Periodico di informazione dell’A lto Vicentino
anno X n. 88 - aprile 2021
Schio: Non ci sono più le edicole di una volta - p.12 ◆ Quartiere Rossi, nuova viabilità anti-furbi - p.20 Thiene: L’Aeroclub ha il nuovo presidente - p.6 ◆ Simonato nuovo assessore nel segno del bilancio - p.18
Il mio nome è Evyrein Non se ne sa nome e cognome, solo l’età: 40 anni. In questo momento è lo street artist scledense più popolare. In città ha lasciato il segno in piazza Falcone Borsellino, al sottopasso del “Cono di luce”, allo stadio di rugby e in altri luoghi meno visibili. E preannuncia in arrivo qualcosa di provocatorio.
Di mese in mese
A proposito di cittadinanza onoraria
D
Stefano Tomasoni
a un paio di mesi ci eravamo dati l’obiettivo di realizzare un numero del mensile “Covid free”, ovvero senza trattare argomenti che avessero a che fare con la pandemia e le sue conseguenze. È da più di un anno che non si parla d’altro, a tutti i livelli e a tutte le latitudini; anche noi ci siamo dati da fare, com’era giusto, per raccontare i vari aspetti della ricaduta dell’emergenza sanitaria sulla vita quotidiana di tutti. Poi il mese scorso non è stato possibile andare in stampa per via del nuovo (semi)lockdown che ha chiuso gran parte delle attività strategiche per la pubblicazione “madre” che ci ospita. Al che ci siamo detti: basta, in aprile il virus lo la-
SchioThieneMese Periodico di informazione dell’Alto Vicentino
Supplemento mensile di
Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Omar Dal Maso Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688
sciamo fuori dalle pagine. Rieccoci, dunque, per stavolta “Covid free”. O quasi, s’è detto. Perché in fondo in questo momento ne stiamo scrivendo. Soltanto per sottolineare, però, l’intenzione di cominciare un percorso di “liberazione giornalistica” dal virus, con la speranza che sia di buon auspicio e che un po’ alla volta anche il mensile riesca a “vaccinarsi” dal Covid. Fatta questa premessa, diciamo due parole su una recente notizia arrivata da Schio: la cittadinanza onoraria attribuita dal consiglio comunale a Patrick Zaki. Il caso è noto, si tratta del giovane egiziano, studente dell’Università di Bologna, che da oltre un anno è rinchiuso in un carcere del Cairo senza che venga istruito contro di lui alcun processo, sottoposto a una sorta di tortura psicologica con una serie continua ed estenuante di periodi di 45 giorni di reclusione preventiva, rinnovati ormai da 14 mesi. Non crediamo serva dire nulla di più, né che in questa sede sia il caso di dilungarsi sull’attuale impresentabilità del regime egiziano nel consesso mondiale. Quel che ci interessa, come detto, è analizzare la cittadinanza onoraria che il consiglio comunale scledense ha dato a Zaki, un atto che in queste settimane è stato compiuto anche da numerosi altri comuni italiani, in attesa che il Parlamento faccia il passo che conta veramente, concedendo allo sfortunato studente la cittadinanza italiana effettiva. Nel merito, la decisione arrivata da Palazzo Garbin fa onore alla città, perché esprime sostegno e vicinanza a una persona alla quale è stata tolta arbitrariamente la libertà, ribadisce valori non negoziabili e l’importanza del rispetto dei diritti umani e civili di ogni uomo e donna. Un bel gesto, alto e denso di valore. Nel metodo, c’è un’osservazione che ci viene da fare. Si tratta di un passo che evidenzia come la cittadinanza onoraria stia assumendo, non solo a Schio ma un po’ ovunque, un senso nuovo e diverso da quel-
lo che ha avuto fino a oggi. Lo sta facendo in modo del tutto legittimo e in linea con i tempi che viviamo, ma è giusto sottolinearne la novità. Da queste colonne abbiamo chiesto per primi che Schio attribuisse la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, e ce ne siamo rallegrati quando è successo, pienamente convinti che fosse un passo utile alla città, non soltanto per riconoscere l’alto profilo umano e civile della senatrice a vita e il valore della testimonianza rispetto al “male assoluto” rappresentato dall’Olocausto, ma in modo particolare per offrire un contributo forte a quel lento e laborioso processo di riappacificazione storica che ancora oggi non può dirsi del tutto completato a 75 anni dalla tragedia dell’eccidio. La cittadinanza onoraria a Liliana Segre, insomma, è e resterà un “paletto” e un simbolo importante nella piccola grande storia della città. Il caso di Patrick Zaki ha caratteristiche diverse, tali da farne un a vicenda da affrontare prima di tutto a livello di rapporti tra Stati e governi, attraverso l’arte complessa della diplomazia. Allo sfortunato studente egiziano quel che serve è che sia lo Stato italiano a essergli vicino, anche attraverso il riconoscimento della cittadinanza vera e propria, cosa che infatti il Parlamento sta decidendo di fare proprio in questi giorni. Il fatto che singoli comuni attribuiscano a Zaki la cittadinanza onoraria, nella consapevolezza che la cosa non possa avere alcun riflesso sul governo egiziano, significa che puntano a esprimere in questo modo, nei confronti della propria opinione pubblica, una precisa posizione etica. E significa che la cittadinanza onoraria sta cambiando pelle. Più che un “premio” a qualcuno di cui viene riconosciuto il legame con una data città grazie al suo impegno e alla sua testimonianza di vita, diventa essa stessa una testimonianza: dell’adesione di una comunità a valori universali come quelli della libertà, della giustizia, della non discriminazione...
Di mese in mese Una cosa bella, edificante e, per quanto ci riguarda, condivisibile. Ma comunque una cosa diversa dalla cittadinanza onoraria come la si è fin qui intesa. Allora ecco un suggerimento. Non limitiamoci ad attribuire questo riconoscimento “spot e stop”: facciamo un passo ulteriore per dare più senso alla rivendicazione di questi valori. Per esempio, in casi come quelli di Patrick Zaki ma anche in altri casi che si stanno verificando nel mondo (per dirne uno, l’avvocata turca Ebru Timtik, arrestata nel suo paese con altri 18 colleghi per il suo impegno nella difesa dei diritti civili e lasciata morire dopo 238 giorni di sciopero della fame) si organizzino – appena si potrà – incontri e iniziative con le scuole, si pensi a realizzare ogni anno una sorta di “Settimana dei diritti civili”, con un calendario di eventi e progetti ospitati magari al Faber box. Rendiamo, insomma, più utile e coinvolgente il tutto. Si superi pure, insomma, il concetto di cittadinanza onoraria vecchio stile, ma sviluppando nel contempo in ciascun caso un percorso più articolato, capace di coinvolgere e di dare segnali più efficaci e duraturi. ◆
Lo Schiocco Sherlock Holmes e il caso dei sacchi abbandonati “Gli indizi che arrivano da questi due sacchi con dentro decine di scatole di cibo per cani sono sufficientemente chiari, mio caro Watson - disse Sherlock Holmes passando in bicicletta insieme all’inseparabile amico in zona via Pista dei Veneti-Ponte d’Oro a Schio e imbattendosi in due grandi sacchi gialli abbandonati sull’erba -. Per trovare l’autore dell’abbandono occorre cercare qualcuno che ha in casa un buon paio di grossi cani paciosi e ingordi. Oppure uno con due o tre buoni cani da caccia da tenere ben nutriti. Oppure qualcuno che qui intorno gestisce un allevamento di quattrozampe. In tutti i casi sarà qualcuno che sicuramente dirà di amare gli animali, di
trattarli come persone. Per poi abbandonare sacchi di rifiuti in mezzo alla natura, che tanto a lui nulla gliene può importare dell’ambiente. Lui è uno che ama gli animali”. “E anche a trovarlo, Holmes, con uno così da dove si può ripartire per recuperarlo?”, chiese l’amico. “Dalle elementari, Watson”. [S.T.]
[4] ◆ Schio
Un’immagine dello street artist scledense Evyrein, che come praticamente tutti i suoi colleghi non rende pubblica la sua identità
Copertina “È provocazione, certo, ma cerco anche di dare un messaggio a fin di bene, di far pensare e discutere. La street art nasce anche per questo: per fare riflettere con messaggi forti”.
U
Stefano Tomasoni
na pioggia forte. Battente. In inglese, “heavy rain”. Ecco da dove arriva il nome che si è scelto quello che in questo momento è lo street artist scledense più popolare. Evyrein. Scritto così, come si pronuncia. Pseudonimo azzeccato, verrebbe da dire, per uno che arriva da Schio, “orinal de Dio”. La street art, per chi (legittimamente) non lo sa, è l’arte di strada, o arte urbana, quella che, come spiega wikipedia, “si manifesta in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: bombolette spray, adesivi artistici, arte normografica, proiezioni video, sculture eccetera”. Niente a che vedere con il “vandalismo cromatico” dei graffitari ante litteram che negli ultimi decenni, armati di spray, hanno preso di mira un po’ ovunque muri e luoghi più o meno abbandonati, ma anche treni e autobus. La street art è una forma espressiva che può non piacere, e anche dare fastidio, ma alla quale va spesso riconosciuta una cifra stilistica, una riconoscibilità di genere e un messaggio di fondo (anche basico, non per forza filosofico). Prendiamo il caso di Evyrein. Il disegno del bambino che legge un libro nel sottopasso del “Cono di luce”, quello del giocatore
Il Santo con la siringa del vaccino anti-Covid, immagine realizzata a Padova con non poche polemiche
Il mio nome è Evyrein Non se ne sa l’identità, solo l’età: 40 anni. In questo momento è lo street artist scledense più popolare. In città ha lasciato il segno in piazza Falcone Borsellino, al sottopasso del “Cono di luce”, allo stadio di rugby e in altri luoghi meno visibili. E preannuncia in arrivo qualcosa di provocatorio.
nell’atto di lanciare la palla ovale allo stadio di rugby, la scritta “Per essere felice ci vuole coraggio” in piazza Falcone Borsellino: questi sono tre dei lavori che nell’ultimo anno sono comparsi in città a sua firma. Tutti autorizzati in questo caso, ma attenzione: lo street artist ha una cosa in comune con il vecchio graffitaro: di solito agisce in incognito, di notte e senza il consenso di nessuno. Quindi, essendo potenzialmente punibile con fior di multe, ci tiene a conservare il proprio anonimato. Evyrein, dunque, non si sa chi sia. Non siamo in grado di dargli un volto, un nome e un cognome. Quel che si può dire con certezza è che non è più un ragazzino (quest’anno entra nei primi “anta”), che è scledense di nascita e padovano di adozione. Ed è proprio a Padova che ultimamente ha fatto parlare di sé, con un paio di lavori legati alla stretta attualità che hanno suscitato qualche polemica e sono finiti perfino su alcuni giornali nazionali. Perché prima ha dipinto un Sant’Antonio con in mano una siringa e con il dito medio alzato, con l’intento di mandare un messaggio di lotta al virus e alla pandemia. Poi, in occasione della festa della donna, l’8 marzo sul muro d’angolo di un palazzo ha realizzato una prostituta con in mano la mimosa. Evyrein, s’è capito che il suo nome all’anagrafe non lo dice. Ma proviamo a inquadrare il personaggio: età, nascita, esperienze giovanili...
“Sono nato a Schio nel 1981 e ci ho vissuto finché nel 2004 sono partito e sono andato
a Londra, per un paio d’anni. Poi sono tornato a Schio e sei anni fa mi sono trasferito a Padova, un po’ perché avevo lì la ragazza e un po’ perché volevo cambiare aria”. Nei due anni londinesi giovanili cosa ha fatto?
“Niente che si possa raccontare... Ci ero andato un po’ allo sbaraglio, diciamo che ho fatto un po’ di casini, ho lavoricchiato. Avevo poco più di vent’anni, un’altra testa... In ogni caso ho fatto una grande esperienza”. Quando ha cominciato a dedicarsi alla street art?
“Dobbiamo tornare al 1998. In quegli anni a Schio facevo parte di un gruppo di ragazzi che facevano graffiti, un collettivo che si chiamava TDR. Non ne ero un protagonista, ma giravo con loro”. - Cioè andavate a fare i classici graffiti nei sottopassaggi? “Sì, sottopassaggi, treni, corriere... Io a quell’epoca ancora non disegnavo, più che altro facevo da palo. La mia esperienza è partita da lì”. E quand’è che ha preso anche a disegnare?
“L’interesse per la street art mi è nato negli anni a Londra, è lì che sono venuto a conoscenza dei lavori di Banksy (lo street artist più famoso del mondo, ndr) e mi ci sono appassionato. Ma la mia prima vera opera l’ho realizzata agli inizi di questa pandemia”. Ah, è una cosa molto recente...
“Sì, di fatto ho iniziato durante il lockdown dell’anno scorso”. Quindi la sua fonte di ispirazione è stata Banksy?
Schio ◆ [5] “Bè, non posso non citarlo, è ovvio che è uno dei miei artisti preferiti. Ma l’ispirazione non la prendo necessariamente da altri artisti, mi viene anche dal periodo storico che viviamo, dal telegiornale, da una canzone... dipende. Ho un processo creativo strano, e anche lungo”.
Poi ho fatto un Sant’Antonio con la siringa del vaccino in mano e con il dito medio alzato nei confronti del virus... in questo periodo di Covid lo trovavo adatto. Ovviamente a Padova se tocchi il Santo... ho ricevuto tonnellate di amore e quintali di cacca, per parlare chiaro”.
Il nome Evyrein come nasce?
Bè, il Santo con il dito medio alzato effettivamente è un po’ forte, no?
“Sono un appassionato di videogame fin da bambino e c’è un videogioco che mi piace molto, si chiama ‘Heavy rain’. L’ho italianizzato e scritto così come si pronuncia”. Ricapitoliamo: in questo primo anno di “carriera” che interventi ha fatto a Schio?
“Ho fatto ‘Bimbo Bang’, un bambino soldato che imbraccia due kalashnikov e anziché proiettili spara colori, si trova in un sottopassaggio a Magrè e l’ho riprodotto anche sul muro delle tribune dello stadio di rugby Nelson Mandela. In piazza Falcone Borsellino ho fatto ‘Tommy’, il bambino con la scritta “Per essere felice ci vuole coraggio”. In un posto nascosto, all’interno di uno stabile, ho disegnato una persona che fa il segno di spararsi con le dita facendo uscire in realtà colori: sotto c’è scritto “Amazzatevi” con “zza” cancellati per far risaltare la parola “Amatevi”: mi è stato censurato da Instagram, che lo ha rimosso. Sempre in piazza Falcone c’è una bambina che sta guardando una fatina. Poi ho fatto un puffo che riprende il messaggio del movimento Black lives matter. E ho fatto il bambino che legge al sottopasso del ‘Cono di luce’, in quel caso in collaborazione con un amico street artist di Padova e su specifica commissione del Comune”. A parte quest’ultimo, i disegni e la scelta del luogo dove farli di norma sono sempre sue iniziative?
“Assolutamente sì. Scelgo il posto, il messaggio e l’opera, senza chiedere nulla”. E quand’è che agisce?
“Di notte, tassativamente. Per evitare persone, polizia e casini vari”. A proposito di “casini”, a Padova ultimamente qualche suo intervento pare averne provocato qualcuno…
“Mi sono state censurate alcune opere, sì, addirittura alcune sono state vandalizzate. L’ultima, la prostituta con la mimosa, è stata rimossa del tutto. È stata gradita da molti per il messaggio che ha dato, ma probabilmente ho toccato tasti che qualcuno non ha gradito.
“Sì, ma è quello che cerco, l’ho fatto apposta. Per essere provocatore”. Ma dietro questo tipo di lavori c’è un intento di pura provocazione o c’è anche dell’altro?
“È provocazione, certo, ma cerco anche di dare un messaggio a fin di bene, di amore e pace. Cerco di far pensare e discutere. Siamo abituati a vedere una street art socialmente accettabile: i bambini che si abbracciano, l’arcobaleno... Tutto bene, ma la street art nasce anche per fare riflettere con messaggi forti. Così, ad esempio, per la festa della donna ho pensato: cosa faccio? una donna che se la passa bene oppure una prostituta, una delle ultime dimenticate, un’invisibile? Stessa cosa per il Santo: dietro quella rappresentazione c’è un messaggio forte, in un momento in cui facciamo i conti con la paura del Covid. Non mi interessava il classico messaggio della serie ‘Andrà tutto bene’, perché non è andato tutto bene. E allora il Santo che alza il dito medio è come se dicesse: basta, prendete coraggio e decidete di vincere! È un modo per mandare a quel paese il Covid”. Quanto ci mette a fare un disegno come la prostituta o il Santo? Dovendo fare tutto di nascosto, mica può stare in bella vista per chissà quanto tempo... “Di solito uso la tecnica degli stencil. Quindi ho tantissimo lavoro preparatorio a casa, per semplificare il lavoro sul posto. Esco già con il lavoro pronto e in una mezz’ora sul posto faccio tutto. Ultimamente però ho cambiato metodo, perché con il lockdown il rischio di uscire la sera è aumentato: adesso uso la tecnica del ‘pasted up’: c’è sempre un gran lavoro a casa, preparo il disegno su un foglio di materiale tipo cartellone pubblicitario, poi vado sul posto scelto e con la colla lo attacco al muro. Di fatto, spendo due minuti: non posso permettermi di stare troppo tempo, bisogna essere veloci”. Insomma, sono dei blitz.
“Bisogna, perché fuori è pazzesco. Almeno a Padova è difficilissimo”. Di conseguenza voi street artist non potete uscire allo scoperto con volto e nome perché altrimenti vengono a bussarvi a casa e a portarvi i verbali delle multe...
Il rugbysta, figura realizzata allo stadio di rugby di Schio
Copertina
“Esatto. Non ci sono permessi e non voglio nemmeno chiederli. Quest’arte è fatta così. L’80% degli street artist non si mostrano e non si sa chi siano. Fa parte del gioco”.
La prostituta con la mimosa, altro lavoro realizzato su un muro del centro di Padova e rimosso dopo poche ore
Lei, diceva, ha iniziato con il lockdown. Ma una volta che, a Dio piacendo, questo periodo nero sarà alle spalle, pensa di rimanere sulla scena? Questa, in altre parole, è una scelta di vita?
“Assolutamente sì, sta diventando il mio lavoro. Voglio che lo diventi, senza dubbio. L’obiettivo è quello di vivere di quella che è diventata la mia forma d’arte”. Ma se si trasforma in un lavoro, in qualche modo diventa tracciabile, no?
“Per lavoro non intendo dire opere su commissione. Piuttosto penso, una volte realizzata un’opera, di poter decidere di farne una stampa d’arte a tiratura limitata per poi vendere le copie. Mantenendo il più possibile questo profilo di anonimato”. Senta, ma come la mettiamo con l’ambiente? Perché, ad esempio, tutte le bombolette che usano gli street artist non emettono gas e prodotti chimici?
“In realtà è diventata una forma d’arte che sostiene sempre più i temi della sostenibilità. La street art oggi è una forma di rigenerazione urbana perché rende più bello un luogo brutto, e inoltre si sta avvicinando a tutto il tema green attraverso l’uso di bombolette e prodotti che non inquinano e nuove tecniche di verniciatura che addirittura puliscono l’aria dallo smog”. A Schio lei pare aver trovato terreno di collaborazione, visto il lavoro condiviso con l’amministrazione per il sottopasso del “Cono di luce”.
“Sono stato sostenuto dall’amministrazione, che anziché cancellare le opere che avevo fatto, mi ha contattato per collaborare. Schio si è rivelata tutt’altro che una città chiusa”. Però finora ha tenuto i lavori più polemici per Padova. Se arrivasse anche qui con un santo che fa il dito medio, è da vedere come andrebbe a finire... Ecco, arriverà un’opera provocatoria anche a Schio?
“Ah sì, prestissimo. Ho già delle idee”. ◆
[6] ◆ Thiene Attualità
Il nuovo consiglio direttivo dell’Aeroclub, con il presidente Collinetti ultimo a destra (e nella foto sotto)
Marco Collinetti, 54 anni, imprenditore di Valdagno con Thiene come “seconda casa”, subentra a Pier Antonio Nicoletti al vertice dell’associazione.
L
Omar Dal Maso
a barra di comando dell’Aeroclub di Thiene passa di mano, inaugurando il quadriennio di gestione con un nuovo pilota, in senso figurativo ma anche sul piano pratico, in cabina di regia oltre che di comando appunto. Si tratta di Marco Collinetti, 54 anni, imprenditore che vive a Valdagno ma che grazie alla passione per il volo ha fatto dell’aeroporto e quindi della frazione di Rozzampia un po’ la sua seconda casa. Dai primi di marzo ha assunto la carica di presidente dell’associazione dedicata all’aviatore thienese Arturo Ferrarin - al pari della denominazione dello scalo - per la prima volta, dopo aver ricoperto il ruolo di consigliere uscente fino a poche settimane fa. Un passaggio di testimone che si può dire “in rima” con Pier Antonio Nicoletti, il suo predecessore. Insieme ai collaboratori proverà a “sorvolare” le nubi - leggasi problematiche - legate alle pandemia per far decollare le attività che l’Aeroclub cura e organizza, occupandosi di aeroturismo, di formazione dei giovani piloti e di tenere sempre con le “eliche” in movimento la flotta composta da 6 velivoli in hangar.
L’Aeroclub ha il nuovo presidente Nuovo direttivo e nuova guida per l’associazione che gestisce l’aeroporto thienese. Dall’hangar che ospita i 6 velivoli della flotta si guarda al futuro. E ovviamente al cielo.
I primi voli in deltaplano, da ventenne o giù di lì, poi l’approdo all’aviazione a motore che oggi ha portato Collinetti a presiedere un’associazione storica del panorama aeronautico. “La passione – spiega - è nata dopo il servizio militare con il volo libero come autista di deltaplano, dal Summano o dal Grappa ad esempio, in tempi in cui c’era un po’ un far west. Poi una ventina di anni fa è proseguita con gli aerei, dopo aver preso la licenza di volo, prima italiana e poi europea”. Insieme alla guida dell’associazione “Ferrarin” è stato rinnovato anche il consiglio direttivo, per confermare il “porto dell’aria” dell’Altovicentino come polo riconosciuto per il Nord Italia. Sono stati eletti i consiglieri Alberto Farina (vice), Michele Dalla Costa per la specialità “VDS” da diporto, Emanuele Fioraso con delega al settore “Aviazione Generale”, Gianpaolo Andrighetto e Stefano Balzarin. A completare il quadro i revisori dei conti Luca Topini, Sergio Bassan e Simone Dellai.A tutti loro il compito collegiale di tenere in alta quota gli oltre 50 anni di storia del volo made in Thiene. E di coinvolgere gli associati e i circa 30 allievi che seguono il corso per conseguire il brevetto di volo: un primo passo verso il sogno di divenire piloti professionisti di linea. Con la scuola di Aviazione Generale diretta da Giorgio Scarso e la scuola VDS Ultraleggeri diretta da Lucio Caregnato a loro disposizione.
“È un onore e una grande responsabilità iniziare il mandato in questi mesi difficili - spiega il neoeletto presidente -. Si tratta di un periodo molto impegnativo per la situazione generale che ha messo a dura prova le nostre attività. La rinnovata squadra di consiglieri e revisori, ciascuno impegnato in progetti specifici o in commissioni più articolate, mi affiancherà in un’ottica di continuità e di crescita del nostro Aeroclub”. Anche per il club, infatti, che ha affiancato il comitato per le celebrazioni (in parte sfumate) per il Centenario del Raid Roma-Tokyo del 1920, è stato un anno duro. “Ricordo con amarezza il periodo del lockdown, quando tutto era chiuso e l’aeroporto deserto, quando venivo per rimettere in moto i velivoli e controllarli, visto che al tempo ero responsabile della flotta – dice Collinetti -. Poi le attività sono riprese e continuate grazie a tanti sforzi, con i dovuti protocolli. Ad esempio ogni mezzo viene disinfettato dopo l’utilizzo, perfino le chiavi. Chi entra in hangar passa per il termoscanner e deve seguire le misure di prevenzione previste, che applichiamo rigorosamente”. Ora sguardo in avanti e soprattutto all’insù, in vista di un futuro con un pizzico di tricolore per il passaggio delle Frecce Tricolori entro la fine dell’anno proprio sopra Thiene, per onorare l’impresa di Ferrarin. ◆
[8] ◆ Schio Politica
“Durante gli ultimi difficili mesi, con la maggioranza è stato condiviso un percorso che reputo positivo – dice Ilenia Tisato -. In questi gravi momenti è giusto collaborare per il rilancio di Schio”.
C
Elia Cucovaz
hiamiamole, se vogliamo, “convergenze parallele”. Un concetto della politica che, pur rappresentando un’impossibilità geometrica, rende l’idea di quanto accade alle volte quando due schieramenti che partono distanti l’uno dall’altro e che apparentemente marciano dritti per la loro strada, alla lunga finiscono ugualmente per avvicinarsi e a volte per incontrarsi. Potremmo usare questa formula per descrivere quello che sta accadendo a Schio tra la minoranza leghista e il sindaco Valter Orsi: acerrimi avversari nelle ultime due campagne elettorali cittadine, ma oggi in accordo su un tema che normalmente divide maggioranza e opposizione come il bilancio di previsione. Bilancio che, a sorpresa, è stato approvato con il voto favorevole della leghista Ilenia Tisato. Una sorpresa, a quanto pare, in primis per i suoi stessi alleati: i consiglieri Luigi San-
Ilenia Tisato
Cosa si sta muovendo dentro il centrodestra? Il voto delle leghista Ilenia Tisato a favore del bilancio comunale sembra aver aperto nuovi scenari nell’opposizione scledense, sollevando malumori e producendo una apparente spaccatura. Ma si è trattato di un episodio o è in corso un riposizionamento politico in vista delle elezioni del 2024?
ti (Lega) e Alex Cioni (Prima Schio), i quali, in dissenso dalla capogruppo, sul bilancio 2021-23 hanno scelto la via dell’astensione. Una spaccatura avvenuta in aula consiliare con tanto di volo di stracci in diretta streaming. Cosa significa questo episodio per il futuro del centrodestra cittadino? «Un fatto spiacevole, ma che ci può stare nell’ambito del dibattito politico interno a uno schieramento». Lo descrive così Ilenia Tisato, ma afferma anche che la rottura definitiva pronosticata da qualcuno sia da ritenersi scongiurata. «Quando si discute capita anche di litigare. L’importante è che io e il mio vicecapogruppo Luigi Santi ci siamo spiegati e abbiamo ritrovato la linea comune che è sempre stata il bene della città». Un altro discorso è invece il rapporto con Cioni. «È entrato in Consiglio con la lista a mio sostegno - continua la ex candidata sindaco -, ma ha sempre fatto squadra a sé. Dispiace che, invece di cercare di risolvere questa divergenza fra noi, abbia preferito parlare alla stampa e sui social. Una scelta che non ho capito e che non mi è piaciuta. D’altra parte è libero di scegliere la sua strada».
“Momento grave, giusto collaborare” Tisato spiega così la scelta di votare favorevolmente al bilancio: «Durante gli ultimi difficili mesi, con la maggioranza è stato
condiviso un percorso che reputo positivo. In questi gravi momenti è giusto collaborare per il rilancio di Schio. E questo bilancio, anche grazie agli emendamenti che ho presentato e che sono stati approvati, va nella strada giusta. Perciò, dopo aver informato il partito, si è scelto di dare prova di fiducia». Quindi anche il dissidio, mai celato, tra la Lega e il suo ex militante Valter Orsi è da considerarsi acqua passata? «Non siamo entrati in maggioranza - sottolinea Tisato -. Continueremo a vigilare sull’applicazione dei provvedimenti. Detto questo, da parte nostra non c’è preclusione verso il sindaco. E anche da parte sua vedo la volontà di collaborare sui temi intorno ai quali si può fare fronte comune». Che la frattura interna alla Lega sia da considerare ricomposta lo conferma anche Luigi Santi: «Riguardo al bilancio, ho dato il voto che mi sembrava giusto in quanto consigliere di opposizione. D’altra parte c’è stata occasione di spiegarsi con Ilenia Tisato e con il partito riguardo quella momentanea divergenza di opinioni. Credo che la variazione di bilancio oggi in discussione si potrà valutare favorevolmente». E Santi sottolinea anche che la disposizione al dialogo con la maggioranza potrà proseguire anche in futuro: «La priorità ora è fare in modo che i due milioni di euro arrivati per il ripristino idrogeologico del territorio siano spesi presto e bene. Noi faremo
Schio ◆ [9] le nostre proposte e se l’amministrazione si dimostrerà aperta ad ascoltarci noi siamo pronti a collaborare».
L’inizio di una nuova fase? Riguardo il sindaco Santi si spinge anche a un ragionamento di lungo periodo: «Se fra tre anni, cioè in occasione delle prossime elezioni comunali, avremo posto le basi per un cammino comune, da parte nostra nessun veto a un riavvicinamento. Ma bisognerà capire quali saranno gli scenari allora». Riguardo i rapporti con il “vicino di banco” Cioni, Santi spiega che il lavoro assieme potrà proseguire. «D’altra parte, lui ha la sua identità e nessuno gliela vuole togliere». Anche Enrico Bandolin - che nell’ambito della Lega cittadina si definisce «un semplice sostenitore», ancorché molto addentro ai fatti della sezione - parla di questa fase come del possibile inizio di un percorso comune con la maggioranza. «Che una forza di opposizione approvi un bilancio di previsione è un atto politico significativo, che logicamente va condiviso e concordato con il coordinamento provinciale del parti-
to. D’altra parte l’approvazione del bilancio è anche il momento principe per prendere posizione. E dato che le linee di indirizzo contenute nel documento presentato dalla maggioranza sono accettabili, è un bene che la Lega lo abbia fatto, mettendo da parte divergenze politiche con coraggio e onestà intellettuale per partecipare al rilancio di Schio».
“Aprire uUn tavolo di confronto” Dal canto suo, Alex Cioni, capogruppo di Prima Schio, non vuol lasciar cadere l’accaduto e anzi sfida Tisato con una lettera aperta in cui riporta le dichiarazioni di stizza della stessa risalenti al 2018, quando lei era segretario cittadino della Lega e quando ad approvare il bilancio di Orsi fu un altro (ormai ex) esponente del suo partito: Alessandro Gori. «Cos’è cambiato da allora? - chiede Cioni - Capisco che la politica sia spesso un teatrino nel quale la coerenza non ha alcun valore virtuoso, ma una spiegazione per questa inversione di rotta così radicale è lecito aspettarsela. Non intendo entrare nel merito delle dinamiche interne della Lega di Schio, ritengo però opportuno l’apertura
Politica di un tavolo di confronto per chiarire quanto accaduto». Una richiesta che, secondo Cioni, Tisato non dovrebbe avere problemi ad accettare, perché «chi ambisce a un ruolo di leadership deve saper guardare oltre il partito di appartenenza assumendosi l’onere, tutt’altro che facile, di fare da mediatore tra le diverse sensibilità che convivono nelle medesime famiglie politiche». D’altra parte, se l’ex candidata sindaco non lo vorrà fare, Cioni si dice pronto a fare la sua parte «con chi ci vuole stare» per costruire un’alternativa credibile di centrodestra. «Se vogliamo ambire a divenire maggioranza, l’unica strada è caratterizzarci come forze di minoranza nel governo locale, dimostrando di essere preparati a svolgerne la funzione». Soltanto il tempo dirà se la politica delle “convergenze parallele” in città è destinata a farsi strada per davvero. Per ora una cosa è certa: nel centrodestra il posizionamento in vista delle prossime elezioni è già cominciato. ◆
[10] ◆ Thiene Attualità
U
na “dozzina” di buoni motivi per continuare a sostenere il progetto di supporto a donne da proteggere e madri in difficoltà insieme ai loro figli. Tutelandole, rispettandole e avviandole al ritorno alla normalità. Si sono conclusi da poco i primi 12 anni di attività della “Casa di Solidarietà” di Thiene, fondata a novembre del 2008 e divenuta un punto fisso e insieme di riferimento in campo sociale sul tema dell’accoglienza. Dedicata alla madri “sole” e alle singole donne che vivono parentesi critiche di relazione familiari, la struttura lavora a stretto contatto con il distretto 2 dell’Ulss 7 Pedemontana e con i comuni aderenti. Il bilancio di questi 12 anni di quotidiano impegno racconta di 77 donne italiane e straniere accolte dagli operatori del centro e 53 bambini e ragazzi, tutti minori, passati per i 6 alloggi (più cucina in comune, bagni e sala da pranzo) a disposizione proprio nel centro storico della città, grazie al Comune e alla parrocchia del Duomo o di San Gaetano. Con l’ente locale a rinnovare proprio nei giorni scorsi il contributo annuale, che ammonta a 32 mila euro e si affianca all’impegno concreto della Regione Veneto, edificando a più mano un muro da opporre alla violenza di genere di cui sono vittime le ospiti che si sono turnate nella struttura, intraprendendo un percorso sicuro di rientro in società. Il servizio ormai radicato e che arricchisce
Casa della solidarietà, 130 ospiti in 12 anni La struttura, aperta nel 2008, continua a fornire protezione e assistenza alle donne vittime di violenza. anche di donazioni di privati e iniziative extra da parte di associazioni del territorio è parte integrante della “Rete Antiviolenza” dell’Altovicentino, e non tutti i thienesi sono al corrente che in città esiste appunto un “baluardo” a difesa di queste donne costrette temporaneamente ad abbandonare temporaneamente la loro casa, la loro vita e famiglia per preservarle. Qui, a Thiene, queste persone sperimentano la vita condivisa e nuove relazioni, senza rimanere
isolate e nello stesso tempo rimanendo seguite con la necessarie garanzie di riservatezza e, nei casi più delicati, anche protezione. Insieme a loro operano figure qualificate: un’assistente sociale delegata dal Comune e un’educatrice professionale che si dedica ai bambini per le attività ricreative, oltre alle due religiose che si occupano a tempo pieno della Casa della Solidarietà e di fornire accoglienza e aiuto a 360 gradi a chi la vive. ◆ [O.D.M.]
Parte la mappatura degli edifici rurali Il Comune ha indetto un’indagine preliminare invitando i proprietari di immobili in stato di abbandono a segnalarli, in vista di possibili incentivi.
C’
è tempo fino al 13 maggio per partecipare al bando indetto dal Comune di Thiene con l’obiettivo di favorire il recupero di edifici in stato di abbandono da parte dei loro proprietari. Si contano a decine i ruderi e gli immobili dismessi da decenni, in particolare (ma non solo) nelle campagne delle frazioni della città. Si tratta di un piano articolato che entra nella sua prima fase, quella di “ricognizione”: una sorta di mappatura di questo tipo costruzioni, anche in condizioni di degrado avanzato, oppure opere e manufatti che nulla hanno a che vedere con
la zona agricola e che il più delle volte deturpano il paesaggio rurale (le cosiddette “opere incongrue”). Obiettivo finale sarà la riqualificazione, tenendo presenti due principi cardine, vale a dire l’ecosostenibilità e la tutela del paesaggio circostante. I risultati rientreranno in un progetto che prevede la predisposizione di una Variante Parziale al Piano degli Interventi, finalizzata a un recupero e/o valorizzazione. Una “spinta” che proviene dalla sfera pubblica in quanto, in buona parte dei casi, si manifestano da parte dei proprietari scarse - se non addirittura assenti - prospettive
di valorizzazione, che in ogni caso devono svolgersi entro i “confini” delineati nei documenti di programmazione territoriale nel rispetto delle direttive. Con il Comune a fungere in questo caso un ruolo di garante appunto riguardo la tutela del paesaggio e il consumo del suolo. Le richieste vanno inoltrate in ufficio protocollo oppure alla mail thiene.ediliziaurbanistica@pec.altovicentino.it ◆
SERVIZIO
H24 Se le tue Caditoie stanno prendendo vita... CHIAMACI! Torrebelvicino
Tel. 0445 660455
Zanè
Tel. 0445 365424
Pulizia pozzi neri • Disotturazione tubi • Ispezioni televisive tubazioni • Riparazione tubi • 5DFFROWD H WUDVSRUWR ULƓXWL
pozzineri@vallortigara.it • www.spurgo-pozzi.com
[12] ◆ Schio L’edicola di Mustapha Laachir in piazzetta Garibaldi
Attualità
La “soluzione ibrida” che abbina la rivendita di giornali a un altro servizio (bar, tabacchi...) è sempre più adottata per riuscire a mandare avanti l’attività. Ma c’è anche chi ancora conserva il solo tradizionale servizio di edicola
S
Camilla Mantella
ono sempre meno. I chioschi dei giornali, le edicole che vendevano esclusivamente riviste e quotidiani sono quasi scomparse dai quartieri. Se ne vanno velocemente: diffondendosi l’abitudine di informarsi on line, capita di trovarsi di fronte a serrande abbassate e vetrine buie dove fino a poco prima si entrava, magari saltuariamente, a comprare il giornale, il periodico o l’inserto che interessava. I tempi sono cambiati e la crisi delle edicole è passata sotto gli occhi di tutti facendo davvero poco rumore. Basta passeggiare per il centro di Schio per rendersene conto: esercizi storici come l’edicola di Piazza Almerico o quella di via Battaglione Val Leogra hanno chiuso i battenti da tempo. Anche altre edicole di quartiere a Santa Croce, Santissima Trinità o Magré hanno abbassato le serrande. Alcune hanno riaperto sotto nuove gestioni nelle quali la rivendita di giornali è solo
L’edicola Pettinà al Sacro Cuore
Quelli che ancora vendono i giornali In città gli esercizi commerciali autorizzati alla rivendita di giornali sono una trentina, ma soltanto una decina vendono “esclusivamente” giornali. Sono sempre più quelli che affiancano all’edicola un’altra attività, come la cartoleria, la rivendita di tabacchi, oppure il servizio di bar e caffetteria.
una delle attività dell’esercizio commerciale. Altre semplicemente hanno lasciato i locali vuoti. L’Ufficio Commercio del Comune segnala che gli esercizi commerciali autorizzati alla rivendita di giornali, in città, sono una trentina. Solo una decina, però, vendono “esclusivamente” giornali. Sopravvive più facilmente, infatti, chi affianca all’edicola un’altra attività, come la cartoleria, la rivendita di tabacchi, oppure il servizio di bar e caffetteria, per quanto fiaccato da questo ultimo anno pandemico.
Prevale l’attività “ibrida”, ma c’è ancora chi rimane “puro” “Coi soli giornali non ce la faremmo – ri-
spondono dall’edicola Gasparin Elena di via Leonardo da Vinci -. Quello dell’edicolante è un lavoro impegnativo, con orari molto lunghi e una soglia dell’attenzione davvero elevata, dovuta soprattutto alla necessità di controllare precisamente tutti i quotidiani e le riviste in ingresso per poter poi gestire l’indomani il reso. Se si sbaglia paga l’edicolante, che deve trattenere in negozio molto invenduto. La nostra attività si affianca a quella di rivendita tabacchi e poi gestiamo la parte di ricevitoria per il gioco del Lotto, oltre a ricariche e pagamenti: è per quello che riusciamo a tenere aperto”. Il business “ibrido” è la soluzione sempre più adottata per riuscire a continuare a vendere giornali, tanto che spesso l’attività dell’edicola non è quella primaria, bensì un servizio aggiuntivo che viene offerto al cliente. Negli ultimi anni parecchi bar hanno installato il loro angolo edicola e nel circondario ci sono anche alcune panetterie che, accanto a paste e lievitati, espongono settimanali e mensili (meno frequenti, invece, i quotidiani). C’è comunque chi ancora conserva il solo tradizionale servizio di edicola. Tra questi c’è Mustapha Laachir, l’edicolante ormai storico di piazzetta Garibaldi. Il suo negozio è ancora di quelli “di una volta”, con gli scaffali e le pareti coperte di giornali, riviste, libri. Un piacere per gli occhi.
Schio ◆ [13] “Il problema vero per noi è la distribuzione – dice -. Spesso arrivano poche copie delle pubblicazioni e quando sono esaurite ma vengono ancora richieste diventa pressoché impossibile rifornirsi, il distributore ormai è a Treviso... Questo è un limite che in più di qualche occasione ci impedisce di esaudire le richieste dei clienti, e fa anche venir meno una parte di entrate: ogni mese il numero troppo ridotto di copie che arrivano e l’impossibilità di recuperare gli arretrati richiesti vuol dire 400-500 euro di possibili entrate in meno, che non sono poche”. Per il resto, Laachir tutto sommato non si lamenta: la clientela è perlopiù matura (“diciamo dai trent’anni in su”), ma è costante e permette di mandare avanti l’attività. Anche l’edicola Pettinà, accanto alla chiesa del Sacro Cuore, sebbene faccia parte di una gestione familiare che (in spazi indipendenti) conduce anche un bar, può essere considerata un’edicola “pura”. “Le nostre sono due attività molto divise tra loro come clientela – spiega il proprietario, Loris Pettinà -. Poi non c’è dubbio che per sopravvivere bisogna integrare l’edicola tradizionale con quei servizi di tipo postale e bancario che oggi prendono piede nel nostro settore e che permettono di raggiungere un discreto risultato economico ma soprattutto di ‘agganciare’ una fetta di clientela che poi col tempo torna e diventa anche cliente dell’edicola. La gestione delle utenze domestiche o delle carte ricaricabili, ad esempio, diventa per noi un aspetto importante: ci sono periodi nei quali sbrighiamo il pagamento anche di 10-12 bollette al giorno”. Anche per Pettinà il problema della distribuzione è una palla al piede. “Da un lato non arrivano copie a sufficienza delle cose che potrebbero interessare il pubblico, dall’altro la stessa distribuzione non è in grado di soddisfare le esigenze che segnaliamo, perché gli editori non hanno convenienza a rifornire in surplus, diventando molto costoso gestire poi i resi. Di fatto sotto questo aspetto ci troviamo in un rapporto di monopolio nel quale diventa complicato far valere le nostre ragioni”.
Le edicole sono l’ultimo anello della catena delle difficoltà che l’informazione cartacea ha dovuto affrontare dall’avvento di Internet e delle news on line. I primi a risentirne sono stati i giornali tradizionali, ma a cascata la trasformazione e la migrazione massiva sul canale digitale ha toccato tutto l’indotto, dagli stampatori alle concessionarie di pubblicità fino alle edicole. Che probabilmente, più degli altri, hanno patito una difficoltà di riconversione. Perché se vendi giornali e riviste fisiche e il prodotto che tratti inizia a scomparire, è difficile sopravvivere. La Tabaccheria Edicola Milano, in via Pasubio, condivide sulla sua pagina Facebook inviti ironici alla riflessione e alla lettura. In uno degli ultimi post pubblicati, una vignetta mostra un’anziana bibliotecaria che porge a un ragazzo un libro, dicendogli “... non preoccuparti di accenderlo, devi solo sollevare il coperchio. Non serve cliccare su ‘avanti’, devi solo girare le pagine. Inoltre non c’è la batteria, non si spegne mai! Vedrai che è geniale!”. E in effetti la “tecnologia” del libro sta resistendo, perché risulta ancora piuttosto scomodo a molti leggere lunghe pagine su un tablet, un pc o uno smartphone.
Una crisi che parte da lontano La risposta al perché stiano scomparendo le edicole “pure” sta soprattutto nella trasformazione delle abitudini di lettura dei clienti. “Sempre meno persone comprano giornali cartacei - confermano dall’edicola Gasparin -. I lettori abituali di una volta, quelli del quotidiano acquistato ogni mattina, sono sempre più rari. Sicuramente non sono sufficienti a sostenere questo comparto”.
I giornali si venderanno sempre più nei bar Quando, fin dal primo lockdown, le edicole sono state inserite tra gli esercizi commerciali essenziali che potevano continuare a tenere aperto, si è capito che – oltre a essere una necessità per rendere acquistabili i giornali che hanno sempre continuato le loro pubblicazioni - c’era una precisa volontà di proteggerne da un lato la funzione pubblica di punti di informazione, oltre
Attualità
L’edicola Gasparin di via Leonardo da Vinci
che di non dare il colpo di grazia a un settore in sofferenza da anni. Non è un caso se nei mesi successivi si è pensato di affidare agli edicolanti anche un ulteriore fetta di “servizi al cittadino”, come la stampa di certificati anagrafici – al momento appannaggio dei soli uffici comunali – o il disbrigo di altre incombenze burocratiche. A Schio alcuni edicolanti ci hanno pensato ben prima del legislatore, offrendo aiuto ai clienti per prenotare esami e visite mediche, che dallo scorso febbraio l’Ulss gestisce solo digitalmente. Tuttavia i certificati anagrafici, ad esempio, andranno presto a scomparire e i cittadini potranno richiederne copie digitali direttamente online con il proprio SPID, senza contare che le recenti leggi sulla semplificazione amministrativa prevedono proprio un loro quasi totale abbandono, prediligendo l’autocertificazione. Alcuni servizi affidati alle edicole, insomma, nascono già per morire in breve tempo. La consapevolezza comune, insomma, è che il cambiamento ha impattato fortemente la categoria degli edicolanti e che la tendenza è quella di un aumento massiccio di fruizione digitale dei contenuti legati all’informazione. Buona parte di chi ha un’attività di questo tipo si è già mosso o si sta muovendo per affiancarle altro e rendere la rivendita di giornali non più l’unica attività commerciale, ma qualcosa di integrato con una serie di altri prodotti e servizi. Anche Schio, come il resto delle città italiane, sembra dunque destinata a ricordarsi solo nelle foto d’epoca dei chioschi “di una volta” traboccanti di riviste colorate, come quello dello storico edicolante Molon in piazza Rossi. Davvero altri tempi. ◆
[16] ◆ Schio Attualità Alcuni stranieri sono ritornati nel proprio paese, soprattutto quelli provenienti dagli stati dell’Est Europa. Altri, invece, si sono trasferiti in comuni limitrofi per motivi familiari o lavorativi.
C
Mirella Dal Zotto
on la pandemia la presenza di stranieri in città è diminuita o è rimasta stabile? E quanti di loro, a causa delle chiusure e delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria, hanno perso o rischiano di perdere il lavoro a termine? Queste domande trovano risposta grazie a dati forniti dall’ufficio statistica del Comune. Alla fine del 2019 la città aveva 38.985 abitanti, di cui 4.916 stranieri: l’ambita “Quota 40 mila” non sembrava poi così lontana, favorita in modo determinante dall’apporto della popolazione non autoctona. A dicembre 2020, però, gli abitanti sono risultati diminuiti di 200 unità rispetto all’anno precedente, passando a 38.782, e gli stranieri si sono ridotti di un centinaio (4.815); la loro incidenza è così passata dal 12,61 al 12,42%. La tendenza testimonia che nell’anno della pandemia non ci sono stati molti spostamenti, ma comunque di flessione si parla. I neonati sono sostanzialmente stabili nel numero totale: 201 nel 2019, 194 nel 2020, ma i bambini stranieri sono aumentati parecchio, passando dalle 51 nascite dell’anno prepandemia alle 79 del 2020. In linea di massima, comunque, sembra proprio tramontata quella ripresa della natalità che nel 2018 aveva fatto ben sperare. Il contributo di nascite straniere, arrivato in precedenza al 33%, si attesta ora sul 28%.
Ciao ciao “quota 40 mila” La città stava per arrivare alla fatidica soglia dei 40 mila abitanti, inseguita simbolicamente da tempo, quand’ecco che è cominciata la discesa, colpa anche della pandemia: in un anno si sono persi 200 abitanti, di cui la metà circa stranieri.
Guardando alle etnie, attualmente in città superano la novantina. Svettano ancora una volta i rumeni, vicinissimi al migliaio di residenti, seguiti dai serbi che però scendono da 667 a 613: sono diminuiti di 54 unità e la loro è stata la flessione più significativa.Al terzo posto i marocchini, passati da 303 a 290; al quarto posto i bangladesi, sostanzialmente stabili (268-263); quinta posizione per i moldavi, soprattutto donne, in leggera flessione (261-238).Altre etnie un po’ diminuite in diffusione sono quelle bosniaca, macedone e senegalese. Stabili i cinesi (+5), gli ucraini (soprattutto donne, +7), gli albanesi, i croati e gli algerini. In controtendenza ghanesi e nigeriani, che fanno registrare un aumento rispettivamente di 21 e 25 unità, probabilmente dovuto al fatto che a Schio e dintorni ci sono diverse fonderie e forge che possono contare su manodopera di origine africana. «I motivi della flessione dei cittadini stranieri sono difficilmente individuabili – as-
Dove vive chi viene da fuori A Schio le famiglie italiane sono 17.356, quelle straniere 1727. Nei sette quartieri cittadini la loro distribuzione è ben diversa. I quartieri preferiti sono quelli del centro o gravitanti attorno ad esso: qui ci sono più servizi e più disponibilità di appartamenti a basso prezzo, sia in affitto che di proprietà. Gli stranieri si distribuiscono per il 23% nel quartiere Centro-Quartiere Rossi, per il 19% a S. Croce-Maglio e per il 14% a SS.Trinità-Piane-Resseccoà. Sono all’8% nel quartiere Stadio-Poleo-Aste-S. Martino e al 7% nel quartiere Magré-M. Magré-Liviera-Ca’ Trenta. Le percentuali più basse sono nei quartieri periferici, a Giavenale (5%) e al Tretto, con appena il 2%.
serisce l’assessore ai servizi sociali, Cristina Marigo. -. Alcuni probabilmente sono ritornati nel proprio paese d’origine, soprattutto quelli provenienti dagli stati dell’Est Europa. Altri, invece, si sono semplicemente trasferiti in comuni limitrofi per motivi familiari o lavorativi. Per quanto riguarda il calo delle persone di origine serba si tratta di una cinquantina di unità che potrebbero essere collegate tra loro. L’aumento di ghanesi, invece, potrebbe essere attribuito anche al fatto che in città da anni c’è una comunità ben radicata nel territorio che è possibile che abbia portato a dei trasferimenti di persone da altre zone. Lo stesso discorso vale per i nigeriani, con possibili ricongiungimenti familiari”. Molti stranieri, con tutta probabilità, non si vedranno riconfermati i contratti per lavoro temporaneo e questa sarà un’ulteriore emergenza. «Sicuramente chi lavorava nella ristorazione o nei bar con contratti a chiamata ha perso, o rischia tutt’ora di perdere, il posto di lavoro, considerata la difficile situazione causata dalla pandemia – osserva l’assessore Marigo -. C’è poi un ulteriore argomento che andrebbe approfondito: non erano poche le donne che in pre-pandemia lavoravano come badanti ma senza contratto in regola; con il primo lockdown hanno perso il lavoro vista l’impossibilità di uscire di casa senza giustificato motivo; anche loro, dunque, rientrano fra gli stranieri che hanno visto peggiorare la propria situazione economica con il Covid”. ◆
Schio ◆ [17] Attualità
In attesa di capire se verrà realizzata la rotonda di cui si parlava alcuni anni fa, servirebbero controlli e telecamere in grado di rilevare le infrazioni e mettere fine ai tanti furbetti del traffico che fanno quello che gli pare.
Alla stazione vince la viabilità “fai da te” In via Baccarini davanti alla stazione ferroviaria permane un diffuso lassismo nel rispetto delle norme viarie e molti si arrangiano interpretandole a piacimento. Non sarebbe male mettere un freno.
C
Stefano Tomasoni
he fine ha fatto il progetto per realizzare una rotonda davanti alla stazione dei treni e superare l’attuale confusione di quel punto viario, dove in tanti sembrano sentirsi in diritto di fare ciò che vogliono? Ormai sette o otto anni fa Sergio Bassetto, un cittadino residente in zona, aveva smosso le acque con una proposta innovativa – che avevamo presentato con evidenza su questo mensile trovandola molto interessante - che prevedeva appunto la realizzazione di una rotatoria per fluidificare i flussi di transito e mettere ordine in un punto viabilisticamente complesso e spesso disordinato. Negli uffici comunali l’idea era stata dapprima accantonata perché andava contro la scelta urbanistico-viaria di fondo che a quel tempo puntava a disincentivare il traffico in entrata verso il centro (uno degli scopi della rotonda, effettivamente, è quello di consentire a
chi proviene da via Baccarini di immettersi subito su via don Bosco, favorendo così un più facile accesso al centro storico), ma poi era stata presa in seria considerazione nell’ambito degli interventi di riordino inseriti nel nuovo Piano Urbano del Traffico. Dopodiché, però, era stata messa in standby in attesa di tempi migliori. Ora, a vedere quante trasgressioni alle norme della strada vengono quotidianamente commesse in quella zona, vien da dire che forse il “tempo migliore” potrebbe essere arrivato. Insomma, delle due l’una: o si fanno controlli puntuali e si installano una o due telecamere in grado di rilevare le infrazioni e di sanzionarle, oppure crediamo che stavolta si dovrebbe realizzare la “rotonda Bassetto” (o una sua variante) e mettere fine ai troppi furbetti del traffico che in quella zona fanno quello che gli pare. Se ne vedono di tutti i colori: auto che escono dal piazzaletto della stazione e, infischiandosene della direzione obbligata verso destra, girano tranquillamente a si-
nistra verso il Monumento; auto che arrivano dal Fagiolone e davanti alla stazione si piantano, mettono la freccia e aspettano che si liberi la corsia opposta per entrare nel piazzaletto, con una manovra vietata (c’è la doppia striscia continua, ma è coperta in quel punto dalle zebre pedonali) che costringe chi sta dietro ad attendere i comodi di chi vuole girare; e poi auto che arrivano dal Monumento e alla stazione deviano direttamente per via don Bosco, saltando il circuito del Fagiolone. E aggiungiamoci pure la cattiva abitudine di chi usa i posti auto a sosta breve del piazzaletto per tenerci il proprio automezzo tutto il giorno. Alle infrazioni degli automobilisti si aggiunge anche il disordine nel quale cade, in quel punto, la pista ciclabile, che mette in difficoltà il passaggio dei ciclisti. Chi scende da via Btg. Val Leogra usando la pista che corre sul lato sinistro, arriva all’altezza di via Monte Ciove e si ritrova deviato sul marciapiede, che da quel momento funge anche da ciclabile e che poco più in là si restringe in modo pericoloso per via della curva che il marciapiede fa con via don Bosco: in quel punto lo spazio è sufficiente per far passare un pedone, già un ciclista fa fatica, sicché qui si può parafrasare Ramon nel film “Per un pugno di dollari”: quando un uomo a piedi incontra un uomo in bicicletta, quello a piedi è un uomo infortunato. Morale: in zona stazione – al di là delle costanti attenzioni poste dalle forze dell’ordine dal punto di vista della sicurezza - sarebbe il caso di intervenire anche per far rispettare le regole della viabilità. Il “fai da te” va bene per gli hobby di casa, non per il traffico. ◆
[18] ◆ Thiene Politica
Simonato è impegnato in queste settimane sul tema dei “ristori” che il Comune metterà a disposizione di chi è stato penalizato dalla pandemia. “L’amministrazione vuole dare il proprio piccolo o grande contributo, ho constatato di persona quanto molti concittadini stanno soffrendo questo periodo di crisi”.
A
Simonato assessore nel segno del bilancio Giovanni Domenico Simonato, esperto in conti e investimenti, è il nuovo assessore thienese al bilancio, ai tributi e al personale. A un anno dalla scadenza del mandato amministrativo, subentra al dimissionario Samperi.
Omar Dal Maso
ll’orizzonte un anno di incarico come assessore, alle spalle nove di esperienza maturata come consigliere comunale e in Prima Commissione da presidente, oltre agli “anta” in campo economico-finanziario tra cifre, investimenti e conti da far quadrare per la professione di dirigente di istituti di credito e consulente. Oggi Giovanni Domenico Simonato si gode la pensione e quel pizzico di adrenalina dovuta alla nuova sfida amministrativa, entrando a pieno titolo nella giunta comunale che governa Thiene dopo un necessario rimpasto con redistribuzione delle cariche. Il suo profilo è stato scelto dal sindaco Giovanni Casarotto per subentrare ad Alberto Samperi in deleghe cruciali, come quella del bilancio, che si affianca ai tributi e al
personale. Sono questi i tre ambiti che da poco più di un mese e mezzo sono divenuti i “compiti per casa” e per il Comune di Simonato, originario di Zugliano e residente a Grumolo Pedemonte ma con in mezzo tanta vita vissuta a Thiene. Come ampiamente annunciato, dai primi di marzo Samperi ha ceduto il testimone per motivi personali e professionali, chiudendo con 12 mesi (o poco più) di anticipo il suo mandato dopo quasi 20 anni di politica attiva per l’ente locale (in passato era stato “eletto” anche come vicesindaco dal 2012 al 2017). Deleghe distribuite in parte ai colleghi ma i referati più delicati necessitavano di una figura ad hoc, ed è stato prescelto una sorta di braccio destro dell’as-
sessore dimissionario, che ha chiuso la sua esperienza con l’approvazione del bilancio di previsione 2020. Di comune accordo con il primo cittadino, Samperi ha concluso l’iter procedurale prima di cedere il testimone al successore, con un cordiale passaggio di consegne con il rappresentante eletto nella lista “Fare per Thiene-Casarotto Sindaco”. Simonato, 71 anni, coniugato con un’ex insegnante di un istituto superiore thienese, ha assunto un incarico che implica un upgrade non trascurabile, sia per il tempo da dedicare agli assessorati di competenza che per l’alto grado di responsabilità che comporta. Dal suo ingresso in giunta, di tempo, non ne perso affatto, viste le priorità da affrontare. Quali nel dettaglio? “Proprio in questi giorni andremo a deliberare prima in Commissione e poi nel Consiglio Comunale del 22 aprile il rendiconto del 2020 – spiega il neo assessore -. Un altro fronte importante, seguito insieme all’assessore Zordan - ora è lui il referente per il Commercio a Thiene – consiste nel tema dei ristori pensati a livello locale. L’amministrazione vuole dare il proprio piccolo o grande contributo, ci tengo particolarmente visto che ho constatato di persona quanto stanno soffrendo questo periodo di crisi legata alla pandemia molti tra i nostri concittadini”. Come è nata la chiamata a quella che è la prima linea, per chi amministra una città come Thiene? “Ho preso del tempo prima di dare la mia
Thiene ◆ [19] disponibilità a succedere a Samperi, dopo che le sue intenzioni personali mi sono state prospettate già la scorsa estate per poi concludere responsabilmente con il bilancio 2020. È stata per me una decisione ragionata, lo scorso gennaio l’opportunità si è concretizzata e ho sciolto la riserva, ringraziando di cuore proprio Alberto, con cui ho lavorato molto bene in questi anni, per la fiducia nell’indicare il mio nome insieme al sindaco. Devo dire che ho trovato massima collaborazione sia dagli uffici che dai colleghi assessori e consiglieri, si tratta di un lavoro collegiale, nessuno si muove da solo”. Entrato a far parte attiva della vita amministrativa thienese nel 2012, Simonato ha debuttato come consigliere nella lista Progetto per Thiene, ricoprendo l’incarico di presidente della Prima Commissione Consiliare Permanente con competenza nella programmazione, bilancio, attività economiche e produttive, personale e società a partecipazione comunale. In pensione dal 2014, ha messo a disposizione il carico di esperienza e competenza nel settore economico-bancario, costruito negli anni del boom italiano e del Nord Est da soggetto propulsore nel tessuto economico e sociale. “Dai 19 anni di età ho lavorato in banca –
confida -, assumendo diversi ruoli progressivi come dirigente in più filiali in Veneto. Questo mi ha permesso di accrescere il mio background professionale occupandomi di sviluppo delle aziende in anni importanti e insieme delicati per il decollo delle nostre industrie. Che hanno creato posti di lavoro e prosperità. Mi sono occupato inoltre dei passaggi generazionali tra imprenditori, in particolare proprio nell’Altovicentino”. Oggi il tema d’attualità legato alla società civile è la ripresa post o con il Covid-19 a minare prospettive e scelte. “Credo che nell’Altovicentino e in generale in provincia a fronte delle difficoltà e delle diminuzioni di fatturato, molti comparti abbiano tenuto o limitato i danni, mantenendo le carte in regola per ripartire. Più complesso il discorso sui piccoli imprenditori e commercianti. Da parte nostra in questa fase c’è un impegno sul tema dei contributi che verranno concessi in base a un regolamento che abbiamo stilato con dei requisiti chiari, per dare un supporto da parte della collettività e dell’amministrazione. Abbiamo predisposto un importo di circa 100 mila euro e il nostro intento è garantirlo anche nei mesi futuri, e se necessario anche raddoppiarlo grazie a un fondo apposito su cui stiamo lavorando
Attualità in maniera intensa. So bene quanto stanno soffrendo certe categorie, partite Iva e commercianti in particolare ma non solo, anche le associazioni a sfondo sociale o sportivo ad esempio”. ◆
Il Lions per la Casa della Solidarietà Il Lions Thiene Colleoni in collaborazione con il Comune di Thiene sta ristrutturando una parte della Casa della Solidarietà che ospita mamme e bambini (dai 2 ai 18 anni) che sono vittime di violenza domestica. Il Leo Club AltoVicentino si occupa della piccola biblioteca che farà parte della stanza ludica. A questo scopo raccoglie libri attraverso la donazione della comunità: nelle librerie Leoni (Thiene), Bortoloso, UBIK e Quivirgola (Schio) è possibile comprare un libro per i bambini e ragazzi ospiti della Casa e depositarlo nelle ceste a disposizione.
[20] ◆ Schio
Via Frà Giovanni da Schio, uno dei punti interessati alle modifiche viarie
Attualità
N
Stefano Tomasoni
iente più scappatoie. Finiscono i tempi per quelli che, arrivando dal Gogna o dalla caserma Cella e volendo saltare il traffico di via Maraschin e il nodo del Monumento, al semaforo dell’Eni entravano nel Quartiere Rossi: via Cardatori giù veloci fino in fondo, poi a sinistra per via don Saccardo, svolta a destra su via Bevilacqua e subito a sinistra su via Lungo Leogra, da fare tutta fino al ponte per poi girare a destra e salire per Magrè. E finiscono i tempi anche per chi usava le vie dello storico quartiere rossiano in senso inverso, scendendo dal ponte con destinazione zona Poleo o Torre: subito a sinistra su via Fusinieri, al primo stop a destra su via Frà Giovanni, rotondina del Civico e alè, tutto a sinistra su via Maraschin. Il Comune sta mettendo in atto in questi giorni il progetto di modifiche viarie interne al quartiere pronto da tempo: con l’introduzione di qualche tratto “chirurgico” di senso unico, vengono chiuse le direttrici che permettevano appunto di saltare il quadrivio del Monumento. Insomma, non conviene più usare la viabilità del Quartiere Rossi come scappatoia. Di fatto, le modifiche sono tre. C’è un nuovo senso unico in via Fusinieri nel tratto da via Tessitori a via Rossi (con direzione consentita verso quest’ultima); un secondo senso unico in via Frà Giovanni da Schio nel tratto da via Bologna a via Cimatori (con direzione consentita verso quest’ultima); un terzo tratto di senso unico (forse il più importante) in via Lungo Leogra nel tratto da via Frà Giovanni da Schio a via Rossi (con direzione consentita verso quest’ultima). Nell’insieme, si tratta di un intervento che i residenti aspettavano da tempo, stufi di vedere un’area residenziale attraversata da
Quartiere Rossi, nuova viabilità anti-furbi Parte in questi giorni il progetto di modifiche viarie interne preparato da tempo dal Comune, per chiudere le direttrici che permettevano di saltare il quadrivio del Monumento.
centinaia di auto al giorno per “fare prima”. È da vedere se le nuove soluzioni funzioneranno, perché i furbi più ostinati potrebbero trovare ugualmente delle direttrici di attraversamento, ma per farlo d’ora in poi dovranno sorbirsi una serie di deviazioni, di frenate e di stop tali da annullare ogni vantaggio di saltare via Maraschin, scoraggiando dal continuare a usare le vie del quartiere come alternativa. «Abbiamo deciso di intervenire per eliminare una mole di traffico che non è compatibile con la rete viaria di questo contesto residenziale - spiega l’assessore ai lavori pubblici, Sergio Rossi -. Il problema è quello del traffico di attraversamento per evitare il Monumento, che in questi anni è andata a interessare una viabilità interna di quartiere che non è costruita per sopportare un traffico del genere. Un problema non soltanto di numeri di auto, ma anche della velocità alla quale spesso transitavano. Si tratta di un’isola ambientale, essere
caricata da un traffico del genere finisce con il far perdere questa caratteristica”. Le modifiche adottate sono il risultato di un confronto con i residenti durato otto anni, iniziato nell’ultimo scorcio dell’amministrazione Dalla Via. “Le soluzioni sono state concordate insieme con due gruppi di residenti che anni fa si sono uniti in modo spontaneo e hanno fornito una serie di suggerimenti e indicazioni – spiega l’assessore -. Abbiamo avuto modo di incontrare più volte i rappresentanti dei due gruppi, c’è stato un percorso di partecipazione che ha portato a recepire quasi tutte le osservazioni e le proposte da loro avanzate. L’intervento forse potrà essere migliorabile, lo vedremo alla prova dei fatti, ma le modifiche sono state approfondite a fondo”. Eliminare il traffico di attraversamento ha un piccolo costo anche per i residenti, nel senso che i nuovi percorsi comportano qualche allungamento anche per chi nel quartiere ci abita. Ma il reticolo viario del Quartiere Rossi è così particolare che la cosa appare difficilmente evitabile. Quello che invece potrebbe essere evitabile è il disordine dei parcheggi attualmente diffuso in buona parte del quartiere: per la conformazione stessa della zona, gran parte delle vie sono prive di zone di sosta regolate da strisce bianche, con il risultato che la gente parcheggia un po’ ovunque restringendo di fatto gli spazi di transito a volte fino al limite dell’accettabile. Tolto il traffico di attraversamento, insomma, resterebbe da risolvere la questione delle auto in sosta, e poi il quartiere sarebbe finalmente ordinato. ◆
Schio ◆ [21] Attualità
Hai voluto la bicicletta? Aspetta La pandemia ha impennato la domanda di biciclette sportive ed elettriche, a fronte di un’offerta che non riesce a stare al passo con le richieste. Il risultato? Rivenditori con negozi vuoti e tempi d’attesa che arrivano a 12 mesi.
I
Camilla Mantella
l messaggio lampeggia sul display: “Le ho trovate”. Segue screenshot della miracolosa disponibilità di due biciclette gravel – telaio simile a quelle da corsa, assetto per poter affrontare anche lo sterrato – sul sito di Decathlon. Me lo invia mio marito: facciamo la posta a queste biciclette da due mesi. Non sono la prima scelta, nemmeno la seconda. Sono l’unica. Le compriamo all’istante, senza mai averle viste, dopo aver esaminato le recensioni on line. Si riveleranno delle biciclette più che buone per i nostri scopi e arriveranno con solo una settimana di ritardo sulla tabella di marcia al negozio di Thiene. Il punto è che, in questo pazzo periodo pandemico, le biciclette sportive sono irreperibili. Non si trovano. Mancano i cambi, mancano i telai. Le aziende produttrici hanno tempi di consegna sugli ordini che in alcuni casi arrivano a 12 mesi. Le pronte consegne sono un miraggio, soprattutto per le biciclette elettriche. Cos’è successo? La situazione è identica ovunque. MTB Service, rivenditore di Santissima Trinità specializzato nell’off road, conferma la carenza e la difficoltà di approvvigionamento. Zanella Schio, storico punto di riferimento per gli scledensi, gli fa eco. Biciclette non ce ne sono e quelle che arrivano arrivano col contagocce, subito pronte ad essere consegnate a ciclisti in attesa da mesi. “La situazione è davvero difficile - spiega Riccardo Rampon, dell’omonimo noto negozio di Santa Croce -. La richiesta è im-
provvisamente aumentata in un periodo in cui la produzione delle componenti e la loro distribuzione ha registrato dei rallentamenti dovuti alla pandemia e ci siamo così trovati nella situazione di avere una domanda molto alta a fronte di un’offerta che non riesce a stare al passo. Ci sono tanti fattori che hanno fatto aumentare la domanda: il ciclismo è uno sport che non ha subito particolari restrizioni durante la pandemia, se non nel primissimo lockdown”. Anche in zona rossa chi ha una bicicletta può continuare a uscire e godersi l’aria
Da non credere: non ci sono biciclette nei negozi, e quelle che arrivano arrivano col contagocce, subito pronte a essere consegnate a ciclisti in attesa da mesi. aperta, avendo cura di partire dalla propria abitazione: si possono travalicare i confini comunali e godersi giri di svariate decine di chilometri preclusi a qualsiasi altro mezzo. “La libertà del ciclismo ha attirato molti sportivi amatoriali che prima si dedicavano ad altre discipline - continua Rampon - e la domanda ha registrato un balzo considerevole. Inoltre gli incentivi alla mobilità elettrica, comunali e nazionali, hanno
fatto impennare le richieste per le bici a pedalata assistita”. Nonostante Schio sia una città di meno di 50 mila abitanti, quindi esclusa dai bonus nazionali, la scorsa primavera-estate sono stati erogati dei bonus comunali – attivi già da qualche stagione – che hanno attirato molti. Inoltre l’aumento di richiesta nei centri più abitati ha ulteriormente concorso a diminuire le biciclette disponibili, causando indirettamente la loro carenza anche altrove. “I problemi non stanno solo a livello di produzione, con la concreta difficoltà delle maggiori aziende di produrre velocemente tutto ciò che viene loro ordinato, ma anche a livello di distribuzione – spiega Rampon -. I container in arrivo sono il 50% di quelli pre-Covid e il trasporto aereo ha finito per consegnare un decimo dei componenti per biciclette rispetto a quello che arrivava nel 2019”. Anche i marchi italiani montano inevitabilmente componenti estere: l’industria ciclistica nostrana ha vissuto un intenso momento di apertura e globalizzazione, motivo per cui nessun brand produce al 100% all’interno dei propri stabilimenti. “Il risultato è che la richiesta è tanta e non si riesce a soddisfarla - sintetizza Rampon -. Soprattutto per quanto riguarda le e-bike, che hanno vissuto un vero e proprio boom e hanno avvicinato al mondo della bicicletta anche molte persone che altrimenti non avrebbero mai acquistato un mezzo muscolare. Sportivi di altre discipline, ciclisti da sempre, nuovi amatori, bonus vari hanno impattato su un’offerta rallentata, col risultato che anche i rivenditori di Schio hanno i negozi vuoti. Speriamo per un aumento dell’offerta verso l’estate, anche se da sempre è la primavera il momento in cui si vende di più”. ◆
[22] ◆ Thiene Attualità
U
n quintetto di giovani fiati per dare voce al mondo dello spettacolo, costretto a un doloroso silenzio da un anno a questa parte. Nel giorno dedicato in tutto il pianeta all’arte del Teatro, messa a dura prova dalla pandemia, il palcoscenico della culla della cultura thienese si è distinto proponendo un concerto inedito, andato in scena al Teatro Comunale e simultaneamente in onda attraverso una piattaforma di streaming. Un’iniziativa ad alto contenuto simbolico che ha deliziato le orecchie più fini e ha anche divertito, visto il carnet “variopinto” proposto da giovani e giovanissimi interpreti armati di strumenti a fiato. Oboe, flauto, clarinetto, fagotto e corno suonati dai talentuosi ragazzi del Conservatorio di Vicenza. Un quintetto visto ma soprattutto ascoltato e piaciuto nel tardo pomeriggio di sabato 27 marzo. Una goccia nel mare di iniziative su scala globale per la Giornata internazionale del Teatro l’ha voluta fortemente mettere anche la città di Thiene, in virtù della consolidata tradizione culturale e della rassegna che tanto manca agli spettatori più affezioni dell’Altovicentino. Fornendo una testimonianza attraverso la performance musicale di cinque giovani componenti “nostrani” della formazione “Ensemble Neuma”. Per chi vuole riascoltare il concerto e vedere e sentire all’opera gli interpreti il video è ancora disponibile su Vimeo (al link https:// vimeo.com/528211834) con introduzione dell’assessore alla Cultura e vicesindaco Maria Gabriella Strinati, in rappresentanza del Comune che ha ideato e reso possibile l’iniziativa, con la collaborazione del circuito Arteven e del Cororchestra “Città di Thiene”. Ad aprire il concerto la suite Carmen di Bizet, tanto per gradire, con l’unica spettatri-
Un quintetto di fiati in streaming al Comunale In occasione della Giornata mondiale del Teatro, anche il palcocesnico thienese del Comunale ha riaperto i battenti, ospitando un concerto di un quintetto di giovani musicisti vicentini, l’Ensemble Neuma.
ce autorizzata ad applaudire i cinque fiati a nome di tutti gli ascoltatori. Circa 700 i contatti tra la diretta e i successivi “play” per chi si era perso l’attimo fuggente, con il repertorio classico senza tempo ad alternarsi a brani pop rivisitati come Bohemian Rapsody, un medley di canzoni di Mina, e colonne sonore cinematografiche del compositore Nino Rota. “Anche il Comune di Thiene ha voluto ricordare la giornata e riaprire le porte del teatro – queste le parole di Strinati - anche se le platee sono rimaste vuote, e dare un segnale importante della nostra presenza e del nostro sostegno, per onorare chi opera nel mondo del teatro. Coloro che ci mettono impegno, sacrificio e tanto studio per regalare qualcosa al pubblico, che ancora
25 aprile in streaming con le scuole Un tour virtuale vedrà impegnati con due giorni di anticipo gli studenti nei luoghi simbolici della Resistenza
U
na celebrazione in 18 tappe storiche e simboliche che fungono da memoria imperitura delle vicende della Secondo Guerra Mondiale, con i ragazzi delle scuole thienesi protagonisti “in diretta”. Programma rivoluzionato per l’annuale ricordo del 25 Aprile, ma calibrato secondo necessità per mantenere
il senso e la volontà di coinvolgere gli studenti della città nella Festa della Liberazione. Tutto riassunto in una brochure, che indica le 18 location che ospiteranno ciascuna due studenti dei vari istituti aderenti. A loro saranno affidate voci e parole per compiere un viaggio virtuale per le vie di
non c’è ma che speriamo di riaccogliere al più presto. Questo quintetto di giovani musicisti testimonia cosa significa valorizzare il teatro attraverso le note della musica, eterne e di grande importanza e significato”. Nato nel 2014, Ensemble Neuma riunisce diplomati presso il Conservatorio di Vicenza, vincitori di premi a concorsi nazionali e internazionali. Il repertorio del quintetto denominato “Neuma Wind Quintet” ha spaziato da quello tradizionale cameristico del ‘700, ‘800 e ‘900 ai di brani moderni. La formazione protagonista del concerto è composta da Giacomo Barone (flauto), Tommaso Gasparoni Oboe), Nicolò Andriolo (clarinetto), Matteo Dal Toso (fagotto) e Michele Orlando (corno). ◆ [O.D.M.]
Thiene alla ricerca dei il luoghi della Resistenza. Appuntamento per venerdì 23 aprile, dalle 10.30 alle 12, con collegamento attraverso la piattaforma Zoom e video dell’iniziativa inedita disponibile per tutti sul canale Youtube del Comune. Step di introduzione al Collegio Vescovile con il sindaco, poi via via le tappe seguenti: le ex carceri mandamentali, piazza Martiri della Libertà, la casa di Giacomo Chilesotti, il monumento ai Caduti e altre. A partecipare le scuole superiori cittadine e le varie sedi dell’istituto comprensivo di Thiene. ◆
[24] ◆ Thiene Sport
Ginnastica a corpo libero, parkour, zumba fitness, acroyoga, tai chi, break dance, hip hop, rock ‘n roll acrobatico e boogie woogie, ma anche yoga e allenamento funzionale. E poi jazzercize, discipline orientali e altro ancora.
Q
Omar Dal Maso
uando il semaforo epidemiologico non mette tutti in sosta sul… rosso, via libera alla pratica dello sport all’aperto in città. Dopo la “falsa partenza” ai primi di marzo, l’interruzione per tre settimane da metà mese a Pasqua e il nuovo restart, rigonfia le vele “Thiene Sport Primavera”. Riprendendo l’idea di Thiene Sport Estate, declinata anche nella versione invernale a causa della pandemia Covid, fino al 30 aprile è stato predisposto il calendario con allenamenti e divertimento gratuiti negli spazi pubblici compatibili con le più disparate attività, da svolgersi nei parchi o nelle piastre polivalenti all’aria aperta. Visto che l’unica strada per praticare sport in totale sicurezza è quella di farlo proprio “in strada”, e che l’esperimento sta godendo di un ottimo successo di partecipazione, anche la versione primaverile ha preso quota con il mese di aprile, dopo la festa di Pasquetta. E proseguirà con ogni probabilità fino a quando la pandemia non lascerà letteralmente respirare le associazioni thienesi e gli atleti e simpatizzanti, concedendo non più solo una tregua relativa ma il tanto agognato ritorno alla normalità. Nel frattempo, farà bene alla mente e al corpo ritrovarsi distanziati ma in compagnia, mirando al benessere psicofisico. Mentre l’utilizzo degli impianti al coperto (o indoor), vale a dire palestre e palasport comunali, è concesso come da Dpcm ai soli club di “rilevanza nazionale” secondo le indicazioni delle rispettive federazioni con protocolli rigorosi. Spulciando nel ventaglio delle discipline, accanto a qualche “classico” si contano tanti sport che incuriosiscono parecchio. Ad accogliere l’invito dell’assessorato allo
In primavera risboccia anche lo sport Dopo la “falsa partenza” ai primi di marzo, l’interruzione da metà mese a Pasqua e il nuovo restart, rigonfia le vele “Thiene Sport Primavera”, il programma di attività nei parchi e nelle piattaforme della città.
sport c’è l’associazione Silikon Cafè, sempre in prima linea sugli spunti originali per il tempo libero. Calisthenics (ginnastica a corpo libero), parkour, zumba fitness, acroyoga, tai chi, break dance, hip hop, rock ’n roll acrobatico e “boogie woogie”, ma anche yoga e allenamento funzionale sono le proposte suddivise per fasce d’età (bambini, ragazzi e adulti) con a disposizione la location della piastra di via Trentino in zona Vianelle. Per il calendario e i giorni di pratica consultare il sito del Comune. Lo stesso vale per chi desidera cimentarsi nello jazzercize, proposto al Santo di Thiene praticamente tutti i giorni feriali (mercoledì escluso) dalle 18 alle 19 e il sabato mattina dalle 11 alle 12, con necessità di prenotazione. Al Parco del Donatore “tuffo” nelle discipline di ispirazione orientale grazie al club ”Kun Lun”: Tai Chi, Bagua Zhang, Qi Gong con in più la ginnastica posturale. Per imparare l’arte del judo lezioni aperte a baby, teenager e adulti grazie al “Judo Club Robur” di fronte al palasport di via Vanzetti, si va invece in zona industriale in via Corner per il Crossfit. E sempre in tema di arti marziali e di abbinamento di stato fisico e mentale nel ventaglio di pro-
poste spicca il Karate nella piastra esterna della parrocchia San Sebastiano. Per allenarsi e avvicinarsi a questa specialità, l’invito è rivolto dai “5 ai 105 anni” come come con simpatia dichiara il gruppo “Karate Altovicentino”. Per l’immancabile pallone, dal 6 aprile torna in campo per bambini e ragazzi il Real Thiene in area scuola Bassani. Soddisfatto l’assessore allo Sport Gianantonio Michelusi. “Desidero esprimere la riconoscenza dell’amministrazione e della città alle società sportive che con la loro grande disponibilità rendono possibile anche tutto ciò. La cittadinanza ha accolto davvero con interesse la nostra proposta e ci ha incoraggiato a continuare le attività per tutto l’inverno e, ora, anche in questi mesi primaverili. Confido che il mondo dello sport possa riprendere al più presto a vivere appieno, ritornando se non alla piena normalità, comunque alla riapertura delle strutture. Thiene Sport Primavera si dimostra un punto di riferimento in questo momento di pandemia; un significativo assist rivolto alla nostra comunità che necessita di particolari attenzioni e creatività sportiva”. ◆
[26] ◆ Schio Attualità “Siamo un gruppo di aziende che amano il proprio territorio e sono accomunate dalla passione per la musica. È questo il settore dove abbiamo deciso di operare”.
I
Mirella Dal Zotto
mprese e cultura: un binomio che sta facendo la differenza e può sostenere un settore che soffre. Ovvio, si tratta di realtà imprenditoriali che possono permettersi di dare una mano, e non sono tante in tempi magri come quelli che stiamo vivendo. Eppure, è da qui che bisognerà ri-partire, perché nel nostro paese, e nel Veneto che ci riguarda più da vicino, tante sono le ditte e tanta è pure la cultura. Ben lo ha dimostrato, in tempi non sospetti, il gruppo Imprese e Cultura, costituitosi in area scledense grazie alla lungimiranza di Giancarlo Stefenello, consulente d’impresa e fondatore di Studio Analisi, nonché ex assessore al bilancio della prima giunta Orsi. Com’è nata l’idea?
“Dall’unione di due parole: stima e passione. Siamo un gruppo di aziende, che tra sponsor e partner tecnici conta quattordici realtà, che si apprezzano vicendevolmente,
“Imprese e cultura”, il binomio funziona Con il promotore Giancarlo Stefenello parliamo di un gruppo di ditte private che si è costituito per contribuire a “contaminare” due mondi che sempre più spesso trovano occasione di incontro: quello delle aziende e quello, appunto, della cultura. amano il proprio territorio e sono accomunate dalla passione per la musica. È questo il settore dove abbiamo deciso di operare, organizzando finora due Concerti di Capodanno e tenendo in stand-by il terzo, che a causa della pandemia non abbiamo potuto realizzare”.
“L’impressione è quella che molti di noi lo concepiscano come un mondo a se stante, mentre personalmente trovo che la cultura e l’imprenditorialità possano contaminarsi per dar vita a nuove opportunità. Faccio un esempio: molte L’interesse per la musica non aziende festeggiano giustasi potrebbe estendere alla culmente gli anniversari della tura in senso lato? Sarebbe auloro operosità con i propri spicabile... collaboratori e clienti; tro“Per il momento ci limitiavo che farlo unendo anche mo al settore musicale, siaGiancarlo Stefenello una parte culturale, musimo una bella realtà anche così. Abbiamo focalizzato l’intervento recale o teatrale, possa essere per una ditta un’operazione ottima sotto tanti punti di galando alla città momenti di alto livello vista e soprattutto un’occasione per dimoall’interno di un teatro che tutti noi amiastrare riconoscenza verso un territorio che mo”. ha contribuito allo sviluppo dell’impresa Non è sempre facile unire la pragmaticità del stessa. L’avvicinamento dovrebbe però esmondo imprenditoriale con la creatività a brisere reciproco, quindi anche gli enti cultuglie sciolte della cultura. Come viene visto il rali potrebbero essere propositivi nei confronti delle imprese, con modi e idee che possano dar luogo alla contaminazione alla quale mi riferivo”.
“Caronte”, la musica in fonderia
S
arà la Fonderia VDP di Schio a fare da suggestiva cornice alla presentazione del nuovo album del gruppo da camera “Caronte”, grazie alla disponibilità del titolare, Franco Vicentini. Il prossimo 29 maggio, alle 17, l’ensemble presenterà in fabbrica il suo ultimo lavoro, dal titolo “Il Sole Nero”. Il Gruppo Caronte si è aggiudicato il Pre-
mondo culturale scledense da un imprenditore locale?
mio Cultura 2020 di Ubi Banca e Rete del Dono con il progetto “Metal in Fonderia”, che unisce il mondo della produzione industriale a quello della cultura. La proposta musicale sarà accompagnata dalla narrazione di Cinzia Pasini, storica dell’arte, che racconterà i metalli e il loro legame con l’arte. La partecipazione all’evento è a numero chiuso (massimo 99 persone) ed è già possibile acquistare il biglietto al link https://bit.ly/306Nrs2. “La collaborazione con il gruppo Caronte è iniziata nel 2020 con tre eventi molto apprezzati tra le colline scledensi - precisa l’assessore alla cultura, Barbara Corzato -. Siamo certi che la presentazione de “Il Sole Nero” riscuoterà grande successo, stiamo già ricevendo prenotazioni da diverse regioni del nord Italia”. Pandemia permettendo, ovviamente. ◆
Imprese e Cultura potrebbe ben inserirsi nell’Art Bonus per il restauro del loggione del Civico, oppure in qualche mostra da realizzare a Palazzo Fogazzaro, ora definitivamente Museo Civico cittadino.
“Non è un momento facile, creda. In futuro, vedremo”. Un doveroso riconoscimento: quali sono le imprese del vostro gruppo?
“Quelle aderenti sono Studio Analisi-Scuadra, Centro Lamiere, F.D.M., Gian Group, Mimac Italia, O.M.C. Collareda, Rivit, Tessport, Tomasi Costruzioni Edili. I partner tecnici sono Latterie Vicentine, Giardineria Drago, Natura Sì La Bottega degli Scalzi, Cantina Mori Colli Zugna. Il Bar Teatro Civico supporta le serate collaborando anch’esso con noi. Siamo un buon gruppo, e contiamo di rafforzarci, nella convinzione che la cultura sia bene primario e investimento per il futuro”. ◆
[28] ◆ Schio Spettacoli
L
Mirella Dal Zotto
a Fondazione Teatro Civico ha presentato un nuovo progetto, “Lovers. Innamorarsi di un teatro”. Si tratta di dieci incontri per 60 cittadini di tutte le età, programmati da marzo a dicembre per immaginare e co-progettare il Teatro Civico del futuro, chiuso temporaneamente sia a causa dell’emergenza Covid19 che per il terzo lotto dei lavori di restauro. Il percorso partecipato è stato pensato, ideato e condotto da Federico Corona (direttore artistico), Stefania Dal Cucco (responsabile dei progetti), Silvia Ferrari (project manager e facilitatrice), Santi Crispo (comunicazione), Giovanna Garzotto (insegnante di Dance Well). Non è la prima volta che gli scledensi contribuiscono alla vita del loro teatro: anche Lotto Zero, il processo di recupero partito nel 2005, aveva riunito artisti, tecnici e spettatori per manifestare la propria opinione sul restauro del teatro in abbandono e oggi come allora la comunità è chiamata a esprimere visioni e desideri sul luogo che da oltre 110 anni contribuisce allo sviluppo culturale, civico e sociale di Schio. Nel percorso vengono coinvolti anche alcuni artisti: Chiara Frigo, danzatrice e coreografa, e i Fratelli Dalla Via, attori e drammaturghi; con essi la psicoterapeuta Roberta Radich e lo psicologo e psicodrammatista Andrea Picco. “Lovers. Innamorarsi di un teatro” si ispira ai principi della Carta di Roma 2020, un’iniziativa sviluppata da Roma Capitale e dalla Commissione Cultura di UCLG (l’Unione delle città e dei governi locali, un’organizzazione internazionale che si propone di riunire le città, i governi locali e le associazioni municipali di tutto il mondo
Dieci incontri per innamorarsi del teatro La Fondazione Teatro Civico ha lanciato il progetto “Lovers”, dieci incontri per 60 cittadini di tutte le età, programmati da marzo a dicembre per immaginare e co-progettare il Teatro Civico del futuro. e che vede la possibilità di prendere parte alla vita culturale come un diritto per le città e le comunità. I primi incontri di “Lovers”, a cui hanno partecipato una sessantina di persone, si sono tenuti sulla piattaforma Zoom, in attesa che si possa operare in presenza. Altri appuntamenti saranno per il 12 maggio, l’8 giugno e il 14 luglio; sono in definizione ulteriori quattro incontri da settembre a dicembre, più un evento conclusivo. Il progetto appena partito fa parte di uno più ampio, “Innamorarsi del futuro: percorso e spazi di incontro tra generazioni”, promosso da Comune di Schio,Age-Associazione Genitori Schio, Fondazione Teatro Civico e Centro CAPTA onlus, in stretta collaborazione con tre istituti comprensivi e cinque scuole superiori della città. Sono coinvolti una cinquantina di studenti, insegnanti e genitori: per i ragazzi delle scuole medie è stato previ-
Civico, ora si pensa al loggione È partito il terzo lotto di lavori di restauro del Civico per la sistemazione del loggione e dei palchetti di second’ordine, che completeranno la funzionalità del teatro relativamente alla capienza: verranno aggiunti 137 posti a sedere ai 338 esistenti, per un totale di 475 posti. I lavori ammonteranno complessivamente a 1.150.000 euro e l’amministrazione comunale ha trovato le risorse necessarie grazie a un mutuo con la Cassa depositi e prestiti. A questo impegno, per la maggior parte in carico all’amministrazione stessa, si af-
fianca un intervento Art Bonus finalizzato a rendere più accessibile e confortevole il teatro: verranno acquistate 100 poltroncine per la galleria e una piattaforma ele-
sto un laboratorio di teatroforum strutturato in dieci incontri di due ore ciascuno, che va a esplorare i vissuti dei giovanissimi sul presente e sul futuro, realizzando uno spettacolo da presentare ai coetanei e agli altri partecipanti al progetto; per gli studenti delle superiori, per i genitori e gli insegnanti, invece, gli incontri vengono realizzati con la metodologia del Future Lab, per cercare di progettare delle iniziative concrete che vadano a migliorare il proprio orizzonte di vita e quello dell’intera comunità. “Questo è un laboratorio di cittadinanza attiva - precisa Roberta Radich della Fondazione Capta – dove generazioni diverse proveranno a riappropriarsi di sogni collettivi grandi e piccoli, a partire da relazioni concrete da noi facilitate. Ridare spazio alle relazioni, in un momento come questo, è una priorità per la salute fisica, psicologica e sociale di ragazzi e adulti”. ◆ vatrice a scomparsa per garantire l’accesso al palcoscenico alle persone disabili. Le attuali sedie gialle da regista saranno così sostituite da comode poltroncine ribaltabili studiate appositamente dall’azienda Aresline che, nel rispetto del criterio di flessibilità e multifunzionalità che caratterizza il Teatro Civico, ha già realizzato nel 2018 le poltrone removibili della platea. Per abbattere le barriere architettoniche e consentire l’accesso delle persone disabili al palcoscenico è stata inoltre contattata un’azienda italiana leader in soluzioni per l’accessibilità in edifici storici e beni culturali a bassissimo impatto architettonico, la FabocDue. ◆
Detto tra noi
Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza:
testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.
Considerazioni dopo un anno di pandemia, in attesa della luce in fondo al tunnel Egregio direttore, vorrei esternare qualche osservazione, a un anno dall’inizio della pandemia, per tentare di riflettere su quanto sia stato sconvolto il nostro vivere, in questo “piccolo mondo” scledense, come del resto penso in tutto il mondo. Durante il “confinamento” (il lockdown) dell’anno scorso, la reazione della gente pareva, tutto sommato, abbastanza razionale, comprensiva e collaborativa, apparentemente rassegnata, nella speranza che la bufera passasse quanto prima. Quest’anno purtroppo la situazione si è presentata più grave e di difficile risoluzione, e la cosiddetta luce in fondo al tunnel (sperando nei vaccini…) non appare ancora visibile se non a lungo termine, per cui gli animi risultano più irrequieti, insofferenti e meno disposti ad accettare le restrizioni dovute all’evolversi della situazione sanitaria. Lo sconvolgimento produce effetti negativi in ogni campo e in ogni dove, soprattutto negli aspetti più ordinari e quotidiani come, per esempio, quando si cammina, o si va in bici nei vari percorsi, dove si cerca un po’ di aria, di sole, di natura e di tranquillità. Qui, ovviamente, si va sulle mascherine, che non proprio tutti indossano come, dove e quando previsto, tanto che, incrociandosi per strada con più persone e dovendo lasciare il passo a chi si incrocia, sembra di trovarsi nella scena di un film western: “Se non
Finalmente Il Genio Civile di Vicenza ha fatto partire nei giorni scorsi l’atteso intervento di pulizia profonda del letto e degli argini del Leogra, di cui avevamo documentato anche l’anno scorso lo stato di “riforestazione” in cui versava, con crescente rischio idrogeologico. L’intervento è circoscritto e interessa un chilometro di corso d’acqua dalla zona ponte di Trento Trieste-via Rossi a salire, ma è già qualcosa. In un secondo momento è previsto un altro intervento più a monte verso Torre. Evviva, era ora.
ti sposti tu io non mi muovo!”…e poi, ultimamente ci si guarda in cagnesco, con sospetto e diffidenza, come se avessimo a che fare con dei potenziali untori. Nei giorni di zona arancione, purtroppo succedutasi a una zona gialla che ha fatto più danni che altro visto il risultato, si è potuto riassaporare, forse in modo troppo disinvolto, un assaggio di libertà, di pseudo riapertura pressochè totale di tutte le attività, tant’è che nei bar e ristoranti e altri luoghi di mescita o ristorazione, il flusso della gente era ritornato ai tempi dell’estate scorsa: non si trovava un posto a sedere in ogni dove, a pranzo. Era necessario prenotare molto tempo prima. Troppo bello perché durasse, evidentemente. E gli esiti nefasti non si sono fatti attendere, purtroppo; tutto ciò non certo a causa del mancato rispetto delle misure precauzionali degli addetti ai lavori, ma per imprudenza e negligenza generali. Il traffico, nonostante l’evidente crisi, è ancora più caotico. Gli automobilisti, motociclisti e ciclisti sempre più indisciplinati, arroganti, presuntuosi e talvolta incoscienti. Automezzi che sfrecciano a grande velocità senza rallentare alle rotonde, dove sembra che vinca il più forte o il più veloce, dove pochi mettono la freccia e chi lo fa, spesso la utilizza male; c’è anche chi non si ferma agli stop o ai semafori e altri che fanno pericolose gimcane, pensando di arrivare prima,
con grande rischio dei pedoni che, a loro volta, non si fanno scrupolo di attendere qualche secondo per non interrompere il flusso di veicoli appena passati col sospirato verde e tutto a un tratto attraversano sulle strisce (spesso poco visibili o male illuminate), facendo irretire (per usare un eufemismo) gli automobilisti che si vedono costretti nuovamente a frenare per fermarsi e ripartire…altro malcostume è il parcheggio selvaggio in posti vietati o, peggio, occupando impunemente due stalli contemporaneamente, come dire fregarsene del resto del mondo… La situazione viaria di Schio è preoccupante. La tratta che va dalla zona industriale (Campo Romano) alla rotonda di via Vicenza, con ben 5 rotonde, 4 semafori e col passaggio a livello è un grosso problema. Se si pensa di bypassare il problema deviando su Via Maestri del lavoro, ci si ritrova in colonna sempre fino alla rotonda di via Vicenza e quindi, tanto vale...ma anche da Cà Trenta a Ss. Trinità, nelle ore di punta ci vogliono almeno 15 minuti, con tutti gli ingressi e le uscite intasati; e non va certo meglio da via Rovereto verso nord o dal Timonchio verso Schio, incrociando Strada Parco (guai se non ci fosse…). Anche a Magrè la circolazione da e per il centro è da rivedere. Il semaforo con via Roma costringe troppi utenti a utilizzare le vie laterali in zone residenziali come circonvallazione, mentre basterebbero due o tre rotonde per snellire il traffico. E visto che si è in argomento, sarebbe opportuno illuminare adeguatamente via Lungo Leogra e le stradine prospicienti il piazzale dei donatori di sangue nonché via Fusinieri. Ultimamente è ancora più pericoloso andare in giro al buio… I ciclisti: in particolare quelli su bici da corsa, che pedalano in coppia e anche anche in più di 3, non utilizzando le previste piste ciclabili e che con sfrontatezza reagiscono con espliciti cenni di insofferenza a chi chiede loro strada. Mentre nelle piste pedonabili-ciclabili le solite coppie di amici in bici costringono i vari pedoni a scostarsi per lasciarli passare, come dall’altra parte invece alcuni pedoni chiacchierano tranquillamente in gruppetto nel bel mezzo della pista, infischiandosene di chi sopraggiunge in bici, magari scampanellando… Pigreco