A cura di
Matteo Fioravanti Architetto Donatella Caruso Architetto Margherita Bagiacchi Architetto
Firenze - Marciana (LI) Settembre 2011 - Ottobre 2012
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L’ALBERGO DIFFUSO NEL COMUNE DI MARCIANA 2/ M.A.D.E.
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progetti di rigenerazione urbana per realtà in metamorfosi Due volumi dedicati ai borghi di Poggio e Marciana che sorgono nel vasto territorio del Comune di Marciana, Isola d’Elba (LI), raccolgono studi e approfondimenti progettuali svolti tra il Settembre 2011 e l’Ottobre 2012 sul tema della rilancio e della valorizzazione dei luoghi secondo strategie innovative. L’approccio al lavoro proviene dall’ambito della pianificazione debole. A partire dalla consapevolezza delle forze in campo e dalla “non linearità” dei processi conoscitivi del territorio, si evidenziano quelle azioni ed esperienze che accolgono modelli sperimentali di approccio, ascolto e trasformazione, con particolare riguardo allo spazio pubblico. Si attua un processo di rigenerazione e promozione della cultura del luogo stando attenti alle virtù civiche che esso offre. Si propone così una gestione degli interventi di recupero e riqualificazione dei diversi elementi costitutivi del patrimonio sia a scala urbana che territoriale. Lo studio parte da una fase di analisi, condivisa per i due centri, che ha cercato di leggere le criticità e le potenzialità inespresse dei luoghi, per poi individuare nell’idea di ricettività diffusa uno strumento pienamente attuale e compatibile con il contesto elbano per la riqualificazione dei piccoli borghi. L’analisi e una possibile declinazione elbana del modello dell’albergo diffuso, costituiscono infatti il fulcro dell’indagine. Trattasi di una fase preliminare di progettazione di sviluppo locale di realtà in metamorfosi. Dell’albergo diffuso si è cercato di cogliere non solo la potenzialità di struttura alberghiera, ma anche la capacità di promozione di progetti di pubblico interesse (dal recupero urbanisticoarchitettonico dei centri all’implementazione dei servizi, fino alla valorizzazione delle specificità del luogo) che prevedono il coinvolgimento di risorse materiali e immateriali.
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il secondo volume: marciana paese Il secondo volume approfondisce il caso di Marciana paese. Un tempo tra i principali centri abitati dell’isola, Marciana è stata incapace di reinventare una propria identità forte all’interno della realtà elbana degli ultimi decenni caratterizzata dalle profonde trasformazioni legate alla massiccia riconversione dell’economia verso un turismo balneare. In questo contesto un’amministrazione comunale attenta ha deciso di coinvolgere ed incentivare l’ associazionismo ed studiare assieme sistemi di riabilitazione che offrano a Marciana la possibilità di iniziare un percorso di metamorfosi verso una nuova identità. A Marciana paese, a differenza di Poggio, non si può parlare di stato di abbandono. Il borgo ospita, oltre ad una serie di rilevanti edifici storici che riescono ancora ad attrarre quei pochi turisti che seguono itinerari storico-culturali, anche tutte le sedi istituzionali e servizi primari: comune, scuole, poste, farmacia, alimentari. il progetto: M.A.D.E. Il nome dato al progetto gioca sull’assonanza con l’espressione che indica il luogo di produzione delle merci ed esprime il concetto di un progetto di metamorfosi fortemente legato alla conoscenza e alla valorizzazione del territorio. M.A.D.E. significa Marciana Albergo Diffuso Educazione ed è un progetto di riqualificazione urbana per realtà in metamorfosi che vuole unire alla tutela del paesaggio la creazione di interni urbani contemporanei e nuovi spazi pubblici. M.A.D.E. è un progetto di architettura che si rivolge a spazi diversi per genesi e consistenza: spazi per la ricettività, spazi per l’educazione, spazi pubblici, interpretando la ricettività come occasione per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. In questo quadro la pratica architettonica a volume zero non e sospensione operativa ma è in primis agire per approfondire la conoscenza del territorio, non solo a livello morfologico ma anche e soprattutto nel suo sistema di relazioni tra sfera pubblica e privata (il territorio come spazio di relazione). Solo questa conoscenza
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può svelare la disponibilità di spazi che, come organi di sviluppo, si prestano alla metamorfosi. M.A.D.E. fonda il processo di trasformazione sull’educazione: Educare ad una nuova forma di turismo, responsabile rivolta ad un’utenza interessata al reale contatto con il territorio per abitarlo in maniera diversa, ad una nuova forma di gestione dell’ospitalità mista pubblico privata e ad un nuovo valore d’suo dello spazio pubblico. Educare, nel suo significato etimologico e-ducere, condurre fuori (in particolare l’uomo dai difetti originali della rozza natura). E se fosse la stessa scuola ad uscire fuori? M.A.D.E. conduce la scuola fuori dagli spazi che le sono urbanisticamente assegnati e la porta negli spazi pubblici di Marciana. Educare come portare fuori i saperi e rendere la conoscenza un processo sempre attivo e aperto alla contaminazione. La cultura, la conoscenza e la loro trasmissione come elementi capaci di valorizzare lo spazio pubblico e di esprimerne la vocazione allo scambio e all’inte(g)razione. Una scuola in ultima analisi liberata dalla questione tipologica e aperta a quella topologica. Esperienze pilota Premesso che, come “Albergo Poggio Diffuso” e “M.A.D.E.” dimostrano, sono possibili diverse tipologie di albergo diffuso in relazione al contesto nel quale intervengono, lo studio condotto ritiene che nel Comune di Marciana potrebbero svilupparsi esperienze pilota per l’isola d’Elba e per la Regione Toscana, soprattutto in questo preciso momento in cui ancora non si dispone di una normativa di riferimento. Il caso di un Comune con due centri sembra infatti offrire un’occasione significativa per la contemporanea sperimentazione di un modello declinato nei due borghi con diverse accezioni. Il campo di studio si allargherebbe così da permettere anche una possibile evoluzione della normativa esistente nelle altre regioni, di tipo prescrittivo e esclusivamente ricettivo, verso una normativa più adeguata al contesto toscano e all’attuale periodo storico in cui turismo e gestione del territorio potrebbero confrontarsi.
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Attivazione di laboratori Per leggere e pianificare realtà come Poggio e Marciana è necessario guardare a molteplici aspetti sociali e programmatici che si sviluppano sul territorio e determinano vantaggi competitivi che le sole regole del mercato non potrebbero concretizzare. Si ritiene fortemente auspcabile l’attivazione di laboratori di studio, confronto e conoscenza per aumentare la capacità di visione e di azione dello sviluppo locale attraverso la collaborazione fra gli attori e la creazione di reti di interpreti stabili nel tempo. I paesi diventerebbero di nuovo un luogo oggetto dell’attività umana, ospitando laboratori capaci di indagare processi di rigenerazione studiati per poggio e marciana assieme ad esperienze attivate in altre realtà analoghe. Degli esercizi di pianificazione concorrente necessari per aprire il territorio verso una evoluzione dinamica “urbana” insieme culturale, sociale e produttiva. Costituzione dell’AD L’attivazione di un albergo diffuso richiede varie fasi di analisi della realtà locale, preliminari alla definizione dei momenti più specificatamente attinenti alla progettazione. Ipotesi di percorso per la costituzione dell’albergo diffuso: - indagine preliminare; - necessità di una pre-fattibilità (occorre prevedere la redditività dell’albergo diffuso, valutando investimenti iniziali necessari, costi e ricavi attesi dalla gestione); - lancio dell’idea per la sensibilizzazione e formazione dei potenziali soggetti coinvolti (enti locali per la programmazione - gestori di esercizi pubblici - commercianti, produttori agricoli e artigiani associazioni locali - proprietari degli alloggi - residenti); - condivisione di finalità e motivazioni (momenti di approfondimento con la comunità sui temi quali: scenario generale
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del turismo, i numeri dell’albergo diffuso, confronto con esperienze simili, risultati attesi, criticità dei luoghi); - costituzione di forme associative (contenitori giuridici per i proprietari di alloggi, di servizi, …); - commissione tecnica che gestisca la fase di impostazione-avvio dell’albergo diffuso, un incubatore dell’albergo diffuso, a cui partecipino anche professionalità esterne e qualificate costituzione del soggetto gestore unitario (come fase finale del percorso fin qui descritto e come punto di partenza della gestione ordinaria dell’albergo diffuso). Gestione: gestione imprenditoriale e unitaria “Per gestione unitaria di una struttura turistica si intende la gestione che fa capo a un unico soggetto per la fornitura sia dei servizi principali, quelli relativi all’alloggio, sia degli ulteriori servizi forniti. La gestione si considera unitaria anche qualora la fornitura dei servizi diversi da quello di alloggio sia affidata ad altro gestore, purché lo stesso sia in possesso della regolare autorizzazione, ove prevista, e sia stipulata un’apposita convenzione che regoli i rapporti con il fornitore dei servizi di alloggio, in capo al quale resta la responsabilità di garantire la coerenza della gestione dell’attività complessiva e dei servizi al livello di classificazione ottenuto dalla struttura ricettiva” (cfr. Legge Regionale 16/04 del 28 luglio 2004, Regione Emilia Romagna). RINGRAZIAMENTI Anna Bulgaresi, Sindaco del Comune di Marciana. Isola Etica, Marciana Aurea, associazioni culturali di Marciana. Carlo Eugeni, fiduciario condotta Slow Food all’Isola d’Elba. Carlo Gallelli, Manfredi Mannucci, Costanza Santini e Ivana Surdic, laureandi. Pierfilippo Checchi e Pasquale Persico, professori. Le esperienze di Co/Auletta, Aste e Nodi, G.A.P. Guilmi Art Project.
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M.A.D.E. MARCIANA ALBERGO DIFFUSO EDUCAZIONE
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ANALISI
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BORGHI IN ITALIA
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Italia paese di borghi Cenni storici Metamorfosi Le condizioni attuali, il disagio insediativo Comuni fino a 5.000 abitanti
MARCIANA
M.A.D.E. MARCIANA ALBERGO DIFFUSO EDUCAZIONE 12
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Inquadramento Dati quantitativi Cartografia CTR Mappe tematiche Viabilità territoriale Viabilità locale Luoghi d’interesse Risorse naturali Storia Evoluzione demografica Cenni sullo sviluppo turistico Sviluppo urbano
METODO
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PROGETTO 138
CASI STUDIO
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M.A.D.E.
Urbino: una città laboratorio Urbino
Programma/indice
Università dialettale Badolato
Attori
Co/auletta Auletta
Schede
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Azioni Censimento
Porta le tue idee in vacanza - Torre Orsaia
Quadro d’insieme
Waldkindergarten St.Gallen, Svizzera
Schema organizzativo generale
Il borgo come struttura Spazi educazione
Casale Il Sughero Vibonati, Salerno
Alloggi
Küstendorf Zlatibor, Serbia
strategie di RIABILITAZIONE
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Sviluppo della sostenibilità Volume zero Sviluppo del turismo Turismo di quarta generazione AD albergo diffuso Definizione Caratteristiche
BIBLIOGRAFIA
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Pubblicazioni Riviste e articoli Siti
Educazione Turismo educativo
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ANA 14
LISI 15
Borghi in Italia
borgo [bór-go] s.m. (pl. -ghi) Centro abitato di grandezza media e di una certa importanza, caratterizzato da un’economia prevalentemente commerciale e con una periferia a carattere agricolo. Nei secoli passati questa denominazione era spesso riservata ai paesi di importanza che possedevano un mercato ed una fortificazione. Per la presenza di queste strutture il borgo si differenziava dal villaggio.
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ANALISI
Borghi in Italia
Vista di Santo Stefano di Sessanio (2012)
Italia paese di borghi 18
Il territorio italiano ha tra le sue peculiarità quella di essere costellato da un numero altissimo di piccoli borghi che da molti anni stanno subendo il fenomeno dello spopolamento. Ciò comporta l’abbandono di questi luoghi con la conseguente perdita di territori che sono risorse importantissime sia dal punto di vista culturale che turistico. I numeri sono molti alti si parla di 5.308 “paesi abbandonati”. “I «paesi fantasma» rappresentano il 72% di tutti i comuni italiani, uno spaccato
5.308 paesi abbandonati
72% paesi ÂŤfantasmaÂť
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popolazione italiana vive in un borgo 19
d’Italia in cui vive circa un quinto della popolazione nazionale, più o meno dieci milioni di persone. Questi piccoli paesi rappresentano la memoria storica di un’Italia che ormai non c’è più. L’urbanizzazione e lo sviluppo economico hanno fatto in modo che l’attenzione degli italiani si spostasse sempre più nelle grandi città, abbandonando in una specie di dimenticatoio sociale un grandissimo numero di piccoli paesi, che sono rimasti per lo più abbandonati. Il fenomeno ha avuto inizio
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nel secondo dopoguerra, negli anni della ricostruzione, quando migliaia e migliaia di persone abbandonarono le proprie case in montagna o in campagna per recarsi in città alla ricerca di nuove fortune. La vita doveva ricominciare e l’unico modo per trovare lavoro e sicurezza economica era quello di trovare un impiego sicuro nei grandi centri urbani. Il fenomeno provocò, come deteriore effetto collaterale, la scomparsa di gran parte dei mestieri legati all’artigianato.
Vista di Capoliveri (2012)
ANALISI
Borghi in Italia
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ANALISI
Borghi in Italia
Dei 5838 «paesi fantasma», sono 2831 i comuni che rischiano di scomparire, veri e propri centri a rischio estinzione. Questi ultimi ricoprono una superficie di circa centomila chilometri quadrati. Il fenomeno dei «paesi fantasma» interessa molto il Centro-Sud e le zone appenniniche. I piccoli centri alpini si sono salvati grazie all’industria del turismo, quelli del nord invece hanno continuato a sopravvivere grazie alla vicinanza alle grandi città industrializzate e, fatto non secondario, grazie a infrastrutture tale da consentire agli abitanti di raggiungere le città in poco tempo e in modo piuttosto confortevole. Al Centro-Sud la situazione è invece molto diversa. Migliaia di paesini si sono spopolati. “La situazione più pesante si
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registra in Basilicata — dove ben 97 centri sono a rischio estinzione —, nelle parti montuose della Sicilia e della Sardegna, nelle aree interne di Marche e Toscana e su tutto l’arco dell’Appennino Meridionale, dall’Abruzzo alla Calabria, passando per il Molise.” (Il Tempo, 25-07-2005) Di fronte a questo quadro generalizzato è importante pensare a delle strategie che consentano di fornire nuove prospettive e nuove speranze a coloro che vivono all’interno delle aree a rischio spopolamento. Il progetto si propone di attivare un processo di rivitalizzazione del tessuto socioeconomico dell’area locale per mezzo dell’opportuna valorizzazione del patrimonio artistico, ambientale e culturale localmente sedimentato.
2.831 comuni che rischiano di scomparire
100mila Kmq > centro-sud > zone appenniniche i pi첫 interessati 23
ANALISI
Borghi in Italia
Cenni storici 24
Il territorio italiano è costellato di piccoli borghi che rappresentano quell’Italia minore, a volte più sconosciuta e nascosta, rimasta ai margini delle grandi trasformazioni urbane e dei principali flussi turistici e commerciali e per questo con legami ancora fortissimi al proprio passato. Tipologia di insediamento assai diffusa e favorita dalla topografia del territorio, il borgo nasce come città fortificata, edificata per questioni di difesa su alture e spesso circondata da mura urbiche e torri per il
Anonimo, Veduta del fronte di terra di Portoferraio (XVII sec)
controllo. Si tratta di forme di insediamento che risalgono all’epoca tardo antica, allorché condizioni politiche e sociali instabili obbligavano a vivere uno stato di allerta continuo. Lo stile di vita imposto dall’epoca storica era basato sulla sussistenza nella costante minaccia rappresentata dai problemi legati a carenza di cibo, malattie, epidemie, incursioni e guerre improvvise. Gli insediamenti erano strutturati di conseguenzain modo da agevolare la vita in queste condizioni, chiudendo i villaggi nelle mura e lascian-
do nell’immediato intorno i campi, le coltivazioni, la vita rurale. Peculiare dei borghi era l’alta concentrazione delle costruzioni per sfruttare al massimo la morfologia del sito e rendere l’agglomerato compatto dunque difendibile. I borghi nascevano infatti come centri di dimensioni contenute, densi, chiusi, con vie strette e ripide che dovevano lasciare spazio solo a carri o cavalli. Extra mœnia si trovavano i campi per la coltivazione e per l’allevamento, presso i quali risiedeva quella parte della
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ANALISI
Borghi in Italia
popolazione dedita all’agricoltura e alla pastorizia. La realtà del borgo permetteva uno stile di vita essenziale. All’interno della fortificazione si teneva il mercato e la convivenza tra uomini avveniva a stretto contatto. Gli scambi con l’esterno si svilgevano in primis sotto forma di commerci. Chi coltivava, porta nel borgo i prodotti dei campi e il bestiame per venderli o scambiarli con altra merce, così i pescatori i frutti della pesca, eccetera. Si trattava di sistemi economici fragili, in balia dei
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fenomeni meteorologici, delle piene e delle aridità , ma anche delle mutevoli condizioni politiche. Le attività artigianali si svolgevano nelle botteghe e talvolta le lavorazioni si riversavano per strada, ad animare la vita del borgo. Ogni borgo presentava attività particolari che derivano dal luogo e dalle risorse che può offrire. Dalla specificità di queste attività si può ripartire per pensare ad una rinascita dei borghi. Entro le mura risiedevano i signori dell’aristocrazia locale
che rispondevano spesso ad un’autorità più alta, fisicamente lontana e distante dalle dinamniche interne del borgo. Da un borgo all’altro, anche lontano pochi chilometri, cambiavano spesso usi e costumi. I componenti di altre comunità, anche vicine, potevano essere considerati estranei, confermando la realtà estremamente chiusa del borgo.
Prossimità e varietà delle morfologie dei nuclei urbani di Marciana e Poggio in una foto aerea recente
(via bing.maps, 2012)
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ANALISI
Borghi in Italia
Crisi e abbandono 28
Per vari motivi gli antichi borghi in Italia stanno subendo il fenomeno dello spopolamento e dell’abbandono. La crisi iniziale risale alla fine della seconda guerra mondiale, quando la popolazione emigrava verso i grandi centri urbani dove poteva trovare maggiori possibilità di lavoro e benessere. L’isolamento infatti, che in passato era una necessità di sopravvivenza, diventa sempre più un ostacolo nella vita di questi paesi, che rimangono lontani dai progressi tecnologici, industriali, commerciali che sta affrontando la società. La stessa situazione di abbandono caratterizza oggi questi centri che sono privi di scambi con il mondo esterno. L’accessibilità a questi insediamenti è difficile e faticosa, spesso sono mal collegati o non ci sono mezzi di trasporto pubblici. L’avvento degli anni Cinquanta, con il dopoguerra, coincide con una profonda variazione del rapporto tra popolazione e territorio. In particolare si verificano tre dinamiche demografiche: - un diffuso e prepotente esodo rurale;
Poggioreale (TP)
- un grande processo di ridistribuzione regionale della popolazione; - un generale processo di urbanizzazione concentrata. Sno gli anni in cui l’Italia affronta la rivoluzione industriale e dello sviluppo dei trasporti. Le nuove infrastrutture ferroviarie sono una spinta iniziale all’abbandono dei centri isolati per il trasferimento in zone metropolitane, economicamente più fertili. Lo sviluppo della rete ferroviaria costituisce infatti un “avamposto” alla nascita dei nuovi e grandi centri urbani, agli
esordi del boom economico. Ciò che accade in questi anni è una sorta di “duplicazione” degli insediamenti; parte della popolazione inizia a spostarsi, e parte rimane nei villaggi. Negli anni ’60 e ’70, con il vero e proprio boom economico, le cose si evolvono definitivamente nella direzione di urbanizzazione e di abbandono dei piccoli nuclei rurali.
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ANALISI
Borghi in Italia
Disagio insediativo 30
Per analizzare l’attuale condizione dei borghi in Italia, in assenza di una vera e propria trattatistica a riguardo, sono stati utilizzati studi e ricerche affettuate da enti o università. In particolare, la maggior parte dei dati contenuti in questo capitolo sono tratti da uno studio realizzato per conto di Legambiente e Confcommercio dal gruppo Serico-Cresme e dal titolo “L’italia del disagio insediativo”. Lo studio tramite l’analisi ed il confronto di numerosi indicatori significativi nei campi dell’economia e delle dinamiche sociali stila un rapporto sullo stato di salute di un’ampia fetta dei comuni italiani. Lo studio conia l’espressione “disagio insediativo” per categorizzare quei comuni che presentino evidenti fattori di criticità economicosociali. In particolare si afferma che: - le condizioni strutturali che portano al disagio non sono date solo da una debolezza insediativa della popolazione residente (calo
muni Italiani Co
42% COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
delle nascite, aumento della popolazione anziana, ecc.) ma anche da condizionievidenti di depauperamento delle potenzialità produttive e di depotenziamento dei propri talenti, con indici soprattutto economici che mettono in luce una condizione di debolezza strutturale di queste aree; - vi è una debolezza intrinseca rappresentata anche dallo scarso appeal che queste stesse aree, poco vitali dal
punto di vista produttivo, esercitano sull’esterno e dunque sulla capacità di attrarre e accogliere nuovi cittadini, nuovi abitanti, nuove famiglie ed imprese; - sono territori che non riescono a promuovere una propria identità turistica, nonostante una dotazione del sistema dell’offerta che supera ampiamente la domanda generata. In questo quadro generale emerge anche l’accentuazione
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ANALISI
Borghi in Italia
37% SUPERFICIE TERRITORIALE COPERTA DAI COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
del divario Nord-Sud e una sorta di radicalizzazione delle differenze non tanto tra montagna, collina, pianura e città, quanto all’interno delle medesime categorie, ovvero tra montagna ricca e montagna impoverita, tra collina valorizzata e collina dimenticata, tra città al passo con i cambiamenti imposti dall’economia della globalizzazione e città in forte ritardo. ll dato più rilevante nel confronto 1996/2006 è che in un decennio è aumentata in modo consistente la
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dimensione media dei comuni coinvolti da fenomeni di disagio insediativo. Vale a dire che in dieci anni si è allargato non solo il numero di comuni coinvolti, e relativo territorio e popolazione interessata, ma aumentando la dimensione media è cresciuta la soglia critica al di sotto della quale si realizzano e si evidenziano le condizioni del disagio insediativo. Il che equivale a dire che il disagio insediativo non è più solo un fenomeno circoscritto a territori marginali o marginalizzati
Com un
nti ita ab
i
i fino a 10.0 lian 00 a It
50% COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
di piccola dimensione, ma si allarga e si estende a territori di più ampie dimensioni. Ciò si deve, come si vedrà nel prosieguo dell’indagine, indubbiamente ad un allargamento e ad una diffusione maggiore delle condizioni di precarietà legate al depauperamento territoriale dovuto alla diminuzione dei servizi alle persone e alle imprese, oltre a fenomeni di aggravamento di negative condizioni strutturali della popolazione, come ad esempio un elevato indice di vecchiaia e un
basso valore della natalità e dell’immigrazione. Le analisi prodotte hanno consentito di individuare che il 95,4% dei comuni in disagio insediativo, ben 3.408 su 3.558 totali, hanno meno di 10.000 abitanti, evidenziando come tale valore possa essere considerato una soglia dimensionale critica. I comuni in disagio abitativo con meno di 10.000 abitanti rappresentano: - il 42,1% dei comuni italiani; - il 49% di tutti i comuni italiani con popolazione
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ANALISI
Borghi in Italia
lazione Italian po a o P
10% POPOLAZIONE CHE VIVE IN COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
residente fino a 10.000 abitanti (il che significa che circa la metà dei comuni italiani con popolazione fino a 10.000 abitanti si colloca nell’area del disagio); - il 37,4% della superficie territoriale italiana; - il 10,4% della popolazione italiana, quota che sale all’11,9% per gli over 65, una percentuale superiore del 15% alla media italiana; - il 4,6% degli stranieri residenti, un valore percentuale inferiore alla metà di quello della
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popolazione, a testimonianza della limitata accoglienza che questi comuni esprimono, ovvero della difficoltà di queste aree di accogliere immigrati anche stranieri, i quali preferiscono altre aree più favorevoli dal punto di vista lavorativo; - il 7,9% del reddito totale prodotto in Italia, pari ad una redditività media inferiore del 24% rispetto al totale nazionale. In tali comuni, dal punto di vista dello stato sociale: - è presente un tasso migratorio del 23% inferiore
Pop. Com un i
ativo abit io ag
10.000 ab. in a di o s fin
12% POPOLAZIONE OVER 65
+15% MEDIA NAZIONALE alla media nazionale, il che evidenzia una limitata vitalità insediativa data da minori spostamenti e movimenti della popolazione; - si evidenzia una diminuzione consistente degli alunni che frequentano le scuole materne, passati in sette anni dal 15,3% del totale nazionale al 9,6%; - le entrate totali sono pari al 10,3% del totale nazionale, un valore omogeneo a quello della popolazione, ma le entrate tributarie sono pari solo al 5,7% del totale nazionale, segno di un ingente
peso dei trasferimenti; mentre dal punto di vista del sistema economico: - si riscontrano 23 milioni di presenze turistiche ufficiali, pari al 6,8% del totale nazionale, un valore molto inferiore all’8,7% della ricettività alberghiera media nazionale, al 14,9% di quella extralberghiera e addirittura al 27,7% della disponibilità ricettiva nelle abitazioni per vacanza, a testimonianza di una difficoltà di promozione del territorio a fini turistici; - sono presenti 610mila unità locali produttive, pari
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Pop. Com un i
ANALISI
oa if n
10.000 ab. in
di s ativo abit io ag
Borghi in Italia
4% STRANIERI RESIDENTI
– 50% MEDIA NAZIONALE al 10,1% del totale nazionale (in linea con la quota della popolazione) ma nelle quali è occupato solamente il 4,7% degli addetti, il che evidenzia una capacità occupazionale pari alla metà della media nazionale; - sono presenti 136mila unità locali al commercio, pari al 7,8% del totale nazionale, alle quali corrispondono il 3,7% degli addetti nazionali al commercio, il che evidenzia una debole presenza del sistema del commercio e dei negozi di prossimità; - sono presenti il 24,3% delle
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partite Iva nelle imprese in agricoltura, un dato questo che evidenzia la forte dipendenza dal sistema produttivo primario per queste aree; Tutti questi indicatori evidenziano un sistema articolato e diffuso di disagio insediativo, che mette in luce come l’Italia sia un territorio fortemente differenziato, all’interno del quale convivono ambiti socioeconomici in grave crisi, insieme ad altrettanti ambiti territoriali nei quali si è in
Re dd
I
lia ta
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ale prodotto tot in
8% QUOTA DEL REDDITO TOTALE, PRODOTTO DAGLI ABITANTI CHE VIVONO IN COMUNI CON MENO DI 10.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
grado di utilizzare a pieno i propri talenti, producendo ricchezza e garantendo dunque un futuro alle famiglie e ai residenti. La presenza così ampia e diffusa di un sistema di comuni in disagio insediativo è ulteriormente rafforzata dalla lettura dei dati relativi solo ai comuni con meno di 5.000 abitanti. Questo approfondimento è stato prodotto al fine di evidenziare la componente più debole del disagio. Infatti se la media nazionale della popolazione per comune si aggira intorno
ai 7.250 abitanti, quella relativa alla popolazione media nei comuni del disagio insediativo è pari a 2.500 abitanti. In sostanza il valore di 5.000 abitanti si inserisce come livello intermedio tra una soglia limite al di sotto della quale si possono creare con più facilità le condizioni del disagio.
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ANALISI
Borghi in Italia
Comuni con meno di 5.000 abitanti 38
Un approfondimento dell’analisi ai comuni con meno di 5.000 abitanti conferma quanto affermato. Sono infatti 3.145 i comuni con meno di 5.000 abitanti con presenza di disagio insediativo, ovvero il 38,8% dei comuni italiani e l’88,4% dei comuni con meno di 10.000 abitanti. L’aspetto dimensionale è dunque profondamente connesso con l’area del disagio. In questi comuni: - risiede il 7,4% della popolazione;
muni Italiani Co
38% COMUNI CON MENO DI 5.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
- a fronte del 7% della popolazione sotto i 14 anni di età è presente il 9% del totale nazionale degli over 65, un valore superiore di oltre il 20% alla media italiana; - risiede solo il 3,5% dei residenti stranieri; - si esprime un reddito che influisce a livello nazionale solo per il 5,8%, con una redditività media delle zone a disagio inferiore del 22% rispetto al totale Italia; - è in diminuzione la percentuale di studenti che frequentano la scuola dell’obbligo, pari al 6% della
popolazione nazionale a fronte dell’8% di soli 7 anni prima; - si rileva una presenza pari allo 0,8% dei letti negli istituti di cura pubblici e privati; - si localizza il 17,5% delle pensioni di invalidità italiane e il 15,9% degli importi; - si realizza solo il 4,3% delle entrate tributarie a fronte di un valore omogeneo al peso demografico per le entrate totali (8,3%); evidenziano ancora una volta l’ingente peso dei trasferimenti; - si riscontrano 19 milioni di
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Com un
ANALISI
i
i fino a 10.0 lian 00 a It
nti ita ab
Borghi in Italia
88% COMUNI CON MENO DI 5.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
presenze turistiche ufficiali, il 5,6% del totale nazionale; tra le forme extralberghiere sono funzionanti il 17,5% degli agriturismo italiani e il 21% della disponibilità ricettiva nelle abitazioni per vacanza nazionale; ciò sottolinea la scarsa utilizzazione patrimoniale; - sono presenti 445mila unità locali (il 7,3% del totale nazionale) ma è occupato solamente il 3,6% degli addetti; un indice che evidenzia una minore capacità occupazionale rispetto alla media nazionale; - sono presenti solamente 90mila unità locali al
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commercio, pari al 5,2% del totale nazionale ma solo il 2,4% degli addetti nazionali, evidenziando una netta rarefazione occupazionale e dell’offerta; - sono registrati 2,83 milioni di contribuenti, un valore in linea con il peso demografico, che apportano il 5,1% dell’ammontare della contribuzione, mettendo in evidenza una differenza media rispetto al totale nazionale del 32%. - si esprimono depositi bancari pari solo all’1,9% del totale nazionale, con una propensione al deposito ridotto dei due terzi rispetto
lazione Italian po a o P
7% POPOLAZIONE CHE VIVE IN COMUNI CON MENO DI 5.000 ABITANTI IN DISAGIO INSEDIATIVO
al reddito prodotto, ed un tasso di incidenza degli impieghi bancari che non supera lo 0,7%.
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Il toponimo deriverebbe dal nome personale romano Marcius, ma altre ipotesi lo fanno derivare piÚ verosimilmente dall’aggettivo marcidus, in relazione a caratteristiche ambientali o agricole sulla base di altri simili toponimi della zona.
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Vista di MArciana (2012)
Marciana
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ANALISI
Marciana
Inquadramento
L’isola d’Elba o, semplicemente, Elba è un’isola situata tra il mar Ligure e il mar Tirreno, posta a circa 10 chilometri dalla costa. È la più grande delle isole dell’Arcipelago Toscano, e la terza più grande d’Italia (223 km²). L’Elba, assieme alle altre isole dell’arcipelago (Pianosa, Capraia, Gorgona, Montecristo, Giglio e Giannutri) fa parte del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. L’isola è divisa in otto
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comuni, tutti afferenti alla provincia di Livorno: Portoferraio, Campo nell’Elba, Capoliveri, Marciana, Marciana Marina, Porto Azzurro, Rio Marina e Rio nell’Elba, per un totale di circa trentamila abitanti, che aumentano notevolmente durante l’estate. Il centro di Poggio è situato nell’entroterra occidentale dell’ isola d’Elba all’ interno del territorio comunale di Marciana.
MARCIANA
POGGIO
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ANALISI
Marciana
Poggio e Marciana 46
Il comune di Marciana è uno dei quattro comuni di antica fondazione dell’isola e in passato ne ha rappresentato il comprensorio territoriale più vasto, estendendosi su tutta la parte occidentale. Successivamente i confini comunali sono andati via via riducendosi a seguito della nascita dei comuni di Marciana Marina nel 1884 e di Campo nell’Elba nel 1894 e anche per la cessione di parte del suo suo territorio al comune di Portoferraio nel 1951.
Attualmente Marciana rappresenta il terzo comune elbano per estensione e l’ultimo comune dell’isola per densità abitativa, con un valore di 48 abitanti per kmq (ben lontano dal valore del vicino comune di marciana marina che ha un indice di densità abitativa pari a 318 abitanti per kmq).
e frazioni che nei centri di Marciana e di Poggio trovano importanti punti di riferimento.
Nonostante la bassa densitĂ di abitanti nel territorio comunale, specialmente nella fascia costiera occidentale sono presenti un gran numero di piccoli centri abitati
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ANALISI
Marciana
Inquadramento Dati quantitativi 48
ABITANTI 371 (2011)
ALTITUDINE 375 m s.l.m. (min 0 - max 1.018)
COORDINATE GEOGRAFICHE sistema sessagesimale 42° 47’ 25,44’’ N 10° 10’ 10,56’’ E sistema decimale 42,7904° N 10,1696° E
CLASSIFICAZIONE SISMICA Zona sismica 4 Zona con pericolosità sismica molto bassa. è la zona meno pericolosa dove le possibilità di danni sismici sono basse.
CLASSIFICAZIONE CLIMATICA DI MARCIANA Zona climatica D Periodo di accensione degli impianti termici: dal 1 novembre al 15 aprile (12 ore giornaliere), salvo ampliamenti disposti dal Sindaco. Gradi-giorno 1.546 Il grado-giorno (GG) di una località è l’unità di misura che stima il fabbisogno energetico necessario per mantenere un clima confortevole nelle abitazioni. Rappresenta la somma, estesa a tutti i giorni di un periodo annuale convenzionale di riscaldamento, degli incrementi medi giornalieri di temperatura necessari per raggiungere la soglia di 20 °C. Più alto è il valore del GG e maggiore è la necessità di tenere acceso l’impianto termico.
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ANALISI
Marciana
Inquadramento Cartografia c.t.r. 1:2.500 50
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ANALISI
Marciana
MARCIANA MARINA SP34 MARCIANA
POGGIO
SP25
MARINA DI CA
Inquadramento Mappe 52
Viabilità territoriale
o
no
in mb
Pi
om bi
Pio
CAVO SP26
PORTOFERRAIO
SP24
SP33
SP32
bino
Piom
RIO MARINA
SP26 SP30
PORTOAZZURO
AMPO
Pianosa
CAPOLIVERI
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ANALISI
Marciana
CAI N.3 - MADONNA DEL MONTE
Inquadramento Mappe tematiche
Area pedonale Parcheggi Fermata autobus Strada Sentiero
ViabilitĂ locale 54
CAI N.1 - SAN CERBONE - MONTE CAP
PANNE
SP25 POMONTE Marciana Marina
MARCIANA MARINA
SP25 POGGIO
55
ANALISI
Marciana
ViabilitĂ locale 56
Sp 25 per S.Andrea
Parcheggio Nord
Parcheggio Sud
Parcheggio Sud
Fermata autobus
57
ANALISI
Marciana Scuola materna e media
Inquadramento
Mappe tematiche
Banca Municipio Casa del Parco Fortezza Pisana
Cappella di S.Francesco
Luoghi di interesse Attivita’ commerciale Servizi Area pedonale
Luoghi d’interesse e spazi pubblici 58
Chiesa di Santa Caterina Cappella S.Liborio Chiesa di San Sebastiano e Fabiano Chiesa di S.Croce Le Poste
Ambulatorio
Museo archeologico
Zecca di Marciana
Porta S.Agabito e chiesa S.Agabito
Cabinovia
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ANALISI
Marciana
Fortezza Pisana
Luoghi d’interesse e spazi pubblici 60
Piazza del Cantone
Casa del Parco
Cappella di San Livorio
Museo archeologico
Chiesa di Santa Caterina
61
n.3 ad
M
ANALISI
I CA
Marciana
d na on te on
el M
Inquadramento
Mappe tematiche
CAI
Bosco ( castagni, lecci) Aree coltivate Sentieri
Risorse naturali 62
n
n
erbo
nC .1 Sa
a
te C
on e-M
ne
apan
63
ANALISI
Marciana
Giardino botanico
Risorse naturali 64
Unione tra verde spontaneo e privato
o lungo le strade del borgo
Boschi intorno a Marciana
Imbocco al CAI n.1
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ANALISI
Marciana
Cenni storici
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La storia del territorio di Marciana è indissolubilmente legata alla storia di tutta l’Elba e raggiunge il suo massimo sviluppo in epoca rinascimentale, con il Principato di Piombino. Per la sua posizione geografica l’Elba ha da sempre costituito un ponte naturale tra la Corsica e Piombino occupando un ruolo strategico nella storia dell’area tirrenica. Conosciuta già dagli antichi greci sotto il nome di Aethalia (fuligginosa) l’isola d’Elba ha avuto una storia travagliata di conquiste (Etruschi, Romani e più tardi Pisani, Genovesi e Turchi) ed incursioni saracene, quasi sempre legata alle sue floride risorse minerarie e al controllo delle rotte militari e commerciali. Abitata prima dagli Etruschi e poi dai Romani, si ritiene che il nucleo più antico di Marciana risalga al 35 a.C. Dopo la caduta dell’Impero e con l’inizio delle invasioni le testimonianze si fanno rare. Passata nel VI secolo sotto l’incerto Bizantino, l’Elba è soggetta ad invasioni, saccheggi e distruzioni fino all’arrivo dei Franchi. Marciana svogle in questo frangente un ruolo importante nella vita del Principato di Piombino, al tempodella
Cartografia storica dell’Elba ai tempi di Cosmopolis
reggenza dalla famiglia Appiani. Donna Paola Colonna, moglie di Gherardo Appiani, è il personaggio storico di maggior spicco di quella famiglia, a cui si deve la trasformazione di una comunità contadina come quella Marciana in uno dei più importanti centri dell’Elba. Marciana viene infatti scelta dagli Appiani come luogo di rappresentanza dei loro interessi nel versante occidentale in vitù della sicurezza delle fortificazioni esistenti, per l’ampia visuale che permetteva di controllare da Marciana un buon tratto di
mare del canale di Piombino e per l’ormai consolidata amministrazione di questo centro già dai tempi della dominazione pisana. Amata dal popolo marcianese per la sua saggezza e per la sua abilità politica, a Donna Paola Colonna si devono le opere e i fatti più importanti avvenuti a Marciana in epoca rinascimentale: la creazione di una zecca per battere moneta, il rafforzamento della fortezza pisana e l’edificazione di Casa Appiani. Morta Donna Paola nel 1445, Riccardo Orsini è proclamato signore di Piombino e dell’Elba.
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Numerose sono le sue gesta luio attribuite per difendere le coste elbane dagli assalti degli Spagnoli e dei pirati tunisini, spesso a costo di notevoli elargizioni. A lui succede Jacopo IV dal 1474 al 1510. Capace amministratore e buon condottiero sa destreggiarsi tra le grandi potenze europee e le più importanti famiglie italiane del tempo, ottenendo spesso favori e riuscendo a conservare il controllo del suo piccolo stato. Jacopo riesce inoltre a incrementare il commercio e il lavoro, dando impulso ai vari mestieri, concedendo franchigie ed esenzioni, migliorando il benessere delle popolazioni e riuscendo a
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difendere l’Elba sebbene non possiedaa al tempo ingenti somme di denaro e sufficienti forze militari. La storia dell’Elba è legata alle sorti di realtà lontane. A Firenze si ristabilisce la dinastia dei Medici con Cosimo, mentre più lontano esplode la guerra tra l’imperatore Carlo V e Francesco I, re di Francia con alleati gli arabi di Solimano. In questo frangente l’Elba rimane sotto il dominio degli Appiani, tranne Cosmopoli, la potente fortezza portuale dell’odierna Portoferraio fatta costruire da Cosimo de’ Medici, visibile segno delle mire espansionistiche del fiorentino.
Nel 1603 la costruzione della fortezza di Forte Longone da parte degli Spagnoli di Filippo III apre un fronte di conflitto tra il nuovo granduca Ferdinando, i Francesi e gli Spagnoli. Agli inizi del XVIII secolo la crisi dinastica del regno di Spagna complica lo scenario dei conflitti. L’Elba è costantemente contesa tra la dominazione del Granducato di Toscana e il Principato di Piombino che, scomparsi gli Appiani, passa prima ai Ludovisi e poi ai Boncompagni. Verso la metà del ‘700 Portoferraio diviene possedimento di Ferdinando II di Asburgo, imperatore d’Austria. Durante il periodo della rivoluzione
francese l’isola è ambita dai francesi e dagli inglesi e nel 1801 l’intera Toscana e tutta l’Elba diventano possesso francese e dell’imperatore Bonaparte, che l’esilio avrebbe legato indissolubilemente a quest’isola. Con la Restaurazione l’Elba torna ad essere parte integrante del Granducato lorenese fino al marzo 1860, anno dell’annessione alla monarchia di Vittorio Emanuele II, re d’Italia. La storia recente del Comune di Marciana è segnata dalla scissione di Marciana Marina, divenuta nel 1951 comune autonomo.
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ANALISI
Marciana
Storia
Evoluzione demografica 70
I dati sull’evoluzione demografica di Poggio sono analoghi a quelli del comune di appartenenza di Marciana e sono chiaramente indicativi della progressiva perdita di abitanti che con fasi alterne prosegue fin dalla fine del secolo scorso. I primi dati presi in esame sono quelli risalenti al primo censimento italiano del 1861 che dimostrano come il comune di Marciana e la sua frazione di Poggio fossero una importante realtà dal punto di vista degli abitanti nel contesto dell’Isola d’Elba superando nel complesso i 2.000 abitanti. Successivamente a causa di diversi fattori la popolazione iniziò a diminuire in maniera pressoché costante fini agli inizi del ‘900.
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ANALISI
Marciana
Storia Cenni sullo sviluppo turistico 72
L’Isola d’Elba ha una fondamentale ed evidente caratterizzazione turistica della propria economia. L’occupazione turistica (intesa nel settore alberghi, ristoranti e pubblici esercizi) costituisce infatti il 29,8% del totale, una percentuale circa cinque volte maggiore della media regionale. Le ragioni di una specializzazione così marcata sono rintracciabili nello sviluppo dell’economia elbana nel corso del ‘900. L’economia elbana nel corso dei primi decenni del
Novecento aveva conosciuto momenti di forte crisi a causa del progressivo deupauperamento dei suoi principali settori produttivi. La coltivazione della vite fu messa in ginocchio da una devastante epidemia di Filossera, le saline cessarono le loro attività e le attività della cantieristica navale entrarono in crisi quandol’applicazione della macchina a vapore sui bastimenti soppiantò la vela. L’economia elbana puntò tutto sullo sfruttamento del minerale ferroso e
sull’industria siderurgica. Portoferraio, con i suoni altiforni, costruiti tra il 1900-02, divenne un centro industriale di importanza nazionale. Nel 1947, però, gli stabilimenti siderurgici, che durante la seconda guerra mondiale erano stati danneggiati dai bombardamenti furono ritenuti anti-economici e ne fù decretato lo smantellamento. Negli anni successivi alla seconda guerra quindi l’isola vive un momento di profonda
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ANALISI
Marciana
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75
ANALISI
Marciana
Vista di Marciana Marina - 1940
depressione economica che accellera in maniera lo sviluppo dell’economia del turismo. Un studio effettuato dallo Studio BBPR nel 1939 e pubblicato sul n. 4 del 1941 della rivista “L’albergo italiano” fotografa le condizioni di partenza di questo sviluppo, evidenziando l’alto potenziale turistico inespresso dell’isola. Un paragone tra l’Elba e due altre isole mete già affermate di turismo, come Capri e Brioni, mette in luce che a fronte di una analoga condizione naturalistica e climatologica che pongono l’isola d’Elba in una condizione di eccellenza, questa dispone
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di poche camere e necessita di attrezzature turistiche adeguate. I flussi turistici cominciano ad interessarsi all’Elba nel decennio 1950-1960 e a concretizzatrsi nei decenni seguenti, in modo più o meno vistoso nelle varie zone. Il borgo di Marciana si apre modestamente ai turisti intorno agli anni ‘60 e i flussi proseguono negli anni successivi in forma sempre scarsamente incisiva, sia per quanto riguarda le trasformazioni strutturali del paese, sia come benefici economici reali. A oggi a Marciana esiste un solo piccolo albergo con ristorante
Vista di Marciana Marina - 2012
e alcuni bar-ristoro. Il fenomeno più consistente verificatosi in paese sotto la spinta del turismo è stata la ristrutturazione di molte abitazioni, che dalla loro condizione di scarsa utilizzazione da parte dei molti marcianesi, che in genere possedevano anche una residenza in campagna, sono state acquistate dai turisti e ristrutturate quale loro residenza stagionale. Si calcola che il 70% di abitazioni siano passate a questa nuova destinazione. Tra queste si annovera anche la storica casa Appiani. La stagionalità dell’affluenza turistica fa sì che a Marciana si ripeta ciclicamente la
dualità del paese semivuoto dei periodi invernali, al quale però il paese era abituato da tempo per tutto l’arco dell’anno, e del paese vivace per il buon numero di presenze nei mesi estivi. In estate si calcola che tra stranieri e italiani, ma con grande presenza di quest’ultimi, si trovino in paese almeno circa 800 persone, oltre i residenti fissi, parte dei quali trovano un alloggio anche in case d’affitto, oltre nell’unico non grande albergo situato nel settore di espansione nordovest dell’abitato.
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ANALISI
Marciana
Storia
Sviluppo urbano 78
La forma urbana di Marciana risente della morfologia del terreno su cui sorge. Il nucleo esprime un legame molto forte con la topografia nella stretta analogia fra conformazione territoriale e organizzazione urbana. Marciana dimostra tutte le caratteristiche d’impianto tipiche di un paese d’altura fortificato, in cui sono ancora leggibili elementi e accorgimenti atti a favorire la vigilanza e la difesa, come si addiceva a agli antichi insediamenti. La struttura del borgo assume nella sua estensione la caratteristica forma di una freccia. Entro la maglia di Marciana si
può leggere un triangolo, con uno dei vertici coincidenti nel polo delle due chiese. Confrontando la situazione attuale con quella che risulta nella mappa del Vecchio Catasto, datata 1841, si possono individuare alcune significative trasformazioni a livello di edifici e strade. Da tale analisi risulta che il costruito si è mantenuto piuttosto stabile, consolidando l’impianto planimetrico origianrio (sfuggono, per ovvie ragioni, eventuali variazioni in altezza che possono aver cambiato la volumetria degli edifici). In generale tra gli interventi sul patrimonio edilizio si an-
noverano poche nuove costruzioni, alcune ristrutturazioni di vecchi edifici e alcune demoliizoni. La viabilità conserva ancora i suoi tracciati tradizionali. La strada principale che lambisce l’antico nucleo nella sua parte a valle svogle ancora l’antica funzione di limite dell’abitato. Solo le più importanti mulattiere che si diramavano dal paese hanno perso il loro ruolo tradizionale.
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ANALISI
Marciana
Sviluppo urbano 80
Cartografia attuale nella quale sono stati velati edifci giĂ presenti nel Vecchio Catasto 81
ANALISI
Marciana
Storie Racconti degli abitanti 82
“ Non saprei consigliarvi un posto buono per andare a mangiare. Io non vado fuori a pranzo spesso. Dicono che l’Osteria del Noce sia il posto migliore qui a Marciana. Sennò ci sono altri ristoranti giù nella piazza. La rosticceria Red Devil fa degli ottimi polli arrosto.”
“ Io e mia compagna non siamo di qua. Abbiamo aperto questo piccolo laboratorio di cuoio, ma preferisco lavorare per strada. Si sta bene qui, è tranquillo e il mare non è molto lontano.”
“ Sto andando alla fonte che si trova in fondo a questa strada. Se volete bere un pò d’acqua buona seguitemi. L’ acqua non è molto fredda, va fatta scorrere, ma è la migliore. Ci sono pure altre due, vicino la strada provinciale. Ma sono più lontane. Marciana è piena di fonti.”
“ per la pausa pranzo l’alimentari chiude e si torna a mangiare a casa. ... piano piano con questi bastoni per tutte queste scale... mica sono agile come una volta... arrivederci !”
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METO 84
ODO 85
Casi studio
Urbino: una città laboratorio Urbino Università dialettale Badolato Co/auletta Auletta Porta le tue idee in vacanza Torre Orsaia Waldkindergarten St.Gallen, Svizzera Casale Il Sughero Vibonati Küstendorf Zlatibor, Serbia
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Vibonati
St.Gallen
Torre Orsaia
Urbino
Badolato
Auletta
Zlatibor
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METODO
Casi studio
Urbino cittĂ laboratorio 88
Urbino, Pesaro-Urbino (PU)
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Vista di Urbino
METODO
Casi studio
“Urbino rappresenta nel percorso di Giancarlo De Carlo uno dei laboratori più importanti dove sperimentare, “tentare” le vie del progetto. Due Piani Regolatori Generali, uno concluso nel 1964 e l’altro a distanza di trent’anni nel 1994, molte architetture, la costruzione della città universitaria, la sperimentazione collettiva su questo ‘manufatto’ portata avanti attraverso il laboratorio ILAUD costruiscono un quadro di azioni che rappresenta la sintesi delle riflessioni, delle contraddizioni, delle difficoltà e degli obiettivi raggiunti dal
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“progetto moderno” in Italia. Nel 1951 Carlo Bo, rettore di quella che era al tempo la Libera Università di Urbino, oggi struttura statale, chiama De Carlo a progettarne la sede centrale, nel 1958 l’architetto genovese viene incaricato del Piano Regolatore Generale della città e nel 1962 del progetto dei Collegi. È l’inizio di un sodalizio con la città e con Bo che si protrarrà per diversi decenni. Carlo Bo definisce De Carlo “un rivelatore prima ancora che un costruttore”. Il progetto moderno, per una realtà come quella urbinate,
caratterizzata prettamente da segni storici nell’urbano e nel territorio, si traduce in scoperta piuttosto che invenzione. Gli interventi progettati e realizzati tendono ad abbattere la dicotomia tra conservazione e innovazione: lavorare sull’esistente o sull’ex-novo, alla scala territoriale o a precisare il dispositivo architettonico è sempre esercizio di analisi dell’esistente che porta al disvelamento delle logiche che governano le parti, al disvelamento della struttura data che va proseguita con il linguaggio dello spirito del tempo, ovvero
della modernità. Arrivando a Urbino si è immersi in un progetto di De Carlo, anche se poco riconoscibile; il territorio, il suo disegno, il continuum che questo definisce con l’architettura sono il senso profondo di questa terra ma anche l’oggetto delle attenzioni dell’architetto. Tre progetti - Il quartiere La Pineta, Ca’ Romanino e I collegi universitari - declinano tre diversi atteggiamenti che concorrono a restituire la volontà di De Carlo di partecipare al disegno urbinate, di dialogare con i capisaldi territoriali,
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METODO
Casi studio
di definire un confronto con la terra attraverso la definizione di differenti sezioni, di piegare il progetto moderno a restituire il paesaggio ondivago delle colline marchigiane o il paesaggio della variazione continua proprio della città. Dai collegi, in forma di città, si può finalmente arrivare al Mercatale e qui capire Urbino: questo nodo di accesso su cui si sono sedimentati diversi strati della storia e su cui campeggia la facciata con i torricini del Laurana è il progetto in cui si ribalta il cannocchiale e si può guardare
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il territorio dalla città. L’operazione Mercatale è essa stessa un palinsesto di architetture ritrovate, recuperate, innestate dall’architetto genovese che nel suo primo piano regolatore investiva questo luogo del ruolo di porta monumentale in dialogo con la porta moderna progettata (ma non realizzata) a Lavagine. Il centro storico rappresenta la seconda tappa di questo viaggio ed è esso stesso, nel suo ritorno a nuova vita, opera di De Carlo. Qui è possibile visitare i diversi interventi per le sedi universitarie (Facoltà di
Legge e Facoltà di Magistero) dove modernità e storia convivono potenziandosi a vicenda in un connubio che sembra nato con la città stessa e con il suo “palazzo in forma di città”. macchina architettonica nata a stabilire il dialogo perenne con il paesaggio.” A cura di Sara Marini
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METODO
Casi studio
UniversitĂ dialettale 94
Badolato, Catanzaro (CZ)
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METODO
Casi studio
Il progetto “Badolato borgo universitario” del giornalista Domenico Lanciano (autore di “Badolato paese in vendita”) risale a dodici anni fa, nel dicembre 2000, quando già si stava esaurendo pure la spinta provocata dalla benemerita accoglienza ai profughi curdi della nave Ararat. Infatti, dal 1986 al 1999 due erano state le vicende che avezvano contribuito a mettere sotto i riflettori anche internazionali il bellissimo borgo, ormai semispopolato e bisognoso di rivitalizzazione: Badolato paese in vendita (1986-88) e Badolato paese solidale (1997-2000). Ci voleva un’altra idea per salvare definitivamente uno dei paesi d’arte più belli e caratteristici di tutto il Mediterraneo, simbolo di tutti i piccoli paesi italiani ed europei a rischio estinzione: trasformare Badolato in borgo universitario. Così l’indomito Lanciano prepara proposte su proposte per fare diventare il proprio amatissimo paese, già definito “la Spoleto del mare”, in una piccola Camerino o in una accattivante Urbino o in una effervescente Cassino, tutti borghi con una sede uni-
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versitaria capace di attrarre docenti e studenti da ogni parte d’Italia e persino dall’estero. L’economia che ne è derivata ha trasformato in meglio quei territori periferici e montani. Oggi sono realtà invidiabili. L’ultima proposta, quella di una Università Dialettale, ha trovato giorni fa la positiva considerazione del prof. Mario Caligiuri, assessore alla cultura della Regione Calabria, il quale vuole saperne di più ed ha chiesto un progetto più completo e dettagliato a Domenico Lanciano. Ma in cosa consiste questa “Università dialettale”? Lo chiediamo allo stesso Domenico Lanciano. In Italia (e penso nel mondo) non esiste ancora una vera e propria “Università dialettale”. Esistono dipartimenti di linguistica o glottologia all’interno delle facoltà umanistiche, ma non c’è un centro che sintetizzi questa importante disciplina che interessa tutti i popoli del mondo. Come potrebbe realizzarsi concretamente in Badolato? Badolato borgo, si sa, è purtroppo un paese ancora semi-spopolato, nonostante gli
effetti mediatici del “paese in vendita” e del “paese solidale” abbiano contribuito in questi ultimi 25 anni ad arginare il fenomeno autodistruttivo. Quindi, ci sono tantissime abitazioni vuote che potrebbero accogliere docenti e studenti in modo residenziale. Ci sono pure palazzi di proprietà comunale dove sarebbe possibile collocare la sede universitaria vera e propria (si pensi all’edificio scolastico nuovo, al palazzo del barone Gallelli al Mancuso, al palazzo del barone Paparo e al palazzo Menniti sul corso). Nel caso servissero
ci sono pure alcune proprietà ecclesiastiche adesso quasi del tutto inutilizzate. E con quali soldi si realizzerebbe tutto ciò? L’ONU e, in particolare, l’UNESCO (agenzia dell’ONU per la cultura) e la stessa Comunità Europea sono assai sensibili alla salvezza e allo studio dei dialetti, perciò non mancherà il loro appoggio concreto, sia economico che tecnico-organizativo. Quando si parte? Spero presto! Quindi, adesso l’importante è organizzarsi e partire prima possibile anche se nel nostro piccolo.
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METODO
Casi studio
Co/Auletta Auletta, Salerno (SA) 98
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METODO
Casi studio
“Can auletta “feed” itself?” Il progetto racconta una visione coerente basata sul sostegno e l’espansione della vocazione agricola del territorio, predisponendo soprattutto strumenti di formazione e suggerendo sinergie culturali per l’espansione della filiera. La proposta si caratterizza per una alta compatibilità con le risorse locali e con i dispositivi di sviluppo predisposti in questo senso. La proposta è carente dal punto di vista della proposizione di soluzioni locali concrete, in particolare
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rispetto alla tematica del parco a ruderi, così come dal punto di vista della predisposizione (progettante) di un apparato visivo e progettuale idoneo alla trasmissione del progetto. La proposta interpreta in maniera sensibile ed innovativa una duplice tendenza: da un lato la traiettoria di sviluppo intrapresa da fondazione MIDA per il recupero della tradizione agricola del territorio, come motore fondamentale di identità e dunque sviluppo, dall’altra una traiettoria più generale che vede queste tematiche come strategiche
per l’agenda dello sviluppo locale italiana. Sensibilità e innovazione si traducono nella metodologia e negli strumenti predisposti dai progettisti: la formazione (complessa ed articolata, posizionata a vari livelli) come cardine di una trasmissione di sapere tradizionale e dunque locale come risorsa e vantaggio competitivo per le generazioni a venire; un fare produttivo che non prescinde dall’essere eminentemente culturale e dunque sociale.. Non solo, l’attenzione a processi produttivi naturali e sincroni con ritmi e qualità del
territorio dimostrano ulteriore consapevolezza e pregnaza di un’idea di sviluppo locale che non cede in nessun momento alle oggi comuni lusinghe della retorica ambientale o sostenibile. Laura Sghedoni Marta Lucchetti Co/Auletta Le tue idee abitano qui
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METODO
Casi studio
Porta le tue idee in vacanza 104
Torre Orsaia, Salerno (SA)
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METODO
Casi studio
Il Comune di Torre Orsaia è situato alle estreme propaggini meridionali della Provincia di Salerno, all’interno del territorio del Parco Nazionale del Cilento. Il territorio comunale si estende su una superficie di 23,8 Kmq. Gli abitanti sono 2.557 (dati Istat 1998), divisi fra il capoluogo e le frazioni Castel Ruggero, Cerreto e Torre Orsaia Scalo. Torre Orsaia è un centro agricolo adagiato su alcune colline digradanti verso il mare tra uliveti secolari. Il territorio è costituito principalmente da calcari e da dolomie, la vegetazione è composta da macchia mediterranea, residui boschi di querce e di olivi, questi ultimi utilizzati per la produzione di olio. Il clima è mite, tipicamente mediterraneo con estati calde e asciutte, inverni non particolarmente freddi; le piogge sono concentrate prevalentemente nei periodi autunnale e primaverile. L’idrografia di superficie è povera data la natura dei terreni: l’unico fiume di una certa
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rilevanza è il Bussento lungo il cui corso si osservano interessanti fenomeni carsici. Si incontrano poi numerosi torrenti dal corso breve e precipitoso e che incidono profondamente il territorio. A Torre Orsaia nel cuore del Cilento un’iniziativa volta a promuovere nuove idee. Ottanta studenti da tutta Italia verrano ospitati in cambio del loro sapere. Promuovendo così sviluppo e offrendo la possibilità di individuare e risolvere i problemi del territorio e potenziare le capacità già presenti. “Porta le tue idee in vacanza, saperi in cambiò di ospitalità” si svolgerà, infatti, attraverso una settimana di confronti collettivi, sopralluoghi, briefing, assemblee pubbliche e lezioni sotto le stelle, per immaginare uno sviluppo possibile. Tema dell’edizione di questo anno sarà lo spazio pubblico contemporaneo; i giovani verranno seguiti da tutor e docenti universitari, in un percorso collegato e a stretto contatto con la popolazione. L’agenzia informale locale
di sviluppo Aste e Nodi, che organizza l’evento, si pone lo scopo di creare un nuovo modello di vacanza, dove la conoscenza diventa il tema fondamentale e di massimizzare la capacità dell’entroterra cilentano di incremetare e favorirne la diffusione, coniugando il tutto con un’opportunità di crescere per i giovani architetti, sociologi, urbanisti e studenti in generale in un ambiente stimolante e ricco di confronti. Il progetto nasce intorno a due concetti fondamentali:
da un lato il riconoscimento del valore immateriale della conoscenza e la necessità che questo sia alla base della costruzione di una società diversa e migliore; dall’altro l’idea che lo studio di un territorio non debba e non possa prevedere punti di vista privilegiati. Questi due concetti si traducono in un workshop completamente gratuito per i suoi partecipanti che vengono ospitati dalla comunità locale alla quale offrono in cambio le loro idee per lo sviluppo del
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METODO
Casi studio
paese. Il workshop non vuole essere, tuttavia esclusivamente un momento di studio, ma anche promotore di un approccio diverso al territorio integrando saperi esperti e saperi diffusi, facendo del continuo scambio tra partecipanti e comunità locale il principale strumento di analisi è di comprensione. Alla popolazione stanziale che abita sempre a Torre Orsaia si affiancano dei cittadini “nomadi” che per ragioni di studio o di lavoro sono costretti a vivere lontano da
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Torre Orsaia e a ritornarci soltanto nelle vacanze o nei week end. Gli spazi pubblici progettati pensando alla permanenza, pensati per chi li vive quotidianamente, per un utenza stanziale, sono inadeguati a queste nuove forme di abitare. Ma come trasformeremo questi luoghi? Possiamo trasformarli immaginando nuovi muri, ridisegnando pavimentazioni, piantando alberi ma possiamo anche trasformarli vivendoli in maniera nuova, attraversandoli con
i nostri corpi, giocandoci e utilizzandoli in modo inconsueto. Il nostro obiettivo è quello di immaginare un modo diverso di vivere questi spazi, di individuare nuovi scenari di trasformazione materiale e immateriale che rispondano alle esigenze sia dei cittadini stanziali che di quelli nomadi e che siano immaginati per accogliere l’inatteso. ASTE e NODI Agenzia informale di sviluppo locale
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METODO
Casi studio
Wald kindergarten St.Gallen, Svizzera 110
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Casi studio
La forma limite di scuola in territorio aperto è quella che non prevede alcun tipo di edificio, nessuna dimora che protegga l’utenza dagli agenti atmosferici, nessuna costruzione in grado di ospitare le attività educative, ma, citando i giovani designer tedeschi DING3000, soltanto madre natura come miglior designer in circolazione: la scuola nel bosco. (7) Una forma di scuola questa che nasce grazie a teorie pedagogiche sostenute da ricerche condotte su quella che
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è definita la teoria igienica, presenti soprattutto nei paesi quali Svizzera, Germania, ma anche qualche caso in Italia, in cui una didattica estremamente schierata con la pratica raggiunge un consenso esteso, e vi sono così i presupposti per rendere concrete delle esperienze che cercano di spingersi oltre la consuetudine. Giardino, non luogo chiuso come una scuola. L’ idea è precisa, quasi un metodo Montessori applicato all’ estremo: il primo impatto dei bimbi con una realtà di gruppo può es-
sere vissuto meglio se si passa tempo in mezzo alla natura, giocando a contare maggiolini o farfalle, scoiattoli o merli, anziché divertendosi con automobiline in latta, trenini in legno, e ogni balocco che il bambino ha e usa già a casa. Un esempio importante è il Waldkindergarten St. Gallen (8), 75 mila abitanti nel Nord Est della Svizzera, ad una decina di minuti di tram dal centro di San Gallo portano a due passi dal bosco, che si svolge all’aperto dalle 9 del mattino alle 4 di pomeriggio. Una
scuola materna, partita con 20 bambini, che raddoppiando gli iscritti, è riuscita da tre anni ad aprire anche una sezione di scuola elementare, che arriva fino alle prime tre classi. E nella radura si fa tutto: si gioca, si cucina e si mangia. Con qualsiasi temperatura, sole, pioggia e neve. Unico avvertimento: indossare tutine termiche impermeabili e scarponcini da montagna. Locali chiusi non ce ne sono. Esiste solo un piccolo gazebo in legno dove, sulla sinistra, sono sistemati dei tavoli da disegno
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METODO
Casi studio
per gli allievi più grandi e, sulla destra, spunta una libreria. Una scuola senza aule, corridoi e mense. E senza giochi costruiti in fabbrica pronta a sviluppare una particolare sensibilità per l’ambiente e a quanto si può imparare dalla natura. Tutti i bambini maneggiano in libertà piccole lame o seghe in miniatura e, «in otto anni nessuno si è mai fatto male», assicurano gli insegnanti , «Il segreto è responsabilizzarli e fare prendere loro coscienza delle cose. È fondamentale dare loro fiducia e non trasmettere
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paure e ansie inutili». Senza imporre tempi e modalità, una giornata tipo nel bosco è tuttavia scandita da appuntamenti regolari: comincia con un girotondo, al mattino, seguito da attività diverse a seconda dell’età. Poi, prima di tornare a giocare, tutti a fare merenda e, alla fine, si ascolta una favola. Il pranzo viene cucinato e preparato all’aperto anche con l’aiuto dei bambini. Al pomeriggio restano solo i grandi e si seguono, ad esempio, lezioni di matematica contando le ghiande o di biologia osservando un insetto o un uccellino.
Studi commissionati dall’amministrazione della scuola pubblica hanno dimostrato che i piccoli che frequentano questi asili non incontrano alcun problema alle elementari, quando devono stare seduti in un’aula per molte ore. L’attività dell’asilo si sviluppa attorno a tre cardini educativi: la pedagogia dei boschi, il gioco con materiali che si trovano in natura e l’autoapprendimento. La prima, in Germania è riconosciuta e studiata anche dal mondo accademico e mette al centro della crescita del bambino il rapporto sensoriale con
la natura, che diventa così un ambiente familiare e, insieme, una fucina di scoperte. Il fatto di costruire da soli giochi o inventarli a partire, per esempio, da una foglia, costituisce una potente molla per la creatività». Al bambino viene lasciato il tempo per sperimentare e giocare in totale autonomia: 6 insegnanti più 2 assistenti e una praticante esercitano un controllo invisibile ma saldissimo. Rispondono con un tono di voce sempre calmo e dolce, ma non danno mai ai piccoli la soluzione alle difficoltà che eventualmente incontrano.
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METODO
Casi studio
Casale Il Sughero Vibonati, Salerno (SA) 116
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METODO
Casi studio
Casale Il Sughero è un edificio ristrutturato e ricavato dal un vecchio stazzo (iazzo in dialetto cilentano), utilizzando principi di bioarchitettura, dotato di approvvigionamenti energetici sostenibili e puliti e realizzato con materiali tradizionali di recupero. Casale Il Sughero è una piccola fattoria che ospita nel terreno di pertinenza le coltivazioni essenziali per un auto-sostentamento come un frutteto di frutti antichi, aiuole destinate ad un orto sinergico ed a tentativi di agricoltura biologica naturale e integrata
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col territorio. Casale Il Sughero vuole proporsi, seguendo le parole dell’economista Pasquale Persico, come un punto-rete/ osservatorio nella ‘città diffusa’ del Parco del Cilento, la Città del Parco, mirando a proporre laboratori seminariali ed eventi culturali. Casale Il Sughero nella sua destinazione ricettiva si prefigge l’obiettivo di offrire un servizio culturale e di tutoraggio naturalistico/escursionistico e artistico/antropologico sul territorio creando diversificazione nell’offerta e alzando
il target del turista medio che frequenta il Cilento. Ai nostri ospiti sarà offerta una colazione caratterizzata da prodotti tipici della tradizione della dieta mediterranea con pane fatto con grani antichi, olio locale extravergine certificato, confetture biologiche di produzione proprie e di aziende locali e prodotti della ruralità vibonatese e lucana. Abbiamo deciso di chiamarci Casale Il Sughero in quanto nel nostro terreno ci sono diverse e belle querce da sughero che offrono un materiale preziosissimo che la natura ci
ha fornito: il sughero. Il sughero è al contempo anche metafora di se stesso, di quella porosità che prevede un passaggio e uno scambio non solo di liquidi e di aria ma anche di persone e di idee, di sensazioni e di ricordi. È una membrana osmotica che scambia emozioni e conoscenze in entrambi i sensi, da parte di chi permane e abita un luogo che conosce verso il viaggiatore che vuole conoscere le tradizioni e la cultura del territorio e degli uomini che incontra e anche viceversa, predisponendosi cioè ad
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METODO
Casi studio
accogliere del viaggiatore non soltanto la sua presenza fisica ma sapendo sapendo farlo in maniera partecipata e attenta a tutto ciò che l’ospite può insegnarci con la sua esperienza. Questo è l’auspicio per il futuro, in linea anche con il contesto di porosità mediterranea che permea la nostra terra di Magna Graecia. Ancor prima di un luogo di incontro e di riflessione Casale Il Sughero vuole essere una dimora per noi che l’abbiamo rimesso in piedi donandogli nuovo splendore, il luogo dove viverci e giocarci la nostra scommessa di una decrescita felice. Il nostro obiettivo è quello di un tentativo di riconversione dalla città (coi suoi modelli, lavori e valori) alla campagna. La ratio è quella di un’economia domestica di sostentamento e non di accumulo, l’unica economia sostenibile davvero oggigiorno. Per questo abbiamo deciso di cominciare a produrci da soli (e in rete di mutua collaborazione col territorio) i beni primari necessari al sostentamento e soprattutto al riscatto della libertà individuale e collettiva
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fin troppo spesso tenuta in scacco dal sistema produttivo dominante. Un riscatto di anime e di corpi, di cibo e di idee. Intendiamo perseguire questo obiettivo creando diversificazione nella produzione, puntando alle varietà locali in orticoltura, frutticoltura e piccolo allevamento al fine di recuperare specificità autoctone ed aiutare la biodiversità. L’idea generale è quella di proporre in futuro, seguendo il pensiero dell’insigne biologo e farmacista cilentano Nicola di Novella, un esempio di territorialità cilentano/lucana contraddistinta da piccole produzioni di nicchia ma di alta qualità, tentando di chiudere le filiere produttive locali al fine di restituire dignità e credibilità alle nostre terre. Se questo modello di ‘decrescita virtuosa’ sarà accolto e fatto proprio da sempre più nuclei familiari e se crescerà di scala in termini sociali, forse si potranno gettare le basi per quella ‘rivoluzione antropologica in Italia’ di cui tanto parlava Pier Paolo Pasolini negli anni Settanta e si potrebbe al contempo redimere per sempre lo spirito dannato di
quel mondo contadino narrato da Carlo Levi e da Ernesto De Martino. Si dovrebbe riconoscere pari dignità alla provincia come alla città, senza subalternità dell’una rispetto all’altra, vera dignità ai mestieri umili del contadino e del pastore, anzi ripartire da lì, dalla provincia, altrimenti non ci sarà mai sviluppo vero, antropologico, nel nostro meridione. A maggior ragione oggi che il sistema di sviluppo consumisticoindustriale metropolitano ha fallito. Il futuro, a nostro parere,
non è più nelle città, ma nella provincia. Ma non in una provincia che segue ed emula malamente lo stile di vita e il discorso metropolitano, periferia infinita e ridotta soltanto a intermondo atopico tra una città ed un’altra (come purtroppo si avviano ad essere anche i piccoli centri cilentani) ma una provincia che sappia guardare a se stessa come icona e al contempo possibilità di uno sviluppo diverso, altro, nel senso di alternativo a quello ancora imperante ma che già comincia a scricchiolare da più parti.
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METODO
Casi studio
Tutti coloro che intendono visitare i nostri luoghi in maniera, arrogante, non-sostenibile, che interpretano il loro soggiorno o il loro passaggio in maniera consumistica e distruttiva, coloro che intendono fruire del territorio in maniera invadente e dannosa favorendo un turismo vacanziero di massa superficiale e improntato al ‘mordi e fuggi’ possono rivolgersi altrove... Riteniamo che tale profilo di utente stagionale abbia già fatto troppi danni e che contribuisca ancora a snaturare il territorio e il tessuto sociale che lo vive ed abita, sovrappopolandolo d’estate e dimenticandolo d’inverno, modificando cioè la natura dei luoghi e delle relazioni socioeconomiche dei suoi abitanti. L’onda lunga delle città che considerano le campagne e le zone rurali come alter-ego vacanziero delle metropoli manca loro di rispetto e calpesta la loro dignità considerandoli come vie di fuga agostane da esperire e da sfruttare occasionalmente ma allo stesso modo consumistico delle città durante il resto dell’anno.
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L’ospite/viaggiatore (così intendiamo chiamare chi passa di qui, preferendo abbandonare il termine ‘turista’) che si desidera accogliere al Casale Il Sughero sarà colui che vorrà partecipare ai nostri laboratori o vedere il nostro territorio per conoscere le bellezze anzitutto artistiche e culturali, scoprire le bellezze dell’entroterra agricolo e montuoso prima di godere anche della costa e del mare magno-greco che ci circonda e col quale siamo in continuo dialogo, che può essere vissuto in maniera inedita e affascinante se vi affiderete a noi. Il viaggiatore che decide di essere nostro ospite vorremmo che sia: - rispettoso di sé e degli altri, degli animali e delle piante, delle tradizioni locali e della biodiversità; - motivato e mosso da curiosità antropologica verso il territorio ed i suoi abitanti; generoso nello stimolarci per permetterci di crescere e di migliorare, conferendo un valore aggiunto al luogo quando fisicamente sarà ormai lontano; - attento al risparmio idrico ed
energetico: la casa si alimenta con fonti rinnovabili e facilmente esauribili, pertanto ci si dovrà attenere ad un rigoroso utilizzo delle acque, della corrente elettrica e degli scarichi da utilizzare solo ed esclusivamente per rifiuti organici e null’altro poiché il sistema di depurazione naturale e integrata delle acque reflue è tanto prezioso quanto delicato. In definitiva vorremmo che chi decida di trascorrere del tempo in Cilento in nostra compagnia sappia e voglia mettersi in gioco così come
abbiamo deciso di fare noi. Laboratori in programma Dialoghi tra filosofia e psicanalisi Letture di paesaggio Le letture all’aria aperta Workshop di fotografia filosofica Sunny news project (progetto linguistico, creativo e multimediale) La scuola in fattoria Casale Il Sughero
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METODO
Casi studio
K端stendorf Zlatibor, Serbia 124
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METODO
Casi studio
Mecavnik, collina di Mokra Gora, nel distretto di Zlatibor, che oggi ospita il suo etnovillaggio Küstendorf, chiamato anche Drvengrad, ovvero “Città di legno”. Famoso per le caratteristiche case in legno, Küstendorf è sia un museo a cielo aperto, visitabile da chiunque, sia un villaggio turistico-hotel (di categoria 4 stelle) in stile etnico, aperto tutto l’anno. Basta scegliere l’abitazione o la camera più in linea con i propri gusti ed esigenze, effettuare una prenotazione e godersi la bellezza e la tranquillità del posto, sia
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d’estate, sia d’inverno. L’idea di Kusturica era quella di costruire una città a misura d’uomo, in cui i turisti potessero godere dello svago necessario a rendere la loro permanenza piacevole e originale: una piscina coperta, un cinema (intitolato a Stanley Kubrick), una sauna, una palestra, un campo da basket/calcetto, una sala biliardo e così via. Insieme a un bellissimo e caratteristico bar (Caffe Club Prokleta Avlija), a un lussuoso ristorante (New Restaurant) e a una sala da tè. Il regista ha così spiegato le
motivazioni che l’hanno spinto a fondare Küstendorf: «Lasciai la mia città, Sarajevo, durante la guerra. Ecco perché ho voluto costruire un villaggio che fosse mio. Porta il nome tedesco Küstendorf. Organizzerò seminari per gente che vuole imparare a fare cinema, concerti, a lavorare con la ceramica, con la pittura. Lì andrò a vivere e lì verranno a trovarmi tutti coloro che avranno piacere di incontrarmi. Ci saranno ovviamente altre abitazioni e lavoreranno con me anche altre persone. Il mio sogno è di costruire un posto all’aper-
to dove la diversità culturale possa contrapporsi alla globalizzazione». Dal 2008, il villaggio ospita l’evento annuale Küstendorf Film and Music Festival, durante il quale competono film e musica provenienti da tutto il mondo. Il Festival è noto per l’assenza di un red carpet e dei fasti tipici del mondo cinematografico. L’edizione del 2010 ha visto la presenza dell’attore hollywoodiano Johnny Depp a cui, dentro il villaggio, è stata dedicata una statua.
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Strategie di riabilitazione
Santa Caterina d’Alessandria (287 - Alessandria d’Egitto, 305) vergine e martire, è venerata come santa dalla Chiesa cattolica, da quella ortodossa e, in generale, da tutte le Chiese Cristiane che accettano la venerazione dei Santi. Patrono di : sarte, studenti, filosofi, mugnai, ceramisti, cartai
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METODO
Strategie di riabilitazione “Provando ad immaginare il quindicesimo censimento degli italiani come una gigantesca fotografia aerea, forse il primo colpo d’occhio, il più evidente, è che rispetto al 2002 c’è un aumento molto consistente degli edifici censiti: oggi sono 14 milioni e rotti, l’undici per cento in più in soli dieci anni. Nello stesso periodo la popolazione è cresciuta solo del 2,5 per cento: siamo 59 milioni e mezzo. Anche se le statistiche sono una lingua che chiede di essere tradotta con molta circospezione, questi due dati incrociati, sembrano dare ragione a chi denuncia una cementificazione indiscriminata e immotivata (o
Sviluppo della sostenibilità Volume zero 130
motivata solo dalla speculazione) del nostro territorio. Gli edifici sono aumentati di una percentuale quattro volte più grande rispetto all’aumento degli umani. E nel paese dei mille borghi abbandonati, dei centri storici svuotati, della superfetazione delle villette a schiera che vanno a smarginare e confondere il confine tra città e campagna, i dati del nuovo censimento aiutano a capire che la gestione del territorio è una delle questioni più gravi e irrisolte.” (Michele Serra, Tra baracche e cemento l’autoritratto della nuova italia, 28 aprile 2012, La Repubblica)
L’articolo di Michele Serra pubblicato su La Repubblica mostra come il tema della crescita edilizia inostacolata sia ormai una questione entrata a far parte dell’opinione pubblica. La risposta che i comuni italiani stanno apportando a questo problema è la tutela del paesaggio attraverso piani urbanistici che vietano la costruzione di nuove cubature, incoraggiando una crescita “a volume zero”. Da qui dovrebbero scaturire interventi progettuali volti alla ristrutturazione dell’esistente, evitando ogni ulteriore consu-
mo di suolo vergine. Il nuovo atteggiamento sembra manifestare, però, una volontà di sospensione dell’attività edilizia in attesa di nuove decisioni e di una ripresa equilibrata della crescita demografica e insediativa o di nuove interpretazioni progettuali. Il volume zero rappresenta in effetti un arresto nell’attività edilizia, ma la conseguenza ultima di questa strategia è la ridefinizione dei temi progettuali. Sarà sempre più improbabile costruire nuovi quartieri d’espansione di villette a schiera, ma in alternativa si
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METODO
Strategie di riabilitazione
concretizzeranno idee progettuali che apparentemente sembrano solo iniziative anticonformiste. L’albergo diffuso è un perfetto esempio di tale evoluzione delle strategie progettuali: da programma di gestione di spazi e di attività si trasforma in un vero progetto di architettura che mira alla valorizzazione del paesaggio esistente attraverso il recupero ed il coinvolgimento degli utenti. Il progetto dell’albergo diffuso delinea ottimamente le nuove esigenze del progetto di archi-
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tettura. Se da una parte c’è la forma dell’ambiente costruito, il contesto e la storia del borgo, dall’altra c’è una necessita di rivitalizzarlo che non può prescindere dalle funzioni che devono essere inserite e dal programma che fa da cornice al progetto. Non si può pensare di ripopolare un piccolo borgo riportando gli abitanti, si può invece “riempire” di abitanti temporanei e nomadi, i nuovi turisti che cercano si insediano ed entrano in contatto con la vita del borgo.
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METODO
Strategie di riabilitazione
Sviluppo del turismo
Turismo di quarta generazione 134
Nel “Manuale dell’Albergo Diffuso”, Giancarlo Dall’Ara definisce quattro classi di turismo compresenti nei profili di domanda attuale, ma che si sono sviluppati secondo un preciso ordine cronologico. Turismo di prima generazione Si tratta dei primi turisti che potevano permettersi una vacanza dopo la seconda guerra mondiale. L’importante era l’atto di andare in vacanza piuttosto che la struttura turistica o il luogo.
Turismo di seconda generazione È quello che si sviluppa negli anni ‘60. Il turista vuole ritrovare in vacanza le comodità che ha a casa. Nascono le località turistiche che hanno come modello le grandi città. Turismo di terza generazione Si sviluppa tra gli anno ‘80 e gli anni ‘90. Sono turisti che si autorganizzano, diffidano di ciò che è finto e prediligono il contatto con la natura ed il confronto con un contesto
storico-ambientale. Turismo di quarta generazione Si tratta del turismo slow, il turismo filantropico e della conoscenza. È un turismo emozionale che è alla ricerca di novità ed innovazione, per ogni viaggio si sperimenta una meta ed una modalità nuova. Questa generazione è caratterizzata da un “desiderio di comunità” e di condivisione, dalla necessità di espandere una rete di relazioni per capire i luoghi e viverli da vicino.
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METODO
Strategie di riabilitazione
Couch Surfing
Sviluppo del turismo
Turismo di quarta generazione 136
Couch Surfing è un progetto che nasce nel 2003 ad opera del programmatore statunitense Casey Fenton con la finalità di mettere in comunicazione persone disponibili a scambiarsi ospitalità. Couch Surfing è un servizio gratuito, la società dichiara di sostenersi tramite libere donazioni e di non ricevere introiti da aziende o sponsor, è stata infatti registrata come struttura senza fini di lucro. “CouchSurfing” è un neolo-
gismo riferito alla pratica di passare da casa di un amico a un altro, dormendo in qualsiasi spazio libero è disponibile, pavimento o divano, in genere trovate alcuni giorni prima di passare alla casa successiva. Principio guida : “A CouchSurfing International, prevediamo un mondo dove tutti possono esplorare e creare connessioni significative con le persone ei luoghi che incontrano. Costruire connessioni significative tra le culture ci permette di rispondere alla diversità con curiosità, apprez-
zamento e rispetto. L’apprezzamento della diversità diffonde tolleranza e crea una comunità globale.”
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Bed Sharing Offro 2 metri quadri, cerco 2 metri quadri. Questo è bed sharing, una forma di ospitalità alternativa proposta da esterni alla cittadinanza di Milano e ai turisti in visita alla città. Nato nel 2007 durante lasettimana del Salone Internazionale del Mobile di Milano, bed sharing è un progetto di ospitalità alternativa che crea nuove oppurtinità di scambio e incontro. Una piattaforma per la do-
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manda e l’offerta d’ospitalità, soprattutto in occasione dei grandi eventi che durante l’anno si susseguono in città, bed sharing desidera proporsi come possibilità recettiva alternativa alle non sempre accessibili e introvabili camere d’albergo.
EASA Gli studenti di architettura EuropeanArchitecture Students Assembly (EASA) è un incontro indipendente di studenti di architettura, un festival di due settimane per circa 500 studenti di architettura provenienti da oltre 42 paesi e oltre 240 scuole di architettura di tutta Europa ospitato ogni anno in una città diversa d’Europa. I partecipanti assistono a lezioni organizzate dai pensatori leader nei settori relativi all’architettura, al design,
branding, urbanistica e altro ancora. Essi possono anche partecipare a dibattiti e gli eventi destinati a migliorare l’impatto del tema e le esperienze della manifestazione.
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METODO
Strategie di riabilitazione
Sviluppo del turismo AD albergo diffuso 140
L’albergo diffuso è un’impresa ricettiva alberghiera situata in un unico centro abitato, formata da più stabili vicini fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi di standard alberghiero a tutti gli ospiti. Un po’ casa e un po’ albergo, per chi non ama i soggiorni in hotel; questa é in poche parole la nuova forma di ospitalità che prende il nome di Albergo
Definizione
Diffuso. Le sue componenti sono dislocate in immobili diversi, che si trovano all’interno dello stesso nucleo urbano. L’aggettivo “diffuso”, denota dunque una struttura orizzontale e non verticale come quella degli alberghi tradizionali, che spesso assomigliano ai condomini. L’Albergo Diffuso si rivolge ad una domanda interessata a soggiornare in un contesto urbano di pregio, a vivere a contatto con i residenti, più che con gli altri turisti e ad usufruire di normali servizi alberghieri, come la colazione
in camera od il servizio ristorante. L’albergo diffuso si é rivelato particolarmente adatto per valorizzare borghi e paesi con centri storici di interesse artistico od architettonico, che in tal modo possono recuperare e valorizzare, vecchi edifici chiusi e non utilizzati ed al tempo stesso possono evitare di risolvere i problemi della ricettività turistica con nuove costruzioni. (G. Dall’Ara, Un po’ casa ed un po’ albergo, “I Viaggi di Repubblica”, 15 Maggio 2003)
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METODO
Strategie di riabilitazione
Sviluppo del turismo AD albergo diffuso 142
- Gestione unitaria - Presenza di locali adibiti a servizi comuni - Offerta di servizi alberghieri (accoglienza, colazione, pulizie, assistenza agli ospiti) - Presenza di una comunitĂ ospitante - Integrazione nel territorio e nella sua cultura - Ambiente integro - Distanza ragionevole fra le unitĂ abitative e gli spazi comuni.
Caratteristiche
Generalmente l’albergo diffuso è generato da un operatore privato che decide di acquisire, o prendere in affitto, e poi gestire le case di un borgo come se fossero le camere di un albergo. In altri casi una società di proprietari di alloggi affida in gestione le case ad un altro soggetto (un albergatore, una società di gestione). Non mancano, inoltre, situazioni in cui il Comune riveste un ruolo di sensibilizzatore/incubatore che rivitalizza l’intera comunità. Quest’ultima è la situazione più difficile da verificarsi
perché i Comuni raramente hanno un ruolo adeguato nella gestione di un AD, che non può essere burocratica o “politicizzata”. Nel caso di un coinvolgimento della comunità occorre che tutti siano informati del progetto, lo condividano almeno nelle linee generali, siano accoglienti e svolgano al meglio la loro funzione abituale, mantenendo cioè abitudini e stili di vita, senza forzature e si prestino alla condivisione di storie e spazi con i clienti dell’albergo.
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Educazione Turismo educativo 144
Etimologicamente il termine deriva dal verbo latino educere, “tirar fuori” o “tirar fuori ciò che sta dentro”, derivante dall’unione di e- (“da, fuori da”) e ducere, “condurre”. Coniugare educazione e turismo può essere un modo per tirare fuori i molteplici caratteri di un luogo e per incoraggiare forme di turismo responsabile, non invasivo per l’ambiente naturale e sociale, ma aperto ad uno scambio di saperi ed esperienze. Il turismo educativo si rivolge a tutte le età e costituisce un’occasione per entrare in un territorio in punta di piedi,
per capire e per arricchirsi, accostandosi alle tradizioni, ai sapori, ai ritmi, alle bellezze e alle difficoltà dei territori e di chi li vive. Il turismo educativo può offire a bambini e ragazzi opportunità di incontro, svago e scoperta nelle quali sentirsi protagonisti, potersi confrontare con coetanei ed adulti, conoscere modi di vita e punti di vista nuovi. Il turismo, la più grande industria globale, rischia di trasformarsi in un grande consumatore delle risorse naturali della Terra. Occorre quindi orientarsi verso un turismo “diverso” che possa contribu-
ire a mantenere e valorizzare risorse materiali e immateriali di un luogo. Il turismo può anche diventare uno strumento di sensibilizzazione e di educazione all’ambiente. Esistono già, in tal senso, i presìdi territoriali di Legambiente, quali: Centri di Educazione Ambientale, laboratori territoriali, aule verdi, centri di volontariato, oasi e riserve naturali, rifugi e centri natura, siti di importanza comunitaria e aree protette di interesse locale, aree geologiche ed archeologiche.
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PRO GET 146
OTTO 147
M.A.D.E. Marciana Albergo Diffuso Educazione
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PROGETTO
M.a.d.e.
Programma
Situazione di partenza del borgo Inventario delle risorse turistiche ed analisi per evidenziare punti di forza e di debolezza della destinazione. Azioni Individuazione delle operazioni da intraprendere nel progetto. Attori Individuazione dei soggetti portatori di interesse. Censimento Individuazione degli spazi
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utilizzabili come spazi della scuola e di quelli utilizzabili come alloggi all’interno del campus.
spazi pubblici adatti alla trasformazione in luoghi didattici e ideazione degli interni urbani contemporanei.
Schedatura Categorizzazione degli spazi attraverso l’origine, la funzione e la futura trasformazione.
Spazi comuni Scelta dei servizi e dei locali comuni di cui dovrà essere dotato il campus. Individuazioni degli interventi di trasformazione necessari.
Quadro d’insieme Rappresentazione e gestione dei tre livelli individuati: spazio della scuola, spazio comune e alloggi. Spazi educazione Individuazione degli
Stanze Individuazione degli edifici da trasformare in unità ricettive e degli interventi di ristrutturazione necessari.
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PROGETTO
M.a.d.e.
Valorizzare
le risorse naturali, storiche e culturali della comunitĂ di Marciana
Azioni Utilizzare
il patrimonio edilizio esistente
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Recuperare
Promuovere
Integrare
Innestare
gli immobili in disuso
maggiormente lo spazio pubblico nella vita della comunitĂ
nuove forme di ricettivitĂ e nuove forme di reddito
elementi architettonici sovrapponendoli all’esistente
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PROGETTO
M.a.d.e.
Il borgo
il luogo fisico il carattere topografico il patrimonio architettonico
La natura
boschi di castagni e lecci Fonte di Napoleone panorama mare
Attori Gli abitanti 154
spazi aperti urbani come naturale estensione dello spazio privato
L’amministrazione
L’associazionismo
Comune di Marciana Comune di Marciana Marina
Marciana Aurea
Il turista
Il discente
vecchie e nuove popolazioni nomadi
Colui che impara
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PROGETTO
CAI n.3 A
M.a.d.e.
20
C B
18 12 R
P
16 6 5
CAI n.1
4
15
14
25 26
Censimento 156
Casa del parco Capella San Liborio Archivio storico Museo archeologico Capella San Francesco Zecca di Marciana Chiesa S.Agabito Chiesa Santa Croce Chiesa Santa Caterina Chiesa San Sebastiano e Fabiano Scuola Slargo della Via del Pretorio Porta S.Agabito
M
13
O
Spazi pubblici 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
Q
19 N
7
M
Pomonte 8 E
F
D
21 H
22
23
9
16
24
10
G I
Marciana Marina
L
7
Poggio case PRIVATE 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26
Fortezza Pisana Giardino Via Appiani Piazza Santa Caterina Giardino botanico Terazza in Via delle Noci Piazza della Rimembranza Piazza del Cantone Piazza della Gogna Piazza Santa Caterina Piazza San Sebastiano CAI n.1 Via della Rena Cabinovia
A B C D E F G H I L M N O P Q R
Via del Fosso Piazza della Rimembranza v Via del Fosso Via del Fosso Via Santa Croce Via Santa Croce Via Roma Via del Giardino Via Roma Via S.Agabito Via del Giardino Via delle Noci Via del Giardino Via Appiani Via Appiani Via del Pretorio
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PROGETTO
M.a.d.e.
Schede 158
Al censimento è seguita una schedatura degli edifici di rilievo per la realizzazione M.A.D.E. Marciana Albergo Diffuso Educazione. In mappa si distinguono due categorie di beni: - gli spazi pubblici, individuati dalle cifre; - le case private, individuate dalle lettere. Nella schedatura sono state aggiunte ulteriori informazioni ritenute indispensabili per il progetto. Alla toponomastica che riguarda principalmente gli spazi aperti, si è voluto affiancare anche un nome
per i singoli edifici (in base al nome del proprietario, quando l’edificio stesso non abbia già un proprio nome). Segnalando il nome del proprietario, si è voluto descrivere anche l’origine dell’edificio o dei proprietari. Il progetto, infatti, nasce anche dalla conoscenza di racconti e “valori materiali” (gli oggetti e gli elementi che contribuiscono al racconto). La schedatura prevede poi una descrizione oggettiva dell’edificio o dello spazio attraverso le dimensioni e la partizione degli spazi interni. Segue poi la sezione che
riguarda invece il progetto. Viene quindi stabilita la destinazione d’uso all’interno del sistema campus e e vengono concepite le trasformazioni principali che subiranno gli spazi aperti ed edifici, dove saranno trasformati e dove recuperati, quali caratteristiche verranno potenziate e quali elementi che li renderanno riconoscibili rispetto agli altri. Le schede permettono quindi di avere un quadro generale delle strutture a disposizione e degli interventi che verranno adottati.
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PROGETTO
M.a.d.e.
schede
01 160
INQUADRAMENTO Casa del Parco Indirizzo
Nuova Piazza della Fortezza
DESCRIZIONE
PECULIARITà
Tipologia
La Casa del Parco è un centro accoglienza al turista nel Parco Nazionale Arcipelago Toscano. All’interno si trovano informazioni sul Parco, sulla diversità di flora e fauna dell’isola, sulla sua consistenza geologica e sulla sua storia e cultura.
Dimensione
Seminterrato 147 mq
TRASFORMAZIONI L’ala sinistra del edificio diventa la portineria del campus. Sulla terazza viene realizzato una struttura di legno, che diventa lo spazio ludico della scuola, allestita con delle amache e sedie a dondolo.
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PROGETTO
M.a.d.e.
schede
02 162
INQUADRAMENTO Cappella di San Liborio
Indirizzo
Via del Pretorio
DESCRIZIONE
peculiARITà
Tipologia
La cappella di San Liborio è un edificio sacro che si trova a Marciana. Non è certa la sua datazione, per alcuni risalente all’XI-XII secolo, per altri cappella privata del XVII secolo.
Dimensione
cappella 13 mq
TRASFORMAZIONI La cappella diventa parte della risistemazione dello slargo della storia garantendo la visibilità diurna e serale.
163
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
03 164
INQUADRAMENTO Archivio storico Indirizzo
Via del Pretorio 40
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
L’Archivio storico si trova accanto al Museo Archeologico. Restaurato alla fine degli anni ‘90, il nuovo allestimento privilegia le più significative testimonianze storiche del territorio marcianese. Un’intelligente progettazione ha conservato l’originario carattere di abitazione dell’edificio.
edificio del centro storico Dimensione 56 mq
TRASFORMAZIONI L’archivio mantiene la sua funzione, permetendo la visitazione diurna durante le lezioni di storia. 165
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
04 166
INQUADRAMENTO Museo archeologico Indirizzo
Via del Pretorio 46
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Istituito nel 1968, è il primo museo archeologico nato sull’Isola d’Elba, antecedente a quello di Portoferraio. Collocato nel luogo dell’antico pretorium, esso accoglie principalmente materiali preistorici e di cultura autoctona oltre che di età etrusca e romana.
edifico del centro storico Dimensione 48 mq
TRASFORMAZIONI Il museo mantiene la sua funzione, permetendo la visitazione diurna durante le lezioni di storia.
167
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
05 168
INQUADRAMENTO Cappella di S.Francesco Indirizzo
Via Apiani 53
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Posta in fondo a Via Appiani che parte dal centro del nucleo principale del paese si trova la Casa degli Appiani. La Cappella inserita nella Casa ha sul suo piccolo fronte decorazioni architettoniche in muratura che fregiano la porta di accesso ed in alto formano un frontone.
Dimensione
capella 9 mq
TRASFORMAZIONI La cappella diventa parte della risistemazione del vicolo della pittura che sarà realizzato nella Via Appiani, garantendo la visbilità diurna e serale.
169
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
06 170
INQUADRAMENTO Zecca di Marciana Indirizzo
Via Apiani
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La Zecca di Marciana è una struttura storica che si trova all’interno dell’abitato di Marciana.La struttura si articola in un ambiente sottostante la Casa Appiani, residenza estiva dei Principi di Piombino. La zecca di Marciana è stata realizzata durante il corso del XVI secolo.
Dimensione
struttura storica 50 mq
TRASFORMAZIONI La Zecca diventa parte della rete degli luoghi visitabili durante le lezioni.
171
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
07 172
INQUADRAMENTO Chiesa S. Agabito Indirizzo
Porta S.Agabito
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Marciana fu scelta come residenza stagionale da parte dei Principi Appiano. Ulteriori testimonianze appianee a Marciana sono la Porta di Donna Paola e la Chiesetta di Sant’Agapito, così intitolata in memoria di Agabito Colonna.
Dimensione
chiesa sconsacrata 13 mq
TRASFORMAZIONI Lo spazio potrebbe essere caratterizzare trasformandolo in una della aule della scuola.
173
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
08 174
INQUADRAMENTO Chiesa di Santa Croce Indirizzo
Via Santa Croce 8
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La chiesa di Santa Croce è un edificio sacro che si trova nell’omonima strada. La sua datazione risale al XVII secolo. Attualmente la chiesa è in disuso.
Dimensione
chiesa in disuso 7 mq
TRASFORMAZIONI Si ipotizza il restauro dello spazio interno della chiesa per la creazione di uno spazio espostivo utilizzabile sia dagli studenti della scuola che dagli abitanti di Marciana.
175
PROGETTO
M.a.d.e.
schede
09 176
INQUADRAMENTO Chiesa di S.Caterina Indirizzo Piazza Santa Caterina
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La chiesa edificata nel XVI secolo, sorge sul luogo dove si trovava una cappella più antica che è stata inglobata nella nuova costruzione.
Dimensione
chiesa principale 186 mq
TRASFORMAZIONI Auditorium Viene predisposto un sistema di ancoraggio per lo schermo dell’auditorium di fronte alla facciata della chiesa in Piazza Santa Caterina.
177
PROGETTO
M.a.d.e.
10 178
INQUADRAMENTO
Indirizzo
Chiesa di S. Sebastiano Piazza S. Sebastiano
PECULIaritĂ
DESCRIZIONE Tipologia
chiesa
Dimensione
85 mq
La chiesa, sorta durante il XVI secolo e completamente ricostruita nel 1798, era sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, sciolta alla fine del 2005. Di dimensioni inferiori, presenta analogie con la chiesa di Santa Caterina nell’assetto decorativo della facciata.
TRASFORMAZIONI La chiesa diventa parte della trasformazione della piazza antistante in aula della musica diurna.
179
PROGETTO
Albergo M.a.d.e. Poggio diffuso
11 180
INQUADRAMENTO Scuola primaria “ Lupi Giusti Bruno” Indirizzo
Via dei Monti 3
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Il Museo Archeologico e il Munucipio occupano i locali della vecchia scuola di Marciana. Il nuovo edificio scolastico è stato costruito negli anni ‘80, ai margini del borgo.
Dimensione
edificio a due piani 352 mq
TRASFORMAZIONI La scuola mantiene la sua funzione, offrendo i suoi spazi agli studenti della scuola all’aperto durante la stagione estiva per eventuali lezioni in caso di brutto tempo.
181
PROGETTO
M.a.d.e.
12 182
INQUADRAMENTO
Indirizzo
Slargo di Via Pretorio
Via del Pretorio
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Lo slargo si trova ai piedi della Fortezza Pisana, davanti al Museo Archeologico e all’ Archivio Storico. Lo spazio sotto l’arco delle scale è allestito con una seduta e il tavolo in granito locale.
Dimensione
spazio semichiuso 30 mq
TRASFORMAZIONI Slargo della storia Si ipotizza la trasformazione dello spazio in una delle aule della scuola. In vari punti dello slargo verranno collocati moduli contente tavoli e sedute da utillizzare durante la lezione.
183
PROGETTO
M.a.d.e.
13 184
INQUADRAMENTO Porta S.Agabito Indirizzo
Via S.Agabito
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Porta S. Agabito, detta anche di “Donna Paola”, costituisce il segno più evidente di accesso al paese. Posta nella parte sudovest dell’abitato e inglobata in edifici d’abitazione, mantiene la sua leggibilità e funzionalità di passaggio.
Dimensione
spazio semiaperto 13 mq
TRASFORMAZIONI Si ipotizza di caratterizzare lo spazio trasformandolo in uno dei laboratori della scuola.
185
PROGETTO
M.a.d.e.
14 186
INQUADRAMENTO Fortezza Pisana Indirizzo
Via del Pretorio
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La Fortezza domina dall’alto l’abitato di Marciana, a 375 metri, adagiata sul versante settentrionale del Monte Capanne. La passeggiata sulle mura, permette di ammirare un magnifico panorama.
Dimensione
antica fortificazione 134 mq
TRASFORMAZIONI Aula Magna Il grande cortile interno viene allestito come Aula Magna che durante la stagione estiva ospita spettacoli, incontri culturali ed eventi di vario genere.
187
PROGETTO
M.a.d.e.
15 188
INQUADRAMENTO Giardino Indirizzo
Via del Pretorio
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Il giardino si trova rappresenta il retro della Cappella di S.Liborio. è uno spazio aperto recintato attualmente inutillizzato.
Dimensione
giardino semichiuso 17 mq
TRASFORMAZIONI Giardino con l’altalena Si ipotizza la risistemazione dello spazio dandogli un carattere ludico. All’interno del giardino viene inserito un modulo contenente un’altalena.
189
PROGETTO
M.a.d.e.
16 190
INQUADRAMENTO Via Appiani Indirizzo
Via Appiani
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Via Appiani è una delle strade più belle di Marciana nella quale si trova la Zecca di Marciana e la cappella di San Francesco. La strada è molto silenziosa e piena di vegetazione.
Dimensione
una porzione di strada 82 mq
TRASFORMAZIONI Vicolo della pittura Si ipotizza di caraterizzare una porzione di strada trasformandola in una aula all’aperto dedicata alle lezioni di pittura.
191
PROGETTO
M.a.d.e.
17 192
INQUADRAMENTO Vicolo Indirizzo
Piazza S.Caterina
DESCRIZIONE
PECULIaritĂ
Tipologia
Il vicolo adossato alla chiesa di Santa Caterina rappresenta un collegamento tra la omonima piazza e Via del Poiolo. Lo spazio presenta una buona acustica.
Dimensione
vicolo del cento storico 11 mq
TRASFORMAZIONI Vicolo della musica Si ipotizza di caraterizzare lo spazio trasformandolo in una stanza utilizzata per le esibizioni musicali.
193
PROGETTO
M.a.d.e.
18 194
INQUADRAMENTO Giardino botanico Indirizzo
Via del Pretorio
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Giardino botanico in cui, con la collaborazione degli allievi della scuola materna, è stato creato un percorso didattico lungo il quale vengono presentate preparazioni e ricette realizzate con le varie essenze presenti.
Dimensione
giardino 134 mq
TRASFORMAZIONI Il giardino mantiente le sue caratteristiche. Si ipotizza l’utillizzo delle essenze e delle ricette culinarie per la prepazione del pranzo servito al refettorio.
195
PROGETTO
M.a.d.e.
19 196
INQUADRAMENTO Terazza Indirizzo
Via delle Noci
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La terazza presenta uno spazio che si trova dopo la Porta di S. Agabito. Lungo il muro sono disposte delle panchine in pietra locale dalle quali si può ammirare la vista verso il Monte Capanne.
Dimensione
spazio aperto 24 mq
TRASFORMAZIONI Lo spazio mantiene le sue caratteristiche, ipotizzando l’utilizzo della terazza come aula studio.
197
PROGETTO
M.a.d.e.
20 198
INQUADRAMENTO Piazza della Rimembranza Indirizzo
Piazza della Rimembranza
DESCRIZIONE
PECULIaritĂ
Tipologia
In fondo alla piazza si trova un giardino pubblico recintato, allestito con dei giochi per bambini. Inoltre la piazza si affaccia sul Municipio di Marciana.
Dimensione
piazza del centro storico 83 mq
TRASFORMAZIONI Si ipotizza la risistemazione dello spazio in una delle aule studio della scuola. Nei vari punti vengono collocati i moduli contenenti tavoli e sedute utilizzabili durante il giorno.
199
PROGETTO
M.a.d.e.
21 200
INQUADRAMENTO Piazza del Cantone Indirizzo
Piazza del Cantone
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La piazza si trova al centro dell’abitato ed è l’unico spazio aperto riparato dal sole con alberi disposti lungo il muro.
Dimensione
piazza del centro storico 88 mq
TRASFORMAZIONI Biblioteca all’aperto Si ipotizza di caratterizzare lo spazio trasformandolo in una bibloteca all’aperto con la sala lettura. Lungo il muro vengono sistemati dei moduli - vetrine contenenti libri che si possono consultare durante il giorno.
201
PROGETTO
M.a.d.e.
22 202
INQUADRAMENTO Piazza della Gogna Indirizzo
Piazza della Gogna
DESCRIZIONE
PECULIaritĂ
Tipologia
La gogna è uno strumento punitivo, utilizzato prettamente nel periodo medievale. Le gogne erano allestite nelle piazze di mercato e negli incroci per detenere criminali di poca importanza.
Dimensione
piazza del centro storico 78 mq
TRASFORMAZIONI Refettorio Nei vari punti della piazza vengono collocati moduli contenti tavoli e sedute. Durante le ore di pranzo lo spazio della piazza viene allestito e trasformato in una mensa informale.
203
PROGETTO
M.a.d.e.
23 204
INQUADRAMENTO Piazza S. Caterina Indirizzo
Piazza S.Caterina
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
La piazza si trova davanti alla chiesa di Santa Caterina. L’inclinazione del terreno fa variare l’altezza dei fronti esterni, di cui quello principale si eleva sulla piazzetta.
Dimensione
piazza del centro storico 53 mq
TRASFORMAZIONI Auditorium La scalinata viene trasformata e allestita con dei cuscini che diventano le sedute del auditorium dove si possono svolgere le lezioni ed eventi di vario tipo organizzati dalla scuola o dal paese.
205
PROGETTO
M.a.d.e.
24 206
INQUADRAMENTO Piazza S. Sebastiano Indirizzo
Piazza S. Sebastiano
DESCRIZIONE
PECULIaritĂ
Tipologia
La piazza si trova davanti alla chiesa di S. Sebastiano e Fabiano, sorta durante il XVI secolo e completamente ricostruita nel 1798, era sede della Confraternita del Santissimo Sacramento, sciolta alla fine del 2005.
Dimensione
piazza del centro storico 37 mq
TRASFORMAZIONI Aula di musica Si ipotizza la trasformazione della piazza in uno spazio che ospita le lezioni di musica organizzate dalla scuola.
207
PROGETTO
M.a.d.e.
25 208
INQUADRAMENTO Inizio CAI.1 Indirizzo
Via della Rena
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Lo slargo è situato alla partenza del sentiero CAI n.1 per Monte Capanne e il Romitorio di San Cerbone. Il primo nucleo della Chiesa sarebbe sorto nel 575, fu poi trasformato in Romitorio, sino alla metà del XIX secolo, da eremiti laici.
Dimensione
spazio aperto 80 mq
TRASFORMAZIONI Si ipotizzano escursioni tra natura e storia. Lo slargo può essere utilizzato come punto di ritrovo o spazio didattico.
209
PROGETTO
M.a.d.e.
26 210
INQUADRAMENTO Cabinovia Indirizzo
Via della Costarella
DESCRIZIONE
PECULIarità
Tipologia
Da Marciana (m. 375) la teleferica conduce direttamente alla vetta del Monte Capanne (m. 1019) da dove potete godere la vista meravigliosa dell’isola e dell’ arcipelago intero della Toscana, del litorale etrusco e della Corsica.
stazione di partenza
TRASFORMAZIONI Si ipotizzano le escursioni tra natura e storia. Lo slargo può essere utilizzato come punto di ritrovo o spazio didattico.
211
PROGETTO
M.a.d.e.
A
C B
R
P
Q
O N
212
E D F
C
G H I M
L
Case private
213
PROGETTO
M.a.d.e.
Edifici pubblici Spazio pubblico
214
Alloggi
Quadro d’insieme 215
PROGETTO
M.a.d.e.
BORGO : CAMPUS = “In nova fert mutatas dicere forma corpora. / A narrare il mutare delle forme in corpi nuovi mi spinge l’estro.”
Quadro di insieme Il borgo come struttura 216
Ovidio, Metamorfosi I,1 M.A.D.E. significa Marciana Albergo Diffuso Educazione ed è un progetto di riqualificazione urbana per realtà in metamorfosi che coniuga la ricettività, irrinunciabile per l’isola, a forme contemporanee della formazione. M.A.D.E. è un progetto di architettura.
= CAMPUS : BORGO Esso si rivolge a spazi diversi per genesi e consistenza: spazi per la ricettività, spazi per la formazione, spazi pubblici.
svelare la disponibilità di spazi che, come organi di sviluppo, possano prestarsi alla metamorfosi.
M.A.D.E. interpreta la ricettività come occasione per la riqualificazione del patrimonio edilizio esistente. La pratica architettonica a volume zero è in primis agire per approfondire la conoscenza del territorio, non solo a livello morfologico ma anche e soprattutto nel suo sistema di relazioni tra sfera pubblica e privata (il territorio come spazio di relazione). Solo questa conoscenza può
M.A.D.E. fonda il processo di trasformazione sull’educazione. Educare, quale composto della particella latina e - di, da, fuori- e ducere - trarre, condurre - significa prima di tutto condurre fuori (in particolare l’uomo dai difetti originali della rozza natura). E se fosse la stessa scuola ad uscire fuori? M.A.D.E. conduce la scuola fuori dagli edifici che le sono
217
PROGETTO
M.a.d.e.
urbanisticamente assegnati e la diffonde negli spazi pubblici di Marciana, un’operazione che “porta fuori i saperi” e rende la conoscenza un processo aperto alla contaminazione e attivo per la riqualificazione alla scala urbana. L’aula nasce storicamente come luogo aperto e arioso di fronte alla casa (la parola deriva infatti da aemi, soffiare da cui aulos - flauto - e condivide la stessa radice di aere) e a Marciana ritrova questo suo carattere, calandosi nello spazio pubblico aperto urbano. Sette tipi di intelligenze (sette moduli mentali distinti,
218
anche se interagenti ) secondo la teoria di Howard Gardner, offriranno diversi ambiti in cui organizzare i progetti di riconversione e le attività che essi dovranno accogliere. Grazie a una serie di ricerche empiriche e di letteratura, Gardner ha identificato almeno sette tipologie differenziate di “intelligenza”, ognuna deputata a differenti settori dell’attività umana: logico-matematica, linguistica, spaziale, musicale, cinestetica, interpersonale e intrapersonale. M.A.D.E. prevede una serie di interventi negli spazi urbani
e provati mirati a offrire nuove funzionalità. A Marciana sarà infatti possibile attingere da moduli funzionali diffusi, come elementi propri dello spazio urbano, per dare forma a diverse funzioni. È ancora la decomposizione o, meglio, la metamorfosi del modulo ad attuare il progetto. Una delle funzionalità diffuse messe a disposizione sarà rappresentata dalla presenza di amache, come portatrici di un certo equilibrio nella vita degli spazi pubblici, tra vita activa e riposo. La memoria va all’ironia dell’architetto brasiliano Lucio Costa quando preparò
nel 1964 l’installazione “Riposatemi” per la XIII Triennale di Milano componendo una serie di amache appese ad un intreccio di cavi e affermando: “quando fu necessario, le medesime persone che riposavano sulle amache furono in grado di costruire una nuova capitale in tre anni / O mesmo povo que descansava em redes sabia, quando necessário, construir uma nova capital em três anos”). Un’installazione riproposta nel Padiglione Brasiliano dedicato alla “ConVivência”per la Biennale di Architettura di Venezia 2012.
219
PROGETTO
v
M.a.d.e.
SCHEMA ORGANI ATTORI
G SPAZIO Fortezza Pisana
Vicolo della musica
Auditorium
Biblioteca all’aperto
220
F
M
A
M
G
L
A
IZZATIVO GENERALE
A
S
O
N
D AMBITI
secondo
TIPI DI INTELLIGENZE
STORIA
INTELLIGENZA LINGUISTICA
MUSICA
INTELLIGENZA MUSICALE
ARCHITETTURA
INTELLIGENZA SPAZIALE
PSICOLOGIA
INTELLIGENZA INTERPERSONALE
221
PROGETTO
M.a.d.e.
222
223
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
14 224
AULA MAGNA Fortezza Pisana
225
PROGETTO
M.a.d.e.
0
226
1
2
5
TRASFORMAZIONI Aula magna. Fra gli elementi urbani più emergenti dal punto di vista storico, architettonico ed ambientale di Marciana, la Fortezza è sicuramente il più cospicuo. Si presenta ancora integra nel suo generale insieme formale assai più articolato di quanto possa suggerire il suo impianto semplice.
pianta piano terra
227
PROGETTO
M.a.d.e.
1
2 5
0
228
Un recinto quadrato di circa 20 metri per 20, con quattro possenti sporgenze quadrangolari, tipo bastione, ad ogni vertice. Il grande cortile interno viene attrezzato con il palco che permette di ospitare lezioni e durante la stagione estiva ospita spettacoli, incontri culturali ed eventi di vario genere.
sezione
229
PROGETTO
M.a.d.e.
“Lo sai che durante gli anni questa fortezza ha avuto varie funzioni. è stata usata come un caprile... e addiritura come campo da calcio.” “Davvero? ...Ma chi te l’ha detto?” “Il signore che ha tenuto oggi la lezione sulle armi medievali all’interno. Sarebbe stato bello poterci giocare ancora lì dentro!”
230
“ Mi scusi!A che ora inizia la conferenza?” “...Tra una mezz’oretta...almeno così hanno detto...” “Benissimo...allora ho ancora un po’ di tempo a scendere giù e prendere un caffè. Grazie mille!” ”Prego.”
231
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
12 232
SLARGO DELLA STORIA Via del Pretorio
233
PROGETTO
M.a.d.e.
pianta
0
1
2
5
TRASFORMAZIONI Lo slargo di fronte alla Cappella San Liborio e al Museo archeologico si trasforma in una delle aule della scuola. Nei vari punti dello slargo vengono collocati moduli contente tavoli e sedute da utillizzare durante la lezione. La cappella viene coinvolta nella risistemazione dello slargo della storia, garantendo la visibilitĂ diurna e serale.
234
Livio e Anna sono studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze. Hanno deciso di passare due settimane a Marciana frequentando il corso sulla storia dell’Isola d’Elba.
sezione
0
1
2
5
“Io ancora non ho capito come si aprono questi armadietti, sai....” “Ma come? è facilissimo! Devi prendere la chiave dalla portineria, dopodichè prendi la sedia e il tavolo e riporti la chiave dopo la lezione quando hai rimesso tutto a posto.”
235
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
16 236
Vicolo della pittura Via Appiani
237
PROGETTO
M.a.d.e.
TRASFORMAZIONI Via Appiani è una delle strade più belle di Marciana nella quale si trova la Zecca di Marciana e la cappella di San Francesco. La strada è molto silenziosa e piena di vegetazione.
238
pianta
0
1
2
5
239
PROGETTO
M.a.d.e.
240
sezione
Una porzione di strada viene trasformata in una aula all’aperto dedicata alle lezioni di pittura. Lungo la strada si troveranno dei contenitori all’interno dei quali si potranno trovare oggetti necessari alla lezione. In fondo alla strada, si trova la Cappella di S.Francesco inserita nella Casa Appiani. Anche la cappella diventa parte integrante della risistemazione del vicolo della pittura, garantendo la visbilità diurna e serale.
0
1
2
5
“Qui accanto a noi c’è la Zecca di Marciana, in una delle case ...penso sia proprio questo qui l’ingresso. Dovrebbero aprirla al pubblico. I lavori di restauro sono stati fatti due anni fa. Mi piacerebbe vederla... anche se ho paura di buio!”
241
PROGETTO
VVZ VVZ
M.a.d.e.
spazi della scuola
21 242
BIBLIOTECA ALL’ APERTO Piazza del Cantone
243
PROGETTO
M.a.d.e.
Alessandra è una studentessa della Facoltà di Architetura. è arrivata da poco a Marciana per seguire un corso di pittura durante le vacanze estive. Girando per il paese si è subito innamorata della Piazza del Cantone piena di alberi e libri. La nuova biblioteca è un posto curioso dove fermarsi e sfogliare qualche libro dalle mensole. “In ogni caso, prima di iniziare a disegnare, bisogna trovare l’ispirazione. Questa piazza mi sembra il posto giusto.” sta pensando tra sè Alessandra.
244
245
PROGETTO
M.a.d.e.
TRASFORMAZIONI La piazza del Cantone viene rianimata dalla biblioteca. La piazza già si presta alla lettura grazie alle sedute presenti. In aggiunta, lungo il muro perimetrale, vengono inseriti moduli d’arredo contenenti i libri da consultare.
pianta
0
246
1
2
5
Questa bilbioteca en plein air può essere utilizzata come spazio di ritrovo e come servizio di prestito informale di libri.
sezione
0
1
2
5 247
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
22 248
REFETTORIO Piazza della Gogna
249
PROGETTO
M.a.d.e.
TRASFORMAZIONI All’interno Piazza della Gogna è prevista la possibilità di creare delle zone adibite al consumo di pasti. In più punti della piazza verranno collocati moduli contenti tavoli e sedute. Durante le ore di pranzo lo spazio della piazza sarà allestito e trasformato in una mensa informale.
0
250
1
2
5
pianta
0
1
2
5
sezione
251
PROGETTO
M.a.d.e.
252
Mentre Elena sta apparechiando il tavolo nella piazza insieme ad altra gente, Luca sta andando a cercare i bambini. Si sono nascosti nel vicolo dietro la piazza per giocare con il gatto della vicina.
253
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
23 254
auditorium Piazza Santa Caterina
255
PROGETTO
M.a.d.e.
Niccolò e Sara hanno deciso di salire a Marciana da Sant’Andrea per la cena. Entrando nel paese hanno trovato una piacevole sorpresa, alle 21.30 proietteranno “Otto e mezzo” di Federico Fellini sulla facciata di Santa Caterina. “Dopo cena dobbiamo assolutamente fermarci a vederlo!” dice Sara con il sorriso.
256
0
1
2
5
pianta
TRASFORMAZIONI L’inclinazione del terreno fa variare l’altezza dei fronti esterni, di cui quello principale si eleva sulla piazzetta. La scalinata viene trasformata e allestita con dei cuscini che diventano le sedute dell’auditorium dove si possono svolgere lezioni ed eventi di vario tipo organizzati dalla scuola o dal paese. Sulla facciata della chiesa viene predisposto un sistema di ancoraggio per lo schermo del auditorium.
257
PROGETTO
M.a.d.e.
0
258
1
2
5
sezione
259
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
17 260
Vicolo della musica Piazza Santa Caterina
261
PROGETTO
M.a.d.e.
pianta
TRASFORMAZIONI Il vicolo adossato alla chiesa di Santa Caterina rappresenta un collegamento tra la omonima piazza e Via del Poiolo. Lo spazio presenta una buona acustica. Lo spazio verrĂ trasformato in una stanza utilizzata per le esibizioni musicali.
262
0
1
2
5
263
PROGETTO
M.a.d.e.
0
264
1
2
5
“Da dove viene questa musica? Non capisco!” “C’è qualcuno qui nel vicolo che sta suonando la chitarra.” “Che bello! Mi ricorda le strade di Barcellona dove ci sono tante persone che suonano per strada.” “Pero’ qui c’è anche l’insegnate... sarà il famoso vicolo della musica della scuola diffusa.“
sezione
265
PROGETTO
M.a.d.e.
spazi della scuola
1 266
Casa amaca Casa del Parco
267
PROGETTO
M.a.d.e.
268
Matteo e Giulia hanno deciso di trascorrere parte delle loro vacanze a Marciana perchè hanno saputo che dal paese si possono effettuare numerose escursioni. Appena arrivati al parcheggio di fronte alla fortezza hanno visto la casa delle amache e Matteo ha insistito per andare subito a provarne una!. Dopo alcune ore passate sulle amache Giulia e Matteo si rendono conto che per iniziare le loro escursioni dovranno aspettare il giorno successivo e decidono che per il momento sarebbero andati a fare un aperitivo giÚ in piazza.
269
PROGETTO
M.a.d.e.
pianta 0 1 2
270
5
Marciana
Marciana Marina
TRASFORMAZIONI In corrispondenza alla terazza panoramica di fronte alla fortezza storica di Marciana viene posizionato il progetto “Casa Amaca”. Un’architettura contenitore che attende i comportamenti dei suoi utenti. Lo spazio libero creato dalla pedana di castagno leggeremente rialzata può essere utilizzato per studiare, riunirsi
o semplicemente per riposarsi dondolandosi in una delle amache montate tra i pillastri di sostegno. La copertura praticabile proietta ancora più in alto la superficie di affaccio della vecchia terazza. Un albero attraversa la struttura simboleggiando l’archetipo della prima forma d’insegnamento, un albero sotto cui si radunano un maestro e i suoi allievi.
sezione
0 1 2
5
271
PROGETTO
M.a.d.e.
0
272
1
2
5
prospetto
273
PROGETTO
M.a.d.e.
stanze
15 274
GIARDINO CON ALTALENA Via del Pretorio
275
PROGETTO
M.a.d.e.
276
TRASFORMAZIONI Il giardino si trova rappresenta il retro della Cappella di S. Liborio. è uno spazio aperto recintato attualmente inutillizzato. Si ipotizza la risistemazione dello spazio dandogli un carattere ludico. All’interno del giardino viene inserito un modulo contenente un’altalena.
“Mamma, guarda...c’è un’altalena nel giardino! Posso andare a giocare? Ti prego!” “Ahah, lo sapevo... Ora dobbiamo andare a pranzo, ma dopo torniamo. Te lo prometto. Mentre tu giochi finisco di leggere il mio libro sulla panchina accanto, così mi riposo un po’.”
277
PROGETTO
M.a.d.e.
278
aLLOGGI
279
PROGETTO PROGETTO
M.a.d.E. M.a.d.e.
spazi della scuola
Q 280
alloggio tipo Via Appiani
M.a.d.e.
281
PROGETTO
v
M.a.d.e.
TRASFORMAZIONI Gli appartamenti privati disponibili perchè liberi o in vendita vengono riutilizzati per ospitare chi vuole visitare Marciana da studente o da turista. L’arredo è studiato per poter essere composto in maniera flessibile a seconda delle esigenze di chi occupa lo spazio.
pianta
0
1
282
2
5
prospetto
283
BIBL GRA 284
LIOAFIA 285
A. Acocella, M. Casamonti, P.C. Pellegrini a cura di, Lo spazio pubblico in Italia 1990-1999, Alinea, Firenze 1999 A. Aymonino, V.P. Mosco, Spazi pubblici contemporanei. Architettura a volume zero, Skira, Milano 2006 G. Clément, Manifesto del terzo paesaggio, Quodlibet, Macerata 2005 G. Dall’Ara, Manuale dell’Albergo Diffuso, l’idea, la gestione, il marketing dell’ospitalità diffusa, ed. Franco Angeli, Milano 2010 Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, Sentieri nel parco, 2011 K. Lynch, L’immagine della città, Marsilio editori, Venezia 2001 S. Maffioletti, BBPR, Zanichelli, Bologna 1994 R. Manetti, Abitati dell’Elba - vol.I, Alinea, Firenze 1984 A. Mioni, Le trasformazioni territoriali in Italia nella prima età industriale, Marsilio, Venezia 1976 Pierfilippo Checchi, Corrado Marcetti, Patrizia Meringolo, La scuola e la città, Edizioni Polistampa, 2010 G.Postiglione-responsabile gruppo ricerca- Michela Bassanelli ricercatrice - Geografie dell’abbandono, progetto del gruppo di ricerca di DPA-Politecnico di Milano, 2011 E. Scandurra, Città morenti e città viventi, Meltemi, Roma 2003
Pubblicazioni 286
«L’albergo in Italia : rivista mensile di propaganda alberghiera e per le industrie di fornitura d’albergo», A. 16, n. 4, Luglio-Agosto 1940, Milano «OPERE : rivista dell’Ordine degli architetti pianificatori paesaggisti e conservatori delle province di Firenze e Prato», A. IX, n.27 Maggio 2011, Pacini editore, Firenze M. Finizio, Ecco i Comuni a crescita edilizia zero, in «Il Sole 24 Ore», 5 aprile 2012 P. Ranieri, DEL BUONO. Il sole spunta all’ Elba, in «Corriere della Sera», 6 luglio 1996 Michele Serra, Tra baracche e cemento l’autoritratto della nuova Italia, in «La Repubblica», 28 aprile 2012 C. Torricelli, Giancarlo De Carlo. Tecnologie avanzate per il villaggio di Colletta di Castelbianco, in «Costruire in Laterizio», A. 1997, n. 57, p.220-225
Riviste e articoli 287
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Siti 288
Tutto il materiale elaborato si basa inoltre sullo scambio di informazioni orali con la popolazione di Marciana.
Persone 289