A Tor di Valle anche tre torri: consegnato il progetto completo dello stadio della Roma di Massimo Muciaccia
Il cemento è un collante eccezionale che riesce a mettere tutti d’accordo, nessuno escluso. E’ bene ricordare che l’area di Tor di Valle, all’interno dell’ansa del Tevere, dove dovrebbe sorgere il “Complesso della Roma”(comprensivo di stadio, impianti sportivi e business park firmato dall’archistar Daniel Libeskind, con tre torri di 200 metri di altezza, per un confronto la Basilica di San Pietro è alta 136 metri), non risulterebbe destinata dal PRG a tali destinazioni edificatorie. La presenza di precisi vincoli idrogeologici portarono il WWF alla redazione di un progetto di oasi naturalistica, già approvato dal IX Municipio, in cui si prevedeva la tutela delle “zone umide” con la realizzazione di ambienti idonei alla sosta e alla riproduzione degli animali. La realizzazione del solo stadio con gli impianti sportivi, parcheggi, strade e la restante area sistemata a oasi naturalistica con piste ciclabili potrebbero anche essere previste, ma tutto il resto del corposo programma a chi giova? Per l’architetto Dan Meis “lo Stadio Della Roma sarà tra gli stadi più all’avanguardia del panorama calcistico mondiale. Con l’intimità e il fattore campo al centro del progetto, lo stadio coniuga un’organizzazione dei posti a sedere tra le più ‘serrate’ del calcio internazionale con tecnologia e comfort di livello mondiale, al fine di competere con i migliori stadi moderni nell’ambito dello sport professionistico. Il design dello stadio si rifà visivamente all’anfiteatro più famoso del mondo, il Colosseo, creando un collegamento con l’incomparabile storia dell’architettura romana”. Il costruttore Parnasi ha parlato di un'area in cui c'è "una sapiente integrazione tra funzioni sportive, commerciali e direzionali che ne assicurano un uso misto e continuativo, offrirà una altissima qualità di spazi verdi e piazze, con soluzioni architettoniche, ingegneristiche e di sostenibilità di ultima generazione". "Tor di Valle sarà inoltre il quartiere di Roma con i migliori collegamenti pubblici e privati e, soprattutto, una nuova destinazione per il business, gli appassionati di sport, le famiglie e gli amanti degli spettacoli d'intrattenimento, sia per i cittadini Romani che per i turisti nazionali e internazionali". Adesso il Campidoglio dovrà verificare se il progetto completo e definitivo presentato in questi giorni è ancora compatibile con la delibera per la “pubblica utilità” approvata dall’Assemblea capitolina circa 6 mesi fa. Questo passaggio dovrebbe durare circa tre settimane, poi il tutto sarà trasmesso alla Regione Lazio per la conferenza dei servizi e l’approvazione finale entro 180 giorni. Dopo di ciò, se tutto approvato, potranno iniziare i lavori di realizzazione del Complesso con denaro privato, almeno questo affermano gli imprenditori coinvolti nell’operazione (oltre un miliardo di euro la spesa, 300 milioni solo per le opere pubbliche comprensive di una diramazione della Roma-Fiumicino). L’urbanista Paolo Berdini la pensa diversamente e scrive nel suo ultimo libro “Le città fallite”: “Per costruire il nuovo stadio (della Roma) si prevede una spesa di 800 milioni pubblici di infrastrutture di cui beneficerà un luogo deserto (Tor di Valle), mentre si tagliano autobus della periferia. Quelle somme che la società calcio Roma spenderà in infrastrutture, in cambio del permesso di realizzare grandi superfici commerciali, negozi e alberghi e tre grattacieli (per uffici), sono soldi pubblici. Sono gli oneri di urbanizzazione che spettano al Comune per legge e la quota aggiuntiva di 400 milioni servirà solo per rendere accessibile quell’area privata”.
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Promette solennemente Pallotta: “Il nostro obiettivo è iniziare a costruire entro la fine dell’anno (2015), poi ci vorranno 22 o 24 mesi per la realizzazione pratica dell’impianto. Per competere con i top club europei abbiamo necessariamente bisogno di uno stadio di proprietà”. Tutto il (bel) programma “infiocchettato” che presentano con gran parlare gli imprenditori interessati, seppur necessario in un mondo ormai globalizzato, non è sufficiente a tutelare i luoghi e gli interessi veri dei cittadini, che ancora una volta vengono lasciati soli, anche dal Comune, al loro destino. Riteniamo quindi necessario che le Istituzioni verifichino, come già richiesto in precedenza, l’idoneità del progetto attraverso la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), che è lo strumento, in questo caso, indispensabile e logico di supporto tecnico-amministrativo e più idoneo di verifica. Il Complesso di cui si parla, per le sue caratteristiche dimensionali e per la criticità del sito può avere un effetto considerevole sull’ambiente e quindi deve essere sottoposto a tale strumento secondo la normativa comunitaria. La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) nazionale viene introdotta in Italia sulla base di norme transitorie che traggono origine da quanto definito dall'art. 6 della legge 394/86 istitutiva del Ministero dell'Ambiente e conformemente alla direttiva del Consiglio della Comunità Europea n. 85/337 del 1985 modificata ed integrata dalla direttiva CEE 97/11. Secondo la normativa comunitaria i progetti che possono avere un effetto rilevante sull'ambiente, inteso come ambiente naturale e ambiente antropizzato, devono essere sottoposti a valutazione di impatto ambientale. Questa può essere nazionale o regionale in base a determinate categorie progettuali. “Il progetto per lo stadio della Roma a Tor di Valle produrrebbe un ecomostro”. E’ la pesantissima accusa lanciata dalla sezione nazionale di Legambiente che ieri ha presentato un dossier chiedendo al Campidoglio di intervenire subito per fermare l’operazione che verrebbe affidata al costruttore Parnasi. “Accanto al progetto per lo stadio - è la denuncia - sono spuntati uffici per 920 mila metri cubi, costruzioni turisticoalberghiere per 42 mila, ristoranti e bar per 62. Qui c’è un’operazione immobiliare da 700 milioni di euro dai contorni poco chiari. Lo stadio della Roma? È un progetto irricevibile per il Comune, perché attorno nascerebbe un mostro di cemento, un cavallo di Troia che regala a un unico costruttore una mega operazione edilizia da 1 milione di metri cubi e 700 milioni di euro di guadagni”. A parlare è Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente. Ora resta di attendere la risposta della Regione Lazio. Se questa darà il suo nulla osta favorevole all’operazione a chi potranno appellarsi i poveri comuni mortali? Roma, 18 giugno 2015
Per una maggiore comprensione dei problemi qui trattati si leggano gli articoli: “Il nuovo stadio della Roma nell’ansa del biondo Tevere”. (Dicembre 2013); “Il terzo Colosseo della Città di Eterna”. (Marzo 2014); “Bene comune o gentrification? Roma e Berlino a confronto”. (Giugno 2014) di Massimo Muciaccia “Nuovo stadio della Roma: perché lo pagheremo anche noi”. (Gennaio 2015) di Paolo Berdini
arch.massimo.muciaccia@gmail.com Dinamiche di trasformazione urbana e territoriale
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