Queste istituzioni 58

Page 1

58/ qUeS

te IStItUZIONI 1983/1 ° semestre

POLITICA E DISCORSO POLITICO 3/ Il Discorso Politico: una istituzione?

di Piero Tru pia

L'analisi di Piero Trupia è contro-corrente: lavora a mettere il discorso politico al riparo contro il vento di denigrazioni e auto-denigrazioni che soffia da molti anni. Ed è controcorrente sulla base di un fine apparato teorico e di una lunga esperienza di lettura. La definizione concettuale del discorso politico come « istituzione » e le proposte ermeneutiche dell'A, sono suggestive. Egli ci convince a non condividere il semplicismo delle critiche di senso comune al discorso politico. Al contrario, quasi del tutto (le ragioni del quasi sono nei quesiti che seguiranno), egli ci convince a condividere l'opinione che il D.P. è necessario per la dinamica stessa della vita politica e che è da afferinae la necessità di una ermeneutica particolare del discorso politico. Bisogna identificarne la logica e le regole e poi saperlo interpretare attraverso le sue proprie regole. Il discorso politico risulta dunque rivalutato: anche quando sia difficile od oscuro. Anzi, in alcuni momenti dell'analisi di T. sembrd che il discorso politico, per essere tale, debba essere in notevole misura oscuro o quantomeno non facile. Poi in altri passaggi dell'analisi egli invece valorizza la chiarezza e la coerenza della proposta di scambio politico che il discorso politico deve contenere. La teoria del D.P. che viene proposta è in realtà fondata sul concetto di scambio politico: del quale il D.P. viene ad essere il principale strumento d'annuncio. Di conseguenza, per verificare questa teoria del D.P. bisognerebbe andare a verificare, a monte, quella dello scambio politico. Il saggio di T. invita alla discussione. Nel presentarlo possiamo solo suggerire qualche spunto di ulteriore indagine e di verifica critica.


2 Qual è il peso del D.P. nell'epistemologia della politica cioè nei processi di apprendimento (e di trasmissione) dei valori e delle caratteristiche politiche dell'azione sociale da parte del pubblico 'in senso ampio, cioè dei possibili destinatari dello stesso D.P.? Quali sono i circuiti reali del D.P. e come essi cambiano (se cambiano) nel tempo ? E' vero che « tutte le organizzazioni di potere hanno un esasperato bisogno di comunicare », è vero che « tutta la stampa quotidiana viene tenuta in piedi perché... comunichi, direttamente o indirettamente, quanto i politici hanno da dire ». Ma poi, nella realtà, questo bisogno di comunicare viene veramente ed utilmente soddisfatto? ovvero, si creano presunti o falsi circuiti di comunicazione qual è, ad esempio, il frequente corto circuito fra politici e giornalisti, presunti opinion leaders, che crea una forte dipendenza dei politici dalle prime pagine dei giornali ma anche li isola da un più organizzato dialogo con la società nelle sue molteplici realtà? I quesiti sonò molti e per la verità possono non concernere direttamente la proposta analitica di Trupia ma altri aspetti del problema ci ella comunicazione politica, tuttavia assai rilevanti. Quel che intanto si può dire è che la lettura del D.P. proposta nel saggio è un esercizio utile a riportare la Politica entro il Discorso Politico. Molto spesso - Tra pia sarà d'accordo con noi - il D.P. è un involucro che contiene una larva di Politica.

queste istituzioni 1983/10 semestre

Direttore: SERGIO RISTIJCCIA - Condirettori: GIOVANNI BECHELLONI (responsabile) e MASSIMO BONANNI DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE, Casella postale 6199 - 00100 Roma Prati - Telefono 657.054. Conto corrente postale N. 57129009 - intestato a: GRUPPO DI STUDIO SU SOCIETÀ E ISTITUZIONI - casella postale 6199 - 00100 Roma Prati. « Queste Istituzioni» esce semestralmente in quattro o cinque fascicoli separati di 16-32 pagine, ognuno dei qùali dedicato ad un solo tema. Abbonamento ordinario: annuale L. 20.000. Periodico iscritto al registro della stampa del Tribunale di Roma al n. 14.847 (12 dicembre 1972). Spedizione in abbonamento postale - IV gruppo. STAMPA: Litospes - Roma.

Associato allUspi: Unione Stampa Periodica ItaIlena


3

Il Discorso Politico: una istituzione? di Piero Tru pia

Un discorso sul Discorso Politico (D.P.) può utilmente iniziare dalla recensione dei luoghi comuni che su di esso si sono addensati specie in questi ultimi tempi di maggiore attenzione su di esso. Luoghi comuni popolari e luoghi comuni colti; diretti e sofisticati; istintivi e accademici. Nessun linguaggio è maggiormente diffamato (a mio giudizio) di quello dei politici; nessun discorso è più incompreso nella sua struttura, nella sua funzione (i) del D.P. E tuttavia, malgrado questo plebiscito negativo, esso non è stato abolito. E' stato abolito il latino nelle scuole; il « dicebamus heri » nelle università; forse anche l'oratoria forense nei tribunali e la predica in chiesa; ma il Discorso Politico resiste. Anzi mai come oggi esso è presente anche nella vita di tutti i giorni. Il D.P. ha assunto veste e ruolo istituzionale. Come una vera istituzione esso è sede e procedura formalizzata; occupa spazi ga'rantiti; svolge funzione pubblica. Canali privilegiati sono riservati alla sua diffusione. Non soltanto i telegiornali e le varie trasmissioni politiche, ma anche tutta la stampa quotidiana che viene tenuta in piedi perché, attraverso articoli di fondo e cronaca politica, comunichi, direttamente o indirettamente, quanto i politici hanno da dire. I PARADOSSI DEL DISCORSO POLITICO

Tutte le organizzazioni di potere hanno un esasperato bisogno di comunicare. E' la for-

ma e la logica a essere diversa da soggetto a soggetto. I politici parlano difficile, è vero, ma è anche vero che essi sono alla continua e spasmodica ricerca di ascoltatori. E questo è un primo paradosso. Un secondo - e iniziamo da qui la nostra recensione - è il carattere occulto/palese del D.P. Secondo Eco il D.P. è formulato così come è « per •passare sopra la testa della gente co mune »; collegando politico a politico. Ronchey, in un attacco frontale ai politici che parlano in TV (« Corr. d. Sera », 19.11.78) arriva ad assimilare il 'linguaggio politico a quello mafioso con la sola differenza di essere il primo, vuoto e tautologico « quanto il secondo è carico di significato e... persuasivo». Un recente articolo sulla « Discussione » ( 9 maggio 1983) può essere considerato una arringa da difensore civico contro l'abuso che i politici esercitano sul comune cittadino, cui viene negato il fondamentale diritto di capire. Anche se può stupire la sede in cui l'arringa. ha luogo, essa torna utile come rassegna del sentire comune in questo campo. Secondo «La Discussione» il «politichese» è il « parlare più inviso alla gente »; « provoca fastidio e repulsione »; è « un modo per rendere fumosa una realtà non sempre soddisfacente » (si noti' la pudicizia della attènuazione retorica). La mediazione, o il compromesso politico, riflessi nel linguaggio « scoraggiano la gente dal tentarne la decodificazione ». . La politica non fa parte delle scienze esatte; è l'arte delle sfumature; delle posizioni


4

dure, ma che devono sembrare soffici; dell'accenno che non si deve recepire; del consenso anche nel dissenso { . . .1 » «Tutto ciò richiede e sviluppa una abilità linguistica da iniziati.., che crea un diaframma alla partecipazione. Il cittadino, stanco e deluso, sta compiendo un'opera di impermeabilizzazione del (proprio) cervello, e le parole - tutte - scorrono su di lui senza lasciare segno ». In sintesi - secondo «La Discussione » « il linguaggio politico segna il divario tra il palazzo e la gente ». Anche se l'impresa è certamente impopolare, ritengo necessaria e urgente una difesa del linguaggio dei politici. La difesa passa attraverso la valorizzazione della struttura peculiare, della sostanza e della funzione del D.P. Una difesa oggi più che mai necessaria per non assommare ad una crescente astensione dal voto, una, forse più pericolosa (e meno giustificata), astensione dal comprendere (o dal tentare di farlo). Astensione che è particolarmente grave (cioè colpevole) nel caso in cui ad attuarla siano gli intellettuali di professione che hanno il dovere sociale di capire e di aiutare gli altri a capire.

L'APPROCCIO SEMIOTICO: CAPACITÀ E LIMITI

In verità l'esigenza di « fare i conti » con il linguaggiò dei politici e con il D.P. è oggi fortemente avvertita. Si moltiplicano i segni di interessamento e gli interventi critici o di commento, così come, più in generale, viene focalizzata l'importanza della divulgazione di tutti i linguaggi settoriali. Un pioniere in questo campo, un apostolo potremmo dire, è Tullio De Mauro che opera direttametne sulla scuola ed è presente nei mass-media. Egli concentra la sua azione sugli aspetti semantici del linguaggio in generale e, per quanto riguarda il linguaggio

della politica, ha il grande merito di non ghettizzarlo tra i linguaggi settoriali. Più specifico è l'interessamento dei semiotici. Esiste una non vasta, ma consistente letteratura sul D.P. (v. la bibliografia italiana di P. Desideri e A. Marcarino, Testualità e discorso politico, Bulzoni, Roma 1980). Ma anche prima della recente polemica sulle pretese imperialistiche della semiotica (v. G. Giudici sull'Unità del 22.2.83) era chiaro ai non specialisti che l'approccio semiotico non può rendere conto di tutte le dimensioni della significatività del D.P. (cfr. U. Eco, Limiti e fini di una teoria semiotica, in Trattato di semiotica generale, Bompiani, Mila-

no 1975). Per un decennio almeno la semiotica ha creduto di trovare nella teoria degli atti linguistici la strada maestra per penetrare qualsiasi testo modalizzato e attorializzato (e tutti in qualché misura lo sono). Poi sono venuti i ripensamenti (esemplare il n. 26-27, 1980 di «Versus »: Speech Acts theory. ten years later) e lo strumento è ora considerato come uno dei possibili appràcci per l'interpretazione dei testi o, meglio, per sapere « cosa effettivamente in essi avviene » in termini di relazioni logiche tra i soggetti, mentre per sapere « cosa effettivamente dicono» la strada è più semplice e più complessa allo stesso tempo. Una iniziativa recente ha dato il segno di quanto l'interesse per il linguaggio della politica sia oggi diffuso, ma non scevro da approssimazioni.

UNA INIZIATIVA DI LABORATORIO POLITICO

«Laboratorio Politico» ha dedicato un nu-

mero (4, 1983) ai Linguaggi della Politica. L'impresa è stata portata a termine dal gruppo redazionale che, come è noto, assomma discipline politologiche, sociologiche e filoso•


5 fiche. Le uniche presenze esterne - e disciplinarmente più orientate - quelle di Gourevitch (ma si trattava di una ripresa da un Convegno) e di Graziella. Priulla. Su questo specifico episodio si riferisce in altra parte della rivista. Esso è istruttivo, poiché ha evidenziato il fatto che la linguistica, e la linguistica politica (così come la politica del resto) è considerata, anche da intellettuali per solito molto attenti e accorti, una « everybody's land ».

Una chiarezza imbarazzante Una curiosa presa di posizione è quella di Fulvio Papi (« L'Unità » 3.5.83). Egli lamenta la semplificazione, fino al livello più elementare, del « linguaggio del potere ». « I suoi significati tendono ad identificarsi con quelli più ovvi del senso comune, e per questa strada tendono ad acquistare un credito di concretezza ». In realtà tale inedito furore nasconde l'imbarazzo provocato nell'audience politica italiana (e non solo tra i comunisti) dal discorso diretto di Ciriaco De Mita, anticipato e poi ribadito, con programmata rudezza, da Roberto Mazzotta. Non abituati a questo linguaggio - che sarebbe poi l'unico naturale almeno in clima elettorale - gli altri soggetti del quadro politico hanno tutti, in maggiore o minore misura, gridato al peccato di lesa.., oscurità. Conclude infatti Papi: « Buttare in faccia al prossimo qualcosa che appare come la chiarezza del significato [ ... ] in realtà nasconde i problemi E ... ]. Questo linguaggio stabilisce una demagogica e aggressiva connivenza con gli aspetti triviali del senso comune Intendiamoci: c'è qualcosa di vero - anche se nel caso specifico male apposto - in queste straordinarie considerazioni di Papi. L'ovvio talvolta nasconde (nel co-testo e nel contesto) un messaggio occulto ed è quindi manipolatorio Un esempio iecente è il resoconto (autorizzato) délla missione del Mi-

nistro degli Esteri Emilio Colombo a Washington: in esso si riferisce che Colombo ha raccomandato a Reagan, presente Schultz, un incontro con Andropov, e di preparano bene in modo che, auspicabilmente, desse buoni risultati (« Il Giornale nuovo », 10.3. 83). In realtà nella temporalizzazione dell'evento invocato (oggi è possibile ed opportuno un incontro al vertice) è « nascosto » il vero messaggio: oggi, cioè con l'avvento del « razionale » Andropov, ma soprattutto a seguito dell'evento, evocato en passant nel seguito dell'articolo, e cioè il risultato delle elezioni tedesche e francesi, è possibile trovare sovietici più ragionevoli e governi alleati più collaborativi (per l'item: installazione dei Pershing e Cruise). Ma non è questo tipo di banalità/ambiguità che attira la condanna di Papi. Egli lamenta la contrapposizione di nuove ideologie (scientismo, modernismo e cioè il « nuovo » di De ilvlita) alle vecchie e classiche (lotta di classe). Conclude, coerentemente, con un « oscurissimo » giudizio: « Ma se discorsi di grande banalità, come quelli del "nuovo" e. del "vecchio" possono passare per "discorsi concreti", antiideologici, credo lo si debba anche un poco ad una "critica della ideologia" che nasce, talora, da un ideologico scientismo piuttosto che da una vera consapevolezza teorica ». Personalmente sono convinto che parlare f acile non di cose politiche, ma per fare politica non è possibile, a meno che non si vogliano ricercare suggestioni di verità e formule risolutive, come nel cosiddetto discorso oracolare (Popper). Sono convinto che il discorso difficile è spesso il più onesto, poiché fa partecipare il destinatario ad una ricerca e ad una negoziazione che per primo impegna, e spesso tormenta, l'autore.

I paradossi di Rousseau e quelli di Aldo Moro Le formule originali e nuove (novum come


6 La logica del « politico »: era il Duca Valentino un buon amministratore? Questa, in sintesi estrema, la struttura del D.P. Nel D.P. il Destinatore costruisce un oggetto, il « bene politico », che offre in « scambio » al Destinatario. La costruzione del « bene politico » richiede l'uso di una logica e di una cultura che non sempre, o non necessariamente, coincidono con quelle ordinarie e per nulla con quelle del discorso scientifico o descrittivo. Da qui « l'oltraggio » al senso comune configurato da certi ragionamenti « morotei » e la conseguente ripulsa dei 'benpensanti. Ma cos'è questa ripulsa nelle sue motivazioni e nella sua formulazione? Essa è niente altro che il rifiuto del carattere peculiare del D.P.: la politicità. Al contrario il Destinatario non (o non ancora) coinvolto nel gioco ricerca nel D.P. (e non trova) una riè leggere il D.P. juxta propria principia. Si sposta diretta ai suoi bisogni (di gestione, tratta ora di dire qualcosa su questi prin- di governo). Ma questi sono contenuti di cipia. tipo amministrativo non politico! L'opposizione « amministrazione/ politica » è trasparente nella formulazione inglese « policy/politics », mentre rimane inclusa nelle noINTERPRETARE IL DISCORSO POLITICO stre espressioni « economia politica », « poÈ RECENSIRNE LA POLITICITÀ litica economica » o « politica della casa » ecc.... Diamo per scontato - e quindi per utile - La mancata codifica dell'opposizione « ammil'approccio semiotico alla lettura del D.P. nistrazione/politica » corrisponde, nel nostro Riconosciamo quindi la capacità di alcuni paese, ad una sovrapposizione e confusione operatori semiotici di dar conto di quanto nella vita reale delle istituzioni che è uno avviene nel testo. Attori e items, messi in degli aspetti non secondari della odierna campo dagli operatori, costruiscono la scena crisi di governabilità. attraverso varie modalità (un lucido esem- Da qui, oltre che dalla tradizione del Duca pio è nel saggio della Priulla cit). Valentino, la particolare ambiguità del D.P. Ma - riconosciuta la validità e l'importan- italiano. za di quell'approccio - resta la fondamen- Non è che in altri paesi l'amministrazione, o tale obiezione che esso non può dar conto altri settori sociali, non siano politicizzatiRicòrdo la recente denuncia di «Newsweek» della specificità dei contenuti e della funzione del D.P.; di quel particolare gioco sulle indiscrezioni sulla Casa Bianca pilotate dalla stessa per saggiare, con la complicità sociale che esso vuole attivare.

strano) sconcertano al loro primo apparire ma, se hanno un contenuto di realtà, si affermano, successivamente, e diventano « senso comune ». Rousseau fu accusato dai contemporanei di mettere in pagina « paradossi che fanno stridere i denti » e « Contratto Sociale » al suo tempo dovette apparire formula bizzarra così come « Convergenze parallele» apparve nel luglio 1970. Il problema del linguaggio della politica (come azione non come scienza) è allora quello di capirne natura e funzione. Di accettare il fatto che il D.P. non descrive o dimostra, ma agisce; è « 'Discorso in campo » (P. Fabbri). In trasparenza esso mostra una sceneggiatura, di soggetti e di items, peculiare. Elaborando contenuti culturalmente e concettualmente caratterizzati, assolve ad una funzione strategica nella comunicazione sociale. Dare conto di ciò (come è e come lavora)


7 di testate amiche, la reazione di avversari e dell'opinione pubblica (« Newsweek », n.

14/1983, The leaks ai the White House).

IL MODELLO SOGGETTI/SCHIERAMENTI

Ma vediamo come nel D.P. si attiva il gioco dello « scambio politico » e come viene costruito, in esso, il « bene politico ». Prediche inutili e Sindrome di Bertuzzi Il D.P. opera seguendo una « sceneggiatuDal non tener conto dell'opposizione « ammira » (v. Priulla, cit.) in cui sono presenti nistrazione/politica » o, come più correntealcune figure e funzioni principali (e molte mente si dice « contenuti/schieramenti » naaltre accessorie che per il momento conviescono alcune singolari inappropriatezze, come ne trascurare). quando si fa un discorso di soli contenuti e I soggetti. Questi sono il Destinatore, o mitsi pretende di muovere su di essi le forze tente (innanzitutto), ma anche tutte le altre politiche senza procedere all'indispensabile figure (forze, organismi, persone) che egli mediazione degli interessi, alla mobilitazione mette in campo, ai quali attribuisce ruoli delle forze favorevoli e alla neutralizzazio- e che, nel testo, interagiscono. Questi altri ne di quelle contrarie. Non tener conto di soggetti hanno il ruolo di adiuvanti, antaciò comporta il cadere in una « Sindrome gonisti o altro (secondo uno schema proppiano). di Bertuzzi », mentre quando si fanno anaSoggetto è anche il Destinatario (singolo, lisi ranate sui mali dell'economia e della multiplo o collettivo) cui il messaggio è risocietà e si invoca su questa diagnosi una volto. Tra Soggetto-Destinatore e Soggettoterapia amministrativa, senza il ricorso ad Destinatario si attiva (se il Discorso funziouna iniziativa politica che dia impulso all'Amministrazione, si cade in un sano acca- na) lo « scambio politico ». demismo che, in politica, è qualunquismo. La sceneggiatura prevede la messa in campo anche di contenuti culturali in senso proprio. E' questo il caso delle tante « Prediche Inutili ». Inutili non perché astratte o per la Li distingueremo in due categorie: « Infordurezza di orecchio e di cuore dei politici mazioni sul mondo » ( secondo una bella cui sono rivolte, ma solo perché giocate po- espressione alberoniana) e « Ostensioni » (nel senso semiotico del termine). liticamente senza che •prima, su di esse e Il processo che il D.P. attiva è grosso moin esse, sia stata attivata la leva della politido il seguente: cita. il Destinatore mette in campo se stesso come Per concludere su questo punto, la « politica mittente di proposte politiche, cioè di schieintesa come capacità amministrativa e non ramento, per intervenire sull'assetto del pocome gestione e accumulazione del potetere e per raggiungere alcuni obiettivi che re » (v. intervista a Mazzotta su «Panorama» possono essere, per il Destinatario, o di pardel 9.5.83) è una dichiarazione di principio tecipazione al potere conquistato (o non perche obbedisce alla categoria della « fede delduto) dal Destinatore o di acquisizione di la malafede », su cui ritornerò brevemente una qualche utilità o beneficio (es.: pensione in seguito. alle casalinghe). Da qui lo scambio: intervenConcludo su questo punto: il D.P. italiano to sull'assetto di potere contro schieramento, sarà più chiaro quando più chiaro sarà il neutralità, ecc.... quadro politico, più netto l'impulso di GoPer costruire la proposta politica come « beverno e più lineare (o meno compromesso) ne politico » (porzione di potere, utilità o il processo istituzionale. beneficio atti allo scambio) il Destinatore se-


gue un peculiare percorso che è argomentativo, ma anche di costruzione di un mondo, quello risultante dalla felice attuazione dello scambio. A tal fine una certa descrizione interpretativo/valutativa del mondo attuale è necessaria. Ecco che allora le « Informazioni sul mondo » e le « Ostensioni » a sostegno, vengono messe in campo. Attraverso di esse passa la cultura politica - o ideologia - del Destinatore. Il D.P. è quindi anche discorso ideologico e come tale - si afferma sbrigativamente - manipolativo. Su questo punto è necessario un commento.

Manipolazione, ideologia e negozio politico Manipolativo il D.P. lo è senz'altro, in quanto elabora strumentalmente contenuti culturali (« informazioni sul mondo ») per costruire un « bene politico » e attivare uno « scambio ». Ma è una manipolazione del tutto legittima, che ha un suo dignitoso statuto logico, come la manipolazione artistica, seduttiva, di propaganda, ecc. E' vero, come afferma Eco, che con il linguaggio della politica siamo nel campo della cosiddetta « interazione conversazionale soggetta al du.bbio sulle premesse ed esposta alle circostanze di fatto ». Ma questo è un fatto talmente scontato in politica, così come nella propaganda, che non c'è alcuna necessità, per il mittente, di nascondere o rivelare il carattere opinabile delle premesse da cui muove. In altri termini non c'è necessità di occultare fraudolentemente - come Eco afferma avvenire nel discorso ideologico - la contraddizione tra premesse opinabili e inferenze certe. Ciò semplicemente poiché, nel D.P., non si inferiscono tesi « certe » ma tesi « utili » (al mittente, al destinatario) e pertanto oggetto di « negozio politico ». Non nego che in alcuni casi si tenda a rivestire di certezza le tesi. A teorizzare.

Ma ciò si verifica solo nella « cattiva » politica (cattiva in senso tecnico). Nel discorso rozzo che, più che ideologico, va caratterizzato, popperianamente, come « totalitario ». (Era il D.P. prevalente negli anni 50, l'era delle grandi contrapposizioni rozzamente ideologiche) Dagli anni 50 agli anni 80 un grande salto di qualità si è silenziosamente realizzato nel dialogo politico. E il discorso rozzamente ideologico ha ceduto il passo ad un discorso caratterizzato da una concettualizzazione più raffinata e orientata. A cosa? Allo « scambio » ovviamente. Ora è evidente che nella prospettiva e nella logica dello scambio non vi è luogo per una verifica di coerenza razionale tra premesse e tesi, poiché entrambe sono opinabili, sono, in effetti, « beni politici » e non « verità ». Ed in questa prospettiva non ha alcuna rilevanza il carattere ideologico delle premesse, se queste sono messe in campo per costruire un « mondo possibile » e, per di più, negoziabile. Né ha rilevanza, infine, il fatto che sia nascosta o meno la loro opinabilità. Nello scambio è il bene politico che viene preso in considerazione ed esso o riveste uha sua autonomia rispetto alle stesse premesse da cui discende - per via di inferenza argomentativa o politica - o viene accettato in blocco con le premesse ideologiche con cui spesso fa corpo unico 1 . In sintesi:, il D.P. convoca attorno a tesi forze atte a costituire schieramenti per l'attuazione di progetti di acquisto di •potere nella polis.

Lukcs, La Scuola di Francoforte e tutta la Cosiddetta « Critica dell'ideologia » e della « falsa coscienza» di origine marxiana non hanno compreso questo punto. Considerano riconducibili a « falsa coscienza» tutte le ideologie che non siano quelle « rivoluzionarie » e « scientifiche » promananti dalla coscienza di classe del 'proletariato con una asimmetria ingiustificabile.


9 I PERCORSI DI LETTURA NEL DISCORSO POLITICO

Il « bene politico » o coincide con una proposta politica (uno schieramento per intervenire sull'assetto del potere) o, se si tratta di una utilità o beneficio, presuppone una proposta politica mediante la quale realizzare l'utilità o il beneficio medesimi. La costruzione dello schieramento, nel discorso, si attua predicando, dei soggetti, azioni reciproche o relative agli assetti del mondo. Una proposta politica è allora ben costruita (non «vera ») se le predicazioni sono definite e lineari. Se non si predica la stessa azione o proprietà di più soggetti allo stesso tempo (fatto peraltro piuttosto comune). Se il percorso semantico, definito componenzialmente, non presenta ambiguità. Le « informazioni sul mondo» e le proposte di schieramento vanno quindi pertinentizzate rispetto al Destinatore e al Destinatario. Ove questa pertinentizzazione risulti possibile e lineare, ne risulta una proposta politica definita e dotata quindi di forza illocutiva (produttrice di senso); altrimenti essa è o una mera declamazione (e gli interlocutori di solito se ne accorgono), o una proposta ambigua (non delinea un progetto politico preciso). Nella lettura, in pratica, si tratta di verificare se uno o più « percorsi di senso » sono rilevabili nel Discorso e se questi conducono alla delimitazione di una proposta e di un bene politico.

La struttura logico/funzionale del Discorso Politico Così come le « informazioni sul mondo » implicitano l'ideologia del Destinatore, la manipolazione politica dei contenuti (culturali o ideologici) richiede l'attivazione di peculiari strumenti logici e operativi.

Tra i primi: - le categorie del politico; - i criteri logici del politico. Tra i secondi: - le funzioni politiche. La costruzione argomentativa che risulta dall'applicazione di questi strumenti è spesso sconcertante per il senso comune. Ma non è solo il D.P. a ricorrere a forme inedite di codificazione o di « invenzione ». Si pensi soltanto alla letteratura.

In Cronica de una muerte anunciada G.M. Màrquez evoca una categoria linguistica che potremmo denominare « parlare per nascondere ». Introducendo l'inquietante •figura dello « straniero » Bayardo di San Roman, così commenta una sua ambigua dichiarazione. « Poteva essere vero, ma avrebbe potuto rispondere ugualmente qualsiasi altra cosa, poiché aveva una maniera di parlare che gli serviva più per nascondere che per dichiarare ». Credo che la categoria « parlare per nascondere» sia di uso comune nel D.P. Si considerino tanti discorsi della sinistra sul programma comune! Nello stesso romanzo di Màrquez troviamo un'altra splendida categoria ugualmente appli. ca'bile al D.P. «Mia madre », racconta il protagonista, « è solita addentrarsi in precisazioni superflue quando vuole arrivare al fondo delle cose ». Una strategia discorsiva di tal genere è di frequente uso nel D.P., ad es. di A. Moro, dove le figurazioni retoriche e le immagini simboliche servono non solo a persuadere, ma anche a rivestire tesi politiche importanti dei panni modesti e familiari del senso comune. Discorso Politico e senso comune Il lettore che vorrà accostarsi criticamente al D.P. non si farà quindi scoraggiare dalle


'o aporie, contraddizioni, tautologie, luoghi comuni, minacce mafiose, e sfide al buon senso in esso contenuti (sono tutti giudizi espressi da Ronchey). Egli si porrò piuttosto delle domande che ruoteranno tutte più o meno sul perché un politico, che ha bisogno del consenso, lo sfidi continuamente e provocatoriamente. La prima domanda riguarderà dunque il CO. me del D.P. In altri termini: è la forma del D.P. gratuita e arbitraria o determinata e funzionale ad un messaggio o ad altro specifico obiettivo? Si chiederà dopo perché è formulato in quel modo. Perché, sia talvolta irritante talaltra suadente; talvolta ostentatamente banale talaltra chiuso come un crittogramma. Poi si chiederà che cosa contiene; quali sono i concetti che quella forma discorsiva peculiare, quel lessico, quelle argomentazioni vogliono esprimere e, infine, a chi è rivolto, chi è il destinatario e in quale gioco lo si vuole coinvolgere: che cosa gli si offre; che cosa gli si chiede. Ecco una schema: Il Discorso Politico Piano dell'espressione: come è formulato? Piano della funzione: perché è così formulato? Piano della destinazione: a chi è rivolto? Piano del contratto: chiede che cosa offre Leggere intelligentemente, o criticamente, il D.P., significa rispondere a queste domande. Il D.P. quindi contiene sempre, o di regola, un messaggio. Non è riducibile a segnali - più o meno convenzionali - lanciati dal Destinatore-politico a Destinatari-politici. Non è a circuito chiuso. C'è anche questo ovviamente. Ma c'è

anche un vero messaggio rivolto al Destinatario-cittadino che dà 'o nega il consenso. Che è quindi titolare di un'importante funzione politica. Consenso variamente modalizzato e graduato: dalla risposta apatica e rituale (una scheda nell'urna) fino alla partecipazione militante. Per questa ragione, e in questo quadro, anche nei sistemi totalitari esiste un problema di consenso ed esiste un D.P. rivolto al cittadino comune: Per rispondere alle domande dello schema i il D.P. si articola in una determinata struttura funzionale. Una struttura che può essere rappresentata con una sfera a strati: due cortecce e un nucleo (fig. 1). Vi è, in più, una via di comunicazione, un collegamento, del nucleo con l'esterno. Con ciò ipotizzo che il mondo della politica sia organicamente collegato alla vita di tutti i giorni; che i politici di professione tentino di mantenere un canale di co municazione con il cittadino ordinario; che il senso politico e il senso comune siano in qualche modo collegati. Strati superficiali e nucleo duro nel Discorso Politico La corteccia esterna nella sfera è la sede del come della fig. i di pag. li. In essa sono contenute le forme espressive tipiche del D..P., la retorica, lo stile. Il secondo strato è la sede della funzione dell'apparato espressivo. Attiene quindi al perché della retorica e dello stile. Il nodulo interno, o «nucleo-duro », è la sede del che cosa (fig. i) il D.P. contiene:. le sue tesi. Il sentiero di collegamento con l'esterno è la sede dello scambio tra il Destinatore, produttore del che cosa, le tesi politiche, e il Destinatario possessore del consenso, o soggetto in grado di dare o negare partecipazione militante, neutralità ed altre interazioni. Le tesi, in quanto raggiungono, o mirano a raggiungere, un destinatario sono messag-


11

Figura i

APPARATO ESPRESSIVO FUNZIONI • TESI • SCAMBIO


12 gio. In quanto offerte in scambio sono beni politici. Vediamo ora il modello in azione. L'autore del D.P. ha il ruolo di Destinatore di un messaggio. Egli quindi, in nome proprio o di altri (il suo gruppo, partito, corrente, ecc.) illustra al Destinatario - che può essere un cittadino comune, un elettore o un altro politico di professione - un progetto politico o un brano di progetto politico. Lo illustra e, ovviamente, lo argomenta per rendere il progetto persuasivo. Ma ciò non basta. Si può essere persuasi e rifiutare lo scambio che, ricordiamo, è l'oggetto proprio del D.P. (Ricordo, che il progetto riguarda un intervento sull'assetto del potere in un certo ambito). Nello scambio il Destinatore chiede consenso, partecipazione militante, alleanza, neutralità, ecc. Per riuscire in questo scopo il politico-Destinatore utilizza una argomentazione persuasiva di tipo politico, che fa ricorso quindi alle categorie del politico o della politicità. Solo a questa condizione le tesi che egli afferma e argomenta (non dimostra!) si trasformano in « beni politici » e sono quindi atti allo scambio politico. L'andamento discorsivo che ne risulta, quali che siano i panni retorici di cui il discorso è rivestito, ha un suo rigore logico e funzionale. Esso è quindi ricostruibile nella lettura critica, secondo un percorso analitico che non è molto dissimile da quello in uso nella interpretazione di un testo storiografico.

La griglia concettuale adottabile è, in fondo, un apparecchio analitico di tipo hempeliano, basato cioè sulle categorie explanans/ explanandum (fig. 2). L'analisi scientifica o lettura critica, seguendo il modello explanans/explanandum, ci fa ripercorrere la sfera sopra richiamata dall'esterno verso l'interno, dalla corteccia verso il nucleo-duro e, successivamente, da questo verso l'esterno, seguendo il percorso della destinazione e dello scambio. Questa operazione viene posta in atto dal Destinatario. Per prima cosa egli attiva la sua « precomprensione ». Questa è un atteggiamento più che un'operazione consapevole. Ma se la lettura vuole essere critica anche la « precomprensione » deve esserlo. Essa dovrà porsi a confronto con le domande problematiche suggerite dal testo. Domande che - come insegna Popper nascono dallo scontro tra le sue certezze e la realtà del testo. Realtà di contenuto e realtà di forma. Va appena precisato che così come viene qui presentata « precomprensione » non è quella prevista dallo Storicismo Tedesco che tende a configurarsi come una armonica e simpatetica corrispondenza tra senso del testo e senso dell'interprete.

Capacità e limiti della precomprensione ideologica

Una griglia bempeliana

E' questo tipo di « precomprensione » molto più comune di quanto non si pensi. E' quella di un vescovo verso la Sacra Scrittura; di un filologo di fronte al manoscritto di un classico; di un marxista di fronte al Ca-

Vediamo dunque ora il D.P. dal lato del Destinatario che si propone di farne una lettura critica. Egli adotterà una griglia concettuale che contenga strumenti analitici atti ad interrogare il testo secondo le domande dello schema di pag. 10.

pitale. Questa « precomprensione » produce - dice Albert - « pensiero giustificativo », dissolutore di ogni possibilità di comprensione critica. Ad esempio, se un militante vecchia maniera del PCI crede fermamente che l'URSS sia all'origine della liberazione di


RG. 2

PRECOMPRENSIONE__J (DEL DESTINATORE-DEL DETINATARIO)

I EXPLANANS I

IPOTESI SULL'

I EXPLANANDUM j

CONDIZIONI INIZIALI

(MESSAGGIO E BENi POLITICI)

PROCESSO DI INDUZIONE-DEDUZIONE COERENZA TESTUALE; TEST DI AUTENTICITA'....


14 « masse immense dal bisogno e dal servaggio politico ». Se ritiene che ancora oggi garantisca la libertà e l'indipendenza politica delle popolazioni dell'Europa asiatica e del Terzo Mondo, è difficile che possa sfuggire al pensiero giustificativo parlando dell'URSS sotto qualsiasi altro aspetto. Lo stesso avviene a un liberale che crede fermamente nella « mano invisibile ». Tuttavia la precomprensione ha una funzione importantissima anche nella spiegazione critica. Essa consente di formulare le necessarie ipotesi sull'explanandum, di preformulare, in via di ipotesi, il messaggio che il testo contiene. Serve anche ad individuare le condizioni iniziali 2 così come a selezionare e prendere a prestito dagli armamentari disciplinari opportuni (politologici, sociologici, storiografici ... ) leggi scientifiche, cate-

gorie e criteri logici. La precomprensione, come passaggio obbligato anche nell'approccio critico, è oggi pacificamente ammessa anche in ricerca scientifica. Dalla «lezione » di Popper sono derivati gli schemi interpretativi dell'epistemologia moderna. I «paradigmi » di Kuhn; i « programmi di ricerca scientifica » di Lakatos; la fantasia creatrice di schemi 'interpretativi dell'« anarchismo epistemologico» di Feyerabend. La importanza di questo approccio epistemologico risiede anche nel fatto che esso è applicabile alla ricerca sia nel campo delle scienze della natura che in quello delle scienze dello spirito. Nell'analisi del D.P. ritengo fecondamente applicabili paradigmi e programmi di ricerca scientifica derivata dal razionalismo critico (da Popper ad Albert). Proseguendo nel nostro cammino interpretativo rinveniamo nel testo strutture, forme linguistiche e asserzioni rilevanti. Rilevanti rispetto a cosa? Rispetto all'explanandum, he è il messaggio o «bene politico ». Ma

ancora non lo conosciamo. Da qui un circolo vizioso. Scopo della precomprensione è di spezzare questo circolo vizioso, permettendo di stabilire cosa è rilevante rispetto ad un messaggio che è ancora ipotetico.

Fabula e intreccio nel Discorso Politico Do' qualche esempio di espressioni linguistiche comuni e rilevanti. Eccone una espressa in forma di « minaccia »: « Nessuno pensi di condizionare il nostro partito in questo momento delicato della sua storia ». oppure: « Sbaglia, e di grosso,' chi crede che cederemo la guida del governo che gli elettori ci hanno voluto affidare ». Queste locuzioni e altre simili cominciano a delineare il « programma » del messaggio, nel quale è nascosta anche la « precomprensione » del Destinatore. La « precomprensione » del destinatore è ideologica, ma anche progetto razionale. Può essere una « fabula » nel senso di Propp, un récit, secondo la definizione di Lyotard; o una idea progettuale, una proposta di soluzione di un problema sociale, economico o politico non ancora articolata in tesi e fortemente marcata dalla ideologia o dal background culturale del Destinatore. La fabula quasi mai è esplicita, ma evocata con vari richiami e suggestioni. E' il cuore della precomprensione del Destinatore. Esempi di fabula sono per la sinistra, la « rivoluzione » o « l'alternativa globale » o, in termini più storicizzati, « il nuovo modello di sviluppo ». Per la destra « l'ordine »; « i treni in orario e la disciplina ». Per i cattolici « il solidarismo »; il « bene comune ». Tutti questi elementi che « programmano » il messaggio, entrano nel testo secondo di-

Queste, nel modello hempeliano, prefigurano le ipotesi interpretative. 2


15 versi, intrecci (seguiamo qui la classica di stinzione Fabula/Intreccio di V. Propp). Intreccio è un resoconto .o una attualizzazione contingente della fabula; una sua sceneggiatura animata da richiami all'attualità. L' intreccio si avvale . di tutti gli artifici espressivi 'e argomentativi di cui la creatività del Destinatore è capace.

UNA RETORICA NON VUOTA

Nelle condizioni iniziali rientrano gli artifici espressivi del testo. Perelman, con il suo Trattato dell'argomentazione, ci ha . insegnato che la retorica è lo strumento di un particolare tipo di dimostrazione da lui chiamato « argomentazione ». Un tipo di ragionamento che si addice alla discussione di argomenti opinabili, come sono quelli politici. Ma nel D.P. sarebbe ridut.tivo fermarsi a tale funzione. L'apparato retorico rinvia sempre a tesi: o perché le introduce, puntando alla seduzione intellettuale come più facile via al consenso. O perché si lascia al Destinatario l'onere di « aprire» la figura •retorica per trovarci dentro la tesi politica (es. Di Donna,, depositano di un potere che costringe i suoi colleghi di partito a non vedere il buco nero in cui li ha cacciati: De. positanio = ricatto; buco nero = ammanco. (V. M. Riva, « La Repubblica », 22 dic.

1982). O perché una tesi racchiusa in una figura è meglio memorizzabile e si lega strettamente a « luoghi » del senso comune. Si vedano gli esempi tratti dalla polemica Andreatta-Formica dell'agosto 1982 : « Un re merovingio che non controlla né il terri tono né i suoi vassalli » (Formica) = lo stato egemonizzato dalla DC. « Un commercialista di Bari esperto in fallimenti e amministrazioni controllate » (Andreatta) = Formica, Ministro delle Finanze.

« Infine vi è l'indicazione comunista, sigillata con cura nella testa del segretario Ber. linguer » (Formica) = Berlinguer, segretario-despota, non è tramite di una possibile intesa PSI-PCI. Ancora: « (il) pensiero di Marx che come un vomere l'ha (la cultura di tutto il mondo) tutta solcata e sconvolta sicché, anche nel tempo presente si trova a dover fare i conti con essa » = il marxismo sconvolge la cultura moderna e quindi anche la nostra; ma esso è per noi un pun. to fermo (Berlinguer, Editoriale dell'inser. to su Marx, « L'Unità », n. 48, 1983). Vale comunque la regola che ogni figura rinvia o conduce ad una tesi. 'Non è mai fine a se stessa. La risposta alla domanda che cosa il testo contiene ci porta all'explanandum attraverso l'attivazione degli strumenti analitici dell'

explanans. Le categorie del « politico Oltre al ricorso, che possiamo considerare normale, alle opportune leggi e principi po.litologici e storiografici, è di rilievo l'uti. lizzo delle « categorie del politico » di categorie e criteri logici in forma « politicizzata ». Ciò urta il lettore non préparato. Ma in fondo non è normale che il politico « adat. ti » anche la logica ai suoi fini, essendo il suo principale potere quello della manipolazione? In pratica il Destinatore elabora espressivamente i contenuti del testo e concettualjzza le sue osservazioni, secondo peculiari « criteri logici » per trasformarle, in tesi e in « beni politici ». Senza questa manipolazione, non c'è D.P. Non si tratta sempre, o soltanto, di manipolazione ideologica, ma di una particolare elaborazione logica che esalta la funzione di potere, cioè la politicità delle tesi. La stessa elaborazione deve ripercorrere il Destinatario se vuole leggere il D.P. rispettandone la sostanza.


16 chiavelli). Alle proposizioni ben formate mostra di preferire le proposizioni efficaci. Se queste saranno accettate, nessuno si ricorderà più dell'errore da cui hanno preso vita e un nuovo mattone verrà aggiunto all'edificio della politicità. - fede della malafede (da Sartre) Ricordo alcune elaborazioni contraddittorie - amico/nemico (da Schmitt) della politica italiana divenute categorie po- allargamento o restringimento strategico litiche: « governo della non sfiducia »; «magdel campo semantico gioranza allargata »; « pianificazione flessi- gioco tra intensione ed estensione e mebile »; « partito di lotta e di governo »; scolamento di marche semantiche (es.: « convergenze parallele alternativa/alternanza) Ci sono i valori ricavati dai fatti e i fatti - uso dei lexical intensives (da Van Dijk: dai valori, contravvenendo al « rasoio di Hufuoriuscita dal capitalismo », « democra- me ». Due esempi: zia popolare » e altre. Siamo pronti a discutere di tutto, ma su di un punto dobbiamo preliminarmente troQueste sottostanno alla concettualizzazione e varci d'accordo: la Rivoluzione d'ottobre e « marcano » semanticamente le tesi. il conseguente rivolgimento degli equilibri Le tesi, politicamente marcate, svolgono precapitalistici nel mondo (fatto) rappresenta cipue « funzioni ». Queste sono alcune delil più grande evento (valore) della storia le principali: contemporanea. - diffusione di «informazioni sul mondo » Chiunque si consideri un progressista (va- appello attorno ad un progetto politico lore) non può non far proprio, oggi, il pro- convocazione di «lontani» getto storico del socialismo (fatto). - minaccia Ci sono i disinvolti passaggi dalla denota- conferma e rafforzamento dell'identità zione alla connotazione di un semema. del Destinatore A questo « errore » sono riconducibili tutte - valorizzazione di fatti e fattizzazione di le dimostrazioni della necessità dell'intervenvalori to sovietico nei paesi del socialismo reale a - scambio politico tra Destinatore e Dedifesa del « socialismo ». Pur accettando il stinatario. valore socialismo (definito in termini di denotazione/intensione), è dubbio che quello Ci spostiamo ora dall'explanans all'expla- polacco (connotazione/estensione) lo sia. nandum. Non si tratta di errori o dimenticanze ma Incontriamo qui il « messaggio »: le tesi ed di trasgressioni strategiche che danno corpo i « beni politici » da scambiare; anzi le tesi a progetti politici che non sono una semche si trasformano in « beni politici ». plice deduzione logica o estrapolazione di dati storici; non sono tesi descrittive (o anMachiavelli e Aristotele che prescrittive) inferite da premesse certe. Si tratta di progetti politici, azioni che soE' caratteristico del D.P. che nell'opera di no, o tentano di essere, forzature rispetto concettualizzazione-manipolazione degli asserai dati di fatto. E questo è il confine tra amti il Destinatore commetta degli « errori loministrazione e politica. Politica che è semgici ». Pieghi la logica ai suoi fini: al corretpre un tantino progettazione del nuovo (nuoto pensare sostituisca l'utile pensare (Ma-

La sede di questa elaborazione è, nella figura 1, il secondo strato, quello della funzione degli apparati espressivi e logici. Le categorie del politico più correntemente usate sono:


17 vo nel senso di inedito e nel senso di strano) e arte dell'impossibile. Perché il possibile è dell'amministrazione.

LO SCAMBIO POLFICO

Passiamo ora al piano della destinazione della figura i di pag. il. In questa sezione del modello operano le

funzioni di destinazione e di scambio. Le tesi, ormai trasformate in « beni politici», vengono offerte al Destinatario in cambio di un suo atteggiamento in vario modo patecipativo al progetto. Oltre alle normali e differenti posizioni del Destinatario, cui corrisponde una forma del D.P. (comizio, articolo, convegno, raduno popolare, ecc .... ), una importante distinzione riguarda l'appartenenza o meno del Destinatario al gruppo, o alla cultura, del Destinatore. Il testo sarà radicalmente diverso nei due casi. Parliamo, metaforicamente di « Discorso entro le frontiere » e di « Discorso fuori dalle frontiere ». Nel primo caso prevale l'obiettivo del rafforzamento/esaltazione/difesa dell'identità del Destinatario e del suo gruppo di appartenenza. Due esempi: 1) il discorso di Berlinguer al festival dell'Unità di Torino del 1981; 2) quello di Libertini alla televisione un mese dopo il fallimento del disegno comunista di occupare la FIAT. Il primo è un caso di discorso teso ad esaltare l'identità del « popoio comunista » (quindi: Discorso entro le frontiere); il secondo è un tentativo (non riuscito) di sortita fuori dalle frontiere. Un Discorso « oltre le frontiere » di grande efficacia fu quello tenuto da A. Moro davanti alle Camere riunite per il processo Lockheed con la famosa frase di attacco «Non si processa un grande partito popolare come

la DC ». Questa, insieme all'affermazione della difesa a priori degli « amici » coinvolti nello scandalo, è anche un esempio di « fede della malafede ». Singolarmente piatta, al contrario, la sortita « oltre le frontiere » del Soviet Supremo e del Comitato Centrale del PCUS con il messaggio a pagamento pubblicato sulla stampa occidentale per il 600 anniversario della fondazione dell'URSS. Se un Discorso oltre le frontiere riesce ad essere non meramente declamatorio, se esso è veicolo di un progetto la cui portata va oltre il Destinatore e il suo mondo, esso esercita un potere di convocazione (di lontani), funzione caratteristica ed eminente del D.P. Siamo così nel pieno dello scambio politico. Esso viene attivato dal Destinatore con lo

appello, l'invito allo schieramento e alla militanza, contro l'offerta di valori e simboli, di informazioni sul mondo, ecc. Non si tratta qui di verificare la verità o la consequenzialità di logica formale delle asserzioni o « informazioni sui mondo ». Si tratta di accertare l'autenticità del « bene politico » offerto allo scambio. Il « bene » è autentico se semanticamente coerente con le premesse, se funzionale al progetto; se non è ugualmente adattabile a due o più progetti a due o più soggetti allo stesso tempo 3 Ad esempio: se si parla di alternativa che sia tale e non una forma mascherata di consociazione. Se si parla di partecipazione che non sia uno strumentale « portare acqua »; se di promozione delle classi più basse che non sia vago populismo o mero assistenzialismo e così via. E che sia sempre determinato il « chi fa che cosa con chi » e cioè la formula politica. .

Secondo 'quanto prescritto dal modello Soggetti! Schieramenti di pag. 7.


18 I « beni politici » offerti in scambio saranno accettati o respinti per una varietà di ragioni (psicologiche, sociali, strumentali, eccetera ...). La politica è il regno della libera creatività

anche al di là delle coerenze della logica formale e delle ragioni del buon senso. Ma è una esigenza della democrazia che il Destinatario sappia cosa realmente gli viene offerto perché vi aderisca.

DUE TESTI

Ho dato solo alcune indicazioni di massima su una materia complessa, indefinita e sfuggente. Di seguito fornirò un paio di esempi: - 'sulle presupposizioni ideologiche nella piattaforma del PCI per il XVI Congresso; - sullo schema « soggetti/schieramenti » nell'intervista di Mazzotta a « Panorama» del 9.5.83.

Testo: il documento approvato dal C.C. e dalla C.C.C. che è stato alla base del dibattito per il XVI Congresso del PCI. L'analisi proposta non è di tipo semiotico, ma contenutistico. Essa richiama una pratica che ha a che ,fare con la ricerca politologica. Ritengo essenziale, per 'un documento in cui il PCI cerca di definire i contenuti di una nuova proposta, andare ad una verifica di questi contenuti. Il tentativo è di leggere sotto le formulazioni del testo' la cultura dell'emittente. Del testo vengono qui presi in esame la Premessa ed i capitoli I (L'alternativa democratica) e VI (La prospettiva del socialismo).


19

La proposta di alternativa per il cambiamento (da « L'Unità », del 28 nov. 1982) TESTO

OSSERVAZIONI

(i richiami si riferiscono al testo) Premessa

Premessa

[1]

i

La vecchia base, cioè lo sfruttamento della forza lavoro e la riduzione del lavoro urnanò a merce, diventa « una ben misera cosa ». Se si vuole •rilanciare lo sviluppo bisogna mettere in campo nuovi fattori: insieme con la scienza e la cultura, la capacità degli uomini di inventare, di governarsi, di decidere. -

Messaggio alle forze imprenditoriali: superiamo i termini della vecchia opposizione. La scienza e la cultura rendono il plusvalore una quantità marginale nel processo di valorizzazione.

[2 Una nuova ondata di fiducia e di speranza nel socialismo non può nascere se si cerca di nascondere la crisi - innegabile - di determinate esperienze, se non se ne rirnuovono le cause attraverso adeguati processi riformatori. Si tratta, quindi, di guardare alla realtà, senza veli, senza preconcetti, senza dogmi: perché più si parte dalla realtà, cioè dalle strutture e dai problemi del mondo di oggi, più emerge il bisogno di una società nuova in cui gli uomini siano messi in grado di mutare il rapporto tra dirigenti e diretti, di riappropriarsi del loro lavoro e di indirizzare la produzione, la scienza, la educazione verso fini solidali ed umani. Qui sta il fondamento del nostro proposito di contribuire ad aprire una fase nuova della lotta per il socialismo; e sta qui la ragione più profonda dell'autonomia politica e ideale di un partito come il PCI.

2

[-3] Da tutto questo nasce la necessità di sbloccare il sistema dei rapporti politici e di potei-e costruito nel trentennio e imperniato sulla DC e sulle sue alleanze. La politica dell'alternativa democratica nasce prima di tutto da una esigenza nazionale, dalla necessità di ridare slancio alle classi lavoratrici e ad un vasto campo di forze produttive, di energie creative, di intelligenze, che oggi sono avvilite o sacrificate. L'Italia ha biso-

Conferma il precedente, rafforzandolo con il dichiarato abbandono di « determinate esperienze » (di socialismo reale). Reticenza e pudore dominano il brano.

3 Espressione chiave: « sbloccare il sistema dei rapporti politici ». Questo viene però presentato non come un obiettivo progettuale, ma come una conseguenza necessaria di fatti (« Da tutto questo nasce la necessità »). Emerge lo storicismo comunista.


20 gno di una nuova classe dirigente dotata di senso nazionale e dello Stato, di una grande forza riformatrice e progettuale che sappia, con molto realismo, avviare il superamento della crisi e trasformare il paese in un senso pienamente democratico, moderno, efficiente, più giusto e più libero. 4 Quindi conseguenza di [3] o, meglio, attuazione di [3]: l'alternativa democratica... linea attuale di lotta.

Il compito fondamentale del XVI Congresso è la definizione degli obiettivi, delle alleanze, dei movimenti, che facciano dell'alternativa democratica una linea attuale di lotta.

5 E' la natura stessa dei problemi di oggi, è l'impotenza e la crisi dei partiti che fondano la loro forza sull'occupazione dello Stato, è il fatto che tra crisi economica, sociale, morale, esiste un intreccio tale da rendere impossibile governare il paese senza una grande mobilitazione e partecipazione popolare; è la necessità di promuovere nuove soluzioni produttive, nuovi modi di vivere, nuove idealità: è tutto questo che richiede la presenza, la lotta, la partecipazione alla direzione del Paese di un partito che abbia i caratteri originali, il rigore morale, i collegamenti sociali, il senso di responsabilità nazionale, che nel movimento operaio italiano sono propri del partito di ispirazione gramsciana e togliattiana.

L'audacia del proposito [4] richiede una' giustificazione: « E' la natura stessa dei problemi... la necessaria grande mobilitazione popolare '(che solo il PCI può suscitare). Quel PCI che è soggetto eccellente nel quadro politico italiano », quindi: richiamo dei suoi « caratteri originali ». Affiora il tema della diversità.

6 E' necessario dare all'Italia un governo nuovo, un governo di alternativa democratica alla DC e al suo sistema di potere, imperniato sui partiti della sinistra e forte degli apporti e dei contributi di altre correnti democratiche. Ciò non significa scavare solchi incolmabili fra le grandi 'forze politiche democratiche, né spingere a destra strati sociali e forze popolari che seguono la DC, né riaprire vecchie contrapposizioni ideologiche.

-

Perché un simile mutamento diventi attuale e credibile, perché siano fugate le diffidenze e vinte le resistenze che vi si oppongono, occorre elaborare, in un confronto aperto con il PSI e altre forze di sinistra e

-

Si ribadisce la necessità dell'alternativa ma - con sgomento - si comincia ad attenuare; l'alternativa sarà: « imperniata sui (non dei) partiti di sinistra » e « forte dei contributi e degli apporti di altre correnti democratiche ». Tutto ciò senza « scavare solchi incolmabili fra »... né spingere a destra strati e forze « che seguono la DC »

7 Quindi, per « fugare le diffid'enze » (di chi?) e « vinte le resistenze » che vi si oppongono (sic!) ... confronto con il PSI e altre forze di sinistra e democratiche - compre-


21 democratiche - comprese quelle presenti nel mondo cattolico - un programma avanzato e realistico. Ma occorre soprattutto agire, risvegliare energie, ed intelligenze in partiti, sindacati, movimenti, ed in tutti i settori della vita nazionale.

se quelle presenti nel mondo cattolico.., elaborare un programma « avanzato e realistico ». Tratti della cultura comunista emergenti: * preoccupazione di essere accettato; * ansia per l'esistenza di oppositori (politici); * confronto e quindi alleanza (sia pure agli acconci livelli) con tutti. Per risolvere questa equazione a più incognite: « programma avanzato e (ma) realistico ».

I - L'alternativa democratica 11] La realizzazione dell'alternativa democratica e di un governo che ne sia l'espressione ha come fondamento necessario l'intesa tra le forze di sinistra e altre forze democratiche. Ma essa non è solo un blocco di partiti o la somma di schieramenti parlamentari: comporta una mobilitazione di forze sociali e di movimenti, uno spostamento di correnti culturali e di consensi, scelte politiche e programmatiche che mirino fin da oggi a modifiche sostanziali dell'economia, della società, dello Stato. Non è dunque un evento che si realizza solo nell'atto costitutivo di una maggioranza. E' un processo che fin d'ora può essere avviato. Non si parte, del resto, da zero. L'esperienza unitaria che comunisti, socialisti, altre forze di sinistra e democratiche hanno compiuto in questi anni - e con particolare ampiezza dopo il 1975 - nell'amministrazione delle maggiori città italiane, di intere regioni, di tanta parte dei Comuni e delle Province costituisce un punto di forza di grande importanza perché ha dimostrato la capacità della sinistra e di altre forze democratiche di amministrare la cosa pubblica nell'interesse della collettività. Ma si tratta, ora, di dare un diverso governo al Paese.

i « Alternativa » e « governo di alternativa » vengono definiti in termini funzionali e politici attraveÉso la « tecnica (argomentativa) del rilancio » e inserendo, nella definizione stessa un vincolo. Non solo: un blocco di partiti o la somma di schieramenti, ma un meccanismo o processo che mobilita e incide in una determinata direzione, con il vincolo di avere come fondamento necessario l'intesa tra le forze di sinistra e altre (senza articolo determinativo o indicativo) forze democratiche. Definizione quindi aperta e condizionata anche: ai futuri risultati; alla disponibilità di altri soggetti. Si conclude, infatti, che si tratta di « un processo che fin d'ora può essere avviato ». Vanno registrate nel passaggio le locuzioni caratteristiche del D.P. comunista: « non è solo »; « fin da oggi » (esiste la variante

già da subito); « non si parte del resto da zero »; « costituisce un punto di forza di grande importanza. Ma si tratta ora... ». Le locuzioni esprimono la necessità di introdurre, presentare, equilibrare tesi. Hanno quindi valore e funzione argomentativi.


22 2 Vi è oggi la possibilità di una più forte iniziativa verso tradizionali punti di forza del blocco elettorale democristiano: a cominciare dal Mezzogiorno, dove un mutamento dei rapporti di forza è condizione essenziale perché avanzi in Italia una alternativa.

Locuzioni caratteristiche nel brano sono: Vi è oggi la possibilità di una più forte ini ziativa dove vanno rimarcati oggi e più (forte);

A cominciare dal Mezzogiorno; E' condizione essenziale. Entrambe queste ultime locuzioni denotano una matrice ideologica ascrivibile alla categoria dei cosiddetti sistemi centrati (cfr. Giorello e 'Mondadori). 3

Ma all'interno del lavoro dipendente la classe operaia resta il più grande nucleo relativamente omogeneo. Sbagliano coloro i quali pensano che, la sua funzione è destinata a diminuire. E' la necessità stessa di imprimere un nuovo sviluppo alle forze produttive che assegna a una classe operaia che anch'essa si modernizza e si diversifica un ruolo fondamentale. Si tratta di un fatto oggettivo e non di un attributo ideologico.

Un massiccio spostamento di questi strati sociali verso sinistra è, quindi, decisivo per il successo dell'alternativa democratica. Ma, per ottenerlo, non possiamo limitarci a sottolineare che questi strati hanno in comune con altri la condizione 'di lavoratori dipendenti. Dobbiamo molto di più. far leva sulla loro specificità e sul ruolo peculiare che essi hanno, ai fini di un più ampio sviluppo civile e produttivo.

Caratteristiche le locuzioni: sbagliano coloro i quali pensano (che la funzione della classe operaia è destinata a diminuire).. Segue immediatamente la tesi storicistica: « E' la necessità stessa... », rafforzata dalla locuzione aggiuntiva: si tratta di un fatto oggettivo e non di.... L'aver colto un fatto oggettivo esime dalla dimostrazione. 4 La matrice deÌ materialismo storico' appare nel brano, senza che, ovviamente, sia dichiarata (ché sarebbè una banalizzazione). I ceti medi si sposteranno massicciamente a sinistra, assicurando il, successo dell'alternativa democratica (cioè: composita). Lo otterremo se non ci limitiamo (non possiamo limitarci, locuzione) a sottolineare la radice di classe dei loro interessi, ma faremo leva sulla loro specificità e sul loro ruolo pecu-.

liare. Così lo sviluppo civile e produttivo sarà più ampio (ma non borghese, ' perché sempre marcato dalla egemonia proletaria)'. Il fatto che l'egemonia proletaria non venga dichiarata può dimostrare molte cose: i ceti medi sono un impaccio i ceti medi sono la vera classe egemone, ma non ora i ceti medi devono essere utilizzati in quanto « compagni di strada ».


23

5 Ed è muovendosi su questa via che il mondo del lavoro può incontrare come interlocutore anche una parte importante di imprenditori e di dirigenti che avvertono il peso negativo di un sistema parassitario e pa: ralizzante e sono oggi particolarmente danneggiati dalle politiche restrittive dei governi, dagli sprechi della finanza pubblica, dall'assenza di una politica di ammodernamento tecnologico. In questo sistema di alleanze del mondo del lavoro, in cui decisivo rimane il ruolo della classe operaia, un peso determinante hanno le masse di disoccupati, di emarginati, di giovani con una collocazione marginale: che sono interessati non solo alla conquista di un più ampio sviluppo sociale e produttivo, ma a quei temi di una migliore qualità del lavoro e della vita che emergono dalla lotta per un governo democratico dell'economia.

Questo è l'animo con cui ci rivolgiamo al PSI. Noi. diciamo con assoluta chiarezza che l'alternativa non dovrà portare il segno o subìre la supremazia di nessuno dei due partiti, ma dovrà essere la risultante di sforzi autonomi e' convergenti di ricerca e di rinnovamento, in uno spirito di competizione unitaria.

L'alternativa che proponiamo rappresenta perciò il quadro entro il quale una forza come la socialdemocrazia può meglio ridefinire un proprio ruolo come componente di uno schieramento di sinistra, mentre posizioni come quella repubblicana e anche qùella liberale hanno l'occasione per riaffermare, indipendentemente dalla collocazione al governo o all'opposizione, l'originalità e la peculiarità del loro contributo allo sviluppo della democrazia italiana. Nella strategia dell'alternativa la questione cattolica non perde in alcun modo quel rilievo centrale che ha sempre avuto nella riflessione e nell'iniziativa del Partito comunista italiano.

In realtà in questo specifico passo si dichiara che « decisivo rimane il ruolo della classe operaia ». Ma percorrendo la strada dell'alternativa democratica, si poìranno incontrare imprenditori e dirigenti (quali:, è detto) mentre nel sistema di alleanze del mondo del lavoro (non più del solo proletariato?) un peso determinante hanno i marginali (disoccupati, giovanL.). La complessità del brano mostra la limitata progettualità del tema « sistema di alleanze».

6 L'ossimoro: « competizione unitaria ». Gli ossimori hanno, in genere, la funzione di rinviare la verifica (nel caso specifico della egemonia). Gli ossimori (a cominciare dal più celebre di essi, « convergenze parallele », e via via, attraverso « fiducia della non sfiducia »; « partito di lotta e di gOvernO... » rientrano nella categoria (gnoseologica) della « fede della malafede » (Sartre).

7 Il D. comunista assume una molto maggiore chiarezza e determinatezza quando è riferito ad altri soggetti politici. Nel brano i soggetti sono: PSI; la Socialdemocrazia; PRI; PLI; 'Mondo cattolico.


24 Ciò che oggi diventa essenziale è, anzi, ripristinare nella sua pienezza la distinzione, che si era in qualche misura offuscata nel periodo della solidarietà democratica, tra la questione cattolica 'e la questione democristiana: pur tenendo presente l'intreccio tra di esse, se non altro per il fatto che una notevole parte dei cattolici militanti continua a votare DC. [8] In primo luogo occorre sottolineare che una rinnovata e più forte capacità di iniziativa del nostro partito sulla questione cattolica deve considerarsi come uno dei terreni determinanti per l'affermazione di una politica di alternativa' democratica. Infatti l'alternativa democratica non deve caratterizzarsi come un'alternativa « laicista », cioè come la contrapposizione di uno schieramento laico a uno schieramento cattolico. Sul piano delle soluzioni di governo essa è chiaramente alternativa alla DC e al suo sistema di potere. Ma non si tratta di elevare pregiudiziali ideologiche né di stabilire una discriminante che contrapponga laici e cattolici. La discriminante - semmai - sta e si determina nella dialettica tra coloro che accettano e coloro che non accettano un programma di risanamento e di rinnovamento.

8 Con una manipolazione semantica si identifica « laico » con « laicista » (connotazione negativa). Poiché « laicista », un'alternativa di contrapposizione allo schieramento cattolico (ma schieramento non è già di per sé concetto e fatto di contrapposizione?), va rifiutata. Si rinvia .la contrapposizione all'atteggiamento sui contenuti (programma di risanamento ... ). Ma nella speranza, dichiarata, che forze cattoliche appoggino il programma; si conclude che le forze dell'alternativa non possono essere astrattamente predeterminate. L'operazione' semantica consiste nel marcare la voce « predeterminato » della connotazione negativa dell'astrattezza. Ancora una volta siamo in presenza di una tattica del rinvio.

[9] In questa prospettiva, essenziale è il contributo anche di forze dell'area cattolica in forme che non possono essere astrattamente piedeterminate - alla costruzione di una politica di rinnovamento e alla formazione di una maggioranza che la traduca in atto: anche perché, se tale contributo mancasse e lo schieramento di alternativa si configùrasse semplicemente come uno schieramento laicista, esso sarebbe inevitabilmente sottoposto al ricatto moderato di forze socialmente e politicamente conservatrici che hanno un peso innegabile anche all'interno dell'area laica.

9 L'operazione semantica [8] prosegue: « uno schieramento laicista sarebbe inevitabilmente sottoposto al ricatto moderato di forze [...] dell'area laica ». Lo sbarramento alla prospettiva, si badi bene soltanto progettuale, di un'alternativa secca, mette in campo il già citato « laicista » e, ora, « inevitabilmente », « sottoposto », « ricatto ». Vale la pena di ricordare che situazioni di « inevitabilità » « sottoposizione » e « ricatto » non hanno corso nella lotta politica dove niente è predeterminato Nell'ultimo brano, inoltre, si squalifica, a priori, l'area laica come albergante nel suo seno forze conservatrici. Anche questa pre-


25 determinazione a priori non ha corso in politica dove le forze, le forme e le alleanze si determinano contingentemente su progetti, proposte, opportunità, ecc .... , comprendendo ovviamente progetti, proposte.. - divi sive dell'area o soggetti cui sono rivolte.

io. E' perciò interesse della democrazia e della stessa politica di alternativa che si affermino in quel partito le posizioni più aperte e più avanzate.

Curiosa preoccupazione: inspiegabile in termini di alternatività. Ha senso solo come espressione di nostalgia, o speranza, consociativa.

In ogni caso, il confronto tra noi e la DC si fa più serrato e più concreto. Si misura sempre più sui fatti.

Sempre più sostituisce il più corretto, in una prospettiva alternativistica, esclusivamente..

11

VI - La prospettiva del socialismo

15

Come si pone in questo scorcio del secolo la prospettiva del socialismo? Le forze reazionarie e conservatrici, in tutto l'arco dell'occidente hanno compiuto in questi anni un grande tentativo di restaurazione ideologica e politica. Partendo da una crisi che è reale, si è cercato di mettere in discussione e contestare non solo le esperienze storiche del socialismo e il significato di decenni di lotte, ma anche la speranza stessa che sia possibile costruire una società diversa. Ciò che il pensiero politico neoconservatore ha tentato di diffondere come senso comune è che non c'è reale alternativa al capitalismo e alle sue leggi. Di più: che non è possibile e non ha senso progettare consapevolmente il futuro.

Non vogliamo ritornare sull'analisi di fatti che, nella complessità delle loro determi-

1 L'apertura è interessante. Apparentemente problematica: « come si pone [ ... ] la prospettiva del socialismo? », giunge, attraverso il riconoscimento di « una crisi che è reale », a una riaffermazione del socialismo senza una sostanziale correzione della sua riquadratura ideologica e un inventano critico del suo patrimonio storico. Il ragionamento sviluppato è tuttavia interessante. « Il capitalismo, nella forma del pensiero neoconservatore », ha « cercato di mettere in discussione e contestare non solo le esperienze storiche e il significato di decenni di lotte, ma anche la speranza stessa... ». Il socialismo viene però ridefinito e ripresentato in chiave spiccatamente. sentimentale, ideale ed etica. Lontanissimi gli accenti scientistici o leninisti cui era corrivo lo stesso Togliatti. 2 Un belI'esempio di preterizione: « Non vogliamo... ». Essa introduce la tesi: « Solo un


26 nazioni, indicano la necessità di pensare a nuovi ordinamenti della società. La tragica realtà della fame, delle carestie, della distruzione delle risorse fisiche e ambientali, dimostra che il meccanismo capitalistico non è più proponibile come modello universale e, comunque, non è in grado di riso]vere le laceranti contraddizioni di quella immensa parte del mondo in cui tra poco vivrà l'80o/o degli uomini [ ... ]. E rende evidente che solo un deciso progresso nella direzione di un nuovo poterè democratico e una più ampia e diretta partecipazione dei cittadini al governo dell'economia e della società - obiettivi tipici del socialismo - possono impedire che tali risorse vengàno impiegate al fine di concentrare ulteriormente il potere e in 'modo da allargare il fossato tra paesi ricchi e paesi poveri.

deciso progresso... - obiettivi tipici del socialismo - possono impedire.. ».

[3] Ma in modi diversi lo sviluppo capitalistico è in crisi anche nei paesi più industrializzati. E ciò non soltanto per la disoccupazione di massa e una più vasta crisi sociale che sta dando luogo a nuove forme di alienazione, di sfruttamento, di emarginazione, di incapacità a soddisfare i bisogni umani, ma perché anche qui emerge dalle cose un bisogno profondo di nuovi modi di vivere, di produrre, di consumare [ ... ]. Nasce da tutto questo la nostra convinzione che, in realtà, si apre una 'fase nuova della lotta per il socialismo nel mondo: una fase nella quale il problema di una trasformazione in senso socialista nei punti più alti dello sviluppo capitalistico deve e può congiungersi strettamente con i movimenti di lotta e con le aspirazioni di liberazione, di giustizia, di progresso umano e civile delle masse povere e oppresse dell' immensa area del sottosviluppo. Questo vogliamo dire quando parliamo di nuovo internazionalismo. Ed è in questa prospettiva che si colloca tutta l'elaborazione compiuta dai comunisti italiani attorno al tema dell'eurocomunjsmo e di una « terza via ». Tale elaborazione - quale è stata approfondita e precisata nelle Tesi approvate dal XV Congresso - si propone come 'il dovere internazionalista del movimen'to operaio europeo di uscire dalI'angustià

3 Emerge il catastrofismo: « Una più vasta crisi sociale [...]; nuove forme di alienazione [ ... ] ». Si palesa anche i 'oggettivismo marxiano: « emerge dalle cose... », insieme a quella forma di pensiero che Popper definisce oracolare. « Si apre 'una fase nuova... Questo vogliamo dire quando parliamo di nuovo internazionalismo ». E' qui incastonato l'unico passo in cui compare l'espressione « Terza Via ». Essa risulta ormai consegnata all'archivio 'storico del partito: «Tale élaborazione è stata approfondita , e precisata nelle Tesi approvate dal XV Congresso... ». Ne segue una. definizione puramente retorica.


27 di visioni eurocentriche, corporative, o di pura propaganda, per contribuire a ricercare. risposte efficaci alla crisi delle società contemporanee.

Ma tutta l'esperienza del passato, e ancor più i compiti del presente, la necessità ovunque di far leva sulla partecipazione consapevole di grandi masse, dimostrano che la lotta per il socialismo non va avanti se non si traduce in una sempre più compiuta affermazione di democrazia.

4 Esempio di pensiero progressivo: « Ma tutta l'esperienza del passato e ancor più i compiti del presente [ ... ] dimostrano che la lotta per il socialismo non va avanti se non

si traduce in una sempre più compiuta... ».

5 Ne discendono conseguenze di grande rilievo per il modo in cui noi comunisti italiani concepiamo la trasformazione in senso socialista dello Stato, dell'economia e della società. L'aspirazione all'eguaglianza non può essere tenlenza all'uniformità e all'appiattimento, ma lotta contro le ingiustizie e le sopraffazioni, affermazione delle capacità di ciascuno, rispetto delle diversità.

E' da questa angolazione, dal punto di vista cioè, di una forza decisa a lottare per aprire strade nuove e dare nuove prospettive a un movimento reale di forze e di idee capace di trasformare il mondo in senso socialista, che noi consideriamo - come dicemmo nel dicembre e nel gennaio scorsi - esaurita la spinta propulsiva di una esperienza storica del socialismo, quella contrassegnata dal modello politico, statale e ideologico realizzato in URSS. Ciò non significa affatto negare od oscurare il valore dirompente della Rivoluzione d'Ottobre, il passo avanti che essa ha segnato per l'umanità intera, l'impulso che essa ha dato ad idee e movimenti che continuano ad operare nel profondo. Né significa ignorare la complessa esperienza, le conquiste e le novità presenti nei paesi dell'Europa dell'Est. Il mondo è andato avanti, si è trasformato, grazie anche a quella vicenda storica. . E' da molto tempo che i comunisti italiani hanno scelto la strada di guardare queste realtà senza schemi ideologici e autocensu-

Una definizione molto alleggerita della diversità (« il modo in cui noi comunisti italiani concepiamo la trasformazione. - - »): « L' aspirazione all'uguaglianza [ ... ] rispetto delle diversità [..] programmazione democrati-

ca

6 Si ribadisce la tesi dell'esaurirsi della spinta della Rivoluzione d'Ottobre con la rituale riconferma del suo valore storico. Si aggiungono due connotazioni nuove: « idee e movimenti » (sorti dalla Rivoluzione) « continuano ad operare nel profondo... ». Il mondo è andato avanti, si è trasformato, grazie « anche a quella vicenda storica ». Una indubbia, maggiore presa di distanza. Si cerca di trasformare lo strappo in soffice, quasi accademico o storiografico distacco.

7 Segue sullo stesso tema una revindica, rituale del D. comunista, dell'anzianità del-


28 re, partendo dai fatti e compiendo uno sforzo di analisi obiettiva che, naturalmente, può sempre essere discussa, aggiornata, cor retta. Ciò corrisponde ad un dovere essen ziale dinanzi alla classe operaia e al popolo. Ed è anche l'unico modo per tentare di portare un contributo positivo, per spingere ad affrontare

l'attuale posizione: « E' da molto tempo che i comunisti italiani hanno scelto la strada di guardare queste realtà senza schemi ideologici [ ... ] ». Ma nel prosieguo dell'argomentazione ricorrono espressioni come: «autocensure», «sforzo di analisi » che, pur nella negazione, riconducono ad una 'dimensione di maggiore realtà la bugia retorica: « E' da molto tempo E ... ] ».

8 L'espressione metaforica « problemi che [...] possono portare a crisi esplosive nel cuore dell'Europa » conduce alla tesi: « Tutta la vicenda della Polonia... ». Con l'interessante espressione: « pluralità delle forze che rappresentano la società polacca ».

[8] problemi che, se lasciati marcire, possono portare a crisi esplosive nel cuore dell'Europa. Tutta la vicenda della Polonia conferma la validità dei giudizi e delle analisi contenuti nella risoluzione della Direzione del PCI del dicembre 1981 e del Comitato Centrale del gennaio 1982. Era giusto, affermare che la scelta dello stato d'assedio non solo colpiva principi essenziali e costitutivi della concezione socialista e comunista, ma non poteva risolvere la sostanza della crisi. Anzi, la aggravava, rischiando di creare una situazione senza via d'uscita. I fatti confermano che la strada da battere è quella di una intesa nazionale la quale parte dal riconoscimento dei diritti dei lavoratori e della pluralità delle forze che rappresentano la società polacca.

[91

9

Improponibile è per il PCI ogni ritorno a vecchie « scelte di campo ». Ma questo non significa affatto estraniarsi dagli scontri reali sui piano internazionale nei quali siamo intervenuti e interveniamo sulla base della nostra caratterizzazione di forza che si oppone all'imperialismo e che lotta per la pace, la libertà e l'indipendenza dei popoli. Per combattere le nuove forme di imperialismo (penetrazione e affermazione in posizioni di comando di grandi imprese multinazionali, sfruttamento delle risorse dei paesi del Terzo mondo e impostazione di modelli di sviluppo subalterno, rapporti di « scambio ineguale », manovra dei flussi finanziari e monopolio delle nuove tecnologie a scopo di dominio, ecc.) occorre un vasto e molteplice movimento che per i suoi

Contraddittoria la tesi: « Improponibile è per il PCI ogni ritorno a vecchie scelte di campo. Ma questo non significa affatto estraniarsi dagli scontri reali sul piano internazionale [ ... ] sulla base della nostra caratterizzazione di forza che si oppone all'imperialismo [ ... ] ». Poiché i campi sono tre (imperialista, socialista, non allineaui) la posizione del PCI, non essendo esso terzomondista, è chiara. Tanto più che censisce come nuove forme dell'imperialismo le « grandi imprese multinazionali ». , Negli sbocchi pratici rinasce però la confusione dettata dal mai espunto spirito conso-

-


FR contenuti e le forze che lo compongono (non allineati, forze democratiche europee, e anche americane, ecc.) non, può identificarsi in una scelta di campo e tanto meno in una delega alla politica di Stato dell'URSS.

ciativo: « occorre un vasto e molteplice movimento E ... ] forze democratiche europee e anche americane [ ... ] non può idéntificarsi in una scelta di campo e tanto meno in una delega all'URSS o.

[10] I comunisti italiani perseguono un nuovo e. più ampio internazionalismo .e rifiutano ogni logica di subalternità, di isolamento e di rotture. Tutta la loro azione nel mondo è guidata da questo criterio. Il PCI, che ha respinto da gran tempo il metodo dei vincoli e delle scomuniche ideologiche, ha cercato sempre di fare fronte ai propri doveri di solidarietà verso chiunque lotti per la libertà. Oggi siamo chiamati a sviluppare il nostro sostegno alle lotte di tutti i popoli e movimenti di liberazione che nel 'mondo si battono per l'autodeterminazione, l'indipendenza nazionale, l'emancipazione e il progresso sociale. E al tempo stesso ci battiamo per i diritti delle minoranze, contro ogni forma di razzismo, ogni strumentalizzazione di diversità "ociali, religiose, filosofiche per dividere i popoli e i lavoratori [ ... ] Muovendosi in questa direzione il movimento operaio europeo potrà anche influire positivamente su tutti gli sviluppi della situazione internazionale, ivi compresa la crisi dei paesi dell'Est europeo e del movimento dei non allineati. E questo è anche un modo concreto per favorire un'inversione di tendenza nei rapporti tra le due superpotenze e più in generale nei rapporti tra Est e Ovest.

10 Il resto del capitolo è ripetitivo. Interessante appare soltanto un esempio di argomentazione che concresce su se stessa fino ad abbracciare ambiti sempre più vasti. E' anch'essa riconducibile allo storicismo in versione olistica. (Popper; Von Hayek): « Muo. vendosi in questa direzione il movimento operaio europeo potrà anche influire positivamente... nei rapporti tra Est e Ovest ».

Valutazione conclusiva e riassuntiva Il testo, estremamente prolisso e ripetitivo, non trae giovamento (leggibilità) dalla suddivisione in capitoli, ognuno dei quali è costruito senza tener troppo conto di quanto già detto negli altri. Ne consegue un modello tipo «quadri di una esposizione ». Quanto all'efficacia comunicativa, risulta chiara e determinata la scelta di fondo - che determina anche la specificità comunicativa del testo - e cioè: l'alternativa alla DC e al suo cosiddetto sistema di potere. Ma quante riserve nell'analisi di quel soggetto e di quella realtà! Ciò è dovuto, sembra, ad incertezza sulla prospettiva medesima, ma forse, ancora di


30 più, alla non disponibilità per una cultura dell'alternativa e quindi del relativo coraggio e, talora, asprezza, intellettuale (oltre che politica). L'analisi che sostiene la prospettiva alternativistica è pertanto incerta, piena di riserve e di distinguo Quanto al linguaggio infine, colpisce la sua vetustà. Le espressioni linguistiche sono in uso da decenni e mal si adattano alla realtà nuova che il PCI dice di voler trattare politicamente e, quindi, intellettualmente dominare. La preoccupazione ossessiva, narcisistica, dell'identità impedisce al PCI di far fronte, con sufficiente adeguatezza culturale e politica, alla pur rilevata esigenza di leggere la realtà e riformare strategia ed organizzazione sui risultati da questa lettura. La cultura del partito è statica. E' più statica negli strumenti conoscitivi, argomentativi e valutativi che nei contenuti. Le scelte si fanno, ma vengono immediatamente, contestualmente circoscritte di mille cautele: richiami a esigenze opposte, ambiguità di fondo e ricorrenti tentazioni consociative. E' questa l'eredità di Togliatti (la doppiezza) e di un certo Gramsci (la guerra di posizione). L'impegno politico - sulle scelte e sugli obiettivi - diventa, in queste condizioni, molto arduo.


31

Una intervista a Roberto Mazzotta (da «Panorama» deI 9 maggio 1983) L'intervista a Panorama di Roberto Mazzotl'intervistatore, nel costruirlo come persota assume un rilievo particolare nel corpus naggio, così qualffica: « questo commercialidei testi relativi alla crisi politica del maggio sta milanese, eterno peone e uomo senza il 1983. potere di una corrente alle spalle [ ... ] » (chi Essa è insolitamente chiara. Smentisce per- pensava che) «avrebbe svolto un ruolo di tanto il luogo comune sulla oscurità siste- facciata, ha mostrato di sottovalutare la cocmatica del linguaggio politico. Rientra pe- ciutaggine, la spregiudicatezza con cui porta raltro nella strategia della chiarezza inauavanti le sue convinzioni politiche. Anche gurata dalla segreteria De Mita. Ne rappre- a costo dell'isolamento » [2]. senta anzi la punta avanzata. «Commercialista milanese » è denotazione Non considererò, per semplicità, l'interazione negativa che, insieme a « peone », crea intervistatore/intervistato, se non per dire il fondo di contrasto per le marche posiche il primo fa da spalla al secondo. Non tive: « cocciutaggine », « spregiudicatezza». penso per serviismo, ma per « far uscire « Anche a costo dell'isolamento » è una riil meglio » dal personaggio che, del resto, presa dell'autoprogrammazione di Mazzotta si presta egregiamente. come protagonista di un'azione di sfonda. Il modello interpretativa applicato sarà, comento in un quadro politico stagnante. me ánticipato, quello soggetto (i)/schiera- Riprendiamo le sue parole: « se esiste una menti. Non farò un'analisi quantitativa sotto tendenza all'occultamento [...] bisogna usaalcun profilo, poiché non la ritengo facil- re alcune parole provocatorie ». Parole come mente trattabile con gli strumenti qualita- « ritorno al centrismo » che hanno avuto tivi (apparato categoriale) oggi disponibili. l'effetto di uno sparo nel buio. Così come ritengo utile, ma non sufficiente, Mazzotta si programma quindi come colui una lettura semiotica che dia conto dello sche- che rompe le regole della diplomazia poma attoriale e delle diverse isotopie del telitica: « Il mio ragionamento ha il solo disto. E' lo stesso Mazzotta che programma fetto di mettere all'aperto [...] ». la strategia comunicativa dell'intervista. In questo stesso brano vengono messi in « Il mio ragionamento ha il solo difetto di campo due soggetti e viene fornita una inmettere all'aperto decisioni che qualcuno vor- formazione sul mondo. rebbe continuare a tenere al chiuso, traveIl primo soggetto è lo stesso parlante: « il stendole magari con parole diverse (strategia mio ragionamento ». del segreto n.d.r.). Ma nei momenti di crisi Subito dopo l'antagonista: qualcuno. Questi è necessario usare parole chiare. E se esiste una tendenza all'occultamento delle posizioni i La metafora è stata inventata da Andreatta con politiche, bisogna usare alcune parole proriferimento a Formica (e un commercialista di Bavocatorie ». [1] ri »). Recentemente Craxi aveva accennato a Mazzotta come al « ragioniere lombardo », ma la meAbbiamo qui un manualetto di strategia della tafora risultava ormai codificata secondo « ratio facomunicazione politica di un soggetto che cilis ».


32 « vorrebbe continuare a tenere al chiuso ». Qui viene delineato il complotto che il Destinatore si propone di smascherare. Questa è la sua missione ancor più che guidare il ritorno al centrismo (che è missione di De Mita). Un'altra caratterizzazione del protagonista viene fornita dall'intervistatore-adiuvante. Essa svolge una doppia funzione: - rivoltare le denotazioni negative irrogate dagli avversari con: « Studioso di economia (si è laureato alla Bocconi con una tesi su Engels) » [3]; - marcarlo come diverso (in positivo) rispetto al politico di professione: « ha sempre sostenuto la politica come capacità amminis trativa contro la • politica come accumulazione e gestione del potere » [4]. Si tratta di una evidente menzogna (in senso semiotico) che nel co-testo medesimo' viene smentita dallo stesso Mazzotta. Egli infatti costruisce il bene politico-centrismo che è una formula di potere (da riaccumulare attorno alla DC). Fornisco ora alcuni tratti dello schema: sog-

getti/schieramenti. La costruzione del bene politico « centrismo » prende l'avvio da alcune informazioni sul mondo, attribuite ad un noi collettivo che ne costruisce la forza illocutoria: « abbiamo un'inflazione assestata sui 1696; [ ... ] la disoccupazione ha superato il 10%; [ ... ] il nostro apparato produttivo è tra i più invecchiati. {..] Continuando così il nostro Paese è destinato a diventare una colonia industriale» [5]. L'item « industria » o « industrializzazione » definisce l'orizzonte strategico e fa irrompere nel testo l'ideologia del Destinatore. Le ulteriori informazioni si muovono entro questo orizzonte: « E' necessaria una politica di risanamento [ ... ] una politica delle relazioni industriali che invece di guardare alla conflittualità guardi alla produttivi-

tà » [6 bis]. Nella stessa frase una figura retorica (climax): « impegnativa, dura, ardua » [6] lo stesso in [8 bis]: « inevitabile, necessario, urgente » e in [9] « alleate, aggregate, unite, dotate di un programma, di un'impostazione, di una volontà ». Si drammatizza la scena per introdurre tesi pesanti: eliminare gli elementi di socialismo; sottoporre il PSI ad un aut-aut. Viene quindi introdotto il soggetto impersonale, di valore strategico, politica di centro. « Questi sono obiettivi e vaibri caratteristici di quella che da sempre si suole chiamare una politica di centro » [7]. Il soggetto viene subito personalizzato: « in tutti i sistemi politici di questo mondo (essa) è

stata fatta da forze diverse da quelle di orientamento socialista. Nel nostro Paese [ ... ] da forze politiche non troppo condizionate dai partiti di sinistra » [8]. Tra i partiti di sinistra il referente principale è il PSI di Craxi, al quale Mazzotta suggerisce un possibile schieramento in realtà l'unico: da prendere o lasciare. Ciò risulta anche dalla precisa accentuazione retorica. « i socialisti devono trovare i loro interlocutori nelle forze politiche di centro aggregate, alleate, unite, dotare di un programma, di una volontà... » [ 9]. Lo scambio è proposto da posizioni di forza: « Dal confronto si potrà stabilire se i socialisti sono in grado di gestire questa politica [ ... ] o se sono assolutamente irrecuperabili » [10]. Alla facile obiezione « offerta » dall'intervistatore sulle responsabilità della DC, Mazzotta risponde: « La DC ha sbagliato non tanto nella realizzazione di propri obiettivi ma nell'aver permesso '[ ... ] che obiettivi di altri arrivassero a compimento anche con il suo concorso » [11]. Viene così delineato uno schieramento DC/altri che è marcato negativamente rispetto al precedente marcato positivamente: entro e fuori la formula centrista.


33 L'intervistatore introduce i due soggetti: partiti di sinistra e mondo del lavoro che Mazzotta ha finora tenuto fuori dai campo come ininfluenti [12]. Mazzotta scioglie lo schieramento, ipercodificato dalla tradizione politica italiana, tra i due soggetti. « Io non sono affatto disposto a credere che i lavoratori siano rappresentati dai partiti di sinistra » [13]. Aggiunge una informazione « non è affatto vero » (che tale collegamento sia scontato) [14]. Introduce ora due nuovi soggetti che contrappone tra di loro e alla precedente coppia ipercodificata. « Una politica di risanamento si fa creando delle alleanze sociali. E' sbagliato riportarsi per forza agli schiera-

menti parlamentari » [1 5]. Ad una ulteriore obiezione di servizio dell'intervistatore, risponde con una informazione e introducendo una nuova formulazione di alleanze sociali. « Le rendite sono dappertutto [..]. Di fronte ai problemi dello spreco [ ... ] si trovano possibilità di coalizioni sociali nuove alle quali va rivolto un discorso » [16]. C'è qui la proposta di uno schieramento extracorporeo rispetto ai sistema politico. E' vero che il PSI ha fatto un tentativo nella stessa direzione ma, precisa Mazzotta, « politiche [ ... ] come quelle di De Michelis » hanno dimostrato che il soggetto PSI non va d'accordo con la politica di risanamento che ora propongo [17]. A rafforzamento del giudizio, una bella ostensione: « abbiamo in Italia un partito socialista che sarebbe adatto a gestire con fantasia e spirito edomistico una fase di opuienza e di crescita... [18] ma mi sembra difficile che un certo tipo di cultura possa governare in un periodo di risanamento e di ricostruzione delle regole » [19]. Ma il PSI, oltre che sui contenuti, è carente anche sui terreno più strettamente politico « i partiti più pronti ad un programma di rigore sono quelli che non praticano la caccia

al consenso al minuto » [20']. (Quelli indica forse il- PCI?). Intanto cominciano ad essere individuati i partiti che vengono oppòsti semanticamente a quelli: « vi sono partiti che hanno inserito le proprie possibilità di crescita nelle pieghe della spesa pubblica, con difese agguerritissime di interessi di categoria » [ 21] (e 'qui è nettamente marcato il PSDI). « Per questo io individuo (e pertanto costruisco il bene politico centrismo n.d.r.) nel PRI e nel PLI i partiti con i quali è possibile avere un colloquio immediato con un rapporto di confronto e di apertura poi verso altri ». (PCI? n.d.r.) [22]. Confronto e apertura connotano PCI. Possiamo passare ora alla conclusione; superando altre precisazioni e delimitazioni intermedie, essendo ormai stato definito nel testo il bene politico « centrismo », giocato, in termini di programma partitico comé rin-

novamento [23]. Il programma centrismo risulta ora direttamente e chiaramente attribuito alla DC e sottratto ad eventuali pretendenti. « Se non lo facciamo noi, mi pare che non ci sia nessuno in grado di farlo. La DC deve giocare fino in fondo questa carta» [24]. Con ciò risulta programmato lo scambio politico con il soggetto « elettorato ». « Se sulla linea del rinnovamento ottenessimo un sufficiente consenso elettorale, io credo che nella DC un buon lavoro di ammodernamento, si possa fare [24]. E questo ammodernamento è costruito come bene complementare a centrismo ». In sintesi nel testo abbiamo trovato: - soggetti ben individuati di cui si predicano azioni (di schieramento) in modo diretto e univoco; - informazioni sul mondo precise e funzionali;


34 - un doppio bene politico: « centrismo » e « rinonvamento della DC » costruito con nettezza di contorni; - parti contraenti dello scambio nettamente individuate per inclusione e per esclusione.

Se poi questa chiarezza e determinazione verrà premiata dall'elettorato, còn una accettazione dello scambio nei termini ;roposti, è problema che si colloca fuori dal testo e dal linguaggio, nonché fuori dagli interessi di questa ricognizione critica.


35

DC/PARLA MAZZOTTA

Faremo centro! 49 Ang.lo Mule Psrvino

Largo ai meriti, lotta agli sprechi, òontenimento della spesa pubblica. Anche a scapito d.ile riforme, li vicesegretario democristiano rilancia il suo manifesto neoc.ntrlsta, Ma Da Mita ò davvero d'accordo? norevole Mezzotta, le è stalo attribuito un progetto di rilancio di un governo neocentrista. Si è forse spiegato male? Il suo pensiero è stato frainteso o forzato?... No, no. Parlavo in condizioni di assoluta lucidità mentale. E il mio pensiero non è stato affatto travisato. Lo ripeto: in ha. ha è necessario un governo [or. inato dai partiti di centro. E questo governo ha un obiettivo prionta. rio: ridurre gli elementi di socialismo disscnnatamente introdotti nel sistema politico-economico Ita. liana negli ultimi quindici unni.. Chi da Roberto Mazzotta, 43 inni. vicesegretario unico della Democrazia cristiana. si aspettava un dietro front è servito. Neanche la constatazione che le sue dichiara. zioni hanno contribuito seriamente a provocare l'uscita dal governo dei socialisti e Il conseguente scio«

mettere all'aperto decisioni che qualcuno vorrebbe continuare a tenere aT chiuso, travestendole magari con parole diverse. Ma nei moi menti di crisi è necessario usare parole chiare. E se esiste una teri. densa all'occultamento delle posizioni politiche, bisogna usare anche partito quasi per caso. Dopo l'elezione $ segretario di Ciriaco De Mila, avehhinese e per anni schierato su posizioni dl non chiusura al Pci. I capi democristiani (Andreotti In particolare) capirono che al vertice del partito, per tranquillizzare la classe imprenditorIale, ci voleva uno del Nord, di idee moderate, ma 5W, aZI interno e peone e uomo senza Il potere dl una corrente alle spalle, avrebbe svolto un ruolo di facciata mostrò 2 di sottovalutarne la cocciutaggine, la apregiudiestezza con cui porta da sempre avanti le sue convinzioni politichè. Anche a costo dell' Isolamento. lnedlmtozl sulla seconda poltrona di piazza del Gesù, I'. uomo

venuto dal freddo., come lo chiamano, si è portato dietro, intatto, tutto il suo pensiero politico. L' anticomunismo in nome del quale abbandonò la corrente di Base in cui era nato alla politica e il suo leader, Giovanni Marcora, che Io aveva scelto come delfino. La concezione pragmatica della politica, per cui è stato definito un • tecnocrate.. La sua visione laica del partito malvista dall'orda confessionale, il suo culto dell'efficienza e dei bilanci in pareggio, ostegiata da certo solidarlsmo cattolico, e da certo assistenzialismo doroteo. Ricco di famiglia (è figlio di un imprenditore aricoIo di Lecce e ha sposato la figlia di un industriale lombardo) ha fatto proprio del suo approccio disinteressato alla politi. resto alla rsocconi con una tesi i su En els a sempre sostenuto a po Itica come capacità amministrativa contro la politica come accu- 4

Rispoata. lAbbiamo un'inflazione assestata sul 16 per cento, il triplo di quella degli altri Paesi industriali. La disoccupazione ha superato la soglia del IO per cento. Nei primi mesi dell'anno si è verificata una riduzione della produzione industriale intorno all'8 per cento. Tra i Paesi dell'Occidente siamo l'unico ad avere ancora unacondjzione di tale recessione. Il nostro apparato produttivo è tra i più invecchiali, dal punto di vista dell'aggiornamento tecnologico, in una realtà internazionale dove, con le tecno- logie nuove, è in atto una vera rivoluzione industriale. Continuando così il nostro Paese è destinato a' ora

si vuote una torte riduzione del deficit pubblico, una politica di costi di produzione compatibile con la ricostruzione di margini di profitto, una politica monetaria che, non essendo più gravata dalle esigenze del disavanzo pubblico, sossa divnare'più espansvs, Una ,olitica delle relazioni sociali che, ovece di guardare alla confltttua-a fine uI generale attenzione legi slativa a nodi centrali come la pro•fesstorialità, il merito, l'elitninaz'tone delle condizioni di appiattimen. io, la riduzione della burocrasizza. alone e degli sprechi, la tutela del risparmio. D. E questa terapia non può che essere gestita, secondo lei, da un

sono obiettivi e valori i di quella che da 5cm- 7 rifleSse era un outatder nessuno gli dava peso. Venivo liquidato come il portavoce solo di quei ceti dl questo mondo è stata fatta da Imprenditoriali e culturali lombar8 forze politiche diverse da quelle di di che sono da sempre i suoi aponorientamento socialista. Nel nostro sor. Ora, da vicesegretario della Paese può t'scre fatta da forze po- Democrazia cristiana, rappresenta litiche non iropo condizionate dai a un tempo un pericolo per certi vecchi notabili e una speranza per la. t quati sotto nella sua ana.' chi crede nella necessità di un rausi gli elementi di socialismo da dicale rinnovamento del partito. 'Che cosa ha in mente quest'uo- - .elisinrC.Lb.I necessario, ur-' mo sconosciuto al grande pubbliJMe[che si tolga dalle leggi di co che. insieme con De Mita, si è t'i orma adottate soprattutto negli messo in testa di cambiare un paultimi 5 anni, dall'organizzazione chiderma che, dalla sua fondaziodel sistema pubblico, quel miscune, ha modificato ben poco al suo glio di giustizialism0 peronista e interno? Come la pensa un uomo di bursicratizzzzion e che non ha che, appena affacciatosi sul pro. certamente realizzato nel nostro scenio della gronde politica, ha daPse il cambiamento in senso soto unaspinta per il crollo di un go-cialista • svedese • ma l'ha reso solverno? Ecco la sua intervista: il matanto molto meno efficiente molnifesto del neocentrismo dc. to meno produttivo molto meno giusto e soprattutto troppo costoto, Domanda- Onorevole Mazzotta, programma esclude perch& secondo lei, è indispensabile un gverno di centro? lOiIflierlcuturi nelle forze politiche di centro aggregate, alleate, unilC, dotate di un programma di

- e aw,v ,

sono in grado di gestire quesi' litica economica o se invece sono assolutamente irrecuperabili

io


36 D. Un'obiezione: non crede che la Dc, partito cli maggioranza relativa, da semirc al governo, sia la prima responsabile dello sfascio? IL Certo, mentre queste cose secadevano la Democrazia cristiana non era in villeggiatura. Ci SOflO stati rilevanti errori commessi dalla Dc. Ma se guardiamo alla resItè delle_cose1T'bc ha sbagliato nonj!

temporaneamente sia sul sistema proporzionale sia sul sistema par. amentare, va rivisto. queste il Psi è il nostro alleato fon' D. Pensa a un sistema maggio damentalc. Ma poi il Psi le ha ab ritario e a due grandi schieramenbandonate. Quando è passato in concreto all'enunciaZione_,.JT1tfl ti che si alternino al potere? R. La nostra democrazia è una che economiche e finanziarie come1 in pie. 117 quelle di De Michelis, anch'io hol delle poche che sia rimasto di e funzionante avendo questi dovuto rivedere le mie opinionL_i tanto nella realizzazione di propri! due sistemi contemporaneamente 0. Che cosa non le va, in sostanobiettivi, ma nell'aver permesso1 operanti che producono, com'è no,a, dei soialisti? troppo facilmente che obiettivi di1 I Abbiamo in Italia un partito lo, grande dispersione tra le forze altri arrivassero a compimento an-I politiche, una molteplicità di posiialista che sarebbe adatto a ge' che con il suo concorso. zioni distinte, enormi difficoltà j sti!re, con fantasia e spirito edoniD. Un p0' d'autocritica sul pasnel formare coalizioni, la contradu. una fase diopulenza e di salo, c'è... 18 scita.I A me non displacerenoe ,dittorietà, la debolezza, la preca. R. Parliamo dell'oggi. E a chi ci rietà dei governi. A qualche rifor' se in una situazione di progresso critica oggi vorrei contrapporre un ma del sistema elettorale saremo e di sviluppo certo. di fronte a una invito - salvo verifica - a prendere portati dalla forza delle cose. dirigenza democristiana bacchettoatto che si trovano davanti a una D. Dopo aver fatto l'esame di na, si affermasse la necessità di Democrazia cristiana che nelle vetIidoneità a tutti i partiti. parliamo una nuova leadership, fatta come te concrete oggi indica queste coora della Dc. Lei pensa che abbia nostri leader socialisti, sono fatti i se. E non solo in una fase preMa mi sembra difficile che un cei le carte in regola per gestire que. elettorale. Dopo la crisi del governo sta qipva fase? lo tipo di cultura possa governa Spadolini, la Dc ha elaborato un i in un periodo di risanamento e di [B.J ?4on credo affatto che nui ab19 programma di governo non generi. tamo tutte le carte in regola. Ma ricostruzione delle regole. I CO ma di obiettivi e di strumenti, di se non lo facciamo noi mi pare che D. Come si conciliano, nel suo scelte legislative, di taglio di bilannon ci sia nessuno in grado di far' 24 ipotetico governo centrista, le posi' cio. di modificazioni di spesa, di lo. La Dc deve giocare fino in tonzioni di un partito come il Psdi intervento sul costo del lavoro nel do questa carta che è- legata ancon le sue battaglie sulle pensioni, quale queste cose erano estrema che a un processo di cambiamencon la sua politica nel settore del' mente chiare. io molto rapido nel partito. l'edilizia che a tutto sembrano im_________ è possibile attuare una D. Il peso dei vecchi capicorren prontate salvo che a un contenipotittca di rigore senza lopporto te è ancora intatto,. mento della spesa pubblica? dei partiti di sinistra, rappresen. 12 tanti di quel mondo del lavoro sulla linea dei rinnuvamenR.Wpartiti più pronti a un pro. gramma di rigore sono auclii che1 ttenessimo un sufficiente con 23 che sarebbe poi Zueflo maggiormen' 20 non praticanola Caccia a Coflsen- [senso elettorale io credo che nelle 24 te colpito? Dc un buon lavorodi ammoderna- . al minuto In una situazione R. Io non sono affatto disp ' crisi chi rivolge le sue atienzio- mento si possa fareill cammino che 13 credere che i lavoratori siano rap. ib'bTamo Intrapreso può andare a' ni a una categoria per volta non inistrg, presentati e j...2,ijjj di vanti e non essere più tntcrrotto ne esce più. E non c'è dubbio che I 'I Non è affatto vero. Una politica di da nessuno all'interno. Oppure può sono partiti chThanno inserito vi risanamento si la creando delle essere rapidamente trsvoltu. Anle proprie possibilità di crescita alleanze sociali. E sbagliato ripor. 2 1. nelle pieghe della spesa pubblica, che da questo punto di vista le d ea li schieramenti lo 15 tar zioni di giugno sono decisive. con dfese agguerritissime di inD. Ma in tutto questo De Mita è teressi di categoria Per questo io ntt altri, il contrasto so' i partiti d'accordo con lei? Tndis'iduo nel • vi e nel Pli ciale non è più tra capitale e lavoro. R. Nel nostro rapporto c'è un apossibile avere un quali è con i Il contrasto al quale dare una ri22 colloquio immediato. Con un rap- spetto fondamentale:, l'assoluta lesposta politica è Is, scontro tra i a tè reciproca. Finche dura la colporto poi di con fronto e di ceti direttamente collegati con i loborazione andrà avanti. Questo verso altri. problemi della produzione e i ceti è l'impegno che abbiamo preso. O. Una coatizione Dc.Flt-Fn non che invece hanno posizioni di renD. t un impegno limitato ai soli le sembra debole? dita o che comunque sono coperti rapporti formali.., R. Siamo in un moménto della e tutelati da qualcuno e possono R. Tra me e lui non c'è mai stavita del Paese che non consente salvarsi indipendentemente da quel. lo e non ci sarà mai l'accordo tatpiù equilibri tradizionali. Quello lo che succede nella struttura protico delgiorno per giorno. C'è un che oggi appare assolutamente induttiva. accordo egato a un ragionamento ridicolo, persino comprensibile, D. E il parassitismo di ceti tra'.,,..nt,'v,iv,, C lnndato su LC[IdIIICIILCiIIVIIU dIIII'..J.'..4IJ.. r"' DC/SEGUE

L

I

I

I

16

Crno le rendite capitalistiche e proprietat'ie. certo. Ma ci sono anche le rendite da status giuridico, da contratto sindacale, da legge pre' Ferenziale C'è una coltre diffusa del parassitismo o dell'eatra'produtti. vità. Di fronte ai problemi dello spreco, della disfunzione si trova no possibilità 'li coalizioni sociali nuove alle quali va rivoltò un di.' scorso. - voi ti hanno fatti i socialisti.,. R. Quando i socialisti sono usciti con quellz posizioni, all'interno del mio partito c'erano molti che si facevano prendere dal terrore della cuncorrelza. lo itivece continuavo a dire: se le posizicni sono

le. tra un po' divcnterà una scelta, questi punti: la nostra realtà al' O nella prossima legislatura emer- terriativa nei confronti del Pci. I' gerà un governo nel quale la lar' esigenza di portare la Dc su posi. ghezza della coalizione non sia a zioni aperte e moderne rispetto ai ditetto detrimento della qualità problemi, l'esigenza di lavorare per dei provvedimenti, o la prossima cambiarla e aggiornarla al suo inlegislatura sarà inevitabilmente temo; l'esigenza di costruire alleanze politiche sulla base dell'oquella delle modifiche istituzionali. mugeneità e nella direzione del n D Quali? fè. Se non si riesce ad arrivare sanamento e della ripresa. del Paea un governo omogeneo, un siate- se. Su questo l'intesa è assoluta. An9.le Miri. P.nlno ma come il nostro, fondato conPANORAMA

-

E MAGGIO lQ

-

47

I


37

Il linguaggio della politica secondo Laboratorio Politico L'annuncio di un fascicolo di « Laboratorio Politico » dedicato ai linguaggi della politica aveva creato un clima di attesa tra gli specialisti, i semi-specialisti ed i semplici lettori. Il linguaggio della politica - sia come discorso che come segno variamente modalizzato (v. Nicolini a Roma) .- è oggi in cima nella hit parade degli oggetti misteriosi della comunità culturale. I politici di professione, peraltro, continuano a usare il loro linguaggio, senza dubbi o esitazioni. Anzi mai come in questo periodp il linguaggio dei politici è apparso lussureggiante e determinato, fino a provocare crisi di governo (estate '82) è a prepararé le elezioni anticipate di giugno. Devo onestamente dire che l'apparizione e la circolazione del fascicolo ha deluso i semi-specialisti (come lo scrivente); ha rafforzato l'autocompiacimento degli specialisti (semiotici e linguisti) che hanno visto riconfermato il loro ruolo di esclusivi ermeneuti; ha lasciato indifferenti o sconfortati i semplici lettori che si sono scontrati con le asperità dei testi, consuete ma ancora più frustranti in un numero dedicato al linguaggio. Il fatto è che lo scrivere del collettivo di lavoro di L.P. è non difficile, ma ermetico. In quanto comunità discorsiva, il gruppo ha un suo codice di quasi impossibile accesso lj estranei. Alcuni esempi: Cacciari scompone tutti i composti; sottolinea parole comunissime, lasciando intendere, ma dando però per ovvio, un sovra o sottosenso; compone fonemi e monemi, creando sintagmi a senso (forse) multidimensionale. In più, usa virgolettare

semplici verbi nel bel mezzo di una frase. Alcuni esempi: « dall'apparizione della contemporanea massa "libera" [ ... ] in quanto ir-religiosa »; « la venerazione del potere per lo sviluppo trova il proprio analogo nella necessità da parte della massa di crescere. Mai la massa è "abbastanza" massa si dà massa soltanto in quanto si dà massain-crescita... ». « Tanto più la massa è compatta, quanto più si allarga ed aggrega, quanto più ex-plode - i primi segni di panico al suo interno si accendono allorché essa "riposa". Si potrebbe dire che la massa non entra mai in crisi per ex-plosione, ma solo per im-plosione » (pag. 191). Altro stilema caratteristico degli scrittori di L.P. è quello di non chiudere mai una questione, senza aprirne contestualmente un'altra. Di non fare mai un'affermazione, senza. immediatamente contraddirla. Ricordo un consiglio di Flaiano « Chi apre un periodo lo chiuda ». Qui invece pare che la consegna sia: « Chi ne chiude uno ne apra un altro e immediatamente lo còntraddica ». Un esempio, tra tanti, nel saggio di Duso e Brandalise: « se i linguaggi sono diversi e spesso incomunicanti, essi tuttavia appaiono, pur nella (anzi proprio attraverso la) loro specificità [ ... ]. Ogni linguaggio specifico cioè al di là ed attraverso i suoi contenuti [ ... J. Sembra allora che sia possibile cogliere la politicità intrinseca ai vari linguaggi solo cogliendo lo scarto esistente tra le funzioni politiche che essi svolgono ed i contenuti e la logica interna che li caratterizzano, anche se quella funzione politica pos-


38 sono svolgere proprio attraverso il loro specifico assetto » •(pag. 49). Quanto al merito dell'iniziativa di L.P. due tipi di considerazioni sono possibili, riguardanti: la struttura del fascicolo; le tesi affermate. La struttura presenta tre componenti. G11 interventi di scienza politica e di sociologia della comunicazione dovuti a esponenti del gruppo. Vengono affrontati luoghi classici della scienza politica - come « controllo sociale », « interazione individuale e. di gruppo con il potere e le istituzioni » (Rusconi). « Valore descrittivo e prescrittivo della teoria del contratto » (Duso e Brandalise) e così via. Uno sforzo meritevole è quello di Renato Nobili che affronta il tema, decisivo, Le logiche del linguaggio politico. E' una trattazione rigorosa, ma riduttiva. Nobili fa appello alla logica probalistica e quantistica e alla teoria dei grafi. Ma in una recensione delle logiche del linguaggio politico, un cenno alla logica perelmaniana dell'argomentazione e alla logica deontica di Von Wright' si imponeva. Non solo per ragioni di completezza, ma, soprattutto, perché in questi universi si ritrova molta della politicità del linguaggio politico. I riferimenti culturali sembrano in generale un po' obbligati e scontati. Oltre ai classici (Locke, Hobbes, Rousseau); i tedeschi oggi di moda, Schmitt, Luhman e Offe; anche quelli non più di moda, Rabermas. Ma non si tratta tanto di questo, quanto del fatto che il ragionamento svolto ha un'attinenza indiretta coi linguaggi della politica. Riguarda piuttosto la comunicazione e l'interazione sociale. Fattori certamente importanti, anzi decisivi anche per il linguaggio della politica, ma né esclusivi, né, peraltro, trattati con riferimenti e strumenti peculiari. La seconda sezione del fascicolo è dedicata alla « parola chiave » Politicamente. Asor Rosa la tratta da suoi pari, ma in termini, si po-

trebbe dire, di semantica storica con riferimento ad alcuni « parlanti eccellenti » della politica italiana. Anche qui sfugge la politicità come categoria. Una terza sezione, infine,, è dedicata a « I dati » con tre interventi assolutamente diso.mogenei: due di semiotici ed uno di Angelo Bolaffi, quest'ultimo sulle categorie politiche del terrorismo. E' la parte di maggiore appropriatezza rispetto al tema « Linguaggi della politica », ma con la ricordata discontinuità. La presenza di Gourevitch è casuale: una comunicazione presentata al congressò di scienza politica dell'agosto scorso a Rio de Janeiro. L'unico saggio veramente disciplinare è quello semiolinguistico di Graziella Priulla, dell' Università di Catania, esterna al Gruppo di L.P. Anticipo che si tratta di un contributo centrato rispetto al tema del fascicolo e mi riservo di tornare brevemente su di esso. (Vi è poi la sezione « Posizioni/Anticipazioni » su cui non mi soffermo per economia di spazio). ***

Un contributo che merita una riflessione critica' particolare è quello, nella prima sezione, di Umberto 'Curi e Bruna Giacomini,

Oltre il linguaggio della politica. La tesi di fondo è che la politica oggi parla attraverso gesti che non attraverso parole. Viene citata la magrezza di Pannella digiunante; la grinta di Craxi (ma grinta non è una metafora?); il pianto di De Mita (forse il riferimento è però a Zaccagnini), fino al doopiopetto di Almirànte; ma quest'ultimo sarebbe un riferimento a contrariis, essendo auel doppiopetto oggi parecchio uso. Anche auesto è un contributo non soecialistico. Il fatto non sarebbe di per sé neativo. OTRRFr.T4TSTTrCA I C. . (/pii'aromentazione. la nuova retora. Einaudi 19A. 2 Cfr. ( T-T, Vni' 'rr. Spiepi'io'ie e comprensione, Il Mulino 1977.


39 Ma se il saggio porta il lettore oltre il linguaggio della politica, come il titolo promette, lo fa dopo aver percorso una regione che non è quella del discorso politico! « Il linguaggio, lungi dall'essere lo strumento privilegiato mediante, il quale il sistema politico "informa" l'ambiente sociale [ ... ] nacqui-, sta significato se interpretato alla luce di quella dinamica di cooperazione 'e conflitto, scontro e mediazione,, attraverso la quale si svolge l'interazione tra Stato, partiti, organizzazioni private ed occulte [ ... ] il contenuto del messaggio non va più decodificato per ciò che esso dice sul sistema politico, ma per quanto all'interno di questo comunica» (pag. 84). E' una tesi di senso comune. Te. si che merita il massimo rispetto, ma scontata e insufficiente proprio in un periodo in cui la politicà consuma così avidamente, ingordamente, i mass-media! In tutto il saggio, inoltre, si fa distinzione tra discorso e azione senza mai accennare però al fatto che il discorso - specie quello politico - è azione (lo sapeva Antonio ancora prima di Austin e Searle!). Insomma uno sforzo lodevole, ma non disciplinarmente centrato. E, infine, sia consentito richiamare la grande testimonianza di A. Moro sulla potenza della parola che gli consentì di vincere Io scontro con i suoi carcerieri pur nelle condizioni della « prigione del popoio ». Altro che « gesto-linguaggio » delle B.R., le quali peraltro si sono distinte, rispetto ad altre organizzazioni occulte,. proprio per la loro inguaribile verbosità! Il saggio di G. Priulla merita una considera

zione tutta particolare. Di carattere empirico dà conto di una ricerca in corso sul linguaggio di sindacalisti-parlamentari di DC, PCI, PSI nei primi 21 anni di vita del.nostro Par. lamento. Unico" realmentè iftatb; si raccomanda anche perché, pur .essendb: rigorosamentedjsp1jnare;.'forz'aj' .ljmjtj della disciplina (semiotica) per giungere a cogliere quei contenuti '(di vita, di strategia, di progetto) che il Discorso Politico sempre reca dentro di sé. Sarebbe difficile riassumenlo in poche righe. Basterà dire però che la ricerca cui la Priulla e il suo gruppo stanno lavorando, non si limita a recensire l'organizzazione testuale del Discorso; a classificare i ruoli in esso assunti e giocati dai parlanti. Si tenta di cogliere anche le logiche che fondano il discorso dei parlanti e di risalire da queste alle Weltanschauungen. Còsì, ad esempio, si dice che DC e PCI « da veri primi attori della scena » dominano il campo ed attivano logiche differenziate. La DC, abituata a governare, in chiave di mezzo/fine; il PCI, da oppositore, in chiave di fatto/conseguenza. E' una stimolante interpretazione, che fornisce un reale criterio ermeneutico e ne stimola altri. Ad esempio: DC progettuale; PCI storicista o DC attenta alla gestione e PCI sensibile - e legato - alla puntuale verifica storica. Ho dato solo un cenno che non rende giustizia al lavoro della Priulla e per questo rinvio alla lettura. Ma anche da questo cenno credo si indovini come alcune strade di lettura critica del Discorso Politico, ancora inesplorato, appaiono fin d'ora promettenti.


CENTRO STUDI DELLA FONDAZIONE ADRIANO OLIVETTI Ricerche di cultura politica serie a cura di Sergio Ristuccia

Francesco Sidoti

I limiti della razionalità pubblica Evoluzionisti e razionalisti nella teoria sociologica

Il libro è pubblicato dalle

Edizioni di Comunità Via Manzoni, 12 - 20121 Milano


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.