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Il “terzo tempo” di Antonio Cassuti

Antonio Cassuti, per molti anni preside del liceo “Tron”, ex assessore alla cultura e poi addetto culturale all’ambasciata italiana a Praga, ha pubblicato un volume di poesie dal titolo “La canzone del tempo”, nel quale sviluppa il tema scelto per questa parte della vita: il rapporto con il trascendente.

do lui dichiaratamente un “veneto-praghese” nell’animo, nel cuore e nello spirito. Dal ’92 al ’94, lasciata la politica locale, fu anche all’ambasciata italiana di Praga come addetto culturale alle dipendenze dell’ambasciatore.

Il Cassuti preside, assessore o addetto culturale non avrebbe scritto questi versi, proprio perché nella vita c’è il tempo giusto per ogni cosa. Adesso è il tempo di mettere tutto nella sua giusta dimensione e prospettiva. A cominciare proprio dal tempo e dalla sua eterna tirannia. Che condiziona la vita di ogni essere umano. Ma non impedisce all’uomo di aspirare, attraverso la fede, a trasformare questa tirannia in “canzone”, in qualcosa che permette il transito verso la trascendenza.

Cassuti, grande amante di Leonard Cohen, si professa apertamente giudaico-cristiano, senza approdare peraltro a una fede cristiana, e nel caso specifico cattolica.

“Mi viene naturale mettere in comunione poesia e dimensione religiosa, purché coltivate nel silenzio eloquente del cuore –scrive Cassuti in apertura di volume -. Entrambi i momenti dovrebbero portarti altrove, senza negare il qui e ora”.

Il libro è diviso in capitoli e uno di questi è

Gli antichi segreti di Ramazzotto

Èavvincente leggere “Antichi segreti –Miniere e leggende in Val Riolo”, dello scledense Stefano Giuseppe Ramazzotto. L’autore, giunto alla sua sesta pubblicazione, dimostra qui tutta la sua passione per la storia, soprattutto quella legata al mistero, che colora di giallo e nero i fatti. In Val Riolo si parte infatti con un’impiccagione e una conseguente indagine che fa sospettare un legame tra quella morte e un’antica leggenda legata alla valle stessa; due fratelli dotati di grande intuito cercano di decifrare misteriosi scritti e di interpretare indizi millenari. Ramazzotto porta il lettore a Venezia e in Irlanda, nell’Alto Vicentino e in Medio Oriente; se alcuni passaggi risultano a tratti fin troppo veloci, va riconosciuto che questo lavoro, stampato da Editrice Veneta come gli altri dello scrittore, sa tenere col dedicato a Praga, né poteva essere altrimenti. È questo, per Cassuti, il vero luogo del cuore e dell’anima, luogo in cui la “canzone del tempo” emerge con più forza. Praga che diventa confino e rifugio, strumento per far sì che il tempo venga accolto attraverso la memoria e l’amore per chi è stato. “Qui alfa ed omega saldano il conto nel rassegnato naufragare del tempo”, scrive Cassuti. Ma anche: “La fine dell’estate e la premonizione dell’autunno sono di una dolcezza senza pari nella Città d’oro”.

E in fondo, in tanta dei versi della “Canzone del tempo” è proprio questa che emerge: la dolcezza della premonizione dell’autunno. Inteso, al di là dello scorrere delle stagioni, come autunno di vita e del proprio tempo. Lino Breda, che firma la postfazione, scrive che “questi scritti poetici hanno un carattere vesperale, dolcemente testamentario, sono scritti della sera della vita, di quell’ora che declina adagio, in una luce aranciata, verso orizzonti infiniti, senza tempo”. E qualcosa vorrà dire anche il fatto che tra le parole che più ritornano, nelle poesie di questo primo volume, ce n’è una rivelatrice che sembra tenere dentro di sé tutto, l’essere e il trascendente, la primavera e l’autunno. La parola speranza. ◆ fiato sospeso fino alla fine. Non è affatto poco e con “Antichi segreti”, ricco anche di dettagliate descrizioni e di personaggi ben connotati, l’autore ha siglato la sua propensione per una tipologia di romanzo che cattura il lettore, anche perché fortemente legato al territorio. Questa caratteristica, per un autore locale, è un valore aggiunto. ◆ [M.D.Z.]

Il personaggio

“A Schio sarebbe importante creare le condizioni perché chi ha realizzato un percorso altrove possa ritrovare nella propria città spazi e occasioni per condividere le sue esperienze”.

Elia Cucovaz

Un giovane fotografo scledense si è fatto notare al prestigioso concorso annuale indetto dalla Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia. Marco Reghellin, 21 anni, studente di arti multimediali allo Iuav, ancora fresco di diploma al liceo artistico cittadino, si è aggiudicato il secondo di quattro premi assegnati dalla giuria della 105° edizione della “Collettiva Giovani Artisti” organizzata come ogni anno dall’ente culturale nelle preziose sale della Galleria di Piazza San Marco. Reghellin ha visto il suo lavoro emergere tra i 28 in esposizione, a loro volta selezionati tra i 180 in lizza, tutti artisti emergenti tra i 18 e i 30 anni. Ma nonostante il significativo riconoscimento ottenuto nella città lagunare lo scledense resta con i piedi per terra: “Sarei presuntuoso se dicessi, ora, che nella mia vita voglio fare l’artista - spiega -. Si tratta di una grande responsabilità e per adesso è già tanto avere l’opportunità di sviluppare le mie idee e di poter vedere che cosa ne pensa il mondo”. Tanti i progetti per il futuro. “Peccato solo per quella macchina rottamata…”.

Quale macchina?

“Quella che ho usato per il lavoro premiato dalla fondazione Bevilacqua La Masa, intitolato ‘l’Ospite’ (con la elle minuscola e la O maiuscola: ci tengo. Anche la grafia del titolo per me ha un preciso significato e fa parte dell’opera). In poche parole si tratta di una serie di scatti compiuti dall’interno della mia macchina - una vecchia Fiat Punto - parcheggiata all’interno di garage altrui”.

E qual è il senso di questa operazione?

“Queste immagini hanno a che fare con una chiusura e con una immobilità. Un interno - quello dell’auto ferma, parcheggiata - da cui si guarda un altro interno, il garage. La griglia in cui sono disposte queste immagini, e le cornici che le contengono, aumentano questa sensazione di immobi-

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