febbraio LE TRAME E LE IMMAGINI DI TUTTI I FILM
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Saoirse Ronan
www.primissima.it
n°
rivista programma dei cinema
Amabili Resti
in Paradiso è nata una stella
Scusa ma ti voglio sposare
Invictus
wolfman
codice: genesi
UN FILM DI
anticipazioni
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Alice In Wonderland
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uscite del 5, 11, 12 febbraio
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uscite del 19, 26 febbraio
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il missionario
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il figlio più piccolo
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il concerto
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Wolfman
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an education
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Che fine hanno fatto i Morgan?
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Scusa ma ti voglio sposare
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Genitori e figli
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amabili resti
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Invictus
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Maga Martina e il libro magico del draghetto
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rivista programmma dei cinema • anno 21 n.2- febbraio 2010 Free magazine nato il 1 giugno 1990 distribuito gratuitamente nelle sale cinematografiche italiane Direttore responsabile Grafici piero cinelli luca.foddis@primissima.it LUCA FODDIS PATRIZIA MORFù patrizia.morfu@primissima.it Direttore editoriale hanno collaborato a questo numero Paolo Sivori Editore
Multivision S.r.l.
Via Fabio Massimo, 107 • 00192 - Roma tel. fax. +39 0645437670 primissima@primissima.it Reg. Trib. Roma n. 73/90 del 1/2/1990 P.Iva 07210901000
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nicoletta gemmi, MARCO SPAGNOLI, Cristina Marella palmieri Calendario a cura di nicoletta gemmi stampa PFG • Ariccia (RM) distribuzione nazionale SAC
27 Redazione e pubblicità Primissima
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LA RIVISTA IN ESCLUSIVA NELLE SALE ASSOCIATE ANEC
anticipazioni
Alice nel Paese E’ uno degli appuntamenti più cult del 2010. La storia immortale di Alice riletta in 3D dal genio di Tim Burton. Con il cappellaio matto Johnny Depp come guida nel paese delle meraviglie.
P
er sfuggire a quello che considera un orribile destino – un pubblico fidanzamento col nobile Hamish Ascot – la 19enne Alice Kingsleigh (Wasikowska), non pensa che a fuggire da quella festa. Irrequieta e sognatrice, devastata dalla recente scomparsa del padre, la ragazza nel bel mezzo del party riesce a scappare da quell’austero ambiente vittoriano e dalle pressioni della madre, grazie alla provvidenziale comparsa di un Coniglio Bianco che la attira nel bosco. Quando Alice precipita in un cuniculo nel terreno e si ritrova in un mondo splendido e sconosciuto, tutti noi riconosciamo il ‘Paese delle Meraviglie’, come è stato descritto nei libri di Carroll. A ridarle il benvenuto in quel mondo (Alice ci era già stata dieci anni prima ma lo ha completamente dimenticato) troviamo oltre a Bianconiglio (Sheen), i grassi e litigiosi gemelli Pinco & Panco (Lucas), lo Stregatto (Fry) al viscido Fante di Cuori (Glover). A quel punto Alice scopre di essere oggetto di una profezia: sarà lei che dovrà trafiggere con una spada fatata il Jabberwock (Lee) per porre fine al regno del terrore instaurato dalla Regina Rossa (Bonham Carter) in quello che un tempo era il felice regno di fantasia della Regina Bianca (Hathaway). Sono il Cappellaio Matto (Depp) e la Lepre Marzolina (Paul Whitehouse) a raccontare alla fanciulla il suo destino…
Girato con le migliori tecnologie visive oggi disponibili (CGI, stopmotion, performance capture e 3D), Burton è riuscito a creare un mondo che vi lascerà a dir poco strabiliati per la bellezza e l’originalità delle immagini e delle soluzioni. Sceneggiato da Linda Woolverton (Il Re Leone, La bella e la bestia) il regista ha trasformato la fiaba
di Carroll in un romanzo di formazione che assume la valenza simbolica del dramma della crescita, dell’iniziazione all’età adulta e della ribellione alle soffocanti convenzioni borghesi. “E’ stato un progetto davvero divertente. La storia è ovviamente un classico, con immagini, idee e concetti molto iconici. Ma tutte le versioni cinematografiche realizzate sinora... insomma... Non ne avevo mai vista una che avesse avuto un vero impatto su di me. Veniva sempre fuori qualcosa che mostrava una serie di strani eventi. Ogni personaggio è strambo e Alice non faceva che vagare da un incontro all’altro, risultando quasi solo come una osservatrice. Il mio obiettivo è stato quello di realizzare un film coinvolgente che esprimesse un po’ della psicologia dei libri e portasse freschezza alla storia mantenendone la natura classica. E, sapete, realizzarlo in 3-D stereoscopico, visto il materiale di base, è stato perfetto. Quindi sono molto eccitato, non vedo l’ora di sapere come il pubblico reagirà a questa versione. Nuova ma che ha anche dentro tutti gli elementi che la gente si aspetta di trovare in una favola così celebre”. Alice in Wonderland (USA, 2010) Regia di Tim Burton con Mia Wasikowska, Johnny Depp, Michael Sheen, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, Stephen Fry, Alan Rickman, Crispin Glover, Matt Lucas, Christopher Lee, Noah Taylor, Timothy Spall Walt Disney, Fantasy Uscita: mercoledì 3 marzo 2010
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di Tim Burton
5 febbraio
Paranormal Activity Adam
(Usa, 2009) Regia di Max Mayer con Hugh Dancy, Rose Byrne, Peter Gallagher, Amy Irving, Frankie Faison 99’, 20th Century Fox, drammatico
Adam è un film particolare ed intenso, che racconta la storia di un difficile rapporto tra un ragazzo ed una ragazza. Lui ha un comportamento molto strano, soprattutto a livello di relazioni, e nonostante sia intelligente e colto, non riesce a comunicare normalmente con gli altri. Infatti è affetto da una rara malattia autistica, la sindrome di Asperger. La maestrina Beth, la ragazza che dimostra di avere un notevole interesse per
lui, nonostante le difficoltà, è la sua nuova vicina di casa. La storia è ambientata a Manhattan, dove Adam vive praticamente solo, dopo la morte dei suoi genitori, anche se a prendersi cura di lui ci pensa l’amico Harlan, che lo segue con affetto, e dimostra di capirlo più di ogni altra persona. “Quando ho sentito un uomo alla radio parlare della Sindrome di Asperger – afferma il regista – ho realizzato che non stava parlando solo di come era la sua vita quotidiana ma anche di qualcosa che in generale riguarda la condizione umana. Siamo tutti intrappolati nelle nostre menti e visto che questa patologia riguarda le difficoltà nelle relazioni sociali ho voluto sviluppare in questo contesto una storia d’amore”.
11 febbraio
(USA, 2007) Regia di Oren Peli con Katie Featherston, Micah Sloat, Mark Fredrichs, Amber Armstrong, Ashley Palmer 86’, Filmauro, horror
Katie e Micah si sono da poco trasferiti in una nuova casa, nella periferia di San Diego, quando cominciano ad avvertire la presenza di una misteriosa entità che si manifesta soprattutto di notte. Convinti che la propria abitazione sia infestata da uno spirito malefico, i due decidono di installare una telecamera ad alta definizione e di filmare quanto avviene nella loro camera da letto mentre stanno dormendo. La presenza della videocamera sembra tut-
Lourdes
(Austria/Francia/Germania, 2009) Regia di Jessica Hausner con Sylvie Testud, Léa Seydoux, Bruno Todeschini, Irma Wagner, Gilette Barbier 96’, Istituto Luce, drammatico
Come dice il titolo la pellicola narra di un pellegrinaggio a Lourdes. La protagonista del film è Christine, inchiodata alla sedia a rotelle da una malattia incurabile. La vita della giovane donna è stata sconvolta dalla malattia, che l’ha costretta a un isolamento da cui desidera intensamente uscire. Maria invece è una giovane volontaria dell’Ordine di Malta che si prende cura di lei, accompagnandola ai bagni e alle processioni, nutrendola,
lavandola. Quando Maria non c’è Christine deve accontentarsi della compagnia della Signora Hartl, una sessantenne brusca e solitaria. La Signora Hartl non è andata a Lourdes per curare un male fisico ma per tentare di alleviare le sofferenze di una vita trascorsa in solitudine. Cerca di dare un senso alla sua esistenza vuota prendendosi cura di Christine, pregando per lei. E la sua preghiera sarà esaudita: durante il soggiorno, la salute di Christine migliora miracolosamente e alla fine la donna guarisce. E’ di nuovo in grado di camminare. La guarigione suscita ammirazione, ma anche dubbi e gelosie. Christine si aggrappa a questa nuova occasione di felicità, pur temendo che possa rivelarsi effimera.
12 febbraio La bocca del lupo
(Italia, 2009) Regia di Pietro Marcello con Vincenzo Motta, Mary Monaco 67’, Bim, docu-fiction
La bocca del lupo del titolo si riferisce al celebre romanzo ottocentesco di Remigio Zena, ed ai luoghi dove spesso, i più deboli, vanno a cacciarsi. Mary in strada ed Enzo in carcere si sono aspettati e voluti sin dal tempo del loro incontro dietro le sbarre, quando ancora si mandavano messaggi muti, registrati su cassette
nascoste. Enzo, emigrato siciliano, e Mary una transessuale, hanno continuato ad amarsi virtualmente, sostenuti dal sogno di una casetta in campagna. Adesso si raccontano, tra affetto e rassegnazione, nella speranza che la bocca del lupo sia chiusa. Docu-fiction con Genova ed i suoi vicoli, come terzo protagonista, con rari filmati d’archivio. Prodotto dalla Indigo Film di Nicola Giuliano e Francesca Cima, da L’Avventurosa di Dario Zonta e dai gesuiti della Fondazione San Marcellino La bocca del lupo racconta amore e miseria tra gli indigenti e gli emarginati di Genova.
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tavia scatenare un’escalation di attività paranormali. A soffrirne è soprattutto Katie, che si sente direttamente perseguitata dall’entità negativa. Ma per Micah la ricerca della verità è diventata ormai una vera e propria ossessione… Il film è il racconto, spaventosamente reale, di quello che accade nella loro stanza di notte. Quando un film ‘fatto in casa’ diventa un fenomeno globale: costato 15mila dollari ne ha già incassati 108 milioni solo negli Usa. Paranormal activity è un piccolo e intelligente film horror, ben fatto, nonostante i mezzi ridicoli a disposizione, e che fa veramente paura.
19 febbraio
Afterschool Il richiamo della foresta 3D
(Call of the Wild 3D, Usa, 2009) Regia di Richard Gabai con Christopher Lloyd, Timothy Bottoms, Veronica Cartwright, Christopher Dempsey, Joyce DeWitt 100’, Moviemax, avventura
Ryann è una capricciosa ragazzina di città che per alcune settimane è stata affidata dai genitori al nonno Bill (Christopher Lloyd), che vive sulle montagne innevate in una piccola cittadina del Montana. Un giorno Ryann trova nel bosco un cane ferito, un husky incrociato con un lupo selvatico. Con l’aiuto
del libro “Il Richiamo della foresta”, di cui ogni sera legge qualche pagina alla nipote, il nonno cerca di farle comprendere la natura selvaggia e pericolosa dell’animale. Ma Ryann dopo averlo rimesso in sesto e averlo chiamato Buck, in onore del protagonista del libro di Jack London, decide di portarlo con sé nella casa di Boston. Ma poiché un’altra persona rivendica il possesso del cane, lo sceriffo della cittadina decide che tra i due contendenti Buck andrà a chi vincerà l’annuale gara di slitte trainate da cani. Il classico della letteratura per ragazzi, scritto da Jack London nel 1903, per la prima volta in 3D.
26 febbraio
(Usa, 2008) Regia di Antonio Campos con Emory Cohen, Rosemarie DeWitt, Harrison Lees, Paul Lucenti, Anna Maliere 107’, Bolero Film, drammatico
Robert è un adolescente che frequenta una scuola di preparazione all’università americana. La sua passione sono i documentari che gira e realizza da solo. Un giorno, il ragazzo riprende la tragica morte di due suoi compagni. Per commemorare la memoria dei due giovani scomparsi viene affidato a tutti gli studenti del campus un compito audiovisivo, che però finisce per generare tensioni tra studenti ed insegnanti... Presentato nella
Donne senza uomini
(Women Without Men, Germania/Austria/ Francia, 2009) Regia di Shirin Neshat con Pegah Ferydoni, Shabnam Toloui Leone 95’, Bim, drammatico
L’acclamata video artista Shirin Neshat esordisce nella regia cinematografica filmando una storia tutta al femminile, dove si incontra la vicenda di quattro donne iraniane in un momento cruciale della storia del suo paese che ha contribuito alla successiva rivoluzione islamica e all’Iran che conosciamo oggi. Iran, 1953. Il governo democra-
Nord
(Norvegia, 2008) Regia di Rune Denstad Langlo con Anders Baasmo Christiansen, Kyrre Hellum, Marte Aunemo, Mads Sjøgård Pettersen 78’, Sacher Film, drammatico
In seguito ad una depressione fulminante, Jomar, ex campione di sci, ha perso compagna e carriera. Inoltre, appena uscito dal centro psichiatrico dov’è stato in cura, apprende da un amico che, tra le varie cose che ha perso, c’è anche un figlio. 890 chilometri lo separano dall’ex compagna e dal bambino. Li percorrerà in condizioni precarie, su una motoslitta,
ticamente eletto guidato da Mohammed Mossadeq viene abbattuto con un colpo di stato che, con la complicità della Cia, riconduce al potere lo Scià Reza Pahlavi. Rifugiate in una villa di campagna le quattro donne riflettono su indipendenza, conforto e amicizia. Passato in concorso allo scorso Festival di Venezia la regista Neshat ci ha rivelato: “Il colpo di stato del 1953 organizzato dalla CIA, è stato direttamente responsabile della formazione della Rivoluzione Islamica. Sono convinta che sarebbe utile rivisitare la storia, in modo da chiarire determinati fatti, per comprendere i motivi profondi all’origine del conflitto tra occidente e mondo mussulmano”.
incontrando i personaggi più improbabili e attraversando un paesaggio artico di sensazionale bellezza. “Nel 2005 ho attraversato un periodo di forte depressione, con frequenti attacchi di ansia e di panico. – ha affermato il regista - Un giorno sono passato davanti al vecchio ski lift che usavo quando ero bambino. Mi sono fermato e ho cominciato a pensare a tutti quei personaggi bizzarri che, negli anni, avevano lavorato lì. Sempre arrabbiati, esauriti e pieni di alcool. E’ stato lì, mentre ricordavo, che Jomar – il protagonista – ha preso vita”. Premio della Critica Internazionale al 59° Festival di Berlino.
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Sezione Un Certain Regard al Festival di Cannes nel 2008. Ha scritto Total Film del debutto nel lungometraggio del regista Antonio Campos: “Afterschool è una tempesta, un gatto che suona un piano, vedere Saddam Hussein impiccato, una ragazza che soffoca… queste sono le sensazioni che provoca. Il film si apre con un affascinante ed eccitante montaggio che proviene direttamente da You Tube e il 25enne scrittore e regista Campos confeziona un austero dramma sociale che richiama autori come Gus Van Sant e Michael Haneke per far discutere l’opinione pubblica sugli effetti etici dei media-torrent e dei socialnetwork che hanno letteralmente ‘invaso’ i cervelli della gioventù americana”.
TRUCCO COSTUMI MONTAGGIO DI MILENA CANONERO RICK BAKERSCENEGGIATURA DI DENNIS VIRKLER ACE WALTER MURCH ACE UNIVERSAL PICTURES PRESENTA IN ASSOCIDIRETTORE AZIONE CON RELATIVITY MEDIA UNA PRODUZIONE STUBER PICTURES UN FILM DI JOE JOHNSTON BENICIO DELTORO ANTHONY HOPKINS “WOLFMAN” (THE WOLFMAN) EMILY BLUNTHUGO WEAVING MUSICADI PAUL HASLINGER CREAZIONESPECIALE ISPIRATO ALLA SCENEGGIATURA DIRETTO PRODOTTO DELLA PRODUTTORI DI ANDREW KEVIN WALKER E DAVI D SELF DA JOE JOHNSTON RICK HEINRICHS FOTOGRAFIA SHELLY JOHNSON ASC ESECUTIVI BILL CARRARO RYAN KAVANAUGH CINEMATOGRAFICA DI CURT SIODMAK DA SCOTT STUBER BENICIO DELTORO RICK YORN SEAN DANIEL
SCENOGRAFIA DI
www.wolfman-ilfilm.it
19.02.10 MANDA UN SMS CON SCRITTO FILM WOLFMAN AL 340 4310022 E SCOPRI I CONTENUTI MOBILE *IL COSTO APPLICATO PER L'INVIO DI MESSAGGI, PER L'ACCESSO E LA NAVIGAZIONE AL PORTALE MOBILE È QUELLO DEL PIANO TARIFFARIO DEL TUO GESTORE.
5 febbraio Dall’autore di Train de Vie una commedia grottesca e liberatoria su un gruppo di ex-musicisti russi e gitani che si sostituiscono all’orchestra del teatro Bolshoi in cerca di rivalsa dopo che la politica antisemita del regime sovietico li aveva messi da parte.
A
ll’epoca di Brežnev, Andreï Filipov è il più grande direttore d’orchestra dell’Unione Sovietica e dirige la celebre Orchestra del Bolshoi. Ma viene licenziato all’apice della gloria quando si rifiuta di separarsi dai suoi musicisti ebrei, tra cui il suo migliore amico Sacha. Trent’anni dopo lavora ancora al Bolshoi, ma… come uomo delle pulizie. Una sera Andreï si trattiene fino a tardi per tirare a lustro l’ufficio del direttore e trova casualmente un fax indirizzato alla direzione del Bolshoi: è del Théâtre du Châtelet che invita l’orchestra ufficiale a suonare a Parigi… All’improvviso, Andreï ha un’idea folle: riunire i suoi vecchi amici musicisti, che come lui vivono facendo umili lavori, e portarli a Parigi, spacciandoli per l’orchestra del Bolshoi. È l’occasione tanto attesa da tutti di potersi finalmente prendere una rivalsa… Il regista rumeno Radu Mihaileanu, autore dell’originale e toccante commedia sull’Olocausto di dieci anni fa, Train de vie, torna oggi con Il concerto. Presentato Fuori Concorso all’ultima edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, il film prende in giro, in questa commedia grottesca e liberatoria, quel che è rimasto della vecchia Russia, gli ebrei e la loro capacità di arrangiarsi, gli ex-comunisti e la loro nostalgia, gli zingari e i loro imbrogli. Ha affermato il regista a proposito dell’ironia che attraversa tutta la pellicola: “L’umorismo che preferisco è quello in reazione alla sofferenza e alle difficoltà. Per me, l’ironia è un’arma gioiosa e intelligente, una ginnastica della mente, contro la barbarie e la morte, un modo per spezzare la tragedia che ne è la sorella gemella. Di fatto, nel film, l’umorismo deriva da una ferita che si è aperta trent’anni prima, nell’Unione Sovietica di Brežnev. A quell’epoca, i personaggi sono stati umiliati e messi al tappeto. La loro volontà di
rialzarsi e di riconquistare la dignità si esplicita anche attraverso l’umorismo. Al di là della loro tragedia, i protagonisti di Le Concert trovano la forza di portare fino in fondo i loro sogni, grazie all’ironia. A mio parere, è la più bella espressione dell’energia vitale”. “La mescolanza delle culture, oggi comporta difficoltà ma è inevitabile, e ci arricchisce. – ha continuato Mihaileanu - Certo per i paesi “civilizzati”, l’arrivo dei barbari dell’Est, e io sono uno di loro, è uno shock e vorrebbero difendersene. Eppure è da questo incontro che scaturiranno bellezza e luce. Come nel concerto del film”. Tra gli interpreti spicca, grazie al suo ruolo in Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino, la giovane star internazionale, violino solista nel film la splendida Mélanie Laurent.
Il concerto
(Le concert, Francia, 2009) Regia di Radu Mihaileanu con Aleksei Guskov, Mélanie Laurent, Dmitri Nazarov, Valeri Barinov, François Berléand 120’, Bim, Drammatico
Il concerto 10
5 febbraio Londra, 1962, alla vigilia dell’esplosione dei Beatles: una sedicenne si innamora di un trentacinquenne ed è disposta a rivoluzionare tutto il suo futuro pur di stare con lui. An Education segna la prima sceneggiatura originale scritta dal grande Nick Hornby e la nascita di una stella: Carey Mulligan.
L
a tranquilla vita di Jenny (Mulligan), una sedicenne che vive nella periferia londinese negli anni Sessanta e sogna di entrare all’Università di Oxford, viene sconvolta dall’arrivo di Davis (Sarsgaard), un playboy di trentacinque anni. Quando Jenny lo incontra perde completamente la testa ed improvvisamente Oxford non è più la sua priorità. Si scopre una giovane donna innamorata e questa scoperta le fa dubitare quale sia realmente la sua strada. Insieme a David la ragazza può finalmente avere tutto ciò che sogna: frequentare concerti e gallerie d’arte, conquistare perfino l’amata Parigi dove vorrebbe trasferirsi. Una breve stagione di educazione artistica e sentimentale che le cambierà radicalmente la vita. An Education è diretto dalla regista danese Lone Sherfig, legata alla Zentropa di Lars von Trier, che ha presentato il film al Festival di Berlino nel 2009 dopo che era passato al Sundance vincendo il Premio del Pubblico. La protagonista Carey Mulligan, paragonata dalla stampa britannica a Audrey Hepburn, riesce a rendere luminoso e vitale un ruolo che poteva diventare tristemente ambiguo. Ottimo anche Peter Sarsgaard, il rampollo predatore-con-classe, narcisista e maestro di alta società. Un piccolo film indipendente che si è rivelato un cult, la storia, che segna nel bene e nel male la vita di
una ragazzina, di una relazione sbagliata con un uomo molto più grande di lei. Raccontata senza nessuna ambiguità, con elegante leggerezza e con l’intelligenza di chi riesce a mettere a frutto anche le esperienze negative. An Education è tratto da un saggio autobiografico della giornalista dell’Observer Lynn Barber. Lo scrittore Nick Hornby (dai suoi libri sono stati tratti film come Febbre a 90’, About a boy) ha scoperto il saggio sulla rivista Granta e se ne è letteralmente innamorato tanto da decidere di scrivere la sua prima sceneggiatura. Lui che a volte ha collaborato alla stesura degli script dei suoi film ma che si è anche sempre dichiarato incapace – in quanto scrittore – di lavorare per il cinema. “Per una volta – ha detto Hornby – non mi sono ispirato alla mia generazione ma ai miei genitori, nonni e parenti, dato che non volevo modificare l’essenza della storia. E, in effetti, non è cambiata”.
An Education
(Gran Bretagna, 2009) Regia di Lone Scherfig con Carey Mulligan, Olivia Williams, Alfred Molina, Cara Seymour, William Melling, Peter Sarsgaard, Dominic Cooper, Rosamund Pike, Sally Hawkins, Emma Thompson 100’, Sony Pictures, drammatico
an education 12
12 febbraio Era inevitabile! Dopo Scusa ma ti chiamo amore continua la romanticissima storia di Niki e Alex, alias Michela Quattrociocche e Raoul Bova, verso un epilogo molto felice ma anche molto impegnativo: Scusa ma ti voglio sposare.
Scusa ma ti voglio sposare
S
ono passati tre anni, e ritroviamo Niki e Alessandro tornati dall’Isola Blu, dove hanno trascorso giornate indimenticabili. Sono innamorati più che mai. Essendo ormai due adulti è giunto il momento di dare concretezza al loro amore e Alex pronuncia la fatidica frase: Scusa ma ti voglio sposare... Alex decide di mettersi in gioco e di rischiare, convinto che l’amore che prova per Niki sia indistruttibile. Il matrimonio però comporta tutta una serie di scelte su cui bisogna trovarsi d’accordo: la chiesa, il banchetto, il numero di invitati... E in più Niki ha solo vent’anni: sarà pronta per un passo così importante? A complicare la situazione ecco due “intrusi”: una bella modella che lavora con Alex per una campagna pubblicitaria e uno studente universitario con cui Niki prepara gli esami. Ma le difficoltà sono ancora maggiori per gli storici amici di Alex che non riescono a superare la situazione critica e compiono il percorso inverso, mandando in frantumi i loro matrimoni. Tutti, in modo diverso, fanno riflettere sull’amore. Esiste il vero amore? Può durare tutta una vita? Come andrà a finire? Sono molte le cose che accadranno in questa romanticissima e divertente commedia sentimentale. “Perché la felicità non è un punto d’arrivo... ma uno stile di vita!”. La frase inserita in Scusa ma ti chiamo amore, romantica e niente affatto pruriginosa storia d’amore tra Alex, pubblicitario trentanovenne di successo, e Niki, ora ventenne, potrebbe essere il sottotitolo di questo sequel zuccherino, ma più maturo, adatto anche ad un pubblico più adulto, rispetto al mondo degli adolescenti che Moccia da sempre osserva col microscopio (Tre metri sopra il cielo, Ho voglia di te, Amore 14). La relazione tra Niki ed Alex è cresciuta fino al grande passo, insomma non è più una storia adolescenziale, anche se amore trionfa sempre, e non ha occhi che per lei (o lui). “Vi è mai capitato di essere innamorati, di non aver altro pensiero che lei o lui nella vita, di non desiderare altro che vederla, passare del tempo con lei, poterla avere? A me sta capitando adesso!”, Parola di Alex!
Scusa ma ti voglio sposare
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(Italia, 2010) Regia di Federico Moccia con Raoul Bova, Michela Quattrociocche, Luca Angeletti, Francesca Antonelli, Francesco Apolloni, Michelle Carpente, Beatrice Valente Covino, Cecilia Dazzi 100’, Medusa, commedia romantica
PETER SARSGAARD
ALFRED MOLINA
ROSAMUND PIKE
DOMINIC COOPER
OLIVIA WILLIAMS
EMMA THOMPSON
CAREY MULLIGAN
nel ruolo di Jenny
Di Nick Hornby autore di ABOUT A BOY e
ALTA FEDELTÀ
UN FILM DI LONE SCHERFIG
DAL 5 FEBBRAIO AL CINEMA anEducation.it
12 febbraio
Amabili Resti
“Mi chiamavo Salmon, come il pesce. Nome di battesimo: Susie. Avevo quattordici anni quando fui uccisa, il 6 dicembre del 1973”. Così comincia, il romanzo di Alice Sebold e così ha inizio il nuovo film di Peter Jackson.
I
n una cittadina della Pennsylvania vive la famiglia Salmon. Susie (Ronan) ha quattordici anni, e frequenta il college. E’ una ragazzina normale, con tanti sogni e speranze per il suo futuro, piena di vita e di amore. Ha due genitori che l’adorano (Weisz e Wahlberg), una nonna (Sarandon) a dir poco eccentrica che le rallegra ancora di più l’esistenza. Fino al 6 dicembre del 1973, quando la ragazzina di ritorno da scuola viene fermata sulla strada di casa dal vicino, il gentile e anonimo signor Harvey (Tucci). A vederlo un tranquillo ometto di mezza età con la passione per la costruzione delle case di bambola in miniatura. Dopo averla fatta entrare in un piccolo rifugio sotterraneo da lui stesso costruito, Harvey la violenta e la uccide brutalmente. Ma lo spirito di Susie non muore. Chiuso in una sorta di ‘limbo’, sospeso tra cielo e terra, da dove Susie può continuare a vedere il mondo dei mortali e patire per quel che succede ai suoi cari e seguire con ansia e con raccapriccio le azioni
del suo indisturbato assassino. La storia è raccontata da Susie, che afferma di vivere sospesa in un “orizzonte blu, tra cielo e terra”, ed è proprio questo versante ‘fantasy’ del racconto, più dello stesso omicidio, che ha affascinato Peter Jackson, il narratore della ‘terra di mezzo’. “Il libro l’ho letto nel 2002 su consiglio di mia moglie e devo dire che mi ha immediatamente rapito. Ci siamo resi conto anche delle difficoltà che presentava. Quella maggiore era la creazione di questo ‘limbo’ dove finisce Susie dopo la sua morte. Nel trasformare la pagina scritta ad immagine siamo stati attenti a non farlo diventare un film deprimente. Non sono attratto dalla morte, né dall’aldilà. Sono convinto che c’è un’energia che abbandona i corpi dopo il decesso, che si trasforma, ma non so in cosa”. Il risultato è una pellicola piena di vita e di colori: la ‘terra di mezzo’ dai paesaggi mozzafiato, dove adesso abita Susie, cambia colore secondo l’umore della protagonista. Amabili resti difficilmente vi
lascerà non turbati perché non si può non innamorarsi della giovanissima Susie (interpretata in modo straordinario da Saoirse Ronan, già nominata all’Oscar per Espiazione) e non partecipare con lei, al suo continuo, persistente, tentativo di proteggere e guidare le persone che ama. Come non si può non rabbrividire di fronte all’interpretazione magistrale di Stanley Tucci, il camaleontico assassino che nasconde dietro un aspetto insignificante la lucida follia di un serial killer.
Amabili resti
(The Lovely Bones, Usa/Gran Bretagna/Nuova Zelanda, 2009) Regia di Peter Jackson con Saoirse Ronan, Mark Wahlberg, Rachel Weisz, Susan Sarandon, Stanley Tucci, Michael Imperioli 139’, Universal Pictures, drammatico
Dai Registi De “La VeRa stoRia Di Jack Lo squaRtatoRe”
DENZEL WASHINGTON
GARY OLDMAN
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CREDITI NON CONTRATTUALI
iL futuRo DeL monDo è neLLe sue mani
DaL 26 febbRaio aL cinema
www.01distribution.it
12 febbraio Dopo milioni di copie del libro di Knister e una serie animata di grande successo, arriva il film a metà strada tra animazione e live-action, per il grande schermo.
T
eodolinda è una strega buona che decide di ritirarsi, ma prima deve trovare la sua degna erede, colei che prenderà il titolo di superstrega. Affida la missione al drago Ettore che nella ricerca sarà guidato dal Libro degli Incantesimi. Ettore incontrerà così Martina, una bambina che dovrà dimostrare di essere all’altezza del compito, superando una prova di 99 ore. Martina si ritroverà a dover fronteggiare il perfido Geronimo e il suo “scagnozzo” Serafino, che cercheranno in tutti i modi di impossessarsi del Libro degli Incantesimi che gli permetterebbe di creare la Macchina per il Dominio del Mondo. Ma Martina, con l’aiuto dei suoi amici, riuscirà a sconfiggerlo riuscendo così a dimostrare di essere la degna erede di Teodolinda e futura superstrega. Arriva distribuita dalla Walt Disney una nuo-
Maga Martina e il libro magico
del draghetto
va avventura fantasy prodotta in live action e in animazione CGI. La storia non è nuova, ma è liberamente tratta da un romanzo per bambini (e una serie tv), molto popolare in tutto il mondo, con una bambina come protagonista, destinata a diventare una piccola super-strega. La regia è di Stefan Ruzowitzky (Premio Oscar per Il Falsario) che ha scritto anche la sceneggiatura insieme a Ralph Martin e Armin Toerkell. Babelsberg – Berlino, Potsdam, Vienna e dintorni sono stati teatro delle riprese del film, uno dei progetti cinematografici più ambiziosi realizzati in Germania. “Quando la incontriamo - ci racconta il regista - Martina non è una strega. E’ una ragazza normale, che vive in un ambiente normale, con i suoi amici, i suoi problemi e la sua voglia di divertirsi. Soltanto alla fine si trasforma in una nuova strega. E’ questo che rende Martina diversa. E guardando ai numeri relativi alle vendite dei libri e alle reazioni dei bambini (esiste ad esempio, un sito Internet in cui i bambini fanno domande),
si comprende che essi si identificano fortemente con Martina. Adesso, con la figura del drago Ettore conquisteremo anche i ragazzi”. “Ho lavorato molto sulla scelta della protagonista – continua Ruzowitzky – perché mi serviva una ragazzina di cui potersi innamorare ma anche turbolenta e scalmanata, che ama l’avventura e che con l’aiuto del Libro magico combina un sacco di guai a cui deve poi porre rimedio, e senza formule magiche. Siamo stati fortunati a trovare Alina Freund. E’ riuscita a trasmettere la creatività, la visionarietà, l’immaginazione nella fantasia degli spettatori, dimostrandosi fondamentale per la riuscita della storia”. Maga Martina e il libro magico del draghetto (Hexe Lilli, der Drache und das magische Buch, Germania, Italia, Austria 2009) Regia di Stefan Ruzowitzky con Alina Freund, Sami Herzog, Anja Kling, Pilar Bardem, Ingo Naujoks 89’, Walt Disney, fantasy
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19 febbraio
Il Mi$$ionario
Scordatevi quel sant’uomo di don Verdone, questo missionario d’oltralpe, tutto da ridere, è una vera carogna.
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opo sette anni passati in prigione Mario Diccara è libero. Non avendo regolato tutti i suoi conti con la malavita, chiede alla sola persona di cui si fida, suo fratello Patrick, di trovargli un nascondiglio dove rimettersi in sesto per qualche tempo. Patrick, che è un prete, gli suggerisce di raggiungere Padre Etienne in un paesino dell’Ardèche. Mario indossa una tunica da prete e si mette in viaggio. Ma al suo arrivo incominciano le noie: Padre Etienne è da poco morto e gli abitanti del paesino pensano che Mario sia il nuovo parroco….
L’idea di questa commedia nasce oltre che dal regista Delattre anche dall’incontro fra il comico e cabarettista francese Jean-Marie Bigard con Luc Besson. “Il caso ha voluto – ha raccontato Bigard - che quando incontrai Luc Besson per la prima volta - in occasione delle riprese per Restos du Cœur -, lui mi disse: ‘Ti vedrei bene nel ruolo di un parroco!’. Ce ne siamo ricordati quando ci siamo ritrovati assieme per parlare de Il Missionario. Effettivamente devo dire che l’abito fa il personaggio: non appena ho indossato la tunica le persone hanno cominciato a trattarmi in modo diverso. Succede qualcosa quando si indossa quell’abito, è tutta questione di esserne degni!”. Mentre il regista Delattre ha commentato: “Ho letto la sceneggiatura senza sapere veramente di cosa si trattasse, e ho riso moltissimo, ci ho ritrovato anche un po’ della verve di Audiard. Quando mi è stato detto che Jean-Marie Bigard aveva preso parte al progetto, sul momento,
ho temuto un eccesso di truculenza: secondo me era necessario che la sua recitazione si avvicinasse a quella di Lino Ventura. La fortuna ha voluto che i produttori del film la pensassero allo stesso modo, ed è stata una bella sfida riuscire ad addomesticare quest’enorme energia che si chiama Bigard”.
Il Mi$$ionario
(Le missionnaire, Francia 2009) Regia di Roger Delattre con Jean-Marie Bigard, David Strajmayster, Thiam Aïssatou, Jean Dell, Michel Chesneau, Benjamin Feitelson, Jean-Gilles Barbier, Sidney Wernicke, Philippe Faure, François Siener 91’, Eagle Pictures, Commedia
19 febbraio Un mascalzone senza scrupoli che non esita a rovinare moglie e figli pur di non perdere la propria lussuosa esistenza. Avati affida a Christian De Sica il primo vero ruolo drammatico della sua carriera.
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’ un giorno d’estate del 1992 a Bologna. Il matrimonio di Luciano Baietti (De Sica) e Fiamma (Morante), già genitori di due bambini di pochi anni, si consuma affrettatamente. Appena il tempo di un brindisi nei bicchieri di carta e lo sposo parte in compagnia di uno strano personaggio e con un mazzo di documenti con i quali la sposa gli intesta i suoi beni immobili. Anni dopo, ai giorni nostri, i due bambini sono cresciuti: il maggiore, Paolo Baietti, lavora in un locale del centro e odia quel padre scomparso nel nulla. Il figlio più piccolo, Baldo Baietti, buono e generoso, studia cinema e vive modestamente con la mamma e con Sheyla, accompagnando le due donne nei loro patetici tentativi di carriera musicale e assistendo Fiamma nelle sue frequenti crisi depressive. Nel frattempo, nella campagna laziale, Luciano fa la bella vita nella sua lussuosissima villa: con i soldi della ex moglie e i consigli di Sergio Bollino (Zingaretti), vera eminenza grigia della Baietti Enterprise, è presidente e uomo immagine di una holding che vive di loschi traffici e spudorate raccomandazioni e connivenze. Ma i tempi si fanno difficili e gli appoggi iniziano a vacillare pericolosamente: la grande idea è trovare un prestanome sufficientemente ingenuo e fiducioso su cui scaricare la responsabilità delle situazioni più compromesse. Qualcuno che non sappia e non possa dire di no, qualcuno facile da raggirare, magari facendo appello a improbabili ragioni del cuore: Baldo? Il Re dei cinepanettoni si mette alla prova nel ruolo di cattivo: un pseudo-imprenditore spregevole, che in un certo senso rappresenta il ‘lato oscuro’ dei personaggi delle sue commedie: “Nei cinepanettoni però - sottolinea l’attore - faccio diventare pregi i
loro difetti , puntando all’effetto comico, qui è il contrario: esalto la negatività. Sono un imbroglione senza scrupoli che pur di salvarsi arriva a rovinare prima la moglie e poi il figlio, ma finisce male”. “E’ una storia molto dura – afferma Avati, che firma la sua quarantesima pellicola – incentrata sul denaro e sulla ricerca del successo a qualsiasi costo, non a caso ambientata in Emilia, dove una persona conta per quello che ha”.
Il figlio più piccolo
(Italia, 2010) Regia di Pupi Avati con Christian De Sica, Laura Morante, Luca Zingaretti, Sydne Rome, Nicola Nocella Medusa, drammatico
Il figlio più piccolo 24
19 febbraio Remake del classico L’uomo lupo del 1941 con Lon Chaney Jr. Il premio Oscar Benicio Del Toro interpreta il ruolo di Lawrence Talbot. Riunitosi al padre (l’altro premio Oscar Anthony Hopkins), IL GENTILUOMO scopre il suo terribile destino.
Wolfman
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nghilterra, 1888. Nella ricca famiglia Talbot, dominata dal patriarca John (Hopkins), i rapporti non sono mai stati facili, dopo il suicidio di sua moglie. L’infanzia del figlio Lawrence (Del Toro) termina la notte in cui sua madre muore. Abbandonato il villaggio vittoriano di Blackmoor, passa molti anni negli Stati Uniti cercando di dimenticare. Ma quando la fidanzata di suo fratello, Gwen Conliffe (Emily Blunt), lo rintraccia per aiutarla a ritrovare il fidanzato, nonché suo fratello, scomparso, decide di ritornare a casa e di unirsi alle ricerche. Appena arrivato scopre che un essere con una forza bruta e un insaziabile desiderio di sangue sta sterminando gli abitanti del villaggio, e che un sospettoso ispettore di Scotland Yard di nome Aberdine (Weaving) sta investigando sul caso. Determinato a mettere fine alle stragi nel villaggio ed a proteggere la donna di cui è innamorato, Talbot vuole uccidere la spaventosa creatura che di notte si aggira nei boschi. Ma durante la caccia, l’uomo dal passato tormentato scoprirà un lato primordiale di sé... un lato che non aveva mai pensato potesse esistere. Joe Johnston dirige il remake dell’Uomo lupo, il classico film horror del 1941 diretto da George Waggner e interpretato da Lon Chaney Jr. Una produzione davvero laboriosa a cominciare dal cambio di regista, Mark Romanek ha lasciato per problemi con il cast, scene rigirate varie volte e il faticosissimo make up per la straordinaria mostruosa trasformazione di Benicio Del Toro ad opera del leggendario truccatore Rick Baker, vincitore di 6 Premi Oscar. Specializzato in scimmie e gorilla, Baker ha una grande conoscenza anche di licantropi avendo lavorato in Un lupo mannaro americano a Londra, nel video Thriller di Michael Jackson e in Cursed di Wes Craven. Oltre a Del Toro e Hopkins, fanno parte del cast star come Geraldine Chaplin, Hugo Weaving, Emily Blunt, David Schofield, David Sterne. Risultato un blockbuster impressionante, cruento, che mostra scene di una bellezza terrificante. Come quella del treno che sfreccia nel verde della foresta, la schiena nuda di una ragazza ignara, ma soprattutto una mano che s’incurva, i peli che spuntano minacciosi, le unghie che si allungano. A quando la prossima luna piena?
Wolfman
(The Wolfman, USA/Gran Bretagna, 2010) Regia di Joe Johnston con Benicio Del Toro, Anthony Hopkins, Emily Blunt, Hugo Weaving, Art Malik, Geraldine Chaplin 125’, Universal Pictures, thriller/horror
19 febbraio
Che fine hanno fatto i Morgan?
Una coppia separata e molto snob di newyorchesi, dopo aver assistito casualmente ad un omicidio, viene inviata - per proteggerli - in uno sperduto villaggio del Wyoming. riusciranno i due elegantoni a sopravvivere al molto selvaggio West ed ai suoi abitanti?
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eryl (Sarah Jessica Parker) e Paul Morgan (Hugh Grant) sono una coppia di ricchi newyorkesi in piena crisi. Separati e a metà strada verso un divorzio che Paul non sembra voler accettare, i due diventano involontari testimoni di un omicidio. Per sopravvivere dovranno accettare di entrare nel programma di protezione dei testimoni, ma così facendo saranno anche costretti a convivere forzatamente e a cambiare città. Per aggiungere beffa al danno, vengono trasferiti nel selvaggio Wyoming, in una località vicina alle Montagne Rocciose e, naturalmente, la loro esistenza di agiati cittadini ne viene totalmente sconvolta. Eppure proprio in un ambiente a loro tanto ostile e alieno, riusciranno a recuperare sentimenti l’uno per l’altra che credevano ormai definitivamente sopiti.
La storia non è tra le più originali, ma funziona. Anche perché oltre allo shock ambientale dei metropolitani deportati tra i cafoni del selvaggio West, il regista Marc Lawrence ha due assi a disposizione: lo charme di Hugh Grant e l’eleganza di Sarah Jessica Parker, intorno ai quali costruire delle schermaglie ‘amorose’ mescolando i tipici atteggiamenti british di lui con le caratteristiche più tipicamente americane di lei. Un match dal vago sapore di reality, tanto che negli Stati Uniti hanno fatto riferimento alla serie The Simple Life, quella con Paris Hilton impegnata a vivere in una fattoria dell’Arkansas. Il protagonista Hugh Grant ha dichiarato: “Appena ho letto lo script l’ho trovato immediatamente molto divertente e in secondo luogo commovente. Inoltre, personalmente, non vedevo l’ora di cambiare pagina. Adoravo anche l’idea di girare nel vecchio West e la dina-
mica di quest’uomo che per metà del film cerca di scongelare una donna... Una sensazione che conosco piuttosto bene”. “Meryl è una persona barricata nel suo mondo - aggiunge Sarah Jessica Parker - che ruota interamente intorno a New York. Quindi quando viene scaraventata in questo posto sperduto in campagna diventa – in maniera molto divertente – davvero isterica. La bellezza del film però consiste nel fatto che, nonostante queste due persone abbiano problemi seri, la situazione forzata nella quale si ritrovano li farà cambiare. E diventeranno delle persone migliori”.
Che fine hanno fatto i Morgan?
(Did You Hear About the Morgans?, USA, 2009) Regia di Marc Lawrence con Hugh Grant, Sarah Jessica Parker, Sam Elliott, Mary Steenburgen, Elisabeth Moss 110’, Sony Pictures, commedia
26 febbraio
i l g i f & i r o it n e g ne prima dell’uso Agitare be
Il confronto-scontro tra il mondo degli adulti e quello dei giovani di oggi attraverso lo sguardo disincantato e disarmante di una ragazzina di quattordici anni.
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uando una mattina il suo professore d’italiano Alberto (Michele Placido) - reduce da una furibonda lite con il figlio Gigio (Andrea Fachinetti) - assegna alla classe un tema del titolo “Genitori e Figli: istruzioni per l’uso”, per la quattordicenne Nina (Chiara Passarelli) è l’occasione di parlare, per la prima volta a cuore aperto, della sua famiglia: dei due genitori Luisa (Luciana Littizzetto), caposala d’ospedale, e Gianni (Silvio Orlando) che ha lasciato la famiglia per vivere su una barca; dell’amicizia che lega la madre a Clara (Elena Sofia Ricci) e di quella un po’ particolare con il collega Mario (Max Tortora); dell’inspiegabile razzismo del fratellino Ettore (Matteo Amata) e di una misteriosa nonna (Piera Degli Esposti) che ricompare all’improvviso dopo vent’anni. Ma soprattutto Nina racconta di sé: delle sue amiche, della prima tragicomica serata in discoteca, delle uscite con i ragazzi più grandi e del suo primo innamoramento per Patrizio Cafiero (Emanuele Propizio), un buffo ragazzo dall’ancora più buffo soprannome, Ubaldolay. La penna di Nina riserverà non poche sorprese anche al Prof. Alberto e a sua moglie Rossana (Margherita Buy) che, dalla lettura del tema, scopriranno di Gigio, cose che in vent’anni, non avevano mai nemmeno sospettato.
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opo lo straordinario successo dei film Manuale d’Amore 1 e 2 e Italians, Giovanni Veronesi torna alla carica con una commedia familiare al vetriolo. Dove la famiglia più che il luogo di incontro rappresenta, tra battute e nevrosi, l’ironico bersaglio delle incomprensioni sempre più abissali tra genitori e figli, adulti e adolescenti. Personaggi autentici, non macchiette, in cui ci si può facilmente riconoscere, descritti con toni leggeri anche quando si parla di cose serie. Tra gli interpreti Michele Placido, Luciana Littizzetto, Silvio Orlando, Elena Sofia Ricci, Margherita Buy, Max Tortora, Emanuele Propizio, ai quali si aggiungono la grande veterana Piera Degli Esposti (lasciata libera nell’esternare ogni suo pensiero) insieme ai debuttanti assoluti Chiara Passarelli, Andrea Fachinetti (il figlio di Ornella Muti) e Matteo Amata per scoprire con divertimento confusioni generazionali e battaglie famigliari.
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Genitori & Figli: Agitare bene prima dell’uso
(Italia, 2010) Regia di Giovanni Veronesi con Silvio Orlando, Luciana Littizzetto, Michele Placido, Elena Sofia Ricci, Margherita Buy, Emanuele Propizio, Chiara Passarelli, Andrea Fachinetti, Max Tortora, Piera Degli Esposti 100’, Filmauro, Commedia
26 febbraio
Uno delle figure più eminenti del secolo, Nelson Mandela, eletto Presidente del Sud Africa dopo 24 anni di prigionia razzista, traghettò il Sud Africa del post apartheid verso una convivenza pacifica tra bianchi e neri, considerata da tutti impossibile. Grazie al rugby.
INVICTUS
A
bolito l’apharteid, ed eletto Presidente della nazione, grazie alle prime elezioni libere, Nelson Mandela (Freeman), capo carismatico della lotta contro le leggi razziali, il Sudafrica si vede assegnato il mondiale di Rugby del 1995. Gli Springboks, la nazionale sudafricana all-white bandita dagli anni ‘80 dai campi di tutto il mondo a causa dell’apartheid, torna in campo per il torneo più importante di tutti. Il rugby, inoltre, è sempre stato lo sport più seguito dagli Afrikaner. Anche se i cittadini di colore, costretti a sedere nel settore assegnato alla squadra avversaria, in genere tifavano contro gli Springboks. Fino al giorno in cui il Presidente Mandela, in occasione della cerimonia di apertura del campionato mondiale, fece ingresso in campo con la maglia di jersey degli Springboks. Lanciando un segnale decisivo nel cammino verso la pace tra bianchi e neri. A collaborare con lui a questo progetto di integrazione e pacificazione attraverso lo sport, Francois Pienaar (Damon), il capitano della nazionale Sudafricana.
Al suo nono film - questa volta solo da regista - il grandissimo Eastwood ne realizza uno, apparentemente, tra i suoi più imprevedibili. Al centro non c’è un outsider, un cavaliere solitario, un eroe maledetto, ma una figura istituzionale,
un ex-capo di stato, vivente ed attivo, e già passato alla storia. Ciònonostante non cambia il registro di Eastwood, perché di fatto la pellicola contiene tutte le sue tematiche: il razzismo, la convivenza, la ricerca della pace, il cuore di una nazione ... Adattato dal romanzo “The Human Factor: Nelson Mandela and the Game that Changed the World” di John Carlin, Invictus è un progetto portato a Eastwood da Morgan Freeman, grande amico di Mandela, oltreché di Eastwood. I due attori hanno già realizzato insieme Million Dollar Baby e Gli Spietati, due pellicole imperniate sul tema del perdono. Come Invictus, che rimanda all’impossibilità di perdonare, o di essere perdonati – dal destino, da se stessi, dalle proprie azioni, dai propri figli – che sono tra i fardelli più pesanti che si portano dietro gli eroi cari al regista. La storia fa riferimento ad un episodio preciso della storia del Sudafrica post-apartheid, in cui Mandela, rilasciato dopo 24 anni di carcere ed eletto Presidente, affida al successo di una scassatissima squadra di rugby praticamente all white, simbolo del potere Afrikaner, la possibilità di unificare una nazione radicalmente divisa dalla disparità socioeconomica e dall’odio tra razze. Il titolo del film, Invictus, viene da una poesia di William Ernest Henley che Mandela ama molto citare.
Invictus
(USA, 2009) Regia di Clint Eastwood con Morgan Freeman, Matt Damon, Tony Kgoroge, Patrick Mofokeng, Matt Stern, Julian Lewis Jones, Bonnie Henna, Grant Roberts, Langley Kirkwood, Robert Hobbs 134’, Warner Bros., drammatico, storico, biografico
26 febbraio Una parabola postapocalittica che in un mondo decimato da una guerra, evoca la fede come l’unica luce per uscire dalle tenebre.
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n un futuro non troppo lontano, circa 30 anni dopo l’ultima catastrofe, un uomo attraversa in solitudine la terra desolata che un tempo era l’America. Intorno a lui città abbandonate, autostrade interrotte, campi inariditi - i segni di una catastrofica distruzione. Non c’è civiltà, né legge. Le strade sono in mano a bande che ucciderebbero un uomo pur di togliergli le scarpe, o per un po’ d’acqua… ma anche senza motivo. Ma non possono far nulla contro questo viaggiatore. Come un antico profeta, Eli (Denzel Washington) attraversa in solitario l’America per portare a termine un disegno divino, cercando di evitare conflitti con i loschi personaggi che incontra, ma se viene sfidato con la sua scimitarra elimina gli avversari prima ancora che si accorgano dell’errore fatale che hanno commesso. Non è la propria vita che difende così ferocemente, ma un messaggio di speranza che trasporta con sé. Spinto da questo impegno e guidato dalla fede in qualcosa più grande di lui, Eli deve andare avanti per compiere il suo destino e portare aiuto a un’umanità devastata. Sulla sua strada incontra un altro uomo molto potente e molto cattivo, che cerca in ogni modo di rubargli il suo destino: Carnegie (Gary Oldman), il despota di una precaria città di ladri e killer, che vuole impadronirsi del libro prezioso trasportato da Eli, per utilizzarlo come strumento di potere sui più deboli. Affascinata da Eli, la figlia adottiva di Carnegie, Solara (Mila Kunis), decide di seguirlo verso una meta che si fa sempre più difficile da raggiungere.
Thriller post-apocalittico, con una forte tensione religiosa, Codice: Genesi (The book of Eli) unisce situazioni da western, alla Sergio Leone, con atmosfere apocalittiche alla Waterworld o Mad Max. Una sfida molto importante per la star Denzel Washington che, oltre ad essere il protagonista, è anche uno dei produttori del film. “La storia è trascinante e non avevo mai affrontato questo genere nella mia carriera. - Ha commentato Washington -. Sono un uomo molto credente e queste tematiche mi hanno toccato nel profondo. Mi auguro di non vedere mai quello che succede in questa storia. Lasciamo che a raccontarlo sia il cinema e la sua finzione catartica, realistica o meno. Eli è uno dei pochi sopravvissuti sulla Terra. E’ un solitario, in missione per conto di Dio: aveva 17 anni quando scoppiò l’atomica e da allora ha dovuto sopravvivere come un animale abbandonato nel deserto. E’ un uomo normale cui è stato affidato un compito straordinario”.
Codice: Genesi
(The Book of Eli, Usa, 2010) Regia di Albert Hughes, Allen Hughes con Denzel Washington, Gary Oldman, Mila Kunis, Ray Stevenson, Jennifer Beals 117’, 01 Distribution, drammatico
CODICE : GENESI
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