Periodico di informazione dell’A lto Vicentino
anno XI n. 96 - gennaio 2022
Schio: I prezzi delle case tornano a salire - p.16 ◆ Agnese Sofia Bonato è entrata al Piccolo di Milano - p.24 Thiene: Parte il tour virtuale dentro la città - p.20 ◆ Il Montecchio non lascia e raddoppia - p.29
Covid, due anni dopo A due anni dall’inizio della pandemia, abbiamo fatto il punto della situazione intervistando i sindaci di Schio e Thiene, chiedendo a un esperto quali conseguenze l’emergenza sanitaria sta provocando sui giovani in termini di crescente disagio psicologico, verificando la capacità di tenuta del tessuto produttivo locale e andando nelle farmacie per capire l’importanza del ruolo che hanno assunto nella gestione dell’emergenza.
Di mese in mese
Ci tocca tornare a parlare di Covid (però intanto aumentano i bebè)
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SchioThieneMese Periodico di informazione dell’Alto Vicentino
Supplemento mensile di
Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Omar Dal Maso Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688
Stefano Tomasoni
oi ci si lamenta che i ragazzi non scelgono più il liceo classico. Fin quando si prende di mira gratuitamente la lingua greca scegliendo le lettere di quell’alfabeto per dare il nome alle temibili varianti di un virus assassino, è ovvio che poi alla gente il greco va di traverso e non ne vuole sapere di averci a che fare. Si è cominciato con la variante Alfa (“inglese”), si è passati alla Beta (“sudafricana”), si è andati avanti con la Gamma (“brasiliana”) per arrivare alla Delta (“indiana”). Adesso a tenerci sotto scacco è questa infida variante Omicron. Strano che nessun amante delle teorie dei complotti e del “non ce lo dicono” abbia ancora lanciato l’idea che questo incaponirsi contro l’alfabeto greco sia una manovra dei poteri forti del capitale per far cadere del tutto in disgrazia gli studi umanistici a favore di quelli tecnici e scientifici. Sia come sia, sperando di non arrivare alla lettera Omega, per ora la Omicron è la variante più contagiosa di tutte. Chissà se è anche per sottolineare questo salto di scala che si è passati dalla quarta lettera dell’alfabeto greco, Delta appunto, direttamente alla quindicesima. Comunque, quel che più conta al momento è che per chi è vaccinato quella in corso è la variante meno pericolosa. Per quanto ci riguarda, almeno per tutta la seconda parte dell’anno scorso siamo riusciti nell’intento di non parlare più di Covid in queste pagine. A un certo punto ci eravamo detti: per più di un anno abbiamo dovuto inevitabilmente dedicare buona parte del giornale a temi legati al virus, adesso basta, torniamo alla normalità o a qualcosa che ci assomigli, perché nelle nostre città c’è pur sempre tutto il resto da raccontare. In questa fase, però, non è possibile fare a meno di tornare a parlarne, visto che con Omicron la situazione si è fatta nuovamente difficile per tutti e il sistema sanitario è di nuovo sotto pressione. Così abbiamo deciso di centrare tutta la prima metà di questo primo numero del 2022 sui riflessi di questa ulteriore ondata. Abbiamo sentito i sindaci di Schio e Thie-
ne per un quadro complessivo della situazione. Abbiamo dato uno sguardo alle conseguenze negative che questi due anni di pandemia hanno provocato sui giovani in termini di crescente disagio psicologico, tra didattica a distanza e imbrigliamento della vita di relazione, così importante nella fase della crescita. Abbiamo verificato la situazione del tessuto produttivo e in particolare di quello artigianale dell’area thienese, dove la ripresa c’è indubbiamente stata ma dove ora si temono le conseguenze della crisi energetica e le assenze forzate delle maestranze per la diffusione delle quarantene. Infine, siamo andati a vedere cosa sono diventate da qualche tempo (loro malgrado) le farmacie: veri e propri tamponifici presi d’assalto da file di gente che vogliono conoscere la propria situazione sanitaria, e che ora – è notizia di questi giorni – in farmacia andranno anche per fare i tamponi “di fine isolamento”, di cui la Regione ha (finalmente) tolto l’esclusiva agli ospedali, dove le code e le attese erano ormai diventate assurde e insostenibili. Fatto questo doveroso “pit stop” sulla pandemia, l’idea è quella di tornare dalla prossima volta a parlare d’altro. Nella convinzione che il martellamento mediatico quotidiano in questi due anni sia stato davvero ossessivo e che – continuando ovviamente a seguire tutte le precauzioni e a rispettare le regole - sia salutare per tutti mollare un po’ la presa. Anche perché altre questioni e altri problemi di cui occuparsi non mancano di certo. L’inizio dell’anno, ad esempio, è il momento giusto per guardare alle prospettive delle nostre comunità attraverso le loro dinamiche demografiche, perché gli uffici comunali a gennaio diffondono sempre i numeri dei nati, dei morti e delle altre statistiche prodotte dalle anagrafi. Così si scopre che il numero dei bebè a Schio e a Thiene nel 2021 è aumentato rispetto all’anno precedente. I fiocchi rosa o azzurri a Schio lo scorso anno sono stati 292 contro i 273 del 2020. A Thiene si è arrivati a 190 contro i 184 dell’anno prima. Non sono incrementi esorbitanti, d’accordo, ma
Di mese in mese già il fatto che si sia qui a registrare un aumento è una notizia, visto che erano anni che si andava calando senza prospettive di ripresa. Sono diminuiti anche i morti. 471 contro 559 a Schio, 274 contro 310 a Thiene. Ma qui probabilmente c’è da tener conto del fatto che il 2020 era stato l’anno più nero della pandemia, quello che aveva portato ovunque a un’infausta impennata dei decessi, soprattutto nella popolazione anziana. Numeri in ripresa, dunque, però niente facili entusiasmi. Servono almeno un paio di altri anni in crescita per accertarsi che non si tratti di un risultato sporadico. Ad esempio, visto che una parte dei nati del 2021 sono stati sicuramente “messi in cantiere” nel 2020, potrebbe anche essere che all’origine di questa piccola ripresa delle culle ci siano i lockdown e la vita casalinga a cui si è stati tutti costretti. In tutti i casi, il dato di fatto è che nel 2021 sono nati più bambini. Finiamo così, allora: attaccandoci con tutte le forze a questa piccola notizia positiva e di speranza. Che di quelle negative e di sconforto, francamente, non se ne può più. ◆
Lo Schiocco Rifiuti a tutta birra La recente chiusura della roggia ha portato alla luce, in un tratto di alveo dalle parti del Maglio di Giavenale, questa concentrazione impressionante di bottiglie di birra, vino, lattine, ma anche scarpe da ginnastica, un cellulare e altri rifiuti. Difficile dire con certezza se tutta questa roba sia stata gettata in quel punto da gruppetti di buzzurri usi a ritrovarsi da quelle parti, al riparo dagli sguardi, per gozzovigliare; oppure se tutto abbia finito per arenarsi lì perché il tratto è in piano e favorisce il deposito di tutto il ciarpame gettato “a monte”. Fatto sta che la natura dei rifiuti, soprattutto bottiglie di birra, fa pensare che i “regali” siano il lascito di ritrovi giovanili, piuttosto che di gente in età da famiglia o da pensione. La qual cosa fa pensare che la preoccupazione per il futuro dell’ambiente e degli ecosistemi non sia in cima ai pensieri di tutti, tra le nuove generazioni. La sensazione è che, accanto ai tanti che si impegnano nelle azioni e negli appelli del movimento “Friday for future”, ci sia ancora più di qualche loro coetaneo che preferisce gli “Heineken for future”. [S.T.]
[4] ◆ Schio Situazione Covid
“Ho assicurazioni dalla direzione dell’Ulss che i numeri attuali e previsti, con una minore incidenza delle terapie intensive, non porteranno al ritorno dell’ospedale di Santorso come Hub provinciale”.
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Stefano Tomasoni
nsomma con la variante Omicron siamo di nuovo qui a dover tamponare, in tutti i sensi, l’emergenza Covid. I numeri dei contagi sono tornati a volare nelle settimane di fine anno e soprattutto in questo primo mese dell’anno, prevedibile frutto anche dei contatti incontrollati e incontrollabili legati al periodo delle feste. Tanto che si è tornati a parlare di ospedali sotto stress e di didattica a distanza, mentre dal mondo delle aziende è arrivato un segnale di allarme con il rischio per molti di dover sospendere l’attività a causa delle abbondanti assenze per quarantena tra i dipendenti. E tuttavia i vaccini consentono oggi di guardare avanti senza prospettiva di vero lockdown, se non per chi non si vuole vaccinare. Con il sindaco Valter Orsi facciamo il punto sui vari aspetti della vita degli scledensi alle prese con la quarta ondata.
Orsi: “Un monumento ai volontari, non si fermano da due anni” “Non ci si rende conto di quante persone stiano mettendo a disposizione il proprio tempo per aiutare a contenere la diffusione del virus. Tra Croce rossa, Protezione civile, Carabinieri in congedo e altri siamo sulle 500 persone. È tutto un mondo che sta lavorando in silenzio al servizio degli altri. Meritano davvero un monumento, non lo dico come battuta”.
ha aumentato la dotazione del parco automezzi e ha anche stipulato accordi con operatori privati per implementare i servizi. Nel complesso, siamo molto più pronti di quando tutto è cominciato”.
Partiamo dal pianeta scuola. Il governo ha fatto una scelta chiara, quella di tenerle aperte, niente Dad se non per i casi contingenti legati al numero ddei positivi in ogni singola classe. Lei al momento che sensazioni ha?
L’aspetto più critico, inevitabilmente, rimane quello sanitario. Non tanto per quanto riguarda i ricoveri in ospedale e le terapie intensive, quanto per il sistema di tracciamento, con i tamponi che ormai sono diventati un vero incubo, con ore di code in ospedale, al freddo e con rischi di assembramento.
“Io francamente a inizio mese avrei auspicato un rinvio di almeno una settimana della riapertura delle scuole, per la presenza di troppe incognite. Comunque possiamo dire che il nostro sistema ha retto: è stato messo sotto stress, qualche aggiustamento nell’erogazione di servizi lo si è dovuto adottare, ma non ci sono stati grossi problemi. Da parte nostra abbiamo lavorato a fianco dei vari dirigenti scolastici. Quanto all’aspetto legato al trasporto scolastico, oggi la situazione è molto migliore rispetto a due anni fa. A inizio d’anno scolastico c’è stato qualche disguido legato alla necessità di avere più pullman, ma l’azienda di trasporti vicentina, la SVT,
“Sì, oggi la situazione ospedaliera non vive l’affanno della prima fase. L’anno scorso a Schio siamo arrivati ad avere una trentina di ricoverati in ospedale per Covid, oggi – metà gennaio - abbiamo 7 persone ricoverate. Un altro dato positivo è che abbiamo un’incidenza sulla positività molto più bassa rispetto a Vicenza e Bassano. Il dato di metà mese parla di circa 200 persone positive in città. Le persone in quarantena sono sei volte tante, ma il tema dell’ospedalizzazione è molto meno incisivo, anche se è pesante perché i numeri dei contagi in questa fase sono molto più ampi. Quello che invece è fortemente in sofferenza è indubbiamente il sistema della pre-
venzione e dei controlli, i tamponi in generale. Le strutture sono quelle che sono, servirebbe molto più personale. Dispiace leggere di persone che aspettano tre ore in fila per fare il tampone. Io peraltro in questo caso non saprei proprio come fare per essere utile all’Ulss, tutte le squadre di volontari che possiamo mettere in campo sono impegnate nei centri vaccini, nei servizi aggiuntivi, nei parchi, nelle disinfezioni… Sono due anni che si stanno dando da fare con grande disponibilità e spirito di abnegazione”. È da sottolineare, in effetti, questa attività di cui si parla molto poco: in città c’è una rete di volontariato che sta dando un aiuto decisivo nella gestione operativa dell’emergenza...
“Assolutamente sì. Io vorrei fare un monumento ai volontari. E non lo dico come battuta. Di norma non ci si rende conto di quante persone stiano mettendo a disposizione il proprio tempo e limitando la propria vita per supportare gli sforzi che si stanno facendo nel contenere la diffusione del virus”. Ecco, quante sono?
“Tra Croce rossa, Protezione civile, Carabinieri in congedo e altri servizi siamo sulle
Schio ◆ [5] 500 persone. È tutto un mondo che sta lavorando in silenzio al servizio degli altri. Non sono pagati da nessuno, però ci sono sempre. Meritano davvero un monumento”. Diceva che la situazione in ospedale non vive l’affanno dell’inizio. Possiamo realisticamente pensare che l’ospedale di Santorso non tornerà a essere individuato come Hub provinciale per il Covid?
“Io continuo a ricevere assicurazioni dalla direzione dell’Ulss che i numeri non porteranno al ritorno di Santorso come Hub provinciale, proprio perché c’è una minore incidenza sulle terapie intensive. Più in generale ribadisco che vedo una gestione dell’Ulss che sta veramente equilibrando i tre plessi ospedalieri, dando a ciascuno le proprie eccellenze. L’intento è quello di arrivare ad abbassare l’alto numero di ‘fughe’ di utenti verso altre strutture sanitarie, fenomeno che ha spesso caratterizzato i nostri territori e che si traduce in 60 milioni di euro che in un anno la nostra Ulss deve pagare ad altre Ulss. Su questo la nuova direzione dell’Ulss si sta impegnando e credo che sia sulla strada giusta, potenziando i servizi dove si registrano le maggiori fughe e limitando i convenzionamenti. Il Centro vaccini allo Shed del Lanificio Conte avrebbe dovuto chiudere ora, a fine gennaio, ma con l’Ulss avete concordato di prorogarne l’apertura fino a luglio. Da un lato viene penalizzata l’attività culturale che era prevista in quella sede nei prossimi mesi, però il centro vaccinale a Schio dà un senso di centralità alla città rispetto alla gestione dell’emergenza Covid. Non trova?
“Sì, e per noi è molto lusinghiero. L’anno scorso su una richiesta di aiuto da parte dell’Ulss ci siamo messi a disposizione immediatamente. Quando sembrava che l’emergenza andasse a terminare e si è cominciato a lavorare sulla programmazione per il 2022, l’Ulss cercava un altro luogo come centro vaccini. Poi però il direttore generale Bramezza ci ha segnalato che il posto che avevano individuato presentava dei problemi strutturali e di impiantistica che non avrebbero garantito la non interruzione del servizio, a quel punto abbiamo fatto una riflessione e abbiamo deciso di esserci. In questo momento la cosa assolutamente necessaria è non interrompere il percorso delle vaccinazioni. Abbiamo chiesto un grande sacrificio all’assessore Corzato, che aveva una programmazione culturale per quel sito, ma abbiamo pensato fosse opportuno dare priorità al servizio dei vaccini”. Qual è l’umore di fondo del mondo del commercio, che si vede ora davanti un nuovo scenario non facile?
“Ho avuto uno scambio di idee con il presidente Xoccato, mi diceva che il periodo del
Natale per il commercio locale non è andato male, benché potesse andare meglio. Abbiamo una rete di negozi di vicinato che ha saputo reggere, c’è stato un buon lavoro di squadra. Sicuramente non siamo sui dati del 2019, però il periodo di fine anno è stato nel complesso discreto”. Il mondo produttivo, dal canto suo, sembra vivere un periodo di buone prospettive, il lavoro non manca e anzi molte aziende cercano personale...
“C’è grande euforia, effettivamente. Ci sono peraltro due grossi problemi che possono incidere su questa crescita: uno è la difficoltà delle aziende di trovare i collaboratori di cui avrebbero bisogno, l’altro è l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Quando mi sono insediato, per un paio d’anni il 60% di appuntamenti che mi venivano richiesti era da parte di persone che cercavano un aiuto per trovare lavoro, adesso ho aziende che chiedono personale o spazi per aumentare la propria produzione. Ed è attesa con una certa ottimismo la chiusura della pratica in Regione per l’ex Lanerossi in zona industriale, dove verranno messi a disposizione 180 mila metri quadrati di attività produttive. Le aziende hanno grande necessità di spazi. Che riflessi ha avuto questa nuova ondata sull’operatività dei servizi di pertinenza del Comune?
“Abbiamo impostato fin dall’inizio un’organizzazione finalizzata a evitare il più possibile il contagio, quindi abbiamo spinto molto sull’erogazione dei servizi per via telematica e telefonica, riducendo l’accesso della persona fisica allo sportello. Un report aggiornato sui servizi erogati nel front office, ossia nel servizio che si dà nell’immediato al cittadino allo sportello, ci dice che le pratiche telematiche sono aumentate del 50%, mentre c’è stato un aumento del 30% dei supporti per via telefonica. In alcu-
Situazione Covid ni casi ci sono stati anche dei disguidi, però siamo ormai entrati a regime, e ci accorgiamo che sta avvenendo un cambiamento di abitudini anche nell’utilizzo dei servizi da parte dei cittadini”. Quando c’è di mezzo l’informatica di solito i cambiamenti sono piccole rivoluzioni dalle quali non si torna più indietro. In questo caso dopo la fine dell’emergenza si può pensare a un ritorno al “prima”?
“No, credo che non ci sarà un ritorno alla situazione precedente, perché s’è cominciato tutti a cogliere i lati positivi di questa nuova organizzazione Andiamo verso un’innovazione tecnologica nell’abitudine del cittadino di utilizzare i servizi. Inoltre in questi giorni presentiamo un passaggio importante, il progetto SIT, Sistema informativo territoriale: ha comportato anni di lavoro, ma abbiamo costruito una piattaforma dentro la quale ci sono tutti i dati di libero accesso per professionisti e cittadini, in modo da poter avere tutta una serie di informazioni di vario genere senza dover necessariamente accedere agli uffici. Insomma, quello che è stato un periodo di emergenza ci ha catapultato in modo veloce verso una nuova gestione dei servizi”. Certo è che, con il 2022 che si prospetta come terzo anno di emergenza, si può dire che questo suo secondo mandato da sindaco sta trascorrendo finora dentro questa cornice tribolata. In futuro per ricordarlo ci saranno quasi soltanto foto e video con incontri ed eventi in mascherina...
“È un mandato mascherato… Sì, non è certo il massimo, anche perché si lavora il triplo rispetto alle situazioni normali. Comunque rimaniamo positivi: le cose stanno ugualmente avanzando”. ◆
Il sindaco Orsi con il dg dell’Ulss Bramezza alla presentazione dei corsi universitari di infermieristica e fisioterapia alla Casa della Salute. Nella pagina accanto Orsi interviene in un incontro sui temi della sanità.
[6] ◆ Thiene Situazione Covid “Ai tempi del primo lockdown, mi ero illuso che quella sorta di ‘pausa obbligata’ potesse servire per riscoprire il dialogo. Al contrario, anche a Thiene, stiamo a assistendo alla degradazione dei rapporti e in alcuni casi a escalation di violenza, per fortuna senza episodi eclatanti, ma da tenere comunque sotto stretta attenzione”.
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Omar Dal Maso
ai avrebbe lontanamente pensato, fino a due anni fa, di concludere i dieci anni trascorsi nel ruolo di primo cittadino di Thiene durante una pandemia in corso, prima di lasciare il testimone al sindaco che verrà. Giovanni Casarotto, ormai prossimo ai 71 anni, vive con un po’ di amarezza questi mesi conclusivi del secondo e ultimo mandato, offrendo il suo punto di vista sui temi d’attualità che spesso travalicano i confini della cronaca, legati al Covid-19. A maggio scadrà il suo compito alla guida della città, anche se per la data certa delle comunali 2022 bisognerà attendere. Poi il primo cittadino uscente diventerà un cittadino come tutti, e un nonno speciale per i suoi nipotini.
Sindaco, come si vede tra qualche mese?
“Per un po’ sarò ancora qui in municipio tutti i giorni, fino al prossimo maggio, credo che si andrà a votare nel mese successivo ma al momento sussiste l’incognita dell’elezione del Presidente della Repubblica che potrebbe anche determinare il voto per le Politiche, e non mi stupirei se si andasse oltre l’estate con accorpamenti alle urne. Staremo a vedere”. Poi sarà pensione “effettiva”, oppure no?
“Un breve periodo di pensione l’ho trascorso, in realtà: solo un anno, in cui però dedicai tempo ed energie a prepararmi per la candidatura a sindaco. Ora è tempo di lasciare spazio a un ricambio, a idee e forze nuove. Mi dedicherò sicuramente al bel mestiere di nonno, vista la seconda nipo-
Casarotto: “Inverno duro, ma è stato giusto tornare a scuola” “Dicembre non è stato un mese facile – dice il sindaco di Thiene, Giovanni Casarotto -. Tra i primi comuni in provincia abbiamo esordito con l’ordinanza che impone la mascherina all’aperto, pur se in zona bianca. Sul tema del rientro a scuola dopo le festività, ritengo che fosse giusto provare, perché ormai è evidente che la Dad crea problemi e disuguaglianze”.
tina arrivata da poco, e se potrò al volontariato: di sicuro non rimarrò ozioso, così come penso di aver concluso con questa esperienza la mia funzione in politica”. In questa fase purtroppo l’emergenza sanitaria è tornata a preoccupare e a farsi sotto con numeri e con contagi che non permettono di abbassare la guardia. Si sarebbe aspettato uno scenario più sereno, agli sgoccioli del suo mandato?
“Purtroppo la situazione sta diventando endemica e se così sarà bisogna imparare a conviverci. Un aspetto che mi preoccupa è lo stress che stanno affrontando gli ospedali e il personale che ci lavora, dopo quasi due anni di sforzi che ancora non sembrano lasciar scorgere un termine all’orizzonte. Mettersi nei panni ad esempio di un medico, che si trova di fronte anche a chi non vuole accettare le cure e vede un pa-
ziente renitente morire quasi tra le braccia, credo sia qualcosa di terribile. Sono deluso da quel che leggo e dalle testimonianze dirette che mi arrivano, di operatori sanitari insultati e addirittura minacciati, sorte toccata anche a personalità politiche che sostengono l’importanza dei vaccini. Non si può avere fiducia nella scienza e nella medicina soltanto a intermittenza: o la si ha o non la si ha, non riesco a capire queste posizioni che vanno contro un bene di tutti come è la salute. Insomma, ritengo il vaccino una diritto e insieme un dovere”. La sua posizione sul tema dei vaccini è sempre stata chiara...
“Non mi sono tirato indietro su questo tema e mi ripeto: il mio consiglio, se non un appello, è di guardare alla realtà e di immunizzarsi con il vaccino, che aiuta a superare l’insorgenza dei sintomi più severi di ma-
Thiene ◆ [7] lattia. Bisogna vincere le resistenze e avere fiducia nella scienza.Anche le varianti non mi sorprendono, visto che le mutazioni del virus erano state messe in conto. A fine inverno 2020 eravamo disperati perché non c’era una cura, un anno dopo è stato il tempo della corsa ai vaccini, ora stiamo assistendo a uno scenario mutato per l’avvento di Omicron, pur se con reazioni di lieve portata almeno per i vaccinati, a parte dei casi eccezionali, che la superano come un’influenza stagionale. Un’esplosione di casi che a lungo andare stanno portando al pericolo, che purtroppo abbiamo già toccato con mano, dell’intasamento dei nostri ospedali. Al 10 di gennaio c’erano circa 760 thienesi in isolamento o alle prese con il Covid, non sono pochi su una popolazione di oltre 24 mila residenti. Consola il fatto che tra questi soltanto una manciata necessitino di cure ospedaliere”.
Situazione Covid
Un’esplosione di casi che probabilmente nessuno, qualche mese fa, si sarebbe aspettato in questi termini. Lei che aspettative aveva, ad esempio, alla fine dell’estate scorsa?
“A luglio avrei detto probabilmente che mi aspettavo un ritorno per i prossimi anni nella stagione fredda, così come accade con l’influenza, ma mai avrei immaginato una recrudescenza così diffusa di questo virus, considerando lo sforzo fatto e l’adesione alla campagna di vaccinazione. Di sicuro avrei avuto una visione più ottimista rispetto a oggi. In sincerità credevo che avremmo passato un inverno migliore”. Dagli ospedali il focus va alle piazze: già occupate quelle “virtuali” dei social dal mare agitato delle fake news ed estremizzazioni ideologiche, con il timore che in futuro lo scontro passi dal piano dei teoremi a ben altro.
“Da queste parti finora non ci sono segnali di questo tipo, ma è innegabile che tante tensioni non fanno ben sperare. E pensare che, ai tempi del primo lockdown, mi ero illuso che quella sorta di ‘pausa obbligata’ potesse servire per riscoprire il dialogo. Al contrario, anche a Thiene, stiamo a assistendo alla degradazione dei rapporti e in alcuni casi a escalation di violenza, per fortuna senza episodi eclatanti, ma da tenere sotto stretta attenzione”. Eventi cancellati in centro storico a dicembre, la mina vagante del rientro in classe nelle scuole a gennaio. Come ha gestito il Comune questi nodi?
“Dicembre non è stato un mese facile. Tra i primi comuni in provincia abbiamo esordito con l’ordinanza che impone la mascherina all’aperto, pur se in zona bianca, poi abbiamo ritenuto per motivi prudenziali di annullare quegli eventi che avrebbero creato folle di gente. ‘Natale di Fiaba’ ad esempio, ogni anno porta in centro circa 5/6 mila persone, con assembramenti
inevitabili tra le attrazioni per i bimbi e le bancarelle dei prodotti. È stato opportuno non ‘dare una mano’ a questa variante Omicron, dopo i franchi confronti con gli organizzatori. Vanno ringraziati tutti loro, mi riferisco tra gli altri al gruppo Amici di Thiene, la Confcommercio, la Pro Loco e il comitato della corsa ‘Stragiaxà’ e altri ancora. Sul tema del rientro a scuola dopo le festività, ritengo che fosse giusto provare, perché ormai è evidente che la Dad crea problemi e disuguaglianze, quindi capisco la decisione, non facile, presa dal Governo. Servono giorni per avere il polso della situazione nelle classi, per capire se nella fascia 5/11 anni, meno coperta dalle vaccinazioni, si possa proseguire e come, mentre tra gli studenti delle superiori pesa il trasporto pubblico. La preoccupazione c’è, speriamo che inizi una fase di ridiscesa in modo che la scuola in presenza torni a essere la normalità: su questo bisogna crederci e sforzarsi, applicando le prevenzioni possibili oggi e pensare a quali porre in essere in futuro. Io ad esempio auspico l’introduzione dei dispositivi per il ricircolo d’aria nelle aule, o di depurazione, per ovviare alle scene in cui i ragazzi seduti tra i banchi in pieno inverno indossano il giubbino quando al cambio d’ora si aprono le finestre”.
Negli occhi ci sono ancora le file interminabili nei punti tampone dell’Ulss 7, in particolare a Santorso, nella prima parte del mese. In tanti, non solo a Thiene, protestano e invocano soluzioni. Che fare?
“Lo scenario è divenuto estremamente pesante in Altovicentino. Non soltanto per le attese snervanti per i tamponi, mi riferisco alla carenza di medici di base e ospedalieri. È chiaro che il sistema sanitario territoriale è in difficoltà, con il rischio di ‘saltare’, ma sono convinto che accanirsi contro la nostra sanità locale sia del tutto sbagliato in una fase di emergenza come quella attuale. Mi rammarica poi che non ci sia traccia ancora di una vera collaborazione da parte della sanità privata, da quanto vedo più votata a lucrare che a fornire aiuto concreto. Tornando al pubblico, purtroppo la programmazione sanitaria degli ultimi 15 anni non è stata lungimirante e di fronte a un’emergenza come il Covid, un ciclone, non ha retto: va rivisto il numero chiuso degli studenti di Medicina, tanto per evidenziare un aspetto le cui conseguenze si pagano ora. Per fare un paragone, è un po’ come con le vocazioni: tutti i fedeli vorrebbero la messa celebrata nella chiesa vicino a casa, nella propria parrocchia e all’orario più congeniale, ma se i preti rimasti sono pochi e saranno sempre meno, oggi non resta che adeguarsi”. ◆
[8] ◆ Schio Situazione Covid
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Camilla Mantella
l Covid sta pesando moltissimo sui ragazzi. Le misure di contenimento del virus, la didattica in presenza che si alterna a quella a distanza in modo imprevedibile, le attività extrascolastiche spesso sospese per isolamenti e quarantene stanno colpendo duramente i più giovani. “Parecchi genitori ci hanno contattati preoccupati per la salute psicologica dei propri figli. I giovani e giovanissimi sono stati costretti a spostare tutta la loro socialità on line - racconta Antonella Tabelli, componente del direttivo dell’AGE, l’Associazione Genitori di Schio -. Dalle lezioni attraverso lo schermo di un telefono o di un pc alle chat sui social network, per lunghe settimane il loro mondo di rapporti e relazioni ha perso qualsiasi scambio in presenza. Ciò ha inciso profondamente sulla loro quotidianità e le reazioni sono state le più disparate: da chi in questa nuova bolla di isolamento si è sentito più protetto e, al rientro in presenza, ha faticato a uscire dal ‘nido’ casalingo, a chi ha sofferto le restrizioni sviluppando ansia, depressione e disturbi del comportamento alimentare, a chi, già in condizione di fragilità, ha visto acuire il proprio disagio al punto da non riuscire più a sostenere la socialità off line. La percezione è che ci sia davvero una difficoltà giovanile diffusa e capillare”. Chi ha i primi dati per dare qualche indicazione in più sono la pediatria e la neuropsichiatria infantile dell’ospedale di Santorso, che hanno visto gli accessi per disturbi alimentari quasi triplicare nel 2021 rispetto al 2020 (arrivando a 32 ingressi nei primi
“Tanti genitori in ansia per la salute psicologica dei loro figli” Il virus ha colpito duramente la socialità dei ragazzi. “La percezione è che ci sia davvero una difficoltà giovanile diffusa e capillare”, dicono all’Associazione Genitori.
10 mesi del 2021) e moltiplicarsi le richieste di visite psicologiche, in parallelo con un abbassamento dell’età media dei ragazzi seguiti, che oggi si attesta attorno ai 1314 anni. “Con l’avvio del nuovo anno scolastico 2021-2022 abbiamo sperato che il peggio fosse alle spalle - prosegue Tabelli -. Dopo lunghi mesi di contatti on line ci siamo concentrati sulla progettazione di nuovi percorsi e abbiamo sospeso gli sportelli di ascolto, anche perché le stesse fa-
I soldi delle multe per migliorare la viabilità Interventi per la sicurezza stradale e percorsi formativi dedicati ai più giovani per promuovere la corretta circolazione stradale. Questi i settori in cui, come per gli anni scorsi, verranno interamente investiti i proventi delle sanzioni al Codice della Strada rilevate dal Consorzio di Polizia Locale Alto Vicentino a Schio e relativi all’anno 2022, nella quota spettante al Comune. La giunta ha pianificato l’utilizzo degli incassi per l’anno in corso e la stima è che ci saranno entrate per circa 600 mila euro. Le entrate “da sanzioni” non faranno cassa, ma saranno indirizzate a una serie di interventi per migliorare la viabilità e le infrastrutture stradali, come l’installazione di attraversamenti pedonali luminosi, la manutenzione dei marciapiedi e il potenziamento della segnaletica stradale e gli interventi a favore della mobilità pedonale e ciclistica. Un’altra parte di queste entrate, situazione pandemica permettendo, sarà destinata ad attività di educazione stradale e promozione della sicurezza della circolazione per gli studenti delle scuole del territorio.
miglie hanno iniziato a richiederli più di rado, probabilmente rincuorate dal normale riavvio delle attività scolastiche ed extra-scolastiche. Questa nuova variante del virus, tuttavia, sta di nuovo limitando la socialità dei ragazzi. Da parte nostra stiamo cercando di lavorare il più possibile su progetti in presenza. Lo scorso anno, in tarda primavera, appena è stato possibile incontrarsi nuovamente abbiamo dato vita al progetto ‘Innamorarsi del futuro’, in collaborazione con il Comune di Schio e il Centro Capta. Abbiamo proposto a piccoli gruppi di ragazzi delle scuole superiori, degli istituti comprensivi e adulti di raccontare e immaginare scenari distopici e utopici relativi al prossimo futuro, dando voce alle ansie che hanno vissuto e alle speranze che continuano ad accompagnarli. L’idea, ora, è quella di cercare di concretizzare alcune delle proposte positive per il futuro che sono uscite da questi laboratori. Se c’è una costante da sottolineare, in tutti questi mesi di attività on line e off line e di ascolto del disagio, è che la scuola è rimasta sempre al centro: per i ragazzi è un punto di riferimento importantissimo e ha continuato a esserlo anche da dietro uno schermo. È dalla scuola, dalle reti di supporto e sostegno che riesce a generare, che dobbiamo ripartire per riallacciare i fili del tessuto sociale giovanile”. Se l’ultima manovra di bilancio statale ha bocciato il bonus per la salute mentale che facilitava l’accesso alla consulenza degli specialisti, a livello territoriale è necessario agire in fretta per frenare un trend di crescita esponenziale delle difficoltà, soprattutto giovanili. ◆
[10] ◆ Thiene Situazione Covid
“Due preoccupazioni: il virus e il caro bollette” Il presidente mandamentale di Thiene di Confartigianato, Andrea Piovan, fa il punto della situazione a inizio anno: “Per quanto riguarda i costi energetici, stiamo assistendo a una corsa al rincaro su materie prime e prodotti, certe imprese rischiano di affrontare aumenti fino al 400%. Quanto al Covid, dopo le feste i contagi hanno messo fuori gioco una quota consistente di forza lavoro, intorno al 30-35%”.
Il presidente mandamentale Andrea Piovan
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Omar Dal Maso
a voce degli artigiani del territorio raramente è un lamento. Semmai in Altovicentino si riscontrano spinte “endemiche” a rimboccarsi le maniche e a ingegnarsi di fronte ai problemi. Magari brontolando un po’, ma venendone (quasi) sempre a capo. Oggi, però, con la prospettiva dei rincari energetici e con le distanze personali da rispettare, la faccenda si fa più ardua. Andrea Piovan, presidente mandamentale di Confartiginato Imprese, tasta in prima persona il polso del bacino imprenditoriale di Thiene, categoria che conta quasi 2.500 imprese (dati Unioncamere) e impiega 7.400 addetti. Tradotto in percentuale, il 30% di aziende del Thienese è costituito da imprese artigiane. Al rientro dalla festività il telefono di Piovan ha squillato parecchio. I denominatori comuni nei dialoghi con gli associati? “Le problematiche che suscitano preoccupazione sono due: la prima è legata all’annunciato caro-bollette, la seconda al Covid. Noi viviamo di energia, stiamo già assistendo a una corsa al rincaro su materie prime e prodotti, eppure gran parte degli artigiani non ha aggiornato i loro listini. È un punto che preoccupa, basti pensare che fino a gennaio sono stati calmierati solo i costi per le utenze fino ai 16 kW, mentre un’azienda artigiana, prendiamo un’officina meccanica, in media consuma dai 30
kW in su. La nostra fascia di filiera produttiva finora è stata poco considerata dal Governo su questo punto e stiamo attendendo risposte, visto che certe imprese rischiano di affrontare aumenti fino al 400% rispetto al 2021 come mostra il simulatore presente sul nostro sito”. Il secondo punto a preoccupare, come detto e com’è facile capire, è il Covid. “Dopo le feste i contagi hanno messo fuori gioco una quota consistente di forza lavoro; non ho dati freschi, ma la possiamo stimare nel 30-35% - dice Piovan -. Ciò costituisce un freno con ritardi nel rispettare le consegne, e per alcuni una débacle.
“Tanti artigiani sacrificano il sabato per rispettare gli ordini, con l’emergenza bisogna saper adeguarsi per portare avanti il lavoro. Questi sforzi extra ci permettono di tenere”.
Oltre a questo, s’inserisce un aspetto che passa sottotraccia: la didattica a distanza a scuola. I bambini non possono rimanere a casa soli e i genitori sono costretti a darsi il turno. Questi problemi non previsti, poi, arrivano in un periodo in cui la ripresa era tangibile. Posso dire, però, che qui in Veneto, siamo poco inclini a lamentarci e più a darci da fare: tanti artigiani sacrificano il sabato per rispettare gli ordini, con l’emergenza bisogna saper adeguarsi per portare avanti il lavoro. Questi sforzi extra ci per-
mettono di ‘tenere’. Si corre per tamponare il problema, ma è chiaro che a un certo punto la buona volontà rischia di non bastare più”. Tra gli associati chi è più in affanno, e cosa chiede? A Thiene le istanze sono le stesse del resto d’Italia? “La ristorazione è il settore più in sofferenza ma non è l’unico – risponde Piovan -. Le richieste sono comuni: dall’alto bisogna semplificare, prevedere misure che rendano il fare impresa più ‘facile’, sburocratizzare, oltre a fare meno proclami sugli aiuti e a rendere più incisivi quelli che ci sono. Nessuno pretende soldi a cascata, ma facilitare le cose sì, e sono sicuro che questo è un mal comune per l’area di Thiene quanto almeno per il Nord Italia. Non c’è da meravigliarsi se un lavoratore con dei progetti nel cassetto preferisce rimanere dipendente anziché mettersi in proprio: troppi ostacoli fanno passare la voglia pur con le migliori intenzioni di partenza. Questo rappresenta una sconfitta per l’impresa”. Lavoro in presenza e da remoto, “scoperto” nei lockdown e tornato in auge per necessità. Utile o indispensabile? “Devo essere sincero, lo smart working nell’artigianato è un tampone ma non una soluzione. È stato un aiuto temporaneo, lo considero come buttare un pezzo di legno in acqua a chi sta per affogare. Qui c’è bisogno di mani e di teste, di ‘contaminazione’ in positivo, anche se in tempi di virus sono termini da spiegare: intendo il lavoro in team, il confronto, lo scambio di idee faccia a faccia. Si percepisce il bisogno di stare insieme quando si tratta di risolvere un problema, non tutto può essere trattato a distanza. Per questo, per il 2022 appena iniziato – conclude Andrea Piovan -, il mio augurio è quello condiviso da tutti: tornare alla vita normale”. ◆
[12] ◆ Schio Situazione Covid “Finora siamo riusciti a gestire internamente tutto il servizio, ma ora il carico di lavoro, che ci porta a fare sacrifici in termini di ore e mansioni svolte, inizia a farsi sentire”. “Servirebbe un’adeguata organizzazione ‘a monte’. Quella del farmacista è una missione, tuttavia non è auspicabile che si continuino a gestire i nuovi servizi affidati alle farmacie comunicandoli all’ultimo momento e dandoci soltanto qualche giorno di tempo per organizzare le attività”.
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Camilla Mantella
adesso i “tamponi di uscita”, quelli per verificare la fine della positività e del relativo isolamento, si possono fare gratis anche in farmacia. Lo ha deciso nei giorni scorsi la Regione, che si farà carico dei costi. Un’ulteriore conferma di come da mesi, soprattutto dall’introduzione del Green Pass in avanti, le farmacie stiano affrontando grandi trasformazioni aggiungendo servizi alle proprie usuali mansioni, e di come si siano adeguate con grande flessibilità agli sforzi che venivano loro richiesti per contenere la pandemia. “La situazione attuale è sicuramente pesante - spiega il dottor Leandro Carrino, della farmacia Sella -. La richiesta di tamponi rapidi è alta e con la nuova variante Omicron i test positivi sono in aumento. Interpretare le circolari governative non è semplice e il sistema sanitario ha dei momenti di deciso sovraccarico. Prima dell’introduzione del green pass rafforzato e dell’obbligo vaccinale per gli over 50 le persone che accedevano al servizio di tamponi rapidi erano perlopiù lavoratori che avevano bisogno della certificazione verde perché non vaccinati, mentre ora le richieste vengono da persone che effettuano tamponi perché entrate in contatto con positivi o perché ne hanno la necessità per eventi particolari a cui intendono partecipare. Fi-
Ma per fortuna ci sono le farmacie Le ultime settimane hanno reso evidente come il servizio tamponi offerto dalle farmacie sia diventato indispensabile per il controllo della diffusione del virus. Nonostante le difficoltà da gestire per far fronte alle richieste, le farmacie stanno contribuendo a tenere in funzione il sistema dei tamponi.
nora siamo riusciti a gestire internamente i test: i dottori della nostra farmacia hanno eseguito in prima persona i tamponi, dedicandosi a questa attività durante la chiusura, ad esempio di primissima mattina così da poter poi igienizzare perfettamente tutti i locali, ma ora il carico di lavoro, che ci porta a fare sacrifici in termini di ore e mansioni svolte, inizia a farsi sentire. Pensare di esternalizzare il servizio, chiedendo a personale sanitario esterno di aiutarci, è complicato: infermieri o operatori sanitari libero professionisti sono spesso già molto occupati e sotto pressione”. “Noi ci siamo attrezzati con un ambulatorio attiguo esterno alla farmacia – interviene la dottoressa Maria Grazia Ceretta, della farmacia Pasubio – e abbiamo approntato un sistema di prenotazioni multicanale che consente alle persone di fissare l’appuntamento per i test sia attraverso un link dalla nostra pagina Facebook, sia tramite messaggio Whatsapp, sia telefonicamente, andando così incontro tanto alle esigenze dei più giovani che dei più anziani. Eseguiamo tamponi tutti i giorni dal mattino alla sera, domeniche comprese, ed è indubbio che in questo frangente di forte diffusione del virus la richiesta sia elevata”.
È cambiata l’utenza che si rivolge alle farmacie Nonostante le difficoltà del momento, in ogni caso, il sistema dei tamponi in farmacia sembra reggere e i tempi di attesa sono molto meno drammatici delle code chilometriche viste sotto il periodo natalizio a Milano o in altre grandi città. “I numeri sono elevati, ma costanti - spiega la dottoressa Valentina Breda, dell’omonima farmacia in via Pasubio -.A cambiare, effettivamente, è stata l’utenza: dai lavoratori sprovvisti di green pass siamo passati alle persone che desiderano controllarsi prima di incontrare familiari deboli o dopo un contatto con conoscenti positivi. Dopo le prime settimane molti dei non vaccinati si sono ammalati oppure hanno deciso di farsi il vaccino”. Ora chi si rivolge alle farmacie è perlopiù vaccinato, oppure guarito dal Covid. “In farmacia è possibile effettuare il tampone quando non si hanno sintomi - specifica il dottor Ernesto Marchesini, dell’omonima farmacia Al Corobbo -. Nel caso di mal di gola, tosse, raffreddore o febbre, infatti, bisogna rivolgersi al proprio medico e richiedere un tampone in ospedale. Per quanto ci riguarda, se l’inizio è stato piut-
Schio ◆ [13] tosto complicato, ora la situazione va a ondate: ci sono giorni in cui abbiamo tutti i posti per i tamponi prenotati e altri di relativa calma”.
Centinaia di telefonate, anche tanti ragazzi Ciò che è certo è che il servizio tamponi offerto dalle farmacie è indispensabile. Nelle scorse settimane l’hub dell’ospedale di Santorso è andato più volte in sofferenza, con code di ore per poter fare i tamponi: pensiamo a cosa sarebbero state quelle code se non ci fossero le farmacie a occuparsi delle persone asintomatiche. “Come avviene già per i farmaci con prescrizione medica - afferma Valentina Breda - si potrebbe pensare a un accesso con ticket anche ai tamponi della farmacia, data l’essenzialità del servizio che stiamo fornendo. Le farmacie sono presidi sanitari distribuiti sul territorio, accessibili anche a chi ha più difficoltà a spostarsi: riusciamo a raggiungere più persone e i nostri clienti si sentono protetti. Questo periodo è indubbiamente complicato, ma quello che ho notato è che le centinaia di telefonate che abbiamo ricevuto per la prenotazione dei tamponi sono state sempre molto gentili: ci hanno contattato anche tantissimi ragazzi e desidero sottolineare la grande educazione dei giovani nell’accesso al servizio e nella richiesta di informazioni”. Che gli utenti scledensi del servizio tamponi in farmacia siano nella stragrande maggioranza dei casi rispettosi e attenti è confermato anche dalle altre farmacie. “Abbiamo avuto davvero rarissimi casi di persone difficilmente gestibili - fa eco il dottor Marchesini -. Si è trattato di persone più che altro spaventate o seccate di aver contratto il virus dopo che non si erano protette con il vaccino”. “È molto importante il colloquio con l’utenza - specifica Leandro Carrino dalla farmacia Sella -. In alcune occasioni ci è capitato che bastasse davvero un minimo disservizio per far perdere la pazienza ai clienti. Cerchiamo di gestire queste situazioni alimentando un dialogo costruttivo, ma è indubbio che ci siano sentimenti di tensione diffusa. Al tempo stesso, tuttavia, questo momento così particolare ci sta facendo apprezzare tutte quelle persone che riusciamo ad aiutare, in primis gli anziani, e che ci ringraziano di cuore per il lavoro che svolgiamo”. “Le indicazioni sanitarie sono in costante mutamento e le persone si sentono confuse – afferma la dottoressa Ceretta -. È necessario lavorare per informare gli utenti e fare chiarezza. In questi ultimi mesi abbiamo diffuso tramite i canali digitali della farmacia video esplicativi per insegnare
alle persone che desiderano testarsi per autocontrollarsi come eseguire correttamente i tamponi fai da te in casa e abbiamo rassicurato, telefonicamente e in presenza in farmacia, centinaia di clienti disorientati sulle norme da seguire”.
Centri di aiuto e consulenza La pandemia ha accelerato processi che erano in atto da tempo. “Da anni l’Ulss punta a far diventare le farmacie dei poli di servizi che integrino l’offerta sanitaria pubblica - dice Ernesto Marchesini -. Le persone possono venire da noi anche per prenotare prestazioni sanitarie, scaricare referti oppure, ultimamente, anche per vaccinarsi contro l’influenza. Sarebbe necessaria una razionalizzazione di questi servizi e un’attenta pianificazione delle specializzazioni da attribuire alle farmacie anche sulla base delle eccellenze sanitarie territoriali: l’hub vaccinale scledense, ad esempio, è davvero ottimo, motivo per cui probabilmente sarebbe più proficuo spostare là le vaccinazioni antinfluenzali – anche perché non siamo medici attrezzati in caso di reazioni avverse – e puntare sulle farmacie per servizi di assistenza più in linea con la nostra vocazione. Il nuovo recovery plan, ad esempio, investe sullo sviluppo delle farmacie rurali e sussidiarie per trasformarle in nuclei assistenziali e centri pilota per servizi di telemedicina, che potranno essere incentivati soprattutto quando la pandemia allenterà la sua morsa e libererà dai carichi attuali il personale medico. Sul nostro territorio l’area di Valli del Pasubio potrebbe essere positivamente coinvolta in queste trasformazioni”. “Servirebbe un’adeguata organizzazione ‘a monte’ – concorda Maria Grazia Ceretta -. Quella del farmacista è una missione ed è molto positivo che le nostre attività vengano riconosciute come protagoniste
Situazione Covid
del sistema sanitario locale. Tuttavia non è auspicabile che si continuino a gestire i nuovi servizi affidati alle farmacie comunicandoli all’ultimo momento e dandoci soltanto qualche giorno di tempo per organizzare le attività”. “C’è una forte componente morale nel nostro lavoro - conclude la dottoressa Breda - che ci lega alle persone che si rivolgono a noi. Offrire altri servizi rispetto alla vendita dei farmaci è un aiuto che diamo alla comunità: pensiamo allo screening del colon-retto, che oggi può essere gestito tramite farmacia e che sta dando buoni risultati anche in termini di prevenzione. Dall’inizio della sua storia la farmacia in Italia ha avuto un ruolo fondamentale: rispetto al mondo anglosassone, dove i colleghi non forniscono suggerimenti anche per il timore delle cause legali che possono essere intentate nel caso di consigli sbagliati, qui la relazione di fiducia con le persone è più profonda. Ciò ha permesso che le nostre realtà fossero subito individuate come centri di aiuto e consulenza anche durante la pandemia”. ◆
Lo Schiocco La via in rosa Tanti avranno notato, in periodo prenatalizio, un gran via vai di tecnici e operai in giro per le strade, intenti a bucare l’asfalto per far passare la fibra: ora, a scavi ricomposti, in città sono ben visibili in molte vie lunghe strisce rosate laddove sono stati fatti passare i cavi. Non sappiamo se il bicolore sia stata una scelta estetica, ma non lo crediamo proprio. “Pexo el tacòn del sbrego”, direbbero i nostri vecchi. Di certo la necessità di avere internet sempre più veloce e senza intoppi dentro casa ci lascia le vie con tanti rattoppi fuori. Sfibrate dalla fibra. [M.D.Z.]
[16] ◆ Schio Attualità
Oggi il mercato è ancora altalenante, ma i prezzi sono in risalita. “L’aumento dei prezzi incoraggerà anche i venditori e, con la crescita dell’offerta, vedremo una situazione più dinamica nei prossimi anni”.
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Elia Cucovaz
om’è cambiato il mercato immobiliare a Schio negli anni della pandemia? Quali sono le tipologie di casa e i quartieri più richiesti? Per rispondere a queste domande ci siamo rivolti ad alcune agenzie immobiliari del territorio, indagando com’è cambiato (a causa del virus, ma non solo) questo aspetto da sempre centrale nella vita degli scledensi. «Per definire la situazione attuale del mercato immobiliare bisogna premettere che le cose in questo periodo cambiano da un giorno all’altro, in base alle notizie sull’andamento dell’epidemia - spiega Giuliano De Munari, titolare dell’agenzia Princess -. Il 2021 si può dire che sia stato un anno di ripresa, ma tra dicembre e gennaio c’è stato un “raffreddamento, in parte fisiologico dovuto alla stagione, ma sicuramente legato anche alla situazione sanitaria». Quindi oggi è un momento buono per comprare casa? «Il momento migliore era ieri - continua De Munari -. Però oggi lo è ancora abbastanza. In generale le richieste di case sono aumentate rispetto alle offerte e quindi i prezzi sono in salita, come per tutto del resto, e questo trend dovrebbe continuare, in particolare se la situazione sanitaria dovesse migliorare stabilmente. Non parliamo di locazioni: lì la richiesta è salita moltissimo, ma abitazioni in affitto non ce ne sono, in quanto non molti nel passato recente hanno investito per affittare, scoraggiati dalla tassazione e da leggi che non tutelano abbastanza i proprietari».
I prezzi sono in risalita Dario Stefani, titolare della filiale cittadina di Intercasa, riporta un ulteriore elemento di cambiamento del mercato. “Cominciano a ricomparire anche gli investitori, ovvero persone in cerca di mini e bilocali, le
I prezzi delle case tornano a salire (e cambiano i bisogni) Nel mercato immobiliare a Schio la domanda si è molto innalzata non solo per i quartieri, ma anche per la prima collina. Più persone cercano casa fuori dal centro, quindi si sono rivalutate zone prima meno richieste, come appunto le aree collinari. E intanto cambiano le esigenze di spazio in casa: si cercano più terrazzi e giardini, e la taverna è sempre meno utilizzata per scopi conviviali e sempre più come spazio di lavoro.
tipologie più ricercate da chi vuole acquistare un immobile da reddito. Questo forse si può spiegare col fatto che le rendite finanziarie sono diminuite e che bisogna accettare un rischio più elevato per potersi aspettare un ritorno ragionevole sul capitale investito. Quindi il mercato immobiliare, nonostante la tassazione, sta ritornando appetibile”. E per quanto riguarda gli immobili non residenziali? “Anche l’ambito commerciale sta cambiando - continua Stefani -. Vale un po’ in tutto il mondo e Schio non fa eccezione. La concorrenza degli e-commerce mette in difficoltà i negozi di vicinato. Gli uffici soffrono per la perdita di servizi dalla città. Prendiamo ad esempio il tribunale: ci sono avvocati che preferiscono prendere lo studio a Vicenza piuttosto che a Schio. Analogo discorso per l’ospedale: una nicchia di mercato, oggi completamente sparita in città, era quella dei parenti di chi
veniva ricoverato per fare cure particolari e che affittavano una casa per stare vicini ai loro cari”. La prospettiva, comunque, per tutti sembra essere quella di una crescita del mercato. “Dopo la crisi del 2008-2012 le vendite erano sempre andate a salire negli anni 2017, 2018, 2019 - afferma Andrea Rigotto, agente immobiliare di Tecnocasa -. Negli ultimi due anni c’è stato un raffreddamento, ma non tanto per una riduzione della domanda, quanto piuttosto per la scarsità dell’offerta: pochi proprietari hanno messo in vendita o in affitto. Oggi il mercato è ancora altalenante, ma i prezzi sono in risalita: di questo abbiamo una chiara visione confrontando le vendite di questi ultimi mesi con quelle degli anni passati per immobili simili. L’aumento dei prezzi incoraggerà anche i venditori e, con la crescita dell’offerta, vedremo una situazione più dinamica nei prossimi anni”.
Schio ◆ [17] Attualità quali le aree collinari. In ogni caso, oggi si cerca più indipendenza possibile: se non si può permettersi una casetta, si cercano appartamenti in contesti piccoli: 4-6 unità al massimo, e con ambienti grandi, possibilmente con giardino. Quest’ultima esigenza sempre più spesso è determinata dalla necessità di offrire uno spazio esterno agli animali domestici, oggi sempre più diffusi. In ogni caso si cercano situazioni il più possibile pronte all’uso: nessuno vuole fare lavori, ma possibilmente entrare e abitare».
Gli effetti del Superbonus Il mercato immobiliare è stato influenzato anche dagli incentivi statali per la riqualificazione degli edifici, in particolare dal superbonus 110%, ma gli effetti non sono stati necessariamente positivi per tutti. «Il superbonus, a nostro parere ha contribuito nel breve periodo a ridurre il numero di immobili in vendita - continua Rigotto -. Molti proprietari hanno tenuto fermi i loro edifici pensando di ristrutturarli per venderli a prezzo ben maggiore. Purtroppo però questo si è rivelato vero solo in parte. Un immobile ammodernato e più efficiente dal punto di vista energetico è sì più appetibile e si vende più velocemente, ma non necessariamente a un prezzo molto più alto. Di fatto, comunque, oggi il superbonus è un obiettivo difficilmente raggiungibile per un privato, in quanto i tempi ormai sono stretti. Per i condomìni i termini sono più lunghi, ma anche in questo caso non è facile far partire i lavori”. Gli incentivi hanno portato anche un altro effetto collaterale nel mercato immobiliare. «Il grande fermento di ristrutturazioni legate al superbonus ha determinato un aumento della domanda, dei materiali da costruzione e quindi dei loro prezzi - spiega Stefani di Intercasa -, il che ha fatto lievitare in modo incontrollato i costi di realizzazione degli edifici nuovi. Questo ha messo in difficoltà le imprese edili, perché in linea di principio anche i prezzi di vendita dovrebbero aumentare proporzionalmente, ma non c’è corrispondenza nella disponibilità di spesa degli acquirenti. Perciò gli immobili nuovi fanno fatica a collocarsi sul mercato. Inoltre gli impresari hanno difficoltà nella stessa determinazione del prezzo di una casa in costruzione perché non è certo se i costi preventivati rimarranno tali. E anche nel rispetto dei tempi di consegna, perché oggi lo stesso reperimento dei materiali è diventato una faccenda complessa».
Più giardini e terrazzi e meno centro Gli anni della pandemia, in ogni caso, hanno cambiato anche le aspettative di chi cerca casa. «Le richieste si sono spostate su giardini e terrazzi, un’esigenza che si è fatta molto forte da quando sono cominciati i lockdown - fa presente De Munari dell’agenzia Princess -. Si vive di più in casa, quindi ciascuno cerca soluzioni con spazi esterni. Inoltre la domanda si è molto innalzata non solo per i quartieri, ma anche per la prima collina. Specialmente da parte di giovani, che cercano una vita più a contatto con la natura. Anche in questo caso però trovare la soluzione perfetta è difficile.Tutti vorrebbero stare a due passi da Schio in collina, ma nelle contrade la disponibilità di case indipendenti è scarsa e i costi non sono bassi». Un trend confermato anche da Rigotto di Tecnocasa. «Più persone cercano casa fuori dal centro perché, con lo smart working, la vicinanza fisica al luogo di lavoro non è più un’esigenza così essenziale. Quindi si sono rivalutate zone prima meno richieste,
E i liberi professionisti si fanno lo studio in casa Il titolare dell’agenzia Intercasa inoltre fa notare un altro aspetto che, con la pandemia, ha contribuito a modificare il mercato immobiliare. «Il fenomeno del lavoro da casa ha contribuito a ripensare l’abitazione. In particolare per la categoria dei liberi professionisti: avvocati, geometri, architetti, grafici, piuttosto che sobbarcarsi i costi di un ufficio in centro, magari associandosi come in passato, cercano abitazioni con una stanza supplementare in cui realizzare il loro studio. Un caso tipico è la taverna, sempre meno utilizzata per scopi conviviali e sempre più come spazio di lavoro». Lo stesso lavoro dell’agente immobiliare è cambiato: «Oggi gli immobili si mostrano con foto e video online prima di programmare una visita - conclude De Munari -. Quando si arriva all’ingresso vuol dire che c’è già il 70-80% di convinzione all’acquisto. Questo è legato al timore dei contagi, certo, ma le persone si sono anche abituate a questa comodità e di sicuro sarà un cambiamento che rimarrà nel tempo». ◆
Lo Schiocco La bacheca del caro estinto La bacheca all’esterno del supermercato Famila di SS.Trinità - utilizzata fin qui per annunci di auto o moto in vendita, offerte di lavoro, appelli per gatti smarriti e cose così – sembra aver avuto una curiosa evoluzione: ora appare dedicata alle epigrafi mortuarie, anche se qua e là rimangono annunci per assistenza anziani o per chi cerca un idraulico, rendendo il tutto un tantino surreale. Ma il fatto più bizzarro è che sopra le epigrafi è rimasta la solita intestazione della bacheca: “I vostri annunci”. Così l’impressione è che sia lo stesso defunto a dare la notizia della propria dipartita, o direttamente i suoi parenti. Dal “vendo moto” al “segnalo morto”. [S.T.]
[18] ◆ Schio Attualità Almerico da Schio si starà rivoltando nella tomba, a vedersi scalzato da quella che era la sua piazza. Un colpo troppo duro anche per un uomo di grande aplomb come lui.
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Stefano Tomasoni
n attesa della futura nuova piazza Statuto e della nuova vita che le si prospetta, negli ultimi tempi è toccato a piazza Almerico ricevere qualche tocco di rinnovamento estetico. Niente di rivoluzionario, beninteso, diciamo più che altro un maquillage cromatico. Una rivisitazione con la quale si è puntato tutto sul colore per cercare di dare un tocco di vivacità in più all’insieme. Insomma, le si provano tutte per provare a rivitalizzare il quadrilatero dei condomìni. L’intervento principale – ne abbiamo già fatto cenno - è stato il rifacimento dell’area parcheggi, che in più punti era ormai sconnessa e malmessa. Una volta risistemato il sottofondo generale, i posti auto sono stati ridefiniti ricevendo ciascuno un colore diverso, o meglio una tonalità diversa di verde, giallo e rosso, in un accostamento ben dosato e gradevole da vedersi. Il colpo d’occhio complessivo appare interessante e originale, e ci pare che nell’insieme la piazza ne abbia tratto un certo giovamento. C’è però un aspetto che forse non si è tenuto del tutto in considerazione e che sembra destinato a diventare via via più critico col passare del tempo; un aspetto che nei rendering di partenza, inevitabilmente tutti “perfettini” e idealizzati dalla computer-grafica, può non essere stato notato. In poche parole: le automobili quando sono ferme sporcano. Depositano sull’asfalto macchie d’olio o di lubrificante che lasciano i loro bei segni, spesso indelebili. Così sono bastati pochi mesi perché i nuovi e colorati posti auto della piazza abbiano iniziato a mostrare chiazze e ombrature più o meno evidenti. Essendo un fenomeno di per sé normale al quale si è abituati, non ci si farebbe caso in una situazione di normale asfaltatura grigio-scura, così come non ci si è fatto caso in tutti questi anni; tuttavia ora il gioco di colori a tinte leggere finisce purtroppo per far risaltare queste macchie, rovinando alme-
Bene la piazza a colori, ma il conte adesso chi lo sente? Dopo i posti auto rigenerati con tonalità diverse di verde, giallo e rosso (che però ora fanno notare di più le chiazze d’olio), in piazza Almerico sono stati installati cestini colorati che l’hanno combinata grossa: hanno di fatto “certificato” l’intitolazione della piazza al “bao”.
no in parte l’effetto iniziale delle “tessere” cromatiche. Visto che a rigor di logica la cosa non può che peggiorare, forse sarà il caso di programmare un “ripasso” di colore una volta ogni paio d’anni, per evitare che un’idea simpatica e colorata diventi un boomerang estetico. A margine di questo intervento di “pigmentazione” dei posti auto, sono stati installati dei nuovi elementi d’arredo. È stata installata una fontanella a colonnina, dalle parti della “fontana a sbitti”, e si è completata “l’Operazione Colore” installando alcuni cestini-bussolotti portarifiuti corenti con la nuova colorazione della piazza: uno rosso fuoco nella sezione dei posti auto colorati sui toni del rosso, uno verde patocco nella sezione del parcheggio colorata sulle sfumature del verde, e uno gial-
lo nell’area di sosta con le tonalità giallognole. Anche qui tutto bene, se non fosse per un dettaglio: in verticale lungo un lato dei bussolotti è incisa, vuoto per pieno, la scritta “piazza del bao”. Ora, va bene che questo è il nome con il quale quasi tutti ormai chiamano la piazza quando ne parlano tra amici e conoscenti; e va bene che chi scrive ormai più di vent’anni fa ha fatto la sua parte pubblicando un libro dal titolo appunto “Piazza del Bao”. Tutto vero: però un conto è il titolo di un libro di costume dal tono leggero o il nome colloquiale e informale in uso tra gli scledensi, altro conto è certificare e riconoscere questo nome in modo così evidente su dei cestini di rifiuti. A questo punto tanto vale fare un passaggio in consiglio comunale per cambiare del tutto il nome della piazza, e dare al conte del balòn altro tipo di soddisfazione intitolandogli qualcos’altro. Anche perché il povero conte sarà lì che si rivolta nella tomba: se è probabile che si fosse ormai rassegnato a essere toponomaticamente messo da parte a vantaggio di un bao, è da credere che ora vedersi del tutto scalzato da quella che era la sua piazza per mezzo di qualche cestino dei rifiuti sia un colpo troppo duro anche per un uomo di grande aplomb come lui. Sarà lì che si rifiuta di crederci. ◆
[20] ◆ Thiene
La presentazione del progetto Thiene Virtual Tour
Attualità Utilizzando la moderna videotecnologia stereoscopica, infatti, sono state acquisite centinaia di immagini panoramiche da più luoghi suggestivi, offrendone poi la visione a 360 gradi.
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Omar Dal Maso
na “calamita” virtuale per attirare la curiosità di più di tipologie di utenti, dai turisti agli studenti delle scuole ma senza dimenticare chi, tra i thienesi “purosangue”, magari abita a due passi da un luogo simbolo della città e per pigrizia o ignoranza – nel senso letterale originario del termine, senza offesa alcuna - non ne conosce le peculiarità. Si può definire (anche) così il progetto “Thiene Virtual Tour”, che si traduce in qualcosa di concreto e reale pur se rilasciato nel mare del web, a pochi giorni dal varo ufficiale del portale. Un primo step realizzato e lanciato in pasto agli occhi voraci degli internauti dopo la fase di progettazione e di riprese video in più location della città e nelle frazioni. Un sito certamente curioso da sondare anche per i thienesi, didatticamente utile per le scuole cittadine e del “vicinato”, e un’attrattiva per visitatori che da metà dicembre possono ricevere gratis un “assaggio visivo” interattivo degli per ora 11 siti (realmente) più interessanti di Thiene
Parte il tour virtuale dentro la città Dopo Vicenza, Thiene è il secondo comune della provincia ad avvalersi del viaggio virtuale nei suoi luoghi simbolo. Tra gli ambienti che si possono cliccare ci sono anche il Teatro Comunale, il centro storico, l’aeroporto Ferrarin a Rozzampia, il parco del “Bosco”, il Castello di Thiene, Villa Fabris.
per ambiti legati alla cultura, alla storia o allo sport e tempo libero, cimentandosi in prima persona in un’inedita esperienza virtuale. Utilizzando la moderna videotecnologia stereoscopica, infatti, sono state acquisite centinaia di immagini panoramiche da più luoghi suggestivi, offrendone poi la visione a 360 gradi. Tra gli ambienti interni ed esterni si possono cliccare il Teatro Comunale, il centro storico, la chiesetta di San Vincenzo, l’aeroporto Ferrarin a Rozzampia, il parco del “Bosco”, il Castello di Thiene, Villa Fabris, Ca’ Beregane, il Santuario dei Cappuccini, l’area del Duomo e altri luoghi sacri. Il tutto con visione garantita ad alta risoluzione in 8k. Una lista in progredire, va sottolineato, che verrà
Quaranta abitanti in più Pochi (di più) ma “buoni”. Basta il segno “più” davanti alla cifra che vale come saldo nel confronto fra gli abitanti di Thiene al 31 dicembre 2021 e nella stessa data di un anno prima. Il +40 certificato dall’ufficio anagrafe indica che i residenti nella città e nelle sue frazioni raggiunge le 24.126 unità. Come ormai assodato da tempo, il “sesso debole” in termini numerici è il genere maschile, in minoranza: 11.742 gli uomini e 12.384 le donne thienesi. Nel difficile anno 2021 sono 190 i fiocchi rosa e azzurri ad annunciare i bebè freschi di venuta al mondo, un numero in aumento sensibile (erano stati 184 nel 2020)
e attenua il saldo stavolta negativi tra nati e morti (274 in dodici mesi), che si “riduce” a un -84, dato migliore rispetto al -126 dell’anno precedemte (con 310 deceduti). A spingere in attivo il saldo degli abitanti è evidente come siano stato i nuovi arrivi, con Thiene che conferma il suon buon appeal come vittà dove prendere casa e formare una famiglia. L’età media del thienese rimane invariata a 44 anni e spiccioli. I nomi più gettonati per i nuovi “battezzati” sono Leonardo, Alessandro, Edoardo e Lorenzo tra i maschietti, Emma, Matilde e Vittoria per le neonate.
“arcita di altri posti magari meno noti dei sopracitati, da scandagliare con il mouse o in modalità touchscreen per approfondire, calandosi nei locali e manovrando in piena autonomia il proprio sguardo virtuale. La proposta digitale che ha preso il nome di “Thiene Virtual Tour” – basta digitare le tre parole senza spazi precedute da www e con dominio .it -, di recente è stata presentata in Municipio dagli assessori comunali Giampi Michelusi e Anna Maria Savio insieme a Gianfranco Galanti, l’ideatore. Dinamicità in funzione futura, implementazione, interattività unita a facilità d’uso e tanto appeal su Thiene sono le chiavi di lettura in primo piano. Tra le note a margine da evidenziare, inoltre, il fatto che la città rappresenta la seconda comunità della provincia veneta ad aderire a questa novità, dopo il capoluogo Vicenza. Pensato come uno strumento “open”, orientato al futuro, viene proposto alla vasta gamma di fruitori del web in maniera diretta, e indirettamente è considerato foriero di indotto in termini marketing culturale, con l’auspicio di coinvolgere tutto l’Altovicentino. In ogni caso chiunque potrà avvalersi di questo avveniristico servizio, che acquisisce ancor maggiore significato in tempi di pandemia e di limitazioni alla libertà di movimento. Tra l’altro, almeno in questa prima fase, è a costo zero per le casse comunali, cogliendo quindi l’opportunità di offrire comodamente - da pc, tablet o smartphone - tour virtuali in una decina di edifici, ambienti e strutture che costituiscono alcuni tra i simboli di pregio e ritagli di storia e bellezza thienesi. ◆
[22] ◆ Schio Attualità
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Stefano Tomasoni
chio non è ricca di statue e monumenti. C’è ovviamente quello al Tessitore in piazza Rossi, e ci sono i due dedicati ad Alessandro Rossi, all’incrocio-rotonda di Sant’Antonio e al giardino Jacquard. Poi c’è il monumento ai fratelli Pasini, peraltro allegorico e non raffigurante i due suddetti personaggi. In anni più recenti è arrivato quello che celebra i carabinieri, alle Vecchie Poste. E fin qui siamo ai “veri monumenti”. Per il resto, si possono citare i busti a Fusinato e a Garibaldi dalle parti del parco Donatori sangue, la grande piuma di metallo dedicata agli alpini in cima a viale SS.Trinità, il manufatto dedicato al dirigibile di Almerico da Schio in una rotonda di via dei Boldù e quello agli aviatori in via dei Nogarola, e la recente statua scolpita nel legno dedicata alla lavandaia, posizionata al lavatoio di via Fogazzaro. Difficile definire monumento la turbina alla rotonda dalle parti dell’ex Lanerossi in zona industriale. Ora, nell’intervista che pubblichiamo in apertura, il sindaco Orsi annuncia la seria intenzione di dedicare un monumento al mondo del volontariato, sulla spinta del contributo indispensabile dato da centinaia di persone che in questi due anni si sono prodigate per dare assistenza nella lotta al Covid. Una bella idea. Anche perché un monumento, se fatto bene, è sempre una presenza che arricchisce una città, le conferisce un certo qual status. Dipendesse da noi, adesso che piazza Almerico è sempre più “del bao” (anche in questo caso ne parliamo in altra pagina), penseremmo a risarcire il buon Almerico con un bel monumento in bronzo. Una cosa è certa, qui da noi non prenderà mai piede - se non altro per carenza di materia prima - quel fenomeno di rimozione storica che da qualche tempo è cresciuto nel mondo anglosassone, America e Inghilterra: la tendenza a contestare e chiedere la rimozione di statue dedicate a personaggi storici fin qui considerati intoccabili, perfino statisti indiscussi, veri e propri eroi nazionali. Per dire, in America se la sono presa con statue di Colombo e in Inghilterra con una di Churchill. Con chi potremmo prendercela, a Schio? Giusto con Alessandro Rossi, visto che è tutto dedicato a lui.
E se Alessandro Rossi cadesse in disgrazia? Una cosa è certa, a Schio difficilmente prenderà mai piede - se non altro per carenza di monumenti - quel fenomeno di rimozione storica che porta a contestare e chiedere la rimozione di statue dedicate a personaggi storici fin qui considerati intoccabili. In America se la sono presa anche con Cristoforo Colombo. Con chi potremmo prendercela noi? Giusto con Alessandro Rossi.
Foto Archivio Comune di Schio
Bè, in effetti… tutto sommato potremmo anche provare a immaginarcela, una bella contestazione che dissacri la figura del senatore. Potrebbe nascere così... Basta con questo mito di Alessandro Rossi. Il senatore avrà anche messo in moto l’industria laniera e dato lavoro a mezza Schio per decenni, ma in tutto quello che faceva c’era quel suo paternalismo conservatore che alla fin fine creava una catena asilo-scuole-fabbrica-case attraverso la quale controllava la vita di migliaia di persone. Una specie di ricatto feudale per cui se ti comportavi bene entravi nel cerchio educativo-lavorativo rossiano, altrimenti dovevi andarti a cercare altrove i “paracadute” sociali, assistenziali ed economici. Quindi i segni che ricordano Alessandro Rossi vadano rimossi al più presto. Cominciamo dal monumento davanti alla chiesa di Sant’Anto-
nio, dove sta lì fisso, con la manina sul mento a guardare pensoso verso il centro, neanche gli stesse venendo in mente qualche altra brillante idea per fare schei alle spalle della povera gente. E ovviamente neanche a parlarne di trasferire l’altro monumento di Rossi, quello che sta al giardino Jacquard, nella futura nuova piazza Statuto. Anzi, toglierlo anche dallo Jacquard e buttare tutto in discarica. E che dire del suo Quartiere Operaio? Bravo sì, il caro senatore a dare case agli operai, ma dico, le avete viste? In prima fila, sul viale davanti alla fabbrica, la sua villona e i villini dei dirigenti e dei caporioni. In seconda fila le case signorili dei “quadri”. Poi, in terza e quarta, le case tutte appiccicate e fatte con lo stampino per gli operai. Più classismo di questo… E poi, dai, serviva andare in Belgio a cercare un architetto per costruire una fabbrica? Non si poteva trovare uno straccio di architetto italiano per tirar su quattro muri dove metter dentro telai e gente da far sgobbare tutto il giorno? Che poi questo belga, Vivroux, avesse almeno portato della buona birra… invece ci ha lasciato un mastodonte di mattoni di cui adesso non si sa più che fare. E via anche il nome dall’ex asilo e da piazza Rossi. Mica vorremo continuare a dare a questo personaggio controverso l’onore di avere intitolato anche lo spazio più centrale della città? Dedichiamo la piazza piuttosto a un Rossi che veramente merita, Pablito, che su lui non si può dir niente: segnali tu tre gol al Brasile in una partita sola. E per coerenza in archivio deve andare ovviamente anche via Rossi: la si intitoli piuttosto a Totò, italiano che mette d’accordo tutti all’insegna di una bella risata. Ma noi, dai,Alex, tranquillo, si scherza. Non ti tocca nessuno, qui. Più facile che prima o poi ti si dedichi anche il Teatro Civico. Vuoi che, con quel nome così generico, riesca a resistere ancora a lungo al richiamo del padre della patria scledense? ◆
[24] ◆ Schio Il personaggio “Per me il teatro è un luogo dove posso scoprire e conoscere, è una continua evoluzione. Spero davvero di riuscire a completare questo percorso al Piccolo e poi vorrei lavorare nei teatri d’Italia”.
S
Mirella Dal Zotto
olo un paio di mesi fa avevamo annunciato l’ammissione alla Royal Academy of Dramatic Art di Londra della scledense Arianna Calgaro; ora parliamo di un altro talento teatrale, Agnese Sofia Bonato, ammessa alla scuola del celebre Piccolo Teatro di Milano. Agnese Bonato ha diciannove anni e ha frequentato il liceo classico “Pigafetta” a Vicenza, dove la letteratura in generale, soprattutto quella greca, le ha dato un motivo in più per credere quanto sia straordinaria l’arte teatrale, spingendola a leggere i grandi classici del teatro e approdando poi agli autori contemporanei. “Determinante è stata l’esperienza con Schio Teatro 80, dove ho iniziato a frequentare, all’età di undici anni, la Bottega dei Ragazzi – dice -. Lì ho cominciato a vincere quella timidezza che ancora un po’ mi appartiene; l’ambiente è estremamente stimolante e mi ha appassionato sempre di più, soprattutto crescendo e grazie agli insegnanti che all’interno dell’associazione hanno avuto un ruolo fondamentale per la mia formazione: Elena Righele, Martina Toso, Alessandra Frassoni, Luca Garbin (questi sono solo alcuni dei nomi) e ovviamente il regista Paolo Balzani. Si tratta di persone che hanno una capacità straordinaria nel valorizzare le qualità di ciascuno, tirando fuori il meglio”.
Hai respirato arte anche in famiglia...
“Sì, fin da bambina. Entrambi i miei genitori sono docenti di conservatorio: mio padre, Giovanni Bonato, è un compositore e insegna proprio composizione al Conservatorio di Padova, mentre mia madre, Federica Zanella, è docente di drammaturgia musicale al Conservatorio di Adria; tutti i componenti della mia famiglia suonano o hanno suonato. Io stessa ho studiato per anni violino al Conservatorio di Vicenza e ciò
Agnese è entrata al Piccolo di Milano Sboccia un’altra giovane promessa scledense del palcoscenico: dopo Arianna Calgaro entrata alla Royal Academy, ora Agnese Sofia Bonato, 19 anni, è stata ammessa alla scuola del celebre Piccolo Teatro di Milano, superando un provino molto selettivo.
mi ha permesso di crescere in un ambiente che sempre considererò magico per quanto riguarda la possibilità di nutrire e coltivare la propria creatività”.
suo tempo a Schio Teatro 80. Ho l’appoggio e il sostegno dei genitori da sempre, quindi non posso di certo lamentarmi”.
Magari i tuoi si aspettavano un futuro come musicista?
“L’esperienza è stata una delle più adrenaliniche e stimolanti della mia vita. In genere i provini per essere ammessi alle accademie di teatro consistono in diverse fasi: la prima è quella di portare due monologhi di due epoche differenti, per mostrare la versatilità del candidato; la seconda è la recitazione di una poesia in italiano; per il terzo step la commissione invia un’e-mail con due dialoghi da preparare, riservandosi poi la scelta in fase di esame”.
“Mah, non proprio… Aver intrapreso una carriera differente da quella musicale non mi sembra che abbia turbato i miei, proprio per niente. Anzi, è stata mamma a inserirmi nel mondo del teatro, essendo lei la prima della mia famiglia a essersi iscritta a
Com’è stata l’ammissione al Piccolo di Milano?
E tu cos’hai scelto?
“Ho portato due monologhi di cui sono innamorata: il primo è quello di Blanche da ‘Un tram che si chiama desiderio’ di Tennessee Williams e l’altro un monologo di Medea dalla ‘Medea’ di Euripide. Per quanto riguarda la poesia, che però non mi hanno chiesto, così come i due dia-
Schio ◆ [25] loghi, avevo portato ‘Verrà la morte e avrà i tuoi occhi’, di Cesare Pavese. Sinceramente quel giorno non nutrivo molte speranze, perché il provino è stato davvero molto rapido e avevo la preoccupazione di non arrivare in tempo a quello per un’altra scuola di teatro, l’Accademia Paolo Grassi, che avevo un paio d’ore dopo. Quando ho saputo che ero passata alla seconda selezione per il Piccolo sono rimasta sorpresa ed ero felicissima. In seguito ho trascorso un’intera giornata nella scuola, creando dei dialoghi singolarmente e insieme agli altri candidati; poi ho portato una sorta di coreografia di un minuto e mezzo e infine ho dovuto cantare una canzone, nel mio caso ‘Hurt’ di Johnny Cash. La terza e ultima fase prevedeva di passare cinque giorni in Accademia; eravamo una cinquantina di ragazzi provenienti da tutta Italia e ci hanno diviso in due gruppi, facendoci concentrare sul movimento; abbiamo passato diverse ore a fare esercizi fisici di tutti i generi: stretching, potenziamento, esercizi di teatro corporeo…”. Sei giovanissima e già sicura di ciò che farai “da grande”.
“Non vedevo l’ora di intraprendere questo
genere di studi, era da anni che volevo scoprire come fosse studiare in un’Accademia di Teatro e ora non posso desiderare di meglio; dico con orgoglio di aver già realizzato uno dei miei sogni più grandi”.
Il personaggio
Adesso come sono le tue giornate al Piccolo?
“Beh, variano a seconda delle settimane; abbiamo diversi insegnamenti: canto, movimento, recitazione… Iniziamo alle 10 e andiamo avanti fino alle 14; c’è una pausa pranzo, si riprende alle 15 e si va avanti fino alle 19, dal lunedì al sabato compreso. Si arriva a fine giornata stanchi, non c’è dubbio, ma siamo tutti molto molto appagati”. Il teatro diventa la vita...
“È difficile spiegare cosa sia il teatro per me e francamente spero non ci sia una risposta per questa domanda perché, a parer mio, una delle caratteristiche peculiari e affascinanti del teatro è proprio quella di non avere definizione. Quello che è certo è che per me il teatro è un luogo dove posso scoprire e conoscere, è una continua evoluzione, è un luogo in cui posso divertirmi con serietà, è un modo autentico di donare emozioni e riceverne al contempo, fa bene alla mente e al corpo. Posso assicurare che chi inizia a mettersi in gioco anche solo per se stesso e per svago, fa fatica
a smettere: il teatro crea una sorta di sana dipendenza, che cambia la persona e la migliora”. Obiettivi a breve e a lungo termine?
“Spero davvero di riuscire a completare questo percorso al Piccolo e poi vorrei lavorare nei teatri d’Italia. Il nostro Paese ne ha di bellissimi, troppo importanti storicamente e culturalmente per non essere valorizzati e non essere vissuti”. ◆
[26] ◆ Schio Spettacoli e cultura
Il folletto della parola Alessandro Bergonzoni è tornato all’Astra con la sua comicità sottilissima, fondata sulle parole e sulla riflessione verbale.
L
Mirella Dal Zotto
o spettacolo prenatalizio maggiormente seguito in città è stato “Trascendi e sali”, di e con Alessandro Bergonzoni. L’artista-autore-attore-scrittore bolognese era già stato in città con “Predisporsi al micidiale” nel 2006 e con “Urge” dieci anni fa; il pubblico l’ha sempre accolto con grande entusiasmo ed è stato così anche lo scorso 16 dicembre, all’Astra, quando si è presentato sul palco mostrando solo gambe e piedi per dieci minuti buoni. Parlava dall’alto della sua “penso-strut-
tura”, appositamente creata, riteniamo, per far concentrare lo spettatore sui funambolici giochi di parole che da sempre caratterizzano in modo assolutamente originale il suo lavoro. Camminava su e giù, saltellava, proponeva il fuoco di fila delle sue riflessioni spesso riferite a temi sociali (l’inquinamento, l’immigrazione…) o a persone che hanno subito ciò che non si può subire, come Cucchi, Regeni, Zaki. L’inizio è stato alquanto originale e tutto improntato sulla parola, trionfante per una volta in un mondo in cui tutto ormai è immagine. In “Trascendi e sali”, palese invito ad alzarsi dal piattume, gli strali di Alessandro Bergonzoni non risparmiano nessuno, sono micidiali ed è un’esperienza tentare di seguire la sua narrazione: conviene accettarla a pezzi e con continui rimandi, si fa una specie di esercizio per elevarsi linguisticamente, intellettualmente, socialmente. Le parole rotolano in giochi assurdi, la comicità è sottilissima e tutta centrata sulla riflessione verbale, che scorre a gran velocità. L’unica critica che si può fare all’artista è che in ogni suo spettacolo noi umani qualcosa ce lo perdiamo: ci vorrebbe un libret-
to consegnato all’inizio per poter gustare a posteriori le battute perse, meditandole sul divano di casa. È anche vero, però, che il meglio ti si appiccica al cervello: magari non sai riferire ciò che ha detto, ma sai che era sicuramente efficace. Bergonzoni, sul palco, sembra un folletto di Babbo Natale che regala la stranezza dei modi di dire con un ritmo a dir poco incalzante: segaligno, capello lungo e incolto che spiove ai lati di un volto scarno, lingua in perenne movimento, spiazza con le translitterazioni, le assonanze, le metafore che ti fanno dire “non ci avevo pensato, ma potrebbe essere proprio così”. All’Astra l’attore ha concesso ben quattro bis al numeroso pubblico presente: l’ha voluto coccolare, si è complimentato per la presenza e non si è risparmiato reggendo due ore buone di palcoscenico, senza intervalli; piacevolissimi, in chiusura, gli esercizi linguisticamente assurdi in latino, tedesco, russo… e anche le imitazioni di varie tipologie di uccelli. Lingua lunga, tagliente, sciolta, mai a freno e mai a posto, la sua: soprattutto piena di verità. Ce ne vorrebbero, di lingue così. ◆
Un murale allegorico a palazzo Fogazzaro
U
n altro murale va ad abbellire la città: si tratta di “Scledum Culturae” ed è stato realizzato nel muro adiacente al retro di Palazzo Fogazzaro dall’artista Shife V.H.Ro.; misura 17 metri di lunghezza per 2,80 di altezza e si ispira al Manifesto del Teatro del pittore ceco Alphonse Mucha, uno dei massimi esponenti del Liberty. Creato con la tecnica dello stencil, è un’allegoria di ciò che ha vissuto il mondo della cultura negli ultimi tempi: una giovane donna è adagiata, in attesa, su di una lapide con la dicitura “Scledum Culturae”, a indicare il tempo di chiusura dei teatri; non è assopita, ma protende la mano verso una maschera da Fabula Praetexta, simbolo per eccellenza del teatro antico. “Il suo gesto vuole risvegliare le arti, finalmente in presenza, in primis la cultura e il teatro - precisa l’artista -. Alla giovane fanno da cornice due rami carichi di foglie e ghiande, simbolo di rinascita. Le foglie e i
rami di quercia rimandano al termine latino medievale di Schio, “scledum”. Dyaloghi, spin off dell’Università di Padova, ha reso possibile la realizzazione dell’opera”. “Siamo convinti che la street art sia una for-
ma artistica di alto valore – asserisce l’assessore Barbara Corzato - che permette di dare risalto e decoro alla città. Con questo murale abbiamo voluto trasmettere anche un messaggio di speranza e rinascita”. ◆
[28] ◆ Schio
Foto Riccardo Panozzo
Spettacoli e cultura
“O
Mirella Dal Zotto
rizzonte Danza”, scuola diretta da Ornella Pegoraro, ha chiuso un anno di successi, portando a casa a fine 2021 ben sei premi della rassegna “Into the Musical”, dedicata ai performer emergenti. Tra i riconoscimenti individuali il primo posto assoluto come miglior cantante è andato a Lucrezia Fantini, che ha conquistato anche il premio della critica, e il podio nella categoria Sing Junior a Camilla Massucco; primo posto assoluto anche per Eleonora Pasin, miglior coreografa; come gruppo, invece, Orizzonte Danza è arrivato al vertice nella categoria Complete Junior, esibendosi con “It’s the hard knock life”. “Into the Musical” è un concorso fra i più importanti per il teatro musicale e vi partecipano scuole provenienti da tutta Italia. Si è tenuto a Firenze il 13 e 14 novembre dell’anno appena trascorso e la giuria era composta da talent scout provenienti da Broadway, giornalisti, registi e direttori di accademie. Lucrezia Fantini e Camilla Massucco sono due allieve del Percorso Musical, hanno 17 anni e studiano entrambe danza, canto e recitazione, dimostrando uno spiccato talento per queste discipline; le insegnanti che seguono la loro preparazione sono Eleonora Pasin ed Elisa Zanetti per la danza, Anna Zago e Gilda Pegoraro per la recitazione, Elisa Chiara Fermetti per il canto. Eleonora Pasin, oltre a essere la coreografa delle performances proposte, ha anche il ruolo di regista del settore musical che, comprendendo tre discipline, necessita di un notevole coordinamento al suo
Orizzonte Danza, un anno di successi A fine anno la scuola diretta da Olrnella Pegoraro ha ottenuto ben sei premi della rassegna “Into the Musical”, concorso nazionale fra i più importanti per il teatro musicale, dedicato ai performer emergenti. interno. Per il terzo anno consecutivo si è aggiudicata il premio come migliore coreografa di tutto il concorso. “È stata però una grande soddisfazione essere premiati come gruppo – dice la direttrice -. La categoria Complete prevede infatti un’esibizione dal vivo dove tutti i ragazzi devono dimostrare di danzare, cantare e recitare allo stesso tempo, a differenza della categoria Sing, dove si giudica principalmente il canto. Noi abbiamo partecipato alla categoria Complete Junior (ragazzi dai 13 ai 17 anni) e il medley proposto, ‘It’s the hard knock life’, era liberamente ispirato al Musical ‘Annie’: è stato alquanto apprezzato”. Questi ultimi successi vanno ad aggiungersi a quelli ottenuti nel periodo estivo ad “AICS Danza”, altro concorso nazionale. Alcuni mesi prima era stata fatta una selezione online, con la presidenza di giuria affidata a Luciana Savignano; Orizzonte
Danza era stata selezionata per la finale nazionale e ha potuto partecipare in presenza a teatro, con due coreografie che si sono aggiudicate il primo premio. “Nei miei 45 anni di lavoro ho aiutato molti miei allievi a trovare una strada nel mondo artistico, sia come insegnanti che come danzatori professionisti – osserva Ornella Pegoraro – Ritengo che un pregio della mia scuola sia la grande libertà di orientamento, che genera varie opportunità per i ragazzi: penso alle cantanti e compositrici Diletta Busin e Linda Quero (in arte Shorelle), alle danzatrici contemporanee Francesca Foscarini e Valentina Dal Mas, alle numerose insegnanti diplomate, molte delle quali insegnano proprio da noi. In questi momenti di pandemia ritengo che offrire occasioni di incontro a scuola e possibili sbocchi professionali sia di grande importanza per i giovani, ai quali è stato tolto veramente tanto”. ◆
Papermade, lo stupore della carta
stile barocco. Oppure, rimanendo legati al tema ambientale, si apprezzano installazioni realizzate dal riciclo stesso della carta o con materiali che con tutta probabilità sarebbero stati destinati al macero. La carta si presta anche ad affascinanti giochi di luce, resi ritagliandola, che danno vita a piccoli mondi paralleli, per far viaggiare con la fantasia grandi e piccini. Numerosi visitatori di ogni età, e parecchie scuole, stanno visitando con entusiasmo e stupore le varie sale. “Papermade” è un evento che sicuramente la città di Schio deve essere orgogliosa di ospitare e che cresce di edizione in edizione, ampliando il numero di opere e consolidando il legame artistico con un materiale semplice, ma allo stesso tempo in grado di stupire e sorprendere. ◆ [T.F.M.]
S
arà visitabile fino al prossimo 27 febbraio “DiCarta-Papermade”, la biennale internazionale di opere di carta ospitata presso il Museo Civico di Palazzo Fogazzaro. La mostra espone circa ottanta opere provenienti da tutto il mondo e si snoda all’interno del museo già a partire dall’entrata, fino a raggiungere il secondo e terzo piano. Il percorso espositivo è stato curato da Valeria Bertesina e porta il titolo di “Fragile come carta”: le opere, infatti, realizzate attraverso diversi stili artistici, stupiscono il visitatore che rimane affascinato dalla de-
licatezza e allo stesso tempo dalla resistenza di questo materiale. La carta viene intesa come un materiale plasmabile in qualsiasi modo e mezzo, ideale per riflettere in modo metaforico anche la fragilità e la forza dell’uomo stesso, specialmente in un periodo delicato come quello che stiamo vivendo. Si spazia da delicati intagli alla ruvida cartapesta, dalla più classica pittura su carta all’inaspettato design d’interni. Sorprende, ad esempio, come sia possibile realizzare solo grazie a un materiale così comune opere originali e inaspettate, come la riproduzione in scala di un salottino in
Thiene ◆ [29] Sport
Il Montecchio non lascia e raddoppia La società di Montecchio Precalcino ha schierato due “prime squadre” per non disperdere i propri giovani rimasti fermi a causa dello stop del calcio per la pandemia.
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addoppiare anziché lasciare, in piena controtendenza rispetto a tanti club del calcio dilettantistico che rinunciano o quando va bene si accorpano attraverso le fusioni, che spesso assommano problemi anziché risolverli. Ci sono società sportive che, anziché “mollare”, hanno scelto di rilanciare. Si contano sulle dita di una mano – monca di due dita a dirla tutta – in provincia, ma stanno raccogliendo già i frutti per il coraggio di non farsi travolgere dai problemi di gestione decuplicati in epoca di Covid-19. Tra le tre società vicentine si annovera l’Usd Montecchio Precalcino (insieme a Bolzano e Sanvitocatrenta), che in estate ha iscritto ai campionati Figc due formazioni, una in Seconda Categoria e l’altra in Terza nel girone unico di Vicenza, condividendo lo stadio oltre che i colori. Rigorosamente quelli sociali biancoverdi. A competere nel secondo scalino (a partire dal basso) del calcio regionale è il gruppo composto da un mix di “giovani adulti”; a scendere in campo in alternanza nel torneo provinciale sono invece i ragazzi di 19 anni e dintorni, ex juniores sempre del Montecchio che, per un anno e mezzo, di fatto sono stati privati del pallone e dell’ultimo capitolo di calcio giovanile che spettava loro di diritto, s non si fosse messa di traverso una pandemia. “Quando ho deciso di tornare al calcio dodici anni fa la consideravo una sfida per-
sonale – spiega il presidente Giulio Costa –. Come nuovo gruppo siamo ripartiti da zero. Con l’ambizione iniziale di riportare la squadra in Prima, e per un paio di stagioni ci siamo riusciti, ma soprattutto di ridare il calcio ai ragazzi del paese. Oggi contiamo 106 tesserati nel settore giovanile e con i ‘senior’ arriviamo a 140 e questo ci dà grandi soddisfazioni. Così diamo sbocco a giovani della zona con la passione per il calcio e non assistiamo più a ‘bagni di sangue’ in termini economici come in passato. Abbiamo deciso in altre parole di configurarci in base a cosa ci avrebbe offrerto il nostro vivaio, curandolo al meglio delle nostre possibilità. Oggi posso dire che abbiamo raddoppiato le prime squadre e dimezzato le spese, dopo aver cambiato la nostra filosofia”. L’idea di duplicare quel Montecchio iscritto nei campionati Figc era stata seminata già la scorsa stagione quando, per la seconda volta di fila, gli juniores di Michele De Zen non poterono concludere l’annata. Un team che, va detto, a livello giovanile puntava al trofeo provinciale. E soprattutto un gruppo capace di dribblare le privazioni attraverso il pallone, rimanendo sempre unito. “La passione non manca e la voglia di sacrificarsi nemmeno da parte loro” assicura il presidente. In estate, quindi, non è rimasto che tradurre in atti pratici le intenzioni, approfittando del regolamento che consente ora
di schierare una “seconda B” competendo al pari delle altre, in altre parole “in classifica”. L’età media è di 19 anni e poco più e i ragazzi dopo qualche difficoltà iniziale, dettata dalla ruggine accumulata lontano dai campi e dal trovarsi di fronte avversari più navigati, stanno ben figurando. Senza dimenticare di tifare per i “fratelli maggiori” allenati da Dario Bortoloso che in Seconda stazionano sul podio, con le carte in regola per competere fino in fondo per un piazzamento di vertice. Squadra tra l’altro composta per 14 giocatori su 22 da residenti in paese. Tutto bello, sì, ma per niente facile, a maggior ragione da un mese a questa parte. “Prima non avevamo risentito in termini numerici della pandemia, anzi aumentando i tesserati. Da metà dicembre però è cambiato lo scenario – ammette Costa – e un po’ di preoccupazione c’è. Posso raccontare una cosa che dice tutto: avevamo in programma una festa lo scorso 21 dicembre, per così dire a... squadre unificate. Non ce la siamo sentita, ma la porchetta piatto forte si trova ora ben custodita in freezer, pronta per tempi migliori. Intanto la priorità è quella tornare in campo”. Offrendo un bis di squadre biancoverdi. ◆ [O.D.M.]
L’hockey Montecchio pattina in vetta E c’è un Montecchio che vola intanto in serie A2, con indosso non gli scarpini da calcio ma i pattini a rotelle. Nonostante tra pause per le festività e rinvii per Covid ormai non giochino più da oltre un mese, a fine gennaio i biancoverdi torneranno in pista per difendere la leadership e conquistare il titolo platonico di campioni d’inverno. I beniamini del Palavaccari, allenati da Roberto Zonta e trascinati dai gol di Esteban Posito, hanno fin qui vinto 7 incontri su 8 nel girone A (unico ko nel derby con il Thiene), composto in tutto da 11 formazioni e a forte trazione vicentina con sette formazioni. A contendere il passaggio in testa al giro di boa c’è l’Hockey Trissino, con stessi punti in cassa ma con una partita in più disputata.
[30] ◆ Schio Sport
C
on l’inizio dell’anno si tende tutti a mettere a fuoco qualche obiettivo da raggiungere e spesso, anche causa delle abbuffate di Natale e San Silvestro, i buoni propositi hanno a che fare con la linea, il vivere sano e il rimettersi in forma. Sarà forse per questo o semplicemente perché ormai SportRace è una realtà consolidata, ma solo nei primi dieci giorni del 2022 l’associazione sportiva specializzata nella corsa ha superato le cento iscrizioni. Il dato risulta particolarmente sorprendente in un periodo difficile come questo, eppure i numeri parlano chiaro: anche nel corso del 2021 sono stati quasi 200 gli iscritti a SportRace e più di 100 quelli addirittura con tessera agonistica, segno che la voglia di correre in compagnia non viene meno nemmeno nei momenti di pandemia.Anzi, forse si rafforza. Merito di un gruppo che in pochi anni ha saputo diventare un punto di riferimento, riuscendo a coinvolgere nello stesso modo l’amatore alle prime armi e l’atleta evoluto. Il successo della SportRace Vertical, gara che lo scorso settembre è riuscita a portare a Schio persino un mito della corsa in montagna come Marco Olmo, la dice lunga sul livello organizzativo di questo gruppo. E a questo fiore all’occhiello se ne aggiunge un altro: la preparazione atletica inverna-
Detto tra noi
Inizio d’anno d’oro per SportRace Nei primi dieci giorni del 2022 l’associazione sportiva specializzata nella corsa ha superato le cento iscrizioni.
le che presso lo stadio di via Riboli registra costantemente una cinquantina di partecipanti. Un’attività per la quale sono ancora aperte le iscrizioni. Ovviamente nessuno garantisce che alla fine del corso si riesca a correre veloci come Maria Pia Chemello, giunta seconda agli ultimi Mondiali master di corsa in montagna, oppure ad avere la resistenza di Fabio
Per inviare lettere e contributi a SchioMese, scrivere a: schiothienemese@gmail.com Si prega di inviare i testi soltanto via posta elettronica e di contenere la lunghezza:
testi troppo lunghi non potranno essere pubblicati a prescindere dai contenuti.
Ma l’assessore Marigo sul sociale ha seguito la vecchia strada Qui di seguito porto alcune considerazioni dopo il recente articolo dove si ipotizzava quale sindaco futuro di Schio l’attuale vice e assessore al sociale Cristina Marigo. Ho fatto per tanti anni il consigliere comunale sia di maggioranza che di minoranza e ho seguito con particolare interesse la struttura “sociale” del nostro comune. Posso tranquillamente affermare che qui in particolare è stata progressivamente attuato un servizio inteso soprattutto come struttura di beneficenza quasi fine a se stessa, priva di un’educazione rivolta agli utenti e non finalizzata alla loro responsabilità e presa di coscienza. A suo tempo l’assessore precedente ha ben ope-
Santacatterina, che ha chiuso l’Ultra Trail Du Mont Blanc in meno di 44 ore. Quello che è certo è che correre resta faticoso, ma farlo in compagnia è un’altra cosa e può diventare perfino divertente. Per maggiori informazioni basta recarsi il lunedì sera dalle 20,30 alle 22 presso la sede nel sottochiesa della parrocchia di Sacro Cuore. [A.R.]
rato su detta linea e a Schio abbiamo ricevuto nomadi ed extracomunitari in abbondanza. Speravo e mi illudevo che con la gestione Orsi tutto ciò sarebbe cambiato ma questo è avvenuto solo in parte per il relativo respingimento di nomadi e clandestini mentre nel “sociale”, con la nuova gestione, poco o nulla di nuovo è stato fatto. Si è insediata un nuovo assessore che ancora punta ancora troppo alla “carità” intesa come assistenza senza passare al reale coinvolgimento degli utenti, finalizzato ad una presa di coscienza, di comportamenti, di responsabilità maggiore e intervenendo con fermezza dove non ci fosse
una reciproca volontà di arrivare all’autosufficienza. Considero una grossa carenza l’assenza di una mappa aggiornata degli utenti collegati alle varie associazioni di beneficienza, Croce rossa, Caritas , San Vincenzo e altre strutture caritatevoli e penso questa sia essenziale per conoscere e gestire i bisogni degli assistiti. Trovo strano che il Sindaco Orsi, con il quale avevo a suo tempo collaborato e che conosceva e condivideva dette problematiche, non le abbia poi fatte proprie, pur sapendo le difficoltà di gestire la struttura del sociale e che abbia lasciato mano libera all’assessore per continuare, quasi, come per le precedenti gestioni. Mario Antonio Pegoraro