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Divina Commedia in piemontese, on line il primo canto dell'Inferno
Quand j’era press
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“a poc a metà strà / Dël cours pi natural dla vita umaña, / Son trovame ant un bosc angarbujà / E scur com boca d’luv drint’ a soa taña, / Con mila giravolte d’na strà persa / Bona giust a ambroiè chi lo traversa”.
Avete riconosciuto quale celeberrimo incipit letterario si cela sotto le inconsuete spoglie del dialetto piemontese? Sicuramente sì, è proprio il primo canto dell’Inferno della Divina Commedia! La trasformazione del padre della lingua italiana in un poeta dialettale è una delle infinite sorprese che si celano negli scaffali della Biblioteca di storia e cultura del Piemonte “Giuseppe Grosso”, la biblioteca della Città metropolitana che ha sede a Palazzo Cisterna, sede aulica dell’Ente. La traduzione dei primi tre canti dell’Inferno in piemontese è l’esito dell’impresa tentata da Aldo Marzio Tuarda, al secolo Maurizio Tarditi, che nel 1838, in «Parnas piemonteis», pubblicò il saggio Dei primi tre canti dell’Inferno di Dante. Versione in dialetto piemontese, e il primo canto è l’ultima opera in ordine di tempo – a celebrare ancora una volta i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta – a essere stata digitalizzata e messa online sulle pagine web della biblioteca. Da qualche tempo abbiamo preso a raccogliere nella rubrica “Curiosità digitalizzate” una serie di pubblicazioni il cui contenuto è stato inviato, dopo averne effettuato la scansione, a lettori che ne avevano fatto richiesta via posta elettronica: trovandoci tra le mani i file di tali testi (volumi, saggi, opere o parti di esse) ci è parso utile metterli a disposizione di tutti tramite la pubblicazione su Internet.
c.be.