Filiera Grano Duro News - n. 2 - feb 07

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Filiera

Grano duro news Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno del Progetto Pilota “Grano duro di alta qualità” in Emilia Romagna

Sommario Programmazione: concetto guida

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I partecipanti al progetto

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Attività di ricerca

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Tecnologie produttive

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I mercati

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Concimazioni: consigli 2007

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Approfondimento sul diserbo pag. 8 Temperature stagionali

Temperatura minima media e temperatura massima media rilevata in Emilia-Romagna nel periodo novembre 2006/gennaio 2007. Si evidenziano valori superiori alla norma che hanno determinato un particolare sviluppo delle coltivazioni.

Temperatura minima media

Temperatura massima media

Dati forniti da Arpa-Sim Reg. Emilia-Romagna

Filiera Grano duronews Periodico di informazione tecnico - economica n. 2 - FEBBRAIO 2007 Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - info@prosementi.com Direttore responsabile: Dott. Marco Bon

Programmazione: concetto guida Roberta Chiarini - Servizio Valorizzazione delle Produzioni Regione Emilia-Romagna Il progetto “grano duro di alta qualità”, sottoscritto lo scorso 8 novembre tra Barilla, Società Produttori Sementi e le Organizzazioni di Produttori cerealicoli e alcuni Consorzi Agrari con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna, ha visto subito dopo una nuova adesione. Si è aggiunta per la componente agricola la Coop. Capa Ferrara, che opera prevalentemente nella provincia ferrarese, che si è impegnata nel progetto per circa 1.000 tonnellate di prodotto. L’interesse suscitato dal progetto si concentra su due aspetti importanti: il primo, di tipo microeconomico, riguarda la possibilità di coinvolgere più direttamente, rispetto ai normali contratti di fornitura, i singoli produttori agricoli, che con l’applicazione di questo contratto, sono impegnati sia sotto il profilo tecnico (il disciplinare di produzione) sia da un punto di vista economico-contrattuale (accordi di coltivazione trasparenti con la propria struttura d’appartenenza, che riportino in particolare i parametri di qualità e i premi ad essi collegati), in un rapporto più diretto e reciprocamente vincolante con l’industria molitoria. L’altro aspetto, di carattere macroeconomico, si incentra sul concetto di programmazione, la sfida più difficile per le filiere agroalimentari. Partendo dalle richieste del mercato (e in questo caso ci limitiamo all’industria molitoria, con la consapevolezza che questa deve rispondere a sua volta a quelle dell’industria di seconda trasformazione - pastifici) i mulini devono garantirsi l’approvvigionamento di un prodotto con determinate caratteristiche e con determinate tempistiche. La possibilità di sottoscrivere contratti direttamente con le realtà organizzate dei produttori locali (ricorrendo quindi in misura inferiore all’importazione) consente di programma-

re le semine, i mezzi tecnici necessari alle coltivazioni e, aspetto importantissimo, gli stoccaggi, ottenendo lotti omogenei di prodotto della qualità desiderata e nella quantità necessaria. Lo stoccaggio, infatti, rischia di divenire sempre più un collo di bottiglia che può vanificare gli sforzi in direzione di una differenziazione merceologica ed economica in base alla qualità. La tendenza alla crescita delle superfici cerealicole che si è osservata nell’attuale campagna, e del grano duro in particolare, per consentire una valorizzazione adeguata deve avvenire nell’ambito di percorsi programmati, per permettere tra l’altro alle strutture di stoccaggio di eliminare quante più cause di variabilità possibili e organizzarsi al meglio, rendendo possibile la valorizzazione qualitativa del prodotto. Infine l’elemento chiave che consente la vera programmazione della filiera è che il produttore agricolo assicuri una reale disponibilità del prodotto alla struttura di stoccaggio, che può avvenire attraverso un conferimento o con altre modalità, riducendo il più possibile il ricorso alla formula del conto deposito; naturalmente gli accordi di coltivazione tra stoccatore e produttore devono favorire questa disponibilità attraverso meccanismi di premialità (es. erogazione di acconti, agevolazioni sui servizi connessi, pagamenti differenziati in base alla qualità ecc.). L’auspicio della Regione Emilia-Romagna è che il contratto quadro sottoscritto per il grano duro di alta qualità costituisca un primo nucleo di attività che possa ampliarsi, rafforzando una filiera che, in considerazione degli orizzonti non ottimistici su altre colture, pare destinata a riconquistare dimensioni e importanza non secondaria, sia nell’economia della singola azienda che in quella del territorio regionale.

Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO) Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006 Periodico realizzato con il contributo della Regione EmiliaRomagna ai sensi della L. R. 28/1998.

società PRODUTTORI SEMENTI S.p.A. BOLOGNA


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n. 2 - Febbraio 2007

I partecipanti al Progetto si presentano Al Progetto Pilota “Grano duro di alta qualità” in Emilia-Romagna partecipano: • per l’industria molitoria Barilla G. e R. Fratelli Società per Azioni • per l’industria sementiera Società Produttori Sementi S.p.a.

• per le Organizzazioni di produttori e dei Consorzi Agrari

- O.P. Grandi Colture Emilia-Romagna Società Cooperativa Agricola; - Cereali Romagna s.r.l.; - Esperia soc.cons. a r.l.;

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Progeo Società Cooperativa Agricola; Consorzio Agrario Parma; Consorzio Agrario di Piacenza; Capa Ferrara Soc. Coop.

O.P. Grandi Colture Emilia-Romagna

Cereali Romagna

L’Organizzazione Produttori Grandi Colture Emilia Romagna si è costituita in data 29/05/2002 ed ha ottenuto l’iscrizione all’Elenco Regionale al n. 6. La Base sociale di O.P. Grandi Colture è costituita da n. 9 Soci diretti (Cooperative) e da circa n. 4.000 Soci indiretti, con una rappresentatività territoriale estesa su tre Province: Ferrara – Ravenna – Bologna. Le dotazioni strutturali, impianti ed attrezzature che le Cooperative Socie dell’O.P. possiedono e mettono a disposizione delle aziende agricole associate sono considerevoli. La capacità di stoccaggio supera le 200.000 tonnellate e la potenzialità di essiccazione è di circa 450 tonnellate/ora.

Cereali Romagna srl è una Organizzazione di Produttori (O.P.) che opera nel settore grandi colture nata nel giugno 2002. Fondata dal Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini e dalla Coop. Cereali Padenna del Consorzio Agrario di Ravenna, Cereali Romagna conta oggi n° 2655 soci cerealicoltori, dei quali 1650 fanno capo al Consorzio Agrario di Forlì-Cesena e Rimimi e n° 1005 al Consorzio Agrario di Ravenna. Il territorio di intervento della O.P. è pertanto composto dalle tre Province di Forlì-Cesena, Rimini e Ravenna. Cereali Romagna nasce dalla necessità di fornire ai produttori cerealicoli una organizzazione in grado di programmare le produzioni, instaurare un confronto costruttivo con le industrie di trasformazione e raggiungere così una autorevole rappresentatività commerciale attraverso la concentrazione delle produzioni tale da poter conferire alla commodity un maggiore valore aggiunto. Il tutto finalizzato per poter riversare sui produttori questo maggiore valore aggiunto a tutela della permanenza delle coltivazioni cerealicole nei territori romagnoli di competenza. Questi alcuni numeri: nel 2005 sono stati commercializzati: - grano tenero ton. 66.192,715 - grano duro ton. 8.641,450 - orzo ton. 13.373,261 - sorgo ton. 5.312,838 - girasole ton. 654,644 per un totale di ton. 94.175,908 di prodotti ed un valore di € 12.631.176. Accanto alla attività di assistenza tecnica alle aziende agricole, all’organizzazione di prove varietali e agronomiche, il servizio messaggeria via SMS per tutte le informazioni circa i

La politica dell’O.P. Grandi Colture Emilia-Romagna è mirata alla promovalorizzazione dei prodotti attraverso la messa a punto di nuove strategie di prodotto, l’individuazione e l’apertura di nuove linee di vendita rivolte ai prodotti di qualità e alla vendita su contratti con disciplinari.


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Esperia

trattamenti, le concimazioni, piuttosto che il meteo e le quotazioni merceologiche della Borsa di Bologna, nel 2005 c’è stato il lancio del progetto “Farina di Grano Romagnolo” attraverso l’immissione nel mercato della farina omonima a marchio Cereali Romagna e nel 2006 il lancio del progetto “Pane Romagnolo” prodotto esclusivamente con la Farina di Grano Romagnolo. Inoltre dal 2002 è in atto un progetto di monitoraggio della qualità dei grani coltivati in Romagna mediante la raccolta continua di campioni di grano all’atto della consegna presso i centri di stoccaggio e la misurazione dei parametri qualitativi. Tale progetto ha permesso di avere una mappatura piuttosto completa delle varie zone di coltivazione contraddistinte dalle caratteristiche qualitative dei grani che vi si ottengono; inoltre il 29 dicembre 2006 l’O.P. “Cereali Romagna” si è fatta promotrice della domanda di riconoscimento dell’IGP per il Grano Romagnolo. Tutte queste iniziative vengono portate avanti con l’intento di contribuire alla qualificazione e valorizzazione delle produzioni cerealicole, cosi come da scopi statutari, al fine di fornire ai soci produttori una maggiore possibilità di reddito.

Esperia è un’Organizzazione di Produttori Cerealproteici, costituita dal Consorzio Agrario di Bologna e Modena e Terremerse, nata nel 2002 a seguito dell’entrata in vigore della Legge Regionale 24. L’Organizzazione opera nei territori compresi nelle province di Modena, Bologna, Ravenna e Ferrara, areali di produzione fra i più significativi a livello nazionale. Esperia è una O.P. Universale che si propone di valorizzare le produzioni, garantendo un servizio al mercato. Interviene su tutto il processo dei cereali e dei proteici, dalla programmazione e controllo della produzione all’intervento sul mercato, intervenendo nella logistica e nello stoccaggio delle masse, con particolare attenzione alla politica della qualità.

Le principali funzioni dell’O.P.: Pianificazione Produttiva: - OCM-piani operativi - assistenza tecnico-gestionale Logistica - piani di raccolta - gestione centri - stoccaggio - conservazione - movimentazione delle masse Investimenti - presidio dei territori - centri di stoccaggio innovativi Commerciale - concentrazione dell’offerta Sicurezza alimentare e rintracciabilità - centri di stoccaggio certificati - rintracciabilità certificata - comunicazione e informazione ai mercati - comunicazione e informazione ai consumatori

Le quantità conferite ad Esperia nel 2006 Descrizione Cereali a paglia Altri cereali (autunnali) Totale

Quantità/Ton. 173.483 152.202 325.685

I Soci di Esperia: Il Consorzio Agrario di Bologna e Modena, un patrimonio di competenza e professionalità da oltre cento anni al servizio dell’impresa agricola, si pone come interlocutore e partner nei diversi processi di filiera attraverso un’offerta integrata di servizi e prodotti, per rispondere ai rinnovati bisogni di ogni singolo settore produttivo e per “soddisfare le esigenze dell’impresa agricola e sostenerne il reddito con continuità”.

Terremerse è una Coopertiva di “nuova generazione” impegnata a collegare i territori e i prodotti che li caratterizzano con i mercati ed i consumatori. Interviene con un’architettura societaria originale e fortemente innovativa nelle filiere: ortofrutticola, vitivinicola, ceralproteica e delle carni, garantendo le agroforniture e la pianificazione delle produzioni.


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n. 2 - Febbraio 2007

AttivitA’ di ricerca

TECNOLOGIE PRODUTTIVE

Selezione assistita: nuova frontiera della costituzione varietale Andrea Massi - Divisione Ricerca - Società Produttori Sementi L’attività di selezione dovrebbe sempre avere tra i suoi obiettivi la costituzione di varietà di alto livello qualitativo in quanto le caratteristiche del prodotto finale, la pasta nel caso del grano duro, sono in larga misura determinate dalla materia prima. Il concetto di qualità è sicuramente l’obiettivo più dinamico della selezione e il miglioramento genetico svolge in questo senso una duplice funzione: adegua il prodotto alle richieste del mercato, ma, soprattutto, mette in luce le caratteristiche naturalmente presenti nel materiale biologico definendo così gli ambiti di quella che sarà il futuro concetto di qualità. L’agricoltura nei paesi occidentali viene indirizzata ad una produzione sostenibile riducendo l’uso di acqua, fertilizzanti e pesticidi. D’altro canto, nei mercati evoluti il consumatore pone sempre maggiore attenzione agli aspetti salutistici e nutrizionali dell’alimentazione, considerando il cibo come un strumento di cura della propria salute. Dunque, la selezione rivolge la sua attenzione alla produzione di materiali idonei alla produzione in condizione di limitata disponibilità idrica e azotata e dotati di efficaci resistenze genetiche alle principali fitopatie tali da contenere il numero di trattamenti pesticidi. Anche i metodi di selezione così come

Fitotrone - ambiente controllato in tutti i suoi parametri per lo studio e la sperimentazione sulle piante che consente l’effettuazione di 5 cicli di frumento per anno.

gli obiettivi hanno subito una profonda trasformazione. Grazie ai progressi della biologia molecolare è possibile indagare a livello genomico la variabilità naturalmente presente nelle specie coltivate e evidenziare con precisione le regioni cromosomiche che controllano complessi caratteri quantitativi (QTLs) quali l’efficienza nell’uso dell’acqua (Water Use Efficiency, WUE) e dell’azoto (NitrogenUseEfficiency, NUE), così come le caratteristiche qualitative della semola. La Società Produttori Sementi già da alcuni anni, in collaborazione con istituti nazionali ed internazionali e con il finanziamento della Regione EmiliaRomagna e della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, ha avviato studi per la determinazione delle basi genetiche della qualità in grano duro. A questo scopo sono state sviluppate specifiche popolazioni di mappa dalla cui analisi genomica è stato possibile identificare le regioni cromosomiche (QTLs) coinvolte nel controllo di alcuni importanti caratteri qualitativi quali il colore della granella e la qualità del glutine. Parallelamente sono stati attivati programmi di miglioramento genetico per cumulare resistenze genetiche alla fusariosi della spiga ed alla ruggine bruna in linee elitè di grano duro. La realizzazione di programmi di selezione assistita (Markers Assisted Selection, MAS) ha reso necessario uno sforzo di adeguamento infrastrutturale per la gestione dei materiali genetici più innovativi. Presso il Centro Ricerche di Argelato è stata realizzato un fitotrone, cioè una speciale camera di crescita in grado di modulare nei minimi dettagli le variabili ambientali. Lo stretto controllo della crescita vegetativa delle linee, abbinato alla tecnica di espianto degli embrioni, consente di accelerare l’introgressione dei QTLs e dei geni di interesse nelle varietà commerciali. La possibilità di realizzare fino a cinque generazioni all’anno è un elemento essenziale per adeguare i tempi della selezione alle pressanti esigenze del mercato. La ricerca applicata, infatti, ha tra i suoi obiettivi quello di trasferire l’innovazione tecnologica all’utilizzatore finale nel più breve tempo possibile per valorizzare le acquisizioni della ricerca di base e assicurare competitività alla filiera produttiva.

Qualità della pasta Roberto Ranieri - Responsabile Ricerca Materie Prime Strategiche Barilla Qualità è un termine che racchiude in se un concetto decisamente complesso e variabile. Secondo la norma ISO 9000 la qualità è “il grado in cui un insieme di caratteristiche soddisfa dei requisiti”. In una concezione più moderna un prodotto o un processo sono di alta qualità se sono stati progettati, preparati e forniti con caratteristiche che si avvicinino quanto più possibile alle richieste degli utilizzatori. Per quanto riguarda la pasta, la qualità dipende essenzialmente dalle caratteristiche del grano duro, dalla tecnologia e dai processi produttivi. Mentre questi ultimi, con la rapida industrializzazione del settore, possono essere considerati consolidati per le diverse aziende, la qualità del grano duro si presenta particolarmente variabile ogni anno e in ogni luogo produttivo. Il controllo e la gestione, quindi, delle caratteristiche della materia prima a cui contribuisce l’intera filiera, rappresentano una leva strategica per poter realizzare un prodotto finito di qualità. E’ perciò fondamentale che tutti i protagonisti conoscano e condividano i requisiti di qualità della pasta e soprattutto quelli del grano correlati con essi. I numerosi studi svolti da Barilla hanno evidenziato nella tenuta in cottura, nella collosità, nell’aspetto esteriore, nelle caratteristiche nutrizionali e nella salubrità i principali parametri della qualità. Tali parametri vengono puntualmente e oggettivamente misurati negli stabilimenti produttivi e sono gestiti con rigidi standard di prodotto. Numerose ricerche scientifiche e l’esperienza dei trasformatori hanno evidenziato che la quantità e la tipologia delle proteine di riserva del grano sono i fattori che influenzano maggiormente la tenuta in cottura e la collosità delle paste. In presenza di acqua queste proteine formano il glutine che avvolge ed intrappola i granuli di amido nella struttura della pasta. In pratica i granuli di amido fungono da “mattoni” mentre il glutine funziona come legante, trattenendo in modo più o meno efficiente questi mattoni nella struttura della pasta. Le caratteristiche viscoelastiche del glutine, quindi, influenzano la tenuta in cottura e, trattenendo l’amido, inibiscono la formazione della patina superficiale (collosità). La tenacità e l’elasticità del glutine dipendono dal tipo di proteine presenti nelle cariossidi, carattere questo strettamente legato alle caratteristiche genetiche della varietà. La quantità, invece, di


Filiera Grano duronews i mercati

Gli Accordi di Filiera nel mercato del grano duro, un ritorno al passato? Giampaolo Bernardi - Direttore Acquisti Materie Prime Pasta - Barilla proteine presenti dipende anche dall’ambiente e dalle pratiche agronomiche adottate. Per quanto riguarda il secondo parametro qualitativo della pasta, l’aspetto esteriore, uno degli elementi principali è rappresentato dalla colorazione giallo-ambrata che dipende dalla capacità delle varietà di accumulare pigmenti gialli nelle cariossidi. Un altro elemento è la presenza di punti neri che dipende dalla suscettibilità della varietà all’attacco di funghi (“volpatura”) e dalla zona di coltivazione. Le caratteristiche nutrizionali, tra cui il contenuto in fibra e altri composti, stanno acquisendo sempre più importanza sui prodotti finiti tra cui la pasta. La selezione varietale rappresenta uno dei principali strumenti per poter migliorare questi parametri direttamente sul grano. Per quanto riguarda la salubrità le principali problematiche che possono verificarsi sul grano duro sono controllabili attraverso una oculata pratica agronomica che riduca al minimo eventuali attacchi di fusariosi della spiga e all’applicazione di moderne metodologie di conservazione e monitoraggio del grano che permettono di tenere sotto controllo lo sviluppo degli insetti durante lo stoccaggio, riducendo al minimo l’utilizzo di presidi sanitari e la conseguente possibile presenza di residui. Pur essendo la pasta un prodotto estremamente semplice, ottenuto esclusivamente da acqua e semola, la sua qualità è un concetto alquanto complesso e articolato.

Sicuramente no, o forse si. La domanda, viene da osservatori esterni al mondo “agricolo” e rappresenta senz’altro un interessante spunto di riflessione. In altre parole perché ragionare su base locale in un contesto dove si parla (e spesso si abusa) di “globalizzazione”? Inevitabile una breve cronistoria. Negli anni ’70/’80 l’approvvigionamento del grano duro avveniva “su piazza”, la maggior parte degli operatori aveva come raggio di azione la Regione o si spingeva poco oltre. Su tale dimensione erano fatte le stime di produzione, le analisi di disponibilità e le allocazioni dei siti produttivi. Nel decennio successivo, il punto di osservazione si è ampliato, le crescenti esigenze qualitative hanno portato gli utilizzatori a considerare mercati più ampi e l’Europa è diventata il riferimento. Da allora e fino ai giorni nostri, le esigenze qualitative da un lato e le conseguenze che le varie riforme della Politica Agricola Comunitaria hanno avuto sulla disponibilità dall’altro, hanno definitivamente spostato l’ago della bilancia sui mercati internazionali. A dire il vero, per il grano duro, lo spostamento del centro di osservazione oltre i nostri confini, si è sempre avuto ogniqualvolta la produzione nazionale deficitaria metteva in moto la competizione all’importazione; fintanto però che si trattava di colmare deficit quantitativi non strutturali il meccanismo non produceva particolari distorsioni. Non vi

era, quindi, la necessità di “guardare oltre”, si importavano volumi determinati, il prezzo poteva subire variazioni contingenti con l’arrivo dei “cargo” ma il vero “motore” dei mercati era in casa nostra. Con il venir meno definitivo della qualità del grano duro in Italia, il meccanismo sopra descritto è diventato da contingente a strutturale; oggi i “driver” del mercato italiano sono molto distanti dal mercato di competenza e risiedono nei HAD/CWAD, a loro volta derivati dal grano tenero nordamericano, a sua volta influenzato dal mais USA, che a sua volta lo è dall’impiego nei bio – carburanti, e così via. Il grano duro, lo sanno bene gli addetti ai lavori, non è una “commodity”; rappresenta con i suoi 32 milioni di tonnellate a livello mondiale solo il 5% di tutto il “Wheat” (600 mio t) e diviene puntiforme se raffrontato ai “Grains”; va da se che i volumi e le percentuali UE e Italia diventano, se raffrontate, ancor più inconsistenti. Purtroppo, nonostante non ne abbia l’identità, il nostro cereale si trova però ad essere governato (in balia) dalle leggi delle grandi commodities mondiali. Questo al di la di ogni considerazione di convenienza, determina una altissima volatilità dei mercati; ne abbiamo avuto una recente tangibile prova in questa campagna dove i prezzi sono letteralmente “impazziti” a causa dello scarso raccolto USA e della speculazione finanziaria. Volatilità e soprattutto volatilità legata a fattori non direttamente sotto il controllo della nostra filiera, (come possiamo prevedere il comportamento dei Fondi Pensione USA: se investiranno a Chicago e se sulla soia o sul grano?) genera incertezza nelle decisioni, quindi azioni di breve periodo per limitare i danni, quindi ristrettezza mentale imprenditoriale. Non esiste, a nostro parere, una ricetta univoca per affrancarsi da questo meccanismo; sicuramente il ridare un’identità qualitativa (qualità tecnologica ma anche di servizio) al grano duro nazionale è comunque una condizione di base. Gli attori del Progetto “Grano Duro di alta qualità” in Emilia Romagna, grazie anche ad una congiuntura favorevole, hanno creduto in tutto ciò ed hanno realizzato concretamente, con una visione di lungo periodo e coinvolgendo tutta la filiera, il primo passo. Un ritorno al futuro?


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n. 2 - Febbraio 2007

Campagna 2007: consigli per la concimazione azotata del grano duro Pierluigi Meriggi, Valerio Bucci - Agronomica R&S Terremerse

Granella 13% U (t/ha)

Importanza della concimazione azotata Il grano duro è una coltura molto esigente per quanto attiene all’azoto, elemento che risulta determinante per conseguire buone rese produttive e, in particolare, per fissare i caratteri qualitativi. Con insufficiente disponibilità di azoto si hanno contraccolpi negativi sulla produzione che possono essere sia di natura quantitativa che qualitativa, in misura prevalente su un versante o sull’altro a seconda del-

l’epoca in cui la carenza si verifica. Sull’importanza dell’azoto particolarmente significativi sono alcuni risultati della sperimentazione realizzata da Agronomica nel 2006 e riportati in figura 1. Nella stessa sono riportate le variazioni medie della produzione in granella e del tenore in proteine di 4 varietà di frumento duro, all’aumentare delle dosi di azoto per ettaro. La risposta quantitativa raggiunge livelli ottimali alla dose di 180 unità di azoto, peraltro corrispondenti alla dose consigliata. Un aumento della

y=-9E-05X2 + 0,0333x + 6,5792 R2 = 0,9581

Dose consigliata (N=180 Kg/ha)

y=-1E-05X2 + 0,0236x + 9,5018 R2 = 0,9344

Proteine (% ss)

Dose consigliata (N=180 Kg/ha)

Dosi di azoto (kg/ha)

Tutte le dosi di azoto sono state frizionate in 3 interventi: accestimento, levata2° nodo e botticella. Per ciascun dosaggio le percentuali di azoto somministrate sono state: 27% in accestimento, 58% in levata-2° nodo e 15% in botticella. Concime impiegato: nitrato di calcio. Località di sperimentazione: Az. Agricola Cà Bosco (Ravenna)

Fig. 1: Andamenti della resa in granella e in proteine in 4 varietà di frumento duro in relazione a differenti quantità di azoto somministrato. Sperimentazione Agronomica R&S Terremerse. Anno 2006.

somministrazione azotata non comporta un significativo aumento della produzione. In particolare la risposta qualitativa del grano alle somministrazioni dell’elemento azotato è stata significativa, evidenziando una crescita qualitativa costante fino alle 250 unità. In pratica il test ha evidenziato valori medi inferiori al 10%, mentre con le dosi più alte di azoto sono stati raggiunti tenori proteici superiori al 14%. Consigli per il 2007 La comparazione tra le condizioni climatiche dell’autunno-inverno precedente e quello in corso è esemplare per confermare che non si possono fissare in assoluto delle regole tecniche per la concimazione, bensì queste debbano essere modulate sulle reali condizioni dell’annata (fig. 2). Mentre nel 2005 le semine si erano attuate con difficoltà, su terreni in pessime condizioni, le semine autunnali dei cereali nel 2006 si sono realizzate ottimamente, con terreni ben preparati, per cui si è registrata un’ottima emergenza ed un pieno investimento. Altro aspetto determinante è che in seguito le precipitazioni sono state minime (fig. 3), per cui non si sono assolutamente registrati i dilavamenti ed i ristagni idrici dell’anno scorso e le colture hanno goduto e beneficiano tuttora di una maggiore disponibilità di azoto. Per ultimo, e non inferiore per importanza, si sono registrate temperature medie elevate, con poche gelate, per cui il frumento ha sempre vegetato e l’accestimento è molto ben impostato, con una taglia già alta per l’epoca. La scarsità di precipitazioni si può calcolare che abbia fatto sì che i frumenti abbiano avuto a disposizione circa 20-25 unità di azoto in più rispetto alla norma: ciò è testimoniato anche dal colore molto verde della generalità dei seminati.


Filiera Grano duronews Caratteristica dell’annata

Azioni conseguenti

Stadio molto avanzato di svilupo della coltura

Ridurre il quantitativo complessivo di azoto da distribuire (-10/15%)

Investimenti elevati

Effettuare la riduzione soprattutto nel primo intervento

Scarso dilavamento dell’azoto a causa delle ridotte precipitazioni (buona disponibilità nei mesi invernali)

Privilegiare i percorsi che prevedono l’impiego dei concimi a lento rilascio Mantenere comunque gli apporti a fine levata/botticella per le produzioni di qualità

Fig. 2: Campagna 2007 - Linee guida per la fertilizzazione azotata del frumento. In conseguenza di quanto esposto si ritiene opportuno evidenziare alcune indicazioni operative relativamente agli apporti di azoto peraltro schematizzate in figura 4. 1) Nelle condizioni attuali, la maggioranza dei seminati non richiede interventi azotati anticipati; anzi tali interventi possono risultare controproducenti. Questa esigenza si può invece riscontrare in caso di frumento seminato su sodo con presenza di abbondanti residui colturali, condizioni che fanno avvertire prima al frumento la necessità di azoto. 2) Relativamente al classico intervento di concimazione in calendario a fine accestimento, quindi a metà-fine febbraio, a cui si destina in genere circa il 30% dell’azoto totale, bisognerà anzitutto valutare in che condizioni meteorologiche ci troveremo in quel momento, e cioè se saranno intervenuti o meno abbassamenti termici e precipitazioni. Stante la situazione attuale si può prevedere, specialmente se si viene da una precessione colturale favorevole (bietola, colture da seme, pomodoro, ecc.) una riduzione dell’azoto distribuito, specialmente con concimi a pronto effetto perché, sommandosi ad una disponibilità azotata del terreno già buona, si potrebbe favorire un eccessivo accestimento e conseguente allettamento. In questa epoca si può prevedere di distribuire il 20% circa dell’apporto totale. Se si impiegano fertilizzanti a non pronto rilascio viene maggiormente evitato il rischio di “frustate” improvvise di azoto, in ogni caso si consiglia di adottare le dosi minime.

Precipitazioni (mm) Valore Cumulato

Dati forniti da Arpa-Sim Reg. Emilia-Romagna

Fig. 3: Valore cumulato delle precipitazioni rilevato nel periodo novembre 2006/gennaio 2007 in Emilia-Romagna.

3) Al fine di realizzare produzioni di qualità, è indispensabile mantenere le unità azotate previste per l’intervento di fine levata e di spigatura, in quanto sono determinanti per l’accumulo proteico. In genere nell’intervento alla levata - 2° nodo si consiglia di distribuire il 50% circa del totale dell’azoto previsto. E’ importante infine riservare una concimazione azotata per la fase di botticella-spigatura, pari a circa il 30% del totale. 4) Utilizzando fertilizzanti azotati a lenta cessione, tenendo conto del minore rischio di dilavamento, si può effettuare una diversa ripartizio-

Frumento duro Varietà

Levante Normanno Saragolla Svevo

ne delle concimazioni, con la quota principale distribuita con questi fertilizzanti a metà-fine accestimento, pari a circa il 70% e riservando la rimanente quota del 30% per la fase di fine levata-botticella con fertilizzanti azotati a pronto effetto. Da non trascurare l’aiuto che può essere fornito dalla concimazione fogliare: è bene approfittare degli interventi di diserbo e di difesa per miscelare fertilizzanti fogliari che possono dare un contributo positivo per la loro prontezza e il loro elevato assorbimento da parte della parte aerea del frumento, soprattutto nei casi di mantenimento di condizioni climatiche poco piovose.

Tipo di concime

Solo concimi azotati tradizionali (Urea e/o nitrato ammonico) Concimi azotati a lento rilascio e concimi tradizionali

Accestimento

Levata

Botticella

20%

50%

30%

70%

30%

= Concimi azotati tradizionali (urea o nitrato ammonico) = Concimi azotati a lento rilascio

Fig. 4: Campagna 2007 - Ripartizione degli apporti totali di azoto nelle diverse epoche del ciclo colturale in relazione al tipo di concime azotato utilizzato (tradizionale e/o a lento rilascio). Considerando l’andamento stagionale particolare, per colture eccessivamente sviluppate o che si presentano in maniera anomala, si consiglia, per definire il piano delle concimazioni di fare riferimento ai tecnici delle O.P. o dei Consorzi Agrari.


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n. 2 - Febbraio 2007

Approfondimento sul diserbo del frumento Claudio Cristiani - Responsabile Ricerca & sviluppo - Consorzio Agrario di Bologna e Modena Nella coltivazione del frumento la tecnica del diserbo riveste da tempo una notevole importanza poiché il controllo non ottimale delle malerbe può arrecare gravi perdite produttive oltre che incrementare lo stock dei semi delle infestanti presenti nel terreno, con danni anche alle colture in successione. Negli areali emiliano romagnoli le infestanti più frequentemente riscontrabili tra le graminacee sono l’avena, l’alopecuro, la poa, il lolium, mentre stanno diffondendosi anche graminacee considerate fino a qualche anno fa marginali, quali il bromo e, nell’areale romagnolo, infestanti tipiche del centro-sud Italia quali la falaride. Occorre precisare che le infestanti graminacee nei nostri areali, anche se molto pericolose per la coltura del frumento, sono diffuse sul territorio in misura inferiore rispetto alle infestanti dicotiledoni. Tra le infestanti dicotiledoni annuali, più di frequente troviamo il papavero, la veronica, la stellaria, il galium, la camomilla, le crucifere, la fumaria, mentre le dicotiledoni perenni quali convolvolo calystegia, cirsium, romice, equiseto, hanno una diffusione molto più limitata e, laddove presenti, sono localizzate su alcune posizioni degli appezzamenti a frumento. Le strategie di diserbo prevedono, come tempistica di applicazione, interventi prevalentemente concentrati nel periodo di fine accestimento/secondo nodo in levata del frumento; questo perché gli interventi di pre-emergenza, molto diffusi negli anni passati, sono andati orami in disuso, sia per la scarsità di prodotti a disposizione, che per la possibilità di eseguire interventi mirati in funzione della tipologia di infestazione presente in campo. I prodotti utilizzabili per il diserbo del frumento, si possono raggruppare in 3 grandi gruppi: 1) prodotti ad azione prevalentemente graminicida; 2) prodotti ad azione prevalentemente dicotiledonicida; 3) prodotti ad azione sia graminicida che dicotiledonicida. Al primo gruppo appartengono principi attivi quali clodinafop, fenaxaprop-petile, tralcoxidym, i quali hanno seppur in diversa misura, un’attività di control-

lo verso le principali infestanti graminacee sopra citate, ad esclusione del bromo. Tali prodotti, al bisogno, possono essere miscelati a prodotti ad azione dicotiledonicida, per il contemporaneo controllo di entrambe le tipologie di infestanti. Al secondo gruppo appartengono diverse famiglie chimiche di principi attivi tra cui le più utilizzate, per l’ampio spettro di azione ed il competitivo rapporto costo/beneficio, sono le solfoniluree o comunque prodotti che appartengono agli inibitori dell’ALS (Acetolattatosintetasi - inibitori della divisione celulare e quindi dello sviluppo della pianta), tra cui ricordiamo tribenuron-metile, metsulfuron-metile, triasulfuron, il florasulam. Sempre a questo gruppo di prodotti appartengono anche i principi attivi con azione fitormonica nei confronti delle malerbe, tra cui ricordiamo i principali clopyralid, mcpa e floroxypir. Tali principi attivi combinati tra loro possono essere validamente utilizzati in fase più tardiva, in quanto richiedono temperature di applicazioni più elevate rispetto alle solfoniluree, per il contenimento di infestazioni miste di dicotiledoni, anche di difficile controllo, quali galium, composite e ombrellifere. Nella ampia gamma dei dicotiledonicidi, utile ricordare anche carfentrazone e la miscela di pyraflufen + bifenox,

utilizzabili in fase di post-emergenza precoce, per il controllo di specifiche infestazioni di gallium e veronica. Tali prodotti hanno un’azione di contatto per cui devono essere impiegati in fase precoce e solitamente vengono addizionati a solfoniluree, al fine di completarne l’attività verso le altre infestanti a foglia larga. Al terzo gruppo appartengono principi attivi a duplice attività sia verso le infestanti dicotiledoni che graminacee. Tra questi ricordiamo la miscela di iodosulfuron + fenaxaprop-p-etile e la miscela di iodosulfuoron + mesosulfuron a 2 diverse concentrazioni, che hanno un’attività verso molte infestanti dicotiledoni, compreso anche il galium e la maggioranza delle infestanti graminacee; iodosulfuoron + mesosulfuron possiede anche una buona attività nei confronti del bromo. Considerati i prodotti a disposizione si può affermare che il frumento è una coltura su cui le infestanti possono essere ben controllate, comprese alcune infestazioni di dicotiledoni perenni quali cirsium, convolvolo, equiseto, romice, che su altre colture sono difficilmente controllabili. E’ pur vero che per ottenere i migliori risultati, occorre sempre verificare sul campo ogni singola situazione malerbologica e scegliere di conseguenza le soluzioni tecniche che meglio si adattano allo scopo.


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