Queste istituzioni 13

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rassegne e documenti

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Le istituzioni politiche nella società cinese

4 La Costituzione del 1975 di Yves Viltard

Parlare delle istituzioni politiche nella società cinese non è, certamente, parlare di « queste istituzioni ». Non è tanto la lontananza geografica e sociale della Cina ad impedire una ricognizione reali31 Il dopo-Mao: verso una interpre- stica della realtà istituzionale quale ritazione moderata della Costitu- teniamo connaturale al modo con cui zione? usiamo parlare di istituzioni. Ci sono di Tiziano Terzani vale ricordarlo ancora una volta - diflicoltà culturali più profonde, in nessun modo superabili alla svelta (come usa farsi) con atti di fede privi di spirito 39 Appendice: Testo della Costitu- critico. zione della Repubblica Popolare La società cinese, il comunismo cinese Cinese del gennaio 1975 sono stati nell'ultimo quindicennio una emittente di messaggi e di valori che ha avuto un ascolto e un'influenza assai rilevanti nella vita politica e sociale dello stesso mondo occidentale. Forse non è stata fatta ancora una storia convincente delle azioni sociali collettive degli anni Sessanta nelle loro matrici economiche e ideologiche. Certo, non si può dimenticare - ad esempio - il costante richiamo che in tali azioni collettive di contestazione e rivolta fu fatto alla «rivoluzione culturale» che si svolgeva in Cina nel '66-'67. Anche la Cina è, dunque, in qualche modo una istituzione (d'accordo: in senso lato) della nostra realtà sociale.


2 Partendo dalla nostra prospèttiva di prevalente interesse per i problemi dell'ordinamento e dell'organizzazione politica ci sembra perciò utile fare il punto sulla nuova Costituzione cinese del 1975. Di questa Costituzione bisogna dire - per prima cosa - che si tratta di una carta pedagogica. Essa si limita a riassumere i principi fondamentali e in tal modd sembra voler riespandere il lato pragmatco e mobile del sistema istituzionale, la prassi politica delle istituzioni Le istituzioni sono, si potrebbe dire, più enumerate che definite e regolamentate. Viene con ciò eliminata quasi del tutto la classica problematica fra costituzione formale, la costituzione delle regole scritte, e la costituzione materiale, quella cioè dei fatti e dei poteri reali. Una problematica che per la Cina in precedénza esisteva, ed in termini assai perentori, se è vero - come molti osservatori hanno scritto - che la Costituzione del 1954 non ebbe mai piena attuazione. Perciò questa nuova costituzione di principi potrebbe essere frutto - tutto sommato di realismo. Il che - vale 'aggiungere può anche significare che non sia del tutto pregiudicato, sempre in riferimento all'esperienza precedente, quel tanto di funzione garantistica che pur sempre una costituzione ha anche W di fuori del diritto « borghese ».

La Costituzione del 1954 aveva come modello le costituzioni di tipo:. sovietico e faceva da contrassegno giuridico dell'epoca in cui la società cinese si mosse, fino al « grande balzo'> della fine degli anni Cinquanta, cercando di seguire il mQdello e l'esperienza dell'URSS. Un possibile modo di interpretare la car ta del '75, è quello, dunque, di esaminare le differenze fra i due testi allargando la comparazione, in orizzontale, alle costituzioni dell'est europeo. L'esercizio può essere importante, mà rischia di essere sterile. Mi pare che su questa linea si sia mosso Paolo Biscaretti di Ruffia in un recentissimo libretto (rosso!) edito

da Giuffrè (La Repubblica Popolare cinese, Milano 1977). Più opportuna sarebbe forse una lettura della carta che si svincoli di più dal confronto fra i vari comunismi per intendere in che modo la Costituzione esprima l'originalità dell'esperienza cinese d'oggi in relazione ai caratteri della sué stessa storia. Perché una storia la Cina ce l'ha, anche se Mao ricordando che è bello dipingere su una tela bianca - ha tentato di usare più e più volte la pedagogia del ricominciare da capo rompendo il peso delle memorie conscie o inconscie di un popolo. Ora, se con la conquista del potere da parte del partito comunista la Cina ha ritrovato un'identità dopo un secolo di ro-

queste istituzioni dicembre 1976 - gennaio 1977 Direttore: Redazione:

SsaGIo RISTUCCIA - Condirettore responsabile: GIoVANNI BECHE1,1,0NL MARcÒ CIruNI, ENNIO COLASANTI, MARINA GIGANTE, MARCELLO ROMEI, FRANCESCO SIDOTI, VIN-

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vine e di lacerazioni, si è affermata come una grande società di massa organizzata e, malgrado le dimensioni demografiche, ha sconfitto la fame, è giusto ritenere che la Costituzione sia stata l'occasione per fare il punto su questa grande trasformazione sociale e politica che dura da trent'anni. In questo senso, appare giusto pensare che - come ricordano Cesare Donati, Franco Marrone e Francesco Misiani nel-

cinese, che non appariva iii alcun modo democraticarnente legittimata ». Naturalmente questi Grunzig e Moschtitz che scrivono così (riportiamo la citazione fatta da Biscaretti di Ruffia) non sanno poi af fatto come sono andate le cose sia nel '54 sia nel '75. Fanno solo polemica. Il fatto è che - come scrive K. S. Karol

nel libro La seconda rivoluzione cinese (trad. it., Milano 1974) - «la Cina appare come un corpo sociale immenso, le pagine di Stato e Costituzione in Cina lanciato in avanti, capace di rimettersi au(Mazzotta ed., Milano 1977) - risponda dacemente in discussione attraverso scosal vero la dichiarazione fatta da alcuni se straordinarie come la rivoluzione culinsegnanti della facoltà di Giurispruden- turale, e insieme reticente a elaborare e za di Pechino che il progetto della nuova generalizzare la propria dinamica, e ascostituzione fu « discusso in tutto il pae- sai avaro di informazioni. I dirigenti cise e rielaborato tenendo conto delle opi- nesi amano discorrere• largamente sui nioni delle masse ». Il guaio è che le no- grandi principi e sulle scelte di fondo. tizie sulle modalità di questa discussione, Ma, quando si scende al particolare, si di questo procedimento di consultazione trincerano dietro all'affermazione che si mancano del tutto; e le modalità di una tratta di loro "affari interni ", dei quali discussione del genere contano molto. Co- offrono una versione rigida, prendere o stituzionalisti della Germania dell'Est lasciare ». hanno potuto scrivere a questo proposi- La Cina è troppo importante per arrento che mentre « il progetto della Costi- dersi a queste difficoltà. Per questo è imtuzione del 1954 era stato dibattuto in portante l'opèra di quegli studiosi pazienuna discussione popolare generale cointi che indagano quella realtà; com'è lo volgendo più di quindici milioni di per stesso Karol e com'è Gilbert Etienne di sone », la nuova Costituzione sarebbe stacui segnaliamo il libro La lunga marcia ta « elaborata, fuori da ogni pubblicità, dell'economia cinese recentemente tradotda ristretti gruppi di potere maoisti, fra to in italiano (Comunità ed., Milano 1976). loro in antagonismo, durante un quin- Per noi, ancora una volta, la speranza e, quennale gioco di intrighi, e proclamata in qualche modo, la promessa di tornapoi solamente da un'assemblea popolare re sul tema.


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La Costituzione deI 1975 di Yves Viltard La nuova Costituzione della Repubblica popolare cinese è stata adottata il 17 gennaio 1975 nel corso della prima sessione della quarta Assemblea popolare nazionale: essa era stata in realtà preparata durante la riunione del 2° plenum del comitato centrale nominato dal X° Congresso del Partito comunista cinese, svoltosi dall'8 allO gennaio 1975. Il progetto di revisione costituzionale era stato presentatodal nuovo vice-primo ministro, Chang Chun-chiao, mentre il primo mininistro Chou En-lai aveva letto il rapporto politico sulle attività del governo. La Assemblea procedette inoltre al rinnovo del Consiglio di Stato (il governo cinese) e all'elezione del proprio comitato permanente. Questa riunione era attesa da cinque anni. Nel comunicato del secondo pienum del comitato centrale nominato dal IX° Congresso, riunitosi a Lushan nel settembre 1970, già si annunciava che questa riunione sarebbe stata indetta in un prossimo futuro (1). Fu durante il suo svolgimento che si profilò il conflitto tra l'ex ministro della Difesa, Lin Piao, e Mao Tse-tung, proprio a proposito della formulazione della Costituzione. Durante la estate del 1971 la scomparsa di Lin Piao, del Capo di Stato maggiore generale e di altri responsabili militari provocò una grossa crisi all'interno del partito che prolungò la discussione sul progetto costituzionale (2). Secondo Chan Chun-chiao, il progetto era il frutto di numerosi dibattiti svoltisi in tutto il paese: in esso « si combinavano i suggerimenti degli organi dirigenti e

quelli di larghe masse popolari ». Tuttavia la riunione della nuova Assemblea popolare si svolse senza molta pubblicità, per lo meno fuori dalla Cina, al contrario delle riunioni delle precedenti Assemblee e in particolare della terza, tenutasi nel gennaio 1965. La formulazione della nuova Costituzione rispecchia l'evoluzione politica che si è verificata in Cina dal 1954 in poi. Il testo è stato semplificato al massimo rispetto a quello della Costituzione del '54: i precedenti 106 articoli sono stati ridotti a 30. Questa semplificazione è una testimonianza degli insegnamenti che i cinesi hanno tratto dalle lotte politiche svoltesi sempre al di fuori degli schemi costituzionali formali: la nuova Costituzione rappresenta il tentativo di ridimensionare il ruolo del diritto nella società, pur tenendo conto della necessità di mantenere quel minimo di norme giuridiche destinate a sancire la tappa cui si è giunti nella edificazione del socialismo. In tal senso la Costituzione riflette il posto attualmente occupato dal Partito comunista nella vita delle istituzioni e consacra nuove forme di organizzazione, quali i comitati rivoluzionari, sorti durante la rivoluzione culturale, o le comuni popolari, nuove strutture di base, economiche e amministrative, funzionanti dal 1958. La nuova Costituzione riflette anche una trasformazione ideologica rispetto alla natura dello Stato, che non è più una democrazia popolare ma uno Stato a dittatura del proletariato. La trasformazione delle istituzioni si traduce nella soppressione della carica di Presidente della

Questa riunione fu contrassegnata da un'offensiva dell'opposizione contro Mao in seno all'Ufficio politico; nel corso di essa fu estromesso Chen Fo-ta, uno dei cinque del comitato permanente. V. Nuova Cina, n. 10, dicembre 1972. 'Fin dal settembre 1970, in Cina era 'in circolazione un progetto che fu reso noto all'estero: nell'articolo 2 si affermava che Mao Tse-tung era il Capo dello Stato a dittatura del Proletariato e Lin Piao vi era consacrato quale suo successore. S.V. Study in comparative comunism, gennaio 1971.

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Repubblica, le cui funzioni sono essenzialmente assunte dall'Assemblea popolare nazionale e dal suo comitato permanente. Pertanto tratteremo in primo luogo dei principi ideologici che presiedono a questa nuova Costituzione, per poi prendere in considerazione i principi economici e le correlative istituzioni. Inne esamineremo l'organizzazione stessa del potere dello Stato, con le sue istituzioni politiche, amministrative e giudiziarie. PRINcIPI IDEOLOGICI E POLITICI DELLE ISTITUZIONI

Il preambolo della nuova Costituzione cinese è stato totalmente modificato rispetto a quello della Costituzione del 1954, sia perché la controversia cino-sovietica ha condotto a cristallizzare le divergenze sul piano delle concezioni ideologiche, - ed infatti sono scomparsi i riferimenti diretti all'esempio sovietico - sia perché la società cinese ha subìto dal 1954 una importante trasformazione, scandita da grandi movimenti di massa e da campagne ideologiche (3), nel corso dei quali sono via via scomparse dalla scena politica figure di primo piano (4). Nella terminologia maoista, la linea fondamentale per il periodo storico della società socialista si iscrive nel programma

generale degli statuti del Partito comunista cinese, adottati nel corso del X° Congresso dell'agosto 1973. Si tratta di una dichiarazione di Mao Tse-tung sulla questione della continuazione della lotta di classe sotto l'egida del socialismo: « La società socialista abbraccia un periodo storico molto lungo. Durante tutto questo periodo esistono le classi, le contraddizioni di classe e la lotta di classe, come anche la lotta tra la via socialista e la via capitalista, il pericolo di una restaurazione del capitalismo e la minaccia di sovversione e di aggressione da parte dell'imperialismo e del socialimperialismo. Queste contraddizioni possono essere risolte soltanto mediante la teoria della continuazione della rivoluzione sotto la dittatura del proletariato e la pratica guidata da questa teoria » (5). La nuova formulazione del preambolo indica la volontà di insistere sulle contraddizioni esistenti all'interno della società cinese e ribadisce il fatto che non esiste uno sviluppo armonioso del socialismo: è la teorizzazione stessa delle lotte in seno al partito - dieci secondo i cinesi, ivi compreso l'affare Lin Piao - che vengono considerate come lo specchio degli antagonismi che perdurano in questa società di transizione. Questa teoria invalida perciò il preambolo della Costituzione del 1954, in cui si sosteneva invece che « il compito fondamentale dello Sta-

Il Movimento dei cento fiori del 1956 poneva, fra gli altri, il problema della libertà di espressione degli intellettuali; il Grande Salto in Avanti del 1958 segnava l'instaurazione delle comuni popolari, con cui prendeva avvio il vero e proprio processo di trasformazione economica collettiva; il Movimento di educazione socialista, dal 1962 al 1968, procedeva ad una rettifica ideologica nelle campagne in seguito alle difficoltà economiche degli anni 1959-60-61; esso sfociò nella Grande rivoluzione culturale proletaria, che mentre metteva in discussione il potere nel campo dell'ideologia, provocava insieme a importanti disordini alcuni rimpasti nel partito e nell'amministrazione. E attualmente, dal 1971 è in corso il Movimento Pi Lin Pi Kong, che associa la critica di Lin Piao a quella di Confucio. V. J. GUILLERMAZ, Le parti communiste au pouvoir. Torno Il de L'histoire du parti communiste chinois, Payot, 1972. Segnaliamo, tra le altre personalità, Peng Teh-huai, maresciallo dell'Esercito popolare di liberazione e ministro della Difesa, che fu estromesso nell'agosto 1959, dopo i Cento fiori, per aver rimesso in causa le realizzazioni del Grande Salto in Avanti. Liu Shao-shi, presidente della Repubblica, fu, com'è noto, eliminato dopo la lotta in seno al Partito che si svolse durante tutto il periodo della rivoluzione culturale. L'aereo di Lin Piao si è schiantato nella Mongolia esterna mentre tentava, a quanto si dice, di raggiungere l'Unione Sovietica in seguito ad un fallito complotto contro Mao Tse-tung nel settembre 1971. V. J. GuneaMAz, op. cit. Mito TSE-TUNG. Dichiarazione pronunciata nell'agosto 1962 alla Conferenza del lavoro di Peitaiho. Leninisme ou social-imperialisme, Pechino, Ed. lingue estere, 1970, pp. 12-13.


to nel periodo di transizione è di realizzare progressivamente l'industrializzazione socialista del paese e la trasformazione socialista dell'agricoltura... ». Si parla più avanti del « passaggio graduale alla società socialista ». Il nuovo preambolo fa inoltre esplicito riferimento alle concezioni ideologiche che presiedono all'attività del partito e dello Stato: il marxismo-leninismo e il maotsetungpensiero. Ci sono altri due riferimenti a questi principi fondamentali: all'articolo 2, dedicato al partito, in cui si afferma che « Il Marxismo-Leninismo-Maotsetungpensiero costituisce la base teorica che guida il pensiero della nostra nazione », come anche all'articolo 11 in cui si raccomanda ai quadri «di studiare coscienziosamente» questi stessi principi teorici. Alcuni giorni dopo la promulgazione della Costituzione il Quotidiano del popolo, per consacrare questi principi ha pubblicato (6) tre pagine e mezzo di citazioni dei classici del marxismo e di Mao Tsetung circa la questione della dittatura del proletariato. Nello stesso senso, un articolo di Yao Wen-yuan (7) dichiarava: «Tutti i compagni del partito, in particolare gli alti quadri, devono considerare questo studio come un problema fondamentale da cui dipende il consolidamento della dittatura del proletariato; devono di conseguenza prestarvi tutta l'attenziorie necessaria. Essi per primi devono studiare bene quanto affermano Marx, Engels, Lenin, Stalin, Mao Tse-tung sulla dittatura del proletariato e acquisirne una perfetta conoscenza... ». Questi principi ovviamente non sono nuovi ma la loro riaffermazione nella Costituzione chiarisce il funzionamento dello Stato cinese e, in certo qual modo, armonizza i testi giuridici con la realtà. Ciò spiega perché le grandi campagne di stu-

dio teorico lanciate periodicamente trovano in Cina un'ampia risonanza istituzionale.

La dittatura del proletariato

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Il riferimento teorico essenziale concer ne la caratterizzazione della natura stessa della Repubblica popolare cinese. Lo articolo 1° della Costituzione la definisce «uno Stato socialista a dittatura del proletariato, diretto dalla classe operaia e fondato sull'alleanza degli operai e dei contadini », a differenza dell'articolo i della Costituzione del 1954 che parlava di uno «Stato di democrazia popolare ». Il conflitto cino-sovietico è ovviamente all'origine della mutata terminologia: si tratta di fugare ogni equivoco circa la reale natura dello Stato. Se originariamente, quando si crearono nell'Europa orientale le democrazie popolari, si coniò il termine di « democrazia popolare> per qualificare regimi intermedi tra la democrazia borghese e la dittatura del proletariato (8), la direzione cinese, nell'ambito del conflitto cinosovietico, si preoccupò assai presto di precisare che la democrazia popolare era una forma particolare della dittatura del proletariato e che non poteva esistere un regime intermedio. «Tutti coloro che hanno qualche nozione di marxismo-leninismo sanno che lo Stato è una concezione di classe... Ogni Stato è uno Stato a dittatura di una determinata classe... Nel corso della storia la dittatura del proletariato può assumere forme diverse in questo o in quel paese, in questo o quel periodo, ma rimarrà immutata nella sua natura. Lenin ha detto: il passaggio dal capitalismo al comunismo non può evidentemente mancare di fornire una grande abbondanza e un'ampia di-

Quotidiano del popolo, 22 febbraio 1975. Bandiera rossa, l maggio 1975. teorico noto a partire dalla rivoluzione culturale, è attualmente membro dell'Ufficio politico del Partito comunista cinese. DlMrrmv: Discorso del 7 settembre 1946 a proposito della Bulgaria: « La Bulgaria non sarà una Repubblica socialista sovietica, ma una Repubblica popolare in cui sarà l'enorme maggioranza del popolo a svolgere il ruolo dirigente... Non vi sarà in Bulgaria nessuna dittatura ». Per una pace duratura, per una democrazia popolare, n. 3.

YAO WEN-YUAN,

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versità di forme politiche, ma la loro essenza sarà necessariamente una sola: la dittatura del proletariato » (9). L'idea dell'esistenza di forme politiche differenti giustifica l'interpretazione che si può dare dell'uso fatto nel '54 del termine democrazia popolare, in quanto la collettivizzazione, soprattutto nell'agricoltura, era poco sviluppata (c'erano ancora capitalisti nazionali e una bor ghesia nazionale), e sussistevano accanto al Partito comunista altri partiti cosiddetti democratici che si esprimevano per mezzo della «conferenza consultiva politica del popolo cinese », organismo legislativo creato nel 1949. Tuttavia fin da allora il Partito comunista deteneva la direzione effettiva. La democrazia popolare distingueva tra il popolo e i nemici del popolo: secondo la definizione classica, si trattava di esercitare la democrazia nei confronti del popolo e la dittatura contro i nemici. La stessa nozione di popolo ha subìto un'evoluzione: se l'attuale Costituzione nell'articolo 3 vi fa riferimento in modo quasi del tutto identico all'articolo 2 della vecchia Costituzione, ne dà invece una nuova definizione quando afferma che « gli organi attraverso i quali il popolo esercita il potere sono le assemblee popolari a diversi livelli, composte principalmente di deputati operai, contadini e soldati ». L'esigenza di una rappresentanza ristretta quasi esclusivamente a questi tre elementi non fa che sancire la trasformazione stessa della società, che ha visto scomparire un certo numero di classi cosiddette democratiche, ossia, in massima parte, gli artigiani individuali, i contadini individuali e i capitalisti nazionali. Peraltro la precedente Costituzione faceva riferimento al Fronte unito costituitosi durante il periodo rivoluzionario che, data la sopravvivenza di alcune forme economiche, rimase effettivamente

valido fino al 1956. Si diceva infatti nel preambolo: « Il nostro. popolo ha forgiato un largo Fronte unito democratico popolare diretto dal partito comunista e composto da tutte le classi democratiche, da tutti i partiti e raggruppamenti democratici e da tutte le organizzazioni popolari. D'ora in avanti questo Fronte unito democratico popolare continuerà a svolgere la funzione di mobilitare e raggruppare l'intero popolo nella lotta per il compimento del compito fondamentale dello Stato nel periodo di transizione e contro i nemici interni ed esterni ». La nuova Costituzione parla soltanto, al paragrafo 4, di un Fronte unito rivoluzionario, fondato sull'alleanza degli operai e dei contadini: non si fa più alcun riferimento costituzionale ai partiti e ai raggruppamenti democratici. Soltanto nel suo rapporto sulla revisione della Costituzione, Chang Cun-chiao (10) ne par lerà per affermare innanzitutto che: « occorre consolidare l'alleanza della classe operaia e dei suoi sicuri alleati, i contadini poveri e medio-poveri.., e sviluppare il Fronte unito rivoluzionario includendovi i raggruppamenti e partiti democratici patriottici e le personalità patriottiche di ogni ambiente ». Il concetto di dittatura del proletariato solleva il problema di determinare su quali categorie e in quali campi si eser cita tale dittatura. Anche qui, la trasformazione economica guida la determinazione delle categorie cui si nega ogni libertà o a cui si attribuisce un'etichetta che priva i suoi detentori di un certo numero di diritti politici. La prima categoria è indicata nell'articolo 14 del 1975 e nell'articolo 19 del 1954, come «traditori e elementi controi ivoluzionari » (11). In quanto all'altra categoria non sono soltanto, oggi, i proprietari fondiari e feudali e i rappresentanti del capitale burocratico a perdere i loro diritti politici ma anche, ai sensi dell'articolo 14, i contadini ricchi, i capitalisti

A proposito della lettera aperta al PCUS, 14 luglio 1964. Vice-primo ministro e membro del comitato permanente dell'Ufficio politico del Partito comunista cinese. SuJla repressione delle attività contro-rivoluzionarie, vedi Droit constitutionnel et institutions en Chzne populaire, TSXEN TCHE-HA0, L.G'.D.J., p. 72.


reazionari e altri « cattivi » elementi, ter- paese le classi e gli elementi reazionari mine con cui, sono spesso indicati coloro come anche coloro che resistono alla trache furono qualificati come elementi di sformazione socialista e si oppongono aldestra, quando nel 1957 il Movimento dei l'edificazione del socialismo)' (14). La dittatura del proletariato si applica quincento fiori si interruppe. di ad alcune categorie sociali, ma anCi si può chiedere se nelle attuali discusche, ai sensi della Costituzione, a tutti i sioni sulle nuove istituzioni, che vertono spesso sull'origine del revisionismo in campi dell'attività sociale. la « dittatuURSS, non si giungerà a definire una ra integrale sulla borghesia nel campo della sovrastruttura, ivi compresi i vari nuova categoria, quella dei cosiddetti nuovi elementi borghesi. Infatti, un arti- settori della cultura »; nell'articolo 12 si colo del Gruppo di critica di massa del- legge: «la cultura, l'istruzione, la lettel'Università di Pechino e di quella di ratura e l'arte, lo sport, il lavoro sanitaTsinghoua denunciava, a proposito del rio e la ricerca scientifica devono servire la politica proletaria, servire gli opecomportamento di alcune persone simirai, i contadini e i soldati, ed essere li a Lin Piao, « un atteggiamento che rispecchia proprio le esigenze di quel còmbinati con il lavoro produttivo ». Come afferma Chan Chun-chiao, « la ditmanipolo di proprietari fondiari, contatatura del proletariato non riguarda una dini ricchi, contro-rivoluzionari, cattivi edeterminata tappa (la collettivizzazione) nuolementi, destrorsi non rieducati e di vi elementi borghesi ... » ( 12). In un al- o un campo specifico, ma va applicata a tutti e ovunque ». Il che comporta la soptro articolo, Yao Wen-yuan ricollega direttamente la nascita di questa nuova pressione del riferimento alla libertà di borghesia alla sopravvivenza del diritto dedicarsi alla ricerca scientifica, alla creaborghese, «ciò che - potrebbe provocare zione letteraria e artistica e ad altre attività culturali, che erano garantite dalla l'imborghesimento di una parte dei comunisti e di una parte dei quadri diri- precedente Costituzione (15). Si tratta degli insegnamenti che i cinesi hanno tratgenti » (13). Durante il processo di trasformazione to dall'esperienza del Movimento dei cento fiori, del 1957, e dalla rivoluzione culsocialista, la nozione di dittatura del proturale poi: così su questa linea nel 1962 letariato ha assunto una forma nuova. fu trasformata l'Opera di Pechino, sotto Con la completa scomparsa di alcuni stral'influenza di Chiang Ching, moglie di ti sociali, si sarebbe potuta ipotizzare l'estinzione della dittatura; invece nelle Mao Tse-tung e membro dell'Ufficio politico (16). varie crisi politiche attraverso cui è passata la Cina dal 1966 in poi, la necessità della dittatura è costantemente riaffermaLe libertà pubbliche ta; essa si basa attualmente su un'analisi economica per la quale la collettivizzazione quasi totale non implica la scom- Come abbiamo già accennato, la dittatura del proletariato pone il problema parsa di alcuni tratti ereditati dalla sodell'esercizio delle libertà per il popolo cietà anteriore. Chang Chun-chiao ritiecome anche quello del centralismo demone necessaria questa dittatura del proletariato per « opprimere all'interno del cratico. Sono questi i temi principali ai

« La dittatura del proletariato e il rinnegato Lin Piao », Bandiera rossa, n. 5, maggio 1975. « La base sociale della cricca antipartito di Lin Piao », Bandiera rossa, n. 3, marzo 1975. Rapporto sulla revisione della Costituzione, 13 gennaio 1975. Articolo 95 della Costituzione del 1954. L'opera tradizionale metteva in scena « l'antica società »; fu dapprima tentata la sua volgarizzazione, poi violentemente criticata. Il repertorio fu abolito e, a partire dal 1964, furono scritte opere su temi rivoluzionari che si rifacevano alle lotte popolari. Ne esistono oggi una decina fra cui la più famosa, « Il monte delle azalee », accenna alle lotte interne del Partito e all'alfare Lin Piao riambientato nel periodo della guerra contro il Giappone.


9 quali è dedicato il capitolo III della Costituzione del 1975 intitolato « I diritti e i doveri fondamentali dei cittadini ». Si tratta innanzitutto dei diritti politici tradizionali, quale il diritto di voto, concesso ad ogni cittadino che abbia compiuto 18 anni, e il diritto di essere eletto. Abbiamo già visto quali persone siano private per legge di questo diritto. I cittadini godono anche di diritti economici quali i diritti al lavoro, all'istruzione, al riposo, all'assistenza materiale per gli anziani, i malati e le persone che hanno perduto l'idoneità al lavoro. Sono tutelati anche altri diritti tradizionali quali il matrimonio e la famiglia, essendo madri e bambini entrambi a carico dello Stato. Inoltre, si proclama l'uguaglianza in tutti i campi tra uomo e donna(17). Questi diritti sono semplicemente elencati, mentre la precedente Costituzione vi dedicava ampie spiegazioni, collegando direttamente alcuni di essi con il progredire del socialismo e con il miglioramento del tenore di vita (18). Le libertà pubbliche garantite sono elencate nell'articolo 28: libertà di parola, di corrispondenza(19), di stampa, di riunione, di associazione, di corteo, di manifestazione, di praticare o di non praticare una religione ed anche di propagandare l'ateismo, infine il diritto di sciopero, quest'ultimo introdotto nella Costituzione su proposta di Mao Tse-tung (20). Su questo punto sembra essersi sviluppato in Cina un ampio dibattito, in quanto taluni non capivano perché si dovesse garantire il diritto di sciopero in un paese in cui i mezzi di produzione appartengono in massima parte alla collettività. La risposta data fa riferimen-

to alla nozione di continuazione della lotta delle classi e alla possibile usurpazione del potere da parte di elementi cosiddetti revisionisti; in questo caso i lavoratori potrebbero usare lo sciopero per

lottare contro le nuove forme di oppressione. Infine, le libertà individuali e di domiciho sono dichiarate inviolabili. L'ha beas corpus è garantito, non potendosi effettuare arresti senza la decisione di un tribunale popolare o l'approvazione di un organo di pubblica sicurezza. Prodotto della rivoluzione culturale e rispondente al centralismo democratico, l'articolo 13 della Costituzione istituzionalizza le « quattro grandi innovazioni » derivanti dalla democrazia diretta: la libera espressione delle opinioni, la piena manifestazione dei punti di vista, il grande dibattito e i datzebao. È noto l'uso 'che le Guardie Rosse hanno fatto di questa possibilità di esprimersi per mezzo di giornali murali. È attraverso questo strumento che le masse popolari possono criticare i quadri, siano essi dell'amministrazione o del partito. Tuttavia la Costituzione comporta una restrizione dell'uso cli questi diritti: essi devono essere adoperati « per creare un'atmosfera politica in cui regnino ad un tempo il centralismo e la democrazia, la disciplina e la libertà... » in modo da favorire il consolidamento della direzione del Partito e della dittatura del proletariato; la libertà di espressione rimane in tal modo nella prospettiva dell'attuale regime. Un'altà formula esprime questa nuova concezione del ruolo delle masse: all'enunciazione del diritto di sporgere denuncia si accompagna l'affermazione secondo cui: « Nessuno può impedire od ostacolare la formulazione di tali denunce (contro gli organismi di Stato) o ricorrere alla rappresaglia ». L'aggiunta di questi principi rispetto alle libertà tradizionali testimonia gli inse-

gnamenti tratti dalla rivoluzione culturale e le misure messe in atto per lottare contro il burocratjsmo.

Articolo 27 della Costituzione del 1975. L'articolo 10 della Costituzione del 1975 richiama questo principio senza far riferimento ai diritti sociali. La Costituzione del 1954, nell'articolo 90, garantiva « il segreto » della corrispondenza, il che è forse leggermente diverso dalla « libertà di corrispondenza ». CHANG CHUN-CHIAO,

Rapporto sulla revisione della Costituzione.


lo I quadri e la burocrazia Un altro obiettivo della Costituzione è quello di dettare una serie di direttive riguardanti i quadri e l'amministrazione. Mentre l'articolo 18 della precedente Costituzione chiedeva a questi semplicemente di essere devoti al regime, di rispettare la Costituzione e la legge e di dedicarsi a servire il popolo (21), l'articolo 11 della Costituzione del 1975, òltre a raccomandare lo studio teorico, affer ma la necessità di lottare contro la burocrazia, il che implica la ricerca di una semplificazione amministrativa e la partecipazione dei quadri al lavoro di produzione (22). Va notato il carattere originale dell'inserimento di tali raccomandazioni nella Costituzione: esse possono essere considerate un elemento importante per l'abbattimento dello Stato. Riecheggia in esse l'inquietudine suscitata presso i cinesi dalla trasformazione, che essi ritengono avvenuta, dell'amministrazione sovietica in una nuova classe, e più particolarmente dei dirigenti, che in generale « di ottima estrazione di classe, sono quasi tutti cresciuti all'ombra della Bandiera rossa, hanno aderito al Partito dal punto di vista dell'organizzazione, sono stati formati nelle Università e soncliventati sedicenti esperti rossi» (23). tuesta inquietudine si ricollega all'analisi prima accennata secondo la quale è possibile la nascita di una nuova borghesia che tende a diventare autonoma rispetto al popoio e in grado, in virtù della sua posizione nell'apparato dello Stato, di ap-

propriarsi dei beni della proprietà collettiva. Con questi provvedimenti in particolare, che dovrebbero introdurre elementi dirompenti rispetto al funzionamento burocratico, i cinesi sperano dunque di pd. ter trasformare i quadri e rendere più efficace l'apparato di Stato. LA COSTITUZIONE E LA NATURA DEL DIRITTO

Una dichiarazione di Mao Tse-tung chiarisce le ragioni che hanno indotto i cinesi a darsi una nuova Costituzione; egli afferma che ((un'organizzazione deve avere delle regole e anche uno Stato deve darsi le sue» (24). Si pone così la questione fondamentale della forma e della natura del diritto per i marxisti. Secondo le concezioni cinesi la Costituzione rappresenta la cristallizzazione di tutte le trasformazioni sopravvenute nella società dal 1954 in poi. Tuttavia la compilazione di un testo costituzionale pone il problema del riferimento al diritto nella misura in cui una costituzione appena promulgata si trova ad essere profondamente modificata da riforme spesso emanate dal partito, che sfuggono alla concezione tradizionale del ((rispetto delle istituzioni'> e dell'applicazione di una legalità. Qui sta il nocciolo del problema: da parte di alcuni si è rimproverato ai marxisti cli instaurare una parvenza di legalità e di oscillare continuamente tra due atteggiamenti, da un lato il rispetto della legalità socialista e dall'altro il tentativo di costruire una società senza diritto, e quindi necessariamente in rottura con questa stessa legalità (25). Questi autori

Nella Costituzione del 1975 queste esigenze sono enunciate soltanto per i semplici cittadini, all'articolo 26. Nelle fabbriche, il lavoro manuale dei quadri (un giorno alla settimana generalmente in un impiego ordinario) viene associato al controllo della gestione da parte dei lavoratori, e al movimento per le innovazioni tecniche. CHANG CHUN-CHIAO, « Della dittatura integrale sulla borghesia », Bandiera rossa, n. 4 aprile 1975. MAO TSE-TUNG citato da CnM.ZG CHUN-CHIAO nel suo Rapporto sulla revisione della Costituzione, P gennaio 1975. V. in « Actes », n. 8, 1975, ed. Solin, Droit et idéologie en Chine, GILBraT PADOL'L. L'autore basa questa distinzione sull'evoluzione giuridica verificatasi dalla creazione della Repubblica popolare; una prima fase dal 1949 al 1958 sarebbe contrassegnata da un certo legalismo abbastanza vicino al sistema sovietico, e nel 1956 anche da tentativi di codifica. Dal 1958 si as-


11 osservano che lo sviluppo delle società socialiste, e in particolare di quella cinese, fa scomparire la legalità a vantaggio dell'ideologia ed instaura così una for ma di dittatura in cui gli individui, a causa dell'assenza di un contrappeso politico, si trovano sottoposti a una pressione costante; né sembra possibile alcun rimedio nella misura in cui le libertà istituite sarebbero senza forza di fronte agli imperativi ideologici che variano secondo le congiunture. Rispetto alla società soyietica, l'arma ideologica sarebbe in Cina più efficace e non renderebbe così necessaria l'esistenza di un apparato poliziesco e di terrore simile a quello istituito sotto Stalin. Questa caratteristica della Cina è spesso rapportata alla tradizione confuciana, poiché il governo per mezzo dell'ideologia sarebbe soltanto una variante del governo esercitato per riti, un governo in cui la società impone ad ognuno un posto e compiti ben precisi nel quadro di una « organizzazione armoniosa dell'universo » (26). Eppure i marxisti cinesi combattono violentemente le concezioni confuciane ed è interessante vedere quali giustificazioni danno oggi della necessità di istituzioni stabili e nello stesso tempo di una rivoluzionarizzazione della società (27). Su questo punto essi riprendono le tesi marxiste tradizionali secondo cui il diritto è necessariamente uno strumento della classe dominante, che si esercita sulle classi dominate. In questo senso, la legalità socialista non è, come abbiamo visto, che un mezzo per contenere le vec-

chie classi possidenti e la cosiddetta nuova borghesia. Ma la questione è più complessa, perché la contraddizione sta nella relazione stessa che può esistere tra questa legalità e l'obiettivo fondamentale del regime, che è la scomparsa di ogni forma di Stato in una società comunista. in tal modo il diritto rimane un concetto borghese, poiché la sua efficacia deriva solo dalla sua relazione con una società di tipo mercantile (28): esso garantisce i rapporti economici tra gli uomini nella società capitalista. In realtà, la nuova Costituzione, che viene considerata una tappa nella costruzione del socialismo, deve però riconoscere l'esistenza del diritto borghese nella società cinese attuale e ciò a causa della persistenza di forme economiche capitaliste (29). È un ritorno ai principi enunciati da Lenin in Stato e Rivoluzione. I commenti della nuova Costituzione riprendono alla lettera le concezioni di Lenin sulla prima fase della società comunista, la società socialista: « Il diritto uguale, in effetti noi l'abbiamo, ma è ancora il diritto borghese che, come ogni diritto, presuppone la disuguaglianza. Ogni diritto consiste nell'applicazione di una unica norma a persone diverse, che di fatto non sono né identiche né uguali ». Vedremo più avanti come questi principi influis'ano direttamente sulle concezioni che i cinesi hanno dell'economia, cioè della proprietà e dei modi di distribuzione della ricchezza nella fase socialista. Sono state probabilmente le discussioni intorno alla natura del diritto a spingere

Siste allo sviluppo e all'imposizione di una direzione puramente ideologica accompagnata da una totale sottomissione dell'organizzazione giudiziaria al partito, soprattutto dopo la rivoluzione

culturale. V. Mcai. Ganm, La pensée chinoise, p. 349 e segg. Albin Michel. Il 1974 è contrassegnato dalla campagna Pi Lin Pi Kong in cui l'ex-ministro della difesa Lui

Piao è associato all'ideologia confuciana. Si noti che se la direzione ideologica del partito può dare l'impressione di un modo di governare con i riti, i principi fondamentali ripresi dalla Costituzione - il marxismo-Ienjnismo e il maotsetung pensiero - la linea fondamentale, e la direzione del Partito vengono dichiarate contraddittorie non solo rispetto, ciò che è naturale, all'ideologia borghese ma anche all'ideologia confuciana. Entrambe sono considerate strumenti per mantenere al potere una classe sfruttatrice con il pretesto di un ordine naturale: i principi fondamentali incitano invece al cambiamento, affermando la continuazione della lotta di classe, anche in forme violente, nella società socialista. V. nell'Anti-DiThring di F. ENGELS il paragrafo sulla morale, il diritto e l'uguaglianza.

La nuova Costituzione, carta fondamentale per consolidare la dittatura dél proletariato, Pin, « Pekin information », n. 28, p. 9, 1975.

LIANG HSIAO e Liti


12 i redattori a ridurre notevolmente il numero degli articoli rispetto alla Costituzione del 1954, e ad esprimersi in termini molto più generali, dato che appunto l'obiettivo a lungo termine è la scomparsa dell'assetto giuridico della società. Questo obiettivo può essere riassunto in tre punti: limitazione progressiva del diritto borghese, allargamento della democrazia e trasferimento diretto dei compiti amministrativi alle masse. Ma questa trasformazione che equivarrebbe, istituzionalmente, al comunismo è attuata soltanto in minima parte: la parola d'ordine al riguardo non è infatti la soppressione dello Stato ma una limitazione concreta del diritto. Queste misure concrete non sono inserite nella Costituzione, ma regolano di fatto la vita della popolazione cinese, e, secondo l'attuale potere, segnano una limitazione del diritto borghese. I comitati rivoluzionari, le esperienze rivoluzionarie condotte nel campo della letteratura e dell'arte, quali le opere modello rivoluzionarie, le scuole del 7 maggio, in cui i quadri intellettuali e amministrativi vengono rieducati col lavoro manuale, l'istituzione dei medici scalzi, il collocamento dei giovani diplomati delle scuole secondarie nelle campagne (30), come anche la lotta contro i premi e gli incentivi materiali, consentono di stabilire legami più diretti tra l'amministrazione e la popolazione. I cinesi tentano mediante queste istituzioni di « ridurre i tre divari » (città-campagna, lavoratori intellettuali-lavoratori manuali, operai-contadini) così come le differenze gerarchiche: a loro avviso si pone a questo livello il processo che tende a rivoluzionare la loro società. In una tale concezione viene attribuito alla Legge fondamentale, la Costituzione, un ruolo assai diverso non solo da quello tradizionale delle società occidentali,

ma altresì dalle concezioni sovietiche che legano la trasformazione socialista della società a una «rivoluzione tecnica e scientifica » che porta ad una progressiva soppressione delle differenze tra i vari strati sociali e con ciò stesso alla scomparsa dello Stato. In realtà, l'organizzazione, il funzionamento della società cinese, dipende attualmente molto meno da principi giuridici con pretesa di universalità che da un certo numero di principi ideologici che presiedono all'impostazione di nuove strutture economiche e organizzative. LE ISTITUZIONI ECONOMICHE Come i comunisti degli altri paesi socialisti, i cinesi attribuiscono un'importanza fondamentale alla struttura economica, sia dal punto di vista della proprietà dei mezzi di produzione che da quello dei principi marxisti dell'economia o delle strutture che stabiliscono i legami tra i lavoratori e lo Stato. I punti essenziali sui quali verte il dibattito che presiede alle trasformazioni economiche sono, da una parte, l'evoluzione della proprietà, dall'altra la questione fondamentale della distribuzione dei beni, e infine il quadro di vita della popolazione rurale cinese: le comuni popolari. La proprietà

Su questo argomento così come su tanti altri la nuova Costituzione consacra le trasformazioni che si sono prodotte nel campo dell'economia sotto la spinta del Partito comunista cinese. La Costituzione del 1954 contemplava, nell'articolo 5, quattro forme essenziali di proprietà dei mezzi di produzione: la proprietà di Stato, la proprietà cooperativa, la proprietà dei lavoratori individuali e la proprietà capitalista (31). Il settore coo-

V. CHOU EN-LAI. Rapporto sulle attività del governo davanti alla 4a Assemblea popolare nazionale, 13 gennaio 1975. Viene precisato in particolare che il numero dei giovani che si sono

stabiliti nelle campagne dopo aver lasciato la scuola secondaria è pari oggi a dieci milioni. Non va confusa con quella che viene chiamata la proprietà personale, ossia il diritto all'uso privato di una certa quantità di beni, proprietà questa garantita dalla Costituzione (articoli 11 e 12 della Costituzione del 1954 e articolo 9 di quella del 1975). Si noti, nella nuova Costituzione, la scomparsa del diritto all'eredità; nei fatti si sanno poche cose circa la conservazione di tale diritto.

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13 perativo si suddivideva in due tipi: la proprietà parziale, che corrispondeva alle vecchie cooperative di tipo inferiore, definite semi-socialiste (32), in cui la proprietà comune di un certo numero di mezzi di produzione implicava una forma di cooperazione, ma i contadini rimanevano nominalmente proprietari della loro terra e dovevano riscuotere una rendita (33); e le cooperative di tipo superiore, cosiddette socialiste, in cui tutti i mezzi di produzione erano messi in comune e i contadini erano pagati sulla base della loro partecipazione al lavoro comune. Il principio della conservazione di piccoli appezzamenti di terra a titolo individuale veniva garantito a condizione tuttavia che questi non superassero il 10% della superficie media coltivata da un cooperatore. La proprietà dei contadini individuali, artigiani e lavoratori non agricoli, garantita dagli articoli 8 e 9 della Costituzione del 1954, veniva considerata come una forma transitoria, e i testi precisavano che si dovevano « incoraggiare a organizzare le cooperative di produzione, di approvvigionamento e di vendita, di cre•dito, secondo il principio del libero consenso ». La proprietà di tipo capitalista, che rimaneva in vita per i capitalisti nazionali, era formalmente tutelata dall'ar ticolo 10, nella misura in cui ((erano limitati i fattori negativi che non sono proficui alla prosperità nazionale e al benessere del popolo ». Lo Stato incoraggiava la loro trasformazione in varie forme di capitalismo di Stato e la progressiva sostituzione della proprietà capitalista con la proprietà dell'intero popolo. Le due forme di proprietà privata, individuale e capitalista, venivano limitate dalla pos-

sibilità da parte dello Stato ((di acquistare, requisire, nazionalizzare la terra e gli altri mezzi di produzione » (34) e dalla necessità, per i capitalisti, di sottomettersi al piano economico dello Stato (35). Ora, è noto che dal 1956 in poi la proprietà privata tende a scomparire con la progressiva nazionalizzazione delle ultime imprese capitaliste, e nell'ambito del movimento per le comuni popolari, con la progressiva scomparsa dei lavoratori individuali nelle città e nelle campagne. Ciò giustifica in gran parte le modificazioni istituzionali in questo campo: come dirà Chang Chun-chiao, «è praticamente compiuta la realizzazione della trasformazione socialista della proprietà dei riizi di produzione enunciata dalla Costituzione del 1954 » (36). Così la nuova Costituzione, nell'articolo 5, si limita a definire soltanto due tipi di proprietà dei mezzi di produzione: la proprietà socialista dell'intero popolo (la proprietà di Stato), e la proprietà collettiva socialista delle masse lavoratrici (37). Ma questa affermazione di principio è immediatamente corretta dalla stessa Costituzione, che riconosce - articolo 5, comma 2 - ai lavoratori individuali non agricoli la possibilità « di esercitare, nei limiti concessi dalla legge, un'attività industriale, che non implichi lo sfruttamento altrui, in conformità al complesso delle disposizioni adottate dalle organizzazioni di quartiere, delle città, dei borghi, o dalle squadre di produzione delle comuni popolari rurali ». Nell'articolo dell'aprile 1975 citato sopra, Chang Chun-chiao fornisce cifre precise sui differenti tipi di proprietà.

Articolo 7 della Costituzione del 1954. Articolo 8 della Costituzione del 1954. Articolo 13 della Costituzione del 1954. Articolo 10, comma 3 e articolo 15 della Costituzione del 1954. Rapporto sulla revisione della Costituzione. Nell'articolo « De la dictatute intégrale sur la bourgeoisie », il vice-primo ministro sviluppa questo argomento: « Durante questi ultimi venticinque anni, abbiamo eliminato gradualmente le proprietà imperialista, capitalista, burocratica e feudale e trasformato poco per volta le proprietà del capitalismo nazionale dei lavoratori individuali. Le due forme di proprietà pubblica socialista hanno progressivamente sostituito queste cinque forme di proprietà. Ci si è liberati in tal modo dal peso della proprietà privata e la base economica del socialismo è stata gradualmente sviluppata e consolidata ». Bandiera rossa, n. 4, aprile 1975. Il termine collettivo ha sostituito il termine cooperativo e si riferisce alle comuni popolari.

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Proprietà dell'intero popolo: Industria: 97% degli immobilizzi 63% dei lavoratori 86% del valore globale della produzione industriale Agricoltura: 7,3% del volume complessivo della vendita Commercio: 92,5% deI volume complessivo della vendita al minuto

Proprietà collettiva: Industria: 3% degli immobilizzi 36% del numero dei lavoratori 14% del valore complessivo della produzione industriale Agricoltura: 90% delle terre coltivate, attrezzature di drenaggio e irrigazione 80% dei trattori e del bestiame 90% delle colture industriali e cerealicole Commercio: 7,3% del volume complessivo della vendita al minuto

Attività privata: Industria: 0,8% artigiani individuali Agricoltura: - appezzamenti privati. Non valutati Commercio: 0,2% piccoli commercianti individuali. Per le comuni popolari l'articolo 7, com-

ma 3, consente ai contadini di: « coltivare piccoli appezzamenti per uso privato e dedicarsi, entro certi limiti, ad occupazioni sussidiarie domestiche; nelle zone di pascolo essi (i membri delle comuni) possono possedere un piccolo numero di capi di bestiame a titolo individuale ». Il persistere nella nuova Costituzione del riferimento ad una proprietà privata residua non chiude certo il dibattito che dal 1958 si svolge all'interno del partito circa il ritmo della collettivizzazione e della statalizzazione. Lo nota Chang Chungchiao quando afferma (38): « queste disposizioni combinano la fermezza per ciò che riguarda il principio dell'adesione al socialismo con una necessaria elasticità e si distinguono nettamente dalle tesi assurde sostenute da Liu Shao-shi e da Lin Piao (39), come la fissazione delle quote di produzione agricola in base alla famiglia e la soppressione dei picco. li appezzamenti per uso privato a. A differenza dell'Unione Sovietica, la statalizzazione, che rimane imperfetta, è una delle ragioni che giustificano il mantenimento della dittatura del proletariato per portare avanti la trasformazione economica. Eppure oggi si sviluppa un dibattito a proposito della natura del dirittò e della necessità della dittatura del proletariato sulla proprietà. Sempre più si afferma che anche se la proprietà dell'intero popoio fosse totale, il punto essenziale rimarrebbe quello della direzione politica. Viene precisato in particolare che « la linea ideologica e politica, la classe che esercita la direzione sono i fattori che stabiliscono a quale classe appartengono in realtà le fabbriche » (40). Malgrado il carattere estremamente residuale della proprietà privata, si afferma la necessità di una trasformazione totale della società; è quanto dice Chang Chun-chiao: « È giustissimo attribuire

Rapporto sulla revisione della Costituzione. Durante la rivoluzione culturale, furono criticate queste due formule: « le quattro libertà »

(libertà di praticare l'usura, libertà di assumere fattori, libertà di comperare o vendere terre, libertà d'impresa) e « tre libertà, .un'assicurazione » (estensione degli appezzamenti individuali, sviluppo dei mercati liberi, moltiplicazione delle piccole imprese che si assumono l'intera responsabilità dei profitti e delle perdite e fissazione delle quote produttive sulla base della famiglia) attribuite a Liu Shao-shi. Articolo di CnNG CHIJN-CHL%O, Della dittatura integrale, cit.


15 una grande importanza al ruolo decisivo della proprietà nei rapporti di produzione. Tuttavia si avrebbe torto a non esaminare con tutta la dovuta attenzione se il problema della proprietà è stato risolto effettivamente, o se lo è stato solo in apparenza; si sbaglierebbe a trascurare la retroazione sulla proprietà di altri due elementi dei rapporti di produzione, i rapporti fra gli uomini e la forma di ripartizione, e la retroazione della sovrastruttura sull'infrastruttura economica ». Si corregge in tal modo la tendenza generale della precedente Costituzione che, nel preambolo, riduceva praticamente l'istaurazione di una società socialista alla trasformazione della proprietà. La rivoluzione culturale ha in effetti posto l'accento su ciò che rimane capitalista nella società, malgrado la quasi completa eliminazione della proprietà privata, che si tratti del modo di remunerazione o del tipo di ripartizione dello scambio per mezzo della moneta: elementi, questi, cosiddetti di diritto borghese, che potrebbero permettere un ritorno al capitalismo, qualora si estendessero (41). Il sistema della ripartizione dei beni Uno dei temi del dibattito svoltosi intorno all'elaborazione della Costituzione sembra sia stato la natura della società attuale. Così, se si parla di società socialista, bisogna rifarsi ai principi leninisti sulla questione della ripartizione, che si riconnette alla « prima fase della società comunista ». L'articolo 9 della Costituzione afferma che « lo Stato applica il principio socialista: "chi non lavora, non mangia" e "da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro" » (42). La questione che si pone oggi è di sapere perché è stato mantenuto questo prin-

cipio quando si sarebbe potuta proporre una formula che illustrasse meglio le tendenze egualitarie e la volontà di instaurare il comunismo. Si è fatto osservare che anche se questo sistema di ripartizione non è fondato « sull'estrazione del plus-valore» da parte dei capitalisti, le disuguaglianze di condizioni fisiche, di livelli di istruzione, di conoscenze tecniche come anche le differenze che esistono nel numero di persone a carico di un lavoratore, fanno sì che, malgrado tutto, l'applicazione di una ripartizione calcolata in base ad una misura identica per persone « di fatto diseguali », equivalga alla disuguaglianza tout court. Ma questo principio di ripartizione, che si materializza con i salari, divide gli uomini in differenti categorie e può portare a competere per una condizione migliore e maggiori redditi. Secondo i commentatori (43) tutto ciò richiede una grande vigilanza politica, il mantenimento della dittatura del proletariato, ma anche la lotta contro la riapparizione di incentivi materiali e di premi così come l'accaparramento delle remurlerazioni in punti lavoro. Si afferma anche che senza questa stretta vigilanza, si potrebbe sviluppare un fenomeno di polarizzazione che porterebbe alla trasformazione di denaro in capitale, alla pratica dell'usura, alla creazione di fabbriche clandestine, alla speculazione e ad altre attività criminose fondate sullo sfruttamento altrui; donde la necessità di limitare sempre più il diritto borghese. Eppure Chang Chun-chiao giustifica il principio di ripartizione adottato con lo stato stesso della società cinese: «Abbiamo sempre ritenuto che il nostro paese lungi dall'avere troppe merci, non ne ha ancora in quantità sufficiente. Finché le comuni non avranno beni sufficienti per praticarne il possesso comune insieme alle brigate e alle squadre, e finché il si-

MAO TSE-TUMG. Dichiarazione del 28 aprile 1969 alla la sessione del Comitato centrale uscito dal IX Congresso. Citato da CHAN CImN-Cmao nell'articolo citato. La Costitjone del 1954 non usava questa formula ma preconizzava semplicemente l'obbligo di lavorare, nell'articolo 16: « Il lavoro è una questione d'onore per tutti i cittadini capaci di lavorare a. KI-YEN. Nota di studio del rapporto della 2a sessione plenaria del Comitato centrale uscito dal VII Congresso del Partito comunista cinese. « Drapeau rouge », n. 4, aprile 1975.

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16 documento dell'agosto 1958 è ui netto contrasto con il carattere particolareggiato delle istruzioni del 1955 sulle cooperative. t l'epoca del Grande Salto in Avanti, in cui il comunismo sembra prossimo e si spera nella fusione di tutte le strutture economiche con quelle amministrative. Dal punto di vista, amministrativo, il vecchio cantone (hsian) diventa comune popolare e raggruppa circa 2.000 famiglie. spirate ai famosi sabati rivoluzionari so- Si pensa persino di creare comuni più vietici degli anni 20 (45). Nel maggio 1975, ampie, a livello di distretto (hsien). L'amvenivano effettuate quasi ovunque, la do- ministrazione viene semplificata. La comenica, quattro ore di lavoro gratuito mune diventa l'organo di base della gestione. Si introduce, sulla falsariga dei per persona, in ogni fabbrica. Ciò si riregolamenti delle prime comuni spericollega alla campagna di critica alla reintroduzione, in forma mascherata, degli in- mentali (47), una suddivisione: la brigata di produzione. centivi materiali in atto dall'aprile 1974. Ben presto, tuttavia sorgono difficoltà in materia finanziaria e contabile data la scarsa chiarezza in merito del testo apLe comuni popolari provato dal Comitato centrale, che si limitava a raccomandare di « lavorare nelLe comuni popolari costituiscono un tentativo di andare oltre la collettivizzazio- lo spirito del comunismo ». Benché non prevedesse in modo imperativo la sopne, e di introdurre un elemento comunipressione degli appezzamenti privati, pur sta nella società: si tratta, come dice Chang Chun-chiao, di « fondere il pote- lasciandone aperta la possibilità, esso re della base con la gestione economica ». diede luogo a numerosi abusi e alcuni evidente che su questo punto si ren- contadini furono privati dei loro beni: terra, frutteti e piccoli pascoli (48). Sucdeva necessaria una revisione della Cocessivamente furono date ulteriori precistituzione del 1954. La creazione delle comuni popolari attra- sazioni con la Risoluzione di Wulian del 10 dicembre 1958, che segnò una priverso la fusione delle cooperative e dei cantoni (46) fu decisa con una risoluzio- ma battuta d'arresto: si mettono in guarne del Comitato centrale del Partito co- dia i quadri contro le tendenze egualitamunista cinese, riunitosi a Peitaho il 29 ne e si insiste sul fatto che « non si deagosto 1958: tale riforma, che pure in- vono ridistribuire i beni personali ». Si stabilisce una triplice divisione tuttora troduce una profonda trasformazione delle strutture amministrative, non viene esistente: le commissioni di gestione (la dunque adottata da una decisione del go- comune), le circoscrizioni di gestione (la verno, e nemmeno dell'Assemblea popo- brigata di produzione) e la brigata di produzione (l'attuale squadra di produziolare nazionale. La scarsa precisione del

stema di proprietà dell'intero popolo non disporrà di una grande dovizia di prodotti, per applicare a 800 milioni di abitanti il principio della ripartizione in funzione dei bisogni, non si potrà fare altro che conservare la produzione mercantile, lo scambio per mezzo della moneta e la ripartizione secondo il lavoro » (44). Quest'affermazione di principio è temperata tuttavia dalla realizzazione di alcune forme di ripartizione comunista, basate sul volontariato, e i-

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« Drapeau rouge », a. 4, cit. LENIN, Opere complete, 1919, La grande iniziativa.

Decisione del comitato centrale che istituisce le comuni popolari nelle zone rurali, citata da TSIEN Tcun-nao, in L'a4ministration en Chine populaire, Thémis, p. 78. -

Regolamento della comune di Wei Hsing, presentato come regolamento modello. Bisognava trasferire alla proprietà collettiva le abitazioni, gli appezzamenti individuali, i piccoli pascoli. Citato da Tsran TcnE-HAo in La République populaire de Chine. Droit constitutionnel et Institutions, L. G. D. J., p. 58. Il che provocherà come reazione la macellazione dei maiali dei pollami da parte dei contadini che preferiranno consumarli piuttosto che lasciarli alla comune. Vedi su questo argomento La voie chinoise di Gilbert ETTENNE, P.U.F., 1974 (trad. it. di Comunità, 1976).

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17 ne); l'unità di base della contabilità viene fissata al livello della brigata di produzione (49). Non si parla più di avvento del comunismo e le distribuzioni gratuite hanno una rilevanza molto ridotta nel sistema di ripartizione. Durante gli anni 60 si svolgono poi alcuni dibattiti a proposito dell'evoluzione delle comuni popolari, e si attraversano via via fasi alterne di entusiasmo o di regressione come, ad esempio, l'estensione di piccole libertà o al contrario, la riduzione degli appezzamenti privati e dei mercati liberi. In definitiva si riconosce che la squadra di produzione deve essere l'unità di base per quanto riguarda la responsabilità delle sue attività, dei suoi conti e della sua amministrazione. È questo il sistema attualmente in vigore: la comune rimane un organo amministrativo che detiene la proprietà dei trattori, delle pompe d'irrigazione ecc., che noleggia alle brigate e alle squadre; la brigata diventa un tramite tra la squadra e la comune. Questo sistema, che pure non è unifor me (50), viene accolto dalla nuova Costituzione all'articolo 7: « Nella attuale fase, l'economia fondata sulla proprietà collettiva della comune popolare rurale presenta, generalmente, un sistema di proprietà a tre livelli che ha per base la squadra, e cioè la proprietà della comune, della brigata di produzione e della squadra di produzione; quest'ultima è l'unità di base della contabilità ». Chan Chun-chiao precisa: « Considerando unicamente le condizioni economiche delle comuni popolari, occorrerà ancora molto tempo perché il ruolo di unità di base della contabilità passi dal livello della squadra di produzione a quello della brigata, e poi a quello della comune » (51). Siamo lontani dalle prospettive entusiastiche del 1958: nondimeno nella perife-

ria di Shangai, i redditi al livello, per esempio, della comune popolare sono passati dal 28,1% nel 1973 al 30,5% nel 1974, al livello della brigata daI 15,2% al 17,2% e al livello della quadra dal 56,7% al 52,3%. Vi è quindi uno spostamento della gestione verso l'alto, ma lentissimo e limitato (52). I problemi che abbiamo appena preso in esame non tengono conto ovviamente di tutti gli aspetti della vita economica, ma solo di quelli sanciti dalla Costituzione. Inoltre, l'articolo 10 riproduce le diverse parole d'ordine e gli slogans che guidano l'azione economica dello Stato: « Fare la rivoluzione e stimolare la produzione, il lavoro e i preparativi in previsione di una guerra; prendendo l'agricoltura come base e l'industria come fattore guida, e mettendo in pieno valore l'iniziativa delle' autorità sia centrali che locali, esso (lo Stato) promuove lo sviluppo pianificato e proporzionato dell'economia socialista ». Queste formulazioni dialettiche sintetizzano il modo in cui si concepisce lo sviluppo economico generale: esse esprimono tutta l'esperienza acquisita da venti anni in questo campo.

LE ISTITUZIONI POLITICHE, L'AMMINISTRAZIONE E LA GIUSTIZIA Nel campo delle istituzioni politiche e amministrative si assiste alla legalizzazione di istituzioni e di modi di funzionamento elaborati durante la rivoluzione culturale, che si tratti del ruolo dominante del partito o della nuova piramide di assemblee costituita dai comitati rivoluzionari a tutti i livelli, al vertice della quale si trovano l'Assemblea popolare nazionale e il Governo popolare.

L'unità di base della contabilità è situata quindi al livello della circoscrizione di gestione che si occupa degli operai, contadini, commercianti, intellettuali e soldati; la comune popolare era infatti responsabile dei ricavi e delle perdite di questo livello contabile. T5IEN Tcun-IiAo, L'administratjon en Chine populaire, Thémis, p. 80. V. La voie chinoise di Gilbert ETi:ENNE cit., p. 200. CHANG CHUN-CHAO, De la dictature intégrale sur la bourgeoisie, cit. Idem. L'esempio delle comuni della periferia di Shangai è molto importante attualmente per quanto riguarda la pianificazione a livello della brigata.


18 diretto controllo del partito; il primo ministro e i ministri sono nominati o esoFin dalla creazione della Repubblica po- nerati dai loro incarichi dall'Assemblea popolare nazionale, ma su proposta del polare cinese, il Partito comunista cineComitato centrale del partito, mentre se è l'organo dirigente; cohtrolla l'appaprima questo avveniva, in conformità con rato dello Stato e le attività del pael'articolo 27 della Costituzione del 1954, se (53). Una innovazione importante della nuo- su proposta del Presidente della Repubblica. In realtà non si tratta tanto di una va Costituzione è rappresentata dalla innovazione, quanto di un'armonizzaziochiarificazione dei rapporti tra il partito e lo Stato. L'intervento del partito nel- ne del diritto con i fatti. Ciò è perfettamente nella linea del X congresso dell'al'andamento delle istituzioni è finalmengosto 1973, che modificando gli statuti te esplicitato. Nella Costituzione del 1954 del partito, in particolare gli articoli 5, si faceva riferimento al partito soltanto nel preambolo, in quanto organo diri- 6 e 7, arricchì l'elenco degli organi direttamente posti sotto la sua direzione. gente del Fronte unito democratico poWang Hung-wen (56), nel suo rapporto polare. sulla modificazione degli statuti del parLa evidenziazione del ruolo del partito risulta dalla stessa procedura seguita - per tito, dichiarava: « Sul piano organizzatila revisione della Costituzione nella mi- vo, la direzione unica del partito si deve sura in cui i lavori preparatori sono stati concretizzare nel rapporto con gli organi effettuati durante il 2° pienum del Comi- dello stesso livello e nei sette settori deltato centrale nominato dal X Congresl'industria, dell'agricoltura, del commer so del Partito comunista. Inoltre, Chang cio, della cultura, dell'insegnamento, delChun-chiao nel suo rapporto presenta il l'esercito, del governo; il partito stesso progetto di revisione come emanazione deve esercitare la sua direzione su tutto; del Comitato centrale e dichiara di aver gli altri settori non devono essergli paricevuto da questo l'incarico di illustra- ralleli» e più avanti: « Gli organi dello re il significato della revisione (54). Stato, l'esercito popolare di liberazione Nell'articolo 2 la nuova Costituzione dee le diverse organizzazioni di massa definisce il Partito comunista cinese covono sottomettersi senza eccezione alme il nucleo dirigente dell'intero popolo l'unica direzione del partito ». cinese: « La classe operaia esercita la Rimane tuttavia sempre in sospeso la direzione sullo Stato attraverso la sua avanguardia, il Partito comunista cine- questione dell'interferenza delle attività se ». E il preambolo accenna più volte del partito con quelle del governo. Nel al ruolo del partito nella guerra rivolu- 1957, Chou En-lai, pur riconoscendo il zionaria, durante gli ultimi 25 anni, a ruolo dirigente del partito osservava che: « in certi organi, l'organizzazione del parproposito della linea e dei principi fon tito si assume i lavori amministrativi opdamentali che si applicano allo Stato (55). pure interviene direttamente nei lavori Ma è rispetto al governo che la funzione dirigente del partito nello Stato è concreti senza passare per l'amministrazione. Tali fenomeni non sono positivi chiaramente enunciata: l'articolo 16 afferma che l'Assemblea nazionale è sotto il né per i lavori parlamentari, né per i

Il Partito comunista cinese

Liu Shao-shi, ex-presidente della Repubblica popolare cinese fu destituito dal Partito durante il 121 plenum dell'8° Comitato centrale nell'ottobre 1968 e non dagli organi di Stato. Le cose andarono diversamente nel 1954, anno iii cui Liu Shao-shi presentò il rapporto a nome di un comitato preparatorio costituito dal governo centrale. Ma il progetto ovviamente era stato sottoposto al Comitato centrale del Partito. « Il nostro popolo è pienamente convinto che, sotto la direzione del Partito comunista cinese, esso sconfiggerà tutti i nemici sia interni che esterni e supererà tutte le difficoltà per trasformare la Cina in un potente Stato socialista ... ». Premessa. 2° vice-presidente del Partito, membro del Comitato permanente dell'Ufficio politico.

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19 lavori del partito » (57). Questo principio fu ripreso durante l'ultimo congresso del partito: «Bisogna fare in modo che il comitato rivoluzionario, i vari settori e le organizzazioni ai vari livelli svolgano pienamente il loro ruolo » (58). Ma l'aspetto più importante è quello della traduzione nei fatti del ruolo svolto dal Partito nei confronti dell'esercito popolare di liberazione. Il principio continuamente ribadito è: «il Partito comanda i fucili, è inammissibile che i fucili comandino il Partito » (59). L'articolo 15 decreta che il Partito dirige l'esercito (60), e che il presidente del Comitato centrale, che altri non è che Mao Tse-tung (61), assume la direzione delle forze armate, funzione in precedenza esercitata dal Presidente della Repubblica (62). Il Partito esercita quindi un duplice controllo sull'esercito, per mezzo degli organi dello Stato e delle strutture politiche dell'esercito - gerarchia dei commissari politici direttamente sottoposta alla commissione militare del Comitato centrale. Il ruolo del Partito viene definito anche rispetto ai cittadini: l'articolo 13 riconosce il diritto alla libera espressione, ma al fine « di contribuire al consolidamento della direzione del Partito », e l'articolo 26 comprende tra i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini in primo luogo quello di «appoggiare la direzione del Partito... Chang Chun-chiao sintetizza il ruolo fondamentale del Partito in questi termini:

«È certo che tutto ciò contribuirà al raf forzamento della direzione unica del Par tito sulla struttura dello Stato e risponderà alle aspirazioni del popolo dell'intero paese ». LE STRUTTURE DELLO STATO

La soppressione della Presidenza della Repubblica La più importante modificazione introdotta dalla nuova Costituzione è costituita dalla soppressione della funzione di Presidente della Repubblica e quindi, ovviamente, di quella di Vice-Presidente. Questa carica era stata ricoperta finora soltanto da Mao Tse-tung e da Liu Shaoshi. È allo stesso Mao Tse-tung, che aveva lasciato questa carica nell'aprile del 1959, all'epoca delle difficoltà incontrate durante il Grande Salto in Avanti e la creazione delle comuni popolari, che viene attribuita l'iniziativa di questa riforma: l'incarico gli pareva particolarmente pericoloso perché poteva far nascere una rivalità tra la direzione del partito e quella dello Stato, come effettivamente accadde duranie la lotta contro Liu Shaoshi, anche se in realtà si trattava più di un conflitto in seno al partito che di una rivalità tra la direzione dello Stato e quella del partito. Questa riforma fu decisa soprattutto in seguito all'affare Lin Piao (63).

CHOU EN-LU, Rapporto sui lavori del governo, 26 giugno 1957, in TSIEN TcaE-mo, L'administration en Chine populaire, p. 40, P.U.F. WAnG HUNG-WEN, Rapporto sulla modificazione dello statuto del partito comunista cinese, agosto 1973. MAo TSE-TUNG, Problemi della guerra e della strategia. Vedi anche l'articolo Verso nuove vittorze, seguendo la linea del Presidente Mao nella costituzione dell'esercito. L'articolo fa la storia della necessaria subordinazione dell'esercito al Partito, fino all'affare Lin Piao. LIANG Hsmo e TCHENG LI, « Pekin Information », n. 5, 1975. Ciò che non faceva l'articolo 20 del 1954. Mao Tse-tung dirige anche l'importante commissione militare del Comitato centrale, nella quale è assistito da 4 vice-presidenti di cui due, Yeh Chien-ying e Teng Hsiao-ping, sono vicepresidenti del Partito mentre gli altri due sono marescialli come Yeh, Hsu Hsiang-chien e Nieh Jung-chen. Il Partito controlla inoltre l'esercito attraverso il dipartimento politico generale dell'esercito, affidato a Chang Chun-chiao a partire dal gennaio 1975. Teng Hsiao-ping, anche lui vice-primo ministro, è capo di Stato maggiore generale. Articolo 42 della Costituzione del 1954. Nel progetto della Costituzione elaborato nel settembre 1970, durante la 2' sessione plenaria del Comitato centrale, questa funzione era attribuita nominalmente a Mao Tse-tung, nell'articolo. 2 Study in comparative communism, 1971, p. 100. Secondo Mao Tse-tung, Lin Piao voleva fare di lui un genio, un uomo fuori dal comune, e

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20 Numerose funzioni del Presidente della Repubblica sono state trasferite al Coniitato permanentc dell'Assemblea popolare nazionale, in particolare le attribuzioni protocollari e diplomatiche. La Costituzione d'altra parte tace su due organismi che prima dipendevano dal Presidenie della 1epubblica: il Consiglio di Difesa nazionale (peraltro il comando delle forze armate passa sotto il diretto controllo del Partito), da lui presieduto, come pure le conferenze supreme dello Stato. Queste ultime potevanò essere convocate « in caso di necessità)) e vi partecipavano il vice-presi dente, il presidente del comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale, il primo ministro e altre personalità interessate: esse costituirono un organo importantissimo nella vita politica cinese svolgendo funzioni consultive su « gli affari importanti dello Stato » (64). Mao Tse-tung le utilizzò spesso per dare maggior peso alle sue dichiarazioni; se ne svolsero più di venti, e fu nel corso della undicesima che Mao Tse-tung pronunciò, il 27 febbraio 1957, il suo discorso su Le contraddizioni in seno al popolo (64). In qualche modo lo status di Presidente delJa Repubblica popolare cinese appariva più indipendente di quello dei capi di Stat6 degli altri paesi del campo socialista, tanto da poter essere considerat3 quasi un retaggio della vecchia Costituzione della Cina nazionalista. La soppressione di questa carica segna l'istaurazione di un sistema piramidale di assemblee, operanti per mezzo di delegazioni e di organi permanenti (Consiglio di stato e comitato permanente per l'Assemblea po-

polare nazionale e comitati rivoluzionari per le Assemblee popolari locali) perfettamente illustrato dall'articolo 13: <cGli organi attraverso i quali il popolo esercita il potere sono le assemblee popolari ai diversi livelli ... ».

L'Assemblea popolare nazionale Dal 1954, l'Assemblea popolare nazionale ha funzionato in modo molto episodico: si è riunita quasi regolarmente fino al gennaio 1965, poi è rimasta per dieci asini inattiva fino al gennaio 1975, data dell'elaborazione della nuova Costituzione (65). La rivoluzione culturale in effetti aveva fatto quasi decadere questa istanza suprema dello Stato. Nella nuova Costituzione essa viene definita come «l'organo supremo del potere dello Stato, posto sotto la direzione del Partito comunista cinese »; non viene dunque ripresa la definizione di organo legislativo che nella precedente Costituzione implicava una nozione di diritto costituzionale tradizionale, e persino di separazione dei poteri. Ai sensi dell'articolo 16 essa è «composta di deputati eletti dalle province, dalle regioni autonome, dalle municipalità direttamente subordinate all'autorità centrale, e dalle forze armate ». Alcune personalità « patriottiche » possono esservi invitate in qualità di deputati. Non sono più menzionati i rappresentanti dei cinesi d'oltre mare. Lè modalità di designazione dei deputati erano indicate con maggiore determinatezza nella precedente Costituzione che rimandava alla legge elettorale (66). L'attuale Costituzione affer-

metterlo così al di fuori del Partito, a capo dello Stato. MAO TSE-TUNG, Riassunto dei colloqui del

Presidente Mao con diversi compagni nel corso del suo giro d'ispezione da metà agosto a metà settembre 1971. «Non dovrebbe essere nominato nessun capo di Stato e io di certo non voglio esserlo », La Nuova Cina, n. 10, p. 13. Per esempio nel 1955: vi si decide l'atteggiamento da tenere nei confronti dei contro-rivoluzionari: - nel 1956, lancio della campagna dei cento fiori; - nel 1957, discorso sulle contraddizioni in seno al popolo; - nel settembre 1958, esame dei problemi interni ed esterni relativi alle comuni popolari, alle milizie popolari e alla crisi dello Stretto di Formosa; - nell'agosto 1959: a proposito della campagna contro i destri. La prima Assemblea popolare nazionale deI 1954 tenne cinciue sessioni, la seconda dell'aprile 1959 ne tenne 4 e la terza ne ebbe una sola, daI 21 dicembre 1954 al 5 gennaio 1965. La legge elettorale fu promulgata il 1° marzo 1953. È analizzata in La République populaire de Chine, cadres institutionnels et réalisations, Marthe ENCHELBORGS-BERTELS, C.E.P.E., Université Libre de Bruxelles, pp. 123-126, 1963.

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21 ma tuttavia all'articolo 27 che tutti i cittadini che hanno compiuto i diciotto anni hanno il diritto di eleggere e di essere eletti, ad eccezione delle persone private per legge di questo diritto (67). D'altra parte, l'articolo 3 dichiara genericamente: «I deputati delle assemblee popolari ai diversi livelli sono eletti attraverso consultazioni democratiche. Le unità elettorali e gli elettori hanno il diritto di esercitare il controllo sui deputati da essi eletti e di destituirli in qualunque momento... '. In realtà, sembra che il sistema di elezione a quattro livelli (nazionale - province e municipalità subordinate all'autorità centrale - prefetture, municipalità e distretti - comuni popolari rurali e borghi) sia stato mantenuto. Solo i deputati del livello inferiore vengono eletti direttamente dai cittadini (68). Di fatto si sa molto poco sul modo in cui si sono svolte le elezioni per la IV Assemblea nazionale; il suffragio indiretto non è stato utilizzato poiché le assemblee locali non sono state costituite. Sembra che alcune liste siano state approvate da collegi elettorali di base (i contadini ratificando le liste contadine, gli operai quelle dei candidati operai, ecc.): è questo il senso da dare al termine consultazioni democratiche, che compare nella Costituzione. La durata del mandato dei deputati è passata da quàttro a cinque anni (69), ma è possibile prolungare questa durata « in casi particolari ». È prevista per altro una sessione annùale e la possibilità di anti-

cipare o di rinviare la sua convocazione (70). Ancora una volta, ci si allontana dai meccanismi costituzionali tradizionali, date le difficoltà che in passato non hanno permesso un regolare funzionamento delle istituzioni. L'Assemblea popolare nazionale detiene oggi soltanto cinque dei quattordici poteri e funzioni che le erano stati attribuiti dall'art. 27 della Costituzione del 1954: la più importante modifica sta nella possibilità per l'Assemblea di nominare o sostituire il primo ministro insieme agli altri membri del Consiglio di stato, su proposta del Comitato centrale del par tito e non più su quella del Presidente della Repubblica. L'Assemblea popolare nazionale, ai sensi dell'articolo 17 della nuova Costituzione, esercita inoltre i seguenti poteri: « modifica la Costituzione, formula le leggi, approva il piano economico nazionale e il bilancio statale preventivo e consuntivo... » e infine « esercita altre funzioni e poteri che giudica necessario assumere », questo ultimo potere essendo ad un tempo molto ampio e indeterminato. Tra le funzioni essenziali viene a cadere naturalmente quella dell'elezione del Presidente e del vice-Presidente della Repubblica, nonché quella della nomina del procuratore generale del Tribunale popolare (71) e del presidente della Corte popolare suprema, designato oggi dal Comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale (72). Il diritto di amni-

Questo riguarda le categorie di persone a cui vengono attribuiti gli appellativi di proprietari fondiaci, contadini ricchi, capitalisti reazionari e altri cattivi elementi. « Durante la preparazione della 4 Assemblea popolare nazionale, 2.885 deputati erano stati eletti in tutto il paese al termine di ampie consultazioni democratiche e di ripetute discussioni. Fra questi vi erano operai dell'industria, contadini e altri lavoratori, comandanti e combat. tenti dell'Esercito popolare di liberazione, quadri rivoluzionari, intellettuali rivoluzionari, personalità patriottiche e cinesi d'oltremare tornati in Cina. Gli operai, contadini e soldati costituivano il 72% del numero complessivo dei deputati. Le donne rappresentavano il 22% circa del totale. 12 deputati erano originari della provincia di Taiwan ». WE! PINO, Il sistema delle assemblee popolari nazionali della Repubblica popolare di Cina, in « Agence Chine Nouvelle », febbraio 1975. Articolo 16 della Costituzione del 1975. L'articolo 25 della Costituzione del 1954 precisava che oltre al comitato permanente, un quinto dei deputati poteva decidere della sua convocazione. Le funzioni del tribunale vengono svolte oggi dalla Pubblica Sicurezza. Articolo 25. V. articolo 25 della Costituzione del 1975.

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22 stia è attribuito al comitato permanente (73). Infine, si tace su altre funzioni quali « il controllo dell'applicazione della Costituzione », la « ratifica degli statuti e la delimitazione delle province, regioni - autonome e municipalità direttamente subordinate all'autorità centrale» (74) «la necessità di voto qualificato (maggioranza dei 2/3) per emendare la Costituzione » (75) (si può capire perché tali modifiche siano state approvate all'unanimità se si pensa che queste norme sono state prese in prestito dal sistema costituzionale classico). Infine, la nuova Costituzione non tratta dell'organizzazione stessa dell'Assemblea. L'articolo 26 della Costituzione del 1954 prevedeva l'elezione di un presidio per dirigere i suoi lavori, corrispondente all'Ufficio delle nostre assemblee occidentali. Prevedeva ugualmente commissioni, quattro almeno, per le nazionalità, i progetti di legge - queste due sembravano avere carattere permanente - i bilanci preventivi e, infine, i mandati. La quarta Assemblea popolare nazionale ha in effetti eletto un presidium di 218 membri ed una segreteria generale da essa dipendente (76). Sempre nella precedente Costituzione, per quanto riguardava la responsabilità dei membri del comitato permanente, e la possibilità di avvalersi del diritto di interpellanza dei ministri da parte dei deputati e di costituire commissioni d'inchiesta si faceva riferimento al diritto costituzionale classico, così come l'immunità parlamentare era concepita nei termini tradizionali. È chiaro che la rivoluzione culturale, data la mancata convocazione dell'Assemblea popolare nazionale e l'intensità della lotta politica, implicava il silenzio su queste garanzie che derivavano da un sistema parlamentare borghese.

Il Comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale Poiché l'Assemblea popolare nazionale non si è riunita per dieci anni, il Comitato permanente, anche se il suo ruolo non si è per questo accresciuto, ha rappresentato durante questo periodo il mantenimento del potere supremo dello Stato. Esso è composto da un presidente, da un vice-presidente, da un segretario generale e da membri, tutti eletti, che possono essere esonerati dalle loro funzioni dall'Assemblea. Chu Teh è stato riconfermato nella sua carica di presidente, che, succedendo a Liu Shao-shi nominato Presidente della Repubblica, occupa dalla prima sessione della seconda Assemblea popolare nazionale tenutasi nel 1959. I nuovi 22 vicepresidenti eletti sono tutti membri o supplenti del Comitato centrale del partito. Abbiamo già visto che al Comitato è stato conferito l'incarico di nominare il presidente della Corte popolare suprema (77). In complesso, è stata formalmente ridotta la lista dei suoi poteri come anche quella della stessa Assemblea. Nella precedente Costituzione, all'art. 31, se ne dava una lunga elencazione in 19 punti. L'attuale ar ticolo 18 afferma semplicemente che il Comitato convoca le sessioni dell'Assemblea, interpreta le leggi, emana i decreti; nomina e richiama i rappresentanti pienipotenziari all'estero (compito prima spettante al Presidente della Repubblica), ratifica e denuncia i trattati conclusi con gli Stati esteri, e più generalmente, « esercita le altre funzioni e poteri ad esso affidati dall'Assemblea popolare nazionale ». In ultima analisi, i poteri ad esso sottratti, per lo meno formalmente, riguardano il controllo dell'attività dei Consiglio di Stato e degli organi giudiziari e amministrativi (78); scompare dunque ciò

Il 18 marzo 1975, il comitato permanente dell'Assemblea popolare ha deciso « l'amnistia speciale e la scarcerazione di tutti i criminali di guerra detenuti ». Articolo 27 della Costituzione del 1954. Articolo 29 della Costituzione del 1954. V. « Agence Chine Nouvelle », supplemento al n. 2.070, gennaio 1975, p. 15. Articolo 18 della Costituzione del 1975. Quali la facoltà di annullare o emendare le decisioni del Consiglio di Stato contrarie alla Costituzione, leggi e decreti e anche le decisioni mal fondate degli organi del potere statale. Articolo 3 della Costituzione del 1954.


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Organigramma del governo cinese (febbraio 1975)

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MINISTERO DELLE RELAZIONI ECONOMIChE

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MINISTERO DELL INDU STRIA CARRO NIFEDA

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MINISTERO DELLE POSTE E TELECOMONICAZIONI

COMINICAZIONI MINISTERO DELL INDUSTRIA METALLUOCICA

MINISTERO DELLE FERROVIE

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EIISISTERO DELLE ACQUE F. DELL ENEJ CIA ELESTRICA I

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24 na conformemente alla Costituzione, alche potrebbe apparentarsi a un controllo della costituzionalità delle leggi. Ma, le leggi dell'Assemblea e ai decreti del ancora una volta, dato il concreto fun- Comitato permanente sono « misure amzionamento del sistema e il ruolo del ministrative, decisioni e ordinanze ». EsPartito, tutto ciò ricordava le garanzie so esercita inoltre una « direzione unifigiuridiche legate al diritto, costituzionale ficata » sull'attività dei ministeri, delle classico, senza grande incidenza sulla commissioni e degli organi locali del potere dello stato (assemblee popolari e realtà politica cinese. In conclusione, l'Assemblea popolare na- comitati rivoluzionari) ed elabora e applica i piani dell'economia nazionale. Inzionale, a prescindere da attribuzioni lefine, si occupa « degli affari amministragislative e costituzionali, esercita teoricamente funzioni amminitrative e• di tu- - tivi dello stato » e secondo la consueta tela, poteri economici e finanziari non- formula, «esercita altre funzioni e poteri ad esso affidati dall'Assemblea popoché poteri diplomatici. lare nazionale ». Anche in questo caso si è proceduto ad una riduzione dei poteri: l'intento con cui Il Consiglio di Stato ciò è stato fatto, e i poteri che in tal modo È il governo popolare centrale, ma non vengono esclusi, si ricollegano a quanto è più definito come l'esecutivo dell'orga- abbiamo detto a proposito dei poteri delno supremo del potere di Stato: in real- l'Assemblea popolare nazionale e del comitato permanente: innanzitutto, il sistetà esercita questa funzione, ma non si è voluto usare il termine esecutivo, in quan- ma di controllo dell'amministrazione è to classicamente usato nel diritto borghe- semplificato e decentrato - come il conse, ed implicante una separazione dei po- trollo sull'esecuzione delle decisioni; inolteri in contraddizione con un regime di as- tre, i riferimenti al parlamentarismo classemblee, quale è nello spirito della nuo- sico - come l'iniziativa legislativa - sono del tutto assenti (83). Infine le funzioni atva Costituzione. È composto dal primo ministro, i vice tinenti all'esercito popolare di liberazione primi ministri (79) e i ministri (che pos- non sono più esplicitamente indicate, ciò che può essere spiegato col controllo sono essere incaricati di ministeri o di commissioni) (80). Nella Costituzione non assoluto esercitato oggi dal Partito sulle si parla pii della funzione di segretario •forze armate. generale (81). Come si è già visto, tutti i Si è proceduto a semplificare anche l'ormembri sono attualmente nominati dal- ganizzazione stessa del Consiglio di Stal'Assemblea popolare nazionale su propo- to. Il numero dei ministeri stabilito al sta del Comitato centrale e il Consiglio è termine della prima sessione dell'ultima responsabile davanti a questa e al suo Assemblea e quello delle commissioni è Comitato permanente, ai quali rende con- stato ridotto sensibilmente a partire dalla rivoluzione culturale, spesso attraverso to della sua attività (82). L'articolo 20 definisce i poteri del gover- la fusione di più ministeri affini (84). Tra i no popolare. Le decisioni che esso ema- ministeri scomparsi citiamo quelli del

Prima della rivoluzione culturale, essi cumulavano queste funzioni con dei ministeri. Oggi tre di loro, Hua Kuo-feng, ministro della Pubblica Sicurezza, Yu Chiu-li incaricato della comrnissione per il Piano statale e Ku Mu, incaricato della commissione statale per la Costruzione di base, cumulano ancora. Inoltre, 9 vice-primi ministri su 12 sono membri dell'Ufficio politico del Partito. V. Problèmes politiques et sociaux, « Documentation franaise », n. 263, per i membri del governo, p. 19. Articolo 19 della Costituzione del 1975. Articolo 19 della Costituzione del 1975. Uarticolo 49 della Costituzione del 1954 trattava di questi poteri nei punti 1, 2, 14 e 15. Questo numero è passato da 49 a 29.

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25 Lavoro, dell'Interno, della Ripartizione delle materie, come anche la commissione degli Affari dei cinesi d'oltremare. Invece alcuni ministeri soppressi durante la rivoluzione culturale, quali 'il ministero della Cultura (85) e quindi anche quello della Pubblica Istruzione, fanno una clamorosa ricomparsa. Essi erano stati sostituiti fino a questi ultimi tempi rispettivamente da un « gruppo culturale » e da un « gruppo incaricato delle Scienze e dell'Istruzione » istituiti presso il primo ministro. Non viene d'altra parte precisato se siano mantenuti gli organismi intermedi tra il primo ministro e i ministeri raggruppati in otto settori. Il comunicato dell'Assemblea popolare nazionale non precisa questi incarichi (86). Inoltre il Consiglio di Stato ha, da sempre, propri uffici e agenzie specializzate, organismi creati e soppressi in funzione delle esigenze, proprio come i ministeri a cui possono approssimativamente essere equiparati, anche se i direttori non siedono obbligatoriamente al Consiglio di Stato (87). Secondo la Costituzione, il Consiglio di Stato occupa quindi un posto di primo piano nella direzione delle attività economiche come anche nell'amministrazione del paese. L'indebolimento del Partito durante la rivoluzione culturale non ha fatto altro che rafforzare la sua importanza, legata anche alla personalità stessa di Chou En-lai, primo ministro fin dalla creazione della Repubblica popolare. Il posto privilegiato restituito oggi al partito può, sul piano costituzionale, riproporre il problema, senz'altro irrisol-

to, dei reali rapporti che intercorrono a tutti i livelli tra l'apparato di Stato e l'apparato del Partito. L'AMMINIsTRAzIoNE LOCALE

La volontà di riorganizzare la società cinese al livello locale è forse quella che meglio caratterizza i cambiamenti apportati dalla nuova Costituzione: con la ridefinizione delle circoscrizioni amministrative e delle nuove assemblee popolari, la Costituzione del 1975 in un certo senso pone fine al periodo della rivoluzione culturale, contrassegnato dall'apparizione di forme di potere parallele al governo e al partito: i Comitati rivoluzionari. Questi ultimi sono adesso integrati in una nuova amministrazione.

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Le circoscrizioni amministrative La nuova Costituzione non definisce esplicitamente una nuova suddivisione amministrativa, come nell'articolo 53 della Costituzione del 1954. È. la diversa durata dei poteri delle assemblee popolari che evidenzia un riaggiustamento della struttura amministrativa territoriale (88). Al livello provinciale, la situazione rimane immutata: il paese è sempre diviso in 22 province, 2 municipalità subordinate direttamente all'autorità centrale e 5 regioni autonome. Al livello intermèdio, appare nella Costituzione il termine «prefettura» (ti chu) (89): quest'organo, che

Il ministro è Yu Hui-yeng, compositore del libretto operistico modello su tema rivoluziona-

rio: La presa della montagna della tigre.

Sulla terminologia da usare per questi organi, v. TSIEN TCHE-HAO, L'administration en Chine

populaire, P:U.F., p. 17.

Articolo 21, comma I. Lista attuale delle agenzie speciali, poste sotto il controllo del Consiglio di Stato: Banca di Cina, Ufficio centrale di pianificazione demografica, Ufficio amministrativo della radio-diffusione, Ufficio centrale della metereologia, Ufficio amministrativo dei viaggi e del turismo, Amministrazione generale dell'aviazione civile, Gruppo culturale, Ufficio di conservazione delle vestigia culturali, Ufficio degli esperti degli affari esteri, Ufficio delle pubblicazioni e della distribuzione delle edizioni in lingue estere, Ufficio del personale, Ufficio dell'amministrazione degli enti governativi, Agenzia di informazione Nuova Cina, Banca popolare di Cina, Ufficio delle pubblicazioni, Ufficio degli affari religiosi, Gruppo delle scienze e dell'educazione, Ufficio della sismologia, Ufficio nazionale dell'oceanologia, Ufficio nazionale del catasto e della cartografia. Può anche essere tradotto con « commissariato speciale » o <'regione speciale ».

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LI - Schema della gerarchia territoriale amministrativa

I MUBICIPALITA' DIREPPAMENTE SUBORDINATA ALLAUTORITA CENTRALE

I

I I

I

CONSIGLIO DISTATO

PROVINCIA

I

REGIONE

I

: : : . : : : : : .i . . . . . . . . . . COtIMISSAIUATO SPECIALE ___________

DIPARTIMENTO

AUTONOMO

O PREFETFURA

..

MUNI CI PALI TA CON CIRCOSCRIZIONE

SENZA CIRCOSCRIZIONE

DISTRETPO

CIRCOSCRIZIONE TERRITORIALE IFACOLTATI VA I

1..] CIRCOSCRIZIONE URBANA

COMITATO, DI STRADA E DI CASEOCIATI

BORGO

COMUNE POPOLARE

BRIGATA

I SQUADRA

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27 si colloca tra i distretti e le municipalità, rappresenta un'innovazione poiché nel 1954 a questo livello non vi erano organi democratici,, cioè assemblee popolari. Al livello inferiore, i cantoni sono diventati comuni popolari rurali e i vecchi comuni urbani vengono chiamati oggi borghi, probabilmente per evitare eventuali confusioni con i 'comuni popolari urbani la cui sperimentazione sembra abbandonata (90). In sostanza, tutte queste modifiche sono relativamente limitate. La suddivisione amministrativa rimane a quattro livelli (nazione, provincia, distretto, comune). In quanto alle circoscrizioni delle regioni ad autonomia nazionale, esse sono sempre, secondo l'articolo 24, costituite dai dipartimenti e dai distretti autonomi. Ai sensi dell'articolo 24 della nuova Costituzione, la Cina rimane fondamentalmente uno « Stato multinazionale unito ». L'autonomia nazionale non implica affatto una possibilità di divisione delle regioni autonome (91).

specie in occasione della recente elezione della quarta Assemblea popolare nazionale, cosicché le modifiche apportate al vecchio sistema delle assemblee locali sembrano oggi esistere di fatto solo sulla carta. Lo stesso può dirsi della durata dei poteri di queste assemblee popolari. Nel testo della Costituzione è previsto che la durata delle assemblee delle province passi da quattro a cinque anni, quella delle nuove prefetture, municipalità e distretti da due a tre anni, mentre i tempi rimangono invariati per i cantoni diventati comuni popolari e circoscrizioni, i cui rappresentanti -sono eletti per due anni. Ma gli organi che oggi svolgono le funzioni delle assemblee popolari sono in realtà i comitati rivoluzionari territoriali esistenti a tutti i livelli amministrativi.

I comitati rivoluzionari

I comitati rivoluzionari sono nati nel corso della rivoluzione culturale. Le assemblee popolari locali Inizialmente i promotori del movimento hanno cercato soprattutto di impadroL'articolo 21 della nuova Costituzione le nirsi dell'apparato del Partito, espellendefinisce « organi locali del potere stado i quadri e i responsabili ritenuti troptale ». po timorosi; nel frattempo tuttavia naCome abbiamo già visto, nella nuova Co- scevano gruppi e comitati col compito di stituzione non si danno nuove indicazio- dare nuovo impulso alla rivoluzione e di ni sul sistema indiretto di elezione, se- esercitare la vigilanza popolare sugli orcondo il quale i rappresentanti delle asgani dell'amministrazione e del partito. semblee popolari delle province, delle muSi tendeva allora a una sorta di demonicipalità direttamente subordinate alla crazia diretta e la Comune di Parigi era autorità centrale, dei distretti e delle mu- un punto di riferimento costante. Così nicipalità suddivise in circoscrizioni so- nel gennaio e febbraio 1967 si sono formano eletti dalle assemblee popolari del te le comuni di Pechino e di Shangai, aplivello inferiore. Non si danno neppure parse all'inizio come organi di potere inaltre precisazioni sull'elezione diretta per teramente in mano alle masse per il traquanto riguarda le assemblee popolari mite delle organizzazioni rivoluzionarie delle unità territoriali di base (munici- allora assai attive. palità senza circoscrizioni, circoscrizioI comitati rivoluzionari sono stati istini urbane e comuni popolari). tuiti sulla base del cosiddetto principio Sembra proprio che le assemblee popo« di triplice unione'> dei quadri rimasti lari siano organi previsti per il futuro. buoni, che rappresentano in teoria la Non hanno svolto ancora nessun ruolo, maggioranza, dei rappresentanti dell'eser-

V. schema 11. L'articolo 4 mette in guardia in modo particolare contro « lo sciovinismo di grandi nazionalità e lo scivionismo di nazionalità locale ».

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28 cito e infine dei rappresentanti delle masse attraverso le diverse organizzazioni. La costituzione dei comitati rivoluzionari si è fondata anche sulla decisione « in 16 punti » (92), che al punto 9 osserva che i gruppi, i comitati e i congressi della rivoluzione culturale non devono essere organizzazioni temporanee ma organizzazioni di massa permanenti. Esse non devono essere limitate ai soli istituti di insegnamento o agli organismi statali, ma estese anche e soprattutto alle fabbriche, alle miniere, alle aziende, ai quartieri e ai villaggi » (93). L'esercito popolare di liberazione ha svolto un ruolo importante nella formazione di queste nuove strutture statali, la cui costituzione al livello provinciale avrà tempi lunghissimi in tutto il paese(94), data la molteplicità di gruppi, comitati e organizzazioni di guardie rosse o di ribelli rivoluzionari che si sono formati in tutta la Cina, benché le istanze centrali abbiano imposto la formazione di una grande alleanza capace di superare i conflitti locali. Verso la fine del 1968, i comitati rivoluzionari esistono un p0' ovunque, diretti specie al livello provinciale dai militari. Secondo l'articolo 22 comma 2 della Costituzione i comitati rivoluzionari locali sono composti da un presidente, dai vice-presidenti, e da altri membri - da 30 a 200 persone secondo i livelli -, dispongono spesso di istanze permanenti, che comprendono in larga misura funzionari retribuiti a pieno tempo. I membri dei comitati rivoluzionari in teoria vengono eletti e richiamati dall'incarico dall'assemblea popolare a livello corrispondente, con il consenso dell'organo statale al livello immediatamente superiore. Di fat-

to, dal 1968 pochissimi comitati sembrano essere stati rinnovati se non per sostituire rappresentanti dell'esercito nei comitati dei livelli superiori, delle fabbriche e degli istituti di istruzione. E questa una delle conseguenze dell'affare Lin Piao, che determinò un processo di stretto controllo dell'esercito ad opera del partito (95). In concreto è stata abbandonata la formula « della triplice unione » (quadri, esercito, masse), da non confondere con la «triplice unione » delle persone anziane, di età media e dei giovani, raccomandata nell'articolo 11 della Costituzione per la formazione degli organismi statali (96). I comitati rivoluzionari sono diventati oggi, in base all'articolo 22, comma i della Costituzione, «gli organi permanenti delle assemblee popolari », i governi popolari locali, e hanno le stesse funzioni delle assemblee popolari locali, vale a dire:. «... assicurano l'applicazione delle leggi e dei decreti, dirigono la rivoluzione e l'edificazione socialista nelle rispettive regioni; esaminano e approvano i piani economici locali e i bilanci preventivi e consuntivi, mantengono l'ordine rivoluzionario e tutelano i diritti dei cittadini ». Questi poteri sono abbastanza affini con quelli esercitati in passato, prima della rivoluzione culturale, dalle assemblee popolari e dai loro comitati popolari. La ricostituzione delle assemblee popolari che dovrebbe fare seguito all'adozione della nuova Costituzione, rafforzerà certamente l'influenza dei funzionari pagati dallo Stato nei comitati rivoluzionari. Ma non si rischia così di dissolvere il beneficio essenziale della rivoluzione culturale, cioè Io snellimento dell'amministrazione? (97).

Decisione del Comitato centrale del Partito comunista cinese sulla Grande rivoluzione culturale) proletaria dell'8 agosto 1966. Punto 9. Idem. V. a questo proposito J. GuIu.mMz, Histoire du parti communiste chinois, Tomo 11, p. 428 e sgg., Paris, Payot, 1972. Il cambiamento, nel gennaio 1974, della maggior parte dei comandanti di regioni militari, che spesso cumulavano questa funzione con la presidenza di un comitato rivoluzionario provinciale, indica che questo movimento interessa oggi anche la provincia. Il progetto di Costituzione del settembre 1970 prevedeva nell'articolo il le due « triplici unioni ». (Studies in comparative communism, gennaio1971, p. 102). V. allegato VI. V. La voie chinoise di Gilbert ETIENNE, cit. Con esempi precisi l'autore mostra l'influenza del funzionario rispetto al membro non retribuito dello Stato, nei comitati rivoluzionari provinciali e di distretto, e la divisione dei compiti, in seno a questi comitati, in numerosi uffici.


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sistema sopra descritto. Oltretutto vengono chiamati lavoratori giudiziari;, per La Costituzione del 1954 dedicava dodici la maggior parte sono di origine operaia articoli nella sezione 6 del capitolo 11 ai e contadina e provengono dall'esercito. tribunali e alle procure popolari. La riPartecipano al lavoro manuale e solo• per duzione operata in questo settore è im- una minoranza sono diplomati delle fapressionante: nella nuova Costituzione coltà di legge o di scienze politiche (102). un solo articolo è dedicato agli organi I procuratori sono stati soppressi a tutti giudiziari (98). i livelli. Le competenze dei tribunali soEppure gli organi che esercitano il po- no state trasferite agli organi di pubblitere giudiziario iimangono gli stessi. Si ca sicurezza (103). tratta della Corte popolare suprema, dei Il Tribunale popolare supremo aveva un Tribunali locali, ai diversi livelli, e dei tempo una funzione di controllo giudiTribunali speciali (99). ziario e penale sui dipartimenti subordiI Tribunali popolari ai diversi livelli ri- nati al Consiglio di Stato, sul personale spondono del loro operato alle assemdell'apparato di Stato e sui cittadini(104). blee popolari ai liveffi corrispondenti e Parallelamente esisteva un ministero di ai loro organi permanenti. I presidenti controllo competente per le sanzioni didei Tribunali popolari sono nominati o sciplinari amministrative. Questo organo rimossi dalle loro funzioni dagli organi fu soppresso nel 1959 insieme al minipermanenti delle assemblee popolari dei stero della Giustizia le cui funzioni fulivelli corrispondenti. Così, la nomina del rono da allora esercitate dalla Corte popersonale giudiziario dipende per la Cor- polare suprema. Le funzioni di controlte popolare suprema dal Comitato permalo vengono esercitate verticalmente dai nente dell'Assemblea popolare naziona- servizi delle amministrazioni e dalla puble, e • per i tribunali locali dai comitati blica sicurezza, e orizzontalmente dai rivoluzionari. Queste funzioni erano de- comitati rivoluzionari dei diversi livelli tenute, per lo meno nominalmente, dal- sugli organi giudiziari del livello corril'Assemblea popolare nazionale per quan- spondente (come i tribunali popolari) e to riguardava il presidente della Corte il loro personale (105). popolare suprema (100) e dalle assem- Anche la professione di avvocato è scomblee locali del distretto e dei livelli supe- parsa e il diritto alla difesa non è più riori per i presidenti dei tribunali locaformulato esplicitamente nella Costituli (101). zione (106). Sono gli stessi imputati ad Dal 1966, le istituzioni giudiziarie di fatto esercitarlo. Ciò viene motivato col fatsono state -sconvolte. C'è da chiedersi se to che « il livello culturale della società' esiste ancora un personale giudiziario. è migliorato, e la gente quindi può perPer le autorità cinesi, i giudici professio- fettamente essere a conoscenza delle legnisti, anche se ancora esistono, non so- gi e delle norme; di conseguenza le perno mai nominati a vita, in funzione del sone sono in grado di assumersi da sole GLI ORGANI GIUDIZIARI

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Articolo 25 della Costituzione del 1975. I tribunali speciali sono i tribunali Militari, delle Miniere e delle Ferrovie, Interview de responsables de l'Institut de Droit et Sciences politique de Canton a cura di Gerd Ruas, in « China quarterly », gennaio-marzo 1975. Articolo X 27, punto 7 della Costituzione del 1954. Articolo 25 della Costituzione del 1975. Kuang Houa è stato nominato presidente della Corte popolare suprema il 20 gennaio 1975 nel corso della prima sessione del comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale. « China quarterly », gennaio-marzo 1975. Articolo 59 della Costituzione del 1954. Articolo 81 della Costituzione del 1954. Sulla questione dell'esercizio dei diversi controlli prima del 1966, vedi Frans ScHVRMANN, Ideology and organization in communist China, pp. 309 e 364. È quindi diverso dall'articolo 76 della Costituzione del 1954.


30 la responsabilità dei propri atti » (107). • il punto di vista marxista-leninista sullo Tuttavia non si tratta di una norma asso- Stato e l'uguaglianza. Non esiste oggi nel iuta e se Pimputato non è capace di « rac- paese un codice, ma abbiamo norme recontare la sua storia » (per via di una me- lative alle pene speciali, come le leggi moria debole, della sua età avanzata, di un sui contro-rivoluzionari; Se il caso non difetto fisico quale la sordità o il muti- è contemplato da una speciale normasmo) può chiedere a un congiunto o a tiva, lo trattiamo in funzione della poliuna persona dell'unità alla quale appar - tica del partito ». I cinesi considerano in genere la delintiene di parlare in sua vece (108). Ma il dato più importante è rappresen- quenza il prodotto di contra4dizioni sociali che si perpetuano nella società sotato dal carattere politico che l'azione giudiziaria assume in Cina. Si afferma cialista a causa della persisténza di certe disuguaglianze. Inoltre, la volontà di conche « sia nel procedimento istruttorio che centrazione e di semplificazione dell'amnel giudizio deve essere applicata la linea di massa. Nei casi gravi di crimini ministrazione derivata dalla rivoluzione contro-rivoluzionari, è necessario mobi- culturale ha portato a una rottura con le « finzioni giuridiche» contenute nelle litare le masse perché si sottomettano alla discussione e alla critica » (109). Nei istituzioni del 1954 (gli avvocati, i procasi esemplari vengono indette grandi ma- curatori, la nozione di indipendenza della giustizia e dél diritto). nifestazioni di massa. Non si richiama più l'indipendenza dei Il loro obiettivo è l'attuazione di una giuTribunali popolari nell'esercizio delle lo- stizia popolare sottoposta ad un effettivo ro funzioni giudiziarie (110) e a questo controllo delle masse e degli organi di proposito così si esprime Kao Kung- base quali sono i comitati rivoluzionari. feng (111): « I principi sui quali si fonda Ma è molto difficile sapere fino .a che il lavoro dei tribunali sono la politica del punto tale obiettivo è stato raggiunto, dapartito e le leggi dello Stato »... « L'ideo- ta la laconicità dei cinesi in merito alle logia che guida il lavoro giudiziario è istituzioni giudiziarie e penitenziarie.

« China quarterly », gennaio-marzo 1975. Idem. Articolo 25 della Costituzione del 1975. Articolo 78 della Costituzione del 1954. Presidente dell'Istituto di Diritto del Kwangtung. « China quarterly », gennaio-marzo 1975.

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Il dopo-Mao: verso una interpretazione moderata della Costituzione? di Tiziano Terzani In un'urna di vetro, avvolto nella bandiera rossa del partito, Mao Tse-tung, imbalsamato, giace nel mausoleo che il Comitato centrale, in una storica decisione ha decretato fosse costruito in suo onore sulla Piazza del Tien an Men nel centro di Pechino. I quattro volumi delle sue opere sono in vendita nei negozi di tutto la Cina e la pubblicazione di un quinto è stata annunciata per la prossima estate. La sua foto è ancora in milioni di case, fabbriche e scuole. La stampa ufficiale parla di lui come « la grande guida ed il grande maestro>' ed i nuovi leaders, dal presidente Hua kuo feng in giù continuano a recitare, come tanti comandamenti, le sue « citazioni » per dare legittimità alle loro politiche. Eppure nonostante queste continue espressioni di rispetto e venerazioni per Mao ci sono già notevoli indicazioni che molto di ciò che è avvenuto in Cina, dal giorno della sua morte è in contraddizione con la sua linea politica, è una negazione della sua eredità; c'è chi, fra gli osservatori di cose cinesi, interpreta quella salma nell'urna di vetro non tanto come una santa reliquia da venerare e da cui trarre ispirazione per continuarne il messaggio rivoluzionario quanto piuttosto la prova più tangibile, la testimonianza più indiscutibile che Mao è morto, morto per sempre, imbalsamato e con ciò relegato in un passato da cui la Cina sotto una nuova leadership cerca ora una via d'uscita. La costituzione della repubblica popolare cinese tuttoggi in vigore dice all'articolo due: «il marxismo-leninjsmo - pensiero di Mao Tse-tung è la base teorica che guida il pensiero della nostra nazione ». A quale pensiero di Mao ci si riferisce or mai? Al Mao moderato degli anni cinquanta o al Mao radicale dell'ultimo decennio, al Mao dei « Dieci maggiori rapporti>' signifìcativamente reso pubblico con venti anni di ritardo proprio da Hua kuo feng

o al Mao della rivoluzione culturale a cui si rifacevano gli elementi radicali dell'uitrasinistra ora sconfitti e per questo ridefiniti « ultradestri »? E la costituzione stessa resterà in vigore così com'è e verrà semplicemente re-interpretata o sarà invece abrogata e riscritta lasciando da parte tutto ciò che porta il segno più evidente di Mao e dei radicali? Il terremoto politico seguito alla morte di Mao tse tung, il colpo di mano contro la «Banda dei quattro », la epurazione dei radicali, la « character assassination » della vedova Chiang Ching e la riscrittura in chiave moderata di tutta la recente storia cinese giustificano queste domande e stimolano varie osservazioni.

LA COSTITUZIONE E I RADICALI

Innanzitutto una precisazione. La contrapposizione fra «radicali » e «moderati>, è stata inventata dagli osservatori di cose cinesi, ma è stata sempre attaccata e rifiutata da Pechino. Nonostante che, come ogni semplificazione, la contrapposizione sia soggetta a comprensibili limitazioni, i recenti avvenimenti hanno però dimostrato come questi due gruppi fossero realmente esistenti sulla scena politica e come la linea di demarcazione fra i due segnata dai « china watchers» non fosse poi così lontana dalla verità. Ecco perché è legittimo parlare di « costituzione e radicali ». La nuova costituzione della repubblica popolare cinese fu approvata all'unanimità il 17 gennaio 1975 nel corso del quarto congresso nazionale del popolo. Essa non è semplicemente una versione ridotta della legge fondamentale del paese varata nel 1954, è un aggiornamento dei principi basilari dello stato cinese uscito dall'enorme esperienza delle Comuni popolari e della rivoluzione culturale. Essendo questi due episodi di pretta marca radicale, la nuova costituzione incorpora mol-


32 ti principi dell'ultimo Mao ed alcuni aspetti di quella filosofia politica che, sperimentata nella rivoluzione culturale, era diventata la piattaforma dell'ultrasinistra radicale. Non a caso il rapporto sulla revisione della costituzione, pur approvato in anticipo dall'intero Politburo, come avviene per tutti i maggiori documenti politici, venne letto ai 2.864 delegati del Congresso da Chang Chun Chiao, uomo di primo piano dell'ala radicale del partito e membro di quella cosidetta ((mafia di Shangai » che era stata all'avariguardia della rivoluzione culturale e che si considerava erede dei valori autentici del maoismo. Mentre il testo della nuova costituzione menziona tre volte il « marxismo-leninismo ed il pensiero di Mao Tse-tung », Chan Chun-chiao nel suo rapporto fa ben otto volte il nome del presidente, cita tre dei suoi detti, parla due volte del suo pensiero, dice che, applicando la verità universale del marxismoleninismo, Mao ha creato la «linea di base » ed attribuisce a Mao l'idea di inserire il diritto di sciopero nella nuova costituzione. L'articolo 11 con la riaffermazione dei principi « la politica al comando » e « tre in uno », e l'articolo 12 col principio della dittatura proletaria su tutte le sfere della cultura riflettono la diretta influenza radicale ed in specie della signora Chiang Ching a quel tempo incaricata di ogni attività artistica del paese. L'articolo 13 sulle « quattro grandi armi » (parlare liberamente, esprimere le proprie idee, scrivere datzebao, tenere grandi dibattiti) discende direttamente dal grido di battaglia « opporsi alla corrente » di Wang Hung-wen, il giovane operaio di Shanghai, rappresentante della generazione radicale nata alla politica con la rivoluzione culturale e portata da Mao al potere con il congresso del partito nel 1973. Nel preambolo della nuova costituzione il riferimento alla « teoria della rivoluzione continua sotto la dittatura del proletariato'> è in linea col contributo maoista del 1966 di sottoporre ad intervalli il paese al disordine rivoluzionario come forma di verifica. Ancor più di marca radicale è il nuovo rapporto istituzionale

che la costituzione stabilisce fra l'esercito ed il partito e l'equiparazione che l'articolo 15 fa fra Esercito di Liberazione Popolare e Milizia. La vecchia costituzione all'articolo 42 diceva: «Il presidenté della repubblica popolare cinese comanda le forze armate del paese ed è presidente del Consiglio nazionale della difesa ». Nella nuova costituzione di questo Consiglio non si fa parola, ma si dice invece che il presidente del partito (non il presidente della repubblica che non esiste più) ha il comando supremo sulle forze armate• del paese. Mao, anche da quando non era più presidente della repubblica, aveva un notevole potere negli affari militari, ma con questa modifica i radicali si garantiscono che Mao in quanto presidente del partito sia anche il comandante supremo. Dal 1959 al 1966 Liu Shao-chi era stato presidente della Repubblica e quindi anche capo delle forze armate e probabilmente fu proprio questa sua posizione che gli permise di resistere ai tentativi fatti da Lin Piao (certo con l'approvazione di Mao) di rimuoverlo dal potere. Con la nuova ostituzione questa situazione non potrà più ripetersi: il capo del partito è anche 1 capo dell'esercito. Quanto alla milizia popolare che dal 1973 Wan Hung-wen ed i radicali stavano trasformando in strumento di lotta contro i loro avversari poitici, essa viene nella nuova costituzione messa sullo stesso piano dell'Esercito Popolare di Liberazione come parte delle « forze armate proprie degli operai e dei contadini ». Nonostante queste chiare influenze radicali, la Costituzione del 1975 non è un documento che soddisfa completamente l'ultrasinistra. La costituzione riflette in pieno la generale situazione politica di quel periodo che è situazione di stallo e di compromesso. Ciu En-lai è in ospedale affetto da un cancro che già dal 1972 gli è stato diagnosticato come irreversibile; Mao Tse-tung è sempre più debole e sempre meno coinvolto nella gestione quotidiana degli affari di stato (non riuscirà a fare neppure una breve apparizione al Congresso) ed il paese si prepara ad affrontare -

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33 quella che appare l'imminente crisi di gio è il riconoscimento per il suo lavoro una duplice successione. di resistenza alla rivoluzione culturale e La costituzione rappresenta il tentativo di riorganizzazione dopo i disordini creadi conciliare le due linee politiche in cui ti da quella. Undici dei 29 ministri aveè diviso il partito, di recepire alcuni va- vano perso il loro posto o erano stati atlori portati avanti dalla rivoluzione cultaccati e malmenati ad opera delle guarturale, ma di chiudere quel periodo di die rosse, l'intera struttura del partito confusione dando una nuova cornice ale dell'amministrazione statale era stata la lotta politica. È in questo momento che scossa ed in certi casi distrutta, ma Ciu si incomincia a parlare di leadership colEn-lai l'aveva pazientemente rimessa in lettiva, vale a dire si rinuncia alla ricerfunzione. Molti dei personaggi epurati ca di un successore a favore di un gruperano stati da Ciu riportati al potere; po di successori che rappresenti le vaprimo fra tutti Ten Hsiao-ping che da rie componenti politiche del paese; si segretario generale del partito era finito vuoi mettere alla testa del partito non a rimestar concime in una comune popiù un uomo (Mao pare allora insosti- polare, e che al momento del congrestuibile) ma un collettivo. Così la costi- so è di nuovo vice primo-ministro, memtuzione elimina la carica di Presidente bro del comitato permanente del Politdella repubblica ed i delegati del Con- buro e capo di stato maggiore delle Forze gresso approvano una lista di ministri armate cinesi. che rappresentano un alchiinistico equiIl ritorno di Teng in una posizione di talibrio di età, provenienza professionale, le potere che gli permette in breve temorigine regionale e schieramento politico. po di riabilitare a sua volta centinaia di Radicali e moderati si bilanciano, o se quadri militari e del partito epurati sotsi vuole, si neutralizzano a vicenda. to gli attacchi di Chiang Ching e delle L'ultrasinistra è scontenta dei risultati sue truppe di shock negli anni fra il '66 del Congresso e del testo stesso della coed il '69, è una implicita condanna della stituzione su cui hanno pur avuto le rivoluzione culturale alla quale ognuno, mani: la stampa ufficiale completamente compreso Ciu En-lai, continua a fare ricontrollata dai radicali dedica solo un tuali, positivi riferimenti. paio di articoli alla nuova legge fondareng era stato attaccato dalle guardie mentale dello stato e la sua discussione rosse come un nemico del popolo, il suo a livello provinciale rimane vaga e disinnome veniva subito dopo quello di Liu teressata. È chiaro che la profonda lotta Shao-chi come un « restauratore del capidi potere apertasi con la Rivoluzione cultalismo », ma lo stesso Teng era di nuovo turale non è ricomposta dalle dichiarazioal potere, successore designato di Ciu ni formali fatte in sede di Congresso e En-lai, portatore delle stesse politiche dai limiti costituzionali proposti per esper le quali le Guardie Rosse lo avevano sa dalla nuova carta. umiliato e per le quali avevano cercato Il Congresso Nazionale del popolo ricondi processano. Le sue politiche, mai da ferma Ciu En-lai, capofila dei moderati, lui sconfessate, sono la negazione della al suo posto di primo ministro e questo rivoluzione culturale stessa. È Teng ad costituisce una continua minaccia all'in- aver detto: fluenza dei radicali. Non possiamo forzare la gente a legLo stesso giorno in cui Chang Chun-chiao gere le opere di Mao da un anno ad un fa il suo rapporto sulla revisione della altro. Li annoiamo a morte ». Costituzione, Ciu fa il suo rapporto sul Ed altrove: «La leadership deve essere lavoro del governo ed il congresso lo apcollettiva, il processo decisionale non può prova aggiungendo nella risoluzione fina- - essere lasciato ad un solo individuo ». le un elogio senza precedenti quasi ad Ed ancora: « La situazione economica è personam per gli « eccezionali successi disastrosa. Un qualsiasi sistema che inottenuti daI 1965 ». Ciu En-lai è in posiiuce i contadini a produrre di più deve zione di grande preminenza, è chiaracssere adottato. Non fa alcuna differenmente il numero due del partito e l'eloa se il gatto è nero o bianco purché ac-

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34 chiappi i topi ». Quel Teng è al potere. È una minacciosa spada di Damocle sulla testa di tutti i fautori della rivoluzione culturale ed una protezione, una speranza di riabilitazione per tutti quelli che ne erano stati vittime. La nuova costituzione, pur riflettendo il contributo radicale, fallisce in realtà nel dar più potere all'ultrasinistra a causa dello stesso meccanismo istituzionale che mette in funzione. Nella vecchia costituzione il primo ministro veniva designato dal presidente della. repubblica ed eletto dal Congresso Nazionale del popolo. Gli altri membri del gabinetto venivano designati dal primo ministro ed approvati dal congresso. La nuova costituzione invece dà al comitato centrale del partito il compito di nominare sia il primo ministro che gli altri. L'approvazione deve ugualmente venire dal Congresso. La differenza è notevole in quanto pur dando in teoria questo potere al partito (il cui presidente è Mao), in pratica è il Politburo a decidere e la analisi di questo mostra come è l'ala moderata ad avere il sopravvento. Dei nove membri del più alto corpo decisionale del partito, tre (Ciu En-lai, Teng Hsiao-ping e Chang Chun-chiao) sono anche gli uomini di punta del governo, due di essi aperti moderati. Degli altri (Kang Sheng, Chu Teh, Tung Pi-wu e Yen Chienying) nessuno è identificato con le posizioni radicali, mentre Mao e Wang Hungwen non figurano nella formazione governativa. La nuova costituzione è in conclusione una mezza vittoria formale dei radicali che riescono ad inscrivervi alcuni dei loro principi, ma è in sostanza una loro reale sconfitta in quanto, pur adottando parte della loro retorica, li congela nelle loro limitate posizioni di potere acquisite fra il 1966 ed il 1969.

LA COSTITUZIONE ED I MODERATI

Nel preambolo è detto che la méta della Cina è costruire il socialismo in maniera indipendente, prendendo l'iniziativa nelle proprie mani attraverso lotta dura e diligenza e mirando in alto per « raggiun-

gere più grandi, più rapidi, migliori risultati economici ». È questa una formulazione che non è né radicale né moderata. I due gruppi condividono quest'obbiettivo generale del paese. La discussione, la lotta è sul come raggiungerlo. E sono i moderati a deciderlo. Nel suo rapporto sul lavoro del governo oggi molto più ricordato della stessa costituzione, Ciu En-lai definisce più specificamente l'obbiettivo della Cina: « il primo stadio è costruire in 15 anni, vale a dire prima del 1990, un sistema economico indipendente e relativamente comprensivo. Il secondo stadio è realizzare la comprensiva modernizzazione dell'agricoltura, dell'industria, della difesa, della scienza e tecnologia prima della fine del secolo, così che la nostra economia sia fra le prime del mondo ». Ciu dice più avanti «... con questo obbiettivo in mente il Consiglio di stato farà i piani decennali, quinquennali ed annuali ». L'uomo che stila questi piani è Teng Hsiao. ping. In tre documenti definiti in seguito dai radicali « i tre semi velenosi », Teng propone una completa revisione della politica interna cinese; le condizioni per raf giungere gli obbiettivi stabiliti dalla Costituzione e dal rapporto del primo ministro Ciu sono: sviluppo centralizzato ed ordinato dell'economia, periodo di stabilità senza campagne politiche. Fra le proposte di Teng c'è la revisione annuale degli stipendi di alcune categorie di lavoratori dell'industria. I tre documenti di Teng (« Un programma generale per tutto il lavoro del partito e del paese », «schema di rapporto sul lavoro della accademia delle scienze » ed « alcune proposte per accelerare lo sviluppo dell'industria ») offrono soluzioni per i problemi dei vari settori della vita cinese, dall'economia all'educazione, dalla difesa nazionale. alla cultura. Una questione è legata all'altra: se la Cina vuole accelerare il proprio sviluppo deve importare tecnologia straniera, per questo deve alzare i livelli delle proprie scuole tecniche, per questo deve adottare criteri selettivi basati sul merito e non sulla provenienza di classe


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35 ecc.. Se la Cina deve costruire delle for ze armate capaci di far fronte ad un attacco sovietico deve acquisire sofisticati sistemi d'armi, deve crearsi un corpo di ufficiali capaci di guidare un esercito moderno, ecc.. La Cina ha nei piani di Teng più bisogno di « esperti» che di « rossi Gli aneddoti che i radicali raccontano a proposito di Teng per accusano, in verità lo rendono popolare fra le masse dei cinesi ed illustrano anche ai meno sofisticati quali siano le sue posizioni. Teng esce nel mezzo di una rappresentazione rivoluzionaria organizzata dalla signora Chiang Ching dicendo che è ultrasinistra e che non c'è da meravigliarsi se la gente non paga il biglietto per andarla a vedere. Teng va alla Accademia delle Scienze e ne esce turbato dal basso livello di ricerca dicendo che è un'accademia di cavoli ecc... La contraddizione fra la posizione di Teng e quella dei radicali è in ogni settore ed a tutti i livelli. Ed i radicali attaccano immediatamente dopo la sessione del Congresso Nazionale del Popolo che approva la nuova costituzione. Nel febbraio 1975 viene lanciata la campagna per lo studio di Lenin, intesa ad educare la gente contro gli incentivi materiali. L'idea radicale è convincere la gente che accettare un rapporto di determinazione fra salario e produzione è mettersi sulla via della restaurazione del capitalismo, così come godere del diritto, pur garantito dalla nuova costituzione, a piccoli pezzi di terra per uso personale. Questo della proprietà privata (pur circoscritta e condizionata) è certo uno dei punti della nuova carta costituzionale che i radicali risentono di più. L'articolo 7 stabilisce i tre livelli di proprietà (comune, brigata di lavoro e gruppo di produzione), ma riafferma implicitamente il diritto alla piccola proprietà quando al secondo comma dice: « Premesso lo sviluppo e l'assoluto predominio dell'economia collettiva delle comuni popolari, i membri delle comuni possono coltivare dei piccoli appezzamenti per i loro bisogni personali, possono impegnarsi in piccole produzioni familiari e nelle aree a

pastura possono tenere un numero limitato di capi di bestiame per uso perso. nale ». L'articolo 9 al secondo capoverso dice ugualmente: «Lo stato protegge il diritto dei cittadini alla proprietà dei loro proventi da lavoro, dei loro risparmi, delle loro case e degli altri mezzi di sopravvivenza ». Questo problema della proprietà è stato uno dei più esplosivi nella recente storia del partito comunista cinese ed il rapporto fra contadini ed «orti » è stato un continuo tira e molla. Aboliti una prima volta al tempo della collettivizzazione nel 1955, riaboliti col varo delle Comuni nel 1958, gli « orti)) furono di nuovp messi al bando durante la rivoluzione culturale; ma anche questa volta come nelle precedenti la proibizione non durò a lungo e gli « orti » (ufficialmente non sono più chiamati «appezzamenti privati ») furono restaurati. Non si sopì però la discussione, continuamente sollevata dai radicali, sulle deformazioni capitalistiche che questa pratica degli «orti » comportava. Quando le decisioni del congresso ed il testo della costituzione vennero fatti circolare fra le masse cinesi, i provvedimenti riguardanti queste ultime forme di proprietà furono accolti con entusiasmo da una larga parte della popolazione. L'attacco dei radicali a questi provvedimenti un mese dopo fu dunque per molti un segnale d'allarme, un motivo di preoccupazione che coinvolse non solo i contadini, ma anche gli operai ai quali i radicali tornavano a predicare la necessità di sostituire gli incentivi materiali con quelli morali e politici. Gli stipendi industriali erano congelati dal 1956, e la speranza sollevata dal Congresso di vederseli ritoccati veniva frustrata dalla nuova campagna dell'ultrasinistra. Già all'inizio della rivoluzione culturale gli operai avevano chiesto una revisione dei salari ed era stato loro detto che il problema sarebbe stato risolto una volta che la campagna si fosse conclusa. Non lo fu e gli operai si vedevano sfuggire una nuova occasione. Il diritto di sciopero che Mao e con lui i radicali avevano voluto inserito nella costituzione come stru-


36 mento per opporsi ad eventuali nemici di classe (uno slogan di Wang Hung Wen era « gli operai non debbono produrre se producono per la linea sbagliata »), venne usato dagli operai per dimostrare la loro opposizione alle proposte radicali. Immediatamente dopo il lancio della campagna per lo studio di Lenin si intensificarono le agitazioni. Alcune fabbriche si fermarono completamente per settimane, altre rallentarono la produzione. Una delle situazioni più gravi si verificò a Hangchow dove l'esercito fu fatto intervenire per rimandare gli operai al posto di lavoro. Scontri fra frazioni opposte fecero vittime in varie parti del paese, ma la leadership centrale dominata dai moderati riuscì a stabilire un relativo ordine. Con Mao Tse-tung presidente del partito, ma praticamente sempre meno coinvolto nella gestione quotidiana del potere, i moderati hanno il controllo del Politburo, del governo e dell'esercito, alla testa del quale Teng riporta gli uomini a lui fedeli, come lui epurati durante la rivoluzione culturale e riabilitati sotto la protezione di Ciu En-lai. In agosto Teng fa passare un provvedimento che rivede gli stipendi di alcuni settori industriali. La risposta radicale è una nuova campagna; questa volta contro il protagonista-eroe del romanzo classico cinese « Il margine dell'acqua ». Teng o non si rende conto o non si preoccupa del fatto che l'attacco al «margine dell'acqua » .è un attacco contro di lui, ed accelera i tempi di quella restaurazione politica pre-rivoluzione culturale che il Congresso ha varato. Ciu En-lai è sempre più confinato in ospedale e Teng, pur operando « in nome di Ciu », ha praticamente assunto le funzioni di primo ministro. La grande offensiva radicale viene annunciata alla fine di novembre. I radicali si muovono con la protezione di Mao ed è una lettera dell'università Tsinghua di Pechino indirizzata a Mao che parla « di un vento di destra che tenta di rovesciare i verdetti del passato... di un attacco della borghesia alla linea rivoluzionaria ». La lotta si fa aperta e dura. Con la morte di Ciu En-lai l'8 gennaio 1976 la Cina entra

nel periodo più drammatico della sua storia dal 1949 in poi. Nomine e dimissioni da posti di governo, epurazioni e riabilitazioni avvengono in un clima quasi di « guerra civile ». Diritti garantiti dalla costituzione vengono calpestati e tutti i meccanismi previsti per il regolare funzionamento dello stato messi da parte. Gli avvenimenti del 1976 si svolgono completamente al di fuori del quadro costituzionale così come era stato definito dalla carta del gennaio 1975. PUTSCH E CONTRO-PUTSCH Le tappe dei drammatici avvenimenti del 1976 sono queste: - morte di Ciu En-lai. La Cina è scossa. Mao specie negli ultimi dieci anni è divenuto una figura remota a volte dispotica. Ciu è l'uomo con cui ogni cinese si identifica e da cui ha l'impressione di essere capito. I funerali per Ciu sono un enorme momento di commozione corale. La sua morte era attesa, prevista. La sua successione organizzata. Teng Hsiaoping è l'uomo che deve prendere il suo posto ed è lui che legge l'elogio funebre che si conclude con l'invito al paese a prendere esempio dal primo ministro scomparso. Ma sia la memoria di Ciu che la figura di Teng vengono messi da parte. Di Ciu En-lai non si parla più nella stampa ufficiale (in pratica viene a p0steriori epurato), Teng continuamente attaccato dai radicali non succede a Ciu. Un annuncio quasi casuale nel quotidiano del popolo del 7 febbraio dice che Hua Kuo-feng è stato nominato (da chi? non certo dal congresso nazionale del popolo come la Costituzione prevede) vice primo ministro. - Incidenti del Tien an Men. Il 5 aprile, il giorno in cui la Cina ricorda i suoi morti, migliaia di persone vanno a mettere corone in onore di Ciu En-lai alla colonna nel centro della Piazza della grande pace celeste. Le corone vengono nottetempo rimosse, la milizia contròllata dai radicali disperde i dimostranti che ad un certo punto sono più di centomila. Ci sono alcune decine di morti e migliaia


37 di persone arrestate. Il 7 aprile due comunicati ufficiali annunciano che il politburo « su raccomandazione del nostro grande leader presidente Mao » ha rimosso Teng Hsiao-ping da tutte le sue cariche nel partito e nel governo ed ha nominato Hua Kuo-feng primo vicepresidente del partito e primo ministro. Hua in altre parole succede a Ciu En-lai nel governo e prende il posto di Wang Hungwen come successore designato di Mao nel partito. - Morte di Mao. Il presidente fondatore del partito e della repubblica popolare scompare il 9 settembre. I funerali sono una enorme, fredda cerimonia che immobilizza il paese. Il 18 settembre sul podio della piazza del Tien an Men la leadership si presenta al completo, tranne ovviamente Teng Hsiao-ping. Radicali e moderati sono assieme e danno l'impressione che il paese verrà retto per un certo periodo da quella leadership collettiva di cui si è spesso parlato. - Colpo contro i radicali. Il 6 ottobre la vedova di Mao, Chiang Chin, Yao Wenyuan, Wang Hung-wen, e Chang Chunchiao definiti d'ora in poi « la banda dei quattro» vengono arrestati ed accusati di aver cercato di impossessarsi del potere con un colpo di stato. L'8 ottobre due risoluzioni annunciano la costruzione del mausoleo in onore di Mao e la pubblicazione completa delle sue opere sotto la supervisione di Hua Kuo-feng. Il 20 ottobre Hua Kuo-feng viene acclamato come il nuovo presidente del partito. La nomina è stata fatta dalla « centrale del partito» (cosa significhi centrale non è chiaro). - Convocazione del comitato permanente del Congresso nazionale del popolo. Il comitato permanente si riunisce dal 30 novembre al 2 dicembre. Hua che ormai ha il posto di presidente del partito, primo ministro e presidente della commissione militare, presiede la prima seduta. Il comitato permanente decide la nomina di Teng Ying-chao, la vedova di Ciu a vice presidente del Congresso, rimuove da ministro degli• esteri Chiao Kuan-hua e nomina al suo posto Huang Hua. Nomine e rimozioni di altri ministri rimangono incerte. Anche quelle annunciate -

è detto - debbono essere approvate da una futura sessione del Congresso al completo. Chiaramente si intende riportare tutto nei limiti della legalità costituzionale messa in mora durante gli avvenimenti precedenti. Che cosa è in verità successo nel corso del 1976? LA «GUERRA CIViLE» Nel suo primo e perciò importantissimo discorso da presidente del partito, il 25 dicembre '76, Hua Kuo-feng, parlando della « banda dei quattro », dice: «se i loro piani avessero avuto successo, il paese avrebbe fatto un grosso passo indietro, partito e paese sarebbero stati divisi e ci sarebbe stata una gravissima guerra civile ». Dopo il discorso di Hua, varie radio provinciali hanno riferito di scontri avvenuti nelle loro zone ed hanno accusato la '<banda dei quattro » di aver causato una • guerra civile ». Non ci sono dubbi che la Cina negli ultimi due anni, ma in particolare nel periodo fra la morte di Ciu e quella di Mao, è stata il teatro di notevoli disordini. Questi possono essere così classificati: - massicce dimostrazioni di massa contro il governo. All'origine, come nei disordini del Tien an Men a Pechino, c'era una volontà popolare di manifestare il proprio disappunto per la crescente influenza dei radicali, per la epurazione di Teng, e per le condizioni economiche create ed auspicate dall'ultrasinistra. Queste dimostrazioni vennero soffocate con l'intervento soprattutto della milizia popolare controllata dai radicali, furono definite «contro-rivoluzionarie », e vennero attribuite alla sobillazione di elementi « capitalisti ». Ora queste stesse dimostrazioni vengono riclassificate come « rivoluzionarie ». Oltre che a Pechino ci furono vittime in varie altre città della Cina. : - scioperi nei maggiori centri industriali e nelle ferrovie. Anche questi disordini furono di origine moderata contro i radicali. I danni all'economia furono gravissimi. A causa della crisi nei trasporti

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38 ihtere regioni rimasero a corto di rifornimenti, fabbriche senza materie prime. Alcuni importanti stabilimenti rimasero bloccati per settimane. - scontri armati fra bande di diverse tendenze politiche. La rivoluzione culturale aveva lasciato una miriade di gruppi e gruppuscoli di dissidenti, guardie rosse ribelli, rivoluzionari delusi o indisciplinabili ognuno con i suoi depositi di armi e munizioni, nascosti o sepolti nelle campagne ognuno con una sua struttura latente facilmente riattivabile. - rapimenti ed assassini di figure politiche e militari. Il caso più clamoroso è stato l'uccisione del comandante della regione militare di Fukien. - sabotaggio di istallazioni militari ed industriali. Uno dei settori più colpiti è stato di nuovo il sistema ferroviario la cui vuinerabilità era già stata dimostrata durante la rivoluzione culturale. - criminalità comune. Data la generale situazione di instabilità e di insicurezza gli episodi di furto, rapina, saccheggio e persino di violenza carnale sono rapidamente aumentati. In questa clima che ha dominato la scena politica cinese fra la morte di Ciu En lai e la morte di Mao si è svolto lo scontro decisivo fra i radicali ed i moderati. Per i primi era questione di bruciare le tappe, di agire il più presto possibile, di rafforzare le loro posizioni, sapendo che la scomparsa di Mao sarebbe stata (come poi è stata) la loro fine. Per i moderati si trattava di resistere e di mantenere le loro posizioni fino alla morte del presidente. Nonostante avessero scarso appoggio militare e nessuno popolare, i radicali riuscivano a bilanciare il peso dei moderati colla protezione di Mao più o meno ridotto ormai ad una vita vegetativa. Col vertice in situazione di stallo, il paese resta praticamente senza guida e più diventa urgente prendere decisioni di fondo, meno sono le decisioni che vengono prese. I radicali cercano di sfruttare a loro vantaggio il caos che cresce. A livello nazionale controllano la stampa, ma quella non è loro sufficiente per muovere contro i moderati. L'esercito regolare è praticamente tutto per Teng Hsiao-ping e la

milizia che Wang Hung-wen ha cercato di trasformare in <(strumento della dittatura del proletariato » e in una forza d'urto contro i nemici di classe non è in grado di tener testa ad un eventuale scontro aperto con l'esercito di liberazione. La conclusione è semplice. Se i radicali hanno davvero tentato il colpo di stato di cui ora vengono accusati non possono che aver deciso di farlo attraverso un meccanismo di dozzine di piccoli colpi di stato locali intesi a prendere fette di potere periferico prima di tentare il vero putsch a Pechino. Lo schema di questo piano basato su tanti mini-putsch viene fuori attraverso le notizie apparse nella stampa ufficiale nel corso di tutto il '76 e che ora trovano un logico filo conduttore. Col potere centrale immobilizzato i radicali potevano sperare, sfruttando la generale instabilità del paese, di colpire in periferia col il minimo di violenza necessaria e non provocare con ciò contraccolpi dal centro. Se Mao non fosse morto di lì a poco ci sarebbero forse anche riusciti. Invece con la sua scomparsa a settembre il contro-putsch è stato immediato, chirurgico e praticamente senza opposizione. La <(guerra civile » nella definizione di Kuo-feng è stata sventata e con la rimozione dei radicali comincia il processo della strisciante de-maoizzazione pur fatta in nome di Mao, cioè contrapponendo all'ultimo Mao radicale, il Mao moderato degli anni cinquanta.

QUALCHE CONCLUSIONE

La Cina dopo la morte del grande timoniere ha da essere in parte un paese di gente confusa. Per anni è stato detto ai cinesi non solo di leggere, ma di studiare e ripetere a memoria i pezzi del «Quotidiano del popolo ». Ora viene loro detto che tutto quello che hanno recitato non sono che velenose bugie messe in circolazione dalla <(banda dei quattro ». Gli alti e bassi della situazione politica, le varie contraddittorie campagne degli ultimi anni con le rapide - ascese e precipi-

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39 tose cadute di personaggi di primo piano debbono aver instillato in molta gente un pericoloso atteggiamento di distacco dalla politica o peggio un atteggiamento opportunistico inteso a gridare ogni volta lo slogan vincente del momento. D'altro canto la morte di Mao e l'epurazione dei radicali ha anche riacceso la aspettative di vari settori della società cinese. Gli operai si aspettano ora più soldi; gli intellettuali più libertà di espressione, gli studenti meno lavoro manuale nelle campagne ecc.. Molte di queste cose sono anche state ufficialmente promesse nel primo discorso di Hua Kuofeng che fa continue citazioni della Costituzione deI '75 per spiegare gli obiettivi del suo nuovo corso. Tutto fa pensare che nello sforzo di riportare la Cina nell'ordine legalitario, la carta costituzionale varata appena due

anni fa verrà mantenuta, che i diritti lì garantiti verranno riofferti generando sostegno popolare per il nuovo regime e che il contributo radicale verrà re-integrato in chiave moderata usando un Mao per negarne un altro. Mao una volta disse: «Se la destra anti-comunista tenterà un colpo di stato in Cina sono certo che non avrà pace, che il suo potere sarà di breve durata perché i rivoluzionari che rappresentano gli interessi del 90 per cento del popoio non Io tollereranno ». Hua Kuo-feng nel suo discorso di dicembre ha citato questa frase identificando in Chiang Ching e la « banda dei quattro>' la destra che ha tentato il putsch anticomunista. Il problema è di vedere se alla lunga anche questa interpretazione non verrà rovesciata.

COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE (*) PaaMassA

perialismo e del socialimperialismo. Queste contraddizioni possono essere risolte soltanto meLa fondazione della Repubblica popolare cidiante la teoria della continuazione della rivonese ha contrassegnato la grande vittoria delluzione sotto la dittatura del proletariato e la rivoluzione di nuova democrazia, e ha inaumediante la pratica guidata da questa teoria. gurato un nuovo periodo storico, quello della Dobbiamo seguire la linea e i principi politici rivoluzione socialista e della dittatura del profondamentali elaborati dal Partito comunista letariato; questa vittoria, il popolo cinese l'ha cinese per l'intero periodo storico del socialismo riportata dopo aver condotto una lotta eroica e persistere nel continuare la rivoluzione sotto durata più di un secolo, e dopo aver finalmenla dittatura del proletariato, in modo che il te rovesciato, sotto la guida del Partito conostro grande paese avanzi sempre lungo la via munista cinese, mediante la guerra rivoluzioindicata dal Marxismo-Leninismo-Maotsetung. naria popolare, il dominio reazionario dell'impensiero. perialismo, del feudalesimo e del capitalismo Dobbiamo consolidare la grande unità del poburocratico. polo di tutte le nostre nazionalità diretta dalla In questi ultimi 20 anni e più, il popolo di tutclasse operaia e basata sull'alleanza degli opete le nazionalità del nostro paese, proseguendo rai e dei contadini, e sviluppare il fronte unito la sua marcia trionfale sotto la direzione del rivoluzionario. Dobbiamo distinguere le contradPartito comunista cinese, ha riportato grandi dizioni tra il nemico e noi e le contraddizioni vittorie nella rivoluzione e l'edificazione sociain seno al popolo, e dare ad esse una giusta lista e nella Grande rivoluzione culturale pro- soluzione. Dobbiamo continuare i tre grandi moletaria, e ha consolidato e rafforzato la dittatuvimenti rivoluzionari costituiti dalla lotta di ra del proletariato. classe, la lotta per la produzione e la speriLa società socialista abbraccia un periodo stomentazione scientifica; dobbiamo edificare il sorico molto lungo. Durante tutto questo periodo cialismo secondo i principi di agire in modo esistono le classi, le contraddizioni di classe e indipendente e autonomo, contare sulle proprie la lotta di classe, come anche la lotta tra la via forze, lottare con tenacia, edificare il paese con socialista e la via capitalista, il pericolo di una diligenza ed economia, adoperare tutte le enerrestaurazione del capitalismo e la minaccia di gie, mirare in alto e ottenere risultati maggiosovversione e di aggressione da parte dell'imri, più rapidi, migliori e più economici; dob-

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(*) Adottata il 17 gennaio 1975 alla prima sessione della IV Assemblea popolare nazionale; traduzione italiana ufficiale.

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40 biamo essere preparati in previsione di una guerra e di calamità naturali e fare tutto nell'interesse del popolo. Negli affari internazionali, dobbiamo rimanere fedeli all'internazionalismo proletario. La Cina non sarà mai una superpotenza. Dobbiamo rafforzare la nostra unità con i paesi socialisti e con tutti i popoli e le nazioni oppresse, consolidando il reciproco appoggio, operare per la coesistenza pacifica con i paesi a differente sistema sociale sulla base dei cinque principi mutuo rispetto della sovranità e dell'integrità territoriale, reciproca non-aggressione, reciproco non-intervento negli affari interni, uguaglianza e vantaggio reciproco, e coesistenza pacifica - e lottare contro la politica d'aggressione di guerra dell'imperialismo e del socialimperialismo e Contro l'egemonia delle superpotenze. Il nostro popolo è pienamente convinto che, sotto la direzione del Partito comunista cinese, esso sconfiggerà tutti i nemici sia interni che esterni e supererà tutte le difficoltà per trasformare la Cina in un potente Stato socialista fondato sulla dittatura del proletariato e dare una maggiore contributo all'umanità. Che il popolo di tutte le nazionalità del nostro paese si unisca per conquistare vittorie ancora più grandi!

Articolo

La Repubblica popolare cinese è uno Stato uni tario plurinazionale. Le zone dove si esercita l'autonomia regionale nazionale sono parti inseparabili della Repubblica popolare cinese. Tutte le nazionalità hanno uguali diritti. Ci opponiamo allo sciovinismo di grande nazionalità e allo sciovinismo di nazionalità locale. Tutte le nazionalità possono usare liberamente la loro lingua parlata e scritta.

Articolo 5 Nella Repubblica popolare cinese esistono essenzialmente, nella fase attuale, due forme di proprietà dei mezzi di produzione: la proprietà socialista di tutto il popolo e la proprietà collettiva socialista delle masse lavoratrici. Lo Stato permette ai lavoratori individuali non agricoli di esercitare, nei limiti concessi dalla legge, un'attività individuale che non implichi lo sfruttamento altrui, in conformità delle disposizioni unificate delle organizzazioni di quartiere nelle città e le cittadine, o delle squadre di produzione delle comuni popolari rurali. Al tempo stesso, è necessario guidarli perché prendano gradualmente la via della collettivizzazione socialista.

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Articolo 6

CAPITOLO I: PRINCIPI GENERALI

L'economia statale è la forza dirigente dell'economia nazionale. Le risorse minerarie, le acque e le foreste, le terre incolte e le altre risorse che appartengono allo Stato, sono proprietà di tutto il popolo. Lo Stato può, secondo le disposizioni di legge, espropriare, requisire o nazionalizzare la terra e gli altri mezzi di produzione nelle città e le zone rurali.

Articolo i La Repubblica popolare cinese è uno Stato socialista a dittatura del proletariato, diretto dalla classe operaia e basato sull'alleanza degli operai e dei contadini.

Articolo 2 Il Partito comunista cinese è il nucleo dirigente dell'intero popolo cinese. La classe operaia esercita la direzione sullo Stato attraver so la sua avanguardia, il Partito comunista cinese. coIl stituisce la base teorica che guida il pensiero della nostra nazione.

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Articolo 7 La comune popolare rurale è un'organizzazione che riunisce il potere politico e la gestione economica. Nella fase attuale, l'economia fondata sulla proprietà collettiva della comune popolare rurale presenta, generalmente, un sistema di proprietà a tre livelli che ha per base la squadra, ossia la proprietà della comune, della brigata di produzione e della squadra di produzione. Quest'ultima è l'unità di base della contabiità. A condizione che siano assicurati lo sviluppo e l'assoluta prevalenza dell'economia collettiva della comune popolare, i membri di questa possono coltivare piccoll appezzamenti per uso privato e dedicarsi, entro certi limiti, ad occupazioni sussidiarie domestiche; nelle zone di pascolo, essi possono possedere un piccolo numero di capi di bestiame a titolo individuale.

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Articolo 3

Tutto il potere della Repubblica popolare cinese appartiene al popolo. Gli organi attraverso i quali il popolo esercita il potere sono le assemblee popolari ai diversi livelli, composte principalmente di deputati operai, contadini e soldati. Le assemblee popolari ai diversi livelli e tutti gli altri organi dello Stato praticano il centralismo democratico. I deputati alle assemblee popolari ai diversi livelli sono eletti attraverso consultazioni demoArticolo 8 cratiche. Le unità elettorali e gli elettori hanno il diritto di esercitare il controllo sui deputati da essi eletti, e di destituirli in qualunque mo- La proprietà pubblica socialista è inviolabile. Lo Stato garantisce il consolidamento e lo svimento in conformità delle disposizioni di legge. -

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41 luppò dell'economia socialista e proibisce a chiunque di danneggiare, con qualsiasi mezzo, l'economia socialista e l'interesse pubblico.

d'animo fatto di soddisfazione ed entusiasmo, al fine di contribuire al consolidamento della direzione del Partito comunista cinese sullo Stato, e al consolidamento della dittatura del proletariato.

Articolo 9 Lo Stato applica il principio socialista: « chi non lavora, non mangia » e « da ciascuno secondo le sue capacità, a ciascuno secondo il suo lavoro ». Lo Stato tutela il diritto dei cittadini alla proprietà dei redditi del lavoro, i risparmi, le case d'abitazione e altri mezzi di sussistenza.

Articolo 14

Lo Stato difende il sistema socialista, reprime ogni attività controrivoluzionaria e di tradimento nazionale e punisce i traditori e i controrivoluzionari. Lo Stato, a norma di legge, priva dei diritti politici per un tempo determinato i proprietari Articolo 10 fondiari, i contadini ricchi, i capitalisti reazionari e altri cattivi elementi; e al tempo stesso Lo Stato applica il principio di « fare la rivoluaccorcia loro un mezzo per guadagnarsi la vita, zione e stimolare la produzione, il lavoro e i in modo che si rieduchino attraverso il lavoro e preparativi in previsione di una guerra; prendiventino dei cittadini che osservano la legge dendo l'agricoltura come base e l'industria co- e vivono del proprio lavoro. me fattore guida, e mettendo in pieno valore l'iniziativa delle autorità sia centrali che locali, Articolo 15 esso promuove lo sviluppo pianificato e proporzionato dell'economia socialista. Lo Stato L'Esercito popolare di Liberazione cinese e la migliora gradualmente la vita materiale e cultumilizia popolare sono le forze armate degli operale del popolo sulla base del costante aumenrai e dei contadini, dirette dal Partito comunito della produzione sociale, e consolida l'indista cinese, le forze armate del popolo di tutte pendenza e la sicurezza del paese. le nostre nazionalità. Il presidente del Comitato centrale del PartiArticolo 11 to comunista cinese comanda tutte le forze armate del paese. Gli organi dello Stato e il personale statale deL'Esercito popolare di Liberazione cinese sarà vono studiare coscienziosamente il Marxismosempre una forza di combattimento e al tempo Leninismo-Maotsetungpensiero, mettere sempre stesso una forza di lavoro e una forza di prola politica proletaria al posto di comando, comduzione. battere il burocratismo, mantenere uno stretto Il compito delle forze armate della Repubblilegame con le masse, e servire il popolo con enca popolare cinese è di salvaguardare le realiztusiasmo. I quadri ad ogni livello devono parzazioni della rivoluzione e dell'edificazione sotecipare al lavoro produttivo collettivo. cialista, difendere la sovranità, l'integrità terTutti gli organi dello Stato devono applicare il ritoriale e la sicurezza dello Stato, e proteggeprincipio di un'amministrazione più semplice re il paese dalla sovversione e l'aggressione del. ed efficace. I loro organismi dirigenti devono esl'imperialismo, del socialimperialismo e dei losere formati sulla base della triplice unione ro lacché. degli anziani, delle persone di età media e dei giovani. -

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Articolo 12 Il proletariato deve esercitare la sua dittatura assoluta sulla borghesia nel campo della sovra struttura, inclusi tutti i settori della cultura. La cultura e l'istruzione, la letteratura e l'arte, lo sport, il lavoro sanitario e la ricerca scienti. fica devono servire la politica proletaria, servire gli operai, i contadini e i soldati, ed essere combinati con il lavoro produttivo.

Articolo 13 La libera espressione delle opinioni, la piena manifestazione dei punti di vista, i grandi dibattiti e i datzebao sono forme nuove create dalle masse popolari per condurre la rivoluzione socialista. Lo Stato assicura alle masse popolari il diritto di utilizzarne per creare un'atmosfera politica, in cui regnino insieme il centralismo e la democrazia, la disciplina e la libertà, la volontà unanime e, per ognuno, uno stato

CAPITOLO TI: LA STRUTTURA DElLO STATO

L'ASSEMBLEA POPOLARE NAZIONALE Articolo 16 L'Assemblea popolare nazionale è l'organo supremo del potere statale, posto sotto la direzione del Partito comunista cinese. L'Assemblea popolare nazionale è composta di deputati eletti dalle province, le regioni autonome, le municipalità direttamente subordinate all'autorità centrale e l'Esercito popolare di Liberazione. In caso di necessità, alcune personalità patriottiche possono essere invitate espressamente a partecipai-vi in qualità di deputati. L'Assemblea popolare nazionale è eletta per un periodo di cinque anni. In casi particolari, il periodo può essere prolungato. L'Assemblea popolare nazionale si riunisce una

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42 volta all'anno. In caso di necessità, la sua convocazione può essere anticipata o rinviata.

LE ASSEMBLEE POPOLARI LOCALI I COMITATI RIVOLUZIONARI LOCALI Al DIVERSI LIVELLI

Articolo 17

Articolo 21

L'Assemblea popolare nazionale esercita le funzioni e i poteri seguenti: modifica la Costituzione; formula le leggi; su proposta del Comitato centrale del Partito comunista cinese, nomina e rimuove dal loro incarico il primo ministro e i membri del Consiglio di Stato; approva il piano economico nazionale ed il bilancio statale preventivo e consuntivo, ed esercita altre funzioni e poteri che giudica necessario assumere.

Le assemblee popolari locali ai diversi livelli sono gli organi locali del potere statale. Le assemblee popolari delle province e delle municipalità direttamente subordinate all'autorità centrale sono elette per un periodo di cinque anni. Le assemblee popolari delle prefetture, le città e i distretti sono elette per un periodo di tre anni. Le assemblee popolari delle comuni popolari rurali e delle cittadine sono elette per un periodo di due anni.

Articolo 22

Articolo 18

I comitati rivoluzionari locali ai diversi livelli sono organi permanenti delle assemblee popolari locali, e al tempo stesso, i governi popolari locali ai diversi livelli. Un comitato rivoluzionario locale è composto dal presidente, dai vice presidenti e altri membri, che vengono eletti e possono essere richiamati dall'incarico dall'assemblea popolare al livello corrispondente. La loro elezione e rimozione sono sottoposte all'esame e l'approvazione dell'organo statale al livello immediatamente superiore. Un comitato rivoluzionario locale risponde e rende conto del suo operato all'assemblea popolare al livello corrispondente e all'organo statale al livello immediatamente superiore.

Il Comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale è l'organo permanente dell'Assemblea. Esso esercita le funzioni e i poteri seguenti: convoca le sessioni dell'Assemblea popolare nazionale; interpreta le leggi; emana i decreti; nomina e richiama i rappresentanti plenipotenziari all'estero; riceve i rappresentanti diplomatici stranieri; ratifica e denuncia i trattati conclusi con gli Stati esteri, ed esercita altre funzioni e poteri ad esso affidati dall'Assemblea popolare nazionale. Il Comitato permanente dell'Assemblea popolare nazionale è composto dal presidente, i vice presidenti e altri membri, che vengono eletti e che possono essere richiamati dalle loro funzioni dall'Assemblea popolare nazionale.

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Articolo 23 Le assemblee popolari locali ai diversi livelli e i comitati rivoluzionari locali da esse eletti nelle loro rispettive zone assicurano l'applicazione delle leggi e dei decreti e dirigono la rivoluzione e l'edificazione socialista; esaminano ed approvano i piani economici locali e i bilanci preventivi e consuntivi; mantengono l'ordine rivoluzionario; e tutelano i diritti dei cittadini.

IL CONSIGLIO DI STATO Articolo 19 Il Consiglio di Stato è il governo popolare centrale. Esso risponde e rende conto del proprio operato all'Assemblea popolare nazionale e al suo Comitato permanente. Il Consiglio di Stato è composto dal primo ministro, i vice primi ministri, i ministri e i ministri incarioati delle commissioni.

GLI ORGANI DELL'AMMINISTRAZIONE AUTONOMA NELLE ZONE AD AUTONOMIA NAZIONALE

Articolo 20 Il Consiglio di Stato esercita le funzioni e i poteri seguenti: conformemente alla Costituzione, alle leggi e ai decreti, formula le misure amministrative, emana le decisioni e gli ordini; esercita una direzione unificata sull'attività dei ministeri, delle commissioni e degli organi locali dello Stato ai diversi livelli in tutto il paese; elabora e applica i piani dell'economia nazionale e il bilancio dello Stato; dirige gli affari amministrativi dello Stato; ed esercita altre funzioni e poteri ad esso affidati dall'Assemblea popolare nazionale o dal suo Comitato permanente.

Articolo 24 -

Le regioni autonome, le prefetture autonome e i distretti autonomi sono zone ad autonomia nazionale; i loro organi di amministrazione autonoma sono le assemblee popolari e i comitati rivoluzionari. Gli organi dell'amministrazione autonoma nelle zone ad autonomia nazionale, oltre alle funzioni e i poteri degli organi statali locali definiti nella sezione 3 del capitolo Il della Costituzione, possono esercitare l'autonomia nei limiti dei poteri loro conferiti per legge. Gli organi superiori dello Stato debbono assicu-

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43 vate per legge di questo diritto. I cittadini hanno diritto al lavoro e all'istruzione. I lavoratori hanno diritto al 'riposo e all'assistenza materiale nella vecchiaia e in casò di malattia o di invalidità. I cittadini hanno il diritto di sporgere denuncia agli organi dello Stato a ogni livello, in forma scritta od orale, contro qualunque persona che lavora in un organismo statale per trasgressione della legge o per negligenza nell'adempimento del suo dovere. Nessuno può impe dire od ostacolare la formulazione di tali denunce, o ricorrere alla rappresaglia. Le donne hanno gli stessi diritti degli uomini in tutti i campi. Lo Stato tutela il matrimonio, la famiglia, la maternità e l'infanzia. Lo Stato tutela i diritti e gli interessi legittimi dei cittadini cinesi residenti all'estero.

rare agli organi di amministrazione autonoma delle zone ad autonomia nazionale il pieno esercizio della loro autonomia e appoggiare attivamente tutte le minoranze nazionali nella rivoluzione e l'edificazione socialista.

GLI ORGANI GIUDIZIARI E GLi ORGANI DELLA PROCURA Articolo 25 La Corte popolare suprema, i tribunali popolari locali ai diversi llveffi e i tribunalipopolari speciali esercitano il potere giudiziario. I tribunali popolari rispondono e rendono conto del loro operato alle assemblee popolari ai livelli corrispondenti e ai loro organi permanenti. I presidenti dei tribunali popolari sono nominati e rimossi dalle loro funzioni dagli organi permanenti delle assemblee popolari ai livelli corrispondenti. Le funzioni e i poteri degli organi della Procura sono esercitati dagli organi della pubblica sicurezza ai diversi liveffi. Sia nel procedimento istruttorio che nel giudizio deve essere applicata la linea di massa. Nei casi gravi di crimini controrivoluzionari, è necessario mobilitare le masse perché li sottomettano alla discussione e la critica.

Articolo 28 I cittadini godono della libertà di parola, di corrispondenza, di stampa, di riunione, di associazione, di corteo, di manifestazione e di sciopero; essi godono della libertà religiosa, e della libertà di non praticare una religione e di propagandare l'ateismo; La libertà individuale e il domicilio dei cittadini sono inviolabii. Nessun cittadino può essere arrestato senza la decisione di un tribunale popolare o l'approvazioné di un organo di pubblica sicurezza.

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Articolo 29

CAPITOLO III: I DIRITTI E I DOvERI FONDAMENTALI DEI CITIADINI

La Repubblica popolare cinese concede diritto di residenza a ogni straniero perseguitato per aver difeso una causa giusta, per la sua partecipazione ad un movimento rivoluzionario o per la sua attività scientifica.

Articolo 26 Sono diritti e doveri fondamentali dei cittadini appoggiare la direzione del Partito comunista cinese e il sistema socialista, e osservare la Costituzione e le leggi della Repubblica popole cinese. h nobile dovere di ogni cittadino difendere il paese e resistere all'aggressione. È un obbligo d'onore per i cittadini compiere il servizio militare conformemente alla legge.

CAPITOLO IV: LA BANDIERA NAZIONALE, L'EMBLEMA NAZIONALE, LA CAPITALE

Articolo 30

La bandiera nazionale è rossa con cinque stelle. L'emblea nazionale rappresenta al centro la porta di Tien An Men sormontata da cinque Tutti i cittadini che hanno raggiunto il diciotte- stelle e circondata da spighe di grano con una ruota dentata alla base. simo anno di età, hanno il diritto di eleggere e La capitale è Pechino. di essere eletti, ad eccezione delle persone pri-

Articolo 27

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CENTRO STUDI DELLA FONDAZIONE ADRIANO OLIVETTI

Gli studi sulle istituzioni politiche costituiscono l'impegno prevalente del Centro Studi della Fondazione Adriano Olivetti. Alle indagini riguardanti il Parlamento e le Regioni si aggiunge ora un programma di ricerche sui problemi del Governo. Di questo programma sta per uscire il primo volume:

L'ISTITUZIONE GOVERNO ANALISI E PROSPETTIVE La funzione governativa nella crisi del sistema politico a cura di Sergio Ristuccia

Contributi di Franco Bassanini, Enzo Cheli, Andrea Manzella, Fabio Merusi, Pietro Ricci, Stefano Rodotè, Vincenzo Spaziante.

Il libro è pubblicato dalle

Edizioni di Comunità Via Manzoni, 12 - 20121 Milano


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