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RITAGLIA LE MASCHERE DI RIO CHE TROVI SPILLATE AL CENTRO DELLA RIVISTA
SCHEDE FILM Rio Rango Gnomeo & Giulietta La vita facile Proposte audiovisive per le scuole
Sommario
n°1 2011
NATA NEL 1994 PER PROMUOVERE LE PELLICOLE PIÙ ADATTE AL MONDO DELLA SCUOLA, SIA SOTTO IL PROFILO DIDATTICO CHE DI INTRATTENIMENTO, PRIMISSIMA SCUOLA È DIVENTATA NEGLI ANNI UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA MAGGIOR PARTE DELLE SCUOLE E DEGLI INSEGNANTI CHE UTILIZZANO IL CINEMA COME STRUMENTO DIDATTICO.
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RIO
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GNOMEO & GIULIETTA
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RANGO
LA VITA FACILE
PER ABBONARSI A PRIMISSIMA SCUOLA Periodico di informazioni cinematografiche per le scuole Anno 17 n. 1 febbraio Marzo 2011
editore MULTIVISION S.R.L. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670
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grafica Luca Foddis luca.foddis@primissima.it Patrizia Morfù patrizia.morfu@primissima.it
Reg. Trib. Roma n. 00438/94 del 1/10/1994
stampa Ige, Roma
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schede film
Piero Cinelli
IA LE RITAGL RIO ERE DI H C S A M ATE I SPILL V O R T CHE LLA TRO DE N E C L A RIVISTA
Rio
Uscita: 15 Aprile 2011 20th Century Fox Regia Carlos Saldanha
Una favola animata ed un omaggio ad una straordinaria città
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ai realizzatori della serie di successo L’Era glaciale (Ice Age) arriva RIO, una commedia all’insegna dell’avventura più sfrenata con protagonista Blu, un rarissimo pappagallo addomesticato che non ha mai imparato a volare e che conduce una vita comoda insieme alla sua proprietaria Linda in una piccola cittadina americana. Convinti che Blu sia l’ultimo esemplare della sua specie, i due vengono a sapere dell’esistenza di
un esemplare femmina a Rio de Janeiro, e partono alla volta della lontana ed esotica terra carioca per trovare Gioiel, controparte femminile di Blu. Blu e Gioiel vengono però rapiti da un gruppo di trafficanti di animali pasticcioni. I due riescono a fuggire e Blu, •
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con l’aiuto di Gioiel e di un gruppo di spiritosi uccelli di città, dovrà trovare il coraggio di imparare a volare, mettere i bastoni fra le ruote ai rapitori che sono sulle loro tracce e tornare da Linda, la migliore amica che un uccello possa avere.
Il regista Autore di alcuni dei maggiori fenomeni d’animazione degli ultimi anni, fondatore e ‘motore’ del Blue Sky Studio, la celebre factory di pellicole animate che fa riferimento alla 20th Century Fox, il regista Carlos Saldanha, di cui ricordiamo successi del calibro di Era Glaciale e Robots, riscopre le sue origini con questo nuovo blockbuster animato, che grazie agli sgargianti colori tropicali sfrutta al massimo le tecniche tridimensionali. Cittadino newyorkese da molti anni, Saldanha è legatissimo alla sua città natale Rio de Janeiro. Un legame che non è estraneo alla decisione ed alla cura nel realizzare il suo ultimo lungometraggio, la cui priorità, a detta del regista, è di catturare l’essenza e l’amore per la vita del luogo. Una attitudine difficilmente traducibile in immagini, ma che il regista ed i suoi collaboratori - che prima di mettersi a lavorare sul film hanno soggiornato a Rio - hanno colto pienamente.
I Doppiatori
Blu
Fabio De Luigi
Gioiel
Victoria Cabello
Rafael, il tucano
Pino Insegno
Miguel, il perfido pappagallo
Mario Biondi
Luiz – il bulldog
Jose’ Altafini
Tipa
Emilio Carelli
Armando
Francesco Castelnuovo
Il lancio cinematografico di Rapunzel - l’Intreccio della Torre è accompagnato da una vasta gamma di articoli che portano questa incredibile favola anche fuori dallo schermo. Per vivere le rocambolesche avventure di Rapunzel sono in arrivo tante novità: giochi, accessori, videogame, libri illustrati e molto altro per sentirsi principesse ... con brio! Qual è stata la sua prima inspirazione per il film?
personaggio può vedere Rio per la prima volta e esplorarla.
L ispirazione in realtà è stata l’amore per la mia città, dove sono cresciuto, un posto molto fotogenico per girare, con una energia culturale vivida e vibrante che si combina benissimo con l’animazione.
Dove ha vissuto il pappagallo?
Il suo protagonista è un pappagallo domestico di nome Blu. Da dove è uscita questa idea? la prima idea mi è venuta in mente dopo aver letto un articolo su un giornale che parlava di come i pinguini in inverno finiscono sulle spiagge di Rio; mi ha fatto pensare a un turista che viene a Rio per la prima volta... è li che ho pensato che il protagonista poteva essere un raro pappagallo che è stato contrabbandato fuori dal Brasile, quindi pur essendo brasiliano no n h a ma i visto il Brasile da quando ha lasciato il nido. In questo modo, i l
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La storia comincia quando i bracconieri catturano l’uccello e lo portano via dalla sua casa quando è ancora un pulcino. Portato negli Stati Uniti viene adottato da Linda, una ragazza timida che gestisce un negozio di libri, e che si prende cura di lui. Cresce negli USA come pappagallo domestico, quindi quando torna a Rio è come se la vedesse per la prima volta. Perché Linda decide di portarlo a Rio? Degli scienziati scoprono che Blu è l’ ultimo della sua specie e hanno trovato una femmina suo simile di nome Jewel a Rio, e vorrebbero cercare di farli accoppiare per salvare la specie. Quanto è presente la città di Rio nel film? Essendo di Rio, ho sentito il dovere di renderla più autentica possibile. Non avevo scuse per fare errori. Potevo prendere alcune libertà creative, ma dovevo catturarne l’ essenza. Sono stato molto attento ad assicurarmi che tutti gli elementi fossero equilibrati e nel posto giusto, dovevo seguire una certa logica geografica. quindi ho disegnato una piccola mappa. Gli animatori hanno lavorato su googlemaps e su molti testi geografici, costruendo una vera e propria città digitale molto simile a Rio, ed è incredibile vedere come certi elementi siano accurati. In un secondo momento ho preso un gruppo di artisti e li ho portati con me a Rio per fare un giro dei posti dove ha luogo la storia in modo che potessero vedere le distanze e il contesto.
Il climax del film avviene durante il Carnevale. Cosa ci può dire di questa festa e di come viene celebrata? E’ la festa più attesa in Brasile, particolarmente a Rio. Il calendario cambia ogni anno, e quest’anno avrà luogo la prima settimana di marzo. In alcune città dura fino a 10 giorni, ma di regola si festeggia per 4 giorni. Cosa succede durante i quattro giorni?
In cosa consiste l’essenza di Rio?
Quando ha portato gli animatori in giro per la città quali sono stati i posti che pensava dovessero vedere di più?
Credo che l’ essenza di Rio sia una città di contrasti. Essendo una città sul mare, ha sempre un’aria di spensieratezza, di un posto tranquillo e rilassato. Ma è anche una grande città con molti problemi. E’ come mettere un pezzetto di New York in mezzo a una città di mare. Ci sono solo poche città nel mondo che hanno una combinazione di grande città, così vicina alle montagne, al mare e alla natura in generale. Questa per me è l’ essenza di Rio: vedere le altissime montagne accanto alle spiagge e all’ oceano. la giungla d’ asfalto che incontra la vera giungla.
I classici punti in cui si può vedere il panorama mi levano tuttora il fiato ogni volta che torno: Sugaloaf Mountain, il Cristo Redentore, Corcovado Mountain, le corse in tram e tutte le piccole cose che, anche se sono considerate turistiche, sono talmente belle che non mi fanno stancare mai. Ma la cosa che amo di più è la vita di tutti i giorni. Vado in spiaggia, esco con gli amici, vado nei piccoli quartieri e nelle gallerie, guardo la gente per strada e mi godo il bel tempo.
Il carnevale comincia di sabato e finisce il mercoledì delle Ceneri, e durante i quattro giorni l’intera città è bloccata da queste parate e feste, quindi diventa difficile anche muoversi. I due eventi principali sono di notte, dalle 8 di sera alle 5 di mattina. C’ è una competizione tra le vare scuole di Samba che sfilano una dopo l’altra e competono per la miglior musica, migliori costumi e direzione artistica. è come un film che si proietta davanti a te con tante categorie che devono essere giudicate. Alla fine viene annunciato il vincitore ed è una festa nella festa. E’ una competizione per la quale si preparano tutto l’ anno. Quando siamo andati a Rio con il team abbiamo deciso che dovevamo andare a vedere la Parata. Non potevamo fare un film sulla parate senza averle mai viste. Il primo giorno, abbiamo visto la parata ed è stata incredibile. Il giorno successivo, siamo andati con una delle scuole di Samba - c' erano tutti ed è stato fantastico. Dovevamo provare queste sensazioni per poterle catturare nel film. Quanto è stato difficile catturare il Carnevale nel film e come è riuscito ad incorporarlo nella storia? Abbiamo fatto molte ricerche, ma la chiave era essere li, perché ci ha permesso di vedere veramente come fosse: la folla, la passione della gente che fa il tifo per le varie scuole di Samba, i ballerini, la grandezza degli elementi, i costumi. Abbiamo creato una gran bella scuola di Samba nel film. Cosa succede a Blu durante il Carnevale? Blu deve muoversi attraverso folle di persone e inseguire Jewel. E ’ u n i ns e guimento di salvataggio, per salvare la damigella in pericolo.
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schede film
Claudio Lugi
“La vita è una sceneggiatura che ha meno varianti di un buon film western” Sam Peckinpah
Un camaleonte alla conquista del West Solo gli ultraquarantenni svezzati con scodelle di pastasciutta, cresciuti con le melodie di Mina e Lucio Battisti, e ipnotizzati dal “coloratissimo” bianco e nero di Carosello potranno ricordare Gringo, il mitico pistolero testimonial di una nota marca di carne in scatola. Presentato da un’efficace musichetta country, da un azzeccato coretto virile e da una grafica stile western, misto di animazione e foto, con immancabile voce off in rima, egli giungeva a castigare il perfido Black Jack e, allo scoccare delle 12, “il mezzogiorno di cuoco”, a magnificare le qualità del manzo in lattina. Gringo, appunto, espressione pubblicitaria del cowboy all’italiana, popolarissimo tra la metà degli anni Sessanta e la metà del decennio successivo, ispirato alla canzone di Adriano Celentano Ringo (cover dell’omonimo pezzo di Lorne Greene), può essere considerato l’antesignano ideale di Rango, l’eroe squamoso che la Paramount Pictures si appresta a presentare nelle sale a partire dall’11 marzo prossimo.
Rango è certamente destinato a diventare il lungometraggio di riferimento del genere western animato. Non solo perché la prestigiosa Industrial Light & Magic, nota compagnia di effetti visivi, si è occupata del film, ma anche perché la voce del protagonista (Johnny Depp) e degli altri attori-doppiatori (Isla Fischer, Abigail Breslin, Alfred Molina, Bill Nighy, Ray Winstone…) sono state registrate insieme, come in una recitazione dal vivo, e il risultato della versione in lingua originale ne trae un evidente beneficio in termini di coralità.
California. Rango, uno strano camaleonte in crisi d’identità, in compagnia del torace e del braccio destro di una Barbie, e di un pesce di plastica, s’interroga su se stesso: “Chi sono io? Eroe, attore, o che altro?”. Non c’è molto tempo per la risposta dal momento che il terrario viene sbalzato sull’asfalto e finisce in frantumi. Salvatosi per un pelo da un probabile investimento, il piccolo rettile si rifugia ai margini dell’autostrada, e su consiglio di un armadillo ferito da un veicolo decide di affrontare il deserto per arrivare in un fantomatico villaggio del Vecchio West.
L’antefatto si svolge all’interno di un terrario in vetro trasportato nel retro di un’automobile in viaggio attraverso il deserto Mojave, in
Il caldo e la vistosa camicetta hawaiana ne fanno una preda allettante per qualunque cacciatore. Difatti, sfugge miracolosamente a
Ottimamente diretto da Gore Verbiski - già autore della saga Pirati dei Caraibi - al debutto nella regia di un cartoon, •
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un falco prima d’incontrare Miss Borlotta, una coraggiosa lucertola proprietaria di un ranch ereditato dal padre, e pervenire alfine a Dirt, cittadina assolata e polverosa funestata da una siccità biblica. Spossato e assetato Rango entra in un saloon affollato da un variegato bestiario antropomorfo, in prevalenza originario dell’ecosistema desertico: scorpioni e porcospini, fenicotteri e ratti di cactus, iguana e maiali, rospi e salamandre, volpi rosse e corvi di Chihuahua. Il nuovo arrivato è il benvenuto, purché non chieda acqua. Allora, con un succo di cactus in mano, Rango inizia il proprio panegirico che giunge rapidamente all’apoteosi allorché arriva ad attribuirsi l’uccisione dei sette fratelli Jenkins con un’unica pallottola! Neanche il tempo di rendersi conto di quanto l’abbia sparata grossa che il falco predatore di prima lo punta decisamente costringendolo a una fuga concitata attraverso i vicoli e le stradine del paese: chi insegue chi? Per sua fortuna Rango finisce per mettere fuori combattimento definitivamente il pericoloso rapace, così la popolazione può festeggiarlo come un vero eroe. Inoltre, il losco sindaco di Dirt, una vecchia tartaruga, lo blandisce nominandolo sceriffo. “Controlla l’acqua e controllerai ogni cosa!”, sentenzia maliziosamente il primo cittadino. Lucidata la stella, e adeguato il proprio look all’incarico ricevuto, Rango assiste a una specie di balletto rituale che precede il rifornimento dell’acqua, come ogni mercoledì allo scoccare del mezzodì; ma stavolta dal rubinetto sgorga solo fanghiglia. Nemmeno in banca ci sono più “liquidi” a sufficienza. E le pur scarse riserve di lì a poche ore verranno trafugate da ignoti. Perciò lo sceriffo organizza una battuta di caccia ai ladri inseguendoli al galoppo sul magnifico sfondo della Monument Valley. Nonostante le apparenze la retata non sortisce esiti positivi, cosicché la popolazione mostra sempre più il proprio malcontento destinato a svilupparsi ulteriormente allorché Jake Sonagli, un orrendo crotalo richiamato dal sindaco, tornerà a minacciare la cittadina umiliando e scacciando il povero camaleonte.
aver elaborato un folle piano: funzionerà? È quanto scopriranno gli spettatori, piccoli e grandi, che si recheranno al cinema a godersi le bislacche avventure di questo simpatico camaleonte, sovente apostrofato, suo malgrado, come lucertolone. I bambini saranno conquistati dalla varietà dei personaggi e dal continuo susseguirsi dei colpi di scena, dall’itinerario di formazione intrapreso dal giovane eroe, e dalla tensione drammatica suscitata dai malvagi. Gli adulti, invece, troveranno vari motivi di divertimento nell’ironia e nell’orgia di citazioni cinefile che compaiono nelle sequenze del lungometraggio, tra le quali non possiamo dimenticare quella dell’attacco aereo dei pipistrelli sulle note della Cavalcata delle Valchirie. Un discorso a parte merita il quartetto di spassosissimi gufi mariachi, i quali, ricoprono la funzione di coro e voce narrante, sottolineando con spiritosi intermezzi musicali i momenti salienti della vicenda, magistralmente commentata da Hans Zimmer (Il Re Leone, Il gladiatore, La sottile linea rossa, L’ultimo samurai, La maledizione della prima luna, Batman Begins e Inception sono solo alcuni dei titoli musicati dal geniale compositore tedesco) che ricalca abilmente gli stilemi del
Rango ritrova così l’autostrada che l’aveva catapultato nell’avventura. Depresso e stordito si abbandona alla più cupa disperazione, e a una notte popolata da mille incubi. Dall’altra parte della carreggiata, nella luce accecante del mattino, solo le parole dello Spirito del West (il fantasma di Clint Eastwood?) e la comparsa del “carro di alabastro dorato” lo convincono a rientrare nel mito. Rango dovrà recuperare l’acqua per salvare i cittadini di Dirt, e il proprio onore; allora potrà ritrovare finalmente se stesso, perché nessuno può tirarsi fuori dalla propria storia. Dunque, sfiderà l’orribile serpente al rintocco del mezzogiorno, non prima di
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western classico e di quello “all’italiana”. Tra le canzoni, da non perdere Rango Theme Song, struggente ballata - che passa sui titoli di coda - eseguita dai Los Lobos (noti per la loro versione de La Bamba) in cui non è difficile scorgere echi di Rawhide e sonorità di Ennio Morricone. Con quest’eccellente realizzazione Verbinski da un lato rafforza la sua collaborazione con Johnny Depp, il quale dà vita a un personaggio, Rango, che per vari aspetti ne rappresenta la versione animata, ricalcandone l’andatura e una certa surreale espressività, al punto da potersi ritenere una sorta di alter ego dell’attore americano. Dall’altro, il regista californiano ribadisce il diritto del genere western a rimanere nel mito della cinematografia attraverso un messaggio sofisticato che paventa il pericolo che esso possa finire divorato dalla modernità. L’autostrada che delimita il mondo della leggenda da quello contemporaneo rappresenta la riuscita metafora di tale destino. Dunque, non rimane che percorrere fino in fondo quella strada che conduce all’oblio delle vecchie tradizioni. Altrimenti, si rischia di venir schiacciati inesorabilmente dal tempo che corre. Oppure, si rimane fuori, senza speranza, in un vuoto dove l’eroe non ha più ragione di esistere.
Claudio Lugi
Quando il western di cartone diventa cult Va dato atto alla Paramount Pictures di aver risvegliato quell’interesse per il genere western che pareva assopito, specialmente a causa dei tanti critici che da tempo ne vaticinavano l’inevitabile declino. Ma il recente successo de Il Grinta, dei fratelli Coen, e l’imminente uscita di Rango, stanno dimostrando l’ottima scelta di direzione da parte della casa cinematografica sorta nel 1912, sia con il film live action che con l’originalissima animazione diretta da Gore Verbinski. Rango si afferma come la pellicola animata esemplare della fiaba archetipa sulla
frontiera americana, non solo in quanto utilizza adeguatamente gli stereotipi del genere, oppure perché dissemina il racconto di riferimenti al western classico e a quello “all’italiana”, ma anche per le citazioni – talvolta dotte, talaltra più popolari – provenienti dalla storia della cinema. Così, all’irrinunciabile omaggio a John Ford, con la riproduzione del palcoscenico ideale della Monument Valley, e con l’inseguimento alla diligenza (in realtà una grossa tanica d’acqua) che rievoca Ombre rosse, il cinema di Sergio Leone la fa da padrone con lo scenario caldo e polveroso di Dirt City, con l’utilizzo sapiente e insistito dei primi piani e dei dettagli, con la musica evocativa di Hans Zimmer. Ciliegina sulla torta la presenza dello Spirito del West sotto le spoglie del più famoso pistolero che indossi il poncho: Clint Eastwood. Naturalmente, Verbinski non dimentica di celebrare Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinneman con il duello in strada intercalato dalle inquadrature dell’orologio della banca, o I magnifici sette di John Sturges, con lo schieramento in strada dello sceriffo e dei suoi aiutanti prima della caccia ai ladri dell’acqua. E la scena dell’inseguimento da parte dei pipistrelli lungo il canyon, che pare ispirata alla corsa degli sgusci di Guerre Stellari – La minaccia fantasma, è commentata dalla wagneriana Cavalcata delle Valchirie, a ricordare la carica degli
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“Anche chi non ne ha mai visto nessuno ha chiara l’iconografia del western. È un marchio a sei “c”: cow-boy, cappello, cavallo, colt, cactus, carovana. […]” Pierre Murat e Michel Grisolia, Cinegamebook – Tutto quello che c’è da sapere sul cinema
elicotteri USA in Apocalypse now di Francis Ford Coppola, mentre le successive evoluzioni aeree di Rango vengono accompagnate dal valzer Sul bel Danubio Blu di Johan Strauss jr., citazione di 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. E non manca neppure l’occasione per ricordare il maestro del thriller, Alfred Hitchcock, quando il falco predatore cala in picchiata per attaccare l’accaldato camaleonte che si è appena allontanato dall’autostrada, così come accade all’incredulo Cary Grant, minacciato da un aeroplano, in Intrigo Internazionale, capolavoro del 1959. Lo stesso anno di A qualcuno piace caldo (Billy Wilder), di cui, nel cartone, viene nominato il suo celeberrimo adagio finale: “Nessuno è perfetto!”. E se ribadire il concetto del “cerchio della vita” richiama alla mente le vicende de Il Re Leone, la frase che meglio descrive lo spirito di questo splendido spaghetti western animato viene pronunciata dal temerario protagonista, circondato, assieme ai suoi, da una numerosissima banda di pipistrelli capitanata da un opossum: “Nessuno balla il tango senza Rango!”
Rango (Usa, 2011) Regia di Gore Verbinski 110’, Universal Pictures, animazione/ avventura/action Uscita: 11 marzo
schede film
Shakespeare e i nani da giardino Gnomeo e Giulietta (Gnomeo & Juliet, Usa, 2011) Regia di Kelly Asbury 84’, Walt Disney, Animazione 3D 16 marzo
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“DATEMI UN BUON DRAMMA, NE FARÒ UNA BUONA COMMEDIA” HOWARD HAWKS
A distanza di diciassette anni da Il Re Leone e dall’Oscar ottenuto per le melodie di Can You Feel The Love Tonight?, Elton John ritorna a proporre un ventaglio di straordinarie canzoni per una nuova animazione ispirata a un classico di William Shakespeare: Romeo e Giulietta, l’opera d’amore per eccellenza, la tragedia che ha fatto versare fiumi e fiumi di lacrime al pubblico d’ogni tempo e latitudine, ma che stavolta la divisione ‘adulta’ della Walt Disney, ovvero la Touchstone Pictures - che si occupa di prodotti non appositamente pensati per un pubblico infantile - ha trasformato in una commedia in 3D, originale, divertente e movimentata, che per via dell’ambientazione non poteva che essere intitolata Gnomeo & Giulietta. Ricordiamo che sotto il marchio Touchstone Pictures sono usciti film come: Chi ha incastrato Roger Rabbit nel 1988 e Nightmare Before Christmas di Tim Burton nel 1993. Nella fiaba animata, difatti, le eleganti bifore e i tradizionali balconcini dei rioni medievali di Verona sono stati sostituiti dalle tipiche casette dei quartieri residenziali inglesi, proprio in quel di Stratford-upon-Avon (la splendida cittadina che diede i natali al Bardo), nei cui lindi giardini fanno bella mostra di se coloratissimi nani di plastica, che di notte, al riparo degli sguardi indiscreti, e fuori dal controllo degli esseri umani, prendono vita – un po’ come avveniva agli eroi di Toy Story – e si gettano a capofitto nelle avventure che gli si presentano, nelle accanite sfide con i rivali come in quelle galanti, ancor più complicate… Come il celebre dramma cinquecentesco, anche Gnomeo & Giulietta narra dell’accesa rivalità tra una coppia di vicini, stavolta entrambi fanatici del giardinaggio. Indifferenti alle norme del buon gusto, il Signor Capulet e la Signora Montague hanno riempito di alberi e piante d’insolita varietà quegli spazi non particolarmente estesi, senza peraltro risparmiare sulle decorazioni, né sul numero degli gnomi. Il primo ha caratterizzato le proprie aiuole con linee dritte, con ampio impiego del colore rosso, mentre la seconda dimostra di prediligere le forme curve e il blu.
inconsapevolmente convinti della superiorità della propria parte sul colore avverso. Questo almeno fino a quando un giovane nano dal cappello blu, Gnomeo, incontra Giulietta, la bella nanerottola dal copricapo rosso. In un grande prato incolto i due si conoscono, discutono, e s’innamorano. Da quel momento il racconto si snoda in un susseguirsi di colpi di scena in cui la lotta tra le due fazioni, contraddistinta dal ritmo (spassose le corse con i tosaerba) e dalle svariate situazioni comiche, è intercalata dalle sequenze sentimentali, commentate dalle meravigliose note di Elton John, che in quest’occasione compare pure come produttore esecutivo.
Naturalmente, tale faida condiziona negativamente pure il comportamento degli gnomi da giardino, i quali, allineati ai rispettivi proprietari, risultano irrimediabilmente coinvolti, e •
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La varietà dei personaggi l’attenzione, e al tempo stesso, la trasgressione del testo shakespeariano, l’umorismo e le numerose gag -che ad esempio troviamo nel personaggio del fenicottero PIUMAROSA con la voce italiana di Francesco Pannofino - dimostrano l’efficacia della direzione di Kelly Asbury, già regista di Spirit-Cavallo Selvaggio (2002) e Shrek 2 (2004). Anche il ricchissimo cast delle voci della versione originale pare azzeccata: James McAvoy e Emily Blunt hanno doppiato i due protagonisti, mentre nei ruoli di contorno troviamo addirittura Michael Caine e Maggie Smith, Jason Statham e Ozzy Osbourne (il mitico cantante dei Black Sabbath, padre dell’heavy-metal), Richard Wilson e Patrick Stewart, a cui, dati i trascorsi, non poteva essere negata la voce del Bardo… Inoltre, le musiche scritte da James Newton Howard e Chris Bacon, contenenti parti delle liriche più note di Elton John, nuove realizzazioni come Hello Hello e Love Builds a Garden (testi a
cura del paroliere “storico”, Bernie Turpin), e gli stessi evergreen della popstar britannica – da Rocket Man a Don’t Go Breaking My Heart, da Your Song a Crocodile Rock, interpretata per l’occasione da Nelly Furtado – costituiscono una colonna sonora eccezionale, dunque, un valore aggiunto per quest’animazione che si avvia non solo a ripetere il grande successo dei classici Disney, ma a prenotare l’ennesima statuetta dorata. Come s’intuisce, l’epilogo di Gnomeo & Giulietta non potrà essere tragico, tuttavia il tono scanzonato e bizzarro della commedia non stravolge l’aspetto sentimentale della vicenda incentrata sull’amore adolescenziale vissuto senza riserve, con la temeraria intraprendenza della giovinezza. Il conflitto con la famiglia, l’egoismo degli adulti e i pregiudizi sociali costituisconoi fattori avversi alla realizzazione della felicità della coppia, pertanto il messaggio sarà facilmente recepito anche dai bambini, che assieme alle loro famiglie – e a partire dal prossimo 18 marzo – proveranno il turbine di emozioni di questa storia sulle differenze e sui danni provocati dall’intolleranza nei confronti della diversità, e ancor più rideranno per lo spettacolo dei buffi e variopinti personaggi plastificati.
Shakespeare al cinema “Amore corre verso amore, così come gli scolari lasciano i loro libri, per contro, amore lascia amore con volto corrucciato con cui gli scolari vanno a scuola.” William Shakespeare, Romeo and Juliet (atto II, scena II) Assommano a circa settecento i film tratti dalle opere di William Shakespeare, perciò egli è reputato ancor oggi lo sceneggiatore più prolifico di tutta la storia del cinema, quantunque sia vissuto in un’epoca in cui il mezzo cinematografico non era stato neppure pensato. Tale considerevole numero di rappresentazioni sul grande schermo, sia in forma integrale che negli adattamenti, dimostra l’attualità delle sue storie nel corso dei secoli, e nel contempo la modernità, la qualità espressiva, e dirompente, della sua lingua, che ha disseminato nella cultura universale un repertorio praticamente inesauribile d i a fo r i s m i e c i t a z io n i c he t u t t o ra continuiamo a utilizzare proficuamente. Ovviamente, la forza della sua drammaturgia risiede anche nella struttura narrativa e nella costruzione dei personaggi: le sue tragedie e le sue •
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commedie hanno portato sul palcoscenico l’amore e il potere, il vano furore delle g u e r re e l a c o nd i z io ne e s i s t e n z ia l e dell’essere umano, senza risparmiare allo spettatore gli intrighi più complicati e gli effetti più plateali, i paradossi ai limiti dell’improbabile e l’efferatezza dei delitti, l’odio e la passione, la violenza e la pietà, la carne e il sangue... Se il teatro propone di continuo nuove forme espressive e sceniche, regie originali e attualizzate, anche la musica – dal
poema sinfonico di Ciajkovskij al balletto di Prokofiev, dall’opera I Capuleti e i Montecchi di Vincenzo Bellini al notissimo musical di Bernstein (West Side Story), dalla ballata dei Dire Straits (Romeo and Juliet) all’orecchiabile Juliet di Robin Gibb – e il cinema specialmente, accanto a messinscene assolutamente fedeli alla maniera classica, da Georges Méliès a oggi si è cimentato, anche con successo, nella sperimentazione, nell’adattamento e nella riscrittura dei testi shakespeariani, cambiando ambientazioni, epoche storiche, linguaggi e forme della rappresentazione.
de l B a rdo a Ho l l y w o o d. Tra g l i interpreti del film vanno ricordati il mitico John Barrymore nei panni di Mercuzio, e la coppia Norma Shearer e Leslie Howard, i quali recitarono la parte degli amanti adolescenti. Va tuttavia sottolineato il fatto che a quel tempo i due attori vantavano rispettivamente 35 e 42 anni, ma evidentemente ciò non dovette interessare molto a Thalberg, marito della bella protagonista. E poi c’era sempre il genio di Stratford a soccorrere la messinscena…
Esistono almeno una quarantina di pellicole sulla tragica vicenda dei due giovani amanti di Verona, a partire dalla prima datata 1900. La fortuna di Shakespeare già nel cinema muto dimostra quanto il suo teatro, pur privo dei dialoghi, contenesse, solo per la varietà dell’intrigo e la bellezza delle finzioni, tutti quegli elementi che il cinema richiede per una sceneggiatura. L’avvento del sonoro, con la possibilità, per i cineasti, di accostarsi anche al testo, coincide con una rinnovata fortuna cinematografica dell’autore, i cui drammi continuarono a fornire alla settima arte una costante fonte d’ispirazione.
Pe r ra g io n i c he s i p o s s o no fa c i l me nt e i nt u i re i l c i ne ma italiano ha trovato particolarmente congeniale il testo in esame, fatto confermato da almeno u n t r i t t ic o d i re g ie che hanno privilegiato l’aspetto scenografico e pittorico (Renato Salvatori, 1954), quello popolare (Riccardo Freda, 1964), e soprattutto quello moderno e attualizzante ( F ra nc o Ze f f i re l l i , 1 9 6 8 ) . Quest’ultima lettura, premiata con due Oscar, si avvaleva anche di un’abile contestualizzazione che tentava di interpretare il senso della ribellione studentesca di quei mesi da parte dei due giovanissimi protagonisti.
Giulietta e Romeo (1936) ufficialmente attribuito a George Cukor, ma di fatto diretto dal “boss” della M.G.M. Irving Thalberg, viene citato come una delle versioni paradigmatiche
Di Ernst Lubitsch ricordiamo, invece, un’elegante e ironica versione “nevosa” del lontano 1920 (Romeo und Julia im Schnee), mentre l’ottimo Giulietta, Romeo e le tenebre (1959) di Jiri Weiss ambienta la vicenda tragica dei due amanti nella Praga occupata dai nazisti. Ma gli esempi più memorabili del dramma risultano essere ancor oggi il musical West Side Story (1961) di Robert Wise, premiato dall’Academy con ben dieci statuette, e Romeo + Juliet (1996) egregiamente diretto da Baz Luhrmann. Il regista australiano, pur collocando le vicende in un’improbabile Verona Beach, una sorta di metropoli balneare del prossimo futuro, infestata da gang giovanili etnicamente e religiosamente caratterizzate, e girando a un ritmo vorticoso e assordante scene allucinate e violente, realizza un lungometraggio che si distingue piuttosto per le eccellenti •
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performance di Leonardo di Caprio (Orso d’argento al Festival di Berlino) e Claire Danes, la coppia di giovani innamorati, che in questo lungo videoclip declamano, e spesso urlano, i versi del testo originale, senza per questo penalizzare il pathos scespiriano, o apparire dissonanti. La rassegna, seppur parziale, non può che concludersi con Gnomeo & Giulietta, che come già enunciato, trasporta la parola di Shakespeare nell’universo virtuale della visione tridimensionale su grande schermo. La stravaganza del racconto non risiede tanto nel finale lieto, quanto nell’aver saputo trasportare la s toria archetipa dell’amo re perfetto, ma contrastato dalla società, in un contesto mai prima d’ora praticato, se si eccettua lo spiritoso impiego dei nani da giardino ne Il favoloso mondo di Amélie (2001) di Jean-Pierre Jeunet. E nell’orgia di vacuità de l no s t r o t e m p o Gnomeo & Giulietta potrebbe anche contribuire a placare la propaganda e le gesta del Fronte di Liberazione dei Nani da Giardino che t ra go l ia rd ia , t e p p i s mo e s c a ra ma n z ia h a g i à i n f e s t a t o mo l t i paesi europei, in alcuni casi rendendo impossibile la “vita” dei simpatici gnomi, barbuti e sorridenti, già creature dei boschi oggi prestate al decoro kitsch delle villette piccolo-borghesi. Oltre a svariate denunce per furto e violazione di domicilio, tale crociata ha trovato insperati alleati in alcuni amministratori pubblici decisamente “attenti all’ambiente”. Infatti, F u ro re, u n c o mu ne de l l a costiera amalfitana, nel maggio 2010 ha emanato (primo al mondo?) il divieto di esporre i nani da giardino perché essi altererebbero il paesaggio naturale. Dispiace sapere che perfino Biancaneve è stata colpita dal provvedimento. Verrebbe, però, da chiedersi: “E la monnezza?”
schede film
Piero Cinelli
Un titolo decisamente ironico perché la storia dei tre protagonisti insegna che la vita non è facile per nessuno e “la vita facile” in fondo è la più difficile da vivere.
La vita facile e altri miraggi Eppure chi non sogna di avere una vita facile? Si certo, un pò di impegno ci vuole, ma poi basta muoversi con destrezza, saltando gli intoppi e andando diritti alla meta. Già, ma qual’è la meta? La felicità? Ma come ci si arriva? Ricchezza, successo, amore. Che altro? E se tutto questo non bastasse? Se dopo anni e anni di perseverante ricerca qualcuno o qualcosa ci facesse capire che la felicità sta da tutt’altra parte? Non sarebbe stato meglio averlo capito prima? E magari essere riusciti a
trovarla. Anche in capo al mondo, se serve. E’ questa la storia di La vita facile, con alcune ulteriori complicazioni. Una riguarda una visione più o meno etica della società, l’altra, legata a questa, che investe la missione del medico. Dove le due storie di Luca e Mario rappresentano in modo estremo le due anime della medicina. E infine quella ‘sentimentale’, forse la madre di tutte le altre complicazioni, destinata a confinare l’amicizia ad una perenne rivalità.
La storia Mario e Luca sono due amici ‘storici’ che si sono laureati in medicina insieme e si sono frequentati assiduamente fino a che non hanno conosciuto Ginevra, che all’inizio sembra non riuscire a decidersi tra i due. Fino a quando sceglie di sposare Mario, e le loro strade si dividono. Luca decide di partire per l’Africa per esercitare la professione in uno sperduto ospedale da campo mentre Mario, bravo e opportunista, diventa un medico di grande successo, luminare della
Controcorrente
Una volta si diceva, ai tempi del grande Nino Manfredi, “basta la salute e un paio di scarpe nuove”. Oggi la vita è indubbiamente più facile. Ma ne siamo veramente sicuri? Non sarà un miraggio, come tanti, creato e ripetuto da tutti quelli che, e sono tanti, hanno interesse a propagandare una società felice e soddisfatta dove ‘stanno tutti bene’ e se qualcuno non lo è, forse è un disadattato? La vita facile è
cardiochirurgia. Dodici anni dopo Mario decide di raggiungere il suo vecchio amico in Africa: un viaggio che nasconde una serie di segreti. Che cosa lo spinge nuovamente dall’amico? Un reale desiderio di trovare un senso alla sua esistenza e alla sua professione o un semplice desiderio di fuga da una serie di guai combinati in Italia? L’arrivo di Mario in Kenya sconvolge nuovamente l’esistenza di Luca, anche sul piano professionale. Mario, infatti, risulta più bril-
lante e competente dell’amico e conquista in breve tempo l’affetto dei pazienti e il rispetto degli altri volontari. Quando poi si ricomporrà il vecchio triangolo con l’arrivo al campo di Ginevra, tutto riverrà messo in discussione e i tre amici dovranno confrontarsi con il proprio passato. “La vita facile” è il racconto di un’amicizia, di due storie d’amore e di almeno quattro tradimenti.
un mantra della nostra società (post?) consumistica. Se comperi la tal macchina, l’abito griffato, la vacanza nel villaggio delle cuccagne, il telefonino tuttofare, la tua vita sarà facilissima. Perfino una merendina funziona, per chi ci crede. Tra pubblicità e reality la tv, compreso quella pubblica, non si stanca di proporre stili di vita ambigui e rassicuranti. Il successo? E’ solo questione di conoscenze,
e magari di qualche compromesso. L’onestà? Roba d’altri tempi. Adesso per una vita facile davvero sono altre le strade. Ancora più squallide. Ma se si dicesse la verità: che la vita non è facile per niente? Che è dura e bellissima per tutti? E che ci vuole impegno e grinta, ed una solida scala di valori, come il rispetto per se stessi e per gli altri ad esempio, per viverla a testa alta? Forse potrebbe aiutare?
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La Vita Facile (Italia, 2011) Regia di Lucio Pellegrini con Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Vittoria Puccini, Camilla Filippi, Angelo Orlando, Ivano Marescotti 100’, Medusa, commedia/drammatico 4 marzo
Cos’è una ONG L’acronimo O.N.G. sta per Organizzazione Non Governativa, un termine ormai molto diffuso che indica una qualsiasi organizzazione o gruppo locale, nazionale o internazionale di cittadini che non sia stato creato da un Governo, cioè che non faccia parte di strutture governative, che sia espressione della società civile e che sia impegnato, senza alcuno scopo di lucro, nel settore della solidarietà sociale e della cooperazione allo sviluppo. La definizione trova la sua fonte nella legge 49/87 e identifica quelle Organizzazioni che, dopo un’istruttoria molto selettiva, ottengono dal Ministero degli Esteri un riconoscimento di idoneità per la gestione di progetti di cooperazione. I progetti delle ONG hanno come base di par-
Antonella Montesi tenza il rispetto assoluto dei criteri di giustizia e di equità, i loro campi di intervento sono molto vasti e riguardano, a vari livelli, la politica estera, l’economia, la globalizzazione, la questione del debito estero, le relazioni tra Nord e Sud del mondo, la pace. Le ONG sono impegnate nella promozione di una cultura della mondialità, con l’obiettivo di contribuire alla lotta contro ogni forma di povertà e di esclusione, all’affermazione della dignità e dei diritti dell’uomo, alla crescita delle comunità e delle istituzioni locali. Le prime Organizzazioni Non Governative sono nate all’inizio degli anni sessanta come movimento associativo spontaneo in risposta a un bisogno sempre più impellente di entrare in
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contatto diretto con i bisogni delle popolazioni del Sud del mondo e di rispondervi con la partecipazione e la solidarietà. Le attività di cooperazione si inseriscono in ciascuna realtà locale che è costituita, in base alle caratteristiche dei diversi Paesi, di relazioni politiche, sociali, economiche e istituzionali a cui si può partecipare solo attraverso il pieno coinvolgimento, la mediazione e il supporto delle comunità locali e delle loro organizzazioni, che di quelle realtà sono parte integrante e ne conoscono quindi, meglio di chiunque altro, i problemi e le necessità. Ecco perché il lavoro delle ONG è un lavoro di relazione e le risorse umane delle ONG sono gli operatori.
Le ONG italiane
A partire dagli anni ’70, un numero cospicuo di ONG italiane ha deciso di aderire a tre grandi federazioni che le riuniscono e svolgono un ruolo di coordinamento:
• La FOCSIV (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontariato), raggruppa 63 ONG cristiane. Nata inizialmente sotto forma di coordinamento tra diverse realtà laicali collegate al mondo missionario con il nome di FOLM (Federazione degli Organismi di Laicato Missionario) e trasformata nel 1972 in FOCSIV, rappresenta oggi la più grande Federazione italiana di Organismi cristiani di volontariato internazionale. Attualmente è presente in 86 Paesi tra Africa, Asia, America Latina, Europa, Medio Oriente e Oceania, con 641 interventi di sviluppo e con 817 volontari coinvolti in prima persona nella realizzazione di progetti nei settori socio-sanitario, agricolo, formativo, di difesa dei diritti umani
www.focsiv.it • Il COCIS (Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo), raggruppa 25 ONG laiche, anch’esse presenti in molti stati africani, asiatici, latino-americani, medio-orientali e del Mediterraneo www.cocis.it • Il CIPSI (Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale), nato nel 1985, raggruppa 48 ONG. Coinvolge attualmente in Italia 120.000 persone, con 175 gruppi di appoggio, lavora in 91 nazioni in Africa, America latina, Asia e Europa dell’Est. Ha 200 attività di partenariato all’estero con 185 associazioni locali e oltre 6 milioni di beneficiari. www.cipsi.it Pubblica la rivista “Solidarietà internazionale”, mensile che offre un utile strumento di lavoro
e confronto sui temi dei diritti fondamentali e della cooperazione Per approfondimenti e aggiornamenti in tempo reale è possibile consultare il sito: www.solidarietainternazionale.it Queste tre federazioni fanno parte dell’Associazione ONG Italiane, organizzazione di terzo livello che include in questo momento anche cinque associazioni regionali (COP - Consorzio ONG Piemontesi; CoLomba - Cooperazione Lombardia; Coordinamento delle ONG e delle Associazioni di Cooperazione Internazionale della Toscana; Cooperazione Lazio; COASIC Cordinamento delle ONG e delle Associazioni di Solidarietà della Campania) e organismi singoli che fanno riferimento a grandi organizzazioni di promozione sociale, ambientaliste, sindacali, ecc. (ARCS-ARCI, IPSIA–ACLI, ISCOS-CISL, Legambiente, Progetto Sviluppo-CGIL, Progetto SUD-UIL).
Chi finanzia le ONG Le ONG realizzano i propri progetti con risorse proprie (fund raising, sostenitori, donazioni, campagne, ecc.) e con fondi pubblici provenienti, nella maggior parte dei casi, dall’Unione Europea, dal Ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione decentrata (Regioni, Province, Comuni). Le persone fisiche e giuridiche possono finanziare le attività delle ONG e richiedere la deduzione o la detrazione, relativamente alle somme elargite, nella dichiarazione dei redditi dell’anno successivo.
Fonti
La DGCS - Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo
Associazione ONG Italiane www.ongitaliane.it Volontari nel mondo – FOCSIV www.focsiv.org
L’Ufficio del MAE che si occupa di cooperazione allo sviluppo è la DGCS – Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo. Tale Direzione Generale svolge le funzioni previste dalla L. 49/87 (v. art. 10) ed è articolata in un’Unità tecnica, un’Unità di valutazione e 13 uffici. Per maggiori informazioni: www.esteri.it/MAE/IT/Ministero/Struttura/DGCoopSviluppo/ L’ufficio S.O.C.I. del Comune di Milano redige e rende disponibile la “Guida delle ONG italiane”, tel. 02.88464518 – ufficio.soci@comune.milano.it
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Coordinamento delle Organizzazioni non Governative per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo - COCIS www.cocis.it/sito/index.php Coordinamento di iniziative popolari di solidarietà internazionale) – CIPSI www.cipsi.it