Filiera
Grano duro news Periodico di informazione tecnico-economica a sostegno del Progetto Pilota “Grano duro di alta qualità” in Emilia-Romagna
Sommario Il piano cerealicolo nazionale: pag. 1 interventi per rilanciare il settore Le Novità del “Disciplinare pag. 2 per la coltivazione e la conservazione del grano duro” annata agraria 2008/2009 Nasce la nuova OP Cereali Emilia-Romagna
pag. 3
Andamento meteorologico pag. 4 novembre 2008-febbraio 2009 Aggiornamenti tecnici per la concimazione azotata
pag. 5
Trasferimento tecnologico per il frumento duro di alta qualità in Emilia-Romagna
pag. 6
Tossine T-2 e HT-2 in fase di studio
pag. 8
Rinnovato l’Accordo Quadro “Grano duro Alta Qualità” Verrà sottoscritto entro marzo l’accordo quadro di filiera valido per la campagna agraria 2008-09 che, promosso dalla Regione EmiliaRomagna, coinvolge oltre a Barilla, i produttori agricoli regionali e la Società Produttori Sementi di Bologna. L’accordo, giunto al terzo anno, è divenuto un modello di riferimento di valore nazionale; esso, infatti, individua obiettivi strategici ed adotta strategie di intervento in linea con il Piano cerealicolo nazionale.
Filiera Grano duronews Periodico di informazione tecnico - economica n. 9 - MARZO 2009 Proprietà e redazione: Società Produttori Sementi Via Macero, 1 - 40050 Argelato (BO) - info@prosementi.com Direttore responsabile: Dott. Marco Bon
Il piano cerealicolo nazionale: interventi per rilanciare il settore Daniele Govi - Servizio Produzioni Vegetali - Regione Emilia-Romagna Il Ministero per le politiche agricole alimentari e forestali sta lavorando agli ultimi ritocchi del Piano nazionale del settore cerealicolo, che dovrebbe essere sottoposto alla Conferenza Stato-Regioni nel mese di marzo. Dopo un lungo lavoro, che ha visto il Ministero attivo anche in una azione di concertazione e condivisione con gli attori delle filiere cerealicole e con le Regioni, sembra finalmente prossimo il varo del documento che aveva preso avvio a seguito delle indicazioni della Finanziaria del 2007 sui piani di settore. Il Piano cerealicolo è strutturato in tre documenti: il primo indica gli obiettivi strategici nazionali, le linee di intervento e le possibili azioni attuative, il secondo analizza le principali filiere e il terzo individua le principali criticità del settore, le potenzialità e i possibili rischi. In questo articolo ci sembra opportuno descrivere quanto previsto sull’analisi della filiera del frumento duro destinato alla pastificazione. Innanzitutto si evidenziano diversi punti di forza, tra i quali figura al primo posto l’immagine consolidata del prodotto “pasta”, che ha favorito negli anni un’elevata coltura, sia industriale sia del consumo. Vi è una industria pastaria competitiva e ben strutturata, dotata del migliore know-how industriale, che impiega tecnologie avanzate e che ha sviluppato una buona integrazione verticale con i semolifici. In alcune aree c’è una vicinanza tra le aree produttive e l’industria di trasformazione. Tra i punti di debolezza è richiamata la polverizzazione produttiva, la disorganizzazione dell’offerta, lo stoccaggio non differenziato in funzione della qualità, la non omogeneità del prodotto, l’inadeguatezza degli strumenti di quotazione dei prezzi. Viene fatta poi una analisi delle principali minacce e delle opportunità per la filiera. Tra le prime si evidenzia la volatilità dei prezzi, la concorrenza internazionale, la delocalizzazio-
ne in altri Paesi della produzione di semola e pasta e la banalizzazione del prodotto pasta. Per quanto riguarda le opportunità figura, innanzitutto, il consolidamento sui mercati esteri della dieta mediterranea e di conseguenza dei consumi e il ruolo che possono svolgere le risorse dei PSR (destinabili a diverse misure) e quelle nazionali per i contratti di filiera. Sulla base di questa analisi il Piano individua obiettivi strategici e propone linee di intervento per raggiungerli. Va rilevato, in questa sede, che il Piano collega molti degli obiettivi e delle strategie di intervento ad azioni che possono trovare una efficace risposta nello sviluppo e nell’adozione di appositi accordi tra i soggetti della filiera. Innanzitutto occorre orientare sempre di più l’offerta alla domanda e consentire la costituzione di lotti omogenei con elevate caratteristiche qualitative e igienico sanitarie, anche attraverso l’uso di capitolati tecnici condivisi dalla filiera; è necessario che il mercato adotti anche nuovi e più moderni parametri qualitativi, che consentano di specificare i diversi tipi di prodotto; va incrementata la redditività delle aziende cerealicole anche attraverso la valorizzazione delle produzioni ottenute adottando una disciplina agro-ambientale adeguata alla cerealicoltura; va confermato e protetto il ruolo della semente certificata e controllata, valorizzandone l’uso. Abbiamo citato volutamente questi punti salienti delle linee di intervento, perché attestano che la strada intrapresa dagli attori della filiera, che hanno sviluppato e aderito a accordi di filiera, quali il progetto “Grano duro di alta qualità”, è pienamente in linea con il Piano cerealicolo nazionale, e quindi questi potrebbero rappresentare, come già ha avuto modo di asserire l’Assessore Tiberio Rabboni, “un valido esempio, da seguire, affinare e sviluppare”.
Stampa: Bime Tipo-Litografia s.n.c. Via Sebastiano Zavaglia 20/24 - 40062 Molinella (BO) Reg. Tribunale di Bologna n. 7711 del 15/11/2006 Periodico realizzato con il contributo della Regione EmiliaRomagna ai sensi della L. R. 28/1998.
società PRODUTTORI SEMENTI S.p.A. BOLOGNA
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n. 9 - Marzo 2009
NORME AGRONOMICHE
Le Novità del “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro” - annata agraria 2008/09 Marco Bon - Società Produttori Sementi Bologna Il “Disciplinare per la coltivazione e la conservazione del grano duro in Emilia-Romagna” ha una notevole importanza nell’ambito del Progetto Grano duro di Alta Qualità; i consigli e talvolta i vincoli in esso contenuti sono volti a massimizzare i benefici per tutti i componenti della filiera, con l’obiettivo di ottenere una materia prima di elevata qualità e salubrità nel pieno rispetto dell’ambiente e dei principi della buona conduzione dell’azienda agricola. Suddiviso in due parti, il Disciplinare contiene sia il “Pacchetto di norme agronomiche per la coltivazione del grano duro”, sia le “Modalità generali per lo stoccaggio/conservazione del grano duro da conferire alla Società Barilla”, le cui indicazioni sono da ritenersi vincolanti per l’adesione al progetto regionale di produzione di grano duro di elevata qualità. Dopo i primi due anni del Progetto, sulla base delle esperienze acquisite e delle problematiche emerse nel corso di un apposito incontro organizzato all’inizio della campagna agraria tra tutti i partecipanti al Progetto (presenti i breeder della PSB, i tecnici delle organizzazioni dei produttori agricoli, i rappresentanti dell’industria di trasformazione e del servizio fitosanitario regionale), il disciplinare è stato aggiornato nella sua terza edizione 2008-09. Di seguito si riportano le parti del disciplinare interessate dagli aggiornamenti. Operazioni di Pre-semina Nell’ottica di ridurre quanto più possibile il rischio di possibili attacchi fungini, tra cui la fusariosi della spiga, sono state ribadite le attività da mettere in atto per migliorare la salubrità della granella e per cercare di preservare le potenzialità produttive. Già dalle operazioni in pre-semina è possibile infatti influire sul prodotto finale; molto importante è, infatti, il rispetto della rotazione colturale, pratica agronomica particolarmente efficace nel controllo dei
patogeni. E’ fortemente consigliata l’adozione di una successione colturale minima quadriennale, inserendo nella rotazione almeno tre colture diverse. In altre parole è consigliabile la semina del grano duro dopo una specie dicotiledone: bietola, colza, soia, girasole, pomodoro o altre orticole e erba medica. Sulle superfici interessate alle rotazioni, la sequenza delle colture dovrà essere effettuata escludendo la monosuccessione. Ai fini del ristoppio, i cereali autunnovernini (frumento tenero e duro, orzo, ecc.) sono considerati colture analoghe. Viceversa ai fini della rotazione (calcolo delle tre colture nei quattro anni) tali cereali autunno-vernini sono da considerarsi come colture diverse: è quindi ammissibile ad esempio la rotazione: frumento duro - bietola - frumento duro - soia. E’ sconsigliata invece la successione di frumento a cereali estivi (mais e sorgo). Nel caso di adozione di questa successione è vincolante l’interramento dei residui colturali presenti in superficie al fine di ridurre l’inoculo di agenti fungini dannosi, Fusarium spp. in particolare. Altrettanto importante è l’utilizzo di semente certificata protetta con concia C5 - REAL GETA (Triticonazolo + Guazatina) alla dose di 500 ml/100 kg seme, questo al fine di garantire protezione della pianta nei primi stadi di sviluppo nei confronti dei patogeni presenti sulla cariosside e nel terreno, oppure, almeno, con concia C3 prevedendo in tal caso un trattamento in campo alla levata previa autorizzazione del Servizio Fitosanitario Regionale. Modalità di semina La tecnica di coltivazione adottata nella produzione del frumento duro è sicuramente molto importante, e può condizionare anche la qualità del prodotto finale. Tra i diversi fattori, oltre alla scelta varietale e alla fertilizzazione azotata, anche la densità di semina può influire su un parametro
Province di Ferrara, Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini Semi germinabili per m2 Condizioni di semina Buon letto di semina Scarso letto di semina o semina diretta
molto rilevate per l’industria di trasformazione quale il contenuto proteico della granella; per questo motivo questo aspetto della tecnica colturale viene meglio specificato in questa edizione del disciplinare. La densità di semina, intesa come numero di cariossidi germinabili/m2, consigliata nel disciplinare, tiene conto della disponibilità di acqua durante il ciclo vegetativo e della rigidità dell’inverno ed oscilla in regione Emilia-Romagna tra le 300 e le 400 cariossidi germinabili/m2. Occorre riuscire ad adattare correttamente il numero di semi per m2 alla data di semina, alla qualità della preparazione del terreno, ma anche alle condizioni di stress idrico previsto per l’areale di coltivazione. Orientativamente quindi il numero di cariossidi/m2 può variare in relazione all’ambiente di coltivazione, all’epoca di semina ed alla qualità del letto di semina, come riportato in tabella 1. Attività di difesa della coltura Per quanto riguarda le attività di difesa della coltura, il disciplinare prevede: - per il controllo delle infestanti, non ammette gli interventi di pre-emergenza ma suggerisce un diserbo di post-emergenza, che permette un controllo più mirato delle infestanti, con l’impiego di particolari diserbanti (vedi tabella), - per quanto riguarda invece i trattamenti insetticidi: • per il controllo degli afidi è ammesso un trattamento con Pirimicarb a 0,5 kg/ ha di prodotto commerciale al raggiungimento della soglia dell’80% di culmi con afidi a fine fioritura, • per il controllo della Cimice del Grano è ammesso un trattamento con Fluvalinate al superamento della soglia dei 5 individui per metro quadrato. Limitatamente alla Cimice del Grano, considerati gli effetti sulla qualità del prodotto, in caso di superamento della soglia, il trattamento è fortemente consigliato.
Province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna Semi germinabili per m2
Ultima decade ottobre 310
Prima decade novembre 330
Seconda decade novembre 350
Ultima decade ottobre 320
Prima decade novembre 350
Seconda decade novembre 380
330
350
370
360
380
400
Tab. 1 - Densità di semina: il numero di cariossidi/m2 può variare in relazione all’ambiente di coltivazione, all’epoca di semina ed alla qualità del letto di semina.
Filiera Grano duronews Per il controllo dei patogeni fungini invece, considerando che le varietà del Progetto (Normanno, Levante, Saragolla e Svevo) sono dotate di buone resistenze nei confronti delle principali fitopatie del frumento, in linea di principio non sono necessari trattamenti fungicidi prima della spigatura/ fioritura. Vista la suscettibilità invece del frumento duro alla fusariosi della spiga è vincolante l’esecuzione di un trattamento fungicida preventivo ad inizio fioritura, con un prodotto fungicida che deve contenere uno dei seguenti principi attivi: Prochloraz, Tebuconazolo, principi che si sono dimostrati efficaci nel controllare tale patologia. Essendo le condizioni ambientali dell’Emilia-Romagna generalmente favorevoli allo sviluppo di questa patologia, e considerando i risvolti sulla salubrità di prodotto (accumulo di micotossine), il trattamento fungicida in fioritura rappresenta uno strumento essenziale per cercare di prevenire lo sviluppo ultimo della malattia. Ogni eventuale ulteriore trattamento, dovrà essere autorizzato da parte del servizio fitosanitario regionale, tenendo conto dello stato della coltura e/o dell’andamento climatico. Non sono ammessi invece fitoregolatori. Dose di semina La dose di semina viene ottenuta conoscendo la densità di semina (tab. 1), il peso di 1000 cariossidi e la germinabilità della semente. Di seguito si riporta la semplice formula che permette di calcolarla: Densità Semina x Peso 1000 cariossidi (gr) kg/ha di semente = Germinabilità (%)
Esempio: si vuole adottare una densità di semina di 350 cariossidi/m2 usando una semente con peso di 1000 cariossidi = 44 grammi ed una germinabilità del 91% quindi: 350 x 44
attualità
Nasce la nuova OP Cereali Emilia-Romagna
Tab. 2 - Elenco dei principi attivi ammessi dal Disciplinare di coltivazione. Tra i diserbanti è stato inserito il principio attivo “Tribenuron + Mcpp”. DISERBANTI Amidosulfuron Bifenox Carfentazone-ethyl Clodinafop-propargyl + Cloquintocet-mexyl Clopyralid Diclofop-methyl Diflufenican Iodosulfuron Fenoxaprop-p-ethyl + Mefenpir-dietile Florasulam Fluroxypyr Mcpa Metsulfuron-methyl Mesosulfuron-methyl + Mefenpir-dietile
= 169 kg/ha di semente da seminare
Pinoxaden
Nella tabella seguente si riporta il calcolo della dose di semina ipotizzando la frequente germinabilità della semente del 95%. Tale tabella è di consultazione immediata e permette di evitare l’impiego della formula sopradescritta quando le 3 variabili (germinabilità, peso 1000 cariossidi e densità di semina prescelta) rientrano nella casistica qui contemplata.
Pyraflufen
91
Densità di semina 36 300
Peso di 1000 cariossidi (g) 39
42
45
48
51
54
114 123 133 142 152 161 171
325
123 133 144 154 164 174 185
350
132 144 154 165 176 188 198
375
142 153 166 177 189 201 213
400
151 164 176 189 202 214 227
Calcolo della dose di semina (kg/ha) in funzione della densità di semina (numero cariossidi/m2), del peso di 1000 cariossidi (g) e con semente avente una germinabilità del 95%.
Tribenuron Tribenuron + MCPP Tralkoxydim Triasulfuron FUNGICIDI FOGLIARI Azoxystrobin Cyproconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC) Prochloraz (1) (ammesse solo formulazioni Xi, NC) Propiconazolo Tebuconazole (ammesse solo formulazioni Xi, NC) Tetraconazolo Flutriafol (ammesse solo formulazioni Xi, NC) [1] Si raccomanda il pieno rispetto dei tempi di carenza.
E’ già operativa la più grande organizzazione dei produttori cerealicola italiana: OP Cereali Emilia-Romagna. Nata dalla fusione delle OP Esperia (aggregazione tra il Consorzio agrario di Bologna-Modena e Terremerse), Cereali Romagna (aggregazione tra il Consorzio agrario di Ravenna e il Consorzio Agrario Interprovinciale di Forlì-Cesena e Rimini) e Progeo, l’OP Cereali Emilia-Romagna rappresenta, da parte del mondo agricolo regionale, un segnale forte di aggregazione in un momento di grande turbolenza dei mercati; una opportunità di sviluppo che potrà consentire al comparto agricolo una maggiore competitività sui mercati anche internazionali; un modo per valorizzare l’offerta che deve essere orientata sempre di più al mercato, all’insegna della qualità e della sicurezza alimentare. Importanti i numeri della nuova realtà: oltre 8.600 agricoltori associati per una produzione complessiva (dati 2008) di 5,5 milioni di quintali di cereali a paglia tra frumento tenero (oltre 2.100.000 q), grano duro (608.000 q) e orzo, e 3 milioni di quintali di cereali autunnali (mais, sorgo, soia, risone, girasole), per un totale di 8,5 milioni di quintali, con una capacità di stoccaggio di 6,2 milioni di quintali e un fatturato stimato di 170-180 milioni di euro. Una produzione che rappresenta una massa critica indispensabile per attuare politiche di sviluppo di ampia portata, in grado di incidere significativamente sul mercato attraverso la programmazione della produzione, la concentrazione dell’offerta, la diversificazione qualitativa dei prodotti e il rapporto con l’intera filiera; uno strumento fondamentale per salvaguardare la competitività dell’azienda agricola. Al vertice è stato nominato Raimondo Ricci Bitti, presidente di Cap Ravenna. Vicepresidenti sono Marco Pirani, presidente Progeo, e Filippo Tramonti, presidente Cap Forlì-Cesena-Rimini. In consiglio di amministrazione entrano i presidenti e i direttori delle 5 imprese: Gabriele Cristofori e Angelo Barbieri (Caip Bo-Mo), Giovanni Errani e Augusto Verlicchi (Terremerse), Mario Tassinari (direttore Cap Ravenna), Uber Iori (direttore Progeo) e Adamo Zoffoli (direttore Caip Fc-Rn).
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Filiera Grano duronews Agrometeorologia
Andamento meteorologico del periodo novembre 2008 – febbraio 2009 William Pratizzoli – Area Agrometeorologica e Territorio, ARPA Emilia-Romagna Il periodo autunno-invernale si è presentato quest’anno nettamente diverso da quello a cui ci avevano abituato le ultime due annate. Le temperature hanno raggiunto localmente punte minime che non si ricordavano da parecchi anni, le precipitazioni sono riprese abbondanti e la neve è caduta in diverse occasioni anche su vaste aree di pianura. Confrontando la temperatura media del periodo considerato con il clima 1991-2005 non si evidenziano anomalie particolari, si può parlare quindi, dopo alcuni anni con inverni caldi o caldissimi (in particolare 2006-2007) di un rientro nella normalità. Non sono comunque mancate anomalie fredde di tutto rispetto in relazione alle minime assolute; nelle pianure del piacentino e del parmense nei giorni dal 9 al 13 gennaio si sono misurate temperature minime tra -14 e -15 °C, valori non registrati dal 1985. Fortunatamente a proteggere le colture da tali temperature era presente la neve caduta nei giorni precedenti (fig. 1: immagine da satellite del 12 gennaio 2009). Anche considerando l’andamento pluviomerico, il periodo considerato mostra una netta controtendenza rispetto ai due anni precedenti: in gran parte del territorio regionale le precipitazioni del periodo sono risultate elevatissime e notevolmente superiori alla norma. Su gran parte della pianura occidentale, dal reggiano al piacentino, si sono misurati, dal novembre 2008 al febbraio 2009, oltre 350 mm di pioggia, circa il doppio della norma 1991-2005, e localmente fino a 3-4 volte quanto misurato nell’analogo periodo 2006-2007 che risultò però eccezionalmente siccitoso. In Romagna, con l’eccezione del riminese, le precipitazioni del periodo risultano invece prossime alla norma. Umidità dei terreni Nel periodo considerato i terreni hanno raggiunto e spesso superato la condizione di capacità di campo, che rappresenta la quantità massima di acqua che può essere trattenuta dal suolo contro la forza di gravità: nelle aree occidentali le colture sono rimaste per diversi periodi in surplus idrico rispetto alla fase di conduzione colturale, in condizioni quindi non ottimali per la crescita delle colture stesse.
Fig. 1 - Immagine Modis Terra del 12 gennaio 2009 - ore 11:05 utc: la neve appare colorata in magenta (a cura del Laboratorio di telerilevamento - http://www.arpa.emr.it/sim/?telerilevamento/innevamento)
n. 9 - Marzo 2009
Filiera Grano duronews CONSIGLI COLTURALI
Aggiornamenti tecnici per la concimazione azotata del grano duro Pierluigi Meriggi – Horta Srl, Spin Off Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza Lorenzo Barbanti – DiSTA, Università di Bologna L’andamento climatico che ha interessato il periodo di impostazione della coltura e nelle sue prime fasi di sviluppo è stato particolarmente contrastato. In particolare è stato caratterizzato da un ottobre privo assolutamente di precipitazioni, tanto da procrastinare in molti casi la preparazione dei letti di semina per i cereali autunno-vernini per l’impossibilità di affinare le zolle provenienti dalle lavorazioni principali, e da mesi successivi con precipitazioni abbondantissime, in particolare nelle province occidentali. Infatti l’inverno è stato eccezionalmente piovoso, con precipitazioni del periodo ottobre 2008 - gennaio 2009 sovente al di sopra dei 300 mm e talvolta dei 400 mm. Ciò ha permesso di recuperare il forte deficit idrico accumulato dai terreni a seguito di un’estate-inizio autunno sostanzialmente siccitosi, soprattutto a sud del Po. Il fenomeno è chiaramente descritto dall’Indice di Precipitazioni Standard (SPI) dell’ARPA della Regione Emilia-Romagna (fig. 1): nel giro di soli tre mesi le colorazioni infuocate attestanti una siccità grave e uniforme hanno lasciato spazio a tinte decisamente più tranquillizzanti per l’entità delle riserve idriche del terreno. L’inverno non ha raggiunto picchi di temperature minime particolarmente rilevanti; in genere in Pianura padana non si è scesi al di sotto dei -5 / -7°C e solo per brevi periodi. Quindi il frumento duro non ha subito rilevanti stress da basse temperature, salvo in caso di piante già indebolite da cause avverse, in particolare dai ristagni idrici. Indice di precipitazione standard - 3 mesi Ottobre 2008
Gennaio 2009
Fig. 1 - Indice trimestrale di precipitazione standard (SPI) in autunno e in inverno in Emilia-Romagna. (Fonte: www.arpa.emr.it/sim/)
Lo stato delle coltivazioni nella seconda parte di febbraio Se da un lato abbiamo assistito ad un riequilibrio delle riserve idriche, fortemente impoverite dopo la siccità estiva, il rovescio della medaglia è rappresentato dal fatto che le intense piogge hanno determinato condizioni di forte saturazione nei terreni, con casi di asfissia delle giovani piantine e forte lisciviazione dei nitrati nel profilo del terreno. I consigli di fertilizzazione Poiché la fertilizzazione azotata del frumento duro si realizza con interventi frazionati nel periodo che va dall’accestimento della coltura (febbraio) fino a fine levata – botticella (seconda metà di aprile), è proprio in questo periodo che deve essere focalizzata l’attenzione dei produttori e dei tecnici che forniscono consulenza alle aziende. Come è noto l’azoto è decisivo nell’ottenimento di un risultato quanti-qualitativo di eccellenza. Ma nello stesso tempo il fertilizzante rappresenta una importante voce nei costi di produzione e un fattore agronomico di equilibrio della coltura. Il fabbisogno complessivo del frumento duro dipende, come per altre specie da diversi fattori (fig. 2). Solo considerando tutti gli aspetti che influiscono sulla decisione è possibile realizzare la scelta più utile per gli obiettivi che ci prefiggiamo. Ovvero conseguire il quantitativo di produzione atteso evitando nel contempo gli sprechi e pericolosi squilibri della pianta. La conoscenza delle condizioni climatiche (in particolare delle precipitazioni invernali), della dotazione naturale dei terreni, della precessione colturale e dell’obiettivo di produzione sono elementi utili al fine di comprendere, attraverso il metodo del bilancio proposto dalla Regione EmiliaRomagna (www.ermesagricoltura.it), il fabbisogno stimato per la coltivazione. Obiettivo della presente nota è anche quello di fornire indicazioni utili per i produttori agricoli e, nell’impossibilità di scendere in un dettaglio aziendale, cercare di individuare il fabbisogno complessivo delle varie coltivazioni per area omogenea. Da una serie di simulazioni effettuate a fine gennaio su numerose aziende agricole che hanno seminato frumento duro, per il corrente anno si può sicuramente affermare che il “Fabbisogno” in azoto della coltura è superiore rispetto ai due anni precedenti. In linea di massima il livello medio degli apporti per il 2009 è di circa 180 unità di azoto per ettaro con uno scarto significa-
Fig. 2 - Fattori che influenzano il consiglio di fertilizzazione. tivo fra areali. Mentre per le provincie di Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Modena i valori oscillano da 180 ad oltre 200 unità per le restanti aree i consigli di concimazione azotata sono inferiori e mediamente si attestano fra i 140 e le 180 unità. Un altro importante aspetto per la prossima campagna è quello di frazionare gli interventi, in quanto i terreni impoveriti e compattati dalle forti precipitazioni necessitano di un supporto nutritivo il più possibile continuativo. A differenza dello scorso anno dove all’accestimento si doveva fare un apporto abbastanza contenuto, ed in certi casi quasi nullo, per quest’anno si consiglia di incrementare tale dose. Tipi di concime Per quanto riguarda i tipi di concime impiegabili in questa fase, nei casi di frumenti in chiara sofferenza nutritiva occorrerà intervenire nel più breve tempo possibile somministrando prodotti che contengano una significativa proporzione dell’azoto sotto forma nitrica. Ad esempio il nitrato ammonico, disponibile in vari titoli, ha sempre il 50% di N sotto forma nitrica e il 50% ammoniacale. Altri prodotti hanno quote inferiori, ma più direttamente assimilabili in caso di mancata pioggia postconcimazione. Questo è il caso del liquido 30-0-0 che ha il 25% di azoto nitrico ma gode in parte di assorbimento fogliare. Se, viceversa, il frumento duro è già stato concimato approfittando magari di qualche gelata invernale, o se comunque la coltura non denota sofferenza nutrizionale o ritardo vegetativo, si potrà intervenire con la più economica urea o con concimi ammoniacali, contando sull’avvio della nitrificazione di pari passo con la ripresa vegetativa. I concimi non a pronto effetto di vario tipo proposti dal mercato possono essere impiegati anche nel caso di frumento in carenza nutritiva, a condizione che a fianco di quote di azoto a disponibilità ritardata ne contengano altre a pronto effetto.
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n. 9 - Marzo 2009
PROGETTO CULTURALE
Trasferimento tecnologico per il frumento duro di alta qualità in Emilia-Romagna Pierluigi Meriggi – Horta Srl, Spin Off Università Cattolica del Sacro Cuore, Piacenza Roberto Ranieri – Barilla G. e R. Fratelli S.p. A., Parma Il settore cerealicolo dell’Emilia-Romagna è sicuramente all’avanguardia sia nel panorama nazionale che europeo. In particolare sul frumento duro la nostra regione si sta affermando grazie alle sue alte potenzialità produttive, alla qualità tecnologica della materia prima e ad una base logistica (conferimenti, stoccaggi e commercializzazione) di elevato profilo. Anche dal punto di vista tecnico la situazione è positiva, l’attività di ricerca e sviluppo è vitale e continua e questo anche grazie alle iniziative intraprese e sviluppate da Barilla e dalla Società Produttori Sementi riunite in un network composto anche da Istituti nazionali e internazionali. Pur tuttavia per mantenere un ruolo di “leadership” occorre investire sempre di più nella ricerca e nel trasferimento tecnologico, in particolare in quei settori ove una ricaduta positiva di know-how innovativi può produrre effetti significativi sulla produzione sia dal punto quanti-qualitativo che della sicurezza alimentare. In un areale dove mediamente si produce frumento duro al 14% di proteine e dove alcune aziende conseguono livelli produttivi in alcuni casi vicini alle 8 tonnellate di granella per ettaro, i diversi attori della filiera potrebbero ritenersi soddisfatti. In realtà alcune tematiche sono ancora aperte. 1. L’adattamento ed affinamento della tecnica colturale al continuo variare degli andamenti climatici. In precedenti note comparse su questo stesso periodico è stato possibile evidenziare che il clima è
100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0
100
Settore nutrizione
Nuovi concimi e strategie
Settore difesa
Strip dimostrativo concimazioni
Nuovi fungicidi
Strategie di difesa
Settore varietà Nuove varietà Varietà x densità
Varietà x azoto
Settore evoluzione tecniche
Strip dimostrativo "Storia della tecnica"
Varietà del Progetto
Fig. 1 - Planimetria delle prove impostate nell’autunno 2008. L’area interessata alle prove dimostrative e microparcellari è di circa 2 ettari. cambiato non in modo lineare ma piuttosto nella manifestazione di fenomeni estremi in grado di caratterizzare le annate in maniera 100 è impormolto differente fra loro. In sintesi 100 90 cercare di tante, in questo nuovo scenario, rendere stabili le produzioni 80 del frumento duro, cosa che ad esempio non 70è avvenuta negli ultimi tre anni. 60 50 2. La sensibilità del frumento 40 duro al complesso delle fusariosi della spiga 30 e di conseguenza all’insorgere del fe20 nomeno delle micotossine. Questo è un 10 tema prioritario per le conseguenze che ha 0 sull’intera filiera. E’ pertanto assolutamente 550 inevitabile concentrasi con tutti gli sforzi
nella soluzione di questa problematica. E’ in gioco il consolidamento e sviluppo della coltura in alcune provincie, le più interessate dal complesso patologico. E’ pur tuttavia 90 noto che in alcune aree della regione tale fenomeno è meno evidente ma è altrettan70 del medio periodo to vero che gli scenari non sono molto positivi: in particolare non sembra ancora concretizzarsi una 45 possibile diversificazione colturale basata su specie dicotiledoni, in alternativa ai cereali da rinnovo e, in virtù di un minor costo, sembrano sempre più affermarsi le tecniche basate sulla semina su sodo o sulla minima lavorazione del terreno. In particolare per 450 350 250 quest’ultimo aspetto è noto che il non inter-
10
90
9
70 45
550
Azoto x Densità x varietà
450 350 Densità di semina (semi/m2)
250
Resa granella 13% Um. (t/ha)
Allettamento (%)
6
7,97
8
8,31
7,51
7 6,3 6 5
550
450 350 Densità di semina (semi/m2)
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Fig. 2 -10 Alcuni risultati sulla densità di semina di una sperimentazione dell’annata agraria 2007-08. All’interno dell’attività del progetto, particolare rilevanza ha lo studio di una corretta densità di semina in virtù dell’influenza che ha sulla stabilità della pianta e sui parametri quanti-qualitativi della produzione. 9 8,31
Filiera Grano duronews ramento dei residui colturali delle colture graminacee estive rappresenta un importantissimo fattore di rischio per il frumento duro coltivato in successione. Per ultimo dal punto di vista fitoiatrico non molti sono i fungicidi attivi contro le fusariosi, pertanto occorre concentrarsi su quelli più efficaci, valorizzandoli in applicazioni mirate e guidate da effettive condizioni di rischio, mediante l’ausilio dei modelli matematici previsionali. 3. La sensibilità del frumento duro all’allettamento. Troppo frequentemente si osservano coltivazioni non impostate correttamente: semine troppo fitte accompagnate da fertilizzazioni azotate eccessive. In queste condizioni la pianta perde stabilità e, complici i non sempre prevedibili rovesci primaverili, tende ad allettare. Le conseguenze sono purtroppo ben note: diminuzione di resa e del peso ettolitrico, aumento delle patologie fungine, rischio di pre germinazione del seme. Questa problematica rappresenta una vera e propria “spada di Damocle” sul frumento duro coltivato in Emilia Romagna e deve essere affrontata con rigore scientifico e senza pericolosi preconcetti. Sulla base di queste considerazioni e con l’obiettivo di individuare i fattori agronomici di equilibrio per assicurare a) una stabilità quali - quantitativa delle produzioni nell’areale emiliano romagnolo, b) la continua “manutenzione” del “Disciplinare” di coltivazione del frumento duro in EmiliaRomagna e c) comunicare in modo efficace gli spunti tecnico-scientifici, Barilla e Horta Srl hanno deciso di investire in una attività innovativa in grado di trasferire nella pratica le più recenti innovazioni proposte al settore produttivo della filiera. Questo programma prevede la realizzazione di prove sperimentali e dimostrative tese a confrontare la tecnica attualmente utilizzata con nuovi itinerari in grado di contribuire alla soluzione delle problematiche agronomiche ancora aperte. L’attività verrà inizialmente sviluppata c/o la sede operativa di Horta Srl nell’azienda sperimentale di Cà Bosco a Ravenna. L’azienda è rappresentativa della pianura ravennate e storicamente vocata alla produzione di frumento duro. I confronti e gli itinerari tecnici verranno realizzati in un’area omogenea secondo schemi sia con micro che macro parcelle.
1. Settore varietà: 1.1 Area innovazione (nuovi genotipi con particolare attenzione alla resistenza alle fusariosi, interazione varietà per azoto e interazione varietà per densità di semina). 1.2 Area dimostrativa (strip varietale con le migliori varietà coltivate in Emilia-Romagna). 2. Settore nutrizione: 2.1 Area innovazione (nuovi fertilizzanti azotati e/o nuovi metodi di fertilizzazione, densità di semina per livelli di azoto). 2.2 Area dimostrativa (confronto metodi decisionali: bilancio, modelli climatici, valutazioni su parcella spia). 3. Settore Fusariosi: 3.1 Area innovazione (nuove molecole, nuove varietà). 3.2 Area dimostrativa (Disciplinare vs tecnica tradizionale vs modelli previsionali, ecc.). Sia nell’area innovazione che dimostrativa sarà sempre presente la varietà Levante. Le micro e macro parcelle saranno inoculate artificialmente. 4. Evoluzione della tecnica di coltivazione del frumento duro Verrà realizzato un confronto in macro parcelle fra tecniche diverse, anche utilizzate nel recente passato. L’obiettivo sarà quello del trasferimento tecnologico con l’individuazione di possibili itinerari innovativi. Le singole coltivazioni rappresenteranno la sintesi dei vari fattori esaminati. Tab. 1 - Descrizione sintetica delle prove che verranno realizzate nell’attività di campo. L’attività, oltre ad essere un serio “banco di prova” per le proposte tecniche rappresenta anche un importante momento di incontro fra genetisti, agronomi e fitopatologi da un lato e produttori e trasformatori dall’altro. In definitiva il progetto si rivolge ai principali attori della filiera produttiva del grano duro (Industria, Consorzi, Cooperative, Associazioni). Nel mese di maggio sono previste visite guidate alle prove in modo tale da comprendere appieno che il successo della coltivazione dipende dall’equilibrio dei principali fattori agronomici e non dall’impiego di una sola soluzione, considerata particolarmente efficace; essa sia una varietà particolarmente produttiva od ancora un concime ad elevata efficienza piuttosto che un ottimo fungicida. Sinteticamente l’area interessata dalle prove, circa 2 ettari, è suddivisa in 4 Settori (fig.1): in 3 settori si studiano i fattori agronomici di equilibrio (varietà, nutrizione e difesa) con prove sperimentali dedicate all’innovazione e con parcelloni dimostrativi, nel rimanente quarto settore si opera un percorso di evoluzione della tecnica di coltivazione negli ultimi 30 anni, da quella adottata a partire dagli anni ’80 fino alla attuale (tab. 1). Le informazioni tecnico scientifiche del progetto potranno essere prontamente utilizzate per l’aggiornamento dei disciplinari di
Alcuni sintomi del complesso delle fusariosi. Il frumento duro è particolarmente sensibile a questa patologia che può essere efficacemente contrastata soprattutto con misure di tipo agronomico (avvicendamento, lavorazione del terreno). produzione del frumento duro di alta qualità. A tal proposito la Regione Emilia-Romagna ha manifestato interesse all’iniziativa in particolare per le attività dimostrative e di divulgazione. L’attività di campo sarà inoltre occasione di incontro e di dibattito tecnico fra i vari componenti della filiera nonché di formazione ed informazione sulle principali tematiche dibattute.
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n. 9 - Marzo 2009
Sicurezza alimentare
Micotossine nei cereali: in fase di studio le tossine T-2 e HT-2 Michelangelo Pascale - Istituto di Scienze delle Produzioni Alimentari, Bari Marco Silvestri - Barilla G. e R. Fratelli S.p. A., Parma La fusariosi della spiga è una patologia provocata da diverse specie di funghi del genere Fusarium. Alcune di queste specie sono responsabili anche della produzione, se le condizioni ambientali sono favorevoli, di micotossine quali per esempio il DON. Attualmente sono in fase di studio anche altre micotossine e in particolare la T-2 e HT-2. Queste ultime sono micotossine (tricoteceni di tipo A) prodotte da alcune specie di Fusarium (principalmente Fusarium sporotrichiodes, F. langsethiae, F. poae, F. acuminatum) che, in condizioni ambientali favorevoli (clima freddo o condizioni umide di stoccaggio), possono colonizzare vari cereali, in particolare avena, orzo, frumento e mais. Tra tutti i tricoteceni conosciuti, le tossine T-2 e HT-2 sono quelle con effetti tossici più acuti. Alcuni studi hanno dimostrato che la tossina T-2 è un potente inibitore della sintesi delle proteine, della sintesi di DNA e RNA, sia in vivo che in vitro, ha effetti ematotossici, immunosoppressivi e dermotossici. Poiché la tossina T-2 in vivo è rapidamente metabolizzata a tossina HT-2, la sua tossicità può essere attribuita, almeno parzialmente, a quella della tossina HT-2. Un’indagine condotta in Europa conclusasi nel settembre del 2003 sulla “Raccolta di dati relativi alla presenza delle Fusarium-tossine (zearalenone, fumonisine e tricoteceni) negli alimenti e valutazione della relativa assunzione alimentare da parte della popolazione degli Stati membri dell’UE” (Progetto SCOOP), ha mostrato come le tossine T-2 e HT-2 sono contaminanti naturali abbastanza comu-
ni nei cereali all’interno dell’Unione Europea. Dei circa 3.000 campioni analizzati il 20% era contaminato con tossina T-2 e il 14% con tossina HT-2. In particolare i cereali più frequentemente contaminati erano: mais (28%), frumento (21%) e avena (21%) per tossina T-2 e avena (41%), mais (24%) e segale (17%) per tossina HT-2. I livelli di queste tossine variano a seconda dell’annata agraria (differenti condizioni meteorologiche), del paese di origine e dalla tipologia di cereale. Tuttavia i dati su cui si basa l’indagine sono molto disomogenei tra loro per modalità di campionamento, metodi analitici utilizzati e per la valutazione stessa della qualità dei dati. Questa mancanza di armonizzazione dei dati può renderli difficilmente confrontabili e, come avverte lo stesso SCOOP nelle sue conclusioni, può influenzare significativamente l’affidabilità dei risultati ottenuti. Sulla base di alcuni studi di tossicità svolti su animali, l’SCF (Scientific Committee on Food) della Commissione Europea ha fissato, nel 2001, una TDI (Tolerable Daily Intake) temporanea per le tossine T-2 e HT-2, da sole o come somma, pari a 0,06 μg/kg di peso corporeo. Mancano tuttavia metodi analitici sufficientemente sensibili e affidabili con cui controllare l’effettiva presenza di tali micotossine nelle derrate. Da alcuni anni, infatti, istituti e centri di ricerca stanno lavorando in questo senso con l’obiettivo di individuare metodiche non solo più sensibili e affidabili ma anche più facilmente fruibili da parte del mondo produttivo. Inoltre, si sa ancora poco sulla reale frequenza di queste micotossine e sui fattori che in-
Spighe fusariate di grano duro
cidono sulla loro presenza nei cereali, in particolare nell’avena. Buone pratiche agricole, volte a ridurre al minimo i fattori di rischio, possono tuttavia prevenire in una certa misura la contaminazione da funghi del genere Fusarium e il conseguente accumulo di micotossine nelle cariossidi. La raccomandazione 2006/583/CE della Commissione Europea sulla prevenzione e sulla riduzione delle Fusarium-tossine in cereali e prodotti derivati, contiene i principi generali per la prevenzione e la riduzione della contaminazione da Fusariumtossine nei cereali da attuare mediante l’elaborazione di codici nazionali di buona pratica agricola. Presso la Commissione Europea sono attualmente in discussione i valori massimi ammissibili per le tossine T-2 e HT-2 in cereali e prodotti derivati, limiti che dovrebbero essere fissati a breve.
� 550,00
Quotazioni medie Borsa Merci di Bologna Grano duro nazionale
500,00 450,00
2007 / 2008
400,00
Produzione Nord - Fino
350,00
(kg/hl 80; ce 1+1% max)
300,00 250,00
2008 / 2009
200,00
2007/2008
150,00
2008/2009 4/6/09
11/6/09
28/5/09
21/5/09
7/5/09
14/5/09
30/4/09
23/4/09
9/4/09
16/4/09
2/4/09
26/3/09
19/3/09
5/3/09
12/3/09
26/2/09
19/2/09
5/2/09
12/2/09
29/1/09
22/1/09
8/1/09
15/1/09
1/1/09
25/12/08
18/12/08
4/12/08
11/12/08
27/11/08
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16/10/08
100,00 2/10/08
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