperimenti, animali come angeli custodi, un lungo viaggio nel regno artico degli orsi, una polvere magica con il potere di mettere in contatto vari universi, La bussola d’oro è il nuovo kolossal della New Line che dopo Il Signore degli Anelli ritorna alla produzione di un grandioso fantasy.

La Bussola


L

yra (Dakota Blue Richards) è una coraggiosa dodicenne che per salvare il suo miglior amico dalle grinfie di una pericolosa organizzazione che rapisce bambini, si ritrova coinvolta in un’epica avventura che la porterà fino ai confini del Grande Nord. Perseguitata ed inseguita dalla Signora Coulter (una perfida Nicole Kidman) a capo dell’Intendenza Generale per l’Oblazione, Lyra dovrà infividuare l’origine della misteriosa ‘polvere’ scoperta dal ricco scienziato Lord Asriel (Daniel Craig) che nasconde un grande segreto. La giovane avventuriera non sarà lasciata sola nel fronteggiare i pericoli, il suo mezzo di trasporto è la nave Nooderlight, un dirigibile, che grazie all’aletiometro (la bussola d’oro del titolo che ‘indica’ sempre la verità) saprà condurla nel luogo esatto malgrado non indichi mai il nord. Altri amici umani, e non, la affiancheranno: la strega Serafina Pekkala (Eva Green), l’avventuriero texano Lee Scoresby (Sam Elliot) e l’orso guerriero Iorek Byrnison.

d'Oro

Lo sfondo di questa avventura è un mondo parallelo simile al nostro, - anche se gli oggetti e le decorazioni sono in puro stile vittoriano -, dominato dalla dittatura del Magisterium decisa ad imporsi in ogni angolo del pianeta. In questo mondo alternativo ogni umano possiede un daimon, una creatura animale che ne rappresenta l’anima (quello di Lyra si chiama Pantalaimon), e mentre quelli dei bambini possono cambiare aspetto, quelli degli adulti hanno una fisionomia consolidata. Perdere il proprio daimon equivale a perdere una parte di sé stessi ed è reputato un accadimento gravissimo. La bussola d’oro è basato sul primo libro della trilogia scritta da Philip Pullman e intitolata Queste oscure materie, i cui contenuti si prestano ad una doppia lettura quella fantasy adatta ai bambini e quella filosofico/religiosa per gli adulti. L’autore ha ammesso di avere sempre pensato alla Kidman quando tratteggiava la Signora Coulter mentre Dakota (nome fortunato nel cinema) Blue Richards è stata selezionata tra più di 10mila ragazzine. Il film è ricco di simbolismi: la sfera indica la purezza ed è rappresentata dalla bussola; l’ovale, in quanto distorsione del cerchio, rappresenta il Male. Non a caso è lo stemma del Magisterium. Daniel Craig si ritrova a dividere la scena sia con Nicole Kidman, dopo Invasion, che con Eva Green, dopo Casinò Royale. La New Line ha già annunciato che se il film avrà successo, La lama sottile e Il cannocchiale d’ambra, i due capitoli seguenti, verranno girati insieme come avvenne per Il Signore degli Anelli.

La bussola d’oro (The Golden Compass, Usa/Uk, 2007) Regia di Chris Weitz con Nicole Kidman, Daniel Craig, Eva Green, Jim Carter, Tom Courtenay, Clare Higgins, Sam Elliott , Dakota Blue Richards 01 Distribution, fantasy


2 1 di c e m b r e “Abbiamo mandato tanti giovani a morire nel nome di una bugia colossale - ha dichiarato Robert Redford, presentandolo - “il mio film ricorda tutto questo e non senza rabbia”. E’ un atto d’accusa frontale contro il Governo americano. E una scossa elettrica nei confronti dell’indifferenza dei giovani. Questa volta non è il cane sciolto Michael Moore a scendere in campo, ma alcuni dei personaggi più rappresentativi del cinema a stelleestrisce.

Leoni per


L

a storia si svolge su tre fronti, ugualmente tesi ed emozionanti, ognuno presenta degli importanti ostacoli personali. In un ufficio del Congresso, il Senatore che aspira alla Presidenza Jasper Irving (Tom Cruise) sta per fornire una storia sensazionale su una nuova strategia bellica ad una giornalista televisiva che svolge delle ricerche (Meryl Streep): i due portano avanti un feroce gioco tra gatto e topo utilizzando arguzia, fascino e vari sotterfugi. Alla West Coast University, un professore un tempo idealista, il dottor Malley (Robert Redford) si confronta con uno studente capace e smaliziato (Andrew Garfield), che ha bisogno di una spinta perché rischia di non sfruttare tutto il suo enorme potenziale. Nel frattempo, dall’altra parte del mondo, nel cuore della battaglia in Afghanistan, due ex studenti di Malley, Arian (Derek Luke) ed Ernest (Michael Peña), vivono sulla propria pelle i dibattiti e i discorsi dei mentori e dei politici in un ultimo combattimento per la sopravvivenza, con delle conseguenze strazianti che avranno ripercussioni sulle vite di tutti.

dford, un’icona del cinema liberal, protagonista indimenticabile di alcune delle pellicole più coraggiose degli anni 70 (Il candidato, Tutti gli uomini del Presidente), non si è lasciato sfuggire l’occasione di firmare la sua settima regia. ”E’ una delle migliori sceneggiature che abbia mai letto, è brillante e lucidamente coinvolgente”. Ha affermato Redford. Leoni per Agnelli non è un film sulla guerra, è un film su come la guerra incide nella nostra società. Un atto d’accusa non solo contro la classe politica ma anche contro il cinismo dei media e l’indifferenza e il disimpegno della popolazione, e contemporaneamente un atto d’amore nei confronti del proprio paese, chiamato a risvegliare le coscienze. Ha detto Cruise: “Leoni

per agnelli vuole spingere le persone a discutere, a dialogare, a confrontarsi su quello che sta accadendo. Ogni cittadino americano ha delle responsabilità, il film pone le domande, la mia speranza è che si vogliano trovare delle risposte”.

Matthew Michael Carnahan (The Kingdom) dopo aver passato una notte insonne guardando alla tv un servizio da Baghdad su alcuni soldati americani morti affogati nel fiume Tigri ha deciso di scrivere la sceneggiatura di Leoni per Agnelli. E Robert Re-

Leoni per Agnelli (Lions for Lambs, Usa, 2007) Regia di Robert Redford con Tom Cruise, Robert Redford, Meryl Streep, Derek Luke, Michael Peña, Peter Berg, William Mapother, Andrew Garfield 88’, 20th Century Fox, drammatico

Agnelli


21 dicembre CARAMEL (Francia, 2007) Regia di Nadine Labaki con Nadine Labaki, Yasmine Al Masri, Joanna Moukarzel, Gisèle Aouad, Adel Karam 96’, Lady Film, commedia/drammatico Un salone di bellezza di Beirut: in quel microcosmo colorato e pieno di sensualità, dove gli uomini sono banditi, tra colpi di spazzola e il profumo di caramello, donne di diverse generazioni, parlano di loro stesse, si scambiano confidenze e si raccontano la loro storia. Si parla di sesso e di maternità, con la libertà e l’intimità propria delle donne. C’è Layale, che è innamorata di Rabih, un uomo sposato; Nisrine, una giovane musulmana che sta per sposarsi ed è angosciata dal segreto di non essere più vergine; Rima che non riesce ad accettare di essere attratta dalle altre donne; ed infine Rosa, che ha sacrificato i suoi anni migliori e la sua felicità per occuparsi di sua sorella maggiore.

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21 dicembre In questo seguito del campione di incassi “Il mistero dei templari – National treasure” ritroviamo il cacciatore di tesori Benjamin Franklin Gates (Nicolas Cage) in una nuova caccia brillante e piena d’azione, che lo porterà in giro per il mondo alla scoperta di vicende e tesori fino ad ora tenuti segreti.

Il mistero delle pagine perdute - National Treasure (National Treasure: book of secrets, Usa, 2007) Regia di Jon Turteltaub con Nicolas Cage, Jon Voight, Harvey Keitel, Diane Kruger, Justin Bartha, Helen Mirren 130’, Disney, avventura

Il mistero delle


Q

uando ricompare una pagina mancante dal diario dell’assassino di Abraham Lincoln, John Wilkes Booth, il trisavolo di Ben, viene inaspettatamente implicato quale congiurato principale coinvolto nell’omicidio del presidente. Determinato a provare l’innocenza del suo progenitore, Ben segue una pista internazionale che lo porta da Parigi a Londra e infine in America. Nel percorso, Ben e i suoi collaboratori non solo scopriranno verità sorprendenti, ma si troveranno anche a seguire le tracce dei misteri meglio custoditi al mondo. Nella sua missione per scoprire la verità e salvaguardare il nome di famiglia, l’archeologo sarà aiutato da Abigail Chase (Diane Kruger), la bella archivista già vista in azione nel primo episodio. Insieme violeranno i cancelli di Buckingham Palace e della Casa Bianca per cercare la chiave che potrebbe far luce non solo sull’assassinio di Abraham Lincoln, ma su una serie di misteri che hanno insanguinato la storia americana. Il Mistero delle pagine perdute – National Treasure è un avventura ricchissima di effetti speciali, sapientemente equilibrata tra storia e finzione in un mix già collaudato con altri film di grande successo come Il Codice da Vinci. Dietro a questa grande macchina c’è il principe dei produttori e campione di incassi Jerry Bruckheimer insieme al regista/produttore Jon Turteltaub. L’abilità di Cage consiste nell’aver dato all’archeologo Ben Gates uno spessore all’Indiana Jones. Come Indy anche Cage costruisce attorno al suo personaggio un carisma a metà tra il brillante e il duro. Gates è uno strampalato ma travolgente, sempre in azione e pieno di ironia, uno che se la sa cavare in qualsiasi situazione. Nel ricchissimo cast anche Harvey Keitel, Ed Harris, Diane Kruger, Helen Mirren e Justin Bartha.

pagine perdute


2 1 di c e m b r e

Per alcuni era il Robin Hood del West. Per altri solo un bandito che rapinava banche, assaltava diligenze e treni. Per colui che gli sparò alle spalle era un idolo. Una leggenda.

L'Assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford

(The Assassination of Jesse James By the Coward Robert Ford, Usa, 2007) Regia di Andrew Dominik con Brad Pitt, Casey Affleck, Sam Shepard, Mary-Louise Parker, Paul Schneider, Jeremy Renner, Zooey Deschanel, Sam Rockwell, Garret Dillahunt 158’, Warner Bros., western

L'Assassinio di

per mano del codardo Robe


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ul finire degli anni sessanta dell’Ottocento la famigerata banda dei fratelli James imperversa nello stato del Missouri, tra rapine e assalti ai treni. Gli ultimi ribelli della guerra civile sono al servizio del più carismatico dei fratelli James: Jesse, bandito professionista dal grilletto facile, lo sguardo glaciale e i modi affabili. Figlio di un pastore e ultimo dei tre fratelli James è venerato e invidiato dal più piccolo dei cinque Ford, frustrato per il credito minore ricevuto in seno alla banda. Robert, poco più che ventenne, spera di farsi apprezzare e reclutare dal carismatico leader. L’ostinata diffidenza di James per Robert trasformerà l’ammirazione in odio. Nel 1881 Jesse ha 34 anni. Mentre sta programmando la prossima rapina, continua la guerra contro i suoi molti nemici che cercano di catturarlo per ottenere il denaro – e la gloria – derivanti dalla taglia che pende su di lui. Ma la minaccia più seria alla sua vita potrebbe arrivare proprio da coloro di cui si fida di più. E mentre l’odio e la voglia di rivincita accecano sempre di

più Robert Ford, il ragazzo si fa usare da quegli uomini di legge che vogliono James morto. Ford accetta l’incarico e con un colpo di pistola spara alle spalle di Jesse. Era il tre aprile 1882. Prodotto da Brad Pitt, diretto da Andrew Dominik, interpretato da un eccellente cast su cui spiccano due attori in stato di grazia: Pitt (Coppa Volpi a Venezia 64) e Casey Affleck, che fa veramente scintille, tratto dal libro di Ron Hansen e musicato da Nick Cave, L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è più un dramma psicologico che un film western. L’opera di Dominik è diversa dalla moltitudine di film sul famoso fuorilegge e sul suo poco famoso e disprezzato assassino. Tyrone Power e Henry Fonda erano i fratelli James nel popolare film di Henry King; poi nel 1940 Fonda torna a vestire i panni di Frank James nel film di Fritz Lang (qui Bob Ford era John Carradine)

e nel 1957 ci prova anche Nicholas Ray con La vera storia di Jess il bandito interpretato da Robert Wagner. Ma qui siamo in un’altra atmosfera. Niente azioni eroiche e mito della frontiera. Piuttosto due uomini, uno alla fine della sua esistenza (anche se ha solo 34 anni) stanco e paranoico, e l’altro che a soli 20anni si sente schiacciato e ignorato, e nutre un amore e una necessità di rivalsa su chi è così diverso da lui. Dialoghi sfuggenti, a bassa voce, paesaggi enormi, mozzafiato, campi lunghissimi, scene ripetute, una natura primitiva e indomabile. E soprattutto due uomini abituati a combattere gli altri, ma che ospitano i peggiori nemici dentro loro stessi.

Jesse James

ert Ford


21 dicembre Quanto a lungo sei disposto ad aspettare per amore? Tratto da un famosissimo romanzo di Gabriel Garcia Marquez, L’amore ai tempi del colera scommette che un sentimento profondo può durare per sempre. Una delicata e romantica storia d’amore, ambientata in Colombia negli anni a cavallo tra l’800 ed, il 900.

L'amore ai tempi d

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del colera S

i può attendere per cinquantatrè anni, sette mesi e undici giorni la realizzazione di un amore? Sembrerebbe incredibile, eppure Florentino Ariza (Javier Bardem) dovette aspettare tanto per realizzare il suo sogno d’amore con Fermina Daza (Giovanna Mezzogiorno), la più bella ragazza del Caribe. Lui è un giovane telegrafista, dall’animo sensibile e incline alla poesia, che un giorno si innamora di Fermina Daza, una ragazza bellissima figlia di un uomo le cui ricchezze hanno dubbie origini. Florentino non ha dubbi: Fermina è la donna della sua vita. Pertanto prende il coraggio a due mani e le scrive una lettera appassionata. Così ha inizio il loro amore, un amore fatto di dolci parole, di sguardi sfuggenti e di sonate di violino notturne. La loro corrispondenza si fa sempre più fitta, i loro sentimenti diventano vivi e profondi. Finché lui le chiede di sposarlo. Ma quando il padre di Fermina scopre la loro storia trasferisce la figlia in un’altra città, per troncare subito la relazione. Le vite dei due innamorati prendono due strade diverse, Fermina sposa uno dei personaggi più ricchi e illustri della città e Florentino comincia a lavorare nella compagnia fluviale dello zio, facendo una rapidissima carriera e concedendosi molte avventure. Sembra che ormai per il loro amore sia stata scritta la parola fine. Ma la vita riserva ancora molte sorprese. Si ritroveranno? C’è ancora qualcosa che li lega? O quei sentimenti così forti dopo tanto tempo si sono completamente esauriti? Una produzione internazionale: un regista inglese Mike Newell (Quattro matrimoni e un funerale); uno sceneggiatore sudafricano Ronald Harwood (Il pianista); un cast misto:

europeo e sudamericano. “Giovanna incarna perfettamente la mia idea di Fermina” dice il regista Mike Newell, “è dotata di un’aura straordinaria tra il fiero e l’aristocratico, di un non so che di misterioso e nascosto”. Fermina è un personaggio molto moderno per i suoi tempi, per essere una donna di fine ‘800 ha una determinazione assolutamente attuale, “E’ forte e coraggiosa” spiega Giovanna Mezzogiorno, “decide di sposare un uomo e mantiene la sua scelta anche dopo aver capito di aver sbagliato, paga il prezzo della sua coerenza”. Una donna che riesce con il suo fascino a mantenere vivo nel cuore di Florentino un sentimento immortale come l’amore. Quando i due si incontreranno saranno travolti dalla passione. “L’ amore e il sesso non finiscono a 40 anni, come il cinema fa spesso credere”, afferma con convinzione Giovanna Mezzogiorno, “in questo film mostriamo due 70enni che fanno sesso, ho passato ore al make up, mi si vede invecchiata anche da nuda”.

L’amore ai tempi del colera

(Love in the time of cholera, Usa, 2007) Regia di Mike Newell con Giovanna Mezzogiorno, Javier Bardem, Benjamin Bratt, Catalina Sondino Moreno 139', 01 Distribution, drammatico


Amy Adams

Cenerentola a New York di Marco Spagnoli

Alla vigilia delle nozze con il suo Principe azzurro, una principessa del mondo delle favole viene spedita in un universo parallelo, misterioso e inquietante … la New York di oggi.

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andidata all’Oscar due anni fa per Junebug, purtroppo mai uscito in Italia, Amy Adams è la protagonista di Come d’incanto diretta dal regista di Tarzan Kevin Lima e prodotto dalla Walt Disney Pictures. La storia è quella di una principessa del mondo delle favole che viene spedita in un universo parallelo, misterioso e inquietante, lontano dal suo Principe Azzurro… la New York di oggi. A salvarla da un contatto – quantomeno – complesso e difficile con la nostra modernità, un avvocato reso cinico dalla vita e dalle delusioni d’amore interpretato dall’affascinante Patrick Dempsey, noto al grande pubblico per il suo ruolo in Grey’s Anatomy. “Credo nell’esistenza del Principe Azzurro: sebbene in manifestazioni diverse da quelle esilaranti che James Mardsen ha nel nostro film. Io l’ho trovato.” Dice con un sorriso convinto l’attrice nata a Vicenza da padre militare, ma anche attore dilettante. Amy Adams è anche tra i protagonisti di La guerra di Charlie Wilson in uscita il prossimo 1° febbraio con Julia Roberts, Tom Hanks e Philip Seymour Hoffman. Cosa la divertiva di più dell’interpretare una sorta di ‘Cenerentola a New York’? A parte il fatto di potere recitare con Patrick Dempsey? Scherzi a parte, mi attraeva molto il recitare con lui, però, la cosa che più mi interessava era potere dare vita ad un nuovo personaggio della grande tradizione Disney. Io non credo che lei sia, poi, così vicina a Cenerentola. E’ una principessa molto più ‘moderna’ che si muove in un p u nt o d i

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equilibrio tra la favola romantica e un mondo molto più cinico in cui viviamo come adulti. Lei è l’espressione di un incontro tra razionalità e cuore e come altre prima di lei rifiuta il mondo da dove proviene, operando una scelta. Un po’ come Ariel de La Sirenetta che, per amore, rinuncia al mare per andare, anche lei, con il suo principe. E’ un concetto moderno: le donne si ribellano al mondo che è imposto loro. Principesse o meno che siano. In questo senso Come d’incanto è una favola realistica… Qual è il suo rapporto con la tradizione disneyana? Sono cresciuta amando i personaggi Disney come tutte le ragazze e i ragazzi della mia generazione. Per me, però, lei non è una principessa, ma soprattutto una ragazza come tante alla ricerca di sé stessa e dell’amore. Per me lei è una persona vera, non una caricatura. Non è Cenerentola o Biancaneve, ma è soltanto una giovane donna ad un punto di svolta della sua vita. Il suo personaggio canta e balla proprio come Cenerentola… Effettivamente per quello che riguarda l’elemento di musical assomiglia molto a Cenerentola. Nonostante io abbia una formazione sia nel campo della danza che del canto, non avevo mai recitato prima in produzioni di questo livello. Io ho sempre ballato, ma cantare e ballare nel centro di Manhattan circondata da centinaia di persone è decisamente stata un’esperienza davvero unica. Detto questo, però, la mia principessa preferita è proprio Cenerentola. Mi piace la sua ‘etica professionale’ e l’idea che tutto sia possibile: non importa quale sia il tuo livello sociale ce la puoi fare. Parliamo di Patrick Dempsey? La perfetta incarnazione dell’uomo moderno che, suo malgrado, diventa un ‘principe azzurro’ ideale, ma – al tempo stesso - tridimensionale. Un uomo così è quello che può aiutare noi donne a scoprire chi siamo davvero. Credo che noi donne dovremmo imparare a guardare all’amore in modo più realistico. Il messaggio di questo film è mantenere il proprio cuore sempre aperto alla possibilità dell’amore. La mia idea dell’amore? Qualcuno che ti ‘scaldi’ i piedi a letto e con cui mi senta sempre a mio agio. Con cui possa ridere, piangere e che sia gentile con me e con gli altri e mi accetti per quello che sono.



Vince Vaughn

Mio fratello non è figlio unico…

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di Marco Spagnoli

“Questi ragazzi mi hanno fatto letteralmente impazzire! E’ stata davvero una faticaccia!” Scherza Vince Vaughn quando parla dell’esperienza con il cast di attori straordinari con cui ha diviso il set del divertente Fred Claus – un fratello sotto l’albero. Diretto dal regista di Wedding Crashers David Dobkin il film che racconta la storia del fratello – fino ad oggi – sconosciuto di Babbo Natale è stato interpretato da Vaughn al fianco di tre vincitori del Premio Oscar come Kathy Bates, Kevin Spacey e Rachel Weisz, nonché di due attori nominati alla statuetta e talenti unici come Paul Giamatti e Miranda Richardson.

“Sono tutti interpreti fantastici.” Spiega Vaughn “con cui è stato molto divertente girare questo film. E’ il talento di tutte queste persone ad avere enfatizzato il suo tono comico e ad averlo fatto diventare un film particolarmente riuscito.” Cosa l’ha spinta a girare Fred Claus – un fratello sotto l’albero? Quando mi ha chiamato David Dobkin per lavorare anche sulla sceneggiatura non potevo dire di no. Ci eravamo così divertiti per Wedding Crashers che sapevo di avere davanti davvero una buona occasione per fare un film piacevole e diverso dai tanti film natalizi su Babbo Natale. In che senso? La scena che trovo più commovente è quella finale in cui nelle famiglie tutti si scambiano i doni e i bambini sono felici. In più il momento particolarmente interessante per me è stato quello in cui ho il mio monologo riguardo al fatto che non esistano bambini cattivi. Mi piace pensare che i ragazzi sappiano che tutti quanti meritano un regalo e che le persone debbano avere fiducia in loro. E’ un messaggio positivo molto importante. Trovo Fred Claus un film molto riuscito, ma penso anche che la terza parte del film sia veramente ottima. La adoro! Così come trovo molto divertente la gag in cui scopriamo che il personaggio di Kevin Spacey, da bambino, aveva chiesto il mantello di Superman… Si può dire che questa sia un’altra commedia molto riuscita della sua carriera… E’ una cosa un po’ strana: negli ultimi anni ho sempre pensato di volere tornare ad interpretare un dramma, ma – alla fine – le cose più interessanti e divertenti che mi sono arrivate sono state soprattutto le commedie. Del resto credo che nel mondo le cose siano già sufficientemente

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complicate e che sia piacevole pensare di potere fare ridere la gente. Sinceramente non pianifico mai nulla della mia carriera. Preferisco rispondere emotivamente al momento e a quello che mi succede. Forse, oggi, sono più nel mood di volere fare delle commedie. Quando ero giovane, invece, preferivo tematiche molto più dark. Oggi le cose sono un po’ cambiate. Desidero fare ridere, anche se non modello la mia carriera su una strategia particolare. Sono aperto a tutte le proposte. Lei è diventato anche produttore… Sì, perché mi interessa dare vita a progetti che, altrimenti, potrebbero non vedere mai la luce. Nel caso di Fred Claus, io sono co-produttore del film, perché scrivo sempre la mia parte e le mie battute e collaboro alla realizzazione della sceneggiatura. Mi piace fare il produttore anche se, alle volte, come attore è altrettanto piacevole tornarsene a casa dopo avere girato le tue scene sul set e non stare a preoccuparsi della lavorazione del film. Parliamo della sua partecipazione al capolavoro Into the Wild? Ho sempre ammirato molto Sean Penn e quando mi ha chiesto di lavorare con lui, che considero un attore strepitoso, mi sono sentito onorato. Credo che Into the wild sia un film molto poetico e commovente. Un film molto semplice, ma anche perfetto, illuminato da una fotografia bellissima. La cosa che preferisco di quel film resta, però, l’interpretazione di un grande vecchio del cinema americano come Hal Holbrook. Decisamente molto toccante: evidentemente il frutto delle ottime scelte di un attore e un regista di così grande talento come Sean Penn. E adesso un altro film sul Natale… Sì, ma è molto diverso: Four Christmases racconta la storia di me e Reese Whiterspoon, figli, entrambi, di genitori separati. Non crediamo al matrimonio, non vogliamo figli e non festeggiamo nulla. Per motivi vari, però, a Natale siamo obbligati a passare da tutti e quattro i nostri genitori. Il tema del film è se il nostro rapporto e l’amore riusciranno a sopravvivere a quattro natali diversi.



G. Mezzogiorno

L’Amore fino alla “E’ stato un set fantastico per dare vita ad uno dei libri più importanti della letteratura latinoamericana. E ce l’ho messa tutta per dare il meglio di me. Del resto interpreto un personaggio dall’età dei diciassette ai settantadue anni.”

Giovanna Mezzogiorno è entusiasta della sua esperienza ne L’amore ai tempi del colera, adattamento cinematografico del regista Mike Newell del celebre romanzo scritto dal premio Nobel, Gabriel Garcia Marquez. “Quello che ho adorato del romanzo è il suo essere estremo, irreale ed intriso di umanità e fisicità:

nel film ci sono momenti di grande commozione, ma anche scene divertenti cui il pubblico reagisce ridendo tanto, perché è una storia profondamente intrisa dello humour di Marquez che il regista Mike Newell, da inglese, ha voluto sottolineare con grande eleganza. E’ una pellicola leggera e fatalista che trae il meglio da un libro fondato su sentimenti difficili da incontrare nella vita. E’ per questo che, poi, quando li trovi tutti insieme si sublimano in romanzi straordinari e, possibilmente, anche in grandi film.” Quella del set internazionale de L’amore ai tempi del colera rappresenta una prova importante per la carriera dell’attrice che ha da poco concluso anche l’esperienza di girare in Sicilia, Shooting Palermo film diretto da Wim Wenders che segna il ritorno del regista tedesco allo stile narrativo de Il Cielo sopra Berlino. Cosa significa confrontarsi con un personaggio che è anche un’icona della letteratura di un intero continente? Tutte le persone che hanno lavorato a questo film erano pienamente consapevoli di doversi confrontare con uno dei più importanti romanzi di sempre scritti in spagnolo. Il nostro approccio era pieno di attenzione e di grande rispetto per il testo originale. E’ stato un adattamento che ha richiesto due anni di lavoro e solo il montaggio ha avuto bisogno di un anno intero. L’universo emotivo e narrativo del libro e, dunque, del nostro film era estremamente complesso: era necessario trovare un giusto punto di equilibrio tra vari elementi. La chiave era dare vita ad un’opera cinematografica completa, ma che, evidentemente, non durasse sei ore e non fosse eccessivamente prolissa. Alcune parti sono state necessariamente asciugate e rese adatte ai tempi cinematografici. Io stessa, anni fa, avevo letto il romanzo di cui mi ero innamorata e non avrei mai voluto vedere un film che non fosse nato nel pieno rispetto della storia e dei personaggi ideati da un autore dall’enorme talento come Marquez. Devo dire, però, che non sono mai stata preoccupata, perché mi sono subito resa conto di stare lavorando con persone che, quotidianamente, esprimevano, come me, una grande cura nei confronti del film cui stavano lavorando e dell’originale.


fine del mondo di Marco Spagnoli

Come? In maniere molto diverse che si declinano dalla sceneggiatura ai costumi, fino arrivare al set e alla ricostruzione di un’intera epoca. Basti dire che sono partita un mese prima dell’inizio delle riprese e abbiamo avuto il grande lusso di fare ‘le prove’ per tutto il tempo. Parliamo di Mike Newell… E’ un regista di film commerciali come il penultimo Harry Potter: non è un autore, ma rappresentava la scelta perfetta per questa produzione in virtù del suo gusto e delle sue sensibilità europee e non americane. E’ stata la scelta migliore che la produzione potesse compiere. Se fosse stato chiamato un intellettuale a sviluppare l’adattamento di Marquez il risultato sarebbe stato, forse, di una pesantezza ‘enorme’. Mike riassume in sé tutte le qualità migliori che un regista deve avere per dare vita ad un film del genere. Qualcuno dice che il miglior adattamento di un romanzo richiede necessariamente qualche ‘tradimento’, restando, però, fedeli allo spirito dell’originale… Sono d’accordo: come spettatrice mi piace vedere l’adattamento cinematografico di un libro che ho amato. Mi incuriosisce molto. Sono, invece, ‘sospettosa’ dei remake. Le trasposizioni ti lasciano un margine di libertà, mentre i remake e i sequel spesso soffrono molto per via di lacci e laccioli che gli adattamenti di romanzi, invece, non hanno e che, spesso, risultano, invece, quasi ‘sacrosanti’. Il cuore di un lavoro del genere è tutto nella sceneggiatura. E’ vero: il cinema non è ‘letteratura illustrata’, ma – al tempo stesso – devi riuscire a cogliere e raccontare lo spirito dei personaggi: Fermina deve essere Fermina e Florentino deve essere Florentino. Sono leggende. E’ chiaro, però, che ognuno di noi ha la ‘sua’ Fermina nella testa. Chi è per lei questa donna? Una figura femminile dura, forte. E’ un personaggio poco romantico, quasi tragico che ha il coraggio di pagare per le sue scelte. E’una donna che segue quello che fa con coerenza per tutta la vita. Quanto è stato importante il contributo di Marquez alla nascita di questo film? Molto, perché il film è stato girato in inglese e lui ha ‘approvato’ personalmente la sceneggiatura e controllato la traduzione dei dialoghi.

Da Gabriel Garcia Marquez e Mike Newell al prossimo set con Wim Wenders al fianco di Dennis Hopper, Lou Reed e Patti Smith… Un’altra esperienza molto interessante e rilevante sia per la mia vita che per la mia carriera. Un film da cui mi aspetto molto, perché Wenders sembra essere tornato al suo cinema dei primi tempi. Quello in grado di combinare un lato visionario e filosofico con un grande romanticismo. Palermo è stata ripresa come nessuno ha mai fatto prima: credo che sarà ricordata come un’opera molto importante all’interno della sua filmografia, ma non solo. La trama? Non si può raccontare e Wim, in questo senso, è molto protettivo. Mi rendo conto del perché: senza conoscere il contesto narrativo ed emotivo, potrebbe apparire un po’ folle… Anche in questo film lei era l’unica italiana? Sì, Wenders aveva visto dei miei film e mi ha voluto incontrare. Mi ha chiamato, abbiamo pranzato insieme a Palermo e, senza farmi un’audizione, mi ha chiesto se volevo lavorare con lui. Questo è un momento molto importante della sua carriera… Come attrice so di essere migliorata, perché ho lavorato con due maestri diversi tra loro recitando in inglese e perché ho faticato molto, senza risparmiarmi mai. Apprezzo molto la fiducia che mi è stata data da Mike Newell che ha addirittura rinunciato ad un’attrice anziana affidandomi il mio ruolo anche all’età di settant’anni. Sono sinceramente molto felice. Alle volte mi chiedo se sono troppo rigida con me stessa nel volere ostinatamente mantenere un basso profilo. L’importante, per me, è cercare di dare sempre il giusto peso alle cose senza sottovalutare, né sopravvalutare mai il mio lavoro.

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Calendario a Simpatico e intelligente come al solito, Leonardo Pieraccioni, ci racconta come sono andate le riprese e quale è il risultato finale della sua ultima ‘fatica’ (le virgolette le ha chieste espressamente), Una moglie bellissima. La storia di una coppia felicemente sposata, che vive e lavora ad Anghiari provincia di Arezzo, la cui vita viene sconvolta da un fotografo che propone alla donna di fare un calendario. Fama e denaro in cambio di una esistenza, quella attuale, che non sarà più la stessa. Marito compreso. Per ridere e pensare dal 14 dicembre al cinema, distribuito da Medusa.

Pieraccioni l’ultima volta che ci siamo sentiti erano sei mesi fa per la presentazione di inizio riprese di Una moglie bellissima. Come è andata? Qual’è il risultato ottenuto? Solitamente quando si scrive una sceneggiatura così in scioltezza come è avvenuto per Una moglie bellissima, film ideato da me e Giovanni Veronesi, parto molto ottimista. Ora che il prodotto è finito mi sembra molto meglio rispetto a quello che mi immaginavo. Sono molto felice soprattutto perché, come ricorderete, in fase di presentazione del film ho speso parole grosse sulle credenziali e sulle potenzialità interpretative di Laura Torrisi, che è la moglie bellissima - la protagonista principale -, e ora posso confermare tutto quello che dissi allora. In Italia ha più potenziali di essere creduto uno che è uscito da Alcatraz che uno che è uscito dal Grande Fratello, per cui ho dovuto non proprio difenderla fisicamente ma quasi, per capire poi, perfettamente, che se l’avevo scelta dopo circa 140 provini c’era un motivo. Quindi Mariano, ovvero lei, e Miranda sono una credibile coppia sposata e molto innamorata... Sì devo dire che rappresentiamo perfettamente questa coppia di sempliciotti che vengono travolti dall’arrivo di un ‘ciclone alla rovescia’. Questi due, che vendono frutta e verdura al mercato, hanno la vita sconvolta da questa ‘proposta indecente alla ribollita’ che il fotografo, interpretato da Gabriel Garko, fa a Miranda proponendogli un calendario in cui lei appare decisamente poco vestita.


Non vogliamo sapere come andrà a finire questa proposta indecente perché gli spettatori lo scopriranno al cinema. Ma, questo escamotage della storia specchio attualissimo tra l’altro dei nostri tempi, serve per riflettere, come accade spesso nei suoi film, sull’amore, sulla durata e sulla profondità dei sentimenti? Assolutamente sì. Il passaggio dalla roulotte allo yacht, se vogliamo semplificare possiamo dire il passaggio al cosiddetto mondo scintillante dello spettacolo, è un modo anche per raccontare la sindrome del ‘Fidanzato di Miss Italia’. Nel mio film c’è una ragazza che passa automaticamente dal banco di frutta e verdura ai salotti televisivi. Sono degli sconquassamenti notevoli e se non sono supportati dal talento provocano solo dei danni. Nel film questo passaggio provoca un terremoto famigliare che lascia un amaro in bocca micidiale. E una delle tracce del film vuole raccontare anche questo. Mentre il suo Mariano, il personaggio che lei interpreta è un ingenuo? E’ un personaggio completamente diverso da quelli che ho interpretato negli altri miei film. Solitamente ero l’omino normale che doveva conquistare una ragazza di bellezza straordinaria e su questa equazione comica nascevano le gag. Mariano, invece, è tutto un altro personaggio. E’ un personaggio come evidentemente nella vita non ci sono più. E’ un uomo che conosce il perdono e che conosce il senso puro dell’amore. Laddove la moglie inciampa in questo specchietto per le allodole che è il mondo dello spettacolo lui rimane abbarbicato al banco di frutta e verdura dove continua a lavorare e dove continuerà a lavorare per sempre. Pieraccioni lei ha confessato

varie volte di soffrire della sindrome del cabarettista, ovvero ha bisogno che la gente rida molto spesso. Eppure non mancano mai nei suoi film i momenti di riflessione. Cosa prevale In una moglie bellissima? Pur rimanendo una commedia in Una moglie bellissima ci sono più momenti dolenti che nei film precedenti. In questo film quando c’è il momento clou della crisi amorosa e quindi della tristezza, immediatamente dopo però - anche nella stessa scena - c’è una battuta, un divertimento, un qualcosa che riporta il tutto alla commedia. La commedia ha dei momenti sentimentali molto struggenti ma mai faticosi. Come diceva il poeta, ‘il mio dolore sa farmi divertire’. E quindi il dolore di Mariano, ogni tanto, lo diverte.

di Nicoletta Gemmi

distanza, esce un’altra visione della provincia... Io faccio il pop loro fanno il classico. Ma voglio anche farvi i discorsi da zia Pina sulla provincia. C’è un’altra qualità della vita. E quando uno che vive in città vuole fare un complimento al quartiere nel quale abita dice sempre la stessa cosa: che in quel quartiere c’è l’edicolante che lo riconosce, che c’è l’ortolano, il farmacista che, insomma, sembra un paese.

E poi la sua combriccola di amici lo aiuteranno a superare la crisi... Certamente, la solidarietà della provincia salta fuori e non solo gli amici non sbeffeggiano il povero Mariano quando il calendario della moglie è in tutte le edicole o viaggia sui camion ma è come se tutto questo per loro non esistesse. Un inno alla vita di provincia... In molti film italiani visti ultimamente, vedi La ragazza del lago o La giusta

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L.Pieraccioni

alla ribollita


Christian De Sica

A Natale la commedia Per il Natale 2007 la famiglia del cinepanettone targato Filmauro si imbarca su una nave di lusso, destinazione Caraibi. Il mattatore è sempre lui: Christian De Sica. Intorno al quale ruotano Nancy Brilli, Aida Yespica, Alessandro Siani, Michelle Hunziker, Fabio De Luigi. Diretto da Neri Parenti, Natale ai Caraibi esce con 800 copie il 14 dicembre, ed è basato sullo schema ‘classico’ di due episodi che si incrociano solo alla fine del film. Tradimenti, incomprensioni ed equivoci scateneranno conseguenze imprevedibili e paradossali, estremamente comiche.

De Sica partiamo dal suo personaggio. Ci racconta chi è Paolo? Paolo è un maschilista, prepotente, maleducato, smargiasso, imbroglione... Uno che tutti i miei colleghi del cinema si rifiutano di inter-

pretare ma con il quale invece io ci vado a nozze. E ci vado con gioia perché cerco di rendere simpatico questo mostro. E Paolo, come molti personaggi dalla svariate connotazioni negative che io ho fatto in vari film di Natale, alla fine viene punito. Giustamente. Insieme a lei nel suo episodio ci sono Nancy Brilli, Ayda Yespica, mentre la Hunziker ha a che fare con De Luigi. Una presenza femminile forte e più comica del solito? E’ vero, verissimo. In questo senso è un film curioso rispetto ai precedenti. La Yespica e la Hunziker sono assolutamente protagoniste. I due episodi sono costruiti in maniera molto diversa. Mentre quello della Hunziker e di De Luigi è rivolto ad un pubblico di giovani, di bambine e di donne, costruito con molti animali, con molte gag meccaniche e con una ironia alla Love Actually, il mio, invece, è una farsa. E’ un episodio più severo, ha i toni da pochade, molto più parlato,

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molto recitato, più vicino a quello che io ho fatto in passato. Mi sono divertito molto a farlo e il film è venuto molto comico. Ora non mi rimane che sperare di ripetere il successo dell’anno scorso. Com’è andata sulla nave, con 3.200 passeggeri che sono stati anche coinvolti nella lavorazione? E’ stata una tragedia. Una tragedia perché la nave è bellissima e mi sarebbe tanto piaciuto godermi un po’ questa crociera. Ho fatto due volte il giro dei Caraibi sottocoperta. Quando arrivavamo nei porti e tutti scendevano io rimanevo a bordo per girare in santa pace. Durante la navigazione avevo a che fare con 3.700 persone, mettiamoci anche l’equipaggio, passeggeri, fan sfegatati che mi venivano a bussare in camera, mi volevano vedere. Di conseguenza io non riuscivo a fare nulla: niente passeggiata lungo il ponte; per andare al ristorante serviva la guardia del corpo; per arrivare sul set dovevo sempre passare per la sala macchine così evitavo la folla. Ecco, sotto questo aspetto è stato un po’ faticoso perché sono stato 15 giorni chiuso in cabina. Detto questo però se io fossi stato un anonimo mi sarei divertito da morire perché devo dire che è davvero entusiasmante fare una crociera.


finisce in crociera di Nicoletta Gemmi

Molte persone avranno un loro backstage privato del film... Potete scommetterci, era tutto un telefonino che scattava foto, digitali piazzate ovunque e videocamere come funghi. Come è andata con il gruppo di quest’anno? E’ andata benissimo. Voglio spendere due parole per Fabio De Luigi che trovo assolutamente fantastico. Per me è l’unico attore aristocratico che abbiamo nel nostro paese. E per il resto, riprendendo il discorso che ho iniziato prima, ribadisco che la Hunziker e la Yespica saranno una bella sorpresa. Non sono le due bellone tout court ma hanno tutte e due, seppur in maniera diversa, dei tempi comici. Michelle è proprio una provetta attrice brillante, perfetta per la commedia, e Aida - oltre ad una bellezza dirompente - ha una comicità naturale, messa in evidenza dal suo accento sud-americano, che a mio avviso è molto, molto divertente. Lei interpreta sempre il seduttore, comunque un uomo che ha una bella moglie e un’amante più giovane. Premesso che porta splendidamente i suoi anni, lei stesso ha ammesso che la devono truccare da quarantenne... Le pesa il passare del tempo? Non ho mai nascosto la mia età, ho 56 anni e credo di portarli piuttosto bene. Come attore direi che non mi pesa per niente perché continuo a fare i ruoli che amo e non sono io che mi devo adattare alla parte. Anche perché gli attori comici o gli attori brillanti, come nel mio caso, sono un po’ senza età, sono come dei cartoni animati, sono asessuati. Se ripensiamo anche ai vecchi film con Totò e Peppino, ce ne sono alcuni dove loro hanno già settantanni ma li vediamo uscire con soubrette molto più giovani, ed erano accoppiate che non stonavano affatto. Quando sei un attore comico, al quale il pubblico vuole molto bene, sei credibile perché sei tu, e sei senza età.

A proposito di affetto: prima ci ha raccontato quello che è avvenuto sulla nave inoltre ogni anno, a Natale, la gente le dimostra che aspetta questo appuntamento cinematografico. Che cosa significa per lei? E’ la vera soddisfazione della mia carriera, è il pubblico che mi ha sempre fatto andare avanti. Noi comici diventiamo persone di famiglia. A me per strada moltissimi ragazzi mi dicono ‘Ciao zio’ o ‘C’è zio Christian’... per me è un privilegio e una ricchezza enorme anche perché hanno l’età dei miei figli, quindi mi fa ancora più piacere.


Robert Redford

Redford scende “Quando ho letto la sceneggiatura sono rimasto subito impressionato dalla sua eleganza ed intelligenza. Non riguardava soltanto la guerra in Iraq o i tanti argomenti che venivano affrontati in maniera così chiara e precisa, ma affrontava qualcosa di molto più profondo: gli effetti e le conseguenze di quello che è successo in America negli ultimi anni sui media, sul sistema educativo e sulla politica.”

E

’ questa la motivazione principale che ha spinto Robert Redford a tornare dietro alla macchina da presa a sette anni di distanza da La leggenda di Bagger Vance per dirigere Leoni per Agnelli, film presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma con tutta la sua dirompente carica politica “Sapevo di trovarmi davanti ad una sfida particolarmente complessa in virtù di una sceneggiatura con molti dialoghi, ma sapevo anche d i po-

tere contare sulla disponibilità di Tom Cruise e di Meryl Streep per affrontare insieme un film che ci riguarda tutti da molto vicino a causa di quello che ci è successo negli ultimi sei anni.” Cosa è cambiato nel suo cinema politico dagli anni Settanta a oggi? Ho seguito e raccontato i tempi in cui ho vissuto o – almeno – ci ho provato. Non ho voluto fare soltanto film politici, perché io non sono un politico di professione. Il mio lavoro è quello d i intrattenere l e p e r s o ne e non solo obbligarle a riflettere su tematiche sociali e di attualità. Nutro, però, un forte interesse nella politica sia come artista che come cittadino. Quando le decisioni che vengono prese dal governo del tuo paese sono

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in grado di cambiare radicalmente la tua vita, ti trovi davanti a due scelte. O te ne interessi, oppure no. Nel mio caso, ho voluto occuparmene e, quando ho iniziato la mia carriera, ho pensato che volevo mettere in alcuni dei miei film le cose che ho imparato attraverso le mie esperienze: i miei sentimenti e, in particolare, l’amore che provo per il mio paese. Sono nato e cresciuto in America e ritengo che la nazione dove vivo abbia moltissime virtù e me la prendo come una questione personale quando vedo tali qualità abusate o depredate da qualcuno. La ragione per cui ho iniziato a fare film politici è stata quella di volere guardare alla situazione del mio paese seguendo un punto di vista di entertainment. Ho deciso che avrei come puntato una freccia su certe situazioni che si verificavano negli Stati Uniti, aggiustando, di tanto in tanto, la mira. Per mostrare come eleggiamo i nostri politici, nel 1972 ho interpretato Il candidato. Il messaggio che volevo mandare al mondo in maniera un po’ comica e dark, era


e in campo che la gente sembrava molto più interessata nell’estetica dei politici che nella loro etica e, soprattutto, nelle loro idee. Poi è venuto Tutti gli uomini del Presidente che ha rappresentato uno dei momenti più alti del giornalismo americano: quando dei giornalisti furono tanto eroici da riuscire a proteggere, tramite il proprio lavoro, il nostro Primo Emendamento. Questo in un momento in cui l’amministrazione di Richard Nixon si stava muovendo rapidamente in direzione del totalitarismo e la nostra Costituzione veniva abusata. Poi ci sono stati altri film come I tre giorni del Condor che rifletteva sugli effetti di avere un’Agenzia governativa potente e fuori da ogni controllo. Oggi le cose sono molto cambiate, perché con internet e la televisione via cavo le fonte di informazioni sono così tante da consentire meno opportunità per la loro manipolazione e alterazione. Leoni per Agnelli, quindi, non necessitava di affrontare le cose che accadono nel mio paese, bensì sentivo il bisogno di porre una serie di interrogativi riguardo a quanto abbiamo perso negli ultimi anni in termini di vite umane, di sacre libertà, di stabilità finanziaria e di rispetto da parte del resto del mondo. Una riflessione a tutto campo… Ma non sugli elementi in sé, bensì sulle condizioni che hanno portato il verificarsi di determinati eventi. Volevo porre delle domande soprattutto sui legami tra i media e il nostro governo, tra i media e la gente e in quale misura centrino l’educazione e la cultura. La cosa che trovo più preoccupante è l’idea che il futuro appartiene ai giovani. Questi ultimi devono operare una scelta: diventare politicamente attivi o continuare a disinteressarsi della politica in quanto disgustati e disillusi. Una scelta ‘necessaria’? Assolutamente. Se i giovani americani non cambieranno, allora è possibile intravedere una triste continuità con la situazione attuale. Mentre se si impegneranno per il loro paese e il proprio futuro potranno arrivare, finalmente, a cambiare le cose.

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di Marco Spagnoli


Brad Pitt

Un bandito a H L’ha prodotto (insieme a Ridley Scott) e interpretato, e si è aggiudicato la Coppa Volpi come migliore attore per la sua interpretazione. Insieme a lui, un cast superlativo, su tutti uno straordinario Casey Affleck nei panni di Robert Ford.

Vuoi essere come me, o vuoi essere me?” chiede Jesse a Robert in una scena chiave, e intorno a questo interrogativo ruota questo film, al quale la definizione di western va piuttosto stretta. “Un film - ci dice Pitt - che analizza un omicidio e ne esplora le sue conseguenze. E’ una storia guidata dalla psicologia dei personaggi. Del resto ci sono già stati una ventina di film su questa storia e decine di attori hanno portato Jesse James sullo schermo, quello che mi ha interessato di questo progetto era

proprio questo taglio che Dominik gli ha dato come regista e come sceneggiatore”. Lei è cresciuto a Springfield nel Missouri, il film è girato in quei luoghi ed è soprattutto lì che Jesse James è una leggenda. Cosa conosceva di questo personaggio? “Non conoscevo quasi nulla della storia di Jesse James. O meglio non sapevo molto di quello che raccontiamo in questo film, ovvero gli ultimi due anni della sua vita. Ho voluto fare questo film perché Jesse James e Robert Ford, ricordiamoci che Ford è protagonista del film tanto quanto James, sono due personaggi fenomenali da interpretare. Il rapporto tra loro due è complesso, intrigante, ci puoi ritrovare tutto. Per sintetizzare potrei dire che è la storia di un uomo che viene visto da tutti come un eroe e di un altro che, a differenza, ha solo vent’anni, ma è sempre stato trattato con sufficienza. Ford è uno che non è mai stato preso sul serio, è sempre visto come un ragazzino, e messo da parte. Non da Jesse però che, negli ultimi anni della sua vita, capisce quanto Ford lo ammiri, lo ami e lo odi allo stesso tempo. Il fatto di essere cresciuto in Missouri non ha avuto grande importanza, a parte la gioia di poter recitare con questo accento, cosa che non capita quasi mai”. Quali differenze fondamentali ci sono tra Jesse James e Ro-

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bert Ford? “Le difficoltà che hanno questi personaggi vengono raccontate nel film da un punto di vista esterno, attraverso le dinamiche che scattano tra di loro. Bob Ford è uno che ammira, adora Jesse, perché lo vede forte, con una armatura che lo rende impenetrabile, invulnerabile, alle debolezze. Al contrario Jesse non vede l’ora di togliersela questa armatura perché lo isola dal mondo, dalla sua famiglia, dalla moglie e dai suoi due figli. Per questo tra i due si sviluppa un rapporto così particolare e controverso”. Ma Brad Pitt come considera Jesse James: un criminale o un eroe? “Niente di tutto ciò. Quello che mi ha conquistato della sceneggiatura e di conseguenza del libro di Ron Hansen è che non ci sono i buoni e i cattivi. Non mi interessava minimamente un’operazione manichea. Noi raccontiamo degli esseri umani. Certo Jesse, negli anni che prendiamo noi in considerazione, era un uomo con molti nemici, che si doveva nascondere, cambiare identità e si capisce che è destinato ad una fine tragica”. Il film ha avuto una lavorazione piuttosto lunga e complicata. Doveva uscire già un po’ di tempo fa... Che problemi ci sono stati? “Questo è un film complesso e complicato che non fa parte del panorama dei film di oggi. E’ una sorta di ritorno alle pellicole che si facevano negli anni ‘70. La prima


ollywood versione del film durava circa cinque ore e mezza: ne abbiamo realizzato trentaquattro edizioni differenti fino ad arrivare a quella attuale. Questo è il tipo di cinema che io voglio fare. Ora penso che il film sia bellissimo”. Jesse James è un personaggio realmente esistito. Dominik ha messo in evidenza che lei si è preparato con grande attenzione, che cercava soprattutto l’autenticità... “Ogni volta che un film ha un significato storico bisogna essere i più autentici possibile, e dal punto di vista della recitazione ci sono accorgimenti che magari nessuno nota, ma che noi attori facciamo per noi stessi, per entrare meglio nel ruolo. Casey, per esempio, che è un vero talento, non si è mai lavato i denti per tutto il periodo delle riprese, per entrare meglio nel personaggio…”. In questo film lei è sia attore che produttore, cosa è più difficile? Un giorno sarà anche regista? “Non ho le capacità per fare il regista, e poi ce ne sono già tanti. Quello che mi interessa è partecipare a storie vere, poter scegliere, e poter raccontare quello che magari nessuno prende in considerazione perché non lo considera commercialmente vincente. E’ un privilegio davvero raro questo, non è male fare il produttore”. Chi è per lei un pistolero di oggi, uno alla Jesse James? “Non ci sono più persone come Jesse. Valori come l’amicizia, la fedeltà, che erano codici di vita per Jesse, si sono persi. E di certo non sono le persone come Bush, anche se amano atteggiarsi da cowboys, a poter essere avvicinati a persone come James”.

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di Nicoletta Gemmi


DVD DEL MESE DVD DEL ME di Marco Spagnoli

Il gran rifiuto di èCelestino Qualcosa Intervista a Ferzan Ozpetek Dopo Il Codice da Vinci un film ripropone un altro caso di eresia, condannato dalla Chiesa e tenuto nascosto per secoli. Potrebbe diventare un piccolo caso editoriale anche per quello che riguarda l’home video la pubblicazione in Dvd de La profezia di Celestino, film ispirato al celeberrimo bestseller New Age uscito nei primi anni Novanta. Quasi venti anni prima de Il Codice Da Vinci, infatti, lo scrittore James Redfield si era confrontato con un altro scandalo che aveva toccato da vicino la Chiesa mettendola in crisi, ovvero il ‘gran rifiuto’ fatto da Papa Celestino V, citato anche da Dante. Ed è intorno alla misteriosa ed enigmatica visione avuta dal Papa che ruota il romanzo di Redfield incentrato sul ritrovamento, nella foresta pluviale del Perù, di un antico manoscritto del VI secolo a.C. Il testo profetizza grandiose trasformazioni per l’umanità e eventi che si verificheranno negli ultimi anni del XX secolo. Sulle tracce della pergamena, oltre al protagonista, sono anche la Chiesa stessa e il governo peruviano, allarmati dall’impatto che certe rivelazioni potrebbero avere sulla popolazione. Sia i politici che i religiosi di tutto il mondo sono determinati a far sparire il manoscritto. Esso contiene nove punti base per raggiungere la Conoscenza in una prossima era di consapevolezza spirituale. Capitolo per capitolo, il protagonista svela una alla volta le chiavi che conducono a scoprire il fine ultimo dell’esistenza. Il Manoscritto, a detta di coloro che ne hanno letto dei tratti sulle poche copie che circolano clandestinamen-

te, contiene un messaggio che dovrebbe svelare all’uomo l’essenza della vita ed il futuro dell’umanità’. Il governo peruviano, in accordo con le autorità ecclesiastiche locali, sta però cercando di bloccarne la diffusione. Infatti, secondo il governo e la chiesa, il Manoscritto, la cui versione ritrovata contiene solo otto delle nove illuminazioni, promulga teorie pericolose sia per la religione che per la società civile e quindi la sua diffusione deve essere stroncata a tutti i costi. L’esercito viene mobilitato ed i seguaci del testo proibito vengono ricercati alla stregua di pericolosi rivoluzionari. Chi viene trovato in possesso di copie del testo o di singole parti di esso viene incarcerato o addirittura passato per le armi. Tratto da questo classico della moderna letteratura New Age, il film rilancia questa affascinante vicenda, senza nessun preconcetto mistico o teologico. Diretto da Armand Mastroianni, regista con una solida e trentennale esperienza tra cinema e televisione, il film è interpretato da un cast ragguardevole tra cui Thomas Kretschmann

La profezia di Celestino Di Armand Mastroianni con Thomas Kretschmann, Hector Helizondo, Annabeth Gish, Jurgen Prochnow Audio DD 5.1: Inglese, Italiano Sottotitoli: Italiano Extra: Making of, Backstage, Trailer Medusa Home Entertainment - € 17,90

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(Il Pianista, King Kong), Hector Helizondo (Pretty Woman, Se scappi ti sposo), Annabeth Gish (X files), Jurgen Prochnow (U-boot 96).


ESE

L’Enigma nascosto nella Luce

Intervista a Steven Spielberg Come è nato Incontri ravvicinati del terzo tipo? Avevo già scritto qualcosa del film prima di realizzare Lo Squalo. Mi interessava unire l’idea di raccontare l’era del Watergate e l’idea degli UFO nell’America contemporanea. Dopo lo scandalo che costrinse Nixon a dimettersi, ovviamente, la mia idea era quella di descrivere un complotto per nascondere al mondo la realtà degli UFO. Non ho mai pensato a Incontri ravvicinati come ad un film di fantascienza. Semmai di “Speculazione Scientifica’. Lei credeva negli UFO quando ha iniziato a lavorare alla sceneggiatura? Sì. Negli anni Settanta ero quasi un devoto del fenomeno. Ero convinto che il nostro pianeta fosse stato visitato dagli alieni nel ventesimo secolo. E oggi? Le cose sono un po’ cambiate: la domanda che mi sono posto è perché con tutte le telecamere installate e presenti nel mondo, gli avvistamenti siano diminuiti in maniera così significativa rispetto a prima? Oggi, sono un po’ più scettico rispetto a quando ho fatto il film. Come ha scelto il titolo? I produttori mi davano del matto, ma in realtà mi basavo sugli studi di un eminente ricercatore che lavorava per l’esercito, J.Allen Hynek, che aveva smontato il 90% dei racconti riguardanti gli UFO. Con quella definizione Hynek aveva parlato di quel restante dieci per cento in cui aveva incluso fenomeni altrimenti inspiegabili se non con l’incontro di un’intelligenza extraterrestre. Insomma, gli Incontri ravvicinati del Terzo Tipo che davano il titolo al mio film erano quelli in cui gli alieni erano stati incontrati ‘davvero’. In questo senso quando ho iniziato a scrivere il film sono partito proprio dall’incontro finale per poi sviluppare a ritroso tutto il resto. Nel film lei ha scelto come attore il grande regista francese François Truffaut. Perché? Perché nel suo cuore Truffaut era ancora un bambino: una delle persone più oneste che io abbia mai conosciuto. Era ancora vicino alle cose che rendono i bambini degli eterni ottimisti. Ho sempre pensato a lui per quel ruolo dopo averlo visto recitare nel suo film Il ragazzo

selvaggio e dopo avere collegato questa sua onestà a tutti i film che ha diretto come regista. Tutti gli attori che ho scelto, a partire da Richard Dreyfuss, portavano con sé qualcosa della loro infanzia: la capacità di credere in qualcosa che agli occhi di un adulto smaliziato può non avere alcun senso. Le cose cui credono i bambini non devono avere senso affinché i bambini ci credano davvero profondamente. Si dice, però, che lei avesse contattato in precedenza altri attori… E’ vero: per due motivi. Prima di tutto perché ero convinto che avrebbe rifiutato. Poi perché non riuscivo a trovare il coraggio di telefonargli… Qual è la scena più importante di questo film per lei? Quella in cui il ragazzino apre la porta e viene investito da una luce arancione. Negli anni Settanta aprire la porta con fiducia alla curiosità era un’esperienza sicura, mentre oggi, forse, non lo è più. Per me quella è un’immagine dall’alto valore simbolico riguardo a quello che solo un bambino può fare: fidarsi della luce, mentre un adulto chiuderebbe la porta a chiave. L’ottimismo dell’infanzia gli fa, invece, aprire quella porta e la luce che lo investe è la fusione di tutto: quel bambino voleva sapere di più quella luce e io con lui. Incontri ravvicinati è un film sui bambini che aprono le porte e trovano splendide fonti di luce.

Incontri ravvicinati del terzo tipo 30th Anniversary Ultimate Edition - 3 dischi Di Steven Spielberg con Richard Dreyfuss, François Truffaut, Teri Garr Audio: Italiano Dolby Digital 5.1 e DTS, Inglese Dolby Digital 5.1 Sottottioli: Italiano, Inglese. Extra: Trailer dell’Edizione Definitiva, Steven Spielberg - 30 anni di Incontri Ravvicinati, Trailer cinematografico originale, Trailer dell’Edizione Speciale, Audio rimasterizzato in digitale e video anamorfico, Documentario del 1977 “Watch the Skies”, Scene eliminate

Sony Pictures Home Entertainment -€ 32 Nel Wyoming, una serie di strani fenomeni annuncia il possibile arrivo sulla Terra di un’astronave extraterrestre. Gli esperti della

Nasa localizzano il punto di contatto, ma alcuni civili sapranno trovare quel posto da soli, spinti da una forza potente e misteriosa. Il Dvd riunisce le tre versioni di Incontri ravvicinati del terzo tipo: il film originale del 1977 inedito in home video, la Special Edition, distribuita fino ad oggi solo in VHS, rimontata del regista nel 1980 con nuove scene aggiuntive e la Collector’s Edition, la versione definitiva di Spielberg del 1998, con il finale originale. In più l’Anniversary Edition contiene un libretto con immagini e curiosità e nuovi fantastici contenuti speciali tra cui un eccezionale documentario di oltre un’ora e mezza per scoprire tutto sul film.


DVD DEL MESE I FILM DI NANNI MORETTI

di Marco Spagnoli

N

atale sarà l’occasione di un vero e proprio evento per quello che riguarda il mercato Intervista a Ferzan Ozpetek dell’home video. Nanni Moretti, uno dei registi italiani più amati e – sicuramente – uno dei pochi considerati ‘di culto’ pubblica, finalmente in Dvd, una prima serie di titoli diretti dallo stesso regista romano tra il 1978 e il 1989. Un’edizione per il mercato home video di film introvabili e, ormai, altrimenti assenti dal mercato video e – per questo interessantissimi, arricchiti di contenuti speciali curati dallo stesso cineasta, che aiutano lo spettatore a comprendere da vici-

ECCE BOMBO (1978)

Di e con Nanni Moretti, Luisa Rossi, Glauco Mauri Audio DD 2.0: Italiano Sottotitoli: Inglese, Italiano per non udenti Extra: Special su I notturni Maestri Cantori, Intervista a Nanni Moretti, Trailer Cinematografico Originale

no la filosofia e la stessa visione del cinema di Moretti. Oltre a Ecce Bombo, Sogni d’oro, Palombella Rossa viene pubblicato anche Il portaborse diretto dall’amico di sempre Daniele Luchetti in cui Moretti interpreta per la prima volta una figura politica di grande rilievo, gettando le basi per la straordinaria interpretazione che – come attore – ha dato qualche anno più tardi di Silvio Berlusconi ne Il caimano.

Le giornate di Michele, studente universitario, i suoi rapporti con i genitori e la sorella Valentina, quelli con le ragazze e la sua vita di gruppo. Lui e i suoi amici discutere del più e del meno ai tavoli di un bar o parlare dai microfoni di una radio privata.

SOGNI D’ORO (1981) Di e con Nanni Moretti, Piera Degli Esposti, Laura Morante Audio DD 2.0: Italiano Sottotitoli: Inglese, Italiano per non udenti Extra: Special sul film: Pubblico di merda, Trailer Cinematografico Originale Grazie al successo ottenuto con il suo secondo film, il giovane regista Michele Apicella è chiamato a partecipare a cineforum, dibattiti,

tavole rotonde, interviste televisive, per sentirsi dire quasi dovunque che si ripete, che distorce la realtà giovanile, che i suoi film non saranno mai capiti “da una casalinga di Treviso, da un pastore abruzzese, da un bracciante lucano”. Michele si difende gridando di essere l’unico, e il migliore, ma si sente bene soltanto a casa, dove può sfogarsi con la madre insegnante. Intanto prepara un altro film, “La mamma di Freud”….

PALOMBELLA ROSSA (1989) Di e con Nanni Moretti, Silvio Orlando, Mariella Valentini, Asia Argento, Audio DD 2.0: Italiano Sottotitoli: Inglese, Italiano per non udenti Extra: Intorno al film, L’ultimo campionato, Venezia 1989, La musica, Trailer cinematografico originale Michele Apicella, un deputato comunista trentacinquenne, giocatore di pallanuoto, sta at-

traversando una profonda crisi, sia per ciò che riguarda la sua fede politica che la sua stessa vita poichè ha perduto la memoria per un incidente e non si ricorda neppure chi è. Mentre gli altri non sembrano rendersi conto del suo stato, Michele partecipa ad una partita contro la squadra di Acireale, durante la quale, gli affiorano improvvisamente nella memoria i ricordi della sua vita passata.

IL PORTABORSE (1991) Di Daniele Luchetti Silvio Orlando, Nanni Moretti, Giulio Brogi, Anne Roussel, Angela Finocchiaro Audio DD 2.0: Italiano Sottotitoli: Inglese, Italiano per non udenti Luciano Sandulli è professore di lettere in un liceo del sud. Abita una vecchia casa dalla splendida architettura, ma in condizioni disastrose, perché vive di uno stipendio modesto. Arrotonda le poche en-

trate, accettando di scrivere libri, articoli e rubriche varie a nome di uno scrittore piuttosto noto, ma al momento in crisi. Forse proprio per la qualità non banale di quegli scritti, Sandulli viene scoperto dal Ministro Cesare Botero, che lo convoca e gli propone di trasferirsi a Roma: dovrà scrivere i discorsi e i vari interventi pubblici del Ministro e le sue dichiarazioni ai giornali e alle varie emittenti.

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Quattro pilastri della cinematografia morettiana per evidenziare ancora una volta il grande talento di questo regista e attore, diventato una delle icone del cinema italiano contemporaneo. Gli altri titoli diretti da Moretti seguiranno nei primi mesi del 2008.


L’eletto

Di Guillaume Nicloux con Monica Bellucci, Catherine Denevue, Moritz Bleibtreu Audio DD 5.1: Italiano, Francese Sottotitoli: Italiano non udenti, Inglese Extra:Interviste, Galleria Foto 01 Distribution - € 23,50

Liberamente tratto dal romanzo “Le Concile de pierre.”di Jean-Christophe Grangé, il film racconta la storia di una madre che agisce spinta unicamente dall’amore. A fare da contrappunto alla bellezza vulnerabile di Monica/Laura c’è il personaggio algido e glaciale di Sybille, interpretato dalla sempre affascinante Catherine Deneuve.

DVD

Hostel Part II

Di Eli Roth con Lauren German, Edwige Fenech, Ruggero Deodato, Luc Merenda, Heather Matarazzo, Bijou Phillips, Jay Hernandez Audio DD 5.1: Italiano, Inglese, Inglese per non vedenti Sottotitoli: Italiano, Inglese, Inglese per non udenti, Danese, Finlandese, Hindi, Norvegese, Svedese. Extra: Commenti del regista, del cast e dei cineasti, Dietro le quinte, Scene eliminate, Intervista radiofonica ad Eli Roth, Errori sul set Sony Pictures Home Entertainment - € 22,50

Tre giovani americane vengono invitate a trascorrere una vacanza in Slovacchia. Giunte nell’ostello in cui devono soggiornare si rendono conto però di essere finite nelle mani di un gruppo di sadici. Scopriranno presto che la loro crudeltà è pari solo alla loro fantasia nell’escogitare sempre nuove e terrificanti torture...

SiCKO

Di Michael Moore – Documentario Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano, Inglese Extra: Scene addizionali, La prima a Los Angeles, Video clip, Interviste, Trailer 01 Distribution - € 23,50

Sicko è un commovente ritratto del sistema sanitario statunitense raccontato dal punto di vista di alcune persone comuni, che si trovano ad affrontare delle sfide straordinarie e strazianti nella loro ricerca di un’assistenza medica di base. Il premio Oscar Michael Moore mostra come il sistema sanitario statunitense sia all’ultimo posto tra le nazioni sviluppate, nonostante abbia un costo per persona maggiore di ogni altro al mondo. Il regista cerca delle risposte in Canada, Gran Bretagna e Francia, dove tutti i cittadini ricevono un’assistenza medica gratuita. Alla fine, Moore riunisce un gruppo di eroi dell’11 settembre, degli addetti alle squadre di salvataggio che ora soffrono di malattie debilitanti e a cui sono state negate le cure mediche negli Stati Uniti. Lui li accompagna in un posto decisamente inatteso, in cui riceveranno le cure necessarie che non sonodisponibili nella nazione più ricca della Terra.

Shrek Terzo

Di Chris Miller, Raman Hui Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano, Inglese Extra: La guida di Shrek per essere dei buoni genitori, L’annuario del Liceo di Artie, Le scene eliminate, Il video musicale del ballo di Ciuchino, DreamWorks e i bambini: un sacco di giochi ispirati a Shrek, Shmash Ups: crea il tuo personale video di Shrek, La magica sfera di cristallo di Mago Merlino Paramount Home Entertainment - € 22

Quando suo suocero si ammala, Shrek intraprende una travolgente avventura con Ciuchino e il Gatto con gli Stivali per trovare il legittimo erede al trono. I personaggi più amati da grandi e piccini ritornano insieme a un Mago Merlino un pò confuso, un impacciato Artù, una scatenata banda di principesse e... a inattesi nuovi arrivi.

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LE BATTUTE di Boris Sollazzo

Matrimonio alle Bahamas

Lezioni di cioccolato

“Faccio un’inversione a U. Anzi, come dite voi a Roma, un’inversione aho!”

“L’Italia è un paese arretrato, solo chi va in tv ha rispetto”

“Perché è di Milano e fa il tassista a Roma?” “Facevo il militare qui e poi ho incontrato mia moglie alla parata” “Incontrato…scontrato! Mi ha messo sotto con il carro armato. Lo sbarco in Lombardia!”

“Sai che ho chiesto a Cecilia di uscire? Mi ha detto che si sposa a settembre” “Ma come, a me ha detto che è sposata e ha due figli” “A me invece ha detto che è lesbica”

“Non farmi restare così, sui carboidrati ardenti!” “I veri precari siamo proprio noi ladri” “Se devi arrestà qualcuno, arresta la caduta dei capelli. Se sulla tua testa ce passa un piccione, ce fa er nido” “Sò andato a comprà i regali!” “Se, a rubarli sei andato…” “Rubare? Mò coi prezzi che ce stanno, er ladro sò io? La verità è che il mago (Solange) ce l’ha con me perché gli è morto il parrucchiere”

“Se dall’Egitto venite qui in Italia, neanche lì ve la passate tanto bene” “Proverbio dice: cammello non parla di neve” “Tu dici che ci provi con tutte, perché con me no?” “Perché tu ci staresti” “E la prospettiva è così desolante?” “Venire a letto con me è desolante. E parlo di quando sto in forma”

Across the universe

“Oscar ha rimesso la testa a posto” “Perché aveva rubato anche quella?”

“Vieni dall’Inghilterra? Ero di stanza lì, me la sono spassata” “Sì, lo so, penso di essere tuo figlio”

“In Italia si dice: donne e buoi, sono cazzi tuoi”

“Io non avrò figli, se ci pensi è puro narcisismo. Si fanno piccole copie carbone di se stessi per dire: Ha gli occhi di sua madre, la bocca di suo padre!”

“Cosa è venuto a fare alle Bahamas, se non la amas?” “Dopo tutto c’hai un bel fisico. Di che segno sei, dello scarabocchio?”

Milano - Palermo: il ritorno “Io ti conosco” “Pure io. Questa è la seconda scampagnata che se famo” “Cos’è questo?” “Gioco facile facile per Stefano, regalo di Nonno Turi” “Questa è una pistola, tiri il grilletto e bum, divento grande. Regalo di Mamma Rosaria. Gioco facile facile per Toni” “Il mio sangue per il suo, per me vivere o morire è lo stesso dolore” “E che sei un poeta, un eroe? Sei solo uno sbirro”

“E’ quello che fai che determina quello che sei” “No, è quello che sei che determina quello che fai, ho ragione Jude?” “Mmm…diciamo che non è importante quello che fai ma il modo in cui lo fai?” “Cosa farai quando lascerai gli studi?” “Quello che fa ogni irresponsabile che lascia gli studi: andare a New York. Qui la cosa più eccitante è stata l’automazione del bowling! Pensa al Village: ottima musica, orge…” “Siete tutti pulitini… ma di quelli che potrebbero ammazzare la nonna a martellate” “Avete memoria per i visi?” “Sì, certo” “Bene, perché in bagno non c’è lo specchio” “Motivi per non buttarti nelle braccia dell’esercito?” “Sono un omosessuale travestito pacifista con una macchia nei


DEL MESE polmoni” “Basta che non hai i piedi piatti. Arruolato” “Che alternative hai se non parti?” “Il Canada o la prigione, e mi fanno schifo entrambe” “Montreal è forte!” “Ma parlano francese” “Allora impara il francese o muori” “Non sembri troppo sballato” “Sì, infatti, dal collo in giù funziona tutto”

Factory Girl “Insomma, la gente dice che Warhol è un freak senza talento” “Beh, sta cambiando il modo in cui guardiamo il mondo, no?” “Andy, nei tuoi film cosa speri di ottenere?” “Cerchiamo solo di essere pessimi, ma facendolo bene” “Andy, alcuni dicono che il tuo lavoro è solo pornografia” “Ah, si. Non è pazzesco?” “Farò un intero libro sui piselli” “Il suo ultimo libro si chiamava “Cicatrici”. Ma “Cazzi” suona molto meglio, non ti pare?” “Questo qui è il mio” “Magari possiamo beccare il Presidente. Eh?” “Il “glande” di un grande! Brigid, devi chiamare tuo padre” “Non ne posso più. Voglio morire” “Perché vuoi morire?” “Perché non mi fanno più credito da Bonwit Teller. Perché ho appena rubato trenta dollari di mutande da Bergdorf e credo che lo farò di nuovo” “Io sono un’attaccabrighe. Un teppista. Un vero figlio di puttana. Perciò se ti crea un problema, tanto io lo ficco dove posso, che ti piaccia o no”

Boygirl- questioni di sesso

“Sul serio?” “Si, mi sembrerebbe di farlo con James Bond!” “Beh, tu mi conosci, piccola, io sono il tuo 009 e mezzo, con la licenza di trivellare, tienti forte baby!”

Irina Palm “Qui la parola ‘hostess’ è un eufemismo. Sai che cos’è un eufemismo?” “No” “Neanch’io lo sapevo. Me l’ha spiegato il mio avvocato. E’ quando usi una parola per un’altra. Per esempio qui ‘hostess’ vuol dire puttana. Che tipo di hostess sei? Regolare, perversa, piccoli trucchetti speciali?” “Siediti. La prima volta è sempre la più imbarazzante. Dopo di che fai seghe a tutta l’Inghilterra. Dammi la tua mano” “Miki dice che sono la miglior mano destra di Londra” “Miki...?” “Il manager” “A Soho?” “Sexy World. Io sono Irina Palm. Sono la migliore”

Leoni per agnelli “L’unica cosa buona del giorno è che la sera finisce” “Lei è qui perché mi ha definito il futuro del mio partito” “L’ho fatto otto anni fa” “Le sono comunque grato” “Visto com’è andata è sicuro che le abbia fatto un favore?” “Mi concede un’ora intera di faccia a faccia? Allora siete disperati” “No, siamo determinati” “Dobbiamo accelerare l’offensiva. Come diceva Von Clausewitz: mai combattere un nemico troppo a lungo, si adeguerà alle tue tattiche” “Sunniti e sciiti si fanno la guerra da 1300 anni e ora fanno la pace solo per uccidere gli americani? Questa è la vera notizia!”

“Ecco la specialita’ della casa! Le ho chiamate uova fritte, fatte al chi se ne fotte” “Spesso l’alta cucina deve tutto alla presentazione, non trovi?”

“I professori non sono altro che venditori” “E lei cosa sta vendendo?” “Te. A te stesso”

“Ho gia’ trovato un vestito da turbina per il ballo. Un misto di aristofreak sballato di Beyonce’, piu’ l’individualita’ antidepry di Gwen Stefani, con uno spruzzo di stilish troiagerie’ dell’’Aguilera. Tutto il mio look e’ very Madonna, prima che invecchiasse naturalmente”

“Mai visti leoni di tal fatta comandati da agnelli”

“Io confesso che vederti addosso lo smoking mi fa sentire così eccitata. Perche’ non lo facciamo all’aperto tesoro?”

“Dopo l’11 settembre tutto il mondo era con noi. Dopo sei anni, non è mai stato così scomodo essere americani” “Il brutto dell’essere adulti e che lo diventi senza accorgertene, e nel frattempo hai preso decine di decisione. Sei un uomo, ora, e sei solo”


Per Boldi è già Natale C

Foto di Giambalvo & Napolitano

ipollino travolge il box office, dimostrando contro tutti i pronostici che lo davano per spacciato senza De Sica, di non essere da meno a nessuno. La sera del 15 novembre si è svolta al cinema Adriano l’anteprima V.I.P. di Matrimonio alle Bahamas distribuito da Medusa. La pioggia non è riuscita a fermare l’entusiasmo di tutto il cast del film da Massimo Boldi a Lucrezia Piaggio accompagnata dal’ ‘bellissimo’ Donald French. Presenti anche Claudio Risi, il regista del film, e il fratello Marco. Supergettonate come al solito Victoria Silvstedt e Linda Batista che hanno catturato gli obiettivi dei fotografi con due stereotipi di bellezza differenti ma entrambi travolgenti. Non poteva mancare Enzo Salvi, l’in-

guaribile Cipolla, e Loredana De Nardis. Matrimonio alle Bahamas è stato applaudito anche da un parterre di personaggi del mondo della tv, tra cui la bella Lorena Bianchetti e Solange, Barbara De Rossi accompagnata dalla figlia Martina e dal marito BranKo. Matrimonio alle Bahamas ha esordito nelle sale il 16 novembre con incassi a dir poco natalizi: 3 milioni di euro nel primo weekend. Massimo Boldi

Marco e Claudio Risi

Lorena Bianchetti

Victoria Silvstedt

Donald French

Massimo Boldi Lucrezia Piaggio Raffaello Balzo


Un western italiano contro la mafia

Foto di Giambalvo & Napolitano

G

iovedì 22 novembre grande anteprima ad inviti per salutare l’arrivo nelle sale di Milano Palermo - il ritorno, seguito di Milano Palermo - solo andata, entrambi diretti da Claudio Fragasso e quest’ultimo grande successo del 1995. Piazza della Repubblica a Roma e il cinema Warner Village Moderno erano stati addobbati a tema del film. Presente buona parte del cast a cominciare da Raoul Bova accompagnato dalla moglie Chiara Giordano, Giancarlo Giannini e Romina Mondello, Simone Corrente insieme all’attrice Giulia Bevilacqua, Enrico Lo Verso, Luigi Maria Burruano e la fidanzata. Il film è uscito nelle sale il 23 novembre, distribuito dalla Walt Disney Studios Motion Pictures Italia. Tantissimi gli invitati alla prima, tra i quali segnaliamo: Franco Califano, l’allenatore della Roma Luciano Spalletti e sua moglie, il calciatore della Roma Rodrigo Taddei, l’attore Enzo Salvi, Tony Sperandeo con la figlia, Raffaello Balzo e la fidanzata Klizia, una super in forma Rita Rusic, Max Biaggi, Massimo Bonetti.

Giulia Bevilacqua e Simone Corrente

Raoul Bova e Chiara Giordano

Giancarlo Giannini e Romina Mondello



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