Colori & Sapori Giugno 2021 in Veneto - Viaggi, Sapori, Territorio
In questo numero:
ViWine Festival Il grande evento dedicato al vino nel cuore di Vicenza. Intervistiamo Jennifer Grande, organizzatrice della manifestazione
La stagione nel piatto La rubrica della vicentina Daniela Boscariolo, autrice del seguitissimo Blog Timo e Lenticchie
Un viaggio di gusto Tra i formaggi del territorio. Ci guida Sergio Varini, Delegato di ONAF Vicenza
Beato chi lo beve Beato Bartolomeo Breganze e la lunga storia d’amore per il vino e per la propria terra
Niente glutine, tanto gusto! La Signora Barbara ci accoglie nel suo negozio, bar e bistrot “Pensieri Golosi” a Zanè
Inoltre: “Il Piacere” di mangiare un gelato - Amici pelosi, benvenuti a casa! - Libri, Rubrica 26: Bernhard Schlink, A voce alta Colori & Sapori - Giugno 2021 - Allegato di La Piazza e Lira&Lira
Colori & Sapori
Un viaggio di gusto tra i formaggi del territorio Ci guida Sergio Varini, Delegato di ONAF Vicenza Signor Sergio, un mondo ricco quello dei formaggi Veneti. Quali sono i formaggi tipici del territorio e le DOP casearie della nostra regione. Il nostro viaggio inizia elencando i sette formaggi che nel Veneto si fregiano della Denominazione d’Origine Protetta (DOP): Asiago, Casatella Trevigiana, Grana Padano, Montasio, Monte Veronese, Piave, Provolone Val Padana. La nostra Regione vanta, poi, una Specialità Tradizionale Garantita (STG): Mozzarella (latte vaccino). Dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT), mi limito ad elencare quelli prodotti nel vicentino: Morlacco, Bastardo del Grappa, Formaggio Imbriago, Formaggio Acidino, Caciotta di Asiago, Pecorino Fresco di Malga, Tosella. Tra i Latticini, prodotti anche nel vicentino, menziono: Burro a Latte Crudo di Malga, Yogurt e Ricotta. Tra i prodotti vicentini a Denominazione Comunale (DE.CO) mi limito a citare il Formaggio Castelgrotta, registrato nel Comune di Schio ed il latticino Fioreta registrato nel Comune di Recoaro Terme. Qui mi fermo perché il Veneto è ricchissimo di altri formaggi PAT, De.Co. e di altri formaggi che genericamente si definiscono locali, di fattoria, di latteria o indicati in altri modi.
Bisognerebbe compilare un elenco di un centinaio di nomi diversi. Chi è interessato a conoscere di più potrebbe consultare pubblicazioni specifiche venete. Ne voglio qui citare una, quella curata da Fernando Raris con la collaborazione di tutte le delegazioni ONAF del Veneto. E’ edita da Dario De Bastiani ed è titolata “Guida ai Formaggi del Veneto”. Come per il vino, esistono delle tecniche per la degustazione dei formaggi? Qualche consiglio per i nostri lettori? Nella pagina Facebook della nostra delegazione c’è un elaborato curato dalla nostra socia Roberta Zarpellon. Uno speciale decalogo dove sono sinteticamente riassunte le corrette fasi di una degustazione sensoriale del formaggio. Qui voglio solo riportare i singoli titoli del decalogo: quando, dove, come prepararsi, temperatura consigliata, taglio e porzionatura, analisi visiva, analisi tattile, analisi olfattiva-aromatica, analisi gustativa, analisi uditiva. Il brevissimo decalogo si conclude con un consiglio: quello di frequentare un corso ONAF. ONAF è l’Associazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio, nata per promuovere il formaggio di qualità attraverso le tecniche di degustazione e per difendere
le produzioni locali di eccellenza. ONAF conta più di 1500 soci e ha delegazioni in tutto il territorio nazionale. Quali sono le attività e le iniziative svolte dalla Delegazione ONAF di Vicenza? Alle premesse espresse nella domanda vorrei aggiungere una specifica funzione in capo non solo alle Delegazioni, ma ad ogni singolo socio ONAF, ovvero quello di far conoscere il “Manifesto in difesa della qualità riconoscibile dal gusto”. Questo compito la Delegazione di Vicenza lo assolve promuovendo incontri a tema, organizzando corsi di primo e di secondo livello e curando che la nostra presenza sia in sintonia con le attività del territorio. In questo periodo i protocolli di sicurezza ci hanno impedito attività in presenza, ma siamo riusciti a fare lezioni di degustazione in remoto. Appena possibile faremo quel corso di secondo livello che i problemi sanitari ci hanno impedito. Peccato, eravamo proprio ai nastri di partenza. Parteciperemo come giudici ad alcuni tradizionali appuntamenti: Festa del Morlacco e del Bastardo del Grappa, Concorso dei Formaggi di Fattoria ad Istrana, Caseus Veneti e, se chiamati, siamo disponibili per altri avvenimenti. Siamo impegnati, poi, per celebrare il centenario della nascita di Mario Rigoni Stern. Lo faremo in presenza con due appuntamenti: il primo domenica 4 luglio 2021 ore 10.00 con un “laboratorio didattico in Malga”; il secondo con un Simposio venerdì 3 settembre ore 18.00 presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza. I programmi di questi due eventi saranno pubblicati sulla nostra pagina Facebook. Siamo inoltre impegnati a proporre la candidatura di Asiago quale “città del Formaggio”. Infine, tutte queste nostre buone intenzioni si misureranno con le progressive aperture che la situazione sanitaria permetterà.
www.onaf.it facebook.com/OnafVicenza Photo Credits: Pagina Facebook Onaf Vicenza
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Beato chi lo beve Beato Bartolomeo Breganze e la lunga storia d’amore per il vino e per la propria terra Una terra di cui i Soci della Beato Bartolomeo Breganze vanno fieri e che vogliono far conoscere, in Italia e nel mondo, attraverso la sua migliore espressione: i Vini Breganze DOC. Abbiamo il piacere di poter intervistare il Presidente, Vittorio Santacatterina. Il giorno di San Valentino del 1950, 121 viticoltori provenienti dai comuni Breganze, Fara, Sarcedo e Mason si riuniscono per dare vita alla Cantina Beato Bartolomeo da Breganze.Una data simbolica per l’inizio di quella che è una lunga storia d’amore per il vino e per la propria terra, una storia di impegno, passione e duro lavoro. Prima della seconda guerra mondiale si era pensato di fondare una Cooperativa per la vinificazione dell’uva della zona di
Sarcedo, Breganze, Fara e Mason. Dopo la guerra, dove c’era il campo per gli allenamenti della Gioventù Italia, si è deciso di costruire la Cantina Beato Bartolomeo. Il numero dei soci della Cantina, che alle sue origini erano 121, nel corso del tempo è aumentato fino ad arrivare a quasi mille unità. Lo sviluppo è proseguito negli anni Duemila, con la costruzione della nuova area di vinificazione e di stoccaggio del vino, con l’inserimento di tecnologie all’avanguardia e con l’aumento delle capienze. Alla fine degli anni 60 è iniziata la fase di imbottigliamento e commercializzazione dei vini, con la crescente costruzione del marchio Beato Bartolomeo. Negli anni 2000 è iniziata Una graduale e progressiva sostituzione dei vigneti ad alta produzione a favore di vitigni con allevamento volto alla produzione di uve di migliore qualità. Nella nostra zona ci sono 13 vitigni DOC: Merlot, Cabernet, Tai (ex Tocai), il nostro vitigno autoctono Vespaiolo, prodotto nelle varie forme spumante, fermo e addirittura, negli ultimi anni, spumante metodo classico, con dei buoni successi, e soprattutto il nostro Torcolato, conosciuto in tutto il mondo. Oltre a Pinot Nero, Pinot Grigio, Chardonnay, Sauvignon e Marzemino, abbiamo una gamma di altri vitigni importanti. Le nostre bottiglie vengono apprezzate in tutto il mondo, riuscia-
mo a vendere un buon 30% delle nostre bottiglie al mercato estero, principalmente il mercato inglese, che richiede espressamente il Pinot Grigio DOC Breganze, al quale viene riconosciuta una qualità molto alta. Il vitigno maggiormente presente nella zona collinare è il Vespaiolo. Da questa uva locale noi otteniamo alcuni dei nostri grandi successi, quali il Torcolato, che da sempre rappresenta la massima espressione e tradizione vinicola di Breganze, il Vespaiolo fermo della Linea Savardo, Le Colline di San giorgio e della Linea i Classici, il Vespaiolo Frizzante Legatura “Spago” e il Vespaiolo Spumante. Di recente produzione un eccellente Spumante con rifermentazione in bottiglia: il Vespaiolo Spumante Bosco Grande Metodo Classico millesimato DOC. Con questo vino abbiamo ottenuto importanti riconoscimenti a livello internazionale. Altri vini rappresentativi della Beato sono il kilò con il Cabernet Sauvignon Riserva, Bosco Grande, con il Merlot Riserva , il Cabernet Riserva ed il Torcolato Riserva e l’ultimo nato il Pinot Nero riserva. Tutti vini di grande prestigio con affinamento di almeno due anni in barriques francesi. Perché ci chiamiamo Beato Bartolomeo? La cantina porta il nome del Beato Bartolomeo da Breganze, Frate Domenicano dell’illustre famiglia vicentina dei Breganze, originaria della zona. Il nostro vino è “beato”, anche perché, essendo una cantina costituita per circa l’80% da piccoli pro-
Colori & Sapori duttori e aziende, le lavorazioni vengono fatte ancora a mano, come la potatura e la raccolta. Inoltre, le caratteristiche ambientali della zona rendono l’uva molto sana. È in fase di realizzazione una gamma di vini biologici. Abbiamo iniziato con un Vespaiolo Breganze Doc, al quale seguiranno un Pinot Nero e un Pinot Grigio. Parlando di terroir, quali sono le caratteristiche dell’Area Breganze DOC, una delle prime in Italia ad essere riconosciuta come, appunto, a “Denominazione di Origine Controllata”? Siamo ai piedi dell’Altipiano di Asiago, la DOC comprende la zona che arriva fino al Brenta, passando per l’Astico, che è il fiume che si trova al confine tra Breganze e Sarcedo. La DOC parte da Thiene fino a Bassano e ai confini con Treviso e Romano d’Ezzelino, a Sandrigo e alla zona collinare di Fara, Sarcedo, Lugo, Mason, Pianezze e tutta la pedemontana. Il terreno è misto alluvionale e soprattutto vulcanico. Le colline più dolci sono quelle moreniche, a Sarcedo metà collina è vulcanica e metà morenica, Breganze e Mason idem, mentre se si prosegue per Marostica, Marsan e Bassano si osserva che le colline sono molto rotondeggianti, sono tutte di origine vulcanica, adatte per la produzione di vini rossi, mentre la zona morenica, delle ghiaie, è più adatta per i vini bianchi. Nelle zone più vocate tra Fara, Breganze, Sarcedo e Mason, soprattutto Sarcedo e Breganze, esposta a Sud, si ottengono alcune delle migliori selezioni, come il Kilò nella zona di Sarcedo o il Pinot Grigio nella zona di Santo Stefano di Breganze. La DOC Breganze è stata una delle prime in Italia, già 50 anni fa, con i primi 8 vitigni DOC, ai quali si sono poi aggiunti il Marzemino, il Sauvignon e altre varietà. È stato riconosciuto anche a livello nazionale che la zona di Breganze è una zona molto vocata per la produzione dell’uva e del vino, tanto che, in alcuni testi contenuti nella Biblioteca La Vigna, si trovano menzioni circa l’uso del Torcolato già dal 700. È stato addirittura ritrovato nella zona di Breganze una specie di vaso romano in terracotta con sopra raffigurato un grappolo d’uva, risalente al 700/800 D.C.
È per questo motivo che si riconosce alla zona di Breganze una tradizione vinicola pluricentenaria. La sinergia tra produttori è un elemento fondamentale per la valorizzazione di un territorio e delle sue eccellenze. Il Consorzio Tutela Vini DOC Breganze svolge un ruolo importante e attivo per la cura e la promozione della DOC. Il Consorzio svolge un ruolo importante per quel che riguarda la promozione, organizzando delle manifestazioni come la Vespaiolona e Calici di Stelle, che danno lustro alla nostra zona. Abbiamo dei progetti, nel prossimo futuro, di organizzare dei percorsi cicloturistici facendo passare i ciclisti tra le cantine e le aziende agricole, creando un indotto con l’esposizione di biciclette elettriche e un punto di ritrovo per far visitare la zona, perché pensiamo che il futuro sia l’enoturismo, bisogna essere preparati per la commercializzazione del vino, ma far conoscere il territorio è la cosa più importante. Negli ultimi 30/40 anni c’è stato un abban-
dono delle piccole aziende vinicole, tanti operatori agricoli hanno abbandonato la viticoltura. Adesso c’è un ritorno all’agricoltura e c’è una volontà forte di ricostituire il territorio. Visite guidate e degustazioni nella suggestiva Barricaia, allestita anche con un percorso storico-culturale sulla viticoltura di Breganze. Non ci resta che invitare i nostri lettori a venire a trovarvi. Siamo già pronti ad accogliere gruppi e comitive nell’area della vendita e dello spaccio, ma è nostro progetto trasformare quella che era una casa a lato della cantina in un punto di ritrovo e di ristoro.
Colgo l’occasione per ricordare che l’anno scorso avremmo dovuto festeggiare i 70 dalla fondazione della Cantina Beato Bartolomeo Breganze e che ci ripromettiamo di farlo al più presto.
www.cantinabreganze.it
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Via Battaglione Val Leogra, 79, Schio
“Il Piacere” di mangiare un gelato Naturale, artigianale e preparato con amore: il Signor Franco ci racconta la storia della sua gelateria “Il Piacere” di Schio Signor Franco, quando nasce il suo amore per il gelato e quando inizia la storia della sua gelateria? Il gelato mi è sempre piaciuto. Io e mia moglie, che è inglese, abbiamo deciso di rilevare una gelateria da asporto ed io ho imparato a fare il gelato. Sono anche naturopata e iridologo, insegno Tai Chi e Longevity e, quindi, ho cercato di trasferire il mio sapere e i miei principi nella preparazione del gelato. I nostri gelati sono naturali, nel senso che non contengono additivi chimici, mono e digliceridi degli acidi grassi, sono preparati con latte biologico e con ingredienti di qualità. Ad esempio, il mio gusto cioccolato vegano è realizzato con cioccolato Venezuela 72% mono origine o con un cacao mono origine della Domori. Per i gusti vegani mi avevano proposto di utilizzare dei preparati ai quali aggiungere solo il latte vegetale, ma questo non era in linea con i miei principi e con la mia filosofia, per cui ho studiato per realizzare dei gelati vegani a
base acqua, tra cui il già citato cioccolato, il cocco, il pistacchio e altri gusti, usando la farina di carruba e i semi di guar, che sono degli addensanti di origine vegetale e naturali. Preparo anche i gusti alla frutta, senza uova, latte e coloranti e a base di frutta fresca. Una particolarità: la mia menta bianca con olio essenziale di Menta Pancalieri, una menta coltivata in Piemonte e di grande pregio. Il mio gelato è per tutti, per chi ha scelto un’alimentazione vegana, per chi è intollerante al lattosio o al glutine. Preparo anche gelati con il latte, per andare incontro ai gusti di tutti, utilizzando sempre ed esclusivamente ingredienti naturali. Non solo gelato, ma anche torte gelato e semifreddi: quali altre delizie possiamo trovare da “Il Piacere”? Come le dicevo, mia moglie è inglese e abbiamo voluto unire le nostre due culture, per cui abbiamo creato una sala da tè, dove prepariamo tisane, tè e infusi in foglia,
non bustine. Abbiamo dei tè pregiati bianchi, aromatizzati, verdi, deteinati. In inverno preparo anche delle torte al cioccolato, delle cheese cake, dei waffle e anche dei semifreddi e dei tortini mono porzione. Abbiamo voluto creare questo luogo di ritrovo, adatto a tutte le stagioni, dove potersi rilassare gustando un buon infuso e una torta in inverno oppure un gelato in estate. Ci sono nuovi gusti in arrivo nella sua gelateria? Quali sono quelli più apprezzati? Per l’estate ho preparato i gusti mela e salvia, limone e basilico, mango e degli stecchi con cuore di fragoline, oppure al pistacchio e al cioccolato con dentro le amarene, sempre senza glutine. Preparo anche le granite alla siciliana, vari gusti: limone, lime e menta, yogurt, pistacchio, fragola e i gusti tropical, per citarne alcuni.
Per me è importante che chi viene a gustare il mio gelato colga tutto l’amore e la cura con cui lo preparo e sappia che è frutto di una ricerca interiore e di studi che mi hanno consentito di trasferire nella preparazione del gelato tutto il mio sapere di naturopata e di offrire ai miei clienti un gelato gustoso, leggero, sano e naturale.
facebook.com/ilpiacereschio
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Amici pelosi, benvenuti a casa!
Entriamo nel magico mondo di La Maison Toelettatura di Thiene I professionisti di La Maison Toelettatura si prendono cura dei vostri animali domestici, scegliendo con cura i migliori prodotti per la toelettatura e facendo del benessere animale un principio fondamentale. Sorrisi e passione per il proprio lavoro rendono questo luogo accogliente come una casa. Basta guardare le simpaticissime foto degli amici a quattro zampe dopo la toelettatura per capire che da qui escono felici sia gli animali domestici che i loro padroni! Quando si parla di cura dell’igiene dei nostri animali domestici, ci sono molte informazioni non corrette e falsi miti da sfatare, oppure ci sono alcune domande aperte alle quali dare una risposta. Ne parliamo con gli amici di La Maison Toelettatura: #1 - Ti hanno detto di lavare il cane raramente per non “rovinare” il ph della pelle del tuo fido? Non da noi, perchè usiamo solamente shampoo ultra delicato e prodotto in Italia. La nostra mission è prenderci cura al
meglio di cani e gatti, e allo stesso tempo far felici i loro padroni. La nostra struttura, inoltre, è stata verificata come eccellenza del settore PET. #2 – Pensi che lavare il gatto non sia buona idea? Spesso, leggende metropolitane narrano che il gatto si lavi da solo, mentre non è proprio così. Il gatto, durante la propria igiene quotidiana, rischia di ingerire molti peli e batteri che certamente non sono salutari. Un buon bagno ed una spazzolata sono un vero toccasana per i nostri amici felini. Per convincerci di questo ci basterà guardare un documentario sulle tigri: le vedremo farsi il bagno in un torrente di fortuna o nel primo lago che trovano. Il nostro gatto, invece, ha solo noi, gli unici che possono occuparsi di lui a 360°. #3 – Non hai mai tempo per portare il tuo animale domestico a fare la toeletta? Ci pensiamo noi con il servizio di Taxi Dog! Non avere tempo non significa non essere un bravo padrone per il proprio fi-
do! Basterà contattare la nostra toelettatura e ci occuperemo noi del ritiro e della consegna, in totale sicurezza. Disponiamo, inoltre, del servizio pos-mobile. #4 - Hai appena adottato un cucciolo e non sai quando è il momento migliore per il primo bagnetto? La risposta giusta è una soltanto, ovvero dopo essere stato vaccinato dal veterinario di fiducia. Nel caso non ne conoscessi uno, ti forniremo il contatto del nostro. #5 - Il tuo gatto non si lascia avvicinare per essere toelettato e non sai cosa fare? C’è da dire che ogni caso deve essere valutato a sé: nel caso il nostro team non riesca a portare a termine il servizio, viene contattato il proprietario e proposta una sedazione da svolgere dal veterinario. Solo successivamente ed in totale sicurezza verrà svolta la toelettatura del micio. #6 – Vuoi sapere se esiste una promozione della nostra toelettatura? Certo, abbiamo a disposizione la tessera VIP con la quale si può accedere ad un bagno gratuito una volta completata, oltre che alle scontistiche che spesso riserviamo ai nostri Clienti.
facebook.com/LaMaisonThiene
Colori & Sapori
Niente glutine, tanto gusto! La Signora Barbara ci accoglie nel suo negozio, bar e bistrot “Pensieri Golosi” a Zanè Barbara, il negozio “Pensieri Golosi” nasce nel 2011 ed è frutto della sua storia personale e della sua volontà di poter offrire un luogo dove le persone celiache potessero trovare un’ampia varietà di prodotti, senza rinunciare, appunto al gusto e alla golosità. Infatti, essendo io celiaca da parecchi anni, avevo sentito il bisogno di un luogo do-
ve poter trovare una diversità di prodotti e dove poter assaggiare anche cose particolari, che magari non trovavo nei luoghi nei quali ero solita andare. Per cui è partita come esigenza personale e dopo ho voluto rendere partecipi gli altri celiaci di questo progetto, che in questi ultimi dieci anni si è sviluppato ed ampliato bene, per cui penso che i celiaci sentano la vicinanza di
una persona che ha provato le stesse sensazioni ed esperienze e si fidano molto della mia opinione e dei miei consigli. Nel 2017 si aggiunge un tassello al suo progetto, il Bar, mentre a gennaio 2021 si completa il suo sogno: “Pensieri Golosi” diventa anche bistrot e laboratorio. A livello di area geografica, mancava una proposta del genere e mancava soprattutto a me offrire il pane fresco, la pasta fresca, la pizza, i dolci, fatti proprio in laboratorio e poi serviti ai clienti. Ho sempre desiderato offrire dei prodotti freschi ai clienti, inclusa la ristorazione. Adesso siamo aperti a pranzo e serviamo i clienti in piena tranquillità. Il menu che proponiamo è molto ampio: antipasto, due primi, due secondi e una varietà di dolci tra cui scegliere. Ab-
Colori & Sapori biamo il menu sia di carne che di pesce e abbiamo anche una gastronomia e rosticceria importante: facciamo gli arancini, la pasta fresca, le lasagne al forno, tante cose buone che mancano, di solito, nella proposta gastronomica per i celiaci. Possiamo anche fornire un servizio catering: abbiamo già iniziato con qualche comunione e cresima, con dei piccoli buffet. La cosa bella è che abbiamo fatto lo stesso menu per tutti i partecipanti, non solo per chi era celiaco. Per cui tutti hanno mangiato senza glutine, dalla pizza, alla rosticceria fino al dolce, con grande soddisfazione loro e, quindi, anche nostra. Anche con il bar ho un riscontro molto positivo: mi trovo in una zona di passaggio, sia di auto che di persone che camminano, ed entrano nel mio bar anche molti clienti che non sono celiaci, alcuni dei quali forse non sanno neanche che i nostri prodotti sono senza glutine, ma che apprezzano le nostre brioche e i nostri dolci semplicemente perché sono buoni. Il 16 maggio si è celebrata la giornata mondiale della celiachia: solo negli ultimi anni se ne parla con maggiore consapevolezza, alcuni passi avanti sono stati fatti, soprattutto nel mondo dei negozi specializzati, ma c’è da fare ancora molta strada per adeguare la ristorazione alle esigenze delle persone celiache. Per questo luoghi come “Pensieri Golosi” rappresentano un punto di riferimento per chi non vuole rinunciare al piacere di mangiare fuori o ad avere un’ampia gamma di prodotti tra i quali scegliere, sia freschi che confezionati. Purtroppo, soprattutto nella nostra provincia, ci sono ancora pochi locali dove una persona celiaca può andare a mangiare tranquillamente, bisogna fare molti chilometri per trovarli. Adesso a Zané e dintorni ci siamo noi. Speriamo di riuscire ad aprire presto anche la sera, così da poter offrire anche la cena. In generale, c’è ancora necessità di fare informazione e cultura sulla celiachia per far capire che quello di mangiare senza glutine non è un vezzo, come alcuni credono, ma di una esigenza vera e propria legata ad una malattia.
Parliamo di cose buone: sulla vostra pagina Facebook curate una rubrica che si chiama “Le Chicche Golose”. In questa rubrica prendiamo in esame degli alimenti in particolare: abbiamo parlato, ad esempio, della polenta e del bigolo e siamo andati un po’ a fondo della storia di questi alimenti che fanno parte della nostra tradizione culinaria, raccontando da
dove vengono, perché vengono chiamati così, creando delle piccole narrazioni. Cose che poi, naturalmente, presentiamo ai nostri clienti: per cui un po’ di storia del cibo, con anche la possibilità di gustare piatti e ricette della tradizione in versione senza glutine.
www.pensierigolosi.it facebook.com/pensierigolosi
Visto che abbiamo parlato di cose buone, vi aspettiamo alla nostra inaugurazione! Il 17 giugno abbiamo organizzato un evento su prenotazione, ciascuno con il proprio posto a sedere, dove serviremo agli ospiti degli assaggi, direttamente al tavolo e non a buffet. Abbiamo previsto due turni di un’ora e mezza: dalle 17.00 alle 18.30 e dalle 18.30 alle 20.00. Per prenotare il vostro posto potete chiamarci allo 0445382653 o scrivere una mail a info@pensierigolosi.it
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ViWine Festival Il grande evento dedicato al vino nel cuore di Vicenza. Intervistiamo Jennifer Grande, organizzatrice della manifestazione Jennifer, parliamo innanzitutto di com’è nata l’idea di questo grande evento che per tre giorni riempie il centro storico di Vicenza, Piazza dei Signori, di Cantine del territorio pronte a far conoscere i loro vini di eccellenza a curiosi e wine lovers. ViWine Festival nasce da un’idea mia e del mio socio Alberto, noi abbiamo un’agenzia di organizzazione eventi, più precisamente “ViEvents”. Molto spesso ci capitava di partecipare ad eventi enogastronomici in Veneto e non solo. Abbiamo presto pensato che anche la città di Vicenza meritava il suo evento ufficiale sul mondo dei vini. Il territorio vicentino vanta prodotti di altissima qualità e l’idea è stata proprio quella di valorizzare esclusivamente loro. Infatti, nella prima edizione le Cantine e gli espositori gastronomici erano esclusivamente di provenienza vicentina. Questa è una caratteristica che ci differenzia dalle altre manifestazioni. Posso quindi dire che ViWine Festival nasce proprio dalla volontà di valorizzare il nostro territorio, in una cornice magica come Piazza dei Signori, il tutto contor-
weekend di settembre, precisamente il 24,25 e 26. Non posso ancora dirvi le novità di questa edizione perché ci piace svelarci un po’ alla volta, ma posso assicurare ai vostri lettori e ai nostri clienti che rimarranno sicuramente stupiti. Consiglio però a tutti gli amanti del vino e del territorio di fare un giro in Piazza dei Signori a Vicenza in quel weekend. Per scoprire tutte le novità di questa edizione 2021 potete seguire le nostre pagine social Instagram e Facebook, o visitare il nostro sito www.viwinefestival.it.
www.viwinefestival.it Photo Credits: ViWine Festival
nato da musica, spettacoli e incontri culturali per donare ad ogni visitatore un’esperienza unica. La prima edizione ha contato più di 30.000 visitatori e molte le Cantine che hanno aderito all’iniziativa. Poi, nel 2020, l’emergenza Covid e la necessità, a malincuore, di dover rimandare l’evento al 2021. Quando si svolgerà la seconda edizione di ViWine? Quali iniziative e percorsi proporrete ai visitatori? Si, purtroppo il Covid e la conseguente emergenza sanitaria ci ha tolto tanto, infatti non vediamo l’ora di tornare in Piazza dei Signori per brindare tutti insieme e respirare un po’ di normalità, che ci manca da molto tempo. Inizialmente avevamo previsto di organizzare la seconda edizione nel mese di luglio, ma purtroppo il ritardo della comunicazione dei nuovi protocolli di sicurezza da parte del Governo ci ha costretto all’ennesimo spostamento. Posso quindi confermarvi, in anteprima, che l’edizione 2021 del Festival si svolgerà l’ultimo
Non solo vicentini e veneti, ma anche molti i turisti da fuori Regione che hanno riempito Piazza dei Signori, calici alla mano, pronti a degustare e ad ascoltare le storie dei produttori. Un evento importante, quindi per la promozione della produzione vitivinicola del vicentino, che consente di incontrare Cantine più rinomate e di conoscere realtà più giovani.
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R u b r i c a
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Bernhard Schlink
A voce alta
Parte con questo numero l’appuntamento con Rubrica 26 che vuole essere un momento d’incontro culturale dedicato ai libri. Viaggeremo nel campo dell’editoria e della scrittura senza un ordine ben preciso, spaziando da un Premio Strega ad un mattone classico, da un pamphlet ad una biografia, cercando anche scritti ed autori sconosciuti ed inoltrandoci un po’ in tutti i paesi del mondo. Il libro con cui ho pensato di dare il via a questi nostri ritrovi virtuali s’intitola A voce alta. Pubblicato in Germania nel 1995 diventa, in un brevissimo lasco di tempo, un bestseller a livello internazionale. Questo fatto stupisce un po’ tutti, in primis lo stesso suo autore, Bernhard Schlink, che di libri ne aveva ormai pubblicati parecchi ma la cui fama non aveva mai oltrepassato i confini nazionali. Schlink, del resto, approda alla scrittura verso i quarant’anni dopo una laurea in giurisprudenza, che lo abilita come professore di diritto costituzionale ed amministrativo prima e, in un secondo momento, come giudice di pace nel Nordrhein-Westfalen (la parte della Germania che confina con Paesi Bassi e Belgio, per capirci). Ma di cosa tratta esattamente questo libro e quali sono le ragioni che lo portano ad essere tradotto in 37 lingue e da cui, nel 2008, è stato tratto un film? Schlink riesce a raccontare con estrema abilità contemporaneamente due storie che, intrecciandosi tra di loro, ne formano una sola. Due storie che girano attorno a due argomenti: l’amore e la colpa. L’amore leggero, quello
effimero, quello passeggero, quello volubile e la colpa imperitura, quella indelebile, quella pesante, quella che una volta commessa diventa parte di te. Siamo negli anni cinquanta, la Germania si sta riprendendo dalle conseguenze della seconda guerra mondiale e Michael, un liceale quindicenne, incontra, in circostanze totalmente fortuite, Hanna Schmitz, una bella signora di ventun anni più vecchia di lui. Tra i due scoppia la passione; una passione fatta di scoperte inebrianti, di corpi sudati ed avvinghiati, di fughe e di sotterfugi. Una passione tanto intensa quanto breve che dura poco meno di un anno,
A cura di Paola Pasqualotto periodo in cui Michael diventa il giovane amante di questa donna; questa donna che lo inizia alla scoperta del sesso e che in cambio chiede solo una cosa: vuole che lui legga per lei a voce alta. Ma ecco che d’un tratto tutto finisce: Hanna scompare da un giorno all’altro dalla sua vita e Michael si ritrova costretto a continuare senza di lei. Gli anni passano, il dolore adolescenziale per quella perdita prima si attenua e poi scompare ma il destino vuole far sì che Michael incontri nuovamente Hanna. Dove? In un’aula di tribunale. Infatti lui, nel frattempo, è diventato uno zelante studente di giurisprudenza mentre lei è l’imputata in un “KZ-Prozess”, i processi legati ai campi di concentramento e di sterminio nazisti. Inizia qui la seconda parte del romanzo; ora è arrivato il momento dell’elaborazione del peccato e della messa a nudo di vecchie colpe e di vecchie ferite. Il romanzo di Schlink si presenta come un lavoro relativamente breve, senza noiosi excursus. Riesce a legare abilmente la piacevolezza dell’intrattenimento e la suspence dell’aspettativa e, non a caso, è stato considerato dalla critica un pezzo di letteratura moderna toccante, preciso e privo di fronzoli. Il linguaggio è chiaro, conciso e comprensibile; gli eventi vengono presentati in modo estremamente sintetico. Tanto leggera e frivola è la prima parte quanto cruda e greve è la seconda che si svolge quasi interamente all’interno del tribunale. L’intero romanzo abbraccia quasi 18 anni di storia ed è raccontato in retrospettiva da un Michael ormai 51 enne. Un romanzo coinvolgente ed entusiasmante, profondo ed introspettivo. Molti college lo hanno inserito, a pieno titolo, nei corsi aventi come tema l’Olocausto e il cui finale lascerà tutti sbalorditi. Buona lettura!
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Il Mercato dei Custodi della Terra A Cà dell’Agata, un’oasi di pace a Zugliano (VI) Non sembra di essere a pochi passi dalla città. Sembra di essere in un luogo di pace, dove il tempo si ferma e la natura ritrova il suo spazio, i suoi ritmi. A Cà dell’Agata ci accoglie la Signora Mariella, la cui energia positiva ci mette subito a nostro agio e che ci accompagna volentieri per raccontarci di quello che si rivela essere molto più di un agriturismo, ma un luogo dove BIO, oltre ad un metodo di coltivazione, è anche un modo di vivere nel rispetto delle stagioni, della biodiversità e della terra. Il luogo ideale, appunto, per accogliere il Mercato dei Custodi della Terra, un progetto che riunisce alcuni piccoli produttori biologici che Cà dell’Agata ha deciso di ospitare perché, come ci racconta “per i piccoli produttori della zona è difficile poter vendere da soli i propri prodotti. Quello del Mercato è un progetto importante, è educativo per i consumatori, perché aiuta a conoscere il territorio e a capire quali sono i prodotti stagionali, e per i produttori, che spesso sono distanti l’uno dall’altro e un po’ isolati, mentre così possiamo fare rete, confrontarci e stare insieme”. Mentre chiacchieriamo stiamo camminando lungo il sentiero di permacultura creativa, un luogo reso volutamente accogliente e ricco di vegetazione, fatto di orti
con varietà antiche recuperate, aiuole, fiori e alberi da frutto, sullo stile dei conventi benedettini e dell’ora et labora. A proposito di spiritualità, il Cerchio della Riconciliazione è un luogo speciale, circondato da piante autoctone, dove potersi raccogliere in meditazione, oppure organizzare feste, presentazioni di libri e altri eventi, connettendosi con la natura. Proseguendo lungo il percorso, Mariella ci spiega che questa è anche un’oasi naturalistica, che si è ripopolata di uccelli, avendo creato per loro un habitat naturale. Il loro amore per la terra gli è valso anche il riconoscimento della Regione Veneto “L’uomo che piantava gli alberi”, un premio di 100 alberi che hanno arricchito e dato ulteriormente valore al loro progetto. Circondati da alberi da bosco di pianura, passiamo accanto al Frutteto dei Frutti Ritrovati, come le mele cotogne e la pianta di pero corvino, un frutteto custode della biodiversità, dove sono state piantate novanta varietà di frutta, con alcune delle quali si producono marmellate e sciroppi, rigorosamente fatti in casa. A Cà dell’Agata si mangia ciò che si produce e in cucina entrano solo frutta e ortaggi di stagione. E dopo aver annusato una pianta di rosa damascena, un profumo indescrivibile a parole, ci sediamo per
un po’ sulla Panchina del Tramonto, un suggestivo punto di osservazione del Monte Summano. Qui non ci sono recinzioni, è un luogo aperto a tutti, adatto a chi vuole concedersi un po’ di tempo lontano dalla frenesia della vita quotidiana, riconnettendosi con la natura. Si organizzano anche corsi di cucina ed escursioni guidate, con la possibilità di assaggiare i prodotti dell’agriturismo con un piatto degustazione. Sembra un micro-mondo autosufficiente, dove si mangia ciò che si produce e i prodotti del mercato e dove si cercano di ridurre al minimo i rifiuti e l’impatto sulla terra. “Il mercato ci sta dando tante soddisfazioni”, ci dice Mariella “ci sono alcuni banchi fissi e altri solo in alcuni momenti dell’anno, a seconda della stagione. Si trovano formaggi, cereali, pane, frutta, verdura, conserve”. C’è chi ha addirittura scelto Cà dell’Agata per fare un’esperienza tramite l’Associazione WWOOF Italia, che mette in contatto i volontari con una rete di realtà agricole naturali disseminate in tutto il paese. Secondo Laura, una ragazza di Thiene che ha scelto di fare questa esperienza, “qui si riceve molto di più di quel che si da”.
www.cadellagata.it
Colori & Sapori
La stagione nel piatto La rubrica della vicentina Daniela Boscariolo, autrice del seguitissimo Blog Timo e Lenticchie, dedicata a ingredienti di stagione, cucina naturale e ricette tradizionali È arrivato Giugno e con questo tiepido mese che ci accompagna verso l’estate possiamo colorare la nostra tavola vegetale di mille sfumature. Giugno è un mese ricco di vegetali, acquistiamoli sempre biologici se possibile. Avete un orto o qualche vicino o parente che vi regala prodotti della terra? Siete fortunatissimi! Ma se non un orto in campagna, può bastare anche un piccolo orto in terrazzo o verticale, qualsiasi cosa purchè la terra ci dia i suoi frutti a KM0.
Quali sono gli ortaggi di questo mese? Asparagi, carote, ancora qualche carciofo e finocchio, che ormai sono a fine stagione. Tutte le lattughe e le cicorie e i piselli, porri, rape, ravanelli e spinaci. Sono arrivate le cipolle novelle, quelle piatte e ottime al forno. Le taccole e i fagiolini che verranno pronti verso fine mese. E anche le fave, un legume meraviglioso. Con le prime zucchine, possiamo cominciare a scatenare la fantasia in cucina. Melanzane, peperoni e pomodori sono frutti
di piena estate per ci sarebbe da aspettare ancora un pochino. Quali, invece, i frutti di stagione? Ciliegie e fragole, frutti di bosco con i loro antociani e flavonoidi. In passeggiata andiamo a raccogliere le more di gelso questi primi giorni di giugno, contengono tanta vitamina C. Aspettiamo ancora un poco per albicocche, pesche, meloni.
RICETTE DI STAGIONE Naturalmente una ciliegia tira l’altra, sono così buone e poco caloriche. Se ne rimane qualcuna, ecco che posso preparare qualche dolce! Le torte alla ciliegia sono un classico, tanto che trovate nel mio blog anche una raccolta dedicata. Per voi ne ho scelta una molto semplice e veloce da preparare.
Sbriciolata alle ciliegie
• 250 gr di farina di tipo 2 bio • 80 gr di zucchero di canna • 1 bustina lievito per dolci cremor tartaro • 1 pizzico di Sale • 80 gr olio di cocco • 50 gr d’acqua • 300 gr di ciliegie disossate Accendete il forno a 180 gradi ventilato. Lavate bene le ciliegie, togliete il gambo e disossatele. In una ciotola setacciate la fa-
Colori & Sapori
rina con il lievito e il pizzico di sale. Unite lo zucchero mescolando. In un bicchiere pesate l’olio di cocco, aggiungete l’acqua ed emulsionate. Versate sugli ingredienti secchi e impastate con le mani sbriciolando l’impasto. Rivestite una tortiera da 24 cm, quadrata o rotonda, con carta forno strizzata. Versate metà impasto sbriciolato, coprite con le ciliegie (scolate se nel frattempo è uscito un pochino di succo), coprite con tutte le altre briciole di frolla e passate in forno per 40 minuti a 180 gradi. Lasciate raffreddare e porzionate. Si conserva in frigorifero un paio di giorni (ma vi assicuro che finisce in un baleno)
Risi e Bisi: la storia
Ed eccoci arrivati ad uno dei piatti che amo di più in assoluto: “risi e bisi”, ricetta veneta di riso e piselli. Lo adoro perchè è un piatto che contiene legumi e cereali, perchè è un risotto all’onda e io amo i risotti, è un piatto della mia terra veneta e mi ricorda la mia amata mamma. Partiamo dalle origini di questo piatto. Era solito essere servito al Doge, la massima autorità della Serenissima Repubblica di Venezia, nella sala dedicata ai banchetti del Palazzo Ducale, in occasione della festa di San Marco, patrono della città, che si celebra ogni 25 aprile. Abbinando il riso, cereale simbolo della fertilità, con i piselli, frutti
dell’eccellenza primaverile coltivati negli orti lagunari, si confezionava il piatto che veniva offerto a tutti i membri del governo veneziano. Si pensa che i veneziani abbiano tratto ispirazione per questo piatto dagli influssi culturali del popolo bizantino, con cui avevano intensi scambi commerciali, la cui tradizione culinaria era solita accompagnare il riso con le verdure. I risi e bisi divennero ancor più famosi nel 1700 per opera di Carlo Goldoni, commediografo veneziano che amava inserire nelle sue rappresentazioni le usanze della buona e saporita cucina di campagna. Il comune di Scorzè ha depositato alla Camera di Commercio di Venezia la ricetta che viene considerata quella originale e ufficiale: Ingredienti per sei persone: 500 gr. Piselli sgranati, 500 gr. Riso vialone nano, n. 2 cipolle bianche fresche, n. 5 cucchiai olio d’oliva, n. 1 cucchiaio prezzemolo tritato, 50 gr. Burro, 5 cucchiai parmigiano grattugiato, Brodo q.b., sale, pepe. Si prepara, preferibilmente il giorno prima, un brodo di pollo con sedano, carota, cipolla, uno spicchio d’aglio, poco sale. In una casseruola si mettono 5 cucchiai di olio d’oliva, 500 gr di piselli sgranati, due cipolle bianche fresche tagliate a pezzetti sottili, il prezzemolo tritato, mezzo bicchiere d’acqua e si cucinano i piselli per 10-15 minuti finchè l’acqua sarà assorbita. Si aggiusta di sale e si aggiungono 500 gr. di riso vialone nano e si continua la cottura versando un po’ alla volta il brodo che serve, precedentemente filtrato. A fine cottura, con il riso un po’ al dente, si spegne il fuoco, si manteca con 50 gr di burro, 5 cucchiai di parmigiano grattugiato, un po’ di pepe appena macinato e brodo quanto ne serve perchè risulti morbidamente “all’onda”, cioè appena brodoso da muoversi morbido quando si sposta il piatto. In un mio vecchio libro ho trovato la ricetta in veneto e dice, tra l’altro, “Sto bon magnareto vien parecià coi bisi “magnatuto” cioè i biseti noveli che vien, giusto, de sta stagion primaveril”. Mentre nella ricetta depositata da Scorzè non si fa uso dei baccelli e di pancetta, in qualche altra ricetta si fa un brodo anche con i baccelli, se ne passano una parte e si aggiungono. Qualche volta in stagione se
ho tempo lo faccio, ma solo e unicamente se sono certa che siano piselli di coltivazione biologica. Qui nel vicentino per i risi e bisi si usa il riso vialone nano di Grumolo delle Abbadesse e i piselli di Lumignano prodotti a denominazione DE.CO.
Risi e bisi: la mia ricetta
E ora passo alla mia tradizionale ricetta dei risi e bisi, che metto in tavola molto spesso, con riso vialone nano di Grumolo delle Abbadesse e, in stagione, con piselli novelli di Lumignano. Negli altri periodi dell’anno non rinuncio ai risi e bisi e li preparo con piselli novelli surgelati biologici. Io non faccio più uso di burro, mentre in questo caso, qualche cucchiaiata di parmigiano 36 mesi lo aggiungo in mantecatura. Ingredienti per 4 persone: • 250 gr di piselli freschi di Lumignano • 250 gr di riso vialone nano di Grumolo delle Abbadesse • uno scalogno • 700 gr di brodo di dado vegetale fatto in casa • olio extravergine di oliva q.b. • sale, pepe q.b. • parmigiano reggiano 36 mesi q.b. • qualche fogliolina di prezzemolo tritato Sgranate i piselli e sciacquateli. Pelate e tritate lo scalogno. In una pentola da risotti, stufate lo scalogno con un filo d’olio extravergine e tostate il riso per qualche minuto. Aggiungete i piselli freschi e poi il brodo caldo poco alla volta, aspettando a versare ancora brodo solo quando il precedente è quasi assorbito. A cottura ultimata del risotto, circa 14 minuti, a seconda del tipo di riso (deve restare leggermente al dente), dovrete avere un risotto all’onda, cioè più brodoso del risotto e più asciutto di una minestra. Spegnete, mantecate delicatamente con il parmigiano, spolverate di prezzemolo e servite.