Primissima Trade Febbraio - Marzo 2011

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Speciale Tassa di Scopo

Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb roma



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Paolo Protti

Andrea Stratta

Presidente Agis, Associazione

Amministratore Delegati

Generale Italiana Spettacolo

UCI Cinemas

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Riccardo Tozzi Presidente di Cattleya Spa, Presidente dei Produttori Anica e Presidente designato dell’Anica.

Giuseppe Corrado Presidente e Ad di The Space Cinemas

Filippo Roviglioni Presidente Unione Distributori Anica, Presidente Fapav, e AD di 01 Distribution.

Luciano Sovena

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AD di CinecittàLuce

10 alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio

Periodico digitale inviato agli iscritti alla newsletter e scaricabile, sfogliabile e stampabile dal sito www. primissima.it

condirettore MARCO SPAG N OLI Direttore editoriale Paol o S i v o r i

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Direttore Generale Assessorato

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direttore responsabile pi e ro c i n e l l i

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Alex Voglino

La guerra dei comunicati

Reg. Trib. Roma n. 103 del 24/03/2005

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pubblicità PRIMISSIMA editore Mu lt iv is io n S. r. l. Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670

hanno collaborato a questo numero Nicoletta gemmi ma ssimo r a iner i Cr istina ma r ella pa lmier i

art & grafica luca fod d is luca.foddis@primissima.it Patr izia Mor fù patrizia.morfu@primissima.it

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Editoriale di Piero Cinelli

Un dollaro d’onore Acque molto agitate sotto il cielo del cinema. Questo avviene paradossalmente in un momento esaltante, in cui gli spettatori aumentano, ed il cinema italiano - fino a pochi anni fa circoscritto in una quota inferiore al 20% di spettatori, viaggia sopra al 40%. Dovrebbe essere una festa, invece lo scontento regna sovrano e si stanno affilando le armi per uno scontro ‘finale’ con il Ministero dei Beni Culturali di Sandro Bondi, che non vede tutti uniti e che potrebbe allargare le divisioni tra le varie componenti del settore.

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omo della discordia la tassa di un euro voluta dal Governo per finanziare il cinema italiano. Dopo il via libera delle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio del Senato, e la fiducia già incassata nell’aula del Senato, non c’è più dubbio che l’emendamento ‘milleproroghe’ che contiene la controversa tassa, venga approvato dalla maggioranza. E’ un bene o un male? Sui due fronti gli esercenti, mai uniti come oggi, si oppongono ai produttori, con l’Anica e i Distributori su una posizione possibilista, ma comunque fortemente critica a questo provvedimento. La cosa più bizzarra è che in questa battaglia il Governo ha trovato nell’Associazione 100 Autori il suo più strenuo e fedele alleato. Difficile condividere sia lo spirito che le modalità di questo ‘prelievo’, che sembra molto approssimativo e non tiene conto della realtà economica e commerciale in cui va a incidere. Il sovrapprezzo indiscriminato di 1 euro su tutti i biglietti non pesa nella stessa misura non solo tra i vari esercizi ma anche tra i diversi spettacoli dello stesso esercizio. Tra i vari esercizi verranno presumibilmente danneggiate le piccole sale, che a fronte di minore confort e tecnologia offrono agli spettatori biglietti più bassi, e quindi in proporzione saranno costrette ad aumentare i biglietti di un 25/30%. Inoltre tutti i cinema hanno una efficace e collaudata politica dei prezzi: più bassi nelle fasce

pomeridiane e più alti in quelle serali. Anche in questo caso le fasce più deboli, quelle pomeridiane, saranno le più colpite da un aumento medio che si aggira intorno al 25%. Notoriamente gli spettatori di questi spettacoli, come degli esercizi minori, sono più attenti al costo del biglietto. Certamente stiamo parlando di danni da verificare, ma la preoccupazione, in un mercato che ha bisogno di stabilità, è più che lecita. Ma c’è un altro aspetto del problema che va preso in considerazione. Se questa tassa dovesse creare dei fossati - come improvvidamente stanno facendo i cosiddetti 100 Autori - allora il danno sarebbe ancora più grande. Sarebbe veramente incalcolabile il danno di una politica muro contro muro, dove i vasi più deboli, ovvero i piccoli distributori ed i piccoli esercenti rischierebbero di essere schiacciati prima da un aumento del biglietto che in proporzione li penalizza molto di più dei grandi distributori di blockbuster e dei grandi circuiti, e poi da una eventuale, e deprecabile, stagione di belligeranza. D’altro canto non c’è dubbio che la produzione italiana ha un bisogno fisiologico degli incentivi fiscali. Ma una più equa distribuzione del prelievo, spalmato su tutti i soggetti della filiera cinematografica, aiuterebbe a salvare capra e cavoli. Ma quello che aiuterebbe di più, in questo momento, sarebbe una risposta unitaria di tutto il settore. Mentre non è di nessun aiuto il giudizio

altrettanto approssimatiìvo dell’ On. Gabriella Carlucci «La misura del Governo che aumenta di un euro sul biglietto non è una tragedia, non causerà la morte del cinema italiano ma garantirà il rinnovo perpetuo di tax credit e tax shelter, due misure fiscali che insieme al product placement hanno dato un grande impulso al cinema italiano e riportato nel nostro paese le grandi produzioni straniere». Un’ultima notazione sull’eccezione al prelievo attribuita alle sale parrocchiali, che potranno competere con una più vantaggiosa politica dei prezzi con le piccole sale ‘non religiose’ che programmano gli stessi film. Come se la religione fosse una discriminante economica, del tipo se sei cattolico hai diritto a uno sconto. Ma forse la maggiore anomalia dell’emendamento (segnalata dall’Anica, che auspica oltre ad un tavolo per trovare soluzioni più equilibrate, anche un prelievo che si rivolga a tutti i soggetti della filiera), è la unidirezionalità della tassa che colpisce soltanto gli spettatori delle sale, e non gli altri settori di sfruttamento del cinema, vedi pay e free Tv, dvd, video on demand, internet provider... Verdone spezza una lancia a sostegno della tassa: “Se questi soldi verranno reinvestiti nel cinema, è già qualcosa: il prezzo dei nostri biglietti è tra i più bassi d’Europa, e il settore va sostenuto”. Va detto altresì che con la tassa diventerà tra i più alti, se non il più alto, d’Europa.

Il provvedimento governativo Con decorrenza 1 luglio 2011 e validità fino al 31 dicembre 2013, viene introdotta una tassa di 1 euro su tutti i biglietti del cinema. Vengono escluse dal prelievo le sale parrocchiali. L’effetto per lo spettatore sarà di un aumento del costo del cinema che potrà variare da un +14% per le sale che praticano il biglietto a 7/8 euro, fino ad un +25% per le sale più piccole, che praticano un biglietto di 4/5 euro. La misura - secondo le fonti ministeriali - dovrebbe fruttare 45 milioni nel 2011 e 90 milioni nel 2012 e 2013, che seriranno per finanziare gli sgravi fiscali alla produzione cinematografica. L’eventuale maggior gettito tornerebbe allo Stato per essere riassegnato ad un “Fondo per la produzione, distribuzione, esercizio e industrie tecniche.

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La guerra dei comunicati Bondi: non esistono alternative

«La previsione di un aumento di un euro allo scopo di finanziare per tre anni consecutivi gli incentivi fiscali a favore del cinema stesso, non era inizialmente nei miei progetti e nelle mie intenzioni. Ho accettato questa misura solo perché non esistevano alternative e soprattutto perché i proventi dell’aumento del prezzo del biglietto sono destinati interamente alla produzione cinematografica». Lo ha dichiarato al quotidiano cattolico Avvenire il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi. «Gli incentivi fiscali, infatti, hanno dimostrato di sostenere efficacemente il cinema italiano, attraendo anche notevoli investimenti stranieri in Italia. In questo modo, il cinema diventa un volano dello sviluppo economico e contribuisce anche ad aumentare le entrate dell’erario».

Carlucci: non causerà la morte del cinema italiano «La misura del Governo - ha dichiarato l’Onorevole Gabriella Carlucci, responsabile spettacolo del Pdl - che aumenta di un euro il costo del biglietto non è una tragedia, non causerà la morte del cinema italiano ma garantirà il rinnovo perpetuo di tax credit e tax shelter, due misure fiscali che insieme al product placement hanno dato un grande impulso al cinema italiano e riportato nel nostro paese le grandi produzioni straniere». «Ovviamente questo aumento non era una misura auspicabile ma nel bilancio tra costi e opportunità era la soluzione più praticabile in tempi brevi. Il mancato rinnovo degli incentivi avrebbe provocato danni ben più gravi. Inoltre le maggiori risorse per tax credit e tax shelter garantiranno più film di qualità e successo, con possibilità più elevata di riempire le sale. L’obiettivo del Governo è sempre stato quello di garantire risorse e opportunità di crescita per il cinema italiano e mi sembra che gli ultimi dati ufficiali dimostrino che l’obiettivo è stato raggiunto».

Ferrari: subito un tavolo con Ministero e Agis 
“Invitiamo a trovare altre formule meno osteggiate di questa”. Il presidente dell’Anica Paolo Ferrari invita il Governo a correggere il provvedimento che prevede da luglio un contributo speciale di un euro su ogni biglietto staccato per finanziare gli incentivi fiscali e, parzialmente, il Fus. “Le categorie sono state scavalcate. Ma se c’è buona volontà, con tutte le parti in causa si può ancora sedersi a un tavolo e trovare soluzioni più equilibrate, senza scontentare nessuno. Anica auspica che il prelievo si rivolga a tutti i soggetti della filiera: operazione non semplice, ma tutti se ne devono far carico. Anica ha dato la sua disponibilità a partecipare a un tavolo – in primo luogo con il Ministero e con l’Agis, la parte in questo momento più coinvolta – per trovare insieme una soluzione”.

Le sale d’essai italiane chiedono Le associazioni Protti: mette le al Governo di rimani nelle tasche dei consumatori: tirare la tassa sul una decisione degli spettatori biglietto folle “Partirà a breve da tutte le sale cinematografiche italiane una forte campagna diretta al pubblico affinché sia informato della decisione del governo di mettere le mani nelle tasche degli spettatori”. Lo annuncia in un comunicato il Presidente dell’Agis, Paolo Protti. “Tutto lo spettacolo italiano è schierato insieme all’esercizio cinematografico contro la tassa sul biglietto, che sarà inevitabilmente pagata dagli spettatori, con ovvia contrazione di pubblico e messa in crisi di molte delle sale più impegnate nella diffusione del prodotto nazionale e di qualità”. “L’Agis – conclude Protti – sollecita al governo un preciso impegno ad avviare immediate consultazioni ed ogni altra azione necessaria, allo scopo di coinvolgere tutta la filiera che utilizza il prodotto cinema nell’opera di indispensabile sostegno a questa fondamentale industria che anche in questo delicato momento sta dando all’interno e all’estero una delle migliori immagini del Paese”.

«Se non verrà ritirato il provvedimento, presenteremo ricorso al Tar e avvieremo iniziative di protesta tra cui lo sciopero degli spettatori». È’ la risposta al prelievo delle associazioni di consumatori aderenti a Casper (Comitato contro le speculazioni e per il risparmio) che raggruppa Adoc, Codacons, Movimento Difesa del Cittadino e Unione Nazionale Consumatori. Le Associzaioni sostengono si tratti di «una decisione folle che danneggia i cittadini italiani e gli appassionati di cinema e che avrà ripercussioni negative per gli stessi esercenti cinematografici. Una vera e propria stangata per le tasche dei cittadini. Già oggi i cinema italiani sono tra i più cari del mondo, e il costo medio di un biglietto è pari a 7,50/8,00 euro, mentre per le visioni di film in 3D può arrivare a 12 euro. Se approvato il provvedimento del Governo, un biglietto arriverà a costare 9 euro, 13 euro per i film in 3D».

“L’aumento di 1 euro su biglietti che costano da sei a due euro – dichiara il presidente della Fice (Federazione Italiana Cinema d’Essai), Mario Lorini, a nome delle 800 sale d’essai italiane - avrebbe un effetto dirompente per molte attività e l’alternativa che gli esercenti d’essai si accollino la nuova tassa si ripercuoterebbe in modo micidiale su gestioni già a forte rischio”. “La Fice, a nome di tutte le sale associate, rivolge un forte appello al governo, alle istituzioni e anche agli autori perché, dopo le forti riduzioni degli incentivi statali, ritiri un emendamento che si rivelerebbe esiziale per il settore audiovisivo nel suo complesso”. “In alternativa, il governo, anziché promuovere e sostenere il cinema nazionale, determinerebbe per molte sale di profondità la necessità di cambiare o morire, abbandonando attività spesso trentennali a sostegno della qualità in un momento già difficile per la diffusione della cultura cinematografica”. primissimatrade

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intervista Paolo Protti

di Piero Cinelli

Un no deciso ad una tassa iniqua La cosiddetta Tassa di scopo inserita dal Governo nel maxiemendamento ‘milleproroghe’ sta infiammando gli esercenti cinematografici. Ci spiega meglio cosa sta succedendo? Paolo Protti Presidente Agis, Associazione Generale Italiana Spettacolo.

I

l governo ha inserito un maxiemendamento dove si stabilisce un prelievo di 1 euro sul biglietto del cinema per trovare risorse che dovranno servire, secondo il Ministero, a finanziare gli incentivi alla produzione. Di tutta la filiera di sfruttamento del prodotto cinematografico (sala, dvd, internet, pay x view, pay tv, free tv etc) solo la sala cinematografica, che dopo anni di difficoltà sta dando finalmente dei buoni risultati, viene colpita da questo provvedimento. Un provvedimento quindi che sottrae soldi a noi oltre che ai distributori, impedendoci di fare una politica articolata dei prezzi, penalizzando le fasce più deboli, cioè penalizzando i cinema più piccoli, le monosale e le piccole multisale che sono quelle che danno il pieno sostegno alla programmazione di cinema di qualità e di cinema italiano. Quindi per favorire la produzione nazionale si va a ferire chi è il primo a sostenerla. Questo è il grande errore che vogliamo che si capisca. Si corre il rischio di far chiudere una tipologia di strutture che sono proprio quelle che, a parole, si sbandiera debbano rimanere aperte, poi le si mette in condizione di essere le prime a morire. Perché se è ingiusto e pesantissimo (circa il 14%) l’aggravio di un euro sul biglietto da 7-8 euro, diventa insostenibile nella sala che pratica prezzi più bassi. Per una sala che ha un biglietto di 4 euro diventa un aumento del 25%. E poi perché prendere soldi solamente dalle sale e non dai provider internet o dalle televisioni a pagamento, che dallo sfruttamento del cinema stanno ottenendo innegabili vantaggi?

Quindi lei ritiene che questo provvedimento che viene fatto a sostegno del cinema italiano alla fine danneggia proprio quelle sale che sono deputate per la programmazione di quel tipo di cinema? Agli occhi degli esperti ciò è del tutto evidente,

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dobbiamo farlo capire anche agli altri. Il timore è che da parte dello Stato la spinta maggiore sia non di porre le condizioni di una legge di sistema, ma porre le condizioni per fare cassa e pagare dei debiti pregressi che ha nei confronti di tutti: in piccola parte anche nei confronti degli esercenti ma in massima parte nei confronti della produzione. Debiti accumulati che lo Stato non può scaricare su di noi o comunque soltanto su di noi. In questo momento soltanto noi stiamo alzando la voce, gli altri, per una serie di interessi particolari, o non alzano la voce o addirittura sono favorevoli. Non le sembra di correre il rischio dell’isolamento? Stiamo conducendo una battaglia per far capire a tutti come stanno le cose e quindi per evitare l’isolamento. Non ci sentiamo isolati perché abbiamo avuto la testimonianza della condivisione delle nostre preoccupazioni da parte di tutti, da un produttore come Lucisano, un autore come Emilio Greco, e la totale condivisione da parte dei sindacati. Abbiamo poi la condivisione, anche se parziale o sfumata, degli altri produttori e dei distributori. Diciamo che in questo momento noi siamo in prima linea mentre gli altri sono più attendisti.

Quale sarà la vostra protesta? Confermo che ci sarà una reazione. Sul come verrà articolata prenderemo insieme una decisione nel momento in cui si dovrà decidere. Certamente non si esclude nulla, soprattutto un’azione che faccia capire ai consumatori che si sta perpetrando un qualcosa che è anche contro di loro, contro le loro tasche, non solo le nostre.


Dopo anni di tentennamenti adesso quasi tutti i Distributori sembrano voler riabbracciare le Giornate Professionali Estive. Dando ragione a chi, come Lei, le ha sempre difese. Prima di parlarne vorrei vedere il raggiungimento del risultato in modo concreto. Ci stiamo lavorando e posso affermare che ci sono tutti i presupposti per farle. Saranno con una formula intermedia fra le Giornate Professionali di Cinema e quelle dell’Expo di Amsterdam. L’auspicio è che al di la’ della soddisfazione personale, è importante che finalmente si capisca che farle é utile sia per gli esercenti che per i distributori, e questo non soltanto dal punto di vista dell’ottimizzazione dell’impegno economico, ma soprattutto da quello di ritrovarsi insieme senza escludere

nessuno, fermo restando che la libertà delle case di distribuzione non è messa in discussione. Quando però ci si rivolge ad una categoria, credo sia giusto coinvolgerla tutta e creare un momento di attenzione e di condivisione dei propri progetti. Si parla già di qualche location in modo specifico? Sono in ballo alcune location ma preferirei non parlarne perché più di una si è proposta. Sono tutte location di appeal anche a livello turistico, legato al periodo ma preferisco non espormi. Mi auguro di poter sciogliere questo punto interrogativo nel giro di un paio di settimane.

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intervista Riccardo Tozzi

di Piero Cinelli

Meglio un provvedimento iniquo che niente. Ma preferibile una percentuale del 10%. Riccardo Tozzi Presidente di Cattleya Spa, Presidente dei Produttori Anica e Presidente designato dell’Anica.

Che il cinema italiano sia divenuto il volano di un rilancio di tutto il settore cinematografico è un fatto acquisito, anche se vale la pena ricordare che fino a dieci anni fa la quota del cinema italiano si attestava al di sotto del 15%, mentre oggi siamo sicuramente sopra il 40%, con picchi stagionali, come quello di gennaio, del 65%. Quindi a tutti gli effetti si può parlare di una grande rivoluzione che è avvenuta in questi anni davanti ai nostri occhi.

E’ il frutto di dieci anni di lavoro del gruppo di autori e produttori ed anche distributori, che hanno messo in moto un grande processo di modernizzazione che ha fatto nascere il nuovo cinema italiano. Dentro ci siamo noi, assieme ad altri produttori indipendenti, e soprattutto Medusa, Rai Cinema oltre a Warner, Universal, e adesso anche Fox e Eagle, e poi tutti gli autori, scrittori, attori. Abbiamo fatto un gran lavoro che negli ultimi quattro anni ha portato stabilmente la quota del cinema italiano al 30%, rispetto al 12% della fine degli anni novanta. Questo quadro idilliaco può essere minacciato dalla tassa di scopo e dallo stallo degli incentivi fiscali?

Quando la notte

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Il prelievo sul biglietto per finanziare il tax credit e quel poco di Fus, che è poco ma indispensabile come ho più volte detto, è una cosa assurda. Un fondo pubblico finanziato con contributo dei privati è poi una barzelletta. Detto questo, se non ci sarà tax credit e non ci sarà il rinnovo del Fus, non ci sarà più questo bel cinema italiano e questo vorrà dire un disastro generale. Un disastro non solo per i produttori, ma anche per i distributori e gli esercenti, perché quando il cinema italiano viaggia sopra il 60%, ma diciamo che a fine anno si è intorno al 40-50%, è una mazzata che colpisce tutta l’industria, e siccome questo Governo non è in grado di cacciare una lira di tasca sua per fare questi provvedimenti, e le prospettive della situazione finanziaria italiana


sono di peggioramento e non di miglioramento (e probabilmente noi ci troveremo alla fine del semetre con ulteriori tagli anche drastici, perché gli effetti della crisi ancora non si sono dispiegati del tutto), credo che con una pistola alla tempia dovremmo accettare un provvedimento strutturalmente iniquo piuttosto che nessun provvedimento. Il provvedimento strutturalmente iniquo ci potrà portare qualche danno ma anche dei benefici, la mancanza del provvedimento ci distruggerebbe.

effetto, non di diminuire la quantità di spettatori ma di rallentarne l’aumento. Fra un rallentamento dell’aumento, che può derivare dal prelievo, e una drastica diminuzione del numero di spettatori, dovuto alla mancanza di film italiani, penso che tutto il sistema opterebbe per questa seconda ipotesi. Fermo restando che se qualcuno degli esercenti mi dicesse che è una cosa che ‘fa schifo’, io non potrei che dargli ragione.

Quindi lei è più vicino alla posizione dei 100 autori piuttosto che a quella degli esercenti?

A proposito delle Windows, sembra che in questo momento stiano aumentando le distanze tra i vari player. Lei cosa ne pensa?

Diciamo che questa è la posizione dei produttori. É un male, lo riconosciamo e, comunque prelevare un euro secco è eccessivo, semmai dovrebbe essere una percentuale. Io condivido il sentimento degli esercenti, anche in parte dei distributori, ma credo che senza questi provvedimenti perderemo la metà del cinema italiano e loro sarebbero danneggiati quanto noi. Ormai abbiamo capito che il Governo è in una situazione in cui non è in grado di finanziare questi provvedimenti. E la situazione va risolta ora, perché nei prossimi mesi non potrà che peggiorare per il Paese. Ma non crede che sia sempre un palliativo? No, perchè avremmo il tax credit e il Fus finanziati per tre anni e noi potremmo crescere ancora. Penso che un prelievo del 10% potrebbe avere un

Le windows dovranno avere un’evoluzione, però è estremamente importante che sia un evoluzione decisa insieme dai rappresentanti di tutti gli anelli della filiera, perché sono tutti comunicanti e quindi non si può agire arbitrariamente. Bisogna agire capendo bene qual è la situazione di ciascuno. Credo che con pazienza e con ragionevalozza si arriverà ad un accordo. Un’ultima domanda su Cattleya, sempre più centrale nella produzione di un ‘nuovo cinema italiano’. Indubbiamente noi abbiamo sperimentato molto. Abbiamo sperimentato per primi l’uso sistematico dei libri, l’uso del remake, la commedia non stret-

tamente comica, i film d’autore. Un grande lavoro di sperimentazione che, come è noto, all’inizio non paga, di cui adesso cominciamo a vedere i risultati. Quali sono i progetti attualmente in cantiere? Per quanto riguarda le commedie cominceremo adesso il seguito di Lezioni di Cioccolato con la vecchia coppia Luca Argentero e Hassani Shapi, diretto da Alessio Maria Federici, un esordiente, che ha lavorato molto con noi e debutta ora alla regia. Faremo naturalmente Benvenuti al Nord e probabilmente in autunno gireremo un altro remake di un film spagnolo L’altro lato del letto dall’ originale L’uomo perfetto. Poi abbiamo parecchi film d’autore: a partire da Stefano Sollima con il quale gireremo A.C.A.B., acronimo di ALL COPS ARE BASTARDS, un film tipo la serie di Romanzo Criminale, il mondo dei poliziotti di strada e gruppi che li fronteggiano, tratto da un libro di Carlo Bonini. Poi avremo il film sulla strage di Piazza Fontana di Marco Tullio Giordana, il film di Gabriele Salvatores da libro di Nicolai Lilin, Educazione siberiana. Intanto siamo in uscita con Terraferma di Emanuele Crialese che sarà pronto prima dell’estate e con Quando la notte di Cristina Comencini che sarà pronto subito dopo l’estate. Quindi uno a Cannes e l’altro a Venezia? Questa è l’ipotesi più ottimistica.

Unione Produttori

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intervista

Filippo Roviglioni

di Piero Cinelli

Un prelievo indiscriminato e da rivedere Filippo Roviglioni Presidente Unione Distributori Anica, Presidente Fapav, e AD di 01 Distribution.

Come Distributori non siamo ‘ideologicamente’ contrari al prelievo, ma siamo sicuramente contrari a questo prelievo che viene applicato esclusivamente attraverso l’aumento ‘indiscriminato’ del biglietto. Al di là della inevitabile considerazione che il Governo delega allo spettatore cinematografico impegni presi che non è in grado di mantenere, un fatto che dimostra la gravità del momento, è comunque profondamente ingiusto il prelievo indiscriminato di un euro sul biglietto del cinema, visto che per alcuni spettacoli ed in alcuni giorni della settimana il biglietto può arrivare anche a 4 euro, quindi in questo caso significherebbe una maggiorazione del 25%.

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essuno sa valutare che effetto potrà avere questo aumento, come sarà preso dal pubblico e se ci saranno delle ripercussioni nelle frequenze al cinema. Sta di fatto che questo aumento del biglietto colpisce l’unico settore che, in un momento di crisi come quello che sta attraversando tutto il Paese, è in crescita e sembra aver ritrovato un feeling con il pubblico attraverso opere e personaggi che hanno un grande appeal. Credo si dovrebbe evitare di andare ad alterare in maniera sensibile con una imposizione, un settore che dopo anni di sofferenze, sembra aver ritrovato un meccanismo virtuoso che premia in particolare il prodotto italiano con affluenze da record. Noi approfitteremo di questi mesi, fino al 1° di luglio (il giorno dell’entrata in vigore del provvedimento ndr) per tentare in ogni modo di dare una maggiore razionalità ed equità a questo prelievo che deve coinvolgere anche altri anelli della filiera, e non essere a carico del solo spettatore cinematogra-

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fico. Ci sono tantissimi altri settori che perseguono lo sfruttamamento economico del film e non si capisce perché non siano chiamati, come le sale cinematografiche, a prelevare, scaricandolo sul consumatore, un tributo. Da questo punto di vista possiamo capire le preoccupazioni dell’esercizio che a sua volta ha degli impegni importanti di natura finanziaria, non ultimo dei quali è quello del digitale, e ci auguriamo che queste preoccupazioni non siano destinate a sfociare in manifestazioni di serrata che sarebbero da scongiurare a qualunque costo. Pensa che questo clima di nervosismo possa creare ulteriori incomprensioni e mettere in crisi gli equilibri attuali? Mi sembra che si usino dei toni che non rappresentano certo l’equilibrio a cui vorremmo continuare a vedere improntati i rapporti tra esercizio


e distribuzione. Ultimo esempio di una regola che avevamo provato a mettere in piedi per dare elasticità al rigore delle 15 settimane di window, è saltato perché si è ritenuto che non ci siano spazi per deroghe. Si inaspriscono i rapporti. In qualità di Presidente Fapav non crede che questo aumento di un euro potrebbe favorire la pirateria? Diciamo che sono tutti fattori che disturbano un equilibrio che si stava faticosamente raggiungendo, guidato dal successo economico dei film che ha contribuito a diffondere ottimismo in tutto il settore. L’aumento del biglietto doveva essere il risultato di politi-

che commerciali più o meno concordate non un’imposizione che viene dall’alto e quindi odiosa per definizione, su promesse e insolvenze che il Ministero ha il dovere di assolvere autonomamente. Il Presidente dei Produttori Riccardo Tozzi ha dichiarato che forse è il male minore. Lo ripeto. Anche noi non rifiutiamo il concetto del prelievo, ma c’è un severo giudizio sull’assoluta stranezza di come viene richiesto. É importante trovare il modo di finanziare il tax credit, che è fondamentale non solo per la Produzione, ma anche per la Distribuzione e l’Esercizio. Se la produzione si ferma, si ferma anche la distribuzione. Ma perché gli

altri soggetti non devono far nulla? Un film che costa 100 euro, non recupera i costi della sola distribuzione ‘theatrical’, c’è il video, le varie forme di pay tv, l’ edicola, la tv free, le varie Telecom, internet, e mille altri rivoli di sfruttamento. E’ un meccanismo economico che ha una filiera molto più ampia dei quattro classici canali a cui la riferiamo. Le utilizzazioni si sono moltiplicate e quindi ciascuno dia il suo contributo. Sono a favore di un prelievo equo e che possa essere ‘ragionevolmente sopportato’ ma andare a colpire in modo indiscriminato un settore che dopo anni ed anni di sacrifici, chiusure di locali etc si sta riprendendo, non lo possiamo condividere.

Unione Distributori

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intervista Andrea Stratta

di Marco Spagnoli

Chiamiamola Tassa Berlusconi sul biglietto

Andrea Stratta Amministratore Delegati UCI Cinemas

“La “legge Berlusconi” sull’aumento di un Euro del biglietto del cinema avrà, purtroppo, un forte impatto sul numero di spettatori. E’ sbagliata sia in termini di contenuti che di comunicazione, perché arriva nel momento peggiore, ovvero quando il cinema in sala e, in particolare quello italiano, funziona molto bene.”

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’Amministratore Delegato del circuito UCI, Andrea Stratta boccia senza mezzi termini la tassa di scopo, una norma che – a conti fatti – sembra danneggiare seriamente il cinema e l’industria cinematografici, piuttosto che premiarli e incoraggiarne lo sviluppo. “Le nostre stime prevedono che il numero di biglietti venduti calerà tra il 15 e il 20% . A farne le spese saranno soprattutto i film cosiddetti minori e quei titoli italiani che vedranno la luce grazie al finanziamento pubblico e agli aiuti governativi, ma – alla fine – avranno grandi problemi al box office, mentre i cosiddetti blockbuster soffriranno certamente molto meno.” Qual è la vostra analisi dello scenario attuale? Innanzitutto bisogna partire dal ‘coefficiente di abbattimento’. In qualsiasi mercato venga introdotto un aumento di prezzo che oscilla intorno al 15 - 20% è evidente che a questo si accompagna una forma di inibizione verso l’acquirente: è una conseguenza a dir poco “elementare”. Noi prevediamo che il calo di biglietti possa aggirarsi intorno ai quindici – venti milioni di spettatori in meno e lo Stato dovrà quindi farsi carico di una perdita di dodici milioni di IVA, perché ogni spettatore vale circa 0.61 centesimi di Euro. Qual è il danno per UCI? Se le nostre stime venissero confermate, perderemmo due milioni di spettatori e, quindi, sedici milioni di Euro di fatturato. Un calo importante oltretutto dovuto

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ad una tassa che noi abbiamo combattuto da sempre. La tassa di scopo, a differenza della Francia, colpisce l’esercizio e la distribuzione, ma non va a toccare né le televisioni free, né quelle sul digitale terrestre come Mediaset Premium e via satellite come Sky e tantomeno le Telecom e gli Internet Provider… A pagare siamo solo noi e i distributori, su questo non c’è dubbio. E’ evidente che le associazioni vogliono sedersi intorno ad un tavolo, capire quale sia il problema e formulare le nostre proposte dove tutti coloro che utilizzano il cinema mettano sul piatto qualcosa in proporzione ai loro benefici derivati da tale sfruttamento. Se non dovesse essere accettata la nostra proposta, e la tassa fosse confermata, saremo costretti a dovere fare delle azioni di forza contro i film che beneficiano di Tax Credit e dei contributi governativi. Questi soldi, infatti, verranno utilizzati per andare a pagare il debito ormai vecchio di due anni che lo Stato ha nei confronti dei principali produttori. Noi nei confronti di questi soggetti chiederemo un cambiamento delle percentuali di noleggio. Ovvero? Questi film potranno entrare nelle nostre sale pagando una percentuale non superiore al 25-30% per farci recuperare i soldi che abbiamo perduto a causa della tassa. Non è che noi non vogliamo più programmare i film italiani, anzi. Dobbiamo, però, recuperare la quota che, di fatto, stiamo pagando ai produttori con


la “Tassa Berlusconi”. Del resto i distributori saranno liberi di non accettare tali accordi e noi programmeremo, così, titoli differenti. I Cento Autori plaudono a questa tassa… E’ un atteggiamento che non capiamo: il cinema italiano andava bene, i produttori nostrani, finalmente, iniziavano ad essere più in salute e avere così la possibilità di investire nella ricerca di nuovi talenti. Quando il cinema va bene a beneficiarne sono tutti, perché ci sono più risorse per investire e per creare più possibilità di lavoro. Peccato che tale assunto non sia stato colto dai Cento Autori soprattutto alla luce del fatto che è l’incasso sala a determinare la sorte di un film anche negli altri canali di sfruttamento. Cosa succede, oggi, ai piani di sviluppo di UCI in termini di digitalizzazione e di acquisizioni di altri circuiti? Un’altra forma di protesta è quella di bloccare la transizione al digitale. Oltre ai dodici

milioni di Euro di IVA dai biglietti in meno lo Stato dovrà farsi carico, inoltre del mancato introito della IVA derivata dal blocco della digitalizzazione. Basti pensare che solo nel caso del nostro circuito il danno erariale è intorno ai tre milioni di Euro. Del resto, nel momento in cui si contraggono gli investimenti lo Stato ci va necessariamente a perdere. Per quello che, invece, riguarda i nostri piani di espansione le cui negoziazioni sono in fase avanzata, alla luce di quanto sta accadendo, dovremo discuterne approfonditamente con i nostri azionisti inglesi e non escludiamo che possano esserci dei ripensamenti. Come fate a spiegare ai vostri investitori britannici la situazione italiana e qual è il punto di vista dei vostri interlocutori sulle azioni del governo Berlusconi in materia cinematografica? Il nostro governo è visto come debole e insicuro e le sue decisioni appaiono contraddittorie. Non stiamo dando certo l’immagine di un

grande paese. L’unica via di uscita è, dunque, l’istituzione di un tavolo di discussione con tutta la filiera? Certamente, perché o contribuiamo tutti, oppure il cinema in Italia avrà dei grossi contraccolpi. Ritiene necessario invitare anche il Ministero dello Sviluppo Economico? E’ essenziale che partecipino non solo il Ministero dei Beni Culturali, ma anche i rappresentanti degli altri dicasteri interessati che possano, quindi, intravedere quello che accade su uno scenario globale. Non ci sono grossi margini di discussione, ma questo tavolo di lavoro diventa prioritario per trovare una soluzione alle problematiche molto serie che stiamo affrontando. Quella del prelievo di un Euro sul biglietto non ci sembra davvero una soluzione valida. Anzi.

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intervista

Giuseppe Corrado

di Marco Spagnoli

Percentuali più basse per i film italiani

Giuseppe Corrado Presidente e Ad di The Space Cinemas

“Questo è il classico provvedimento dove la politica prende il sopravvento sull’industria e dove la cosiddetta “ultima ruota del carro”, quella che nessuno prende in considerazione e che sembra non interessare a nessuno è proprio lo spettatore.” L’Amministratore Delegato e Presidente di The Space Cinemas, Giuseppe Corrado è molto amareggiato dal provvedimento che porta all’istituzione del prelievo sul biglietto di un Euro. “Una tassa iniqua che va contro gli interessi del pubblico, proprio il soggetto più importante di tutti, che noi cerchiamo sempre di tutelare e difendere. Mi stupisce che chi fa film non tenga conto degli spettatori e non sia preoccupato dal fatto che questo meccanismo messo in atto attraverso un ‘decreto blindato’, alla fine, rischi di ritorcersi contro la produzione stessa. Questa legge solo apparentemente serve a finanziare qualcosa, mentre, invece, il vero produttore dei film diventa proprio lo spettatore che, al botteghino, già paga il biglietto per quello che vuole vedere. Io capisco che l’egoismo industriale della produzione abbia sollecitato una legge del genere, ma non immaginavo che ci fossero dei governanti così miopi e superficiali da accettare di prendere i soldi dai cittadini visto e considerato che lo Stato non ha più fondi per finanziare questo provvedimento.”

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uesto prelievo sembrerebbe non tenere conto della complessità industriale del sistema cinema e del fatto che un prelievo sul biglietto possa, da un lato, portare alla contrazione del numero di spettatori e dall’altro a dei significativi minori introiti per quello che riguarda l’IVA. Noi stimiamo che potrà verificarsi un calo di spettatori compreso tra il 15 e il 20%: Ed è inverosimile che tutto questo accada in un momento storico difficilissimo in cui l’esercizio si trova davanti ad un rinnovo contrattuale del settore cinema. Abbiamo, infatti, già incontrato le organizzazioni sindacali per approcciare quali sono le loro richieste ed esigenze. L’approvazione di questa legge ci potrebbe impedire di affrontare il rinnovo del contratto almeno con riferimento alle loro richieste. Forse dovremo anche iniziare a pensare di ridimensionare alcune sedi periferiche. Può darsi, però, che mentre The Space e UCI, nonostante tutto, riusciranno a “tenere il mare” l’anello più debole della catena, ovvero le sale tradizionali, quelle di città e i milleduecento schermi che utilizzano proprio i film

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italiani si troveranno in qualche disagio molto più grave. Ci sono, infatti, esercenti che praticano prezzi più bassi rispetto alle sale moderne e ai Multiplex, anche tenendo conto del fatto che i servizi offerti sono inferiori. Per loro l’aumento di un Euro rispetto ai cinque – sei di oggi, costituisce un importo stratosferico. Sono proprio queste sale ad essere ingiustamente messe a rischio dalla tassa. Non solo: c’è tutto un movimento di operatori del settore che viene penalizzato da queste scelte. L’esercizio cinematografico è una realtà economica importante che in Italia è un punto di riferimento per circa ventimila lavoratori. Basti pensare che solo The Space tra dipendenti e personale legato all’indotto occupa circa duemila persone. Basta il buonsenso per capire che il nostro settore incontrerà delle difficoltà dagli sviluppi di quanto sta accadendo, con un sistema virtuoso che subirà, certamente dei danni. Un altro aspetto importante da sottolineare è che questa tassa impone un aumento del 15% medio ai biglietti. Un incremento ancora più assurdo se si pensa che dal Duemila ad oggi, nonostante l’entrata


in vigore dell’Euro, il prezzo è aumentato del solo 13%. Tutti gli sforzi relativi al contenimento dei prezzi operato dall’esercizio nell’ultimo decennio sono stati vanificati in un solo colpo. E’ un paradosso che non sta né in Cielo e in Terra che arriva nel momento in cui il cinema funziona di più, viene riscoperto dal grande pubblico e si trova ad avere l’oggettiva possibilità di allinearsi con i mercati europei toccando la quota di centocinquanta milioni di spettatori. Una famiglia tradizionale sarà, di colpo, costretta a pagare un aumento di quattro Euro che è il costo di un biglietto ridotto. Quali sono le soluzioni? Credo che un politico, un operatore del settore, un produttore che abbia davvero a cuore le sorti del cinema e del mercato dovrebbe cercare meccanismi alternativi e più coerenti a fronte di una situazione che è oggettivamente complessa, rifiutando una tassa così demagogica. Bisogna partire dall’assunto che il cinema è una filiera che inizia con la sala e arriva fino a tutti gli altri sfruttamenti: home video, Free e pay television, Internet sono momenti dove viene sfruttato un film e una tassa del genere che intende funzionare davvero, dovrebbe penalizzare tutti gli operatori in maniera coerente rispetto al valore che il cinema rappresenta nel loro business. Colpire solo la sala risulta esse-

re una scelta particolarmente miope, perché è proprio in questo primo sfruttamento che si determina il vero valore di un film. Meno gente va al cinema, meno varranno i diritti correlati al primo sfruttamento. Per la prima volta, oggi, l’esercizio cinematografico italiano è compatto e unito nel rifiutare questo prelievo e nel prospettare una serie di reazioni che, nel corso delle prossime settimane, andranno ad essere sempre più definite e chiare. Come reagirà The Space a questa situazione? Facendo gli industriali e non i sindacalisti o i politici. Non intendiamo utilizzare la protesta come mezzo per contrastare una legge iniqua. Dobbiamo, bensì, cercare di trovare espedienti, rimedi e soluzioni che permettano di far rendere conto a chi ha legiferato male delle problematiche sollevate dalle sue decisioni e a chi ha beneficiato di questo provvedimento di cambiare atteggiamento. Noi e UCI modificheremo immediatamente l’atteggiamento nei confronti dei film italiani. Nei nostri Multiplex il 75% del fatturato arrivato dai film americani e solo il restante 25% con titoli italiani commerciali. Imposteremo una relazionalità diversa con i produttori di film nazionali e potremmo arrivare a non programmare più alcuni titoli che, spesso, abbiamo inserito in programmazione

solo nell’ambito di una partnership dovuta a dei contratti quadro. Sfidiamo i produttori a sopperire a quel quaranta per cento di quota che rappresentano The Space e UCI. Nel momento in cui decideremo di programmare i film italiani che hanno beneficiato di questa legge, poi, rivedremo insieme alla distribuzione la percentuale di noleggio per andare a recuperare la marginalità persa per colpa del provvedimento. Se perdiamo, dobbiamo perdere insieme e, al tempo stesso, dobbiamo trovare delle strade per compensare quanto ci è stato tolto ingiustamente. Per principio sono consapevole del fatto che a fronte di ogni problema che si affronta si possono generare delle opportunità. The Space rappresenta ventuno milioni di spettatori e una quota di venti per cento di mercato. Nulla ci vieta, avendo a disposizione il più grande bacino di sale in Italia, visti e considerati i costi addizionali della distribuzione, di proporci anche come distributori. Qual è infatti il distributore che puo’ avere a disposizione tutte le nostre sale? Di fatto, siamo certamente più interessanti di altri soggetti che operano oggi sul nostro mercato. In questo senso distribuireste anche film italiani? E perché no?

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intervista

Luciano Sovena

di Piero Cinelli

Rilancio significa maggiore impegno

Luciano Sovena AD di CinecittàLuce.

E’ proprio in stagioni, come la attuale, di eccellenza e di grande successo del cinema italiano, da il ruolo di Cinecittà Luce, diventa ancora più importante. Partiamo dalla funzione istituzionale di promuovere il cinema italiano all’estero. A questo proposito vorrei rilevare come nei giorni passati quasi tutti i giornali hanno pubblicato la querelle della non esportabilità di titoli come Che bella giornata di Checco Zalone, che hanno avuto in Italia un successo stratosferico. Mentre nessun giornale ha pubblicato la notizia che il nostro film Le quattro volte di Michelangelo Frammartino è stato venduto in 56 paesi. Al di là del dato economico del ricavato di queste vendite, che ovviamente non può essere molto alto visto che stiamo parlando di un documentario, è comunque un fatto importantissimo, che significa diffusione e promozione di tutto il nostro cinema.

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l cinema più commerciale ha sempre avuto difficoltà a varcare i confini del paese. Certamente c’è una distinzione tra film d’autore e film commerciali, e raramente, a parte Benvenuti al Sud, i film campioni di incassi in Italia approdano anche all’estero. Ma qui si torna all’altra funzione di Cinecittà Luce, che è quella di promotrice del cinema e del documentario d’autore e di valorizzazione dei giovani talenti, tantopiù importante in questo momento in cui il cinema ha ripreso a tirare, perché deve essere garantito uno spazio per il cinema d’autore e per le opere prime e seconde. Ma c’è anche un legame tra i due settori, che sembrano così distanti. Perché se andiamo a vedere i grandissimi successi commerciali di adesso, come Qualunquemente diretto da Giulio Manfredonia che nasce come autore, vedi il suo film precedente Si può fare, oppure Paolo Genovese (La banda dei Babbi Natale e Immaturi) e Luca Miniero (Benvenuti al Sud) provengono tutti dal cinema d’autore. Perché nessuno nasce regista, la maggior parte di questi talenti viene dal Centro Sperimentale di Cinematografia, da dove sono passati, per citarne altri, Saverio Costanzo, Matteo Garrone, Paolo Franchi etc. Quindi non solo i grandi film ma anche i grandi incassi hanno un debito nei confronti del cinema d’autore. In che modo i tagli alla Cultura decisi dal Governo possono influire in questo scenario?

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Ci sono degli interventi che non possono essere disattesi. Uno è quello degli incentivi fiscali, che devono essere garantiti al di là della scadenza dei sei mesi. L’altro elemento fondamentale è quello dell’attenzione verso i giovani, presente in varie forme in tutti i paesi europei. Perché il cinema ha bisogno di rinnovarsi, quindi, con tutto il rispetto nei confronti dei grandi autori, io ritengo che una piccola parte delle risorse pubbliche debba essere destinata a questo. Il Fus può rimanere anche molto basso, ma dovrebbe garantire il sostegno a Cinecittà Luce, Scuola Nazionale di Cinema e Festival di Venezia. Quanto è importante il ruolo di distribuire opere prime e seconde? Copriamo un vuoto oggettivo di mercato perché nessuno o quasi sembra voler rischiare a distribuirle. Quindi da questo punto di vista noi assolviamo ad una funzione istituzionale. Adesso siamo alla vigilia di un accordo con la Rai, in virtù del quale saremo noi a distribuire le opere prime e seconde prodotte da loro, E’ chiaro altresì che noi non possiamo non dipendere dallo Stato, perché far quadrare i conti con opere prime e seconde che non vanno statisticamente al di sopra dei 400/500mila euro di incasso, non è facile. Non dimentichiamo poi che Cinecittà Luce, oltre alla promozione del cinema italiano all’estero e la distribuzione delle opere prime e seconde, ha la responsabilità della gestione di uno dei più importanti archivi cinematografici e foto-


grafici del novecento, che rappresenta un vero Patrimonio della Nazione. Comunque riusciamo a portare il bilancio in pareggio, creando una sinergia con tutte le nostre attività, includendo anche la Scuola di Cinema. Come funziona la promozione del cinema italiano all’estero? C’è uno staff di assoluto prim’ordine, che abbiamo ereditato da Filmitalia, con il compito di selezionare e presentare i film nei festival più importanti, vedi Cannes, Berlino, Rotterdam, Shanghai, etc. Perché far conoscere il nostro prodotto significa gettare le basi per venderlo. Di questo se ne occupa soprattutto il nostro Presidente Roberto Cicutto che avendo fatto il Produttore in Italia e all’estero ha una conoscenza specifica del settore della produzione internazionale. Una cultura che è sempre mancata, a parte l’esperienza di Pupi Avati che è durata solo pochi mesi, ai vertici di Cinecittà. Accanto a queste attività c’è ad esempio quella della mediateca, come la retrospettiva di Bernardo Bertolucci che abbiamo organizzato in collaborazione con il MoMa a New York. Eventi che riscuotono localmente un enorme successo, sul quale forse dovremmo trovare una comunicazione più forte anche in Italia, visto il livello di visibilità che ci viene tributato. Infine l’attività di promozione si esplica anche attraverso rapporti di collaborazione con altre cinematografie, come stiamo facendo ad esempio con Argentina e Russia per la prossima realizzazione di due opere prime e con l’India con la quale sono allo studio dei progetti di coproduzione. L’idea della costituzione di un’Agenzia per il Cinema, che era stata ventilata anche in

Le quattro volte

ambienti ministeriali dopo l’accorpamento di Cinecittà e Istituto Luce è stata depennata a causa della crisi? La Regione Lazio sta facendo in questi giorni una sorta di Agenzia, e credo che anche lo Stato dovrebbe farla. In questo momento, in assenza di fondi e compatibilmente alle nostre possibilità, possiamo essere noi l’Agenzia, proprio perché ci muoviamo a tutto campo, incluso quello della realizzazione di mostre e pubblicazioni, come ad esempio il bellissimo libro fotografico Hollywood sul Tevere che abbiamo fatto in collaborazione con il Centro Sperimentale.

Le nuove produzioni come Into Paradiso di Paola Randi o Passione di John Turturro si distaccano notevolmente dai modelli degli anni passati. Senza nulla togliere alle logiche di allora, ho cambiato lo stile del documentario che per anni ha caratterizzato l’Istituto Luce. Documenti fatti benissimo, ma con un intento prevalentemente pedagogico. Perfetti per l’epoca in cui sono stati fatti, ma difficilmente proponibili al pubblico di oggi. Sono convinto che il materiale che abbiamo, estrapolato dal contesto in cui è stato creato, può adattarsi a molte forme di lettura, anche visiva. Ecco perché Bechis, Guadagnino, Piva, stanno lavorando per noi per contribuire a creare dei prodotti nuovi, con un’interpretazione nuova, sia della storia che delle immagini, e perfino della musica. Soddisfatto del risultato di Into Paradiso? “Un ottimo risultato, per un’opera prima di qualità in mezzo a grandi campioni d’incassi. Questo grazie alla buona collocazione in sale dedicate. Il nostro scopo, che è la scoperta di nuovi talenti, è stato pienamente raggiunto”.

Into Paradiso

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intervista Alex Voglino

di Marco Spagnoli

Una legge regionale, un fondo unico e un Ente per l’audiovisivo per mettere fine alla delocalizzazione Alex Voglino Direttore Generale Assessorato alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio

“La legge quadro sul cinema proposta dalla giunta, secondo le nostre previsioni, potrebbe essere approvata tra la fine di maggio e gli inizi di giugno. Il fondo unico che riunirà insieme tutte le forme di finanziamento dipendenti dalla cultura sarà quindi operativo immediatamente dopo l’approvazione, perché i quindici milioni di Euro che lo andranno a comporre sono stati già approvati in bilancio alla fine di dicembre. La giunta farà una delibera con i criteri di attribuzione per quest’anno riguardante le spese ammissibili, le percentuali di rimborso per chi gira nel Lazio una certa quota di costo delle produzioni. Subito dopo si metterà mano alla costituzione dell’Ente Regionale per il Cinema e l’Audiovisivo che si pensa potrà essere attivo dal 1° gennaio 2012.”

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l Direttore Generale alla Cultura, Arte e Sport della Regione Lazio, Alex Voglino è molto ottimista sull’impulso positivo che la Giunta Polverini e, in particolare, l’Assessore Fabiana Santini vogliono dare allo sviluppo dell’audiovisivo ottimizzando i costi e operando scelte di centralizzazione nel finanziamento e per quanto riguarda gli interlocutori del mondo della produzione. Un’evoluzione del settore che troverà proprio nel nuovo Ente Regionale il motore di una politica volta al dialogo con le forze produttive e al rafforzamento del rapporto con il territorio. Si è fatto anche il suo nome come Presidente del nuovo Ente… Assolutamente no. Il mio compito è già molto impegnativo così, in quanto avendo la legge assunto la forma giuridica dell’ente strumentale, a differenza

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delle Fondazioni che in virtù di questa norma scompaiono, è soggetto a regole di vigilanza e controllo esercitati proprio dal Direttore Generale alla Cultura. Il mio ruolo sarà, dunque, quello di garante, ma non di Presidente. Quale sarà la funzione dell’Ente? Tutte le Associazioni di Categoria e tutti gli interlocutori con cui ci siamo confrontati ci hanno chiesto di avere dinanzi a sé un soggetto ‘unico’ con cui dialogare per qualsiasi materia riguardante l’audiovisivo, evitando la frammentazione verificatasi fino ad oggi e trovando risposte all’interno dell’Ente oppure con quest’ultimo che si facesse carico di presentare i quesiti a chi di dovere. Sin da subito si dovrà sostituire alla Fondazione Film Commission e diversificando i servizi di promozione del territorio tra quello che


accade in una città ad alta densità di produzioni come Roma. D’altro canto l’Ente si farà carico del lavoro di rendicontazione per effetto del meccanismo con cui lavorerà il Fondo Unico ispirato ai modelli europei di maggiore successo, con la Regione Lazio che riconoscerà, a fronte della presentazione delle fatture, un rimborso percentuale delle spese effettuate sul territorio. Quello dell’Audiovisivo è il secondo distretto della nostra regione e la maggior parte del prodotto viene realizzato qui. La nostra ambizione è aumentare ancora questa quota, perché lo stimolo alla base del nostro lavoro è quello di invertire la tendenza pesante alla delocalizzazione sviluppatasi nell’ultimo triennio. Come? I produttori dicono che lavorare all’estero costa meno. Noi abbiamo istituito un rimborso automatico e non in base al merito, a verifica delle fatture, per chi produce nel Lazio. Un modello ampiamente adottato altrove: stiamo anche valutando se stabilire quote diverse di rimborso a seconda della percentuale girata sul nostro territorio. Per quanto riguarda gli stranieri? Noi intendiamo semplificare la vita a tutti e porre un unico interlocutore tra una produzione e la burocrazia realizzando una guida ai servizi scaricabile da Internet in più lingue con tutte le informazioni relative alla produzione che indicano certezze, diritti e obblighi da rispettare. Quando ero Capo Dipartimento delle Politiche

Culturali del Comune di Roma ho ceduto il mio ufficio a Robert De Niro per farlo riposare durante le riprese di Manuale d’Amore 3 sotto il Campidoglio, perché non era stato previsto per lui un luogo del genere, né era stato portato un camper. Ovviamente questo tipo di situazioni non si può basare sulla buona volontà dei singoli, e siamo già d’accordo insieme al Sindaco e al nuovo assessore Gasperini per fare in modo che la produzione in città diventi il più professionale e semplice possibile, salvaguardando gli interessi dei cittadini dei Municipi più affollati e richiesti dalle produzioni. Roma deve dotarsi di uno strumento così utile e importante sfruttando e aggiornando tutti gli strumenti già sviluppati dalle Film Commission. Eppure la legge per la restituzione dell’IVA alle produzioni straniere è stata cancellata… Su invito esplicito dell’ANICA, perché nessuno ha mai chiesto questa restituzione e i fondi sono rimasti intatti e inutilizzati. Cosa accadrà quindi sul piano dell’internazionalizzazione? L’internazionalizzazione dei prodotti del Lazio è affidato all’Assessorato alle Attività Produttive e, dunque, l’Ente potrà lavorare in sinergia e coordinamento con quest’ultimo, inserendo l’audiovisivo in un contesto promozionale più ampio e adeguato per raggiungere l’estero. Il presidente dei produttori Riccardo Tozzi

aveva sollecitato la Regione a trovare forme di incentivazione per tornare a lavorare a Cinecittà… E’ un suggerimento che abbiamo recepito: abbiamo parlato con gli Studios e al rimborso base per chi ha lavorato nel Lazio intendiamo aggiungere un importo specifico per chi lo ha fatto all’interno di Cinecittà e nei teatri di posa della Regione. Così facendo intendiamo rispondere all’esigenza di rilancio degli Studi e, al tempo stesso, volendo alleggerire la pressione in termini di traffico sulla città di Roma. Anche se i fondi a disposizione, visti i tempi, non sono di un ordine di grandezza risolutivo, se si innesca un meccanismo virtuoso la stessa direzione di Cinecittà Studios si è detta disponibile ad abbassare i prezzi, favorendo l’economia di scala. Noi faremo la nostra parte. Parliamo del RomaFictionFest e del Festival Internazionale del Cinema di Roma? Le due esperienze proseguono: il Festival della Fiction si terrà all’Auditorium Parco della Musica a fine settembre con un budget ridotto e gestito direttamente dall’Associazione Produttori Televisivi. Entrambe le manifestazioni porranno un sempre maggiore accento sui due mercati, e si svolgeranno all’insegna di una certa sobrietà privilegiando i contenuti rispetto al glamour. Noi intendiamo intervenire sulla logistica, ottimizzando i costi. Per il momento i due eventi restano separati per volontà specifica proprio dei produttori cui fanno rispettivamente riferimento.

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