Anno XVII | N° 12 21 luglio 2016 | www.puntoeffe.it
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f a r m a c e u t i c i s.p.a.
Il racconto di una straordinaria comunicazione digital, che coinvolge tutta la famiglia
La farmacia social
EDOARDO E MADDALENA SCHENARDI
Anno XVII | N° 12 21 luglio 2016 | www.puntoeffe.it
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SOMMARIO Direzione, Redazione, Marketing Via Spadolini, 7 - 20141 Milano Tel.: 02.88184.1 - Fax: 02.88184.302 www.puntoeffe.it Reg. Trib. di Milano n. 40 - 14/1/2000 ROC n. 23531 (Registro operatori comunicazione)
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Editore EDRA S.p.A. Direzione editoriale Giorgio Albonetti
5 | Editoriale
Direttore responsabile Laura Benfenati - l.benfenati@lswr.it
PARLIAMONE
Redazione Giuseppe Tandoi - g.tandoi@lswr.it
Dal mondo
6 | Il Disclosure Code in Uk
Collaboratori Mariasandra Aicardi, Rachele Aspesi, Paola Brusa, Attilia Burke, Francesco Fabietti, Rossella Gemma, Augusto Luciani, Luigi Marafante, Cristina Mazzantini, Bruno Riccardo Nicoloso, Paolo Savigni, Paolo Zanini, Carlo Zoia
Interventi
9 | La farmacia dei servizi? È solo un sogno Tra noi
10 | Farma&Friends
Pubblicità Massimiliano Donati Responsabile Commerciale ADV dircom@lswr.it - Tel. 02.88184.368
Tra noi
12 | Un settore che corre
PRIMO PIANO Incontri
Edoardo e Maddalena Schenardi
Galenica 16
20
Convegni
Convention Federsalus 22
Professione
Uno studio scientifico
Social
Un passo in più
Omeopatia Sos estate
Attualità
L’innovazione sostenibile in sanità
Pasta appetibile al Peg
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Nutrizione
Un fenomeno diffuso
Cosmesi
E-commerce beauty
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Abbonamenti Tel. 02.88184.317 Fax: 02.56561.173 abbonamentiedra@lswr.it Grafica e Immagine Emanuela Contieri - e.contieri@lswr.it Produzione Walter Castiglione w.castiglione@lswr.it Tel. 02.88184.222 Immagini Fotolia, Thinkstock. I diritti di riproduzione delle immagini sono stati assolti in via preventiva. In caso di illustrazioni i cui autori non siano reperibili, l’Editore onorerà l’impegno a posteriori
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Foto di copertina Emanuele Timothy Costa
RUBRICHE
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Traffico Donatella Tardini (Responsabile) d.tardini@lswr.it - Tel. 02.88184.292 Ilaria Tandoi - i.tandoi@lswr.it Tel. 02.88184.294
Stampa Tiber S.p.A., Via della Volta 179 25124 Brescia
42 | Legale 46 | Previdenza 48 | Iniziative 54 | Spigolature 57 | Dalle aziende 60 | Consigli 64 | Il libro
Prezzo di una copia euro 0,70. A norma dell’art. 74 lett. C del DPR 26/10/72 n° 633 e del DPR 28/12/72. Il pagamento dell’IVA è compreso nel prezzo di vendita. Ai sensi dell’art. 13 del D.lgs. 196/03, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dall’art. 11 D.lgs 196/03. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Edra S.p.A. intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Edra S.p.A., Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui all’art. 7 D.lgs 196/03.
Testata volontariamente sottoposta a certificazione di tiratura e diffusione in conformità al Regolamento CSST Certificazione Editoria Specializzata e Tecnica Per il periodo 1/1/2015 - 31/12/2015 Periodicità: Quindicinale Tiratura media: 11.042 Diffusione media: 10.727 Certificato CSST n. 2015-2564 del 25/2/2016 Società di Revisione: Metodo
Testata Associata
2 | luglio 2016 |
OCCHIELLO | occhiello
4 | gennaio 2016 |
EDITORIALE
di LAURA BENFENATI
Avanguardie non trincee
Q
uante opportunità darà il digitale alle imprese, farmacie comprese? Tendiamo a preoccuparci più delle conseguenze negative - concorrenti agguerriti nella vendita dei farmaci on line, per esempio - che delle grandi potenzialità, in termini di sviluppo e occupazione, della nuova rivoluzione industriale in corso. Le eccezioni però per fortuna ci sono: leggete l’intervista di copertina agli straordinari farmacisti social. Alla presentazione a Milano dello studio “Il mercato digitale in Italia nel 2016”, realizzato dall’Associazione italiana per l’Information technology e Confindustria digitale, si è però sottolineato che le imprese fanno ancora troppo pochi investimenti in questo settore. Il mercato digitale nel nostro Paese è cresciuto dell’1 per cento nel 2015, crescerà dell’1,5 per cento nel 2016 e dell’1,7 per cento nel 2017. Ha avuto grandi incrementi nelle banche, nell’industria manifatturiera e anche nella sanità. Il futuro sarà però caratterizzato da filiere intersettoriali, con banche sempre più fornitrici di servizi, industrie strettamente legate alla distribuzione e sanità alle assicurazioni. In questa rivoluzione digitale interconnessione è la parola chiave: si deve andare oltre la semplice adozione di soluzioni tecnologiche. «Occorre vincere conservatorismi verso queste trasformazioni, non dovuti a limitazioni di budget ma spesso alla
cultura manageriale», ha spiegato Giancarlo Capitani di NetConsulting, Cube. «L’80 per cento delle piccole e medie imprese non sta investendo ancora nel digitale, bisogna proseguire sulla strada degli incentivi e degli obblighi di legge». Sono poco “aggrediti” e sfruttati i Big Data, estrarre da loro valore vuol dire combinare più visioni: tecnologica, di business e organizzativa. È ancora troppo limitato il commercio B2B digitale, che si aggira attorno al 10 per cento degli scambi commerciali globali, è poco usato il Cloud dalle piccole e medie imprese. «Dobbiamo trasformare la rabbia in passione», ha spiegato il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, «siamo il secondo Paese industriale dopo la Germania. E anche associazioni come la nostra devono smettere di essere trincee e diventare avanguardie: dobbiamo dare ai nostri associati indirizzi concreti per il futuro ma anche condividere un’idea di Paese in cui c’è un’industria italiana ad alto valore aggiunto». «Yes, we must», ha concluso Boccia: il digitale è un driver per lo sviluppo del Paese. E nel nostro mondo? Il successo della ricetta elettronica ha dimostrato quanto possa essere efficiente e rapido il sistema delle farmacie. Una rete di piccole imprese che, se smette di essere troppo trincea, ha ancora grandi potenzialità. 5 | luglio 2016 |
In questa rivoluzione digitale, interconnessione è la parola chiave: si deve andare oltre la semplice adozione di soluzioni tecnologiche
DAL MONDO
India http://thehill.com
di ATTILIA BURKE
Medici senza frontiere: proteggete i farmaci dei Paesi in via di sviluppo Usa www.localsyr.com
Le assicurazioni non coprono il Viagra femminile Negli Stati Unit i alcune delle principali compagnie assicurative rimborsano senza particolari problemi il Viagra per gli uomini, mentre non avverrebbe altrettanto per quello femminile, a base di flibanserina. A denunciare alla Cnn la situazione è stata un’utente, che ha preferito non rivelare il suo vero nome per questioni legate alla privacy. A quanto pare, per la copertura del Viagra rosa sarebbe necessario effettuare prima una visita psichiatrica, mentre «per il rimborso della pillola blu non viene richiesta alcuna visita agli uomini», afferma Michelle Weber (pseudonimo). «Vengono usati due pesi e due misure», commenta Tami Rowen, docente di Ostetricia e ginecologia alla University of California a San Francisco e ginecologo della donna. La visità psichiatrica sarebbe solo una delle tante “barriere” imposte dalle compagnie assicurative per complicare il rimborso del farmaco. In particolare, l’assicurazione della signora Weber, la Blue Shield of California, non rimborsa il farmaco senza che prima venga “provato” dall’utente il bupropione, medicinale non approvato per il trattamento di disfunzioni sessuali e con gravissimi effetti collaterali come il rischio di sviluppare sintomi neuropsichiatrici gravi, compresi pensieri suicidi. Come se non bastasse, la Blue Shield si rifiuterebbe di pagare alla signora Weber il “Viagra rosa” perché imputa il suo calo della libido a un antidepressivo che prende regolarmente. Il presidente della International society for the study of women’s sexual health Irwin Goldstein ha definito il comportamento della compagnia assicurativa “sessista”. L’assicurazione si è difesa appellandosi agli effetti collaterali del farmaco, forse non considerando che il bupropione proposto come prima scelta ha effetti ben peggiori.
In occasione della joint session dell’US Congress, Medici senza frontiere si è appellata al governo indiano e a quello americano affinché salvaguardino l’India come area strategica per la produzione di farmaci salvavita destinati ai Paesi in via di sviluppo. Più del 96 per cento dei medicinali utilizzati da Medici senza frontiere per curare oltre 200.000 pazienti affetti da Hiv nel mondo sono generici provenienti dall’India, per non parlare di quelli per il trattamento della tubercolosi, della malaria e di altre malattie infettive. In India i nuovi farmaci e vaccini sono protetti da brevetto proprio come in Europa, Usa e così via, mentre i generici spesso sono disponibili prima, perché la politica locale prevede un’implementazione graduale degli obblighi commerciali internazionali e perché impone barriere più severe sul rilascio dei brevetti. Per esempio, in India l’industria farmaceutica non può semplicemente apportare un lieve “miglioramento” a un farmaco già esistente e coprirlo nuovamente con un brevetto ventennale, come avviene nel resto del mondo. Le aziende farmaceutiche americane, e non solo, stanno - con il parere favorevole della Casa Bianca - facendo particolare pressione affinché l’India modifichi le leggi sulla proprietà intellettuale. L’India in questo momento è l’unico Paese dove vige un corretto equilibrio tra innovazione e accessibilità ai farmaci, e grazie a questo sono stati salvati milioni di persone. Il trattamento per l’Hiv fino a 15 anni fa costava 10.000 dollari a paziente; oggi, grazie ai generici indiani, costa 100 dollari a paziente. Una riduzione di prezzo del 99 per cento.
6 | luglio 2016 |
DAL MONDO
Qatar www.arabianbusiness.com
Farmacie robot in ospedale, dispensazioni record
Regno Unito www.pharmaceutical-journal.com
Disclosure Code, i dati resi pubblici Nel Regno Unito, così come in Italia e nei trenta Paesi che hanno deciso di aderire al codice Efpia (European federation of pharmaceutical industries) sulla trasparenza (Disclosure Code), sono stati pubblicati tutti i dati relativi ai rapporti tra industria farmaceutica e medici, organizzazioni sanitarie e professionisti nel mondo della sanità. In Uk nel 2015 sono stati registrati più di 50.000 pagamenti individuali, dei quali 1.192 destinati a farmacisti, per un ammontare totale di 675.000 sterline. Il database è disponibile su internet e accessibile al pubblico. I dati pubblicati dalla Association of the british pharmaceutical industry rivelano un passaggio di denaro dall’industria farmaceutica ai professionisti residenti nel Regno Unito di 340,3 milioni di sterline nel 2015. La spesa media per ciascuna delle 109 società farmaceutiche è stata di 3,1 milioni di sterline, mentre la società che ha speso di più è stata AstraZeneca, con un totale di 41,7 milioni. In generale, 229,3 milioni di sterline sarebbero stati spesi per attività di ricerca e sviluppo. I restanti 111 milioni per attività di altro genere quali: servizi di consulenza (46), contributi per eventi (31,4), donazioni e sovvenzioni (30,3), quote di registrazione per trasferte e relative spese di viaggio e sistemazione (14,8m) e fondi per lavori in collaborazione con il National health service (3,3). Le aziende farmaceutiche sono obbligate a fornire i dati previsti dal Disclosure Code, ma i singoli professionisti sono autorizzati a negare la possibilità di veder comparire il proprio nome sul database. Nonostante questo, il 70 per cento dei professionisti ha deciso di “essere trasparente”; peccato che questo 70 per cento abbia ricevuto solo il 48 per cento dell’ammontare di soldi totale. Ciò significa che chi si trova in cima alla lista dei libretti paga delle farmaceutiche preferisce non essere identificato, forse per non destare l’attenzione dei media. Anche il presidente della Royal pharmaceutical society, Ash Soni, titolare di una farmacia nella zona Sud di Londra, ha dichiarato un pagamento, sebbene di soli 2.506 sterline per spronare i colleghi a fare altrettanto. Tra i farmacisti i compensi più elevati si aggirano intorno alle 20-30.000 sterline a persona.
Due “farmacie robot” che in maniera combinata possono dispensare fino a 1.200 scatolette all’ora sono state recentemente installate all’interno del Hamad General Hospital di Doha, con una cerimonia di inaugurazione alla quale ha partecipato anche il ministro della Sanità, Hanan Mohamed Al Kuwari. Si tratta dei sistemi di dispensazione automatizzati più grandi che siano stati installati in tutta la regione, con lo scopo di ridurre in maniera significativa il tempo di attesa dei pazienti all’ospedale. La nuova farmacia robotizzata consentirà ai farmacisti di dedicare più tempo a ciascun paziente, migliorando l’esperienza d’acquisto. Inoltre, in questo modo viene radicalmente ridotto l’errore umano legato alla dispensazione. Si tratta del secondo sistema automatizzato che viene installato in un ospedale in Qatar. Il sistema è composto da due robot combinati, con una capacità totale di 14.000 confezioni, ed è in grado di gestire sia le prescrizioni complesse sia la dispensazione veloce dei prodotti a elevata richiesta. «Ciò significa non solo un tempo di attesa ridotto per i pazienti dell’ospedale, ma anche più tempo, per i nostri farmacisti, da passare con ogni paziente per consigliarlo e dargli informazioni su posologia, indicazioni e interazioni dei farmaci che assumono», spiega Al Kuwari. «Siamo sempre alla ricerca di valide proposte per migliorare l’esperienza del paziente e questo è un eccellente esempio di questo impegno. In tutti i nostri ospedali e strutture sono state implementate nuove tecnologie, servizi e processi per migliorare la qualità e l’esperienza dei pazienti».
7 | luglio 2016 |
INTERVENTI
La farmacia dei servizi è solo un sogno?
Sconcerto - ci scrive il presidente di Federfarma Umbria - per le recenti affermazioni del coordinatore della Sisac Vincenzo Pomo
di AUGUSTO LUCIANI, presidente di Federfarma Umbria
C
ari colleghi, torno a scrivere dopo molti mesi perché non posso, non riesco a non rappresentare lo sbigottimento che ho provato ieri mattina leggendo l’articolo di Farmacista 33 che mette un punto fermo, anzi pare metta un punto a capo, rispetto al sogno, la fantasia secondo altri, che avevamo avuto, indotti anche da una dirigenza nazionale che in maniera superficiale ci ha raccontato di qualcosa che non esiste, rispetto a un orizzonte professionale che pareva riaprirsi innestando la farmacia dei servizi nel dibattito in corso in relazione alla necessità di trasferire la gestione della cronicità dall’ospedale al territorio. Se le piante si riconoscono dai frutti, io credo che le affermazioni di Vincenzo Pomo, coordinatore della Sisac (l’Agenzia che per conto delle Regioni contratta con i sindacati per gli accordi nazionali di medici e farmacie territoriali) ci consegnino l’immagine plastica di una
pianta, il nostro sindacato nazionale, che lungi dal produrre alcun frutto reale, sta “drenando” e consumando pericolosamente l’autorevolezza e il consenso politico e sociale che ruota attorno a una categoria. Dopo mesi di proclami inutili intorno alla quantità e alla qualità del lavoro della nostra dirigenza, siamo obbligati a svegliarci con l’ennesima doccia gelata che riconsegna la farmacia italiana a una corsa sempre più solitaria, con alleati che si defilano uno dopo l’altro e senza che, soprattutto, si sia conseguito alcun risultato concreto. Le nostre farmacie in questi anni si sono impoverite, come certificato dai vari rapporti e bilanci più o meno sociali, anzi cominciano a fallire. Ora che anche la farmacia dei servizi, per come ci era stata annunciata e tratteggiata, sembra allontanarsi, preso atto che sulla remunerazione non abbiamo fatto alcun passo avanti, possiamo solo sperare che l’annunciato
ingresso dei capitali nel nostro settore (altra misura che ora subiamo perché negli anni passati abbiamo scelto, o meglio la nostra dirigenza ha scelto, di non affrontare il tema), avvenga con modalità e tempi che consentano anche alla farmacie territoriali indipendenti di potersi organizzare, così da garantire al nostro Paese ed ai nostri cittadini il mantenimento di un modello di farmacia, quella mediterranea, che fa della professionalità e dell’ascolto dei cittadini due capisaldi su cui è stata costruita e strutturata l’assistenza farmaceutica territoriale. Sono indignato, come credo emerga dalla lettura di queste righe, sono indignato per la leggerezza con cui si sono affrontati passaggi storici essenziali per la nostra farmacia, per la colpevole pervicacia con cui ci è stata rappresentata una situazione diversa da quella reale e infine per la superficialità e la presupponenza con cui è stato affrontato il tema delle alleanze e comunque dei
9 | luglio 2016 |
contatti con tutti i settori della società e delle istituzioni che non possono non essere coinvolti in maniera seria nel dibattito sul futuro di una professione, la nostra, che non può autolegittimarsi e incensarsi, ma deve trovare, anche al di fuori di se stessa, le ragioni e il senso del proprio futuro. È arrivato il momento del cambiamento, sono convinto che abbiamo le risorse culturali, professionali e umane per affrontare una sfida difficilissima, a patto che si abbia la lucidità di guardare oltre la singola giornata per anticipare gli eventi piuttosto che subirli. Auspico che si facciano avanti giovani colleghi, nuove figure che, consapevoli delle nostre radici, della nostra storia, sappiano tracciare una nuova rotta, individuare un nuovo orizzonte così da riconsegnare un futuro alle nostre farmacie e a una professione, quella del farmacista, di cui il nostro Paese, ne sono certo, non può fare a meno. Ad maiora!
PARLIAMONE TRA NOI
Farma & Friends
A Roma i farmacisti protagonisti della solidarietà
Una splendida serata
Oltre 1.200 i farmacisti che hanno partecipato all’Hotel Hilton Cavalieri di Roma alla serata di beneficenza Farma&Friends, organizzata da Federfarma Roma ed Edra. Erano presenti, tra gli altri, il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il direttore generale di Aifa Luca Pani, la presidente di Federfarma Annarosa Racca.
Tutti con le felpe
Vittorio Contarina, presidente di Federfarma Roma, ha raccontato che con i 65.000 euro ricavati dalla vendita delle felpe e con le quote di adesione alla serata di beneficenza si potranno finanziare vari interventi benefici, come per esempio la culla termica per il trasporto neonatale in eliambulanza, già consegnata al Policlinico “Umberto I” di Roma. 10 | luglio 2016 |
PARLIAMONE TRA NOI
Premi e risate
Durante la serata è stata premiata la vincitrice del concorso on line “I love F&F”, Germana De Attilis, che ha realizzato un video in cui due paracadutisti saltano da 4.200 metri d’altezza e fanno un minuto di caduta libera con la bandiera di Farma&Friends. Molti altri premi sono stati distribuiti ai farmacisti durante la serata, grazie al contributo dei tanti sponsor, Teva e Bmw in primis. Dopo la cena un’ora di risate a crepapelle con il comico romano Maurizio Battista (nella foto sotto).
11 | luglio 2016 |
PARLIAMONE TRA NOI
di ROSSELLA GEMMA
Un settore che corre
I
numeri del pharma in Italia sono confortanti: investimenti in Ricerca e sviluppo aumentati del 15 per cento negli ultimi due anni, domande di brevetto cresciute del 54 per cento nel 2015 e più di 300 prodotti biotech in fase di studio. Nel 2015 gli investimenti in ricerca sono stati nell’ordine di 1,4 miliardi (7 per cento del totale in Italia), i ricercatori hanno raggiunto quota 6.100 e le imprese hanno contribuito con 700 milioni agli studi clinici presso le strutture Ssn. Sono alcuni dei dati presentati all’assemblea pubblica di Farmindustria, tenutasi a Roma. «Il valore della R&S è il valore della vita. Oggi siamo nell’età dell’oro dell’innovazione e non possiamo vivere come se fossimo in quella del bronzo», spiega Massimo Scaccabarozzi, presidente di Farmindustria nel suo messaggio introduttivo. «Nella ricerca l’Italia può essere leader, come dimostra l’incremento degli investimenti e le eccellenze che si affermano a livello internazionale, per esempio nelle biotecnologie, nelle terapie avanzate, nei vaccini, negli emoderivati e negli studi clinici». Quanto alla produzione, secondo Scaccabarozzi l’Italia conferma nel 2015 di essere un hub europeo in grado, nel medio periodo, di superare la Germania. Un’industria “in salute”, insomma, capace di competere a livello internazionale, che ha bisogno però di una nuova governance per garantire la
sostenibilità del sistema: «Basta con ricette economicistiche basate su visioni a silos e spazio invece alla valutazione delle terapie in funzione dei risultati clinici e del costo complessivo della cura. Per una politica del farmaco orientata al futuro sono necessarie misure coraggiose; per esempio, prevedere che il miliardo e mezzo e più restituito dalle aziende con il payback sia investito per i farmaci innovativi».
Dal mondo Big Pharma
Secondo un’indagine di Bain & Company, il 75 per cento delle aziende è intenzionato ad aumentare le spese in R&S nei prossimi anni e il 20 per cento a confermarle. E si può fare ancora di più. Con regole certe l’Italia potrebbe diventare calamita di innovazione e un hub europeo degli studi clinici. Perché l’industria del farmaco tricolore può contare su vantaggi competitivi. A partire dalla qualità delle risorse umane, passando per la grande capacità di innovazione già presente nelle imprese con il modello 4.0. Una capacità tutta italiana di competere a livello globale e portare sempre più made in Italy nel mondo. Con numeri tutti positivi nel 2015: gli addetti nella farmaceutica sono aumentati dell’1 per cento, soprattutto in produzione e ricerca (+3), arrivando a 63.500 unità. I nuovi assunti sono stati 6.000, il 20 per cento in più rispetto ai cinque an12 | luglio 2016 |
Buone nuove dall’assemblea pubblica di Farmindustria a Roma ni precedenti. E la metà sono under 30, a dimostrazione che le imprese guardano al futuro scommettendo sull’entusiasmo dei giovani. La produzione ha registrato un balzo in avanti, oltre 30 miliardi di euro, grazie alla forza trainante dell’export (22 miliardi, pari al 73 per cento). Mentre le esportazioni dal 2010 sono cresciute del 57 per cento rispetto a una media dei Paesi Ue pari al 33. Gli investimenti hanno toccato i 2,6 miliardi (1,4 in R&S e 1,2 in produzione), con un aumento del 15 per cento in due anni.
Nuove frontiere
Dall’assemblea Farmindustria emerge come l’Italia possa vantare vere e proprie eccellenze nelle terapie avanzate e nelle malattie rare: il primo farmaco al mondo basato sulle cellule staminali per una patologia rara per la riparazione della cornea - a essere approvato in Europa è italiano. E il primo medicinale di terapia genica ex vivo a livello internazionale (sempre per una malattia rara riguardante un gene difettoso) a essere registrato in Ue è stato sviluppato in Italia. Quanto ai vaccini, in Italia si trovano centri di ricerca e produzione tra i più prestigiosi al mondo. E il nostro Paese è campione anche nei derivati del sangue, con importanti investimenti nazionali e internazionali. Nel 2015 l’Ema ha autorizzato 93 farmaci, di questi 70 sono nuove molecole o nuove indicazio-
PARLIAMONE TRA NOI
ni. Dieci anni fa i nuovi prodotti erano 20. Ogni medicinale è frutto di una lunga storia: 10-15 anni per svilupparlo, fino a 2,5 miliardi di euro di investimenti e solo una sostanza su 10.000 arriva a essere farmaco. Dopo la prima fase di sperimentazione, solo il 4 per cento delle molecole diventa medicinale. Sempre nel 2015 la Fda americana ha approvato 16 farmaci first-in-class, capostipiti di nuove categorie terapeutiche, 21 per malattie rare e 27 con fast track, una procedura per accelerare l’accesso ai medicinali destinati a esigenze mediche non soddisfatte. Una rivoluzione che non si ferma, con la registrazione di anticorpi monoclonali per combattere l’Alzheimer e le demenze in genere, i tumori (per esempio carcinoma mammario, polmone, colonretto, pancreas, rene e melanoma), l’ipercolesterolemia e l’asma. Senza dimenticare gli oltre 7.000 farmaci, soprattutto biotech, in sviluppo e l’aumento della precisione delle terapie, sempre più mirate e personalizzate. I farmaci biotech oggi rappresentano il 20 per cento di quelli in commercio, il 40 dei nuovi autorizzati e il 50 di quelli in sviluppo. Le biotecnologie sono il presente della ricerca farmaceutica e saranno ancora più importanti in futuro, soprattutto per dare risposte nel delicato ambito delle malattie rare. E la ricerca - come è stato più volte ricordato durante i lavori dell’assemblea - è sem-
pre più attenta alla salute femminile. Sono infatti 850 i farmaci studiati per le donne: nel diabete, nei tumori, nelle patologie muscolo-scheletriche, in quelle autoimmuni.
Export, produzione e investimenti
L’export da record (22 miliardi di euro) ha trainato la produzione (oltre 30 miliardi). E ormai la crescita delle esportazioni è un trend: in cinque anni il rapporto tra export e produzione è passato dal 56 al 73 per cento. Dal 2010 al 2015 l’industria farmaceutica è prima tra i settori manifatturieri per crescita della produzione industriale (+11 rispetto a -7 per cento); dell’export (57 per cento rispetto al 23); della produttività (21 per cento rispetto al 5). Risultati che hanno portato a un altro primato: secondo uno studio della Banca d’Italia la farmaceutica è l’unico settore ad aver aumentato la capacità produttiva. Un settore caratterizzato da una composizione unica in Europa, con un contributo bilanciato di aziende a capitale italiano (40 per cento) ed estero (60). Tra i punti di forza la qualità delle risorse umane e l’efficienza 13 | luglio 2016 |
dell’indotto (materie prime, semilavorati, macchine e tecnologie per il processo e il confezionamento, componenti e servizi industriali…), che con 66.000 addetti e 14 miliardi di produzione crea sinergie di crescita, in particolare nella meccanica e nel packaging. E se si contano gli occupati nella distribuzione (oltre 12.000) e nelle farmacie (84.000), la somma di addetti diretti, indotto e filiera è pari a 226.000.
Spesa ai minimi
Secondo i dati presentati a Roma ammonta a 285 euro pro capite all’anno, circa 80 centesimi al giorno, la cifra che lo Stato spende per l’assistenza farmaceutica. Rispetto alla media dei big Ue, 406 euro, la spesa è più bassa del 30 per cento. Il totale della spesa farmaceutica pubblica è di circa 18 miliardi; i prezzi dei medicinali sono inferiori del 15/20 per cento a quelli dei principali Paesi europei; negli ultimi cinque anni la spesa per beni e servizi nella sanità è cresciuta meno che negli altri settori della pubblica amministrazione (+1 per cento rispetto a +7). E la farmaceutica è diminuita dello 0,3 per cento.
PARLIAMONE TRA NOI
Presenza regionale dell’industria farmaceutica e del suo indotto
Fonte: Eurostat; Istat; Farmindustria
Una nuova casa per l’Ema?
L’Agenzia europea del farmaco ha sede a Londra ma, dopo la Brexit, si dovrà ripensarne la collocazione geografica. Il suo trasloco è uno scenario che è stato ipotizzarne da più parti, in questi giorni. I Paesi che si candidano a ospitarla già non mancano. Dalla Germania alla Danimarca, dalla Svezia all’Italia, le voci che hanno lanciato appelli sono diverse. In Italia se ne sono levate parecchie. Proprio il ministro Beatrice Lorenzin ha, su tutti, fortemente spinto in questa direzione, affermando che «il nostro Paese ha i titoli, le qualità e le competenze per ospitare l’Ema. La nostra Aifa è un modello che tutti ci invidiano. E penso che il Tecnopolo di Milano sarebbe la sede ideale per ospitare l’agenzia regolatoria europea». A dirsi favorevole a una tale soluzione è anche il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti: «L’Italia ha tutte le carte in regola per ospitare l’Agenzia europea del farmaco che ha ora sede a Londra». E a raccogliere subito la candidatura di Milano è stato proprio il governatore lombardo Roberto Maroni: «Sono pronto a destinare 50 dei 150 milioni già a bilancio sul’area Expo a un fondo per preparare l’arrivo dell’Ema». «Istituzioni e imprese del farmaco giustamente ci credono», ribadisce Massimo Scaccabarozzi. «Così come da tempo sosteniamo, è l’Italia la sede naturale dell’Agenzia regolatoria europea del farmaco». 14 | luglio 2016 |
Sul territorio
La presenza farmaceutica è concentrata principalmente in Lombardia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna, Veneto. Entrando nel dettaglio: Lombardia: prima Regione farmaceutica e biotech in Italia, con metà circa di addetti, produzione, ricerca e studi clinici rispetto al totale nazionale. Conta 28.000 occupati diretti, ai quali si aggiungono i 18.000 dell’indotto. Lazio: seconda Regione farmaceutica per numero di occupati e prima per export. Gli addetti sono 16.000, 6.000 quelli nell’indotto. Il settore esporta il 47 per cento del totale della Regione, risultato reso possibile dalla presenza di importanti aziende a capitale italiano e a capitale estero, attive nella produzione e nella ricerca. Toscana: terza Regione in Italia, con 7.000 addetti diretti e 4.000 nell’indotto. Si caratterizza per la specializzazione nei vaccini, negli emoderivati e nel biotech. Emilia Romagna: conta 3.600 addetti, con una presenza produttiva e di ricerca legata a importanti aziende italiane, sempre più internazionalizzate, e a grandi imprese a capitale estero. A Parma la farmaceutica è il terzo settore per export. La Regione è sede di leader mondiali dell’indotto. Gli addetti, sempre nell’indotto, sono 7.000. Veneto: conta circa 3.000 occupati. Agli addetti diretti nel settore se ne aggiungono 7.000 nell’indotto. Tra le Regioni del Nord si segnalano Piemonte e Liguria, con 2.000 addetti diretti e 7.000 nell’indotto. Insediamenti significativi si trovano anche in Abruzzo, Marche, Sicilia, Puglia e Campania. Regioni in cui la farmaceutica detiene ruoli di leadership tra i settori industriali.
NUTRIZIONE | occhiello
15 | luglio 2016 |
INTERVISTA
La farmacia di ATTILIA BURKE
social
E
doardo Schenardi è il titolare della farmacia “digital” per eccellenza in Italia, la “Farmacia Serra” di Genova. Negli ultimi 20 anni lui e l’inseparabile moglie Maddalena dedicano una crescente attenzione al mondo del web e dei social network e, gradualmente, portano l’attività di famiglia su un altro piano, quello dell’on line. L’approccio 2.0 con cui gli Schenardi coordinano la comunicazione nel presidio, nel giro di poco tempo, li porta a vincere numerosi premi per l’innovativa gestione della piccola-medio impresa. Con il loro lavoro interamente home made e a budget zero la famiglia digital spiega a Punto Effe alcuni suggerimenti per chi si affaccia per la prima volta a questo mondo, quello del futuro, dove perfettamente si collocano anche i loro giovanissimi quattro figli.
Come vi siete avvicinati al mondo del web? Tutto comincia quasi 20 anni fa quando, con la nascita del primo bambino, io e mia moglie abbiamo iniziato a utilizzare la rete per cercare prodotti originali che risolvessero quei bisogni
La gente su internet vuole risposte immediate, quindi, prima di andare on line, cercate di darvi una policy in modo da rispondere alle e-mail o sui social entro un tempo massimo di 2, 3 o 5 ore 16 | luglio 2016 |
INTERVISTA
Edoardo e Maddalena Schenardi ci raccontano la loro straordinaria comunicazione digital, che coinvolge tutta la famiglia dei genitori che non sempre vengono soddisfatti dai gadget comuni, in modo da proporli in farmacia, ovviamente solo dopo averli testati di persona. Ad esempio, una culla che si può appendere in qualsiasi area della casa e non, particolarmente utile per chi viaggia. Spesso ci capitava che i pazienti, varcando la soglia della farmacia, commentassero: «Se avessi saputo che esisteva questo prodotto l’avrei usato, avrebbe migliorato la mia quotidianità». Nasce così il sito internet per dare la possibilità a chi era geograficamente lontano da noi di poter usufruire della nostra esperienza, allargando di conseguenza il bacino dei possibili clienti. Il passo successivo è stato quello di spiegare come si utilizzavano alcuni di questi prodotti, caricando veri e propri video tutorial girati da me e mia moglie su youtube. Abbiamo aperto un blog che curiamo nei ritagli di tempo e che ora è stabilmente nei primi 30 blog di salute in Italia. Sette anni fa siamo partiti con twitter, che ci ha dato una notevole visibilità, e così via. Il consiglio da dare al collega che si affaccia per la prima volta nel mondo dei social? Non aprite profili a raffica per poi abbandonarli e non seguirli. Affinché un social funzioni va presidiato. La gente cerca informazioni su internet perché vuole delle risposte immediate, quindi, prima di andare on line cercate di dar-
vi una policy in modo da rispondere alle e-mail o sui social entro un tempo massimo prestabilito di 2, 3 o 5 ore. Offrire un servizio di questo tipo può comportare di rispondere anche al sabato e alla domenica perché poi i tempi del web sono anche quelli. Lo scopo è migliorare il rapporto con i clienti. Quale social scegliere? In realtà la scelta della piattaforma è una questione molto personale: il social che uso mi deve piacere, quindi la cosa ideale è provare ad aprire dei profili personali, vedere con quali ho più dimestichezza e affinità, se mi diverto a usarli o meno, e iniziare con quello a me più congeniale. In realtà è basilare anche capire l’utilizzo che voglio fare di una determinata piattaforma: l’ideale è usare i social in maniera totalmente differente l’uno dall’altro. Ad esempio, twitter per noi nasce con l’idea di sfruttarlo per mandare uno scatto dei foglietti illustrativi dei medicinali a chi ne avesse bisogno - a volte capita di perderli - poi, con il tempo l’utilizzo si è evoluto e le conversazioni che iniziano lì spesso passano su altri piani: e-mail, telefono o skype. Su instagram, e solo lì, abbiamo deciso per Natale di segnalare con l’hashtag un’idea regalo al giorno a partire dall’8 dicembre. Prima di tutto questo è necessario però avere un’idea ben chiara dell’ “identità” della propria farmacia ed essere molto com17 | luglio 2016 |
petenti nel settore/nei settori con i quali la identifico. Per esempio, se la farmacia si presenta al pubblico come un esercizio che suggerisce l’alternativa naturale sarà necessario avere competenze adeguate in quel settore. Quali sono i social che usate di più? Twitter è quello dove abbiamo più seguito ed è quello che è cresciuto di più, forse per il discorso delle “risate in farmacia”, una parentesi comica dove vengono raccontate tutte le assurdità che capitano ai farmacisti durante il lavoro: alcune sono state riprese anche in radio e chissà, magari scriveremo un libro, per ora ci hanno portato in teatro a gennaio. Facebook è quello su cui ci sono più persone, youtube è quello che abbiamo iniziato a usare per primo con un fine di utilità per il cliente, il blog è quello che ha fatto sì che tutto ciò che scriviamo e raccontiamo fosse ancora leggibile anche dopo 3 o 4 anni. Telegram e snapchat li stiamo studiando, ma quest’ultimo nasce per adolescenti, è veramente è molto labile perché i contenuti spariscono poco dopo che vengono inseriti, se voglio dare un’informazione non ha senso che vada perduta. Instagram ha il vantaggio di essere molto trasversale quindi si può prestare a un tipo di comunicazione molto diversa, Tumbler che è una piattaforma molto diffusa in Usa, è diventato una lavagna su cui appendiamo tutto.
INTERVISTA
E uno di questi social lo avete sfruttato anche per fare beneficienza... Sempre con questo concetto abbiamo deciso di iniziare a usare Foursquare, una piattaforma basata sulla geolocalizzazione disponibile tramite web e applicazioni per dispositivi mobili. Abbiamo creato uno “Special”, che invita a segnalare quando si viene in farmacia condividendolo con gli amici, per ogni segnalazione abbiamo deciso di fare una donazione a un Istituto genovese che si occupa di infanzia abbandonata. Vantaggi e ritorno economico? Se uno si aspetta di poter quantificare un ritorno è difficile. È tutto estremamente liquido. È chiaro che questo tipo di lavoro, se fatto bene, è un’ottima cassa di risonanza: se io dovessi pagarmi l’attenzione mediatica che stiamo avendo per le nostre iniziative non potrei permettermelo. La speranza è fidelizzare i clienti o futuri clienti, il social è un’amplificatore, un’arma a doppio taglio: se facciamo bene il nostro lavoro sono un’ottima vetrina ma se sbagliamo ci si ritorce contro, quindi non bisogna prendere la cosa sotto-
gamba. Le iniziative alle quali ci ha permesso di accedere la nostra attività social sono tante: partecipare alla Social media week, andare a far lezione alla Facoltà di Pavia a 200 studenti come rappresentanti della piccola-medio impresa, essere invitati allo Iulm per “Piccoli budget grandi idee”; avere un club che ci segue con l’hashtag #I<3FarmaciaSerra; essere monitorati da blogmeter: in Italia nel 2014 siamo arrivati quinti come velocità dei tempi di risposta e soprattutto abbiamo scoperto che abbiamo risposto a oltre 800 interazioni su twitter e non ce ne siamo neanche accorti. Lo scorso anno abbiamo vinto il premio Google come eccellenza in digitale della Liguria. Siamo stati citati da tanti giornali, insomma, tante soddisfazioni. Come fate a trovare il tempo per andare su internet? Questa è una delle domande che ci fanno più spesso, e la risposta è: esattamente come lo troviamo per rispondere al telefono. I social non devono diventare un’ansia, ma entrare nella quotidianità. Noi non abbiamo il tempo per andare su internet ma viviamo connessi: per noi gestire un tweet, un’e-mail o un messaggio su fb è esattamente identico che gestire una telefonata, con la differenza che il contatto attraverso i social lo stabilisco io nei tempi morti, mentre rispondere a una telefonata può comportare l’interruzione di una consulenza in corso. Abbiamo persone di 70 anni che ci mandano i messaggi via Fb per inviarci gli ordini, non è detto quindi che questi mezzi vengano utilizzati solo da giovani e giovanissimi. 18 | luglio 2016 |
Si parla da anni di farmacia dei servizi, che ruolo può avere internet in questo senso? I nostri presidi e il web si sposano perfettamente nell’ottica della farmacia dei servizi. Faccio alcuni esempi pratici: circa quattro anni fa abbiamo aperto il nostro Wifi in modo che fosse accessibile ai clienti (e non solo) dentro e fuori dalla farmacia con un raggio di cop ertura di 400 metri esternamente ai locali. Come segretario di Federfarma Genova e responsabile della comunicazione ho proposto l’iniziativa ai miei colleghi e oggi quasi un terzo delle farmacie genovesi, circa 80 su 300, ha aderito. Secondo gli ultimi dati circa 10 mila persone ogni giorno si connette tramite le farmacie. In questo modo abbiamo portato internet in paesini che non avevano copertura e questa logica ci ha portato a essere identificati da Arpal come il frontend per le informazioni sul meteo e l’ambiente in generale. Quando c’è un’emergenza in corso Arpal invia la comunicazione a Federfarma, la quale avvisa i farmacisti che, a loro volta, girano le informazioni al pubblico: un servizio fondamentale non solo quando saltano le linee telefoniche come è successo durante l’alluvione del 2013, ma anche, in generale, per permettere alle notizie di arrivare al destinatario finale, dall’alga killer alla chiusura eccezionale delle scuole. Credo sia la prima volta in Italia che c’è una connessione così stretta privato-pubblico con un discorso di tutela dell’ambiente, del territorio. Federfarma Genova ha anche un accordo con l’Istituto G. Gaslini da 7 anni, in modo che quando si verificano episodi di emergenza come per esempio i casi di meningite, la comunicazione sia uniforme su tut-
to il territorio, non lasciando spazio a libere interpretazioni, in modo da evitare anche accessi scorretti al Pronto soccorso. Avete mai pensato a un compenso per il servizio offerto? L’obiettivo di questa politica per Federfarma Genova è mantenere centrale il ruolo della farmacia sul territorio, far capire che noi ci siamo e ci siamo come fonte corretta di informazioni, se poi in un futuro questo diventerà un servizio strutturato e retribuito ben venga, è chiaro che sono tutti pezzi di assistenza al territorio, ma il progetto non nasce comunque con quello scopo. Abbiamo fatto gli angoli allattamento nelle farmacie della città con più bassa natalità a livello mondiale, e questo ci ha anche permesso di spiegare ai giornalisti che con i latti non abbiamo guadagni elevatissimi come spesso molti pensano, ma fa tutto parte di una strategia territoriale. Vendete anche farmaci da banco on line? Abbiamo depositato la richiesta. Su questo fronte la Regione Liguria è stata una delle ultime ad adeguarsi, in ogni caso non è una strategia sulla quale punteremo. Sarà un servizio in più.
ATTUALITÀ
Le sfide della salute di GIUSEPPE TANDOI
Un convegno, a Roma, organizzato da Edra, sull’innovazione sostenibile, tema al centro del libro di Luca Pani, direttore generale di Aifa
L’
espressione “innovazione sostenibile” potrebbe sembrare, a prima vista, un ossimoro, in tempi di budget sanitari non più illimitati a fronte di richieste di assistenza in costante aumento. Ma non è così. Tutto sta nell’attuare strategie d’azione in linea con il vorticoso progresso tecnologico che sta facendo della farmacologia una disciplina completamente nuova.. Se ne è parlato al convegno, tenutosi all’Ara Pacis, che ha preso spunto dal volume, edito da Edra, L’innovazione sostenibile: il farmaco e le sfide per il futuro del nostro Sistema Sanitario Nazionale, a firma del del direttore generale dell’Aifa Luca Pani. Libro ed evento, organizzato anch’esso da Edra, rientrano in un percorso culturale per il quale l’innovazione sostenibile diviene concetto strategico per rileggere il sistema salute: da centro di costo a generatore di valore sociale, scientifico ed economico e, quindi, motore dello sviluppo economico del Paese.
Scenari
Tirando le fila del lungo (e appassionato) intervento del ministro della Salute Beatrice Lorenzin si ricava che quella verso il sistema sanitario del futuro è una lunga marcia attraversata da ostacoli di vari grado e natura. Una battaglia culturale ma anche economica, nazionale e comunitaria. Il ministro ri-
tiene di avere soltanto tracciato la via, a chi verrà dopo di lei il compito di percorrerla tutta, passo dopo passo: «Stiamo applicando modelli vecchi a una sanità completamente nuova. Oggi innovazione significa, tra le altre cose, utilizzare farmaci di nuova generazione che consentono al Servizio sanitario di limitare, per esempio, le spese destinate alle malattie epatiche gravi, che si parli di trapianto di fegato oppure di cure per il paziente cronico». Ma la vera domanda è una: come tenere in equilibrio il sistema? Lorenzin si domanda se sia necessaria una deroga al Fiscal Compact - il trattato Ue che costringe i Paesi membri all’austerità in materia di bilancio - che possa rendere più facili i nuovi investimenti. Argomento delicatissimo e (così, su due piedi) di difficile attuazione. Parla di maggiore attenzione all’Health technology assessment (Hta), di riforma dei Drg, di una nuova governance. Opzioni 20 | luglio 2016 |
da sviluppare, appunto, in chiave europea. Tornando invece entro i patrii confini, Lorenzin ricorda che nonostante sette anni di crisi il sistema ha tenuto, che la decisione di puntare sui Centri unici di acquisto sta dando i suoi frutti in termini di risparmio per le Regioni, che va fatto il possibile per evitare sperequazioni nell’accesso ai farmaci. Anche così si contribuisce a preservare i principi universalistici cui si ispira il Servizio sanitario nazionale. Per la verità, negli anni, qualche scossone l’universalismo l’ha subito. Nelle prime pagine di questo numero di Punto Effe trovate il report dell’assemblea di Farmindustria, densa di numeri che attestano la buona salute del settore. Per non tornare sugli stessi temi, ci limitiamo qui a riferire che il presidente dell’associazione Massimo Scaccabarozzi, intervenuto all’incontro romano, mette in dubbio l’uniformità di un sistema nel quale in alcune Regioni un
ATTUALITÀ
farmaco è disponibile a sessanta giorni dall’approvazione Aifa mentre in altre la stessa cosa avviene a 600 giorni. «Senza crescita non c’è sostenibilità», afferma, ma l’industria del farmaco, che continua a crescere, non riceve dalle istituzioni particolari riconoscimenti («che fine fa il miliardo di euro del payback?»).
Discussioni
«Le nuove frontiere sono microbioma e Big Data» sintetizza Luca Pani. E non è una provocazione: «Sono in arrivo immunoterapie in ambiti diversi, terapie a base di endotossime batteriche e sensori collegati a sistemi di delivery. Da questo punto di vista siamo una specie mista, per il 90 per cento batterica e per il 10 per cento umana. Siamo di fronte a una rivoluzione copernicana che cambia lo stesso concetto di farmaco e di terapia e, dunque, del rapporto costi-benefici». Parole d’ordine: rivoluzione copernicana (Pani), rinascimento (Scaccabarozzi), rimandi a un passato illustre di grandi rivolgimenti spirituali, artistici, scientifici. La sanità è realtà più prosaica ma rappresenta oggi l’ambito dove, per eccellenza, si incrociano i più arditi progressi scientifici, la domanda di salute dei cittadini e il ruolo di intermediazione che svolge, entro limiti sempre più angusti, il
soggetto pubblico dispensatore di servizi. «L’obiettivo principale», prosegue Pani, «è tutelare il Ssn, gli operatori privati non sono in grado di sostenere il sistema sanitario, tanto più quando si parla di rimborsare i farmaci innovativi. In prospettiva, il rafforzamento dell’Ssn passa anche attraverso una nuova governance dell’Aifa, cosa cui stiamo lavorando con il presidente dell’Agenzia Mario Melazzini». «Pensare che le assicurazioni possano risolvere il problema della sostenibilità è pura illusione», gli fa eco Giuseppe Remuzzi, direttore del dipartimento di Medicina specialistica e dei trapianti degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Non tutta l’innovazione, in farmacologia, è davvero innovativa: questa la prima cosa da verificare. «E poi bisogna puntare sulla lotta agli sprechi. È un discorso etico: no all’abuso di esami diagnostici e razionalizzazione del sistema ospedaliero. Le piccole strutture, o quelle che non funzionano, vanno chiuse». Risparmi che possono essere destinati alla ricerca, da noi sempre un po’ in debito di ossigeno.
I cittadini
E i pazienti, che ruolo giocano in questo contesto? Non secondario, anzi. «Patient empowerment», sottolinea Paola 21 | luglio 2016 |
Kruger, a nome dell’European patients’ academy on therapeutic innovation (Eupati), «significa che anche i pazienti possono produrre innovazione. Dovrebbero essere più coinvolti nell’elaborazione dei clinical trial, nella stesura dei documenti di consenso informato. Più “educati” e formati riguardo la terapia cui sono sottoposti, in modo da migliorare l’aderenza, elemento da non trascurare ai fini del contenimento della spesa farmaceutica». Conclude Andrea Mandelli, senatore e presidente della Fofi: «Il Fondo degli innovativi, pure introdotto e sostenuto da noi, oggi di fronte ai cambiamenti in atto non basta più. Per questo diviene centrale il tema dell’aderenza alle terapie che ha il significato non di semplice distribuzione di farmaci, ma di capacità di essere vicini al paziente da tutti i punti di vista». Quella della pharmaceutical care, patrocinata da tempo dalla Federazione, è la strada maestra, il commercio on line di farmaci contraffatti la battaglia cui non bisogna sottrarsi.
CONVEGNI
di GIUSEPPE TANDOI
Un quadro
in evoluzione
P
rima di tutto i numeri: il mercato europeo degli integratori alimentari oggi vale 13 miliardi, dei quali 2,6 fanno capo all’Italia (dati New Line Ricerche di Mercato). Un’ascesa costante, quella del mercato nazionale, visto che negli ultimi dieci anni il tasso di crescita medio, a valori, è stato del dieci per cento. Il 90 per cento del fatturato passa dalla farmacia; per il canale di vendita è questo il secondo comparto per importanza dopo il farmaco soggetto a ricetta. Dati rivendicati con orgoglio da Marco Fiorani (nella foto), presidente di Federsalus, l’associazione che riunisce 160 imprese del settore, in apertura della convention milanese sugli “Integratori alimentari: una risorsa per il consumatore, un beneficio per il Sistema sanitario nazionale”.
Sinergie
«Il nostro sistema si appoggia su tre pilastri: consumatori, comunità scientifica e aziende, con una vocazione sempre più accentuata all’export», spiega Fiorani. «Stiamo lavorando soprattutto sulla qualità e sulla gamma dell’offerta ai cittadini. Quando si parla di integratori non si fa più riferimento ai
soli prodotti di largo consumo ma anche a quelli (e sono il 40 per cento del totale) che vengono incontro a esigenze di salute molto specifiche. Per esempio in ambiti come la sindrome metabolica, la neurologia, l’oftalmologia. Anche gli integratori contribuiscono alle politiche di prevenzione che comportano notevoli risparmi per il Servizio sanitario nazionale». Nel tempo le abitudini degli italiani si sono modificate. Le indagini di Gfk Eurisko attestano che otto su dieci fanno uso di tali prodotti, almeno una volta all’anno, e che negli ultimi vent’anni il consumo di multivitaminici e sali minerali è quadruplicato. «Nei nostri periodici sondaggi», sottolinea Isabella Cecchini, direttore del Dipartimento ricerche sulla salute dell’istituto, «constatiamo che medici di medicina generale e farmacisti restano i principali interlocutori del cittadino nell’approccio agli integratori. È pur vero che circa 11 milioni di italiani navigano in rete in cerca di informazioni sulla salute e, dato un po’ preoccupante, i siti più consultati sono quelli che danno meno garanzie di affidabilità. In molti casi, però, la ricerca on line precede il contatto diretto con un operatore sanitario qualificato». L’analisi di Cecchini è in realtà più ad ampio raggio: «Testando ogni tre mesi le attitudini al consumo degli italiani, abbiamo rilevato che l’area salute-be22 | luglio 2016 |
nessere è quella che ha risentito di meno della congiuntura negativa: anche in tempi di crisi la salute resta una priorità». Al di là dei trend di consumo, la questione scientifica resta in primo piano: valutare il grado di efficacia di tali prodotti e la tipologia di utilizzo. «Se proviamo a consultare PubMed», sottolinea Mario Eandi, farmacologo dell’Università di Torino, «verifichiamo che non sono più di 30.000 gli articoli pubblicati sugli integratori. Vi è dunque una scarsità di studi clinici controllati e in più sono numerosi i bias: campione insufficiente, follow up breve o insufficiente. Tanto per fare un esempio, le metanalisi sull’efficacia degli omega 3 nei casi di diabete di tipo 2 non sono del tutto soddisfacenti. Senza dimenticare che alla base ci devono essere le massime garanze sulla qualità delle materie prime. Infine, bisognerebbe attivare, a livello nazionale, un sistema di “nutraceuticovigilanza” analogo a quello esistente per i farmaci. Ancora molti, poi, gli approfondimenti da svolgere nel campo delle interazioni tra nutraceutici diversi e tra nutraceutici e farmaci». Molta la strada che resta da percorrere e in varie direzioni.
In tema di prevenzione
Sembra profilarsi, a livello di pubbica opinione, una maggiore sensibilità verso i temi della prevenzione, primaria e secondaria, come fonte, tra le altre co-
CONVEGNI
Il mercato italiano degli integratori è leader in Europa, oltre che fattore trainante per la farmacia. La convention di Federsalus a Milano
se, di risparmio per le casse del Servizio sanitario nazionale: stili di vita, corretta alimentazione, utilizzo di integratori non a propria discrezione ma seguendo le indicazioni di medici e farmacisti. Una sinergia, quella tra cittadini, farmacisti e medici, da consolidare. La farmacoeconomia, da questo punto di vista, offre da tempo valutazioni di cui è impossibile non tenere conto. «I nutraceutici però non contribuiscono soltanto al mantenimento della salute e del benessere della popolazione, ma anche alla sostenibilità economica del servizio sanitario», spiega Piergiorgio Colombo, docente all’Università di Pavia. «Si può quindi affermare che promuovere la prevenzione implica di conseguenza diminuire i costi socio-sanitari per cure e ricoveri». Ecco, qui sta il punto. Le cifre snocciolate da Colombo parlano chiaro: una spesa sanitaria che al 70 per cento è dovuta alla cronicità, 25 miliardi di spe-
sa privata dei cittadini (out of pocket) ogni anno, dei quali solo sei mediati dalla compagnie assicurative. E le istituzioni, centrali e regionali, che, alle prese con richieste crescenti di assistenza ma ridotte possibilità di spesa, optano per quelle che lo studioso considera «misure di breve respiro, come i tagli sui prezzi dei farmaci e il ricorso ai ticket». Promuovere la salute, non il farmaco, dovrebbe essere lo slogan per il futuro: tenere ben presente - suggerisce Colombo - quanto può giovare l’utilizzo a tempo debito dell’acido folico nella prevenzione della spina bifida, piuttosto che l’adozione di un’adeguata dieta ipoproteica, anche a base di integratori, nell’evitare a chi soffre di malattia renale cronica l’extrema ratio della dialisi. «Un integratore, se ben formulato, è utile e a prezzi competitivi» sentenzia Alberto Martina, del dipartimento di Scienze del farmaco dell’Università di 23 | luglio 2016 |
Pavia. «Il farmaco non è più l’unica risposta ai bisogni di salute. Medici di medicina generale e specialisti, dal canto loro, sono capaci di gestire tali prodotti e consigliarli al paziente». Qualche dubbio in più sul tema lo nutre Michele Carruba, farmacologo e nutrizionista di grande prestigio e lunga esperienza: «Come fanno i medici di medicina generale a consigliare gli integratori se non chiedono prima ai pazienti quali siano le loro abitudini alimentari? Curare i sani - fare cioè prevenzione - significa innanzitutto produrre trial che abbiano per oggetto i sani. Cosa che non possiamo chiedere all’industria e di cui si deve far carico l’istituzione pubblica, come hanno fatto, negli Stati Uniti, i National institutes of health, finanziando un trial, della durata di undici anni, sull’utilizzo dei multivitaminici». Sulle effettive potenzialità della ricerca pubblica manifestiamo qualche perplessità. Più plausibile l’auspicio, avanzato da Arrigo Cicero, presidente della Società italiana di nutraceutica (Sinut), che si intensifichino i rapporti tra sistema universitario e industria. Le sfide più prossime riguardano le permanenti incongruenze normative a livello comunitario - oltre alla necessità, già accennata, di incrementare il numero degli studi di efficacia sugli integratori - e l’attenzione da porre, oggi più che mai, in una fase espansiva del mercato, alla qualità della filiera produttiva.
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PROFESSIONE
di PAOLO ZANINI, farmacista
Uno studio scientifico In farmacia
A
lla fine è partito: chi l’avrebbe mai detto? Pareva una di quelle cose del tipo «Vediamo chi la spara più grossa». , quando abbiamo iniziato a parlarne. E subito siamo corsi avanti immaginando che la nostra farmacia sarebbe stata la prima “Farmacia di ricerca” in Italia, o quasi, e che magari saremmo riusciti a coinvolgere tutto il paese, e poi magari a pubblicare dei risultati… Perché la domanda iniziale in effetti non era male: «Sarà vero che un certo tipo di movimento fa bene per l’osteoporosi? Se ne parla da sempre, del fatto che bisognerebbe fare movimento, ma quale? Quella tecnica sottile e delicata, FeldenkrAis, l’avevo sperimentata su di me e mi aveva affascinato per quanto è “subdola”, cioè per il fatto che ti porta a cambiare il modo di muoverti senza fare sforzi, quasi senza accorgertene. Quindi se dal FeldenkrAis qualcuno ha tirato fuori quest’altra cosa che è proprio dedicata alla salute delle ossa (Bones for Life) è probabile che funzioni altrettanto bene: perché non vedere se è vero? D’altra parte come facciamo a proporre un altro modo di fare movimento alle persone che ne hanno bisogno in paese? Di persone cui gioverebbe ce ne sono tante, su 5.000 abitanti più di 1.000 hanno più di 65 anni, ma come stanarle? Ecco: facciamo un bello studio scientifico.
Quando ne ho parlato a Luna, l’insegnante di FeldenkrAis, mi ha detto subito che qualcuno aveva già fatto qualcosa del genere: in effetti hanno fatto uno studio interessante a Lucca, qualche anno fa, i dati di densitometria ossea facevano intuire che poteva fare bene, ma mi pareva un lavoro con qualche lacuna. In ogni caso avremmo dovuto inventarci qualcosa di un po’ diverso…. Assieme a Sergio, il collega che ci aiuta a pensare, abbiamo detto questo: «Se è vero che i farmaci non servono quasi a niente, se non per certe situazioni particolari (terapia di cortisone a lungo, menopausa precoce e poco altro), se non c’è correlazione tra fragilità ossea e fratture, allora bisogna fare in modo che la gente non cada». Gli anziani si rompono perché cadono: poi è meglio se sono robuste le ossa, ma solo dopo. E cadono perché non hanno più coordinamento ed equilibrio. Quindi, di nuovo, quella “ginnastica” particolare che avevo adocchiato poteva fare proprio al caso nostro. Avanti, allora.
La fase preparatoria
Così ci siamo messi a pensare a come fare lo studio. Sergio ha frugato in letteratura, abbiamo coinvolto una fisioterapista (Manuela) per mettere a fuoco i test motori, poi abbiamo trovato un giovane e bravo medico del paese (Alberto) che ha fatto la tesi di laurea 26 | luglio 2016 |
e di specialità sull’osteoporosi (fortuna), poi ho incontrato quasi per caso due neuropsicologhe (Sara & Sara) e abbiamo trovato da fare anche per loro, cioè i test cognitivi e della depressione, che sono fattori di rischio di caduta. Poi bisognava coinvolgere i medici di base per l’arruolamento dei pazienti, naturalmente, e ci siamo dotati anche di una collega che fa l’informatore (Silvia) e quindi con i medici sa come fare per tenerli attivi…Ciliegina sulla torta: racconto a un amico (Cesare) responsabile della divisione di matematica di un importante centro di ricerca (FBK, a Trento) e lui mi propone di fare dei test di movimento facendo indossare per 24 ore, prima e dopo la sperimentazione, degli accelerometri che loro usano già in una ricerca sul movimento nell’autismo. Ci siamo. Più di così…. Lo studio prende forma: 50 arruolati con età sopra i 65 (ci interessa far vedere che anche gli anziani possono migliorare il movimento, che il declino non è scontato), di cui 30 faranno 8 mesi di attività fisica Bones for Life e 20 serviranno da controllo, randomizzati, naturalmente. Prima e dopo facciamo i test: vediamo cosa verrà fuori, ma siamo tutti convinti che i risultati saranno interessanti. Prepariamo il protocollo di studio (ricalcando uno di quelli “veri” che sono passati dal comitato etico e mi hanno
PROFESSIONE
Il movimento fa bene per l’osteoporosi? Si cerca di dimostrarlo grazie alla bella idea di un titolare trentino dato i nostri amici ricercatori), le lettere per medici e pazienti, privacy, consenso informato… un bel lavorone. Certo bisogna cercare due soldi: il lavoro di chi tiene il corso e le giornate di chi fa i test bisogna pagarli. E le persone che sono reclutate non devono pagare: sia perché escluso dalle norme sulle sperimentazioni mediche, sia perché quelli che possono pagare sono di per sé meno a rischio (più attenti alla salute, grazie a un maggiore livello socioculturale), quindi lo studio sarebbe stato falsato rispetto alla popolazione generale e avrebbe trascurato proprio la fetta di popolazione che ne ha più bisogno. Unifarm ci mette le giornate di densitometria ossea (grazie), noi ci mettiamo pensiero, fotocopie e organizzazione, ma il resto? Chiedo a Chiara, che lavora in un ente che potrebbe essere interessato… e lei invece di dirmi di sì, mi convince a riunire a un tavolo tutti gli stakeholder che trovo in paese. Avanti ancora, quindi: presentiamo il progetto a tutti, dalla Casa di riposo alla Coop, dal Comune alle cooperative di assistenza, dal Circolo anziani ai volontari della parrocchia, dalla Cantina sociale alla Proloco, ecc. il tutto per i due paesi in cui lavoriamo. Alla riunione ci sono tutti, e c’è anche la numero due dell’Azienda sanitaria, accompagnata dal responsabile della medicina di base a dal primario di fi-
sioterapia: non solo ci benedicono, ma ci danno una mano nella discussione. Noi chiediamo due cose: soldi (a chi ne ha) e sostegno sociale. Se il progetto diventa dei paesi, delle comunità, è più facile che venga portato avanti senza abbandoni, che venga accolto bene anche dai medici di base, che abbia un futuro di consolidamento se si dimostra valido. Ci dicono di sì. Avanti, allora.
Il coinvolgimento dei medici
Prossima tappa con i medici di base: quelli li invitiamo a cena…è sempre meglio con i medici. Siamo tutti noi con otto medici, quindi ce li lavoriamo uno per uno: qualcuno è entusiasta di default, altri fanno critiche appropriate, c’è chi mangia e beve con piacere. Consegniamo loro i moduli per inviarci i pazienti, l’attestazione dei criteri di inclusione e dell’assenza di quelli di esclusione, e soprattutto cerchiamo di dimostrare che non devono aumentare il loro lavoro: uno sguardo a persone che conoscono bene, due crocette e una firma, e poi che vengano in farmacia, spieghiamo tutto noi. Grazie a loro possiamo avere un campione significativo. Una parte di loro accetta anche di provare una sessione di Bones for Life: un concentrato del percorso che però è suggestivo, si capisce bene quello che succede, ce li siamo tirati a bordo…. 27 | luglio 2016 |
Ora siamo in pieno reclutamento, ogni giorno ci arriva qualcuno con la letterina dei medici. Qualcuno ci ha già mandato dieci pazienti, qualcun altro nessuno, ma sguinzagliamo l’informatrice medica e con qualche telefonata amichevole alla fine tutti collaborano. Questa volta ce la facciamo.
Pronti, via
Un riscontro interessante, infine, un riconoscimento concreto nel nostro lavoro: le associazioni del paese e i donatori rispondono in modo sorprendente. I Comuni sono disponibili, una Proloco ci dà dei soldi, una Onlus ci fa da sponda per ricevere i finanziamenti pubblici e gestire i conti, una festa paesana si trasforma in un’occasione per fare pubblicità allo studio (consenso sociale) e per raccogliere donazioni. Mi sa che ce la facciamo anche a coprire i costi (circa 7.000 euro). Alla fine è partito, quindi: abbiamo i pazienti, a settembre li misuriamo e randomizziamo, otto mesi di Bones for Life e poi vediamo. Prossimo resoconto nell’estate del 2017, con tutti i dati. Nel frattempo facciamo cultura, che è una cosa che ci diverte: serate, articoli, conversazioni in farmacia. Credo che ci sia una briciola di cambiamento anche nell’atteggiamento dei medici: questo potrebbe essere il successo più importante. Non solo farmaci. Avanti, quindi.
SOCIAL
di FRANCESCO FABIETTI (SocialGraph srl)
Un passo in più
D
opo aver esaminato la costruzione di un’identità pubblica su Facebook e come dar vita a una strategia di comunicazione, iniziamo a perlustrare il funzionamento delle campagne sponsorizzate a pagamento. Prima di procedere, ricordiamo come funziona il meccanismo di diffusione dei contenuti sulla rete del social network e quali sono le differenze principali tra la pubblicazione di un post sponsorizzato e quella di uno gratuito.
Distribuzione
Una volta creata una pagina fan i vostri contenuti saranno visibili a tutti gli utenti che hanno deciso di mettervi like. Come per il rapporto che intercorre tra profili privati “amico di” dove la vostra timeline si popola di tutti i contenuti che i vostri contatti pubblicano, così nel rapporto “fan di” sarà la scelta dell’utente e il rapporto uno-a-uno che si verrà a creare con la vostra pagina a determinare chi vedrà i vostri contenuti
nella propria timeline. Ma Facebook non mostra ciascun post di tutti i nostri contatti nella nostra bacheca. Facciamo l’ipotesi di aver messo “mi piace” a cento pagine diverse nel corso del tempo (locali, musicisti, brand, prodotti eccetera), non vedremo mai tutta la loro produzione quotidiana tra le nostre notifiche o ne saremmo sopraffatti. Facebook usa un algoritmo chiamato SocialGraph per determinare il grado di interesse di un dato contenuto per uno specifico utente; sulla base di questi calcoli e partendo dal presupposto che solo i contenuti di 250 fonti sono considerati gestibili, il social network filtra per noi, tra la produzione di tutti i nostri amici o delle pagine di cui siamo fan, i contenuti più adatti per approdare nella nostra bacheca. Detto questo la situazione che si delinea per chi gestisce una pagina è la seguente: pur riuscendo a incrementare il numero dei fan e avendo una base utenti interessata ai nostri contenuti, solo una parte di questi vedrà realmente quanto 28 | luglio 2016 |
scriviamo sulla base di quattro parametri (più uno) che sono i pilastri base su cui si regge l’algoritmo: freschezza dei post (quanto sono aggiornati e ogni quanto tempo); contenuto (l’argomento trattato e se questo rientra negli interessi espliciti del lettore); interesse manifesto (like o commenti del lettore a nostri contenuti nel corso del tempo); attività della cerchia sociale (cosa fanno o cosa leggono gli amici del lettore). In più: il numero di pagine seguite e il numero degli amici del lettore (più facile attrarre l’interesse di chi ne ha pochi piuttosto di chi ne ha moltissimi).
Portata organica
Considerando che le attività di ogni utente in Facebook si ripercuotono con le stesse regole sulle bacheche dei suoi contatti (un commento a un nostro post fatto dall’utente uno verrà visto da tutti i suoi amici) il loro numero assoluto de-
SOCIAL
Il pubblico realmente raggiunto dipenderà dal nostro budget di campagna e da come questa viene impostata
Come produrre contenuti sponsorizzati su una pagina fan di Facebook
in dettaglio. L’aspetto più interessante è che il pubblico realmente raggiunto dipenderà dal nostro budget di campagna e da come questa viene impostata. Possiamo decidere se la visibilità acquistata sarà diretta al pubblico già acquisito o solo verso nuovi utenti e di questi possiamo determinare le caratteristiche sociodemografiche (sesso, età, residenza eccetera) o di interesse (cosa leggono, a quali pagine hanno messo like, a cosa si dichiarano interessati), così da definire nel dettaglio il nostro “pubblico target”.
I banner
termina quanto sarà ampio il numero finale degli utenti che potrà accedere direttamente o indirettamente a quanto pubblichiamo. Si tratta del già discusso in precedenza concetto di “portata”. Il numero dei nostri fan (la nostra fan base) e la sua estensione (la rete sociale di ciascuno di loro) determina quindi la portata massima dei nostri contenuti che viene però di volta in volta ridimensionata dall’algoritmo di Facebook che definisce chi davvero potrà leggerci. Arriviamo al nocciolo della questione. Acquistando spazi pubblicitari (banner adv) sulla piattaforma o sponsorizzando singoli post (contenuti sponsorizzati) possiamo “manomettere” questo stru-
mento di gestione dei limiti e aumentare la portata dei nostri contenuti e la loro visibilità pubblica. Ci limitiamo per ora a definire quali sono le caratteristiche principali di entrambi gli oggetti promozionali e rimandiamo alla lettura dei prossimi numeri la loro disamina per procedere alla gestione delle nostre campagne sponsorizzate.
Post e sponsored post
Il post sponsorizzato non ha caratteristiche formali diverse da altre nostre pubblicazioni (come da immagine è collocato anche nella stessa posizione dei post tradizionali) anche se prevede dei limiti specifici che poi analizzeremo 29 | luglio 2016 |
Nell’immagine potete vedere un esempio di inserzione (banner). Gli obiettivi strategici con cui possiamo settare la campagna sono molteplici e abbiamo anche in questo caso un ampio set di opzioni per indicare il pubblico che vogliamo raggiungere. Vera differenza tra questa posizione e quella degli sponsored post è che non siamo vincolati dai contenuti che vogliamo pubblicare in pagina e che abbiamo dei formati diversi in base agli obiettivi comunicativi che ci siamo prefissati. Sui prossimi numeri di Punto Effe vedremo come scegliere i formati, le loro caratteristiche nel dettaglio, come settare la campagna e come utilizzare gli strumenti offerti da Facebook per gestirla e per valutarne i risultati e quindi come organizzare in piena autonomia la comunicazione pubblicitaria sulla piattaforma sociale.
GALENICA
a cura di SIFAP
La pasta
appetibile al Peg Composizione:
Peg 4000 g 8,00 Peg 400 g 70,00 Silice colloidale anidra g 2,00 Aroma in polvere g 20,00 La percentuale di Peg 4000 può essere aumentata per avere una consistenza maggiore, oppure viceversa diminuita. Di solito la quantità di Peg 4000 si diminuisce se la polvere che deve essere incorporata nella pasta è in percentuale elevata. La silice conferisce una buona mucoadesività alla pasta.
Valore aggiunto della preparazione
La pasta al Peg può essere resa appetibile in vari modi; si possono usare anche le crocchette preferite dall’animale opportunamente micronizzate, da sole o in aggiunta a un aromatizzante. Inoltre, la possibilità di cambiare la percentuale dei due Peg permette sempre di poter ottenere la giusta consistenza della pasta al variare del principio attivo e dell’aroma.
Possibili utilizzi
La pasta al Peg è un veicolo utilizzato prevalentemente per incorporare principi attivi che si degradano in presenza di acqua e che non siano particolarmente termolabili. In realtà questa pasta può essere utilizzata per incorporare qualsiasi tipo di principio attivo sia idro sia liposolubile.
Controindicazioni e avvertenze speciali
La pasta per uso orale possiede una tossicità trascurabile per tutti i più comuni animali. Il Peg può ridurre l’attività antibatterica di alcuni antibiotici come la bacitracina e alcune penicilline; può contenere inoltre impurezze, in particolare perossidi, che conferiscono una lieve proprietà ossidante.
Preparazione
Si fonde a bagnomaria alla temperatura di 50-60° C il Peg 4000 addizionato del Peg 400 (liquido) e della silice. Una volta ottenuta la miscela, essa viene fatta raffreddare sotto agitazione fino a temperatura ambiente, quindi si aggiunge l’aroma. Il principio attivo deve poi essere disperso nella pasta e il medicinale così allestito è dispensato in siringa pre-riempita. Per preparare il corretto volume di prodotto e con la giusta concentrazione di principio attivo è bene usare il metodo della doppia siringa: si disperde il principio attivo direttamente nel corpo di una siringa luer lock di opportune dimensioni all’interno della quale è stato versato un volume di pasta inferiore ai due terzi del volume totale della preparazione galenica; in una seconda siringa luer lock si introduce un volume di pasta sufficiente da portare al volume richiesto il contenuto della prima siringa; 30 | luglio 2016 |
si eliminano accuratamente le bolle d’aria da entrambe le siringhe e si collegano tramite collettore; si porta a volume la prima siringa con la sola pasta contenuta nella seconda e successivamente si elimina dalla seconda siringa la pasta in eccesso e si ricollega tramite collettore alla prima; la miscelazione avviene per laminazione, spostando la pasta da una siringa all’altra per venti volte circa, dopodiché una siringa e il collettore sono eliminati e la siringa pre-priempita rimasta è chiusa con un tappo a vite e così dispensata.
Controlli di qualità
Controllo visivo di omogeneità.
Modalità d’uso
La pasta viene applicata solitamente sul palato dell’animale (in genere gatto) o sul musetto. Essa può essere anche mescolata con l’usuale cibo dell’animale.
Data limite di utilizzo
Benché la pasta sia anidra, si consiglia non più di tre mesi, che si riducono a non più di uno, se aromatizzata con il cibo dell’animale.
Note
La pasta è un buon veicolo per la preparazione di principi attivi veterinari destinati alla cura di una forma
GALENICA
Formulazioni per uso veterinario
La pasta per uso orale possiede una tossicità trascurabile per tutti i più comuni animali
acuta dell’animale e quindi per un periodo limitato di giorni. In caso di malattia cronica è preferibile la capsula appetibile.
Etichetta
Conservare in luogo fresco e al riparo dalla luce e dal calore. Non utilizzare il preparato se si nota una variazione di consistenza o di colore. Riportare in etichetta la dicitura “Uso veterinario”.
Tipo di ricetta
Dipende dal principio attivo che deve essere incorporato nella pasta. La ricetta di una pasta per animali da compagnia contenente qualsiasi principio attivo è comunque non ripetibile, per cui deve essere trattenuta in originale. I formalismi obbligatori sono: nome, cognome e indirizzo del proprietario dell’animale, indicazione della specie animale e posologia.
Adempimenti del farmacista
Gli adempimenti successivi dipendono dalla natura e dal dosaggio del 31 | luglio 2016 |
principio attivo (per esempio appartenenza alla Tabella N. 3 - “Veleni” della FU XII edizione o all’elenco delle sostanze stupefacenti di cui alla Tabella dei medicinali DPR 309/90).
Fonti bibliografiche
Farmacopea Ufficiale della Repubblica Italiana, XII edizione, Roma, 2008. The Handbook of Pharmaceutical Excipients, VI edizione, Pharmaceutical Press, 2009. The International Journal of Pharmaceutical Compounding.
OMEOPATIA
di CARLO ZOIA, direttore della Farmacia Bortignon-Zoia di Peseggia (Ve)
Sos estate I medicinali per i disturbi causati dal sole
L’
estate invita a vivere maggiormente all’aria aperta e godere dei raggi solari che portano parecchi benefici: per esempio, migliorano il tono dell’umore, attenuano i dolori articolari e sono terapeutici per alcune
malattie della pelle come la psoriasi. Un’eccessiva esposizione al sole può, tuttavia, causare diversi disturbi. È opportuno, quindi, osservare alcune regole fondamentali quali esporsi nelle ore in cui le radiazioni solari non ci colpiscono verticalmente e perciò evi32 | luglio 2016 |
tare di farlo dalle 11 alle 15, utilizzare creme solari con indice di protezione adeguato e idratare la pelle con un buon doposole, ma anche bere almeno due litri di acqua al giorno e consumare più frutta e verdura. In base alla mia esperienza, ritengo
OMEOPATIA
Durante i quindici giorni precedenti l’esposizione suggerisco di assumere Histaminum 9 CH, 5 granuli mattino e sera
che i medicinali omeopatici possano essere di grande aiuto in estate, sia prima di esporsi al sole, sia in presenza di alcuni disturbi tipicamente estivi quali scottature, colpi di calore e forme di congiuntivite irritativa.
Scottature ed eritemi
Preparare la pelle all’esposizione solare è il primo passo per evitare “danni alla pelle”. In genere, durante i quindici giorni precedenti l’esposizione suggerisco di assumere Histaminum 9 CH, 5 granuli mattino e sera. L’omeopatia agisce efficacemente anche per eventuali scottature solari. Localmente suggerisco di applicare un unguento a base di calendula, dall’azione antinfiammatoria e cicatrizzante, e associare un medicinale omeopatico per via orale. In genere consiglio Belladonna 9 CH, 5 granuli ogni due ore, se la scottatura è caratterizzata da dolore pulsante aggravato dal minimo contatto. La cute è di color rosso acceso e irradia calore. Sarà da preferire Apis mellifica 30 CH, 5 granuli anche ogni venti minuti, in caso di eruzioni brucianti con edema, eritema e dolore che migliora con applicazioni fredde. Chantaris 9 CH, 5 granuli quattro volte al giorno, è indicato quando sono
presenti grosse vescicole contenenti liquido chiaro ed edema sottostante.
Colpi di sole
Si possono manifestare in seguito a un’eccessiva (diretta e prolungata) esposizione ai raggi solari. Le complicanze locali richiedono medicinali omeopatici diversi a seconda della sintomatologia. In genere suggerisco Aconitum napellus 30 CH, 5 granuli ogni 30 minuti, diradando la frequenza al miglioramento, se è presente febbre improvvisa e cute secca e il paziente ha sete intensa di bevande fredde. Belladonna 30 CH, alla stessa posologia, è indicato se il viso è arrossato, madido di sudore con febbre e cefalea congestiva e pulsativa, ipersensibilità sensoriale, sensazione di dolore allo sfioramento. Consiglio Apis mellifica 30 CH, 5 granuli anche ogni quindici minuti, in presenza di volto edematoso e arrossato, congesto; in genere il paziente non ha sete, ma ricerca il fresco.
Herpes labiale
Si tratta di un disturbo che in estate viene favorito dall’esposizione al sole e che si presenta in genere quando le difese immunitarie si abbassano. Ai primi sintomi, quando si avverte il 33 | luglio 2016 |
classico “pizzicore” suggerisco di assumere Chantaris 9 CH, 5 granuli ogni 2 ore. Se sono già presenti vescicole piene di liquido chiaro, pruriginose, il medicinale omeopatico da assumere è Rhus toxicodendron 30 CH, 5 granuli 5 volte al giorno. Sarà da preferire Mezereum 5 CH, 5 granuli cinque volte al giorno, in presenza di vescicole caratterizzate da liquido denso, giallastro, con prurito intenso.
Congiuntivite
Un disturbo oculare molto frequente in estate è quello della congiuntivite causata dall’esposizione ai raggi ultravioletti. In questi casi consiglio un collirio omeopatico contenente Euphasia officinalis e Chamomilla vulgaris, 2 gocce da applicare fino a 6 volte al giorno. Suggerisco, inoltre, di associare Euphrasia officinalis 9 CH, 5 granuli quattro volte al giorno, in presenza di epifora irritante; Aconitum napellus 9 CH, alla stessa posologia, è indicato se la congiuntivite è causata dal vento. Se è presente edema e gonfiore palpebrale, è utile Apis mellifica 30 CH, 5 granuli anche ogni venti minuti; Bel ladonna 9 CH, 5 granuli quattro volte al giorno, è utile in caso di forte arrossamento.
NUTRIZIONE
ECM33.it
Formazione per la Farmacia di domani CORSI FAD erogati dal 01/01/2016 al 31/12/2016 6
Crediti ECM x 6 ore formative
FARMACI BIOTECNOLOGICI E BIOSIMILARI nnn Per il 2020 otto dei 10 farmaci più venduti (come fatturato) nel mondo saranno biotecnologici. Inoltre, l’utilizzo dei farmaci biotecnologici crescerà anche in patologie legate alle cure primarie. L’approfondimento di una categoria di farmaci che è emersa sul mercato nell’ultimo ventennio e che sta crescendo costantemente.
13,5 Crediti ECM x 9 ore formative APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA, ADERENZA ALLA TERAPIA E GESTIONE DEI FARMACI nnn L’appropriatezza prescrittiva e aderenza alle terapie di condizioni patologiche croniche. Le terapie attuali diventano sempre più complesse e necessitano di un attento monitoraggio per il rischio di interazioni e per la possibile comparsa di eventi avversi, ma anche per assicurare l’aderenza del paziente alla terapia prescritta.
12
Crediti ECM x 8 ore formative
LA BRONCOPNEUMOPATIA CRONICA OSTRUTTIVA (BPCO): UN IMPORTANTE PROBLEMA DI SANITÀ PUBBLICA nnn Informazioni indipendenti e scientificamente rigorose sulla BPCO, sugli stili di vita per prevenirla e curarla, sui vantaggi ed effetti collaterali dei farmaci utilizzati per la sua terapia. I partecipanti acquisiranno la competenza di operare quali consulenti accreditati e formati per il pubblico delle persone con diabete e degli individui a rischio.
12
Crediti ECM x 8 ore formative
LA MALATTIA DI PARKINSON nnn Aggiornamento e nozioni di una patologia complessa ed invalidante. La conoscenza dei sintomi con danno “motorio” e “non motorio” che interessano il Sistema Nervoso Autonomo come ad esempio ipotensione, scialorrea, disturbi urinari oltre a depressione dell’umore. Le competenze per diventare un operatore sanitario più attivo.
Per informazioni:
34 | luglio 2016 |
www.ECM33.it
NUTRIZIONE
di RACHELE ASPESI, farmacista e dietista
Un fenomeno diffuso La malnutrizione clinica in ambito oncologico
L
a nutrizione clinica è una disciplina medica che valuta la correlazione tra modalità di alimentazione e salute del paziente con stato patologico acuto e cronico: prevenendo o curando la malnutrizione - per difetto o per eccesso che sia - ha l’obiettivo di evitare le alterazioni metaboliche tipiche dell’individuo malnutrito. All’interno di questa ampia disciplina, nell’ultimo decennio prende piede lo studio della malnutrizione per difetto, una vera e propria malattia nella malattia, uno stato che aggrava notevolmente la condizione del malato e delle cure assistenziali che ruotano attorno a lui.
Per difetto
Attualmente ci troviamo molto più spesso a informarci e a discutere di so-
vrappeso e obesità, piuttosto che di malnutrizione per difetto, ambito che crediamo essere molto lontano da noi e dalle nostre esperienze di paese tecnologico ed evoluto. In realtà, dai dati di uno studio del 2009, risulta che «la malnutrizione in Europa e nei Paesi occidentali non si vede per le strade, ma è un problema nascosto che riguarda gli ospedali, le residenze per anziani e i soggetti a domicilio con patologie croniche»: assume, infatti, un ruolo significativo in svariate patologie, tanto da influenzarne gli esiti clinici, in termini di guarigione, qualità della vita, effetti collaterali delle terapie e anche spese sanitarie correlate. Una recente survey che ha coinvolto tredici ospedali italiani di varie Regioni, ha registrato una prevalenza media di malnutrizione del 30,7 per cento 35 | luglio 2016 |
con valori più elevati in anziani e pazienti oncologici, dati molto simili a quelli rilevati in altri Paesi europei. Nonostante, come vedremo in questo articolo, crescano progressivamente le dimensioni del problema con le conseguenti implicazioni cliniche ed economiche, la malnutrizione è ancora oggi sottovalutata, poco riconosciuta e, soprattutto, non trattata, nonostante esistano supporti nutrizionali adatti a modulare la problematica. I soggetti ad ampio rischio di malnutrizione per difetto sono i pazienti oncologici, specialmente coloro che hanno subito interventi chirurgici, e tutti i pazienti con patologie acute o croniche gravi come malattie neurodegenerative, respiratorie, gastroenteriche, cardiache, epatiche e renali. I soggetti anziani, inoltre, spesso pluri-
NUTRIZIONE
patologici, sono un’ampia categoria a rischio, anche per fattori legati a invecchiamento e solitudine. Diversi studi dimostrano, inoltre, come la malnutrizione sia evidente anche durante la degenza in ospedale o in residenze di recup ero (cosiddetta malnutrizione iatrogena), in quanto non tutte le strutture sono pronte, con personale qualificato, a effettuare uno screening nutrizionale all’ingresso del paziente, a fornire vitto adeguato e assistenza durante i pasti. I pazienti malnutriti vanno incontro a molte più complicanze, maggior durata di degenza ospedaliera e più elevata mortalità, in quanto il rischio di infezioni in ospedale è tre volte più elevato nei soggetti malnutriti rispetto ai pazienti con introiti alimentari adeguati; la malnutrizione comporta, inoltre, ritardata guarigione delle ferite, aumentato rischio di ulcere da pressione, deficit funzionali con difficoltà di recupero e scarsa qualità della vita. Numerosi studi di farmacoeconomia hanno riportato un quadro che dimostra quanto le complicanze della malnutrizione aumentino i costi sanitari.
I pazienti
Tra i soggetti malnutriti spiccano, dagli ultimi dati, i pazienti curati a do-
micilio per malattie croniche gravi, tra cui neoplasie. Attualmente, si stima che circa il 20 per cento dei pazienti oncologici (quindi addirittura uno su cinque) muoia per le conseguenze della malnutrizione, più che per la patologia annessa. Grazie alle nuove terapie orali e alla degenza domiciliare, il paziente oncologico è più esposto al rischio di malnutrizione: un recente studio nei nostri ospedali e altre ricerche in corso (tra cui il progetto PreMIO, in fase di completamento) ha rivelato un rischio di malnutrizione del 38 per cento, con percentuali variabili a seconda del tumore e dello stadio della patologia e picchi nei soggetti con neoplasie della zona capocollo e tratto gastroenterico. Questo studio condotto nelle nostre migliori unità oncologiche su più di 1.500 pazienti affetti da tumori solidi, ha rivelato un calo ponderale significativo (>10 per cento) nel 38,3 per cento del campione analizzato, confermando, inoltre, la forte correlazione tra il calo ponderale e la proporzionale gravità dei sintomi riportati dal paziente. La malnutrizione del paziente in cura antineoplastica favorisce la comparsa di complicanze tra cui una peggiore qualità della vita per riduzione delle masse muscolari (sarcopenia), astenia grave e diminuzione delle attività quo36 | luglio 2016 |
tidiane. La scarsa attenzione verso l’adatto introito nutrizionale del malato oncologico, inoltre, induce una ridotta risposta alle terapie, con aumento della tossicità, inducendo l’impiego delle cure in dosi minori a quelle efficaci e con cicli più brevi (riduzione stimata di circa il 18 per cento). Nel soggetto oncologico, il monitoraggio e l’intervento nutrizionale dovrebbero essere assicurati fin dalla diagnosi di neoplasia, inserendo, in base alla condizione clinica del paziente, il consiglio dietetico e l’integrazion e c o n s p e c i f i c i s u p p l e m e nt i nutrizionali orali, con l’obiettivo di garantire uno stato nutrizionale ottimale e il miglioramento della qualità della vita, con riduzione degli effetti collaterali legati ai trattamenti chemioterapici. Radioterapia, chemioterapia e trattamenti farmacologici, infatti, possono indurre perdita di appetito, nausea e vomito, astenia e difficoltà nella deglutizione (tipica per neoplasie del cavo orale, del distretto testa-collo, dell’esofago o dello stomaco) con conseguente perdita di peso. Per affrontare queste problematiche, il farmacista è in grado di consigliare al proprio paziente supplementi nutrizionali creati ad hoc, come indicato anche dalle linee guida della società scientifica internazionale Espen.
NUTRIZIONE
37 | luglio 2016 |
NUTRIZIONE
figura
1
Percentuale di pazienti malnutriti con calo ponderale >10 per cento in base alla localizzazione della neoplasia 80 60 40 20 0
Cavità orale
esofago
32
67
stomaco pancreas 58
Intestino tenue
colon retto
polmone
altre vie aeree
altre localizzazioni
22
29
33
31
32
61
Fonte: Support Care Cancer 2011, Mariani et Al.
Opzioni
Le soluzioni nutrizionali in commercio appartengono alla categoria degli “alimenti dietetici destinati a fini speciali”, indirizzati a pazienti con esigenze nutrizionali specifiche. Nel caso di pazienti oncologici, si parla di Supplementi nutrizionali orali (Ons) nutrizionalmente completi, diseasespecific, creati per soddisfare i fabbisogni di nutrienti e calorie di pazienti ancora in grado di alimentarsi, ma con un introito di alimenti carente a causa di neoplasie o alterazioni metaboliche tipiche della patologia o delle terapie in corso. I supplementi nutrizionali adatti al paziente oncologico devono possedere specifiche caratteristiche, tra cui: alta densità energetica, che favorisca l’assunzione calorica, stimata circa attorno alle 250 Kcal/125 ml di prodotto; elevata quota proteica per migliorare il bilancio azotato e il trofismo muscolare, circa 10 g/125 ml di prodotto; corretto apporto lipidico, ricco in Epa acido grasso polinsaturo a lunga
catena della serie omega-3 in grado di ridurre il catabolismo muscolare, la cascata di citochine pro-infiammatorie e l’apporto nutrizionale degli acidi grassi della serie omega-6 ad azione pro-infiammatoria; formulazione concentrata in volumi ridotti (tra i 125 e 150 ml) per migliorare la compliance del paziente; buona palatabilità, fondamentale in pazienti in cura chemioterapica che possono avere alterazioni del gusto (disgeusia). La malnutrizione può essere di ostacolo nel caso del paziente oncologico, anche qualora si prepari per essere sottoposto a intervento chirurgico. Nel caso di trattamenti preoperatori di interventi di importante chirurgia (addominale, cardiochirurgica) o postoperatori in pazienti malnutriti in seguito a terapie oncologiche, sono disponibili supplementi simili a quelli sopra descritti, studiati appositamente come sostegno immunostimolante efficace per ridurre l’incidenza di complicanze infettive e post-operatorie, abbreviando di conseguenza il tempo di degenza dei pazienti. Que38 | luglio 2016 |
ste finalità possono essere raggiunte con l’utilizzo di un pool di sostanzechiave con azione immunostimolante di dimostrata efficacia clinica: arginina, amminoacido indispensabile per la crescita dei linfociti T e per la cicatrizzazione delle ferite; pool di acidi grassi della serie omega-3, fondamentali per contenere i processi infiammatori indotti da citochine e acidi grassi della serie omega-6; pool di nucleotidi, indispensabili a livello cellulare in casi di rapido turnover e per l’adeguata proliferazione di linfociti T.
Il farmacista
I risultati degli ultimi studi clinici dimostrano che pazienti trattati con immunonutrizione presentano significativi benefici, tra cui la riduzione di circa la metà del rischio di complicanze infettive e il calo del periodo di degenza approssimativamente di tre giorni. Il farmacista ha gli strumenti di conoscenza per valutare i casi di malnutrizione, specialmente nei pazienti in trattamento antineoplastico e può avere la disponibilità in commercio di prodotti commerciali studiati ad hoc per prevenire o controllare gli effetti collaterali da malnutrizione indotti dalla patologia stessa o dalle terapie in corso. Il paziente può trovare in farmacia un punto di riferimento e di supporto nutrizionale, che lavori in sinergia con i trattamenti medici a cui è sottoposto. * Dati ricavati con la collaborazione di Nestlè Health Science e Sinpe (Società italiana nutrizione artificiale e metabolismo).
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39 | luglio 2016 |
COSMESI
E-commerce di MARIASANDRA AICARDI, farmacista
beauty
L’
e-commerce sta conquistando il pubblico italiano. Sono sempre di più i consumatori che si orientano sul web per i loro acquisti. Secondo le ultime rivelazioni dell’Osservatorio eCommerce B2c Netcomm-Politecnico di Milano, nel 2015 il valore degli acquisti on line ha raggiunto i 16,6 miliardi di euro, con un + 16 per cento per cento sull’anno precedente e rappresenta il 4 per cento delle vendite retail. Anche nel beauty l’e-commerce si sta rivelando uno strumento efficiente, in quanto il cosmetico si presta più di altri prodotti a essere “raccontato” attraverso immagini e video tutorial. Questi mezzi audiovisivi rappresentano un valido aiuto per il cliente, che riesce a orientarsi meglio nella scelta anche nell’ambito di un’offerta molto ampia di prodotti. Inoltre, la proattività del mondo dei social permette un confronto tra i consumatori, generando utili feedback per tutti, aziende comprese.
I numeri
I numeri del canale parlano chiaro: nel 2015 le vendite on line di prodotti di bellezza, profumi e make-up effettuate da operatori italiani a clienti italiani e stranieri hanno raggiunto i 180 milioni di euro, mentre gli acquisti degli italiani, in patria e all’estero, hanno raggiunto i 190 milioni. Oggi nel mondo 4 miliardi di persone navigano nel web, e
sono tutti potenziali clienti. Non ci sono frontiere, la direzione è planetaria, nella sola Europa su 500 milioni di utenti web 231 comprano on line. In Italia i connessi alla rete sono 29 milioni e 18 quelli che acquistano on line; di questi, 17 milioni comprano prodotti fisici. Sono 4,7 milioni (cifra che comprende anche i 2,7 milioni di acquirenti sporadici) quelli che ordinano cosmetici, ovviamente sono perlopiù le donne (65 per cento), di età compresa tra i 22 e i 44 anni. I clienti abituali, 2 milioni, vivono nei centri abitati. E nei piccoli centri, dove la scelta è scarsa, i clienti di e-commerce superano quelli che comprano nei negozi tradizionali. In quanto ai trend, il ritmo dei consumi dei cosmetici on line è in crescita a doppia cifra: +19 per cento in un anno. Ogni acquirente parte dalla ricerca («Dove compro?»). Quella sul web (89 per cento) supera nettamente la navigazione attraverso le app, ma il primato degli accessi è dai mobile device. Primato giustificato dal numero esorbitante di smartphone in circolazione, che pone gli italiani ai vertici mondiali per possesso di telefonini (più di 2 pro-capite). I motivi di tanto successo tra la popolazione nostrana? Primo tra tutti la 40 | luglio 2016 |
possibilità di poter navigare in rete in mobilità. Secondo i dati contenuti nella Total digital audience di Audiweb del mese di agosto 2015, la navigazione da device mobili interessa circa 20,5 milioni di utenti, il 46,5 per cento degli italiani (39,4 per cento nel giorno medio) tra i 18 e i 74 anni. Sempre secondo Audiweb, il 74,6 per cento del tempo totale speso on line è ormai generato dalla fruizione di internet da mobile. Le app per smartphone hanno contribuito ad amplificare il fenomeno della “multicanalità” degli acquisti, stando alle più recenti stime diffuse da Netcomm, poiché concorrono con ben 1,7 miliardi di euro, circa il 10 per cento del totale e-commerce, con un trend del +64 per cento nel confronto tra l’anno 2015 e l’anno 2014. Di particolare interesse, invece, sono le abitudini di acquisto degli utenti di smartphone rilevate dalla ricerca di comScore del luglio scorso: gli utenti che possiedono un iPhone sarebbero più propensi all’acquisto di beni per la persona, abbiglia-
COSMESI
Gli italiani comprano più facilmente i cosmetici se leggono notizie precise sulle soluzioni ai loro problemi o sui prodotti, quando a scriverle sono gli esperti, dermatologi in testa
Il ritmo dei consumi dei cosmetici on line è in crescita a doppia cifra mento, biglietti aerei e offerte giornaliere, mentre gli utenti Android sarebbero più inclini ad acquistare prodotti di elettronica, o per la casa, e giochi per bambini. Gli utenti Windows Phone, invece, mostrano maggior propensione all’acquisto di libri o prodotti per la cura e l’igiene personale. Sempre secondo la ricerca, gli under 35 preferirebbero l’utilizzo di eBay (14,2 per cento) rispetto ad Amazon (13,8 per cento), mentre per gli over 35 Amazon (9,8 per cento) rimarrebbe la prima scelta rispetto a eBay (9,6 per cento). Se nelle vendite on line tradizionali vediamo già chi sta vincendo, nel settore della cosmetica i giochi non sono ancora fatti: chi emergerà fatturerà moltissimo e non dovrà spendere soldi per acquisire nuovi clienti. Anche se, tra il 2013 e il 2015 il valore del mercato italiano del mobile advertising è più che raddoppiato, passando da 204 a 462 milioni di euro e, proprio grazie a questi trend di crescita, il mobile advertising è arrivato oggi a rappresentare un quinto (21 per cento) del totale della pubblicità on line e il 6,4 per cento di tutti gli investimenti pubblicitari. In realtà a monte di un acquisto on line ci sono il passaparola degli amici, le opinioni degli altri consumatori, le informazioni ottenute dal web e dai beauty blog, ma non le scelte delle celebrity, né la pubblicità. Per l’utente i driver sono la convenienza, la disponi-
bilità, la scelta e la consegna gratis, ma la chiarezza è l’elemento fondamentale per il successo. Gli italiani comprano più facilmente i cosmetici se leggono notizie precise sulle soluzioni ai loro problemi o sui prodotti, quando a scriverle sono gli esperti, i dermatologi in testa.
Informazione prima di tutto
L’informazione quindi viene prima di tutto: le ricerche e le recensioni sono così importanti da impegnare gli utenti per più di tre ore in media prima di fare un acquisto. Oggi ci si connette per andare sui social e per divertirsi, ma sempre di più anche per informarsi e maturare le decisioni di acquisto. La ricerca del Politecnico di Milano ha appurato, infatti, che nel 2015 nelle aziende del campione analizzato la quota del traffico sui siti web proveniente dai telefonini è stata mediamente del 30 per cento. Non solo, lo smartphone è utilizzato dal 77 per cento dei mobile surfer in almeno una delle fasi del proprio processo di acquisto. Il 60 per cento lo utilizza nella fase di pre-acquisto per decidere quale prodotto comprare e dove, il 40 per cento quando è già all’interno del punto di vendita e il 29 per cento dopo l’acquisto per richiedere assistenza, consultare i servizi sottoscritti o per attività legate alla gestione della carta fedeltà. La ricerca del Politecnico di Milano evi41 | luglio 2016 |
denzia anche una crescente attenzione per le promozioni. Tra chi usa lo smartphone prima di recarsi in negozio, la percentuale di coloro che hanno dichiarato di aver confrontato prezzi e promozioni o di aver sfogliato un volantino è passata dal 45 per cento di fine 2014 al 55 per cento dello stesso periodo del 2015. Il trend di crescita trova conferma anche tra i mobile surfer che si connettono quando sono già all’interno del punto di vendita. Visto il significativo aumento della quota di acquisti finalizzati via smartphone (le vendite on line provenienti da cellulare ormai valgono il 10 per cento del totale e-commerce italiano) sarebbe opportuno riprogettare i propri siti web per renderli responsive. Ma non solo: dovremmo integrare in un unico sistema tutti i dati sugli utenti in nostro possesso, oggi sparsi nelle diverse banche dati aziendali (Crm, social network, carte fedeltà eccetera). Oltre all’aumento di traffico, a spingere in questa direzione strategica è anche la scelta di Google di favorire, attraverso il motore di ricerca, i siti mobile-friendly. Tornando alle vendite on line di cosmetici, attualmente i prodotti più gettonati sono i profumi, mentre quelli meno richiesti sono i prodotti per l’igiene della persona. L’aspirazione è quella di incrementare la vendita di dentifrici, collutori, creme corpo e prodotti per la cura dei capelli.
LEGALE
a cura dello studio dell’avvocato BRUNO RICCARDO NICOLOSO Firenze-Roma (b.r.nicoloso@tin.it)
Par condicio Il fallimento del farmacista tra il diritto privato e il diritto pubblico
L
a bolla che ha colpito le aziende organizzate in forma d’impresa per l’esercizio delle farmacie private, quale conseguenza dal coacervo economico-normativo che ha inciso in termini di concorrenza e di mercato sul sistema farmacia pianificato sul territorio, in danno allo stesso svolgimento del servizio farmaceutico da parte dei titolari del relativo diritto d’esercizio, ha provocato, come ognuno ben sa (Punto Effe n. 16/2014: “La bolla farmaceutica”) l’affacciarsi di situazioni di insolvenza nella loro gestione e il conseguente ricorso alle procedure concorsuali, disciplinate dalla Legge Fallimentare (R.D. n. 267/1942 modificato dai Decreti legislativi n. 5/2006, 169/2007, 185/2015 e dalla Legge n. 132/2015: di seguito L.F.) fin qui sporadiche in tale sistema culturale di servizi integrato nel welfare state che è del pari entrato in crisi*. Appare così opportuno rivisitare gli scarni repertori della giurisprudenza fallimentare che si è formata direttamente o indirettamente in questo microcosmo in cui si articola una professione farmaceutica svolta attraverso un’azienda deputata a garantire un servizio pubblico e sociale, quale è il servizio farmaceutico. In questo ambito la figura del farmacista monoimprenditore e della società speziale di farmacisti idonei, che possono assumere la titolarità del diritto di
esercizio di una farmacia privata (articolo 7, Legge n. 362/1991) organizzando in forma d’impresa l’azienda a questo connessa, è apparsa come una figura ritenuta “ibrida” di professionisti e imprenditori nonché di concessionari di un servizio pubblico (Consiglio di Stato, 1 ottobre 2004, n. 6409) che gestiscono un’impresa commerciale senza essere dei commercianti (Cassazione Civile, 4 dicembre 1989, n. 5342), sia quando svolgono la loro attività nell’area del farmaco su concessione sanitaria, che in quella del salutare su autorizzazione commerciale (Punto Effe n. 9/2015, “Le due sorelle”). Di tal che è ben difficile ricondurre la posizione del titolare di farmacia a quella del piccolo imprenditore (articolo 2083, Codice Civile) cui non sono riferibili le procedure concorsuali sulla scorta dei precisi parametri attinenti gli investimenti nella relativa azienda ed ai suoi ricavi (articolo 2221, Codice Civile in relazione all’articolo 1, L.F.) che hanno innovato l’originario riferimento di incerta lettura sulla prevalenza (o meno) del lavoro prestato rispetto al capitale investito, che aveva originariamente caratterizzato tale figura ai fini di un tale esonero, in favore di un obiettivo riferimento ai principi contabili che ne danno la misura (Cassazione Civile, 1 ottobre 2015, n. 19654). Se il titolare di farmacia può essere così assoggettato alle procedure concorsuali, 42 | luglio 2016 |
non ne può essere però data una acritica applicazione, in quanto la normativa di diritto privato sull’insolvenza della azienda organizzata per l’esercizio della farmacia concorre con quella di diritto pubblico sulla concessione di un servizio pubblico cui è finalizzata in una sinergia talora contrastante, ma che non può certo assumere la tinta della pittura infamante di Andrea del Sarto, ovvero del bue macellato di Rembrandt (costretto a vendere il suo quadro per evitare la bancarotta).
Le procedure concorsuali
Il titolare dell’azienda per l’esercizio della farmacia può così essere sottomesso alle procedure concorsuali quando si trovi in uno stato d’insolvenza che si manifesta con inadempimenti o con altri fatti i quali dimostrino che non è più in grado di soddisfare le proprie obbligazioni (articolo 5, L.F.) e può così essere dichiarato fallito, sia che eserciti l’impresa in forma unipersonale che in forma collettiva: ciò vale per le società speziali che sono titolari del diritto d’esercizio delle farmacie private (Consiglio di Stato, 7 settembre 2015, n. 4128), ma vale anche per le società di gestione delle farmacie comunali (Cassazione Civile, 6 maggio 1995 n. 4991) la titolarità del cui diritto d’esercizio è e rimane ascritta ai Comuni (Consiglio di Stato, 5 agosto 2005, n. 4207). Viene fatta salva la possibilità della pre-
LEGALE
Il fallimento si estende automaticamente ai soci illimitatamente responsabili della società speziale che sia titolare del diritto di esercizio
sentazione quo ante, da parte del soggetto che esercita le farmacie ai suoi creditori, di un concordato preventivo con (o senza) continuità aziendale, che assicuri la ristrutturazione dei debiti e il soddisfacimento dei creditori con trattamento differenziato per classi omogenee (articolo 160 L.F.), alla cui mancata omologazione, da parte del Tribunale ordinario (articolo 16, L.F.), consegue la dichiarazione del fallimento (Cassazione Civile, 20 settembre 2013, n. 21606). Il fallimento si estende automaticamente ai soci illimitatamente responsabili della società speziale che sia titolare del diritto d’esercizio della farmacia (Cassazione Civile, 5 novembre 2015, n. 22594), ivi compresi i soci receduti in stato d’insolvenza (Cassazione Civile, 14 marzo 2011, n. 6003) ma riguarda altresì il farmacista monoimprenditore e si estende alla società di fatto da que-
sti costituita per l’esercizio della farmacia con un socio anche occulto (Cassazione Civile, 19 settembre 2015, n. 18458) ovvero alla società di fatto costituita ope legis tra i suoi eredi durante il periodo semestrale della loro gestione provvisoria della farmacia caduta in successione (articolo 12, Legge n. 475/1968 modificato dall’articolo 5, Legge n. 468/2006), che è pur scollegata dalla titolarità vacante del relativo diritto d’esercizio (Cassazione Civile, 12 dicembre 2011, n. 26209). È indiscussa la possibilità del reclamo avverso la sentenza dichiarativa del fallimento (articolo 18, L.F.) da parte del fallito titolare della farmacia (Cassazione Civile, 20 settembre 2013, n. 21606) e quella di un esercizio provvisorio della farmacia da parte della curatela fallimentare (articolo 104, L.F.) sotto la direzione dello stesso farmacista fallito o 43 | luglio 2016 |
socio della società speziale fallita, essendo venuta meno la relativa incompatibilità già fissata dall’articolo 50 della Legge 267/1942 (Corte Costituzionale, 27 febbraio 2008 n. 39 su remissione del Tar Emilia Romagna, Parma, 20 febbraio 2007), ma anche mediante un affitto d’azienda (Tribunale Roma, 29 dicembre 1994). Più problematica è invece la decadenza dalla titolarità della concessione sanitaria del diritto d’esercizio della farmacia che è conseguente alla dichiarazione del fallimento che è automatica nell’area del farmaco (Tar Lazio, Roma, 16 aprile 1997, n. 879), così come lo è la revoca della complementare autorizzazione commerciale nell’area del salutare (Consiglio di Stato, 28 dicembre 2001, n. 6437), ma che si perfeziona in entrambi i casi solo alla scadenza del termine di quindici mesi dalla apertura del fallimento (articolo 113, T.U. n. 1265/1934), fissato per la omologazione di un eventuale concordato fallimentare (articolo 124, L.F.) ovvero per il trasferimento negoziale della farmacia (articolo 107 L.F.) da parte della curatela fallimentare (Tar Sicilia, Palermo, 24 aprile 1999, n. 863). La pendenza del termine (ben ristretto) per l’omologazione del concordato fallimentare non esclude né limita il dirittodovere della curatela fallimentare di procedere a tutti gli atti necessari per la liquidazione dell’attivo (quanto meno in
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La natura imprenditoriale di un’azienda per l’esercizio di una farmacia è marginale rispetto al servizio pubblico e sociale che le viene ascritto
mancanza di una proposta di concordato fallimentare) per far così venir meno il presupposto della decadenza dalla titolarità del diritto d’esercizio della farmacia, che è rappresentato dal suo perdurare ancora ascritto al suo titolare fallito, onde per poter salvaguardare il valore dell’attivo fallimentare (Cassazione Civile, 11 maggio 1999, n. 4661). La possibilità del trasferimento negoziale del diritto d’esercizio della farmacia in uno all’azienda a questo afferente, da parte della curatela fallimentare, già negata in riferimento alla valenza della concessione sanitaria che ne abilita l’esercizio riferita a uno status professionale inconciliabile con l’esecuzione forzata (Tar Campania, Napoli, 10 ottobre 1984 n. 458 riformata da Consiglio di Stato, 20 ottobre 1987 n. 635), è invece ammissibile, atteso che la titolarità del diritto d’esercizio della farmacia, sorta a seguito di una concessione amministrativa, è pur sempre un bene economico trasferibile, ciò nel rispetto delle Leggi di settore attinenti il decorso del termine triennale dalla acquisita titolarità del diritto d’esercizio della farmacia da parte del soggetto fallito e l’idoneità a detta titolarità da parte del soggetto acquirente in forma singola e collettiva nonché la sottoposizione del negozio translativo alla condizione sospensiva del riconoscimento amministrativo fondato sulla biunicità del suo contenuto: diritto d’esercizio e azienda per l’eserci-
zio della farmacia (articolo 12, Legge n. 475/1968) di tal che tale bene non può essere sottratto alla piena responsabilità patrimoniale ascritta al debitore a garanzia dei creditori (articolo 2740, Codice Civile) ed è così liquidabile, unitamente all’azienda commerciale cui inserisce, in sede di esecuzione individuale o concorsuale, senza la necessità dell’intervento adesivo del suo titolare esecutato (Cassazione Civile, 11 maggio 1999, n. 4661; Tar Lazio, Roma, 16 aprile 1997, n. 897). Il trasferimento negoziale deve ottenere il riconoscimento amministrativo che attribuisce ex nunc al cessionario la titolarità del diritto d’esercizio della farmacia (Consiglio di Stato, 20 ottobre 1987, n. 635) senza che l’originario titolare fallito possa ricorrere per la cassazione del provvedimento del Giudice delegato al fallimento che ne abbia disposto la vendita, (Cassazione Civile, 30 marzo 1999, n. 3073). Rimane da dire del corrispettivo indicato quale base d’asta nel procedimento competitivo attraverso il quale la farmacia, quale universitas bonorum (diritto d’esercizio e azienda commerciale), può essere venduta dalla curatela fallimentare a soggetti idonei all’acquisto, mediante un pubblico incanto (Tribunale di Roma, 28 novembre 1995) ma anche a trattativa privata (Tribunale di Firenze, 11 novembre 1996), previa acquisizione di una perizia contabile relativa a tale valore, compreso l’avviamento commerciale. Al riguardo rimane critica la giurisprudenza di legittimità che ha fissato il principio secondo cui la natura peculiare dell’azienda per l’esercizio di una farmacia impone il ricorso al criterio legale di determinazione del suo avviamento, corrispondente alla indennità prevista dall’articolo 110 del T.U. n. 1265/1934 44 | luglio 2016 |
(e ribadita dall’articolo 17 della Legge n. 475/1968) e predeterminato nel triplo della media dell’imponibile retratto dall’azienda per l’esercizio della farmacia agli effetti delle imposte dirette corrisposte negli ultimi cinque anni antecedenti la dichiarazione di fallimento. La valutazione di un tale avviamento, secondo tale dictum nomofilattico, non può infatti non risentire del fatto che si tratta di un bene inerente a un’azienda in cui, accanto ai profili privatistici attinenti l’attività di gestione, convergono spiccati caratteri pubblicistici che non consentono di equiparare l’iniziativa economica del suo titolare a quella di qualsiasi altro imprenditore, così che l’avviamento commerciale di una farmacia non può essere calcolato in base ai criteri di comune commercio, ma solo alla stregua del criterio più ristrettivo fissato ex lege attraverso il quale è stato attuato un corretto bilanciamento tra gli interessi privatistici e quelli pubblicistici (Cassazione Civile, 15 ottobre 2015, n. 21523): ciò tenuto conto che la natura imprenditoriale di un’azienda per l’esercizio di una farmacia è “marginale” rispetto al servizio pubblico e sociale che le viene ascritto in regime concessorio (Corte Costituzionale, 10 marzo 2006, n. 87).
L’azione revocatoria
A tacere, se si potesse tacere, degli effetti penali conseguenti alla dichiarazione del fallimento che sono ascriviibili al farmacista monoimprenditore ovvero al farmacista socio della società speziale per il reato di bancarotta fraudolenta (articolo 216, L.F.) e di bancarotta semplice (articolo 217, L.F.), una particolare importanza assume in questo contesto il regime delle azioni revocatorie degli atti negoziali conclusi dal tito-
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Addio alla contitolarità pro indiviso
lare di farmacia in stato d’insolvenza nel periodo precedente la dichiarazione del fallimento (articolo 67., L.F.). Questo può riguardare i pagamenti di debiti scaduti ed esigibili effettuati dal titolare di farmacia con mezzi normali di pagamento nel semestre e con mezzi anormali di pagamento nell’anno antecedenti il fallimento. Ciò vale in particolare per i pagamenti in favore di un distributore intermedio di medicinali consapevole dello stato d’insolvenza; il che viene messo in discussione sull’altare di una pretesa sottoposizione di quest’ultimo all’obbligo legale di contrarre (articolo 2597, Codice Civile) secondo un assunto, relativo alla pretesa applicabilità alla fattispecie dell’articolo 38 del R.D. n. 1706/1938 che pone al farmacista, ma non al fornitore, l’obbligo di rifornire di medicinali la farmacia nel più breve tempo possibile, ma che non configura affatto una presunzione di monopolio legale (Cassazione Civile, 9 luglio 2008, n. 18833). Questo può riguardare e in termini ben più incisivi i trasferimenti negoziali di beni effettuati dal titolare di farmacia nell’anno anteriore al fallimento in cui le obbligazioni assunte superino di oltre un quarto ciò che è stato dato o promesso a una controparte consapevole della stato di insolvenza. Ciò vale in particolare per la compravendita dell’azienda per l’esercizio della farmacia in uno
Sulla titolarità del diritto d’esercizio della farmacia assegnata ai graduati in forma associata nel concorso straordinario di cui alla Legge n. 27/2012 s’è detto e scritto censurando in via preventiva (Punto Effe n. 2/2015: “Lettera aperta alle avvocature regionali”) e conseguenziale (Punto Effe n. 15/2015: “Un neologismo toscano”) la «contitolarità pro indiviso» dei graduati, che è stata postulata a livello ministeriale e mutuata da qualche miope Regione in netto contrasto con la società speziale che deve essere da loro costituita per la sua gestione, tenuto conto della relativa biunivocità. Bene: la Regione Puglia s’è posta in questa ottica e nei provvedimenti dirigenziali di assegnazione delle relative farmacie ha disposto testualmente che «sulla base della normativa vigente la titolarità della sede farmaceutica è in capo alla società costituenda» tra i graduati in associazione. Per un approfondimento della questione: B.R. Nicoloso, “L’assegnazione delle farmacie nel concorso di cui alla Legge n. 27/2012”, in Giust. Amm. giugno 2016.
al suo diritto d’esercizio ovvero il suo conferimento in una società speziale con successiva compravendita delle relative quote sociali nonché per il suo trasferimento in un trust liquidatorio, caratterizzato dalla sua segregazione patrimoniale non riconoscibile nell’ordinamento italiano e che s’intende nulla con la conseguente acquisizione dell’azienda trasferita, da parte della curatela fallimentare (Cassazione Civile, 9 maggio 2014, n. 10105). Rimane da dire in quale misura l’accoglimento dell’azione revocatoria possa in tali casi ricondurre la titolarità del diritto d’esercizio della farmacia e dell’azienda a questo afferente nella disponibilità della curatela fallimentare: il che viene negato sul presupposto che l’azione revocatoria dell’atto translativo non può avere ad oggetto la restituzione della farmacia, ma soltanto un tantundem corrispondente al pagamento della indennità d’avviamento di cui all’articolo 110 del T.U. n. 1265/1934 e del prezzo degli arredi, provviste e dotazioni (Cassazione Civile, 4 maggio 1948, n. 639). L’assunto merita riflessione con specifico riferimento alla convalescenza della concessione sanitaria attributiva del diritto 45 | luglio 2016 |
d’esercizio della farmacia, già in atto da parte del nuovo concessionario. Tale provvedimento amministrativo, pur essendo invalido per illegittimità derivata, può essere infatti idoneo a produrre effetti giuridici ad essere convalidato e mantenuto in vita per il decorso del tempo e per l’esigenza di certezza giuridica che vuole la conservazione degli atti che hanno spiegato i loro effetti e non solo a sanatoria di una invalidità per incompetenza dell’Amministrazione che l’ha adottato (Consiglio di Stato, 7 luglio 2015, n. 3340) ma anche per motivate ragioni sostanziali d’interesse pubblico (articolo 21 nonies, comma 2, Legge n. 241/1990 come emendato dalla Legge n.15/2005) che sono ascrivibili alla funzione amministrativa (Consiglio di Stato, 13 gennaio 2014, n. 71). In una parola la pur sintetica rassegna giurisprudenziale qui espressa evidenzia coma la valenza pubblicistica del servizio farmaceutico possa incidere sulla disciplina privatistica dell’impresa che lo esercita. *La più recente dottrina data più di quarant’anni: E. de Bernardinis, “Il fallimento del farmacista”, in Rass. Amm. San., 1972. Fasc.9.
PREVIDENZA
di PAOLO SAVIGNI, vice presidente Enpaf
Enpaf e Inps:
le principali differenze
A
l fine di entrare nell’argomento previdenza, ritengo possa essere utile innanzitutto evidenziare le differenze tra il sistema previdenziale dell’Enpaf e quello dell’Inps. Dobbiamo in prima battuta individuare quale delle gestioni dell’Istituto nazionale (Ago, Gestione separata o Gestione speciale artigiani e commercianti) ritenere raffrontabile alla nostra situazione e successivamente come criterio metodologico decidere, per semplicità, di fare riferimento alla disciplina “a regime” delle due Istituzioni, trascurando ogni contesto di transitorietà o trattamenti speciali che, tuttora, nonostante le recenti riforme volte al contenimento della spesa previdenziale, hanno un largo spazio di applicazione. L’Enpaf, unico Ente di previdenza dei professionisti insieme alla Cassa del notariato, adotta un sistema previdenziale cosiddetto “a prestazione definita” caratterizzato dalla presenza di contribuzione previdenziale obbligatoria forfettaria, dunque, non rapportata al reddito, che può essere oggetto di richiesta di riduzione, in misura percentuale fissa, da parte degli iscritti che appartengono a determinate categorie lavorative (lavoratori dipendenti, disoccupati temporanei e involontari eccetera). La riduzione del contributo previdenziale dovuto in misura piena determina il riconoscimento di un trattamento pensionistico propor-
zionalmente ridotto. La misura del contributo previdenziale è oggetto di annuale revisione da parte del Consiglio nazionale, organo supremo dell’Ente, composto da tutti i presidenti degli Ordini provinciali dei farmacisti. Oltre a quanto abbiamo ora detto, dal 2004, è stata introdotta la figura del contributo di solidarietà (attualmente 3 per cento per gli esercenti attività professionale in regime di lavoro dipendente e 1 per cento per i disoccupati temporanei e involontari) che non è però utile ai fini della maturazione di un trattamento pensionistico. Bisogna ricordare, inoltre, che il regolamento dell’Enpaf, nel tempo, ha subito delle modifiche importanti anche sotto il profilo del trattamento pensionistico, per cui in relazione all’epoca in cui la contribuzione è stata versata vengono riconosciuti correlativi e diversi coefficienti economici di pensione annui, la cui sommatoria determina l’ammontare finale della pensione maturata. Questi coefficienti economici di pensione riportati dal regolamento sono suscettibili di rivalutazione, in base alle decisioni del Consiglio nazionale dell’ente, tenendo conto principalmente della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati. Questa in sintesi la fotografia del nostro Ente, molto attualizzato negli ultimi anni e anche adesso oggetto di approfondimento al fine di renderlo aderente 46 | luglio 2016 |
alla mutata situazione professionale e occupazionale del settore farmacia.
Le regole per i farmacisti
Altra cosa è il metodo di calcolo della pensione applicato nell’ambito dell’Inps, introdotto dalla legge n. 335/1995 e universalmente esteso dal decreto legislativo n. 201/2011 che è, invece, quello contributivo. Esso consiste nel determinare il trattamento pensionistico sulla base del montante contributivo maturato costituito dal totale della contribuzione versata, tempo per tempo rivalutata sulla base della media del Pil quinquennale calcolato sul quinquennio precedente rispetto a quello dell’anno da rivalutare. L’importo così ottenuto si converte in pensione applicando allo stesso montante dei coefficienti di trasformazione crescenti in relazione all’età del soggetto richiedente la pensione (maggiori per età più elevate). La contribuzione previdenziale è rapportata al reddito dell’assicurato e varia a seconda delle diverse Gestioni dell’Inps a cui sopra abbiamo fatto riferimento. Premettendo che nell’ambito di questo metodo di calcolo è previsto un massimale della base contributiva pari per il 2016 a 100.324,00 euro, proviamo a fare un confronto con le aliquote Inps riferite alle posizioni lavorative prossime a quelle degli iscritti all’Enpaf. Contributo previdenziale in misura intera Enpaf 2016, 4.420,00 euro;
PREVIDENZA
Un sistema previdenziale “a prestazione definita” e uno basato sul metodo contributivo Per i lavoratori dipendenti l’aliquota è del 33 per cento di cui il 9,19 per cento è a carico del lavoratore, mentre la quota restante è onere del datore di lavoro; Per i liberi professionisti iscritti alla Gestione Separata l’aliquota contributiva previdenziale è pari al 27 per cento; Per gli iscritti alla Gestione artigiani e commercianti, l’aliquota è del 23,10 per cento per gli artigiani e del 23,19 per cento per i commercianti. Con un reddito minimo presunto pari a 15.548,00 euro per il 2016. Per quanto riguarda il nostro Ente in tema di pensionamento, attualmente riconosce agli iscritti pensioni di vecchia, di invalidità e pensioni ai superstiti. Dal 1° gennaio 2016, a seguito della riforma regolamentare, è stata abrogata la pensione di anzianità. Pensione di vecchiaia: età pensionabile 68 anni e 4 mesi. Non si tratta di un parametro fisso in quanto per legge l’adeguamento dell’età è connesso all’incremento della speranza di vita (il prossimo aumento è previsto dal 1° gennaio 2019, i successivi avranno una cadenza biennale). Il requisito assicurativo è fissato in 30 anni di iscrizione e contribuzione effettive, cui va aggiunto l’ulteriore requisito dell’esercizio dell’attività professionale previsto nella misura di venti anni. Pensione di invalidità: è riconosciuta all’assicurato inabile in modo assoluto e permanente all’esercizio dell’attività
professionale, il requisito assicurativo è fissato in cinque anni di iscrizione e contribuzione effettive di cui tre nel quinquennio precedente la domanda di pensione. L’erogazione del trattamento è incompatibile con qualunque rapporto di lavoro, dipendente o autonomo. Per la pensione ai superstiti sono previsti dal regolamento Enpaf gli stessi requisiti e le medesime aliquote percentuali previste per i trattamenti riconosciuti dall’Inps; l’unica differenza è che il reddito del coniuge, contrariamente a quanto avviene per i trattamenti Inps, non determina alcuna decurtazione della pensione spettante al coniuge superstite.
Le pensioni Inps
Raffrontiamoci adesso, alle pensioni dirette riconosciute dall’Inps per le quali vediamo quali siano i requisiti: Pensione di vecchiaia, per i soggetti con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995, è richiesta un’anzianità contributiva di 20 anni, mentre per l’età pensionabile dei lavoratori dipendenti e autonomi e delle lavoratrici dipendenti pubbliche, dal 1° gennaio 2016, questa è fissata a 66 anni e 7 mesi. Mentre per le lavoratrici dipendenti private l’età pensionabile è fissata a 65 anni e 7 mesi e per quelle autonome a 66 ani e 1 mese. L’età pensionabile crescerà con il medesimo meccanismo dell’incremento della speranza di vita già descritto. 47 | luglio 2016 |
Pensione di vecchiaia, per i soggetti con anzianità contributiva dal 1° gennaio 1996, i requisiti assicurativi e anagrafici sono gli stessi, con una fondamentale differenza che per ottenere la pensione occorre che l’ammontare maturato sia pari ad almeno 1,5 volte l’ammontare dell’assegno sociale, in caso contrario bisognerà attendere i 70 anni e 7 mesi. La pensione di anzianità, quella che è stata abrogata dall’Enpaf, nel sistema dell’Inps è stata sostituita dalla pensione anticipata che viene riconosciuta con una anzianità contributiva di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 mesi per le donne. I requisiti assicurativi subiscono lo stesso aumento previsto per l’incremento della speranza di vita. La normativa che riguarda l’Inps prevede la pensione di inabilità con i medesimi requisiti assicurativi e sanitari previsti dal regolamento Enpaf per la pensione di invalidità, si aggiunga l’obbligo di cancellazione da ogni elenco o albo professionale del pensionato. La pensione di invalidità erogata dall’Enpaf viene comunque rapportata a un’anzianità contributiva minima di 20 anni, quella erogata dall’Inps viene incrementata, nel limite massimo di 40 anni, del numero di settimane intercorrenti tra la data di decorrenza del trattamento e il compimento dell’età pensionabile, la quale è anticipata rispetto a quella fissata per la pensione di vecchiaia.
INIZIATIVE
di CRISTINA MAZZANTINI
Generici in tour
I
n Italia il mercato dei farmaci equivalenti non decolla. Il nostro Paese è agli ultimi posti in Europa con solo il 20 per cento delle molecole senza brand vendute in farmacia. Ai primi posti si trovano Germania, Regno Unito e Olanda con il 60 per cento, seguite da Francia e Svezia con il 40. Il basso consumo da parte dei nostri connazionali è da attribuire, in origine, a un fatto: aver usato inizialmente il termine “generici”, così da attribuire ai farmaci caratteristiche “aspecifiche”, mettendone in dubbio, e non solo tra l’opinione pubblica, efficacia, qualità e sicurezza. Tutto ciò può comportare un serio problema per l’economia stessa del singolo cittadino.
L’iniziativa
Proprio sul tema s’inserisce la campagna d’informazione “IoEquivalgo”, promossa da Cittadinanzattiva-Tribunale del malato, con il patrocinio dell’Aifa e del ministero della Salute, il sostegno incondizionato di Assogenerici e la fattiva collaborazione di numerose organizzazioni di categoria, tra le quali Federfarma e Fofi. L’iniziativa, presentata a Roma, è nata per informare i cittadini sull’opportunità di risparmio - a parità di qualità, efficacia e sicurezza - offerta dai farmaci equivalenti, per promuovere la conoscenza della lista di traspa-
renza dei farmaci e la consapevolezza dei cittadini, per garantire il diritto ad informazioni semplici, utili e corrette per scelte oculate; nonché per offrire strumenti pratici e consigli utili per essere più proattivi nei confronti del farmacista e del medico. La campagna si avvale dell’uso di strumenti tradizionali, come le affissioni, e di un “villaggio” dedicato al tema, animato da volontari e professionisti della sanità, che tra fine maggio 2016 e ottobre toccherà dodici città: Chieti, Campobasso, Asti, Caltanissetta, Perugia, Salerno, Senigallia, Fiuggi, Udine, Vicenza, Taranto, Crotone. Ci sarà inoltre un ampio utilizzo di strumenti digitali: un sito dedicato (www.ioequivalgo.it), attività sui diversi social media e una campagna di advertising on line basata su uno spot di trenta secondi. È stata inoltre realizzata l’app “Ioequivalgo” (per i sistemi Ios e Android), con cui è possibile avere informazioni sempre aggiornate sul costo del farmaco “di marca” e del relativo equivalente, quando disponibile. Ciò vale sia per i farmaci di fascia A sia per quelli di fascia C. Per ricercare il farmaco, l’app consente di utilizzare tutte le opzioni: codice a barre, nome commerciale o nome del principio attivo. «L’applicazione spiega quello che noi intendiamo per trasparenza concreta delle politiche sui prezzi dei farmaci», 48 | luglio 2016 |
afferma Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato. «L’impiego consapevole dei medicinali è una delle vie obbligate per far quadrare i conti della sanità ma bisogna rimuovere anomalie come il fatto che nonostante un italiano su quattro abbia difficoltà ad accedere alle cure, anche per il prezzo troppo alto dei farmaci - la maggior parte dei pazienti continui a scegliere il farmaco branded anziché l’equivalente, pagando la differenza. Sono molte, infatti, le segnalazioni quotidiane da cittadini che testimoniano come i costi privati per i farmaci stiano diventando pesanti, spingendoli in un caso su dieci anche a rinunciare alle cure». «Crediamo che la campagna sia importante per molti aspetti», spiega Antonio Gaudioso, segretario generale
INIZIATIVE
La campagna di informazione promossa da Cittadinanzattiva-Tribunale del malato. Un viaggio che tocca dodici città pensioni al di sotto dei 500 euro e il 10 per cento di essi non riesce neppure ad acquistare le medicine, tanto da rinunciare, in molti casi, alle cure. In questo scenario favorire la conoscenza e sostenere l’uso dei farmaci generici, combattendo falsi miti e luoghi comuni, può aiutare tanti pensionati a risparmiare su una delle voci di spesa più pesanti legate alla sanità».
In prospettiva
di Cittadinanzattiva. «Innanzitutto per favorire la trasparenza delle politiche dei prezzi e la sostenibilità della spesa per le famiglie e del Ssn, e per ridurre gli sprechi derivanti dalla mancata aderenza terapeutica, dovuta all’interruzione delle cure per difficoltà economiche». «Il nostro obiettivo», aggiunge Enrique Häusermann, presidente di Assogenerici, «è diffondere informazioni corrette sull’efficacia, la sicurezza e la qualità dei farmaci equivalenti». «Abbiamo deciso di collaborare alla campagna di Cittadinanzattiva perché la spesa sanitaria è sempre meno sostenibile per i nostri associati», sottolinea la vicepresidente vicaria dell’Associazione nazionale pensionati, Giovanna Gazzetta. «Oggi oltre 2,2 milioni di anziani in Italia vivono con
«Oggi abbiamo davanti un futuro nel quale il farmaco equivalente e anche quello biosimilare si presentato a tutti gli effetti come presidi di salute importanti», chiarisce il senatore Andrea Mandelli, presidente della Fofi, «anche ai fini del contenimento della spesa pubblica, senza dimenticare però l’importanza di salvaguardare il brevetto farmaceutico quale garanzia primaria per chi ha investito risorse ingentissime nello sviluppo dei nuovi farmaci. In tal senso la politica di espansione del mercato del generico non può che essere accompagnata da una nuova politica di sostegno all’industria, che fa ricerca, ma anche da una profonda innovazione nelle metodologie di remunerazione del farmacista, che non possono più essere ancorate semplicemente al prezzo del farmaco. Anche se in piccolo, vale infatti per il farmacista lo stesso principio appena richiamato per l’industria: così come meno 49 | luglio 2016 |
spesa per il Ssn non può tradursi in una penalizzazione della ricerca, nel contempo non può neanche tradursi in una penalizzazione della filiera che garantisce la distribuzione capillare in tutta Italia dei medicinali. Per questo auspichiamo che i lavori per la rideterminazione dei criteri di remunerazione delle farmacie, basandosi anche sul valore della prestazione complessiva del farmacista quale operatore a tutto tondo del sistema sanitario, possano finalmente trovare sbocco positivo dopo anni di proroghe». «I farmaci equivalenti costituiscono una risorsa per i cittadini e per il Ssn. Quindi è benvenuta una campagna di sensibilizzazione che faccia maggiore chiarezza sull’argomento e favorisca l’utilizzo consapevole di quei medicinali», conclude Annarosa Racca, presidente di Federfarma. «Le farmacie hanno contribuito alla diffusione degli equivalenti fin dalla loro comparsa sul mercato nel 2001 e s’impegnano quotidianamente nello sfatare alcuni pregiudizi che, talora, ancora permangono su tali farmaci e sulla sicurezza del loro uso, garantita invece dalle liste di trasparenza stilate dall’Aifa. Un impegno che continuerà, anche attraverso il sostegno alla campagna di Cittadinanzattiva, finalizzata a informare i cittadini e a riportare l’attenzione su questi farmaci».
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INIZIATIVE
Una gestione condivisa dei sintomi da reflusso Presentato al Senato un Documento di consenso nato dal lavoro di un gruppo multidisciplinare
U
A cura della REDAZIONE
n nuovo modello di collaborazione tra i professionisti della salute è stato raccontato a Roma, alla Sala caduti di Nassirya del Senato, durante la conferenza stampa di presentazione del Documento di consenso “La gestione condivisa dei sintomi da reflusso gastroesofageo in 10 assiomi”, edito da Edra con il contributo non condizionato di Pfizer Consumer Healthcare. Il documento di orientamento è nato dall’impegno di un gruppo di lavoro multidisciplinare - medici di medicina generale, specialisti, farmacisti, docenti universitari - che ha trovato un’unità d’intenti per consentire una gestione razionale, efficace e sicura del paziente con bruciore di stomaco. «Questa pubblicazione - ha spiegato Andrea Mandelli, senatore e presidente della Federazione degli ordini dei farmacisti Italiani - firmata da autorevoli rappresentanti delle diverse società scientifiche di medici e di farmacisti, rappresenta un esempio virtuoso di dialogo tra le diverse figure sanitarie
che operano sul territorio, che auspico possa essere considerato un modello di collaborazione interprofessionale in cui l’attenzione al paziente è l’elemento cardine: il cittadino deve essere al centro della rete di professionisti sul territorio». Oltre il 44 per cento delle persone soffre regolarmente dei sintomi da reflusso gastroesofageo e il percorso del paziente è spesso tortuoso, con scarso riconoscimento di ruoli e funzioni dei singoli professionisti di competenza. «Il paziente con pirosi è spesso oggetto di un percorso diagnostico non gestito in modo ottimale fra le diverse figure professionali», ha spiegato Vittorio Savarino, ordinario di gastroenterologia presso l’Università degli studi di Genova. «In passato ci sono state troppe valutazioni diagnostiche in presenza di sintomi da reflusso. La maggior parte delle forme iniziali sono invece efficacemente gestibili in farmacia, tramite l’uso di farmaci che bloccano la produzione di acido in modo
potente ed efficace, come gli Inibitori di pompa protonica di automedicazione. Devono essere usati per 14 giorni, come raccomandato dalle linee guida internazionali, World Gastroenterology Organisation Global Guidelines di maggio 2013». L’eccessivo allarmismo del passato, come ha sottolineato Guido Sanna, membro del Comitato scientifico Metis della Federazione dei medici di medicina generale, ha fatto chiedere spesso esami specialistici inappropriati, con conseguente spreco di risorse pubbliche. Un ruolo fondamentale lo avrà dunque il farmacista di comunità nell’indirizzare i pazienti verso un’adeguata terapia dei sintomi oppure
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nel riconoscere segnali di allarme e particolari fattori di rischio e indirizzare il paziente al medico per ulteriori approfondimenti. «Il farmacista è la prima sentinella sul territorio», ha ribadito Mandelli, «può dare risposte immediate, ma è la rete dei professionisti della salute che, lavorando insieme, può consentire di fornire risposte sistemiche al cittadino e al Ssn di risparmiare». La gestione adeguata del paziente con sintomi da reflusso gastroesofageo è resa possibile grazie all’ampio ventaglio di soluzioni terapeutiche di automedicazione di cui il farmacista, opportunamente formato attraverso corsi residenziali e Fad, può oggi disporre.
INIZIATIVE
Pronti via
Parte il Progetto nazionale cefalee e farmacia di comunità. Un altro passo nella direzione della pharmaceutical care di PAOLA BRUSA, dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco dell’Università di Torino
I
l Progetto nazionale cefalee e farmacia di comunità nasce, sotto l’egida della Federazione degli Ordini, dalla collaborazione tra il dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco dell’Università di Torino, la Fondazione italiana cefalee, il Servizio sovrazonale di epidemiologia della Regione Piemonte e l’Ordine dei farmacisti della Provincia di Torino. A livello nazionale ciascun Ordine provinciale ha nominato un referente, grazie al cui impegno nel diffondere presso i colleghi le finalità il progetto è decollato rapidamente. La finalità: intercettare il paziente cefalalgico misconosciuto in farmacia al momento della richiesta di un medicinale per il mal di testa e quindi coinvolgere attivamente il farmacista di comunità. Il progetto ricade in un contesto sanitario che, in una situazione di forte crisi economica, trasferisce la gestione delle patologie croniche al territorio e di conseguenza sta evidenziando il peso sociale ed economico sempre più rilevante
della farmacia. Il farmacista, nell’ambito della farmacia dei servizi (Dlgs 153/09), è stato identificato come figura chiave della pharmaceutical care, ovvero l’educazione sanitaria del paziente al fine di erogare un servizio a 360 gradi: dall’individuazione dei primi sintomi al monitoraggio dell’adeguatezza dell’autocura e dell’aderenza alla terapia. Le tappe principali dello studio prevedono l’arruolamento delle farmacie sul territorio nazionale, la formazione univoca dei farmacisti aderenti al progetto attraverso un corso erogato in modalità Fad, la somministrazione di questionari in farmacia a tutti i soggetti che, con un attacco di dolore cefalico in corso, richiedano un consiglio per un trattamento. I questionari verranno inseriti su uno specifico database per le successive analisi epidemiologiche e statistiche e per la valutazione conclusiva. A oggi i farmacisti referenti provinciali hanno già svolto la formazione e possono cominciare ad arruolare i pazienti. Da giugno i colleghi
che hanno aderito al progetto, grazie al lavoro di squadra dei referenti, hanno potuto formarsi on line e cominciare a somministrare i questionari. I risultati di un precedente studio piemontese hanno evidenziato dati finora assenti in letteratura, mettendo in luce come sia fondamentale il ruolo del farmacista quale primo (e a volte unico) riferimento nella catena sanitaria per portare un soggetto emicranico ad avere una adeguata diagnosi, poiché correttamente indirizzato a uno specialista e a una quindi corretta terapia. I dati raccolti potranno essere particolarmente significativi se si considera che l’emicrania resta una delle
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malattie più diffuse al mondo e crea grande disabilità e pessima qualità della vita nel paziente che ne soffre, soprattutto se ha un’alta frequenza di attacchi. Diviene sempre più necessaria quindi la collaborazione tra il farmacista e il medico, sia di famiglia sia specialista, per poter indirizzare verso una cura efficace il paziente ed evitare l’abuso indiscriminato di analgesici, abuso che comporta una inevitabile cronicizzazione del dolore. Mi preme ringraziare tutti coloro che hanno collaborato e augurare un buon lavoro di squadra teso al raggiungimento di risultati statisticamente significativi a livello nazionale.
INIZIATIVE
Professionisti in erba Dalla collaborazione tra alcune associazioni di giovani farmacisti e Th.Kohl nasce Agifar Academy. Con un occhio particolare alla galenica
L
di GIUSEPPE TANDOI
a sede è quella di Th.Kohl e Pharmatek, a Badia Cavalena. Lì verrà ospitato il Centro formazione Agifar Academy, che nasce dall’incontro tra alcune associazioni di giovani farmacisti e la storica azienda veronese. Obiettivo: contribuire alla formazione tecnico-scientifica e manageriale dei farmacisti, in particolare nei primi anni di esercizio della professione. «Il progetto al quale partecipiamo», spiega Renzo Pomari, direttore finanziario di Kohl Design Industries, «è il coronamento di cinquant’anni di attività del nostro gruppo, con migliaia di farmacie clienti per servizi di ristrutturazione e forniture di arredi. Sentivamo di dover fare ancora un passo in più».
Come in farmacia
La novità di maggior rilievo è quella del laboratorio galenico didattico che si trova all’interno del Centro, a disposizione dei giovani farmacisti e dei loro docenti. Una peculiarità che rivela una convinta adesione a quello
che si considera un cardine della professione futura e non un semplice residuo del passato: la galenica. Ma la scuola consentirà di partecipare a corsi di specializzazione anche sulla gestione del banco, sull’amministrazione e sul marketing dell’impresafarmacia. «Della Fondazione Agifar Academy fanno parte ventuno associazioni provinciali di giovani farmacisti», precisa Davide Petrosillo, che ne è il presidente. «Il nostro scopo è favorire il cambiamento, l’evoluzione della professione, sempre nel nome della farmacia etica. La nostra parola d’ordine è passione: bisogna agire, non aspettare
che le cose cambino». «Cambiamento significa cogliere un’opportunità», gli fa eco Matteo Zerbinato, presidente di Agifar Verona e responsabile del Centro, «e cercare di metterla in pratica in prima persona, attraverso un’attività propria». Intendiamoci, non siamo all’anno zero, come sottolinea Marco Bacchini (presid e nt e d i Fe d e r f a r m a Verona), intervenuto alla presentazione del progetto insieme a Massimo Martari e Alberto Fontanesi, in rappresentanza dell’Ordine provinciale e dei titolari veneti. Il sistema farmacia italiano non va restaurato, semmai rinnovato adeguandolo alle
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novità legislative degli ultimi quindici anni. Non più rendite di posizione - sono finiti quei tempi - ma nuove idee per conciliare, in farmacia, spirito imprenditoriale e deontologia. In questo senso Agifar Academy - convergenza di intenti tra impresa privata e rappresentanze dei giovani farmacisti - crea uno scambio di energie tra due mondi diversi ma complementari. «La collaborazione che abbiamo avviato con l’Academy», sintetizza Francesco Minchio, amministratore di Th.Kohl, «costituisce per noi un’ulteriore spinta nella direzione della ricerca e dell’innovazione».
SPIGOLATURE
La Fondazione Rava per l’infanzia
Venerdì 18 novembre, nella settimana in cui si celebra la Giornata Mondiale dei diritti dell’infanzia, la Fondazione Francesca Rava NPH Italia Onlus tornerà in prima linea al fianco dei farmacisti in aiuto ai bambini in povertà sanitaria, con la quarta edizione di “In farmacia per i bambini”. L’iniziativa ha il patrocinio di Federfarma e Cosmofarma e il sostegno di aziende come Kpmg, Mellin, Chicco Artsana e Lierac. Dopo il successo dello scorso anno con 1.115 farmacie coinvolte, 165.000 prodotti raccolti e 250 enti beneficiari in Italia oltre all’Ospedale pediatrico St Damien in Haiti, quest’anno si vorrebbe coinvolgere un numero maggiore di farmacisti per poter
consolidare il sostegno sul territorio. «Abbiamo iniziato nel 2013 e, rispetto al primo anno, la raccolta è cresciuta di otto volte», spiega Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava. «Questa grande partecipazione ci ha confermato che i farmacisti italiani sono consapevoli dell’importante ruolo che svolgono sul loro territorio. Negli anni abbiamo compreso che il valore di questa iniziativa risiede nella rete di solidarietà, alla squadra che si viene a creare tra farmacisti, enti e volontari e i loro clienti; grazie alla segnalazione dei farmacisti, abbiamo conosciuto realtà dislocate su tutto il territorio in gravi situazioni di povertà sanitaria che altrimenti non avremmo potuto aiutare». Ecco perché è molto importante esserci anche quest’anno. Per informazioni e iscrizioni: www.nphitalia.org; emanuela. ambreck@nphitalia.org; tel. 02.54122917.
Ornella Barra Coo di Walgreens Boots Alliance Ornella Barra (nella foto) è stata nominata Chief operating officer del gruppo Walgreens Boots Alliance, con un significativo ampliamento delle sue aree di responsabilità. «Accetto questa nuova sfida e queste nuove responsabilità con spirito di passione e con grande determinazione», commenta Barra, «come fatto finora per contribuire allo sviluppo della società. In questo modo lavoreremo, penso, con ancora maggior efficacia per migliorare la performance operativa di Walgreens Boots Alliance, mentre il nostro Ceo Stefano Pessina potrà focalizzarsi ulteriormente sulla strategia di crescita aziendale». 54 | luglio 2016 |
I prodotti e i negozi vincenti Che cosa vuole il consumatore? Un’indagine Nielsen, presentata a Linkontro, appuntamento per l’industria di marca e la distribuzione, ha tracciato l’identikit del prodotto vincente. I consumatori per prima cosa richiedono offerte che facciano risparmiare tempo, che siano costituite da prodotti naturali, salutistici e da prodotti gustosi, ma possibilmente con meno calorie e grassi. Un orientamento confermato dai trend di vendita positivi di alcune categorie. Sono in crescita gli alimenti per uno stile di vita sano: senza glutine +29,3 per cento, alta digeribilità/no lattosio +4,9, cibi e latte di soia + 15,7, gallette +2 ,9, integrali +13,7. Bene anche i prodotti che facilitano la vita (i salumi affettati +8,9, piatti pronti freschi +31,2, spuntini/tramezzini +35,2); in crescita anche la frutta fresca (+ 8,6) e quella secca (+12,3). Dalla ricerca emerge anche il profilo del negozio ideale: il punto vendita deve garantire un’adeguata shopping experience, ossia un’esperienza di valore che lo differenzi dagli altri negozi. In secondo luogo, nell’alimentare risultano premianti i prodotti freschi, composti da ingredienti processati in maniera trasparente e naturale. La comunicazione, inoltre, costituisce un fattore decisivo: occorre fornire al cliente, fisicamente e virtualmente, in forma integrata, le informazioni utili per scegliere. Esigente ma che va di fretta: il consumatore oggi ha poco tempo da dedicare agli acquisti. Una filiera “veloce” è quello di cui il cliente ha bisogno. È indispensabile che un negozio coniughi la dimensione fisica e quella virtuale, e che accompagni l’acquirente con entrambe le modalità in tutte le fasi dell’acquisto. (Alessandra Margreth)
SPIGOLATURE
Chiesi sempre più internazionale Chiesi Farmaceutici ha annunciato la finalizzazione dell’acquisizione, dalla statunitense The Medicines Company, dei diritti di commercializzazione a livello mondiale di tre farmaci a uso ospedaliero, già approvati per il mercato americano, che vanno così ad arricchire il portfolio Chiesi in area cardiovascolare. Come stabilito dall’accordo, Chiesi verserà a The Medicines Company un acconto immediato di circa 262 milioni di dollari, cui faranno seguito ulteriori pagamenti fino a 480 milioni di dollari in base al fatturato generato dai prodotti e il pagamento obbligatorio delle royalty. «La presenza del Gruppo a livello mondiale si fa
I milanesi e le farmacie
sempre più pronunciata, non solo grazie al fatturato derivante dall’export, che nel 2015 ha superato l’80 per cento, ma soprattutto grazie a una visione che vede nell’internazionalizzazione un asset strategico importante per la crescita del business nelle aree chiave per Chiesi», dichiara Ugo Di Francesco, Ceo di Chiesi Farmaceutici. «In tal senso, la nostra presenza negli Usa gioca un ruolo forte quando si parla di strategie di investimento a livello globale: il mercato statunitense offre infatti grandi opportunità di crescita potenziali, ma per coglierle è necessario identificarle e valutarle attentamente».
Più servizi aggiuntivi, proposta abituale dei farmaci equivalenti, consigli per orientarsi nelle scelte, rispetto della riservatezza, possibilità di prenotare analisi e visite specialistiche. Ecco cosa chiedono i cittadini milanesi alle farmacie, secondo il sondaggio svolto da Federfarma Milano a un anno dalla firma della “Carta della Qualità della Farmacia” elaborata con CittadinanzattivaTribunale dei diritti del malato «La Carta della Qualità elenca una serie di servizi in relazione ad accoglienza, informazione, sicurezza, standard di qualità dei servizi cui ogni farmacia deve attenersi», spiega Annarosa Racca, presidente
di Federfarma. «Nel 2015 abbiamo aderito con entusiasmo a questa proposta di Cittadinanzattiva, anche in considerazione del processo evolutivo della farmacia, sempre più primo presidio sanitario sul territorio e centro dispensatore di servizi complementari. Dopo un anno di rodaggio, abbiamo chiesto ai farmacisti l’opinione dei cittadini».
Master di secondo livello in omeopatia
Dompé premiata per l’innovazione Il Gruppo Dompé ha ricevuto, a Milano, il Premio Le Fonti 2016 come impresa dell’anno per “Innovazione, ricerca e biotecnologie”. «Ricevere questo riconoscimento è per noi motivo di grande orgoglio, a conferma della bontà di un approccio teso all’innovazione che fa parte, storicamente, del Dna Dompé», afferma Eugenio Aringhieri (nella foto), Ceo del Gruppo, «e che oggi si concretizza all’interno di una scelta strategica: quella di concentrare il nostro impegno nella ricerca biotech in aree ad alto medical need, e al contempo di focalizzarci sull’innovazione incrementale dei nostri prodotti Primary Care». Le Fonti Awards, giunti alla sesta edizione, sono un appuntamento che riunisce le eccellenze d’impresa a livello nazionale e internazionale. L’edizione italiana ha visto per questa edizione la partecipazione di oltre cento realtà in diversi settori, valutate secondo criteri quali i risultati di business, la leadership di settore, lo sviluppo strategico, l’internazionalizzazione e il livello di innovazione.
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Scade il 6 settembre il termine per iscriversi alla terza edizione del master di II livello “Il farmacista e i prodotti omeopatici: strategie di marketing”. Il corso, dedicato ai laureati in Farmacia e Chimica e tecnologie farmaceutiche, è organizzato dall’Università degli Studi di Bergamo con il patrocino dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo e della Fondazione Agifar Academy. Il master prenderà il via il 30 settembre. Obiettivo: fornire ai farmacisti strumenti utili a comprendere il cliente attraverso un percorso comunicativo e analitico, il corso consente di approfondire le competenze sull’omeopatia, apprendendo anche nozioni specifiche di posturologia e nutrizione, oltre ad aspetti economici e giuridici legati ai medicinali omeopatici e di management della professione. Anche per la terza edizione del master saranno disponibili borse di studio al merito grazie al sostegno di alcuni sponsor, tra i quali Boiron. Per ulteriori informazioni scrivere a masteromeopatia@unibg.it o consultare la pagina web http://sdm.unibg.it/corso/il-farmacistae-i-prodotti-omeopatici-strategie-di-marketing/
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DALLE AZIENDE
I vent’anni dell’azienda agricola Sandemetrio
In questi 180 ettari adibiti alla coltivazione biologica di oltre cento piante medicinali e aromatiche, il cuore produttivo di Specchiasol
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A cura della REDAZIONE
a terra non appartiene all’uomo ma l’uomo alla terra», ci dice Giuseppe Maria Ricchiuto, fondatore di Specchiasol e dell’Azienda agricola biologica Sandemetrio nel cuore del Salento, a Specchia, uno dei borghi più belli d’Italia. L’azienda agricola Sandemetrio è stata fondata nel 1996 ed è il cuore produttivo di Specchiasol: 180 ettari interamente adibiti alla coltivazione biologica di circa 100 specie di piante medicinali e aromatiche destinate all’industria erboristica, alimentare e cosmetica. L’attenzione alla qualità qui parte dalla preparazione del terreno, per proseguire con la scelta accurata di semi e talee e con un raccolto effettuato nel rispetto più assoluto dei tempi biologici di maturazione. A Sandemetrio vengono utilizzati sistemi di coltivazione a basso impatto ambientale, non si usano pesticidi, diserbanti e concimi chimici, si rispettano i naturali cicli vegetativi delle piante e si ottiene dunque una maggior concentrazione di principi at-
tivi. Le piante officinali vengono sistemate in essicatoi termoventilati a basse temperature, in grado di preservare le caratteristiche organolettiche del prodotto e sono sempre sottoposte a rigidi controlli di qualità.
L’attività di ricerca
In questa azienda agricola però si fa anche ricerca, con il Centro studi sulle piante officinali, nato in collaborazione con l’Università di Bari e nell’Orto botanico, in cui sono presenti oltre 400 specie di piante officinali ma anche cotone, tabacco e coloranti naturali. «Quando ho deciso di intraprendere questo cammino, ho ascoltato la voce del cuore», spiega Ricchiuto, che ha una laurea Honoris causa in farmacia. «Volevo che tutto avesse origine dal
Salento, questa meravigliosa terra, la “mia” terra, dove sono nato. Realizzare tutto ciò ha richiesto molte energie e non è stato facile. La nascita dell’Azienda agricola
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Sandemetrio ha però rappresentato per me la realizzazione di un sogno: ho aiutato l’economia locale, portando lavoro a Specchia, e garantisco la provenienza dei principi attivi dei nostri prodotti. Sono stati vent’anni impegnativi ma che mi hanno regalato immense soddisfazioni. E si tratta soltanto di un primo traguardo: abbiamo grandi progetti e obiettivi per i prossimi dieci anni nei mercati emergenti, che guardano molto all’Italia soprattutto per i prodotti tricologici e cosmetici».
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EDRA SpA - Via Spadolini , 7 - 20141 Milano - Custome r Service Tel. 02 88184.317 - Fax. 02 565 6 1173 - eMail: abbonamentiedra@lswr.it
CONSIGLI
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vomito, dolori e crampi
origine sia batterica sia virale;
dei suoi principi attivi
coadiuvante naturale: nella
addominali) accompagnati
nei casi di disbiosi intestinali
naturali, aiuta a proteggere
prevenzione e nel trattamento
da stanchezza generale,
secondarie all’uso protratto
il tratto gastrointestinale
delle patologie influenzali
così tipiche delle epidemie
di antibiotici, cattiva
preservandone l’ottimale
e parainfluenzali,
influenzali degli ultimi anni;
alimentazione, malattie
funzionalità. Colostrononi
in particolare in quelle forme
nei casi di ridotta o alterata
infettive, stress psichici,
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caratterizzate da disturbi
funzionalità intestinale, dovuta
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La tecnologia Translucent Optics (Ottica della trasparenza) incorpora micro-particelle che catturano la luce e donano istantanea luminosità al contorno occhi. www.darphin.it
Il siero di bellezza Serum7 di Boots Laboratories contrasta i primi segni di invecchiamento, come linee sottili e perdita di radiosità, mentre il siero riparatore rughe profonde Serum7 Lift contrasta i segni di invecchiamento più avanzati, come linee profonde, rughe e perdita di tono ed elasticità. Entrambi i sieri contengono ingredienti chiave che migliorano l’efficacia dell’azione anti aging, inclusi nuovi dipeptidi, complesso alfalfa e vitamine A e C. www.boots-laboratories.it
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CONSIGLI
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EFFETTO PANCIA PIATTA
Vitaflor è la nuova linea di gemmoderivati madre biologici. Le gemme - cellule embrionali vegetali, un vero e proprio concentrato di tutte le proprietà della pianta vengono fatte macerare, senza subire ulteriori diluizioni, garantendo un’estrazione ottimale dei principi attivi. La Betulla è la pianta depurativa per eccellenza. È efficace per contrastare cellulite e ritenzione idrica, è particolarmente indicata per pelli anelastiche facilmente soggette a smagliature e inestetismi. Ha anche un’azione positiva
Le compresse Carbogas Sella sono a base di carbone vegetale, finocchio, angelica, ortica e Bacillus coagulans. Il carbone vegetale assorbe ed elimina i gas intestinali, mentre il finocchio e l’angelica regolano il transito intestinale ed eliminano i gas. L’ortica è una pianta utile a depurare l’organismo e infine il fermento lattico Bacillus coagulans serve per riequilibrare la flora intestinale. Questa miscela di preziose sostanze naturali contribuisce a combattere il gonfiore, a eliminare i gas intestinali
sull’apparato osteoarticolare: può essere utilizzata nei casi di dolori articolari, artrosi, artrite, ma anche contusioni, strappi muscolari o fratture. www.vitaflorbio.it
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e a favorire la digestione. È disponibile anche il carbone vegetale in versione pura, sempre in compresse. www.sellafarmaceutici.it
CONSIGLI | occhiello OCCHIELLO
UN PROGRAMMA MIRATO ANTIRUGHE
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Rilastil Hydrotenseur è la linea di prodotti antirughe messa a punto dai laboratori Ganassini. I principi innovativi della linea sono: Calmosensine™, con azione miorilassante e decontratturante, per una diminuzione della rugosità del 21 per cento dopo tre ore dall’applicazione; Collageneer®, stimola l’attività dei fibroblasti, per una pelle più elastica, tonica e compatta; Eyeliss™ e Haloxyl™, con azione anti borse e anti occhiaie intensiva. Tutti i prodotti sono microbiologicamente e dermatologicamente testati, non comedogenici. Testati su nickel, cobalto, mercurio, cromo e palladio. www.rilastil.com
CONTRO LA CINETOSI La cinetosi è un disturbo molto fastidioso che si manifesta durante gli spostamenti su un qualsiasi mezzo di trasporto. I sintomi sono noti e sgradevoli: un generale stato di malessere, sudorazione fredda, nausea e, nei casi più importanti, vomito. Spesso, protagonisti di questi fastidiosi episodi sono i bambini, ma anche fra la popolazione adulta il fenomeno è piuttosto diffuso, con un prevalenza al femminile: solo in Italia, infatti, si stima che a soffrire di cinetosi sia il 15 per cento della popolazione. Travelgum® è un prodotto in gomme da masticare alla menta piperita il cui principio attivo, il dimenidrinato, riduce la sensazione di nausea e vomito. www.medapharma.it
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IL LIBRO
Manuale di legislazione farmaceutica Aggiornata alla normativa più recente la quarta edizione del volume
È
A cura della REDAZIONE
uscita lo scorso marzo la quarta edizione di questo manuale - ormai un classico della didattica - curato da Paola Brusa, docente di Tecnologia, Socioeconomia e Legislazione Farmaceutiche presso il dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco all’Università di Torino, e da Francesca Baratta, PhD, assegnista di
ricerca presso il medesimo Dipartimento. Entrambe apprezzate collaboratrici di Punto Effe. Rispetto alla precedente edizione, il testo è stato revisionato e aggiornato in base alla normativa in vigore a fine gennaio 2016. L’intento del testo è quello di mettere a disposizione uno strumento pratico e sempre aggiornato, oltre che per lo studente in Farmacia e Ctf, anche per il
PAOLA BRUSA FRANCESCA BARATTA Manuale di legislazione farmaceutica Edizioni Cortina, 2016 pp. 488
farmacista che opera in una farmacia di comunità. Riguardo ad alcune questioni gli autori hanno fatto volutamente riferimento alle esperienze piemontesi - e più nello specifico torinese per fornire applicazioni pratiche legate al territorio con cui c’è maggiore scambio reciproco. L’esperienza più originale, da questo punto di vista, è quella del Progetto Interateneo-Farmacia di comunità, che vede coinvolti, da alcuni anni, associazione dei titolari, Ordini e ateneo torinese. Con l’obiettivo di formare il farmacista piemontese sui temi che più interessano la prati-
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ca della pharmaceutical care: le cronicità, l’aderenza terapeutica, l’approccio al paziente che si reca con frequenza in farmacia. Infine, un elemento da non trascurare, che fa onore ai curatori del Manuale: i diritti d’autore vengono versati alla onlus Aid Progress Pharmacist Agreement, in breve A.P.P.A onlus (www. progettoappa.it), che si occupa, nell’ambito della Cooperazione sanitaria internazionale, dell’apertura di laboratori galenici in strutture sanitarie di alcuni Paesi in via di sviluppo dell’Africa e dell’America Latina.
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Tante ricette per ogni problema di salute Consigli utili per migliorare la propria alimentazione Splendide foto dei piatti
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