Primissima Cinema - Maggio 2008

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MAGGIO

LE TRAME E LE IMMAGINI DI TUTTI I FILM

5

rivista programma dei cinema

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n째

Toni Servillo Il Divo di Cannes

sex and the city

Speed Racer

gomorra

Sangue pazzo

interviste: Matteo Garrone, Toni Servillo



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speciale festival di cannes 2008

INTERVISTE

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il TRENO PER IL DARJEELING

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Gomorra

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Iron Man

26

Certamente, forse

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Fireflies In The Garden rise - LA SETTA DELLE TENEBRE

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be kind rewind - l'acchiappafilm

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il divo

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Sangue pazzo

10

caccia spietata Carnera - The Walking Mountain slipstream la masai bianca SOLO UN BACIO... PER FAVORE

12

Notte Brava a Las Vegas

14

Speed Race

16

mongol

18

36 alla scoperta di charlie Superhero movie Underdog Storia di un vero supereroe In Bruges - La coscienza dell'assassino

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charlie bartlett

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Ultimi della classe

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sex and the city

22

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rivista programmma dei cinema • anno 19 n.5 - maggio 2008

Editore

primissima srl

via Lorenzo il Magnifico 50, 00162 Roma tel. +39 0645437670 • +39 0645437693 • fax +39 0697603680 primissima@primissima.it

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RUBRICHE 48 50 54

Dvd del mese gli altri dvd anteprimissime

8 Foto di copertina di marco caselli

Free magazine nato il 1 giugno 1990 distribuito gratuitamente nelle sale cinematografiche italiane Direttore responsabile Grafici PATRIZIA MORFù patrizia.morfu@primissima.it piero cinelli LUCA FODDIS luca.foddis@primissima.it hanno collaborato a questo numero Direttore editoriale

Paolo Sivori

Matteo Garrone Toni Servillo

La notte dei girasoli Once THE HITCHER Tropa de Elite Che la fine abbia inizio: l’ultimo giorno di scuola, il primo incontro con la morte

20

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42 44

nicoletta gemmi, MARCO SPAGNOLI, boris sollazzo, pierpaolo festa, LIVIA SAMBROTTA

30 pubblicità intermedia via Giano Parrasio 23 - 00152 Roma tel +39 06.5899247/4534 fax +39 06.5819897

Calendario a cura di nicoletta gemmi stampa PFG Grafiche • Ariccia (RM) distribuzione nazionale CTE Reg. Trib. Roma n. 73/90 del 1/2/1990 P.Iva/C.F. 05904851002

LA RIVISTA IN ESCLUSIVA NELLE SALE ASSOCIATE ANEC


PRossimamente

A

nnata eccellente per l’Italia al 61° Festival di Cannes (14-25 maggio): tre pellicole in front line: Gomorra di Garrone e Il Divo di Sorrentino in concorso, fuori competizione Sangue pazzo di Giordana. Inoltre alla Quinzaine Il Resto della Notte di Munzi. Protagonista delle due pellicole in concorso, l’attore feticcio Toni Servillo, colui che indubbiamente rappresenta meglio di chiunque altro l’Italia di oggi. Due storie emblematiche della vita politica e sociale del nostro Paese. Dell’Italia cinica e gattopardesca, fedele al potere nei secoli, a qualsiasi prezzo. Ne Il Divo di Paolo Sorrentino, per la terza volta in concorso a Cannes, Servillo interpreta uno dei personaggi più autorevoli e controversi della scena politica degli ultimi decenni, il senatore a vita Giulio Andreotti, mentre in Gomorra di Matteo Garrone interpreta un affiliato alla camorra. Fuori concorso, nella sezione Seance speciale, ci sarà Sangue pazzo di Marco Tullio Giordana, interpretato da Monica Bellucci e Luca Zingaretti nei ruoli della coppia Ferida-Valenti, due star del cinema fascista, fucilate dalla Resistenza. Alla Quinzaine il nuovo film, dopo Saimir, di Francesco Munzi: Il Resto della Notte, interpretato da Sandra Ceccarelli, Aurélien Recoing, Stefano Cassetti, una storia ambientata a Torino in cui convivono diversità, emarginazione e male di vivere. Sorrentino e Garrone dovran-

no vedersela in concorso con mostri sacri del livello di Clint Eastwood, Steven Soderbergh, Charlie Kaufman, oltre a Wim Wenders con Palermo Shooting con la nostra Giovanna Mezzogiorno, i fratelli belgi Dardenne con Le silence de Lorna, i francesi Arnaud Desplechin con Un conte de Noel, Philippe Garrel (La frontiere de l’ aube), gli argentini Lucrecia Martel (La femme sans tete) e Pablo Trapero (Leonera); l’israeliano Ari Folman (Waltz with Bashir), il canadese Atom Egoyan (Adoration) etc. Snella e prestigiosa la presenza americana in concorso, con tre (quattro?) pellicole: The Changeling di Eastwood, un noir su un rapimento ambientato nel 1920; Synechdoche, New York, esordio alla regia dello sceneggiatore Charlie Kaufman, e la doppia pellicola di circa quattro ore (che verrà distribuita in due film) The Argentine & Guerrilla di Steven Soderbergh, un biopic sul mitico personaggio di Che Guevara, interpretato da Benicio Del Toro. Massiccia e mainstream invece la presenza fuori concorso, a cominciare dall’attesissimo quarto capitolo della saga Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo, che porterà a Cannes il super cast: Spielberg, Lucas, Ford etc., il nuovo Woody Allen ‘spagnolo’ (Vicky Cristina Barcelona), con Scarlet Johansson e Penelope Cruz, ed il nuovo mega-cartone 3D della Dreamworks Kung Fu Panda. Solo due titoli asiatici: il cinese 24 City di Jia Zhangke, e My Magic di Eric Khoo (Singapore), più nutrita la presenza sudamericana: torna Walter Salles con Linha de passe, un road movie ambientato nelle periferie di Sao Paulo, ed inoltre due titoli dall’Argentina: La Mujer Sin Cabeza di Lucrecia Martel e Leonera di Pablo Trapero. La giuria internazionale, di cui fa parte l’attore-regista Sergio Castellitto, è presieduta dall’attore-regista americano Sean Penn.

Servillo alla conqui


Concorso

24 City (Jia Zhang Ke, Cina) Adoration (Atom Egoyan, Canada) Delta (Kornel Mundruczo, Ungheria) Gomorra (Matteo Garrone, IT) Il Divo (Paolo Sorrentino, IT) La Femme sans tête (Lucrecia Martel, Argentina) La Frontière de l’aube (Louis Garrel, Francia) Le Che (1ère partie : Argentine) (Steven Soderbergh, Usa) Le Silence de Lorna (Jean-Pierre Dardenne, Luc Dardenne, Belgio) Leonera (Pablo Trapero, Argentina)

Linha de Passe (Walter Salles, Daniela Thomas, Brasile) My Magic (Eric Khoo, Singapore) Serbis (Brillante Mendoza, Synecdoque (Charlie Kaufman, Usa) The Changeling (Clint Eastwood, Usa) The Palermo Shooting (Wim Wenders, Germania) Un conte de Noël (Arnaud Desplechin, Francia) Waltz with Bashir (Ari Folman, Israele) Uc maymun (Nuri Bilge Ceylan, Turchia)

Fuori concorso

C’est dur d’être aimé par des cons (Daniel Leconte, Francia) Indiana Jones e il Regno del Teschio di Cristallo

(Steven Spielberg, Usa) Kung Fu Panda (Mark Osborne, John Stevenson, Usa) Le Bon, la Brute et le Cinglé (Kim Jee-Woon, Sud Corea) Les Cendres du temps (Wong Kar-Wai, Cina) Maradona (Emir Kusturica, Serbia) Of Time and the City (Terence Davies, UK) Roman Polanski: Wanted and Desired (Marina Zenovich, Usa) Sangue Pazzo (Marco Tullio Giordana, IT) Surveillance (Jennifer Chambers Lynch, Usa) The Chaser (Jin-ah Hong, Sud Corea) Vicky Cristina Barcelona (Woody Allen, Usa) What just happened? (Barry Levinson, Usa)

ista di Cannes


1/2 maggio il TRENO PER IL DARJEELING (The Darjeeling Limited, Usa, 2007) Regia di Wes Anderson con Owen Wilson, Adrien Brody, Jason Schwartzman 91’, 20th Century Fox, commedia Dal regista culto di I Tenenbaum, un’altra psicadelica avventura di tre fratelli in viaggio in treno in India. Scritto da Anderson a Parigi coi cugini Roman Coppola e Jason Schwartzman, il film mescola la follia beatlesiana di Tutti per uno con un omaggio al maestro indiano Satyajit Ray, confermando l’eccentricità allegramente dissociata dell’autore. Alla morte del padre, tre fratelli che non si parlano da tempo, decidono di partire insieme in un viaggio in treno attraverso l’India, per ridiventare fratelli, come una volta. Il loro viaggio spirituale ben presto deraglia. Lasciandoli in mezzo al deserto con un mare di bagagli.

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1 maggio

Iron Man inaugura una nuova generazione di supereroi. Uomini che hanno ricevuto grandi poteri a rischio della loro stessa vita e che hanno scoperto che la loro salvezza passa solo attraverso la salvezza degli altri. Che oltre a grandi muscoli devono possedere un grande cuore.

Iron Man


M

iliardario, donnaiolo, alcolista, l’industriale Tony Stark (Robert Downey Jr.) è un importante costruttore d’armi. E’ uno dei principali fornitori di armi high tech dell’esercito degli Stati Uniti. Quando un gruppo di terroristi lo sequestra in Afghanistan, in seguito allo scoppio di una granata che lo ferisce gravemente, Stark viene obbligato dai suoi rapitori a costruire un missile nucleare. Ma il geniale inventore costruisce invece una super armatura a prova di proiettile e capace di volare, con cui riesce a scappare. Scampato alla morte e tornato finalmente a casa, comprendendo la potenza di questa sua invenzione, decide di perfezionarla e di utilizzarla per difendere gli innocenti, trasformandosi in Iron Man.

Una trasformazione radicale quella di Stark: da uomo arrogante, egoista, mercante d’armi attratto dal lato oscuro, adesso decide di dedicare la propria vita a combattere il male. Avrà la sua prima grande occasione affrontando Iron Monger (Jeff Bridges), alias Obadiah Stane, un tempo mentore di Stark e ora suo acerrimo rivale. Al suo fianco la bella assistente Virginia Potts (Gwyneth Paltrow) e Jim Rhodes (Terrence Howard), pezzo grosso dell’esercito e grande amico del nostro eroe. Politica e fumetti? Il connubbio, nel caso di Iron Man - come di moltissimi personaggi Marvel -, nasce dalla matita di Stan Lee che, nel 1963, crea questo personaggio, nato in piena Guerra Fredda e ferocemente anti-sovietico. Ora sono passati molti anni e il regista Jon Favreau afferma: “Abbiamo spostato l’azione dal Vietnam all’Afghanistan perché il nostro Iron Man è un personaggio assolutamente contemporaneo. Non potevamo vincolarlo a un’epoca oramai conclusa”. Ed il protagonista Robert Downey Jr. precisa: “Quella di Stan Lee è stata una vera e propria sfida: creare sullo sfondo della guerra fredda il personaggio di un mercante d’armi miliardario, donnaiolo, inquieto. Noi abbiamo

dato minore importanza al messaggio politico, senza rinunciare alla metafora consumistica e di sfruttamento della società in cui viviamo”. Decisamente innovativa la scelta di Robert Downey Jr. per il ruolo di Stark/Iron Man. Ma rientra a pieno titolo nella nuova strategia della Marvel, che debutta nella produzione con questo film (186 milioni di dollari di budget) con l’obiettivo di raccontare i supereroi in modo diverso, più vicino alla realtà, adottando uno stile controcorrente davanti e dietro la macchina da presa. Grandissimo fan dei fumetti della serie, Robert Downey Jr. ha messo anima e corpo nel progetto. Per prepararsi al ruolo, l’attore ha passato cinque giorni alla settimana ad allenarsi e praticare arti marziali. Dopo le riprese ha lavorato per ben otto mesi alla motion-capture per donare ad Iron Man i movimenti più realistici possibili.

Iron Man (Usa, 2008) Regia di Jon Favreau con Robert Downey Jr., Terrence Howard, Gwyneth Paltrow, Jeff Bridges, 125’, Paramount Pictures, Azione


9 maggio caccia spietata slipstream

nella mente oscura di H (Slipstream, Usa, 2007) Regia di Anthony Hopkins con Anthony Hopkins, Stella Arroyave, Christian Slater, John Turturro, Lisa Pepper, Micheal Clarke Duncan 96’, Delta Pictures, drammatico/fantasy (Seraphim Falls, Usa, 2006) Regia di David Von Ancken con Liam Neeson, Pierce Brosnan, Michael Wincott, Anjelica Huston 115’, Eagle Pictures, drammatico/ guerra La guerra civile è ormai giunta alla fine, ma il Colonnello Morsman Carver (Neeson) ha un’ultima missione del tutto personale da compiere: scovare e uccidere Gideon

(Brosnan), a qualsiasi costo. Questa inesorabile caccia spingerà i due avversari attraverso le montagne rocciose, sempre più lontano dalle sicurezze della civiltà e nei meandri più oscuri della propria anima. Passato al Festival di Toronto del 2007, Caccia spietata è un film d’azione e di tensione psicologica, dialoghi all’osso e splendidi ambienti naturali, che racconta un epico inseguimento e una battaglia all’ultimo sangue.

Carnera - The Walking Mountain

(Italia, 2008) Regia di Renzo Martinelli con Andrea Iaia, Anna Valle, F. Murray Abraham, Antonio Cupo 123’, Medusa, biografico

Il mito di Carnera, primo italiano ad avere vinto il titolo dei pesi massimi e soprannominato ‘la montagna che cammina’, rivive nel film di Martinelli interpretato dall’atleta Andrea Iaia, due metri e cinque cm. di altezza. Il film ricostruisce la sua esaltante carriera, agli albori del pugilato, a partire dagli inizi a Parigi nel 1928, fino alla sconfitta del 1934 per mano di Max Baer, l’avversario che gli strappò il titolo, ripercorrendo anche la sua vita privata fino alla sua morte, avvenuta nel 1967 a Sequals (vicino a Pordenone), il paese dove era nato.

SOLO UN BACIO... PER FAVORE (Un Baiser s’il Vous Plaît, Francia, 2007) Regia di Emmanuel Mouret con Virginie Ledoyen, Stefano Accorsi, Emmanuel Mouret, Julie Gayet, Michael Cohen 97’, Officine Ubu, commedia Quando Gabriel e Emilie si incontrano, per puro caso, non immaginano che quello sarà l’inizio di una lunga storia. Con una serie di scuse banali Gabriel convince Emilie a passare la serata insieme e quando le chiede un bacio, lei lo rifiuta. Per spiegare i motivi del suo ‘no’ Emilie comincia a raccontare la storia dei

suoi amici Nicolas e Judith e di quello che ha comportato il loro primo, innocente bacio. Una reazione a catena con conseguenze imprevedibili. Nessun bacio è innocente. Una lieve e delicata commedia, molto francese, sulle conseguenze di un bacio.

Scritto, diretto, prodotto e interpretato dal Premio Oscar Anthony Hopkins, che lo ha presentato l’anno scorso al Sundance come “un piccolo gioco”, molto intrigante, e sperimentale, per un divo di 69 anni, aggiungiamo noi. Un racconto surreale e onirico che oltrepassa i confini tra il reale e l’immaginario. Felix Bonhoeffer (Hopkins), è uno sceneggiatore, la cui esistenza si complica quando i personaggi che lui stesso ha creato cominciano ad apparire nel suo mondo reale e ad interagire nella sua stessa vita. “La vita - ha affermato Hopkins - ha una dimensione così illusoria e onirica, che credo che tutto sia un sogno, un sogno dentro un sogno”.

la masai bianca

(Die weisse Massai, Germania, 2005) Regia di Hermine Huntgeburth con Nina Hoss, Jacky Ido, Katja Flint, Antonio Prester, Janek Rieke 131’, Filmauro, biografico/drammatico Carola Lehmann è una giovane donna con una famiglia, una boutique avviata, dei progetti e un fidanzato. Con lui decide di trascorrere una vacanza in Kenya. Ma l’incontro con Lemalian, un guerriero samburu, cambierà la sua vita per sempre. I due non hanno nulla in comune, si capiscono a stento. Eppure, senza esitare, Carola abbandona tutto e si trasferisce nella savana, per una esperienza durissima ed entusiasmante, che durerà quattro anni. Fino a quando le enormi barriere culturali avranno la meglio, e la donna deciderà di tornare nella natia Svizzera con Napirai, la figlia che ha avuto da Lemalian. Tratto dal romanzo autobiografico di Corinne Hoffmann, che ha venduto circa 4 milioni di copie.


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9 m a gg i o

Dopo una notte di bagordi un uomo ed una donna si svegliano nello stesso letto con la fede al dito. E con un jack pot di 3 milioni di dollari. Chi riuscirà a portarsi a casa il malloppo?

J

oy (Cameron Diaz) e Jack (Ashton Kutcher) non si conoscono. In comune hanno la città di provenienza, New York, e l’essere a Las Vegas per qualche giorno per rilassarsi e consolarsi, dato che entrambi sono stati scaricati. Lei, dal fidanzato, e lui, economicamente, dal padre. Entrambi giovani e carini i due fanno immediatamente amicizia al tavolo da gioco e, da quel momento, la serata diventa una vera e propria notte sfrenata. Il mattino seguente i due si svegliano nella stessa suite e soprattutto nello stesso letto matrimoniale, ma le sorprese non sono finite. Quello che li unisce veramente è una fede al dito, dato che tra i bagordi c’è finito pure un matrimonio. E se è vero che ‘quello che succede a Las Vegas resta a Las Vegas’, anche un matrimonio sbrigativo, potrebbe essere risolto con un frettoloso divorzio. Se non fosse che, a

complicare le cose, ci si mette una slot machine che imprevedibilmente regala a Jack un assegno di 3 milioni di dollari, grazie a Joy che gli ha prestato la moneta vincente. Tornati a New York, i due just married si presentano in un’aula di tribunale per ottenere il divorzio e la ripartizione della vincita, cui nessuno di loro vuole rinunciare. Ma un giudice implacabile intuisce che dietro al disprezzo che i due manifestano reciprocamente potrebbe nascondersi qualcosa di diverso. E li condanna a sei mesi di ‘duro matrimonio’. Poi si vedrà. Larger than life, ha detto la sceneggiatrice del film Dana Fox (che ha scritto anche The Wedding Date), ovvero quando la verità supera la fantasia. Anche Notte brava a Las Vegas prende spunto dalla cronaca, visto che i ma-

Notte brava a


trimoni ad alto tasso alcolico a Las Vegas sono piuttosto frequenti (vedi ad esempio Britney Spears), per virare su una situazione altrettanto paradossale, alla Guerra dei Roses, dove i due più o meno involontari sposini cercano di eliminarsi nei modi più incredibili per non spartire la favolosa vincita. Il tutto raccontato in chiave di commedia scoppiettante, e, sotto sotto, romantica, visto che la bizzarra relazione non può, a norma di tribunale, considerarsi finita. Riusciranno Joy e Jack a superare le resistenze personali e la reciproca avversione e fare quanto è umanamente possibile per far funzionare una coppia? Una delle sfide più difficili del nostro tempo.

Notte brava a Las Vegas (What Happens in Vegas..., Usa, 2008) Regia di Tom Vaughan con Cameron Diaz, Ashton Kutcher, Lake Bell, Queen Latifah 100’, 20th Century Fox, commedia romantica

Las Vegas


9 m a gg i o Dimenticatevi le cupe atmosfere esistenzialiste di Matrix o le angoscianti metafore politiche di V per Vendetta. Con Speed Racer i fratelli Wachowski si ispirano all’animazione giapponese tra colori abbaglianti, corse mozzafiato ed emozioni da montagne russe.

S

peed Racer (Hirsch) è un giovane pilota di auto. Le corse le ha nel sangue, dato che tutta la sua famiglia, a cominciare dal padre Pops (John Goodman), dalla madre (Susan Sarandon) e dalla fidanzata (Christina Ricci), si occupano da sempre di corse automobilistiche. Il suo grande rivale è Racer X (Matthew Fox), il pilota mascherato, ma la sua vera competizione è con la memoria di suo fratello, il grande campione Rex Racer, la cui morte in pista gli ha lasciato una leggenda difficile da dimenticare. L’auto che Speed guida è la Mach 5, potentissima vettura costruita dal padre e ricca di gadget elettronici attivati da sette pulsanti posti sul volante. Leale con la propria famiglia e temerario con i suoi rivali, Speed rifiuta sdegnosamente la ricchissima proposta di Arnold Royalton (Roger Allam), manager senza scrupoli delle potentissime Royalton Industries, che senza mezzi termini gli rivela come le corse più importanti siano manipolate dai maggiori gruppi automobilistici, con la complicità dei piloti. Speed rifiuta di farsi comprare, scatenando le ire di Royalton, che lo minaccia che da quel momento sarà molto difficile per lui portare a termine la corsa. Speed non ha altra scelta, per salvare non solo la sua reputazione ma anche l'attività di tutta la famiglia, deve battere Royalton in pista. Un aiuto insperato gli viene dal suo ex rivale Racer X, e la prossima gara, determinante per tutti, è proprio quella nominata ‘Il Crogiolo’, un rally massacrante e pieno di insidie, ma soprattutto la gara durante la quale, anni prima, suo fratello perse la vita. Da sempre cinema mutante, quello dei fratelli Wachowski, cinema d’azione spettacolare, slegato dalle leggi della fisica, condito di idealismo e di un pizzico di anarchia. Adesso

firmano un live action ispirato all’animazione giapponese e in particolare a Mach Go Go Go, popolarissima ed innovativa serie degli anni ‘60 creata da Tatsuo Yoshida e trasmessa in Italia come Superauto Mach 5. Un film di intrattenimento per famiglie, rivisitato in computer grafica per realizzare un'opera che prima di tutto vuole essere un’esperienza visiva e sensoriale: colori saturi, al limite del fosforescente, fanno da sfondo a questa ambientazione tra il surreale e il fantascientifico. Grazie soprattutto al lavoro del direttore della fotografia David Tattersall che ha elaborato i valori cromatici ispirandosi alla grafica psichedelica degli anni Sessanta, alla sensibilità pop di Andy Wahrol e alle suggestioni urbane di Blade Runner. Oltre agli incredibili effetti visivi curati da John Gaeta, lo stesso della trilogia di Matrix. Gaeta ha utilizzato gli ultimi ritrovati del ‘green screen’ che permette di integrare attori in carne ed ossa con ambienti ricreati in computer grafica. Anche il cast è di prim’ordine: Speed è Emile Hirsh (Into the Wild), i suoi genitori sono Susan Sarandon e John Goodman, la fidanzata Trixie è Christina Ricci e il suo ‘nemico’ Racer X, che diventerà il suo miglior alleato, è Matthew Fox.

Speed Racer (Usa, 2008) Regia di Andy Wachowski, Larry Wachowski con Emile Hirsch, Christina Ricci, Susan Sarandon, Matthew Fox, John Goodman Warner Bros., azione

Speed Racer


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9 maggio Nominato all’Oscar come migliore produzione straniera e presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma, il film diretto da Sergei Bodrov, regista russo già nominato dall’Academy per Il prigioniero del Caucaso, inserisce in uno spettacolare scenario epico-storico il ritratto privato di Genghis Khan.

L

a vita di Temudjin, il futuro Genghis Khan, ci viene raccontata da quando a nove anni attraversa la steppa mongola col padre, sovrano di una tribù in missione di pace, e per la prima volta vede Borte, l’amata a cui sarà fedele per tutta la vita. Coppia lungamente separata da tragiche circostanze - il padre verrà ucciso, Temudjin finirà schiavo e poi cercherà la vendetta nei confronti della tribù nemica dei Merkits, mentre Borte, strappata a forza da lui, si ritroverà concubina di un mercante cinese. La coppia si ricongiungerà solo dopo mille avventure e finalmente il protagonista sarà eletto Khan, ovvero sovrano, di tutti i Mongoli.

Sergei Bodrov anziché raccontare la sua grandezza imperiale preferisce seguire la vita di Temudjin (nato nel 1162) a cominciare dalla sua difficile infanzia, fino alla battaglia che segnerà il suo destino, proprio per realizzare un ritratto complesso e veritiero dell’uomo. In particolare mettendo in evidenza il fondamento su cui poggiava gran parte della sua forza: il rapporto con la moglie Borte, grande amore della sua vita e sua più fidata consigliera. “I russi hanno vissuto sotto la dominazione mongola per oltre 200 anni, ha dichiarato Bodrov, nei nostri testi di storia, Genghis Khan veniva raffigurato come un mostro. Quei libri erano il prodotto dei tempi, certo, e le descrizioni erano decisamente rozze e semplicistiche.

Mongol


Con questo film ho voluto rendere omaggio ad un grande uomo, non sempre raccontato correttamente”. Nei panni del grande condottiero c’è l’attore giapponese Tadanobu Asano, già antagonista di Takeshi Kitano in Zatoichi. Inoltre, il film, è stato interamente girato nei luoghi che hanno dato i natali a Khan, fra la Mongolia e il Kazakistan.

Mongol (Russia, 2007) Regia di Sergei Bodrov con Tadanobu Asano, Khulan Chuluun, Aliya, Tegen Ao, Bayertsetseg Erdenebat 120’, Bim, storico

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16 maggio alla scoperta di charlie (King of California, Usa, 2007) Regia di Mike Cahill con Michael Douglas, Evan Rachel Wood, Allisyn Ashley Arm, Greg Davis Jr. 93’, Moviemax, commedia Michael Douglas e Evan Rachel Wood in una divertente variazione sul tema della ‘strana coppia’ padre-figlia. Miranda (Wood) ha 16 anni e deve badare a se stessa. Abbandonata dalla madre, lasciati gli studi e con un padre (Douglas) ricoverato in un ospedale psichiatrico, la ragazza sbarca il lunario lavorando in un fast food. Fino a quando il padre, maniaco depressivo, esce dalla clinica e va a vivere con lei. Da quel

Superhero movie (Usa, 2008) Regia di Craig Mazin con Leslie Nielsen, Drake Bell, Pamela Anderson, Sara Paxton 85’, Medusa, commedia demenziale Dopo quelle dei film catastrofici, epici, sentimentali, non poteva mancare la parodia dei supereroi. Spider-Man, X-Man, I Fantastici 4, passati nel tritatutto di Robert K. Weiss e David Zucker, i due (ir)responsabili autori di Una pallottola spuntata e Scary Movie. Il giovane adolescente Rick Riker dopo essere stato morso da una libellula, sviluppa dei superpoteri che lo trasformano in Dragonfly. Il suo acerrimo avversario sarà il perfido Lou Landers alias The Hourglass, un miliardario che per diventare immortale ruba di nascosto la forza alle persone. Nonostante una tuta molto scomoda, riuscirà Dragonfly a sconfiggere il nemico e salvare i nostri destini e soprattutto quello della bionda vicina di casa?

momento niente sarà più come prima anche perché l’uomo, appassionato di vecchie mappe e documenti, è convinto che da qualche parte, nella zona dove si trovano, sia sepolto il tesoro dell’esploratore spagnolo Juan Florismarte Garcés e coinvolge la figlia in un’assurda caccia al tesoro.

Underdog

Storia di un vero supereroe (Underdog, Usa, 2007) Regia di Frederik Du Chau con Ezra Buzzington, Peter Dinklage, James Belushi 84’, 84’, Walt Disney, commedia Il supereroe canino con il talento per le rime torna in una nuova versione live-action di una serie animata della tv Usa degli anni sessanta. Avrebbe potuto chiamarsi Superdog, se il nostro supereroe a quattro zampe, acerrimo nemico dei malvagi, non avesse scelto l’anonimato. Usato come cavia da un cattivissimo scienziato, un simpatico beagle si ritrova dotato di super-poteri: può parlare, volare ed ha una forza incredibile. Condividerà il suo segreto con Jack, un ragazzo che ha scelto come suo padrone, e dopo essersi vendicato dell’uomo che lo ha geneticamente modificato, metterà i suoi superpoteri a disposizione dell’umanità.



16 maggio

In Bruges

La coscienza dell'assassino La fuga forzata di due assassini irlandesi in Belgio si tinge di commedia nera, raccontando tragicomicamente un percorso di impossibile redenzione. Quanto vale l’anima di un assassino?

R

ay (Farrell) e Ken (Gleeson) fanno un mestiere decisamente infame: sono due assassini su commissione. Ray ha appena portato a termine, malamente, il suo primo incarico. Ma oltre al prete che gli era stato indicato, ha fatto fuori anche un ragazzino che stava pregando. Ray non sembra prendersela più di tanto, ma il loro capo Harry (Ralph Fiennes) decide di far cambiare aria ai due killer, finché le acque non si calmano. Una vacanza forzata di due settimane a Bruges, un posto dove a nessuno verrebbe in mente di andarli a cercare, una cittadina belga dal fascino medievale, in cui Ray non vorrebbe passare nemmeno due ore. Inizialmente scontroso, il rapporto tra i due si andrà ben presto a delineare quasi come quello tra padre e figlio… finché Ken non riceve un ordine molto preciso. Diretto da Martin McDonagh (Premio Oscar per il suo cortometraggio Six Shooter nel 2006), tra noir, dark comedy, racconto morale, thriller, il film è deliberatamente un cocktail di ingredienti. Un B-movie alla Ta-

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rantino immerso nel nihilismo morale dei fratelli Coen di Non è un paese per vecchi. Ma con una vaga speranza di redenzione. La storia - sempre in bilico tra ironia e tragedia - di due poveri cristi che si guadagnano da vivere uccidendo la gente su commissione, diventa imprevedibilmente una riflessione sul peccato, sul destino e sull’aldilà. Bruges è l’altra protagonista del film. Una città il cui fascino gotico e dark diventa parte centrale della storia e trasmette l’ineluttabilità e la sacralità del destino che di lì a poco dovrà compiersi.

In Bruges La coscienza dell’assassino (UK/Belgio, 2008) Regia di Martin McDonagh con Colin Farrell, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Clémence Poésy, Thekla Reuten 107’, Mikado, Noir



16 maggio

ultimi della classe Scordatevi le Notti prima degli esami, arrivano gli Ultimi della classe, nuove storie di adolescenti firmate da Luca Biglione. Nel cast Sara Tommasi ex-naufraga dell’Isola dei Famosi e Andrea De Rosa coprotagonista dei film di Brizzi.

M

ichele (Andrea De Rosa), liceale un po’ imbranato e con la tendenza ad innamorarsi della ragazza sbagliata, dopo una catastrofica pagella invernale viene ritirato da scuola. I genitori hanno deciso che prenderà lezioni private per sostenere gli esami da privatista a giugno. Ma non tutto il male viene per nuocere perché quando Michele vede la sua insegnante privata di italiano e latino (Sara Tommasi) rimarrà piacevolmente sorpreso. E dopo avere scoperto che l’avvenente professoressa nasconde un piccolo segreto (in passato ha posato nuda per un calendario), Michele le propone un patto: lui si metterà a studiare, ma quando farà progressi lei si dovrà spogliare e rifare, per lui, i mesi del calendario. Imprevedibilmente la giovane insegnante, per la quale la promozione di Michele è una sfida di vitale importanza, accetta. Non sa però che il vero intento di Michele è riprenderla con una webcam quando si spoglia e mandarla di nascosto su Internet per fare bella figura agli occhi degli amici che lo ritengono un perdente. Grazie al patto con la donna, comunque, Michele, per la prima volta nella sua vita,

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comincia a studiare. Giovane evidentemente immaturo, grazie a questo bizzarro rapporto, comincerà a cambiare. Sarà sufficiente a fargli risolvere i suoi problemi sentimentali e a fargli conquistare la promozione? Luca Biglione, alla sua seconda regia, firma una commedia sentimentale giovanile. “L’idea era quella di affrontare - ha detto il regista - in modo leggero tematiche come la scuola, l’insegnamento, Internet, i Blog, l’amore, il fatto che la realtà spesso è diversa dall’apparenza (come il protagonista, sfigato nella vita, eroe nel suo blog). Tutto ciò in un susseguirsi di vicende nelle quali si ride, senza mai perdere di vista i sentimenti”.

Ultimi della classe (Italia, 2007) Regia di Luca Biglione con Andrea De Rosa, Sara Tommasi, Clizia Fornasier, Giulia Elettra Gorietti 90’, 01 Distribution, commedia



16 maggio

GOMORRA Un film di guerra, come in modo provocatorio lo definisce il regista, che racconta con sconvolgente precisione la quotidianità, la ‘normalità’ della vita in una zona controllata dalla camorra.

G

omorra è prima di tutto un libro, scritto da Roberto Saviano (che è sotto scorta dalla prima pubblicazione), che racconta il potere della camorra, la sua affermazione economica e finanziaria, e la sua potenza militare, la sua metamorfosi in comitato d’affari. Una scrittura in prima persona fatta dal luogo degli agguati, nei negozi e nelle fabbriche dei clan, raccogliendo testimonianze e leggende. La storia parte dalla guerra di Secondigliano, dall’ascesa del gruppo Di Lauro al conflitto interno che ha generato 80 morti in poco più di un mese. Una narrazione-reportage che svela i misteri del “Sistema” (così gli affiliati parlano

della camorra, termine quest’ultimo che nessuno più usa), di un’organizzazione che è riuscita ad inserirsi massicciamente nel tessuto sociale, sostituendosi spesso alle istituzioni, e che nel silenzio generale è diventata potentissima superando persino Cosa Nostra per numero di affiliati e giro d’affari. Dal libro al film “Un film di guerra ambientato nel 2007 a 150 km da Roma”, così Matteo Garrone definisce il suo Gomorra tratto dal bestseller di Saviano. Autore intelligente e talentuoso, Garrone (Primo amore, L’Imbalsamatore) non ha rinunciato alla sua personale chiave di lettura. Se il libro di Saviano è un viaggio, raccontato in prima persona nel potere economico e militare della camorra, Garrone ha scelto invece di raccontare sei episodi (in un primo tempo il film doveva intitolarsi Sei brevi storie), soffermandosi“ con delle pennellate sui personaggi che il libro racconta”. Piccole terribili storie come quella di Franco (Toni Servillo), coinvolto nel giro dei rifiuti tossici, o Tonino (Salvatore Ruocco) il killer, cresciuto alle Vele di Scampia. I luoghi sono il porto di Napoli, Scampia, Castelvolturno e

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Terzigno. Garrone ha scelto gli attori dopo centinaia di provini nei teatri della provincia partenopea, alla ricerca di una genuina espressività napoletana. “Non aspettatevi un film di denuncia, ne’ una inchiesta. Non voglio fare il moralista. Mi sono soffermato sui personaggi. Studiare questa umanità è stato l’aspetto che mi ha interessato maggiormente”. E che vuole essere anche un autentico affresco della ‘gens’ campana, complice e vittima di una delle più grandi tragedie moderne. Un film di cui si parlerà a lungo, e che potrebbe rilanciare, in un’Italia sempre più compromessa, una solidarietà se non una maggiore determinazione a lottare.

Gomorra (Italia, 2008) Regia di Matteo Garrone con Toni Servillo, Ernesto Mahieux, Salvatore Ruocco, Gianfelice Imparato 01 Distribution, drammatico

61°Festival di Cannes



16 maggio Ryan Reynolds è un padre dalla vita incasinata e nel bel mezzo di un divorzio. Abigail Breslin è sua figlia, seriamente intenzionata a sapere tutto sul passato amoroso dei suoi genitori.

Certamente,

Certamente, forse (Definitely, Maybe, Usa, 2008) Regia di Adam Brooks con Ryan Reynolds, Isla Fisher, Rachel Weisz, Derek Luke, Elizabeth Banks, Abigail Breslin 112’, Universal Pictures, commedia


forse

W

ill Hayes (Reynolds), papà poco più che trentenne di Manhattan alle prese con il divorzio, viene preso alla sprovvista quando sua figlia Maya (Breslin) comincia a fargli domande sulla sua vita prima del matrimonio. La storia che Will racconta a Maya, inizia nel 1992 quando era un giovane aspirante politico pieno di speranza trasferitosi a New York dal Wisconsin per lavorare alla campagna presidenziale. Ma quello che Maya vuole conoscere non è la sua vita lavorativa, ma quella sentimentale. Maya vuole sapere tutti i particolari di come i suoi genitori si sono conosciuti e innamorati. Will le propone un gioco, dovrà indovinare quale delle tre donne più importanti della sua vita è la donna che alla fine suo padre ha sposato. Sua madre è forse l’affidabile ragazza della porta accanto Emily (Banks)? Oppure la sua migliore amica e confidente di lunga data, l’apolitica April (Fisher)? O invece la disinvolta ma ambiziosa giornalista Summer (Weisz)? Mentre Maya cerca di mettere insieme i pezzi della misteriosa storia d’amore di suo padre, comincia anche a capire che l’amore non è facile né semplice, aiutando il genitore a comprendere che non è mai troppo tardi per tornare indietro, e, forse, trovare un lieto fine. Adam Brooks (sceneggiatore di Bridget Jones, French Kiss, Wimbledon) dirige una commedia agro-dolce e molto romantica sulle conseguenze dell’amore e trova nei suoi interpreti principali quelli giusti per dare corpo e voce alle idiosincrasie di due generazioni, una cresciuta senza troppi ideali e un’altra che cerca invece di ricostruirli. Ma sullo sfondo dell’ambiente della politica, dove il protagonista lavora e vuole affermarsi, è l’amore il centro della storia. L’amore di un padre per la propria figlia, forse l’unica anima gemella che incontrerà nella sua vita, oltre a tre personaggi femminili che ruotano in flash back intorno alla sua vita. Sebbene il titolo di questa insolita commedia lascia la speranza di un possibile lieto fine, Rdeynolds ci ha detto: “Dico sempre che questo è un giallo romantico”. “Le commedie romantiche, di solito, sai dove vanno a parare già dalla seconda pagina. Leggendo questa non avevo idea di cosa sarebbe successo fino all’ultima”. Per quanto il punto di vista sia quello maschile, le presenze femminili sono decisamente predominanti, a cominciare dalle tre donne ‘della vita’: Rachel Weisz, Elisabeth Banks e Isla Fischer, per finire con la piccola e formidabile Abigail Breslin, che porta via la scena a tutti.

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23 maggio

rise

Fireflies In The Garden (Usa, 2008) Regia di Dennis Lee con Julia Roberts, Willem Dafoe, Emily Watson, Ryan Reynolds, Carrie-Anne Moss, Hayden Panettiere 120’, Medusa, drammatico Un tragico incidente funesta una riunione familiare in occasione di un anniversario e fa riemergere i gravi problemi di una famiglia apparentemente normale ma da sempre condizionata da una figura paterna autoritaria ed egocentrica. Esordio alla regia del giovane e promettente sceneggiatore texano Dennis Lee, con un cast all star, a cominciare da Julia Roberts che torna sul grande schermo col pancione di sei mesi, nella parte di una donna incinta, accanto a Willem Dafoe ed Emily Watson.

LA SETTA DELLE TENEBRE (Rise, Usa, 2007) Regia di Sebastian Gutierrez con Lucy Liu, James D’Arcy, Carla Gugino, Michael Chiklis, Allan Rich 94’, Eagle Pictures, horror Sadie (Liu) è una giornalista coraggiosa e ficcanaso. Nel bel mezzo di una inchiesta sulla cultura gotica si spinge troppo in là e viene uccisa da Bishop (D’Arcy) e Eve (Gugino), una coppia di vampiri molto glamour. Quando si risveglia nella camera morturia capisce che è diventata anche lei un vampiro. Armata come una ninja con corde e balestra, Sadie inizia la sua tremenda vendetta. B-movie con un solido cast, apprezzatissimo negli Usa tanto che De Niro lo ha voluto per il suo Tribeca Film Festival. Da segnalare un cameo del satanico Marylin Manson.


Un cast straordinario

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Un senatore americano, una giornalista tv, un professore universitario, uno studente e due giovani militari in Afghanistan. Quattro vite diverse, indissolubilmente legate dagli eventi.

LIONS FOR LAMBS Š 2007 United Artists Production Finance LLC. All Rights Reserved. Package Design Š 2008 Metro-Goldwyn-Mayer Studios Inc. All Rights Reserved. Distributed by Twentieth Century Fox Home Entertainment LLC. TWENTIETH CENTURY FOX, FOX and associated logos are trademarks of Twentieth Century Fox Film Corporation and its related entities.

TM

TM


23 maggio

Be Kind Rewind Gli Acchiappafilm

Il talentuoso premio Oscar francese Gondry dirige Jack Black in un’esilarante, eccentrica presa in giro di Hollywood e dintorni.

J

erry (Jack Black) è un meccanico del New Jersey. Nel tentativo di sabotare la centrale elettrica, responsabile, secondo lui, dei suoi mal di testa, viene colpito da una scarica fulminante che, invece di ridurlo in cenere, gli magnetizza il cervello. Ovvero diventa un vero e proprio campo magnetico vivente. Il risultato è che quando Jerry si reca a far visita al suo amico Mike (Mos Def) alla videoteca dove lavora, finisce per cancellare totalmente i (pochi) nastri VHS presenti. Per non deludere l’unica cliente abituale, una vecchia signora un pò svanita, i due amici decidono di girare loro stessi, il remake di uno dei film cancellati. Con grande sorpresa, quella singolare versione del film è un successo. Ben presto, prima Mike e Jerry poi anche gli abitanti del quartiere si ritrovano impegnati a girare nuove versioni dei film più amati, da Ghostbusters a 2001 Odissea nello spazio, Rush Hour 2, A spasso con Daisy. Quello che viene fuori è, non soltanto un incremento degli affari del negozio, ma anche della vita dell’intera comunità. Ma sarà sufficente questa trovata a salvare il negozio dalla annunciata chiusura? E come reagirà Hollywood alla loro produzione? Uno dei talenti più eccentrici e capricciosi del cinema internazionale, allievo del cinema surrealista di Charlie Kaufman, filmaker indipendente, di

scuola europea, dopo i più autorali e sofisticati Se mi lasci ti cancello (con Jim Carrey) e L’arte del sogno (con Gael Garcia Bernal), Be Kind Rewind è forse il suo lavoro più felice e lineare. Anche questa volta è la memoria il centro dell’azione scenica, non più quella personale, come nei due film precedenti, ma stavolta quella del cinema e quindi collettiva. Senza tralasciare il lato ironico e beffardo di un cinema che ‘si cancella’ e reinventa se stesso, diventando altro, affrancandosi da Hollywood per avvicinarsi alla gente comune. “Il messaggio del film - ha detto il vulcanico Jack Black a Primissima - è che l’arte più pura e le idee migliori possono arrivare anche dalle zone più depresse del nostro pianeta. Anzi, è proprio in posti improbabili come la periferia del New Jersey che queste cose possono accadere con maggiore facilità”.

Be Kind Rewind Gli Acchiappafilm

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(Be Kind Rewind Usa, 2008) Regia di Michel Gondry con Jack Black, Danny Glover, Mos Def, Melonie Diaz, Mia Farrow, Sigourney Weaver 101’, Bim, commedia

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LA

VERA STORIA DI

UN FILM DI

GENGIS KHAN

SERGEI BODROV

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2 8 m a gg i o

Otta n ta n o v e a n n i c o m p i ut i . Q u i n d i c i l e g i s l a tu r e ( c i o è tutte), sette volte Presidente del Consiglio, ventun volte ministro, senatore a vita dal maggio 1991. Battuta più celebre: “Il potere logora chi non ce l’ha” (in realtà di Talleyrand). Soprannomi: Zio Giulio, Belzebù e il Divo. Giulio Andreotti: un ritratto d’autore.

L

a storia del senatore a vita Giulio Andreotti dalla fine del suo settimo governo nell’aprile 1992, alla vigilia dello storico processo di Palermo, dove fu rinviato a giudizio per associazione mafiosa, con in mezzo la mancata conquista del Quirinale, la strage di Falcone e la malattia. Si può portare sullo schermo un personaggio così impenetrabile come Giulio Andreotti, così immobile ed uguale a se stesso, dominato da una sola passione visibile, quella per il potere senza aggettivi, senza contaminazioni ideologiche, senza emozioni sentimentali? Alla domanda che Eugenio Scalfari poneva ai lettori di Repubblica possiamo ora rispondere: sì. Il talentuoso regista napoletano Paolo Sorrentino ha scritto (con la consulenza del giornalista Giuseppe D’Avanzo) e diretto Il Divo, atteso ritratto di Giulio Andreotti. Sorrentino ha chiesto a Toni Servillo, - ma-

Il Divo

gnifico interprete -, di trasformarsi: il copione lo vuole anziano, ingobbito, chino su un diario mentre scrive. Ci hanno pensato Aldo Signoretti e Vittorio Sodano, truccatori già candidati per Apocalypto, a incurvarlo, con le orecchie ‘a triangolo’ e il passo felpato, inconfondibile. Il film si apre a Roma, inizio anni ‘90, nella casa di Andreotti, la voce di Servillo nella prima scena è off ed è pacata e monocorde. Altro marchio di fabbrica del personaggio. “Il Divo - ha affermato il regista - è un uomo di ghiaccio, dallo sguardo fisso e imperturbabile. Con la calma di un Buddha, si sofferma a osservare le 11 lauree ad honorem appese su una parete del suo studio così come ‘le scritte qualunquiste’ incise su un muro di via del Corso, a un passo dal suo studio di piazza in Lucina: ‘Stragi e complotti portano la firma di Craxi e Andreotti’”. Del cast fanno parte: Anna Bonaiuto che è la moglie Livia, Piera Degli Esposti la celebre


segretaria Vincenza Enea, Carlo Buccirosso è Paolo Cirino Pomicino, Flavio Bucci è Franco Evangelisti, Massimo Popolizio è lo ‘Squalo’ Dc Vittorio Sbardella e Paolo Graziosi è Aldo Moro. Michele Placido che doveva interpretare Evangelisti ma che ha dovuto rifiutare, a malincuore, per impegni precedenti ha detto: “E’ un film sublime all’altezza di Elio Petri e Francesco Rosi, anche se con un filo di ironia e ambiguità in più”. “Non mi interessa - ha continuato Sorrentino - prendere posizione, toccherà allo spettatore risolvere, se ci riesce, l’enigma andreottiano”. Il copione cita Indro Montanelli che diceva: “De Gasperi e Andreotti andavano insieme a messa e tutti credevano che facessero la stessa cosa, ma non era così. In chiesa De Gasperi parlava con Dio, Andreotti con il prete”. “I preti votano. Dio no.”, gli risponde Il Divo accennando un sorriso.

Il Divo (Italia, 2008) Regia di Paolo Sorrentino con Toni Servillo, Anna Bonaiuto, Piera Degli Esposti, Paolo Graziosi, Giulio Bosetti, Carlo Buccirosso Lucky Red, biografico

61°Festival di Cannes

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2 3 m a gg i o

La parabola artistica e umana di Luisa Ferida e Os v a l d o V a l e n t i , celebri attori del cinema fascista che aderirono a l l a R e p ubb l i c a d i S a l ò . A c c us a t i d i c o l l a b o r a z i o n i s m o, f i n i r o n o fu c i l at i d a i partigiani.

61°Festival di Cannes

Sangue pa


N

el 1935 un incendio manda letteralmente in fumo gli studi della Cines, fino ad allora il maggiore complesso cinematografico d’Italia. In pieno clima fascista da quelle ceneri, un anno e mezzo dopo, nasce Cinecittà. Inizia così il periodo d’oro del cinema italiano, cullato nel protezionismo statale che non

azzo

vede di buon occhio le pellicole straniere e vuole incrementare le produzioni nazionali. Tante sono le star di allora: da Amedeo Nazzari, a Doris Duranti o Clara Calamai. Ma tra gli attori più attivi e amati dal regime ci sono Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, compagni di lavoro e nella vita. Attori, fascisti, i due si conobbero sul set di Un’avventura di Salvator Rosa di Alessandro Blasetti e da lì prese il via un lungo sodalizio professionale e sentimentale. Valenti è un aristocratico, un istrione di grande fascino e di insospettabile durezza. Luisa Ferida, giovane e bella, proviene da una compagnia teatrale dove ha debuttato giovanissima. La loro coppia diviene subito popolarissima. Ed i due passano da un set all’altro. Anche la loro vita privata ed il loro menage passionale e tumultuoso, diviene oggetto di attenzione mediatica. La parabola discendente arriva dopo l’8 settembre del 1943. Valenti sceglie di arruolarsi nella Decima Mas, ed è tra i primi ad aderire alla Repubblica di Salò, dove entrambi entrano in contatto con il famigerato Pietro Koch, r e -

sponsabile di una efferata polizia sociale, e che, a Villa Triste, torturava i partigiani e qualsiasi oppositore politico. Pochi giorni dopo la fine della guerra, il 29 aprile del 1945, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida vengono catturati dalla banda partigiana del comandante Mazorin. Accusati di aver partecipato alle torture, il giorno successivo vengono fucilati sul marciapiede di Via Poliziano a Milano. “So che quando uscirà il film dovró affrontare il fuoco incrociato che verrà da destra e sinistra, ma sono pronto perché il narratore, con l’onestà di non voler confondere le idee, non deve avere paura nel raccontare le storie con chiarezza”. E’ effettivamente delicato l’argomento che Marco Tullio Giordana tratta in Sangue pazzo, scritto dal regista insieme a Leone Colonna e Enzo Ungari. Gli storici, soprattutto negli ultimi anni, si sono divisi, dando interpretazioni molto diverse sulle vicende che hanno visto coinvolti Valenti e la Ferida. “Ho iniziato a scrivere questo film almeno 25 anni fa - ha continuato Giordana - ci siamo documentati moltissimo e ci siamo sempre tenuti aggiornati. Allora non è stato possibile realizzarlo perché costava troppo ed è rimasto nel cassetto”. Interessante la scelta dei due protagonisti, che prestano volto e corpo ai due attori, ovvero Luca Zingaretti e Monica Bellucci.

Sangue pazzo (Italia/Francia, 2008) Regia di Marco Tullio Giordana con Monica Bellucci, Luca Zingaretti, Alessio Boni, Maurizio Donadoni, Tresy Taddei, Luigi Diberti 01 Distribution, drammatico


30 maggio

Tropa de Elite

(Brasile, 2007) Regia di José Padilha con Wagner Moura, Caio Junqueira, André Ramiro 118’, Mikado, drammatico

La notte dei girasoli (La noche de los girasoles, Spagna, 2007) Regia di Jorge Sánchez-Cabezudo con Carmelo Gómez, Judith Diakhate, Mariano Alameda, Celso Bugallo, Manuel Morón, Vicente Romero 123’, Istituto Luce, drammatico/noir Pedro ed Esteban sono due speleologi che giungono in una zona montagnosa per indagare sulla scoperta di una cava e per verificarne l’interesse scientifico. Gabi,

Once

la ragazza di Esteban, li aspetta ai piedi della montagna. Ma quando gli esperti escono dalla grotta, la trovano in stato di shock, perché qualcuno l’ha violentata. L’opera prima di Jorge Sánchez-Cabezudo è un noir, diviso in sei capitoli raccontati da sei personaggi, ambientato in una zona montagnosa e impervia. Un crescendo di tensione e di degrado umano e morale, con la suspence capovolta: lo spettatore viene informato preventivamente di quello che sta per accadere ai protagonisti.

(Irlanda, 2006) Regia di John Carney con Glen Hansard, Markéta Irglová, Hugh Walsh, Gerard Hendrick 85’, Sacher Distribuzione, drammatico/musicale Once è un piccolo cult-movie che ha avuto un incredibile successo in patria ed ha raggiunto quasi 10 milioni di dollari al Box Office Usa. Steven Spielberg, che lo ha adorato, dice: “è un piccolo film che mi ha dato ispirazione per il resto dell’anno”. Un giovane chitarrista che ripara aspirapolveri nel negozio paterno e una pianista ceca che svolge i lavori più umili per mantenere la madre e la figlia si incontrano a Dublino. Sarà la musica ad unirli permettendo a lui di realizzare un demo da far circolare tra le case discografiche e facendo nascere tra i due un tenero sentimento.

THE HITCHER (Usa, 2007) Regia di Dave Meyers con Sean Bean, Sophia Bush, Zachary Knighton, Neal McDonough 90’, Medusa, thriller/horror Guidando attraverso il deserto del New Mexico in una notte di temporale, una coppia di studenti, Jim e la sua ragazza Grace, raccoglie sulla strada, dopo averlo visto con la sua macchina in panne, un uomo che chiede un passaggio. Una volta a bordo l’uomo si rivela per essere uno psicopatico e cerca di uccidere Jim con un coltello. Quest’ultimo riesce a buttarlo fuori dalla macchina e fuggire. E’ solo l’inizio

di un ferocissimo gioco gatto-topo che vedrà coinvolti molti altri ignari quanto sfortunati personaggi. Remake di The Hitcher - La lunga strada della paura del 1986 interpretato da Rutger Hauer.

Orso d’Oro al Festival di Berlino di quest’anno. Costruito come un thriller d’azione dal montaggio nervoso e dallo stile quasi documentaristico, ispirato a fatti e personaggi della cronaca nera brasiliana, Tropa de elite racconta delle violenze quotidiane cui ricorre uno speciale corpo di polizia brasiliana, il BOPE, colto in particolare durante le brutali operazioni di bonifica di alcune favelas in occasione della visita in Brasile di Giovanni Paolo II nel 1997. “Sono molto fiero di questo premio - ha affermato Padilha in occasione della vittoria a Berlino - e di essere stato premiato da una giuria il cui presidente è Costa Gavras, un regista che per i film che ha fatto è un eroe per tutti noi sudamericani e non solo”.

Che la fine abbia inizio: l’ultimo giorno di scuola, il primo incontro con la morte (Prom Night, Usa, 2008) Regia di Nelson McCormick con Brittany Snow, Johnathon Schaech, Jessica Stroup, Kellan Lutz, Jana Kramer 88’, Sony Pictures, horror Donna (Snow) si sta preparando al ballo di fine anno, quella che dovrebbe essere una delle più belle notti della sua vita; l’ultima occasione per divertirsi con i suoi amici prima dell’Università. Circondata dai suoi compagni, si ritroverà di colpo a fare i conti con un terribile passato che sembrava aver rimosso. Un uomo, uno psicopatico che la ragazza pensava scomparso per sempre dalla sua vita è fuggito dal manicomio criminale ed è tornato per esigere il pegno del suo folle amore. Ispirato a Non entrate in quella casa del 1980, “Prom Night - ha affermato il regista - è un incrocio tra un teen movie ed un poliziesco. C’è un killer in libertà che deve essere fermato prima che uccida nuovamente; ma la cosa può non essere semplice”.


ALTA DEFINIZIONE

Motion Picture © 2007 Revolution Studios Distribution Company, LLC. Tutti i diritti riservati. © 2008 Layout and Design Sony Pictures Home Entertainment Inc. Tutti i diritti riservati.

www.sonypictures.it


30 MAGGIO

CHARLIE BARTLETT

Una commedia ambientata nell’era del Prozac. Charlie Bartlett è un ragazzo depresso che, attraverso consigli psicologici e farmacologici, riesce ad aiutare gli altri e, alla fine, anche se stesso. Applauditissimo al Torino Film Festival.

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harlie Bartlett è figlio unico di madre ricca e divorziata. Ragazzo molto intelligente ma anche, o forse proprio per questo, depresso e infelice. Espulso dal liceo privato che frequentava, Charlie viene ammesso in una scuola pubblica dove gli è difficile - lui sempre in giacca e cravatta farsi accettare, sia dai compagni, sia dal Preside che non lo vede di buon occhio anche perché sa che il ragazzo è innamorato di sua figlia. Ma trafficando in psicofarmaci e grazie anche all’esperienza acquisita durante le sedute analitiche fatte per affrontare i propri problemi,

Charlie diventa pian piano il punto di riferimento per tutti i ragazzi che hanno dei problemi, diventando una specie di guru della scuola. E saranno proprio la sua personalità borderline e le sue ‘nevrosi’ ad affermarlo come psicoterapeuta sui generis, capace alla fine, più che di curare, di ascoltare e di capire i problemi dei suoi compagni. Jon Poll firma il suo film di debutto con un’opera a metà strada tra Harold e Maude e American Pie. Charlie Bartlett è stato definito ‘il lato autorale e intellettuale del college movie’, dove la materia adolescenziale viene trattata con distacco e fine ironia. Oltre ai bravissimi Robert Downey Jr. e Hope Davis, una lode merita Anton Yelchin che da Alpha Dog si sta imponendo come uno dei migliori giovanissimi attori in circolazione.

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Charlie Bartlett

(Usa, 2007) Regia di Jon Poll con Anton Yelchin, Robert Downey Jr., Hope Davis, Kat Dennings 97’, Dnc, drammatico/commedia


LA NUOVA COMMEDIA ROMANTICA DAI REALIZZATORI DI LOVE ACTUALLY E IL DIARIO DI BRIDGET JONES

TRE RELAZIONI. TRE DISASTRI. UN’ULTIMA OCCASIONE.

UNIVERSAL PICTURES PRESENTA IN ASSOCIAZIONE CON STUDIOCANAL UNA PRODUZIONE WORKING TITLE UN FILM DI ADAM BROOKS “CERTAMENTE, FORSE” (DEFINITELY, MAYBE) RYAN REYNOLDS ISLA FISHER DEREK LUKE ABIGAIL BRESLIN ELIZABETH BANKS E RACHEL WEISZ MUSICHE DI CLINT MANSELL COSTUMI DI GARY JONES MONTAGGIO DI PETER TESCHNER SCENOGRAFIE DI STEPHANIE CARROLL DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA FLORIAN BALLHAUS CO-PRODUTTORE ESECUTIVO KERRY ORENT PRODUTTORI ESECUTIVI LIZA CHASIN BOBBY COHEN PRODOTTO DA TIM BEVAN ERIC FELLNER SCRITTO E DIRETTO DA ADAM BROOKS www.certamenteforse-ilfilm.it

DAL 16 MAGGIO AL CINEMA


30 maggio Carrie, Samantha, Charlotte e Miranda sono tornate. le 4 donne piÚ sexy e glamour di Manhattan, arrivano come un ciclone sul grande schermo con i loro tacchi 12 cm. i loro completini firmatissimi, i loro uomini sull’orlo di una crisi di nervi.

Sex and th


A

quattro anni dalla fine del serial tv che è diventato un vero e proprio fenomeno di costume in tutto il mondo, un ‘glamour cult’, ritornano le quattro protagoniste capitanate da Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker), la giornalista del New York Star che tiene la rubrica che dà il titolo al film. In sei stagioni, per la bellezza di 94 puntate, ne sono successe di cose a Carrie e alle sue amiche, Samantha (Kim Cattrall), Charlotte (Kristin Davis) e Miranda (Cynthia Nixon). Quando tutto ebbe inizio avevano 32 anni, amavano uscire, vestirsi alla moda e rimorchiare uomini. Ora sono tutte sulla quarantina, alcune cose sono cambiate radicalmente altre restano immutate per sempre: la loro amicizia, per esempio, come la loro voglia di vivere pienamente la vita. Il film riprende dall’ultima puntata della sesta stagione dove abbiamo visto Carrie che, una volta tornata dal suo ‘esilio’ parigino, si rimette con l’amore di sempre Mister Big - questa volta conosceremo anche il suo vero nome: John James Prescott (Chris Noth) - e i due sono in procinto di sposarsi. Charlotte è finalmente incinta, Miranda scopre che il marito la tradisce mentre Samantha - nonostante sia fidanzata - si trasferisce per un po’ a Los Angeles e continua ad essere la

mangiauomini di sempre. “Dopo anni di vita in città, pensavo che, se io e le mie amiche avessimo avuto dei finali degni di una fiaba, avrebbero significato la conclusione della storia. Ma la vita reale riserva sempre delle sorprese”. Così scrive Carrie Bradshaw nella sua rubrica e quindi, dato che la vita non è una fiaba, molte domande troveranno risposta solo nel film: Carrie e Big convoleranno a nozze? Samantha può veramente essere soddisfatta con un solo uomo? Charlotte riuscirà a rimanere incinta? Miranda e Steve potranno vivere felicemente insieme per l’eternità?

quattro ‘eroine’. Insomma Sex and the City è andato oltre lo schermo televisivo diventando per molte uno stile di vita da difendere. La forza delle 4 newyorkesi (la città è la vera quinta protagonista del serial e del film) è sicuramente l’amicizia e la difesa delle proprie libertà. Una complicità che le unisce e le rende capaci di affrontare gli amori finiti, quelli nati, le lacrime, la gioia, la carriera, i party, i tacchi da 12 cm.

La serie come pure il film prende spunto dalla rubrica autobiografica scritta da Candance Bushnell sul quotidiano New York Observer. In maniera intelligente ed ironica, la rubrica raccontava la libertà sessuale conquistata dalle giovani trentenni di New York. Carrie e le sue amiche hanno rappresentato uno spaccato delle donne americane contemporanee. Tutte le donne si sono riconosciute in queste quattro amiche che si confidano e discutono senza inibizioni di desideri erotici, fantasie e intrecci amorosi. Moltissimi fan si sono sentiti orfani quando la serie si concluse nel 2004, e ora attendono il film per vedere che cosa è successo alle nostre

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Sex and the City

(Sex and the City: The Movie, Usa, 2008) Regia di Michael Patrick King con Sarah Jessica Parker, Kim Cattrall, Cynthia Nixon, Kristin Davis, Chris Noth 01 Distribution, commedia


Matteo Garrone

Gomorra: Un Posto al Solarium di Marco Spagnoli

A quattro anni di distanza da Primo Amore e sei anni dopo essere stato a Cannes con L’Imbalsamatore, Matteo Garrone è in concorso sulla Croisette con quello che, forse, può essere considerato il suo progetto più ambizioso: Gomorra, tratto dal libro di Roberto Saviano. Un film diviso in cinque episodi con alcuni punti di contatto tra loro in cui il regista romano esplora l’universo enigmatico e inquietante della Camorra e il suo radicamento nel territorio campano e nell’anima delle persone. “Questo è il mio sesto film” spiega Garrone che compirà quaranta anni a metà ottobre “Ho seguito il mio percorso in maniera piuttosto inconsapevole, alla ricerca di un’idea figurativa per rappresentare la camorra dall’ interno, con uno sguardo nuovo su una realtà piena di contraddizioni ed in continua evoluzione. Non è un caso che il film si apra con una scena ambientata in un solarium. Una sequenza che ho immaginato mentre stavo già lavorando sul set e che mi sono sentito in dovere di aggiungere dopo avere scoperto che i criminali hanno tutti quanti il culto della bellezza e della moda. Il solarium dove avviene la sanguinosa frattura all’interno di un clan mi sembrava un luogo simbolico perfetto. L’equivalente postmoderno della classica scena di tanto cinema noir ambientata in un salone da barbiere. Mi affascinava l’idea della fusione di culto per il corpo e brutalità, di violenza e bellezza.” Cosa l’attirava del libro di Roberto Saviano al punto da decidere di farne un film prima ancora che avesse successo? Una serie di immagini potentissime. Alcune che sono entrate poi nel film e altre che ho preferito non utilizzare, ma che al tempo stesso hanno innescato la mia riflessione su come adattare questa narrazione. Ovvero? Seguendo una suggestione da un lato un po’ fantascientifica e dall’altro mitologica. In Gomorra, infatti, ‘gli dei non si vedono mai’ e ho preferito seguire le vite delle persone ‘dal basso’. Ho voluto mettere in risalto, soprattutto, come il sistema esistente in quei luoghi, condizioni la vita delle persone che si trovano ad agire, obbligandole, più o meno loro malgrado, a fare parte di un ingranaggio perverso. Non mi interessava fare un film a tesi e ho scelto di raccontare i protagonisti di Gomorra senza avere mai un intento moralistico o di denuncia. Ho voluto, invece, stigmatizzare come, in certe condizioni, si

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viva senza avere mai la possibilità di scegliere. Io ho raccontato la storia di Gomorra seguendo le azioni dei protagonisti senza avere mai un intento moralistico o di denuncia. Quali differenze ci sono rispetto al lavoro di Saviano? Il libro è un reportage quasi del tutto privo di drammaturgia. E’ come se fosse un grande mosaico da cui abbiamo scelto alcune storie per poi svilupparle con libertà nella sceneggiatura. Abbiamo identificato un percorso narrativo e drammaturgico che ci avrebbe consentito di utilizzare alcuni degli elementi più interessanti di questo libro. Per noi il film doveva ispirarsi a dei temi universali e alla vita reale delle persone. Ci interessava concentrarci su delle dinamiche comprensibili a chiunque. Per me la cosa più importante era potere creare delle forti emozioni utilizzando una regia molto semplice che mi consentisse di rendermi invisibile per restituire allo spettatore l’ esperienza emotiva che ho vissuto durante la lavorazione del film. In che senso? Solo se è il regista stesso a sorprendersi di quello che racconta si può pensare di riuscire a sorprendere anche lo spettatore. Ho tentato di utilizzare una regia invisibile e di essere il più semplice possibile. Parliamo di Cannes: lei si trova sulla Croisette insieme al suo amico e collega Paolo Sorrentino… E’ un segnale molto bello e positivo per tutti che ci siano due film italiani in concorso. Evidentemente non potevano ‘farne a meno’. Visto e considerata anche la poca stima che gode il cinema italiano all’estero, talora anche giustificata nei momenti più ‘bui’ della nostra produzione, è un risultato molto importante. Sia io che Paolo lavoriamo su una rappresentazione della realtà che non sia la sua imitazione, bensì interpretazione. Per noi conta più l’idea visiva legata al racconto che l’informazione. Il mio augurio è che i nostri film possano emozionare e colpire allo stomaco il pubblico. Mi piace pensare che la razionalità resti in secondo piano rispetto ad una risposta emotiva da parte degli spettatori. Emozionare è per me la cosa più importante.



Il Divo: Cinquanta anni di solitudine

Toni Servillo

di Marco Spagnoli

“Interpretare un ruolo ispirato ad una persona reale e vivente è sicuramente più difficile che portare sullo schermo una figura frutto dell’invenzione di un autore. Soprattutto quando si tratta di qualcuno così famoso come Giulio Andreotti.” Toni Servillo racconta così il suo approccio a Il Divo, film diretto da Paolo Sorrentino in cui interpreta il politico democristiano che meglio di ogni altro ha incarnato il primo mezzo secolo di vita della Repubblica Italiana “Sin da subito ho fatto piazza pulita di qualsiasi tentativo di immedesimazione e del rischio di scivolare in un’interpretazione dalla deriva ‘caricaturale’.” Continua l’attore vincitore del David di Donatello 2008 per la sua interpretazione ne La ragazza del lago di Andrea Molaioli. “Ho cercato, come sempre, di spingermi lungo la linea tracciata dalla sceneggiatura. Il copione scritto da Paolo Sorrentino era abbastanza eloquente riguardo a come questo personaggio dovesse muoversi sullo sfondo dei cinque anni cruciali del-

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la storia politica e del costume del nostro paese, dal 1991 al 1996. Il Divo prende ispirazione da una base documentata di fatti reali, per poi sconfinare, oltre il limite indicato dalla cronaca. Ho provato, quindi, a costruire questo personaggio come qualcuno alieno da me e quanto il più possibile rispondente alle esigenze della sceneggiatura.” Un lavoro estremamente complesso… Ci sono personaggi cui non puoi prestare nulla di te stesso e quello de Il Divo è sicuramente uno di questi. In alcuni ruoli puoi immettere qualcosa del tuo modo di fare, di comportarti e – perfino - della tua voce. Qui, invece, ho dovuto ‘cancellarmi’, iniziando tutto da zero, tentando di mettere la costruzione del ruolo in relazione con tutti gli altri segnali che ricevevo dal racconto degli eventi proposti nel film. Nel mio lavoro ho cercato anche di fare tesoro dell’idea che avevo di Andreotti prima di affrontare questa parte. Soprattutto per quello che riguarda i suoi atteggiamenti, la postura, il suo modo di mettersi in relazione con gli altri e di vivere la propria vicenda pubblica e privata. Ho cercato di tradurre le mie idee personali in quello che poi è finito sullo schermo, catturato dalla macchina da presa. Era possibile anche una ‘sospensione del giudizio’ dal punto di vista umano e politico? Ho recitato la parte così come era scritta nella sceneggiatura di Paolo Sorrentino, ovvero seguendo dei presupposti precisi: raccontare una storia ispirata dalla cronaca, ma non solo, che desse la misura della complessità di quegli anni fatti da un numero infinito di tasselli e di relazioni presenti sulla scena politica. Il quinquennio in cui è ambientato il film è quello del crollo del comunismo, dei grandi assassini di Mafia, di Tangentopoli e di Gladio. E’ in quel lasso di tempo che l’Italia ha iniziato a cambiare in maniera estremamente significativa ed è sullo sfondo di un periodo così confuso e incerto che Il Divo segue la vita di Giulio Andreotti. Ho cercato di mantenere il mio lavoro in una dimensione “interlocutoria”. Alla fine io non ho pensato più alla vicenda umana specifica di Giulio Andreotti, ma ho iniziato a lavorare a partire dai fatti che lo hanno riguardato per raccontare la solitudine, il mistero, l’imperscrutabilità di una figura politica e storica, legata saldamente all’amministrazione del potere



Toni Servillo

in questo paese. Il mio approccio è stato quasi di natura ‘brechtiana’: lasciando, in alcuni momenti, emergere certe emozioni che appartenessero al personaggio e poco a me. Passioni momentanee prime espresse eppoi subito dopo ritratte. L’investimento personale su un personaggio così distante da me per età, vita e ruolo, mi imponeva un atteggiamento di questo tipo. Lei ha vinto qualche settimana fa il David di Donatello: crede che questo successo porti ad un’attenzione mediatica particolare su Il Divo e anche su Gomorra in cui lei è il protagonista di un episodio? E’ un risultato del tutto imprevisto, che ha sorpreso anche me, ma che non ha alcuna relazione diretta con il lavoro con Paolo Sorrentino e Matteo Garrone. Si tratta solo di una coincidenza temporale. E’ una ‘coincidenza’ anche il fatto che lei vada a Cannes con due film diretti da registi considerati come tra i più interessanti del nuovo cinema italiano? Includendo anche la ripresa televisiva dello spettacolo teatrale Sabato, Domenica e Lunedì è la quarta volta che lavoro con Paolo con cui ho un rapporto di grande affetto e collaborazione. Conosco Matteo Garrone da quando era ragazzino. Ci siamo sempre stimati reciprocamente e sapevamo che, prima o poi, ci saremmo incontrati anche professionalmente. Quando lui è venuto a girare a Napoli, mi ha offerto un ruolo da coprotagonista insieme a tanti magnifici attori e non attori. Trattandosi del libro di Saviano e di storie legate alla mia terra ho accettato subito con entusiasmo, perché ho molto amato i film di Garrone. Il fatto è che io mi metto al servizio di progetti che amo e di registi con cui mi sento di potere fare certe cose, come loro due, ma anche come Andrea Molaioli. Cosa pensa del fatto che sia Il Divo che Gomorra vadano a Cannes entrambi in concorso? E’ un bellissimo segnale per il nostro cinema. Abbiamo due registi al di sotto dei quaranta anni in concorso a Cannes, universalmente considerati tra i più promettenti espressi dal nostro panorama cinematografico e una ribalta internazionale come quella della Croisette se ne è accorta. Sono due autori che, attraverso le storie che raccontano, tentano di coniugare, di nuovo, il tema civile ad un’interpretazione personale dalla natura sociale e civile. Il loro cinema riflette sull’Italia e prova a raccontare la nostra storia e identità attraverso il proprio punto di punto di vista. Garrone e Sorrentino sono autori originali che con ogni film tentano una sfida di linguaggio e tematica molto personale. Il loro è uno sguardo complesso che emerge sul cinema di un paese che, invece, si sta appiattendo. La visione della nostra

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vita è spesso pacificata e anestetizzata dai film prodotti in Italia in questo periodo, mentre loro due si portano dietro una grande dose di complessità e io sono felice di fare parte dei loro progetti. Lei è considerato un’icona per un certo tipo di cinema d’autore… La parola ‘icona’ applicata su di me non sortisce alcun effetto particolare. Quando io ho iniziato a fare teatro in maniera indipendente con la mia compagnia Teatri Uniti, Mario Martone ha inventato quell’avventura di cinema indipendente, iniziata con Morte di un matematico napoletano in cui io ho esordito. Oggi sento di vivere, con la casa di produzione Indigo da una parte e con registi come Paolo e Matteo dall’altra, una continuità di esperienza ‘condivisa’. C’è un certo modo di intendere il proprio rapporto con questo mestiere fatto di valori, di approfondimento, di volere battere strade di un cinema complesso, indipendente e non necessariamente commerciale. Non mi sento l’icona di nulla, ma al tempo stesso sono lieto di essere stato riconosciuto da queste persone come parte di una storia e di un’esperienza comuni. Qual è la sua sfida oggi? Quest’anno ho interpretato circa centocinquanta repliche della Trilogia della Villeggiatura di Goldoni. Uno spettacolo che l’anno prossimo porterò anche all’estero da Mosca a New York, da Parigi a Berlino e San Pietroburgo. Tra un film e l’altro io continuo a fare il mio lavoro che è quello del teatro. Questo crea un rapporto con la mia professione che è molto materiale e quotidiano. Essere un attore, per me, è qualcosa di molto concreto, fatto anche di inciampi, di frustrazioni perché una serata va male e uno spettacolo non funziona in una città. La mia sfida è quella di ‘andare in scena’ tutte le sere. Mi riferisco sia al cinema che al teatro, con la consapevolezza di credere in quello che faccio e di sapere che recitare mi corrisponde. La mia sfida è mettermi continuamente alla prova.



DVD DEL MESE DVD DEL ME di Marco Spagnoli

Beatles Revolution Qualcosa è (forse) cambiato

Intervista a Ferzan Ozpetek Quella ragazzina che apre la porta

ad un certo punto del film sono io.” Così Julie Taymor racconta il proprio coinvolgimento emotivo in Across the Universe musical basato sull’utilizzo di trentatré canzoni dal catalogo dei Beatles. “Quello che si vede nel film è parte di quello che ho vissuto da piccola: gli anni Sessanta, un’era di trasformazioni e grandi cambiamenti. Soprattutto nelle famiglie. Mio fratello e mia sorella erano più grandi di me. Sono sempre stata un’osservatrice dei fuochi d’artificio che esplodevano regolarmente a casa mia a tavola la sera. In questo film ho voluto restituire parte dell’atmosfera di quegli anni, raccontando anche il distacco che si viveva tra genitori e figli.” Spiega la regista che aggiunge: “Il concetto alla base di questo musical è che fossero esclusivamente le parole delle canzoni dei Beatles a raccontare la storia. Sono il libretto, le ‘arie’, le emozioni di tutti i personaggi. Avevamo la possibilità di scegliere le canzoni del nostro film da un catalogo di oltre duecento brani composti dai Beatles.” Aggiunge la regista “Le trentatré che abbiamo selezionato erano quelle che ritenevamo incarnassero meglio la storia di una generazione e di un’epoca. Noi abbiamo voluto reinterpretare lo spirito di un’era come quella degli anni Sessanta che è stata ed è ancora particolarmente importante per tutti quanti noi.” Tutto è partito dai Beatles, quindi? No, affatto. Tutto è partito dalla musica e dal periodo. Abbiamo cercato di capire quale fosse il periodo migliore per una storia come la immaginavamo all’inizio.

Il tempo migliore erano gli anni Sessanta e – a quel punto – su tutti c’erano i Beatles. Un’Era… Compressa, però, in due ore di film che vanno dal 1963 e arrivano al 1969. Abbiamo seguito l’evoluzione della musica e dei personaggi. Per Across the Universe abbiamo seguito il trascorrere del tempo. Si può dire che abbiamo seguito l’evoluzione dei Beatles stessi e la loro presa di coscienza rispetto a determinate problematiche dall’esplorazione della mente fino all’amore libero. Paul McCartney ha visto il film? Sì, era al mio fianco per tutto il tempo e ha commentato ogni scena... E’ rimasto molto impressionato da tutte le performances degli attori e ha apprezzato in particolare Let it be. McCartney ama il senso di teatralità e questo film ha fatto appello a questa sua passione. In più i Beatles hanno sempre dichiarato di avere attinto a piene mani dalla tradizione ‘gospel’. Così più eravamo lontani dall’arrangiamento originale, meglio era per tutti. Del resto non avrebbe avuto alcun senso utilizzare le canzoni originale con degli attori che andavano in sincrono con le canzoni cantate da John Lennon. Crede di avere restituito anche il senso di insofferenza e di anarchia delle canzoni dei Beatles dell’ultimo periodo? La gente spesso crede che i Beatles non fossero politici. In realtà lo erano. E molto. Credo che Revolution sia la canzone più rappresentativa in questo senso, quando dice: ‘Tutti vogliamo cambiare il mondo, ma se parlate di distruzione po-

Across the Universe – Edizione in due dischi Di Julie Taymor con Evan Rachel Wood, Jim Sturgess, Joe Anderson, Joe Cocker, Salma Hayek, Bono Vox Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano, Inglese, Arabo, Bulgaro, Ceco, Croato, Greco, Hindi, Islandese, Polacco, Rumeno, Serbo, Slovacco, Sloveno, Turco e Ungherese Extra: Commento di Julie Taymor ed Elliot Goldentha, Creando l’universo - Dietro le quinte, Tutto sulla musica, Scena eliminata, Mr. Kite - Riprese alternative, Galleria

fotografica, Filmato - Le stelle di domani, Across the Universe - Le coreografie, Gli effetti speciali, Brani musicali completi Quando Jude, giovane operaio di Liverpool, approda a New York in cerca di suo padre, ancora non sa che la sua vita sta per cambiare per sempre. E sullo sfondo di un’America in lotta per rivendicare la propria identità, conoscerà l’amore e il dolore, la follia e l’importanza di sognare… Sony Pictures Home Entertainment - € 22

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Julie Taymor

tete fare a meno di me’ (‘We all want to change the world / but if you’re talking about destruction, you can count me out’). Nel film questo momento diventa un po’ come l’incarnazione del rapporto tra Bob Dylan e Joan Baez: lui non voleva essere apertamente politico. Lei sì. In questo senso anche l’ambientazione a Liverpool ha acquistato un senso molto particolare.


ESE

Quel leone di Redford

Quando ho letto la sceneggiatura sono rimasto subito impressionato dalla sua eleganza ed intelligenza. Non riguardava soltanto la guerra in Iraq, ma affrontava qualcosa di molto più profondo: gli effetti e le conseguenze di quello che è successo in America negli ultimi anni sui media, sul sistema educativo e sulla politica.” E’ questa la motivazione principale che ha spinto Robert Redford a tornare dietro alla macchina da presa a sette anni di distanza da La leggenda di Bagger Vance per dirigere Leoni per Agnelli, film dalla fortissima carica politica e morale, presentato in anteprima mondiale alla Festa del Cinema di Roma. “Sapevo di trovarmi davanti ad una sfida particolarmente complessa in virtù di una sceneggiatura con molti dialoghi, ma sapevo anche di potere contare sulla disponibilità di Tom Cruise e di Meryl Streep per affrontare insieme un film che ci riguarda tutti da molto vicino.” Cosa è cambiato nel suo cinema politico dagli anni Settanta a oggi? “Io non sono un politico. Il mio lavoro è quello di intrattenere le persone e non necessariamente obbligarle a riflettere su tematiche sociali e di attualità. Nutro, però, un forte interesse nella politica sia come artista che come cittadino. Poiché le decisioni che vengono prese dal governo del tuo paese sono in grado di cambiare radicalmente la tua vita, ti trovi davanti a due scelte. O te ne interessi, oppure no. Nel mio caso, ho voluto occuparmene e, quando ho iniziato la mia carriera, ho pensato che volevo mettere in alcuni dei miei film le cose che ho imparato attraverso le mie esperienze: i miei sentimenti e, in particolare, l’amore che provo per il mio paese. La ragione per cui ho iniziato a fare film politici è stata quella di volere guardare alla situazione del mio paese seguendo un punto di vista di entertainment. Ho deciso che avrei come puntato una freccia su certe situazioni che si verificavano negli Stati Uniti, aggiustando, di tanto in tanto, la mira. Per mostrare come eleggiamo i nostri politici, nel 1972 ho interpretato Il candidato. Il messaggio che volevo mandare al mondo in maniera un po’ comica e dark, era che la gente sembrava molto più interessata nell’estetica dei politici che nella loro etica e, soprattutto, nelle loro idee. Poi è venuto Tutti gli uomini del Presidente che ha raccontato uno dei momenti più alti del giornalismo americano e della democrazia. Poi ci sono stati altri film come I tre giorni del Condor che rifletteva

sugli effetti di avere un’Agenzia governativa troppo potente e fuori da ogni controllo. Oggi le cose sono molto cambiate, con Internet, la televisione via cavo molto diffusa, le fonte di informazioni sono così tante da consentire meno opportunità per la loro manipolazione e alterazione. Leoni per Agnelli, quindi, non nasce dalla necessità di raccontare le cose che accadono nel mio paese, bensì di riflettere riguardo a quanto abbiamo perso negli ultimi anni in termini di vite umane, di libertà, di stabilità finanziaria e di rispetto da parte del resto del mondo.” “Volevo porre delle domande soprattutto sui legami tra i media, il potere politico e la gente comune, e di come siano importanti in questo passaggio l’educazione e la cultura. Il futuro appartiene ai giovani che devono operare una scelta: diventare politicamente attivi o scappare dalla politica in quanto disgustati e disillusi. “ Una scelta ‘necessaria’? “Assolutamente. Se i giovani, non solo americani, non cambieranno, continueranno a restare fuori dal processo decisionale, mentre se si impegneranno per il loro paese e il proprio futuro potranno arrivare, finalmente, a cambiare le cose.”

Leoni per Agnelli Regia di e con Robert Redford, Tom Cruise, Meryl Streep Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo Extra: Commento del regista Robert Redford, Making of, Dal copione allo schermo, La storia di United Artists, Trailer d’anteprima, Trailer cinematografico

Washington pronto a compiere scelte importanti, una giornalista televisiva (Maryl Streep) alla caccia di una storia importante e un maturo professore (Robert Redford) che si confronta con uno studente sveglio e capace. E la guerra come sfondo a tutte e tre le conversazioni e come struttura portante dell’ultimo film di uno dei grandi registi di Hollywood.

Un ambizioso senatore (Tom Cruise) di

20th Century Fox Home Entertainment

Robert Redford


DVD Alvin Superstar

di Tim Hill con Jason Lee, David Cross Audio DD 5.1: Italiano, Inglese, Spagnolo, Russo Sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo, e altre Extra: La storia de I Chipmunks, Gli effetti speciali di Alvin Superstar, La musica in Alvin Superstar, Balla come Alvin, Theodore e Simon 20th Century Fox Home Entertainment - € 19 Dave Neville (Jason Lee) è un musicista che tenta disperatamente di scrivere una canzone di successo per la Jett Records, di proprietà del furbo businessman Ian Hawk. Accade però che Dave si imbatte in tre scoiattoli che invadono casa sua, mettendo letteralmente “sotto sopra” la sua vita privata e… il suo lavoro! Ma Alvin, Simon e Theodore non sono scoiattoli qualsiasi, bensì i Chipmunks, e parlano, ballano e… cantano! Dave si rende conto di quanto la sua vita senza di loro possa essere davvero infelice…

L’Amore ai tempi del colera

di Mike Newell con Javier Bardem, Giovanna Mezzogiorno, Benjamin Bratt, Catalina Sandino Moreno, Hector Elizondo, Liev Schreiber, Fernando Montenegro, Laura Harring John Leguizamo Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano per non udenti, Inglese, Danese Extra: Backstage, Scene eliminate, Interviste, Trailer 01 Distribution - € 20 Florentino Ariza, poeta e impiegato al telegrafo, scopre la passione della sua vita quando vede Fermina Daza dalle finestre della villa del padre. Grazie ad una serie di lettere appassionate, Florentino gradualmente conquista il cuore della giovane. Fermina è, però, costretta a sposare un sofisticato aristocratico che la porta con sé a Parigi dove rimangono per anni. Quando rientrano insieme a Cartagena, lei ha praticamente dimenticato il suo primo amore. Ma Florentino non l’ha scordata.

American Gangster - Edizione Estesa

di Ridley Scott con Denzel Washington, Russell Crowe, Chiwetel Ejiofor, Josh Brolin Audio DD 5.1: Italiano, Inglese, Spagnolo, Russo Sottotitoli: Italiano, Inglese, Spagnolo, e altre Extra: Commento audio del regista Ridley Scott e dello sceneggiatore Steven Zaillian per tutta la durata del film Universal Pictures - € 21 Edizione estesa con 18 minuti di film in più rispetto a quella cinematografica che racconta la storia del boss Frank Lucas che, in breve tempo, ha iniziato a governare il narcotraffico di New York, inondando le strade di un prodotto più puro ad un prezzo migliore: la blue magic. Richie Roberts (è un poliziotto scaltro e duro, con lo stesso rigoroso codice etico di Lucas); sono due lupi solitari ai lati opposti della legge. I destini di questi due uomini si intrecceranno in un incontro-scontro che non solo cambierà le loro vite, ma anche il destino di un’intera

Io sono Leggenda

Di Francis Lawrence con Will Smith, Alice Braga, Dask Mihok Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano per non udenti, Inglese, Danese Extra: Quattro sconvolgenti animazioni, Versione del film con finale alternativo, La realizzazione di “Io sono leggenda”: cronaca della creazione del film, Il film e la scienza: un esame della storia e un’indagine sullo stato attuale delle infezioni virali mortali Warner Home Video - € 22 Il racconto di Richard Matheson è ambientato nella New York del 2012. Un virus ha ucciso tutti gli uomini o li ha trasformati in vampiri assetati di sangue. La città è deserta. Vi si aggira un solo sopravvissuto, il dottor Robert Neville, scienziato alla ricerca di un possibile siero che possa riportare alla normalità l’umanità. Neville si muove alla luce del giorno con il suo pastore tedesco, cercando di ricostruire le parvenze di una vita normale, in attesa che giunga la notte, quando i vampiri escono all’aperto attaccando tutto ciò che incontrano.

Cloverfield

di Matt Reeves con Michael Stahl-David, Mike Vogel, Odette Yustman, Lizzy Caplan Audio DD 5.1: Italiano, Inglese Sottotitoli: Italiano, Inglese Extra: Commenti del regista Matt Reeves; Le riprese di Cloverfield; L’ho visto! È vivo ed è enorme; Gli effetti visivi di Cloverfield; Clover fun; Scene inedite; Finali alternativi Paramount Home Entertainment - € 19,90 New York : Un gruppo di amici sta festeggiando il giovane Rob che sta per trasferirsi in Giappone. Hud ha il compito di documentare l’evento con una videocamera. Le sue riprese diventeranno la testimonianza diretta dell’evento mostruoso che ha sconvolto New York e dell’incapacità dell’Esercito di difendere la città, costringendo Hud ed i suoi amici a tentare di salvarsi con ogni mezzo disponibile.



LE BATTUTE di Boris Sollazzo

Interview

“Non ho visto nessuno dei suoi film. So chi è, la conosco più che altro per la sua reputazione”

posto del cervello” “Sempre meglio che avercelo su per il culo” “La verità di un poliziotto non è sempre la migliore delle verità”

“Cioè per le persone con cui vado a letto” “Siamo già bagnati prima di aprire l’ombrello” “Perché mi hai mentito dicendomi che non avevi visto nessuno dei miei film?” “Me l’ero dimenticato, non era memorabile. L’ho visto senza audio in aereo e nonostante questo speravo precipitassimo” “Dimmi, sei brava a sedurre gli uomini?” “Dimmi, sei gay Pierre?”

Shoot’em up “Sai cosa odio? Questi 40enni coglionastri che portano il codino” “Fottetevi fottuti fotti in culo” “Sapete perché una pistola è meglio di una moglie? A una pistola puoi mettere il silenziatore” “Sei l’uomo più incazzoso del mondo” “Se ricordo bene un tempo questo ti piaceva”

10 cose di noi “E’ solo un filmetto indipendente. Se è un successo bene, se è un flop neanche conta” “Come un pompino” “Ma voi famosi cosa fate quando vi mettete nei guai?” “Chiamiamo l’agente” “Perché voi attori guadagnate tanti soldi e vi affannate tanto per non spenderli?” “Sei troppo giovane per ricordarlo, ma sai quanti mesi sono serviti per farmi diventare una donna? Mi entravano solo le taglie 50, abbiamo lavorato di cesello. E alla fine anche gli attrezzisti volevano scoparmi”

Iron man “La chiamano il Da Vinci dei nostri tempi” “E’ ridicolo, io non dipingo” “E del “mercante di morte” come soprannome che ne dice?” “Quello non è male” “Ha mai perso un’ora di sonno?” “Ne perderei volentieri qualcuna con lei”

“Il capo che sta indietro lo prende nel didietro” “Dio mio, siamo davvero delle schiappe, oppure quello là ci sa fare davvero” “La vita è fatta a scale” “C’è chi si fa le seghe e chi sale”

Riprendimi “In questa società liquida devi essere mobile, libero, i legami non contano più nulla. Il matrimonio è roba da posto fisso” “Mi vuoi dire che se uno è precario nell’animo lo è anche nel lavoro?” “Io fumo soltanto se bevo e bevo soltanto se fumo” “Lei starebbe con uno che non l’ama” “Ma lui mi doveva amare!” “Faccio fatica a essere felice io, non posso sempre pensare alle felicità degli altri. E chi sono, Dio?” “Te dici che vuoi stare da solo, poi non riesci a star solo cinque minuti. Sei un tossico, un tossico di donne”

L’ultima missione “Sai qual è il problema con voi della criminale? Che avete il cazzo al

“E’ il tuo compleanno? Lo sapevo! Così presto?” “Sì, pensi, è lo stesso giorno dell’anno scorso” “Comprati una cosa da parte mia” “Già fatto, ed è bello, molto raffinato. Grazie signor Stark”


DEL MESE “Dove andremo a finire se uno deve imbucarsi alla propria festa” “Ehi Tony ti ricordi di me?” “Certo che no!”

Solo un bacio “Quello che mi eccita di più è dare piacere all’altro” “Anche a me!” “Ti piace se ti tocco il seno così” “So che ti dà piacere e quindi piace anche a me!” “Non è giusto, ti ho appena lasciato e scopro che hai un fascino pazzesco!” “Grazie, è un complimento carino” “E’ strano, ho voglia di baciarti” “Meglio lasciare le cose come stanno” “Ho guadagnato un’amica…” “E io un amico…” “Contaci. Il percorso che porta all’amicizia è misterioso quanto quello che porta all’amore” “Io intendevo solo un piccolo bacio” “Prima di darlo o riceverlo nessuno può dire se un bacio è piccolo o grande”

La sposa fantasma “Janet? Posso già dirti che non mi piace. Dal nome si direbbe una che mira solo a irretirti” “E allora? Non hai più intenzione di uscire con nessuna?” “Uscirò solo quando troverò la persona giusta” “Okay, e se ti dicessi che è una massaggiatrice sexy di 18 anni, con due enormi tette vere, a cui piace la cucina da buongustai, guardare lo sport, fare sesso orale e, quando non fa nessuna di queste cose, ama salvare le balene?” “Potremmo pranzare insieme” “D’accordo. E se non facesse nessuna di queste cose?” “Ciao, Chloe” “Padre Marks?” “Ashley. Da quant’è che non ti vedo? Saranno dieci anni?” “Credo di essere venuta a qualche messa di Natale” “Beh, perché il prossimo Natale non vieni a salutarmi?” “Certo, me lo appunto subito sul calendario” “25 dicembre”

Certamente, forse “Se non volevano un bambino, perché hanno fatto sesso?” “E’ un’ottima domanda…diciamo che si stavano allenando” “Tanto tempo fa, prima della mail, dei cellulari e dei reality televisivi, per l’esattezza nel lontano 1992…”

“Un pacchetto di Marley” “Sono 3 dollari e 25” “Ma queste costano 2 e 15 a Madison in Wisconsin!” “Allora tornatene lì. E mi raccomando, mandaci una cartolina! Non te lo scordare” “Anche Bush ha un’amante e tutti ne parlano. Perché Bill non può?” “Per il tipo di donna. Solo per quell’acconciatura Clinton andrebbe incriminato” “Che cos’è un mènage a trois?” “Mmm… diciamo che è un gioco che gli adulti fanno quando si annoiano” “Perché mai vuoi sposarmi? Per soddisfare l’ispirazione borghese di creare una famiglia che serva a ribadire e rinforzare il sistema capitalista?” “Mi dispiace per ieri, ma saremmo come cane e gatto, io e te” “Come l’olio e l’acqua” “Come la carta vetrata e un sedere nudo” “Ma che paragone disgustoso!” “Tu saresti il sedere, ovvio” “Will, il mio uomo bambino preferito! Hai un’aria molto maschia oggi” “Ci sto provando, grazie” “Il mio professore mi ha lasciato per una del secondo anno, dicendomi che lo faceva per il mio bene” “E’ una battuta che va molto di moda oggigiorno” “Sai che cosa non ho mai fatto, Will? Non ho mai passato tutto il giorno a letto con un ragazzo fantastico” “Neanche io!” “Mi distrugge vederti uscire con quel ragazzino” “Ah, non l’abuso di alcol, sigarette e giovani matricole?” “Guarda, ho donato tutti i miei organi alla ricerca scientifica, tranne uno, quello è per te” “Caro, grazie, non dovevi, che pensiero carino!” “No, che hai capito, non quello. Parlo del mio cuore!” “Grazie per avermi raccontato la storia” “E non ti ho raccontato il meraviglioso finale” “E qual è?” “Sei tu”

Oltre il fuoco “Mi tradisce con il vicino” “Vedila dal lato buono. Lo fai ancora con lei?” “Sì” “Allora rientri ancora nella rotazione” “Ti piace casa mia? Per l’arredamento mia moglie Doris si fa consigliare da Uday Hussein” “Com’è l’eroina?” “Mai sentita l’espressione “sentirsi abbracciato da Dio?” All’inizio è così”


George, what else!

Foto di Giambalvo & Napolitano

C

olui che il Time ha definito “The last movie star” (L’ultima star del cinema), ovvero George Clooney, è amato, adorato, un po’ ovunque, in particolare nel nostro Paese. Il suo arrivo a Roma per la presentazione della sua terza regia, In amore niente regole, di cui è anche protagonista al fianco di Renée Zellweger e John Krasinski, ha scatenato l’entusiasmo dei fan che sono accorsi all’anteprima. Una vera e propria folla di vip si sono dati appuntamento per vederlo e salutarlo, in occasione dell'anteprima romana. Clooney, accompagnato da Renée Zellweger in grande forma, che, oltre ad essere bello e intelligente, è anche estremamente simpatico non si è sottratto agli autografi, alle foto e a battute di

spirito. A riceverlo il quartier generale della Universal Pictures, con il Direttore Generale Richard Borg in prima linea e l’ottimo staff dell’ufficio stampa, capeggiato da Cristina Casati, insieme ai collaboratori Marina Caprioli e Riccardo Tinnirello. La serata organizzata, dalla Universal e dal team di Tiziana Rocca, vedeva tra gli invitati: l’attrice Valeria Solarino, Ursula Andress, Remo Girone e Victoria Zinni, Blas Roca Rey, Valeria Marini, Giampiero Ingrassia accompagnato dalla moglie, Elena Buryka e Mauro Leone, la famiglia di doppiatori Izzo, Michele Cucuzza, Christiane Filangieri, Dario Ballantini travestito da Valentino e Michele e Manuele Malenotti di Belstaff che hanno fornito le splendide giacche di pelle che l’attore indossa nel film.

George Clooney e Renée Zellweger

Valeria Solarino Richard Borg e George Clooney

George Clooney

George Clooney e Dario Ballantini


Tutti al Lago villo); Miglior Fotografia (Ramiro Civita); Migliore Montatore (Giorgio Franchini); Miglior Fonico (Alessandro Zanon) e Migliori Effetti Speciali Visivi (Paolo Trisoglio, Stefano Marinoni). 3 Premi per Caos Calmo ad Alessandro Gassman come Migliore Attore Non Protagonista, a Paolo Buonvino come Migliore Musicista e ad Ivano Fossati per la canzone originale. Da segnalare anche la vittoria delle due straordinarie attrici di Giorni e Nuvole di Silvio Soldini: come protagonista Margherita Buy e non protagonista Alba Rorwacher. Anche I Viceré di Roberto Faenza conquista 3 premi per la Migliore Scenografia, Migliore Costumista e Miglior Truccatore. Miglior Film Straniero l’oscarizzato Non è un paese per vecchi di Joel e Ethan Coen, mentre una giuria di studenti ha assegnato il David Giovani a Parlami d’amore di Silvio Muccino.

Foto di Pietro Coccia

Annus horribilis per il nostro Nanni Moretti. Come se non fossero bastati i risultati delle elezioni, anche i David di Donatello lo hanno snobbato, nonostante le 18 candidature di Caos Calmo e la sua statuetta annunciata come miglior attore protagonista. Ironia della sorte, il trionfatore della kermesse degli Oscar italiani, giunti alla 52a edizione, è stato Andrea Molaioli, un suo allievo, cresciuto alla sua ‘dura e pura’ scuola. Nonostante le previsioni, che davano favorito Caos Calmo di Antonello Grimaldi con Nanni Moretti, che aveva ottenuto ben 18 candidature, La ragazza del lago di Andrea Molaioli si è portato a casa 10 David: Miglior Film; Miglior Regista e Regista esordiente (Andrea Molaioli); Miglior Sceneggiatura (Sandro Petraglia); Miglior Produttore (Nicola Giuliano e Francesca Cima); Miglior Attore Protagonista (Toni Ser-

Alessandro Gassman e la moglie

Margherita Buy

Nicola Giuliano, Francesca Cima, Toni Servillo, Andrea Molaioli e Giampaolo Letta


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