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Ora anche qui il Pd ha un volto di donna

Padovana di origine e a Schio dal 2008, Giulia Andrian è la nuova capogruppo del Pd in consiglio comunale. C’è chi la vedrebbe candidata sindaco tra un anno per il centrosinistra, Lei lo esclude e assicura: “Serve lavorare per un percorso da fare insieme con gli alleati.

cinare proprio i giovani alla politica. Quando Pietro Menegozzo è diventato segretario provinciale mi ha dato l’incarico per la formazione politica a livello provinciale, in quel contesto abbiamo organizzato un bellissimo corso per aspiranti amministratori, con 130 iscritti da tutta la provincia”. Adesso è diventata capogruppo in consiglio in una fase complicata per il Pd, ma foriera di novità importanti con la nuova segreteria nazionale di Elly Schlein. E si avvicinano le elezioni comunali. Su cosa concentrerete il lavoro in questo ultimo anno di mandato?

“È importante innanzitutto far sì che il rapporto con Coalizione civica sia sempre più stretto, nell’ottica di andare insieme anche alle prossime Amministrative. E soprattutto serve che il lavoro del nostro gruppo consiliare sia ben collegato e in sinergia con quello del circolo. Va dato meri- to al segretario Gigi Copiello e a chi lo sta supportando di aver rianimato davvero il circolo, l’aumento di iscritti che si è registrato è merito suo.

Dopodiché, una cosa su cui tengo molto sono gli obiettivi dell’Agenda 2030, e dunque la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Tre elementi che vanno insieme e su cui punterò molto, obiettivi che si realizzano a partire dal locale, dai progetti quotidiani e puntuali sul territorio. Penso ad esempio al tema dell’acqua, al lavoro dignitoso”.

Come dire che l’Agenda 2030 è già una sorta di programma di mandato per un’amministrazione futura?

“È sicuramente la cornice. Il mio tentativo sarà quello che il programma di mandato punti a incidere il più possibile su questo, lavorando anche perché non sia un pro - gramma circoscritto a Schio, ma sviluppato attraverso una condivisione preventiva con il territorio. Questi sono i due fari: la sostenibilità, anche per garantire l’attrattività del territorio, e la sovracomunalità, perché ci sono cose che è assurdo pensare di fare a livello di singolo comune: bisogna ragionare come Alto Vicentino”. Ma quanto conteranno questi contenuti complessi, in campagna elettorale? Non finirà per contare di più il clima politico che si vivrà fra un anno nel paese?

“Questi temi sono essenziali per lo sviluppo e il benessere del nostro territorio. Però in campagna elettorale contano poco, è vero. Sono argomenti ostici, presi in considerazione solo da una parte dei cittadini. Diventa importante la personalità del leader, individuare una persona che sappia avere il carisma del leader. E d’altra parte penso che sia importante anche il lavoro che tutti noi militanti sapremo fare dal punto di vista della creazione di relazioni e di rete, come credo che abbiamo fatto in questi anni”. A proposito di leader da individuare, lei si sente in lizza?

“No, assolutamente. Ci dev’essere un percorso fatto insieme con gli alleati. Il mio obiettivo è trovare un candidato comune, non essere io la candidata”.

Quindi un candidato espressione del partito o della famosa società civile?

“Più facilmente della società civile, mi viene da dire, così da essere comune e sentito da tutti”.

E l’identikit qual è?

“Direi una persona che abbia da una parte capacità di ascolto, di creazione di consenso e di rispondere anche a bisogni semplici e quotidiani dei cittadini, ma che abbia an- che una capacità di visione, per guardare almeno al 2030 e anche più in là, per fare in modo che questo territorio ritorni a essere attrattivo, non a discapito dell’ambiente”. Intanto alle recenti primarie nazionali anche a Schio gli elettori del Pd hanno votato per Schlein. Lei aveva appoggiato la candidata De Micheli…

“Sì. Qui in provincia ha fatto un buon risultato, ha preso intorno al 10%”.

- Una scelta minoritaria consapevole?

“Avevo molta paura della possibile frattura che avrebbe potuto crearsi nella competizione tra Bonaccini e Schlein e vedevo De Micheli come un punto di equilibrio. Anche a Schio a livello di iscritti aveva vinto Bonaccini, poi i nostri elettori hanno fatto un’altra scelta, l’immagine del cambiamento è stata incarnata più da Schlein che da Bonaccini”.

Però è comprensibile, è stata una reazione da un lato a un Pd da troppo tempo fermo in mezzo al guado e dall’altro al chiaro spostamento a destra dell’asse di governo.

“Secondo me, paradossalmente, era più rivoluzionario il progetto di Bonaccini e anche quello di De Micheli, con la volontà dichiarata di dare più attenzione ai territori. Adesso comunque la mia segretaria è Elly Schlein, sono serena, anche perché non ho mai votato per il candidato segretario risultato poi vincente, ma sono sempre rimasta nel partito”.

Vi siete resi conto se alle primarie ha pesato magari anche un certo elettorato di area cinque stelle?

“No, non penso che sia stato questo. Tanti avevano il timore che alle primarie venissero elettori non della nostra area, in realtà io ho visto arrivare signore di ottant’anni

Mons. Tagliaferro è “Giusto dell’Umanità”

Lo scorso 3 marzo, al Giardino dei Giusti di Milano, Mons. Girolamo Tagliaferro, arciprete di Schio dal 1932 al 1957, è stato nominato “Giusto dell’Umanità” nel corso di una commovente cerimonia a cui ha partecipato una delegazione scledense con il pronipote Osvaldo. A promuovere l’istanza per inserire Mons. Tagliaferro nell’elenco che fa onore all’umanità tutta è stato lo studioso della Resistenza altovicentina Ugo De Grandis, che ha condotto un’accurata ricerca e presentato la richiesta, in seguito accettata.

Ma chi era Mons. Girolamo Tagliaferro?

Nato a Campiglia dei Berici il 20 maggio del 1887, profuse ogni sua energia a favore dei più poveri, degli orfani, dei bisognosi e durante l’occupazione tedesca nascose numerosi ebrei provenienti dall’ex-Jugo - slavia, procurando loro documenti falsi per farli fuggire in Svizzera, tenendo contatti con elementi della Resistenza; come conseguenza i fascisti lo colpirono negli affetti più cari, uccidendo nel suo paese natale i fratelli Aldo e Gerardo. Nell’aprile del ‘45, a Schio, fu incaricato dalla Garemi di trattare per indurre i tedeschi a deporre le armi. Già in vita Mons. Tagliaferro ebbe dei riconoscimenti: nel ‘55 la comunità ebraica di Trieste lo iscrisse tra i suoi benemeriti e nel ‘57 l’allora sindaco di Schio Carlo Gramola gli conferì la medaglia d’oro della città per le sue iniziative a favore dei più poveri (aveva potenziato la Casa della Provvidenza, istituito dormitori femminili e maschili, un asilo e un collegio per orfane, un asilo d’infanzia e una scuola di rammendo al Sacro Cuore...). che hanno votato Schlein. C’è stata la volontà di dare un segnale di cambiamento e penso che siano stati i nostri elettori a dare questo segnale, hanno percepito che il cambiamento fosse quello e non l’altro. Non tanto una scelta più di sinistra, dunque: secondo me chi ha votato Schlein lo ha fatto con una decisione pre-politica”. In ogni caso, a Schio questo nuovo corso del partito cambierà qualcosa nel cammino verso le Amministrative dell’anno prossimo?

“Alla fine per noi è comunque una cosa positiva, perché possiamo partire dallo zoccolo duro di chi ha votato alle primarie. Un processo che nessun altro partito ha e che ha dimostrato che questa comunità è viva, e dev’essere il nostro punto di partenza”. Dunque in autunno ci saranno le primarie per il candidato sindaco di coalizione?

“È tutto da costruire. Ci stiamo incontrando per costruire il criterio con cui individuare insieme il candidato. Le primarie sono uno strumento che a me piace molto, perché porta coinvolgimento. Però porta anche divisioni. Con quello che prima era il tuo competitor, poi ci devi lavorare insieme: o sei tu che appoggi lui o è lui che appoggia te. Insomma, qualche rischio c’è”.

Resta ora da compiere il passo successivo: De Grandis ha inoltrato la richiesta per inserirlo fra i “Giusti delle Nazioni” allo Yad Vashem di Gerusalemme, prestigioso elenco che raccoglie i nomi di chi è stato veramente Uomo, nel senso più vero e profondo del termine. ◆ [M.D.Z.]

Attualità

Camilla Mantella

La mobilità elettrica è uno dei pilastri degli spostamenti sostenibili. Il dibattito sull’elettrificazione del trasporto pubblico e privato è aperto e acceso, ma è indubbio che una quota crescente di persone stia valutando l’acquisto di vetture elettriche. Il bisogno di ricaricare le auto elettriche in circolazione è in aumento e, quando si è fuori casa, è necessario trovare punti di appoggio per poter garantire autonomia ai propri spostamenti.

Grandi player del settore stanno quindi installando sul territorio nazionale colonnine e stazioni di ricarica. Ve ne sono alcune anche qui a Schio: ma chi sceglie dove collocarle? Chi si occupa della loro manutenzione? Ne saranno installate di nuove a breve? E, al di là dei punti di rifornimento elettrici, su quali forme di mobilità sostenibile sta puntando la nostra città?

Le colonnine di ricarica collocate sul territorio comunale in spazi pubblici autorizzazi dal Comune sono sei. Si trovano in via Luigi Dalla Via e in via Lago di Pusiano in zona industriale, in via Raffaello poco lontano dal Campus delle scuole superiori, in via degli Orti vicino al Parco Robinson, in Piazzale Pubblici Spettacoli e in via Baracca, in centro. A breve sarà installata una nuova colonnina, in via Milano, nel parcheggio sul retro della stazione ferroviaria. Esistono poi colonnine installate su spazi privati, di cui però è più difficile ottenere una mappatura completa.

Dal Comune spiegano che l’installazione delle colonnine negli spazi pubblici parte da un gestore qualificato che sottopone una richiesta alla valutazione dell’amministazione e degli uffici. Se il Municipio dà il via libera si va a stilare un protocollo di intesa. La scelta delle aree è frutto di una mediazione tra le esigenze dei gestori, che mirano a ottenere spazi in aree ad alto transito e visibilità e a facile allaccio alla rete elettrica pubblica, e quelle dell’amministrazione, che invece spinge per un servizio equamente distribuito sul territorio. Una volta installate, le colonnine sono manutenute dai gestori, che di fatto ne sono proprietari, per tutta la durata del protocollo di intesa. Vengono monitorate da remoto ed eventuali guasti dovrebbero essere subito rilevati.

Nella pratica è accaduto che alcune colonnine rimanessero fuori servizio per un

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