SchioThieneMese di La Piazza 849

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Periodico di informazione dell’A lto Vicentino

anno X n. 89 - maggio 2021

Schio: Cerchi il Superbonus e trovi la burocrazia - p.8 ◆ Si riapre il sipario e torna “Danza in Rete” - p.26 Thiene: Aule a cielo aperto grazie al legno di Vaia - p.6 ◆ Il Festival della reciprocità - p.22

Le due prime volte di Laura Laura Dalla Vecchia è stata eletta leader degli Industriali vicentini. È la prima donna, e il primo presidente di area scledense. Due primati non di poco conto. “Sono abituata a dovermi conquistare le cose, non le ho mai trovate fatte”, dice.


Di mese in mese

L’eredità di Nadia H

SchioThieneMese

Periodico di informazione dell’Alto Vicentino

Supplemento mensile di

Lira&Lira e La Piazza Direttore Stefano Tomasoni Redazione Elia Cucovaz Omar Dal Maso Mirella Dal Zotto Camilla Mantella Grafica e impaginazione Alessandro Berno Per inviare testi e foto: schiothienemese@gmail.com Per le inserzioni pubblicitarie Pubblistudio tel. 0445 575688

Stefano Tomasoni

a scosso tutti, certo non soltanto a Schio, la tragedia dell’uccisione di Nadia De Munari, la missionaria laica scledense, volontaria permanente dell’Operazione Mato Grosso, aggredita di notte e brutalmente assassinata a Nuevo Chimbote, in Perù, il 24 aprile, all’interno del centro educativo “Mamma mia” del quale era responsabile e dove gestiva sei asili e una scuola elementare insieme con altre volontarie dell’OMG. Nadia viveva in Perù da metà della sua vita, e pensava a come fare del bene agli altri fin da quand’era ancora una ragazza. Dopo una prima esperienza in Ecuador nei primi anni Novanta, nel 1995 era arrivata appunto in Perù e non se n’era più andata, impegnandosi anima e corpo per realizzare progetti in aiuto ai bambini più bisognosi, prima nei villaggi delle Ande e negli ultimi anni sulla costa, a Nuevo Chimbote appunto, per seguire i figli di tante famiglie povere emigrate in una città dove ancora oggi 80 mila persone vivono in baracche senza luce, acqua, fognature. Ha ricordato Massimo Casa, altro “storico” operatore OMG scledense: “Se cominci con i piccoli a regalare un po’ di affetto, di amore, di punti di riferimento, probabilmente riesci a curare anche una società che è malata nel profondo. Lei sognava questo servizio, diceva: iniziamo dai piccoli e facciamoli crescere”. Si trattava di quello che Gerolamo Fazzini, scrittore e docente alla Cattolica, ha definito su Avvenire “il desiderio profondo e bruciante di spendersi. Totalmente. Senza calcoli, senza riserve”. Nadia è rimasta vittima di un crimine efferato che ha messo fine alla sua esistenza, facendone una martire della carità, ma non ha certo messo fine all’azione, alla presenza e alla dedizione dei volontari e dei missionari che operano in quella terra. Persone che molto spesso, come Nadia, han-

no fatto da giovanissimi una scelta di vita totale e già pienamente matura, quella di lasciare tutto per dedicarsi all’umanità abbandonata. Don Raffaele Refosco, anch’egli vicentino, in Perù da 2008 come volontario OMG ha lasciato un’osservazione chiarificatrice dopo la morte di Nadia a partire da una domanda che probabilmente in casi come questi si fanno in tanti: “Qual è il senso profondo del nostro stare qui?”. E la risposta di don Raffaele è certamente quella che aveva dentro Nadia De Munari: “Inizia una ricerca religiosa che non ti lascia neanche respirare: un desiderio di trovare Dio anche nel nostro fare, di vivere di cose vere, che non siano solo il nostro fare, ma sia un gesto d’amore, quello che ci manda avanti e che dà senso a tutto”. Di Nadia resta per tutti – per chi l’ha conosciuta ma anche per chi non ha avuto que-


Di mese in mese sto privilegio - un esempio altissimo e una testimonianza concreta e diretta di cosa significhi avere come orizzonte quotidiano il salvare e migliorare la vita dei poveri e degli ultimi, fino al punto di essere disposti a perdere la propria. C’è della santità in questo. Non è certo questo il momento di parlarne ma, come ebbe a scrivere Giovanni Paolo II nella lettera apostolica “Novo millennio ineunte”, “le vie della santità sono molteplici e adatte alla vocazione di ciascuno, ringrazio il Signore che mi ha concesso di beatificare e canonizzare tanti cristiani e tra loro molti laici che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie della vita”. Non si può non ricordare, anche in considerazione della contiguità geografica delle aree in cui entrambi hanno operato, la figura di un altro scledense che si è donato totalmente agli altri, padre Luigi Bolla, il missionario salesiano che ha vissuto per sessant’anni tra le tribù amazzoniche di Ecuador e Perù, in totale comunione e simbiosi con le popolazioni della selva, diventando per quella gente un punto di riferimento non soltanto cristiano, ma umano

nel senso più completo del termine. Oggi, a distanza di ancora pochi anni dalla scomparsa, per padre Bolla si parla già di santità, perché è effettivamente in corso, con i tempi non certo brevi del caso, la causa di beatificazione, e al sinodo sull’Amazzonia di un anno e mezzo fa anche Papa Francesco ne ha alimentato il ricordo. Al palazzetto dello sport di Schio, dove sono stati celebrati i funerali di Nadia De Munari - ai quali fra interno ed esterno hanno partecipato 1.500 persone - spiccava disteso lungo tutta una tribuna uno striscione colorato che ricordava una frase della volontaria scledense: “Aiutiamoci a essere contenti in un mondo dove pochi lo sono”. C’è già dentro tanto, se non tutto, in queste poche parole. Aiutiamoci a essere contenti. Non ricchi o belli o potenti o famosi. Contenti. In un mondo dove pochi lo sono. Forse proprio perché i più si perdono - ci perdiamo - dietro la ricerca della ricchezza, della bellezza, del potere, della fama. L’eredità di Nadia, forse, non serve andare a cercarla lontano. È in queste quattro parole, semplici ma rivoluzionarie. Aiutiamoci a essere contenti. ◆

Lo Schiocco Me sa tanto che no i lo ciama Seduti al tavolino di un bar, due tizi parlano dell’apertura delle prenotazioni per il vaccino alla classe dei cinquantenni. Uno spiega che occorre andare sul sito dell’Ulss, cliccare così e così, inserire i propri dati e vedere se c’è posto libero. Se non c’è, bisogna continuare a provare finché si trova disponibilità. L’altro replica: “Non me interessa gninte, se i vole i me ciama luri”. Verrebbe da dargli la notizia che luri non lo ciameranno. Ma poi è come se quella botta di menefreghismo appena ascoltata funzionasse come uno sternuto e ne diffondesse il contagio intorno, perché all’improvviso scompare la voglia di ricordargli che toca rangiarse coa prenotassiòn, e ne prevale un’altra, un pensiero triste ma a volte inevitabile. Chelseciàve.. [S.T.]


[4] ◆ Schio Copertina

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Stefano Tomasoni

è sempre una prima volta per tutto. Può perfino capitare che le prime volte siano due in un colpo solo. È il caso di Laura Dalla Vecchia, presidente della Polidoro, azienda meccanica scledense che in zona industriale produce bruciatori. L’imprenditrice è stata eletta nei giorni scorsi alla presidenza degli Industriali vicentini, e la doppia “prima volta” è già tutta dentro questa notizia. Perché si tratta della prima donna alla guida della Confindustria provinciale e del primo presidente espresso da Schio. A essere precisi, lei è di Santorso. All’ombra del Summano ci è nata, ci è cresciuta e ci vive insieme alla famiglia, marito e due figli. Però è come se fosse di Schio, visto che è stata presidente del Raggruppamento scledense della stessa Confindustria vicentina, che è stata tra i fondatori del Distretto della scienza e della tecnologia di Schio e che appena può parla sempre bene di Schio e della sua anima laboriosa e creativa. Dalla Vecchia - che è anche presidente della Neri Pozza, casa editrice quest’anno in pole position nella corsa al Premio Strega con il miglior romanzo della cinquina finale - è una che per lavoro è spesso in giro per il mondo, ma adesso, per almeno quattro anni, nella sua agenda ci sarà qualche viaggio in meno e un bel po’ di impegni vicentini e istituzionali in più. Partiamo dal fatto di essere la prima donna alla guida degli Industriali vicentini. Non è un risultato di poco conto...

“In effetti ci ho messo un paio di settimane a metabolizzare la cosa. Sono molto contenta, e anche consapevole che è un impegno in più. Però non sono preoccupata più di tanto, sono attiva in associazione da tanti anni, ho fatto tutto il percorso: presidente del raggruppamento di Schio, poi della sezione Meccanici, nel frattempo vicepresidente. Spero di non fare molti errori”.

E oltre a essere la prima donna al vertice è anche, in 75 anni di storia dell’associazione, il primo presidente espresso dall’area di Schio. Si può considerarlo un riconoscimento anche per il territorio?

“Credo di sì, e penso che ce lo meritiamo. Quanto al fatto di essere donna, ormai quasi ogni giorno c’è una prima donna che arriva in un qualche incarico, sicché forse fra un po’ di tempo non si parlerà più delle prime perché nel frattempo saranno arrivate le seconde, le terze... Credo che si stia ve-

“L’azienda me la sono cercata, conquistata e fatta crescere” Laura Dalla Vecchia è stata eletta leader degli Industriali vicentini. È la prima donna, e il primo presidente di area scledense. Due primati non di poco conto. “Sono abituata a dovermi conquistare le cose, non le ho mai trovate fatte”, dice. dendo l’effetto dell’aver istituito le “quote rosa”, un passo che ha costretto al coinvolgimento delle donne, che così hanno avuto la possibilità di darsi da fare e di farsi valere. L’aumento della presenza femminile nel lavoro, nelle professioni, nelle istituzioni, è frutto del fatto che l’esperienza l’abbiamo fatta e ci siamo ritagliate uno spazio”.

L’obiezione che si fa in genere alle “quote rosa” è che bisogna premiare la competenza a prescindere dal genere.

“È vero, ma di fatto è così: le donne che entrano in ruoli di rilievo e di responsabilità lo fanno effettivamente per competenza. Non esiste che avanzi di carriera solo perché sei una donna: se ti danno un incarico o una

posizione è perché serve una donna, e a quel punto sono costretti a sceglierne una brava”. Ma c’è ancora un certo retaggio diffuso che relega la donna in ruoli subalterni o, diciamo così, “ai domiciliari”?

“Certo che c’è. Ci sono quelli che vedono meglio la donna a casa, o per i quali un impegno come quello che ho assunto io è più una vanità che una necessità. Questi atteggiamenti li smonti soltanto con una norma come le “quote rosa”. All’inizio pensavo che fosse una stupidaggine, invece mi sono resa conto che è servita per coinvolgere un buon numero di donne che probabilmente avrebbero fatto resistenza a proporsi”.


Schio ◆ [5] È anche la prima volta che alla guida degli Industriali arriva un imprenditore che non è espressione di un’azienda di famiglia, visto che la Polidoro non l’ha fondata lei, né suo padre o suo nonno. Sembra quasi la certificazione del fatto che nelle imprese vicentine, spesso di natura familiare, è cresciuta la consapevolezza che si fa il bene di un’azienda se si pensa prima di tutto a garantire la continuità della sua vita, più che quella della famiglia che l’ha fondata.

“Che a contare sia la continuità delle aziende è certamente vero. Nel mio caso, posso solo dire che a me piace fare l’imprenditrice e che l’azienda me la sono cercata, conquistata e fatta crescere. Conosco bene quasi tutte le funzioni interne perché le ho seguite per vent’anni, ho dovuto imparare tanto per gestire quest’azienda. Sono una abituata a doversi conquistare le cose, non le ho mai trovate fatte”. Ecco, riassumiamo come è riuscita a conquistarle: qual è la storia della Polidoro e quella di Laura Dalla Vecchia?

“L’azienda fu fondata nel 1943 da Aldo Polidoro e dal fratello Silvio, che più avanti prese altre strade. Mio padre Giuseppe cominciò a lavorare qui poco più che ventenne, nel ‘64, e qui ha sempre lavorato, facendo carriera interna, prima come tecnico, poi come commerciale, fino a diventare general manager . Parlava le lingue, seguiva i clienti, ricordo che viaggiava molto, adorava il suo lavoro e a casa ci raccontava sempre di quello che faceva. Nel ‘95 Aldo Polidoro, arrivato a 70 anni, pensò al pericolo che, se fosse morto, l’azienda avrebbe rischiato di non avere un futuro sicuro, così decise di cedere, ma invece di vendere a una banca, come in quegli anni si faceva spesso, decise di coinvolgere il management: si tenne una quota di minoranza ed entrarono come soci tre manager di fiducia dell’azienda, tra cui mio padre”. Lei quando arriva in azienda?

“Io nel ‘95 stavo finendo di studiare, mi mancava un esame alla laurea di architettura”. Voleva diventare architetto?

“No. Mio padre mi aveva convinta a fare il liceo linguistico, perché diceva sempre che le lingue servivano e sarebbero servite sempre più, poi avrebbe voluto che all’università scegliessi Economia. Ma io volevo fare l’artista, mi piaceva disegnare, ero un po’ creativa. Il consiglio di mio padre è stato di lasciar stare scuole di design e di fare architettura, che avrei avuto in mano una laurea. È andata così, ma non ho mai pensato di fare l’architetto. A un certo punto, nel ‘94, un anno prima della laurea, mio papà mi ha detto: c’è un’occasione imperdibile, c’è bisogno di una centralinista in azienda, mentre studi potresti venire a lavorare mezza giornata in fabbrica. Ci sono andata

e intanto ho finito l’università. Col tempo, si sono aperte altre opportunità interne, sempre attraverso colloqui di lavoro interni”.

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“Il percorso l’ho fatto tutto. Ho lavorato dieci anni in ufficio acquisti, fino al 2005. Quell’anno e arrivata un’offerta per vendere tutta l’azienda. Gli altri soci erano d’accordo. A me l’idea non piaceva e ho detto: perché non ce la comperiamo noi? Mio papà ha ribattuto che voleva dire prendersi un debito pazzesco. Però quando sei giovane hai voglia di fare… È finita che invece di prendere una montagna di soldi vendendo le quote, abbiamo deciso di comperare noi le quote degli altri soci. Siamo ripartiti col debito: mio papà, io e mio fratello. Senonché nel 2007 mio papà è improvvisamente mancato. Per me e mio fratello è stata dura, ci siamo trovati con un debito enorme e non avevamo mai gestito un’azienda”.

voravo. Però le soddisfazioni che ho avuto in azienda non le avrei mai avute altrove. Se fossi andata sotto una palma al mare, cosa avrei fatto? le parole crociate tutto il giorno? A 35 anni? La depressione non dipende sempre dal fatto di avere problemi, dipende anche dal fatto di non averne. C’è tanta gente che non ha problemi e che è depressa”.

Nessuna corsia preferenziale, dunque?

“Le soddisfazioni che ho avuto in azienda non le avrei mai avute altrove. Se fossi andata sotto una palma al mare, cosa avrei fatto, le parole crociate tutto il giorno? La depressione non dipende sempre dal fatto di avere problemi, dipende anche dal fatto di non averne”. Come se per imparare a nuotare vi avessero buttati in mare.

“Ci siamo tirati su le maniche, intanto io ero diventata presidente dell’azienda. Poi è arrivato il 2009, la crisi globale. Sono stati anni difficilissimi. Abbiamo affrontato la crisi sovrapposta alla mancanza della persona di riferimento, dovendo scontare una perdita di fiducia da parte del mercato. Abbiamo tenuto duro, cercando di rassicurare tutti i clienti che saremmo andati avanti. Ci abbiamo messo del tempo a recuperare. Finché nel 2013-2014 sono cambiate le normative in Europa i nostri prodotti hanno cominciato ad andare fuori norma e a perdere quote di mercato. A quel punto abbiamo deciso di spingere moltissimo sulla ricerca e sviluppo. Abbiamo investito tempo e persone per anni, per fare ricerca. Abbiamo pensato sul lungo termine e un po’ alla volta abbiamo ricominciato a crescere”. Mai un momento tranquillo, in definitiva...

“Però un’esperienza di cui non mi sono mai pentita, nemmeno nei momenti difficili. Potevo aver venduto le quote e avere tanti soldi messi via, invece ero qua che la-

Possiamo classificare tutto questo alla voce voglia di fare e cultura del lavoro. Caratteristiche tipiche di questo territorio. In effetti di lei si sa che ci tiene a difendere la “scledensità”.

“A essere precisi sono nata e vissuta a Santorso. Comunque sì, ci tengo a questo territorio perché ha delle peculiarità che è giusto valorizzare e che negli anni ho cercato di mettere in luce con il progetto della Città della scienza e della tecnologia. Questo territorio dal punto di vista industriale non è come quello della concia di Arzignano, dove c’è un distretto omogeneo. Qui c’è un insieme di tante tipologie di produzione, poco in contatto tra di loro. Quando ero presidente del Raggruppamento di Schio sentivo spesso gente che diceva che ai loro figli consigliava di andare all’estero. E pensavo che bisognasse far conoscere alla comunità tutte le realtà e le imprese che abbiamo qui a Schio. Mi sono appassionata a questo e abbiamo realizzato delle mostre legate all’industria del territorio, alla sua storia e al suo futuro. Sono convinta che a qualcosa quel lavoro è servito. Volevo cambiare il percepito del mio territorio. Per dire che le realtà straordinarie che abbiamo vanno raccontate ai giovani, per farli restare qui”. Senta, sa che se non avesse assunto questo incarico in Confindustria, che dura 4 anni, forse tra tre anni qualcuno magari le avrebbe proposto di candidarsi sindaco?

“Me l’hanno già proposta. Però la politica non fa per me. E secondo me il problema è proprio questo: in questo paese si chiede spesso a gente nota di candidarsi per vincere le elezioni. Ma per fare il politico devi avere competenze specifiche, aver fatto un percorso di militanza politica. Invece si passa il tempo a parlare di come contare i voti, di riforme elettorali, e non si parla dei requisiti che una persona deve avere per potersi candidare ed essere poi in grado di fare bene il politico. Servono persone di esperienza. Io sono arrivata alla presidenza di Confindustria Vicenza dopo 15 anni, partendo dal Raggruppamento di Schio. Come potrei fare il sindaco? Farei sicuramente male. Per ogni cosa serve avere le competenze giuste. Non basta essere simpatici”. ◆


[6] ◆ Thiene Attualità In sei scuole dell’Istituto comprensivo “Rezzara” sono spuntati ceppi a mo’ di sedie, tavole e tavolini, seggiole lavorate, il tutto rigorosamente in legno proveniente dai boschi martoriati dal Vaia. Per consentire di fare scuola in ambienti diversi dalle aule.

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Omar Dal Maso

al legname nascono fior… di opportunità. La via non è quella “del Campo” in prestito dalla canzone di Fabrizio De Andrè, semmai quella dei boschi e delle foreste dell’Altopiano di Asiago, e il senso sotteso è duplice: restituire bellezza, valore, dignità e vita ai testimoni (morenti) della tempesta Vaia dell’autunno 2018, e regalare ad alunni e studenti che stanno crescendo un ambiente didattico “eco” proprio grazie a quegli alberi schiantati a terra la cui crescita è stata negata. Dalla natura, certo, ma con lo zampino dell’uomo che la sfida. In questa primavera, lontana ormai due anni e mezzo da quei giorni di tempesta di fine ottobre 2018, sono ora “sbocciate” come fiori sei location che si possono utilizzare come aule di scuola all’aperto. La terra dove hanno messo radici è composta da cortili e giardini di altrettanti plessi scolastici che fanno capo all’Istituto Comprensivo “Rezzara” con sede amministrativa a Carrè e che, oltre a qui, sono presenti a Zanè e Chiuppano. In tutto si parla di quattro scuole primarie (la “Dante Alighieri” e la “Giovanni XXIII” a Zanè centro e località “Campagne”, la “Pascoli” di Carrè e la “Rezzara” di Chiuppano) e due secondarie di primo grado, dove sono spuntati ceppi a mo’ di sedie, tavole e tavolini, seggiole lavorate, il tutto rigoro-

Aule a cielo aperto grazie al legno di Vaia Un progetto ecosostenibile ricco di significati è stato completato con l’installazione di sedie, panche e tavoli nelle scuole di Zanè, Carrè e Chiuppano.

samente in legno proveniente dai boschi martoriati dal Vaia. Una creativa direzione intrapresa secondo un’ottica etica ed ecosostenibile, con “rami” sul piano didattico ed educativo.Tronchi recuperati e distribuiti secondo i piani di riutilizzo gestiti dalla Regione Veneto a suo tempo, e che hanno visto segherie, mobilifici e altre aziende produttive acquistarli a prezzi favorevoli e garantirne così un riutilizzo. È il caso anche della “Fattoria del Legno”, attività ricca di spunti originali con l’ancoraggio della tradizione di campagna e di montagna con sede a Caltrano, che è stata incaricata di lavorare il legname e produrre il mobilio destinato alle varie sedi scolastica. Per la gioia di alunni in primis, in “concorrenza” però anche con gli insegnanti delle varie materie che stanno facendo a gara per prenotarsi un posto al sole, quando il meteo lo consente, per le lezioni all’aperto. La gioia è condivisa da tutti, ma soprattutto dal dirigente scolastico Cristiano Rossi, trait d’unìon tra Altopiano e Altovicentino, lavorando su due diverse realtà oggi più

che mai legate grazie al progetto di recupero del legno. Le classi arredate all’aria aperta sono pronte, e non è raro per chi si trova nei dintorni udire ad esempio le note musicali suonate dagli studenti, diretti dai professori all’esterno, a Zanè e Carrè. “Sono davvero felice – ha scritto Cristiano Rossi, dirigente scolastico di origini toscane che in Altovicentino sta portando avanti progetti degni di nota - . Le nostre aule si sono aperte, vestendo di erba i pavimenti e coronando di foglie i soffitti. La nostra piccola, grande rivoluzione della scuola all’aperto ha iniziato a prendere forma nelle nostre scuole elementari e medie, con sedute, panchine e tavoli ricavati dal legname degli alberi abbattuti durante la tempesta del Vaia. Questi arredi saranno una straordinaria opportunità per i nostri bambini e ragazzi per imparare in un ambiente diverso dalla classe tradizionale.Abbiamo voluto guardare oltre questo anno devastato dal Covid, per porre le basi di un nuovo modo di fare scuola che, partendo dagli elementi naturali, coinvolgesse il corpo, il movimento, le emozioni e il gioco. Perché giocando si impara”. L’Istituto ha investito 20 mila euro nei nuovi arredi, la parte restante è stata coperta da comitati genitori, contributi dei comuni d’area e alcuni sponsor, tutti uniti e concordi nel seminare qualcosa di duraturo che cresca insieme ai ragazzi, e ricordi tra monito e consapevolezza il valore e la forza della natura che li circonda. ◆



[8] ◆ Schio Attualità

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Camilla Mantella

i rifanno la casa gratis. Anzi, ci guadagni pure, perché poi paghi bollette meno care, ti rientra parte del credito, e il tuo immobile acquista valore. Basta chiamare l’architetto, farsi sistemare le carte, trovare un’impresa e il gioco è fatto. O forse no... Lo sgravio fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici al 110% del costo sostenuto, meglio noto come Superbonus, è stato uno dei grandi cavalli di battaglia della ripartenza economica fin all’indomani del primo lockdown. Per una paese che ha sempre visto il mattone e il suo indotto come un motore trainante delle sue fortune economiche – i risultati del boom edilizio degli anni ’60 e ’70 sono ancora sotto gli occhi di tutti – è sembrato naturale ripartire proprio dalla casa, il bene essenziale per ogni famiglia italiana, per il rilancio post pandemia. Stavolta, però, senza ripetere gli errori del passato: si investe su un mattone migliore, energeticamente efficiente, che migliori la resistenza sismica e la dispersione energetica del patrimonio edilizio. Sulla carta, un grande progetto. Ma nella realtà? Come sta andando il Superbonus a Schio e nell’Alto Vicentino?

Tante richieste, poche concretizzazioni (per il momento) Una cosa è certa: gli scledensi si stanno dimostrando sicuramente interessati al Superbonus. “Tra quelli che seguiamo, abbiamo attual-

Cerchi il Superbonus e trovi la burocrazia Lo sgravio fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici al 110%, meglio noto come Superbonus, sta suscitando interesse anche in tanti scledensi, e in giro si cominciano a vedere interventi su abitazioni (perlopiù case singole, per ora). Il problema è che la trafila burocratica e l’accesso difficile al credito rendono arduo concretizzare gli sgravi. mente una cinquantina di condomìni che hanno iniziato le pratiche per accedere al Superbonus - spiegano dallo Studio Vezù, che si occupa appunto di amministrazioni condominiali -. Si tratta perlopiù di complessi degli anni ’70 e ’80, che si prestano molto bene, tecnicamente, a raggiungere quel miglioramento delle due classi energetiche necessario per poter ottenere il credito del 110% sulle somme spese. Tuttavia al momento siamo ancora fermi alla fase di richiesta degli incartamenti agli uffici tecnici degli enti locali: i Comuni faticano a rispondere in tempi brevi, ma la richiesta di accesso agli atti e confronto delle planimetrie depositate con le edificazioni attuali è indispensabile per poter partire coi lavori senza incappare in situazioni di difformità che rischiano di far saltare il progetto”. Nel solo Comune di Schio arrivano circa 70 richieste al mese di accesso agli atti per le pratiche del Superbonus e l’amministrazione ha assunto un geometra a tempo determinato per far fronte alla mole di domande.

Prima di partire coi lavori, infatti, sia che si tratti di un condominio sia che si tratti di un’abitazione indipendente, è necessario verificare che lo stato di fatto corrisponda perfettamente alla documentazione, altrimenti è necessario procedere con condoni che, a seconda della natura dell’intervento, possono essere più o meno costosi e richiedere più o meno tempo.

“Lo scoglio è soprattutto burocratico” Una volta verificato che tutto torni, un tecnico indipendente è chiamato a certificare l’attuale classe energetica dell’edificio ed è a partire da quella certificazione che si lavora per migliorarne l’efficienza attraverso una serie di interventi che si dividono in trainanti (come il cappotto esterno), indispensabili per l’accesso al bonus, e trainati (come il cambio dei serramenti) che si accompagnano ai primi. Al termine dei lavori, un ulteriore tecnico certifica l’avvenuto miglioramento di almeno due classi energetiche, altrimenti il bonus salta.


Schio ◆ [9] Attualità

“Tecnicamente non è un grande problema riuscire a scalare due classi, anche in edifici più recenti - commentano da StudiOfficina architettura, gruppo di professionisti operanti nel campo dell’architettura e dell’interior design -. I veri scogli stanno soprattutto a livello burocratico e finanziario. Bastano minimi errori negli incartamenti per far scattare gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate, ma ciò che rende di fatto impossibile partire coi lavori alla maggior parte di chi si informa del Superbonus è la disponibilità economica per finanziarli”. E qui ci si chiede: ma non doveva essere gratis? La spiegazione c’è. La ristrutturazione con efficientamento energetico a costo zero è stata pensata anche per chi quel credito al 110% della somma spesa non può recuperarlo perché non ha i soldi da anticipare o non paga abbastanza tasse per scalarlo dalla propria denuncia dei redditi (esempio: all’anno pago 5.000 euro di Irpef e ho in preventivo un lavoro da 100.000 euro. In 5 anni, tempo di rientro del Superbonus, pagherò 25.000 euro di tasse. Lo Stato non mi restituirà 110.000 euro, ma 25.000 al massimo). Per non pagare nulla, quindi, il cittadino che non abbia abbastanza capacità fiscale o denaro da anticipare deve chiedere lo sconto in fattura all’impresa che gli esegue i lavori oppure cedere il suo credito alla banca, che acquisterà il bonus dallo Stato e finanzierà i lavori del cittadino prestando la somma necessaria. “Di fatto – spiegano allo Studio Vezù - noi ci stiamo organizzando con dei General contractor: raggruppamenti di imprese e professionisti che si occupano di tutto l’iter, dialogano direttamente con le banche per la cessione del credito e fanno sì che ai nostri condòmini non vengano chiesti esborsi preventivi per i lavori. È un’occasione davvero irripetibile e ci auguriamo di riuscire a concretizzare quanti più progetti possibile”.

Non è semplice, tuttavia, accedere a questo tipo di offerte e possono avere un costo, per quanto irrisorio rispetto al beneficio della ristrutturazione. La stessa Confartigianato Vicenza ha attivato un progetto “Bonus Casa” che consente di accedere a un pacchetto completo di gestione dei lavori, utile anche per i proprietari di abitazioni indipendenti. “La realtà delle cose è che molti nostri clienti si sono visti negare il prestito dalle

Uno dei problemi è dato dai tempi di risposta dei Comuni alla richiesta di accesso agli atti (per Schio si aggira sui 4 mesi). “Il confronto delle planimetrie depositate con le edificazioni attuali è indispensabile per poter partire coi lavori senza incappare in situazioni di difformità che rischiano di far saltare il progetto”.

banche - continuano a StudiOfficina -. Anche persone con redditi medi stabili”. Gli istituti di credito del territorio, a scorrere le offerte che si trovano sui loro portali, sembrano in effetti preferire un’interlocuzione con le imprese più che con i cittadini privati. Concedere fidi per l’avvio dei lavori a questi ultimi è meno scontato di quanto si creda, tanto che sono in molti a dover fare retromarcia dopo il diniego delle banche. “È passato il messaggio che il Superbonus

sia per tutti e in qualsiasi caso - dicono all’agenzia immobiliare Tieso - ma non è così. Ci sono vincoli burocratici e tecnici da rispettare e quando si capisce che si tratta di operazioni complesse che vanno affidate a professionisti esperti molti rinunciano in partenza”. “Finora chi ha mosso già i primi passi concreti è chi ha la disponibilità finanziaria e fiscale per poter sostenere i costi dei lavori, magari interventi su case unifamiliari, e che poi utilizza il Superbonus come qualsiasi altro sgravio fiscale già esistente, scalandolo negli anni successivi dalla dichiarazione dei redditi – osservano ancora da StudiOfficina -. È chiaro che si tratta di una platea molto ristretta, motivo per cui rimaniamo speranzosi in una modifica legislativa che consenta un accesso più semplice e diffuso”. Senza contare che il Superbonus, alla data in cui scriviamo, non è ancora stato ufficialmente prorogato a fine 2023 come annunciato, quindi tutte le persone che in questi mesi stanno recuperando gli incartamenti e certificando le loro abitazioni potrebbero – anche se è improbabile una mancata proroga – non poter avviare poi i lavori.

Prospettive future “Se il Superbonus sarà prorogato valuteremo attentamente un suo utilizzo – dicono alla DLL Costruzioni, ditta che sta gestendo un paio di recuperi edilizi importanti in città -. Tuttavia per i cantieri che abbiamo in essere abbiamo preferito rinunciare: in un caso perché l’iter burocratico avrebbe bloccato i lavori per parecchi mesi, nell’altro perché eravamo già riusciti ad accedere al Sismabonus, che consente di per sé un risparmio considerevole agli acquirenti finali direttamente con lo sconto in fattura”. “Per il momento questo bonus ha sollecitato l’attenzione di chi è già proprietario di una casa da ristrutturare - concludono dall’immobiliare Tieso - e non sta avendo ripercussioni considerevoli sul mercato immobiliare delle compravendite. Immobili da ristrutturare continuiamo a venderne come un tempo: certo, ora i possibili acquirenti sanno che esiste anche questo sgravio e può essere un incentivo ulteriore, ma non tanto da spostare la domanda. Ciò che ha profondamente mutato la richiesta, da un anno a questa parte, più che il bonus è stato il lockdown: è una corsa continua a immobili con ampi terrazzi e giardini, vecchi e nuovi, a farla da padrone”. ◆


[10] ◆ Thiene Attualità

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a proposta di primevera della Biblioteca Civica di Thiene è rivolta ai genitori ma destinata ai bambini dai 3 ai 10 anni. Saranno loro i fruitori di una serie di quattro incontri (in presenza) dedicati alle letture animate per ragazzi, con tanta creatività “prima di copertina” e sorrisi assicurati sulla “quarta”, prima di tornare a casa da uno spazio esterno a Palazzo Cornaggia (sede della biblioteca) allestito ad hoc per il ciclo di eventi dedicati ai più piccoli. Con il tema dell’inclusione come incipit da scoprire, la presenza un’esperta di lingua dei segni (Giulia Pasin) un team di professionisti che lavorano con i bambini e un “vassoio” di letture di albi illustrati e laboratori inclusivi creativi, musicali e tattili. Appuntamenti programmati per quattro sabato pomeriggio alle 17 a partire dal 22 maggio e fino al 12 giugno, con altrettante tappe da scoprire. Si partirà con “Domani Inventerò” con l’illustratrice Elisabetta Basili, a seguire (il 29/5) “Marlene e una bicicletta per 2 o forse 3” con Stefano Torresan a proporre un’esperienza tattile, terzo atto con “Olio sulle dita” con Carlo Corsini e Francesca Bot (il 5/6) e infine “Un libro che fa dei suoni”, con un’altra accoppiata da Tania Baggio (insegnante di sostegno) ed Eleonora Donà (musicista) per la chiusura della rassegna baby intitolata “Letture per con da tutti”. Pensata come proposta innovativa con la garanzia dell’accessibili-

La biblioteca lancia le letture in cortile

Quattro tappe dedicate ai bambini dai 3 ai 10 anni dedicati alle letture animate per ragazzi. Quattro sabati pomeriggio dal 22 maggio a metà giugno. tà e che fa leva sulla volontà di sensibilizzare la comunità sul tema dell’inclusione, partendo da pagine, parole e voci narranti e con l’obiettivo di rendere più facile la fruizione del servizio biblioteca a tutti i bambini del territorio, in un clima di accoglienza in cui ciascuno sarà messo a proprio agio.

Tutti in visita alle dimore storiche Nell’ambito della “Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane”, domenica 23 saranno aperti al pubblico il Castello, Villa Fabris e Palazzo Cornaggia.

C

ancelli aperti e portoni spalancati dagli studenti della città domenica 23 maggio a Thiene, dove si celebra la “Giornata Nazionale dell’Associazione Dimore Storiche Italiane”. Con invito a chi vorrà visitare il Castello di Thiene (o villa Porto Colleoni un tempo), di proprietà privata, ma anche Villa Fabris e Palazzo Cornaggia, edifici che serbano secoli di storia locale, questi in possesso del patrimonio del Comune. Le antiche dimore venete citate apriranno le porte ai visitatori, nel rispetto della normativa vigente, per offrire la possibili-

tà di osservarle da vicino e immergersi in suggestive atmosfere, alla scoperta di palazzi che racchiudono testimonianze autentiche di arte, cultura e costumi vissuti in tempi lontani. L’iniziativa ha incontrato subito il favore degli studenti delle classi quarte dell’indirizzo turistico dell’Istituto Tecnico “A. Ceccato”: loro si occuperanno dell’accoglienza dei presenti e di condurli alle visite guidate nell’ambito del progetto di alternanza Scuola-Lavoro. Le tre “mete” disponibili costituiscono dei simboli della città. Il “Castello” si rifa allo stile gotico veneziano ed è stato costruito

I laboratori sono a ingresso libero. L’iniziativa si inserisce all’interno del progetto Bibliopassioni a tutto campo: leggere trasmette emozioni e crea relazioni, promosso dalla Biblioteca di Thiene e realizzato con il finanziamento del Centro per il libro e la lettura. ◆ [O.D.M.]

nel XV secolo, dotato delle scuderie oltre che di affreschi e arredi originali. Legata allo stile neoclassico è invece Villa Fabris, nella forma attuale dagli inizi del XIX secolo, per opera della famiglia Chilesotti. Da vedere gli affreschi a grottesche e i pavimenti in veneziana originali all’interno, mentre nel giardino esterno sono presenti una chiesetta in stile alpino, una vera da pozzo, e l’antica esedra con fontane. Infine la terza proposta è Palazzo Cornaggia, dimora della famiglia Thiene, anch’esso del ‘400. La visita partirà dagli esterni dell’antico edificio in stile tardo gotico che oggi ospita la Biblioteca, con la pregevole trifora in facciata, per poi continuare in due siti pertinenze del Palazzo: la Chiesa di San Girolamo e la Ghiacciaia di recente restauro. Prenotazione obbligatoria su Eventbrite al collegamento presente sui canali social e sui siti istituzionali di Comune di Thiene e IAT Thiene. ◆



[12] ◆ Schio Attualità

C’

Elia Cucovaz

è vita a Porta Venezia. Ai più attenti fra le centinaia di automobilisti che quotidianamente attraversano il sottopassaggio tra il “Cono di luce” e via Vicenza non saranno sfuggiti i fiori comparsi in uno dei balconi del complesso rimasto per anni “fantasma”. Un segnale di speranza per un’area immaginata all’inizio del nuovo millennio come nuovo ingresso cittadino, ma segnata da una vicenda travagliata, a causa della quale resta ancora tristemente vuota e parzialmente incompiuta. A curare quei fiori è la signora Gabriella. Lei e il suo vicino di casa, ci spiega, sono gli unici abitanti del complesso di 35 mila metri cubi, che per molti anni è stato frequentato solo da vandali e senzatetto. «Se ho paura di vivere qui? Qualche volta, specialmente dopo il tramonto, mi sorgono dei timori - racconta -. Però li scaccio subito: sono una persona positiva di natura. Vivo in un bell’appartamento con una vista magnifica. Certo: spero che presto io possa avere tanti altri vicini con cui scambiare due parole. D’altra parte il posto merita e anche se per ora le vendite sono bloccate, confido che presto tante altre persone verranno a trasferirsi qui». La signora Gabriella è diventata la prima - e per molti mesi unica - abitante di Porta Venezia quasi per caso. «Purtroppo mio marito è mancato nel 2019 e io abitavo in una casa ormai troppo grande per me. Quindi ho deciso di venderla.Avevo trovato un appartamento, ma all’ultimo quell’occasione è sfumata e mi sono ritrovata a dovermi trasferire rapidamente. Quando mi hanno proposto questa soluzione ero titubante, appunto perché sarei stata l’unica residente. Ma all’epoca - erano gli ultimi giorni del 2019 - sembrava che presto sarebbero arrivate tante altre persone. E poi la casa è oggettivamente molto bella e il prezzo conveniente». Purtroppo però, subito dopo l’ingresso della signora Gabriella, l’amministratore della società che un decennio fa si assunse l’onere di ultimare il complesso è deceduto. E questo ha portato a un nuovo stop delle attività, vendite comprese. «Quindi mi sono ritrovata sola - racconta -. Soltanto dopo molto tempo è arrivato il mio attuale vicino di casa». All’inizio i disagi erano tanti. «Non avevo ancora l’allaccio del gas e ho dovuto arran-

Fiori su un balcone di Porta Venezia Sono comparsi i fiori in uno degli appartamenti del complesso edilizio all’ingresso della città: sono quelli della signora che, insieme al vicino di casa, è per ora l’unica residente dell’area. Ma pare che ci siano prospettive perché lo stallo finisca presto. giarmi con delle bombole che tenevo sul terrazzo». Ma non ha mai smesso di confidare che presto la situazione sarebbe migliorata. L’anno della pandemia e il primo lockdown li ha trascorsi in questa situazione di limbo. «Certo, spesso mi sono sentita sola. E non apro la porta a nessuno, anche se capita che qualcuno si presenti e mi chieda di venire a dare un’occhiata agli appartamenti. Però ho saputo che da giugno la situazione dovrebbe sbloccarsi. Lo spero vivamente». La donna testimonia che in passato non erano insoliti gli accessi di giovani ai sotterranei. «Però di recente tutta l’area dei garage è stata ripulita e pare che anche gli abusivi abbiano smesso di venirci a bivaccare». C’è da sperare che il suo ottimismo sia giu-

stificato. Porta Venezia in effetti da un ventennio è un punto grigio nel tessuto cittadino. I lavori si erano interrotti nel 2007 a causa del fallimento della società costruttrice, incappata in problemi di liquidità prima e poi nella crisi globale. Il cantiere è rimasto a lungo con gli appartamenti al grezzo vuoti alla mercé degli sbandati, fino a che nel 2012 una nuova società ha preso in mano il complesso e ha raccolto i finanziamenti necessari a portare avanti l’opera. Da allora la situazione è molto migliorata e quello che era uno scheletro di edificio è stato portato a compimento. I lavori, però, non sono ancora finiti: aspetto evidente soprattutto nella “piazza sopraelevata” nel cuore del complesso. E nell’ultimo anno si sono interrotti, in attesa che sia nominato un nuovo amministratore. «Non possiamo ancora dare date certe, ma a quanto mi risulta presto l’attuale situazione di stallo dovrebbe sbloccarsi nuovamente - spiega Pasqualina De Luca, agente immobiliare Tecnocasa che ha gestito l’aspetto commerciale di Porta Venezia, fin quando è stato possibile -. Per ora posso dire che c’è tanto interesse per un complesso che presenta molte opportunità e che tutti ci auguriamo che sarà pienamente abitato: per il bene di tutti, perché è un’area che, quando recuperata, sarà importante per Schio». ◆





[16] ◆ Schio Attualità Un gruppo di residenti di via Rossi e limitrofi ha scritto una lettera al sindaco con una proposta alternativa: introdurre in tre punti accessi consentiti solo ai residenti.

N

Stefano Tomasoni

on è ancora tempo di bilanci, per la nuova viabilità adottata appena un mese fa all’interno del Quartiere Rossi. Alcuni segnali, però, sembrano già dire che non tutto stia funzionando come si sperava. Perché se era sicuro che le modifiche chirurgiche introdotte avrebbero sgravato alcune zone da una certa dose di traffico – ad esempio via Lungo Leogra dove chi veniva “da monte” per arrivare al ponte di via Trento Trieste adesso si blocca all’altezza di via Rossi – è altrettanto vero che una fetta purtroppo non trascurabile dei “furbetti del quartierino” che lo attraversavano ogni giorno per saltare il traffico del quadrivio al Monumento non sembra demordere e ha già trovato le “scappatoie” per continuare nelle proprie abitudini, pur dovendo affrontare una piccola gimkana tra le vie del quartiere. Una prassi, in particolare, si sta registrando: molte auto in arrivo da direzione Torre/ Sacro Cuore continuano a entrare in quartiere e a raggiungere via Lungo Leogra, dopodiché al nuovo stop all’incrocio di via Rossi si immettono su questa via, la percorrono per tre quarti e girano a destra su via Bologna, arrivano all’altezza del Civico e girano a destra su via Frà Giovanni da Schio, la fanno tutta e tornano su via Lungo Leogra per l’ultimo tratto che le porta al

Adesso se la passano male via Rossi e via Bologna La nuova viabilità in fase di sperimentazione nel Quartiere Rossi sembra non stia scoraggiando un buon nuero di automobilisti che continuano a servirsi delle strade interne per saltare il Monumento. ponte e a girare finalmente a destra verso Magrè. Insomma, se la speranza era quella di disincentivare i “furbi” convincendoli di non avere più alcun vantaggio di tempo nel servirsi della viabilità del quartiere, l’evidenza mostra che in tanti preferiscono sorbirsi il nuovo “gira e rigira” forzoso. Anche a costo di non guadagnare nulla in tempo rispetto a restare su via Maraschin, magari anche solo per il piacere di “farla in barba”. Sembra proprio la conferma che davvero il traffico è come l’acqua: se fermi il flusso in un punto, cambia strada e trova sfogo da un’altra parte. Il risultato, per ora, è che via Rossi, una delle più gradevoli della zona, risulta caricata di un traffico di attraversamento che prima non aveva. Ed è proprio da via Rossi che già sono partite alcune segnalazioni e lamentele alla volta del Comune. In particolare, una quarantina di residenti hanno scritto e firmato una lettera inviata al sindaco.

Via Rossi e (in alto) via Sebastiano Bologna, segnalano numerosi residenti dell’area, erano molto più tranquille e sgombre di traffico prima dell’intervento viario

“Se il problema era decongestionare il quartiere da percorsi in cerca di scorciatoie – scrivono i residenti - forse non è stato risolto ma semplicemente spostato: su una via in particolare, via Rossi, che perde così la sua identità, quella di cuore tranquillo di un quartiere storico, ricordata già nel ‘Manuale per Nuova Schio’, il piano particolareggiato del 1990 per la riqualificazione urbanistica e ambientale del quartiere operaio a cura di Franco Mancuso. Via Rossi ospita la sede del Cai, è percorso principale delle visite guidate di archeologia industriale, è una passeggiata scelta da anziani e famiglie perché fornita di marciapiede largo e sicuro per raggiungere il Lungo Leogra, è un luogo alberato e ben arredato, la principale strada del quartiere a poter assumere per buona parte un carattere perlopiù pedonale. Eppure ora diventa il nuovo asse di scorrimento del quartiere”. I firmatari non si limitano alla “protesta”, ma avanzano anche una “proposta”. Quella di ripristinare la viabilità precedente per i residenti, ora costretti a scomode deviazioni quotidiane per entrare o uscire di casa, e di introdurre in alcuni punti di accesso al quartiere una soluzione che ricorda quella di una ZTL. “Visto che non si arriverà a poter scoraggiare gli ingressi in cerca di scorciatoie, forse bisognerà impedirli a monte – scrivono istituendo un accesso consentito ai soli residenti, limitatamente a brevi e strategici tratti di ingresso e uscita dal quartiere”. I firmatari della lettera individuano anche i tre accessi strategici: i primi due sono gli ingressi attuali da via Trento Trieste su via Fusinieri e su via Cimatori, da rendere “per


Schio ◆ [17] soli residenti” in entrambi i casi fino a via Frà Giovanni da Schio; il terzo è il tratto in uscita da via Lungo Leogra verso via Trento Trieste. “Così facendo non ci sarebbe la necessità di stravolgere la circolazione dei residenti con sensi unici di dubbia utilità che costringono a giri viziosi e punitivi. Il movimento legittimo dei residenti in entrata e uscita non può essere considerato il motivo di disturbo di un quartiere”. Idea che merita un approfondimento di fattibilità da parte dei tecnici, anche se per funzionare davvero sarebbe necessario a quel punto installare nei tre punti proposti altrettante videocamere a riconoscimento di targa per scoraggiare realmente gli accessi non autorizzati, che non potrebbero essere altrimenti controllabili. La sperimentazione intanto continua, un mese è un periodo ancora breve per fare un bilancio complessivo. Ma per via Rossi e via Bologna in particolare il problema effettivamente sussiste e lo si verifica facilmente stazionando una decina di minuti al loro incrocio, contando le auto che fanno il giro dell’oca indicato sopra, e non sempre a velocità ridotta. In effetti, sembra che anche questa volta l’acqua si sia cercata un altro canale per scorrere. ◆

Attualità

Confermato il bonus per le bici a pedalata assistita Anche per il 2021 il Comune ha stanziato un fondo per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita. Si tratta di un contributo pari al 10% del costo sostenuto fino a un massimo di 100 euro e valido per l’acquisto di biciclette a pedalata assistita il cui prezzo complessivo non sia superiore a 3 mila euro (iva compresa). «Lo stanziamento totale del bando ammonta a 14 mila euro ed stato implementato rispetto agli ultimi due anni – spiega l’assessore all’ambiente Alessandro Maculan –. Si tratta di un contributo voluto per favorire la mobilità sostenibile in città. In un territorio come il nostro non sempre pianeggiante molte persone potrebbero essere scoraggiate nell’usare la bicicletta per età o difficoltà motorie e potrebbero prefe-

rire mezzi più inquinanti per spostarsi anche su brevi distanze. In questo senso la bicicletta a pedalata assistita può rivelarsi un’ottima alternativa sia per il miglioramento della salute individuale e sia per quello della qualità dell’aria». Per usufruire del contributo, le biciclette a pedalata assistita devono essere acquistate nei negozi convenzionati con il Comune, che effettueranno un ulteriore sconto del 10%. Chi ha già avuto il contributo negli ultimi 5 anni non può usufruirne di nuovo. «Riceviamo in media 150 richieste all’anno e ciò dimostra la risposta positiva dei cittadini scledensi a questa opportunità – prosegue Maculan –. I contributi verrano erogati fino a esaurimento delle risorse».


[18] ◆ Thiene Dolores in un’inquadratura dalla fiction “Màkari”, andata in onda di recente sulla Rai

Il personaggio

Il “picciriddu” è diventato un gran bell’attore

È

Omar Dal Maso

nato in vacanza, Davide Dolores. In Sicilia, a Mazara del Vallo. Partito da Thiene beato nella sua placenta, ci è tornato in una culla. Era il 1978, e 43 anni e spiccioli dopo è magicamente ancora così: nel frattempo è diventato un attore conosciuto e apprezzato, ma quando parte è ogni volta una rinascita per reinventarsi in un nuovo ruolo, per poi ritrovarsi presto o tardi là dove il Monte Summano svettava guardando fuori della finestra, quando era bambino. “Nelle mie vene – dice - scorre sangue siciliano, e sono cresciuto parlando in siciliano con i miei, ma Thiene è qualcosa di più di un paese adottivo: le mie radici sono qui, lo percepisco quando arrivo in macchina e vedo all’orizzonte le Prealpi ingrandirsi. La sensazione intima che provo è quella di avvicinarmi a casa mia. Conosco i posti e le persone, la mentalità veneta nel bene e nel male, qui ci sono cresciuto”. “Il Veneto è un richiamo che torna anche per lavoro, in questi giorni a Venezia. In generale è una terra ricca di persone con uno spirito che mi appartiene: l’essere attivo, intraprendente e positivo l’ho imparato in buona parte dalla gente di qui, dove ho trovato terreno fertile e una serie di opportunità che forse altrove non avrei avuto. Basti pensare alla commedia dell’arte e a quella goldoniana per rendere l’idea, e mi trovo molto a mio agio in una ‘venetitudine’, mettiamoci anche questa, che sento molto mia”. Uno e trino in campo professionale ma anche con un volto “diabolico” se si parla d’attualità, visto che Dolores è stato chiamato di recente per un piccolo ruolo nella serie tv “Devils” – a breve partirà per Londra – dove spiccano nel cast i nomi di Patrick Dempsey e Alessandro Borghi, di pru-

Tra fiction televisive e spot televisivi, l’attore thienese di orginie siciliana Davide Dolores sta vivendo un periodo di soddisfazioni professionali. Dopo aver partecipato anche ad alcuni episodi del Commissario Montalbano e di recente nella fiction “Màkari”, a breve apparirà anche in “Devils” , una serie tv thriller. duzione Lux e Sky, per la seconda stagione. Un nuovo scalino salito, stavolta in una produzione internazionale. Ma di lui si ricorda anche la partecipazione alla fiction “Un passo dal cielo” e ad alcuni episodi del Commissario Montalbano; in quello intitolato “L’altro capo del filo”, ad esempio, ha interpretato l’innamorato di una bella ragazza miseriosamente uccisa, interrogato nell’ufficio di polizia più famoso della storia della televisione. E di recente lo si è vi-

Dolores ha la Sicilia nel sangue, ma soprattutto Thiene e la “thienesità”. “Il Veneto – dice - è una terra ricca di persone con uno spirito che mi appartiene: l’essere attivo, intraprendente e positivo l’ho imparato in buona parte dalla gente di qui”. sto anche in tv in un ruolo da co-protagonista in una puntata della serie poliziesca “Màkari”. I tre ambiti in cui l’artista vicentino si è cimentato prima del Covid e in tempi di pandemia sono quelli di attore a 360 gradi, di docente di recitazione e di formatore/motivatore per varie aziende.

“Vengo da una famiglia di insegnanti – spiega - e in questo ambito mi diverto tanto quanto recitare. Dallo scorso anno, tra l’altro, ho ottenuto la qualifica di Educazione alla teatralità per affinare questa mia propensione. Qui ho una rete di contatti che mi ha permesso sempre di lavorare e che mi sta dando soddisfazione, affiancandola alle chiamate per fiction e spot pubblicitari in attesa che finalmete riparta il teatro con le tournèe”. Riavvolgendo il nastro di almeno cinque lustri, già al liceo classico “Corradini” era latente quella passione per il teatro destinata poi a crescere fino alla svolta. Che Davide solo a posteriori capì di aver germinato tempo prima. “Già da adolescente in realtà, solo che ancora non lo sapevo. Lo sentivo come un qualcosa di esotico ma era già dentro di me, e da prima: ricordo di un gioco fatto da bambino a 8-9 anni all’Acr a San Sebastiano. Consisteva nel mettersi in testa dei sacchetti di carta con dei buchi, scrivendoci sopra il nome di un nostro idolo o di chi volevamo diventare da grandi. Io scrissi “Vittorio”, era riferito a Gassman. Ero l’unico a sapere chi fosse, mi affascinava e ricordo con piacere questo episodio fanciullesco”. Erano i semi di un’attrazione verso il palco, “divorato” in gioventù da musicista: chitarra e voce di una band dell’Altovicentino - i Muppez - mitica per quella generazione. Suonavano il combact-core, da inc… avolati patentati. “Il palco ho imparato a conoscerlo e viverlo


Thiene ◆ [19]

– conferma -. Già da allora ci mettevo tanta teatralità in effetti, cantando o meglio dire urlando al microfono. Per tanto tempo ho soddisfatto la mia sete di palco così, che poi si è manifestata più chiaramente”. E il primo ricordo del palcoscenico del Teatro Comunale di Thiene? “Ero in terza elementare e durante le prove di una recita scolastica mi sono punto un piede con un chiodo, impossibile dimenticare quell’esperienza. Poi per fortuna ho perseverato.

Ricordo sempre la prima compagnia con cui ho lavorato, ‘La Zonta’. Da professionista, infine, recitare il mio monologo ‘Omu Cani’ a Thiene, con un sacco di gente, mi ha fatto vivere una bellissima serata. In un teatro già di suo meraviglioso, raccontare una storia siciliana delle mie origini nella città che ha adottato me e la mia famiglia per me è stato memorabile”. Diplomatosi a Bologna come attore di prosa al corso superiore della Scuola di teatro “Galante Garrone”, Davide ha trascorso i 15 anni successivi tra Venezia, Vicenza, Milano e Roma. Lavori e studi che s’intrecciano, con capatine a New York e in Olanda, fino a stabilirsi a Firenze dove ha preso casa da un paio d’anni con la compagna. Dal 2009 non si è mai fermato un giorno. “È vero, ma c’è un prima. Da studente di Scienze Politiche a Padova non avevo ancora trovato una strada, quando incontrai un amico in bici su una Graziella sgangherata. Mi disse, tutto felice, di aver fatto l’ultimo esame e che in quel momento stava andando a teatro. Lì non so dire se ho sentito un vuoto dentro o un fuoco, fatto sta che destino ha voluto che poco dopo mio padre, conoscendo la mia passione sottotraccia, mi informò di un corso di recitazione di 400 ore, fatalità nella stessa città. Ricordo

Il personaggio che era gratuito e organizzato dalla Regione. Una volta passate le selezioni ho avuto ben chiaro cosa volevo fare e chi diventare, spiegandomi presto quel fuoco o quel vuoto che avevo provato. Dovevo fare l’attore nella mia vita, assolutamente, o perlomeno provarci. Ho concluso l’università, anzi con risultati migliori per la fretta di gettarmi a capofitto sulla mia vera vocazione. Poi a Bologna è iniziata la mia avventura”. La “Galante Garrone”, la stessa accademia frequentata da Stefano Accorsi, per dire il nome più noto, ma anche di tanti attori di teatro pluripremiati. Era (quasi) ieri. E c’è nel 2021 chi lo riconosce, magari anche per motivi non sempre legati al cinema... “Un aneddoto di questi giorni quando sono entrato in farmacia a Firenze: è stato simpatico trovarsi al banco con di fronte la pubblicità di un medicinale contro l’ansia con la mia faccia e vedere l’espressione della farmacista. Ma il top è sempre a Thiene. Qui già da un pezzo mi riconoscono per il ruolo di un soldato malvagio nel film ‘Oscar’ di Dennis Dellai”. D’altronde, un po’ diabolico si diceva... ◆


[20] ◆ Schio Attualità I più colpiti dal sovrappeso degli ultimi mesi sono stati lavoratori e studenti, ossia coloro che hanno vista stravolta la loro quotidianità.

L’

Camilla Mantella

ultimo anno ha profondamente modificato molte abitudini consolidate. Stare in casa ha tolto occasioni di socialità e spazi di libertà, ma ha pure donato più tempo libero da passare all’interno delle mura domestiche. Dentro casa, con molto più tempo a disposizione, si è cucinato di più. Ma cucinare significa poi mangiare. E Schio non ha fatto eccezione: si è mangiato parecchio, soprattutto cibi “confortevoli”, ma estremamente calorici, i cosiddetti “confort food” per ricevere sensazioni positive in un momento così difficile. Con la conseguenza, tuttavia, che anche gli scledensi si sono ritrovati con un bel po’ di chili in più. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Loredana Circi, biologa nutrizionista.

Ahi, mi si è allargato il girovita Nell’ultimo anno passato in casa gli scledensi si sono dati alla cucina, tra impasti e cibi ipercalorici. Il risultato? Una tendenza al sovrappeso che può essere pericolosa per la salute. maginavano di trascorrere qualche settimana di riposo forzato dedicandosi a quella cucina a cui non avevano potuto dare attenzione fino a quel momento, il periodo da ottobre 2020 ad aprile 2021 è stato invece di maggiore consapevolezza. Molti hanno capito che non avrebbero potuto trascorrere un altro lockdown cucinando cibi ipercalorici e si sono resi conto del sovrappeso che questo tipo di alimentazione stava loro causando”. Quali sono stati i comportamenti maggiormente responsabili di questo aumento di peso generalizzato?

Cos’è successo al girovita degli scledensi nell’ultimo anno?

“È sicuramente aumentato, tanto per gli uomini quanto per le donne, soprattutto nella fascia d’età tra i 25-30 e i 55-60 anni. Farei però una distinzione tra primo e secondo lockdown: se nel periodo marzo-maggio 2020 cucinare di più in casa è stato una sorta di atto liberatorio dal punto di vista alimentare, con le persone che, ignare o non curanti di quello che sarebbe stato poi il protrarsi delle restrizioni, im-

“L’ultimo anno nelle case si sono infornate quantità considerevoli di pizza, pane e dolci preparati con farine raffinate e lievito di birra e ci si sono concesse serate davanti alla TV a base di patatine, alcolici, pop corn e bevande dolci: si è ecceduto con carboidrati e zuccheri raffinati senza abbinare un’attività fisica adeguata che aiutasse a eliminare le calorie in eccesso. Ci si è così ritrovati, a distanza di qualche mese, con molto più grasso addominale che è da considerarsi molto di più di un inestetismo, in quanto pericoloso dal punto di vista metabolico. L’accumulo di grasso a livello addominale (obesità a mela) è considerato seriamente pericoloso per la salute perché c’è una diretta conseguenza tra elevata circonferenza addominale e rischio cardiovascolare. Il grasso addominale si posiziona intorno agli organi interni come cuore, fegato, reni e pancreas ed è presente anche tra gli spazi intramuscolari. Il grasso

viscerale è noto infatti per provocare l’infiammazione nel colon e nelle pareti delle arterie ed è anche una delle principali cause di malattie cardiache, diabete di tipo II e alcuni tipi di cancro.

Cosa fare una volta che ci si è accorti di aver esagerato e aver accumulato chili di troppo?

“Il primo passo è la consapevolezza. Al mio studio accedono pazienti che si sono già resi conto di aver bisogno di ritrovare il peso forma e questo è molto importante. Poi, una volta quantificato lo sforzo necessario da compiere – siano 5, o 7 o 10 chili da perdere – si lavora su un piano alimentare personalizzato che si sposi con le attività quotidiane della persona. Dal secondo lockdown siamo tornati al lavoro e questo è stato positivo perché ha resitutito delle routine e ci ha tolto da fornelli su cui avevamo iniziato a cucinare un po’ troppo: non è un caso se i più colpiti dal sovrappeso degli ultimi mesi siano stati proprio lavoratori e studenti, che hanno vista stravolta la loro quotidianità. Poi, accanto al lavoro alimentare, ne va associato uno fisico: camminate a passo veloce più volte alla settimana, per esempio, per stimolare il metabolismo e dare continuità ai risultati raggiunti. L’ultimo anno è stato vissuto in un vero e proprio ambiente obesiogeno, che ha favorito l’aumento delle calorie assunte e, tutti chiusi in casa, una diminuzione delle possibilità di esercizio fisico all’esterno: ma con costanza e consapevolezza si può sicuramente rimediare al sovrappeso accumulato”. ◆


Schio ◆ [21] Attualità

La pandemia lascia il segno sugli screening anti-tumori Durante la prima ondata del virus, la sospensione forzata delle prestazioni ambulatoriali non urgenti ha comportato anche l’interruzione temporanea degli screening oncologici per tutto il periodo marzo-maggio 2020.

I

Mirella Dal Zotto

l Covid sta producendo un danno gravissimo alla prevenzione oncologica, ma va detto chiaramente che le neoplasie non sono scomparse: anche nell’Ulss Pedemontana, come in tutte quelle del paese, vengono individuate in fase più avanzata e quindi i pazienti diminuiscono la loro probabilità di guarigione. Durante la cosiddetta “prima ondata”, la sospensione forzata delle prestazioni ambulatoriali non urgenti ha comportato anche l’interruzione temporanea degli screening oncologici per tutto il periodo marzo-maggio 2020. Alla ripresa dell’attività le nuove regole per la prevenzione dei contagi hanno imposto un incremento dell’intervallo tra un appuntamento e l’altro, evitando la possibilità di assembramenti, ma riducendo il numero di esami eseguiti giornalmente. Si è cercato comunque, con notevole sforzo organizzativo, di non sospendere gli screening in occasione della “seconda ondata”, nello scorso autunno, e più recentemente nella “terza ondata”, nonostante in entrambi i casi siano state sospese le prestazioni ambulatoriali e chirurgiche non urgenti.

Sull’attività di screening ha anche inciso una minore propensione ai controlli da parte della popolazione stessa e ciò ha portato a una contrazione preoccupante: per lo screening mammografico l’adesione è passata dall’84% del 2019 al 69,2% del 2020; per lo screening cervicale dal 64,2% al 57,2% e per quello del colon retto dal 70,8% al 60,1%. Dati che indubbiamente allarmano e fanno prevedere un aumento della mortalità in un immediato futuro, proprio

Preoccupano i dati forniti dall’Ulss: per lo screening mammografico l’adesione è passata dall’84% del 2019 al 69,2% del 2020; per lo screening cervicale dal 64,2% al 57,2% e per quello del colon retto dal 70,8% al 60,1%. perché il cancro non viene individuato in fase precoce. “Purtroppo l’impatto della pandemia – sottolinea il dott. Ciro Sannino, responsabile dell’U.O.S.D. Programmi di Screening dell’Ulss - ha comportato una riduzione della copertura degli screening oncologici, legata sia al calo di estensione, perché non è stato possibile chiamare a eseguire lo screening il totale delle persone che si sarebbe dovuto chiamare, sia a una diminuzione dell’adesione. Il nostro auspicio è che i cittadini superino i timori di accedere alle strutture sanitarie, per poter tornare già quest’anno alle percentuali degli anni precedenti, considerando che la diagnosi precoce è fondamentale per migliorare in modo significativo la sopravvivenza e la qualità di vita a lungo termine dei pazienti”. Dunque, diventa particolarmente importante rispondere agli appelli: non solo a quello apparentemente più impellente per la vaccinazione anti-covid, ma anche a quelli per gli screening oncologici. Covid e cancro sono due “grandi C” da non sottovalutare, ma da combattere con tutte le armi a disposizione. ◆

I principali screening gratuiti Lo screening mammografico individua i tumori alla mammella in fase precoce ed è rivolto a tutte le donne tra i 50 e i 70 anni (età di maggiore incidenza) dell’Ulss 7; si effettua ogni due anni con una mammografia di controllo che permette di ridurre del 35% la probabilità di morte; inoltre, l’8090% delle donne con un tumore di piccole dimensioni e senza linfonodi può guarire definitivamente. Lo screening cervicale all’utero viene proposto con un pap-test triennale alle donne tra i 25 e i 29 anni e con un test HPV (per la ricerca del papilloma virus) quinquennale per quelle tra i 30 e i 64 anni.

Infine, lo screening del colon-retto permette di individuare lesioni precancerose e tumori all’intestino negli stadi precoci. È rivolto a tutti i residenti, maschi e femmine, di età compresa tra i 50 e i 69 anni; il test utilizzato è un esame delle feci per la ricerca del sangue occulto, non visibile a occhio nudo, e viene proposto ogni due anni. Va ricordato che i tumori all’intestino sono la seconda neoplasia più frequente nelle donne e la terza nei maschi; con la semplice ricerca del sangue occulto si possono individuare anche tumori iniziali o piccoli polipi da togliere prima che diventino cancri veri e propri.


[22] ◆ Thiene Attualità

In programma eventi diffusi, tra laboratori, spettacoli, incontri e presentazione di libri in presenza per spargere quei “semi di complementarietà” che sono alla base del progetto.

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iversi ma complementari, tra loro in armonia come in un passo di danza in coppia. Un “Passo a due”, appunto, come ricorda la denominazione del Festival culturale che si apre in questi giorni di maggio a Thiene, coinvolgendo enti pubblici, tante associazioni del territorio e persone qualificate a parlare del rapporto uomo/donna sotto un’ottica di reciproca comprensione, mutuo rispetto di genere e, perché no, aiuto bilaterale. Il progetto si fonda su questo e altri assunti e, sin dalla sua ideazione curata dal Centro di Produzione Teatrale “La Piccionaia” e dell’agenzia di comunicazione “Logika”, ha ottenuto consensi da tradurre ora sul piano pratico grazie alla serie di appuntamenti messi sul vassoio, dopo essere rimasti a lungo sul “filo” per via dell’emergenza sanitaria. Il programma ha ricevuto tra gli altri un contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri Dipartimento Pari Opportunità ed è stato promosso insieme al Comune di Thiene e alla Consigliera di Parità della Provincia di Vicenza. “Viviamo in un’epoca che sembra aver perso di vista la ricchezza e la bellezza dell’incontro con l’altro - spiegano i promotori, Carlo Presotto de La Piccionaia e Rosanna

I fratelli Marta e Diego Dalla Via, protagonisti di uno degli spettacoli

Il Festival della reciprocità In questo scorcio di maggio Thiene ospita “Passo a due”, un Festival intelligente con al centro il tema del rapporto “sano” tra i generi maschile e femminile

Bonollo di Logika -. Siamo chiusi in una bolla (mediatica e reale) che tendenzialmente conferma le nostre certezze. La conseguenza è una sempre maggiore difficoltà a mettersi nei panni altrui, a relazionarsi con chi è portatore di diversità. Una fatica che riverbera particolarmente in tutte le relazioni fra maschile e femminile, sia affettive, che lavorative e sociali. Il risultato è un bagaglio di precarietà, incomprensioni, possessioni e insicurezze che, come ci ricorda quotidianamente la cronaca, sfociano a volte nella violenza fisica e psicologica”. La reciprocità, questa sconosciuta. Forse solo dimenticata e messa all’angolo per tornaconto personale o per abitudine e ancora per leggerezza. Un valore da rispolverare, a cui rieducarsi oppure da insegnare alle nuove generazioni, per non commettere errori a spirale che si ripetano e, prendendo a prestito termini ahinoi d’attualità, contagiano il prossimo. Il punto focale di ogni ragionamento sul tema è il “come”: come avvicinare ragazzi, giovani e adulti? Con un carnet di eventi assortiti, questa è

L’auditorium Fonato

la risposta, tenendo a mente quel “passo a due” che fa da filo invisibile che lega ogni appuntamento proposto. Dopo una prima fase inaugurata ad aprile con il coinvolgimento delle scuole locali, il Festival entra nel vivo dal 21 al 23 maggio. Questi i giorni del Festival vero e proprio tra incontri, spettacoli e laboratori (il programma è sul sito passoaduefestival.it e sulle pagine Facebook e Instagram dedicate). Eventi diffusi, tra laboratori, spettacoli, incontri e presentazione di libri in presenza per spargere quei “semi di complementarietà” che stanno alla base del progetto e messi a disposizione dagli organizzatori, coordinati da Nina Zanotelli. Apertura ufficiale venerdì mattina a Villa Fabris, anche se i primi laboratori partiranno il giorno prima, con l’incontro “Dal dialogo all’azione. Donne e uomini al lavoro: relazioni e comunicazione”, nel pomeriggio nuove location al patronato San Gaetano e all’Auditorium Fonato con altri due rendez-vous sui temi “Politiche europee, recovery plan italiano e il valore strutturale della parità di genere” e “Uno+uno fa tre ma anche quattro, cinque e sei” con i fratelli Dalla Via. Gran finale della giornata d’esordio al Teatro Comunale con lo spettacolo in monologo “Einstein e io” di Gabriella Greison. Impossibile riportare qui l’intero calendario di eventi, che consta anche di un “Galà” di pattinaggio artistico al Palaceccato di Thiene nel pomeriggio di sabato, e il concerto “Passo in Musica” di domenica, regalato dall’Istituto Musicale Veneto “Città di Thiene”. Alcuni eventi vengono trasmessi in diretta streaming, per chi non trovasse un posto disponibile nelle varie sedi sparse in città. ◆ [O.D.M.]



[24] ◆ Thiene Spettacoli “La maschera – dice il suo inventore Gianantonio Vecelli - è pensata per funzionare pure senza scudo e i dispositivi tecnologici in essa inseriti possono essere utilizzati anche una volta che la pandemia sarà finita.

L’

Mirella Dal Zotto

idea è tanto semplice quanto rivoluzionaria: Gianantonio Vecelli, thienese, classe 1995, laureato recentemente col massimo dei voti al Politecnico di Torino, laurea magistrale in Design sistemico, prendendo spunto dalla Commedia dell’Arte ha realizzato una maschera protettiva per attori, che permetterebbe loro di lavorare sul palco a stretto contatto e in sicurezza, aumentando il grado di partecipazione degli spettatori anche in un’esperienza online. “L’effetto lockdown – scrive Vecelli in tesi - è stato una catastrofe epocale per i lavoratori del teatro: circa sedicimila sono stati ridotti all’inattività e il teatro in streaming, introdotto per non far morire il settore, rende comunque impossibile ogni azione comunitaria dello spettatore verso l’attore. Tanta polemica è stata fatta sull’apertura dei teatri e dei cinema anche se, dati alla mano, su oltre 347 mila spettatori in circa 2800 spettacoli, l’AGIS ha registrato un solo caso di infezione in sala”. La complessità e la drammaticità della situazione ha stimolato dunque il suo lavoro.

“La sola fase di ricerca è durata due mesi. Conoscevo relativamente poco il teatro quando ho iniziato questa tesi, però ho accettato la sfida, perché ne ho compreso le motivazioni e l’urgenza e perché il teatro mi aveva sempre affascinato come mondo”. Lei è molto giovane, ma ha già un curriculum di tutto rispetto...

“Da piccolo facevo principalmente due cose: disegnavo tanto e smontavo qualsiasi cosa avessi tra le mani. Ho frequentato il liceo scientifico “Corradini” di Thiene e poi ho optato per design del prodotto industriale a Ferrara. La mia tesi triennale col teatro non aveva nulla a che fare, era sulla valorizzazione delle realtà casearie di malga, ma mi ha portato una gran fortuna, perché mi è valsa un 110 e lode e l’inseri-

Una maschera per salvare il teatro Dalla Commedia dell’arte arriva una maschera tecnologica per salvare il teatro. L’ha inventata un giovane thienese da poco laureatosi al Politcnico di Torino.

mento tra i venti selezionati per la Targa Giovani di Adi Design Index, concorso parallelo al Compasso d’Oro per le promesse del design italiano. Dopo la triennale sono passato a Design sistemico al Politecnico di Torino. Adesso sono inserito in una ditta come designer “tuttofare”, principalmente responsabile della comunicazione”. Entriamo più nello specifico del suo progetto.

“Credo che una grossa fetta del suo valore stia nella parte di ricerca e di analisi e i meriti sono soprattutto delle persone che mi hanno accompagnato: oltre a essere professionisti di alto livello (penso per esempio a Stefano Perocco, un’istituzione della maschera a livello internazionale), sono persone dal grande cuore. Ho scelto di lavorare sulla maschera perché dalla ricerca è emerso che nella storia di questo dispositivo c’è l’essere strumento di protezione, basti pensare alla maschera del medico di peste, e perché è un oggetto con cui gli attori hanno familiarità. Ho scoperto che anche all’Associazione dei Creatori di Maschere di Parigi

stanno cercando di rendere la maschera un dispositivo di protezione, quindi ho capito che la direzione poteva essere quella giusta”. Difficoltà?

“La cosa più difficile è stata capire come farla interfacciare con un dispositivo protettivo e come inserirla nel sistema produttivo. Il metodo della fotogrammetria è una tecnologia datata che però, usata in questo contesto, è sicuramente innovativo: mi ha permesso non solo di aggiornare il metodo di produzione del calco, ma anche di dare sempre la possibilità all’artigiano di inviare alla startup il “suo” Arlecchino, adattandolo alla struttura che collega la maschera allo scudo protettivo. Ho deciso poi di aggiornarla inserendo un microfono e un sensore di posizione, aprendo così la possibilità di attuare alcune operazioni tecniche, come la gestione delle luci da remoto, e di limitare gli assembramenti”. La maschera e il servizio da lei pensati potranno essere utili anche in momenti non pandemici?

“Certo. La maschera è pensata per funzionare pure senza scudo e i dispositivi tecnologici in essa inseriti possono essere utilizzati anche una volta che la pandemia sarà finita. La presenza in teatro della fotocamera a 360 gradi e l’utilizzo del cellulare come visore e strumento con cui gli spettatori comunicano agli attori le proprie scelte registiche per l’improvvisazione, possono rendere anche più immersiva l’esperienza online, migliorare la didattica e valorizzare la figura dell’attore, mostrando il lavoro e la fatica che sta dietro questo mestiere. La maschera tecnologica potrebbe garantire poi un’esperienza molto simile allo spettacolo in presenza alle persone disabili o che non possono recarsi fisicamente a teatro. Teatro che, del resto, dev’essere di tutti e per tutti”. ◆



[26] ◆ Schio Cultura e Spettacoli

“D

Mirella Dal Zotto

al 26 aprile i teatri possono tornare ad accogliere il pubblico, a sentire il respiro collettivo del rito artistico che ci emoziona e appassiona. La Fondazione Teatro Civico sta lavorando per accogliervi di nuovo, ancora una volta, insieme. Da maggio e per tutta l’estate torneremo a “vivere d’istanti”, di quei momenti di magia e stupore che ci sono mancati come l’aria. Manca poco, stiamo tornando. Vi aspettiamo”. Questo è l’efficace e sentito messaggio del direttore artistico della Fondazione, Federico Corona, con cui si annuncia la tanto attesa riapertura del sipario anche a Schio. Recentemente è stata anche presentata la quarta edizione di “Danza in Rete Festival Vicenza-Schio”, manifestazione promossa dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio, che si svolgerà in varie sedi delle due città, da venerdì 4 giugno a sabato 24 luglio. Segna l’atteso ritorno della danza sui palcoscenici, convenzionali e non, del territorio. “Una nuova vita” è il titolo emblematico della rassegna, che intende celebrare la ripresa delle relazioni umane autentiche. Quattro momenti di spettacolo con artisti del territorio sono stati programmati ogni venerdì alle 19.30, a partire dal 14 maggio e fino al 4 giugno, nella Sala Calendoli del Teatro Civico, in vista della stagione estiva vera e propria. Il 14 maggio Vasco Mirandola e Martina Pittarello si sono proposti nel “Diario di Adamo ed Eva” di Mark Twain, esempio di equilibrio tra ironia e cronaca fantastica, avvolto dal fascino della prima storia d’amore del mondo. Il 21 maggio sarà il turno della compagnia Stivalaccio Teatro in “Non è successo niente”, diario pigro di un trentenne padovano intento a raccontare la versione quotidiana e stilizzata di se stesso sulla sua pagina Facebook.

Si riapre il sipario e torna “Danza in Rete” La riapertura dei teatri si annuncia con la nuova edizione della manifestazione promossa dalla Fondazione Teatro Comunale di Vicenza e dalla Fondazione Teatro Civico di Schio, che si svolgerà in varie sedi delle due città, da venerdì 4 giugno a sabato 24 luglio.

Anna De Franceschi, attrice della stessa compagnia, sarà poi in scena venerdì 28 maggio in doppia replica con la nuova produzione “Full Metal Ginger”, che racconta la giornata tipica di una clown a tempo pieno vittima dei ritmi imposti dalla società; attraverso delle cuffie wi-fi, lo spettatore sarà immerso in un ambiente sonoro che gli farà vivere un’esperienza totalizzante. L’ultimo appuntamento sarà il 4 giugno con l’attore vicentino Matteo Cremon in una lettura scenica di “Un re in ascolto”, con la collaborazione artistica dell’attrice, performer e regista Valentina Brusa-

ferro e del sound designer Andrea Santini; la pièce è tratta da un racconto di Italo Calvino. Dopo questi appuntamenti in Sala Calendoli, nel mese di giugno si potrà assistere ad altri spettacoli: giovedì 17, alle 21, nel parco della Fabbrica Alta, gli Okidok proporranno “Slips Inside”, clownerie acrobatica di e con Xavier Bouvier e Benoit Devos; domenica 20, alle 17, nell’anfiteatro di Palazzo Toaldi Capra, Nicolas Grimaldi si esibirà in “Capitello Kurup”, progetto vincitore di Danza Urbana 20202; mercoledì 23, alle 21, nel parco della Fabbrica Alta, la compagnia Naturalis Labor metterà in scena “Cenere Cenerentola”, con la regia e coreografia di Luciano Padovani; giovedì 24 giugno, nello stesso luogo, la Piccionaia proporrà uno spettacolo per non smettere di amare Gianni Rodari, “Favole al telefono”; mercoledì 30 giugno, sempre in Fabbrica Alta, Stivalaccio Teatro offrirà momenti esilaranti con “Arlecchino Furioso”. Annunceremo nel numero di giugno i tanti altri appuntamenti programmati per luglio e agosto. È consigliabile acquistare i biglietti, tutti al prezzo popolare di cinque euro, in prevendita o sul circuito Vivaticket; In caso di pioggia tutti gli spettacoli si svolgeranno all’Astra ed eventuali variazioni sull’orario d’inizio, dovute a possibili nuove disposizioni ministeriali, verranno comunicate sul sito www.teatrocivicoschio.it. ◆



[28] ◆ Schio Cultura e Natura

È

stata inaugurata sabato 1 maggio a Palazzo Fogazzaro la mostra su Tonino Guerra, per ricordare “più che le opere, l’anima di un artista nella sua profondità e in ogni sua sfaccettatura”. Promossa dall’Associazione Culturale Teatrando di Thiene e curata in collaborazione col Comune di Schio, è visitabile fino al 23 maggio e vi si possono trovare anche le opere “Antica Bottega delle Tele” di Riccardo Pascucci e “La stamperia Arti Grafiche della Torre” di Andrea Sanchini. Oltre a voler trasmettere l’ecletticità di questo artista, infatti, l’esposizione rappresenta anche una rinascita per la cultura

Alcuni dei lavoro in mostra. Sopra, Tonino Guerra

L’anima di Tonino Guerra rivive a Palazzo Fogazzaro della nostra città, essendo la prima dopo il lungo periodo di restrizioni e chiusure che siamo stati costretti a vivere. Durante l’inaugurazione è stato mostrato un affettuoso saluto ai visitatori da parte di Lora Guerra, moglie del poeta, che ha saputo trasmettere l’amore del marito verso l’arte, la cultura e il bello della vita. Con questa mostra, infatti, i curatori hanno voluto sottolineare la capacità che l’arte ha di unire luoghi e persone nello spazio e nel tempo: accanto ai dipinti e alle ceramiche di Guerra, infatti, si trovano anche alcune opere

Cammina, pedala e osserva Il progetto “Colline di Schio” propone per tutta la primavera-estate un calendario di passeggiate ed escursioni per scoprire la natura.

U

n calendario di proposte per scoprire collina e montagna camminando, pedalando e divertendosi. È quanto propone per i prossimi mesi il progetto Colline di Schio, sviluppato dall’ufficio per la promozione del territorio del Comune: quindici iniziative, da maggio a settembre, tra passeggiate ed escursioni, per immergersi lentamente nella natura, nella cultura e nella storia. Si comincia con tre pomeriggi intensi all’insegna del “surviving” tra i boschi collinari di Magré per ragazzi dagli 11 ai 15 anni, che impareranno a orientarsi, costruire un riparo e accendere un fuoco in natura (15, 22 e 29 maggio). Tra le proposte anche un’escursione lungo il panoramico e fiorito sentiero delle creste del Summano (23 maggio) e una giornata a passo Zovo fra boschi, contrade e antichi vulcani (30 maggio). Non mancheranno le iniziative per gli appassionati della mountain bike, che potranno percorrere i sentieri che affiancano il torrente Leogra, partendo dal Pian delle Fugazze (13 giugno).Alla scoperta di quarzi,

minerali e rocce particolari che si trovano tra la Valle dell’Orco e le miniere del caolino è dedicata l’escursione che partirà da Contra’ Pozzani (27 giugno), mentre per gli animi più “romantici” ci sarà una passeggiata al chiaro di luna lungo i sentieri di località San Rocco (24 luglio). L’avventurosa e selvaggia Valle dell’Orco sarà protagonista di un’altra proposta (1 agosto), così come il Monte Novegno con un’escursione di due giorni con notte in tenda e passeggiate attraverso i luoghi teatro della Grande Guerra in compagnia di asini (17–18 luglio e 7−8 agosto). A settembre, infine, laboratori e giochi dedicati ai bimbi dai 7 agli 11 anni, inoltre, saranno ospitati dal Giardino dei Sogni di Monte Magré, e la rassegna si concluderà verso fine mese con una passeggiata serale alla scoperta dei rapaci notturni e dei misteriosi abitatori della notte lungo i sentieri che portano alle Piane. In tutti gli appuntamenti i partecipanti saranno accompagnati dalle guide esperte di Ecotopia o Biosphaera. È necessaria la prenotazione (www.visitschio.it). ◆

dell’artista vicentino Pino Guzzonato e numerosi scatti del fotografo scledense Daniele Marangoni, impressioni di viaggio che ripercorrono i luoghi del poeta. Inoltre, una sala è interamente dedicata alla figura del poeta, rappresentata tramite la sensibilità degli studenti del liceo artistico “Martini”. Durante i weekend sono stati allestiti interessanti laboratori interattivi per adulti e bambini, sempre su prenotazione e con presenze contingentate. La mostra è ancora visitabile, ma esclusivamente su prenotazione. ◆ [T.F.M.]

Busato Danesi intorno alla materia Riaperture culturali all’insegna dell’arte a Palazzo Toaldi Capra: dal 7 al 23 maggio è visitabile la mostra personale del giovanissimo Davide Busato Danesi, “Ricerca intorno alla materia”; Busato Danesi è risultato tra i vincitori del bando promosso dall’Informagiovani di Schio “Space Invaders”. Il rapporto tra luce è materia è quello che l’artista vuole indagare attraverso le sue opere: soggetti astratti in grado di riflettere la realtà tangibile - anche attraverso l’uso di materiali di riciclo a cui donare una seconda vita – così come quella intangibile. Nelle rappresentazioni, infatti, l’osservatore viene catturato da giochi di forme, luci e ombre che lasciano spazio a molteplici interpretazioni. Questo tramite diverse tecniche di realizzazione, come penna biro su carta, sabbia e colla su pannelli di plexiglass e infine acquerelli. “Realizzo le mie creazioni quasi d’impulso, talvolta inizio a tracciare linee e segni su fogli di carta proprio per rilassarmi e ritrovare un equilibrio tra la realtà esterna e quella interiore”, spiega Busato Danesi. Un giovane artista da tenere di cui si sentirà parlare anche in futuro. [T.F.M.]



[30] ◆ Schio Sport La nuova società si chiama Alto Vicentino Futsal e giocherà al PalaLanzi di Schio. Presidente è Antonio Tomasi, fin qui alla testa del Carrè Chiuppano.

O

Omar Dal Maso

ltre cinquant’anni di tradizione nel Calcio a 5 si uniscono in un corpo unico per la ripartenza, termine tanto caro agli appassionati del pallone a rimbalzo controllato. È un attacco “a tre punte” quello che Carrè Chiuppano (serie B nazionale), Schio (serie C1 regionale) e Valli (serie D) sferrano non “contro” qualcuno ma al fine di costituire un polo attrattivo unico per l’area nord della provincia, tradizionalmente un “pozzo” di interesse, risorse ed entusiasmo da almeno vent’anni a questa parte per il futsal d’alto livello. Tre club che hanno dovuto affrontare la crisi determinata sul piano sportivo dalla pandemia, e che hanno deciso oggi di unire energie, esperienze e “numeri” battezzando Alto Vicentino Futsal il nuovo sodalizio. I caposaldi della nuova società sono un palasport come il “PalaLanzi” di Schio - che potrà accogliere fino a 800 spettatori, puntando ancora più in alto se la risposta di tifosi e curiosi vicentini risponderà alle aspettative - e un settore giovanile avviato che conta circa 200 tesserati, con l’avamposto di Valli a fare da traino per i più piccoli della scuola futsal. A firmare il patto, presentato all’Hotel Noris di Schio, sono stati i presidenti Antonio Tomasi per la sponda Carrè Chiuppano, che ormai da un decennio staziona tra la

Calcio a 5, nasce il polo dell’Alto Vicentino Carrè Chiuppano, Schio C5 e As Valli confluiscono nell’Alto Vicentino Futsal, partendo subito con 200 tesserati nel vivaio. A guidare la fusione è il club di punta in serie B. B e la serie A2, Maurizio Lobba per la parte scledense e Daniele Brandellero, dirigente della polisportiva As Valli di cui il calcio a 5 è parte integrante. “Presidentissimo” designato è proprio Tomasi, forte di una passione sfrenata, che porterà la società nata nel 2003 a fare da locomotiva di un lungimirante quanto atteso accordo che si propone di creare non solo un polo, ma una fampa di lancio per la disciplina. “Questo entusiasmante progetto - spiega il futuro n°1 di Altovicentino Futsal da presidente in pectore -, nasce dall’unione d’intenti di tre storiche società del panorama del futsal veneto. Desideriamo una prima squadra costantemente presente nel nazionale ed un settore giovanile florido ed efficiente, che possa alimentare il team di punta e che funga da attrattiva per i ragazzi del territorio, con il coinvolgimento delle scuole. Vorremmo inoltre conservare la vocazione al sociale delle tre anime coinvolte, continuando a promuovere l’inclusione

La presentazione della nuova società sportiva

delle persone più bisognose. Spero infine di poter condividere questa avventura accanto ai nostri tifosi, che sono l’elemento trainante di questo come di tutti gli sport”. Il riferimento è ai giocatori senior che allenano i ragazzi con disabilità, una realtà che si è resa protagonista di una forma di inclusione attraverso la pratica sportiva e che ha raggiunto risultati eccezionali. Tra le presenze fisse sugli spalti alle partite dei loro beniamini – i calcettisti che li seguono – non manca mai un gruppetto di allievi, di tutte le età, che più di tutti hanno sofferto in questa stagione le partite a porte chiuse. Anche loro avranno la loro parte in questa condivisione, che intende portare la versione indoor del calcio alla ribalta di chi ancora non la conosce, e offrire il Calcio a 5 come alternativa o complemento al calcio tradizionale. Si imparerà il futsal quindi a Valli, Carré, Lugo, Calvene, Schio e Giavenale, per ora almeno. Quasi tutto è definito, con un tassello cruciale invece legato ai destini sportivi del quintetto del Carrè Chiuppano impegnato nei playoff. Al momento della stesura dell’articolo, i biancazzurri sono impegnati nel 2° turno della post season dopo il 3° posto – qui si è giocato trattandosi di torneo di rilevanza nazionale – e lo spareggio vinto sul Pordenone, per 4-3 all’extra time. Se la squadra riuscirà a salire in serie A2 dalla porta di servizio sarà questa la categoria di riferimento per l’Altovicentino Futsal del futuro, altrimenti andrà bene la B, dopo il passaggio di consegne in estate. Varato anche il logo, semplice e diretto che richiama i colori del rosso e dell’azzurro, attingendo alla storia dei tre club coinvolti nella nuova corsa al futuro. ◆




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