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/2 Un messaggio chiaro

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Arriva Caccamo

Arriva Caccamo

Mariano Castello

Non ho niente contro i ciclisti. Io stesso fin quando il fiato mi ha sorretto, facevo lunghe gite in solitaria con una bicicletta da corsa. Poi quando gli anni hanno cominciato ad affollarsi nei garretti, l’ho regalata a qualcuno, non ricordo più a chi.

Ce l’ho un po’ su però con quelli che vogliono passare in bicicletta in mezzo alla folla del mercato del sabato. In altri tempi li avrei affrontati come un sostituto dell’Autorità: “Varda che no se poe mia ‘ndare in mezo al marcà in bicicleta”. Ma vuoi che il passare degli anni mi abbia rammollito o

Detto tra noi

vuoi che in fondo io tema reazioni violente, me ne sto zitto e anzi tendo a lasciare spazio. “Alla fine” mi dico “io non sono né vigile né carabiniere”.

Ce l’ho un po’ su anche con quelli che fanno le corse sui marciapiedi e che, totalmente silenti, mi càpitano alle spalle, sfiorandomi. Qualche volta ho pensato: “Se mi fossi spostato di un pelo verso destra o verso sinistra, mi avrebbe preso in pieno”.

Una volta, su tutte le biciclette era obbligatorio montare un campanello e suonarlo in caso di bisogno. Non so se questa regola valga ancora adesso: il fatto è che sul marciapiede la bicicletta non ci dovrebbe essere, anche se le piste ciclabili disegnate nel centro storico hanno indotto l’errata convinzione che il ciclista possa andare dove vuole e nella direzione che gli è più comoda. Mi è capitato di essere in macchina in via Mazzini con l’intenzione, arrivato al Sojo, di girare a sinistra in via don Francesco Faccin: dall’angolo di casa Greselin è uscito come un fulmine un ciclista contromano. Non so dire come sono riuscito ad evitarlo. Gli ho suonato a lungo e poi ho guardato nello specchietto retrovisore e questo alzava un braccio, mi pareva con una certa stizza. Il messaggio era chiaro: “Va in mona”.

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Al passaggio a livello bloccate anche ambulanze e vigili del fuoco: serve una soluzione

Per motivi di volontariato (servizio col pulmino della Scuola Paritaria dell’Infanzia San Domenico Savio di Magrè) il percorso quotidiano mi costringe a passare in viale dell’Industria verso la zona industriale, attraversando quindi, dopo l’intersezione con via Paraiso, i binari della ferrovia Vicenza-Schio. Mi è capitato spesso di restare “intrappolato” nelle ben note code che regolarmente si formano per effetto della chiusura del passaggio a livello e che hanno dato luogo a varie discussioni: spostamento della stazione nei pressi dell’attuale fabbrica ex Italcementi o costruzione di un sopra/sotto passo.

Ma la mia riflessione non è tanto sul fatto che sia migliore una delle due soluzioni (personalmente sarei favorevole senza ombra di dubbio per il sottopasso della strada rispetto ai binari, vedi Thiene), quanto sul fatto che sia urgente ar- rivare a una risoluzione del problema, in quanto testimone, in uno degli innumerevoli quotidiani imbottigliamenti dovuti alle sbarre abbassate, del fermo di un’ambulanza, una volta proveniente da Santorso e un’altra palesemente diretta a Santorso. A nulla naturalmente hanno potuto i lampeggianti azzurri e la sirena, che è stata spenta durante la sosta per non far impazzire gli occupanti delle auto vicine e il trasportato. Se penso a quanto viene costantemente ribadito circa la tempestività di interventi risolutori in caso di particolari gravi patologie, interventi che sicuramente non possono essere effettuati in ambulanza, ma da specialisti in camera operatoria o in terapia intensiva! Mentre è recente il caso di due mezzi dei Vigili del Fuoco appena partiti dalla vicina caserma e diretti verso la zona industriale. Anche su questi mezzi, lampeggianti blu e sirene spiegate, spente anche queste per riguardo e perché oggettivamente inutili durante la sosta forzata. Mentre guardavo la scena, pensavo: “E se fossero stati chiamati per l’incendio di un’abitazione? O in caso di incidente stradale? E non per salvare il gattino bloccato su una grondaia?” Magari ci sono in ballo vite umane che rimangono in funzione della tempestività degli interventi sia dei paramedici che dei vigili del fuoco (a volte, in caso di gravi incidenti stradali, le ambulanze e i paramedici attendono proprio l’arrivo dei vigili del fuoco prima di poter efficacemente intervenire). Quindi quello da me visto e documentato chissà quante altre volte sarà successo e succederà. Una soluzione quindi deve essere trovata subito e realizzata nel più breve tempo possibile (!?) e non solo quindi per evitare code e/o il congestionamento del traffico, magari anche prima di pensare all’elettrificazione della linea.

Ottorino Orizzonte

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