SCHEDE FILM
POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - 70% - DCB ROMA
I Tre Moschettieri Maga Martina 2 Happy Feet 2 Scialla - Stai sereno
Proposte cinematografiche per le scuole
Sommario
n°2 - 3 2011
NATA NEL 1994 PER PROMUOVERE LE PELLICOLE PIÙ ADATTE AL MONDO DELLA SCUOLA, SIA SOTTO IL PROFILO DIDATTICO CHE DI INTRATTENIMENTO, PRIMISSIMA SCUOLA È DIVENTATA NEGLI ANNI UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER LA MAGGIOR PARTE DELLE SCUOLE E DEGLI INSEGNANTI CHE UTILIZZANO IL CINEMA COME RIFERIMENTO DIDATTICO.
3
I TRE MOSCHETTIERI
10
HAPPY FEET 2
8
13
MAGA MARTINA 2
SCIALLA - STAI SERENO
PER ABBONARSI A PRIMISSIMA SCUOLA Periodico di informazioni cinematografiche per le scuole Anno 17 n.2 - 3 Ottobre Novembre 2011
editore MULTIVISION S.R.L. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670
Direttore Responsabile Piero Cinelli Direttore Editoriale Paolo Sivori
grafica Luca Foddis luca.foddis@primissima.it Patrizia Morfù patrizia.morfu@primissima.it
Reg. Trib. Roma n. 00438/94 del 1/10/1994
stampa Ige, Roma
Primissima Scuola viene inviata gratuitamente a tutte le Scuole ed ai Docenti che possono documentare l’attività cinematografica all'interno della propria Scuola. Per attivare l’abbonamento gratuito bisogna inviare (per posta o via fax) nominativo, incarico, indirizzo, telefono, su carta intestata della Scuola, e inoltre specificare l’attività svolta. Ci si può abbonare anche via internet inviando il modulo che troverete nella pagina www.primissima.it/scuola Vi preghiamo inoltre di trasmetterci il vostro indirizzo internet e quello della vs scuola. Secondo le leggi vigenti sulla privacy, i dati verranno utilizzati esclusivamente per l'invio di informazioni relative a Primissima Scuola.
schede film
Nicoletta Gemmi
I Tre Moschettieri (The Three Musketeers, Germania/Francia/UK, 2011) Regia di Paul W.S. Anderson con Logan Lerman, Ray Stevenson, Luke Evans, Matthew Macfadyen, Christoph Waltz 102’, 01 Distribution, azione/avventura/romantico
Il ritorno de I tre moschettieri Uno dei romanzi più celebri e più letti in assoluto nel mondo, è anche inevitabilmente uno dei più amati dal cinema. Arriva adesso una nuova versione ipertecnologica e iperspettacolare. Che si prende notevoli libertà rispetto al testo di Dumas, ma conserva in pieno l’anima dei personaggi. Tra duelli a fil di lama, combattimenti wuxia, intrighi, amori e aeronavi che sparano cannonate. Un primo capitolo di quello che, quasi certamente, rappresenterà l’inizio di un nuovo franchise ‘europeo’. Francia, 17° secolo. Il giovane soldato di ventura D’Artagnan decide di recarsi a Parigi per entrare nel corpo dei Moschettieri. Arrivato nella capitale, scopre che la milizia reale è stata sciolta e che solo tre uomini sono rimasti fedeli al sovrano: Athos, Porthos e Aramis. Dopo essersi unito a loro, affronta una serie di avventure per difendere il Re e
la Regina dalle trame del perfido Cardinale Richelieu e dei suoi fedeli alleati, Milady De Winter e il Conte di Rochefort. In ballo non vi è solo il trono di Francia ma una guerra che potrebbe coinvolgere l’intera Europa a cominciare dall’Inghilterra con il suo molesto Duca di Buckingham.
•
3•
schede film Il lancio cinematografico di Rapunzel - l’Intreccio della Torre è accompagnato da una vasta gamma di articoli che portano questa incredibile favola anche fuori dallo schermo. Per vivere le rocambolesche avventure di Rapunzel sono in arrivo tante novità: giochi, accessori, videogame, libri illustrati e molto altro per sentirsi principesse ... con brio!
I
Tre Moschettieri di Paul W. S. Anderson è un grande film di intrattenimento. Girato negli studi di Babelsberg, appena fuori Berlino, tra giganteschi set dove sono stati ricostruiti pezzi di galeoni lunghi venticinque metri (il resto è stato completato al computer), i tetti della Cattedrale di NôtreDame, maestosi palazzi veneziani circondanti da canali d’acqua come nella realtà. E qui, cominciano le prime stravaganze, il prologo del film è ambientato a Venezia e - non esiste nel libro - come pure quel repertorio di armi folli ed eccentriche che sembrano uscite da un B-movie fantasy dal gusto un po’ rétro. Le più impressionanti sono le navi volanti da guerra create da Leonardo Da Vinci e finite nelle mani di Richelieu e Buckingham grazie agli affari sporchi di Milady. Inoltre la modernità la si vede anche nei primi moschettieri in 3D. Con un budget di 100 milioni di dollari, Anderson ha costruito una storia avvincente – e non un baraccone hollywoodiano, anche perché il film è prettamente europeo – grazie soprattutto all’avere ben miscelato quelle che abbiamo chiamato stravaganze con il mantenere saldamente come filo conduttore le caratteristiche che hanno reso universale il romanzo di Dumas. Il cast è senz’altro un punto di forza, come pure le scenografie e una sceneggiatura attuale e molto ironica. Christoph Waltz è l’intrigante Cardinale Richelieu, Orlando Bloom l’infido Duca di Buckingham, Ray Stevenson, Matthew Macfayden e Luke Evans sono Porthos,
Athos e Aramis, mentre Logan Lerman, ovvero il Percy Jackson ladro di fulmini, è il giovane D’Artagnan. Milla Jovovich, moglie nella vita del regista, è la splendida e infedele Milady, Mads Mikkelsen è il Capo delle Guardie del Cardinale: Rochefort, Juno Temple la Regina Anna e Freddie Fox uno strepitoso Luigi XIII. “E’ una storia che amo da sempre – afferma Anderson – e questo vale anche per la maggior parte degli attori. Fra gli adattamenti il mio preferito rimane quello di Richard Lester. E come i precedenti anche il mio film è lo specchio dei tempi in cui sono stati rievocati. I temi di fondo sono sempre gli stessi e non passano mai di moda: l’amore, la politica, la religione, il coraggio, l’amicizia e la lealtà, gli intrighi, i tradimenti, la voglia di trovare il proprio posto nel mondo. In fondo il romanzo parla delle aspirazioni di un giovane. Ma realizzare I Tre Moschettieri dopo la saga dei Pirati dei Caraibi che ha reinventato un genere contaminandolo con una buona dose di fantasy obbliga necessariamente a scelte diverse. La mia versione del romanzo è moderna, sexy, più irriverente e stravagante”. Per quanto riguarda il tridimensionale, Anderson ne è un fan, convinto che è il miglior modo per esaltare non solo l’azione, duelli e combattimenti, ma anche location mozzafiato e ricchi costumi. Il film finisce con il sequel pronto... e non bisognerà certo aspettare i ‘Venti anni dopo’ del romanzo originale, per vedere i Moschettieri di nuovo in azione.
•
4•
ALEXANDRE DUMAS, UNA VITA CAPPA E SPADA
L
e avventure de I Tre Moschettieri sono il frutto della prolifica fantasia di uno dei romanzieri più celebri dell’Ottocento francese, Alexandre Dumas Davy de la Pailleterie, meglio noto come Alexandre Dumas padre. Nato a Villers-Cotterêts il 24 luglio 1802, Alexandre Dumas era figlio di un generale della Rivoluzione Francese, un uomo d’armi che combatté al fianco di Napoleone, per poi cadere in disgrazia e morire povero e dimenticato da tutti. Il Generale era mulatto, in quanto figlio di un marchese francese e di una schiava ‘africana’ di Haiti, lo scrittore Dumas era, quindi, per un quarto di ascendenza africana. Il padre nella vita del nostro romanziere ebbe un’importanza davvero fondamentale, nonostante morì quando Alexandre aveva solo tre anni e mezzo. Lo stesso nome Dumas, derivava dalla decisione paterna di ripudiare il cognome del suo genitore (Davy de la Pailletterie) e di assumere quello della madre (Dumas, per l’appunto). Nel 1822 Dumas si trasferisce a Parigi – dopo la Restaurazione della Monarchia – ed entra al servizio del Duca di Orléans - che in seguito divenne Re di Francia - come copista, grazie alla sua buona calligrafia. Coltivò da subito una grande ambizione letteraria, ottenendo il primo notevole successo come drammaturgo nel 1829 con Enrico III e la sua corte, primo dei grandi drammi storici romantici, precedendo il più noto Hernani di Victor Hugo del 1830. Messo in scena alla prestigiosa Comédie Française e interpretato da Mademoiselle Mars, un’attrice all’epoca molto famosa, il dramma di Dumas ottenne un successo enorme, costituendo una vera e propria svolta nella sua carriera di autore. Vi furono altri grandi successi per il Dumas drammaturgo: Antony del 1831, un dramma con un protagonista byroniano contemporaneo, considerato il primo dramma non storico romantico. Seguirono La Torre di Nesle del 1832 e soprattutto Kean del 1836, basato sulla vita del celebre attore inglese Edmund Kean e impersonato per la prima volta dall’attore francese Frédérick Lemaître. Oltre che prolifico scrittore Dumas fu imprenditore di se stesso, viste le fortune accumulate con i proventi letterari, acquistando terreni, immobili e fondando
alcuni giornali. Imprese spesso fallimentari, e sempre mirate alla cultura. Viaggiò moltissimo prima Olanda e Germania poi, dal giugno del 1858 al marzo del 1859 si recò in Russia, da San Pietroburgo fino al Caucaso. Dumas fu amico e ammiratore di Giuseppe Garibaldi e partecipò alla Spedizione dei Mille, raccontata ne I Garibaldini pubblicato nel 1861. Era al fianco di Garibaldi il giorno dell’ingresso dell’Eroe a Napoli. Fu poi nominato da questi ‘Direttore degli Scavi e dei Musei’, carica che mantenne per tre anni (1861/1864). Scrisse anche la monumentale storia de I Borboni a Napoli. Nel corso del suo soggiorno
a Napoli, Dumas ebbe modo di conoscere bene la città e i suoi abitanti, che descrisse in modo mirabile in alcuni suoi libri quali Il Corricolo e La San-Felice, biografia romanzata di Luisa Sanfelice. Nel settembre del 1870, dopo una malattia vascolare che lo lasciò semiparalizzato, si trasferì nella villa di suo figlio Alexandre - anche lui scrittore, autore di La Signora della camelie - a Puys, vicino a Dieppe, dove morì il 5 dicembre.
La fabbrica Dumas
V
ero e proprio precursore della letteratura popolare, Alexandre Dumas Padre è l’inventore dello stile-feuilleton (d’appendice), che coincide con la nascita della stampa quotidiana, indirizzata alla massa dei nuovi lettori. E’ anche il precursore (fino all’arrivo del cinema e dei telefilm) della produzione seriale, diventando un modello da seguire per gli artisti che guardavano al grande pubblico ed un vero e proprio bersaglio per il mondo accademico e per i letterati cosiddetti ‘colti’. Suo tra l’altro l’attacco diventato celebre delle “notti buie e tempestose.” (cap. LXVde I tre moschettieri”). Ammiratore di Walter Scott, Dumas si specializza nel romanzo storico. In una dozzina di anni pubblica quasi ottanta romanzi, che i giornali si disputano, utilizzando i codiddetti ‘negri’ ovvero i numerosi collaboratori di cui si circonda, come in una vera e propria redazione, e che gli forniscono soggetti e intrecci per romanzi presto dimenticati come Le Chevalier d’Harmental (1842), Ascanio, Georges e Amaury (tutti e quattro usciti nel 1843), o diventati immortali come la
trilogia dei moschettieri con I tre moschettieri (1844), Vent’ anni dopo (1845) e Il Visconte di Bragelonne (1848-1850), o come Il Conte di Montecristo (1844-1845) o La Regina Margot (1845). Scrive, oltre a quest’ultimo romanzo, narrazioni che evocano le guerre di religione: Il cavaliere di Maison-Rouge (1846), Madame de Monsoreau (1846), e sotto il titolo generale di Memorie di un medico, sono riuniti Giuseppe Balsamo (1846-1848), Il collare della regina (1849-1850), Angel Pitou (1851) e La Comtesse di Charny (1852-1855), romanzi la cui azione si svolge nel XVIII secolo. Più vicino alla tradizione degli inventori di favole e di epopee che alle discussioni letterarie del suo tempo, è il creatore di una mitologia nuova, i cui eroi hanno nutrito l’immaginazione di un pubblico vastissimo, immersi in una storia svuotata dei reali conflitti e scenario romanzesco di luccicanti avventure. Opere concilianti, dove le lotte sono soltanto prodezze eroiche e dove, una volta punito il cattivo, ognuno ritorna pacificamente al proprio posto e soprattutto la grande Francia trionfa sempre e comunque. Così, ne I tre moschettieri, le lotte tra Richelieu e
la nobiltà, come quelle tra Mazarino ed i frondisti sono soltanto conflitti provvisori: tutti finiranno per riconciliarsi, e il vecchio rivale di Richelieu diventerà maresciallo di Francia. Quindi la Storia si limita a prestare i personaggi alla fervida fantasia di Dumas, con il risultato che le azioni di questi stessi nei romanzi non hanno granché a vedere con ciò che fecero i loro alter ego storici.
ATHOS, PORTHOS, ARAMIS E... D’ARTAGNAN...
L
e avventure de I tre moschettieri fu pubblicato per la prima volta nel 1844 e da allora ha conquistato un posto importante nell’immaginario di ogni generazione di lettori. La storia è nota. Gli interminabili duelli, le liti, le ‘guasconate’ dei tre moschettieri: Athos, Porthos e Aramis, più il giovane D’Artagnan, ruotano attorno agli intrighi orditi dal Cardinale Richelieu per mettere in cattiva luce la Regina di Francia. I nostri intrepidi e coraggiosi cavalieri non si fermeranno di fronte a nulla pur di riportare alla Sovrana i due puntali di diamanti da lei regalati al Duca di Buckingham, in tempo per il gran ballo. Inutile dire che l’onore della Regina sarà salvo mentre Richelieu, dovrà ingoiare l’amaro calice della sconfitta. Ma prima di quel momento non mancheranno i colpi di scena che faranno sussultare il lettore o lo spettatore per le situazioni nelle quali si troveranno i fedeli servitori di Sua Maestà...
•
5•
schede film I PIU’ FAMOSI ADATTAMENTI SUL GRANDE SCHERMO DEI NOSTRI EROI I tre moschettieri al cinema è senza dubbio il romanzo di Alexandre Dumas più fortunato dal punto di vista cinematografico. Nel senso che non si contano le versioni dedicate al grande come al piccolo schermo. Ecco i cinque film più famosi.
I tre moschettieri (The Threee Musketeers, Usa, 1948) di George Sidney con Lana Turner, Gene Kelly, Van Heflin, June Allyson. E’ questa una delle versioni più celebri del romanzo di Dumas e probabilmente la più fedele allo spirito del libro. Non si contano fughe, cavalcate, tradimenti. Il film presenta anche uno dei più lunghi duelli della storia del cinema: 5 minuti. Protagonista, naturalmente, D’Artagnan.
I tre moschettieri (Les Trois mousquetaires, Italia/Francia, 1961) di Bernard Borderie con Gérard Barray, Mylène Demongeot. La solita avventura, vista in chiave “filologicamente corretta”. In Italia, il film uscì diviso in due parti: I tre moschettieri e La vendetta di Milady.
I quattro moschettieri (Italia/Francia, 1963) di Carlo Ludovico Bragaglia con Aldo Fabrizi, Nino Taranto, Erminio Macario, Peppino de Filippo, Carlo Croccolo, Lisa Gastoni, Milena Vukotic. Versione “casereccia” del romanzo di Dumas. I comici di casa nostra si sostituiscono ai moschettieri autentici e ne combinano di tutti i colori. Richelieu è impersonato da Peppino de Filippo.
I tre moschettieri (The Three Musketeers, Usa,1974) di Richard Lester con Michael York, Oliver Reed, Raquel Welch, Richard Chamberlain, Geraldine Chaplin, Faye Dunaway, Charlton Heston. Un adattamento goliardico e di grande intrattenimento, scanzonato e divertito, con un cast di grandissimi attori. Le avventure di D’Artagnan viste con “licenza”.
I tre moschettieri (The Three Musketeers, Usa, 1993) di Stephen Herek con Charlie Sheen, Kiefer Sutherland, Chris O’Donnel, Rebecca De Mornay. Versione moderna e, per molti critici la meno azzeccata, delle originali avventure dumasiane. Poco cappa e spada e molte esibizioni di combattimenti decisamente più in stile hollywoodiano.
•
6•
I FILM DI CAPPA E SPADA “Le donne, i cavalier, l’ armi, gli amori, le cortesie, l’audaci imprese io canto”...
nel genere ‘cappa e spada’ sono stati Rafael Sabatini, Emma Orczy, Sir Walter Scott ed Edmond Rostand.
Le origini di questo genere cinematografico sono da ricercare nei racconti cavallereschi del Medioevo, come per esempio Robin Hood, Re Artù e I Cavalieri della Tavola Rotonda. Le opere più famose, quelle con tutte le caratteristiche richieste ovvero duelli a colpi di fioretto, spadaccini che tengono testa da soli a manipoli di avversari, inseguimenti, cavalcate, ricca nobiltà da una parte, popolino oppresso dall’altra, una singolare storia d’amore, saltimbanchi itineranti e il buono che smaschera e sconfigge il cattivo, sono quelle di scrittori come Alexandre Dumas (su tutti I tre moschettieri), nelle avventure di Zorro di Johnston McCulley e un gran numero di storie sui pirati. Altri scrittori specializzati
Lo stile eccessivo, disinvolto, ma anche ironico, divenne presto uno dei più apprezzati stilemi cinematografici di Hollywood e raggiunse la grande popolarità grazie anche ad attori come Douglas Fairbanks, Sr., il più celebre interprete di eroi come D’Artagnan e Zorro, nonché abile spadaccino ed Errol Flynn. Durante gli anni Sessanta il genere subì un calo di popolarità man mano che prendevano piede i film d’azione. Ma ultimamente la tendenza si è un po’ invertita e il suo fascino è stato riscoperto, tra gli esempi contemporanei si possono annoverare: La maschera di Zorro (1998) e la serie di Pirati dei Caraibi (dal 2003).
I film più rappresentativi del genere sono: Il segno di Zorro (The Mark of Zorro, 1920) di Fred Niblo con Douglas Fairbanks Il ladro di Bagdad (The Thief of Bagdad, 1924) di Raoul Walsh con Douglas Fairbanks The Black Pirate (1926) di Albert Parker con Douglas Fairbanks La maschera di ferro (The Iron Mask, 1929) di Allan Dwan con Douglas Fairbanks Captain Blood (1935) di Michael Curtiz con Errol Flynn La leggenda di Robin Hood (The Adventures of Robin Hood, 1938) di Michael Curtiz e William Keighley con Errol Flynn Le avventure di Don Giovanni (Adventures of Don Juan, 1948) di Vincent Sherman con Errol Flynn Scaramouche (1952) di George Sidney con Stewart Granger Lo scudo dei Falworth (1954) di Rudolph Maté con Tony Curtis e Janet Leigh
•
7•
schede film
Una maga per amico Arriva dalla Germania, ma è targata Disney, la risposta 'rosa' ad Harry Potter, già arrivata al secondo capitolo. Una maghetta acqua e sapone, con un sorriso radioso e una grinta da strega.
N
el lontano regno di Mandolan sta andando tutto a rotoli. Il trono è stato maledetto ed ogni volta che il Gran Visir Guliman (Jürgen Tarrach) cerca di salirci viene catapultato via. Disperato, chiede aiuto a Maga Martina (Alina Freund), che con i suoi incantesimi dovrà aiutarlo a riprendere possesso del trono e del regno. Ma, poco dopo il suo arrivo in compagnia del suo fedele draghetto Ettore, Martina scopre che l’avido Gran Visir sta facendo il doppio gioco: infatti, con l’aiuto del suo fedelissimo e malvagio stregone Abrash (Ercan Durmaz), ha fatto prigioniero il re legittimo
Nandi (Michael Mendl). Fortunatamente Martina può contare sui suoi poteri magici, su Musa (Tanay Chheda), un astuto ragazzo di strada e, ovviamente, sul fedele Ettore. Inizia così per questo strampalato trio un viaggio pieno di avventure, a bordo di tuk-tuk vecchi e traballanti o sul dorso di potenti elefanti, fino ai cancelli della città proibita. Qui Maga Martina avrà bisogno di tutto il suo coraggio per liberare il re Nandi, tornare il più velocemente possibile a Mandolan e impedire l’ascesa del perfido Guliman al trono. Come se non bastasse, dovrà anche occuparsi di Ettore, innamorato dell’incantevole genio della lampada Suki, e di alcuni misteriosi puntini viola comparsi improvvisamente sul corpicino del drago… Sequel di Maga Martina e il libro magico del draghetto (2009), tratto dai libri per bambini •
8•
dell’autore tedesco Knister, nel primo film Martina, una ragazzina assolutamente normale, è diventata la nuova superstrega salvando il mondo dal perfido mago Geronimo, grazie anche al sostegno di Ettore, un draghetto piccolo e goffo. Ora una nuova avventura l'attende: il viaggio per Mandolan. Il trono
Maga Martina 2 - Viaggio in India (Hexe Lilli: Die Reise nach Mandolan) Germania, 2011 Regia: Harald Sicheritz Con: Alina Freund, Jürgen Tarrach, Ercan Durmaz, Pilar Bardem, Pegah Ferydoni, Tanay Chheda 90', Fantasy, Walt Disney
di Mandolan è stregato: è un problema enorme per il Gran Visir Guliman, che aspira a diventare il nuovo re. Il suo perfido stregone Abrash cerca di ingannare Martina per convincerla ad aiutarli. Ma nessuno può ingannare una strega provetta come Martina.
La trama del primo film Teodolinda è una strega buona che decide di ritirarsi, ma prima deve trovare la sua degna erede, colei che prenderà il titolo di superstrega. Affida la ricerca al drago Ettore che nella missione sarà guidato dal Libro degli Incantesimi. La predestinata è Martina, una bambina che prima dovrà dimostrare di essere all'altezza del compito, superando una prova di 99 ore. Martina si ritroverà a dover fronteggiare il perfido Geronimo e il suo "scagnozzo" Serafino, che cercheranno in tutti i modi di impossessarsi del Libro degli Incantesimi che gli permetterebbe di creare la Macchina per il Dominio del Mondo. Ma Martina, con l'aiuto dei suoi amici, riuscirà a sconfiggerli riuscendo così a dimostrare di avere tutte le carte in regola per diventare superstrega. •• 9 9 ••
schede film
Manuela Blonna
I Pinguini ed il cinema, un amore molto ‘animato’ Una delle specie animali più remote eppure più amate, i pinguini sono un soggetto privilegiato dell’immaginario cinematografico, grazie anche ad opere che, nella dimensione spettacolare, non hanno mai falsato la loro identità. Adesso arriva il sequel del blockbuster animato del 2006.
Happy Feet 2
Regia: George Miller Distribuzione: Warner Bros. Italia
•
10 •
T
ra tutti gli ordini di uccelli, i Pinguini o se preferite gli Sfeniscidi, sono senza dubbio quelli che più affascinano la nostra immaginazione. Forse perché li sentiamo, nonostante la distanza e la durezza dei luoghi in cui vivono, piuttosto vicini a noi, visto che la loro millenaria lotta per la sopravvivenza è basata su due aspetti fondamentali: la solidità della coppia e la socialità protettiva della colonia. Se ne è accorto anche il mondo della settima arte che da qualche anno a questa parte non manca di dedicare loro pellicole d’animazione e non. L’ultimo in ordine di tempo è Happy Feet 2, sequel del fortunato film diretto da
piccole ali trasformate in pinne che li fanno perfetti nuotatori, capaci di raggiungere i 24km/h sott’acqua. Il loro habitat naturale è l’emisfero meridionale, dal Polo Sud alle Galapagos ed il loro aspetto è caratterizzato dal folto pelo impermeabile adatto per tuffarsi in acqua a basse temperature; non hanno ossa cave, in compenso però sono muniti di ginocchia, utili per spiccare salti nel momento di uscire dall’acqua. Noi li riteniamo erroneamente tutti uguali, ma in realtà gli Sfeniscidi sono classificabili tra le 16 e le diciannove specie, tra le quali si distinguono per importanza l’Imperatore,
di immergersi fino a quindici minuti, nonostante il pericolo rappresentato dall’essere il cibo prediletto di grandi predatori, orche foche, leopardi, leoni. Quello che non tutti sanno invece è che il pinguino a differenza di molte altre specie, è un animale tendenzialmente monogamo, che nel momento della riproduzione si reca sulla Terra cercando un terreno adatto per deporre le uova: i genitori si alternano durante la cova, ad eccezione dei maschi dei pinguini imperatori, che sono gli unici responsabili delle uova. Come comunicano tra di loro? Semplicemente attraverso segnali sonori modulati in maniera differente a seconda della situazione, che sia chiamare un altro simile, iniziare una fase di corteggiamento o avvertire in caso di pericolo.
L’umanità dei pinguini
George Miller che lo aveva già portato in sala nel 2006 ottenendo anche il Premio Oscar come Miglior Pellicola d’Animazione ed incassando circa 385 milioni di dollari in tutto il mondo. Uccelli acquatici dall’aspetto tenero ed accattivante, si differenziano dalle altre specie volatili per la loro capacità di nuotare e per la durata della vita media che si aggira attorno ai quindici/vent’anni. Il nome è a tutt’oggi al centro di alcune speculazioni: secondo molti deriverebbe dalle due parole gallesi, “pen gwyn” (testa bianca), usate per identificare il Pinguinus impennis, una specie di uccello che popolava l’Oceano Atlantico settentrionale, estinta nel 1844 a causa di una caccia incontrollata per ottenerne il grasso. Secondo altri invece l’appellativo deriverebbe dallo spagnolo penguigo, ovvero grasso. All’inizio della loro evoluzione, i simpatici volatili - non dimentichiamo che i pinguini sono degli uccelli che hanno perso la capacità di volare - erano in grado sia di volare che di nuotare: oggi utilizzano le ali come fossero pinne. Animali molto specializzati e sociali, hanno una forma idrodinamica e
il Reale, l’Adelia, il Papua, il Crestato e l’Artico. Il pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri), alto in media 115 cm, per un peso compreso fra i 22 ed i 47 kg è l’unico oltre all’Adelia a riprodursi in Antartide. Come? La femmina depone un solo uovo, affidato al maschio, che lo tiene in incubazione tenendolo tra le zampe. Il Pinguino reale (Aptenodytes patagonicus), descritto per la prima volta da J.F. Miller nel 1778 dopo attento studio nella Georgia del Sud si trova in alcune isole dell’emisfero meridionale, sulle isole Falkland, Georgia del Sud e Sandwich Australi. Il pinguino di Adelia, (Pygoscelis adeliae) è quello più largamente diffuso sulle coste del continente Antartico: si riproduce durante l’estate australe in Ottobre ed è noto per essere il più aggressivo. In generale tutte queste specie si aggirano attorno ai 30 cm, ma possono arrivare fino al metro e venti di statura (gli Imperatore). Non sorprende il fatto che si nutrano di pesci, crostacei e calamari e che ovviamente per raggiungere le loro prede siano capaci ••11 11••
I pinguini nidificano in colonie, dove ritornano dopo una stagione passata esclusivamente in mare a pescare. La maggior parte dei pinguini inizia a nidificare a marzo-aprile, con l’arrivo dell’inverno polare. Alcune specie costruiscono dei nidi rudimentali, fatti con pietre e piume. Per riprodursi e allevare i propri figli il pinguino imperatore che vive nelle regioni antartiche compie ogni anno una migrazione che lo conduce per diversi mesi dalle zone pescose più a nord affacciate sull’ oceano, molto più a sud, verso l’interno dell’antartide, dove la banchisa è deserta ma stabile. Una volta arrivati all’interno della regione ghiacciata, qui si formano le coppie che si riprodurranno e aspetteranno la nascita del loro unico figlio. Dopo l’accoppiamento, e la nascita dell’uovo, la femmina pinguino, stremata dalla fatica, torna verso nord per nutrirsi e prendere qualcosa da mangiare al piccolo. Il compito di covare l’uovo spetta al padre che per circa due mesi, finchè l’uovo non si s c h i ude r à , de v e restare immobile nel freddo polare a proteggere con il suo corpo l’uovo. In genere la madre ritorna non appena il piccolo è nato, e tutti e tre insieme faranno la loro marcia annuale di ritorno all’oceano. Una volta arrivati si separeranno.
I Pinguini al cinema Non fa distinzione di specie il cinema dal momento in cui ha iniziato ad occuparsi di questi affascinanti volatili. Negli anni i pinguini sono stati protagonisti di documentari e film d’animazione. Il primo è Hubie all’inseguimento della pietra verde, pellicola d’animazione del 1995 prodotta dalla Metro Goldwyn Mayer e diretto da Don Bluth e Gary Goldman: si narrano le vicende di Hubie, un timido pinguino che vuole offrire alla sua amata una gemma verde. Sarà ostacolato dal malvagio Drake deciso ad impedire la loro unione. E’ del 2000 invece Pinguini alla riscossa, diretto da Franco Bìttolo, le avventure di una famiglia di volatili, che chiama a raccolta tutti gli animali del mondo per ritrovare la figlioletta rapita misteriosamente. Sul fronte documentari spicca l’apprezzatissimo La marcia dei pinguini, arrivato sugli schermi nel 2005 per la regia di Luc Jacquet, basatosi sull’osservazione del Pinguino Imperatore e della sua migrazione annuale per riprodursi in zone più interne. La critica lo ha accolto a braccia aperte grazie alla giusta alternanza tra la drammaticità degli avvenimenti narrati e la poeticità delle immagini scelte. La versione italiana è stata doppiata dal nostro Fiorello (nell’originale il narratore è Morgan Freeman), bravissimo nell’accorpare le tre voci originali di pinguino maschio, pinguino femmina e cucciolo, attiratosi però alcune critiche a causa di un taglio più ironico e troppo vicino ad un pubblico più infantile datogli dall’adattamento. Sono surfisti i volatili protagonisti di Surf’s up – I re delle onde, altro film d’animazione diretto a quattro mani da Ash Brannon e Chris Buck. La storia del pinguino aspirante surfista Cody Maverick è noto anche per la ricca colonna sonora composta tra gli altri dai Green Day, Pearl Jam, 311 e Incubus. Menzione a parte per il film targato Dreamworks Madagascar, dove Skipper, Kowalski, Soldato e Rico, i cattivissimi pinguini coinvolti loro malgrado nelle disavventure degli animali protagonisti, si sono conquistati immediatamente la simpatia del pubblico. L’apprezzamento per questi personaggi è stato tale da aver convinto la casa di produzione a mettere in cantiere vari spin-off: li ritroviamo nel sequel del film, nel cortometraggio Pinguini di Madagascar in Missione Natale e nella serie animata I pinguini di Madagascar, andata in onda su Nickelodeon e Teen Nick negli Stati Uniti nel 2009,
in Italia trasmessa su Nickelodeon e Italia 1: la frase ‘Carini e coccolosi’ loro cavallo di battaglia, è ormai un must! Questo 2011 ha invece visto gli sfeniscidi protagonisti del nuovo lavoro di Jim Carrey, protagonista de I Pinguini di Mr. Popper, per la regia di Mark Waters. Adattamento del romanzo per bambini di Richard e Flower Atwater, narra la storia dell’immobiliarista Thomas Popper, che riceve in eredità cinque sfeniscidi Papua, che lo aiuteranno loro malgrado a riavvicinarsi a moglie e figli e ad ammorbidire il suo carattere troppo egoista.
Pinguini ballerini: arriva in sala Happy Feet Ma sicuramente il film che li ha più gratificati (anche con l’Oscar) è stato Happy Feet. Diretto da George Miller, ed uscito nel 2006, Happy Feet racconta le vicende di una comunità di pinguini ‘imperatore’ tutti molto dotati nel canto. Tutti tranne Mambo, totalmente negato per il canto, ma in compenso ottimo ballerino di tip tap. Emarginato dalla sua specie a causa della sua incapacità musicale, il cucciolo deciderà di unirsi ai pinguini Adelia, gli unici ad apprezzarlo per come è: questo lo porterà a vivere una serie di mirabolanti avventure. Successone al botteghino con 385 milioni di dollari incassati nel mondo, si è aggiudicato prima il Golden Globe per la miglior canzone •12 •
originale di Prince e poi l’Oscar come Miglior Film d’Animazione. Adesso, a cinque anni di distanza, arriva in sala, il 25 Novembre, Happy Feet 2, realizzato in 3D, che riporta il pubblico nel magnifico paesaggio dell’Antartico. Mambo ormai adulto, ha dei problemi con il figlioletto Erik che odia la danza. Se nel primo episodio era Mambo incapace di cantare con la conseguenza di lasciare il gruppo, questa volta ad andarsene sarà Erik per avventurarsi nel mondo fino ad incontrare The Mighty Sven, un pinguino che può volare! Mambo non ha alcuna speranza di riuscire a competere con lui. Le cose prendono una piega ancora peggiore quando il pianeta è scosso da potenti forze di cui i bipedi non comprendono la natura. Mambo riunisce attorno a sé la nazione dei pinguini e tutta una serie di creature straordinarie, dai minuscoli krill ai giganteschi elefanti marini, per rimettere le cose a posto. Ed Erik impara da suo padre che cosa vuole dire avere coraggio e sapere affrontare le situazioni. Come nel primo episodio, anche qui ritroveremo performance vocali di voci illustri tra le quali Elijah Wood, Robin Williams, Hank Azaria, Alecia Moore, Brad Pitt, Matt Damon, Sofia Vergara, Hugo Weaving, Magda Szubanski, Anthony LaPaglia, Richard Carter. Miller ha firmato anche la sceneggiatura con Gary Eck, Warren Coleman e Paul Livingston e ha prodotto il film con Doug Mitchell e Bill Miller. Le danze dei pinguini sono state create dalla star del tip tap Savion Glover e le canzoni di Pink, con musiche di John Powell, commentano la trascinante colonna sonora.
schede film
Piero Cinelli
Scialla - Stai Sereno Un film di Francesco Bruni. Con Fabrizio Bentivoglio, Barbora Bobulova, Filippo Scicchitano. 95’, Commedia, RaiCinema/01 Distribution.
Ritratto di adolescente ‘in diretta’ La storia della più improbabile delle amicizie, quella tra un padre suo malgrado ed un adolescente, raccontata con ironia e affetto, senza prediche né volgarità, ricorda da vicino a suo modo il rapporto insegnante-studente. E fa riflettere su quanto sia decisiva la collaborazione tra famiglia e scuola in un’epoca in cui gli adolescenti sono sempre più ‘alieni’.
“Scialla nel gergo giovanile romano significa sta’ calmo, rilassati; più o meno come il take it easy americano. Secondo alcuni è derivato dall’arabo inshallah. Per me è un’espressione che ha diverse valenze: sorvolando sul fatto che i miei figli me la rivolgono in media una ventina di volte al giorno, mi piace l’invito alla moderazione e al quieto vivere che contiene; infine, la considero anche una sorta di manifesto poetico. Dopo aver a lungo riflettuto sull’aggettivo da associare alla parola commedia per definire il mio film, alla fine ho avuto un’illuminazione: Scialla! è proprio un classico esempio di “commedia scialla“. (Francesco Bruni)
5 •• • •13
“Stare appresso alle pischelle è un po’ da froci.” “La logica mi sfugge.” “Danneggiano la mia credibilità di strada.” “Questa bisogna che me la segni.”
La storia Bruno, (Fabrizio Bentivoglio), maturo e pigro cinquantenne, vive nel suo spazioso salotto romano su via Ostiense, scrivendo autobiografie su commissione. Del suo antico talento di scrittore è rimasto quel poco che gli basta per scrivere “i libri degli altri“, le biografie di calciatori e star televisive. Adesso sta scrivendo la biografia di Tina (Barbora Bobulova), famosa pornostar slovacca, divenuta ricca imprenditrice di film hard. Ex insegnante ‘impegnato’, ha iniziato, per garantirsi un altro piccolo stipendio, a dare svogliate ripetizioni a studenti altrettanto svogliati, fra i quali spicca il quindicenne Luca (Scicchitano), un ‘coattone’ sveglio e irriverente, che naturalmente va malissimo a scuola. Una notte la madre del ragazzo si fa viva con una rivelazione che butta all’aria la vita di Bruno: Luca è suo figlio. Non solo: la donna è in procinto di partire per un lavoro di sei mesi da cooperante in Africa, e il ragazzo non
può, e non vuole, seguirla laggiù. La donna chiede a Bruno di ospitare a casa sua il ragazzo, e di prendersi cura di lui, ma ad una condizione. Non dovrà, per nessuna ragione, rivelargli la sua vera identità. Inizia così una convivenza improbabile fra l’apatico ex professore e l’inquieto adolescente; sei mesi durante i quali Luca si troverà a confrontarsi con una figura maschile adulta e Bruno, suo malgrado, non potrà fare a meno di prendersi cura di quel figlio sconosciuto, che non solo sta per essere bocciato a scuola, ma sta cacciandosi in un brutto guaio. La storia dell’incontro tumultuoso tra un genitore intellettuale (Fabrizio Bentivoglio), che ha rinunciato alle proprie ambizioni, e un ragazzo intelligente e ignorante (Filippo Scicchitano) che non sa di essere suo figlio: «Sono padre di un adolescente e in questi anni ho verificato di persona quanto può essere difficile trasmettere il valore della cultura in una società che privilegia
•
14 •
tutt’altro». Commenta il regista Francesco Bruni. E, a proposito della difficoltà di far capire ai ragazzi il valore della cultura, aggiunge: «Forse il loro rifiuto è dovuto anche alla mancanza di prospettive, alla consapevolezza che tanto laurearsi non serve a niente. Quand’ero ragazzo io, si poteva almeno sognare, questa, al contrario, è la prima generazione che si ritroverà a stare peggio della precedente». Scicchitano, romano, 18 anni non ancora compiuti, protagonista ‘per caso’ del film, è un autentico testimone di questo ‘gap’. «Si è presentato ai provini per accompagnare un amico, la responsabile del casting gli ha fatto dire delle battute e quando l’ho visto ho pensato subito che era giusto per il ruolo». Gli studi li ha abbandonati da un po’, ma adesso, forse, tornerà sui suoi passi: «Ha detto che sta pensando di riprendere a frequentare la scuola». Magari è anche merito di Scialla che racconta come, con
l’aiuto di un padre appena ritrovato, si può fare uno sforzo e risalire la china: «Ho scritto il film su Bentivoglio, se lui non fosse stato disponibile, non avrei potuto girarlo, volevo che fosse un po’ come un Bill Murray italiano, lento, trasognato, anche compassato, una tipologia rara nella nostra commedia». Nel pubblico, ad applaudire l’esordiente Bruni, c’è anche Paolo Virzì: «La regia mi è piaciuta moltissimo, è come mettersi a fare il presepe, però rimango prima di tutto lo sceneggiatore di Paolo, ci conosciamo da quasi 20 anni, abbiamo appena scritto il copione del suo prossimo lavoro e poi ne faremo anche un altro». Al regista livornese Scialla è molto piaciuto: «Lo ha amato fin dal primo montaggio e adesso lo sta seguendo con grande affetto».
Opera prima dello sceneggiatore storico, appunto, di Paolo Virzì, Bruni ha firmato tra gli altri “La prima cosa bella” e “Tutta la vita davanti”, Scialla è una lieta sorpresa nel panorama cinematografico italiano che ci dimostra che si possono fare commedie civili e divertenti raccontando la realtà, senza trucchi narrativi e scorciatoie comiche. Il segreto che rende il film a tratti irresistibile è che Bruni racconta un adolescente ‘vero’, che spesso dà l’impressione di essere filmato in diretta, non un ragazzo immaginato al tavolino e non vuole proporci l’ennesima commedia generazionale, ma piuttosto l’incontro ‘antropologico’ tra due mondi pressoché incapaci di comunicare. Una difficoltà sottolineata ulteriormente - e con effetti esilaranti - anche dalla scelta di dare due connotazioni regionali molto distanti ai
•
15 •
due protagonisti, dove il romanesco di Luca mal si coniuga con il veneto di Bruno. L’incontro tra Bruno e Luca cambia tutti e due ma all’autore non interessa tanto seguirli sul piano emotivo, sul terreno della commozione dove la relazione padre-figlio avrebbe potuto approdare, tantomeno su quello del predicozzo morale, quanto sulla inconscia ricerca di una guida da parte di un adolescente recalcitrante e apparentemente impermeabile a ogni stimolo. Sorprendente l’interpretazione di Filippo Scicchitano per la prima volta sullo schermo, in un ruolo sicuramente congeniale ma pieno di piccole contraddizioni, accompagnata da quella di un sornione Fabrizio Bentivoglio, che fa pensare al più svitato Drugo Lebowski.