SchioThieneMese La Piazza n 833

Page 1

Periodico di informazione dell’A lto Vicentino

anno IX n. 82 - settembre 2020

Schio: Macché, i Salesiani non si fermano mai, p.8 ◆ L’estate del Covid ha riscoperto la montagna, p.18 Thiene: Il “Buon rientro” salta un anno, p.12 ◆ In bici contro l’ingiustizia, p.20

Son tornate a fiorire le scuole

Dirigenti e personale scolastico, professori e Comune quest’estate hanno dovuto affrontare un complesso lavoro organizzativo per consentire di ripartire al sistema-scuola cittadino. Una macchina complessa che comprende 22 scuole dall’infanzia alle superiori e quasi 5 mila studenti.


Di mese in mese

E adesso incrociamo le dita C

SchioThieneMese

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Supplemento mensile di

Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Omar Dal Maso Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688

Stefano Tomasoni

i siamo, è arrivato l’autunno tanto temuto, sia sotto l’aspetto sanitario per l’incognita Covid, sia sotto l’aspetto economico per l’incognita lavoro. Finita l’estate, ripartenza vera doveva essere e ripartenza vera è stata. Anche troppo. Perché mentre tutti i riflettori per settimane sono stati puntati sulla fondamentale riapertura delle scuole, quasi tutto il resto è finito un po’ in secondo piano. Così ecco il paradosso per cui proprio le scuole adesso sono diventate forse i luoghi più sicuri, con tutti gli accorgimenti presi per assicurare una ripresa in sicurezza. Va dato atto a insegnanti e personale tecnico e amministrativo di tutte le scuole di avercele messa tutta, durante l’estate, per arrivare preparati. Poi però succede che ogni giorno prima di entrare nella “bolla scuola” sanificati e distanziati e dopo esserne usciti, gli stessi studenti si ritrovano spesso e volentieri in situazioni tutt’altro che tranquillizzanti, magari accalcati per prendere il pullman in arrivo o in partenza. Oppure succede che decine di persone si ritrovano la sera fuori dai locali pubblici a bere e chiacchierare contro qualsiasi regola di distanziamento e prevenzione (vedi le foto girate su facebook qualche giorno fa di piazzetta Garibaldi a Schio). Oppure, ancora, in qualche bar succede di vedere gente appoggiata al bancone senza mascherina - con la scusa di bere il bianco o lo spritz - mentre parla a poche decine di centimetri dall’area di lavoro del barista. O succede che ci si incontri e si torni bellamente a stringersi la mano e a salutarsi con baci e abbracci. Insomma scuole asettiche, per carità, poi fuori tanti saluti. C’è davvero da sperare di non ritrovarsi tra qualche settimana con una seconda ondata pandemica da affrontare a causa di tante piccole grandi leggerezze che ormai sono diventate prassi quotidiana. Perché se la prima volta è stata nera, la seconda sarebbe nerissima. Nel caso, si saprà chi ringraziare. A cominciare dagli ambienti perniciosi del negazionismo e del complottismo, alimentati da gente che ha trovato nei social un modo

insperato di sfogare la propria frustrazione per l’emarginazione sociale in cui è immersa. Per continuare con certi virologi superstar che hanno finito col mettere benzina nel motore dei paladini del “non ce n’è di coviddi”. A questo punto non resta che confidare in due cose: 1) che la “campagna d’autunno” del virus risulti meno pesante di quella di primavera, 2) che anche in questo caso il Veneto e le sue autorità sanitarie e politiche sappiano mettere in gioco una strategia efficace capace di ridurre al minimo le conseguenze sulla popolazione. E qui entra in gioco lui, Luca Zaia, appena confermato in carrozza alla guida della regione per i prossimi 5 anni anche grazie alla buona prova data nell’affrontare i mesi dell’emergenza sanitaria. Se si considera che il Veneto all’inizio era la regione più colpita dopo la Lombardia, va dato atto che la situazione è stata affrontata bene riuscendo a limitare i danni. Magari i meriti sono stati quantomeno per metà dei consigli forniti dai medici, ma ovviamente ne ha beneficiato soprattutto l’immagine di Zaia. Del resto, fin dall’inizio della pandemia ogni santo giorno alle 12 in punto Luca “Maguardi” (soprannome dovuto al fatto che a qualsiasi domanda risponde iniziando con “Ma guardi” come gli inglesi cominciano con “Well”) ha tenuto una conferenza stampa dalla sede della Protezione civile di Mestre (quindi dal punto operativo da cui veniva gestita la crisi sanitaria in Veneto, a dare ancora più il senso di uno sulla tolda di comando), fornendo quotidianamente dati, informazioni anche spicciole e rispondendo a tutte le domande dei giornalisti. Un’ora di collegamento quotidiano trasmesso in diretta dalle tivù locali e tradotto la sera in lunghi servizi di apertura sui tg e il giorno dopo immancabilmente in paginate sui giornali. Si capisce perché a Zaia in pratica non sia quasi servito fare campagna elettorale per essere confermato governatore. Di certo non gli serviva diffondere, a ridosso della ripresa scolastica e dunque delle elezioni, quel surreale diario a fumetti per le elementari in cui la battaglia contro il Covid viene rappresentata come


Di mese in mese una fiaba con Re Luca nella parte dell’eroe che salva il regno dal “nemico invisibile”. Ma al di là dei meriti o demeriti del suo modo di governare, è evidente che ai veneti Zaia piace. Perché, in fondo, gli assomiglia. E in effetti la sua immagine è quella di uno che sa stare vicino alla gente: dà la sensazione di saper ascoltare tutti e di rispondergli pure in modo perlopiù pertinente. E poi ha questo fatto che conosce il territorio regionale come le sue tasche, comune per comune: in qualsiasi paese veneto vada, anche il più piccolo, sembra il sindaco del posto. Il risultato è che finiscono per votarlo anche tanti che mai voterebbero il partito di cui fa parte, la Lega, e che non sopportano Salvini. D’altra parte Zaia oggi di fatto è un leader regionale autonomo alla bavarese e farebbe ugualmente man bassa di voti anche se si staccasse dalla Lega e fondasse un suo partito. Un bel “Movimento Maguardi”. Ora non resta davvero che sperare nel fatto che, libero da pensieri elettorali, continui a farsi consigliare dai medici giusti e indovini le decisioni da prendere anche in questo autunno così carico di insidie. Incrociamo le dita. ◆

Lo Schiocco John Wayne in bicicletta Quel che resta di queste due biciclette, abbandonate da molto tempo vicino ai binari della stazione di Schio, ricorda le carcasse dei carri o delle diligenze che, nell’epica dei film western, John Wayne in sella al suo cavallo incontrava sulle piste deserte del Nevada, tristi resti di un attacco degli indiani. O ricorda anche quei teschi appesi a un palo in cui sempre John Wayne a cavallo si imbatteva in mezzo al nulla, lasciati da predoni senza scrupoli come monito, per far capire che da quelle parti non si usciva vivi. Forse anche le carcasse delle biciclette servono a lanciare un monito a chiunque arriva in stazione: ci provi John Wayne a passare di qua in sella a una bicicletta, vediamo se gli passa il suo ghigno da uomo duro. Più probabile che anche lui ne uscirebbe scornato e appiedato. E andrebbe a consolarsi al bar con un paio di ombre rosse. [S.T.]


[4] ◆ Schio Copertina Nei primi giorni al Campus delle scuole superiori l’area di discesa dai bus e i percorsi fino agli ingressi degli istituti al mattino “zone franche”: non tutti gli studenti indossano la mascherina e rispettano tra loro la distanza minima di un metro.

L

Elia Cucovaz

e scuole fanno i salti mortali per rispettare le normative anti-Covid e tutelare la salute di studenti, docenti e famiglie. Ma una volta fuori, liberi tutti. Appare un po’ questa la situazione al suono della prima campanella a Schio, tra assembramenti prima di entrare e rigorosa applicazione delle misure sanitarie all’interno. Al punto che, in tutti gli istituti si è dovuto rinunciare a qualcosa. Al banco, per esempio.Alla mensa.Ai laboratori.Ai lavori di gruppo. A un giorno di lezione in classe. Alle attività doposcuola. I disagi - non nascondiamocelo - per studenti e famiglie ci sono. Per carità: niente di impossibile da sopportare per qualche

Son tornate a fiorire le scuole Dirigenti e personale scolastico, professori e Comune quest’estate hanno dovuto affrontare un complesso lavoro organizzativo per consentire di ripartire al sistema-scuola cittadino. Una macchina complessa che comprende 22 scuole dall’infanzia alle superiori e quasi 5 mila studenti.

tempo o per quest’anno (soltanto uno, è la speranza di tutti). Dirigenti e personale scolastico, professori e anche l’assessorato ai servizi educativi di Schio e i tecnici comunali quest’estate hanno dovuto affrontare un complesso lavoro organizzativo per consentire di ripartire al sistema-scuola cittadino. Una macchina complessa che comprende 22 scuole dall’infanzia alle superiori e quasi 5 mila studenti.

I banchi Tra le problematiche legate alla ripartenza delle scuole in città c’è la mancata fornitura di cosiddetti “banchi a rotelle” all’istituto “Fusinato”. La scuola media aveva richiesto 350 sedute didattiche innovative al ministero, in quanto, vista la dimensione delle aule e la numerosità delle classi, i tradizionali banchi non avrebbero consentito il rispetto delle norme di sicurezza. Tuttavia con l’approssimarsi del primo giorno di scuola, delle nuove sedute non si avevano notizie, nonostante la scuola sia arrivata a contattare anche la segreteria del super-commissario Arcuri. Molti studenti, quindi, al suono della prima campanella si sono ritrovati in classe solo la sedia e hanno seguito le prime lezioni seduti col libro in grembo. A tamponare il problema ci ha pensato il Comune, iniziando a reperire tutte le sedie con tavoletta di-

sponibili nelle sue varie strutture. Ci sono voluti un paio di giorni per consegnarne un numero sufficiente. Tuttavia prima di poterle utilizzare si è dovuto igienizzarle e distribuirle nelle aule, compito portato a termine con l’aiuto determinante di una squadra formata da genitori e insegnanti volontari.

Le mense Il Covid ha impattato anche sulla gestione delle mense. Questo servizio in alcuni istituti è stato modulato diversamente, prevedendo più turni (con la necessità da parte del Comune di rinegoziare il contratto con la società che le gestisce). È il caso dell’istituto comprensivo “Il Tessitore”, che ha potuto così garantire il tempo pieno. In altri plessi, invece, la mensa è stata soppressa, in quanto i locali dedicati o non garantiscono il rispetto delle norme sanitarie o sono stati destinati ad accogliere classi numerose. È il caso delle scuole primarie “Don Gnocchi”, “Rosmini” e “Da Feltre”. Queste scuole di conseguenza hanno dovuto rinunciare anche al rientro pomeridiano. «Una decisione non facile - spiega la dirigente Simonetta Valente - ma votata dal consiglio d’Istituto con l’obiettivo di tutelare gli alunni». Anche nella scuola paritaria “Maddalena di Canossa” si è dovuto affrontare il pro-


Schio ◆ [5] blema della mensa. La soluzione adottata, in questo caso, è stata quella di far consumare il pasto in classe a una parte degli alunni delle elementari, sul proprio banco, con la presenza dell’insegnante. «Per il resto, dopo il grande lavoro che abbiamo dovuto fare in estate per adeguarci alle norme sanitarie, siamo riusciti a ripartire anche noi a pieno regime e con un organico al 100%», sottolinea la direttrice Stefania Di Giovanni.

Doposcuola Anche le attività di doposcuola organizzati in diversi istituti cittadini hanno subito una battuta d’arresto. «È previsto, comunque, un incontro con le cooperative che li gestivano per valutare la possibilità di avviarle nelle prossime settimane» anticipa l’assessore ai servizi educativi Katia De Munari. Le aule Per garantire aule a tutte le classi, in qualche caso, è stato necessario individuare spazi alternativi. Due sezioni delle primarie “Cipani” di Poleo hanno dovuto essere trasferite in locali della prospiciente scuola d’infanzia messi a disposizione del Comune dalla parrocchia. Anche alcune classi delle superiori hanno dovuto trovare ospitalità presso altri istituti o al “Faber Box”. Mascherine Tutti gli studenti, a casa, dovranno misurarsi la febbre.All’ingresso a scuola dovranno indossare una mascherina nuova (fornita dal Ministero). Nelle scuole sono stati aperti ingressi prima non utilizzati e stabiliti percorsi per raggiungere ogni aula. La mascherina potrà essere tolta solo quando si è seduti al banco. La pediatra Maria Luisa Andretta, che ha parlato alle famiglie in un incontro presso l’istituto comprensivo “Il Tessitore”, ha ricordato la necessità di edu-

care i figli a seguire le misure di prevenzione: l’unico modo attualmente a disposizione per scongiurare nuove chiusure.

Responsabilità Secondo la dottoressa Andretta le famiglie devono mostrarsi responsabili monitorando il comportamento dei figli anche fuori dalla scuola: non avrebbe senso essere ligi alle regole sanitarie al mattino e dimenticarsi di mascherine e distanziamento al pomeriggio o nei fine settimana. Al senso di responsabilità di tutte le famiglie si appella anche l’assessore ai servizi educativi Katia De Munari: «È essenziale che ciascuno di noi faccia la propria parte per evitare il propagarsi del contagio, con conseguenze di cui non possiamo prevedere la gravità». Questi richiami alla responsabilità individuale, però, non trovano riscontro nella situazione che si presenta al Campus delle scuole superiori prima dell’ingresso. L’area di discesa dai bus e i percorsi fino agli ingressi degli istituti al mattino, in questi primi giorni di scuola apparivano “zone franche”. Non tutti gli studenti indossano la mascherina e rispettano tra loro la distanza minima di un metro mentre fanno una chiacchiera prima della campanella o si dirigono verso i rispettivi ingressi. Il trasporto A livello di organizzazione delle tratte, in ogni caso, il trasporto scolastico cittadino è ripartito a pieno regime. Per quanto riguarda le superiori «gli istituti avevano condiviso le proprie esigenze con la società di trasporti SVT, e non sono emerse particolari criticità a livello di orari», spiega il dirigente del liceo Tron-Zanella Silvio Grotto. Anche il Comune, responsabile dell’organizzazione del trasporto per scuole elementari e medie, è riuscito a garantire il servizio come ogni anno.

Copertina

Fiocco rosa in casa Zami Fiocco rosa per Andrea Zami, editore di Lira&Lira fino ad alcuni mesi fa e figlio di Paolo Zami, storico fondatore e tuttora direttore della testata che da 8 anni ospita il nostro mensile. Andrea e Giorgia hanno assunto il nuovo incarico di genitori grazie all’arrivo di Sofia, nata l’11 settembre facendo segnare il peso forma di 3 chili e 600 grammi. Come si dice in questi casi, mamma e figlia stanno bene. Dalla redazione di SchioThieneMese un affettuoso augurio di buona vita alla nuova arrivata e di felicità a tutta la famiglia.

Le lezioni Dentro le scuole la necessità di rispettare le norme ha avuto contraccolpi sulla didattica. «Naturalmente nei prossimi mesi dovremo utilizzare praticamente solo la modalità della lezione frontale, escludendo ad esempio i lavori di gruppo - spiega la dirigente del “Tessitore”, Emilia Pozza -. Inoltre abbiamo dovuto riconvertire in aule alcuni spazi prima usati per altre attività che arricchiscono l’offerta formativa. Per esempio l’aula 3.0 in cui si svolgevano i laboratori di coding e robotica». Al liceo “Tron-Zanella” si è optato inoltre, anche per un ricorso parziale alla didattica a distanza. «Ci siamo organizzati perché tutte le classi facciano un giorno di lezioni online alla settimana - spiega il dirigente Grotto -. Questo ci permette di avere ogni giorno 300 studenti in meno che devono entrare in aula e quindi facilitare il rispetto del distanziamento». In caso di sospetta positività? Cosa succede se a uno studente sale la febbre durante l’orario scolastico? «Siamo preparati a questa evenienza - continua Grotto - Sarà accompagnato, con tutte le misure di sicurezza, in uno spazio dedicato e attenderà lì di essere affidato alla sua famiglia. I genitori quindi dovranno prendere contatto con il medico curante, il quale valuterà il caso e informerà il servizio sanitario, che a sua volta valuterà le eventuali misure che sarà necessario adottare per la classe o la scuola». ◆


[6] ◆ Thiene Copertina Le primarie di Rozzampia hanno rappresentato il punto più problematico. Per la scuola “San Giovanni Bosco” è stato necessario ottenere l’utilizzo di spazi dell’asilo parrocchiale.

C

Omar Dal Maso

hi lo sa se la voglia di tornare sui banchi da parte di alunni e studenti sarà stata anch’essa... contagiosa alla vigilia del 14 settembre, giorno della fatidica riapertura delle scuole. Dopo una “quarantena” lontano dalle aule durata quasi 7 mesi, vacanze estive comprese. E chissà se il suono della campanella che annuncia la fine dell’ora o l’intervallo o l’inizio di una giornata sul banco (singolo e di ultima generazione) mancava come l’aria da respirare. A studenti e lavoratori della scuola, forse. Ai genitori dei 5.700 studenti delle scuole thienesi armati di zaino e cartella attesi agli ingressi, certamente sì... Al recepimento di normative, linee guida e protocolli sanitari imposti da Governo, Regione e autorità sanitarie nazionali e locali sono stati chiamati gli amministratori e i dirigenti scolastici, per cadere a cascata sui dipendenti pubblici incaricati di metterli in atto. In una corsa contro il tempo. Dei 5.700 studenti citati, più della metà frequentano le superiori e circa 2 mila l’Istituto Comprensivo tra la scuola d’infanzia “Amatori” (143), le primarie “Scalcerle”, “Talin” e “Collodi” e quelle delle frazioni con “Zanella” (Lampertico) e San Giovanni Bosco (Rozzampia). Alle “medie” ritornano in 686 suddivisi nelle varie classi del “Ferrarin” e delle “Bassani”, i due poli cittadini. Intanto a Thiene sono 100 mila gli euro spesi in estate per approntare al meglio spazi e percorsi, trovando sistemazioni compatibili in nuove aule. In larga parte si tratta di denaro da fondi ministeriali. Barcamenandosi tra norme e divieti, alla fine, sono stati tutti puntuali (o quasi…) al suono della prima campanella, per la gioia di alunni, insegnanti e genitori dopo mesi di difficile gestione familiare, a volte sfociata in... indigestione. “Non è stato per nulla semplice riorganizzare gli spazi per far ripartire la scuola in

Centomila euro per adeguare le scuole thienesi Dopo un’estate disseminata di dubbi e di incognite, anche a Thiene il ritorno in classe è stato anticipato dal gran lavoro di amministrazione e personale scolastico per preparare spazi e percorsi nelle scuole.

sicurezza, in alcuni plessi con classi a volte numerose a fronte di aule piuttosto piccole - spiega il prof. Francesco Crivellaro, dirigente dell’I.C. Thiene -. È stato un lavoro complesso, lungo e faticoso, ma credo che siamo riusciti a trovare un buon compromesso tra esigenze didattiche e norme per il contenimento dei contagi”. A Thiene i primi tavoli di lavoro erano partiti già a fine primavera. In vista dell’allora solo abbozzata ripresa della scuola, si erano riuniti gli assessori Maria Gabriella Strinati e Andrea Zorzan con i dirigenti scolastici cittadini. Riunioni prima in videoconferenza e poi in presenza, anche con

Il prof. Francesco Crivellaro, dirigente dell’Istituto comprensivo di Thiene

Provincia e società Svt per il problema dei trasporti. “I principali problemi affrontati? Il distanziamento sociale – spiegano dal Comune con necessità di misurazione della capienza e riorganizzazione delle aule esistenti nonché la criticità, che riguarda soprattutto le scuole superiori, connessa al trasporto scolastico”. Le primarie di Rozzampia hanno rappresentato il punto più problematico. Per la scuola “San Giovanni Bosco” è stato necessario chiedere e ottenere l’utilizzo di spazi dell’asilo parrocchiale grazie a una convenzione. Con spesa di 10 mila euro. Altro trasloco, di pochi passi, quello obbligato per tre classi delle medie “Bassani” ora ospitate all’interno alle “Scalcerle”. Tanti gli adeguamenti e i piccoli interventi e acquisti distribuiti sui vari plessi per ulteriori 90 mila euro. Per i giovani alunni cosa comporta il ritorno in classe? “La fatica più grande durante le prime settimane di scuola sarà quella di ritrovare la normalità – risponde il prof. Crivellaro - dopo quasi 7 mesi di interruzione delle attività didattiche in presenza, che hanno sconvolto non solo le abitudini e la routine quotidiana, ma anche la percezione della scuola e dello studio. Va sottolineata l’importanza e la gioia di ritornare in classe, con i compagni, le maestre, i professori. Bambini e ragazzi hanno bisogno anche di messaggi positivi”. ◆



[8] ◆ Schio

Un momento di un centro estivo in oratorio

Attualità

T

Stefano Tomasoni

ra le cose che in città, in questi mesi di pandemia, hanno dato più di altre la sensazione plastica di vivere un periodo del tutto fuori dall’ordinario, c’è la forzata assenza del vociare chiassoso e festoso dei bambini e dei ragazzi all’oratorio dei Salesiani. Quel rumore di fondo prodotto dall’entusiasmo dell’infanzia, che si sentiva anche da fuori, passando per via Marconi o via San Giovanni Bosco. Le regole anti-Covid, d’altra parte, hanno fermato per mesi le scuole, ovvio che creassero delle limitazioni anche al luogo di aggregazione giovanile per antonomasia della città. Eppure, anche senza il consueto sottofondo sonoro dei ragazzi, l’oratorio è rimasto in questi mesi un cuore pulsante di vita. A guidarlo, da un anno, è don Enrico Gaetan, 45 anni, salesiano originario di Riese Pio X nell’alto Trevigiano, che prima di assumere l’incarico di direttore a Schio era alla comunità salesiana di Mestre, in precedenza per sei anni all’opera salesiana di San Donà di Piave e prima ancora per altri sette anni in quella di Castello di Godego. Don Enrico, esulando per un momento dal Covid, che realtà ha trovato qui a Schio? Qual è stato l’impatto del primo anno?

“Davvero positivo. Ho trovato un territorio bello e vivace, molto legato non soltanto ai salesiani, ma anche alla figura di don Bosco: dovunque vado scopro tanta riconoscenza per i salesiani, per don Bosco per quello che ha fatto l’oratorio. Questo è un territorio generoso, quando c’è da aiutare non si tira indietro. Ho trovato un tessuto sociale ricco, ma anche una particolare sensibilità al mondo giovanile e ai temi dell’educazione. Un valore aggiunto importante”. E poi c’è stata la pandemia che ha reso questo un anno senza precedenti, lo ha stravolto. Impattando per forza di cose anche sulle attività dell’oratorio.

Macché, i Salesiani non si fermano mai All’oratorio salesiano in questi mesi di regole anti-Covid non si è potuto sentire il consueto vociare chiassoso e festoso dei giovani, ma le attività sono andate avanti, i centri estivi si sono svolti (ovviamente con numeri inferiori) e la scuola ha anche aperto un nuovo indirizzo di studio.

“Certo è stato un anno particolare. A volte sento qualche chiacchiera, a qualcuno sembra quasi che l’oratorio si sia barricato e chiuso. Questo dispiace perché in realtà non è mai stato fermo. Si sono regolati gli accessi e gli ingressi per forza di cose, anche perché all’interno vive una comunità salesiana che per metà ha un’età superiore ai 75 anni, per cui ci è sembrato opportuno difendere e custodire queste persone. Ma dal punto di vista delle attività, da febbraio l’oratorio ha sempre continuato a lavorare”.

“A Mestre abbiamo una federazione che unisce tutti i centri di formazione professionale del Veneto, ha dato indicazioni precise. C’è stato, dietro, tutto un lavoro di formazione e organizzazione”. E per quanto riguarda le altre attività, quelle non scolastiche e più specifiche dell’oratorio, come è andata?

È stato installato per questioni di sicurezza. Era già in preventivo prima del Covid, peraltro. L’oratorio ha tre entrate, controllarle tutte è difficile. Dobbiamo garantire un ambiente sereno, pulito, ordinato, ma quando entrano gruppi di 20 ragazzi e vanno ovunque chi li controlla? Abbiamo pensato che fosse opportuno bloccare quell’entrata, aprendola solo per l’entrata e l’uscita da scuola”.

“Da subito, di concerto con il Comune, con i nostri animatori e volontari ci siamo messi a disposizione sia per la distribuzione delle mascherine alla cittadinanza, in aiuto alla Protezione civile, sia per la consegna della spesa a domicilio degli anziani che non potevano uscire. Nel momento in cui non si trovavano mascherine abbiamo anche iniziato a produrle, ovviamente non di tipo chirurgico, ma per dare un primo aiuto. Nel frattempo l’attività del “dopo campanella”, di supporto ai ragazzi nei compiti scolastici, è andata avanti tramite le piattaforme digitali, così come anche l’animazione serale. Insomma, apparentemente eravamo chiusi, ma il nostro lavoro è sempre andata avanti”.

“Certo. La scuola non ha perso un giorno, abbiamo fatto tutte le ore previste dall’anno scolastico. Due giorni dopo il lockdown si era già partiti con la formazione a distanza, penso primi qui a Schio, con orario pieno e pomeriggi pieni”.

“Terminato il periodo del lockdown, abbiamo dovuto aspettare che dall’ispettorato di Mestre arrivasse il protocollo specifico per i Centri estivi, quando abbiamo

Forse la sensazione di chiusura può averla data anche l’impatto di quel nuovo portone in ferro su via San Giovanni Bosco, che ha chiuso alla vista l’interno dell’oratorio.

Diceva che di fatto l’attività è sempre proseguita...

Il direttore dell’istituto don Enrico Gaetan, a sinistra, con Andrea Perezzan

Come avete fatto ad attivarvi così tempestivamente?

Poi si è trattato di affrontare la questione dei centri estivi, che quest’anno sono stati una sfida al limite dell’impossibile un po’ per tutti. Voi come l’avete affrontata?


Schio ◆ [9] avuto la certezza che si poteva partire abbiamo organizzato l’estate, che ha occupato i ragazzi per 7 settimane, all’interno dell’oratorio. Abbiamo fatto due turni di due settimane con 170 bambini tra elementari e medie e poi un turno di altre 2 settimane. Abbiamo raggiunto in totale oltre 350 ragazzi. Poi abbiamo fatto altre tre settimane di attività di studio con il “dopo campanella”, con altri 100 ragazzi. La cosa nuova è che durante il periodo di Grest abbiamo fatto un intero mese di Estate Ragazzi per le terze medie e prime superiori, età per le quali non c’era nessuna proposta in città”. Insomma, un’estate tutt’altro che di riposo...

“Sono state 7 settimane superimpegnative, sì. Lo sforzo è stato grande, sia dal punto di vista economico che gestionale. E molti hanno apprezzato la novità organizzativa dei piccoli gruppi, necessaria per assicurare le attenzioni anti-Covid: soprattutto per i ragazzi, il fatto di essere responsabili di 7-10 ragazzini ha contribuito a responsabilizzarli molto”. Va a finire che è l’estate del Covid qui ai Salesiani è stata anche un’opportunità per riscoprire modelli organizzativi più efficaci?

“Credo di sì. Se torneremo alla cosiddetta normalità credo che qualcosa di tutto que-

sto dovremo recuperarlo. Il coinvolgimento e la responsabilizzazione dei ragazzi nei piccoli gruppi sono una cosa positiva che ha alzato la qualità. E tante famiglie hanno apprezzato. È stata anche occasione per rivedere alcune cose. Noi abbiamo un Centro di formazione professionale, il CFP, in cui sono presenti 250 ragazzi con tre settori di studio: agroambientale, servizi vendita e elettrico. Proprio in questi mesi abbiamo aperto un quarto settore, il meccanico, con un laboratorio appena partito, anche grazie all’aiuto di tante aziende locali. Nonostante tutto, siamo riusciti anche a fare qualcosa in più, di nuovo, anche per la scuola”.

Attualità I prossimi mesi come li vede?

“Non ho la sfera magica. Ma prima o poi credo che troveremo il modo per debellare il virus o comunque per gestirlo. Sarà saggio prendere il buono di quello che ci ha insegnato e trasformarlo in azioni concrete che tornino utili per il nostro lavoro. Per esempio: un Grest di mille persone avrà ancora senso o sarà meglio farlo con numeri diversi?”. Ha già la risposta a questa domanda?

“Non mi interessa il numero, non devo fare la gara con nessuno. Mi interessa la qualità. L’oratorio deve rimanere un centro che evangelizza; posso fare mille attività, ma se non ho fatto il mio compito di evangelizzazione non sono più un oratorio salesiano, divento come un qualsiasi ente pubblico che fornisce servizi. Per noi è importante che quello che facciamo diventi lo strumento attraverso cui educhiamo, per far crescere bravi cristiani e onesti cittadini. Allora abbiamo centrato il nostro obiettivo. L’importante è che, uscendo da qui, si esca migliori di come si è entrati”. ◆


[10] ◆ Schio Attualità

Che peccato quella ciclopedonale abbandonata S Stefano Tomasoni

embra proprio che il Coronavirus abbia decretato la fine del percorso ciclopedonale che corre lungo la roggia dietro lo stadio di atletica, tra il complesso dell’ex lanificio Cazzola e le case di via Hemingway. Si tratta di un piccolo percorso realizzato una quindicina d’anni fa in occasione dell’intervento di ristrutturazione del Cazzola e che in tutti questi anni è stato utilizzato da tanti scledensi soprattutto per passeggiate riposanti o come alternativa pedonale a via Lioy. Vi si accedeva proprio da quest’ultima via, all’altezza dell’attraversamento della roggia e si sbucava su via Riboli passando per il “piazzale” e il portone del complesso ex Cazzola. A suo tempo, il percorso era nato all’interno di un progetto più ambizioso dell’amministrazione comunale di allora, che aveva in animo di realizzare una ciclopedonale che corresse il più a lungo possibile a fianco della Roggia maestra, partendo appunto da via Lioy per proseguire poi all’interno dell’area ex Lanerossi, dove il piano di recupero (oggi decaduto) prevedeva non solo la costruzione di case e palazzine ma anche un grande parco con la valorizzazione della roggia. Nell’ambito del piano di recupero del complesso Cazzola, dunque, tra il Comune e l’impresa edile che aveva in mano il complesso fu concordata la realizzazione del tratto di ciclopedonale, con la previsione che alla fine dell’operazione edilizia l’area della pista sarebbe stata ceduta al Comune, che già in precedenza aveva avviato il piano di lottizzazione di via Hemingway. Poi però sono sopraggiunti problemi di vario tipo, tra cui non certo ultimo la lunga crisi economica scoppiata nel 2008, e la

Il Coronavirus è stato fatale per il percorso che corre lungo la roggia dietro lo stadio di atletica, tra il complesso dell’ex lanificio Cazzola e le case di via Hemingway. Da alcuni mesi un cancello chiuso lo ha trasformato in un ramo secco.

convenzione pubblico-privato non ha prodotto i frutti previsti, sicché la pista ciclopedonale non ha potuto arrivare al passaggio finale che avrebbe dovuto essere quello di diventare a tutti gli effetti un’opera pubblica. In sostanza sono rimasti irrisolti alcuni aspetti di sicurezza del manufatto, il che ha impedito che il Comune potesse entrarne a tutti gli effetti in possesso. Per gli utilizzatori della ciclopedonale, comunque, tutto è andato bene fino allo scoppio della pandemia. Poi, quasi in coincidenza con il lockdown, la cancellata di ferro in fondo al complesso Cazzola, a ridosso della cascatella della centrale elettrica, installata qualche anno fa e fino ad allora chiusa soltanto di notte, è stata evidentemente riprogrammata per rimanere chiusa tutto il giorno. Il risultato è che da un giorno all’altro la ciclopedonale è diventata un ramo morto: non essendo più possibile attraversare il Cazzola e sbucare su via Riboli, nessuno la percorre più. Un vero peccato, perché si sa che qualsiasi cosa, se non viene usata e vissuta, deperisce e decade. Già ora, dopo pochi mesi, il percorso appare meno appetibile e invaso da erbacce. Senza contare che, essendo di fatto una zona chiusa e nascosta alla vista, rischia di diventare (già in parte lo è diventato) appetibile per presenze poco raccomandabili e per gente che bivacca sulle due panchine lungo il percorso lasciando i paraggi discretamente sporchi.

In questa fase il Comune pare possa fare ben poco, visto che nel frattempo il piano di recupero è decaduto. In attesa che una soluzione si possa trovare, la ciclopedonabile dell’ex Cazzola e i suoi ex frequentatori aspettano tempi migliori ◆

Sei minuti al passaggio a livello Dice: bisogna risolvere il problema del passaggio a livello alla rotonda di Nico, che crea code e attese troppo frequenti. E grazie tante, finché uno arriva alle 12.09, trova il semaforo rosso e le sbarre che scendono, e deve restare fermo ad aspettare 6 minuti (diconsi 6 minuti) per veder transitare il trenino alle 12.15... Dice: serve un sottopasso, o un sovrappasso, o spostare la stazione. E se invece di spendere milioni di euro e sventrare 100 metri di strada, si provasse a ridurre questi 6 minuti di attesa inutili e oggettivamente inconcepibili? Possibile che nel 2020 in questo paese si debbano abbassare delle sbarre di un passaggio a livello in una via trafficata della terza cittadina della provincia 6 minuti (diconsi 6 minuti) prima che il treno passi? In pratica ancora prima che il treno si muova dalla stazione? Se i minuti fossero 2, ovvero i tempi di un semaforo un po’ lungo, non ci sarebbe più bisogno di scavare sottopassi o spostare stazioni. [S.T.]



[12] ◆ Thiene Attualità

Vedendo i dati attuali, a conti fatti, è stato giusto così – dice Franco Benvegnù, direttore dell’Ascom thienese -. Ma fra un anno, per l’edizione 2021, ci saremo. Non voglio assolutamente pensare a uno scenario diverso, ci vediamo l’anno prossimo: punto e basta”.

S

Omar Dal Maso

arà un “Buon rientro” silenzioso e soprattutto “al singolare” quello che saluterà l’estate a metà dei thienesi, costretti a rinunciare al proprio simbolo di festa e di aggregazione che ormai da una ventina d’anni riempie piazze e via del centro storico fino a notte fonda. Fiumi di persone, spesso di ritorno dal mare, che confluivano tra corso Garibaldi e piazza Chilesotti fino al “Bosco” riversandosi come un torrente in piena – altro tema d’attualità nell’Altovicentino in estate – fino ai più remoti vicoli e viuzze della città. Se l’ultima edizione 2019 subì un rinvio di due settimane, a causa del maltempo (dal 6 al 20 settembre), quella 2020 bene che vada slitterà di un anno intero. Ed è l’auguro realistico di tutti, in primis commercianti e amministratori di Thiene in prima linea per l’organizzazione. In pratica all’edizione successiva, facendo tutti gli scongiuri leciti (e non), dopo la tempesta Covid e l’abitudine a termini entrati nel vocabolario comune come lockdown, pandemia, tamponi, quarantena da fine febbraio in poi. Per una manciata di thienesi, tra l’altro, il rientro dalle vacanze di “buon” ha avuto ben poco, tornati nelle loro dimore abituali di Thiene con una positività al coronavirus accertata dopo viaggi che dovevano essere rigeneranti, nelle note mete turistiche in Sardegna, Grecia e Crozia in particolare.

Decisione inevitabile e concordata Il “tandem” Comune-Ascom ha fatto quanto umanamente possibile per garantire la XXII edizione della Festa del

Qui e nelle foto della pagina a lato alcuni momenti della festa del Buon rientro dello scorso anno

Il “Buon rientro” salta un anno La grande festa che la città di Thiene riserva ai vacanzieri di ritorno da spiagge e viaggi estivi slitta al 2021. Impossibile garantire in sicurezza un flusso di 12-14 mila visitatori.

Buon Rientro. Battendo ogni strada percorribile, ciascuna rivelatasi bloccata da un muro non appena presa la rincorsa. A ragion veduta, visto il trend nuovamente di crescita di fine estate della diffusione del contagio, la scelta obbligata di annullare l’evento oggi lascia forse un pizzico di amaro in bocca in meno agli organizzatori. Sia all’amministrazione comunale, rappresentata da Alberto Samperi, assessore al Commercio e all’animazione del centro storico, per la componente pubblica, sia

Il direttore dell’Ascom di Thiene, Franco Benvegnù

per quella privata costituita dal mandamento di Thiene dell’Associazione Commercianti. La decisione definitiva è stata presa di comune accordo. “Abbiamo portato a termine una scelta molto ragionata – spiega Franco Benvegnù in vesti di direttore e portavoce di Ascom Thiene -. La macchina organizzativa della festa parte ogni anno a metà maggio, di modo che entro i primi di luglio la fase preliminare sia ultimata per essere pronti e già operativi dopo le ferie di agosto. La data era già fissata, per venerdì 4 settembre nei primi incontri di partenza ma da subito ci siamo resi conto che la situazione generale e le nuove normative lasciavano pochi spiragli di riuscita. Con molta sofferenza, alla fine, abbiamo dovuto accettare un epilogo già apparso chiaro. Pur avendole provate davvero tutte”. Per il Comitato organizzatore s’è trattato di affrontare subito alcune incognite. “C’era un doppio timore, legato ai rischi di scenari imprevedibili a distanza di 2/3 mesi sul piano della salute con la volontà di mantenere la dovuta prudenza, e sul piano economico un investimento ingente di risorse, come ogni anno d’altronde, da parte dei commercianti thienesi – spiega Benvegnù -. La macchina organizzativa presup-


Thiene ◆ [13] Attualità

pone dei costi, pensare di esporsi in maniera importante per poi ritrovarsi a fine agosto con un nulla di fatto era divenuto impensabile a un certo punto. Non c’erano più i minimi presupposti. Prima di arrenderci definitivamente ci siamo confrontati anche con altri promotori di maxi eventi della provincia, ad esempio la Fiera del Soco a Grisignano, che ha ben altri numeri. Come loro abbiamo inevitabilmente annullato tutto, dal’altrodne anche a Thiene nelle ultime due edizioni si sono stimate tra le 12 e le 14 mila presenze. Un afflusso di gente impossibile da gestire in piena sicurezza per tutti in regime di emergenza sanitaria”. Una scelta finale dolorosa, con le opzioni alternative naufragate via via tra giugno e luglio, mesi in cui la morsa dei contagi si era incanalata al ribasso. Salvo poi risalire nel trend. La via più percorribile sembrava la suddivisione per aree del centro storico e dintorni, ma proporre una “Buon rientro” in formato ridotto, osserva Benvegnù, “avrebbe comportato altre spese e impiego di altri volontari, per poi magari ricevere un diniego dalla prefettura. E avrebbe scontentato molti visitatori. Qualcuno per forza sarebbe rimasto fuori”.

Annullata anche la Rievocazione storica Anche i partner del grande evento si sono schierati sulla stessa linea. Non si registrano note clamorose fuori dal coro, semmai è stato diffuso nel corso dell’estate il dispiacere dopo l’esito pronunciato dal comitato, che ha spento le speranze di non interrompere la consuetudine ormai solida nel maxi ritrovo in musica, con concerti e performance in tutte le piazze, ovviamente con tintinnare di bicchieri e forchette sui piatti per tutti i gusti. Per ragioni ovvie di questi tempi, tra cui l’impossibilità di garantire il distanziamento interpersonale e quindi la sicurezza a cittadini e visitatori. Impossibile anche solo pensare a varchi e ingressi contingentati per una festa a piazze aperte che nel 2018 e 2019 ha incrementato ulteriormente la marea di gente di tutte le età sforando le 12 mila presenze nel corso della serata e nottata, fino alle 2.30. Che tra shopping, spettacoli all’aperto, chiacchierate e brindisi “tiravano tardi” in un’atmosfera da notte bianca. Particolarmente apprezzata e suggestiva la versione “Neon&Lights “ di un anno fa, con l’illuminazione di colori fornita da 30 fari al neon dislocati tra piazze e palazzi. Stavolta, ahitutti, solo “luci spente”. Al no temporaneo per la movida di bentornato decretato da Ascom e Comune, insomma, negozi del centro, pub, bar e gli artisti chiamati per l’evento si sono allineati senza sbuffi e con qualche sospiro, al pari dei vari partner storici come Pedemontana Vicentina, Pro Loco e dell’Istituto Musicale Veneto Città di Thiene e altre associazioni del territorio. Analogo destino per l’altro grande evento

a cavallo tra fine estate e inizio autunno del centro storico: il viaggio nel tempo e nei secondi della “Rievocazione storica” che riporta al Medio Evo dei borghi non s’ha da fare, per le stesse ragioni di cui sopra. Archiviata l’edizione “mancata”, tuttavia, si pensa già all’anno prossimo. “Peccato soprattutto per il momento di spensieratezza venuto meno ai thienesi – conclude Franco Benvegnù - e per chi a ogni fine estate passava a trascorrere la serata di festa con noi, ma mettere in piedi tutto il carrozzone per nulla non aveva più alcun senso. Vedendo i dati attuali, a conti fatti, è stato giusto così. Ma fra un anno, per l’edizione 2021, ci saremo. Non voglio assolutamente pensare a uno scenario diverso, ci vediamo l’anno prossimo: punto e basta”. ◆

Addio ai cartoncini per il buono-libro gratis Le cosiddette cedole librarie sostituite dalla procedura on line dopo decenni di “passamano”. Famiglie, cartolibrerie ma anche uffici scolastici e comunali possono dire addio in coro alle vecchie cedole librarie, vale a dire i tagliandi per l’acquisto dei libri scolastici delle scuole primarie. Il cui costo, come noto, è a carico dell’ente locale comunale per legge. La conferma dell’innovazione tecnologica grazie all’utilizzo di un sistema digitale viene proprio dal Municipio, con la novità subito operativa per l’annata 2020/2021. Non servirà il più il passamano del cartoncino prestampato e consegnato da scuola ad alunno, da famiglia a punto vendita e infine di ritorno al personale della pubblica amministrazione per il rimborso finale ai commercianti. Tutto avverrà in formato telematico, con un paio di clic. Va in pensione così un sistema tanto datato quanto obsoleto, con il Comune di Thiene che si conferma all’avanguardia in tema di digitalizzazione. Un’agevolazione per i genitori, ai quali basterà presentare il codice fiscale del figlio e alunno per ottenere la consegna gratuita dei testi scolastici. Il nuovo servizio sta interessando le famiglie dei 1.112 bambini iscritti alle scuole primarie thienesi.




[16] ◆ Thiene Attualità

S

Omar Dal Maso

i può vendere, comprare e perfino barattare. Quello che non si scambierebbe mai, invece, è la voglia di restituire un altro pizzico di normalità riproponendo un’iniziativa tutta thienese, gestita dal Comune e con proposte del territorio. Compie 5 anni il Mercatino dell’Usato al “Bosco dei Preti”, che a cadenza periodica si tiene per un’intera giornata nell’area di fronte all’autostazione e a due passi dal centro. Slittato dalla tradizionale cornice primaverile a quella di passaggio tra l’estivo e l’autunnale, ma che rinverdisce la curiosità di tanti cittadini e qualche aspirante “mercante” non del mestiere. Un evento a numero chiuso per quanto riguarda le “bancarelle”, con stalli riservati a residenti di Thiene o associazioni (senza scopo di lucro) del posto, che ritorna in Altovicentino dopo la pausa forzata dovuta alla pandemia. A metà tra il mercatino delle pulci e il vero e le esposizioni di settore, si tratta di una giornata dedicata ai commercianti non professionisti. Divenuta una consuetudine per molti e, talvolta, un momento di incontro oltre che occasione per svuotare cantine, soffitte o ripostigli da oggetti, vestiti, materiali delle più varie provenienze senza buttare nulla, e magari racimolando qualche euro prezioso. Ed è così che sabato 19 settembre, meteo permettendo, il mercatino periodico è stato messo in calendario, sfruttando gli ampi spazi del parcheggio a fianco del parco verde, la stessa area che lo scorso mese di giugno ha ospitato il luna park in occasione della festa del patrono San Giovanni Battista. Approntate tutte le misure necessarie

Il mercatino dell’usato è “live” Compie 5 anni il Mercatino al “Bosco dei Preti”, che a cadenza periodica si tiene per un’intera giornata nell’area di fronte all’autostazione e a due passi dal centro, con le bancarelle “imbandite” di oggetti, vestiti e materiali inutilizzati. per far fronte alle normative sul distanziamento, riducendo a 22 il numero massimo consentito per i bianchi espositori: “i partecipanti – si legge nel regolamento della manifestazione – possono offrire al pubblico oggetti usati non aventi valore storico o artistico, ma solo di valore economico contenuto”. Gli esempi citati fanno riferimento alla vita domestica ma attenzione, non si parla mai di “cianfrusaglie” dando comunque libero sfogo alla fantasia: oggettistica

Anche la danza riprende il volo Il festival è tornato nel cuore del centro storico grazie alle scuole del territorio e con dedica alla transvolata di Arturo Ferrarin.

B

allando sull’hashtag #ladanzanonsiferma il mondo dell’arte e dello spettacolo torna a mettersi in vetrina. Lo fa nel cuore di Thiene, grazie all’ospitalità dei negozianti del centro e alla passione profonda per la poesia del corpo e dei movimenti. L’occasione propizia corrisponde alla riproposizione dell’evento “A taste of dance”, un festival internazionale che ha proposto un

assaggio dell’edizione del debutto del 2019, insomma una “one shot edition” in formato ridotto come l’hanno definita gli stessi organizzatori. Un evento collegato al tema del volo e dedicato quindi all’impresa dell’aviatore thienese Arturo Ferrarin, celebrando “sulle punte” il Centenario del Raid Roma-Tokyo. I thienesi di ogni genere e grado e quindi non solo i cultori del genere hanno potu-

d’arredo, attrezzatura, giochi, libri e soprattutto capi di abbigliamento i più gettonati delle edizioni precedenti. Divieto di commercializzazione di prodotti o beni invece, per gli operatori dell’antiquariato e hobbisti specializzati, per i quali esistono altri mercati peculiari in provincia. Per il resto, “affari” a parte, anche il solo fatto di restituire nuova vita a qualcosa di inutilizzato assume un significato simbolico profondo in questo particolare periodo storico. ◆ to ammirare per circa un’ora le danzatrici impegnate nelle performance all’interno e all’esterno delle attività commerciali aderenti, dando linfa e vita alle vetrine. “Una danza che vuole essere di tutti e unire le persone attorno ad una passione comune, che far star bene e genera felicità”, come da presentazione dell’iniziativa. Il festival si è concentrato nel tardo pomeriggio di sabato 19 settembre, preceduto da un workshop con la solista del Teatro “La Scala di Milano” Beatrice Carbone. Ad esibirsi i ballerini delle scuole danze del territorio: Didanza, Stage Door, Galleria Spazio Danza, Studio Danza, Danza è, Centro Artedanza, Percorso Danza e Silicon Cafè. ◆ [O.D.M.]


“La musica è sempre l’emozione più grande”

Schio ◆ [17] Il personaggio

Dario Reghelin ha fatto la storia della divulgazione musicale a Schio. Negli anni Settanta e Ottanta ha gestito il negozio di dischi “L’Angolo”, punto di riferimento per almeno due generazioni di giovani (e non) scledensi. “Ancora oggi la musica mi fa venire la pelle d’oca”

P

Mirella Dal Zotto

ochi giovani appassionati di musica lo conoscono, ma lo dovrebbero fare, per diventare cultori del rock and roll, del blues, dei cantautori americani da cui tanti italiani hanno succhiato linfa vitale. Parliamo di Dario Reghelin, classe 1943, un uomo con la musica nel cuore, nella testa e nel sangue. Impressionante il suo archivio, che custodisce in casa e che contiene una meticolosa documentazione musicale dalla metà del secolo scorso a oggi. Proprietario negli anni Settanta e Ottanta di un negozio di dischi – “L’Angolo” - che a Schio è stato il punto di riferimento per almeno due generazioni di amanti della musica, Reghelin ora non ha più né vinili, né CD, perché li ha donati (non venduti, si badi) a pochi ragazzi che condividono con lui la passione viscerale per le note. Per capire il personaggio: un furgone carico di longplaying e 45 giri è finito, qualche anno fa, a Grosseto, semplicemente perché un giovane del posto aveva scritto una lettera a “La Repubblica” per sapere dove poteva reperire dischi rari e meno rari degli anni Sessanta: Dario Reghelin ha accolto l’appello e risposto all’appassionato, chiedendo soltanto che venisse a prenderseli. Altri episodi del genere si potrebbero raccontare e darebbero la chiara dimensione di una convinzione che Reghelin ha sempre avuto e che di certo non lo ha fatto ar-

ricchire: la musica non si commercializza, si dona. Per uno che vendeva dischi par quanto meno un’incongruenza, invece è tuttora la sua filosofia di vita. Un amico americano nato a Noale, che vende tuttora dischi rari negli States, negli anni Settanta prese da Reghelin una quindicina di 45 giri di nicchia, rivendendoli a caro prezzo negli Stati Uniti e “ricambiando” poi con

Una convinzione che Reghelin ha sempre avuto è che la musica non si commercializza, si dona. Per uno che vendeva dischi pare quanto meno un’incongruenza, invece è tuttora la sua filosofia di vita. sette scatoloni di 33 giri, scrivendo “non sai quanto ho guadagnato con i tuoi dischi…”. A ricordare ciò Dario ride, ribadendo che evidentemente per il commercio non era proprio tagliato. “Il primo 78 giri l’ho acquistato a 9 anni, senza avere il giradischi – racconta -. Si trattava di un disco di Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald, che ascoltavo a casa di una zia o di qualche amico. Da allora ho iniziato la mia collezione e non ho più smesso, documentandomi anche con riviste che acquistavo in duplice copia e ritagliavo scrupolosamente. Negli anni Cinquanta, in città, erano i giostrai a fornire le novità discografiche e andavo spesso da loro a informarmi”. In seguito, negli anni Settanta, arriva il momento di aprire un’attività commerciale in proprio. “Sono riuscito ad avere un negozio tutto mio, L’Angolo, prima in

Dario Reghelin oggi e, sotto, in una foto degli anni Ottanta insieme con un gruppo di amici con cui organizzava eventi musicali

piazza Almerico poi in via Pasini – ricorda Reghelin -. A quel tempo organizzavo anche concerti, portando a Schio i Byrds, Dave Van Ronk, Eric Andersen: roba di nicchia, pochissimi li venivano ad ascoltare. Meravigliose erano, a quei tempi, le radio libere: collaboravo con Radio Centro e con Punto Radio, dove avevo una mia trasmissione; promuovevo incontri per parlare di musica a Schio e nel circondario, con buon successo di pubblico: sono arrivato a interessarmi anche della musica psichedelica, allora agli albori. La grande crisi è arrivata quando dai vinili si è passati ai CD e quando la musica, dopo gli anni dell’impegno, è diventata più commerciale. Ho chiuso l’attività e per quattro anni non ho più ascoltato nulla, ma poi ho ricominciato partendo da Bob Dylan: la passione non era finita. Avevo ancora tutti i miei dischi a casa, ma l’ho dovuta cambiare per pericolo di crollo”. Nell’’82 Reghelin è stato tra i fondatori della rivista “Il Blues”, con nomi storici come Marino Grandi, Fabio Treves, Guido Toffoletti. Dal 2001 pubblica recensioni e commenti nella sua bacheca davanti al Teatro Astra e un buon gruppo di appassionati lo legge costantemente. Il suo più grande desiderio adesso è poter seguire giovani interessati al rock, al blues, al cantautorato e poterlo fare con una certa sistematicità, dando le sue “lezioni”, cercando di sviluppare una curiosità musicale che a suo avviso nei ragazzi d’oggi è carente o superficiale; e poi, prendere contatti per una sistemazione onorevole del suo archivio-dati, già perfettamente catalogato in ordine alfabetico. “Faccio tutto questo per la musica, – conclude – che per me è l’emozione più grande e, ancor oggi, mi fa venire i lucciconi, il nodo in gola e la pelle d’oca”. ◆


[18] ◆ Schio Attualità

Non solo appassionati, ma anche numerose famiglie con bambini hanno deciso di trascorrere le vacanze nelle montagne della val Leogra, per una questione di sicurezza ma anche perché interessate alla tranquillità del territorio.

È

L’estate del Covid ha riscoperto la montagna

Camilla Mantella

stata un’estate di montagna. Complice il bel tempo che ha caratterizzato molti weekend, il desiderio di stare all’aria aperta post lockdown, l’aver pensato che prati e boschi fossero luoghi meno affollati di spiagge e centri urbani, sono stati in molti a decidere di trascorrere il loro tempo libero in vetta. Anche le montagne scledensi sono state piuttosto frequentate: da affezionati della montagna di lungo corso, da ciclisti che hanno sfoderato spesso le loro e-bike (ma quante ne abbiamo contate, tra luglio e agosto, su e giù per Pasubio, Novegno e Summano?), ma pure da tanti turisti più inesperti che hanno anche messo a dura prova il Soccorso alpino, che mai come quest’anno è parso indaffarato a recuperare camminatori della domenica esausti o distratti. Ma come è andata per i rifugi e le locande delle nostre zone? Come hanno attuato le misure anti-Covid? Chi sono stati i loro ospiti? E quali eventi hanno organizzato per attirare nuovi visitatori?

Luglio e agosto hanno risollevato la stagione La considerazione comune a tutte le realtà contattate è che, alla fine, la stagione si sia salvata. “Abbiamo iniziato a lavorare soprattutto dalla metà di giugno in poi - spiega Lucia Losavio del Rifugio Passo Xomo - ma se consideriamo che anche l’anno scorso, a causa del meteo avverso, il mese di maggio era stato gran poco frequentato possiamo dire che siamo in linea con il 2019”. “Durante il lockdown siamo riusciti a lavorare un po’ con le consegne a domicilio

Una suggestiva immagine del rifugio Papa

Quelle dell’estate del post-Covid (post si fa per dire) sono state vacanze che molti hanno deciso di trascorrere in montagna, per periodi o anche per escursioni di una giornata. Siamo andati a vedere come è andata la stagione in particolare per i rifugi e le locande “d’alta quota” (o anche media) della zona.

attorno a Pasqua - racconta Alessia Zenere della Locanda Damarco al Cerbaro - e il primo weekend di vero lavoro, in un momento in cui era concesso ancora solo il servizio di take-away, l’abbiamo avuto appena dopo la riapertura di maggio. Avevamo talmente tante automobili parcheggiate nel piazzale vicino alla locanda che sembrava Ferragosto. In seguito la ripartenza è stata piuttosto lenta, ma costante, e luglio e agosto sono stati due mesi positivi, che hanno un po’ raddrizzato un’annata decisamente complicata, dove si continua a navigare a vista”. Anche il Rifugio Papa ha dovuto fare i conti con una stagione che non era partita sotto i migliori auspici. “A febbraio avevamo tutti i weekend fino a ottobre prenotati dai

gruppi escursionistici che avrebbero fatto sosta nei nostri posti letto - commenta Renato Leonardi, che gestisce il rifugio per conto della sezione Cai di Schio -. Abbiamo gestito decine di disdette, riattrezzato le camerate per ospitare al massimo 35 persone (solitamente ne accogliamo circa 55) e implementato un sistema di prenotazione anche per il servizio pasti nelle giornate e nei momenti più frequentati. Il nostro è un rifugio, quindi ha sempre lavorato accogliendo direttamente chi arrivava, ma le misure di prevenzione ci hanno costretto a un cambiamento organizzativo: devo dire che è stata una trasformazione per certi aspetti positiva, che ci ha permesso di lavorare in maniera più distribuita e ordinata”.

Gestite bene le normative anti-Covid Percorsi per evitare incroci in entrata e in uscita, modalità di gestione degli spazi esterni per aumentarne le possibilità di accoglienza, distanziamento e invito all’uso della mascherina sono state le parole d’ordine della montagna scledense. “Abbiamo deciso di riservare i nostri posti letto a coppie, famiglie e piccoli gruppi di persone che viaggiavano insieme - testimonia Lucia Losavio -. Abbiamo ricevuto


Schio ◆ [19] Attualità

Il rifugio di Passo Xomo

molti ospiti del Nord Italia, meno persone dall’estero, ma in buona sostanza siamo riusciti a garantire un servizio continuativo per tutta l’estate. Il bel tempo, poi, ci ha aiutato: i nostri spazi interni per consumare i pasti sono piuttosto limitati, quindi ci siamo organizzati con un servizio totalmente in esterno che ci ha consentito di proteggerci e di proteggere le persone”. Damarco, grazie al ristorante ampio, non ha invece avuto problemi di assembramento nemmeno all’interno. “Siamo sempre riusciti a garantire gli spazi a norma di legge - dice Alessia Zenere - ma abbiamo comunque attrezzato anche tutto il porticato esterno per una maggior tranquillità di addetti ed avventori”.

Nuovi camminatori, ospiti diversi I frequentatori dei rifugi e delle locande della zona sono stati perlopiù italiani dal Nord Italia. “Quello che abbiamo notato è che anche alcune famiglie hanno deciso di spendere qui le loro vacanze, preferendoci al mare o a mete più affollate, per una questione di sicurezza e di contatto con la natura – continua Zenere -. Di solito accogliamo coppie o escursionisti interessati alla Strada delle Gallerie, ma quest’anno ci sono state anche famiglie con bambini interessate alla tranquillità delle nostre zone e a percorsi meno conosciuti. Tra l’altro, assieme all’associazione RestarT, che cerca di valorizzare e salvaguardare il Tretto, abbiamo inaugurato il Sentiero di Fiaba, un percorso per grandi e piccoli che parte proprio nei pressi della nostra locanda”.

In ogni caso le 52 Gallerie sono state il leitmotiv di questa estate vicentina, il motivo principale per raggiungere il territorio. Ci sono stati weekend nei quali, alle 8.20 del mattino, il parcheggio nei pressi di Bocchetta Campiglia era già tutto esaurito nei suoi circa 400 posti auto. “Sono saliti escursionisti esperti, ma anche tantissime persone comuni poco abituate a questi ambienti - spiega Renato Leonardi -. Se da un lato si conferma il trend positivo della montagna, che da qualche anno attira sempre più camminatori e visitatori, dall’altro questi volumi di persone iniziano a richiedere gestioni diverse”.

“Serve un app per prenotare i parcheggi” La Strada delle Gallerie è stata sponsorizzata come camminata impegnativa, ma per un fisico poco allenato si può trasformare in un percorso sfiancante. E le persone sono in genere poco abituate ad ascoltare il proprio corpo, per cui, pur di arrivare in cima al Rifugio, si sforzano al punto da non riuscire più, una volta arrivati, a scendere. Inoltre, partendo tutti di buona mattina, finiscono per affollare il sentiero, riempire le Gallerie e, soprattutto, assembrarsi nei pressi e dentro il Rifugio Papa. “Stiamo discutendo con le amministrazioni locali perché si trovi, al di là dell’emergenza Covid, un sistema per scaglionare le partenze dei camminatori - spiega Leonardi -. Per esempio con un’applicazione che permetta di prenotare i parcheggi a fasce orarie, oppure con un servizio di bus navetta che dal Rifugio Balasso porti a Bocchetta Campiglia in orari prestabiliti”. L’impressione è che i rifugi abbiano fatto di tutto per adeguarsi alla nuova situazione, ma che una buona fetta di visitatori sia stata parecchio indisciplinata. “Non facciamo di tutta l’erba un fascio commenta Anna Pierantoni, che con la mamma Lucia Losavio contribuisce alla gestione del Rifugio Passo Xomo -, però è indubbio che ci saremmo aspettati ancor più consapevolezza e soprattutto un po’ più di pazienza e tolleranza per lo sforzo di garantire a tutti sicurezza, cosa che si è tradotta in un servizio diverso dal solito che non tutti hanno capito”. ◆

La montagna e la musica di Davide Peron A dare fiducia e speranza in una montagna che continua a essere vissuta nonostante l’emergenza, ma che va affrontata con consapevolezza e con lo sguardo di chi sa meravigliarsi di fronte alla selvaggia bellezza della natura, ci pensa il musicista scledense Davide Peron, che anche per il 2020 ha organizzato il suo ormai consueto e apprezzato “Mi Rifugio in Tour”, che come ultima tappa della stagione, il 27 settembre, ha scelto proprio il Rifugio Papa. Gli eventi si svolgono solo in esterno, in spazi ampi e quindi adatti alle regole anti Covid. Assieme all’attrice e sua compagna di vita Eleonora Fontana e al musicista Andrea Filippi Farmar, quest’anno Peron ha coniugato musica e poesia con lo sfondo delle vette più belle delle nostre zone. “In questa edizione del Tour ho voluto in qualche modo ripartire da un punto chiaro

e fermo in cui credo: la bellezza – spiega l’artista -. E Miranda Bille (poetessa di cui sono proposti i componimenti, ndr) per me è stata l’incontro con la poesia, quella vera, non bugiarda. Una bellezza che se ascoltata ci salva dalle nostre difficoltà e dagli inciampi della vita. Abbiamo bisogno di ritrovare una via migliore di quella percorsa finora. Credo che lo stop forzato dei mesi scorsi e ora la paura di riconoscere che non siamo esseri eterni ed invincibili ci debba interrogare. Secondo me ci dovremmo chiedere, per esempio, se continuare a essere semplicemente un qualunque numero di un conto corrente per il sistema finanziario, o al contrario, se il sistema finanziario deve essere solo al servizio dell’uomo. Basterebbe solo questo per iniziare un percorso nuovo. Partendo dalla poesia, dalla musica, dall’arte in generale che regala sempre spunti e riflessioni”. [C.M.]


[20] ◆ Thiene Attualità “L’esperienza ci ha dato davvero molto in termini di persone incontrate, posti attraversati, sostegno. Abbiamo raccolto finora mille euro circa, ma la raccolta fondi è ancora aperta”.

M

In bici contro l’ingiustizia

Camilla Mantella

atteo Mabilia, venticinquenne maladense, è l’ideatore del progetto InBiciPer. Quest’estate, assieme all’amico Christian Broccardo, ha pedalato da Vicenza a Roma per raccogliere fondi e sensibilizzare la comunità nazionale su alcuni dei temi che gli stanno più a cuore: l’accoglienza e l’integrazione dei migranti e le storie di Giulio Regeni e Patrick Zaki. Matteo studia a Bologna relazioni internazionali ed è attivo da anni nel mondo del volontariato.

Matteo Mabilia ha pedalato con un amico da Vicenza a Roma per sostenere la causa delle persone emarginate, invisibili e dimenticate. Anche per Giulio Regeni e Patrick Zaki, perché sia fatta piena luce sulle vicende che li coinvolgono.

Come nasce InBiciPer?

“Il progetto nasce dal desiderio di farmi portavoce di cause in cui credo profondamente e su cui lavoro da qualche tempo. Le mie esperienze di volontariato mi hanno portato a collaborare con Refugees Welcome, una no-profit che promuove progetti di ospitalità in famiglia per rifugiati ed è stato attraverso questa realtà che ho conosciuto Ali, ragazzo gambiano ospitato nell’Alto Vicentino. Ali ha lavorato molto da quando è arrivato in Italia e si è speso attivamente per l’integrazione, ma a causa degli ultimi interventi normativi il suo permesso di soggiorno per protezione umanitaria non è stato rinnovato, scaraventandolo in un limbo che fa di lui una persona bloccata nelle sue possibilità di crescita e sviluppo. Assieme alla famiglia che lo ospita e agli altri attivisti abbiamo così deciso di cercare di farlo entrare nella finestra dell’ultima sanatoria per migranti, che gli darebbe la possibilità di una regolarizzazione più stabile. Ma regolarizzarsi – nonostante la sua irregolarità dipenda da cambiamenti normativi – costa ed è per sostenere i costi della domanda di sanatoria che è nato InBiciPer. L’idea era quella di pedalare per raccogliere fondi attraverso PayPal”.

ro molto: in termini di persone incontrate, posti attraversati, sostegno che ci arrivava da chi ci seguiva attraverso i canali social del progetto. Abbiamo raccolto, finora, mille euro circa, ma la raccolta fondi è ancora aperta e le persone possono continuare a seguirci sul profilo Instagram @inbiciper”. Perché siete andati proprio a Roma?

“Perché a Roma c’è l’ambasciata egiziana e desideravamo pedalare non solo per Ali e per tutti i migranti “nascosti”, che sperimentano un’esistenza precaria, ma anche per Giulio Regeni e Patrick Zaki, per chiedere giustizia per le vicende che li hanno coinvolti. Patrick, in particolare, è uno studente della mia università e lo sento molto vicino”.

E come è andata?

“Premetto che né io né Christian, che mi ha accompagnato, siamo dei ciclisti. Siamo pariti un po’ all’avventura, spinti dal valore della causa. L’esperienza, che abbiamo vissuto nel mese di luglio, ci ha dato davve-

Matteo Mabilia, a destra, con l’amico Christian Broccardo

Cosa ti spinge a impegnarti così in prima persona?

“Vedo in continuazione tanta ingiustizia e questo mi spinge a dover far qualcosa ed essere attivo, a mettere del mio dove posso farlo. Penso che a ognuno debba essere garantita una vita libera e dignitosa, ma la realtà quotidiana è che esistono gruppi estremamente vulnerabili, come quelli dei migranti. Per questo ritengo sia necessario in prima battuta essere coscienti che il sistema delle politiche migratorie, così come è oggi, non funziona e che poi sia indispensabile attivarsi e possibilmente fare rete con altre persone. È quello che si è cercato di fare con ‘InBiciPer’. Non è stato semplice: il progetto corre sui social e non sono abituato a condividere ed espormi in questo modo. Ma non trovavo corretto che fosse Ali a farlo: era giusto che la sua privacy e la sua dignità fossero preservate e che non mi arrogassi il diritto di raccontare la sua storia con la mia voce. Quindi ho pedalato per lui, certo, ma anche per tutto quel mondo migratorio che è spesso invisibile. Dei migranti che arrivano in Italia conosciamo le immagini degli sbarchi e le strumentalizzazioni non contestualizzate delle loro vite, ma dopo che un paio d’anni fa sono stato a far volontariato a Ventimiglia e mi sono reso conto di come vivevano al confine ho realizzato che nessuno dovrebbe mai vivere così”. ◆



[22] ◆ Schio Attualità Da un anno il Comune ha fatto partire un servizio di guardie ambientali – volontari soci di Italcaccia - che intervengono appena viene segnalato un episodio e insieme alla polizia locale svolge controlli e indagini che nella maggior parte dei casi consente di individuare i responsabili degli abbandoni.

L’

Stefano Tomasoni

estate anomala di questo allucinato 2020 – di cui l’unico aspetto positivo è che ne rimane solo un quarto – sembra aver accentuato le pratiche improntate al menefreghismo e all’inciviltà. Sotto forma, in particolare, di vandalismi, rifiuti abbandonati, lordature da bivacchi. I segnali di una qualche recrudescenza di questi fenomeni sono arrivati durante i mesi più caldi dall’aumento delle segnalazioni di comportamenti incivili in alcuni punti del territorio comunale. Al nostro mensile, per dire, sono giunte tre segnalazioni da parte di lettori nel giro di un mese, e non è poca roba se si considera che quasi nessuno scrive più a giornali e periodici perché tutto ormai corre in tempo reale sui social.

Scaricati in curva a Monte Magrè Il primo caso segnalato è quello di un ammasso di rifiuti di tutti i generi, scaricati in una curva lungo la strada che porta a Monte Magrè. Un atto incivile talmente smaccato che, al di là della segnalazione giunta dal lettore, non poteva rimanere

Abbandoni i rifiuti? Ti becco e ti multo Dal numero di segnalazioni in arrivo, sembra che negli ultimi tempi ci sia una recrudescenza delle pratiche improntate al menefreghismo e all’inciviltà, sotto forma di vandalismi, rifiuti abbandonati, lordature da bivacchi.

senza conseguenze: i responsabili non l’hanno passata liscia e sono stati individuati grazie alle segnalazioni arrivate in Comune e a un’attenta operazione di identificazione condotta dalle guardie ambientali di Italcaccia, l’associazione a cui l’amministrazione comunale ha affidato il controllo del territorio cittadino e collinare proprio per reprimere atteggiamenti contro l’ambiente, in supporto al lavoro della polizia locale. Come da regolamento comunale, contro gli autori dello scarico abusivo è scattata la sanzione di 500 euro (il massimo previsto in questi casi) con l’aggiunta di altri 150 euro per coprire i costi di rimozione e di smaltimento. In totale 650 cucuzze, una discreta sommetta che avrà fatto riflettere i protagonisti dell’episodio su quanto sarebbe stato meglio fare un paio di chilometri in più e portare tutto all’ecostazione di Magrè.

Qui e nella foto in alto, rifiuti e materiale abbandonato all’esterno del mercatino pro-missioni di via Camin

Bivacchi nei parchi e mercatino come discarica Il secondo caso è stato segnalato a Magrè. Meno grave dell’abbandono di una catasta di rifiuti per strada, ma comunque significativo per capire il livello di disinteresse per il bene collettivo che circola (trovando ampio spazio vuoto) nella testa di certe persone. Si tratta di rifiuti lasciati abbandonati nel parco di via Siberia a Magrè un giorno d’inizio settembre, come ricordo di una sorta di “pic nic della maleducazione”. “Ho notato nel periodo post lockdown un aumento di vandalismo nei parchi pubblici da parte di giovani festaioli che ‘dimenticano’ i rifiuti alla fine della serata – scrive il lettore -. Un mese prima analogo spettacolo era stato trovato nel parco di san Zeno, con rifiuti abbandonati e vandalismi vari, fra cui la rottura di una fontana quasi storica”. Il terzo caso riguarda il mercatino di mobili usati pro-missioni di via Camin, sempre a Magrè, nel tratto sterrato che da dietro il cimitero e il campo da calcio corre in direzione Ca’ Trenta. Qui un altro lettore ha documentato una considerevole quantità di scarti, sedie, sacchi chiusi e materiale vario, tutto abbandonato all’esterno dell’area del mercatino. Un comportamento che non deve essere una novità, visto che all’ingresso c’è anche un cartello che prova a “vietare” il deposito di “qualsiasi materiale”. Avviso inutile, visto che c’è comunque chi


Schio ◆ [23] Attualità

L’ammasso di rifiuti e materiale abbandonato in una curva sulla strada per Monte Magrè; i responsabili sono stati individuati e multati

prende il mercatino per una discarica e passa appositamente per di là per liberarsi la cantina.

I controlli (e le multe salate) delle guardie ambientali In tutti i casi di inciviltà e vandalismo non resta che incentivare i controlli preventivi e, quando si scopre un caso, condurre indagini per scoprire i responsabili e appioppare le sacrosante multe, il più possibile salate visto che di solito si tratta di gente che ha scarso o nessun interesse per il bene pubblico ma ne ha tantissimo per il proprio portafoglio. Questo in effetti è quello che sta facendo il Comune. “Teniamo monitorato l’andamento degli abbandoni – osserva l’assessore alle politiche ambientali, Alessandro Maculan anche grazie al fatto che i cittadini sono molto attenti e inviano segnalazioni molto puntuali. Questo permette alle guardie ambientali, che sono volontari soci di Italcaccia, di intervenire rapidamente quando si verifica un episodio e di attuare un controllo serrato, che nella maggior parte dei casi ci dà modo di recuperare indicazioni utili a individuare i responsabili degli abbandoni. Devo dire che le guardie stanno facendo un lavoro davvero ottimo: abbiamo stipulato un anno fa una convenzione con loro per svolgere appunto questo tipo di servizio e i risultati sono molto importanti. Sono state fatte più di 60 uscite in un anno e, a fronte delle verifiche e dell’attività di indagine, in collaborazione con la polizia locale, sono stati staccati 26 verbali”. C’è chi chiede che al controllo “fisico” da parte di pattuglie e vigili si aggiunga quello della tecnologia, sotto forma di videocamere da installare nei punti più sensibili, pronte a immortalare le gesta degli ecoimbecilli. “Estendere la rete della videosorveglianza

Qui e nella foto accanto, i resti di un “pic nic selvaggio” al parco di via Siberia a Magrè

richiede non soltanto investimenti onerosi, ma anche molto tempo per poter prendere visione dei vari filmati – risponde Maculan -. Piuttosto oggi esiste lo strumento delle fototrappole, di cui stiamo vagliando l’ipotesi di acquisto. Si tratta di una tecnologia mobile e quindi installabile a seconda delle esigenze nei punti che si ritiene siano più sensibili”.

Ecostazioni su prenotazione? “Meglio per tutti” Viene il dubbio che il problema dell’abbandono dei rifiuti si sia acuito dopo la chiusura delle ecostazioni di Magrè e di Campagnola causa lockdown e dopo che, con la riapertura, il servizio è stato riorganizzato con la necessità di prenotare il conferimento dei rifiuti online o al telefono. L’ipotesi è che chi è così grezzo e sprovvisto di senso civico da gettare rifiuti dove capita, ci metta poco ad aumentare il ricorso a questa pratica pur di aggirare la “seccatura” di una procedura che comporta il mandare una mail o telefonare per programmare giorno e ora. “Le scelte dell’amministrazione non pos-

L’assessore alle politiche ambientali Alessandro Maculan

sono certo farsi influenzare da qualche caso di inciviltà di questo genere – osserva l’assessore -. C’è stato un momento un po’ critico a un mese dal lockdown, quando gli ecocentri erano chiusi. Quando poi si sono riaperte le strutture su prenotazione, nelle prime settimane i tempi di attesa sono stati piuttosto lunghi, poi però si sono presto abbassati e ora si può anche ottenere l’appuntamento a brevissimo termine”. La prenotazione, in ogni caso, è da vedere come un’opportunità di miglioramento del servizio, rileva Maculan. “La scelta di questa procedura si è dimostrata innovativa e consente di ottimizzare i tempi sia per il cittadino che per gli operatori. Prima, infatti, si andava all’ecostazione quando si voleva ma si rischiava il più delle volte di trovare una colonna di auto medio-lunga all’esterno, quindi con conseguenti tempi di attesa. Poi all’interno c’erano difficoltà di gestione anche da parte degli operatori. La prenotazione ha abbattuto le code e i tempi di attesa e ha portato a un flusso regolato che non crea assembramenti e consente vantaggi organizzativi verificabili. Per qualcuno che si lamenta c’è più di qualche cittadino che ci dice di non sognarci neanche di tornare alla modalità di prima”. Una novità, però, è in vista e riguarda l’ecostazione di Campagnola, dove a breve verrà aperta una seconda corsia d’ingresso, cosicché una sarà sempre su prenotazione e l’altra sarà ad accesso libero (per l’ecostazione di Magrè la doppia fila non si può fare per mancanza di spazio esterno). Piano, però, a vederla come un’apertura agli irriducibili “no prenotax”, perché potrebbe capitare che gli accessi liberi, dovendo attendere in coda e avendo così modo di osservare la velocità d’ingresso dei “prenotati”, si convinceranno a virare anche loro verso la prenotazione. Hai visto mai. ◆


[24] ◆ Schio

Il sindaco Orsi premia il giovane Nico Valle

Spettacoli

A

Mirella Dal Zotto

fine luglio il tredicenne Nico Valle, residente al Tretto e appassionato del suo territorio al punto da volerlo far conoscere con un video postato sui social, ha ricevuto dal sindaco un riconoscimento per la sua intraprendenza e il senso di appartenenza alla comunità montana di cui fa orgogliosamente parte. “Un viaggio attraverso la magnifica terra del Tretto” è il documentario in due puntate, pubblicate su Youtube, in cui il ragazzo accompagna gli spettatori con la propria voce e le immagini dell’altopiano scledense. Nella prima parte ha ripreso la zona in cui vive, San Rocco, soffermandosi soprattutto sui grandi alberi; nella seconda si è concentrato sulla Valle dell’Orco, su un sentiero di Sant’Ulderico, sulle cave di caolino.

Concerti in altopiano Anche il Comune si è attivato per valorizzare in modo particolare, durante questa estate di autarchia turistica, le colline e montagne. Sono stati organizzati tre concerti con il Gruppo Caronte (musicisti premiati a livello nazionale e internazionale, con all’attivo oltre duemila spettacoli in trent’anni di attività) e sei uscite guidate con la Cooperativa Ecotopia e Biosphera, alla scoperta di angoli stupendi a Bosco di Tretto, Monte Magrè, San Ulderico e sul Monte Novegno. Il primo concerto, a fine luglio, è stato un appuntamento unico: all’alba, all’agriturismo Il Picchio Bruno, il Gruppo Caronte ha proposto brani di Coker, Baez, Joplin, Hendrix, Santana e The Who interpretati con violino, violoncello, arpa, pianoforte e voce. A metà agosto il Gruppo si è esibito alla Casa

A 13 anni Nico gira un documentario sul Tretto Nico Valle, un ragazzo residente nell’altopiano, è stato premiato dal sindaco per la sua intraprendenza e il senso di appartenenza alla comunità montana di cui fa parte.

D’accordo, non siamo di fronte a un professionista, ma la freschezza e l’entusiasmo che trasmette la visione fa sì che, alla fine, anche uno scarso conoscitore dell’altopiadelle Banane di Monte Magré, con un originale programma dedicato alla musica metal riadattata in veste classica. A fine agosto, viaggio fra miti e costellazioni alternato alla musica, nella nuova struttura ricettiva di Villa Facci a Santa Caterina: lì il Gruppo Caronte è stato accompagnato dalla voce di Fabio Peri, direttore del planetario “U. Hoepli” di Milano, che ha guidato il pubblico nella lettura delle stelle. Esperienza, questa dei concerti in location insolite e all’aperto, da tenere ben presente anche per la prossima estate, considerata l’ottima partecipazione. A inizio estate, sempre per valorizzare l’Altopiano, é stato inaugurato un nuovo percorso stabile legato a una fiaba ambientata in un bosco del Cerbaro, nata da un’idea dell’Associazione Restart e dalla penna di Nicoletta Asnicar.

no abbia voglia di farci una capatina. Bambini e ragazzi sanno esser convincenti. “Ho deciso di realizzare un video sul Tretto perché questo territorio merita di essere conosciuto a fondo – spiega il giovane autore - e siccome io sono nato e cresciuto lì, conosco posti magnifici di cui la maggior parte delle persone che vengono a fare un’escursione quassù ignorano l’esistenza. Ho imparato ad apprezzare la mia terra fin da piccolo e la trovo meravigliosa”. Nico quest’anno ha frequentato la seconda media alle “Maraschin” (Istituto Comprensivo “Il Tessitore”); vivendo in montagna, durante la settimana non ha particolari impegni: non frequenta corsi, ma si tiene comunque occupato con passeggiate, da solo o con gli amici, e con la spillatura e la catalogazione degli insetti, attività che lo interessa moltissimo. “Il Tretto ha un grande potenziale non sfruttato – continua - e per valorizzare il nostro altopiano bisogna come prima cosa farlo conoscere: è per questo che ho realizzato il documentario, so che i social arrivano ovunque”. ◆

Festival organistico, breve ma intenso

L’

associazione culturale Ludus Soni, in collaborazione con il Comune, organizza anche quest’anno il Festival organistico, limitando solo all’ultimo appuntamento l’esecuzione in ambiente chiuso (Duomo). L’offerta viene integrata dalla diffusione in video di esecuzioni prodotte agli organi di Schio e diffuse dal canale Youtube di Ludus Soni, a cura dell’organista Pier Damiano Peretti (direttore artistico del festival), del sassofonista Damiano Grandesso, del violinista Tommaso

Luison, del violoncellista Piero Bonato e di Michele Antonello all’oboe. La prima “merenda musicale”, tenutasi domenica 13 settembre nel parco di Palazzo Boschetti con la Banda Brian, ha avuto un buon successo di pubblico, attento alla ricerca e alla riproposta della forma espressiva musicale vicentina dagli inizi dell’’800 alla metà del secolo scorso. Il complesso ha scelto sia brani popolari che poco conosciuti. Come sempre, Banda Brian ha eseguito le musiche con pas-

sione e maestria e alcuni pezzi sono stati cantati. Un duplice appuntamento è stato programmato per domenica 27 settembre: alle 17, nell’anfiteatro di Palazzo Toaldi-Capra con l’Orchestra Giovanile Euthalia di Rovereto, con un programma dedicato alla musica nel cinema; in serata, alle 20.30, in Duomo, concerto d’organo con il maestro Pier Damiano Peretti e il sassofonista Damiano Grandesso. L’ingresso è gratuito. ◆ [M.D.Z.]



[26] ◆ Schio Spettacoli

Un’estate tra musica teatro-circo e danza I mesi estivi nono sono stati poveri di spettacoli. Tra questi meritano di essere citati il ciclo di teatro-circo “Fuori Posto” e il “festival” di musica dal vivo di “Undermoon”. Intanto va concludendosi al Civico il progetto “Dance Well”.

Al parco Robinson per un appuntamento di “Underwood”

D

Mirella Dal Zotto

urante l’estate sono stati programmati più appuntamenti di vario genere con lo spettacolo, ma tra le iniziative più interessanti citiamo “Fuori Posto - accanto al Teatro Civico”, la prima rassegna estiva per tutte le età organizzata dalla Fondazione nella location all’aperto di fianco allo storico teatro, allestita per l’occasione. Gli spettacoli, programmati in collaborazione con il Circuito Teatrale Regionale Arteven e con il Comune, sono stati tre, legati al teatro-circo e particolarmente adatti alle famiglie, accorse numerose in periodo postpandemico.

Il ritorno del Drive-in Il cinema drive-in è approdato anche a Schio, con discreto successo. A fare da cornice a sei serate dedicate al cinema “made in Usa” è stato il parcheggio del Faber Box lungo via Luzio. La rassegna, organizzata dall’1 al 6 settembre da “The Talent Factory”, con il patrocinio del Comune, ha voluto essere un’esperienza originale adatta per giovani e adulti, un’occasione per stare insieme mantenendo comunque le condizioni di sicurezza necessarie in questo periodo. Sono stati proiettati “Edward mani di forbice”, “Capitan America: Civil War”, “Sister Act”, “Aladdin”, “Il diritto di contare” e “Bohemian Rhapsody”. Mediamente, ogni sera, sono state contate una quarantina di auto: per una sperimentazione non è poco. [M.D.Z.]

Altra manifestazione di successo, dedicata ai giovani, è stata “UnderMoon”, cinque appuntamenti con la musica dal vivo programmati tra luglio e agosto al Parco Robinson, trasformato in una Woodstock scledense dagli organizzatori, il gruppo giovanile “Underwool” con il sostegno dell’Informagiovani di Schio. Uno spazio come il Robinson, all’aperto, ha garantito il pieno rispetto delle disposizioni sanitarie e fatto scoprire una nuova area da utilizzare per i concerti. Ci si portava un plaid per star comodi ed era possibile acquistare cibo e bevande direttamente all’interno del parco, da consumare poi al proprio posto. Folk, blues, rock, post rock, alternative, ma anche elettronica, indie e ambient sono stati alcuni dei generi musicali proposti da “Undermoon”, molto graditi dai ragazzi. In questo mese sta proseguendo “Dance Well – ricerca e movimento per il Parkinson” e sono stati recuperati due spettacoli teatrali programmati dalla Fondazione

al Civico per la scorsa stagione. Il primo, a metà settembre in doppia serata, è stato “SEMI – senza infamia e senza lode”, con la compagnia Stivalaccio Teatro: una storia terroristico-ecologica tra fantasia e realtà, complessa nel testo ma vivacizzata dalla consueta recitazione spumeggiante propria di questo gruppo. Il secondo spettacolo è stato “Sulla morte senza esagerare” con il Teatro dei Gordi: un originale omaggio alla poetessa polacca Wisława Szymborska; il regista e ideatore, Riccardo Pippa, ha voluto affrontare il tema della morte in chiave ironica e divertente, avvalendosi di maschere contemporanee. Il 29 settembre, alle 18 e alle 20.30, visite guidate, sempre con prenotazione obbligatoria, per conoscere gli spazi più suggestivi del Civico solitamente inaccessibili al pubblico, guidati dai ragazzi della Campus Pro, della Campus Company e dai dancers di Dance Well. ◆

Gli scledensi illustri saranno il tema culturale 2021 Al centro del tema culturale per il 2021 saranno gli scledensi illustri e le figure storiche legate alla città. Nella procedura di selezione verranno privilegiate rassegne, festival o proposte inerenti alle opere e alla vita di Antonio Caregaro Negrin, architetto di fiducia di Alessandro Rossi e di cui nel 2021 ricorre il bicentenario della nascita, e di Olinto De Pretto, agronomo, imprenditore, geologo e fisico di cui il prossimo anno si celebra il centenario della morte. Non solo: nel 2021 ricorre il quinto centenario della scomparsa del pittore Francesco Verla, autore della pala “Lo sposalizio mistico di Santa Caterina” conservata nella chiesa di San Francesco e dunque verranno favorite anche le proposte dedicate alla produzione di questo artista. Il bando, inoltre, prevede un’attenzione particolare anche ai progetti che hanno come protagonista Dante Alighieri, in vista delle celebrazioni dei 700 anni dalla morte del poeta.

Cineforum Altovicentino al via la 41a stagione Riparte la consueta rassegna del Cineforum Alto Vicentino, giunta alla 41°edizione. Come ogni anno è possibile acquistare il proprio abbonamento in prevendita presso il Cinema Pasubio, oppure si può prenotare l’abbonamento online per poi ritirare e pagare presso lo stesso cinema. Il costo dell’abbonamento intero è di 70 euro, il ridotto (studenti del triennio delle superiori e universitari, over 65) è di 45 euro. Si sta effettuando la prevendita in presenza, programmata fino a domenica 27 compresa, al Cinema Pasubio, dalle 16 alle 20.



[28] ◆ Thiene Sport

P

Omar Dal Maso

er i paladini della pallavolo dell’Olimpia Volley la campanella è suonata con due settimane di anticipo rispetto a quella delle scuole. Da lunedì 31 agosto, infatti, al palasport di Zanè si respira aria nuova, e senza mascherine, almeno in campo. Ma soprattutto senza quell’aria pesante, d’angoscia, degli ultimi giorni di allenamento tra fine febbraio e marzo, quando il futuro appariva come un muro a sei braccia. Seppur tra le incognite, uno dei club più longevi e di ribalta nazionale (in serie B) almeno fino a pochi mesi fa è rimasto sottorete, pronto a saltare anche l’ostacolo Covid-19 che, tradotto in ambito sport dilettantistico, significa sponsor a singhiozzo, risorse limitate da gestire, protocolli sanitari da rispettare e tante valutazione sul “ne vale la pena” viste le incognite legate all’andamento della pandemia. Ma la passione vince sempre, e l’Olimpia Volley Zanè, seppur ridimensionata in parte, ha vinto il primo “set” della stagione. Sarà serie C regionale, quindi, per la squadra affidata all’inossidabile Ugo Soliman, dopo due annate nello scalino superiore concluse con il target salvezza centrato, e addirittura un 4° posto parziale lo scorso inverno con vista playoff, cristallizzato dalla Fipav. L’ultimo ricordo di pallavolo giocata è tra quelli da appiccicare agli album dei magic moment: il tie-break vincente del 5° set sul Massanzago. Era il 15 febbraio, e solo a circa 7 mesi di distanza i volleyplayer sono potuti tornare a destreggiarsi tra battute, alzate, muri, ricezioni ed “ace”, anche a Zanè. Alla guida della prima squadra a fianco di Soliman i collaboratori Luigi Pettnà e Paolo Canale, poi i volti nuovi che permettono al

L’Olimpia Volley riparte dalla serie C Decisione dolorosa ma lungimirante quella di ripartire da volley regionale dopo due stagioni in serie B. Rinforzi da big a Zanè in vista della ripresa. coach di poter contare su un organico di pari livello a quello uscente. Confermati i fratelli Roman (Filippo e Alberto) Mattia Manfron, Enrico Poletto, Luca Simonato e Davide Vallortigara. A questo sestetto già in gialloblu si aggiungono Giorgio De Togni, esperto centrale che arriva a Zanè addirittura dalla serie A2 (Castellana Grotte), Marco Sartore e Mattia Filippi (centrale e alzatore dal Povolaro, C), Elia Mazzarolo dal Summano Piovene (Prima Divisione), Matteo Chilese schiacciatore reduce da inattività per problemi di lavoro e il più giovane tra le new entry, Davide De Giorgio (opposto di 21 anni), tornato all’ovile dopo l’esperienza in A3 all’Itas Trentino. A questi nomi già noti si aggregheranno altri ragazzi provenienti dal settore giovanile, che conta ora quattro formazioni junior oltre alla seconda squadra in Prima Divisione, senza dimenticare le nuove baby leve del femminile. Tra gli addetti ai lavori, il rinnovato Volley Olimpia non può che proporsi per un torneo di primo piano e provare a risalire subito il gradino, sceso di propria volontà, in estate, dopo una serie di attente valutazioni a 360 gradi.

“Il lungo lockdown ha dato modo alla società di riflettere sul futuro della prima squadra - spiega Soliman -. Dopo mesi di contatti con i vari sponsor, le mancate entrate della gestione degli impianti sportivi e la necessità di reperire giocatori fuori provincia, che avrebbero alzato i costi, abbiamo preso l’unica strada percorribile per salvare la cosa più importante, cioè il bilancio di pari passo con l’attività sportiva che resiste da ormai 25 anni. Una decisione sofferta, certo, perché quando ti guadagni qualcosa sul campo e ci metti tanto del tuo non fa affatto piacere dover rinunciare. Però non abbiamo intenzione di iniziare a fare stupidaggini adesso, in una fase come questa, non avendone mai fatte in passato, fattore che ci ha permesso di vincere qualcosa e nello stesso tempo rimanere in piedi”. L’operazione si salvaguardia del proprio futuro è così andata in porto. Una scelta oculata da una parte e obbligata dall’altra per non disperdere la storia di uno dei club “faro” dell’Altovicentino in questa disciplina indoor, pronta in prima… battuta a riprendere a giocare. ◆

Carrè Chiuppano, promosso e retrocesso Alla festa per la storica promozione in serie A1 dopo 17 anni di attività nel futsal è seguita la retrocessione in serie B dopo la rinuncia. C’è un ricorso

P

romossi e retrocessi nell’arco di due mesi, e senza alcuna “magagna” di inadempienza economica o illecito sportivo. Bufera fuori stagione per il Carrè Chiuppano, avamposto del calcio a 5 che agli albori delll’estate era stato promosso in A1 – d’ufficio, grazie alla cristallizzazione della classifica di febbraio – per poi alla fine ritrovarsi in serie B. In pratica il terzo gradino del

futsal italiano. In mezzo l’annata di A2 che, nel girone A aveva incoronato Pedrinho e compagni a salire l’ascensore fino al massimo livello. Un sogno sfumato, come per altri club, a causa del momento economico denso di incognite: il palcoscenico dei big era insostenibile con le risorse disponibili. La società, quindi, aveva esplicitato la rinuncia, confidando nel ripristino dello status quo prece-

dente, vale a dire l’A2, nella speranza di rigiocarsela e rimeritarsela (fino in fondo) questa promozione. A mettersi di traverso, però, un regolamento Figc che impone la retrocessione di due categorie per i club che rinunciano al titolo sportivo acquisito. Di fatto, il Carrè Chiuppano ha spiccato un balzo avanti e due indietro, maldigerito da tutti nell’ambiente. Sfumata l’ultima ancora di salvezza con la richiesta di ripescaggio in extremis (la Divisione ha “pescato” il Prato), non è rimasto che presentare un ricorso. ◆ [O.D.M.]



[30] ◆ Schio Sport

È

Alcuni giocatori dello Schio con le quattro diverse maglie della società giallorossa

Omar Dal Maso

stata un’estate... eccellente quella trascorsa dal Calcio Schio, che, dopo la bagarre con il Bassano nel girone B di Promozione, la promozione stessa l’ha ottenuta proprio a luglio, in virtù di un ripescaggio mai così limpido. Reduce da una stagione interrotta a due terzi del cammino, con una semifinale di Coppa Italia regionale conquistata e che mai si giocherà causa chiusura anticipata della stagione 2019/2020, e un 2° posto parziale in campionato. Un torneo interrotto sul più bello che ha appassionato come non mai i tifosi dello Schio, tra l’altro vincitore del titolo d’inverno prima di cedere il passo al caterpillar Bassano, che dopo l’era Rosso sta risalendo per riprendere il filo lasciato dalla “famiglia Diesel”. Lo stop a fine febbraio, quando la battistrada era schizzata a +6 (54 punti contro 48), ma con 8 match ancora in calendario. Già a giugno, dopo la chiusura dei giochi, il club guidato dal presidente Devis Vallortigara aveva ben chiaro il destino. Migliore tra le seconde dei quattro gironi di “promo”, semifinalista di coppa e con tutte le carte in regola per accedere all’Eccellenza dalla porta di servizio tutt’altro che disonorevole. Una pole position che è valsa l’incoronazione ufficiale. E il ritorno nei piani alti del calcio veneto, riportando così allo stadio “De Rigo” il buon calcio, alle so-

Calcio, lo Schio è in Eccellenza Dopo il testa a testa tra colori giallorossi con il Bassano entrambe le big sono salite in Eccellenza con pieno merito.

glie del semiprofessionismo. Con una dedica speciale a un tifoso altrettanto speciale, Gianmaria Avanzini, purtroppo scomparso alla vigilia del balzo in Eccellenza, ricordato con affetto proprio dal presidente. Confermato al timone per la nuova avventura Davide Zenorini, di appena 40 anni, alla “terza” a Schio e forte di una scia record di 9 vittorie di fila lo scorso autunno

oltre al premio miglior allenatore del Vicentino. “Sono ben contento di continuare qui il mio lavoro – ha dichiarato in quell’occasione -, mi sono trovato benissimo ed è per me un motivo di orgoglio”. Tra le novità anche la creazione di una Club House in via di costruzione. Una seconda casa, all’interno dello stadio, a disposizione di tutti i giallorossi. ◆

SportRace, da 0 a 70 anni (per davvero) L a passione non ha età. Questo è risaputo.Tuttavia suona un po’ strano che una società sportiva possa annoverare tra i propri iscritti sia un infante di pochi mesi che un baldo settantenne. Eppure SportRace, forse la più numerosa tra le società sportive scledensi, vanta anche questo come primato. Luca è nato solo sei mesi fa, ma i suoi genitori lo hanno voluto iscrivere appena la sede ha riaperto i battenti dopo il lock-down, acquistandogli la t-shirt ufficiale in formato miniatura e iscrivendolo alla prima manifestazione dell’anno: un’escursione lungo il percorso dello SportRace-Vertical, da Poleo a Malga davanti sul Novegno, tenutasi lo scorso 12 Settembre. Natural-

mente, viaggiando sulle spalle dei genitori, Luca ha beatamente sonnecchiato per tutti i milleduecento metri di dislivello, ignaro che al suo fianco faticasse anche Alessandro, che ai primi giorni di ottobre spegnerà settanta candeline. Insomma non si può dire che SportRace ponga barriere all’entrata. Forse anche per questo tutti coloro che amano la corsa e si sentono attratti da questo mondo fatto di tanta fatica ma anche di piccole-grandi soddisfazioni, possono trovare nella società guidata da Stefano Triches l’ambiente giusto per dare sfogo alla loro passione. E solo così si spiega come, nonostante l’anno in corso sia stato inevitabilmente segna-

to dalla terribile pandemia, il gruppo continui a incrementare il numero di iscritti. Va inoltre ricordato che il primo ottobre SportRace riprenderà la tradizionale preparazione atletica invernale al martedì e giovedì presso lo stadio di Via Riboli, sotto l’attenta guida di Carlo Bocchi. Un’occasione imperdibile per chi vuole conoscere un po’ più da vicino questa particolare società in grado di annoverare campioni del mondo di corsa in montagna, ma anche grandi appassionati del “terzo tempo”. Per iscrizioni e maggiori informazioni basta recarsi in sede, aperta il lunedì dalle 20.30 nei locali del sotto chiesa della Parrocchia del Sacro Cuore. ◆ [A.R.]




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.