Colora e Sapori LA PIAZZA N 844

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Colori & Sapori Marzo 2021 in Veneto - Viaggi, Sapori, Territorio

In questo numero:

Quando l’agricoltura è inclusiva e rigenerativa Scopriamo il Progetto Agricolo Entroterra della Cooperativa Sociale Entropia

Il Mangia Dischi Il programma televisivo del DJ Gourmet Luciano Gaggia

L’unione fa la forza Intervista a Giorgia Bonotto, Presidente dell’Associazione Imprenditrici Venete

Cantina Col Dovigo Una storia d’amore per il vino lunga un secolo

L’orto in vaso sul balcone di casa L’orto non è un’attività da svolgere solo in campo aperto Inoltre:

Social food, con Lisa Fregosi - Le relazioni pubbliche, con Roberta Zarpellon - La Strada del Torcolato

Colori & Sapori - Marzo 2021 - Allegato di La Piazza e Lira&Lira



Colori & Sapori to ufficiale: www.imprenditricivenete.it Abbiamo lavorato sodo in quest’ultimo anno e molte saranno le novità che usciranno in primavera 2021.

L’unione fa la forza Intervista a Giorgia Bonotto, Presidente dell’Associazione Imprenditrici Venete Il progetto Imprenditrici Venete nasce nel maggio 2020 quale rete di supporto per le imprese femminili venete per affrontare la crisi causata dall’emergenza Covid-19. Presidente, ci racconti com’è nata l’idea di questo progetto e quali sono i passi che vi hanno portato a costituire quella che definite una “community” di imprenditrici. Come tutti ben sappiamo dopo un anno dal primo lockdown e per le restrizioni dovute alla pandemia, le attività stanno soffrendo moltissimo. Piccole medie imprese, liberi professionisti, praticamente il tessuto produttivo del territorio Nazionale, hanno sentito un grosso contraccolpo che vede davvero difficile una ripresa a breve termine. Nel Veneto, i feedback che arrivano dalle nostre Imprenditrici è di preoccupazione di un futuro incerto dovuto non soltanto alla pandemia ma anche alla nostra realtà istituzionale. Non dimentichiamo che LE IMPRESE FEMMINILI hanno dovuto affrontare un maggior impegno rispetto alla situazione creatasi con la pandemia, dovendo gestire figli a casa dalle scuole, famiglia, ed in nu-

merosi casi genitori anziani soli. Situazioni che nella maggior parte dei casi gravano sulla donna. A distanza di un anno dal primo lockdown, dopo mesi di decreti, restrizioni e chiusure, qual è la situazione in cui versano le imprese del Veneto, in particolare quelle femminili? Personalmente, noi stiamo portando avanti il nostro progetto in totale autonomia, portando avanti la promozione e la condivisione delle partite iva femminili nel territorio Veneto. L’App Imprenditrici Venete da noi tutte finanziata a Giugno 2020 è un mezzo che mette insieme domanda ed offerta dove l’Impresa femminile Veneta è la protagonista assoluta. Attraverso questo piccolo ma potente mezzo tecnologico si possono pubblicizzare le nostre attività creando un vero e proprio profilo all’interno della piattaforma con immagini, link, contatti di chi siamo e di che cosa facciamo. Tutte le informazioni per partecipare al Circuito Imprenditrici Venete sono comunque riportate nel nostro si-

Quali sono le opportunità concrete a supporto delle imprese (bandi, contributi, fondi) per superare questa crisi? Quali sono i progetti e le iniziative che state portando avanti? Una grande novità che annunciamo con orgoglio è la nascita di Accademia Imprenditrici Venete, un progetto ambizioso nel quale crediamo e che speriamo possa essere un utile strumento per le nostre Imprenditrici. Grazie alle colleghe che hanno dato la loro disponibilità, daremo loro non solo un mezzo di apprendimento come corsi, webinar, ma anche la possibilità di essere ascoltate offrendo loro dei servizi su misura in base alle esigenze. Lo Staff Imprenditrici Venete è composto da Volenterose Imprenditrici Volontarie che in quest’anno hanno prestato servizio gratuito per la riuscita di questo ambizioso progetto. Potete trovare i loro profili nei nostri social oppure nel nostro sito ufficiale.

È stato un anno di cambiamento e difficoltà, ma molte sono state le soddisfazioni che insieme abbiamo avuto lavorando al progetto Imprenditrici Venete. Per conoscere chi siamo potete accedere al nostro sito ufficiale www.imprenditricivenete.it oppure scriverci a info@imprenditricivenete.com. Siamo inoltre presentissime nei social, Facebook, LinkedIn, Instagram. Siamo una rete di donne per le donne e faremo tante belle cose anche nel 2021, accogliamo questi anni di difficoltà come una sfida per migliorare ancora di più.

Presidente Imprenditrici Venete, Giorgia Bonotto.


Colori & Sapori sud-est ma, contrariamente a quanto si pensi, meglio se durante le ore più calde della giornata le nostre piante si posizionino a mezzo sole (anche i pomodori ed il basilico!).

L’orto in vaso sul balcone di casa La pandemia ed il lockdown dello scorso marzo hanno fatto riscoprire alle persone il gusto dell’orto e della coltivazione, così come una riscoperta di tanti aspetti legati alla natura ed al green. Una volta sperimentata la soddisfazione di veder nascere i propri ortaggi (anche urbano, in terrazzo o sul balcone) non si torna indietro. Le persone hanno sperimentato sulla propria pelle il benessere fisico e mentale che deriva dalle attività di giardinaggio. Non è una novità, ma il Covid ci ha permesso di riscoprire questo antico legame. L’orto non è un’attività da svolgere solo in campo aperto ma, a seconda degli spazi e delle risorse disponibili, anche la coltivazione in vaso di piante aromatiche e verdura sul terrazzo può dare grandi soddisfazioni. Non serve infatti possedere grandi appezzamenti terra per poter coltivare, basta qualche vaso e un poco d’impegno. In Giardineria il team di produzione propone quest’anno in uno spazio completamente rinnovato un’ampia varietà di piante da orto selezionate appositamente per essere coltivate in vaso, sul balcone o sul terrazzo di casa.

Pomodori, melanzane, peperoni, peperoncini… sono tutti buonissimi e coloratissimi. I più esigenti possono contare anche su carote, lattughe e le immancabili e profumatissime aromatiche. Qual è il segreto per uno splendido orto in vaso? Sicuramente il terriccio, magari con un po’ di argilla per mantenere meglio l’umidità, e grandi vasi (sia in terracotta sia in plastica). La giusta attenzione agli spazi e al rispetto delle distanze, un tutore, una giusta irrigazione (magari con un po’ di concime fertilizzante biologico liquido) ed il gioco è fatto!

Uno dei vantaggi è che in vaso si può anche anticipare leggermente la piantumazione visto che normalmente i nostri terrazzi sono più riparati dagli agenti atmosferici. Questo determina anche una probabilità più bassa che le piante si ammalino. Le produzioni sono buonissime, nonostante si tenda a pensare il contrario. Queste sono varietà da orto selezionate per essere coltivate in vaso. L’esposizione migliore resta quella di sud,

Come si fa a testare e proporre piante più resistenti anche in vaso? Con anni di prove di coltura. Adottiamo inoltre la tecnica della “lotta integrata” che prevede una perfetta sinergia tra i sistemi di trattamento convenzionali, biologici (come ad esempio funghi e batteri antagonisti, insetti predatori), attenzioni ed esperienze agronomiche (le piante hanno a disposizione molto spazio, molta luce e aria e diventano “naturalmente” più resistenti) e con cicli colturali non forzati. Si tratta di un approccio pratico che previene anziché curare. “La terra la facciamo noi!” La terra è fondamentale, importantissima. Una terra di qualità è un elemento imprescindibile! Non ci limitiamo a seminare su una terra qualsiasi ma utilizziamo esclusivamente torba bionda che lavoriamo noi stessi in base alle singoli esigenze colturali. Lavoriamo inoltre con funghi e batteri antagonisti che colonizzano naturalmente la pianta e migliorano l’apparato radicale necessitando di un minor fabbisogno idrico.



Colori & Sapori La passione per la fotografia c’è stata fin da piccola, dopo molte insistenze mia madre cedette e mi regalò una macchina fotografica con obiettivo macro per poter fotografare i fiori (amo fotografarli ancora ora). Con il tempo e con il blog è nata la necessità di migliorare anche l’aspetto fotografico con corsi con professionisti. Il mio stile deriva sicuramente dai miei studi artistici, ho la maturità artistica sezione architettura, e la mia passione per Caravaggio e i pittori fiamminghi.

Social food Le delizie per gli occhi e per il palato della food blogger e fotografa Lisa Fregosi Dalle torte di compleanno di tuo figlio al premio IgersItalia 2020, la più grande Community italiana legata al mondo della comunicazione visiva, per la migliore fotografia dell’anno. Lisa, ci racconti del tuo Blog Mum Cake Frelis? Il mio blog è nato nel 2013 ad ottobre, galeotto fu il secondo compleanno a maggio di mio figlio Dimitri; per l’occasione avevo deciso di cimentarmi per la prima volta con una torta in cake design, barbaforte dei barbapapà. Siccome era riuscita particolarmente bene, nonostante non fossi esperta, ho iniziato a fare torte anche per parenti e amici. Ho iniziato a fotografarle e ho deciso di far conoscere questa mia “dote” agli altri prima via Instagram e poi via web aprendo appunto il blog. Da diario di una mamma e cake designer (ho fatto corsi e mi sono specializzata nelle figure in pasta di zucchero) è cresciuto con me e mio figlio fino a diventare un vero e proprio blog di cucina spaziando da ricette dolci a ricette regionali italiane e con qualche escursione estera.

Ligure di origine e veneta di adozione da oltre vent’anni, nel tuo blog hai dedicato un’intera sezione alle ricette regionali. Quali sono le tue ricette e piatti veneti del cuore? Sicuramente i bigoli con l’arna! È stato il primo piatto che mi hanno fatto conoscere amici vicentini quando mi sono trasferita a Vicenza nel lontano 1996. Amo moltissimo la cucina veneta e vicentina, scoprire le eccellenze del territorio come il broccolo fiolaro o i fagioli della Val Posina… anche i gargati con il consiero è un piatto che amo molto. Il tuo blog e i tuoi canali social sono nutrimento anche per gli occhi, grazie alle tue splendide fotografie, piccoli capolavori di gusto e di composizione artistica. Quando è nata la tua passione per la fotografia e cosa rende il tuo stile così riconoscibile e unico?

Oltre alle molte collaborazioni con aziende e riviste del settore food, ogni mese pubblichi delle ricette per siti dedicati alle mamme, ad esempio “InstaMamme” e “Italia Che Mamme!”. Le mamme blogger dimostrano che non si deve rinunciare alle proprie passioni e che il mondo dei social consente, a chi ha talento, di trasformarle in un vero e proprio percorso professionale ricco di soddisfazioni. Credo che l’essere mamma non sia una penalizzazione ma un “aspetto in più”, siamo sempre definite multitasking e credo che lo siamo veramente; abbiamo la voglia anche di dimostrare che essere mamma non pregiudica la propria voglia di creare, farsi conoscere e raccontare. Cucina regionale, prodotti tipici, creatività: nella tua ricetta con la Soprèssa Vicentina D.O.P c’è tutto questo. Questa è una ricetta che ho proposto per una collaborazione, mi piace quando ho “carta bianca” proporre le mie due anime (Veneta e Ligure) per non far torto a nessuno :) La cucina ligure e quella veneta hanno molte affinità, ho riscontrato anche molte analogie con la lingua. La Soprèssa Vicentina D.O.P è una delle tante eccellenze del territorio che amo molto e trovo che “sposarla” alle mele si sia rivelato davvero un ottimo abbinamento con un grande altro prodotto come il riso che amo molto, abito vicino a Grumolo delle Abadesse e lo conosco bene!




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La Strada del Torcolato e dei vini di Breganze Una gita fuori porta tra i vigneti e le cantine di questo territorio vicentino vocato alla produzione di vino Arancione, giallo e rosso, sono i colori di cui, da qualche mese a questa parte, si tingono le regioni italiane, costringendoci, volenti o nolenti, a chiuderci all’interno dei confini della nostra regione, o del comune stesso, e a riscoprire un tipo di turismo più di prossimità, locale, a km0. Una riscoper-

ta o, a volte, una vera e propria rivelazione, quella di luoghi a noi vicini, di paesaggi familiari, ma a volte dati per scontati, di storie che sembravano perdute nel tempo. E così può succedere di uscire di casa un sabato qualunque, alla ricerca di un qualche luogo nascosto, di un momento di pace, di

piccole gioie e piaceri e di avventurarsi lungo la cosiddetta Strada del Torcolato e dei vini di Breganze, poco lontani dalla città, immersi tra i filari di vigneti ora spogli, ma che promettono rigogliosi e affascinanti paesaggi dalla primavera fino al momento della vendemmia. E basta lasciarsi affidare un po’ all’istinto, un po’ ai consigli delle persone del posto, dando una sbirciata alle guide turistiche e alle care vecchie cartine, per trascorrere una piacevole giornata in quest’area che accoglie la coltivazione dei vini della DOC Breganze (riconosciuta dal 1967), un paesaggio pedemontano tra l’Astico e il Brenta, territorio di origine vulcanica sulle colline, ghiaioso di formazione alluvionale in pianura. Un sabato, quindi, dedicato a degustare vini e storie di produttori, di un amore per il vino che si tramanda di generazione in generazione. Come quello della Cantina Col Dovigo, che proprio al matrimonio tra due giovani amanti della viticoltura, Caterina e Valentino, uno dei primi soci fondatori della Cantina Beato Bartolomeo di Breganze, deve l’inizio di una tradizione familiare legata al vino e alla riscoperta e valorizzazione di vitigni autoctoni, come la Vespaiola e il Groppello, accanto a quelli internazionali. Qui Valentina, bisnipote di Caterina e Valentino, ci parla della storia dei suoi nonni, delle caratteristiche peculiari dei vini prodotti in questa zona dove la brezza fresca che scende dall’Altopiano di Asiago favorisce un’escursione termica che, abbinata alle ottime esposizioni solari, crea un un microclima particolare e ideale per la maturazione aromatica delle uve. E a proposito di famiglie dedicate al vino, anche il Signor Gian Pietro, delle Colline di Vitacchio, ci accoglie tra le sue soppresse (per quelle bisogna aspettare qualche mese…) con un bicchiere del suo La


Colori & Sapori Costa, un Cabernet Sauvignon barricato, raccontandoci fiero di suo padre Guerrino, dei figli e del premio vinto dal suo Torcolato Breganze Doc 2016 alla 44° Mostra dei Vini Triveneti. A pochi metri di distanza, la cantina Vitacchio Emilio, dove, tra gli altri, si coltiva la Marzemina Bianca, una varietà veneta di antica coltivazione, conosciuta in zona con il nome di uva “Sampagna”. La storia del vino di Breganze passa anche dalla Cantina di Firmino Miotti, azienda a conduzione familiare che possiede alcuni tra i vigneti più vocati dell’intera denominazione, tra modernità e tradizione. Qui scopriamo di un vitigno autoctono particolare, abbandonato per molto tempo, la Gruaja o Cruvaia, il cui nome sembra derivi dal fatto che, raggiunta la piena maturazione, il grappolo presenta chicchi completamente maturi e chicchi verdi. Sta all’abilità del vinificatore quella di spremere solo i chicchi maturi. E ancora di nonni e di storie di famiglia si parla per la cantina IoMazzuccato, dove il

nonno Clemente ha trasmesso ad Andrea quella passione per il vino che ha portato lui e sua moglie Laura a realizzare un progetto dove il vino diventa ospitalità e convivialità, immersi in 15 ettari di vitigni tipici della Doc Breganze quali l’autoctono Vespaiolo, il Pinot Bianco, il Pinot Grigio, Chardonnay e Carmenere. E di storie di vino ne ha tante da raccontare la famiglia Maculan, nella cui cantina situata nel centro storico di Breganze, tra vasche di acciaio e barrique di rovere, il vino riposa in attesa di essere degustato. L’azienda coltiva circa 40 ettari con viti e ulivi e controlla direttamente una trentina di viticoltori selezionati. Ogni cantina e ogni vino di questa rigogliosa zona meriterebbero un capitolo a sé. Non possiamo fare altro che invitarvi a scoprirle tutte e ad immergervi in un viaggio nella bellezza e nel gusto. A proposito di bellezza, se volete godere di un panorama speciale, un aperitivo a pane, olio e vino sulla terrazza della cantina Al Monte di Livio a Colceresa, inserita nel territorio

delle Colline di Breganze, saprà regalarvi un momento di piacevole benessere e serenità. Sono tante le cantine da scoprire e i vini da degustare lungo la Strada del Torcolato e dei vini di Breganze...buon viaggio di gusto!

Risotto alla veneta con mele e sopressa Una ricetta dal Blog Mum Cake Frelis di Lisa Fregosi Ingredienti • 350 g riso carnaroli • 2 cipolle rosse • 3 mele braeburn Val Venosta • 50 g formaggio Piave vecchio • 80 g sopressa vicentina dop meglio se in un unica fetta • 1 bicchiere vino bianco secco • q.b brodo di carne o vegetale • 50 g burro • q.b olio extravergine di oliva • 4 rametti prezzemolo fresco • q.b sale e pepe Istruzioni Preparazione del risotto Pelate le cipolle, tritatene una e affettate finissima l’altra. Sbucciate le mele Braeburn e tagliatele a fettine.

Fate fondere metà del burro in una casseruola e unite la cipolla affettata. Non appena la cipolla avrà preso colore e si sarà ammorbidita aggiungete le mele e fate cuocere per circa 10 minuti a fiamma media rimescolando spesso. Salate e pepate, rimescolate bene e sposate le mele Braeburn cotte in una ciotola mettendo da parte. Riprendete la casseruola, aggiungeteci un filo d’olio e fateci soffriggere la cipolla tritata. Appena si sarà imbiondita aggiungere un mestolo di brodo. Fate cuocere ancora due minuti. Unite il riso, fatelo tostare due minuti e infine aggiungete il vino bianco lasciandolo sfumare ed evaporare. Cuocete il riso al dente continuando ad aggiungere il brodo poco alla volta, verso la fine della cottura unite il composto con

le mele Braeburn e la soppressa tagliata a dadini. Dopo aver spento il fuoco unite il burro rimasto, il formaggio grattugiato e il prezzemolo tritato finemente, lasciate mantecare per un paio di minuti e poi servite.




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Le relazioni pubbliche: il modo migliore per reagire!

senza ipocrisie o millantando chi non si è, mostrare i propri punti di forza, la propria storia, la propria unicità.

Ne parliamo con Roberta Zarpellon di Traguardi, studio professionale di comunicazione e relazioni pubbliche. Roberta, come si promuove la propria azienda in uno scenario completamente nuovo come quello creato dal Covid-19 e qual è il ruolo della comunicazione e delle relazioni pubbliche nelle situazioni di crisi? È cambiato certamente lo scenario, in quest’ultimo anno di pandemia. Direi che tutti noi abbiamo scoperto il valore della concretezza, ad esempio. Siamo stanchi di dichiarazioni alle quali non seguono fatti concreti, abbiamo voglia di riscoprire l’autenticità, la forza degli affetti, dei valori autentici e tutto questo impatta ed ha impattato profondamente nel modo di comunicare e nel ruolo che la comunicazione ha nella vita delle imprese. Anche per questo, mai forse come ora risulta importante comunicare. Essere vicini ai propri dipendenti, saper trovare il tono più appropriato per restare in contatto con i clienti, acquisirne di nuovi dando loro ciò di cui hanno bisogno richiede esperienza,

sensibilità, capacità di analisi. Insomma, chi si improvvisa rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano. Il grande patrimonio, ora, che le imprese devono mantenere è quello della fiducia. Non basta essere bravi, fare bene il proprio prodotto. Studi recenti dimostrano che la fiducia è la seconda motivazione per l’acquisto di un marchio dopo il prezzo. L’avreste mai detto? Eppure il 75% del successo di un’impresa dipende dal suo scopo, dall’integrità e dall’affidabilità. Ecco, allora, che diventa essenziale il ruolo delle relazioni pubbliche il cui compito è da sempre quello di coltivare e mantenere buone relazioni dell’impresa con i suoi pubblici. La promozione efficace, oggi come ieri passa da un percorso dove il prodotto deve rispondere ad un’esigenza ma, in più, deve apportare valore, essere capace di includere “l’universo impresa” in tutti i suoi aspetti. Ecco la vera sfida del futuro. Affrontare l’incertezza imparando a raccontarsi

La reputazione è un elemento imprescindibile dell’essere impresa oggi, in un mondo in cui sono tanti i canali di informazione attraverso i quali i cittadini possono conoscere come le aziende operano, al di là delle campagne pubblicitarie e degli slogan. Come si costruisce, in un mondo omnicanale, la reputazione di un’azienda? Diciamo pure che, oggi, tutte le imprese, più o meno grandi, sono case con pare-


Colori & Sapori ti di vetro. Con questo voglio dire che in ogni momento è relativamente facile avere accesso alle informazioni e confrontarle con quanto l’azienda comunica attraverso i suoi canali. Ovviamente, dove il consumatore, il cittadino o il fornitore intravvede una discrepanza tra il detto e l’agito, lì la fiducia e, quindi, la reputazione, può incrinarsi. Per questo è difficile, oggi, mantenere una buona reputazione, tanto più che non si può acquistare ma solo conquistare attraverso le azioni e i comportanti. E non ci sono scorciatoie. In situazioni di crisi come quelle che stiamo vivendo, mantenere la barra dritta è difficile ma la reputazione è ancora più importante di ieri perché garantisce all’azienda, allo studio professionale, all’organizzazione, un “credito di fiducia” che le può permettere di reagire meglio al contesto, di conservare i propri clienti o di conquistarne anche di nuovi. Parlo per esperienza. Certamente, in un mondo omnicanale, la complessità aumenta. Consiglio di impostare la riflessione partendo da tre elementi: coerenza, trasparenza e credibilità. Per costruire una buona reputazione è necessario che le azioni, i comportamenti, le scelte comunicative siano coerenti con la natura dell’impresa, il suo DNA. Dichiarare il proprio impegno a favore della sostenibilità ambientale oppure per la riduzione della differenza di genere implica una scelta che il consumatore giudica non solo da una pagina pubblicitaria o da un post nei social ma vuole vedere concretamente realizzata. In questo aspetto sta anche l’importante ruolo della comunicazione che permette all’impresa di impostare la propria strategia comunicativa per raccontare ciò che è e ciò che fa scegliendo il tono di voce e i contenuti più adatti. Allo stesso tempo, la reputazione ha bisogno di trasparenza. Quella casa con pareti di vetro non può essere semplicemente nascosta da tende scure. Per chi agisce in coerenza, la trasparenza è il naturale alleato della propria azione quotidiana. Non dimentichiamo che, sempre più, i consumatori chiedono (esigono) dalle imprese informazioni corrette, esaustive, trasparenti. Ecco, essere un’azienda capace di rispondere a queste esigenze, comunicando anche i propri sforzi per migliorare rappresenta un ottimo mo-

do per rafforzare la propria reputazione. Da dove partire? Io consiglio di iniziare con un semplice passo: ascoltare. In primis ascoltare sé stessi, valutare le proprie aree di vulnerabilità sulle quali intervenire e ascoltare i clienti, imparare a riconoscere i segnali deboli, quelle obiezioni che, a primo acchito sembrano di poco conto ma che, se non affrontate, possono diventare importanti. Un approccio di questo tipo permette di avere un patrimonio di informazioni utilissimo a costo zero. Alcuni settori sono stati duramente colpiti da questa pandemia globale e dal susseguirsi di chiusure e restrizioni che hanno contraddistinto, ad esempio, il mondo della ristorazione. Molti sono gli esempi di attività che, tra digitalizzazione, app, web e social si sono reinventate per poter rispondere alle nuove esigenze e alle aspettative dei consumatori. Com’è cambiata la comunicazione nel mondo del food&wine? Certamente la comunicazione food&wine sta mutando pelle. La prima evidenza è che sta diventando sempre più digitale: vetrine virtuali, pagine social, piattaforme di prenotazione online, eventi digitali, siti web di ultima generazione sono i tratti più evidenti di questa evoluzione che era già in atto ma ha certamente avuto una grande accelerazione. In questo, si è avvantaggiato chi aveva già compreso l’innovazione e aveva iniziato a interpretare i cambiamenti

nei bisogni dei clienti. Guardando un po’ più in profondità, è innegabile che il punto focale di tutta la comunicazione sarà sempre il cliente e la sua esperienza. Un’esperienza che, a mio avviso, tenderà ad amplificarsi, a modificarsi e, per chi comunica, questo vuol dire essere flessibili, capaci di adattarsi, a volte reinventarsi. Di positivo c’è che il fattore umano, la storia personale e professionale, unica e distintiva; la capacità di raccontarsi attraverso un piatto continuerà ad essere un punto fermo. Raccontare prodotti e servizi è la regola ma raccontare storie è un valore aggiunto che sarà sempre più premiante. Uno storytelling efficace costruisce i giusti messaggi per valorizzare la nostra offerta commerciale, soprattutto se siamo un commerciante o un ristoratore. Per farlo non c’è spazio all’improvvisazione, abbiamo bisogno di un progetto comunicativo che fondi sulla storia del nostro prodotto e del brand e sia capace di relazionarsi col pubblico al quale ci stiamo rivolgendo, così da impiegare toni e timbri differenti: dalle ricette raccontate, ai video “rubati”, dai contenuti descrittivi, alla raccolta della voce di dipendenti, alle esperienze condivise online, così da creare percorsi unici nei quali ogni cliente si può riconoscere.

Roberta Zarpellon Traguardi Comunicazione e relazioni pubbliche https://www.traguardiweb.it/



Colori & Sapori Qualche anticipazione sulle prossime puntate? In quali ristoranti o luoghi gourmet ci accompagnerai? Il programma è molto bello, perché va da ristoranti e chef stellati, come Aqua Crua, Damini di Arzignano, Matteo Grandi, Il Garibaldi, in Piazza dei Signori a Vicenza, fino a Cuore Napoletano di Marano, che ci preparerà le pizze gourmet con Luca Brancati, un altro top della pizza, il tutto abbinato a delle birre artigianali. Ci sarà anche la bellissima Villa I Pini di Malo, dimora storica completamente rinnovata, con a capo il Direttore Matteo Cumerlato.

Il Mangia Dischi

Il programma televisivo del DJ Gourmet Luciano Gaggia Luciano, parlaci di questa tua avventura televisiva, il programma “Il Mangia Dischi”, dove, come in altri tuoi progetti di successo, unisci le tue due anime professionali, quella di DJ e quella di esperto di cibo e di vino. Questa nuova avventura è nata dopo aver realizzato a Natale, insieme con la Cantina Mionetto e Luciano Feltrin, un vino che si chiama MiaPoco – Le Bollicine degli Artisti. Insieme a Sara Pinna, abbiamo ideato questo format che è piaciuto molto: presentiamo e siamo ospiti di un ristorante per una settimana, ogni giorno una ricetta diversa preparata dallo Chef, che io abbino ad una canzone ed il sommelier ad un vino. Quindi, per ogni ristorante, 7 giorni di programmazione, 7 ricette, 7 vini abbinati e 7 canzoni, per un totale di 42 uscite a settimana dal lunedì alla domenica, 21 uscite su TVA e 21 su Telechiara.

All’inizio io presento il ristorante, le caratteristiche, quello che fa e alla fine, dopo la ricetta dello Chef, io abbino alla ricetta una canzone e, insieme al sommelier, un vino. La mia guru, che fa la regista, la persona più importante, è, appunto, la Sara Pinna, nota presentatrice televisiva, ma anche Direttrice dei programmi di TVA Vicenza.

Abbiamo tredici ristoranti che hanno dato conferma, abbiamo già registrato quattro settimane, ti svelo l’elenco di tutti i ristoranti che parteciperanno: • Giuliano Baldessari, Aqua Crua Barbarano Vicentino • Madlèn - Trissino • Villa I Pini - Malo • Ovosodo - Centro Vicenza • Damini e Affini - Arzignano • Tre Scalini - Creazzo • Angolo Palladio - Vicenza • Cuore Napoletano - Marano Vicentino • K-Farm - Malo • Matteo Grandi, Il Garibaldi - Vicenza • Podere La Torre - Schio • QL - Thiene • Ristorante Torre - Lo Chef “già conosciuto a Cuochi d’Italia” e “bentornato in Veneto” Francesco Bianchi - Toreselle VI


Colori & Sapori

Ultima anticipazione: questo progetto si svilupperà in un libro, il Mangiadischi, con ricette di Chef, abbinate a vini, canzoni e poesie dedicate a personaggi veneti, politici, musicisti, imprenditori, personaggi dello spettacolo, da Smaila a Benetton, da Renzo Rosso a Mara Venier, poesie scritte da Umberto Miotto. Il libro è realizzato in collaborazione con Claudio Stella di Enoteca Per Bacco di Camisano Vicentino e Luca Olivan, Presidente della Guru Comunicazione, nonché fondatore di Made in Malga, Formaggio in Villa e Italian Cheese Awards. Il pubblico di TVA VICENZA ti conosce molto bene anche per un’altra tua passione, il calcio. Fin da piccolino sono sempre stato grande tifoso del Vicenza, poi con il mio lavoro ho perso un po’ lo stadio. Mi sono ricongiunto con il Vicenza grazie a Diretta Biancorossa, sempre con Sara Pinna e i miei colleghi, dove commentiamo, io come tifoso, le prestazioni del Vicenza Calcio, che speriamo che torni presto in Serie A. Continua ad essere un momento difficilissimo per il mondo della musica e dello spettacolo. Tu hai sempre tirato fuori, con creatività, determinazione e generosità, nuovi progetti ed iniziative, non solo per te stesso, ma anche per le persone duramente colpite dalla crisi. Parlaci dell’iniziativa RipArtiAmo. Noi, intendo DJ, musicisti, artisti, mondo della notte, siamo fermi da febbraio 2020. I primi di dicembre 2020, insieme con la mia grandissima amica Irene Guglielmi, nonché una grande artista dell’I-

sola dell’Elba che ha partecipato alla terza edizione di Amici e che ora vive a Conegliano, abbiamo ideato questo format per il Capodanno, per aiutare le persone meno fortunate di noi. Ho chiamato Luca Zaia e Roberto Marcato, ho chiesto di devolvere questa serata alla Protezione Civile, abbiamo raccolto 1.800 € in una notte grazie a coloro che hanno partecipato, li abbiamo portati al presidente della Regione, Luca Zaia, che ci ha ringraziato tantissimo.

Hanno partecipato tanti personaggi illustri, Umberto Smaila, Johnson Righeira, Jo Squillo, Fargetta, doveva partecipare Claudio Coccoluto, scomparso da poco, ci eravamo sentiti, ma era impegnato in un’altra diretta. C’erano altri artisti, e li ringrazio tutti quanti, è stato un gesto da parte di persone che sono a loro volta in difficoltà, come ad esempio me, a cui lo Stato, da febbraio dell’anno scorso a febbraio di quest’anno ha dato 4.000 €. Eppure non mi lamento perché, come dico sempre, l’importante è avere la salute, la salute è tutto.

MANGIADISCHI Musica & Cibo Prossimamente su TVA Vicenza e Telechiara


Colori & Sapori il momento della semina a pieno campo degli ortaggi, nel frattempo li terreno in dimora sotto un telo o in una piccola serra.

Le fasi lunari e l’orto di marzo Tradizionalmente viene attribuito un influsso alla luna sulle semine e i trapianti delle piante orticole, ci sono diverse teorie legate all’influenza lunare, dalla biodinamica alle tradizioni popolari contadine. Il metodo più seguito: in luna crescente si consiglia di seminare ortaggi da frutto, tutti i legumi e le piante aromatiche, inoltre anche le carote. In luna calante invece ottimo periodo per le semine di patate, ortaggi da bulbo come aglio e cipolle e tutti gli ortaggi da foglia che non devono montare a seme. Si può approfondire leggendo l’articolo sull’influsso della luna nell’orto.

I lavori dell’orto di marzo: cosa seminare, raccogliere e potare L’estate è ancora lontana ma per avere un buon raccolto bisogna necessariamente seminare tra marzo e aprile, e farlo accuratamente, questo è uno dei principali lavori dell’orto di marzo. Lavori dell’orto di marzo Questo mese risulta imprevedibile sotto l’aspetto atmosferico, se si semina troppo in anticipo e giungono cali improvvisi di temperature o piogge eccessive si rischia di perdere l’intero raccolto. Ecco perché è proprio in questo periodo che il lavoro nell’orto diventa più duro. Preparazione del terreno a marzo Il terreno va preparato bene, ed è bene sapere che un terreno bagnato e non lavo-

rato a dovere nei mesi precedenti non può essere utilizzato subito per le semine, occorre procedere a rinvangarlo ed aspettare che si asciughi. In caso contrario il suolo troppo compatto non arieggia impedendo alle radici dei semi di svilupparsi in maniera ottimale. Cosa seminare a marzo Al coperto è possibile seminare basilico, cetrioli, cocomeri, melanzane, pomodori, zucca e zucchine. Verso la fine del mese è

Semina all’aperto Potete iniziare con le verdure a raccolta primaverile quali zucchine, pomodori, melanzane, piselli e peperoni Se la temperatura è mite, è possibile iniziare la semina di tutti quegli ortaggi che per germogliare richiedono temperature inferiori ai 10° come carote, cicoria, lattuga, ravanelli, rucola, lattuga e patate. Condizione essenziale è di porre la massima cura coprendo il tutto con un telo di tessuto per proteggerli in caso di piogge abbondanti o cali di temperatura. In generale è il momento di seminare aglio e cipolla, asparagi, barbabietole, biete, cavoli, cetrioli, cime di rapa, fave, finocchi, indivia, piselli, porri, radicchio, rucola, sedano Erbe aromatiche a marzo Se seminiamo a metà marzo il basilico ed il prezzemolo, avremo queste erbe profumate fino alla fine dell’estate. In questo mese, che segna l’inizio della primavera, possiamo già raccogliere tarassaco, rosmarino e valeriana.

Luna piena o Luna vecchia in fase calante - anno 2021 gennaio 2021

fino al giorno 12 e dal 28 gennaio

febbraio 2021

fino al 10 e dal 27 febbraio

marzo 2021

fino al 12 e dal 28 marzo

aprile 2021

fino al giorno 11 e dal 27 aprile

maggio 2021

fino al 10 e dal 26 maggio

giugno 2021

fino al 9 e dal 24 giugno

luglio 2021

fino al 9 e dal 24 Luglio

agosto 2021

fino al 7 e dal 22 agosto

settembre 2021

fino al 6 e dal 20 settembre

ottobre 2021

fino al 5 e dal 19 ottobre

novembre 2021

fino al 3 e dal 19 novembre

dicembre 2021

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Luna Crescente (primo quarto) o luna nuova anno 2021



Colori & Sapori

Quando l’agricoltura è inclusiva e rigenerativa

Scopriamo il Progetto Agricolo Entroterra della Cooperativa Sociale Entropia Quando si dice, scendere in campo! Siamo andati a Santorso a trovare Enrico, socio della Cooperativa Entropia, per farci raccontare del progetto Agricolo Entroterra. Progetto Agricolo Entroterra è un progetto della Cooperativa Sociale Entropia, arrivato al suo 4° anno, nell’ottica di creare un punto di incontro e un’occasione di inserimento lavorativo per ragazzi vivono

varie forme di marginalità. Nel corso di questi tre anni, abbiamo lavorato con diversi ragazzi, alcuni con disagi psichiatrici, chi inseriti attraverso altre cooperative della zona, ad esempio persone che devono scontare forme di pena alternativa al carcere, per far sì che questi ragazzi abbiano la possibilità di avere un nuovo approccio alla vita, di fare un lavoro all’aria aperta, legato alla terra, alla coltivazione.

Il bello di questi progetti è che i ragazzi, seppur facciano pochi mesi qui con noi, hanno la possibilità di vivere vari momenti del ciclo di vita e di morte della natura e di godere di quegli insegnamenti che la terra ci può dare anche solo osservandola. Entroterra fa parte della Cooperativa Sociale Entropia. Vogliamo raccontare ai nostri lettori di cosa si occupa la Cooperativa e dei suoi vari progetti di inclusione sociale? Cooperativa Entropia è attiva da oltre 20 anni, nel settore dell’accoglienza di persone con disagio psichiatrico. Queste persone vengono inserite in varie comunità di accoglienza, comunità sia residenziali che in un gruppo appartamento protetto, dove gli operatori vanno a fare visita tutti i giorni. Lo scopo è quello di dare loro la possibilità di un inserimento sociale. Vengono accompagnati in varie attività legate alla partecipazione nella comunità e nella società, piuttosto che di supporto psicologico da parte di psicoterapeuti e anche progetti di inclusione sociale e lavorativa, come ad esempio, per alcuni di loro, il Progetto Agricolo Entroterra.

Colori e Sapori ha affrontato il tema dell’agricoltura biologica, biodinamica e a km0. Cosa si intende per agricoltura rigenerativa e perché avete scelto di ispirarvi a questa tecnica per le vostre coltivazioni? L’agricoltura rigenerativa per me è stato un amore a prima vista. Ho studiato Agraria alle scuole superiori ed è stato forte e triste vedere come l’agricoltura convenzionale vedesse la terra solo come un substrato inerte sul quale coltivare. Quindi ho iniziato a viaggiare appena finita la scuola alla ricerca di un’agricoltura più naturale, a dimensione di rispetto per la terra e di quello che si raccoglie dalla terra. Ho scoperto l’agricoltura rigenerativa in Messico, un diplomato di agricoltura organica e rigenerativa, il quale si basava sulla microbiologia, la materia organica, quindi la fertilità del suolo e i minerali, quindi, partendo dalle basi di quella che è la vita nel


Colori & Sapori suolo, comprendere le dinamiche che si innestano quando un terreno è vitale, vivo e fertile oppure quando un terreno viene degenerato. L’agricoltura rigenerativa punta a coltivare il suolo nutrendolo con sovesci, cover crops, ribilanciamento dei minerali, esempio con polvere di roccia e ammendanti, chiaramente organici e naturali. Partita quindi da un movimento contadino e campesino del Sud America, l’agricoltura rigenerativa punta ad autoprodursi in maniera naturale gli insumi (i prodotti per l’agricoltura, ad esempio i fertilizzanti, anticrittogamici, insetticidi), utilizzando materie prime naturali e per lo più reperibili localmente, per far sì che i contadini siano più liberi e meno vincolati all’acquisto di questi prodotti dalle multinazionali dell’agroindustria.

ma molto frizzante dal punto di vista del piantare i primi ortaggi in pieno campo. Abbiamo sicuramente pronti in serra vari ortaggi, ad esempio rucola, delle insalatine, il pak choi di origine asiatica, che coltiviamo da un paio di anni, i porri, i topinambur, le prime biete, cicorie e catalogne; questi gli ortaggi che possiamo raccogliere a marzo. Chiaramente non è dei mesi più abbondanti, ma la cosa interessante è che cominciano ad esserci piante spontanee che si possono raccogliere dal campo che coltiviamo, come il tarassaco, l’aglio orsino, i bruscandoli, le piante del papavero, quindi molto bello vedere come la natura, in un momento così scarso di prodotti che hai coltivato, ti offra un sacco di piante spontanee e mangerecce che sono molto buone.

Per la rubrica “Il Giro in Campo”, scopriamo quali sono gli ortaggi del mese di marzo. Il mese di marzo è un mese particolare per i nostri climi in quanto questo mese è quello un po’ più scarso di raccolti,

I nostri prodotti si possono acquistare il martedì pomeriggio dalle 16.00 alle 18.00 e il sabato mattina dalle 10.00 alle 12.00 a Santorso, in Via della Masena, proprio vicino al nostro campo, il venerdì mattina dalle 9.30 alle 13.30 siamo a Schio, davan-

ti all’Hotel Miramonti e al Bar Bistrot Lanacotta, mentre il giovedì distribuiamo le cassettine in vari punti di raccolta, da Piovene, Thiene, Sarcedo, Lugo fino a Trissino, Valdagno e Brogliano, coprendo un’area abbastanza ampia.

www.entropia-coop.com Telefono: 3240446107 Seguici su Youtube “Entroterra” e su Facebook “Agricola Entroterra”


Colori & Sapori rimentare tecniche enologiche ed agronomiche innovative: questi i valori su cui si fonda l’identità della Cantina Col Dovigo, oggi punto di riferimento della produzione enologica dell’area Breganze Doc.

Cantina Col Dovigo Una storia d’amore per il vino lunga un secolo Ce la racconta Valentina, bisnipote di Caterina e Valentino, dal cui matrimonio nasce una storia di famiglia legata indissolubilmente al vino. La nostra storia inizia nel 1923, con il trasferimento di nonna Caterina e la sua famiglia da Fara Vicentino a Breganze e l’acquisto dei primi terreni vitati. Il nome dell’azienda, ancor oggi una realtà a conduzione familiare, nasce dall’appellativo “Dovighi”, coloro che provengono da altre terre, con cui gli abitanti di Breganze identificarono Caterina e la sua famiglia. Il matrimonio di Nonna Caterina con Valentino Bonollo, uno dei primi soci fondatori della Cantina Beato Bartolomeo di Breganze, unisce anche la passione dei due

giovani sposi per la viticoltura, che continuano a lavorare i vigneti di famiglia. L’amore per la terra ed i suoi preziosi frutti si tramanda ai figli Battista e Pieralberto, che facendo tesoro delle conoscenze ereditate dai genitori acquistano nuovi terreni, impiantandoli a vigneto e rinnovando quelli esistenti con vitigni autoctoni e internazionali. La riscoperta e la valorizzazione dei vitigni autoctoni segna una tappa fondamentale nella storia della Cantina Col Dovigo: oggi gli enologi Stefano Bonollo, Filippo ed Alessandro investono risorse ed impegno per la conservazione delle tipicità dell’area Breganze Doc. Un giusto connubio tra tradizione ed innovazione, la profonda conoscenza del territorio, una costante attenzione alla cura dei vigneti e la capacità di saper spe-

Chiediamo a Filippo, enologo della Cantina, quali sono le peculiarità del terroir dell’area dei vini Breganze DOC, inteso quale combinazione di fattori naturali, come il clima e il suolo, e umani, ad esempio la tradizione produttiva che si tramanda di generazione in generazione. Il terroir dell’area dei vini breganzesi abbraccia una serie di valori che sono in parte intrinseci ad un microclima e ad un suolo ottimali per la produzione di vini di qualità e in parte ad una sapienza legata da una tradizione contadina tramandata da generazioni. Breganze gode innanzitutto di una condizione fondamentale: la collina! Collocata ai piedi dell’Altopiano dei Sette Comuni la collina breganzese favorisce una serie di condizioni favorevoli nella produzione di vini di qualità e che possono essere così sintetizzati:

Un buon irraggiamento solare durante il giorno contrastato da brezze serali provenienti dalla montagna; questo si traduce in escursioni termiche favorevoli alla produzione di aromi primari. Una maggiore ventilazione a garanzia del contrasto di numerose malattie funginee che possono attaccare la vite. Un minor accumulo di acqua al suolo favorendo la crescita di acini più piccoli ma


Colori & Sapori che in rapporto con una buccia più spessa permettono la sintesi di maggiori aromi e sostanze coloranti. La collina breganzese, inoltre, può vantare una conformazione morfologica a base vulcanica e tufica e questo si traduce in una mineralità che ritroviamo nei vini bianchi, contribuendo a regalare agli stessi una maggiore eleganza ed agilità. Infine il terroir non può non considerare l’esperienza legata alla coltivazione della vite e alla vinificazione dei suoi frutti tramandata da generazione in generazione. Chiaramente le nuove tecnologie e le conoscenze in ambito enologico contribuiscono in maniera sempre più incisiva nella qualità e nella salubrità dei vini ma questo Know how è frutto di un passato che si rinnova senza perdere il suo significato più profondo che è la passione per la vitivinicoltura. Che vini produce la Cantina Col Dovigo? Col Dovigo produce vini a base di vitigni autoctoni e vitigni internazionali. Per quanto riguarda i vitigni autoctoni, il più rappresentativo è la Vespaiola, a bacca bianca, con la quale Col Dovigo produce: • Perlena, spumante a metodo Charmat in versione brut ed extradry • Vespaiolo classico Doc • Vespaiolo Superiore Doc con breve affinamento in barrique francese di secondo passaggio • Torcolato Doc passito

Un altro vitigno autoctono utilizzato da Col Dovigo è il Groppello, a bacca nera, con il quale viene prodotto l’omonimo vino Groppello. Per quanto riguarda i vitigni internazionali, Col Dovigo utilizza per la propria produzione varietà a bacca bianca come: Pinot Grigio, Sauvignon, Tai, Chardonnay e varietà a bacca rossa come Cabernet Sauvignon e Merlot. Con gli stessi vengono prodotti:

• Sant’Ivan Pinot Grigio Doc • Rivole Doc (8% Sauvignon, 37% Chardonnay, 55% Tai) • Cabernet Sauvignon Doc • Paezza Doc Merlot • Suam (45% Merlot appassito 55% Cabernet Sauvignon). Due anni di affinamento in barrique rovere francese di secondo passaggio e un anno in bottiglia prima della vendita.

Una gita a Breganze Breganze, città del Torcolato e dei Toresàni, merita una visita non solo per i suoi percorsi enogastronomici tra i vigneti e le cantine, ma anche per la sua storia molto antica. Qui potrete visitare il Torrione, un’antica costruzione fortificata medievale, potrete ammirare il campanile, Torre Diedo, che con i suoi 90 metri è la terza più alta del Veneto, il Museo del Maglio, dal 2001 Museo Etnografico Regionale. Breganze con le sue “Colombare”, antiche torri di difesa che, decretatone l’abbattimento dalla Serenissima Repubblica, furono salvate con uno stratagemma dai cittadini di Breganze, che ne chiusero gli spazi interconnessi fra le merlature e ne adoperarono la superficie per l’allevamento dei colombi. A Breganze il termine piccione viene identificato con “torresan”, piccione della torre. E il “Toresàn” è il piatto principe della zona, che la ricetta locale propone allo spiedo, con una cottura curata e lenta, effettuata con legnami selezionati. Una ricetta De.Co. tutelata e valorizzata dall’Accademia del Toresàn e da un disciplinare di produzione.



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