Salute e Benessere La Piazza n 861

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Onde d’urto Oggi parliamo di onde d’ urto, terapia fisioterapica proposta all’ interno del Poliambulatorio S.S. Trinità di Schio dal team di fisioterapisti che collaborano con la nostra struttura. Il Poliambulatorio ha la disponibilità delle onde d’ urto di ultima generazione utilizzate da un team di fisioterapisti aggiornati e di esperienza. COSA SONO LE ONDE D’URTO? Le Onde d’urto è una metodica non invasiva molto utilizzata, poiché possiede un’azione antalgica davvero efficace (che dipende anche dalla validità dell’apparecchiatura utilizzata e dalla preparazione ed esperienza dell’operatore), consentendo di ridurre l’uso dei farmaci antinfiammatori e antidolorifici; essa ha una vasta applicazione, è ben tollerata e non presenta controindicazioni di rilievo. COME FUNZIONANO LE ONDE D’ URTO? A livello microscopico, la stimolazione con le onde d’urto è paragonabile ad una sorta di “micro-idromassaggio” profondo sui tessuti e sulle cellule, in grado di indurre queste ultime a reagire positivamente, con produzione di sostanze ad azione antinfiammatoria e di fattori di crescita, che stimolano la rigenerazione dei tessuti stessi, a partire dalle cellule staminali. Le onde d’ urto radiali attraverso il processo balistico dei colpi emanati dalla pistola stimolano il corpo all’ auto guarigione, innescando il processo fisiologico di autoriparazione tissutale.

QUANDO SI USANO? Il trattamento con Onde d’urto è una metodica ambulatoriale, sicura, comprovata efficacia e ripetibile. Questo tipo di stimolazione meccanica ha particolare efficacia nelle problematiche calcifiche e nelle patologie croniche. Alcuni campi di utilizzo sono le talloniti, tendiniti calcifiche, speroni calcaneari, tendinosi achillee, periartrite, fasciti plantari, tendiniti achillee, rotulee o epicondiliti, trocanterite o calcificazioni trocanteriche, spalle congelate.

Il nostro team di fisioterapisti è disponibile per una prima consulenza e per poter sviluppare un percorso di terapie che possa portare alla guarigione del paziente. Per appuntamenti chiamare il numero 04451857100 o inviare email a info@poliambulatorioschio.it

SCHIO SS. Trinità Vicolo S. Bernadette Soubirous 1/D (di fronte Supermercato Famila) Tel. 0445 1857100 -342 9482239 - www.poliambulatorioschio.it





Cura per eliminare le vene varicose Trattamento Ambulatoriale mini-invasivo per le Vene Varicose In collaborazione con l’equipe di Top Clinic Padova S.r.l. proponiamo un innovativo trattamento mini-invasivo, effettuato secondo il Protocollo “Vene Varicose Padova®”, sicuro ed indolore che in una sola seduta consente di eliminare le vene varicose.

Prima e dopo

Questo approccio garantisce la completa personalizzazione e la scelta del trattamento più appropriato per il singolo caso: nel corso del primo incontro vengono esaminate le caratteristiche delle gambe ma anche le motivazioni, le abitudini di vita e di lavoro del Paziente.

Come si svolge la prima visita per la Cura delle Vene Varicose? La prima parte del colloquio con i Medici dell’equipe prevede la raccolta della storia clinica (anamnesi) del paziente, vengono discusse le patologie pregresse o attive, l’eventuale assunzione di farmaci e/o la presenza di allergie. Nella seconda parte della visita si procede con gli esami strumentali, effettuati direttamente dai Medici dell’Equipe: Mappaggio anatomico Ecocolordoppler: esame ecografico indispensabile per la definizione dell’anatomia vascolare e la scelta della tecnica correttiva più indicata; Termografia Digitale: analisi innovativa per la rilevazione delle differenti temperature della pelle delle gambe. Permette di visualizzare in una fotografia sia le aree cutanee patologiche che il decorso sottocutaneo dei vasi da trattare.

È sempre utile portare con sé i referti medici precedenti (referti di visite specialistiche, esami del sangue, radiografie, ecc), la lista degli eventuali farmaci che si assumono ed eventualmente l’elenco delle sostanze alle quali si risulta allergici. Al termine della Prima Visita viene rilasciato un preventivo scritto con tutti i costi degli eventuali trattamenti. Quali sono le cure a disposizione per eliminare le Vene Varicose? L’Equipe è in grado di offrire ai propri Pazienti tutte le tecniche più moderne per il trattamento mini-invasivo dell’insufficienza venosa, adattandole ad ogni singolo caso e prevede: Anestesia esclusivamente locale Nessun punto di sutura - Recupero immediato Quali sono i vantaggi per il paziente? Attraverso le tecniche tradizionali non è possibile ottenere questi ottimi risultati. È prevista una singola seduta, della durata media di 60 minuti con recupero immediato delle attività quotidiane. Il trattamento viene svolto ambulatorialmente (no sala operatoria) in anestesia locale e l’utilizzo della calza elastica è limitato a soli 6 giorni dopo la procedura. Le caratteristiche tecniche del Protocollo “Vene Varicose Padova®” consentono di evitare qualsiasi assunzione di antibiotici o antidolorifici. Qual è il periodo migliore per il trattamento delle vene varicose? Il Protocollo utilizzato consente di effettuare il trattamento in tutti i mesi dell’anno, incluso il periodo estivo. Le tecniche utilizzate sono indolori e consentono di esporsi al sole poche settimane dopo il trattamento. Quali sono i costi per eliminare le vene varicose? Il costo del trattamento varia in base al tipo di tecnica utilizzata: da 700 a 2500€ per arto.

Presso Poliambulatori San Gaetano è possibile effettuare la Prima Visita per programmare il Trattamento mini-invasivo per le Vene Varicose secondo il Protocollo “Vene Varicose Padova®” con la Dottoressa Nicole Pelizza e il Dottor Giulio Tognin. chiamando allo 0445 372205 o scrivendo al numero WhatsApp 327 4310025 Ricordiamo che è sempre attiva la prenotazione tramite l’App ufficiale di Poliambulatori San Gaetano.



Ne parliamo con Ilenia Dellai Optometrista - Ottico - Contattologo

Presbiopia: QUANDO IL BRACCIO NON BASTA PIU’… La presbiopia è una condizione fisiologica in cui l’accomodazione non è più sufficiente a permettere una visione nitida e confortevole alla distanza di lettura abituale. Esistono vari tipi di presbiopia a seconda dell’età di insorgenza e della sua entità. I segnali più comuni di un inizio di presbiopia, che si manifestano generalmente dopo i 40 anni, sono: • • • •

I giornali devono essere tenuti più lontani; Una frequente sensazione di bruciore agli occhi; Mal di testa e male agli occhi; Aumento dell’affaticamento;

Questa classificazione ovviamente è subordinata da diversi fattori, fra cui:

In questa fase iniziale, generalmente, risulta sufficiente “allungare il braccio” e quindi allontanare l’oggetto di fissazione. Il passaggio successivo viene definito “presbiopia manifesta”, e richiede l’utilizzo di un primo dispositivo di correzione ovvero il comune occhiale da lettura. Quando la presbiopia diventa assoluta, generalmente dopo i 60 anni, il soggetto necessita l’utilizzo dell’occhiale per la messa a fuoco non solo durante la lettura (40 cm circa) ma anche alla distanza intermedia (1 metro circa).

• Elasticità dei muscoli ciliari; • Attività lavorativa; • Condizioni luminose e ambientali circostanti; Come sopra citato, per la presbiopia sono di aiuto gli occhiali da lettura o le lenti progressive. Gli occhiali da lettura sono efficaci solo per la visione a breve distanza e devono essere tolti per guardare gli oggetti distanti. Nelle lenti progressive invece, la transizione tra visione da lontano e da vicino avviene attraverso un’unica lente senza dover continuamente indossare e togliere l’occhiale. A volte ci vuole un po’ di tempo per abituarsi alle lenti progressive, ma prima verranno adottate e più semplice sarà la transizione. Tuttavia, per chi non ha difficoltà nella visione da lontano, un paio di occhiali dedicati alla sola lettura dovrebbero essere sufficienti. Un controllo dal proprio Ottico di fiducia o dal medico Oculista garantirà che i sintomi non aumentino e che il comfort e l’acuità visiva vengano ripristinati.

Centro Ottico 3D SRL Via Campagnola, 21/E Schio (VI) Tel. 0445/517795 centrottico3d@libero.it – www.centro-ottico3d.com Su appuntamento: Martedì-Mercoledì-Giovedì-Sabato 9.00/12.30-15.00/19.00 Venerdì orario continuato 09.00-19.00 - Lunedì Chiuso



Ne parliamo con la Dott.ssa Nadia Grotto Psicologa, Sessuologa clinica, Ipnologa

Coppie...“In

Bianco”

quando in una relazione di coppia non c’è più sesso “siamo di corsa… tutto il giorno… e poi i figli… il lavoro… la casa… la palestra… e la sera spesso crolliamo sul divano… lui fà una cosa.. io un’altra.. guardiamo programmi televisivi diversi e poi.. stanchi.. si và a letto… e nessuno dei due ha più voglia dell’altro... (frase di molte coppie che giungono in terapia)

L’Associazione matrimonialisti italiani afferma che le coppie “in bianco” cioè quelle che non hanno più rapporti sessuali sono circa il 30 per cento e sono in aumento, negli ultimi dieci anni il numero è triplicato. Il 20% delle separazioni italiane è causato dalla mancata condivisione della sfera sessuale. Nel 2012 la Corte di Cassazione ha riconosciuto l’addebito del divorzio a una moglie che da anni si rifiutava di avere rapporti sessuali con il marito. Non si tratta di persone ultraottantenni ma per la maggior parte di coppie, uomini e donne, sotto i 50 anni. QUALI SONO LE COPPIE INTERESSATE? Non ci sono coppie “predestinate”. Non c’è uno target di riferimento. La passione non è eterna così come non lo è l’innamoramento ma circa un terzo delle coppie italiane, pur dormendo nello stesso letto, dopo un certo periodo di tempo, non hanno più il desiderio sessuale, non hanno più voglia di far l’amore come prima. COSA SUCCEDE IN QUESTE COPPIE? Viene a mancare il desiderio sessuale. Si spegne la voglia di far sesso con l’altra persona. Manca l’imput che porta a cercare il contatto fisico con l’altro, quello che accende la voglia di vivere e condividere la sessualità con soddisfazione e piacere. Eppure, la voglia di far sesso, nella singola persona, c’è ancora. QUALI SONO LE CAUSE? Le cause possono essere molte. E’ importante considerare che all’inizio di una relazione di coppia il desiderio sessuale è solitamente molto forte, percepito in maniera quasi pulsionale, spesso passionale e istintiva e funge da ingrediente basilare per costruire il legame e consolidare la coppia. Con il passare del tempo questa iniziale e forte attrazione inizia a risentire dai vari aspetti della vita quotidiana compresa l’abitudine. L’abitudine a ripetere le cose allo stesso modo, a cercarsi nello stesso modo, a far l’amore allo stesso modo, spesso con tempi e rituali stabiliti, innesca una riduzione delle sensazioni percepite e il tutto si riduce ad una sorta di “monotonia” con conseguente svogliatezza. E’ un po’ come ritrovarsi a mangiare tutte le volte la stessa minestra, il sapore non è più come la prima volta, dopo un po’ ci si stanca. Altre cause oltre all’abitudine sono lo stress vissuto in particolari momenti della nostra vita, dovuto al lavoro, alla casa, alla famiglia, alle tante preoccupazioni di una qualunque vita. Lo stress riduce la disponibilità a stare con l’altro e talvolta aumenta il bisogno stesso dell’altro, bisogno che non sempre viene corrisposto nel modo desiderato. Quando poi la relazione non è più sintonica perché i contrasti, le discussioni, le occasioni di scontro sono frequenti e compromettono l’armonia della coppia, l’atteggiamento verso l’altro si trasforma in rabbia, insoddisfazione, malcontento, stati d’animo spesso aggravati dalla sensazione di non essere compresi e valorizzati come si vorrebbe. Anche in questo caso il primo ad esserne

penalizzato è il desiderio sessuale; non si desidera far sesso con chi ti fa star male. Gli studi evidenziano che anche alcuni disturbi organici incidono in maniera significativa su questa “apatia” passionale e proprio perché producono una percezione di dolore o sofferenza riducono drasticamente il desiderio sessuale. Disturbi come il vaginismo della donna o la disfunzione erettile e l’eiaculazione precoce nel maschio, alcune malattie cardiovascolari, neurologiche, endocrine o l’utilizzo di alcuni farmaci sono condizioni che riducono la voglia di sessualità. Quando è più la fatica di far l’amore che il piacere percepito nel farlo si preferisce evitarlo. Altri studi riconoscono tra le cause psicologiche del calo del desiderio il bisogno di rispondere a degli standard d’immagine rafforzati e valorizzati dai social ai quali la maggioranza della popolazione ha libero accesso. Non essere prestanti in maniera eccellente così come visualizzato nel web porta alla paura di sentirsi incapaci, inadeguati, timorosi e insicuri e di conseguenza all’evitamento dell’approccio sessuale; si preferisce non fare quello che si teme di fare male. CHE COSA SI PUÒ FARE? Innanzitutto escludere la presenza di problemi organici e poi, favorire la sintonia della coppia nella quotidianità. Non è senz’altro la sessualità a definire l’armonia della coppia ma una buona sessualità funge da collante per la coppia stessa. Il problema è quando a uno dei due manca la sessualità, quando il non far sesso è percepito come una carenza, un distacco, un pezzo mancante del proprio rapporto. Il distacco si traduce in insoddisfazione, mancanza e spesso comporta, a cascata, tutta una serie di paure come quella di non essere più attraenti agli occhi dell’altro/a, di non essere più capaci, di non essere più voluti e spesso si fa strada il senso di colpa o addirittura il sospetto di essere traditi. In un concetto di vita super organizzata come quella attuale, pianificata, programmata, dove il tempo è prezioso, reso funzionale in ogni attività quotidiana e dove non è ammesso “perdere tempo” , dove tutto o quasi si attiva con un touch, il desiderio sessuale all’interno della coppia non si accende con un touch. Il desiderio richiede attenzione, creatività, inventiva, capacità di coltivare il proprio rapporto al fine di mantenere e assaporare, giorno dopo giorno, la voglia di stare assieme. E quando, malgrado tutto, la coppia non funziona, affidarsi all’aiuto esperto di un sessuologo clinico, può essere di grande aiuto. Dott.ssa Nadia Grotto

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Come fare il pieno di salute con la frutta Novembre è un mese che mette l’organismo a dura prova. L’inverno si avvicina e i primi colpi di freddo, con conseguenti raffreddori, sono dietro l’angolo. In questo periodo dell’anno è ancora più importante seguire una dieta ricca di vitamine. La frutta di stagione ha proprietà nutritive superiori ed è anche una scelta rispettosa dell’ambiente e utile al risparmio. Arance, clementine e mandarini sono frutti ricchi di vitamina C, dal forte potere antiossidante e importantissima nel periodo invernale per stimolare le difese immunitarie. Bergamotto Efficacissimo da assumere sotto forma di infuso per regolare il transito intestinale, il bergamotto è un agrume di origine calabrese con un alto contenuto di vitamina C. Castagne Ricche di glucidi complessi e con un basso indice glicemico, le castagne sono anche una buona fonte di ferro e potassio. Cedro è un agrume ricco di vitamina C, perfetta per rafforzare le difese immunitarie e affrontare i malanni di stagione.

Kiwi è indubbiamente il frutto di novembre più ricco di vitamina C, tanto che basta mangiarne 2 per coprire il fabbisogno quotidiano di vitamina C in un adulto. Limone è un agrume ricco di vitamina C e antiossidanti e dalle molteplici virtù. Ricorda però che la vitamina C è sensibile al calore: per un apporto ottimale è sempre meglio evitarne la cottura. Mela la maggior parte delle fibre, dei nutrienti e delle proprietà della mela sono contenute nella buccia: meglio quindi scegliere di consumare solo mele biologiche, in quanto prive di pesticidi e sostanze chimiche. Melograno e soprattutto il suo succo, è ricchissimo di antiossidanti, addirittura in misura superiore al tè verde e al vino rosso. Caco è un frutto ricco di fibre e carotenoidi, dalle proprietà antiossidanti. Pera autunnale come la Kaiser, la Conference o l’Abate, sono ricche di proprietà antiossidanti, contenute nella buccia. Anche in questo caso, quindi, è meglio scegliere solo quelle derivanti da agricoltura biologica.



Dermocosmesi bio? Facciamo chiarezza La richiesta di cosmesi “bio” è, in questi ultimi anni, notevolmente aumentata, assieme alla consapevolezza di voler meglio comprendere cosa significhi prendersi cura della pelle. In altre parole, oggi si vuole sapere cosa si usa sul viso, cosa si utilizza per idratare le labbra e colorare gli occhi. A tale esigenza si accompagna, altresì, una maggiore attenzione ad un “consumo consapevole” ovvero alla c.d. “ecodermocompatibilità”: perché i comportamenti d’acquisto possono cambiare le cose, indirizzando le aziende verso una produzione di prodotti che rispettano la pelle ed anche l’ambiente. Tuttavia, in tale campo la confusione è ancora tanta. Tutti parlano di cosmesi green, ma attenzione: il cosmetico naturale al 100% non esiste a meno che non si pensi di usare, ad esempio, un olio vegetale sul viso o farsi una maschera con un frullato al cetriolo! Ma anche in questo caso si utilizzerebbero sostanze contenenti acqua, ma l’acqua è fonte di fermentazione batterica. Si capisce meglio, quindi, che il cosmetico naturale al 100% non può esistere dal momento che ha bisogno di stabilizzanti e conservanti. Molti poi usano con eccessiva facilità (e forse anche poca conoscenza scientifica) il termine naturale. Naturale è tutto ciò che si trova in natura, anche il petrolio è naturale, anzi, sfido a trovare qualcosa di più naturale del petrolio o del carbone. Ecco cosa voglio dire: che naturale non sempre è sinonimo di buono. Sarebbe forse più corretto utilizzare naturale per connotare uno stile di vita piuttosto che un prodotto. Ciò, ovviamente, non vuol dire che non esistano cosmetici naturali o addirittura bio, fatti con componenti derivati da fonti rinnovabili, che impattano il meno possibile sull’ambiente e che sono prodotti da produzioni e coltivazioni ovvero da chimica verde (la c.d. green chemistry, che sintetizza in laboratorio sostanze che fanno bene alla pelle e all’ambiente perché non inquinano). Grazie alla chimica verde, quella parte di un cosmetico che non è il principio attivo può essere fatta in laboratorio con i criteri della compatibilità con la pelle. Per rendere l’idea, si usa vaselina vegetale invece di vaselina derivata da petrolio, si sostituiscono i parabeni con conservanti naturali et cetera. Abbiamo così il cosmetico eco-dermo-compatibile che non deve solo essere il più ecologico possibile ma anche ipoallergenico e dermatologicamente testato, ovvero deve tener conto della compatibilità con la pelle e deve dimostrare che la pelle lo accetta senza avere problemi. In altri termini, che faccia bene alla pelle!

Attenzione, tali cosmetici possono contenere basse quantità di quelle molecole non ammesse in quello rigidamente ecologico, l’importante è che nell’INCI (International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, l’elenco degli ingredienti cosmetici di un prodotto di bellezza obbligatoriamente riportati in etichetta) queste molecole siano rappresentate pochissimo e quindi non siano nelle prime posizioni. Esistono poi anche i cosmetici bio-dermo-compatibili che sono sempre eco-dermo-compatibili ma i cui componenti di origine vegetale provengono da coltivazioni biologiche. I cosmetici ipoallergenici sono, infine, quelli testati per essere senza nickel, metacrilati ma possono non essere eco-compatibili e contenere delle molecole che non sono ecologiche. Personalmente, da farmacista esperta in dermo-cosmesi, raccomando massima attenzione a tutto quello che entra in contatto con la pelle, perché la pelle non è un involucro passivo ma un organo che interagisce con tutto quanto mettiamo su di esso, la pelle è l’organo che ci mette in contatto con l’ambiente, con il mondo esterno. Per questo la presenza di alcune sostanze può fare la differenza. In pratica: evitare cosmetici con ingredienti quali i petrolati, che derivano dal petrolio (paraffinum liquidum, glicole propilenico, siliconi, vaselina) e con parabeni (sono dei conservanti). Nella mia Farmacia ho linee definite naturali e linee certificate bio: a prescindere, le certificazioni hanno costi notevoli e questo, di massima, rende il prodotto certificato bio più costoso, ma è anche vero che il prodotto certificato è sinonimo di garanzia. Ripeto ancora una volta, un cosmetico non deve solo essere naturale o bio, deve anche essere efficace e pertanto è bene diffidare dai prodotti offerti a prezzi molto bassi e rivolgersi sempre ad un esperto quale può essere il farmacista. La dermocosmesi è una scienza, abbisogna di solide conoscenze tecnico-scientifiche, non ci si improvvisa esperti né basta aver pratica di vendite o aver letto suggerimenti dal “dott. Google”. Peraltro, per etica professionale, propongo sempre ai miei clienti, prima di consigliare il cosmetico adatto, l’analisi (gratuita) della pelle per misurare alcuni parametri fondamentali quali il Ph della pelle, il suo grado di idratazione ed elasticità, la temperatura, la concentrazione di melanina e la produzione di sebo e quindi consigliare sulla base di dati oggettivi. Da ultimo, ma non per ultimo, ribadisco che la cosmesi è una scienza: quando si struttura un cosmetico si devono superare determinate prove. I cosmetici fatti in casa sono del tutto sconsigliati perché prodotti empiricamente e per niente scientifici. E possono essere dannosi. Evitiamo, per “salvare la pelle”, le ricette fai da te.

FarmaciaPiù SCHIO Via Giavenale di Sopra 24 - Tel. 0445 511312




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