Primissima Trade - Febbraio 2008

Page 1

poste italiane spa. - spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb roma

SPECIALE Promozione e marketing del cinema italiano


anno 4 n.1 • febbaio 2008

Cinema Italiano Promozione e marketing

5

Nils Hartmann SKY Cinema

16

Oscar Nominations Carpet rosso sangue

10

Cinema e Afghanistan

La guerra di Charlie Wilson Persepolis

Jeffrey Katzenberg

Il cacciatore di aquiloni

Presidente DreamWorks Animation

12

18

Laura Fumagalli

Uscite Cinema

Multiplex “Arcadia”

13

21 mensile d’informazione sull’industria cinematografica

Inviata in omaggio a tutti gli addetti ai lavori del mondo della produzione, distribuzione ed esercizio cinematografico ed homevideo. Per richiedere l'abbonamento contattare la redazione primissima@primissima.it

Reg. Trib. Roma n. 103 del 24/03/2005

direttore responsabile p i ero c i n e l l i condirettore MAR CO SPAG N OLI Direttore editoriale Pa o l o S i v or i

pubblicità P RIMISSIMA S RL editore p rimissima s rl 00162 Roma, via Lorenzo il Magnifico, 50 Tel. 06 45437670 - Fax 06 97603680

hanno collaborato a questo numero claudio pofi Nicoletta gemmi FRANCO MONTI NI Michela g r eco LOr enzo ci nque

art direction brivido & sga nasc i a grafica Pat rizia Mor fù patrizia.morfu@primissima.it luca foddis luca.foddis@primissima.it stampa IGE , Roma




CINEMA ITALIANO Promozione e marketing del cinema italiano

di Piero Cinelli

P

romozione e marketing del cinema italiano, questo il titolo dell’ incontro organizzato dal ns giornale il 15 gennaio alla Casa del Cinema di Roma, cui hanno aderito i Direttori Marketing delle

più importanti società cinematografiche. Il primo di una serie di incontri tematici che affronteranno gli argomenti più ‘caldi’ della distribuzione e della produzione. Incontri che rientrano a pieno titolo nel dna della nostra pubblicazione, nata quattro anni fa per testimoniare il cambiamento in atto Piero Cinelli e Enrico Lucherini

nel mercato cinematografico e audiovisivo in generale.

Perché il cinema italiano

N

on c’è dubbio che dopo l’avvento dei multiplex e la conquista dell’estate, il macrofenomeno più eclatante del mercato cinematografico è la crescita del cinema italiano: 26,9% di quota di mercato nel 2007 (31,7% con le coproduzioni). Una crescita costante, già avviata nel 2006, e che nel 2008 potrebbe (visto il proliferare dei titoli annunciati e in preparazione) superare la soglia del 40% di quota di mercato, avvicinando l’Italia alla Francia, il paese europeo più fedele alla cinematografia di bandiera, dove la quota di cinema domestico si aggira pressoché stabilmente su queste percentuali. Ma se in Francia la migliore salute del cinema ‘domestico’ è dovuta sia alla forte identità culturale ma soprattutto ad un sistema di regole e di leggi che di fatto proteggono in modo sostanziale le produzioni locali, in Italia il fattore di recupero, che registra dopo anni di scarsa attenzione una simpatia ed in alcuni casi un vero e proprio innamoramento del pubblico, è totalmente dovuto al fattore produttivo, ovvero alle scelte ‘editoriali’ degli operatori che corrispondono sempre più al gradimento del pubblico. Scelte molto più diversificate rispetto al passato, e molto più mirate, rispetto ai target. Se fino a pochi anni fa c’erano solo due modelli abbastanza ‘ingessati’: il film d’autore ed il prodotto commerciale di taglio nazional-popolare, adesso il cinema italiano esprime una varietà ed una

ricchezza di modelli e di contenuti come, non a caso, non si vedeva dagli anni 80. Non si è scoperto solo il filone ‘adolescenziale’, che si è rivelato come una vera e propria miniera d’oro, ma si è trasformato il cinema d’autore rendendolo meno elitario grazie ad una maggiore contaminazione con il cinema di genere: vedi, ad esempio, lo straordinario risultato di La ragazza del Lago e Bianco e Nero. L’unico filone che sembra più impermeabile al cambiamento, felicemente condizionato dallo straordinario e puntuale successo, è quello della commedia commerciale, quello dei cinepanettoni per intenderci. Sebbene anche in quel fronte, vedi Massimo Boldi con Olé, si sono cercati nuovi spazi di release, che hanno dimostrato che il genere resiste alle usure del calendario. Insomma una nuova stagione del cinema italiano all’insegna del bel tempo, garantito da un sistema di produzione più ampio e competitivo, una serie invidiabile di vecchi e nuovi talenti, uno star system tornato a brillare, e una positiva percezione del pubblico, che sempre più spesso preferisce ‘comprare’ italiano. E da un diverso atteggiamento anche dell’esercizio, come ci conferma Paolo Protti, Presidente Anec: “Fino a pochi anni fa il film italiano era guardato con diffidenza, era messo all’ultimo posto. Oggi invece ha raggiunto il livello commerciale di quello americano.”

Peculiarità del cinema italiano

M

a cosa differenzia la promozione del cinema italiano da quello americano? Ci sono altri elementi, oltre alla promozione con la stampa che certamente nel caso del cinema italiano ha un ruolo molto più rilevante? Ce lo spiega Gaelle Armentano, sottolineando la maggiore complessità e responsabilità nel lancio di un film italiano, dove si viene chiamati alla definizione complessiva della strategia di marketing. “Con il film italiano si parte dall’inizio, e si decide insieme al produttore ed al regista il posizionamento ed il target. Mentre il cinema americano arriva già con queste decisioni prese a monte, con un trailer, una locandina, etc. Un lavoro delicato e impegnativo, che coinvolge anche tutto il lavoro, importantissimo, di promozione stampa.”

Aldo Lemme e Marco Spagnoli

febbraio • primissimatrade 5


CINEMA ITALIANO La promozione

Q

uesto cambiamento sul piano della promozione cosa comporta? Ed inoltre quanto ha contribuito il lavoro di promozione e di marketing in questo processo di cambiamento? Non c’è dubbio che anche sotto questo profilo qualcosa è cambiato, intanto con una maggiore attenzione da parte delle Società di Produzione. Le principali hanno i loro responsabili marketing che cominciano a seguire il film dalle prime fasi, e lo accompagnano fino alla fine, coniugando il loro lavoro con il marketing della distribuzione. E sono proprio questi Signori, i Direttori Marketing delle principali Società di Distribuzione, che abbiamo riunito intorno allo stesso tavolo, che ci confermano la diversa attenzione nei confronti dell’ex Cenerentola del mercato, ovvero il cinema italiano. “Non c’è più una questione di film italiano o americano, - afferma Kristin Greiner, Direttore Marketing Walt Disney Pictures Italia - noi non facciamo nessuna differenza se è italiano o americano.” Felice Laudadio e Paolo Protti

La stampa

U

na delle voci in generale più importanti nel lancio dei film italiani, vista la presenza e la disponibilità dei talents, e la possibilità di impostare un dialogo con i media. Un lavoro estremamente capillare, che, come viene riconosciuto da tutti i presenti, dà corpo oltre ché visibilità al film. A questo proposito Enrico Lucherini, pioniere e vera e propria ‘leggenda’ di questo mestiere, rilancia il problema della critica che talvolta fa degli interventi ‘a gamba tesa’ compromettendo in parte il lavoro di presentazione del film. Un problema annoso, che ha reso incandescente il clima di alcuni Festival, vedi Venezia, creando oggettivamente dei danni ad alcuni film, e che si ripresenta periodicamente, come ad esempio con l’uscita di Bianco e Nero, con atteggiamenti da parte di alcuni critici giudicati molto estremisti. Nessuno

ovviamente vuole impedire il lavoro della critica, ma il dissenso talvolta viene espresso in maniera inutilmente devastante. “Che senso ha fare critiche da Cineforum su giornali estremamente popolari, insultando il film in maniera quasi volgare?” Un altro problema sollevato da Enrico Lucherini è quello della scarsa professionalità e arroganza di alcuni giornalisti, soprattutto quelli delle nuove testate internet, che sempre più spesso mettono a dura prova la pazienza e la tolleranza dei talent durante le conferenze stampa. E quindi la necessità di verificare con maggiore rigidità sia le testate che i giornalisti da accreditare. Rapporti non sempre idilliaci insomma, che creano inutili tensioni e soprattutto disorientano il pubblico.

La critica

U

Marco Chimenz

6 febbraio • primissimatrade

na sensazione condivisa, che viene riassunta da Nicola Maccanico, Direttore Marketing Warner Bros. Italia: “Sembra che la critica non abbia apprezzato questo cambiamento del cinema italiano. C’è un certo mondo molto autoreferenziale, che oggi conta molto meno, rappresentato da alcuni critici che fanno fatica a capire il pubblico e non perdonano soprattutto i film italiani. Una stampa più giovane e meno ancorata ai vecchi sistemi ci farebbe solo bene.” Su questa linea anche Massimo Proietti, Direttore Marketing Universal Pictures: “I critici non capiscono ciò che il pubblico italiano gradisce. Ma questo della critica è un problema che c’è da sempre, proprio perché i critici non sembrano minimamente interessati a porsi in relazione con i lettori. Io ho la sensazione, senza dire una cosa sgradevole, che le critiche non vengano proprio lette. Il problema dovrebbe porselo l’editore.” Una distonia, tra critica cinematografica e pubblico, confermata anche dal produttore Marco Chimenz di Cattle-

ya: “Il dibattito sulla rilevanza della critica cinematografica secondo me appartiene più al passato, quando con il cinema italiano avevamo il 15% di un mercato da 80 milioni di biglietti. Oggi invece abbiamo il 30% di un mercato da 115 milioni di biglietti. La tipologia di film italiani che hanno avuto successo negli ultimi anni, sono quelli giovanili: tipo Melissa P., Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, quelli con attori come Riccardo Scamarcio etc… E lì la critica è totalmente irrilevante. Penso anche che per un tipo di cinema di autore più commerciale, che è poi quello che abbiamo tentato di fare noi, quel pubblico lì che è più adulto e accorto ha imparato a capire il distacco tra quella critica autoreferenziale e il sentire di un pubblico colto e urbano… Io, ad esempio, non le leggo mai le critiche, un po’ perché rivelano troppo della trama e poi non ho ancora trovato un critico tra i giornali principali che sia sulla mia stessa lunghezza d’onda, che io reputo di livello medio.” Anche Paolo Protti, Presidente Anec, ne sottolinea la


scarsa incidenza sul pubblico: “La critica rimane essenzialmente autoreferenziale, oggi bisogna guardare ai giovani, che non leggono i quotidiani. Mentre la critica del quotidiano arriva solo ad un certo tipo di persone, e non influisce sull’andamento economico del film.” Felice Laudadio, Direttore della Casa del Cinema, sottolinea invece la differenza di eco mediatica tra la critica e la notizia scandalistica: “Bisogna mettere in conto che oggi i lettori dei quotidiani sono a malapena 5 milioni, e quelli che seguono la critica sono soprattutto i lettori di alcuni quotidiani di sinistra tipo Unità, Il Manifesto e Liberazione. Giornali con una tiratura di 30/50mila copie. Anche se l’attenzione alla critica aumenta in occasione dei festival, e soprattutto quando c’è un film italiano. Ma si parla comunque di 15 o 25 righe su una colonnina laterale. A meno che intorno a quel film non spunti fuori un possibile scandaletto, allora se il capo redattore ne coglie una certa potenzialità mediatica gli dà anche la prima pagina. Pensate alla scena di sesso di Nanni Moretti con Isabella Ferrari di Caos calmo che è diventata un caso… Lo scandalo diventa tanto più importante per il giornale, quanto possa innescare la polemica televisiva. Non è il giornale a determinare l’informazione, ma determina solo l’eventuale accensione dei riflettori della tv.” Massimo Proietti e Nicola Maccanico

I flani

M

olto diverse le posizioni riguardo alla pubblicità sui quotidiani, ai cosiddetti flani, che, come fa notare Aldo Lemme, Direttore Marketing Sony Pictures, spesso vengono fatti per assecondare le richieste dell’esercizio: “In alcuni casi sono soldi buttati, perché il pubblico dei blockbuster non sceglie il film sulla stampa quotidiana. Per il cinema italiano il discorso è diverso, sono sicuro che ad esempio per Bianco e nero molti hanno visto dove andarlo a vedere su Repubblica. Per molti dei film di cui mi occupo come Sony Pictures, ovvero grandi produzioni americane molto commerciali tipo Spiderman, su questi film dover spendere mediamente 150mila euro per fare i flani è veramente un delitto, ma purtroppo questa battaglia non la vincerò mai...” Di opinione diversa è Gaelle Armentano, Direttore Marketing di 01 Distribution: “I produttori, gli autori, e anche l’esercizio vogliono questa pubblicità, poiché agli occhi del pubblico il film perde importanza quando scompare questa pubblicità. Invece di eliminarla, proporrei di utilizzare dei formati standard.” Una proposta che Nicola Maccanico condivide: “La cosa più negativa è la nostra incapacità di autoregolamentarsi, la corsa al flano più grande è ridicola, a noi farebbe piacere di metterci d’accordo per farlo diventare uno spazio più informativo e meno pubblicitario.” Ma c’è già chi ha superato questo problema, come testimoniato da Kristin Greiner, Direttore Marketing Walt Disney Pictures: “Abbiamo ridotto l’investimento dei flani di 2/3 nel giro di due anni, il che conferma che si può vivere benissimo senza. Abbiamo qualche problema, a questo proposito, solo con i film italiani, perché il regista ed i produttori insistono per averli. Ma noi siamo assolutamente convinti della nostra scelta, e ad esempio, per Milano – Palermo, che è il nostro secondo film italiano, i flani sono stati fatti e pagati dalla produzione. Comunque anche io apprezzerei se si trovasse un accordo tra tutte le case di produzione e distribuzione. In Germania, ad esempio, le pagine sono standardizzate, e ogni film ha lo stesso spazio. Ne esce una pagina piena, tutta in bianco e nero, che funziona benissimo.” Anche Massimo Proietti si dichiara disponibile a rivedere le proprie strategie: “Il consumatore usa la pagina dei flani per sapere se nel cinema vicino casa fanno quel film, punto e basta. Il flano alla fine viene fatto solo per i cinema, allora come diretta conseguenza logica, che se lo paghino gli esercenti. Io

sono dell’idea che se riteniamo che non servano, smettiamo di comprare gli spazi.” L’ipotesi di ridimensionamento incassa l’approvazione anche di Paolo Protti, Presidente degli Esercenti: “I flani non sono fondamentali perché i giovani non leggono i quotidiani, comunicano molto di più su Internet.” E del produttore Marco Chimenz: “Non vogliamo fare più i flani, non facciamoli. Chiaro che più il film è d’autore e adulto maggiore è la rilevanza di questi due fattori (critica e flani ndr). Ma credo sia la sala il vero obiettivo dove investire”. Chiude questo primo capitolo Gaelle Armentano: “Sono totalmente d’accordo con quello che dice Marco, e aggiungerei che secondo me noi perdiamo troppo tempo e soldi in flani, rapporti con la stampa e affissione, rispetto a quello che qualsiasi studio di settore indica come principale veicolo al pubblico, che è in primis il trailer, e poi gli spot televisivi a livello nazionale.”

Gaelle Armentano e Kristin Greiner

febbraio • primissimatrade 7


CINEMA ITALIANO

Da s i n : P i e r o C inelli, Alberto Pasquale, Paolo Protti, Aldo Lemme, M arco C himenz, Enrico Lucherin i

La sala

C

entralità della sala non solo per lo sfruttamento dei film, ma anche per la promozione. E’ la sala cinematografica la vera regina del mercato, ognuna con il proprio pubblico. Un patrimonio di contatti e di potenziali biglietti. La sala viene riscoperta in tutti i suoi spazi, a cominciare dal trailer ovviamente, individuato come il mezzo più importante e impattante, ma anche agli allestimenti, ed ai vari materiali promozionali. Un’ opininione totalmente condivisa, accanto alla preoccupazione per una tendenza ad una eccessiva deregulation da parte degli esercenti nella gestione degli spazi e quindi alla necessità di poterla ‘organizzare’ in modo più coerente al core business del mercato, ovvero i film. Una situazione fotografata in modo molto preciso da Marco Chimenz: “La sala è il punto di incontro tra il prodotto e il pubblico, pertanto è la sala, non tanto i flani o la tv, il luogo centrale della promozione del cinema italiano, dove puoi proporre un trailer ad un pubblico che va al cinema e che va a vedere quel tipo di film. E se la sala riesce a sostituirsi alla televisione, cambia lo scenario del mercato. Ma qui si entra in una specie di giungla dove non c’è molta chiarezza su dove e quando devono passare i trailer, sul perché alcuni distributori per assicurarsi che passi il loro trailer in alcuni circuiti devono pagare, o sul perché alcuni esercenti nonostante le rassicurazioni poi non lo passino... Nelle sale vorrei regole, sincerità e trasparenza. Dal momento che alcuni distributori hanno iniziato a pagare, cosa che trovo un po’ impressionante, ma che nell’analisi del nuovo mercato può essere condivisibile, anche se si porta dietro delle problematiche che andrebbero esaminate.” Il problema del pagamento dei trailer, o degli allestitori, viene vissuto, giustamente, in modo piuttosto contraddittorio. Per quanto sia condivisa la percezione di trovarsi al centro di un cambiamento del mercato, desta preoccupazioni la difficoltà sia di ‘cavalcare’ questa fase di transizione, e sia di interpretare il futuro. E’ questo, in estrema sintesi, pur con approcci diversi, l’argomento ricorrente.

8 febbraio • primissimatrade

Nicola Maccanico: “La prospettiva di arrivare, diciamo tra 5 anni, a pagare tutti, nella stessa situazione di oggi dove fai a cazzotti per riuscire ad avere un trailer, mi spaventa. Bisogna regolamentare il rapporto con l’esercizio, che è il rapporto centrale, ci sono delle regole di condotta e delle consuetudini e logiche di mercato che potrebbero migliorare notevolmente la situazione attuale. Poi, come per il problema dei flani, c’è chi legittimamente decide di pagare, e a quel punto le regole del gioco cambiano. E’ utopico pensare di trovare un accordo valido per tutti, ma almeno muoviamoci nelle logiche del buonsenso.” Massimo Proietti: “L’esercente dovrebbe chiarire se il suo business è il biglietto cinematografico oppure no. Se lui serenamente ci dice: ‘io faccio business con altro’, allora entriamo in una logica che ci vede anche pronti a pagare, ma poi non siamo disposti ad avere certe percentuali di noleggio. Il problema del pagamento dei trailer, mette principalmente a rischio, a mio parere, quelli dei film italiani. Non mi riferisco al film di De Laurentiis o a Muccino o a Cristina Comencini, ma al piccolo film…” Nicola Maccanico: “Io credo che oggi comincia a esserci il problema del piccolo film americano, perché oggi il cinema italiano è forte. L’abbiamo visto anche a Sorrento dove si è percepito che la centralità era sul film italiano. Oggi il pubblico è diverso, c’è una continuità di risultati che garantisce un buon posizionamento all’interno delle sale cinematografiche. Pensate ad un film come quello della Comencini che non è propriamente commerciale e che incassa in un weekend 1milione e 600mila euro.” Gaelle Armentano: “Parlando di esercizio, anche la spesa degli allestimenti è diventata altissima. Con risultati che conosciamo molto incerti. Forse anche lì un minimo di concertazione ci vorrebbe, per evitare che ognuno di noi continui a pagare delle persone che vanno a mettere i cartonati togliendo regolarmente quelli degli altri. Forse avere una linea comune fra distributori ed esercenti anche


M a s s i m o Pr o i e t t i , G a e l le A rmentano, Kristin Greiner, M arco Spagnoli, N icola M accanico, Karin Hassan

per gli spazi all’interno del cinema sarebbe molto utile. Premesso che anche quegli spazi non sono venduti ma nella maggioranza dei casi sono subappaltati. Quando ho iniziato a lavorare era l’esercizio che si occupava di allestire la propria sala in funzione dei film che aveva programmato.” Ma è l’ aspetto dell’evoluzione del mercato e del suo sviluppo che interessa maggiormente Paolo Protti, che anticipa un’idea di una sorta di Anica-Agis per le sale, a cui starebbe lavorando Aurelio De Laurentiis: “Fermo restando che ovviamente concordo con voi sul fatto che i trailer e la sala sono fondamentali, credo ci sia un problema di professionalità nel settore dell’esercizio e di maggiore dialogo. Trovo aberrante far pagare i trailer. Ma che senso ha fare un trailer di un film che esce tra 6 mesi e non farlo di uno che esce tra 40 giorni? Cerchiamo di affrontare questi problemi insieme, mettendo attorno ad un tavolo i marketing ed i commerciali dei nostri settori. Trovo in linea di principio positiva l’idea di Aurelio De Laurentiis di rilanciare il sistema sala come un Network, con una sorta di pizza unica. Anche se proporre 10 minuti, a variazione ogni 15 giorni, mi sembra eccessivo. Infine vorrei aggiungere una riflessione non proprio marginale sui risultati raggiunti: se il pubblico è arrivato a 115 milioni nel 2007, ed il 2008 è

partito fortissimo, forse ci sono altri elementi, oltre alla maggiore qualità e ad un miglior posizionamento del prodotto. Credo che abbia influito anche un fattore economico: ovvero l’aver mantenuto agli stessi livelli da cinque anni a questa parte il costo del biglietto, offrendo al pubblico cultura e intrattenimento al prezzo più basso.” Inoltre, sul costo effettivo del cinema, Protti rilancia con alcune proposte ‘forti’: “Credo che una delle cose a cui dovremmo puntare è l’eliminazione degli intervalli durante i film. Il che vuol dire limitare in parte la vendita di popcorn, anche se la maggior parte del pubblico li acquista all’ingresso, ma aumentare il piacere del pubblico di stare in sala, e aumentare il tempo per i trailer. Un’altro aspetto importante è la questione degli orari. Non sempre è utile inseguire a tutti i costi i 4-5 spettacoli al giorno, a volte è svantaggioso. E’ vero che cambiare le abitudini del pubblico non è semplice, ma programmare certi film alle 21:30 invece che alle 22:30, soprattutto quando lo spettacolo è molto lungo, per quanto si perda uno spettacolo, può risultare la scelta migliore. Tra l’altro recuperando spazio anche per i trailer. La cosa più importante, credo, è cercare di capire cosa ti riporta il pubblico al cinema.”

Internet

U

na particolare attenzione da parte di tutti è stata espressa nei confronti dei nuovi mezzi, in particolare nell’utilizzo del Web, considerato sempre più strategico e capace di raggiungere il target dei giovani. Per Marco Chimenz, che fa notare che in Inghilterra nel 2008 l’ammontare

della spesa pubblicitaria complessiva su Internet supererà quella della tv, la nuova frontiera è Internet ed il trailering “in un momento in cui il cinema italiano non parla più solo ad un gruppo di cinefili adulti.”

febbraio • primissimatrade 9


Oscar Nominations Carpet rosso sangue

di Piero Cinelli

L

a suspence maggiore in questo momento non è tanto su chi vincerà, ma se la Premiazione si farà. Lo sciopero degli sceneggiatori, dopo aver spazzato via la serata dei Globi d’Oro potrebbe travolgere anche la notte degli Oscar. Infliggendo una ferita profonda al cuore dell’industria del cinema. La sensazione diffusa è che la Writers Guild Association voglia tenere Hollywood sotto scacco fino all’ultimo minuto, per dimostrare la propria forza, per trovare magari un accordo ponte all’ultimo minuto che scongiuri i picchetti davanti al Kodak Theatre. Certo è che la distanza tra le majors e la WGA, che ha iniziato tre mesi fa lo sciopero per rivendicazioni sui diritti di sfruttamento dei film sui nuovi media, è ancora molto grande. Comunque, tenendo le dita incrociate perché le legittime richieste degli sceneggiatori vengano soddisfatte e l'80a Premiazione degli Oscar possa aver luogo come da storica tradizione. Dopo le nomination, la pole position di questo Gran Premio del cinema si presenta grosso modo così:

8 nom Non è un paese per vecchi (Paramount via Universal Pict.) 8 nom Il Petroliere (Miramax via Walt Disney Pict.) 7 nom Espiazione (Universal Pict.) 7 nom Michael Clayton (Warner Bros. via Medusa)

Non è un paese per vecchi

Q

uesti i cavalli più piazzati per ‘punteggio’, ma accanto a loro, soprattutto in alcune categorie, ci sono dei magnifici outsider che potrebbero uscire primi nella volata finale, vedi Cate Blanchett (doppia candidatura per miglior attrice in Elizabeth e miglior attrice non protagonista per Io non sono qui), Tommy Lee Jones (miglior attore protagonista per Nella valle di Elah), Julie Christie (miglior attrice protagonista in Away from Her), Hal Holbrook (miglior attore non protagonista per Into the Wild), e, in una categoria minore ma comunque da segnalare per lo straordinario lavoro (oltre ad essere una donna in una professione al 90% di uomini) Nancy Oliver, in corsa nella categoria miglior sceneggiatura originale per Lars ed una ragazza tutta sua. La prima considerazione è la somiglianza tra tutti questi titoli: sono completamente assenti i film mainstream e provengono tutti, anche quelli presentati dalle major, da factory indipendenti. Inoltre - segno dei tempi - sono quasi tutti accomunati da fatti di sangue. C’è poco da ridere, anche ad Hollywood. Si passa dal folgorante (in tutti i sensi) assassino dei fratelli Coen, interpretato dallo spagnolo Javier Bardem, al misantropo e cupo petroliere di Paul Thomas Anderson, interpretato dal favorito Daniel Day Lewis. Passando per il fraudolento (ma a lieto fine) Michael Clayton, il barbiere canterino e tagliagole Johnny Depp, l’amore negato e le vite distrutte da una ragazzina bugiarda di Espiazione, l’uomo imprigionato in un corpo paralizzato di Lo scafandro e la farfalla... L’unico speranzoso, nella disgrazia, è Juno, storia di una deliziosa ragazzina alla ricerca di una famiglia per la creatura che porta in pancia. Se è vero, come è vero, che gli Oscar hanno il potere di trasformare un film

10 febbraio • primissimatrade

il petroliere 5 Nom Ratatouille (The Walt Disney Co.) 4 nom Juno (Fox Searchlight) 4 nom Lo scafandro e la farfalla (Miramax via Bim) 3 nom Sweeney Todd (Warner Bros.)

di nicchia in un blockbuster - esemplare il caso di Million dollar baby di Clint Eastwood che benedetto dall’Oscar ha incassato 216,763,646 dollari in tutto il mondo di cui 9,843,810 dollari in Italia (uscito il 18/02/05) - vediamo come potrebbe andare quest’anno. Dopo l’ambito riconoscimento di miglior film da parte del Directors Guild Award e degli Screen Actors Guild Awards (che gli hanno assegnato anche il Premio di miglior cast e miglior attore non protagonista a Javier Bardem, Non è un paese per vecchi sembrerebbe ufficialmente il superfavorito nella categoria per il miglior film. Parimenti, l’attore britannico Daniel Day-Lewis, premiato dall’Associazione degli attori come miglior attore per Il Petroliere, e la britannica 66enne Julie Christie, vincitrice come miglior attrice per Away From Her, mettono una grossa ipoteca rispettivamente sugli Oscar miglior attore e attrice protagonisti. C’è da dire che i due film (Non è un paese per vecchi ed Il Petroliere) in testa nelle previsioni sono quelli che hanno scommesso di più sulla gara, uscendo a ridosso delle nomination. Se i giurati dell’Academy dovessero tenere presente il fattore economico accanto a quello artistico, allora dovrebbero essere privilegiati quelli usciti più recentemente: Non è un paese per vecchi (uscito a fine novembre in Usa, ma in uscita in questi giorni in tutti gli altri paesi, Italia compresa) e soprattutto Il Petroliere, che ha giocato tutto su questa scommessa, uscendo adesso in tutto il mondo. Stessa strategia apparentemente adottata da Sweeney Todd, che però non è stato altrettanto favorito dalle nomination. Nel caso in cui invece le preferenze andassero a film come Espiazione o Michael Clayton, già usciti in tutto il mondo, ne gioverebbe solo il mercato del dvd, con Universal che ha appena messo sul mercato il dvd di Espiazione e Medusa quello di Michael Clayton. Grande delusione per i fuoriclasse Ridley Scott ed Ang Lee i cui titoli American Gangster e Lussuria non sono stati presi in considerazione. Solo briciole invece per il cult Into the wild di Sean Penn, ma se il musicista Eddie Vedder quasi sicuramente otterrà la statuetta, sembra più difficile che il grande Hal Holbrook, nonostante la sua interpretazione da brivido, ottenga quella di non protagonista maschile, avendo di fronte un candidato come Javier Bardem. Infine altro elemento di suspence nella categoria del miglior documentario, dove si aggira ancora una volta l’ombra polemica e politicamente indigesta di Michael Moore con Sicko. Dopo il tiro al piccione su George W Bush questa volta Moore prende di mira le lobbies farmaceutiche e sanitarie e la ‘loro’ candidata Hillary Clinton.


Ratatouille: Brad Bird The Savages: Tamara Jenkins MIGLIOR ADATTAMENTO Atonement: Christopher Hampton Away from Her: Sarah Polley Le Scaphandre et le papillon: Ronald Harwood No Country for Old Men: Joel Coen, Ethan Coen There Will Be Blood: Paul Thomas Anderson Juno

MIGLIOR FILM Atonement Juno Michael Clayton No Country for Old Men There Will Be Blood MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA George Clooney per Michael Clayton Daniel Day-Lewis per There Will Be Blood Johnny Depp per Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street Tommy Lee Jones per In the Valley of Elah Viggo Mortensen per Eastern Promises MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA Cate Blanchett per Elizabeth: The Golden Age Julie Christie per Away from Her Marion Cotillard per La vie en rose Laura Linney per The Savages Ellen Page per Juno MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA Casey Affleck per The Assassination of Jesse James by

Michael Clayton

the Coward Robert Ford Javier Bardem per No Country for Old Men Philip Seymour Hoffman per Charlie Wilson’s War Hal Holbrook per Into the Wild Tom Wilkinson per Michael Clayton MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA Cate Blanchett per I’m Not There Ruby Dee per American Gangster Saoirse Ronan per Atonement Amy Ryan per Gone Baby Gone Tilda Swinton per Michael Clayton MIGLIOR REGISTA Paul Thomas Anderson per There Will Be Blood Ethan Coen, Joel Coen per No Country for Old Men Tony Gilroy per Michael Clayton Jason Reitman per Juno Julian Schnabel per Le Scaphandre et le papillon MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE Juno: Diablo Cody Lars and the Real Girl: Nancy Oliver Michael Clayton: Tony Gilroy

MIGLIOR FOTOGRAFIA The Assassination of Jesse James by the Coward Robert Ford: Roger Deakins Atonement: Seamus McGarvey No Country for Old Men: Roger Deakins Le Scaphandre et le papillon: Janusz Kaminski There Will Be Blood: Robert Elswit MIGLIOR MONTAGGIO The Bourne Ultimatum: Christopher Rouse Le Scaphandre et le papillon: Juliette Welfling Into the Wild: Jay Cassidy No Country for Old Men: Ethan Coen, Joel Coen There Will Be Blood: Dylan Tichenor, Tatiana S. Riegel MIGLIOR SCENOGRAFIA American Gangster: Arthur Max Atonement: Sarah Greenwood The Golden Compass: Dennis Gassner Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street: Dante Ferretti There Will Be Blood: Jack Fisk MIGLIORI COSTUMI Across the Universe: Albert Wolsky

Atonement: Jacqueline Durran Elizabeth: The Golden Age: Alexandra Byrne La vie en rose: Marit Allen Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street: Colleen Atwood MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE Atonement: Dario Marianelli Into the Wild: Michael Brook, Kaki King, Eddie Vedder Michael Clayton: James Newton Howard Ratatouille: Michael Giacchino 3:10 to Yuma: Marco Beltrami MIGLIOR CANZONE ORIGINALE August Rush (“Raise It Up”) Enchanted (“Happy Working Song”) Enchanted (“So Close”) Enchanted (“That’s How You Know”) Once (“Falling Slowly”) MIGLIOR FILM IN ANIMAZIONE Persepolis: Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi Ratatouille: Brad Bird Surf’s Up: Ash Brannon, Chris Buck MIGLIOR FILM IN LINGUA STRANIERA Die Fälscher (Austria) Beaufort (Israel) Mongol (Kazakhstan) Katyn (Poland) 12 (Russia) MIGLIOR DOCUMENTARIO No End in Sight Operation Homecoming: Writing the Wartime Experience Sicko Taxi to the Dark Side War Dance

Espiazione febbraio • primissimatrade 11


Rivoluzione Digitale Intervista a Jeffrey Katzenberg

di Marco Spagnoli

L’arrivo del Digitale 3D “A partire dal 2009 con Monsters vs Aliens tutte le nostre produzioni saranno esclusivamente in digitale 3D. Questo significa avere un approccio differente con la produzione di questi film che viene a costare, circa, un 10% in più, ovvero una cinquantina di milioni di dollari. Soldi, a mio avviso, ben spesi.” Così Jeffrey Katzenberg annuncia ufficialmente la transizione di DreamWorks Animation a questa nuova tecnologia di cui il Presidente dello Studio hollywoodiano è da un lato il paladino e dall’altro il pioniere. “E’ innegabile che, negli ultimi trenta anni, cineasti come George Lucas, Steven Spielberg, James Cameron, Peter Jackson e Robert Zemeckis abbiano guidato i cambiamenti principali dell’arte cinematografica nei termini di grandi artisti che hanno utilizzato la tecnologia per raccontare storie straordinarie.” Dice ancora Katzenberg “Loro sono dei leader che hanno aperto strade nuove attraverso il proprio lavoro e il proprio talento visionario. Non è, quindi, nemmeno un caso che tutte queste persone, oggi, stiano lavorando a progetti di film in 3D. “

Jeffrey Katzenberg Presidente DreamWorks Animation

Kung Fu Panda

Uno strumento ‘artistico’, prima ancora che tecnologico? Certamente. Il 3D di oggi non è ‘trucchetto’ impreciso e di bassa qualità come quello degli anni Cinquanta. E’ uno strumento tecnologicamente avanzato attraverso il quale grandi cineasti possono portarti nel loro mondo e immergerti nella loro visione di una storia. E’ un modo per estendere le dimensioni del loro universo creativo e avvolgere il pubblico. Non è un passaggio facile. Per fare un paragone è come se dalla sera alla mattina si dovesse imparare un’altra lingua per lavorare. La tecnologia richiede un approccio molto diverso e un’attenzione particolare a determinati aspetti produttivi. Per questo motivo ho voluto che Kung Fu Panda diventasse un test per la DreamWorks per prepararsi alla transizione del 3D data prima da Monsters vs Aliens e, subito dopo, da How to train your dragon. Una parte del film è stata rilavorata per il tridimensionale. Quali sono gli ostacoli principali? Una storia ambientata in un mondo ‘oscuro’ rende molto difficile mostrare il contrasto e la profondità dell’immagine. E’ molto difficile rendere l’azione in maniera particolarmente veloce. Tutti i difetti più evidenti del vecchio

3D derivano da questa grande difficoltà. Il montaggio non può essere troppo veloce, perché gli occhi non sono abituati a questa quantità di informazioni ed è difficile per loro tenere il passo con quello che succede sullo schermo e per il cervello analizzare tutte le informazioni ricevute dalla vista. E’ per questo motivo che per Kung Fu Panda ho scelto la scena che fosse la più buia, la più veloce e con il numero maggiore di tagli. Volevo mettere alla prova tutte le persone che lavorano nella nostra società. Se potevamo fare questo bene, sarebbe stato certo che avremmo potuto anche realizzare un grande film. Esisterà la versione in 2D dei film realizzati solo con la nuova tecnologia? Certamente. Per tutte le sale che tra poco più di un anno non saranno state ancora equipaggiate con il 3D e anche per l’home video che, credo, non sarà competitivo per il tridimensionale ancora per una decina di anni. La televisione tridimensionale è in arrivo: la tecnologia c’è, ma verrà utilizzata soprattutto per giocare e non per la trasmissione di programmi. Almeno per i prossimi dieci anni. In più, anche in quel momento, la grandezza degli schermi casalinghi non potrà mai replicare quelli dei cinema dove la tridimensionalità è resa al meglio attraverso la grandezza e il buio. Per noi il 3D rappresenta un modo per restituire alla sala cinematografica la centralità nella filiera e il primato tecnologico nell’industria dell’audiovisivo. Quindi la pirateria entrerà in difficoltà con questi film? Per un po’, certamente, perché la maggior parte dei film piratati è ripreso con una videocamera in un cinema. Per adesso è impossibile, ma so di non poterci sperare a lungo e che dopo qualche tempo un modo per rubare i nostri film lo troveranno. Per adesso, però, per un po’ stiamo tranquilli.

Continua a Pag. 14

12 febbraio • primissimatrade


Intervista a Laura Fumagalli

di Michela Greco

ARCADIA DIGITALE “Siamo felicissimi dell’iniziativa voluta da alcuni tra i più importanti e autorevoli registi e produttori hollywoodiani, parlo di persone come Jeffrey Katzenberg, James Cameron, George Lucas, Steven Spielberg, Peter Jackson e Robert Zemeckis, che hanno sperimentato con successo la nuova tecnologia per il Digitale 3D, e sono ora decisi a lanciarlo e sostenerlo sul mercato mondiale”.

P

Laura Fumagalli Proprietaria e responsabile, multiplex “Arcadia”

I Robinson Una famiglia spaziale

roprietaria e responsabile, con il papà Piero, dei multiplex “Arcadia” di Melzo (5 sale) e di Bellinzago (10 sale aperte nel dicembre scorso), Laura Fumagalli non smentisce la fama di pionieri conquistata dalla sua famiglia di esercenti. Primi in Italia, nel 2001, a investire sulla proiezione digitale 2D, i Fumagalli hanno creduto da subito anche nella nuovissima frontiera del 3D. “La nostra esperienza in questo senso è iniziata nel giugno 2007 – spiega - quando abbiamo proiettato I Robinson – Una famiglia spaziale al Multiplex Arcadia di Melzo, registrando immediatamente tra gli spettatori una grande attenzione. Dopo aver distribuito gli occhialini 3D polarizzati all’ingresso della sala, li abbiamo ripresi indietro all’uscita, e questo ci ha dato l’occasione di avere un contatto diretto con il pubblico e di verificare le sue impressioni. Gli spettatori erano tutti entusiasti, dicevano di essersi sentiti parte della scena e di aver vissuto un senso di immersione totale nel film. Tra le prime scene de I Robinson ce n’è una in cui piove, e ricordo di aver visto gli spettatori che cercavano di coprirsi con le mani. Due mesi dopo abbiamo proiettato in 3D la nuova versione di Nightmare before Christmas, che Tim Burton ha presentato in occasione del Leone d’Oro alla Carriera a Venezia, prima nella versione inglese sottotitolata in italiano e poi in versione italiana. Infine, a novembre scorso, abbiamo proposto in 3D Beowulf di Robert Zemeckis, l’esordio in Italia di un film live action presentato con la magia della terza dimensione”. Per offrire ai suoi spettatori un’esperienza di visione unica, caratterizzata da una qualità di proiezione costante nel tempo, immagini più nitide e brillanti, completamente stabili e audio digitale non compresso, i Fumagalli hanno effettuato nelle loro sale digitali un’importante implementazione tecnologica. “Ci siamo dotati di una tecnologia all’avanguardia del 3D attivo, il Nuvision – continua la Fumagalli - che prevede degli emettitori di segnale sistemati nella sala che interagiscono con gli occhialini che diamo agli spettatori. Ma non si tratta più degli occhialini di cartone di una volta: questi sono molto più tecnologici e costosi, perché sono attrezzati con dei ricevitori che permettono di elaborare l’immagine proiettata”. Il film in digitale 3D, infatti, funziona grazie alla proiezione di un’immagine doppia: una per l’occhio sinistro e una per il destro, il che crea la

sensazione di profondità. Mentre il vecchio 3D prevedeva l’utilizzo di due proiettori e degli occhialini di carta, ma aveva l’inconveniente di affaticare gli occhi, il nuovo sistema utilizza un solo proiettore, che alterna le immagini per i due occhi così rapidamente che il cervello non percepisce la successione. “Crediamo tantissimo in questa tecnologia – dice ancora Laura Fumagalli - e vorremmo poterla usare più spesso, anche perché il pubblico ha già iniziato a chiederci quando potrà vedere nuovi film in 3D. Siamo convinti che questo sarà il futuro del cinema e noi, insieme a pochi altri esercenti, siamo stati pronti a investire per svilupparlo. Ma mi auguro che saremo sempre di più, perché solo con una grande richiesta da parte degli esercenti i distributori si convinceranno a far uscire anche in Italia sempre più titoli in digitale, 2D o 3D che sia. Il 17 gennaio Jeffrey Katzenberg – presidente di Dreamworks Animation - ha incontrato a Roma alcuni esercenti italiani interessati a questa tecnologia, c’era grande entusiasmo, ma siamo ancora in pochi”. Intanto i Multiplex Arcadia possono vantare già un primato: dal 2001 ad oggi hanno proiettato in tutto 50-60 film in digitale, e nelle scorse settimane per la prima volta hanno avuto ben tre film diversi in digitale in programmazione contemporaneamente: American Gangster, Alvin Superstar e Io sono leggenda.

Alvin Superstar

febbraio • primissimatrade 13


Rivoluzione Digitale di Marco Spagnoli

Kung Fu Panda Continua da Pag. 12

Il 3D non è solo per l’animazione? No. E non è nemmeno solo per il cinema. Oltre ai film di ogni genere gli esercenti potranno proiettare eventi sportivi, opera e qualsiasi cosa vogliono possa essere ripreso con il 3D. Una finale della Coppa del Mondo di calcio in versione tridimensionale potrebbe richiamare tantissimo pubblico nelle sale. Qualche tempo fa ho visto parte del lavoro che James Cameron ha già realizzato per Avatar e posso dire che è qualcosa di veramente pazzesco. Nel 2009 prevedo che usciranno sei o sette film in 3D, l’anno successivo il doppio e via così. Parliamo dell’aspetto economico di questa “rivoluzione”… Il modello di business è un po’ quello dell’Imax. Ogni biglietto costa il 50% in più di un ingresso normale al cinema. Lo stesso si può fare nelle sale di tutto il mondo dopo una transizione al digitale e al 3D. Tra i circa mille film distribuiti ogni anno, solo 65 hanno fatto, da soli, il 75% del mercato mondiale. Quanti, tra questi, avrebbero beneficiato della tecnologia digitale 3D e risultare ‘migliorati’ da questa? Una cinquantina che, più o meno, corrisponde a metà del mercato. Cosa sarebbe successo, quindi, se il biglietto per questi titoli fosse stato venduto ‘maggiorato’? Il mercato sarebbe cresciuto ancora. Adesso, la qualità di quello che possiamo mostrare è talmente straordinaria che il pubblico sarà disposto a pagare un extra sul biglietto pur di andare a vederlo in 3D. In Italia, la scorsa finanziaria ha incentivato il passaggio al digitale tramite la defiscalizzazione delle spese di ammodernamento delle sale. E’, a suo avviso, sufficiente per fare partire definitivamente questa rivoluzione? No, ma come tutti sanno i distributori stanno iniziando a finanziare la transizione al digitale attraverso il sistema della cosiddetta copia virtuale e il sistema di leasing che, alla fine, paga per la strumentazione. I distributori hanno riconosciuto che, sul lungo periodo, ci sarà un guadagno per loro da questo tipo di finanziamento della trasformazione delle sale. Nell’arco dei prossimi tre mesi, quindicimila schermi americani verranno finanziati attraverso questo sistema. Il successivo passaggio dal digitale al 3D costa tra gli 8.000 e i 30.000 dollari per schermo a seconda della grandezza della sala. La realtà è che grazie all’extra dal sul prezzo del biglietto, questa nuova tecnologia si ripagherà da sola nell’arco di due o tre titoli proposti o di qualche mese.

Pensa che si potrà lavorare anche sui film del passato per portarli in 3D? Non certo quelli prodotti da DreamWorks. I film pensati per il 2D e portati in 3D ricordano, un po’, le vecchie pellicole in bianco e nero ‘colorizzate’. Si può fare, certo, ma il risultato è scadente e non rende un grande servizio al film in sé. Devo dire, però, che se un ‘mostro sacro’ come George Lucas mi dicesse che è possibile rilavorare tutta la saga di Star Wars e portarla in 3D tenderei a credergli. Non altrettanto, credo, che questo tipo di operazione si possa fare su altri classici come, ad esempio, Il padrino. Lei ha portato uno Showcase del 3D in tutta Europa: qual è stata la risposta nelle altre capitali oltre Roma? La stessa che ho avuto in Italia. Un forte applauso da parte degli esercenti che, si sa, non si emozionano mai troppo spesso quando a parlare è qualcuno che viene dalla distribuzione. Gli esercenti applaudono sempre molto di rado… Questo, però, perché la gente ha potuto finalmente vedere quello di cui stavo parlando loro. Devo ammettere, però, che alla DreamWorks siamo fortunati: avendo potuto guardare a questa tecnologia sia dal punto scientifico che artistico abbiamo permesso al nostro sguardo di andare oltre l’orizzonte, mentre, per altri poteva sembrare soltanto una scommessa… Perché lei si è accollato questo ruolo di pioniere e paladino del digitale? Perché amo il cinema e quando ho visto la sequenza di Kung Fu Panda realizzata come volevo io sono rimasto senza fiato. Non vedo l’ora che i film siano tutti in 3D!

Monsters vs Aliens

14 febbraio • primissimatrade



Fiction

Produzioni Sky e Cinema italiano

Q

uo vadis baby? diretto da Guido Chiesa, ispirato al film diretto da Gabriele Salvatores che ne ha supervisionato la realizzazione, attualmente in postproduzione e Romanzo Criminale di Stefano Sollima, le cui riprese sono iniziate il mese scorso a Roma, sono i due progetti pilota di Sky collegati al cinema italiano. Mentre il primo ha dato vita a sei film di un’ora e mezza, che andranno in onda a partire dal 1° maggio, il secondo è una lunga serialità (12 puntate) da cinquanta minuti che riprende la trama del romanzo di Giancarlo De Cataldo e la sviluppa per la lunga serie con la sceneggiatura di Daniele Cesarano, Paolo Marchesini, Barbara Petronio e Leonardo Valenti. “Con Romanzo Criminale confermiamo il nostro intento di realizzare prodotti seriali di qualità”, spiega Nils Hartmann, direttore SKY Cinema e della Fiction SKY, “ avvalendoci dell’apporto di alcuni tra i più noti professionisti del cinema italiano, ma ricercando anche nuovi, giovani talenti, investendo sui volti del cinema e della televisione del futuro.” Hartmann è già al lavoro su nuove produzioni: L’ombra di Satana una miniserie dedicata al fenomeno del satanismo in Italia e Moana dedicata alla celebre pornostar Moana Pozzi per la regia di Marco Ponti. “La scelta di questo giovane filmaker “ - rileva Nils Hartmann - è in linea con la volontà di coinvolgere giovani talenti del cinema italiano. Santa Maradona, vincitore del David di Donatello nel 2002 è stato un ottimo esordio e anche A/R-andata e ritorno riflette un approc-

di Marco Spagnoli

cio fresco e innovativo. I due elementi principali sui quali stiamo lavorando per portare sullo schermo questa storia sono mistero e affetto.” La candidata per il ruolo da protagonista verrà trovata, dopo una ricerca in tutta Italia. A primavera partirà un casting che toccherà le principali città italiane e le cui immagini migliori verranno raccolte e mandate in onda entro l’estate su Sky Vivo. Soddisfatti gli interlocutori di Sky a partire da Riccardo Tozzi di Cattleya che loda il lavoro di Sky nel cercare di Nils Hartmann direttore SKY Cinema produrre Fiction in maniera diversa da come accade tradizionalmente nel nostro paese: “E’ importante andare oltre agli schemi tradizionali per rischiare sul terreno del linguaggio e dello stile.” Da notare anche che Il supplente di Andrea Jublin, lo short prodotto da Sky Cinema è entrato a fare parte della cinquina degli Oscar per la categoria miglior cortometraggio.

Le produzioni italiane di Sky Quo Vadis Baby? Regia di Guido Chiesa e direzione artistica di Gabriele Salvatores. Sei puntate da 90 minuti realizzate con Colorado Film, con un cast composto da Angela Baraldi (protagonista anche del film per il grande schermo), Bebo Storti, Alessandro Tiberi, Thomas Trabacchi, Federica Bonani. Tra gli attori che si avvicendano nelle diverse puntate anche Serena Grandi, Claudia Pandolfi, Sonia Bergamasco e Giuseppe Cederna. Cinque mesi di riprese tra Roma e Bologna. Romanzo Criminale Dodici puntate di 50 minuti, realizzate con Cattleya, con la regia di Stefano Sollima e sotto la supervisione di Michele Placido e con un cast totalmente nuovo di giovani talenti italiani: Vinicio Marchioni, Alessandro Roja, Francesco Montanari, Marco Bocci, Daniela Virgilio. L’Ombra di Satana Miniserie ispirata all’inquietante fenomeno del satanismo in Italia realizzata con Filmmaster Television e con la sceneggiatura di Paola Barbato e Salvatore de Mola. Romanzo Criminale

16 febbraio • primissimatrade

Moana Prodotta da SKY Cinema con Polivideo, Moana avrà la regia di Marco Ponti e le sceneggiature di Piero Bodrato e Monica Rametta.

Produzione di FOX Channels Italy Boris 2 Prodotto da Wilder per Fox Channels Italy, la seconda stagione della serie di grande successo di critica e pubblico. Protagonisti Pietro Sermonti, Francesco Pannofino, Carolina Crescentini, Eugenia Costantini, Karin Proia, Caterina Guzzanti, Antonio Catania, Alessandro Tiberi, Ninni Bruschetta, Paolo Calabresi. Gli sceneggiatori sono Mattia Torre, Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo , che firmano anche la regia. Quest’anno la serie prevede alcune guest stars: Corrado Guzzanti, Giorgio Tirabassi, Margot Sikabonyi, Massimiliano Bruno e Arnaldo Ninchi.

Quo Vadis Baby?



Cinema & Afghanistan Mujahidin: no grazie

La guerra di Charlie Wilson Anteprime: La Guerra di Charlie Wilson, Il Cacciatore di Aquiloni e Persepolis

L

e uscite cinematografiche di febbraio sono caratterizzate da tre film molto importanti che, a modo loro, raccontano lo stesso periodo storico, visto da tre punti di vista differenti. La guerra di Charlie Wilson (Universal) diretto da Mike Nichols che ha come protagonisti principali Tom Hanks, Julia Roberts, Philip Seymour Hoffman e Amy Smart spiega come un politico americano abbastanza ‘anonimo’ e poco conosciuto negli anni Ottanta, sia riuscito, nell’arco di qualche anno, a fare piovere sull’Afghanistan un miliardo di dollari per finanziare la resistenza contro gli invasori russi. La caratteristica di questo dramma con molti momenti comici, scritto dal creatore di West Wing Aaron Sorkin è che il Charlie Wilson interpretato da Hanks è un personaggio abbastanza equivoco. Non un patriota, ma una persona normale non priva di vizi come alcol, donne e, forse, cocaina, mosso dalla causa umanitaria del popolo afghano. Da cinque, apparentemente inutili, milioni di dollari di finanziamento occulto ai Mujahidin, Wilson è riuscito

a creare un asse inedito tra Israele, Pakistan e Arabia Saudita per fare arrivare armi in grado di distruggere la supremazia sovietica sui cieli di Kabul. Quello che il film non dice, ma che inevitabilmente e maliziosamente stuzzica, è la domanda su cosa sia successo poi in quel martoriato paese. Dove, dopo un breve governo del generale Massoud, capo dell’alleanza del Nord, e supportato da Washington, nel 1992 sono arrivati al potere i Talebani. Per non parlare della tragica deriva terroristica dell’ex mujahidin Osama Bin Laden. Il film, però, non fa queste riflessioni e si ferma proprio all’epoca in cui il paese è stato liberato grazie anche all’azione di Wilson cui il governo elargisce 500 milioni di dollari per la guerra, ma cui, poi, rifiuta di versare nemmeno un solo dollaro per la costruzione di scuole, ospedali e di quel tessuto sociale che avrebbe più di ogni altra cosa promosso la normalità, e la fine della violenza. Una pellicola che pur proiettandosi nel futuro preferisce sollevare gli interrogativi della gente comune davanti all’incapacità dei politici di andare

18 febbraio • primissimatrade

oltre agli slogan e riuscire ad analizzare le conseguenze delle proprie azioni in campo internazionale. Idealmente, quando vediamo Wilson arrivare nel campo profughi di Peshawar ci aspettiamo una sorta di crossover con i personaggi del drammatico e toccante Il cacciatore di Aquiloni (Filmauro) tratto dallo straordinario romanzo del medico afghano Khaled Hosseini e diretto, con attori bravissimi, ma sconosciuti, dal regista di Monster’s Ball, Neverland, Vero come la finzione e del prossimo 007, Marc Forster.

Un film altrettanto importante che nel restituire allo spettatore la vita dell’Afghanistan degli anni Settanta, racconta una grande storia di amicizia, disperazione e coraggio ritrovato sullo sfondo degli ultimi trenta anni di storia. Scritto dallo sceneggiatore de La venticinquesima ora, David Benioff, il film racconta la bellissima e commovente amicizia tra due bambini appartenenti a etnie e classi sociali differenti: Amir, figlio di uno degli uomini pashtun più influenti di Kabul, e Hassan, il suo piccolo servitore azara. Sullo sfondo le vicende storiche che, in trent’anni, hanno


di Marco Spagnoli

Persepolis portato alla progressiva distruzione e devastazione della cultura e del paese afgano: la caduta della monarchia, l’invasione sovietica, l’esodo di massa verso il Pakistan, l’avvento del regime talebano e la sua eliminazione dopo la caduta delle Torri Gemelle. Sono passati molti anni da quando Amir ha lasciato l’Afghanistan e dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir si è macchiato di una colpa terribile. Quando riceve un’inattesa telefonata nella sua casa di San Francisco, capisce che è giunto il momento di tornare nel suo paese natale e rimediare ai propri errori. Ma ad attenderlo a Kabul non ci sono solo i fantasmi del passato, ma anche una sorpresa sconvolgente.

A

fghanistan da un lato, Iran dall’altro: Persepolis (BIM) tratto dal romanzo grafico di Marjane Satrapi, vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes, è un piccolo capolavoro di humour dai toni pacati, ma anche malinconici. Esule volontaria in Francia, Marjane Satrapi, diventata un’autrice di fumetti, racconta la sua infanzia e adolescenza normale, bloccata e sconvolta dalla rivoluzione khomeinista. Una sorta di ‘arrested development’ mediorientale popolato da mostri e fantasmi evocati dal fondamentalismo e, soprattutto, dall’ignoranza. Un film sorprendente in cui le animazioni dei disegni della Satrapi commuovono e divertono in un crescendo lirico ed esilarante di situazioni assurde, violente, tenere e spaventose. La bambina arrestata per avere acquistato ‘rock di contrabbando’, il velo imposto dall’oggi al domani, l’ipocrisia di chiamarsi fratelli e sorelle , la pubertà negata e mortificata dal fondamentalismo, la morte di amici e parenti sotto le bombe della guerra con l’Iraq e sotto il peso dell’idiozia fondamentalista di Khomeini & Co, fa di Persepolis un monumento alla femminilità e alla resilienza delle donne iraniane. Un ‘amore ai tempi dell’infezione fondamentalista’ in cui lo humour cinico e sofisticato di una bambina porta la grande Storia a diventare una piccola farsa in mano a personaggi improbabili e patetici con i loro slogan e i loro tristi vestiti, vengono reinventati e riletti in chiave postmoderna attraverso un film d’animazione per adulti e – soprattutto – teen agers che diventa una celebrazione della libertà, ma anche dell’intelligenza giovanile e femminile. Da notare che in italiano, poi, la protagonista ha la voce di Paola Cortellesi.

febbraio • primissimatrade 19


Cinema & Afghanistan

di Marco Spagnoli

Intervista a Khaled Hosseini.

Il cacciatore di aquiloni

I

l Cacciatore di Aquiloni arriva nei cinema contemporaneamente a Persepolis e a La guerra di Charlie Wilson. Tre film che parlano dello stesso periodo storico con i primi due che, in un certo senso, raccontano storie di bambini la cui infanzia viene ‘sconvolta’ dall’intolleranza, dal fondamentalismo e – soprattutto – dalla mancanza di libertà… Sono un grande fan di Persepolis, essendo stato già un lettore di tutti i romanzi grafici di Marjane Satrapi. Adoro il suo lavoro! E’ un fatto molto importante che, finalmente, arrivino in occidente storie del genere da quella parte del mondo. Il mio libro e il suo sono stati pubblicati, più o meno, contemporaneamente. Io e Marjane ci siamo, perfino, incrociati rispettivamente nel nostro tour promozionale. Il Cacciatore di Aquiloni e Persepolis sono accomunati dal fatto di essere storie nate in luoghi dove, una volta, non c’era violenza e la vita era normale: entrambi i film parlano di gente comune di cui si perde traccia nella Storia. Quando lei accende la televisione e sente nominare il mio paese o l’Iran, tutto sembra, inevitabilmente, riguardare la violenza, la politica, la sopraffazione, il fondamentalismo religioso. Le nostre, invece, sono storie di persone come tante altre che si trovano intrappolate dagli eventi e di cui, altrimenti, è difficile avere notizia. Persepolis, Il Cacciatore di Aquiloni e il mio secondo libro Mille splendidi soli tentano di raccontare come è la vita delle

20 febbraio • primissimatrade

persone normali in paesi impazziti dove tutto sembra sfuggire al controllo dei singoli. Quello che mi ha colpito di Persepolis, in particolare, è la sua grande immediatezza nel portarti nel cuore della rivoluzione iraniana e nel farti percepire i milioni di morti della guerra tra Iraq e Iran. E’ una tragedia così come quella del mio paese. Sarà interessante capire quale sarà l’impatto di entrambi i film dal punto di vista emotivo e personale sui milioni di spettatori che li vedranno. Qualcuno ha detto che ‘Hollywood rappresenta il secondo esercito degli Stati Uniti’: lei crede che il cinema in generale e che film come questi possano cambiare il mondo in cui viviamo? I film sono molto potenti e possono avere una grande influenza sulla vita delle persone, cambiando la loro visione del mondo nel bene o nel male. Da ragazzino e fino a quando sono arrivato all’Università, infatti, ero convinto che gli Indiani d’America fossero generalmente persone cattive perché provavano sempre ad uccidere John Wayne! So che può sembrare un esempio un po’ ‘estremo’, ma il cinema è un mezzo potente che può cambiare la vita delle persone. Per questo motivo sono orgoglioso di film come Il Cacciatore di Aquiloni e Persepolis. Sono pellicole che offrono una nuova prospettiva sul mondo. Nel finale del film tratto dal mio libro, ad esempio, si vede un uomo che va alla moschea per pregare. Un’immagine che, a Hollywood, in genere viene asso-

ciata con qualcuno che, poi, si fa esplodere. A me piace l’idea che, invece, nel film si rappresentino uno dei tanti milioni di musulmani che, ogni giorno, su questo pianeta prega senza avere alcun pensiero di farsi saltare in aria. Un personaggio musulmano in un atto di riflessione e pietà permette a tutti quanti, cristiani, ebrei, buddhisti, atei di identificarsi in lui. E’ solo questo processo di identificazione nell’altro, che il cinema permette in maniera straordinaria, che consente a tutti noi di non vedere nel nostro prossimo un nemico, ma un essere umano. Spero, quindi, che pellicole come Il Cacciatore di Aquiloni consentano di cambiare la percezione che il mondo ha dell’Afghanistan, dell’intera regione e perfino dell’Islam. Lo so è un obiettivo un po’ ambizioso, ma, alla fine, spero si tratti dell’inizio di un movimento culturale in grado di aggiungere progressivamente delle sfumature all’immagine che abbiamo del Medioriente.


in sala La guida di febbraio Sogni e delitti

P.S. I love you

(Cassandra’s Dream, Usa, 2007) Regia di Woody Allen con Colin Farrell, Ewan McGregor, Tom Wilkinson, Hayley Atwell, Sally Hawkins, Clare Higgins 108’, Filmauro, drammatico “Più invecchio e meno trovo da ridere” confessa Woody Allen. Terzo film londinese, dopo Match Point e Scoop, ancora sul tema di delitto & castigo, ma questa volta senza colpevoli. Terry e Ian sono due fratelli e sono estremamente diversi. Hanno problemi, ambizioni, sogni che non collimano ma si vogliono bene. In comunue hanno un gran bisogno di soldi. Quando viene offerta loro una grossa cifra in cambio di un omicidio, i due accettano.

Cloverfield (Usa, 2008) Regia di Matt Reeves con Mike Vogel, Jessica Lucas, Lizzy Caplan, Michael Stahl-David 84' Paramount Pictures Italy, fantascienza/azione/thriller La parola chiave del suo successo è ‘mistero’. Stiamo parlando di J.J. Abrams, il creatore di Lost e Alias, che stavolta riscopre a modo suo gli alieni. Ha affidato la regia e la sceneggiatura a due della sua squadra: Reeves, creatore di Felicity, e Drew Goddard, sceneggiatore di Lost. Il punto di vista: inquadrare l’apocalisse con una camera a mano (che ricorda Blair Witch Project). A guastare la festa di un gruppo di amici, riuniti per salutare Rob, in partenza per il Giappone, arrivano degli autentici, giganteschi mostri, che mettono a soqquadro la Grande Mela.

P.S. I love you (Usa, 2007) Regia di Richard LaGravenese con Hilary Swank, Gerard Butler, Lisa Kudrow, Harry Connick Jr., Gina Gershon, Kathy Bates, Jeffrey Dean Morgan 126’, 01 Distribution, drammatico/romantico Dopo 2 Oscar in ruoli quasi maschili, la pugilessa di Million Dollar Baby Hilary Swank riscopre la femminilità. Siamo dalle parti di Ghost: “Il mio nuovo film è sull’amore per la vita”, afferma la Swank che si trasforma in una vedova affranta che viene aiutata dal marito defunto, tramite posta. La buon’anima infatti ha programmato l’invio di una lettera al mese per aiutarla a ridare un senso alla sua vita, e forse anche a trovare un nuovo amore.

Asterix alle Olimpiadi

(Charlie Wilson’s War, Usa, 2007) Regia di Mike Nichols con Tom Hanks, Julia Roberts, Amy Adams, Rachel Nichols, Emily Blunt, Philip Seymour Hoffman 97’, Universal Pictures, Commedia La storia vera del deputato texano Charlie Wilson, playboy e amante della bella vita, che negli anni ‘80 divenne, con la complicità della sua amante miliardaria e di uno spregiudicato agente della Cia, il promotore della causa dei ribelli afgani contro l’invasione sovietica del paese. Un cast stellare per raccontare in commedia, satirica ma patriottica, una pagina che all’epoca sembrò eroica, oggi un pò meno.

(Astérix aux jeux olympiques, Francia/Spagna, 2008) Regia di Frédéric Forestier, Thomas Langmann con Alain Delon, Gérard Depardieu, Clovis Cornillac, Benoît Poelvoorde, Vanessa Hessler, Stéphane Rousseau Warner Bros., commedia Terzo adattamento con attori in carne ed ossa delle avventure dell’eroe della Gallia. Asterix e Obelix sono a Roma per partecipare ai Giochi olimpici, riuscire a fare sposare il giovane Alafolix alla principessa Irina e lottare contro Bruto che vuol rappresentare Roma ai Giochi ma soprattutto ha un piano per togliere di mezzo suo padre, Giulio Cesare. L’avventura originale “Asterix alle Olimpiadi” fu pubblicata in Francia a puntate nel 1968, in concomitanza con le Olimpiadi invernali di Grenoble; quest’anno ci sono quelle di Pechino. 80 milioni di euro di budget; Christian Clavier che ha rinunciato a interpretare Asterix come nei due precedenti film e al suo posto è arrivato Clovis Cornillac e new entry Alain Delon nei panni di Giulio Cesare.

L’innocenza del peccato

Non c’è più niente da fare

(La Fille Coupée En Deux, Francia, 2007) Regia di Claude Chabrol con Ludivine Sagnier, François Berléand, Benoît Magimel, Marie Bunel, Valeria Cavalli 115’, Mikado, drammatico/thriller Ricorda vagamente Bunuel questo noir iconoclasta del maestro Chabrol, in cui una ragazza disinibita e seducente innesca una tragedia. Gabrielle, annunciatrice delle previsioni del tempo, seduce il libertino e depravato Charles, affermato scrittore di mezz’età, sposato e non disponibile a lasciare la moglie. La ragazza pertanto rivolge le proprie attenzioni verso un uomo più giovane, bello, ricco e, psicopatico. Ma ben presto il triangolo sfocierà in tragedia.

(Italia, 2008) Regia di Emanuele Barresi con Rocco Papaleo, Alba Rohrwacher, Paolo Ruffini, Cristina Cirilli, Stefano Filippi 97’, Eagle Pictures, commedia

8 febbraio 1 febbraio

Martino, Silvio Orlando 01 Distribution, drammatico Dal romanzo di Sandro Veronesi, vincitore del Premio Strega, un film di grande intensità e interiorità, che ha per protagonista Nanni Moretti. Un uomo che non riesce a superare la tragica scomparsa della moglie e che passa le sue giornate su una panchina di fronte alla scuola della figlia aspettando le quattro per riportarla a casa. La perdita della voglia di vivere, dell’identità (espressa anche da un problema di lavoro del protagonista), con un Moretti sorprendente e carismatico.

La guerra di Charlie Wilson

Caos calmo (Italia, 2008) Regia di Antonello Grimaldi con Nanni Moretti, Valeria Golino, Alessandro Gassman, Isabella Ferrari, Blu Di

Caos calmo

febbraio • primissimatrade 21


in sala Opera prima di Emanuele Barresi, il film racconta le strampalate vicende di una compagnia di teatro amatoriale e livornese - composta da una commessa della Coop, un avvocato, due pensionati, un disoccupato, un’impiegata postale, una proprietaria di tintoria, uno studente e un falegname - in lotta con il proprietario del teatrino dove si esibiscono, che ha deciso di sfrattarli.

30 Days of Night (Usa/Nuova Zelanda, 2007) Regia di David Slade con Josh Hartnett, Ben Foster, Melissa George, Danny Huston, Manu Bennett, Megan Franich 113’, Medusa, horror Da una graphic novel di grande successo, un horror prodotto da Sam Raimi. Siamo a Barrow (Alaska) nel punto più a nord della Terra e il sole una volta l’anno tramonta per risorgere solo dopo 30 giorni. Un calendario ideale per un gruppo di vampiri assetati di sangue che possono agire indisturbati dalla luce del giorno. Josh Hartnett nei panni dello sceriffo, cercherà di contrastarli.

14/15 febbraio Parlami d’amore (Italia, 2008) Regia di Silvio Muccino con Silvio Muccino, Aitana Sánchez-Gijón, Carolina Crescentini 01 Distribution, drammatico/sentimentale L’incontro di due solitudini, che si riconoscono e si attraggono. Sasha ha 25anni e si sta affacciando al mondo, e Nicole ne ha 40 ed è in fuga dal mondo. Alle spalle hanno entrambi storie famigliari difficili e dolorose. Lui è certo di non poter amare che il suo primo amore, Benedetta, lei è certa di non volere più amare. Ma la vita è imprevedibile. Silvio Muccino a 25anni, debutta nella regia con il romanzo che ha scritto insieme a Carla Vangelista.

Il Petroliere (There will be blood, Usa, 2007) Regia di Paul Thomas Anderson con Daniel Day-Lewis, Paul Dano, Kevin J. O’Connor, Ciarán Hinds 158’, Walt Disney, drammatico Ricorda vagamente Il Gigante questa storia drammatica di un minatore texano che diventa a spese dei suoi familiari e dei suoi affittuari un famelico tycoon del petrolio nella California degli anni 30. Un ritratto memorabile, con un’interpretazione da Oscar di Daniel Day Lewis, che incarna l’altra faccia del sogno americano. Dialoghi al minimo e splendida colonna sonora di Johnny Greenwood, chitarrista dei Radiohead.

Lo scafandro e la farfalla (Le scaphandre et le papillon, Francia, 2007) Regia di Julian Schnabel con Mathieu Amalric, Emmanuelle Seigner, Marie-Josée Croze, Anne Consigny 112’, Bim, drammatico Basato sul romanzo autobiografico divenuto un bestseller di Jean-Dominique Bauby, ex-redattore capo della rivista francese Elle, che nel 1995 viene colpito da un ictus devastante. Completamente paralizzato, ma cosciente, l’unica cosa che riesce a muovere è il suo occhio sinistro. Con il movimento della palpebra e l’aiuto di una tabella, Bauby detta la sua storia. Senza mai cadere nel patetico Schnabel narra questa storia di un uomo rinchiuso nel proprio corpo, con uno sguardo che va oltre la malattia. Premio per la Miglior Regia al Festival di Cannes.

22 febbraio Non è un paese per vecchi (No country for old men, Usa, 2007) Regia di Ethan Coen, Joel Coen con Tommy Lee Jones, Javier Bardem, Josh Brolin, Woody Harrelson, Kelly Macdonald 122’, Paramount Pictures, noir

Parlami d'amore I fratelli Coen tornano dalle parti di Fargo, con una storia scritta da Cormac McCarthy. Un cacciatore trova in pieno deserto un mucchio di cadaveri e, accanto, una valigetta con 2 milioni di dollari. Un assassino sadico lo insegue lasciando tracce di morte dovunque, chiamando in causa un disgustato e disilluso sceriffo. Un film di genere, come nella miglior tradizione dei Coen, che dà una rappresentazione ipertrofica e agghiacciante della realtà: un’umanità ormai allo sbando.

Sweeney Todd - il diabolico barbiere di Fleet Street (Sweeney Todd: The Demon Barber of Fleet Street, Usa, 2007) Regia di Tim Burton con Johnny Depp, Helena Bonham Carter, Alan Rickman, Sacha Baron Cohen, Laura Michelle Kelly, Timothy Spall, Anthony Stewart Head 117’, Warner Bros, musical/thriller Un sofisticato quanto esilarante horror musicale, tratto da uno show di Broadway, dove si ‘canta’ la vendetta di un barbiere tagliagole e della sua complice che trasforma le vittime in gustosi pasticci di carne. Il barbiere dal rasoio letale è Johnny Depp, il suo sfortunato concorrente di origine italiana è Sacha Baron Cohen, la cuoca cannibale è Helena Bonham Carter, ed il regista è Tim Burton.

Persepolis

Sweeney Todd - il diabolico barbiere di Fleet Street 22 febbraio • primissimatrade

(Francia/usa, 2007) Regia di Marjane Satrapi, Vincent Paronnaud 95’, Bim, animazione Tratto dal fumetto bestseller dell’iraniana Marjane Satrapi, il film ripercorre la vita dell’artista, nata a Teheran: dalla fanciullezza, durante la rivoluzione islamica, alle bombe del conflitto Iran/Iraq. Dall’insofferenza per il velo e la condizione della donna nella società islamica agli studi in Austria e, infine, alla scelta sofferta di trovare rifugio in Francia. Uno straordinario, anche dal punto di vista grafico, cartoon in bianco e nero, per capire meglio la realtà islamica, da non perdere per grandi e piccini.


John Rambo

Il mattino ha l’oro in bocca

Rec

(Usa, 2008) Regia di Sylvester Stallone con Sylvester Stallone, Julie Benz, Matthew Marsden, Graham McTavish Walt Disney, azione A più di vent’anni da Rambo III torna il guerriero del Vietnam e dell’Afghanistan. Lo ritroviamo in Birmania (Myanmar), dove dimostrerà di essere ancora in gran forma, a spese delle truppe mercenarie criminali, appoggiate dal regime militare e dittatoriale di quel paese, che hanno rapito alcuni missionari, colpevoli di aver portato aiuti umanitari alla popolazione perseguitata dei Karen.

(Italia, 2008) Regia di Francesco Patierno con Elio Germano, Laura Chiatti, Martina Stella, Gianmarco Tognazzi, Corrado Fortuna, Dario Vergassola 105’, Medusa, drammatico Tratto dal romanzo autobiografico Il Giocatore di Marco Baldini, la spalla di Fiorello a Viva Radio 2, che negli anni ‘80 arrivò a perdere anche 4 miliardi di vecchie lire in una notte, tra poker e scommesse sui cavalli. Germano impersona Baldini che appare, assieme a Fiorello in un cameo. “Non è un film sul gioco ma piuttosto una storia di persone che tra gli anni ‘80 e ‘90 hanno sogni di gloria e di grandezza. All’epoca i feticci erano le moto e le donne, e il gioco d’azzardo le riassume tutte”.

(Spagna, 2007) Regia di Jaume Balaguerò, Paco Plaza con Manuela Velasco, Ferrán Terraza, Jorge Yamam, Pablo Rosso 95’, Mediafilm, horror Reality della paura per Balaguerò, capofila della scuola horror del cinema spagnolo. La storia di una minitroupe tv a caccia di scoop notturni e intrappolata in un palazzo infestato da una specie di zombie assetati di sangue, viene raccontata attraverso la soggettiva dell’obiettivo della telecamera di un cameraman, Pablo, che non vediamo mai, mentre Angela, la giornalista, è perennemente inquadrata.

29 febbraio Rendition - detenzione illegale (Rendition, Usa/Sud Africa, 2007) Regia di Gavin Hood con Jake Gyllenhaal, Reese Witherspoon, Meryl Streep, Peter Saarsgard, Omar Metwally 120’, Eagle Pictures, drammatico Un ingegnere statunitense di origine araba sparisce nel nulla perché viene sequestrato, trasferito in una prigione segreta in un paese nordafricano, e torturato dalla Cia in accordo con la polizia di quel paese. La moglie a Washington fa di tutto per capire cosa sia successo, ma si scontra con un muro di gomma. Un durissimo atto d’accusa contro la pratica della rendition, che in nome della lotta al terrorismo sacrifica i diritti civili e annulla le libertà democratiche.

Il mattino ha l'oro in bocca

Jumper Prospettive di un delitto (Vantage Point, Usa, 2008) Regia di Pete Travis con Forest Whitaker, Matthew Fox, Sigourney Weaver, Dennis Quaid, William Hurt, Eduardo Noriega Sony Pictures, drammatico/thriller Un Presidente degli Stati Uniti, in visita in Spagna, è vittima di un attentato. I quindici minuti che ruotano intorno all’evento, vengono passati al setaccio dai servizi della security per capire cosa è realmente successo. Ma le testimonianze non concordano. Sembra impossibile ricomporre il puzzle, che forse nasconde un segreto ancora più inquietante.

(Usa, 2008) Regia di Doug Liman con Hayden Christensen, Samuel L. Jackson, Diane Lane, Jamie Bell 20th Century Fox, fanta-avventura Un nuovo idolo per i teen agers, capace di teletrasportarsi in una frazione di secondo in qualsiasi parte del mondo. Ma la felicità di scoprire di avere questa straordinaria capacità viene turbata dai gravi problemi familiari di Davey, che ben presto scoprirà di non essere il solo jumper, e che avere tale dono comporta gravi, rischiosissime, conseguenze. Un grande regista action, per un’avventura iperdinamica attraverso i continenti.

Tutti i numeri del sesso (Sex and Death 101, Usa, 2007) Regia di Daniel Waters con Simon Baker, Winona Ryder, Leslie Bibb, Tanc Sade, Patton Oswalt 100’, Moviemax, commedia La vita di Roderick Blank prende una svolta sconvolgente, quando riceve una misteriosa e-mail, contenente una lista molto particolare, dove compaiono i nomi delle donne con le quali Roderick ha fatto sesso in passato e quelle con le quali lo farà in futuro... Le sorprese non sono ancora finite, perchè l’uomo dovrà vedersela con Gillian, una vigilante femminista, che ha intenzione di punire tutti gli uomini che hanno fatto soffrire delle donne.

Forse Dio è malato diario di un viaggio africano (Italia, 2008) Regia di Franco Brogi Taviani 90’, Istituto Luce, documentario Il film segue la traccia dell’omonimo racconto di viaggio di Walter Veltroni nell’Africa martoriata dalla guerra, la fame e l’Aids. Un documentario per prendere coscienza dei grandi problemi che affliggono quel continente.

Fine pena mai

Persepolis

(Italia, 2008) Regia di Davide Barletti, Lorenzo Conte con Claudio Santamaria, Valentina Cervi, Ippolito Chiarello, Ugo Lops, Giancarlo Luce 90’, Mikado, drammatico La vera storia di Antonio Perrone, che da studente di psicologia della piccola borghesia pugliese si trasformò in boss della Sacra Corona Unita. “Ma ci sono anche gli altri: affiliati, cronisti di nera, avvocati, il capo della mobile di Lecce - spiegano i registi - Una specie di ‘coro’ che dovrebbe aiutarci a capire.” Protagonista Claudio Santamaria.

Fine pena mai febbraio• primissimatrade 23



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.