Attività istituzionali
Connettere l'ambiente: tappa al CANC
N
ella settima puntata di “Connettere l’ambiente” Bianca Voglino e Andrea Messina sono andati alla scoperta di una clinica veterinaria che in Italia ha pochi eguali: è il CANC, il Centro Animali Non Convenzionali della Struttura didattica speciale Veterinaria dell'Università di Torino, che
per animali non convenzionali si intendono tutti quelli che non vengono studiati nel normale percorso didattico della Facoltà di Veterinaria, compresi i selvatici. La convenzione con la Città metropolitana prevede l'impegno diretto del personale del CANC per il recupero in campo della fauna selvatica in difficoltà, oltre che del personale
ha sede a Grugliasco. Ad accompagnare Bianca e Andrea alla scoperta di un ospedale veramente speciale è stata la responsabile, la professoressa Mitzy Mauthe von Degerfeld, che ha spiegato come funziona la struttura sanitaria, da alcuni anni convenzionata con la Città metropolitana di Torino per il servizio “Salviamoli Insieme on the road”. Il servizio è attivo 24 ore su 24 sulla linea telefonica 349-4163385, a cui rispondono i tecnici faunistici che effettuano i recuperi di esemplari in difficoltà. Mitzy Mauthe ha innanzitutto spiegato a Bianca e Andrea che
della Funzione specializzata tutela fauna e flora della Città metropolitana. Chi trova un animale in difficoltà e ha invece la possibilità e quel minimo
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CRONACHE DA PALAZZO CISTERNA
di competenze necessarie per recuperarlo senza danneggiarlo, può chiamare il numero telefonico 366-6867428, a cui rispondono i veterinari in reperibilità che visitano gli animali selvatici portati al CANC dai privati cittadini. Durante la visita all’ospedale di Grugliasco la professoressa Mauthe von Degerfeld ha mostrato a Bianca e ad Andrea con quanta cura e rispetto vengono trattati i volatili, i mammiferi e i rettili ricoverati al CANC. Tra le tante curiosità che i due giovani reporter ambientali hanno potuto scoprire parlando con la responsabile del CANC spicca la fragilità di alcuni piccoli ricci, recuperati in autunno e impossibilitati a superare nell’ambiente naturale il periodo di letargo invernale, non avendo potuto accumulare una sufficiente riserva di grasso (e quindi di energie) per affrontare le basse temperature. Un peso inferiore al mezzo chilogrammo non consente ad un cucciolo di riccio di sopravvivere. Tra i