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Siria: ripartire con un impegno ancora più grande

Avevamo già fatto molto nei 12 anni di intervento in Siria, prima distribuendo beni di prima necessità, poi riparando le case e ricostruendo ciò che le bombe avevano distrutto.

Poi era arrivata la povertà, la fame, la mancanza di energia e lo sconforto di chi non aveva mai visto la pace. E dato che le condizioni di vita non miglioravano, abbiamo immaginato progetti di lunga durata che potessero garantire condizioni di vita accettabili a chi, per scelta o necessità, era costretto a rimanere nel Paese.

Abbiamo montato pannelli solari per la corrente e l’acqua calda sulle case che avevamo ricostruito e avviato iniziative di supporto psicologico e formazione per bambini e adulti. E anche se nel mare dei bisogni della Siria martoriata le nostre attività sono solo una piccola gocciolina, grazie al vostro aiuto in 12 anni abbiamo sostenuto centinaia di migliaia di persone

Avevamo fatto molto insieme, o almeno così ci sembrava fino a quella terribile mattina del 6 febbraio quando la terra ha tremato violentemente provocando ancora una volta morte e distruzione. Ve l’abbiamo raccontato nello scorso numero: come una manciata di sale grosso sulle ferite che iniziano a rimarginarsi abbiamo sentito tutti una fitta di dolore lancinante davanti alle nuove macerie causate dal sisma che si ammassavano sopra quelle del conflitto.

E ci siamo chiesti “a cosa sono serviti i nostri 12 anni di intervento se poi in un attimo è crollato tutto?”

Nelle settimane successive ci siamo resi conto che la risposta era già nella domanda: perché abbiamo capito che i dodici anni di intervento non erano la conclusione, ma la possibilità di un nuovo inizio, la possibilità di ripartire da una presenza solida che ci ha permesso di rispondere a una grande tragedia con una forza ancora più grande. Una presenza che ci ha permesso di intervenire con rapidità sopperendo a tante mancanze di un’autorità indebolita da anni di conflitto logorante. Tanto che, vista la fiducia reciproca cresciuta in questi anni, le autorità di Aleppo hanno chiesto la nostra collaborazione per valutare i danni del terremoto. E grazie a questa collaborazione abbiamo organizzato una missione dall’Italia di 4 ingegneri con esperienza legata ai sismi in Emilia Romagna e Abruzzo.

Dalle polemiche di quelle settimane successive al terremoto, riportate sulle testate internazionali che criticavano da un lato la chiusura dei confini e dall’altro l’impossibilità di far arrivare i soccorsi, si può intuire l’importanza di questa collaborazione.

Dopo le valutazioni degli ingegneri sono iniziate le attività di riparazione delle case. Purtroppo a causa delle sanzioni, c’è carenza di materiali, dunque ci vorranno decenni per la ricostruzione vera e propria; per questo alle persone che hanno la casa completamente distrutta provvediamo a trovare abitazioni alternative e a contribuire al pagamento dell’affitto in base alla necessità: ad oggi sono circa 150 le famiglie che aiutiamo in questo modo.

Il nostro obiettivo primario rimane lo stesso di sempre: trasformare i fondi raccolti in aiuti duraturi per la popolazione siriana non solo ad Aleppo, ma anche a Latakia, Kanye e Yacoubieh, zone che sono state colpite ancora più duramente dal sisma e che sono lontane dalla macchina dei soccorsi governativi e internazionali.

Pe questo motivo nei prossimi mesi vogliamo innanzitutto consolidare le azioni che abbiamo visto avere importanza fondamentale nella crisi, come ad esempio aumentare la distribuzione di pasti caldi da parte della mensa; inoltre, al Terra Santa College di Aleppo, vogliamo costruire un forno che garantirà il pane per il maggior numero possibile di famiglie.

Un aiuto immenso, visto che il pane è razionato dal governo e per avere una pagnotta bisogna fare code di ore, col rischio di non riuscire ad averne. Continueremo a fornire pannelli solari alle famiglie, come prima del terremoto, ma soprattutto vogliamo estendere il nostro progetto di sostegno psicologico ai bambini, nato ad Aleppo, anche alla città di Latakia e rafforzare le attività di sostegno psicologico e di formazione ai bambini nei centri di Un Nome e Un futuro ad Aleppo Est.

Per molti di quei piccoli le attività sono state e sono l’unica possibilità di ripartire in un contesto di miseria e disperazione. Oltre a queste, non si sono mai interrotte le attività del Pulmino della Vita, il centro mobile di assistenza ai bambini che sono impossibilitati a recarsi ai centri. Vogliamo aumentare il numero di pulmini per raggiungere il maggior numero di bambini e ragazzi, per continuare a esserci per tutti, come in questi 12 anni. E ripartire insieme da qui, assieme a voi.

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