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La fase due il futuro, l’educazione

Ah già, il terremoto. Quel sisma potentissimo che ha devastato Turchia e Siria il 6 febbraio scorso. Un evento di una potenza inimmaginabile, come non si vedeva da un centinaio di anni. Ha tenuto banco sui nostri media per due settimane, poi l’inchiostro è tornato a battere altre notizie. Che è giusto, per carità. Fa riflettere però il poco tempo con cui il terremoto è stato dimenticato, come sono state dimenticate le migliaia di persone sfollate, alcune una seconda volta. Non è un problema. Sono abituati a essere dimenticati, in questi dodici anni di guerra.

Noi no, però. Noi non riusciamo a dimenticare. Non possiamo perché ogni giorno siamo sommersi da richieste di aiuto, che durano molto più del clamore che i media affidano ai grandi fatti di cronaca. Abbiamo già parlato tante volte delle condizioni in cui versa la Siria, e sarebbe superfluo farlo ancora.

Facciamo uno sforzo, e senza recriminare andiamo avanti a raccontare i mesi successivi al terremoto. Proviamo a dire ciò che non fa notizia, eppure è a tutti gli effetti una notizia. Qualche settimana fa abbiamo accompagnato un gruppo di ingegneri italiani in Siria, per fare una ricognizione delle case danneggiate e per verificarne l’agibilità. È stato il primo, importante passo per cercare di ricostruire quanto è andato distrutto, o le case a rischio crollo. Perché basta un attimo, e tutto può crollare. Ancora. Dobbiamo pensare alla ricostruzione, e dobbiamo farlo in fretta.

Quando riflettori si spengono, rimangono gli uomini di buona volontà ad aiutare, nel silenzio e nella discrezione, chi ha perso tutto. In questo numero ne parleremo, attraverso il racconto di Giacomo Pizzi, che sta documentando la fase due del sisma. Un lavoro che non è solo ricostruzione di case, ma punta anche alla trasmissione di conoscenze, perché siano proprio in siriani i primi protagonisti della ricostruzione. Non è facile, ma è proprio la sfida educativa quella che ci interpella di più. Come in Libano, di cui parliamo nel secondo articolo a firma di Veronica Brocca, messo alla prova da una crisi mai vista prima. Vi raccontiamo cosa abbiamo fatto, e cosa faremo, grazie alla grande quantità di aiuti ricevuti. Segno che quella regione non è dimenticata, anzi.

Educare. Ecco la priorità. Ricostruire una casa è un conto, insegnare a un altro le tecniche edilizie è un altro. E non c’è cosa più bella, più gratificante. Cosa possono fare i nostri aiuti, se non partono dal tentativo di creare uno sviluppo che permetta alla popolazione di creare lavoro, opportunità futuro?

Noi siamo al loro fianco, insieme a voi, per aiutare chiunque voglia a costruire. Per sé, e per gli altri.

Buona lettura.

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