Lira&Lira n 881

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RUBRICHE 4

Domande Lavoro

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Offerte Lavoro

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Mobili

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Auto e Accessori

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Offerte Immobiliari

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Ripetizioni

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Moto e Accessori

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Varie

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Computer

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Abbigliamento

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Baby sitter

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Superbonus 110% Chi l’avrebbe mai detto che un giorno lo Stato avrebbe dato l’opportunità di fare dei lavori di ristrutturazione gratis in casa. Di solito, quando vengono annunciati questi tipi di provvedimenti il contribuente si chiede dov’è il trucco: possibile che il Governo regali qualcosa in cambio di niente? In realtà, almeno sulla carta, con il superbonus al 110% introdotto dal decreto Rilancio non ci perde nessuno. Non ci perde il contribuente, che può fare determinati interventi mirati al miglioramento energetico del suo immobile a certe condizioni senza spendere un solo euro. Non ci perde l’impresa che effettua il lavoro, perché – teoricamente – avrà molte più richieste di intervento e potrà usufruire del credito d’imposta ceduto dal cliente. Non ci perde nemmeno il Governo, tranquilli: il superbonus è un incentivo per effettuare dei lavori che, altrimenti, non sareb-

bero mai stati fatti e per muovere più soldi alla luce del sole, il ché vuol dire meno lavoro in nero e più tasse da portare in cassa. Come ogni legge che concede delle agevolazioni, anche il decreto Rilancio ha introdotto il superbonus al 110% mettendo dei paletti ben precisi per poterne usufruire. Ecco, allora, che potrà essere estremamente utile questa guida completa per capire quando si ha diritto alla detrazione, per quali tipi di lavori e in quali immobili. Serve anche capire nel dettaglio come funziona la cessione del credito d’imposta e lo sconto in fattura, per non perdere ogni beneficio. Va fatta una premessa obbligatoria. Il decreto Rilancio si trova ancora al vaglio del Parlamento. Dalla sua approvazione (che avverrà, comunque, a breve), l’Agenzia delle Entrate avrà 30 giorni di tempo per far conoscere tutti i dettagli sull’applicazione del superbonus. E anche sui controlli e sulle sanzioni previste per chi cercherà – non mancano mai – di fregare il Fisco cercando di ottenere quello che non gli spetta.


Avv. Alessandro Dall’Igna L’oscurantismo del nostro potere legislativo ha una pervicacia inaudita, tale da rendere incomprensibile al popolo la sua voce ed allontanarlo dalle istituzioni. Ho provato a chiedere a qualche piccolo imprenditore edile se la sua ditta esegue i lavori di riqualificazione energetica scontando la fattura al 110%: ve lo immaginate il muratore/piccolo imprenditore, che magari ha iniziato a lavorare a 14 anni dopo la licenza di scuola media inferiore, cercare di capire e poi spiegare ai propri clienti quali lavori rientrano nell’ambito dell’ecobonus e come fare per non pagarli direttamente? Provateci voi: ………… Per coloro che non sono avvocati o dottori commercialisti, tenterò di tradurre, con parole semplici, il significato dell’art. 119 del decreto legge N. 34/2020 . E’ stata introdotta la possibilità di “risparmiare” il 110% delle spese sostenute per migliorare l’efficienza energetica e la riduzione del rischio sismico degli edifici, effettuate nell’arco temporale tra l’1/7/2020 ed il 31/12/2020. La modalità prevista per ottenere questo incentivo è la detrazione delle spese documentate, in 5 rate annuali, dall’IRPEF che dovrebbe essere versata. ESEMPIO: se pago € 15.000 di IRPEF ogni anno potrò effettuare lavori sull’edificio per complessivi € 82.500 (€ 15.000 x 5 anni + 10%) risparmiandoli dalle tasse che ometterò quindi di versare per 5 anni.

Ma quali sono i lavori che rientrano nel bonus

e qual e’ il limite di spesa che si puo’ detrarre? 1) interventi di messa in sicurezza per adeguamento antisismico individuati dall’articolo 16 del Decreto Legge N. 63/2013, convertito con modificazioni dalla L. 90/2013, esattamente dai commi: 1-bis 1-quater 1-quinquies 1-septies (ecco, ci risiamo, qui serve un interprete!); 2) isolamento termico: è il cosiddetto cappotto da applicare ai muri dell’immobile per contenere la sua dispersione termica. Vale per i lavori eseguiti su un’area superiore al 25% della superficie d’intonaco, con una soglia di spesa massima di € 60.000,00 per singola unità immobiliare; 3) sostituzione degli impianti di climatizzazione invernali con impianti a pompa di calore per le abitazioni unifamiliari. Si tratta della sostituzione della caldaia tradizionale adottando la pompa di calore, ovvero un macchinario in grado di trasferire energia termica (calore) da un ambiente più freddo ad uno più caldo. L’incentivo vale per le sole case singole e non per gli appartamenti inseriti in un condominio, con un tetto di spesa massimo di € 30.000,00; oppure 4) sostituzione degli impianti di climatizzazione nelle parti comuni dei condomini. Si tratta della sostituzione degli impianti termici esistenti con impianti centralizzati (che possono avere funzione di riscaldamento, raffrescamento o fornitura di acqua calda sanitaria a

condensazione), con efficienza almeno pari alla classe A. L’agevolazione si applica ad una spesa massima di € 30.000, importo moltiplicato per il numero delle unità immobiliari che compongono l’edificio; 5) altri interventi di efficentamento energetico. Sono quelli già previsti dall’art. 14 del Decreto Legge N. 63/2013: ad esempio sostituzione e posa di infissi, schermature solari (sono tende da sole, persiane, tapparelle, pergolati, veneziane), sostituzione di impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione con efficienza di classe A o superiore, pannelli fotovoltaici connessi alla rete elettrica, installazione di strutture per la ricarica dei veicoli elettrici. Attenzione: questi lavori devono essere abbinati ad almeno uno dei tre interventi precedentemente descritti: significa che non si può usufruire della detrazione al 110% se non si effettua uno di questi lavori insieme con uno di quelli elencati nei punti precedenti. IMPORTANTE! Gli interventi devono garantire che l’edificio migliori di almeno due classi energetiche o che confluisca nella classe energetica più alta che si può ottenere: ne consegue che, per poter ottenere l’ecobonus 2020 al 110%, è necessario dimostrare il miglioramento della classe energica facendosi rilasciare l’Attestato di prestazione energetica (APE) da un tecnico certificato. Per richiedere la detrazione è poi necessario inoltrare la richiesta tramite il sito istituzionale dell’Agenzia ENEA: qui le cose si complicano ulteriormente per il piccolo imprenditore edile, perche dovrà registrarsi al sito dell’ente, accedere al sistema, inserire una serie di dati, compilare allegati, spiegare il comma di legge da applicare per la detrazione…

Ma come si ottiene concretamente il beneficio?

Il contribuente può scegliere di usufruire dell’ecobonus al 110% con 3 distinte modalità: 1) non pagando l’IRPEF per 5 anni nel limite della spesa che ha sostenuto (Ad esempio, se paghi € 30.000,00 di IRPEF in 5 anni, non potrai fare lavori che superino tale somma); 2) farsi scontare la fattura che viene emessa dal fornitore dei lavori cedendogli il credito d’imposta; 3) cedere il credito d’imposta ad una banca o ad altri intermediatori finanziari; A sua volta l’impresa che esegue i lavori potrà: a) recuperare il credito d’imposta cedutogli dal committente non pagando a sua volta le tasse per 5 anni nel limite dell’importo fatturato; b) Cedere a sua volta il credito di imposta ad una banca, una finanziaria, etc. LE SANZIONI Chi rilascia ai cittadini attestazioni infedeli relative all’ecobonus 110%, oltre all’eventuale responsabilità penale per il reato che dovesse commettere, sarà punito con sanzioni pecuniarie da € 2.000,00 ad € 15.000,00 per ogni dichiarazione. Cari piccoli imprenditori, se non volete lasciare che le grandi imprese, strutturate con avvocati, commercialisti ed appoggiate a finanziarie acquisiscano tutti gli appalti (e magari vi chiedano di lavorare per loro nei Vs. Comuni di appartenenza a prezzi eteroimposti), non vi resta che rinunciare a lavorare o rivolgervi a dei professionisti onerandovi di un costo aggiuntivo.



Chi ne ha diritto? Chi ne ha diritto? Condòmini Persone fisiche

Si può beneficiare del superbonus del 110% nel casoalin Possono ottenere il superbonus del 110% le persone fisiche, di cui interventi di vengano realizzati comuni. Le fuorigli dell’esercizio attività di impresa,sulle arti eparti professioni. La despese vanno ripartiteanche tra i gli beneficiari vale comuni a dire tra trazione comprende interventifinali, sulle parti se lei condòmini, in base ai millesimi posseduti. unità immobiliari si trovano in edifici con più case, uffici o negozi Possono essere, ad esempio, persone fisiche, professionisti di un unico proprietario e, quindi, non condominiali. Non ci sono evincoli imprese, le società di persone o capitali. sullacomprese tipologia dell’immobile. L’agevolazione interessa sia le abitazioni se Il superbonus non viene riconosciuto alle(anche persone non sono adibite abitazione principale) fisiche, al di fuori ad di attività di impresa, artisia e uffici o negozi. L’Agenzia delle Entrate dovrà professioni, su edifici unifamiliari, diversi da precisare se rientrano nella categoria sogquello adibito ad abitazione principale, a gettiva dei condòmini anche i proprietari meno che si tratti di interventi antisismici o di più unità immobiliari chesolari costituiscono dell’installazione di impianti fotovoltaun unico edificio, con parti comuni, e se i ici e sistemi di accumulo. condòmini beneficiare superSi ha diritto,potranno invece, nel caso in cuidell’edificio bonus del 110% anche per le spese sulle sinunifamiliare sia adibito ad abitazione princigole immobiliari per le spese sulle pale,unità cioè quella in cui oil solo contribuente dimora parti comuni. abitualmente con la sua famiglia e ha la sua res-

Possono ottenere il superbonus del 110% fisiche, al viene parzialmente affittata e, quindi restaleilpersone diritto al superbonus. di fuori dell’esercizio di attività di impresa, arti e professioni. La detrazione comprende anche gli interventi sulle parti comuni se le unità immobiliari si trovano in edifici con più case, uffici o negozi di Condòmini un unico proprietariodel e, quindi, non condominiali. Non ci sono vinSi può beneficiare superbonus del 110% nel caso in cui gli coli sulla tipologia dell’immobile. Il superbonus nonLe viene interventi vengano realizzati sulle parti comuni. spericonosciuto alle persone fisiche, al difinali, fuori vale di attività se vanno ripartite tra i beneficiari a dire di arti e professioni, edifici unifamiliari, traimpresa, i condòmini, in base aisumillesimi posseduti. diversi da quello ad abitazione principale, Possono essere,adibito ad esempio, persone fisiche, aprofessionisti meno che si tratti di interventi antisismici o e imprese, comprese le socidell’installazione di impianti solari fotovoltaici età di persone o capitali. L’agevolazione ine sistemisia di accumulo. Si ha diritto,seinvece, nel teressa le abitazioni (anche non sono caso in cui l’edificio unifamiliare sia adibito ado adibite ad abitazione principale) sia uffici abitazione principale, cioè quella dovrà in cui ilprecisconnegozi. L’Agenzia delle Entrate tribuente dimora abitualmente con la sua famiare se rientrano nella categoria soggettiva dei glia e ha la sua residenza anagrafica. L’abitazione condòmini anche i proprietari di più unità imprincipale rimane tale anche se viene parzialmente mobiliari che costituiscono un unico edificio, con affittata e, quindi resta il diritto al superbonus.

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Danno diritto al superbonus del 110% gli interventi antisismici che già oggi godono delle agevolazioni, quindi quelli effettuati nelle zone sismiche 1, 2 e 3 sempre dal 1° luglio al 30 settembre.

Quali lavori

Le opere per le quale si riconosce la detrazione sono quelle finalizzate alla messa in sicurezza statica delle parti strutturali degli edifici abitativi. La detrazione non interessa, invece, gli interventi combinati eseguiti sulle parti comuni di edifici condominiali, finalizzati congiuntamente alla riduzione del rischio sismico e alla riqualificazione energetica.

Tetto di spesa

Il tetto di spesa è fissato in 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun anno.

I beneficiari

Il superbonus interessa anche gli acquirenti delle nuove unità immobiliari risultanti dalla ricostruzione degli edifici demoliti per ridurne il rischio sismico, da parte di imprese di costruzione e ristrutturazione, in relazione al prezzo di acquisto delle stesse ed entro il massimale di spesa già citato. Possono beneficiare del superbonus le persone fisiche che detengono le unità immobiliari al di fuori dell’esercizio di attività di impresa, articoli e professioni. L’agevolazione è valida anche per le seconde case. La detrazione spetta anche a soggetti Ires come gli ex Iacp, alle società aventi le stesse finalità sociali (per gli immobili di edilizia residenziale pubblica di loro proprietà o da loro gestiti per conto dei Comuni) e alle cooperative di abitazione a proprietà indivisa.

Il credito d’imposta

Il decreto dà la possibilità o di godere direttamente della detrazione fiscale o di trasformarla in credito d’imposta, con la facoltà di cederlo all’impresa che effettua i lavori o a terzi. È anche possibile convertire la detrazione in un pari contributo a mezzo sconto in fattura da parte del fornitore, il quale potrà, a sua volta, utilizzarlo come credito d’imposta, a sua volta cedibile.






VENDESI

Schio/Giavenale: vendesi casetta affiancata abitabile da subito composta da zona giorno, 2 camere matrimoniali e 2 bagni, cantina e garage per 2 auto. Occasione Euro 89.000 Tratt. C.E. in definizione

Piovene Rocchette in splendida posizione vendesi grande casa indipendente su lotto di circa 800 MQ composta da: al piano terra mini appartamento subito utilizzabili ed ampio spazio multifunzione. ed ampia tettoia che si affaccia sul giardino. Al piano primo ampio appartamento ben ristrutturato composto da ampia zona giorno, 3 camere, bagno e lavanderia. Vera occasione Euro 335.000. C.E. da definire.

Schio zona collinare: vendesi rustico da ristrutturare di ampie dimensioni, con giardinetto adiacente di proprietà di circa 100 mq con all’interno la legnaia. Ape in def. Euro 54.000. CLASSE ENERGETICA: In fase di richiesta

San Vito: vendesi rustico singolo con terreno di circa 600 mq, composto da cucina, soggiorno, 2 camere, 2 stanze mansarda, bagno, deposito. Parzialmente da ristrutturare. Euro 125.000 CLASSE ENERGETICA: In fase di richiesta.

Schio: a cinque minuti dal centro, su lotto di circa 2000 mq, vendesi due stabili indipendenti. Il primo costruito nei primi anni 80, è composto da un locale commerciale al piano terra e da un appartamento tricamere al piano primo ed ultimo. Il secondo è un grande stabile su tre livelli. Possibilità di realizzare appartamenti e/o case a schiera. Euro 400.000 poco trattabili. CLASSE ENERGETICA: In fase di richiesta

Schio: Vendesi casa singola composta da due unità indipendenti. Al piano terra veranda, zona giorno, bagno, 2 camere e cantina. Al piano primo, ristrutturato di recente, ampia zona giorno, bagno e 3 camere. Terreno privato di 1.200 mq. Euro 340.000 tratt.

Thiene: vendesi a 500 metri dal centro appartamento al piano terra composto da zona giorno, 2 camere, bagno, posto auto di proprietà. Ben tenuto, poche spese condominiali. Ape in def. Euro 80.000

Piovene Rocchette/Grumello In ottima posizione vendesi terreno edificabile di circa 600 mq gia lottizzato. Possibilità edificatoria di circa 780 metri cubi. Ideale per costruire una villetta singola. Euro 89.000

Santorso: vendesi in contesto di sole 4 unità, appartamento al piano secondo, composto da cucina e soggiorno separati, 2 camere matrimoniali, bagno, garage doppio, cantina, terrazzi, orto. No spese condominiali (solo luce scale). Ristrutturato recentemente. Tetto appena rifatto. Euro 97.000. CLASSE ENERGETICA: In fase di richiesta

Santorso: Vendesi recente appartamento in zona tranquilla ma comoda ai servizi sito al piano primo composto da zona giorno, 3 camere, 2 bagni, garage doppio, terrazzi, orto. Occasione. Euro 99.000 CLASSE ENERGETICA: In fase di richiesta

Santorso: vendesi in zona centrale, casa affiancata anni 70 libera su 3 lati, composta da zona giorno, 2 camere, bagno, garage e ripostiglio. Occasione Euro 47.000 Tratt. CLASSE ENERGETICA: In fase di richiesta

Valli del Pasubio: vendesi rustico di testa in discrete condizioni con 2000 mq di terreno adiacente, composto da cucina, soggiorno con caminetto, due camere, un bagno, soffitta. Completano la proprietà due fienili adiacenti, compresi nella vendita. Ape in def. Euro 59.000.

Torrebelvicino: vendesi in zona soleggiata limitrofa al centro, appartamento di recente costruzione di ampie dimensioni, composto da zona giorno, cucina, 3 camere, 2 bagni, 3 terrazzi di cui uno abitabile di circa 20 mq, garage doppio. C.E. da definire Occasione. Euro 135.000 trattabili.

Tonezza: Vicino al centro, vendesi schiera di testa composta da cucina, soggiorno, 2 camere, bagno, garage, cantina, terrazzo abitabile. Zona panoramica e vicina al centro. Classe G. OCCASIONE. EURO 67.000

Valli del Pasubio: in contrada tranquilla e soleggiata affittasi monolocale indipendente con posto auto. Euro 400 mensili compresi di tutti i servizi (acqua, luce, riscaldamento) Disponibile anche per brevi periodi.

SCHIO: affittasi in zona di forte passaggio capannone con uffici e bagni cosi suddivisi: - Capannone 330 mq - Uffici e servizi 194 mq - 2 posti auto scoperti e 2 coperti. Uffici con riscaldamento e raffrescamento autonomo con pompa di calore e capannone con riscaldamento centralizzato a movimento d’aria calda. Libero da ottobre 2020. Euro 1.800 al mese


Uso del credito d’imposta

Chi sostiene delle spese per i lavori tra poco elencati, può optare come alternativa alla detrazione diretta per: la trasformazione dell’importo in credito di imposta con possibilità di successiva cessione ad altri soggetti (fornitori, istituti di credito, altri intermediari finanziari); un contributo sotto forma di sconto in fattura, pari, al massimo, all’importo della spesa fatturata, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest’ultimo recuperato sotto forma di credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, compresi gli istituti di credito e altri intermediari finanziari. Significa che è possibile effettuare gli interventi anche gratis.

ficio con un’incidenza superiore al 25 per cento della superficie disperdente lorda dell’edificio medesimo, i contribuenti potranno usufruire della super detrazione del 110%. Interventi per l’installazione di impianti solari fotovoltaici, compresi quelli agevolabili al 110% se rispondenti ai requisiti. Interventi per l’installazione di colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, normalmente agevolate con la detrazione del 50%. Occorrerà fare generalmente riferimento al criterio di cassa, ossia alla data dell’effettivo pagamento, indipendentemente dalla data di avvio degli interventi cui i pagamenti si riferiscono. Per le imprese individuali, per le società e per gli enti commerciali, si dovrà far riferimento al criterio di competenza.

Lavori per cessione del credito o sconto in fattura

Modalità per la cessione del credito

Interventi di manutenzione straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo. Interventi di ristrutturazione edilizia sulle parti comuni condominiali nonché sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali, e sulle loro pertinenze, normalmente agevolati con la detrazione del 50%. Sulle parti comuni condominiali sono compresi anche gli interventi di manutenzione ordinaria e cioè le opere di riparazione, rinnovamento e sostituzione delle finiture degli edifici e quelle necessarie ad integrare o mantenere in efficienza gli impianti tecnologici esistenti. Interventi di efficienza energetica, inclusi quelli per cui è prevista la detrazione del 110%. Interventi per l’adozione di misure antisismiche, incluse anche in questo caso le spese per cui sarà possibile godere della super detrazione del 110%. Interventi per il recupero o il restauro della facciata degli edifici esistenti, già in precedenza agevolati dalla legge di stabilità 2020 con il riconoscimento della maxi detrazione del 90% (bonus facciate). Nel caso in cui i lavori sulla facciata siano di isolamento termico con interessamento dell’involucro dell’edi-

L’Agenzia delle Entrate ha creato una piattaforma telematica per la cessione del credito d’imposta a cui il contribuente può accedere per visualizzare i crediti ricevuti, accettarli o rifiutarli. In seguito all’accettazione, i crediti visibili nel proprio cassetto fiscale sono utilizzabili in compensazione tramite modello F24. Altrimenti, i crediti ricevuti possono essere ulteriormente ceduti. La piattaforma è accessibile anche ai fornitori che hanno realizzato interventi di riqualificazione energetica e di riduzione del rischio sismico, per confermare l’opzione per lo sconto già comunicata, tramite la piattaforma stessa, dai soggetti aventi diritto alle relative detrazioni.

Controlli e sanzioni

L’Agenzia delle Entrate controllerà tutta la documentazione presentata dal contribuente e relativa ai lavori e ai requisiti che danno diritto al superbonus del 110%. In caso di assenza dei requisiti, provvederà a recuperare l’importo corrispondente alla detrazione non spettante, maggiorato degli interessi e delle sanzioni.













Sostituzione degli impianti di riscaldamento nei condomini

Il secondo intervento trainante che dà diritto al superbonus del 110% è quello effettuato sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione, a pompa di calore (compresi gli impianti ibridi o geotermici) o con impianti di microcogenerazione. Questa dicitura suggerisce che non basterà cambiare la caldaia ma anche le tubazioni, poiché si parla di «sostituzione di impianti» e non di singole parti.

Sostituzione degli impianti di riscaldamento in edifci unifamiliari

Si parla della sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a pompa di calore (compresi quelli ibridi o geotermici), o

con impianti di microcogenerazione, come nel caso anteriore, ma per edifici unifamiliari e, quindi, non condominiali. Viene richiesta la ristrutturazione dell’impianto termico, comprensiva di sostituzione del generatore di calore, intervento sulle tubazioni di distribuzione e sostituzione dei terminali di emissione. Requisiti tecnici: Tutti questi interventi danno diritto al superbonus del 110% se il contribuente presenta: progetto; relazione di conformità prima dell’inizio dei lavori; attestato di qualificazione energetica per la chiusura dei lavori; attestato di prestazione energetica (l’Ape). Sarà vincolante per ottenere il bonus che gli interventi comportino un salto di due classi energetiche dell’edificio. Nel caso non fosse possibile, deve essere garantito il passaggio alla classe energetica più alta, da dimostrare con l’attestato della prestazione prima e dopo i lavori rilasciato da un tecnico abilitato come dichiarazione asseverata.


Periodico di informazione dell’A lto Vicentino

anno IX n. 80 - giugno 2020

Schio: Quei due mesi senza messe e funerali, p.12 ◆ Contro il Covid c’è anche il “pronto soccorso interiore”, p.16 Thiene: La Festa dei Popoli quest’anno è social, p.10 ◆ Per l’anagrafe adesso basta un clic, p.18

Così gli anziani hanno vissuto i mesi del virus

Le quattro stagioni di Casarotto Il sindaco di Thiene Giovanni Casarotto parla dei temi che lo hanno coinvolto negli ultimi tre mesi. Che, commenta,“sono stati i più impegnativi e difficili in otto anni da sindaco”

Un primo bilancio di ciò che ha rappresentato l’emergenza sanitaria per gli scledensi che vivono la terza età nelle case di riposo e nei nuclei assistiti dalla struttura comunale


Di mese in mese

4 a 3 e palla al centro SchioThieneMese

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Supplemento mensile di

Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Omar Dal Maso Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688

L

Stefano Tomasoni

a palla arrivò da sinistra. Il cross di Boninsegna tagliò il campo quasi in orizzontale, all’interno dell’area piccola. Rivera aveva seguito tutto fin dal cerchio di centrocampo, da dove l’azione era cominciata trenta secondi prima, dopo il pareggio stroncagambe dei tedeschi. Era stato lui a servire De Sisti. De Sisti aveva dato a Facchetti e Facchetti aveva lanciato Boninsegna sulla sinistra. Arrivato sulla trequarti, Boninsegna era sceso in avanti pressato dal suo marcatore ed era entrato in area di rigore con l’idea di calciare a rete. D’improvviso la palla aveva avuto un rimbalzo traditore e si era spostata all’esterno, a quel punto era diventato impossibile tirare in porta e Boninsegna aveva deciso di provare a mettere al centro. Aveva calciato al buio, senza sapere se in area ci fossero maglie azzurre. “Speriamo che ci sia qualcuno”, aveva pensato mentre il piede colpiva la palla. Al passaggio di Boninsegna, Rivera era lì dove doveva essere, due metri dentro l’area, davanti al cerchio del rigore, pronto all’appuntamento. Guardò per una quarto di se-

condo il portiere Maier e intuì che si sarebbe buttato alla sua sinistra, allora colpì al volo di piatto destro verso la parte opposta. Il pallone partì verso la porta tedesca, Maier capì di aver fatto la scelta sbagliata e provò un estremo tentativo di recuperare la posizione. Ci riuscì a metà e rimase, braccia e gambe a stella, a guardare la palla che entrava in rete. Ecco, se leggendo questo passo (tratto dal libro del sottoscritto “La Coca -Cola di Boninsegna”, Limina 2009, pardòn per l’autocitazione) vi è sembrato di riconoscere un particolare momento della vostra vita e, tutto sommato, della vita di questo paese, vuol dire che avete quantomeno i capelli grigi ma ancora una discreta memoria. Quel momento è accaduto esattamente cinquant’anni fa. Era il 17 giugno 1970, e allo stadio Azteca di Città del Messico si giocava la semifinale dei Mondiali Italia-Germania. Eh sì, quella partita lì, “Italia-Germania 4 a 3”. L’ultimo gol di Rivera mise fine ai due supplementari più incredibili della storia del calcio. Cinque gol in trenta disperati minuti. Al fischio finale, i giocatori italiani si ab-


Di mese in mese bracciarono con le ultime energie rimaste, mentre quelli tedeschi si piantarono dove si trovavano, piegati sulle gambe, a testa bassa, o seduti a terra. Nessuno era ancora consapevole di aver partecipato a una partita destinata a entrare nella storia del calcio. “La partida del siglo”, la definirono i messicani, nella targa che murarono all’esterno dello stadio a ricordo dell’evento. La partita del secolo. Di sicuro, per gli italiani, fu uno di quei momenti che segnano un’epoca. Arrivò al termine di un decennio che aveva cambiato tutto, lasciando in eredità gli ultimi anni del boom economico e il fenomeno demografico dei baby boomers, ma anche l’ultima stagione turbolenta con la contestazione sessantottina e quel che ne era seguito. Ma arrivò anche - lo si sarebbe scoperto dopo – in apertura di un decennio tribolato come quello degli anni Settanta, che avrebbe portato la crisi energetica e gli anni tristi del terrorismo, i più impegnativi per la stabilità delle istituzioni. In quel momento di cinquant’anni fa, però, quella partita fu come una scossa, un giro di boa. Un po’ quello che servirebbe a tutti oggi, reduci come siamo dalla dura “battaglia del Covid”, da una quarantena (o ottantena) che ha fermato tutto, ha spazzato tante certezze e messo in forse il bilancio economico di tante famiglie. Servirebbe una nuova “partida del siglo” capace di rianimare il paese, di costituire quel simbolico atto di rinascita e di riappacificazione che rappresentò Italia-Germania 4 a 3. Un altro giro di boa, insomma. Difficile dire se ci sarà. Per ora, a ben vedere, non ci sono molti segnali a livello di paese.Allora toccherà accontentarsi di segnali più piccoli, più nostrani e a “chilometro

zero”, piccoli momenti di vita delle nostre comunità a cui aggrapparsi per convincersi che anch’essi possono essere interpretabili come simboli di ripartenza. A Schio si potrebbe considerare tali, con un po’ di fantasia e di buona volontà, i fuochi d’artificio della festa del patrono, quest’anno sparati insolitamente alti per farsi vedere dalle case degli scledensi anche da

Fuochi d’artificio di San Pietro a Schio l’anno scorso

lontano, nell’impossibilità per la gente di riversarsi in centro per i consueti festeggiamenti. E forse forse, un simbolo beneaugurante può essere interpretato anche l’accordo definitivo, annunciato proprio verso la fine del lockdown, tra Comune e proprietà Marzotto per il futuro dell’area ex Lanerossi in zona industriale, una partita strategica che la città attende da anni di veder giocare con regole definite e approvate da tutti. A Thiene si può considerare simbolico, in chiave di ripartenza, il centenario del volo Roma-Tokyo del pioniere del volo Arturo Ferrarin, compiuto tra il febbraio e il maggio del 1920, guarda caso proprio nei mesi del lockdown da cui siamo reduci.Anche se le tante celebrazioni per la ricorrenza sono state perlopiù rinviate, quello di Ferrarin resta l’esempio di un’impresa che conferma quanto sia importante porsi sempre nuove sfide e darsi nuovi traguardi. Ripartire, appunto. Animo dunque: bisogna cercare di tornare alla normalità, pur nella consapevolezza di dover ancora convivere almeno per un po’ di tempo con l’emergenza sanitaria. Noi in questo numero non possiamo fare a meno, come il mese scorso, di trattare perlopiù temi e fatti che hanno un legame con il periodo da cui siamo tristemente reduci: troppe e troppo importanti sono state le ricadute sulla vita di tutti, parlarne era inevitabile e doveroso. Però l’idea, dal mese prossimo, è di tornare a parlare anche di altro.Anzi, soprattutto di altro. Incrociando le dita e confidando che l’emergenza non torni, è arrivato il momento di girare la boa. 4 a 3 e palla al centro. ◆


[4] ◆ Thiene Copertina “Credo che ci sia una caratteristica del nostro territorio che ha permesso di reggere meglio l’urto: la diversificazione delle attività produttive. Molte fabbriche non hanno mai chiuso. E chi ha riaperto da poco, come gli operatori del commercio, sta dimostrando una voglia di ripartire fortissima”.

L’

Omar Dal Maso

incertezza prima, lo sconcerto nella “piena” del contagio, il senso di sollievo alla riapertura, adesso la preoccupazione per il futuro. Sono queste le “quattro stagioni” vissute, nell’arco di una sola, dal sindaco di Thiene Giovanni Casarotto durante le diverse fasi di questa drammatica pandemia: i giorni precedenti al 21 febbraio (data dei primi casi in Veneto e in Italia), quelli dell’ondata del Covid-19 e del lockdown, poi a maggio con le aperture e infine l’attualità, periodo di primi bilanci e ancora tanti dubbi sul futuro. Da primo cittadino, a Casarotto è ovviamente toccata la responsabilità diretta di tenere il timone della città durante la peggior burrasca mai affrontata, sostenuto peraltro dal suo equipaggio di amministratori. Sindaco, ricorda i suoi giorni prima della tempesta?

“Non si capiva se il problema era sopravvalutato o sottovalutato. C’erano correnti di pensiero opposte e non si riusciva a comprendere l’entità del problema. Che sembrava lontano anni luce da noi, in Cina”. Quando si è trovato faccia a faccia con il Covid-19 e i primi risvolti del contagio?

“Il primo grosso scontro con la realtà, qui a Thiene, è stata la decisione da prendere sul Carnevale. Dopo un incontro in prefettura al sabato abbiamo chiesto di assumere una linea comune tra i sindaci della provincia per l’ultima domenica di febbraio. Lo annullammo con un’ordinanza. Il week end successivo, quello del 7/8 marzo, è stato sconcertante. Vedere una marea di gente in montagna e sulla neve da una parte e dall’altra la stazione ferroviaria di Mila-

Le quattro stagioni di Casarotto Il sindaco di Thiene Giovanni Casarotto parla dei temi che lo hanno coinvolto negli ultimi tre mesi, “i più impegnativi e difficili in otto anni da sindaco”. La spinta del volontariato sociale, le difficoltà dei commercianti e delle scuole dell’infanzia, la Thiene che regge l’impatto grazie alla diversificazione delle attività economiche.

no presa d’assalto: sono immagini che non scorderemo facilmente”. Lei ha avuto anche un faccia faccia concreto con il virus.

“Ho dovuto mettermi in quarantena per 14 giorni. Dopo una riunione della Conferenza dei Sindaci del distretto 2 dell’Ulss 7. Il nostro collega Franco Balzi di Santorso risultò positivo e quindi io e altri amministratori dell’Altovicentino siamo stati messi in isolamento. Tutto è andato per il meglio, ho sostenuto i due tamponi a distanza di 10 giorni uno dall’altro, entrambi negativi. Da quel momento in poi è stato tutto più complicato”. Ci si è trovati a rimboccarsi le maniche tutti, dentro e fuori dall’ombra dei campanili...

“Mi ha sorpreso il grande movimento del volontariato, e non posso non ringraziare gli assessori della giunta e i tanti collaboratori, in particolare l’assessore al sociale Anna Maria Savio. Gli aiuti sono entrati in 400 famiglie thienesi. Bene poi la collabo-

razione fra sindaci dell’Ulss 7 per lanciare la sottoscrizione a favore dei tre ospedali di Santorso, Asiago e Bassano e abbiamo avuto un ottimo riscontro anche per la raccolta fondi del nostro Comune. La generosità dei thienesi ha portato più di 20 mila euro circa a favore delle famiglie più in difficoltà, destinati in viveri e buoni spesa extra”. È stata stravolta anche la routine quotidiana in municipio?

“Della vita amministrativa mi ricorderò di come abbiamo affrontato le difficoltà e le problematiche improvvise. La tecnologia ci è venuta in aiuto, anche grazie al lavoro svolto con Pasubio Tecnologia e l’assessore all’innovazione Giampi Michelusi. Personalmente nelle prime fasi di lockdown ho sofferto la lontananza dei miei collaboratori con cui dialogare di persona, sarà perché ho una certa età (69 anni compiuti, ndr), ma poi mi sono adattato in funzione del servizio che dovevo svolgere per la città. Mi porto a casa anche i tre mesi più impegnati-


Thiene ◆ [5] vi in assoluto da quando rivesto il ruolo di sindaco di Thiene, un lavoro incessante”.

Copertina

A Thiene 35 casi accertati di contagio, 4 i decessi. Come interpretare questi numeri?

“Non so dire se siamo stati fortunati, di certo i numeri sono stati bassi rispetto ad altrove, ma mi rimangono impressi i drammi che hanno vissuto queste famiglie. Ricevere le informative dell’Ulss con i nominativi dei concittadini contagiati toccava a me in qualità di sindaco, così come per i deceduti. Il pensiero andava subito alle loro famiglie. Alla morte di Fra Ivo Facci (il primo decesso in città per coronavirus ai primi di aprile, un frate dei Cappuccini di 69 anni, ndr) la città ha toccato con mano un incubo. Mi ha molto colpito anche la morte di Vittorio Ferrarin, che conoscevo personalmente”. E poi è arrivata la ripresa e le riaperture. Qual è oggi la sua principale preoccupazione, rispetto al ritorno alla normalità?

”Mi preoccupano gli aspetti educativi, i ragazzi, i centri estivi e infine la ripresa della scuola. Abbiamo preteso dai dirigenti scolastici di mettere a disposizione gli spazi, incrementandone la disponibilità per associazioni e cooperative. Poi siamo intervenuti con 120 mila euro di supporto a organizzatori e famiglie, e infine siamo riusciti a dare una risposta anche ai ragazzini con disabilità, per esempio a Lampertico: abbiamo pensato alle famiglie che hanno sofferto situazioni pesanti per le chiusure dei centri diurni e per le difficoltà di trasporto”. L’economia del territorio come ha reagito e come esce da questa emergenza?

“Credo che ci sia una caratteristica del nostro territorio che ha permesso di reggere meglio l’urto: la diversificazione delle attività produttive, basate in larga parte su un tessuto di medie e piccole imprese. Molte

fabbriche non hanno mai chiuso. Chi invece ha riaperto da poco, come gli operatori del commercio, sta dimostrando una voglia di ripartire fortissima. Speriamo che non subiscano contraccolpi da settembre quando si tireranno le prime somme”. E i thienesi?

“Devo dire che si sono comportanti bene, si sono dimostrati attenti e rispettosi delle regole, difatti le sanzioni sono state poche. La quasi totalità ha capito la gravità della situazione e che non c’era affatto da scherzare, e si è tenuta aggiornata. Poi c’è sempre qualche eccezione”. In questo momento qual è la sua principale preoccupazione, guardando al tessuto cittadino e ai prossimi mesi?

“La scuola. C’è da risolvere il grosso problema degli spazi. Sento parlare di doppi turni, di classi divise a metà con le videoconferenze, ma sembrano strade difficilmente realizzabili e compatibili con i ragazzi. E anche i trasporti sono un nodo da scio-

gliere. A Thiene, ad esempio, arrivano ogni giorno circa 3 mila studenti delle superiori, non sono pochi. Vanno pensate e attuate soluzioni al più presto, siamo a metà giugno e non ci sono ancora direttive”. Del post lockdown c’è un’immagine o un’esperienza personale che le è rimasta più impressa rispetto ad altre?

“Sì. La festività del 2 Giugno, con mia moglie mi sono recato ad Abano in un luogo a noi caro, città che vive dell’ospitalità alle terme. Ho trovato un centro desolato, con negozi e ristoranti chiusi, l’impressione di un paese deserto, abbandonato. Venivamo da una Thiene già in movimento, il confronto con una località a vocazione turistica mi ha rattristato molto”. Come si sente in questi giorni confrontandoli con quelli vissuti affrontando l’onda epidemica?

“Ora mi sento sollevato. Prima ero più nervoso, come dicevo il lavoro da fare è stato tanto e compierlo da isolati in casa non è stato semplice. Mi hanno aiutato gli spazi verdi intorno a dove abito, per fare delle passeggiate e riflettere, in questo mi considero un privilegiato rispetto a chi ha trascorso settimane chiuso in appartamento”. Sul piano culturale, la città si stava preparando alle celebrazioni per il centenario del volo Roma-Tokyo di Arturo Ferrarin. È andato tutto in fumo o c’è margine per un nuovo decollo?

“Ci tenevamo tutti e c’è tanto lavoro alle spalle. Al dispiacere però si contrappone il desiderio di recuperare tutti gli eventi possibili nel 2021, come promesso”. In tanti si chiedono se si riuscirà a fare tesoro di questi tre mesi. Lei che ne pensa?

“Se saremo migliori, uguali o peggiori? Mah, non saprei. Non so se tutto quello che è successo sia servito a cambiare la mentalità delle persone in generale, di sicuro ci sono certe abitudini alle quali è meglio non tornare. È giusto desiderare il ritorno alla normalità, ma senza scordare ciò che abbiamo vissuto”. ◆


[6] ◆ Schio Attualità

L’

Stefano Tomasoni

abbiamo trovato. Anzi no: si è fatto trovare. Quando ormai stavamo per abbandonare la ricerca dello scoop - ovvero trovare un qualche scledense che avesse da esprimere un parere critico verso la realizzazione della Destra Leogra - ecco che si è fatto avanti Lorenzo Baiocchi. Il presidente del circolo di Schio di Legambiente, con un passato di assessore all’ambiente nella prima giunta Dalla Via, dal 2004 al 2009. Baiocchi, e per sua voce Legambiente, è uscito nei giorni scorsi con una posizione appunto di contrarietà alla bretella che un giorno dovrebbe passare sull’argine del Leogra lato Magrè, squadernando il parco “ex Nave”, asfaltando l’ex Prealpina e facendo da “seconda corsia” al torrente, transitando sopra l’argine fino a Torrebelvicino. In un contesto in cui ormai è difficile trovare in città qualcuno che si scosti dalla vulgata secondo la quale la Destra Leogra sarebbe la madre di tutte le opere e la soluzione di gran parte dei problemi della città, la dichiarazione di Baiocchi fa di per sé notizia. “Capisco bene il disagio di chi abita in zona via Maraschin, interessata indubbiamente da un traffico sostenuto di auto e camion – dice Baiocchi -. Però a me piacerebbe che si prendessero in considerazione anche soluzioni diverse da quella di fare un’altra strada. Costruire nuove strade non comporta mai una diminuzione del traffico, ma un aumento: si trasferiscono le criticità da un posto all’altro. Mi piacerebbe una Destra Leogra diversa, che vada a valorizzare quell’area, così come succede in tutti i paesi del mondo, dove le sponde dei corsi d’acqua che attraversano le città sono a disposizione dei cittadini, che vanno a passeggiare, a fare footing, a portare il cane. Penso a una bella pista ciclabile e un percorso pedonale, all’interno di un intervento che recuperi nel suo complesso dal punto di vista ambientale un’area oggi chiusa alla città. Così come credo che sa-

“Destra Leogra? No grazie, piuttosto valorizziamo le sponde” Quando ormai sembrava impossibile trovare una voce contraria alla bretella per Torre, ecco l’ex assessore Lorenzo Baiocchi, ora presidente di Legambiente, chiedere un progetto alternativo: “Mi piacerebbe una Destra Leogra diversa: pnso a una bella pista ciclabile e a un percorso pedonale, all’interno di un intervento che recuperi nel suo complesso un’area oggi chiusa alla città”.

rebbe utile valutare anche un’alternativa alle automobili per chi da Torre e Valli va a lavorare a Schio, e penso ad autobus, tram, bus navetta… Tenendo conto che tutti gli studi dimostrano che per percorsi all’interno dei 3 chilometri è conveniente spostarsi in bicicletta invece che in automobile, credo che si possa lavorare ancora per cercare di trasferire una fetta di traffico sulle bici. Si tratta di avere una visione un po’ più rivolta al futuro, che non sia sull’orizzonte dei 5-10 anni, ma dei 20-30. Insomma, vorrei un progetto capace di osare, di pensare a qualcosa di diverso. Certo la Destra Leogra non può essere pensata soltanto come una strada: non ci si riapproprierebbe dell’argine del torrente, cosa che andrebbe a giovamento di tutta la città”. Argini che un progetto di bretella stradale dovrebbe far molta attenzione a salvaguardare, sostiene ancora Baiocchi, oggi che la portata sempre più straordinaria degli eventi meteorologici rende necessario preoccuparsi prima di tutto di prevenire i rischi idrogeologici. “Ci possono essere delle criticità notevoli a intervenire per costruire una strada a ridosso di un’argine – osserva -. Non è che ci sia granché spazio tra il Leogra e le case. E

ormai è conclamato che per i corsi d’acqua non ci si può più basare sulle piene storiche, non vanno bene più come punto di riferimento, serve una salvaguardia in più”. In definitiva, la controproposta che arriva dall’ex assessore oggi alla guida di Legambiente è quella di ragionare sulla valorizzazione del Leogra coinvolgendo i cittadini. “Credo che se ne dovrebbe discutere, per non dare per scontato che debba essere Destra Leogra o morte. Magari anche quelli che pensano che una strada lungo il torrente sia la soluzione di tutto potrebbero rendersi conto che una soluzione diversa, più a portata di mobilità sostenibile sarebbe meglio. E poi, il fatto che qualsiasi ragionamento che riguarda il traffico cittadino debba passare per un’opera la cui realizzazione non dipende dal Comune ma da enti superiori, mi pare sia un modo per inchiodare la città su qualcosa che non si sa se si farà. Tutti i ragionamenti anche di chiusura del centro storico vengono fatti dipendere da questo progetto. Si rischia che la Destra Leogra rimanga lì come un totem per altri 20 o 30 anni, quando nel frattempo in tempi rapidi si potrebbe realizzare una pista ciclopedonale, con una valorizzazione immediata”. ◆



[8] ◆ Schio Copertina

L’esterno della casa di riposo de “La Casa” all’interno del complesso di via Baratto

“In generale non si sono verificate situazioni tali da destare un diffuso allarme, ma là dove qualche caso avrebbe potuto rischiare di innescare possibili contagi a catena si è intervenuti tempestivamente per compartimentare i diversi settori di attività e arginare il pericolo”.

Così nelle case di riposo si sono vissuti i mesi del virus

G

Camilla Mantella

li anziani sono stati la fascia demografica più colpita dal Coronavirus e si teme per la loro incolumità anche nel caso in cui la malattia dovesse tornare, sotto forma di focolai più localizzati o di epidemia generalizzata, nei prossimi mesi. Le osservate speciali sono state le case di riposo, che in molti territori, anche vicini a noi, hanno fatto registrare un alto numero di vittime tra gli ospiti. Spazi di cui in tempi ordinari si parla molto poco hanno iniziato a tenere banco sulle prime pagine dei giornali con il risultato di concentrare l’attenzione da un lato su questo tipo di strutture e la loro gestione e dall’altro sull’inevitabile aumento dell’età media della popolazione, cosa che porta a interrogarsi sul futuro della terza età anche nelle nostre zone.

Un primo bilancio A Schio, fortunatamente, le cose sono andate meglio che altrove. “Il Covid ci ha spaventati molto fin da subito - dice Beppe Sola, presidente de “La Casa”, l’ente che gestisce, tra gli altri, le case di riposo Valbella e Baratto e le due case-albergo La Filanda a Magré e San Francesco nel centro cittadino -. In città ci occupiamo di circa 300 anziani e con i nostri nu-

Gli anziani sono stati la componente più colpita dal coronavirus. Con il presidente de “La Casa” Beppe Sola e con l’assessore al sociale Cristina Marigo facciamo un primo bilancio di ciò che ha rappresentato l’emergenza sanitaria per gli scledensi che vivono la terza età nelle case di riposo e nei nuclei assistiti dalla struttura comunale.

meri una diffusione massiccia del virus avrebbe davvero potuto essere problematica. Tuttavia, in sintonia con la direzione, abbiamo deciso di limitare fin da fine febbraio gli accessi dei familiari alle strutture, cosa che ha suscitato inizialmente alcune lamentele dei parenti, per poi chiudere del tutto gli ingressi nelle settimane di marzo e aprile. Il nostro primo caso è stato alla Filanda: un ospite del centro diurno, positivo al virus, ha infettato un altro ospite della

Il presidente dell’ente La Casa, Beppe Sola

casa albergo. È stato l’inizio di una serie di contagi che siamo tuttavia riusciti a controllare, anche quando sono arrivati nelle altre strutture di cui ci occupiamo, grazie all’immediato isolamento dei pazienti infetti. Lo stringente isolamento e la protezione del personale con adeguati dispositivi ci ha permesso, anche nei momenti più difficili, di non far salire il picco oltre la soglia di guardia.Abbiamo dovuto comunque fare i conti con alcuni decessi, meno di una decina, ma sarebbe potuta andare davvero peggio”. Nei giorni del lockdown totale, il distanziamento sociale ha salvato le vite di moltissime persone, soprattutto anziane. “In generale non si sono verificate nel nostro comune situazioni tali da destare un diffuso allarme, ma là dove qualche caso avrebbe potuto rischiare di innescare possibili contagi a catena il tempestivo intervento per compartimentare i diversi settori di attività ha consentito di arginare


Schio ◆ [9] presto il pericolo - spiega l’assessore alle politiche sociali, Cristina Marigo -. Questo ha spesso fatto sorgere altri problemi, di tipo emotivo, legati all’isolamento di persone che comunque hanno patito la distanza dai propri cari, ma sono stati tempi in cui è stato necessario scegliere il male minore”.

Le difficoltà dell’isolamento “L’assenza dei familiari è stata una mancanza enorme per i nostri ospiti - fa eco Sola -. Nei primi giorni di marzo abbiamo acquistato 4 tablet per poter fare delle videochiamate, ma ovviamente questo tipo di comunicazione non può sostituire, soprattutto per una popolazione anziana, la presenza fisica di persone care. In altre realtà hanno cercato di far fronte a questa necessità con incontri a distanza attraverso i vetri delle strutture, ma ciò avrebbe comunque comportato spostamenti e una comunicazione ‘muta’ mediata da una barriera fisica. Fortunatamente da dopo Pasqua la morsa del virus si è allentata e abbiamo potuto iniziare a preoccuparci di come organizzare le visite in sicurezza: molti ospiti, infatti, avevano cominciato a manifestare segni di inappetenza e si stavano letteralmente lasciando morire di solitudine. Abbiamo dovuto quindi valutare tanto i rischi di un possibile contagio quanto quelli dell’isolamento e, complici le belle giornate di maggio, siamo riusciti ad allestire alcuni gazebo all’aria aperta per far incontrare – su appuntamento, con tutti i dispositivi di protezione del caso e a distanza di sicurezza – gli ospiti e i loro congiunti. Da giugno, invece, abbiamo approntato anche delle aree interne alle strutture. In ogni caso i familiari che vengono in visita lo possono fare solo su appuntamento, della durata di circa 20 minuti, e senza contatti fisici o scambi di doni: firmano inoltre

una dichiarazione di corresponsabilità che li impegna a mantenere tutte le accortezze dovute alla situazione e a essere consapevoli che si tratta comunque di visite straordinarie per i propri cari”. L’isolamento non è stato difficile solo per gli ospiti delle case di riposo. I tantissimi anziani che popolano la nostra città hanno dovuto far fronte a una situazione nuova che li ha visti molto spesso disorientati. “Fin dall’inizio dell’emergenza sanitaria il Comune si è attivato per raggiungere al proprio domicilio le persone anziane, garantendo in questo modo il rispetto dell’obbligo di rimanere presso le abitazioni di residenza e scongiurare situazioni di rischio legate al contagio - prosegue l’assessore Marigo -. Già dal 16 marzo i volontari delle associazioni d’arma (Gruppo Alpini, ANVG, IPA e Artiglieri), assieme a quelli della Croce Rossa e a quelli del gruppo Salesiani, si sono messi a disposizione per consegnare alimentari e farmaci. Un servizio che peraltro è tuttora in funzione per quanti presentino difficoltà motorie o risultino privi di reti sociali a cui appoggiarsi. Con lo stesso personale e contestualmente alla distribuzione delle mascherine sono stati poi recapitati volantini contenenti un elenco di numeri utili, da quelli dei principali servizi del Comune a quelli per le emergenze sanitarie fino a quelli di sostegno telefonico contro la solitudine. Non va poi dimenticato che, mentre l’ospedale di Santorso veniva trasformato in centro Covid territoriale, tutta una serie di visite e assistenze sanitarie sono state spostate sugli ospedali di Vicenza e Bassano. Anche in questo caso è stato garantito a quanti si trovassero in difficoltà a raggiungere questi presidi ospedalieri un servizio di trasporto, avvalendosi dei fondi comunali per l’assistenza domiciliare attraverso la Cooperativa Mano Amica”.

Copertina Le prossime sfide L’emergenza sanitaria, ancora in corso, sta mettendo a dura prova tutto il settore dell’assistenza sociale alla popolazione anziana. “Finora La Casa si è fatta carico di circa 150 mila euro di spese aggiuntive per affrontare il momento, grazie soprattutto alla generosità di aziende e cittadini privati – dice il presidente Sola -. Tuttavia la situazione rimane complicata: abituati a un tasso di occupazione dei posti letto superiore al 99% ci troviamo a fare i conti con oltre 40 posti liberi e liste d’attesa vuote, complice anche il fatto che in questo momento chi ha bisogno di entrare in casa di riposo deve affrontare 14 giorni di quarantena preventiva in una stanza isolata e l’iter dei tamponi, cosa che scoraggia le famiglie e che è difficilmente compatibile col fatto che, negli ultimi anni, si accede alle case di riposo soltanto nei momenti finali della propria vita. Entrate ridotte e spese cresciute esponenzialmente rendono insostenibile il bilancio, ed è per questo che ci siamo appellati a più riprese alla generosità dei nostri concittadini. Inoltre prevediamo che tutte le procedure di prevenzione diventeranno strutturali: una nuova normalità con cui convivere per molto tempo ancora”. Tuttavia, gradualmente, si cerca di tornare a una vita più libera anche per la popolazione anziana. “Un po’ alla volta e con tutti gli accorgimenti che le misure nazionali e regionali prescrivono stiamo tornando a garantire tutti i servizi preesistenti - afferma Cristina Marigo - comprese le visite a domicilio per fare due chiacchiere o una partita a carte, per godere di quella compagnia squisitamente umana e affettiva che spesso è il vero valore aggiunto al ventaglio di servizi (alimentari, sanitari, trasporto) che normalmente vengono garantiti alla popolazione anziana”. Ciò non vuol dire, però, abbassare la guardia. “Le misure di prevenzione in questa nuova fase della stagione Covid sono note e valgono per tutti: evitare i luoghi affollati, specie se in ambienti chiusi e, nel caso, essere sempre provvisti di mascherina e liquido igienizzante per le mani – conclude l’assessore -. Ovviamente persone con un quadro delicato di patologie o un sistema immunitario che già di per sé richiede qualche precauzione in più dovranno regolarsi di conseguenza, anche seguendo i consigli del proprio medico curante”. Anziani in primis. ◆


[10] ◆ Thiene Attualità

F

Momenti della Festa dei Popoli dello scorso anno

Omar Dal Maso

isicamente distanti, idealmente uniti. Quando si parla di abbattere i confini, ideologici o fisici che siano, bastano i colori e i sorrisi provenienti in realtà da Thiene e dall’Altovicentino, ma con le radici piantate in tutto il mondo. Sono quelli promossi dalla “Festa dei Popoli”, attiva a intrecciare relazioni tra diverse etnie e a regalare fiducia su temi come l’integrazione e l’interscambio di esperienze. Niente invasioni di colori e voci, stavolta, per le vie del centro di Thiene, ma nessuno ha voluto demordere di fronte all’ondata coronavirus e alla prospettiva di cancellare l’evento. All’appuntamento sul prato verde di Villa Fabris - già previsto per domenica 14 giugno - la Commissione che annualmente allestisce la Festa aveva dovuto per forza di cose rinunciare. Ma senza mai perdersi d’animo e ideando l’unica alternativa possibile: un viaggio intercontinentale dal divano di casa tra gli stand virtuali delle diverse culture e nazionalità che hanno risposto presenti anche per l’edizione 2020 della grande Festa, giunta all’undicesimo capitolo. Nella stessa data festiva e pre-estiva già in calendario, trasformando in mappamondo di voci e immagini una domenica speciale. A metà tra l’appello e la proposta, la fatidica “palla al balzo” è stata raccolta da rappresentanti di ben 31 nazioni per imbandire l’inedita versione online. A rimanere stupiti dell’ampia partecipazione gli stessi coordinatori, dopo due settimane di lavoro per raccogliere i filmati che provenivano da una ciurma di naviganti a elargire saluti variopinti in più idiomi. Una domenica ritmata da videoclip caricati in sequenza sulla pagina Facebook della Festa dei Popoli, ricreando in parte l’atmosfera dell’incontro tra persone nate in diverse latitudini e longitudini, che hanno eletto Thiene e dintorni come loro presente, futuro e soprattutto come casa propria. Se intorno al 10 maggio, dopo il primo “sblocco”, c’era un pizzico di scoramento dopo la decisione obbligata di annullare un evento che ogni anno porta nel cuore di Thiene un traffico di 5/6 mila persone, poi l’entusiasmo è stato ravvivato in un brainstorming di idee fino ad allestire un palcoscenico virtuale. In pillole: apertura d’obbligo ai membri volontari del progetto e poi allo staff dell’acco-

La Festa dei Popoli quest’anno è social Dopo il grande evento 2019 in occasione del decennale l’ultima edizione si è spostata sui social. La festa emoziona entrando nelle case di tanti stranieri che vivono nell’Altovicentino.

glienza per viaggiare di clip in clip pubblicate a cadenza di una manciata di minuti uno dall’altro. Si parte da Thiene e dall’Europa, quindi, come rampa di lancio verso il viaggio anche di bandiera in bandiera. Ai blocchi di partenza in ordine Spagna, Macedonia, Italia (con l’immancabile pizza) fino a un trittico africano concluso da una donna del Senegal, dopo aver toccato America Latina, Asia, Caraini e Oriente. Accoglienza, condivisione, confronto, tradizioni, convivenza, tolleranza. Su questi temi è trascorsa la domenica di contributi video originali, ricchi di colore e di calore, aperti e chiusi da uno slogan che racchiude l’energia e la voglia di stare insieme di

organizzatori e partecipanti: “La Festa dei popoli siamo noi, e torneremo presto a viverla insieme”. Una domenica di vicinanza a… distanza, pienamente riuscita grazie alla buona volontà di tanti. “La cosa più bella? È stato molto gratificante vedere che tutte queste persone ci hanno aperto casa loro – confida Federica Bertoldi, una portavoce della Commissione –. Hanno voluto esserci, partecipare, condividere il loro calore e la loro voce come ogni anno. È stato come girare di stand in stand a conoscere ognuno di loro”. Presenti anche le associazioni del territorio Acat Valori Nuovi, Amnesty International, Averroè, Caap, Caritas San Sebastiano, Famiglie Affidatarie e Liberamente. “On line”, come detto, 31 nazioni rappresentate: Algeria, Argentina, Bangladesh, Bosnia, Brasile, Burundi, Cile, Colombia, Costa d’Avorio, Ecuador, Filippine, Ghana, Honduras, Italia, Kosovo, Liberia, Macedonia, Marocco, Moldova, Pakistan, Perù, Rep. Dominicana, Russia, Senegal, Serbia, Slovacchia, Spagna, Sri Lanka, Tunisia, Ucraina, Venezuela. ◆



[12] ◆ Schio Attualità

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Stefano Tomasoni

e chiese chiuse, le messe sospese, gli oratori deserti e silenziosi, le attività parrocchiali interrotte e il volontariato cattolico per forza di cose ridimensionato. Una delle conseguenze più plastiche dei mesi del lockdown da coronavirus è stato il congelamento di tutte le espressioni della vita religiosa. Anche soltanto non vedere più il via vai delle persone davanti alle chiede, negli orari delle celebrazioni domenicali, è stata un’assenza surreale. C’è chi ha ricordato che nemmeno in tempo di guerra le chiese erano rimaste chiuse e private della possibilità di celebrare le funzioni religiose. Don Guido Bottegal, parroco dell’Unità pastorale Schio Est, ha esordito così, con la gestione di una realtà totalmente nuova e imprevedibile, nel suo incarico di vicario foraneo per il nuovo vicariato di Schio-Arsiero, ricevuto a fine novembre scorso. Don Bottegal, la pandemia ha comportato tre mesi di stop forzato anche per le funzioni religiose, una realtà che molti cattolici, specie i più osservanti, hanno vissuto con notevole difficoltà. Qual è stato l’aspetto vissuto in modo più critico? La mancanza della messa?

“La sospensione della celebrazione dell’eucarestia in presenza dell’assemblea, e anche quella delle esequie come sono tradizionalmente intese, è stato certamente il

Quei due mesi senza messe e funerali Una delle conseguenze evidenti dei mesi del lockdown è stato il congelamento di tutte le espressioni della vita religiosa. Vedere le chiese chiuse la domenica, senza più fedeli alle messe, è stata un’assenza surreale. Ne parliamo con il vicario foraneo don Guido Bottegal.

fatto più sentito da parte delle nostre comunità cristiane. Personalmente in questi mesi senza la comunità cristiana ho celebrato un po’ a disagio, perché l’eucarestia per sua natura è esperienza di comunione e celebrarla a porte chiuse è una contraddizione. Come Chiesa i problemi sono stati poi anche anche altri, penso alla difficoltà di incontrarsi e perciò al fatto che il senso di appartenenza alla comunità ha rischiato di essere un po’ svilito, di perdersi. Ma penso anche a tutta la dimensione della vicinanza alle persone più fragili e bisognose di aiuto”. È stato difficile stare vicino a chi ne aveva bisogno?

“Sì, soprattutto nella fase acuta dell’emergenza. La Caritas diocesana con lungimiranza ha sempre trattato e gestito la questione con grande intelligenza. Là dove era possibile fare, nel giusto modo, si è fatto, collaborando in particolare con la Croce rossa e con la Protezione civile”. La comunità dei fedeli come ha vissuto questo

periodo e in particolare l’assenza dell’incontro domenicale in chiesa?

“È stata un’assenza importante, perché veniva a mancare un momento saliente della comunità, che fa la differenza. Un momento qualificante, in cui ci si trova per l’ascolto della parola di vita, per uscire rinnovati dall’eucarestia. Un’assenza ancora più difficile là dove è non è stato possibile realizzare il momento dell’elaborazione del lutto per chi in questi mesi è venuto a mancare”. Ecco, la sospensione dei funerali, o meglio il loro ridimensionamento a momenti di benedizione del defunto in cimitero, tra pochi familiari stretti, è stato sicuramente una delle conseguenze più tristi per chi le ha vissute…

“Ci si ritrovava al cimitero, vicino al sepolcro per un momento di incontro tra i familiari, l’ascolto della parola, la preghiera di commiato e la benedizione del sepolcro. L’assenza evidente è stata quella della comunità: certo, il prete c’era, la parola non mancava, però mancava inevitabilmente la dimensione ecclesiale dell’elaborazione del lutto”.


Schio ◆ [13] Ma questo lockdown dell’espressione della fede può lasciare anche qualcosa di positivo per il mondo cattolico?

“Credo di sì, mi viene da dire che questo è stato anche un tempo di grande opportunità. Per tornare a vivere la fede su un piano un po’ più personale e familiare. Siamo stati restituiti a una fede più scelta, più personale, meno vincolata dal rito, o dagli altri. Poi però c’è anche un rischio, in questo tempo di emergenza: quello di scadere in una Chiesa ancora molto legata alla propria identità, al proprio Io. Spero che questo sia un tempo che ci permette anche di tornare alla testimonianza con maggior slancio e apertura, più alleggeriti da certe sovrastrutture che in passato ci siamo dati”. Durante i mesi di sospensione, comunque, sono tornate utili le tecnologie informatiche, per raggiungere i fedeli. C’è chi nelle parrocchie si è arrivato con mailing list per la condivisione di moenti di preghiera, di informazioni sugli appuntamenti e le liturgie online. Il web, insomma, ha consentito anche a voi di veicolare comunque un messaggio.

“Sì, i nuovi mezzi di comunicazione sono stati certamente un aiuto, penso alla messa trasmessa in diretta per youtube alla domenica, a partire dalle Palme. Penso ad alcuni incontri che abbiamo fatto su internet. Anche se poi senti tutta la precarietà di questi mezzi, almeno da un punto

di vista pastorale, perché per la liturgia a fare la differenza è l’esserci, con la nostra presenza. Però è vero che, in un tempo così eccezionale, la tecnologia è stata d’aiuto. In questo senso si apriranno anche sfide nuove”. Adesso è cominciato il periodo di recupero della normalità. Non sarà come schioccare le dita, sarà un processo che richiede tempo. Come lo state vivendo?

“Questo è stato anche un tempo di grande opportunità – osserva don Bottegal -. Per tornare a vivere la fede su un piano un po’ più personale e familiare. Siamo stati restituiti a una fede più scelta, più personale, meno vincolata dal rito.

“Si torna a celebrare l’eucarestia alla domenica con l’assemblea e con le diverse presenze, dal canto ai ministri dell’eucarestia. Non sarà però una semplice ricucitura, si tratta di imparare a indossare un vestito

Attualità nuovo. Ad esempio, il Grest quest’anno non saremo in grado di farlo come lo s’è fatto fino all’anno scorso, però questo non ci preclude la possibilità di pensarci in modo diverso anche in questa attività. Sarà così anche per la catechesi a settembre”. Più in generale, dopo quello che è successo, cosa potrà cambiare per le comunità dei fedeli e per la Chiesa?

“Anche la Chiesa è invitata a un grande ripensamento in merito allo stile che deve assumere in futuro. Probabilmente sarà una chiesa un po’ meno strutturata, più focalizzata attorno ai nuclei portanti della propria identità. Penso prima di tutto al tema dell’evangelizzazione, dell’annuncio della parola. Credo che siamo invitati anche come Chiesa a ripensarci in modo evangelicamente più vicino al Vangelo e alla nostra gente”.

Per chiudere: con che spirito possiamo guardare avanti, dopo aver attraversato un periodo così duro ed essere ancora per molti versi in mezzo al guado?

“Il Signore non ci lascia soli, Guarderei al presente e al futuro con sano realismo, ma con la sguardo rivolto con fiducia verso il domani. Mi viene da dire che il Signore non ci lascia soli”. ◆

Che bella idea le funzioni all’aperto I n periodo di pandemia, ai fedeli è mancata la messa, oggetto di accese discussioni in ambito politico, scientifico e clericale. Mica semplice ripristinare le celebrazioni, soggette a vincoli e restrizioni come del resto tutte le occasioni d’incontro. Ma ci si inventa e così come hanno fatto ristoratori, negozianti, barbieri e tutti coloro che avvicinano il prossimo, anche i preti si sono attivati per non essere più solo sul web. E ora le messe, soprattutto all’aperto (Palazzo Boschetti, Parco del Convento dei Cappuccini, sagrato di SS.Trinità…) stanno riconquistando i fedeli, che evidentemente non pensano di contagiarsi davanti all’altare. Rispettati infatti tutti i dispositivi di sicurezza, con l’aiuto di scout che distribuiscono gel igienizzante e/o forze dell’ordine che sorvegliano l’assembramento, distanziati anche più di quel che basta, tutti in maschera, pronti a non scambiarsi il segno della pace e a ricevere una particola intonsa, con l’aggiunta dell’aiuto di Dio… beh, vuoi vedere che proprio lì serpeggia il demoniaco Covid 19? ◆ [M.D.Z.]

Una messa all’aperto nel parco di Palazzo Boschetti




[16] ◆ Schio Attualità

Contro il Covid c’è anche il “pronto soccorso interiore” Il servizio di sostegno psicologico “InOltre”, che fa capo all’ospedale di Santorso ed è coordinato dalla scledense Emilia Laugelli, in questi mesi di lockdown ha ricevuto un flusso di telefonate ininterrotto, giorno e notte, svolgendo 2 mila colloqui.

A

Elia Cucovaz

nziani sopraffatti dall’ansia. Adulti incapaci di riprendere una vita sociale normale dopo l’isolamento. Giovani caduti nell’apatia. Famiglie in difficoltà emotiva per vivere tutto il giorno nello stesso spazio. Piccoli imprenditori e lavoratori precari rimasti senza lavoro e incapaci di vedere un futuro. Ma anche persone che non hanno più i soldi per acquistare il cibo. Pazienti psichiatrici impossibilitati a incontrare i loro medici. Persone che hanno perso un congiunto e che, nella situazione traumatica che tutti abbiamo vissuto, stavano smarrendo la forza di andare avanti. Storie molto diverse fra loro accomunate da un fattore: il bisogno di “un pronto soccorso interiore”. Sono queste e tante altre le storie di ordinaria fragilità che sono passate dalle linee telefoniche del servizio InOltre, la struttura con base all’ospedale di Santorso, che lavora in ambito regionale per dare sostegno psicologico e conta su 11 professionisti coordinati da Emilia Laugelli, psicologa ed ex assessore scledense. Nato nel 2012 per supportare gli imprenditori in ginocchio a causa della crisi economica e contrastare i suicidi, da marzo InOltre è stato aperto a tutti i cittadini bisognosi di supporto per gestire il trauma collettivo generato dal Covid-19 e dal lockdown.

«Ci aspettavamo di dover fare un grande lavoro - sottolinea la coordinatrice del servizio, Emilia Laugelli -. Ma ci siamo trovati davanti un compito immane: in un mese abbiamo accolto tante telefonate quante prima ne ricevevamo in un anno».

2 mila colloqui durante la crisi Il numero verde 800334343 è a disposizione 24 ore su 24, sette giorni su 7 per dare supporto psicologico professionale alle persone che, a causa del virus ma non solo, hanno bisogno di un aiuto per superare momenti di buio e incertezza esistenziale. Con conseguenze potenzialmente

Emilia Laugelli

drammatiche. Gli operatori sono psicologi esperti nella gestione delle emergenze e dei cambiamenti della comunità. «Da subito abbiamo fatto rete con i servizi territoriali: enti sanitari, Comuni, associazioni di volontariato come Caritas e Protezione civile regionale – spiega Emilia Laugelli -. Perché spesso ci siamo trovati a essere ‘parafulmine’ di un disagio più generalizzato, a parlare con persone che avevano prima di tutto bisogno di un supporto materiale immediato. E le stesse realtà locali, fin da subito, hanno a loro volta indirizzato a noi quei casi che mostravano la necessità di un supporto per ritrovare motivazione, fiducia nel futuro, un senso all’esistenza.Abbiamo avuto un flusso di telefonate ininterrotto, giorno e notte. E quasi 2 mila colloqui di almeno 20 minuti. Questa è la terza emergenza che affrontiamo. Prima c’è stata la crisi economica, poi la crisi delle banche con i risparmiatori in ginocchio per aver perso tutto il frutto dei loro sacrifici. La pandemia, a differenza del passato, è stata diversa per due motivi». Il primo è stata la rapidità. «La crisi del 2009-2013 era arrivata un po’ alla volta, le persone sapevano cosa stava accadendo. Il coronavirus, invece, è stato come un fulmine a ciel sereno. D’improvviso il rischio di contagio ha spezzato di netto tutta la nostra rete sociale, le abitudini, le certezze. Improvvisamente le persone si sono sentite in pericolo per il semplice fatto di andare a fare la spesa o al lavoro. O hanno dovuto fare i conti con un senso di isolamento mai sperimentato». La seconda differenza rispetto alle crisi affrontate in passato dal team “InOltre” è stata la trasversalità. «Ci hanno chiamato persone di tutte le fasce sociali – spiega Laugelli -. Poveri e benestanti, dipendenti e


Schio ◆ [17] «Oggi le persone che stanno continuando a chiamare, quelle più in difficoltà dal punto di vista psicologico sono quelle meno tutelate. Lavoratori precari o dipendenti di piccole attività, come bar e ristoranti, che non hanno potuto riprendere a lavorare e che hanno perso la relativa tranquillità che avevano prima della pandemia».

imprenditori, adolescenti e ottantenni. Esistenze ferite in modi differenti, ma con la stessa violenza, da un nemico invisibile e quindi ancor più difficile da comprendere e spiegare”.

Le tre fasi dell’emergenza «Abbiamo affrontato tre fasi diverse: la prima, in cui a colpire le persone sono stati da un lato il senso di impotenza e di precarietà e dall’altro il dover sottostare alle pesanti restrizioni della libertà individuale. La seconda fase, con le prime riaperture, è stata caratterizzata da coloro che non riuscivano a riprendere la loro vita normale». La terza, ancora in corso, è quella della crisi economica. «Oggi le persone che stanno continuando a chiamare, quelle più in difficoltà dal punto di vista psicologico sono quelle meno tutelate. Lavoratori precari o dipendenti di piccole attività, come bar e ristoranti, che non hanno potuto riprendere a lavorare e che hanno perso la relativa tranquillità che avevano prima della pandemia». Non riuscire più a immaginarsi un futuro è una situazione che destabilizza nel profondo le persone, anche al di là degli aspetti materiali, e che può scatenare situazioni che rischiano di sfuggire dal controllo, senza il supporto di professionisti in grado di aiutare a superare momenti di grande fragilità. «Il Covid-19 ha determinato un trauma collettivo. Ha imposto drastici cambiamenti nella vita di tutti. Nessuno può dire di non esserne stato toccato anche nella sfera interiore». Segnali di disagio Ci sono tuttavia segnali con cui la psiche ci avverte di un disagio profondo che rende necessario un aiuto esterno. «Fra que-

sti – spiega Laugelli - ci sono un’insonnia o inappetenza prolungata, attacchi di panico, tachicardia, senso di oppressione, difficoltà a respirare, sensazioni dolorose: sintomi fisici che però hanno una causa psicologica e che sono accompagnati da pensieri negativi, depressione, senso di impotenza». In questi casi i consigli generici non valgono. «Il nostro servizio non è un semplice punto di ascolto, ma un vero e proprio pronto intervento - continua la coordinatrice - Dopo aver valutato con metodi oggettivi la situazione di rischio di ogni singola persona che si rivolge al nostro numero, procediamo con un primo colloquio di almeno 20 minuti, a cui seguono successivi appuntamenti e, se il caso lo richiede, incontri individuali o l’attivazione dei servizi sociali o di salute mentale territoriali. L’obiettivo in questa emergenza è stato da un lato quello di dare senso a ciò che stava accadendo: la paura, le restrizioni. Dall’altro quello di aiutare a definire degli obiettivi per lsuperare situazioni di difficoltà».

Un trauma collettivo Tra gli utenti del servizio ci sono anche genitori preoccupati di vedere i figli isolarsi sempre di più in sé stessi, senza riuscire a ritrovare la socialità. Una sorta di hikikomori: il fenomeno giapponese degli adolescenti che si rinchiudono sempre di più nella propria stanza, in un circolo vizioso in cui l’isolamento genera paura del mondo esterno e porta a maggior isolamento. «In quel caso cerchiamo di indicare loro come aiutare i figli a superare il fenomeno, ma anche ad attrezzarsi psicologicamente per gestire la paura, perché possono trattarsi anche di momenti transitori». Anche il lavoro da casa, una condizione sperimentata da migliaia e migliaia di scledensi negli ultimi mesi, ha avuto un impatto. Secondo un alcuni sondaggi svolti durante la quarantena, quasi due lavoratori su dieci, dopo aver sperimentato il cosiddetto smart working per un certo periodo, hanno percepito un impatto negativo sulla propria salute mentale e quasi la metà del totale ritiene di essere più ansiosa nello svolgimento del lavoro quotidiano. In molti, inoltre, temono che il loro posto di lavoro sia a rischio e questo è motivo di grande ansia. Si è riscoperto un senso di comunità «Dopo il virus ci attende la crisi economica – osserva Laugelli -. Molte aziende non rusciranno ad andare avanti, ci saranno lavoratori che perderanno il posto oppure dovranno affrontare grandi cambiamenti. Noi siamo preparati a gestire questa fase».

Attualità

Lo Schiocco Qui c’è lo zampino del vecchio Clint

Non è ben chiaro, in questa foto, di cosa siano il risultato le cinque bottiglie indicate nel cerchio, alcune per terra e altre sul muretto. Però siamo in grado di dare la versione più accreditata: passava di lì il buon vecchio Clint Eastwood avvolto nel suo mitico poncho di “Per un pugno di dollari”, ha visto le bottiglie sulle “colonne” e non ha resistito, ha fatto balenare la sua Colt 45 per uno dei più classici tiri al bersaglio. Ok, ha fatto solo 3 centri su 5, ma ha anche 90 anni, su. Come dite? Sembra evidente invece che sia il frutto dell’ennesimo bivacco di qualche gruppetto di mai-educati tra le panchine e gli angoli meno visibili del giardinetto Donatori di Birra adiacente al parco Donatori di Sangue? Ma per favore, fake news. C’è ancora qualcuno che crede all’evidenza, in questo paese? [S.T.] Uno spunto di ottimismo, secondo la responsabile, c’è comunque. «Il virus ci ha aiutato a risvegliare un senso di comunità. Dal Giappone agli Stati Uniti, tutte le persone del mondo si sono sentite uguali e ugualmente fragili davanti al virus. Ci ha insegnato che siamo tutti interconnessi e che i nostri comportamenti influenzano il destino degli altri, come il comportamento degli altri influenza il nostro e quello tutta la società nel suo complesso. Sono consapevolezze importanti perché il senso di comunità fa sentire meno soli». Quali che siano le sfide che ci aspettano nei prossimi mesi, questi principi che - per amore o per forza - abbiamo dovuto riscoprire, sono risorse importanti per la capacità di guarigione e ripresa della società nel suo complesso. ◆


[18] ◆ Thiene Attualità Il Comune di Thiene è tra i primi in Veneto ad attivarlo, a beneficiarne saranno sia i cittadini che le imprese del territorio. Si stima che il 50/60% dei certificati prodotti ogni anno dagli sportelli comunali d’ora in poi saranno erogati via web.

D

Omar Dal Maso

a lunedì 15 giugno a Thiene si è premuto il fatidico tasto invio che ha sbloccato un pezzettino di futuro, in tema di certificati anagrafici digitali. E che, soprattutto, permette agli utenti di accedere ai servizi demografici comodamente da casa o dall’ufficio, evitando fastidiose code allo sportello o di prendere appuntamento. Nuovo e importante step nella digitalizzazione dei servizi con l’introduzione del sistema J-City-Gov, una piattaforma pensata per produrre risposte automatizzate alle richieste di documentazione. Rapidità ed efficacia le due parole chiave, a cui di questi tempi si implementa il valore aggiunto della sicurezza. Il Comune di Thiene è tra i primi in Veneto ad attivarlo, a beneficiarne saranno sia i cittadini che le imprese del territorio. Il pagamento avverrà on line secondo modalità analoghe all’e-commerce. Su un monte totale di circa 9 mila certificati annui prodotti dagli sportelli comunali, si stima che il 50/60% almeno saranno erogati via web.

L’assessore Giampi Michelusi

Per l’anagrafe adesso basta un clic Dal 15 giugno si possono consultare, scaricare e stampare direttamente dal computer di casa in versione digitale. Saranno validi come documenti ufficiali a tutti gli effetti.

Una spinta sull’acceleratore è derivata dal periodo di emergenza sanitaria dove si sono adottate misure calibrate (vedi smartworking) per diminuire drasticamente le occasioni di vicinanza fisica tra le persone. Anche a tutela, dunque, della salute degli stessi dipendenti degli enti locali. Per contrastare e contenere l’epidemia si è reso necessario un cambio di passo, repentino e senza tempi di rodaggio, che ha garantito la continuità e che oggi può essere capitalizzato come risorsa e tradotto in innovazione. Se la “fase uno” del lockdown imponeva appuntamenti su prenotazione agli sportelli, con contingentamento degli accessi e il corollario di un risparmio di tempo per gli utenti, la nuova fase prevede in “pacchetto unico” comodità per il cittadino, velocità di erogazione e assenza di contatti diretti in ossequio alla prevenzione. «Il recente periodo ha obiettivamente comportato un’accelerazione nella ricerca di altre forme di risposta alla cittadinanza spiega l’assessore ai Servizi Demografici e Urp, Giampi Michelusi –. Il cambiamento in atto nella società, nonché la grande capacità di recepire le novità dimostrata dai thienesi, hanno imposto una spinta rispetto a quell’importante lavoro, svolto con grande attenzione ed impegno in collaborazione con i tecnici di Pasubio Tecnologia. Con l’attivazione della nuova modalità si vuole garantire un sempre più efficiente servizio pubblico, razionalizzando le attività». Con l’applicativo J-City-Gov i certificati

anagrafici vengono creati in formato elettronico con in calce firma digitale del sindaco. Questa li rende validi e utilizzabili a tutti gli effetti. Inoltre, grazie alle stampa del QR-code si potrà generare il documento e trasmetterlo attraverso i diversi canali (whatsapp, email, etc). «L’obiettivo dell’amministrazione – dice il sindaco Giovanni Casarotto – è quella di ampliare sempre più i servizi on line, permettendo ai cittadini di usufruirne in qualsiasi momento della giornata, comodamente da casa o dal luogo in cui si trovano. Questo significa un forte cambiamento per tutti. Proprio per favorire questo processo abbiamo deliberato la rinuncia all’incasso dei diritti di segreteria». Oltre alla consultazione dei propri dati aggiornati si potranno così produrre in digitale e stampare, tra gli altri, i certificati di residenza e residenza all’estero, cittadinanza, stato di famiglia, di nascita e famiglia, di matrimonio, di morte etc. L’elenco completo è pubblicato sul sito. Disponibili anche format per le dichiarazioni sostitutive e atti di notorietà (le autocertificazioni).Altra novità: per quanto riguarda i certificati di residenza o di stato di famiglia, possono essere richiesti anche da terzi come studi professionali, notai, avvocati, commercialisti, autoscuole, uffici postali, società sportive e patronati, secondo protocolli di riservatezza regolati attraverso il sistema di identificazione digitale “Spid”. Le modalità di accesso sono riportate nel dettaglio nel sito internet istituzionale www.comune.thiene.vi.it. ◆


Qua la zampa, per ripartire

Thiene ◆ [19] Attualità

Le adozioni dei cani ospiti del canile di Marano sono state quasi azzerate per due mesi e i fondi scarseggiano a causa del blocco degli eventi di autofinanziamento. Nota positiva: niente abbandoni “extra”

S

Omar Dal Maso

erve un mano per i quattrozampe. E per chi li cura.Anche loro – il riferimento è ai cani ospiti del canile sanitario di Marano e ai gatti affidati alle cure dei volontari – hanno sofferto il periodo di emergenza e, come le persone d’altronde, rischiano di patirne in seguito le conseguenze. Due lunghi mesi in cui le adozioni di cui si occupa Enpa Thiene Schio si sono quasi azzerate, le visite ai box dono state annullate e le “missioni” dei tanti (angeli) custodi degli animali sono state ridotte al lumicino, in rispetto del lockdown. Almeno cuccioli e cuccioloni hanno goduto tutto sommato di buona salute durante la “piena” epidemica e, bontà loro, hanno trascorso da immuni le lunghe settimane senza rivoluzionare le loro abitudini. Anche se hanno avvertito, o meglio dire fiutato visto il genere, che il mondo intorno era in subbuglio. Meno relax, all’opposto, per chi si occupava di loro. “Per circa due mesi non ci era consentito muoverci se non per le emergenze – spiega Federica De Pretto, presidente della sezione di Enpa con sede a Zanè – e quindi alcune faccende si sono accumulate in questo periodo, tra cui le adozioni rimaste quasi ferme. Per precauzione e per

rispetto delle norme abbiamo limitato la nostra consueta attività. Siamo passati da una media mensile di una trentina di affidi di cani e gatti a una manciata in tutto. Per fortuna non c’è stato, almeno nel nostro territorio, un aumento degli abbandoni, rimasti nella media”. Un aspetto positivo – forse l’unico - che si affianca alle criticità da affrontare. Parliamo di un’associazione che conta 250 so-

“Nei mesi di chiusura siamo passati da una media mensile di una trentina di affidi di cani e gatti a una manciata in tutto. Per fortuna non c’è stato, almeno nel nostro territorio, un aumento degli abbandoni, rimasti nella media”.

ci, di cui un quinto circa “sul campo” per l’assistenza e le iniziative di promozione e raccolta fondi. Su in bacino territoriale ampio. “Oltre al calo adozioni stiamo patendo ancora oggi l’impossibilità di organizzare quegli eventi che ci permettevano di comprare cibo e medicinali per gli animali. I costi per alimenti, antiparassitari e urgenze sanitarie sono costanti, mentre le entrate sono calate drasticamente”. La situazione alla ripartenza? “A Marano rimangono 5/6 cani in cerca di adozione – riprende De Pretto -. Sono parecchi se li confrontiamo agli uno o due in media dei mesi precedenti. Si tratta di animali adulti e di taglia grande, quelli che con più difficoltà trovano famiglie disposte ad accoglierli: lanciamo un appello per loro. Una quarantina invece sono quelli che seguiamo pres-

La presidente della Sezione Enpa di Thiene-Schio, Federica De Pretto

so i privati, parte di loro da affidare a nuovi padroni. E sono almeno 50 i gatti”. Il canile, convenzionato con 32 comuni, si affida a Enpa per le adozioni dei cani soli, ma l’ente si muove su un fronte più ampio: “Tra i nostri compiti c’è quello di prevenire proprio l’ingresso in canile, fornendo supporto a chi è in difficoltà a sistemare l’animale, a nutrirlo e a curarlo. Non è un facile visto il bacino, a volte giriamo come delle trottole”. Tra le situazioni più serie, quelle di nuclei assistiti dalla Caritas dove la malnutrizione degli animali era una conseguenza delle condizioni di indigenza patite dagli stessi padroni. “Non si può pretendere che si tolgano il pane di bocca e nei limiti del possibile interveniamo noi. Anche in casi di cucciolate indesiderate, separazioni tra coniugi e cambi di residenza, sono tutte situazioni in cui collaboriamo per trovare una soluzione”. Meno noto ma ancora più laborioso è il fronte dei felini: le colonie di gatti selvatici proliferano un po’ ovunque e non esiste in zona una struttura di accoglienza adatta a loro. “In tutta la Pedemontana e l’Altopiano non c’è nulla – dice De Pretto -. I gatti sono in strada oppure in carico ai volontari che li ospitano in casa propria, ma non c’è posto per tutti”. Le colonie feline registrate sono oltre un centinaio, e si sono fatte casa anche nel centro di Thiene, non solo nella campagne. Da maggio almeno l’attività ordinaria è ripresa, a eccezione degli eventi e feste destinati alla raccolta di fondi. Il problema? Gli assembramenti di persone. “Faremo al massimo dei banchetti nei centri commerciali – conclude la portavoce di Enpa -, ma eventi come gli aperitivi, i Canili aperti, la Giornata anti abbandono,Amici cucciolotti etc per questa estate non saranno organizzati, ci restano solo le donazioni”. ◆


[20] ◆ Schio Attualità

“V

Stefano Tomasoni

ara tì che mestiero”. Alzi la mano chi, passeggiando per la città, non ha mai avuto motivo di fare un commento di questo tipo - anche in una delle sue possibili varianti in lingua italiana (“Ma guarda un po’ se è mai possibile”) - incappando in qualche brutta abitudine diffusa oppure in qualche situazione critica meritevole di segnalazione, o in qualcosa che danneggia il decoro cittadino. Capita a tutti, più o meno di frequente. Ecco due o tre di queste segnalazioni. Chi avesse qualche chicca da segnalare può farlo utilizzando la mail del mensile (schiothienemese@gmail.it). Intanto, per dare un aiuto, ecco due o tre situazioni che avrebbero bisogno di un qualche intervento correttivo. In tema di sosta e di piste ciclabili.

Parcheggi creativi

Situazione paradossale in via Petitti di Roreto

“Questa casa non è un albergo”, si diceva in genere ai figli che facevano poco per casa e tornavano solo per mangiare e dormire. Ecco, a qualcuno bisognerebbe dire “questa strada non è un parcheggio”. Prendiamo certi punti in cui qualcuno un giorno ha cominciato a lasciare l’auto in sosta, per propria comodità, portando via via altri a farlo per emulazione finendo con l’istituire un’abitudine antiestetica, ma accettata da tutti e sanzionata da nessuno. Gli esempi non mancano. Abbiamo segnalato qualche mese fa il largo marciapiede di via Trento Trieste, lato destro salendo verso il ponte, dove da decenni ormai c’è chi parcheggia l’auto H24. La stessa situazione, nella stessa via ma stavolta a sinistra,

Soste “creative” in via Trento Trieste

Soste allegre e ciclabili pericolose Capita a tutti, passeggiando per la città, di imbattersi in qualche brutta abitudine diffusa, in qualche situazione critica meritevole di segnalazione o in qualcosa che danneggia il decoro cittadino.

esiste all’altezza degli ex binari del treno, in quella decina di metri diventata, chissà quando e chissà perché, uno spazio dove parcheggiare liberamente, gratis e per tutto il giorno. Difficile negare che la via alberata che va dal monumento a Rossi al ponte sarebbe più gradevole da vedere se non ci fossero le auto là dove non dovrebbero esserci. Molto più recente è l’invasione delle auto anche lungo il vialetto alberato di via Petitti di Roreto, la passeggiata che corre sotto il Castello per intendersi. Qui si arriva a trovare con discreta regolarità una fila di auto proprio accanto al cartello che, alla fine del viale verso le scalette, segnala il “divieto di sosta con rimozione forzata”. Qui un bel giro di multe ci starebbe tutto. Perché si sa che quando un comportamento sbagliato diventa un’abitudine, non ce la si toglie più di torno. Il cartello mette in guardia dalla rimozione forzata? E allora forza.

Pista con rischio La pista pericolosa di cui fa cenno il titolo dell’articolo è quella di fresca realizzazione in via Rovereto, lato sinistro salendo verso il Gogna. Benintesi, la pista in quella strada è stata una bella idea, perché in precedenza i ciclisti dovevano tenersi a bordo strada venendo spesso sfiorati dai mezzi pesanti. Ma certo aver realizzato la ciclabile lasciando i posti auto alla sua sinistra non ci pare sia stata una grandissima idea. Perché chi

scende dal Gogna in sella alla bicicleta corre il rischio di vedersi aprire di colpo in faccia la portiera lato passeggero di qualche auto in sosta, finendo irrimediabilmente steso. Sì perché mentre chi smonta dall’auto da sinistra è istintivamente portato a guardare prima lo specchietto retrovisore o comunque a girare la testa per controllare perché a che potrebbe arrivare un veicolo o una bicicletta da dietro, al contrario un passeggero che sta sul lato destro di un’auto difficilmente pensa che possa arrivare qualcuno da dietro a gran velocità, perché di solito un’auto parcheggiata lungo una strada si ritrova sulla destra il ciglio, un muro, un marciapiede. Certo non una pista ciclabile. ◆

La pista ciclabile di via Rovereto



[22] ◆ Schio Attualità

L’

Camilla Mantella

università si è spostata on line. In questi mesi di chiusure e contenimenti, gli atenei hanno dovuto modificare profondamente il proprio assetto organizzativo: tradizionalmente luogo di scambio e incontro in presenza, popolati da giovani provienienti da tutta Italia, hanno dovuto spostare le attività formative e gli eventi su piattaforme informatiche, mailing list e chat. Perfino le lauree, traguardo agognato da tutti gli studenti, si sono spostate sul web, con candidati costretti a discutere le tesi dal salotto di casa di fronte a una commissione frammentata, dislocata a volte in università e a volte all’interno delle proprie abitazioni. Stefano, neolaureato in Chimica e Tecnologie farmaceutiche a Ferrara, è stato tra i primissimi a sperimentare la laurea via GoToMeeting (piattaforma che, a metà marzo, era già stata superata da Zoom). “Mi sarei dovuto laureare il 3 marzo – racconta - ma la discussione è stata prima posticipata di una settimana e poi definitivamente organizzata via web. È stata una delle primissime di questo tipo: tanto noi candidati quanto i docenti e i tecnici di laboratorio abbiamo dovuto penare un po’ con le prove di collegamento prima di riuscire ad ottenere una connessione adeguata. È stato comunque un momento emozionante, ma non certo quello che mi sarei aspettato dopo cinque anni di studi: ho esposto la mia tesi da casa, senza possibilità di festeggiare con amici e parenti. Un peccato, soprattutto perché il mio percorso di laurea è stato a ciclo unico, quindi, diversamente da chi ha affrontato prima la triennale e poi la specialisitica, questa è stata la mia prima e unica discussione di laurea. La proclamazione, poi,

Federico, uno dei giovani neolaureati “via streaming”

Dottori in streaming Nei mesi del lockdown anche l’università si è spostata online e gli studenti a fine corso si sono dovuti accontentare di una sessione di laurea via web. Ecco le esperienze di alcuni ragazzi di Schio a cui è toccata questa davvero insolita esperienza.

è consistita nel voto inviato via mail qualche giorno più tardi, senza cerimonie o applausi. Poco male, in ogni caso: ho potuto comunque laurearmi e ora attendo l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di farmacista, che verrà svolto in via telematica nel mese di luglio”. Chi, invece, ha potuto confrontare laurea triennale in presenza e magistrale via web è stato Nicola, neolaureato in Economia e legislazione d’impresa all’Università di Verona. “È stato davvero surreale. Ho realizzato solo dopo pochi giorni di aver concluso il mio percorso di studi: non c’è stata una proclamazione in presenza, né quel clima di festa che dà la sensazione del passaggio, di un capitolo che si chiude. E una delle maggiori preoccupazioni, durante la discussione, era che il collegamento non saltasse e che potessi concludere la discussione. La cosa positiva? Che ci si è potuti laureare lo stesso”. Federico, invece, da poco laureato in Medicina e chirurgia a Ferrara, ha deciso di rimanere nella città dei suoi studi durante il lockdown. “Ho discusso la mia tesi dall’appartamento che ho condiviso per anni con amici e coinquilini – dice -. Mi sembrava giusto finire il percorso di formazione nella città dove lo avevo iniziato, ma è stato triste non poter condividere la gioia del

traguardo con la famiglia e gli altri amici. La mia è stata una discussione veloce: una decina di minuti ed era tutto finito. È stato molto emozionante, per quanto la situazione fosse quella che era. Per noi neodottori, poi, il lockdown ha significato anche non potersi dedicare ai tre mesi di tirocinio in ospedale necessari per accedere agli esami di specialità: il tirocinio è infatti stato sostituito da un ulteriore percorso formativo on line. Sto cercando di sfruttarlo al meglio e di arrivare preparato all’esame di specialità di settembre, per poi iniziare la carriera di medico. Si inizierà con le sostituzioni dei medici di base e con le guardie mediche, per poi costruire il percorso professionale”. Se la tecnologia sta aiutando i laureandi a terminare i propri studi nei tempi previsti, d’altro canto la pandemia ha sottratto loro la possibilità di vivere appieno un momento di soddisfazione e gioia: un destino che, a quanto sembra, toccherà anche ai laureandi della sessione estiva. Le lauree di giugno e luglio, infatti, saranno sicuramente sostenute on line. Al momento in cui scriviamo, invece, i principali atenei veneti e delle regioni limitrofe sono ancora in forse per la sessione di settembre-ottobre-novembre, che potrebbe svolgersi, nella migliore delle ipotesi, in presenza ma con un pubblico ristretto. ◆



[24] ◆ Schio Attualità In autunno-inverno sono comunque sicuramente programmate tre-quattro mostre e un progetto teatrale per il centenario di Tonino Guerra.

È

Mirella Dal Zotto

arrivata l’estate. Ma che stagione sarà, quest’anno, dopo i lunghi mesi dell’emergenza sanitaria che hanno portato alla sospensione anche di tutte le attività culturali e a congelare i progetti legati alla bella stagione? “Il lockdown è stata una vera catastrofe per tutto il reparto culturale – esordisce l’assessore alla cultura, Barbara Corzato. - La prima manifestazione a subire la cancellazione è stata il carnevale. Mesi e mesi di lavoro di tanti (soprattutto giovani) volontari, che la sera e nei weekend, al freddo, hanno dedicato ore e ore di instancabile lavoro per realizzare maestosi carri allegorici che non hanno neanche potuto sfilare la domenica pomeriggio. Successivamente sono stati colpiti gli spettacoli teatrali e le proiezioni cinematografiche hanno visto la sospensione a data da destinarsi, per poi essere annullate. In accordo con le varie associazioni e/o enti e artisti all’inizio si è deciso per uno slittamento di tutte le attività nel corso dell’anno. La mostra Rossi 200, interrotta a febbraio e riaperta a fine maggio per un al-

Il “signor Rossi” su RaiTre La storia di Alessandro Rossi e di Schio è arrivata a RaiTre. Fabio Toncelli, autore e documentarista noto come “il cacciatore di paesaggi”, è stato in città assieme alla sua troupe per realizzare le riprese di un servizio che farà parte della trasmissione “La Grande storia”, condotta da Paolo Mieli. Il servizio, dal titolo “La rivoluzione del Sig. Rossi”, andrà in onda a metà luglio. Tra i luoghi al centro del documentario di Toncelli, la Fabbrica Alta, il Giardino Jacquard, il Lanificio Conte con la mostra “#Rossi200” e anche la sala consiliare del Comune, dove è presente il busto di Alessandro Rossi. Altre riprese sono state effettuate a Santorso, in Villa Rossi, dove il grande e illuminato industriale morì nel 1898. [M.D.Z.]

A sinistra l’assessore alla cultura Barbara Corzato

“Così salveremo l’estate in città” Archiviati i lunghi mesi del lockdown, anche Schio si ingegna per proporre iniziative estive in linea con i tempi. “Cercheremo di rendere l’estate vivace – dice l’assessore alla cultura Corzato -. Abbiamo programmato proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, concertini, passeggiate, eventi e mostre”.

tro mese, ha perso tutte le visite guidate delle scuole e dei gruppi (più di mille ingressi). In autunno-inverno sono comunque sicuramente programmate tre-quattro mostre e un progetto teatrale per il centenario di Tonino Guerra. Altri spettacoli e/o incontri culturali, organizzati da vari gruppi e associazioni, sono rinviati a data da destinarsi”. Adesso però è estate e mancano pochi giorni alla festa del patrono: che iniziative avete programmato?

“Il 26 giugno, alle 21, nell’anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra (in caso pioggia nella Chiesa di San Francesco), ci sarà un monologo teatrale su Fabrizio De André curato dal trio Pegoraro-Totti-Grandesso. Il 27, stesso luogo e stesso orario, l’Associazione Liricamente proporrà “Venezia Incanto”, sulla canzone veneziana del ‘700. Il 28, apertura dei musei cittadini, della mostra fotografica “Return to Nature” e del Giardino Jacquard, con visite guidate pomeridiane. Il 29 giugno, alle 8, tradizionale “San Piero ne ciàma” e alle 12 concerto di campane; in serata, musica in centro storico e spettacolo pirotecnico dalle 23. Il luna park in Piazza Pubblici Spettacoli sarà attivo fino al 6 luglio”. Per il resto del periodo estivo, su che appuntamenti si potrà contare?

“Cercheremo di rendere l’estate vivace e ricca di iniziative rispettando le norme che i decreti ci indicheranno. Abbiamo programmato proiezioni cinematografiche, spettacoli teatrali, concertini, passeggiate, eventi di street food e street art, mo-

stre. Sarà fondamentale, dato anche che molti scledensi non andranno in ferie, fornire dello svago e delle occasioni culturali per vivere serenamente e piacevolmente il periodo estivo. Utilizzeremo soprattutto l’anfiteatro del Palazzo Toaldi-Capra, che permette di stare in sicurezza. Credo che la quarantena ci abbia fatto capire l’importanza della bellezza che la cultura crea, e della bellezza non si può fare a meno”. Ha fiducia nel buon senso degli scledensi per il rispetto delle norme di sicurezza?

“Totale. Già in questi giorni in cui l’obbligo della mascherina in luoghi aperti con relativa distanza è decaduto, noto con piacere come tutti continuino ad indossarla. Sono orgogliosa di camminare per strada osservando come il metro di distanza sia mantenuto, le mani vengano igienizzate e le mascherine indossate”. Un discorso a parte lo meritano i giovani, per i quali già in condizioni normali c’erano poche occasioni di ritrovo.

“Solitamente i giovani balzano agli onori della cronaca solo per atti di vandalismo e/o reati. Ma per un giovane che viola le leggi, ce ne sono a migliaia che le seguono. A loro va il mio grazie per tutti i sacrifici che hanno dovuto compiere in questi mesi. Purtroppo molte belle attività sono state cancellate e quelle rimaste sono state modificate e posticipate nel periodo autunnale e invernale. Nel periodo estivo ci saranno però dei concertini realizzati in centro storico e presso il parco Robinson. La musica, per i giovani, è un collante straordinario”. ◆



[26] ◆ Thiene Sport

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Pedrinho, la bandiera del Carrè Chiuppano

Omar Dal Maso

a locomotiva del calcio a 5 dell’Altovicentino dopo un lungo viaggio durato 17 anni ha raggiunto la stazione serie A1. È un capolinea da sogno quello che a metà giugno ha raggiunto il Carrè Chiuppano, lungimirante sodalizio della Pedemontana che non ha seguìto la scia di tante meteore, ma si è guadagnata l’immagine di stella cometa del movimento vicentino. La promozione dal girone A di A2, in cui il quintetto di Ferraro occupava il 1° posto al momento del brusco stop per la bufera Covid-19, è arrivata a tavolino: classifiche congelate con premio riservato a chi si trovava in vetta a fine febbraio. Una decisione assunta dalla Lega nazionale Dilettanti di cui la disciplina è parte integrante, con ratifica della Divisione C5. Due giorni dopo squadra, dirigenti, sponsor e supporter si sono trovati per celebrare un traguardo impensabile fino a qualche tempo fa. Una grande “A” maiuscola e t-shirt hanno accolto circa 70 persone per la prima occasione di ritrovo dopo lo stop forzato, per poi tuffarsi in grigliate di carne e colate fresche di birra in una giornata di festa genuina e ruspante. Il presidente Antonio Tomasi e tutto lo staff saranno poi attesi dai sindaci di Carrè e di Chiuppano per le onorificenze di rito: ciò che la politica locale non è riuscita a unire per la fusione mancata, ci ha pensato lo sport a legare indissolubilmente. Il bottino d’annata, seppur monca di 6 match sui 26 in calendario, recita 12 vittorie, 5 pareggi e soli 3 ko. Con le prime quattro racchiuse in appena due punti, e una volata finale che avrebbe riservato brividi da montagne russe. Congelata sul più bello, appunto, dalla bufera venuta dall’Oriente. La bandiera Pedrinho, brasiliano che ha messo su famiglia qui, con il connazionale Leo Senna, è il bomber della squadra con 50 gol in coppia. Dalibor Josic, portiere di origini bosniache ma cresciuto a Rozzampia, è il monumento del team dopo oltre dieci stagioni in biancazzurro, da “pivello” a veterano. Oggi direttore generale, ma nel 2003 tra i fondatori del

Chiamata per la serie A1 Il Carrè Chiuppano, storico club principe del calcio a 5 dell’Altovicentino è promosso tra i campioni del futsal italiano. È la seconda squadra vicentina in assoluto a raggiungere la serie A nel calcio a 5. Carrè Chiuppano, è da sempre Matteo Apolloni. Il target massimo è stato raggiunto dopo gli albori in D e C2, un’annata di C1 e l’ultima decade tra B e A2 nazionali. Al quarto tentativo, con il balzo di categoria sfumato di un soffio nel 2018 dopo la finale-derby di playoff con Arzignano, l’assalto è stato compiuto. «Promozione inaspettata per le modalità con cui è arrivata, ma che vale come immensa soddisfazione – spiega il ds -. La decisione dei vertici federali ormai era nell’aria da una ventina di giorni: era giusto festeggiare nei limiti del possibile. La gioia è di tutti, soprattutto per giocatori, sponsor e tifosi. Ed è la dimostrazione che 17 anni di esperienza hanno portato dei frutti: l’apice di un lavoro portato avanti da tempo».

Chissà come sarebbe finito sul campo l’entusiasmante bagarre di testa, con lo scontro diretto con la prima inseguitrice che si sarebbe dovuto giocare in Lombardia proprio nel clou della stagione, a una manciata di giorni dal “terremoto” coronavirus. «Una coincidenza del destino, peccato per lo spettacolo e per il campionato – commenta Apolloni -. Poi abbiamo atteso le decisioni dall’alto, da primi in classifica è toccato a noi festeggiare». Come spesso accade in ambito sportivo, giusto il tempo di posare i boccali dopo i brindisi e si deve già riapparecchiare per il futuro. «Siamo contenti intanto che da una realtà di due paesi confinanti di poco più di 6 mila abitanti la squadra sia divenuta un polo del calcio a 5 per gli appassionati dell’area. La serie A1 è un risultato importante e che fa riflettere, perché non è mai accaduto un fatto simile nemmeno negli altri sport. Ora ci saranno valutazioni da fare, il salto non è facile, sotto vari aspetti ci eravamo già mossi per non farci trovare impreparati, ma l’epidemia ha seminato incognite sul percorso. Posso assicurare – conclude Apolloni - che stiamo lavorando per essere ai nastri di partenza della massima serie, e in ogni caso rimarremo in piedi». ◆



[28] ◆ Schio Foto Luigi De Frenza

Spettacoli

Il teatro non molla: ”Si torna a settembre” Federico Corona, direttore artistico della Fondazione Teatro Civico, fa il punto sulla stagione compromessa dalla chiusura forzata, ma guarda al futuro pensando già a come ripartire dopo la pausa estiva.

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Mirella Dal Zotto

li operatori dello spettacolo sono ancora nel limbo pandemico, e chissà come e quando ne usciranno: si parla di linee-guida (difficili da mettere in atto) da tempo, ma a oggi le riaperture hanno poco di certo e il settore è in forte sofferenza. Durante il periodo di chiusura la Fondazione Teatro Civico, che da anni garantisce alla città un calendario teatrale di alto livello, ha progettato qualche attività: per stimolare i giovani creativi della Campus Lab ha chiesto di immaginare il Civico nel 2068, a cent’anni dalla chiusura, inviando videomessaggi; agli inizi di aprile 34 ragazzi si sono presentati a un pigiama party virtuale con la regista Ketty Grunchi e lo staff del Teatro; ogni martedì e giovedì le insegnanti di Dance Well-ricerca e movimento per il Parkinson, hanno postato video ad hoc con tanto di compiti per casa e 80 partecipanti hanno risposto con entusiasmo all’invito di tenersi in forma… ma tutto questo non è andare a teatro, incontrarsi, dialogare, assistere a spettacoli ar-

ricchenti, sentire la magia del sipario che si apre. Federico Corona, direttore artistico della Fondazione, spiega che all’inizio della pandemia erano già state concordate con le compagnie tutte le date di recupero, che avrebbero dovuto collocarsi tra maggio e giugno. Ma la situazione è andata aggravandosi e ha scombinato ulteriormente i programmi. Corona, il Covid 19 si è rivelato, per il mondo dello spettacolo, un nemico peggiore di una guerra. Nel momento più critico, cosa avete pensato?

“Ormai la stagione è persa e la prossima è compromessa, ma non possiamo che tentare di garantire alla città e agli artisti la nostra volontà di recuperare gli spettacoli sospesi”.

“Inizialmente la cosa sembrava passeggera, eravamo convinti di riuscire a superare il problema nel giro di qualche settimana, ma non è andata così. Il primo pensiero è stato mettere in sicurezza i lavoratori e le loro famiglie, sia a livello sanitario che economico. Il nostro mondo è costituito da moltissimi precari, con condizioni fragili e spesso senza i giusti ammortizzatori sociali. Basti pensare agli artisti, ai tecnici, a tutto quel personale con contratti a chiamata o con scritture legate all’effettuazione o meno dello spettacolo o dell’attività. Abbiamo così pensato in primo luogo ai lavoratori della Fondazione e ai professionisti che collaborano stabilmente con noi”. Idee per venirne fuori? Chi vi aiuterà?

“Sappiamo bene che ormai la stagione è persa, sappiamo anche che è compromessa la prossima, tuttavia non possiamo che tentare di garantire alla città di Schio, e agli artisti, la nostra volontà di recuperare gli spettacoli sospesi. Stiamo lavorando a una possibile ripartenza già a settembre, con un progetto che dovrebbe precedere la stagione ufficiale riprogrammando in parte le proposte saltate a marzo-aprile, anche se credo non sarà possibile riproporre tutti gli spettacoli annullati. I primi che ci stanno aiutando sono senza dubbio gli spettatori: molti hanno deciso di non richiede-


Schio ◆ [29] re il rimborso e quindi di donare il proprio abbonamento o biglietto; in secondo luogo, siamo supportati dall’amministrazione comunale”.

Spettacoli tra gli artisti in palco, credo si riuscirà a fare davvero poco. Altro discorso invece se si riuscisse a lavorare a piena capienza. La Francia ad esempio sta prendendo questa strada”.

Avete comunque stabilito risarcimenti per gli spettatori.

“La biglietteria del Teatro Civico è sempre stata in funzione telefonicamente e online per dare indicazioni e informazioni e come da decreto del Presidente del Consiglio, abbiamo attivato la modalità di rimborso attraverso voucher. La mia opinione è che, in un periodo di difficoltà economica per le famiglie, sarebbe stato opportuno darci la possibilità di un rimborso monetario, ma il decreto, e le successive comunicazioni, lo vietano espressamente”. È in grado di fare un breve bilancio sulla qualità degli spettacoli pre-pandemia e sul botteghino?

“Quest’anno la stagione prevedeva gli spettacoli più forti a livello di sbigliettamento proprio nella prima parte della stagione (Paolini, Balasso, Battiston, Filippo Timi, Paolo Rossi – per citare alcuni nomi) e nella seconda parte, da marzo ad aprile, un occhio particolare alla scena contemporanea e ai nuovi linguaggi. Il bilancio dal punto di vista economico e di partecipazione è senz’altro positivo”.

Sono prevedibili variazioni nei prezzi degli abbonamenti e dei biglietti.

Federico Corona Foto Luigi De Frenza

Un altro problema per voi sarà lo spazio fisico; già si prospettavano variazioni a causa dei lavori al Civico, ma ora ci si chiede dove e come si assisterà agli spettacoli, se ci saranno.

“La buona notizia è che i lavori nel teatro storico partiranno a ottobre: la prossima stagione non lo avremo disponibile, ma è uno sforzo che faremo volentieri. Se la normativa rimane così com’è, cioè con il distanziamento tra il pubblico e anche

“È prematuro per dirlo, ma la nostra volontà è quella di non alzare i prezzi. In una situazione così difficile per la cittadinanza il teatro può e deve essere un’occasione di conforto, di socialità e faremo di tutto per mantenere dei prezzi politici, in modo da favorire la più ampia partecipazione possibile. Siete un team giovane, in grado di risorgere dalle ceneri: come state lavorando al momento?

“Abbiamo portato on-line diverse attività laboratoriali e Dance Well è ripartita all’aperto, nel cortile di Palazzo Fogazzaro, giovedì 11 giugno. Non organizzeremo spettacoli per il periodo estivo, ci stiamo concentrando su settembre, ma credo che il Comune sia al lavoro per non far mancare gli appuntamenti sotto le stelle”. ◆


[30] ◆ Schio Cultura

Due mostre tra arte e natura A Palazzo Fogazzaro fino al 12 luglio è visitabile la mostra fotografica “Return to Nature” dello scledense Alessandro Zaffonato. A metà giugno a Palazzo Toaldi Capra è andata in scena una mostra del pittore Claudio Marangoni.

Un quadro del pittore Claudio Marangoni

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opo la forzata chiusura, nel mese di giugno hanno riaperto le porte ai visitatori anche i palazzi scledensi del centro, che hanno ospitato due interessanti esposizioni all’insegna dell’arte e della natura. A Palazzo Fogazzaro si può visitare fino al 12 luglio la mostra fotografica “Return to Nature” di Alessandro Zaffonato, scledense classe ’84 che dal 2013 ha ottenuto riconoscimenti anche su scala internazionale esponendo in numerose città, tra cui Roma e Parigi. Il tema degli scatti esposti è appunto quello di un rinnovato contatto tra uomo e natura: i nudi eterei che si mimetizzano coi

chiaroscuri degli ambienti naturali, perlopiù grotte e cascate, rappresentano il bisogno di spogliarsi degli aspetti materiali sui quali la società moderna è focalizzata, per poter così rimettersi in contatto con una madre natura selvaggia e incontaminata. Tra i set troviamo anche varie location del territorio tra Schio e Valdagno, così come zone del Bellunese: i soggetti sono rappresentati con movenze ben precise, che mimano un’armonia con l’ambiente circostante ma talvolta anche una sottomissione verso la natura stessa, che sovrasta l’uomo e al contempo cerca di guidarlo: concetto che, troppo spesso, presi dalla frenesia quotidiana, andiamo perdendo di vista. Altra esposizione, tenutasi tra il 12 e il 17 giugno a Palazzo Toaldi Capra, è stata quella del pittore Claudio Marangoni, intitolata “La pittura nel Delta”. I soggetti delle tele esposte sono paesaggi naturali apparte-

nenti all’area del Polesine, con bellissimi giochi di luce e riflessi che rimandano alle pitture impressioniste. Gli espedienti cromatici risaltano subito agli occhi dei visitatori, che vengono così proiettati in ambienti silenziosi dove è sempre la natura a dominare, fermando il tempo e conducendo al preciso istante ritratto. Grazie alla tecnica utilizzata, i quadri si possono ammirare due volte: prima a distanza dalla tela, percependo il suo insieme, mentre man mano che ci si avvicina a essa si perde quella dimensione spaziale che lascia il posto alle grosse pennellate di colore per sentirsi piacevolmente disorientati all’interno dei giochi cromatici sui quali si ergono i soggetti stessi. Le due esposizioni hanno saputo sottolineare l’importanza della natura che, dopo il periodo di lockdown, è da augurarsi di saper godere in modo più consapevole e responsabile. ◆ [T.F.M.]

Giacomo Bogotto, l’ultimo crimine I n occasione del 25 Aprile Ugo De Grandis avrebbe fortemente voluto presentare in pubblico “L’ultimo crimine”, libro dedicato all’attività della XXII Brigata Nera “A.Faggion”, dalla fondazione all’efferato assassinio del partigiano Giacomo Bogotto, avvenuto all’alba del 16 aprile 1945, a pochi giorni dalla fine del secondo conflitto mondiale. Purtroppo la pandemia ha fermato qualsiasi incontro e il libro, per il momento, non è stato ufficialmente presentato, anche se è acquistabile nelle librerie scledensi. De Grandis è uno dei massimi cultori della Resistenza nelle nostre zone, con all’attivo ben tredici volumi e numerose monografie pubblicate nei “Quaderni di storia e di cultura scledense”. Sin dall’adolescenza l’autore, che si è sempre definito “orgogliosamente di parte”, coltiva la sua passione irresistibile per i ribelli e le ribelli che in tutte le latitudini non hanno esitato a impugnare le armi per combattere ingiustizie, soprusi e dittature; essendo poi molto legato alla sua terra, da parecchi anni studia la Resistenza in area scledense

con la passione del militante, documentando ogni fatto di cui viene a conoscenza con testimonianze e prove di quanto successo. “L’ultimo crimine” si compone di oltre 370 pagine, la maggior parte con note esplicative (631 per l’esattezza) di quanto narrato. L’autore racconta con dovizia di particolari, implacabile, con prove pesanti e scomode. Chi legge non trova soltanto il triste epilogo della storia di Bogotto (famiglia duramente provata, la sua, con un padre morto di spagnola dopo il richiamo al fronte nella prima guerra mondiale, un fratello disperso in Russia e un altro torturato e ucciso dai fascisti nel gennaio ’45), ma anche una narrazione di arresti e torture. De Grandis non lesina particolari raccapriccianti, come quelli della riesumazione di Bogotto, dopo la Liberazione: l’uomo fu ritrovato

con unghie e occhi strappati, una pietra che gravava su un fianco e gli arti in posizione da far supporre la sua sepoltura da vivo. Forte il legame fra simili atrocità e l’eccidio del 7 luglio ‘45. “Dietro il milite delle brigate nere più onesto, più in buona fede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono”. Così ha scritto Italo Calvino e questo ha voluto riportare De Grandis in apertura del suo libro. Un messaggio chiarificatore, netto e preciso, che lo sostiene nella ricerca coraggiosa di una Memoria che non va dimenticata. ◆ [M.D.Z.]




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