Colori & Sapori Febbraio 2021 in Veneto - Viaggi, Sapori, Territorio
In questo numero:
Sulle tracce di Romeo e Giulietta Con la Pro Loco di Montecchio Maggiore andiamo alla scoperta del legame tra i suoi castelli e la storia d’amore più famosa di sempre
Rio de Janeiro? No, Malo La lunga storia del Carnevale maladense
Villa Da Schio A Castelgomberto, una Dimora Amica del Veneto
San Valentino Diffondiamo l’amore e sosteniamo l’economia locale
In viaggio col coach Insieme a Carlo Sangiovanni, esperto in Life & Business Coaching, il viaggio che ti porta a scoprire te stesso e a ottenere le risorse per raggiungere i tuoi obiettivi
Inoltre:
Latte e Grappa, il blog di Lidia - Un amore divino, con Crucuvé - Folletti in viaggio, con Cristina Avancini
Colori & Sapori - Febbraio 2021 - Allegato di La Piazza e Lira&Lira
Colori & Sapori
Sulle tracce di Romeo e Giulietta
Con la Pro Loco di Montecchio Maggiore andiamo alla scoperta del legame tra i suoi castelli e la storia d’amore più famosa di sempre Il Castello della Villa e il Castello della Bella Guardia, detti anche Castello di Romeo e di Giulietta: raccontiamo ai nostri lettori come nasce il legame tra i due castelli e la storia dei due giovani innamorati. Secondo una leggenda, diffusasi a metà Ottocento, in pieno clima romantico, le due rocche scaligere dette della “Villa” (Romeo) e della “Bellaguardia” (Giulietta) dovevano essere abitate, in tempi lontani, rispettivamente dai Montecchi e dai Capuleti, le famiglie dei due giovani e sfortunati amanti veronesi. Fu il letterato vicentino Luigi da Porto, che scrisse però, già intorno al 1524, l “Historia Novellamente Ritrovata di Due Nobili Amanti” ispirandosi proprio alla bellissima vista dei due Castelli Montecchiani, vicini e opposti allo stesso tempo. La novella Daportiana, dopo essere arrivata prima in Francia e poi in Inghilterra, venne rielaborata dal grande drammaturgo inglese William Shakespeare che rese
immortale con la sua penna l’amore di Romeo e Giulietta, scrivendo una grandiosa tragedia, alla fine del Cinquecento. L’aspetto più curioso di questa vicenda, che è anche quello forse meno conosciuto, è quello che riguarda la vita stessa di Luigi da Porto che fu indissolubilmente legata, si dice, a quella che divenne poi la sua novella, pubblicata postuma e in forma anonima. Nato nel 1485 a Vicenza da una nobile e potente famiglia, Luigi da Porto venne arruolato nel 1509, durante la guerra della Lega di Cambrai, dalla Repubblica di Venezia, per condurre una guarnigione di cavalleggeri in Friuli. L’anno successivo, durante una pausa dai combattimenti, conobbe una lontana cugina, Lucina, e tra i due giovani nacque
una dolce simpatia che sfociò ben presto in una promessa d’amore. Purtroppo, appartenendo i due giovani a due rami contrapposti della stessa famiglia Savorgnan, i “Del Torre” e i “Del Monte”, presto dovettero lasciarsi. Nell’estate del 1511 Luigi da Porto venne ferito in combattimento e rimase così paralizzato per il resto della sua vita. Convalescente, nella villa di famiglia a Montorso Vicentino, passò diverso tempo ad osservare i due Castelli Montecchiani e dalla loro vista e dall’amore mai cessato per Lucina, nacque una bellissima storia d’amore nonché la sua Novella dedicata a Romeo e Giulietta. Oltre al legame con la novella di Luigi da Porto e con la storia di Romeo e Giulietta, i due Castelli meritano di essere raccontati per le loro antichissime origini. Per la sua posizione sopraelevata rispetto alla valle percorsa dalla strada Postumia che da Vicenza porta a Verona, il colle “Monticulus” risulta essere fortificato
Colori & Sapori già in epoche molto antiche, ma le prime attestazioni di Castelli a Montecchio Maggiore, in epoca feudale, risalgono intorno all’anno Mille. Nel 1311 Montecchio passa, assieme a Vicenza, sotto la dominazione scaligera. A partire dalla metà del 1300, Cangrande II della Scala inizia un’opera di ricostruzione e potenziamento di ciò che restava di un precedente Castello (la cui ubicazione è ancora incerta) di epoca longobarda (poi passato alle famiglie dei Bongiudei e dei Pilei fino ad essere distrutto dall’efferato tiranno Ezzelino III da Romano), edificando anche un secondo Castello e includendo entrambi in un complesso fortificato da mura, di cui attualmente non resta alcuna traccia Dal 1387 al 1404 i Castelli, detti anche della Villa (Romeo) e della Bellaguardia (Giulietta) passano in mano ai Visconti di Milano e successivamente alla Repubblica di Venezia (1404) che li distrugge affinché non cadano in mani nemiche, durante la guerra della Lega di Cambrai, nel 1514. I colpi di bombarda sono ancora visibili sulle mura del Castello di Giulietta. Fino al 1742 i castelli non sono più utilizzati e cadono in rovina. Nel 1742 il Comune di Montecchio Maggiore li acquista da Venezia per 200 ducati, e avvia i primi restauri a partire dalla fine del 1800. CASTELLO DELLA VILLA O DI ROMEO: Sorge a 234 metri e presenta una pianta irregolare che si adatta alla morfologia del colle. Questa fortezza è provvista di due torri, una delle quali a guardia dell’ingresso. Al suo interno, il mastio, molto simile a quello del castello di Giulietta, è oggi visitabile. Salendo in cima alla torre nelle giornate limpide, si ha una visione che spazia fino a distinguere la laguna di Venezia all’orizzonte. All’interno del cortile è visibile anche un pozzo. Durante l’estate il castello diventa sede di spettacoli, cinema e manifestazioni. CASTELLO DELLA BELLA GUARDIA O DI GIULIETTA: Sorge su un colle alto 254 metri e la sua pianta è di forma rettangolare. All’interno delle mura si può ammirare il mastio, una
torre alta 20 metri alla base della quale è scolpita su pietra una scala simbolo dei signori di Verona. In mezzo al cortile vi è un pozzo-cisterna raccoglieva l’acqua piovana. In epoca moderna è stato costruito all’interno delle mura un edificio adibito a Ristorante. Spettacolare è la vista sulla Valle dalla terrazza che fa da copertura all’edificio. Siamo nel mese di San Valentino: i due castelli, oltre che per il loro valore storico, sono punto di riferimento per visitatori e innamorati che, dalla terrazza e dalla torre possono godere di un bel-
lissimo e romantico paesaggio. Quando sarà possibile visitare i Castelli di Romeo e Giulietta? Come Pro Loco Alte Montecchio, sulla base di una convenzione stipulata di anno in anno con il Comune, effettuiamo un servizio di accoglienza e di accompagnamento guidato tutte le domeniche pomeriggio al Castello di Romeo. Dallo scorso anno, causa covid, l’accesso alla torre è stato temporaneamente sospeso ai visitatori, pertanto abbiamo iniziato ad effettuare degli accompagnamenti sulla terrazza del Castello di Giulietta, sede del Ristorante.
Colori & Sapori Come Pro Loco speriamo di poter ripartire ad accompagnare i turisti a visitare i Castelli quanto prima. Normalmente Il Castello di Giulietta segue gli orari di apertura del Ristorante dei Castelli (e la terrazza si può visitare liberamente) mentre il Castello di Romeo è aperto, da marzo ad ottobre, sabato pomeriggio (15:0018:30), domenica mattina (10:00-12:30) e domenica pomeriggio (15:00-18:30). Se la torre del Castello di Romeo non fosse agibile per il 2021, sarà possibile visitare il solo cortile del Castello, come nell’anno appena trascorso, nei giorni e negli orari che le ho indicato. La Pro loco Alte Montecchio organizza, su richiesta e prenotazione, accompagnamenti o passeggiate guidate tra i due Castelli e/o aperitivi culturali in collaborazione con il Castello di Giulietta in qualsiasi momento. Tutti coloro che lo vorranno potranno contattarci a: info@prolocoaltemontecchio.it Ecco il nostro sito web: https://www.prolocoaltemontecchio.it/ Pagina Facebook del Ristorante dei Castelli: https://www.facebook.com/CastelliGiuliettaRomeo Pagina Facebook Pro Loco Alte Montecchio: https://www.facebook.com/prolocoaltemontecchio
Fotografie Castelli di Romeo e Giulietta. Crediti di: Foto Studio Siro (Montecchio Maggiore) su concessione di Pro Loco Alte Montecchio Pannelli illustrativi relativi a Luigi da Porto, ai Castelli di Montecchio e alla storia di Romeo e Giulietta a cura della Pro Loco Alte Montecchio
Colori & Sapori Nel vicentino sicuramente la denominazione Breganze DOC è in continua crescita, sicuramente il Vespaiolo spumantizzato è un vino che vale la pena approfondire e assaggiare, ci sono delle interpretazioni interessanti.
Un amore divino San Valentino: perché non regalare un vino? Qualche consiglio da Michele, sommelier e titolare dell’azienda Crucuvé Michele, come si legge dal vostro sito, tu, Alessandro e Fabio vi definite innanzitutto “tre amici con la passione per il vino”. Com’è nato il progetto Crucuvé? Crucuvé nasce nel 2016 grazie alla passione che ci lega al mondo del vino. Siamo tutti e tre sommelier ma la miglior palestra per formarsi è nella ricerca e nell’esperienza diretta con i produttori, visitando cantine in ogni parte del mondo e assaggiando molti vini. L’idea per cui nasce Crucuvé è quella di poter valorizzare e far conoscere vini di piccoli produttori dal gusto e sapore che rappresentino il territorio e caratterizzati dal rispetto per l’ambiente e per la salute di chi li deve bere. Crucuvè è un e-commerce dedicato al mondo del vino. Indagini recenti, come quella del portale di vendita online idealo.it, registrano un +446,0% nell’interesse online degli italiani per il vino. Il vino non è più solo un mondo di nicchia per intenditori e anche gli e-commerce possono diventare delle enoteche virtua-
li, dove il consumatore non esperto viene guidato nella scelta e nell’acquisto? Esattamente. Al giorno d’oggi, anche se non abbiamo un contatto e negozio fisico, siamo vicini al cliente con una consulenza 24/24 tramite whatsapp, i social, e la nostra mail dedicata “chiedi al sommelier” dove appunto il cliente può fare le sue richieste e viene consigliato. Ricerca sul campo, piccoli produttori, rispetto per ambiente e territorio e storytelling possiamo dire facciano parte integrante della filosofia e del modus operandi di Crucuvé. La selezione di vini più ampia sul vostro sito riguarda, ovviamente, il Veneto: a parte i vini che avete selezionato per il vostro sito, ci sono vini e zone del vicentino che apprezzate particolarmente e che consigliereste ai nostri lettori?
Sul vostro sito è possibile scegliere il vino più adatto anche in base al “contesto”, ad esempio aperitivo, idee regalo o cena romantica, oppure utilizzare la sezione “Chiedi al Sommelier” per consigli su come scegliere il vino più adatto in base all’occasione. Qualche idea per San Valentino? Come scegliere il vino da regalare al proprio amato/amata o per iniziare una cena romantica? Per festeggiare si sa che ad iniziare con una bollicina non si sbaglia mai, per un aperitivo “nostrano” direi un Colfondo; per una serata spumeggiante, per gli amanti delle bolle, consiglierei di proseguire con un Trento Doc o uno Champagne. Per chi invece non ama le bollicine, ci sono sicuramente molte tipologie di vini adatti a stimolare l’appetito. Sui bianchi starei su un Soave, un Grillo o uno Chardonnay i quali, con i loro sentori suadenti e intensi, incontrano i gusti di molti. Sui rossi, per non appesantire troppo la serata, starei su qualcosa di leggiadro e molto elegante come un pinot nero.
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Social food Nella cucina di Lidia, vicentina e autrice del Blog “Latte e Grappa”, per parlare di ricette del territorio e tradizioni Lidia, nel tuo blog si legge che “Latte e Grappa” è un progetto che ruota attorno alla vita e al cibo in Veneto: parlaci di come è nata questa idea di condividere le tue ricette e le tue esperienze. È stata più un evoluzione che un’idea improvvisa, in realtà. Ho scritto per quasi 7 anni un precedente blog: è stato il mio primo spazio nel quale ho condiviso i miei esperimenti ai fornelli, in maniera un po’ disordinata e istintiva, senza un particolare filo conduttore ma con tanta voglia di raccontare la mia cucina. Dopo un po’ di studio e dopo aver “praticato” per tutto questo tempo, ho sentito la necessità di mettere ordine e di trovare la mia nicchia, il mio posto nel mondo. E per ora questo significa parlare della mia terra, di quello che si mangia nelle famiglie in Veneto e delle tradizioni, intese come abitudini e metodi da tramandare. Sono nata e cresciuta a Vicenza, conosco bene la cucina locale perché è ciò che ho sempre mangiato e parlare di quello che
conosco mi è sembrata una scelta onesta e naturale. Dagli antipasti ai dolci, ricette semplici, sempre accompagnate da storie di vita quotidiana, ricordi e racconti legati alle tradizioni. Si, cerco di approfondire sempre le ricette dei miei piatti con un racconto che li lega al territorio, alla storia o alla mia cultura culinaria famigliare. Non si cucina mai per caso, non si fa un mero assemblaggio di ingredienti: in realtà, quello che ci guida sono spesso gesti e racconti tramandati, preparazioni che si sono sempre viste fare in famiglia. Le ricette sono semplici perché così mangiamo in Veneto, in realtà: grandi materie prime, per lo più di agricoltura attenta e consapevole e anche un po’ conservatrice, carni e pesci del territorio, spezie che sono entrate a far parte della nostra cucina grazie al commercio che avveniva a Venezia. Siamo gente semplice e genuina e riflettiamo queste caratteristiche anche sulla nostra tavola.
Non solo storie di cibo, ma anche storie di luoghi: quali sono i tuoi luoghi del cuore in Veneto o quelli che non hai ancora visitato, ma che sono nella lista delle tue prossime gite fuori porta? La mia città del cuore non può che essere Vicenza, in cui sono cresciuta ma che solo “da grande” ho approfondito apprezzandone anche gli angoli più nascosti. Provo anche molta tenerezza per Vicenza perché spesso chi viene in Veneto da turista la snobba, a favore delle ben più turistiche Verona, Venezia e Treviso ad esempio: nell’ambito turistico la città ha ancora un grande potenziale inespresso in realtà, ma merita un fine settimana e saprà meravigliare chiunque. Mi piace molto anche Verona, l’ho girata tanto a piedi e ho visitato i principali monumenti e attrazioni turistiche, anche se io favorisco sempre la ricerca culinaria piuttosto che storica, lo ammetto. Venezia la scelgo sempre per una bella passeggiata con la macchina fotografica in mano, per portare a casa scatti sempre nuovi scegliendo percorsi meno battuti e fermandomi in qualche calle nascosta per coglierne dei particolari di bellezza. La scorsa estate ho scelto di fare una piccola vacanza sul Garda e sono riuscita a godermi tutti i paesini sulle sponde del Lago, che sono bellissimi e caratteristici. Mi piacerebbe approfondire Treviso, che ho visitato solo marginalmente, e appena la situazione ce lo permetterà sicuramente lo farò. Carnevale, tempo di frittelle e di altri dolci tipici di questo periodo. Quali sono i tuoi ricordi di famiglia legati al Carnevale? Hai una ricetta da condividere con i lettori? Ho una foto di me piccola, avrò avuto 4 anni, mentre tiravo la sfoglia dei crostoli con la macchina per la pasta insieme a mia nonna. Il profumo dell’impasto dei crostoli crudo, prima della frittura, è un misto di buccia di arancia e di grappa e io lo ricordo col naso ogni volta che ci penso. Non ho mai avuto però una ricetta precisa dei Crostoli o delle Fritole, perché mia
Colori & Sapori nonna e poi anche mia mamma li hanno sempre preparati un po’ ad occhio e io non posso riferire ai miei lettori delle dosi indicative che pregiudicherebbero la riuscita. Nel tempo ho sperimentato anche delle variazioni mie, però, che sono entrate a far parte del mio repertorio di cucina e si ripresentano puntuali ad ogni Carnevale. La ricetta che condivido con voi è la Crema Fritta, confortanti cubetti dalla crosticina croccante con un interno dolce e morbido. Ingredienti • Latte, 1/2 litro • Tuorli, 3 • Zucchero, 100 g • Maizena, 40 g • Farina 00, 40 g • Buccia grattugiata di 1/2 limone non trattato • Cannella
Per impanare e friggere • Uova, 2 • Pangrattato, 100 g circa • Olio per frittura Per servire • zucchero a velo o semolato Poni un pentolino sul fuoco e scalda il latte. Nel frattempo, in un altro pentolino, mescola con una frusta i tuorli, lo zucchero, la maizena, la farina, la buccia di limone e un bel pizzicotto di cannella. Accendi il fuoco e continuando a mescolare versa il latte a filo. Non fermarti mai dal mescolare, altrimenti quello sarà il momento in cui si formeranno i grumi o la crema si attaccherà. Una volta raddensata molto bene, versa la crema in una pirofila, meglio se di vetro, e lascia raffreddare a temperatura ambiente per almeno due/tre ore,
Quando la crema è fredda, scalda l’olio in padella poi taglia la crema a quadrotti o a rombi: passala nelle due uova sbattute leggermente, impanala da ogni lato con il pan grattato e friggi velocemente portandola a doratura. Servi calda spolverizzata di zucchero a velo o rotolata nello zucchero semolato.
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In viaggio col coach Insieme a Carlo Sangiovanni, esperto in Life & Business Coaching, il viaggio che ti porta a scoprire te stesso, superare ciò che ti limita e a ottenere le risorse per raggiungere i tuoi obiettivi Carlo, raccontaci come funziona In Viaggio col Coach? È semplice, ti porterò fuori dal tuo ambiente, dalla tua routine quotidiana lontano da stress e pensieri, staremo insieme in «totale sicurezza», mezza giornata o una giornata intera, andremo a visitare un luogo del Veneto, mentre, ti aiuterò a superare ciò che ti frena e a raggiungere gli obiettivi personali o professionali che desideri, fornendoti nuovi strumenti e nuove strategie di pensiero e di azione! Ogni Viaggio col Coach è individuale e in totale privacy! Questa è una nuova, personale e straordinaria esperienza assolutamente da vivere!!! Carlo, per chi ancora non lo conosce, puoi spiegarci brevemente cos’è il Coaching? Il Coaching è un processo attraverso il quale aiuto le persone a raggiungere il massimo livello delle loro capacità in termini di prestazioni. Questo processo comporta l’espressione piena della forza delle persone, che aiuto ad aggirare i propri limiti e le proprie barriere affinché possano dare il meglio di sé in diverse situazioni, e guido a realizzare prestazioni più efficaci in quanto fanno parte di realtà più grandi,
come la famiglia, l’azienda e la comunità. Come Coach pongo una particolare attenzione sul Cambiamento Generativo. Le mie metodologie sono “orientate al risultato”, piuttosto che centrate sul problema. Tendono ad essere fortemente “centrate sulla soluzione” e ad incentivare lo sviluppo di nuove strategie di pensiero e d’azione. In un Viaggio col Coach, con te, chi partecipa cosa può concretamente ottenere? • Può scoprire come raggiungere obiettivi importanti più velocemente • Può Sviluppare/Scoprire i propri punti di forza, le proprie vere potenzialità • Può Aumentare la sicurezza e la fiducia in sé stesso • Può Aumentare la capacità decisionale • Può Trovare le soluzioni ai problemi che sta affrontando in modo più rapido
• Può imparare a Organizzare le aspettative relative a sé stesso e agli altri • Può Imparare a migliorare i rapporti interpersonali • Può Imparare ad utilizzare il passato in modo positivo per costruire il futuro che si desidera • Può Imparare a gestire gli stati interiori in modo efficace e veloce • Può Acquisire nuove strategie di pensiero e di azione E molto altro ancora, secondo “le reali necessità della persona” Parlaci di uno dei viaggi col coach che hai realizzato… Sono varie le testimonianze di persone che hanno partecipato ad un mio programma e che hanno ottenuto le risorse per migliorare in modo significativo e più rapido la loro Vita e/o il loro Business, sotto molteplici aspetti! Mi affido alle parole di Daniela, Marketing Manager, con la quale ho fatto una esperienza recente a Mezzano (TN)... “Lo dico per esperienza personale: andare in giro con il Coach Carlo significa uscire con la scusa di cercare qualcosa fuori e ritrovarsi, con naturalezza, senza forzature e con le giuste domande, a fare un viaggio dentro sé stessi. Consiglio vivamente di fare questa esperienza, prendendosi un po’ di tempo lontano dai condizionamenti di tutti i giorni, scegliendo un luogo del cuore che ci faccia stare bene e facendosi accompagnare dal Coach in questo viaggio alla ricerca della bellezza dentro e fuori di noi.” Come si può iniziare a viaggiare con il Coach Carlo e fare questa straordinaria esperienza di crescita sia personale che professionale? Basta mandare una mail a info@carlosangiovanni.com o mandare un messaggio al numero +393478316213, ci prepareremo insieme per questa esperienza straordinaria.
https://www.carlosangiovanni.com/ - Pagina Facebook: In Viaggio col Coach Gruppo Facebook: TRIVENETO – IN VIAGGIO TRA LUOGHI E SAPORI
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Villa Da Schio A Castelgomberto, una Dimora Amica del Veneto Villa Da Schio fa parte del circuito delle Dimore Storiche Italiane e, dal maggio 2020, della rete delle “Dimore Amiche del Veneto”. Chiediamo al Signor Giovanni da Schio, proprietario della Villa e Consigliere Nazionale ASDI, di raccontarci com’è nato questo progetto in sinergia con altri proprietari di Ville Venete e quali sono gli obiettivi di questa rete.
Premesso che noi siamo tutti appartenenti all’Associazione delle Dimore Storiche Italiane, che racchiude tutti i proprietari degli immobili vincolati quali beni di importanza storica e culturale (circa 4.500), con 6 amici del Veneto ci siamo prefissati l’obiettivo di creare un piccolo gruppo – essendo amici è da lì che è nata la dizione “Dimore Amiche del Veneto” - per presentarci nella forma di mini circuito a quello che è il turista, tour operator o comunque l’avventore di una di queste dimore, in modo da offrire non solo la visita ad una singola dimora, ma la possibilità di vedere 6 dimore legate tra loro. Da soli non si va da nessuna parte, facendo rete ci si rende molto più interessanti agli occhi di un qualunque turista e amante della cultura. Abbiamo iniziato noi 6 e ci siamo dati l’obiettivo di fare noi stessi una sorta di valutazione
di cosa bisogna fare dopo un certo periodo di rodaggio, per poi allargare anche ad altri che eventualmente vorranno aderire a questa rete. La costruzione venne commissionata dalla Famiglia Piovene nella seconda metà del Seicento all’architetto Antonio Pizzocaro, il quale seguì lo stile palladiano. Le chiediamo se può raccontare ai nostri lettori qualcosa in più sulla storia di Villa da Schio. Facciamo un passo indietro: le ville Venete nascono quando Venezia, dopo aver conquistato, commercialmente parlando, le rotte verso il Medioriente, ha cominciato ad espandersi nuovamente in terra ferma. Le sedi delle Ville Venete non sono mai state solitamente e unicamente delle residenze, come potevano essere ad esempio i castelli piemontesi, francesi o inglesi, che erano solo delle dimore del signore locale, ma erano dei veri e propri centri di attività, agricola o commerciale. Nel caso della famiglia Piovene, questa aveva la necessità di gestire le
campagne che aveva nella zona e di avvicinarsi, quindi, alla propria attività agricola. La Famiglia si insedia a Castelgomberto alla fine del ‘500, prima costruendo due case distinte per i due fratelli Piovene, i quali si occupavano dell’attività agricola e poi, nel prosieguo del ‘500, commissionando la Villa vera e propria a Pizzocaro per dare un po’ più di importanza alla propria sede. La Villa è stata terminata nel 1666 e, negli anni a seguire, è stata implementata, allegando la fattoria attraverso le barchesse, che ancora oggi si possono vedere. Per questioni di parentele e di eredità, i Piovene, che erano cugini della Famiglia da Porto, la famiglia di mia nonna, per questo tramite sono entrati in casa da Schio, la quale tuttora gestisce questa dimora, quella che una volta era un’attività agricola e che ora è turistica. La Villa è solitamente aperta alle visite da aprile ad ottobre ed è location per cerimonie ed eventi privati Quali sono gli spazi messi a disposizione per gli eventi e quali aree della Villa sono visitabili? Per gli eventi noi abbiamo riservato la parte della casa del piano terra della Villa e il giardino storico. Abbiamo avuto eventi da 80 fino a 700 persone, di vario tipo, ad esempio aziendali e privati. Le visite sono di carattere culturale, ma più che altro finalizzate a raccontare la storia della casa. Un paio di domeniche al mese, a seconda del periodo, la apriamo per delle visite guidate dove si possono visitare il giardino, che è la parte più preponderante, e poi alcune particolarità dell’interno, come la vecchia cucina, dove si possono ammirare ancora il caminetto, un girarrosto particolare e qualche altro oggetto tipico dell’epoca, e la Cappella che è annessa all’interno. Solitamente facciamo dei piccoli comunicati via social per annunciare, con un certo anticipo, i giorni in cui la Villa sarà aperta alle visite (il sabato e la domenica). Parimenti, siamo a disposizione delle scuole, che possono venire a visitare l’ampio giardino in piena sicurezza.
Colori & Sapori Qual è uno dei ricordi più belli della sua vita qui in questa meravigliosa dimora storica che appartiene alla sua famiglia? I ricordi partono dall’età in cui eravamo proprio bambini e si veniva in vacanza con gli zii e i cugini ed era un piacere stare in vacanza tutti insieme. Per questioni professionali, iniziando a lavorare per un’azienda che si trova nella zona, ho avuto occasione di avvicinarmi alla famiglia e di cominciare ad abitare nella Villa, che è diventata la mia dimora principale e anche questo è uno dei miei ricordi maggiori, in quanto da casa del desiderio è diventata la mia vera casa, la casa dove ho vissuto e vivo tuttora con la mia famiglia e con i miei figli, che sono nati qui e che a loro volta costruiranno qui dei ricordi che conserveranno per tutta la vita. È una dimora storica dove si respira anche un’atmosfera di famiglia e nelle visite guidate cerchiamo di trasmettere le emozioni e i ricordi che riempiono la Villa.
www.villadaschio.eu/vds/ville-amiche/ DIMORE AMICHE DEL VENETO Villa Valmarana ai Nani a Vicenza, Villa Angarano Bianchi Michiel a Bassano del Grappa, Villa Sagramoso Sacchetti a Verona, il Castello di Thiene nell’omonima località, Villa Feriani nel cuore dei Colli Berici a Montegalda, Villa da Schio a Castelgomberto, ancora nel vicentino.
Colori & Sapori Un anno difficile il 2020, per il mondo degli eventi, della scuola, della ristorazione. Nonostante questo, possiamo dire che ci siano stati per te momenti di grande soddisfazione e, addirittura, un riconoscimento da parte del Presidente della Repubblica… Si quest’anno del tutto inaspettatamente ho ricevuto questa onorificenza! Ho insegnato senza contratto durante il Covid ed è arrivata la segnalazione al Presidente. È stato un grande onore arrivare al Quirinale ed essere ricevuta da Mattarella in persona. Un’emozione che porterò nel cuore insieme ai miei alunni!
Scopriamo il blog della vicentina Cristina Avancini, idee creative da realizzare con i bambini e consigli di viaggio per tutta la famiglia Cristina, quando nasce il tuo blog “Folletti in Viaggio” e cosa ti ha portato a condividere le tue esperienze di viaggio con la tua famiglia? Il mio blog nasce nel 2018 con l’obiettivo di coinvolgere le famiglie a viaggiare! Noi amiamo girare per il mondo, ma anche fare gite nel nostro bellissimo Veneto, quindi mi è balenata l’idea di scrivere dei tanti itinerari fatti e magari poco conosciuti. La scrittura mi appassiona da sempre e il blog ha cominciato a crescere quasi subito per cui sono stata incentivata a continuare! Oltre ad essere travel blogger sei anche erborista ed insegnante, per cui hai sempre unito l’attenzione per il benessere e la cucina sana alla passione per l’insegnamento e il contatto con i bambini. Parlaci del progetto “Erbette Follette” e dei tanti laboratori creativi che hai realizzato (e che speriamo si potranno di nuovo organizzare presto). Certo! Il progetto Erbette Follette fa capo alla mia pagina instagram Folletti_in_
viaggio, dove tratto temi come la cucina sana, il benessere e la salute. Adoro i bambini e mi piace diffondere la cultura alimentare rendendola anche divertente. attraverso video e corsi di cucina che spero ripartano presto! Il progetto è poi molto legato ai viaggi perché cerchiamo sempre itinerari ecosostenibili e a me piace, come erborista, evidenziare le piante e gli alberi che incontro lungo il cammino nei vari posti ed anche descrivere le diverse proprietà dei cibi che assaggio nel mondo. Mi definisco un’erborista in viaggio!
Febbraio 2021: ancora niente lunghi viaggi e niente feste di Carnevale. Hai qualche posto del cuore nel vicentino che consiglieresti alle famiglie per una gita fuori porta? Certo! Ci sono moltissime passeggiate da fare! Ad esempio il Monte Corno con tanti itinerari sulla grande guerra, la recente cascata di Brazzavalle sul Pasubio, il sentiero degli alberi a Recoaro ed i i sentieri di Colceresa tra i ciliegi in primavera…questi solo per accennarne alcuni. Mi sono resa conto ultimamente che tanti posti vicini sono poco conosciuti nel vicentino. Magari perché vengono poco proposti o perché si cerca sempre di andare lontano non pensando di avere vere e proprie meraviglie vicine! Ad esempio a Crespadoro c’è il Marana Space Explorer Center, con all’interno dei pezzi di shuttle in cui dobbiamo ancora andare, causa chiusura Covid …Ma l’idea ci affascina moltissimo!
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Rio de Janeiro? No, Malo La lunga storia del Carnevale maladense Una storia lunga più di cent’anni: quando nasce il Carnevale di Malo e cosa lo ha reso, nel corso degli anni, un appuntamento imperdibile per i cittadini? Quella del Carnevale di Malo è una lunga tradizione. Tant’è che nei registri d’archivio si legge che già nel marzo 1867 l’allora nuova Giunta comunale eletta all’indomani del plebiscito schierava un assessore con tanto di incarico ufficiale “alle pubbliche costruzioni, censo e carnevale”. E nel 1924 era la Società Pro Malo a sostenere e organizzare il concorso dei carri mascherati, nella cornice dei mercati e delle fiere franche dell’Alto vicentino. Una passione che coinvolge intere famiglie e addirittura intere generazioni: la tradizione dei carristi di Malo. La compagnia dei carristi è la vera anima del carnevale. Una tradizione che si tramanda di generazione in generazione. Già a fine autunno, si legge nel sito della
Pro Malo, ci si incontra al bar “Alla Scopa” o nei nuovi capannoni allestiti dalla Pro Malo e si comincia a parlare del carnevale: tra i ricordi delle vecchie sfide e un vino brûlé, si comincia a cercare l’ispirazione per il nuovo carro. Oggetto della sfida? L’agognata “pessa”, il premio per il carro vincitore. Una volta trovata l’ispirazione, spaziando tra politica, costume e attualità, si comincia a pensare alle scenografie, a modellare la cartapesta, finché il carro non prende forma. La voglia di stupire e di cimentarsi in una nuova impresa sono il filo conduttore di questo lungo lavoro, tenuto gelosamente segreto fino al giorno della festa di Carnevale. Quest’anno, a causa del Covid, non è stato possibile organizzare la festa di Carnevale di Malo e la sfilata dei carri. Cosa si è inventata la Pro Malo per non
perdere lo spirito di questa festa e tenere coinvolta la cittadinanza e le attività locali? Niente bancarelle di dolciumi e palloncini, niente sfilate o bande in festa. Mancheranno i suoni e le grida dei bambini, la musica, i colori dei coriandoli e tutti gli eccessi del Carnevale, che “ogni scherzo vale!”. Ma la Pro Malo non si è fermata e, dopo il successo dell’iniziativa di Natale, ha organizzato il concorso “Le Vetrine di Carnevale”, invitando i commercianti a partecipare per realizzare la vetrina di Carnevale più bella! Un po’ di colore e di allegria, quello che occorre in questo momento storico.
Il Ciaci è un personaggio di cartapesta, simbolo di questa festa, capace di far miracoli, come lui stesso sostiene nelle sue filastrocche. Addirittura il “Re Imperatore” del Carnevale”. Non ci resta che invitare tutti i lettori alla prossima edizione del Carnevale di Malo e salutarci con la filastrocca che il Ciaci recita alla fine di ogni edizione del Carnevale maladense: Per quest’anno a xe finio e so un pò imalinconio… ma st’altr’ano sarà un botto ve prometto un quarantotto… pal momento… a tuti baci resto sempre el vostro Ciaci.
Testi e foto tratti dal sito della Pro Malo. Foto dei carri ©Brazzale Stefano
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Rose di Carnevale Le roselline fritte sono un dolce di Carnevale decisamente curioso e originale, che rappresenta una golosa ed esteticamente piacevole alternativa alle classiche chiacchiere. Queste roselline vengono preparate con un impasto molto facile e veloce, fritte e servite dopo essere state spolverate con zucchero a velo oppure irrorate con miele o marmellata, per i palati più golosi. Ingredienti • 250 gr di farina • 2 uova • 2 cucchiai di zucchero • 20 gr di burro morbido • 4 cucchiai di vino bianco o grappa • 1 scorza di limone grattugiata (1 limone) • 1 pizzico di sale • 1 l di olio di arachide per friggere, • zucchero a velo
Tempo Preparazione: 30 minuti Tempo Cottura: 10 minuti Tempo Riposo: 20 minuti Dosi: 4 persone - Difficoltà: Facile Calorie: 320 Versate la farina, lo zucchero, la scorza di limone e il sale. Mescolate bene il tutto e fate una fontana. Sgusciate al centro le uova intere, aggiungete il burro e il vino bianco (o la grappa). Impastate il tutto per almeno 8-10 minuti fino ad ottenere una palla liscia d’impasto. Lasciatela riposare per 20 minuti a temperatura ambiente. Spolverate il piano da lavoro con un po’ di farina e tirate la pasta finemente con l’aiuto di un matterello. Servendovi ora di 3 formine tonde per biscotti o 3 coppapasta di misure diverse, intagliate 3 cerchi per ciascuna di queste
roselline: uno grande, uno medio e uno piccolo. Con un coltellino affilato, incidete il contorno facendo dei piccoli taglietti su ogni disco di pasta. Unite ora i 3 dischi in ordine di grandezza. Unite il tutto facendo una piccola pressione con il dito al centro della rosellina. Scaldate l’olio per friggere in un tegame dai bordi alti e friggete poche rose per volta. Quando saranno diventate belle dorate, raccoglietele con un mestolo forato, sgocciolatele e asciugatele riponendole su un foglio di carta da cucina. Una volta ben fredde e sgocciolate servite le rose di Carnevale spolverate di zucchero a velo o irrorate con miele o marmellata.
Colori & Sapori
A Carnevale ogni dolce vale? È tempo di frittelle e crostoli!
O
gni ricorrenza porta con sé le proprie tradizioni. Quest’anno, a causa di restrizioni e misure di sicurezza, mancheranno i colori di coriandoli e stelle filanti, le mascherine e i sorrisi dei bambini per strada e il corteo festante dei carri con i personaggi del Carnevale. Non possono però mancare i dolci tipici di questo periodo: le fritoe e i crostoli! Niente fronzoli, solo gusto, genuinità e tradizione. Le frittelle sono come le ciliegie, una tira l’altra. C’è chi preferisce quelle con l’uvetta e chi adora quelle alla crema o allo zabaione. E i crostoli? Buoni e friabili, ti fanno tornare bambino, con le dita piene di zucchero a velo o di briciole dorate. Come si legge nel libro La cucina vicentina: storia e ricette, un capitolo importante dell’alimentazione tradizionale del territorio è rappresentata dai dolci fritti, ad esempio fritoe, ravioli, castagne. Nel libro si parla dei ricordi di cuoche orgogliose di
dedicare il loro tempo a preparare la pastella, lavorandola, facendola riposare e gettandola poi nello strutto bollente affinché uscisse dorata e croccante fuori e soffice dentro, casalinghe che “ad ogni festa di santi sapevano inventare le frittelle appropriate”. A proposito di invenzione e creatività, ecco la ricetta delle frittelle del blog Latte e Grappa, le “Fritoe di ricotta”.
• Ricotta vaccina, 250 g • Zucchero, 50 g • Buccia di mezzo limone grattugiata • Uova, 2 • Farina 00, 100 g • Due pizzicotti di sale • 1/2 bustina di lievito in polvere • olio per friggere • zucchero semolato In una ciotola, usando una spatola di silicone o un cucchiaio di legno, mescola la ricotta con lo zucchero: otterrai una crema, che puoi profumare aggiungendo la scorza di limone. Unisci le uova e incorporale con cura, poi aggiungi la farina, il sale e il lievito e mescola fino a ottenere una bella pastella liscia e senza grumi. Scalda l’olio in una padella capiente e prepara un piatto con della carta assorbente, un altro con lo zucchero e uno da portata in cui metterai le frittelle. Con l’aiuto di due cucchiaini, fai scivolare in padella poco impasto per volta e lascia cuocere da ogni lato (gireranno su se stesse, vedrai). Scolale sulla carta assorbente, passale nello zucchero per addolcirle e posale sul piatto da portata per servirle. Febbraio: mese del carnevale e quindi di “fritoe” e “crostoli”: chiediamo a Crucuvé qualche consiglio sul vino più adatto da abbinare a questi dolci tipici della tradizione veneta nel periodo di carnevale. Per le frittelle e crostoli ottimi abbinamenti sono un Moscato per la versione spumante, Torcolato o Recioto di Soave per i passiti, o un Riesling Auslese se si preferisce un bianco fermo.
Colori & Sapori
San Valentino Diffondiamo l’amore e sosteniamo l’economia locale
“C
he cos’è l’amore? Tu chiedilo al vento…” canta Vinicio Capossela. Difficile descrivere cosa sia l’amore, ci hanno provato in tanti e tante canzoni, poesie, romanzi e saggi sono stati scritti su questo argomento universale. Cerchiamo, allora, di rispondere ad una domanda più semplice, visto che siamo a febbraio, il mese dell’amore: da dove nasce la festa di San Valentino, santo patrono degli innamorati? Una tradizione che affonda le sue radici in epoca romana, quando il papa Gelasio, nel 496 d.c. volle porre fine ai riti pagani dedicati al Dio della fertilità, Luperco, i quali si celebravano il 15 febbraio tra oscenità in strada, frustate, nudità e altri rituali molto lontani dalla morale dei cristiani e dalla loro idea di amore. Perché, pensò il Papa, non anticipare questa festa al 14 febbraio, giorno dedicato a San Valentino, e trasformarla in una celebrazione dell’amore? E dopo qualche secolo di storia, in pochi si ricordano l’origine cristiana di questa ricorrenza, la quale sembra piuttosto un’invenzione dell’industria moderna allo scopo di vendere cioccolatini, fiori, biglietti di auguri e chincaglierie varie, rigorosamente rosso cuore. Per gli antichi romani febbraio era il periodo in cui ci si preparava alla stagione della
rinascita. Visto com’è andato lo scorso anno (e come è iniziato questo 2021), speriamo davvero sia un mese di rinascita, di speranza e di fiducia nel futuro. E quindi ben vengano anche questa festa, le smancerie, le romanticherie e i cuoricini. Come abbiamo scritto in occasione del Natale, cogliamo ogni occasione per sostenere i settori più colpiti da questa lunga crisi: regaliamo esperienze, come il tanto atteso pranzo nel ristorantino preferito, un buono per una cena o una degustazione
(quando sarà possibile); preferiamo dolci e cioccolatini confezionati con cura dalle pasticcerie locali oppure oggetti realizzati da artigiani, biglietti per futuri concerti, mostre e spettacoli teatrali; scegliamo regali solidali e doniamo amore, nel senso più ampio del termine. Ricominciamo a viaggiare, laddove possibile: piccole gite fuori porta, alla scoperta delle piccole e grandi meraviglie che ci circondano, tra borghi storici, ville, monumenti e giardini, cantine e produttori locali. In attesa di poter pianificare viaggi ancora più lunghi, di poter abbracciare di nuovo il mondo, in senso fisico e metaforico. Buon San Valentino!