MENSILE DI PULIZIE INDUSTRIALI, SANIFICAZIONE E IGIENE AMBIENTALE VISITUS Booth12.605- Hygenia ATTUALITÀ Verso la fine della pandemia MERCATO La pulizia nell’industria pesante FORMAZIONE Come scegliere il fornitore ANNO 31 n. 3 aprile 2022 ISSN: 2612-4068 www.dimensionepulito.it Speciale SANITÀ FOLLOW US
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03/2022
SOMMARIO / ANNO 31 N.3 APRILE 2022
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IMPIANTI NEGLI NZEB: EPB, LE NOVITÀ DELLE NUOVE NORME IMPIANTI AD ARIA PRIMARIA VS VAV FOCUS COMMISSIONING FILTRAZIONE QUALITÀ DELL’ARIA SOTTORAFFREDDAMENTO FRIGOCONSERVAZIONE ALIMENTARE #42 COMMISSIONING RISPARMIO ENERGETICO NEL TERZIARIO Organo ufficiale ANGAISA LA VOCE PIÙ AUTOREVOLE DEL SETTORE IDROTERMOSANITARIO Poste italiane Target Magazine LO/CONV/020/2010 Omologazione DCOCI0168 #251 Bosch riparte CLASSIFICHE 2015 Produttori e distributori: ce la si può fare! 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realtà in continua
Hygenia è una
retro
SOMMARIO
34 Il ruolo della lavasciuga pavimenti
Maurizio Pedrini
FORMAZIONE
38 Linea Guida: “L’azienda nell’azienda”
Mauro Martini
CARRIERA & LAVORO
44 Lavorare per passione: il segreto delle persone di successo
a cura di Erica Zuanon
SI PARLA DI
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4Hygiene I Copertina Angelini X, XI Arco II Copertina
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Kemika 3 Klindex 23 Paperdi 6
Bottoni LVII Christeyns XXIX Essity Tork XLV Falpi IV, V
Industrie Celtex III Kairosafe XXX, XXXI Paredes XXXVI, XXXVII Polti LI
Synclean 4, 5 Tenax 19 Ubiquicom 24
Rubino Chem VI Zep Italia XLIII
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IGIENE: un valore da NON DIMENTICARE
Il 31 marzo scorso è terminato lo stato di emergenza ma la pandemia non è finita. Questo significa che il virus continua a circolare e il rischio di trasmissione è ancora molto alto. Prudenza e responsabilità, quindi, non dovranno venire meno così come l’attenzione verso la disinfezione delle mani e delle superfici
Fabio Chiavieri
Era il 31 gennaio 2020 quando il Consiglio dei Ministri dichiarava lo stato di emergenza sanitaria per l’epidemia da nuovo coronavirus. Con questo atto dovuto, il Governo, allora presieduto da Giuseppe Conte, dava l’abbrivio a una serie di iniziative via via sempre più drastiche che soltanto una presa di posizione così forte avrebbe permesso. Tra queste, l’obbligo di indossare sia all’aperto che al chiuso le mascherine a protezione del viso, prima chirurgiche e successivamente FFP2, come primo baluardo a difesa della nostra e dell’altrui salute. Più il tempo passava e più le informazioni sulla modalità di diffusione del Covid-19 tra persona e persona e tramite le superfici di contatto diventavano sempre più precise e al contempo allarmanti. Da qui, alcuni concetti, di cui francamente quasi nemmeno più ricordavamo l’esistenza, quali sanitizzazione, igienizzazione, disinfezione sono stati portati improvvisamente, ma giustamente, alla ribalta. Era il periodo in cui l’alcool, la candeggina e i gel igienizzanti per le mani non si trovavano nemmeno a pagarli a peso d’oro. D’altronde, come dar torto ai timori di una popolazione che ogni giorno doveva fare i conti praticamente con un bollettino di guerra. La prima estate dallo
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VERSO LA FINE DELLA PANDEMIA?
Negli ultimi giorni, il Coronavirus ha ripreso a correre ma, nonostante l’aumento dei contagi, i Paesi - Italia compresa - vanno avanti con le riaperture. Se gli esperti sono divisi sull’ipotesi di una nuova ondata di Covid, il direttore dell’ufficio europeo dell’Organizzazione mondiale della salute (Oms), Hans Kluge, fa sapere di essere “vigile” ma “ottimista” sulla situazione dell’epidemia nel Vecchio Continente. Attualmente, il numero di casi di Covid è in aumento in 18 dei 53 paesi della zona Oms Europa, secondo l’organizzazione sanitaria. “I paesi in cui vediamo un aumento particolare sono Regno Unito, Irlanda, Grecia, Cipro, Francia, Italia e Germania”, spiega Kluge. E aggiunge: “Molto probabilmente le ragioni sono: prima di tutto la variante BA.2” di Sars-CoV-2, il sotto lignaggio noto come Omicron 2, che è molto più trasmissibile, ma non più grave”. Secondo i dati Oms, il numero di nuovi casi in Europa è diminuito drasticamente dopo il picco di fine gennaio, ma è in ripresa dall’inizio di marzo. Kluge invita comunque a un giusto mix di fiducia e prudenza: “Una ‘prognosi’ su Covid-19 è molto difficile, perché questo virus ci ha sorpreso molte volte. Al momento io sono ottimista e vigile”. Poi, elenca 3 fattori positivi che suggeriscono di essere ottimisti per il futuro: “Il primo è che ora il mondo ha un ampio capitale di immunità contro Sars-CoV-2, fra vaccinazioni e infezioni”. Il secondo è legato alla stagionalità: “L’inverno sta finendo e le persone si riuniranno di meno in luoghi piccoli e affollati”. Terzo punto: la variante Omicron di SarsCoV-2 “è più lieve nelle persone completamente vaccinate, booster incluso”. Per Kluge, infine, le 3 parole che devono guidarci sono “speranza, vigilanza, solidarietà internazionale”.
scoppio della pandemia ha indebolito il virus, complici le temperature elevate e una vita condotta maggiormente all’aria aperta. Ma si trattava solo di una tregua che puntualmente veniva rotta con l’inizio dell’autunno, la ripresa delle scuole e l’abbassamento delle temperature. Per fortuna, già si iniziava a parlare dell’imminente arrivo su scala globale dei primi vaccini che, di fatto, hanno significato la svolta nella lotta contro questo terribile virus. La campagna vaccinale iniziata in primavera non ha frenato i contagi, che hanno segnato picchi non indifferenti, ma grazie a essa le terapie intensive dei nostri ospedali hanno saputo reggere all’urto scongiurando questa volta nuovi devastanti lock down. La gente ha piano piano ripreso fiducia e, come dopo tutti i conflitti, ha iniziato a leccarsi le ferite. La luce in fondo al tunnel iniziava finalmente a vedersi, luce poi raggiunta e certificata con la fine dello stato di emergenza decretato lo scorso 31 marzo, a cui ha fatto eco la voce in controtendenza dell’OMS che mette in guardia i governi di tutto il mondo dal repentino abbassamento del livello di attenzione verso le varianti del Covid-19, in particolare di Omicron2, con le quali dovremo imparare a convivere. Il punto è proprio questo: che tipo di convivenza ci aspetta? Due anni di lotta contro un
nemico invisibile, e proprio per questo subdolo, non si possono cancellare con un colpo di spugna. Ma soprattutto non devono far dimenticare l’importanza che da ora in poi devono avere nella nostra vita le buone pratiche igienico-sanitarie in segno di una ritrovata responsabilità civica di tutte le persone. Gli agenti patogeni esistevano anche prima del Covid-19 e continueranno a esistere anche dopo; l’unica arma che abbiamo a disposizione è un approccio igienico mirato che prevede, come spiegato dal CIRI (Cleaning Industry Research Institute), la pulizia manuale con detergente, seguita dall’applicazione di un disinfettante appropriato registrato EPA, o l’uso di un detergente disinfettante monofase, seguito da un ulteriore potenziamento antimicrobico fornito dall’uso di una salvietta disinfettante o di uno spray disinfettante recante l’approvazione EPA appropriata per l’uso contro il coronavirus SARSCoV-2. Se questo è il protocollo da seguire, in ogni caso bisogna ricordarsi che l’impiego frequente di un disinfettante per le mani e per le superfici è in grado di ridurre significativamente le concentrazioni virali su mani e fomiti, come dimostrato da alcuni studi condotti all’interno di un edificio di uffici. I primi mesi dallo scoppio dell’epidemia sono stati caratterizzati dalla richiesta quasi spasmodica di prodotti disinfettanti, soprattutto ad azione virucida, che ha spinto le aziende del settore a formulare nuovi prodotti dall’elevata efficacia e dal basso impatto ambientale. Nell’ultimo anno, infatti, sono stati registrati nuovi disinfettanti PMC testati virucidi, battericidi, fungicidi e levuricidi, molti dei quali da utilizzare in azione combinata con macchine, attrezzature e accessori per facilitare l’uso e avere il massimo dei risultati. Oggi, pertanto, l’offerta di prodotti per l’igiene è da considerarsi di altissimo livello oltreché prima barriera nella lotta contro i virus. Ricapitolando, se, come ci auguriamo, la via è quella di un lento ma progressivo ritorno alla normalità, o pseudo tale, la lotta contro i virus, che sia il Covid19 e le sue varianti piuttosto che un banale raffreddore, rimarrà una questione di responsabilità personale, fermo restando l’impiego di rigidi protocolli nei casi in cui è in gioco la salute della comunità sia in ambito pubblico che privato. ■
03/2022 | DIMENSIONE PULITO 11
La DISINFEZIONE delle mani con GEL alcoolici
La disinfezione “Fake” delle mani è una delle più evidenti. Il problema principale dei gel disinfettanti è che questi devono avere anch’essi la registrazione come PMC
Le raccomandazioni dell’OMS per delle formulazioni ottimali (WHO Guidelines on Hand Hygiene – 2009 pag. 32) basate su numerosi studi che si trovano nella letteratura scientifica, richiamano
concentrazioni di alcool (Etilico e Isopropilico) di 60-80% in acqua. Queste concentrazioni sono riferite a valori in peso.
Vi sono provati studi che indicano che soluzioni alcoliche superiori al 90% sono meno efficaci di soluzioni al 60-80%.
Attenzione però alle “Fake” della confusione tra concentrazioni espresse in peso (%P/P) e concentrazioni espresse in volume (%V/V).
Il più usato è l’Alcool Etilico (Etanolo). Un alcool Etilico al 70% in peso corrisponde al 77,3% in volume. Abbiamo
12 DIMENSIONE PULITO | 03/2022 S S ANI f ICAZIONE - QUARTA PARTE *
Vincenzo Cama Direttore generale Kemika
sentito dichiarazioni del tipo “il mio prodotto è al 75%, il tuo al 70%”. In volume (%V/V) o in peso (%P/P)? C’è una bella differenza.
Il problema principale dei gel disinfettanti è che questi devono avere anch’essi la registrazione come PMC. Nel documento richiamato in precedenza dal Ministero della Sanità, viene chiarito che la parola igienizzante si può utilizzare per un prodotto solo se l’azione igienizzante è imputata ad un’azione meccanica di pulizia, in questo caso delle mani. Si può dire che se ti lavi le mani, così pure se pulisci una superficie o rimuovi sporco e batteri, ottieni un’azione igienizzante. Non si può dire però che l’azione igienizzante è dovuta ad un certo Principio attivo se non riferito a un PMC. La parola sanificante/sanitizzante per il Ministero della Salute è equiparata a quella di disinfettante. Durante il periodo tragico della pandemia nel 2020 è stato concesso per i gel alcoolici per le mani di definirli sanificante/igienizzanti. Di fatto il gel alcoolico non lava le mani perché, al contrario di un normale detergente per le mani, non vi è rimozione meccanica dello sporco, che se c’è, rimane sulle mani stesse. Il Ministero durante il 2020/2021 ha accelerato le pratiche di registrazione dei gel alcoolici per le mani che attualmente devono essere assolutamente dei PMC. Quindi attenzione alle “Fake” sui “disinfettanti” per le mani, che dichiarano l’effetto disinfettante/sanificante senza essere un PMC nonché igienizzante, perché per questo tipo di prodotto non vi è di fatto la rimozione meccanica dello sporco. Vi sono stati già dei sequestri e delle azioni di imputazioni di reato a produttori e distributori Ma la più grossa “Fake” per questo prodotto è la modalità di applicazione del gel anche se questo è un PMC. L’OMS e i numerosi studi a cui fa riferimento, ricordano che l’azione disinfettante dell’alcool etilico, pur alla corretta concentrazione, per esempio del 70% P/P, richiede per disattivare il virus Cov-Sars2 di 30-60 secondi di tempo di contatto sulle mani. Questo tempo, per questa operazione, se contate i
secondi, la rende un’operazione lunga. Il prodotto, pur se un PMC, deve essere in grado di rimanere attaccato alle mani per quei 30-60 secondi. Non deve scivolare via o evaporare. 30 secondi è il minimo. La figura 1 mostra l’operazione di “disinfezione” delle mani con gel alcoolico, come raccomandato dall’OMS. Importante è l’operazione 5 che trattiene l’evaporazione dell’alcool per 5-10 secondi.
Quante disinfezioni “Fake” delle mani abbiamo visto fatte in qualche secondo e quante infezioni Covid19 saranno state trasmesse attraverso le mani non ben disinfettate?
LE “SUPER FAKE”
Non mi voglia male chi pubblicizza e vende questi due sistemi di disinfezione.
Li descrivo senza commenti: Applicare ai vetri delle finestre dei fogli di un materiale che provocano un effetto che rende la luce capace di disinfettare gli ambienti. Amplificano gli UV?
Per disinfettare i taxi si mette nel posto dell’accendino una piccola vaschetta che fa evaporare un prodotto (risultato essere della candeggina diluita). All’interno del taxi si sente un “profumo” leggero di Cloro.
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ANI f ICAZIONE
Si disinfettano così maniglie, sedili e tutte le altre parti che il nuovo cliente che usa il taxi può toccare? “Ma cos’è quest’odore?” Può chiedere il cliente. “Sanifichiamo il taxi tra un cliente e l’altro”. Ed il cliente: “Però che servizio!”.
LA “FAKE” DEL CALORE
Anche nel caso della disinfezione con il vapore, la “Fake” si manifesta quando non si tiene conto del tempo di contatto dell’attrezzo che genera, con il vapore, una certa temperatura sulla superficie.
Il Ministero della Salute, in un documento del 13/05/2020 dichiara che la disinfezione con il vapore è una “Fake”. La disinfezione di una superficie con una macchina che produce vapore è possibile. Tuttavia, il problema è il tempo di contatto che il vapore ha bisogno per scaldare le varie superfici. Qualche produttore indica il tempo di 30 secondi di fermata per disinfettare un certo punto. Un altro fabbricante indica una diminuzione di 1 Log ogni 10 secondi. Per portare da Log5 a Log2 o Log1 sono necessari 30-40 secondi. I dati tra i due fornitori coinciderebbero. La quasi totalità dei fabbricanti, nel reclamizzare il prodotto, non fornisce alcuna indicazione. Di fatto, il problema è quello di portare la superficie da disinfettare ad una certa temperatura alla quale deve restare per il tempo necessario alla disattivazione del virus. Nella letteratura scientifica non ho trovato studi con il vapore, ma solo relazioni tra temperatura della superficie e tempo di disattivazione del virus. Riporto alcuni dati ritrovati nella letteratura alla voce “Inactivation Corona virus by heat” (Tabella1). I tempi indicati si riferiscono a disattivazioni del Cov-Sars2 maggiori di 4 log. È evidente che con il vapore risulta difficile scaldare tutto un pavimento per portarlo a 60-80°C e mantenerlo a questa temperatura per diversi minuti. Per piccole superfici, come una poltrona in tessuto o un vestito, può essere giustificato tenere l’attrezzo
Tabella 1. FONTE BIBLIOGRAFICA TEMPERATURA DELLA SUPERFICIE TEMPO DI CONTATTO IN MINUTI
The Lancet Microb. 2nd April 2020 56°C 70°C 30 5
Richiamato anche dal Rapporto ISS Covid19 n° 25 del 15 Maggio 2020
Journal of Hospital Infection 31st March 2020 60°C 65°C 80°C
Adv. virology 1st October 2011 (SarsCov1)
30 15 1
56°C 15
Digitare Resistance Corona virus to heat.
fermo per qualche minuto su ciascun punto. Il difficile è stabilire la temperatura alla quale si riesce ad arrivare e mantenerla per qualche minuto conformemente alle tabelle presentate. La “Fake” è facile, se non ci si rivolge a qualche produttore che fornisce le giuste raccomandazioni.
CONCLUSIONE
Come visto “produrre” una disinfezione “Fake” è piuttosto facile. Chi è pagato per effettuare una “sanificazione” se ne assume la responsabilità e non può non conoscere i principi fondamentali della disinfezione, come i tempi di contatto e le concentrazioni del Principio attivo nella soluzione di impiego (o nell’aria).
Sistemi come quelli delle disinfezioni “No touch”, come l’Ozono, i raggi UV e il Perossido di Idrogeno, usati con tali tecniche, sono ancora più difficili da gestire e necessitano maggiori conoscenze.
Una disinfezione completa con sistemi “No touch” deve includere anche le
superfici, non solo l’aria, che è da disinfettare comunque prima che la maggioranza delle “droplets” ricada sul pavimento e sulle superfici.
Devono essere disinfettate manualmente tutte le superfici in particolare quelle “in ombra” non “lambite” dai vapori dell’Ozono o dal Perossido di Idrogeno e dalla luce dei raggi UV. Come riportato nel contesto di questo articolo, questa è una raccomandazione estremamente importante e fondamentale come richiamato anche dall’OMS.
Attenzione sempre ai ppm dei Biocidi nella soluzione di impiego, ai tempi di contatto e ai valori dei CT.
Quindi attenzione alle disinfezioni “Fake”. ■
*L’articolo completo - “La disinfezione degli ambienti in tempo di pandemia. La bibliografia scientifica e quando l’incompetenza diventa Fake” - è stato suddiviso in quattro parti. La prima parte è stata pubblicata su Dimensione Pulito n.9 2021; la seconda parte, Il problema degli ambienti confinati, su Dimensione Pulito n.1 2022; la terza parte La disinfezione aerea, su Dimensione Pulito n. 2 2022.
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S S
Organizzato da Il 28 e 29 settembre 2022 una serie di eventi online dedicati alla cultura del pulito e alle sue applicazioni nei settori sanità, horeca, civile, industria, commercio, trasporti SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE, DIGITALIZZAZIONE, SALUTE PUBBLICA: LE NUOVE SFIDE DELL’IGIENE redazione.cleaning@quine.it IL CONVEGNO DEL PULITO PROFESSIONALE SAVE THE DATE 28 - 29 SETTEMBRE 2022
Industria PESANTE
Alcuni luoghi di lavoro, a causa della natura del lavoro stesso che viene svolto, accumulano velocemente, ogni giorno, una grandissima quantità di sporcizia. Residui che devono essere rimossi ed eliminati quotidianamente nel più breve tempo possibile per permettere ai lavoratori di continuare ad operare in ambienti salubri, puliti e igienizzati
a cura di Cristina Cardinali
L’Industria Pesante è un settore comprendente le industrie meccaniche, metallurgiche e siderurgiche. Coinvolge una o più caratteristiche come prodotti grandi e pesanti, attrezzature e strutture grandi e pesanti, o processi di produzione complessi o numerosi.
Prodotti industriali pesanti
I prodotti industriali pesanti includono principalmente il prodotto di varie discipline come l’energia che include energia termica, energia nucleare e naturale. Comprende anche l’industria elettrica pesante, delle macchine utensili e dell’ingegneria, che aiuta anche in maggiori flussi di capitale. Anche la produzione di aeromobili, così come la costruzione di motori aeronautici, è inclusa nell’industria pesante moderna. La produzione di molti prodotti industriali è cresciuta negli ultimi tempi come trattori, generatori elettrici, macchine da stampa e autovetture.
Processi e tecnologie
Nel set-up dell’industria pesante sono coinvolti molti processi industriali:
■ Processi generali, che comportano il congelamento, il lavaggio e l’essiccamento supercritico.
■ Processi chimici, che includono la fusione, la disinfezione e il processo Haber.
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■ Processi di calore, che includono Flash Smelting.
■ Processi fisici, che comprendono tecniche come forgiatura, stampaggio, tempra da lavoro, fustellatura, lucidatura a caduta e molte altre tecniche.
Le tecnologie moderne coinvolte nelle industrie pesanti includono la lavorazione elettrochimica che è in realtà una tecnica di elettro-lucidatura che viene principalmente impiegata nelle industrie automobilistica, aerospaziale e di altri metalli pesanti per l’esecuzione di molte operazioni. Le altre tecnologie moderne coinvolte sono le tecniche di micro-fabbricazione e microsabbiatura che oggi sono messe a punto anche nell’industria dell’heavy metal.
Tendenze future
L’uso di macchinari industriali pesanti è in aumento e, con la crescita di vari settori dell’industria pesante, anche i ricavi che ne derivano stanno ricevendo una spinta. L’introduzione delle tecnologie digitali e il loro orientamento al cliente ha anche aiutato queste industrie a continuare a svilupparsi e ad evolversi.
Le pulizie industriali
Le pulizie industriali consistono in un insieme di servizi di igienizzazione dei luoghi di lavoro, dove è prodotta una grande quantità di residui e sporcizia.
A causa della natura del lavoro stesso che viene svolto, alcuni luoghi di lavoro accumulano velocemente, ogni giorno, una grandissima quantità di sporcizia. Residui che devono essere rimossi ed eliminati quotidianamente nel più breve tempo possibile. La loro rimozione è indispensabile per permettere ai lavoratori di continuare ad operare in ambienti salubri, puliti e igienizzati. Solitamente i più comuni spazi lavorativi che corrispondono a questa descrizione sono capannoni, aree industriali, stabilimenti, magazzini, officine, aeroporti, ecc… Le imprese di pulizia che operano in questo specifico settore devono seguire delle linee guida molto rigide e accurate e devono essere in grado di fornire servizi altamente specializzati. Gli spazi ad uso industriale presentano caratteristiche molto diverse tra loro, che variano a seconda del lavoro svolto. Sono in particolare da prendere in considerazione: la tipologia e la complessità di esecuzione delle operazioni, le caratteristiche delle attrezzature usate, la diversità e la specificità dei macchinari utilizzati per eseguirle, l’alto livello di specializzazione richiesto al personale.
Non tutti gli operatori hanno la formazione necessaria per eseguire pulizie industriali. A questi operatori è infatti richiesta una formazione specifica e molto accurata, per metterli anche a conoscenza degli eventuali rischi ai quali vanno incontro quando si apprestano alle loro mansioni. Quando gli operatori dell’impresa di pulizie si trovano a dover svolgere un servizio all’interno di un ambiente industriale, potrebbero rischiare di entrare in contatto anche con sostanze pericolose e/o nocive. Di conseguenza è necessario che il personale sia ben formato e pronto ad affrontare ambienti e situazioni particolari. Inoltre nei comparti industriali i macchinari stessi devono essere mantenuti in condizioni ottimali anche dal punto di vista della pulizia. Questo richiede l’intervento di personale altamente specializzato che sappia cosa pulire, dove, come e soprattutto quando.
Esempio di pulizia in una fonderia
La Fonderia di Torbole è una fonderia di ghisa di seconda fusione per la produzione di componenti automobilistici, in particolare dischi freno, per le più importanti case automobilistiche e dell’automotive. È la fonderia più grande d’Italia, con quarantamila metri quadri di aree coperte, e quasi altrettante esterne, 250 dipendenti che lavorano su turni, sei giorni la settimana, 24 ore su 24. Il settimo giorno è dedicato alla manutenzione degli impianti.
La fonderia è un mondo estremamente complesso, soprattutto quando, come per la Fonderia di Torbole, si producono annualmente 135/140 mila tonnellate di fuso e si realizzano dai 13 ai
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14 milioni di dischi freno. Ogni giorno a Torbole si movimentano settemila tonnellate di terra, ossia di silice agglomerata con bentonite e con nero minerale, cioè il carbone. Tutto questo provoca, naturalmente, enormi volumi di polvere nera, più o meno sottile, e basterebbe solo una minima perdita in qualche nastro trasportatore, per formare veri e propri muri di terra con conseguenze gravi in termini di risultati e di compromissione dell’ambiente e della salute dei lavoratori. Di conseguenza, gli impianti devono essere sempre al massimo della loro efficienza, soprattutto nella fase di aspirazione, per evitare il rilascio di sostanze nocive.
Un ruolo determinante, che diventa parte integrante del sistema produttivo, viene giocato anche da un servizio di pulizia che sia adeguato e calibrato perfettamente per assolvere a tutte le carenze che possono verificarsi in un ambiente del genere.
Una spazzatrice stradale, ogni giorno, segue un percorso preciso, che inizia dal parco materiali, esterno, suddiviso in hangar in cui vengono raccolti i residui di metallo, agganciati e movimentati da enormi calamite, i pani di ghisa, la bentonite, il carbone e così via. Costantemente la spazzatrice, che ha la cabina pressurizzata per evitare problemi all’operatore, percorre i vialetti esterni, entrando negli hangar, per impedire l’accumulo di polvere. Dall’esterno poi procede verso la zona fusione e da lì negli altri reparti, dove operano anche spazzatrici di dimensioni più piccole. Ci sono reparti, come l’impianto terra, quello che produce tutta la terra che va poi alla formatura, le settemila tonnellate che vengono miscelate e in seguito, recuperate, lavorate, pulite, raffreddate e ripreparate per un ulteriore ciclo di lavorazione. È di per sé il reparto più sporco della fonderia, dove stazionano quotidianamente gli operatori che, con un sistema di aspirazione centralizzato, puliscono le aree che, inevitabilmente, possono essersi sporcate. Queste operazioni vengono effettuate tutti
i giorni. “Il settimo giorno – precisa il direttore di stabilimento – si effettuano interventi di pulizia sulle macchine. Durante il fermo macchine, che dura dalle 18.00 del sabato alla mezzanotte della domenica, quando riparte la produzione, entra in azione il team delle pulizia, che preparano le macchine prima degli interventi di manutenzione. La pulizia delle macchine viene effettuata nei turni notturni del sabato, mentre la domenica vengono effettuati gli interventi di manutenzione, sempre però con la compresenza di operatori delle pulizie”.
Un programma dai tempi precisi e dalla procedura rigorosa, che richiede una preparazione specialistica degli operatori, perché, le pulizie industriali non si possono improvvisare e occorre preparare gli operatori in base agli ambienti in cui si va a operare. È necessario studiare procedure ad hoc, perché in un ambiente del genere i metodi tradizionali non produrrebbero risultati efficaci. ■
Fonti: https://it.ripleybelieves.com/what-does-heavy-industry-produce-2799 https://impaservice.com https://www.dimensionepulito.it/2016/02/06/speciale-cantieri-gennaio-2016/
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TENAX: Affidabilità 100% ELETTRICA
Tenax è soprattutto sinonimo di affidabilità 100% elettrica; infatti, grazie all’esperienza ultra ventennale nel settore dello spazzamento elettrico e grazie alle oltre 700 spazzatrici elettriche vendute a proprio marchio in 42 Paesi è in grado di garantire elevate performances a tutte le latitudini e soluzioni su misura sulla base delle necessità di ogni cliente. Per questo oggi Tenax International è partner dei maggiori enti pubblici e privati Europei ed ha guadagnato la fiducia di città quali Parigi, Bruxelles, Bergamo, Napoli, Taipei, Melbourne, Barcellona, Bilbao e molte altre.
Prestazioni Elevate con soluzioni energetiche custom
Le spazzatrici Tenax al contrario di spazzatrici elettrificate, offrono elevate prestazioni, sia in termini di maggiori ore di lavoro costante e continuative garantite, sia in termini di batterie. Infatti grazie alla vasta gamma di batterie disponibili è stato possibile adattarsi alla perfe
zione a qualsiasi esigenza sia tecnica che economica del cliente creando soluzioni energetiche su misura.
Tutela dell’ambiente
Le spazzatrici Tenax, grazie all’assenza di circuiti idraulici, eliminano il rischio di sversamenti di olii idraulici su superfici stradali. Gli sversamenti di olio infatti richiedono onerosi interventi di bonifica, e costituiscono un pericolo per l’ambiente e per la sicurezza e salute dei cittadini. Inoltre grazie all’assenza di Emissioni di CO2 e di emissioni acustiche contribuiscono a creare un ambiente cittadino più vivibile e sostenibile.
Ritorno dell’investimento
Le spazzatrici Tenax garantiscono un ritorno dell’investimento confermato in massimo tre anni, soprattutto all’assenza di manutenzione. Nel 2022 è inoltre possibile richiedere il kit Industria 4.0 su tutti i mezzi Tenax.
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Spazzatrici Stradali & Lavastrade 100% Elettriche 100% Electric street Sweepers & Flushers Tenax International S.p.A. Via Balduina, 3 - 42010 Rio Saliceto (RE) Italy www.tenaxinternational.com
Pavimentazioni INDUSTRIALI
I pavimenti industriali devono far fronte a uno sforzo considerevole e devono anche soddisfare elevati standard di sicurezza professionale
a cura di Cristina Cardinali
Ipavimenti industriali richiedono particolare cura e attenzione, sia durante la fabbricazione, sia in termini di rivestimento, pulizia e mantenimento. Quale metodo di pulizia usare dipende molto dalla struttura del pavimento.
GARANTIRE LA SICUREZZA
Normalmente, le pavimentazioni industriali non vengono pulite per ragioni estetiche, piuttosto, essendo sottoposte giornalmente a un considerevole stress - che può essere di tipo fisico oppure causato da reazioni chi-
miche dovute alla caduta di sostanze - la pulizia è richiesta per garantire la sicurezza del personale e un corretto proseguimento delle operazioni di lavoro. Nella peggiore delle ipotesi, il danneggiamento della copertura della pavimentazione può causare conse-
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guenti danni e incidenti, con oli, acidi e altre sostanze che possono andare a danneggiare attrezzi e macchinari, e persino ferire gli operai. Effettuare una corretta pulizia, a intervalli regolari, può minimizzare questo rischio. Inoltre, nell’industria, un regolare mantenimento può aiutare le coperture e gli edifici a mantenere il loro valore.
METODI DI PULIZIA
Una distinzione fondamentale va fatta tra metodo di pulizia a una fase e metodo di pulizia a due fasi: Metodo a una fase: il pavimento viene pulito e lo sporco viene eliminato in un solo passaggio dalla stessa macchina. Metodo a due fasi: il pavimento viene ricoperto con acqua e detersivo. In una fase successiva, la soluzione viene aspirata da un macchinario di pulizia.
STRUTTURE DI PAVIMENTAZIONE
La maggior parte dei pavimenti industriali è in massetto, compattato in modo da essere reso estremamente durevole.
La posatura consiste nello stendere direttamente la pasta sull’oggetto e lasciarla ad asciugare. Esistono diversi tipi di massetto, e ognuno ha caratteristiche specifiche delle quali bisogna tenere presente durante la pulizia. Massetto a base di cemento: è il tipo più utilizzato, è composto da sabbia o ghiaia più cemento e acqua. L’unico tipo di massetto prodotto nel settore industriale è un aggregato duro, in grado di sopportare sollecitazioni notevoli, grazie alla sua classe di resistenza e al suo spessore, appositamente dimensionato.
Proprietà: non resistente ad acidi e alcali forti. L’azione degli acidi rende il materiale più ruvido e difficile da pulire.
Massetto a base di solfato di calcio: include tutti i massetti che hanno un legante che consiste in solfato di calcio anidro (anidrite). Questo tipo di massetto è di colore chiaro e ha una superficie molto dura, liscia, compatta e praticamente senza pori.
Proprietà: sensibile all’umidità, a causa del legante utilizzato. Occorre evitare una prolungata esposizione all’acqua, specialmente nel caso di pulizie profonde. Può essere pulito solamente con metodo a una fase.
Massetto a base di magnesio: i leganti sono ossido e cloruro di magnesio. Estremamente resistente, ha la capacità di legare l’aggregato minerale in modo particolarmente saldo. L’aggiunta di coloranti a base di ossido di metallo gli dona un colore uniforme.
Proprietà: Il massetto di magnesio con filler organici rende il pavimento più caldo sotto i piedi, ma anche più sensibile all’umidità. Si consiglia di pulire solo con metodo a una fase.
Massetto a base di asfalto di mastice: una densa e porosa mistura di riempitivi come farina di roccia, sabbia, ghiaia e bitume. Il bitume è una sostanza scura, semi-volatile, composta da diversi tipi di sostanze organiche estratte dalla distillazione di olio crudo.
Proprietà: resistente all’acqua, molto resistente ad acidi e alcali, non resistente ai solventi.
TRATTAMENTO DELLE SUPERFICI
La superficie può essere trattata a seconda di quanto richiede la copertura e del carico alla quale viene sottoposta. Ad esempio, il trattamento della superficie previene la formazione di polvere in massetti a base di cemento e previene la veloce penetrazione di sporco e umidità. Le caratteristiche del trattamento usato vanno tenute in considerazione durante la pulizia.
Impregnazione: l’agente impregnante penetra per 0,5-3 mm all’interno del
massetto (a seconda della qualità del substrato), e lo rinforza, riempiendo anche gran parte dei pori. Questo trattamento non copre però la superficie con uno strato continuo di copertura.
Proprietà: impregnare i pori impedisce all’umidità di penetrare immediatamente il massetto. Se sostanze oleose rimangono sulla superficie per lungo tempo, lasceranno macchie impossibili da rimuovere.
Compattazione chimica: il fluido compattante è applicato come un agente impregnante, e reagisce solo su substrati legati con cemento. La reazione di compattazione avviene infatti con questo materiale.
Proprietà: maggiore è la frequenza con cui la pulizia viene effettuata, maggiore è l’intensità con cui avviene la reazione. Questo rinforza la superficie e la rende più resistente a stress meccanici e chimici. Sigillatura: a differenza dell’impregnazione, in questo caso viene applicato uno strato di materiale sul substrato. A 0,1-0,3 mm di spessore, lo strato è relativamente sottile. Alla vista, la sigillatura appare come una mano di vernice.
Rivestimenti: hanno normalmente uno spessore di 0,5-2 mm (a 2-6 mm di spessore sono chiamate coperture). Si possono creare superfici particolarmente strutturate o praticamente lisce a seconda del rivestimento utilizzato. Questo è importante perché le associazioni professionali richiedono determinate classi di resistenza allo scivolamento in certe aree. Pavimenti
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senza interruzioni fatti di resine sintetiche, come resina epossidica e poliuretano, sono esempi comuni.
Proprietà: offrono alta resistenza chimica, ma rimangono sensibili a solventi e parti meccaniche per la pulizia, come cuscinetti e spazzole metalliche.
PULIZIA PROFONDA: RIMUOVERE LO SPORCO RESISTENTE
La pulizia profonda utilizza il lavaggio a umido per rimuovere segni di olio e grasso e sporco incrostato. Ciò richiede potenti lavasciuga con una testina di lavaggio a rulli. Se il rivestimento del pavimento lo consente, la pulizia viene eseguita con il metodo a due fasi a piena pressione di contatto con spazzole o cuscinetti verdi. La procedura deve essere sempre eseguita passo dopo passo, per evitare che il pavimento si bagni troppo o che la flotta di pulizia si asciughi di nuovo rapidamente.
Passaggio 1: utilizzare una lavasciuga per distribuire il detergente sulla superficie, quindi strofinarlo due o tre volte fino a quando tutto lo sporco si è liberato. Passaggio 2: rimuovere l’acqua sporca utilizzando il tergipavimento e il dispositivo di aspirazione sulla macchina. Quindi coprire di nuovo l’intera area con acqua pulita e procedere con il metodo a una fase: coprire con acqua - scrub - aspirazione. Se è necessario rimuovere le pellicole protettive oltre all’olio e al grasso, si consiglia un detergente a base alcalina. L’agente detergente va diluito tra il 5 e il 10% a seconda della sporcizia della superficie. Per la pulizia profonda di pavimenti industriali che non sono stati trattati o di superfici non resistenti all’acqua (vedere tipi di massetto), si consiglia solo il metodo ad una fase, altrimenti il pavimento si bagnerà troppo e potrebbe subire danni.
PULIZIE DI MANTENIMENTO: RIMUOVERE LO SPORCO LEGGERO
La pulizia di manutenzione viene eseguita con il metodo a una fase. Per eliminare lo sporco leggero si usa una lavasciuga dotata di spazzole o tam-
poni di lavaggio. La lavasciuga lavora con una pressione di contatto inferiore e una velocità della spazzola a rullo inferiore. Non è necessario il post-lavaggio o il risciacquo: il pavimento può essere calpestato immediatamente. Se il lavoro di pulizia non richiede la pulizia a umido, la pulizia di manutenzione può essere eseguita anche con una spazzatrice a vuoto.
POSSIBILE APPLICAZIONE PER PAVIMENTI IN CEMENTO
Trasformare un pavimento in cemento vecchio, macchiato e senza più lucentezza in una superficie assolutamente liscia, lucida e resistente consente di ottenere numerosi vantaggi: la superficie, resa liscia, diventa più semplice da pulire, ed è anche facilitata la rimozione di batteri e germi. Essendo levigata, e non ricoperta da cere o resine, la pavimentazione non si riga e non rimarranno segni di pneumatici, nel caso di passaggio di muletti. Avere un pavimento levigato invece che uno grezzo significa inoltre risparmiare notevolmente sui costi di manutenzione, in quanto le macchine operatrici trovano
minor resistenza con conseguente minore usura di spazzole, dischi, ruote, mop.
LA TECNICA*
Il calcestruzzo viene levigato in modo da eliminare i dislivelli, utilizzando levigatrici dotate di sistema planetario controrotante con la possibilità di regolare la pressione della testata. Sulla superficie viene poi applicato un consolidante che penetra in profondità nel cemento, senza lasciare alcun film da sollevare o staccare; l’applicazione di questo prodotto causa una reazione chimica con conseguente indurimento del calcestruzzo. La superficie viene poi lucidata per ottenere un’elevata finitura e brillantezza, e infine viene applicato un sigillante per pavimenti per migliorare ulteriormente lucentezza, durezza e resistenza all’aggressione di sostanze chimiche. Al termine del trattamento, si ottiene una superficie completamente trasformata, bella da vedere, resistente ai graffi e alle macchie, facile da pulire, che non accumula polvere ed economica da manutenere. ■
*(a cura di Klindex)
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Levigatura con dischi diamantati
Applicazione dello stucco
Applicazione del consolidante
Lucidatura con dischi in resina
Applicazione del sigillante per proteggere la superficie
LA SCELTA DEI PROFESSIONISTI DEL TRATTAMENTO PAVIMENTI Levigatrici per pavimenti • Aspiratori • Dischi diamantati • Monosapzzole • Prodotti chimici • Soluzioni per pavimenti Klindex s.r.l. SS 5 Tiburtina valeria km209+200 - Manoppello (PE) Italy | Tel +39 085 859 546 | www.klindex.com - info@klindex.it
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Tracking e telemetria di UBIQUICOM: la DIMENSIONE 4.0 del cleaning
Il dispositivo Neobox di Ubiquicom, unito alla piattaforma TrackVision, fornisce un kit RTLS di tracking e telemetria per accedere alle agevolazioni fiscali previste dal Piano Transizione 4.0
Il tema dell’igiene e della pulizia ha assunto negli ultimi due anni un’importanza crescente dovuta alla situazione sanitaria contingente. In particolare, nel campo sanitario, ma anche in quello scolastico, dell’Horeca, del retail e del mondo industriale in generale, la necessità di avere ambienti puliti e sanificati è cresciuta enormemente, creando nuove sfide per il mercato del cleaning professionale. Chi costruisce, vende o noleggia macchine per la pulizia ha davanti a sé una grande opportunità: da un lato un mercato che è più sensibile e attento ai temi dell’igiene degli ambienti, dall’altro le agevolazioni fiscali previste dal Piano Transizione 4.0. L’allegato A annesso alla legge di bilancio 2017, dal titolo “Beni funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale delle imprese secondo il modello «Industria 4.0»”, elenca i
beni strumentali materiali e le caratteristiche che essi devono avere per essere elegibili all’agevolazione fiscale. Le macchine per la pulizia industriale e professionale possono rientrare in queste agevolazioni fiscali? Se l’azienda che ne fa uso riesce a dimostrare che il loro utilizzo è indispensabile all’interno dei processi e del flusso di lavoro aziendale, la risposta è “sì”. Questo si può documentare attraverso la raccolta di dati provenienti dai mezzi, quindi rendendoli “intelligenti”.
TRACKVISION + NEOBOX ED È SUBITO INDUSTRIA
4.0
Ubiquicom, azienda italiana specializzata in soluzioni RTLS (Real-Time Locating System), ha sviluppato NeoBox, un dispositivo per il tracking e la telemetria di mezzi di piccole dimensioni, che in abbinamento alla piattaforma software TrackVision per la gestione della flotta in ottica 4.0, permette il monitoraggio e il telecontrollo delle funzioni dei mezzi avvalendosi dell’infrastruttura IoT di Microsoft Azure.
NeoBox utilizza le tecnologie GPS, GSM e BLE e sensori integrati, abilitando la localizzazione in tempo
reale dei mezzi e la raccolta dei dati di telemetria necessari per misurare i tempi di attività e di lavoro, identificare urti e guasti e abilitare la generazione di report da remoto. Non solo, con NeoBox e TrackVision, intere flotte di lavapavimenti saranno subito connesse e in grado di raccogliere e scambiare dati, sfruttando le potenzialità dell’intelligenza artificiale e dell’IoT, per creare servizi a valore aggiunto, ad esempio migliorare l’offerta di pricing del noleggio come Pay per Use, verificare il corretto utilizzo della macchina e l’accesso degli operatori autorizzati, abilitare la manutenzione preventiva etc.
Il sistema (NeoBox + sensori + TrackVision) permette di creare un’efficiente rete di interconnessione tra le macchine e tra queste e i sistemi di fabbrica già presenti in azienda (MES, WMS, ERP), garantendo così una gestione integrata e ottimizzata delle risorse aziendali.
Con l’introduzione di NeoBox e TrackVision per il monitoraggio remoto della flotta di cleaning machines, il cliente ottiene il beneficio pari al risparmio fiscale del 40% sull’intero importo del bene strumentale.
www.ubiquicom.com/neobox/
I INDUSTRIA 4.0 INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
applicata
Cleaning, tra innovazione robotica
digitalizzazione
gestionali
demand”
imprese di
del Multiservizio,
Facility Management
digitalizzazione
LIVE WEBINAR Gli Incontri di Coordinati e moderati da Maurizio
Per informazioni: redazione.cleaning@quine.it Si utilizzerà Bigmarker, è possibile partecipare alla sezione tramite qualsiasi dispositivo. Prenota il tuo posto all’evento del 14 aprile SAVE THE DATE 15 NOVEMBRE 13 DICEMBRE 25 OTTOBRE 7 GIUGNO 14 APRILE 10 MARZO
“La pulizia negli ospedali e nelle RSA ai tempi della Pandemia da Covid, esigenze, nuovi protocolli di sicurezza, tecnologie ed esperienze a confronto” “La sanificazione delle condotte aerauliche in tempo di Pandemia: nuovi scenari dell’innovazione tecnologica” “I nuovi CAM per i servizi ospedalieri e di pulizia alla prova del nove del mercato: opportunità e problematiche da sciogliere” “Le nuove frontiere della sanificazione ambientale nelle camere degli hotel: vantaggi competitivi della misurazione di correttezza ed efficacia delle operazioni di cleaning”. “L’intelligenza artificiale
al
e
dei sistemi
e di controllo on
“Le
pulizia di fronte alla sfida
del
e della
4.0”
Pedrini, giornalista di settore e direttore tecnico della rivista Dimensione Pulito
Potenza e SICUREZZA per lo sporco resistente
Le aziende produttrici sono impegnate a innovare la tecnologia di spazzatrici e lavasciuga pavimenti, fondamentali macchine per la pulizia, destinate ad operare in ambienti fortemente ostili e in spazi di ampie metrature, dove l’efficacia pulente, la robustezza e la produttività sono davvero essenziali
Maurizio Pedrini Giornalista di settore Direttore tecnico rivista Dimensione Pulito
La pulizia delle superfici nell’industria pesante propone, per la pulizia meccanizzata, sfide stimolanti e complesse. Non è facile, infatti, individuare le macchine più adatte, economicamente convenienti e adeguatamente performanti per pulire le superfici di ambienti di produzione quali fonderie, acciaierie, stabilimenti metalmeccanici, industrie della ceramica,
cementifici e cave. Luoghi non facili da frequentare dove proliferano polveri e detriti in genere, macchie d’unto sulle pavimentazioni e sporco decisamente resistente da rimuovere. In tali contesti sono richieste macchine di facile utilizzo e facili da mantenere, dalle elevate prestazioni, potenti, efficaci ed estremamente sicure. In questa inchiesta abbiamo proposto ai rappresentanti di alcune importanti aziende produttrici
del professional cleaning di rispondere alle nostre domande presentando brevemente i loro prodotti, ovvero le lavasciuga pavimenti e le spazzatrici ideate, progettate e costruite proprio per affrontare e risolvere situazioni delicate e rilevanti problematiche. Situazioni in cui la mission dell’igiene delle superfici rappresenta un compito quasi improbo, ma raggiungibile proprio grazie agli interventi di pulizia meccanizzata.
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La vostra azienda ha, nella propria gamma di produzione, macchine lavasciuga pavimenti e spazzatrici destinate specificamente ad operare nell’industria pesante, magazzini, ecc?
Umberto Maria Cini, CCO (Chief Commercial Officer) Dulevo afferma: “Dulevo è nata nel 1976 proprio per venire incontro alle esigenze dell’industria pesante. La tecnologia Dulevo, applicata su tutti i nostri mezzi, risponde esattamente alle richieste dell’industria, che abbiamo poi saputo declinare per le esigenze delle municipalità, dell’industria leggera e del commercio”. Emilio Canali Sales & marketing manager Kaercher Floor Care, spiega convinto: “Sì, le nostre macchine spazzatrici sono perfette per l’utilizzo in ambienti particolarmente sporchi, come le acciaierie, le ceramiche, le segherie o anche i cantieri navali”. “Da sempre”, aggiunge Paolo Taoso, strategic marketing office di Comac, “la nostra azienda dedica parte della sua progettazione al segmento delle industriali, sia per le lavasciuga pavimenti che per le spazzatrici. Le macchine Comac, pensate per la pulizia nel settore industriale sono sottoposte ad un uso costante, per questo sono potenti e in grado di tollerare ritmi di lavoro continui e pesanti. Il nostro reparto ricerca e sviluppo è sempre attento a creare prodotti che siano robusti e destinati a durare nel tempo, portando così vantaggi non solo a breve ma anche a lungo termine”. “Come importatore esclusivo Tennant”, afferma Stefano Grosso, direttore commerciale ISC Group, “da oltre trent’anni ISC ha un’esperienza consolidata nelle
soluzioni di pulizia per l’industria pesante, caratterizzata da ambienti fortemente ostili e, in generale, in tutti gli spazi di ampie metrature, dove l’efficacia pulente, la robustezza e la produttività sono essenziali. Per ISC questi sono gli ambienti preferiti, perché sappiamo di poter portare un valore reale e tangibile ai nostri clienti, sia in termini di risultato operativo che di ottimizzazione dei processi”. “Sì”, risponde convinto, Nicola Zansavio, ufficio marketing di Adiatek, industria veronese, specializzata nella produzione di lavasciuga pavimenti, “abbiamo nella nostra vasta gamma di prodotti, macchine destinate all’impiego ottimale nell’industria pesante, che possiedono tutte le migliori prerogative richieste per offrire un servizio ottimale di pulizia di superfici davvero ostiche. Si tratta di macchine potenti e solide per la massima efficacia e produttività”. Diversa l’esperienza di Vincenzo Geddes da Filicaia CEO di Tenax International: “Rispetto ai nostri colleghi”, afferma, “siamo un po’ atipici perché costruiamo esclusivamente spazzatrici da esterni, alimentate da energia elettrica. Abbiamo scelto di non realizzare alcun tipo di macchina di tipo endoremico: né a benzina, né a gasolio, né a gas. La nostra decisione è dovuta al fatto che lavoriamo all’80% con il settore pubblico e solo al 20% con quello privato, operando nelle zone esterne di industrie, grandi magazzini, centri commerciali e di stoccaggio, porti ed altre estese aree private, specialmente di aziende multinazionali che tendono ad essere in possesso della certificazione ISC, perciò assai sensibili alla tematica ambientale. Realtà che anche nel nostro settore agiscono cercando
di offrire il buon esempio adottando comportamenti tali da ridurre l’impatto ambientale a tutti i livelli”.
“Noi”, spiega Alessandro Fiorentini, responsabile export dell’omonima azienda, “a differenza da altre aziende, che fanno solamente assemblaggio di componenti, produciamo direttamente e abbiamo anche una nostra azienda di carpenteria. Per quanto concerne le macchine spazzatrici e lavasciuga indirizzate all’industria pesante, che devono essere sicuramente in acciaio o in ferro, con una struttura assai solida, puntiamo a fabbricare modelli con meno plastica e maggiore robustezza”.
In generale, quali fondamentali caratteristiche tecniche possiedono le macchine lavasciuga pavimenti e spazzatrici prodotte dalla vostra azienda impiegate in questo impegnativo settore di produzione (fabbriche meccaniche e metalmeccaniche, acciaierie, industria della ceramica, ecc.).
“Le nostre macchine”, aggiunge Canali, “sono caratterizzate da un grado di robustezza molto elevato, da filtri appositamente studiati per un ottimale controllo delle polveri e dalla guida confortevole”. “Qualità costruttiva, affidabilità e bassi costi di manutenzione”, precisa Grosso, “sono la risposta alle esigenze di questa tipologia di aziende. In ambienti così ostili, macchine poco strutturate tendono a rompersi spesso, generando costi non previsti. La struttura del telaio a doppia lamiera con struttura a croce centrale delle spazzatrici uomo a bordo, così come il sistema di rilascio SmartRelease™ del tergipavimento poste-
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Umberto Maria Cini, Chief Commercial Officer Dulevo
Emilio Canali Sales & Marketing Manager Kaercher Floor Care
Paolo Taoso, Strategic Marketing Office di Comac
ULIZIA INDUSTRIALE
riore in caso di urto delle lavasciuga, o i serbatoi easy-to-clean Hygenic® in poliprobilene HD Duramer sono caratteristiche costruttive che proteggono la macchina e prevengono danni costosi. La manutenzione preventiva assicurata da ISC inoltre previene il rischio di fermi macchina, così come l’utilizzo di ricambi originali TennantTrue”. “Secondo il mio punto di vista”, risponde Taoso, “a livello tecnico, le lavasciuga pavimenti impiegate nel settore industriale devono essere semplici da utilizzare e da mantenere, in modo da poter essere usate da più persone. Inoltre, devono avere la possibilità di regolare la pressione delle spazzole per poter rimuovere lo sporco più difficile e avere una maggiore forza lavante. Devono poter avere anche una versione lavante-spazzante per quegli ambienti specifici dove è necessario rimuovere solo piccoli residui solidi. Inoltre, devono avere motori di aspirazione molto potenti per assicurare un’asciugatura perfetta in un solo passaggio, eliminando così i rischi di scivolamento. A queste caratteristiche credo ormai sia fondamentale aggiungere tecnologie che rispettino l’ambiente come programmi di lavaggio in modalità ECO e i sistemi di dosaggio del detergente. Ultimo, ma non meno importante, devono poter essere dotate di sistema di gestione delle flotte per conoscere lo stato e le informazioni più significative della macchina. Per le spazzatrici, invece, credo sia fondamentale la disponibilità di versioni sia a batteria che motorizzate in modo da poter scegliere il modello più adatto all’ambiente
in cui la macchina deve lavorare. Un altro aspetto fondamentale è la filtrazione, la disponibilità di diverse tipologie di filtro e la possibilità di avere lo scuotifiltro elettrico che permette di lavorare più a lungo senza doversi preoccupare della pulizia. Inoltre, il sistema spazzole permette di mantenere costanti le prestazioni anche quando la spazzola inizia ad usurarsi e per questo la spazzola è dotata di un sistema autoregistrante che la mantiene sempre a contatto con la superficie. Infine, le caratteristiche tecniche legate alla sicurezza sono importantissime, per questo le spazzatrici di dimensioni più grandi hanno sempre la possibilità di installare fari, tettucci e cinture di sicurezza”. “Credo senz’altro”, interviene Zansavio, che l’elemento distintivo dei modelli marchiati Adiatek sia rappresentato dalla qualità del materiale. Le nostre macchine lavasciuga professionali destinate all’industria pesante garantiscono elevate prestazioni per la pulizia di grandi dimensioni, sono sicure ed affidabili. Le operazioni di manutenzione risultano molto semplici, grazie alla facilità di smontaggio delle componenti”. “La meccanica aspirante filtrante, tecnologia innovativa concepita da Dulevo nel 1976 e costantemente perfezionata”, precisa Cini, “l’ha resa leader nel settore delle spazzatrici industriali e stradali: la pulizia effettuata sia tramite aspirazione che tramite rullo centrale permette di ottenere un risultato perfetto senza l’uso di acqua. Le industrie più pesanti, con ambienti di lavoro molto polverosi, richiedono un tipo di pulizia che per-
metta di non sollevare alcuna polvere. La maggior parte delle industrie ceramiche modenesi utilizza i nostri modelli più ‘grandi’, come le nuovissime D3 e D6, per i propri stabilimenti”. “La pecualiarità delle nostre spazzatrici, risponde Geddes da Filicaia, di non emettere gas di scarico, di non avere alcun tipo di vibrazione né di emissione sonora, è particolarmente apprezzata perché si traduce in una fortissima diminuzione dell’impatto ambientale ad ogni livello. Senza contare le positive ricadute e i benefici per l’operatore a bordo. Inoltre, non dimentichiamo che, le nostre macchine – essendo completamente elettriche - non hanno impianto idraulico, né tubi o filtri olio, perciò gli interventi di manutenzione si riducono moltissimo. Infine un altro aspetto non trascurabile: queste macchine non devono rispettare le norme Euro 6, 5 o 4: mantengono perciò un elevato valore residuale”. “Le nostre macchine”, risponde Fiorentini, “sono più meccaniche e meno elettroniche con componenti importanti e di grande qualità, dotate di materiale di fabbricazione robusto e particolarmente resistente. In Italia si sta affermando anche in questo settore il cosiddetto business a long term, con il noleggio delle macchine, in cui noi crediamo molto, destinate a durare nel tempo. Il dato che ci caratterizza, come azienda è proprio la forza in questa nicchia di macchine. Da anni, inoltre, abbiamo spostato il mondo della logistica e dell’industria, realizzando partnership assai solide, come quella con la Toyota, anche nell’applicazione lavorativa, in quanto possono
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Stefano Grosso, Direttore Commerciale ISC Group
Nicola Zansavio, Ufficio Marketing di Adiatek
Vincenzo Geddes da Filicaia, CEO di Tenax International
operare ininterrottamente anche per cinque o sei ore. Per l’industria particolarmente pesante, come le acciaierie, abbiamo dotato le nostre macchine spazzatrici di specifici accorgimenti, come i cassoni rinforzati. Riusciamo ad essere molto competitivi proprio perché realizziamo in proprio parti delle macchine quali motori, spazzole; abbiamo una carpenteria nella quale operano una trentina di dipendenti, dotata di robot e saldatori automatici che ci consentono di operare con estrema flessibilità”.
Attualmente quali sono i vostri clienti maggiormente interessati all’acquisto di queste produzioni?
“I settori di maggiore interesse per le nostre macchine”, precisa Canali, “sono acciaierie, segherie, falegnamerie, cantieri navali e in generale l’industria pesante”. “I clienti di Comac più interessati alle macchine di concezione industriale”, afferma Taoso, sono fonderie, acciaierie, magazzini logistici, aziende produttive, magazzini, piattaforme logistiche ma anche aeroporti, porti e stazioni ferroviarie”. Sicuramente”, interviene Grosso, “tutte le produzioni dove il contesto è più gravoso, come fonderie e produzioni, dove si crea un alto livello di sporco grasso o solido, e dove il livello di pulizia richiesto è molto elevato perché impatta sulla sicurezza e la salute di chi vive gli spazi, oltre che sulla qualità del prodotto finito. Negli ultimi anni, abbiamo rilevato un interesse maggiore anche per gli aspetti di sostenibilità ambientale, su cui Tennant investe molto, progettando tecnologie che permettono di lavare efficacemente con poca acqua e detergente”. “Le nostre lavasciuga pavimenti uomo a bordo, di grandi dimensioni, sono particolarmente apprezzate dal mercato, soprattutto da industrie ed imprese di servizi”, aggiunge
Zansavio”. “La maggior parte delle richieste in questo momento”, risponde Cini, “arrivano dai settori di industria pesante e leggera, logistica e GDO. C’è stata una ripresa forte delle attività produttive in Italia e nel mondo, e questo si ripercuote anche sulle richieste dei nostri prodotti: siamo leader nel mercato dell’industria ceramica, dei cementifici, delle acciaierie. Il lancio delle nuove D3 e D6 negli ultimi due anni ha suscitato molto interesse e, di conseguenza, molte richieste di acquisto”. “I nostri clienti principali”, interviene Geddes da Filicaia, sono realtà che operano all’interno del settore pubblico o aziende private che operano al servizio di grandi gruppi, tendenzialmente legati alla grande distribuzione o alla pulizia di ambienti esterni di ospedali, centri commerciali e impianti logistici. Non abbiamo invece rapporti di fornitura con il mondo dell’industria pesante vera e propria, come acciaierie, cementifici, fonderie e la ceramica. Come dicevo, le nostre spazzatrici vengono usate specialmente negli spazi esterni”.
“Oggi”, interviene Fiorentini, “la nostra principale clientela è rappresentata dalle acciaierie, dai cementifici ma anche da coloro che trattano materiale per logistica: abbiamo clienti finali che vanno da Amazon a importanti aeroporti nazionali ed esteri e, più specificamente nell’ambito dell’industria pesante, note acciaierie, senza contare noti marchi dell’industria alimentare come Fiorucci e Rigamonti, dove alle nostre macchine vengono richiesti accorgimenti specifici su acciaio inox o trattamenti anticorrosivi. Oltre, naturalmente alle classiche imprese di pulizia e multiservizi”.
Ritiene che l’impiego della lavasciuga pavimenti e delle spazzatrici di grandi dimensioni in questi settori produttivi sia destinato ad espandersi? Con quali evoluzioni tecnologiche e che vantaggi?
“Sono convinto”, spiega Canali, “che l’attenzione alla pulizia sia importante in questi settori produttivi, e sia destinato a crescere, con un occhio di riguardo sempre maggiore al controllo delle polveri e alla resa finale”. “Sicuramente”, riprende Taoso, “la meccanizzazione delle operazioni di pulizia mediante l’utilizzo di lavasciuga pavimenti e spazzatrici si sta consolidando anche nei settori produttivi. Questo perché le macchine vengono dotate di tecnologie sempre più innovative che rispondono alle esigenze di questo settore, ma anche perché sul lungo termine permettono di ottenere notevoli vantaggi economici. Ma l’aspetto più importante credo sia l’implementazione di tecnologie sostenibili anche sulle macchine industriali, e mi riferisco a ReWater e al sistema Non Stop Cleaning di Comac pensati per il riciclo dell’acqua di lavaggio delle lavasciuga pavimenti. Minimizzare l’impatto ambientale del processo produttivo e delle attività legate ad esso è un aspetto sempre più importante per questo settore”. “La nuova frontiera”, afferma Grosso, “è sicuramente il mondo della digitalizzazione e dell’automazione dei processi di pulizia. Tutte le lavasciuga pavimenti Tennant possono beneficiare delle agevolazioni fiscali ‘Industria 4.0’ in quanto dotate di sistemi di telemetria e monitoraggio che permettono di inter-
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Alessandro Fiorentini, responsabile export Ing. Fiorentini
ULIZIA INDUSTRIALE
connettersi con il sistema aziendale di gestione della produzione. Per quanto riguarda i modelli AMR, la scelta tecnologia di Tennant nell’ambito della robotica è stata quella di partire da prodotti dalle prestazioni consolidate e trasformarli in ‘Cobot’ (robot collaborativo) in modo da poter combinare l’utilizzo in modalità autonoma all’esperienza d’uso tradizionale, per una transizione tecnologica rapida e non traumatica. La piattaforma AMR di Tennant, unisce l’affidabilità delle lavasciuga Tennant all’intelligenza artificiale del sistema operativo BrainOs, nata dalla partnership tra Tennant e BrainCorp.” “Penso”, precisa Zansavio, “che le lavasciuga pavimenti, forti di un know how, che le vede già all’avanguardia nel settore, sotto il profilo dell’innovazione tecnologica, siano destinate nell’immediato futuro a migliorare specialmente il sistema di telemetria per una gestione sempre più efficiente da remoto”. “Sicuramente”, precisa Cini, “il settore della logistica è in forte espansione, con un ampliamento costante dei magazzini: di conseguenza aumenteranno anche le dimensioni delle macchine che ci vengono richieste. In generale, comunque, la tecnologia migliora sempre e otteniamo maggiori rendimenti con consumi sempre minori: un occhio di riguardo alla sostenibilità ambientale ed economica. Ad oggi le nostre macchine più grandi sono dotate di sistemi di rilevazione da remoto e tutte le funzioni sono a controllo elettronico gestibile tramite touchscreen”. “Credo che in futuro”, precisa Geddes da Filicaia, “l’evoluzione dei motori elettrici e quindi parimenti quella delle macchine spazzatrici così alimentate, sarà analoga a quella delle macchine alimentate diversamente, con motore a benzina o diesel. Ovvero: maggiori potenze, capacità di operare in spazi sempre più ridotti. Molto dipenderà, nel nostro caso, dalle dimensioni della componentistica e delle batterie. Sullo sfondo, a dire il vero, c’è anche il tema dell’alimentazione a idrogeno, di cui tutti parlano ma che, almeno per il momento, oggi nel nostro settore è decisamente minimale. L’idrogeno, in verità,
per certe applicazioni può già rivelarsi appetibile e lo sarà ancora di più guardando alle applicazioni della robotica e della guida autonoma. Per macchine omologate e immatricolate idonee a circolare su strada mi sembra una prospettiva lontana, mentre appare più realistica e vicina, anzi direi quasi che è già realtà, per ambienti chiusi”.
“La nostra azienda”, riprende Fiorentini, “sta lavorando in questo settore da ormai parecchi anni, con una costante espansione, sia in Italia che all’estero. Va detto, però, che con la crisi generata dalla pandemia, il nostro Paese ha rappresentato per noi una fonte quasi esclusiva di mercato. L’industria Ing. Fiorentini può contare su un’organizzazione ibrida, diversa da quella della concorrenza, in quanto disponiamo sul territorio nazionale di una rete di filiali di vendita diretta in città come Roma, Firenze, Napoli e Messina”.
A quali progetti state lavorando, sempre a proposito di queste tipologie di macchine? La prospettiva, per la vostra azienda, è di una crescita ed evoluzione del mercato? Può fornirci qualche anticipazione sulle linee guida che state seguendo?
“I progetti di Comac”, spiega Taoso, “sono rivolti a un completamento della gamma di lavasciuga industriali C con l’inserimento di un nuovo modello da 120 cm di pista di lavoro. Ma stiamo
anche lavorando per definire una nuova macchina combinata, ovvero l’unione su un unico telaio di tutte le nostre conoscenze in merito a lavasciuga pavimenti e spazzatrici. Infine, stiamo iniziando a ripensare la gamma delle nostre storiche spazzatrici industriali per allinearle in termini stilistici e tecnologici agli ultimi modelli di lavasciuga pavimenti industriali della gamma Comac. Sono tutti progetti su cui abbiamo scelto di investire proprio perché crediamo che grazie alle conoscenze e alle esperienze acquisite negli anni Comac sia in grado di offrire delle macchine performanti e perfettamente integrabili per il settore industriale”. “Anche per quanto riguarda la digitalizzazione”, risponde Grosso, “vogliamo lavorare con estrema trasparenza e offrire ai nostri clienti un servizio accurato, che porti effettivo valore, e non si limiti al mero beneficio economico, diventando una concreta opportunità di crescita digitale. Per questo abbiamo scelto di proporre una soluzione ISC per la telemetria, mettendo le basi per la creazione di un ecosistema di servizi SMART che permetteranno di sfruttare in un’ottica di Business Intelligence tutti i dati relativi al mondo delle macchine per la pulizia”. “La mission di Adiatek”, afferma Zansavio, “è quella di rispondere tempestivamente e al meglio alle esigenze di un mercato sempre in rapida evoluzione, mantenendo un forte legame di fidelizzazione con la propria affezionata clientela. Lavoreremo sempre, con forte motivazione e in un perfetto gioco
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di squadra, per raggiungere al meglio questo impegnativo obiettivo”. “Il principale percorso di crescita che stiamo seguendo è la sostenibilità economica e ambientale: macchine più efficienti consentono un risparmio di costi e un maggior rispetto dell’ambiente. Nel segmento industriale è importante massimizzare l’efficienza, contenere i costi e assicurarsi un ottimo ritorno sugli investimenti fatti: tutti temi che sono all’ordine del giorno nello sviluppo dei nostri veicoli”. “Quest’anno”, risponde Geddes da Filicaia, “usciremo sul mercato con un prodotto nuovo; il nostro piano di sviluppo prevede invece la realizzazione di quattro nuove macchine nei prossimi tre anni. Saranno interamente elettriche, dedicate alla pulizia delle aree esterne e del lavaggio delle strade”. “In futuro”, interviene Fiorentini, “anche noi tenderemo a far funzionare le nostre macchine in corrente elettrica alternata, con vantaggi sia in termini di autonomia che di compatibilità elettromagnetica, pensando anche a tutto l’impegnativo capitolo delle certificazioni. Un altro grosso investimento è relativo all’attuazione dei nuovi CAM, che prevedono l’impiego di materiale in plastica riciclata e il contenimento dei decibel di inquinamento. Rispettare le normative emergenti rappresenta una sorta di imperativo categorico per non restare esclusi dal mercato”.
Sempre a proposito dell’impiego della lavasciuga pavimenti nel mondo della ceramica, dell’industria metalmeccanica e pesante in generale, in base alla vostra esperienza, il loro impiego, si è rivelato davvero utile? “L’impiego delle macchine spazzatrici”, afferma Canali, “è sicuramente indispensabile per la pulizia degli ambienti industriali, le nostre macchine assicurano una pulizia ottimale degli ambienti con sporco particolarmente ostinato. “È chiaro”, precisa Taoso, “che la meccanizzazione delle operazioni di pulizia ha un impatto estremamente positivo sia in termini di efficacia che di efficienza. Questi vantaggi sono ancora più visibili in ambienti dove lo sporco è pesante, come l’industria metalmeccanica e quella della ceramica. Abbiamo soluzioni verticali per questi settori, come per esempio
le lavasciuga industriali della gamma C, le spazzatrici industriali partendo dal nostro modello CS80 arrivando anche alle spazzatrici stradali e agli aspiratori industriali. Infine, per il mondo del marmo, come non menzionare anche le monospazzole e lavasciuga orbitali”. “La pulizia dei pavimenti”, riprende Grosso, “è imprescindibile in qualsiasi contesto, per motivi di sicurezza, di qualità, di immagine, mentre la disinfezione dei pavimenti può essere necessaria in alcuni specifici ambienti, come strutture sanitarie o asili; difficilmente lo è nell’industria. Pur investendo molte energie nella promozione di tecniche per la sanificazione degli ambienti, non abbiamo mai promosso l’utilizzo delle lavasciuga pavi-
sanificazione: nessuna modifica è stata necessaria; si potrebbe dire anzi che oggi il mercato, data l’attenzione mediatica forte sul tema dell’igiene, apprezza ancor di più ciò che abbiamo sempre fatto. L’industria pesante non è esente da questi temi: un ambiente di lavoro pulito significa maggior rendimento delle persone e dei macchinari”.
Avete apportato adattamenti alle macchine per favorire l’igienizzazione e sanificazione delle superfici?
“Sicuramente”, afferma Taoso, “la pandemia ci ha portati a studiare soluzioni specifiche per permettere di meccanizzare anche le operazioni di sanifi-
menti per l’erogazione del disinfettante in quanto non viene garantita l’accuratezza necessaria a ottenere il risultato, in termini di copertura, di tempo di contatto e di quantità di prodotto usato. ISC già prima dell’arrivo del Coronavirus si era spesa per introdurre in Italia l’atomizzatore elettrostatico Victory che poi è stato riconosciuto dal mercato come standard per la disinfezione rapida ed efficace di soluzioni disinfettanti, in tutti gli ambienti. La nuova sfida ora è ricordare che l’attività di disinfezione deve diventare una routine perché esistono tanti patogeni che sopravvivono sulle superfici, alcuni anche più pericolosi e resistenti del Coronavirus”. “Le nostre macchine nascono per la pulizia e la
cazione. Abbiamo così creato un kit CED – Comac Electrostatic Disinfector – che può essere installato sui modelli di lavasciuga uomo a bordo per lavare, asciugare e contemporaneamente nebulizzare una soluzione sanificante. Inoltre, le turbine superiori del kit CED sfruttano la tecnologia elettrostatica che consente di rivestire la superficie con una soluzione igienizzante in modo uniforme”. “Abbiamo lavorato”, interviene Zansavio, per sviluppare il sistema ozono che è in grado di ridurre enormemente la carica batterica, eliminando i costi di sanificazione, riducendo i costi di detersione, rispettando l’ambiente e aumentando, soprattutto, la sicurezza per l’operatore”. ■
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TENNANT, le lavasciuga 4.0
Tutte le lavasciuga pavimenti Tennant possono beneficiare delle agevolazioni fiscali “Industria 4.0” in quanto dotate di sistemi di telemetria e monitoraggio che permettono di interconnettersi con il sistema aziendale di gestione della produzione. È quindi già possibile acquistare i modelli Tennant T2, T300, T300e, T500, T600, T350, T7, T12, T16, T17, T20 e accedere al Credito d’imposta del 40% del costo di acquisizione per gli investimenti in beni strumentali. Per facilitare i clienti nella compilazione della domanda, ISC ha voluto predisporre la documentazione completa riguardo al motivo per il quale ogni modello è compatibile con il Piano Nazionale di Transizione 4.0, chiedendo ad un ente terzo di redigere l’analisi tecnica di ammissibilità di ciascun prodotto. La maggior parte dei modelli inoltre è disponibile in pronta consegna, in modo da poter anticipare al massimo l’avvio della “pulizia digitale”. ISC sta lavorando per produrre la documentazione relativa anche per le spazzatrici che sono ugualmente compatibili con il Piano di Transizione 4.0, mentre le lavasciuga AMR Tennant e i robot LeoBot e LeoScrub di LionsBot, in quanto robot collaborativi, sono nativa-
mente interconnessi con l’ambiente e tra di loro per la raccolta e lo scambio di dati. All’azienda che vorrà richiedere il beneficio, basterà quindi completare la documentazione con gli aspetti relativi alla specifica applicazione, risparmiando così tempo e denaro per l’avvio delle pratiche. Sul sito di ISC è inoltre disponibile una breve guida informativa sull’agevolazione fiscale Industria 4.0 per l’acquisto di macchine per la pulizia professionale. “Come sempre, vogliamo lavorare con estrema trasparenza e accuratezza e offrire ai nostri clienti un servizio accurato, che porti effettivo valore, che non si limiti al mero beneficio economico, ma diventi una concreta opportunità di crescita digitale. Per questo abbiamo scelto di proporre una soluzione ISC per la telemetria, mettendo le basi per la creazione di un ecosistema di servizi SMART che permetteranno di sfruttare in un’ottica di Business Intelligence tutti i dati relativi al mondo delle macchine per la pulizia” – anticipa Stefano Grosso che, come ingegnere e CEO di ISC, è fortemente coinvolto nello sviluppo di questi servizi. www.iscsrl.com
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T500 T7
Tennant T16 ec-H2O Lavasciuga pavimenti uomo a bordo pulizia MIGLIORAMENTO DEI PROCESSI SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE PRONTA CONSEGNA MONITORAGGIO DELLE PRESTAZIONI TELEMETRIA E INTERCONNESSIONE Pulizia profonda, sostenibilità ambientale, sicurezza e bellezza degli spazi. Questo l’impegno che prendiamo per il benessere dei nostri clienti. Chiama il numero 800.128.048 oppure visita il sito www.iscsrl.com
Il RUOLO della lavasciuga PAVIMENTI
Con l’ampliarsi dei capannoni e delle linee produttive, l’esigenza di servirsi di questi nuovi, potenti mezzi per la pulizia meccanizzata è diventata sempre più impellente
Maurizio Pedrini
Fin dalla sua comparsa, agli inizi del ‘900, la lavasciuga pavimenti si è imposta all’attenzione come indiscussa “regina” della pulizia meccanizzata. A dire il vero, agli inizi questi macchinari erano complessi e anche assai ingombranti, mentre oggi l’evoluzione tecnologica ha fatto in modo di trovare sul mercato diversi prodotti e varie tipologie. Si parte dai modelli miniaturizzati per appartamenti, di medie dimensioni per ambienti commerciali, passando per tipologie più grandi adatte ad ambienti industriali e terminando con le grandi macchine per il settore stradale urbano. Peraltro, l’uso di queste modernissime macchine per la pulizia nei lavori più impegnativi di rimozione dello sporco e lavaggio delle superfici dell’industria pesante, sta prendendo sempre più piede. Ne è una testimonianza l’esperienza maturata da ASSMO, Assistenza Motoscope, la società creata dall’azienda produttrice modenese RCM. Abbiamo incontrato Renzo Raimondi, che ne è responsabile, oltre che direttore tecnico del noto marchio del settore, per raccogliere la sua testimonianza. “ASSMO - esordisce Raimondi - è nata nel 1985 dall’esigenza di RCM Motoscope di avere un partner di assoluta fiducia al quale affidare la manutenzione delle macchine che uscivano dallo stabilimento di produzione. Anche se il nome
può trarre in inganno, ASSMO fin dall’inizio si è occupata anche di lavasciuga e aspiratori e non soltanto delle macchine prodotte da RCM, ma anche di numerosi altri marchi. Nel tempo il servizio si è fortemente ampliato, dimostrando
l’indiscutibile serietà, professionalità e organizzazione messa a disposizione dei clienti. Oggi l’azienda può contare su una quindicina di persone che si dedicano totalmente a questo lavoro, con ben otto furgoni attrezzati. Quando
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L’USO DI MODERNE LAVASCIUGA
PAVIMENTI PER LA RIMOZIONE DELLO SPORCO E IL LAVAGGIO DELLE SUPERFICI DELL’INDUSTRIA PESANTE STA PRENDENDO SEMPRE PIÙ PIEDE
ci viene segnalato un problema, inviamo in loco i nostri esperti che effettuano una valutazione mirata circa l’intervento da mettere in atto, specificando tutto ciò che è necessario per agire, anche in termini di costi. Alla fine viene steso un preventivo mirato, a garanzia di massima serietà verso il cliente. Già da diversi anni all’attività di manutenzione e riparazione di macchine per la pulizia industriale si è affiancata quella del noleggio, nella quale l’azienda ha fortemente creduto ed investito, precorrendo i tempi, quando nel settore del cleaning il noleggio non era né conosciuto né utilizzato. Oggi possiamo vantare anche un’efficiente organizzazione al servizio del rent. Dal noleggio poi si crea una grande disponibilità di lavasciuga e aspiratori usati, per ogni esigenza del cliente”.
La vostra, dunque, è un’attività ampiamente e positivamente collaudata? “Certamente. In questi anni abbiamo puntato soprattutto sul noleggio di lavasciuga pavimenti e motospazzatrici, ora decisamente apprezzato nel settore produttivo della ceramica. Molte aziende si sono rese conto che questa formula è particolarmente conveniente e consente loro di cambiare spesso la macchina, a seconda delle esigenze di pulizia. Il nostro è un noleggio full service, che comprende anche il servizio di manutenzione, il che significa che ogni modello fornito al cliente è curato con un’assistenza scrupo-
losa e professionale. In media, ogni due mesi interveniamo sulla macchina eseguendo la manutenzione generale, quella del motore, cambiando le spazzole, i filtri dell’olio. Pratichiamo, insomma, un servizio di assistenza a trecentosessanta gradi, sia sulle lavapavimenti che sulle motospazzatrici, a prescindere che si tratti di modelli elettrici, con motore a scoppio, o diesel”.
Può confermarci che l’impiego della lavasciuga pavimenti, negli ultimi anni, si è diffuso anche nell’industria pesante, grazie ad una gamma di prestazioni sempre più mirate ed elevate? “Certamente, ne sono testimone. In primis, per quanto ci riguarda, nel campo produttivo della ceramica, ma va precisato che tra i nostri clienti che le utilizzano regolarmente nei loro stabilimenti, annoveriamo anche aziende assai note, come la FIAT, la Ferrari e la Maserati. Soffermandosi sul settore ceramico, va detto che la pulizia meccanizzata ha iniziato a diffondersi negli anni Settanta, perché prima le superfici venivano trattate a mano. Con l’ampliarsi dei capannoni e delle linee produttive, l’esigenza di servirsi di nuovi, potenti mezzi per la pulizia meccanizzata è diventata sempre più impellente. Fino a qualche anno fa in questi contesti industriali venivano adoperate solo le motoscope, soprattutto per far fronte agli enormi quantitativi di polvere che scaturivano dalle lavo-
razioni. Successivamente, un po’ alla volta, si è imposto l’uso della lavasciuga pavimenti, in grado di fornire ottimi risultati finali, ovvero, pavimentazioni più lucide, esteticamente belle e con meno polvere. Del resto, le macchine che movimentano internamente, in automatico, le piastrelle necessitano di assoluta pulizia, perché anche la minima polvere depositata nelle delicatissime parti elettroniche rischia seriamente di comprometterne il regolare funzionamento”.
Quali caratteristiche devono possedere le macchine lavasciuga pavimenti impiegate in questo difficile comparto?
“Normalmente si tratta di modelli con operatore a bordo, di grandi dimensioni, in grado di operare mediamente dalle sei alle otto ore al giorno, dotate di serbatoi che contengono dai 250 ai 300 litri d’acqua, capaci perciò di funzionare per più di un’ora, un’ora e mezza senza dover fare rifornimento. Funzionano al meglio in stabilimenti con superfici da pulire che vanno dai 10mila ai 20mila metri quadri. Il loro compito, come dicevo in precedenza, è quello di eliminare completamente la polvere. Noi, come RCM, produciamo dei modelli combinati, in possesso di una duplice funzione: la prima è quella di motoscopa, la seconda è lavante. Si tratta di macchine che ottimizzano i tempi di pulizia, riducendo notevolmente quelli richiesti per gli interventi, proprio perché
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Renzo Raimondi
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assolvono egregiamente a questa duplice funzione in un solo passaggio. Le altre macchine lavasciuga, da noi fabbricate e proposte al comparto, sono invece utilizzate per rimuovere una tipologia di polvere abbastanza fine, che va perciò abbattuta con l’acqua, perché la sola motoscopa ne solleverebbe troppa”.
E per quanto concerne l’industria meccanica?
“Anche in questo ambito, la lavasciuga pavimenti sta riscuotendo sempre più consensi. La situazione, ovviamente è diversa, perché spesso la macchina è chiamata ad agire con ruoli ancor più delicati, interagendo con l’uso di prodotti chimici ad hoc, in grado di rimuovere specifiche tipologie di sporco. Per terra, infatti, rimangono spesso residui di lavorazioni costituiti da oli e grassi decisamente ostici, segni tracciati dalle rotelle di carrelli elevatori: in tutti questi casi, oltre a lavare bene, è necessario sgrassare con efficacia per togliere ogni traccia dalla pavimentazione”.
Quindi, si può ragionevolmente ritenere che l’impiego della lavasciuga pavimenti in questi settori è destinato ad espandersi, integrando quello della motospazzatrice e sostituendo la tradizionale pulizia manuale. Con quali vantaggi?
“È evidente che quando si pulivano queste vaste superfici con la sola forza delle braccia, tramite la scopa, lo straccio e il mocio, il risultato in termini di efficienza era alquanto approssimativo. In particolare, la polvere raccolta con la paletta o col badile era inevitabilmente destinata, in una quantità pari almeno al 30%, a volare e disperdersi nell’aria, con effetti negativi sia per l’igiene dell’ambiente che per la salute dei lavoratori. Anche il famoso mocio non faceva altro che spalmare la macchia di polvere per terra, che solo in minima parte veniva raccolta strizzando lo straccio. La macchina lavasciuga pavimenti garantisce, viceversa, la soluzione piena del problema”.
Tornando all’impiego della lavasciuga pavimenti nel mondo della ceramica e dell’industria pesante, possiamo esaminare quanto è accaduto durante la fase più acuta della Pandemia da COVID 19. Il loro impiego, con gli opportuni adattamenti, si è rivelato davvero utile?
“Come altre aziende del professional cleaning, anche RCM, nel momento in cui è scoppiata la pandemia, ha colto tempestivamente la domanda proveniente dalle aziende industriali, che chiedevano macchine capaci di sanificare al massimo le superfici. Si trattava di intervenire efficacemente in grandi ambienti, quali capannoni, magazzini con scaffalature, stabilimenti con linee di produzione. Ci siamo messi prontamente al lavoro puntando ad applicare alle nostre macchine lavasciuga pavimenti delle apposite attrezzature per sanificare le pavimentazioni, spruzzando del liquido efficace in funzione anti-virus. Quindi, abbiamo dotato le macchine di questi serbatoi supplementari che ad ogni passaggio sulla superficie trattata, oltre a pulire e lavare, spruzzavano questa potente soluzione vaporosa”.
Guardando al futuro, come vede l’uso della lavasciuga nel comparto dell’industria pesante? Quali plus dovranno avere le macchine per essere ancora più tecnologicamente avanzate e maggiormente competitive?
“Qui le rispondo volentieri, non tanto come rappresentante dell’ASSMO, ma quale responsabile tecnico di RCM, impegnato costantemente con la mia equipe a progettare nuove macchine per rispondere ai bisogni della clientela. Credo senz’altro che, a fronte di una necessità di evoluzione tecnologica continua, anche le lavasciuga pavimenti dovranno trovare accorgimenti sempre più puntuali ed efficienti. Ritengo fondamentale un passaggio su tutti: quello della trazione. Infatti, se fino a qualche anno fa le macchine con propulsione interna a benzina e diesel rappresentavano il 60-70% del totale, attualmente la percentuale si è capovolta a favore di quelle elettriche. Il futuro va senz’altro in questa direzione, quindi avremo sempre più lavasciuga pavimenti elettriche e con batterie al litio assai potenti che consentiranno un’autonomia di lavoro di almeno sette-otto ore senza necessità di ricarica”. ■
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Il settore del cleaning professionale si è specializzato, e si è evoluto tecnologicamente. Un bagaglio teorico di conoscenze si rende necessario per stare al passo con i tempi, capire il mercato, comprenderne i diversi aspetti, per sviluppare nuovi strumenti, nuove metodologie e nuovi modi di comunicazione, fermo restando l’importanza dell’esperienza fatta “sul campo”.
La Linea Guida “L’azienda nell’azienda”, realizzata da Mauro Martini, uno dei maggiori esperti del settore, è uno strumento di lavoro dedicato alle diverse figure professionali che compongono il mondo del cleaning. “L’azienda nell’azienda” si articola in tre volumi: La cultura del pulito, L’analisi, L’azione.
In questo numero si parla di fornitore e forniture. L’applicazione del principio di prevenzione ha condotto le aziende, e in particolare quelle che applicano i sistemi di qualità, a uscire dalla sola logica del controllo sui prodotti acquistati per estenderlo direttamente al fornitore. La valutazione dei fornitori deve essere effettuata sulla base di requisiti specifici che comprendono la qualità, il campionario, la perizia del venditore nell’identificare il prodotto che maggiormente corrisponde alle esigenze espresse dal cliente e in particolare nelle capacità di interpretare la situazione a fronte della quale il prodotto sarà utilizzato.
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Mauro
L’azienda
Volume Volume Volume I II III LA CULTURA DEL PULITO • Motivazioni e presentazione • La riunione • Cristallizzazione e sviluppo, la tensione creativa • Le culture operative • La terziarizzazione dei servizi • Le fasi contrattuali • La qualità • La dorsale dell’appalto • Formare il formatore L’ANALISI • Il sopralluogo • La ricognizione ambientale • Rilievi metrici e numerici • Sporco e rivestimenti • Mappa delle criticità • I veicoli della trasmissione • L’analisi dei tempi • Visibilità del piano delle frequenze e delle operazioni • Fornitore e forniture L’AZIONE • Operazioni preventive • La qualità della prestazione • Operazioni della linea d’uso • Operazioni della linea luce • Operazioni della linea ombra • Operare in sicurezza • Set operativo • Attrezzi, macchine • Le risorse umane
SECONDO VOLUME L’analisi Capitolo 7 Fornitore e Forniture
Maison Fresh
2.9.1 SCHEDA FORNITORE
RAGIONE SOCIALE: COD. FISCALE: P. IVA: INDIRIZZI: SEDE LEGALE: INDIRIZZO: CAP: LOCALITÀ PROV. ( ) TEL. E-MAIL: TECNOLOGIE DISPONIBILI ATTREZZATURE MACCHINARI PRODOTTI SPECIFICI
Contrattualmente le condizioni di assistenza possono essere così diversificate: ■ Consulenza tecnica ■ Riparazioni in garanzia ■ Parti di ricambi
Tutto ciò dovrà essere oggetto di specifica negli ordini d’acquisto. Come per tutte le attività aziendali, le attività inerenti l’assistenza dei prodotti acquistati sia in garanzia sia nella fase post produzione devono avvalersi di una documentazione su come si è operato, positivamente o negativamente, negli interventi precedenti.
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2.9.1 Scheda
2.9.2 Valutazione dei fornitori 2.9.3 Qualità approvvigionamenti 2.9.4 Dealer 2.9.5 ll Venditore tecnico un Tecnico per venditore
fornitore
Percorso di Formazione
Verificare, in caso di differenze sostanziali se esistono delle situazioni quali una fuoriuscita eccessiva di prodotti per motivi ben noti o un’eccessiva riduzione dei consumi che può evidenziare carenze sia sul piano della pulizia di tutte le superfici previste che di una non corretta gestualità dell’operatore. In questo contesto è indispensabile gestire la manutenzione dei mezzi tecnici, utilizzati nella produzione, per garantire la necessaria funzionalità e prevedendo anche la possibile situazione dei guasti con l’attivazione di un’azione combinata con il fornitore sia in termini di continuità sia in riferimento a quanto raccomandato dal costruttore. In relazione alle tipologie di alcuni strumenti, le prove e il collaudo devono avvenire in riferimento ai requisiti tecnici indicati dal fornitore, mentre per i mezzi soggetti a omologazione, macchine complesse, è consigliabile affidare il controllo al fornitore stesso o alla casa costruttrice.
2.9.2 VALUTAZIONE DEI FORNITORI
La valutazione dei fornitori deve essere effettuata sulla base di requisiti specifici che comprendono la qualità, il campionario, la perizia del venditore nell’identificare il prodotto che maggiormente corrisponde alle esigenze espresse dal cliente e in particolare nelle capacità di interpretare la situazione a fronte della quale il prodotto sarà utilizzato. Oltre a questi
criteri di valutazione è di particolare rilevanza considerare l’abilità del fornitore di assicurare in modo continuo e affidabile l’assistenza. Per questo risulta molto importante valutare la stabilità e l’affidabilità dell’azienda fornitrice soprattutto in termini di presenza continua sul mercato e la sua organizzazione sul territorio. Particolarmente rilevante è la valutazione della qualità professionale del fornitore “partner” nelle situazioni che fanno da contorno all’uso dei prodotti acquistati e più precisamente quando l’impresa deve partecipare alle gare d’appalto ed è necessario formulare e presentare una documentazione esauriente sotto il profilo tecnico e vincente. È usuale ma non è obbligatorio suddividere in classi di merito i fornitori; tuttavia è opportuno mantenere aggiornato un elenco riportante anche i cosiddetti fornitori di riserva. Si tratta di fornitori che possono rientrare su livelli previsti o potenziali purché risultino in atto azioni correttive o di adeguamento alle esigenze relative ai prodotti, al servizio, alle capacità di essere partner del proprio cliente. Appare evidente che il tradizionale raccoglitore di ordini è una figura che tende a sparire, mentre si afferma sempre di più la figura del tecnico-venditore in continua evoluzione, in grado di rispondere ad ogni aggiornamento del mercato. È evidente quindi la necessità di uno stretto e dinamico collegamento tra le attività di routine di controllo della forni-
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tura, dei prodotti e dei servizi connessi, e della necessità di mantenere vivo il rapporto con il partner, coinvolgendolo su operazioni come:
■ acquisizione e gestione dell’appalto;
■ formazione ed addestramento degli operatori;
■ informazione e strategia dei mercati.
LA GESTIONE DEL MAGAZZINO
Una caratteristica che distingue il Venditore-tecnico è quella di non forzare il cliente ad acquisti che possono rivelarsi non adeguati e portare a saturazione il magazzino, precludendo la possibilità di acquisti da altri fornitori.
In realtà, questo comportamento piuttosto ricorrente, genera inconvenienti di vario tipo che si ripercuotono sull’andamento dei consumi e si riflettono negativamente sulla qualità del prodotto.
Questa situazione si crea prevalentemente in occasione di interventi straordinari su grandi superfici e in presenza di sporco radicato di difficile rimozione. Infatti, il cliente pressato dalla necessità acquista con urgenza il materiale che in prima istanza ritiene necessario e che purtroppo nel corso del trattamento si rivela insufficiente. Per ovviare a questo inconveniente il Vendi tore-tecnico deve convincere il cliente a mantenere a magaz zino un completo assortimento dei prodotti e dei materiali di
SECONDO VOLUME
L’analisi
uso corrente per poter tempestivamente effettuare un collaudo sulla superficie per individuare il prodotto più idoneo. In questo caso il venditore tecnico solleciterà il cliente ad effettuare un campione del prodotto e cioè trattare alcuni metri quadrati del pavimento, isolarlo con una copertura e farlo provare dal cliente, prima di affrontare l’intera estensione del pavimento. È in quest’ottica che la cogestione del magazzino prevede la consegna diretta nei vari cantieri, poiché oltre a rappresentare un servizio per il cliente, consente di valutare l’andamento dei consumi nelle varie situazioni. Infatti, il Venditore-tecnico non disdegna di effettuare se necessario una piccola consegna sul cantiere per testare la validità del prodotto prima di predisporre una vera e propria fornitura, ma essenzialmente per avere un rapporto diretto con l’ambiente di lavoro e individuare se esistono altre opportunità di fornire altri prodotti.
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Percorso di Formazione
2.9.3 QUALITÀ APPROVVIGIONAMENTI
L’applicazione del principio di prevenzione ha condotto le aziende, e in particolare quelle che applicano i sistemi di qualità, a uscire dalla sola logica del controllo sui prodotti acquistati per estenderlo direttamente al fornitore. Infatti è in costante aumento la tendenza a considerare il fornitore non più come controparte esterna e fonte di spesa da ridurre, ma come un partner a pieno titolo per una visione strategica comune del mercato. L’approvvigionamento e il mantenimento delle scorte impone un progetto che tenga in considerazione le esigenze dei vari appalti e quello per la gestione del magazzino all’interno dell’azienda.
La procedura aziendale che tratta gli approvvigionamenti deve:
■ Definire l’iter dell’attività di acquisto
■ Precisare la responsabilità dei preposti
■ Stabilire i tipi di documenti che devono essere redatti
Nel settore delle pulizie una richiesta di acquisto può essere inoltrata direttamente dal cantiere ove si presenta la necessità materiale; anche in questo caso è indispensabile però che le richieste siano verificate ed approvate dal responsabile degli acquisti. Il contenuto delle richieste e degli ordini di acquisto sono in funzione della classificazione e delle tipo-
logie del prodotto, tuttavia il contenuto base dei documenti conterrà le seguenti caratteristiche:
■ tipo, quantità e caratteristiche dei prodotti
■ prezzo
■ tempi di consegna
■ eventuali richieste di qualità (certificati d’azienda, schede tecniche e di sicurezza)
■ valutare l’andamento dei consumi nelle varie situazioni
Il fornitore si adopera per fornire tempestivamente detergenti, attrezzi, macchinari, materiali di consumo (panni, carta), protezioni per gli operatori, barriere antisporco, tutto quello che compone il set operativo. Dopo avere illustrato le schede tecniche e di sicurezza di ogni prodotto, si adopererà per addestrare le maestranze preposte all’uso corretto di una macchina, di un attrezzo, di un detergente e, se è il caso, predisporrà un vero e proprio manuale operativo, inserendo tra le istruzioni norme per il comportamento e la sicurezza.
2.9.4 DEALER
In ogni settore produttivo così sono due tipi di operatori: quelli che lavorano per necessità e quelli che lavorano per esprimere il proprio potenziale intellettuale, creativo e fisico, che scelgono quel settore perché attratti dalla funzione insita nelle attività e perché ritengono che in quell’ambiente operativo potranno raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati. Il Venditore-tecnico appartiene al secondo tipo di operatore poiché la sua attività, apparentemente simile a quella di ogni venditore, in realtà presenta diverse sfaccettature dalle quali emerge una figura professionale in grado di rapportarsi con il cliente: il consulente e il formatore sui vari aspetti primari e complementari dell’attività di pulizia. Il Venditore-tecnico rappresenta per i propri clienti un importante punto di riferimento poiché la concretezza delle sue risposte, l’assistenza su particolari situazioni, la collaborazione sulla strategia dell’azienda, la funzione formativa e informativa, creano intorno al prodotto fornito o al servizio erogato un valore aggiunto e cioè una serie di elementi che possono assumere diverse fisionomie.
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Il venditore deve eseguire e accertarsi del corretto uso e utilizzo dei prodotti, in particolare nel caso si tratti di settori merceologici ad alto rischio dove la pulizia rappresenta il punto nodale dell’attività stessa:
■ settore sanitario ospedali cliniche ambulatori
■ settore alimentare caseifici salumifici macellazione
■ settore convivenze ristoranti mense alberghi caserme
La consulenza cui il venditore tecnico può essere chiamato può riguardare la gara d’appalto che un’impresa ha intrapreso per acquisire una commessa o che intende acquisire nuove quote di mercato e necessariamente serve attivare un’attività di marketing e promozione vendite o una consulenza diretta che richiede una collaborazione per licitare una gara d’appalto.
2.9.5 LL VENDITORE TECNICO UN TECNICO PER VENDITORE
La prima attenzione che occorre riservare ai prodotti e ai materiali è la loro manutenzione e conservazione, infatti, i riflessi negativi o positivi che questa operazione ha sul contesto generale sono rilevanti. Prova ne è l’immagine che trasmette un operatore delle pulizie che si muove in un ambiente trasportando materiale e attrezzi maleodoranti e non identificabili, con l’aggravante che con un set operativo fatiscente non ottengono il risultato, attribuendo la responsabilità alla qualità del detergente o al cattivo funzionamento della macchina.
È in quest’ottica che occorre fornire e assicurarsi che venga applicato il piano relativo alle manutenzioni riportante le istruzioni su come eseguirle, poiché l’efficacia legata al buon funzionamento sia degli attrezzi che dei piatti agenti e le macchine è strettamente legata alla sicurezza; occorre infatti controllare sempre i cavi elettrici, i filtri degli aspiratori, le guarnizioni e inoltre occorre evitare di lasciare le spazzole attaccate alle macchine nei ripostigli, perché si deformano, e l’umidità può formare facilmente la ruggine, così come i serbatoi devono essere sempre svuotati e lavati, per evitare soluzioni detergenti stagnanti.
Come ogni prodotto, il valore aggiunto deve essere sottoposto a verifiche della qualità, infatti non sempre la consulenza, l’addestramento, l’analisi dei costi, sono formulati correttamente o comunque non si ottengono i risultati sperati e in alcuni casi si crea un danno. Occorre tener presente che ogni operazione contiene dei fattori a rischio e nel caso del valore aggiunto, molto spesso ciò dipende dal pressapochismo con cui si dispensano consigli e soluzioni tecniche senza tener conto dei molteplici aspetti che determinano una funzione o un intervento tra cui i criteri con i quali si fa comunicazione.
SECONDO VOLUME
L’analisi Maison Fresh
SCHEDA FORNITORE
CARICO
RIFORNIMENTI
TEMPESTIVITÀ
previsione dei consumi verifiche ambientali rifornimenti gestione delle scorte verifiche rilevazione situazioni
Il coinvolgimento del Venditore-tecnico è diretto perché egli stesso è in grado di fornire tutto il supporto necessario per creare i presupposti di base affinché dalle risorse impiegate si ottenga un risultato conforme alle esigenze igieniche, estetiche e funzionali del proprio ambiente di lavoro.
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Lavorare per passione: il SEGRETO delle persone di SUCCESSO
Cosa ti rende felice? Il risultato economico che ottieni o la strada che fai per arrivarci?
a cura di Erica Zuanon*
Sei come Frida Khalo che non si lascia fermare nemmeno dalla spina bifida e da un gravissimo incidente che la tiene bloccata a letto per mesi, pur di poter disegnare e dare sfogo alla sua passione o sei come Donald Trump che non importa cosa faccia, purché produca denaro?
Quello che rispondi a questa domanda farà tutta la differenza nella tua vita e soprattutto nei tuoi risultati.
C’è chi è convinto che solo se fai quello che ami puoi essere davvero felice e quindi spenderà ogni sua parola per dirti che devi assolutamente trovare “il lavoro perfetto”, quello che ti fa alzare la mattina pieno di entusiasmo e voglia di correre incontro alla giornata, che i soldi non fanno la felicità e che quello che importa è quanto ti realizzi in quello che fai.
E poi c’è chi è convinto al 100% del contrario e ti dirà che non importa cosa fai, l’importante è il risultato che ottieni: se fai soldi e guadagni sarai contento, a prescindere dal cosa hai fatto per guadagnarli.
Per anni sono stata dell’idea anche io che ci fosse una risposta giusta in assoluto, ma con il tempo – e una lunga serie di studi, tentativi ed errori – ho capito che la realtà è un’altra: non esiste una risposta giusta uguale
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per tutti. Anzi, questo bivio “Passione o Soldi” è solo un finto dilemma che deriva dal fatto che tutt’oggi la maggior parte di noi ha un’idea del Lavoro che è vecchia, obsoleta e per niente efficace.
E non mi riferisco solo a quel ritornello che si sente – troppo – spesso ripetere per cui il lavoro è una schiavitù e solo la Libertà finanziaria ti permetterà di liberarti dalle catene oppressive del Lavoro. Anche questo è solo un modo di vedere parziale, come ormai alcune branche della scienza e della psicologia stanno dimostrando sempre più chiaramente: il LAVORO così come può essere fatto oggi, a differenza di solo pochi anni fa, è una delle vie più potenti per l’autorealizzazione personale.
In questo articolo voglio dunque condividere con te le preziose scoperte che ho fatto in questi quasi dieci anni di vagabondaggio interiore e professionale alla ricerca di risposte più soddisfacenti di quelle che mi ritrovavo in tasca: “Come mai solo alcuni riescono ad avere successo e altri no? Perché alcuni vivono felici e soddisfatti dei soldi che guadagnano mentre altri sono disposti a rinunciare ai soldi pur di fare quello che amano?”
Scopriremo quindi come ognuno di noi ha dentro di sé un codice unico e non modificabile per avere successo ed essere felice allo stesso tempo e come sia assolutamente inutile e controproducente ignorare questo codice unico, cercando di convincersi che “se gli altri ci riescono allora lo posso fare anche io”.
Parleremo di come capire questo codice personalissimo e come usarlo finalmente a vantaggio tuo e di chi scegli di circondarti nella tua attività. Sono informazioni decisive perché quando ignori il tuo personalissimo codice e ti butti a pesce dentro il film di qualcun altro, convinto che siccome lui ha avuto successo, anche tu ci riuscirai – a forza di spingere, lottare e non mollare - sei destinato irreversibilmente a
fallire. Non importa quanto duramente tu ci creda, o pensi di crederci… D’altronde, se questa teoria che “basta crederci abbastanza” fosse vera, il mondo sarebbe fatto tutto e solo da storie di grandi successi.
Se “crederci forte” e “lavorare duro” fosse sufficiente per avere successo ci sarebbero solo persone che raggiungono i loro risultati.
Ma così non è. Anzi.
Ecco quello che devo fare, ecco quello che devo avere. Ecco chi sono.”
Crescendo però la realtà attorno a noi ci dice tutt’altro: non è importante ciò che tu vuoi, è importante che tu faccia bene ciò che ti viene chiesto di fare.
Questo ci porta a spostare la nostra attenzione dal dentro di noi al fuori di noi. C’è chi sviluppa una sottomissione obbediente e chi diventa un ribelle indomabile ma, in entrambi i casi il risultato è lo stesso: ci dimentichiamo quella sensazione di “ecco quello che devo fare, ecco chi sono davvero”.
Man mano che gli anni crescono la vita naturalmente succede: vediamo attorno a noi che tutti, prima o poi, DEVONO andare a lavorare e sappiamo che toccherà anche a noi.
Vediamo attorno a noi che alcuni sono tutto sommati del lavoro che fanno ma, la maggioranza, è frustrata e rassegnata dentro percorsi lavorativi che non li realizzano. Spesso anche a prescindere dai soldi che guadagnano. Imprenditori ricchi ma frustrati, sempre arrabbiati e di corsa, non sono certo l’immagine del successo felice.
VIVERE DI PASSIONE. IL CODICE PER AVERE SUCCESSO ED ESSERE FELICI
James Hillmann è un noto psicoanalista, saggista e filosofo statunitense creatore della “teoria della ghianda”, l’idea, cioè, che ciascuna persona sia portatrice di un’unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente fin dalla nascita. “Tutti, presto o tardi, abbiamo avuto la sensazione che qualcosa ci chiamasse a percorrere una certa strada. Alcuni di noi questo “qualcosa” lo ricordano come un momento preciso dell’infanzia, quando un bisogno pressante e improvviso, una fascinazione, un curioso insieme di circostanze, ci ha colpiti con la forza di un’annunciazione:
Per contro, ogni tanto incontri qualche operaio neanche troppo pagato che fa il proprio lavoro con il sorriso sulle labbra e la sensazione che quello che sta facendo gli dia pienezza e realizzazione, a prescindere dai soldi che guadagna. Qual è dunque la differenza?
Detta in poche parole si tratta di casualità (almeno finché non comprendi come funzionano le cose veramente e decidi di farti carico tu, in prima persona, della situazione).
Per circostanze più o meno frutto del caso alcuni finiscono per fare un lavoro che è allineato con la propria “voce interiore” e questi, a prescindere da quanto guadagnano, sono felici.
Tantissimi altri invece, com’è ovvio, finiscono a fare cose che non hanno nulla a che vedere con il chi sono veramente.
E la loro “voce interiore” soffocata si fa sentire con malessere, frustrazione,
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Azione IKIGAI, da sx: Francesca Scelsi, Career Coach e Formatrice, Erica Zuanon, Content Marketer e Career Coach, Alessandra Dell’Aglio, Sociologa e Job Profile Developer
C ARRIERA & L A v ORO
insoddisfazione, senso che la vita non vale la pena di essere vissuta, pesantezza e fatica di vivere.
C’è chi traduce tutto questo disagio con la rabbia e l’aggressività, convinto che il problema sia il non riuscire ad avere abbastanza soldi, che il mercato fuori è impazzito, che nulla è più come un tempo, lo stato è tiranno e pretende di essere socio di maggioranza… e via dicendo.
Tutte cose sicuramente reali ma queste NON sono la VERA causa dell’insoddisfazione e della frustrazione.
Anche chi è felice del proprio lavoro vorrebbe più soldi per concedersi di più, si rende conto che il mercato è impazzito e ha lo stato come socio di maggioranza. Eppure, di fondo, ha una serenità invidiabile.
Ecco, quella serenità è il segno che quella persona è allineata con la propria “voce interiore”, ha scoperto quello che viene anche chiamato “IKIGAI”, un senso per alzarsi la mattina.
“Tutto bello certo, ma le bollette io le devo pagare e ormai, non vorrai che cambio lavoro alla mia età?”
Non necessariamente.
A volte può essere sufficiente anche solo cominciare a fare spazio dentro di te al diritto di vivere una vita professionale più serena e realizzante, a prescindere da ciò che succede attorno a te.
E il primo passo naturalmente consiste nell’affrontare uno degli ostacoli principali con cui ognuno di noi è chiamato a confrontarsi quotidianamente: lo stress e il (dis)equilibrio tra vita personale e lavoro. Ma ne parleremo nel prossimo numero! Nel frattempo, prova a vedere se ti ricordi cosa DAVVERO volevi fare da piccolo… ■ www.azioneikigai.com
*Ing. e Career Coach, cofounder di Azione IKIGAI, il primo percorso scientifico per scandagliare il mercato (e la tua anima) alla ricerca delle opportunità di lavoro più adatte a te, per liberarti dallo stress, realizzarti pienamente ed essere pagato per quello che meriti (davvero).
Ikigai (生き甲斐) è un termine giapponese che, tradotto in italiano, significa “qualcosa per cui vivere” o “una ragione per esistere”
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FALPI, per un FUTURO sempre più GREEN e sostenibile
73carrelli Falpi già certificati EPD delle linee Kubi, Microrapid, Microtech, Smart e Specialist, hanno ricevuto la certificazione sull’impronta climatica secondo la norma UNI EN ISO 14067 (CFP). La CFP si basa sulla quantificazione di tutte le emissioni di gas serra (GHG –Greenhouse gases) legate all’intero ciclo di vita di un prodotto.
La ISO 14067:2018 è lo standard ISO che si propone di migliorare la chiarezza e la coerenza delle attività di quantificazione, reporting e comunicazione della Carbon Footprint di prodotto (CFP).
Con l’attività di audit di terza parte effettuato dal RiNa a febbraio è stato certificato che l’analisi CFP, e la relativa comunicazione sono conformi allo standard ISO 14067.
PERCHÉ LA CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO
Il cambiamento climatico derivante dall’attività antropica è stato riconosciuto come una delle più grandi sfide che interessano il mondo e che nei prossimi decenni continueranno a colpire le aziende e i cittadini.
La carbon footprint è intesa come la somma delle emissioni che genera un prodotto lungo il suo ciclo di vita. Lo studio della CFP (CFP study) consente di quantificare in termini di CO2 equivalente l’impronta carbonica.
La metodologia che sta alla base della Carbon Footprint di Prodotto si fonda sul principio della respon-
sabilità nei confronti dell’ambiente e trasparenza nella comunicazione dei risultati.
Per questo motivo Falpi ha deciso di mettere a disposizione di tutti di Stakeholders i valori di emissione dei carrelli certificati EPD e intraprendere un percorso che porterà a un futuro sempre più green e sostenibile.
Come un nostro piede lascia un’impronta sul terreno, così ogni processo e prodotto lascia un’impronta sull’ambiente. Risulta dunque doveroso quantificarne la portata e valutare i potenziali impatti sui cambiamenti che interessano il nostro Pianeta.
QUALI SONO I PROSSIMI PASSI
Il Team Tecnico di Falpi sta lavorando a una novità destinata alle imprese di pulizia che concorrono nelle gare della P.A. www.falpi.com
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
DO SOMETHING GREEN EVERY DAY... CARRELLI FALPI CERTIFICATI CFP (Carbon Footprint) ISO 14067:2018
IN COPERTINA
4Hygiene é un’azienda di produzione presente sul mercato da circa 7 anni e con persone che vantano un’esperienza trentennale in questo settore. Sta diventando molto conosciuta grazie alla metodologia MAMA’S System che si compone di un sistema di panni monouso già impregnati con detergenti e/o disinfettanti specifici. L’obiettivo è quello di creare una metodologia estremamente semplice per permettere agli operatori delle pulizie di ottenere un altissimo risultato igienico ottimizzando il lavoro di tutti i giorni.
WEBINAR DP XII
Pulizia negli ospedali: la lezione della Pandemia
Maurizio Pedrini
MANAGEMENT
XVIII
Alleanza strategica tra ospedale e aziende di pulizia
Maurizio Pedrini
COVER STORY XXII
L’importanza dell’igiene in una struttura sanitaria a cura di 4 Hygiene
XXII
S SPECIALE SANITÀ / SOMMARIO 03/2022 | DIMENSIONE PULITO VII
XII XVIII
SPECIALE SANITÀ / SOMMARIO
PREVENZIONE
XXIV
Un salto di qualità nella lotta alle infezioni correlate all’assistenza Maurizio Pedrini
GESTIONE AZIENDE
XXXII
La Direzione Sanitaria: un investimento fondamentale per il SSN Federico Lega
INNOVAZIONE
XXXVIII
Telemedicina: le aspettative dei pazienti Teresa Petrangolini
STRUTTURE
XLVI
DI DEGENZA
La riorganizzazione flessibile degli ospedali Arturo Zenorini
TENDENZE
LII
Sanitizzazione nel mondo degli ospedali Luca Ilorini
RUBRICA
LVI
In primo piano a cura di Loredana Vitulano
DISINFESTAZIONE
LX
Un esempio emblematico di lotta alle zanzare Alex Pezzin
LXII
Linee guida per la disinfestazione di un ospedale Graziano Dassi
LXIV
Una infestazione da Antreni Graziano Dassi
XXXVIII
XXIV XLVI
LXIV
S
03/2022 | DIMENSIONE PULITO IX
IGIENE assicurata con AMUCHINA
Che si tratti di ambienti ospedalieri, scuole, asili o palestre l’igienizzazione e la detersione delle superfici è centrale nell’ambito professionale, soprattutto in un contesto come quello odierno in cui il miglior presidio contro la diffusione del virus rimane l’attenta e consapevole detersione degli ambienti.
AMuchina Professional, da sempre sinonimo di igiene e disinfezione, propone una linea completa di prodotti appositamente pensati per assicurare la più profonda pulizia degli ambienti professionali. Dall’igiene delle piccole superfici a quello dei bagni e delle vetrate, i prodotti Amuchina garantiscono un’azione mirata ed efficace.
Amuchina Vetri Multiuso Igienizzante, in formato trigger da 750 ml, è l’alleato ideale per l’igiene delle piccole superfici. Particolarmente indicato per l’igiene e la pulizia di specchi, vetri e vetrate, il prodotto rimuove anche germi e batteri da tavoli, sedie, piani di lavoro, seggioloni, fasciatoi, comodini e mensole. Per un’azione igienizzante quotidiana basta spruzzare il prodotto direttamente sulle superfici da trattare, passare un panno pulito e lasciar asciugare. Grazie alla sua particolare formula, che non lascia residui chimici sulle superfici, il prodotto non solo è adatto per l’igiene delle superfici a contatto con gli alimenti, ma non necessita neanche di risciacquo. Amuchina Vetri Multiuso Igienizzante è anche indicato per le procedure regolate dall’HACCP. Amuchina Multiuso Area Food è, invece, un detergente igienizzante studiato per la pulizia delle superfici dell’area food a rapida asciugatura. Appositamente pensato per l’igiene di tutte le aree di produzione e con-
fezionamento dell’industria alimentare e della ristorazione, Amuchina Multiuso Area Food è un prodotto indicato per tutte le superfici, anche quelle in acciaio. Per un’azione efficace, sarà sufficiente applicare il prodotto direttamente sulla superficie da trattare con un panno, strofinando sullo sporco più ostinato. Non contiene sostanze abrasive, quindi non lascia graffi e/o striature e non necessita di risciacquo. Il prodotto è particolarmente indicato per le procedure regolate dall’HACCP. Infine, Amuchina Detergente Sgrassante Tecnico è un detergente sgras-
sante igienizzante pronto all’uso, adatto a tutte le superfici unte in cui sia richiesto uno sgrassaggio rapido e totale. Indispensabile per tutte le attività che operano con procedure di pulizia regolate dall‘HACCP, è inoltre in grado di eliminare perfettamente e velocemente untuosità, ditate e nicotina. Per un’azione mirata ed efficace, basta spruzzare il prodotto direttamente sulla superfice da sgrassare, strofinare sullo sporco più ostinato e ripassare con un panno pulito o carta monouso fino a ottenere una superficie asciutta e brillante.
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”
Pulizia negli ospedali: “la LEZIONE della PANDEMIA
Successo del live webinar promosso dalla nostra rivista: grande interesse per gli argomenti affrontati dai relatori che hanno convenuto sulla necessità di un salto di qualità negli interventi, puntando sulla formazione e specializzazione degli operatori, su rigorosi controlli e su maggiori investimenti di pulizia e sanificazione per prevenire e affrontare il dilagante fenomeno delle infezioni correlate all’assistenza
Maurizio Pedrini
Giornalista di settore
Direttore tecnico rivista Dimensione Pulito
Moderatore del live webinar
XII DIMENSIONE PULITO | 03/2022 S G LI INCONTRI DI D IMENSIONE P ULITO SPECIALE SANITÀ
GUARDA IL WEBINAR
È
stato un debutto decisamente fortunato e incoraggiante quello del live webinar dal titolo: “La pulizia negli ospedali e nelle RSA ai tempi della pandemia da Covid, esigenze, nuovi protocolli di sicurezza, tecnologie ed esperienze a
confronto”, proposto dalla nostra rivista e trasmesso in versione digitale sulla piattaforma bigmarker giovedì 10 marzo, dalle 16.30 alle 17.30. Oltre 330 gli iscritti, a testimonianza del grande interesse per gli argomenti affrontati e l’autorevolezza degli ospiti intervenuti: il dottor Antonio Montanile, Direttore Medico del Presidio Ospedaliero di Brindisi, che ha relazionato sul tema “Buone pratiche di pulizia e sanificazione: esigenze e nuovi protocolli di sicurezza”; la dottoressa Maria Mongardi, Presidente di ANIPIO, Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo, che ha relazionato su: “Le ICA e gli organismi multiresistenti”; infine Andrea Loro Piana, responsabile gruppo Attrezzature di Afidamp, intervenuto per portare la voce dei produttori e distributori di macchine, attrezzature e prodotti per la pulizia professionale. Condotto dal dottor Maurizio Pedrini, giornalista e Direttore tecnico di Dimensione Pulito, il confronto ha mantenuto pienamente le aspettative, affrontando ad ampio spettro una problematica che in due difficili anni di emergenza sanitaria è divenuta centrale: quella degli interventi mirati di pulizia, sanificazione e disinfezione degli ambienti. Per la lotta al virus sono
stati implementati nuovi processi e messe in campo nuove strategie e soluzioni che hanno visto uno sforzo straordinario da parte del personale medico, infermieristico delle aziende del settore professional cleaning.
L’incontro a distanza ha ottenuto il patrocinio di ANMDO (Associazione Nazionale Medici Direzioni Ospedaliere) ANIPIO e AFIDAMP (Associazione dei Fabbricanti e Distributori Italiani di Macchine, Prodotti e Attrezzi per la Pulizia Professionale e l’Igiene degli ambienti). I relatori hanno guidato i partecipanti alla riflessione sulle nuove esigenze e sui nuovi protocolli di sicurezza, in una vera e propria tavola rotonda con esperienze a confronto. In apertura, il dottor Montanile ha posto in evidenza come il settore delle pulizie e delle sanificazioni abbia svolto un ruolo essenziale nell’emergenza Covid, specialmente nelle strutture ospedaliere, sottolineando che esso avrà un compito fondamentale anche nella cosiddetta “Fase 2”, per favorire la ripartenza del Paese. Infatti, la ripresa di qualsiasi attività dovrà necessariamente essere anticipata da una vasta opera di sanificazione. Esaminando le criticità, l’esperto ha messo in luce come nel contesto emergenziale
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siano emerse alcune
Andrea Loro Piana, responsabile gruppo Attrezzature di Afidamp
Maria Mongardi, Presidente di ANIPIO, Società Scientifica Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo
Antonio Montanile, Direttore Medico del Presidio Ospedaliero di Brindisi
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difficoltà di carattere sistemico per gli operatori del settore: innanzitutto la concorrenza sleale da parte di imprese improvvisate e prive di professionalità, che si sono candidate – pur non possedendo alcun know how – a svolgere attività che non possono prescindere, nel loro espletamento, dalla professionalità di chi le organizza e chi le svolge. Un altro elemento negativo è stato il moltiplicarsi di protocolli di sanificazione “fai da te”, che prescindono da qualsivoglia approccio scientifico. “In un contesto emergenziale come quello che abbiamo vissuto e stiamo vivendo”, ha aggiunto Montanile, “le informazioni scientifiche sul come affrontare il Coronavirus SARS CoV 2 sono poche, in continuo aggiornamento e non sempre univoche, per cui appare utile fornire delle indicazioni operative allo scopo di orientare le attività di disinfezione/sanificazione verso metodiche d’intervento intrinsecamente valide e, nel contempo, prive di rischi di danni all’ambiente, alla salute dei cittadini, di quanti operano nei settori sanitario e della pulizia/sanificazione. “Sappiamo bene”, ha precisato il relatore, “che la trasmissione del virus avviene sia per via diretta (da droplets o attraverso l’aerosol ricco in particelle virali), sia per via indiretta (attraverso superfici contaminate); riguardo a quest’ultima modalità”, ha spiegato, “c’è da precisare che i tempi di sopravvivenza di SARS-CoV 2 al di fuori dell’organismo infetto non sono del tutto noti, in quanto ad oggi non esistono studi specifici in tal senso”. Montanile ha quindi brevemente analizzato i requisiti richiesti per l’esercizio dell’attività di pulizia e sanificazione in forma di impresa, che sono regolamentati dal Decreto Ministeriale del 7 luglio 1997, numero 274. “In modo estremamente sintetico”, ha sottolineato, “possiamo dire che, per esercitare l’attività di sola pulizia e/o disinfezione (lettere a e b dell’art. 1 comma 1 DM 274/97) occorrono solo i requisiti di onorabilità ed eco-
nomico finanziari. Per svolgere anche attività imprenditoriale di disinfestazione e /o derattizzazione e/o sanificazione (lettere c, d ed e) dell’art. 1 comma 1 DM 274/97 occorrono, oltre a quelli del punto precedente, anche i requisiti tecnico-professionali (art. 2 comma 3 del DM 274/97), tra cui la presenza del preposto alla gestione tecnica”. Analizzando successivamente le principali operazioni di pulizia previste per una struttura sanitaria, il Direttore Medico del Presidio Ospedaliero di Brindisi ha stilato un prezioso elenco. Al primo posto, ha collocato la necessità di assicurare la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica dei locali, degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago. Nel caso di presenza di una persona con COVID 19, all’interno dei locali, si procede alla pulizia e sanificazione secondo le disposizioni della circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute, nonché alla loro ventilazione. Occorre inoltre garantire la pulizia a fine turno e la sanificazione periodica di tastiere, schermi touch, mouse con adeguati detergenti, sia negli uffici, sia nei reparti. In ottemperanza alle indicazioni del Ministero della Salute, secondo le modalità ritenute più opportune, si possono organizzare interventi particolari e periodici di pulizia. Nelle aree geografiche a maggiore endemia, in aggiunta alle normali attività di pulizia, è necessario prevedere, alla riapertura, una sanificazione straordinaria degli ambienti, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni, ai sensi della circolare 5443 del 22 febbraio 2020. “In relazione alle procedure”, ha affermato il relatore, “particolare attenzione meritano: gli interventi di pulizia periodici; le modalità operative, ad esempio la disinfezione dei locali a maggiore o minore rischio, a seconda dei livelli di umidità, stazionamento prolungato e/o elevata densità di frequentazione; i metodi alternativi di pulizia e disinfezione, mediante l’uso del vapore; la
formazione del personale e i sistemi di verifica; la pulizia e sanificazione delle condotte aerauliche (impianti di condizionamento e di climatizzazione con controllo qualità dell’aria e termoigrometrico; impianti di termoventilazione con controllo qualità dell’aria e termico escluso quello igrometrico; impianti di ventilazione). Particolarmente stimolanti, le considerazioni finali tracciate dal dottor Montanile.
“Il contesto emergenziale”, ha precisato, “ha posto in luce alcune difficoltà di carattere sistemico per gli operatori specializzati nel settore della pulizia/sanificazione, da ricollegarsi a vari fattori: alla non univocità delle informazioni disponibili; alla presenza di imprese improvvisate e senza alcuna professionalità; al moltiplicarsi di Protocolli di sanificazione privi di un minimo approccio scientifico. In relazione alle imprese di pulizia”, ha detto a chiare lettere Montanile, “è emersa la necessità di una ulteriore regolamentazione dell’attività di pulizia/sanificazione in forma di impresa, con la forte raccomandazione che ogni impresa, oltre al possesso di tutti i requisiti previsti dal D.M. 7 luglio 1997, n. 274, si avvalga di un responsabile Covid per la disinfezione/sanificazione esperto di Igiene e Medicina preventiva e che, a sua volta, l’Azienda presso cui il servizio viene svolto, disponga di
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NECESSARIE GARE D’APPALTO CHE PREMINO LE IMPRESE DI PULIZIA CAPACI DI EROGARE PRESTAZIONI E SERVIZI CON ELEVATI STANDARD
un responsabile Covid per la disinfezione/sanificazione esperto in Rischio Clinico e Qualità. È stata poi sottolineata”, ha aggiunto, “l’importanza di specifici piani di formazione degli operatori addetti al processo di pulizia e sanificazione dell’ambiente ospedaliero, cui deve provvedere l’ente interno o l’azienda che svolge le operazioni di pulizia”.
La formazione, dunque, è chiamata a svolgere una funzione sempre più delicata e pregnante, prevedendo sia corsi base sulle procedure, la sicurezza e qualità, sia step successivi di specializzazione, a seconda della tipologia dei locali dove l’addetto opera. Infine, altro punto al quale Montanile ha assegnato un peso fondamentale, quello dei sistemi di verifica e controllo circa l’efficacia “certificata” degli interventi di pulizia attuati”. La dottoressa Mongardi, dal canto suo, ha esordito rilevando come la pandemia abbia
posto in risalto un problema cronico, quello della sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere ed extra sanitarie. “Le lezioni che ne abbiamo ricavato”, ha aggiunto, “sono state molteplici, facendoci comprendere quanto sia importante la trasmissione inanimata dei microrganismi multiresistenti agli antibiotici. Peraltro”, ha continuato, “l’emergenza pandemica non ha certamente diminuito l’epidemiologia delle infezioni correlate all’assistenza, né – tantomeno – il fenomeno dell’antibiotico resistenza. Purtroppo”, ha ammesso, “presi dall’impreparazione e dall’emotività si sono compiuti errori ed hanno prevalso scelte che inevitabilmente poggiavano poco sulla scientificità. “Abbiamo capito”, ha proseguito la presidente di ANIPIO, “che la sanificazione ambientale è sempre assai importante, non solo nell’evento pandemico, e che questo processo va governato in modo sostanzialmente
diverso da quanto avvenuto finora. È emerso con forza il concetto che dalle superfici si possono trasmettere organismi più o meno rilevanti, potenzialmente responsabili di eventi infettivi. Ci siamo resi conto di come si debbano rivedere anche i criteri alla base dell’assegnazione delle gare d’appalto perché a volte sono emerse da parte delle direzioni ospedaliere gestioni inadeguate, che non hanno dedicato sufficiente attenzione ai processi di pulizia, sanificazione e disinfezione”. La dottoressa Mongardi si è quindi soffermata sulla valutazione: “A tale proposito”, ha precisato, “possono trasparire gli aspetti burocratici, rispetto ad altri maggiormente cogenti o potenziali. È necessario comunque compiere un vero salto di qualità nella pulizia”, ha affermato con convinzione, “sul come puliamo, con quale frequenza e con quali attrezzature, puntando molto sulla formazione degli addetti. “Quando si pulisce”, ha spiegato, “è bene sapere che si opera in una scatola trasparente, e noi –come infermieri specializzati – siamo tenuti ad osservare attentamente non solo come vengono effettuate le pulizie e in che modo si comporta il personale, ma pure quali attrezzature vengono impiegate nei vari ambienti. Anche dalla semplice osservazione dei carrelli utilizzati, è possibile farsi una precisa idea del personale impiegato e di come opera l’impresa di pulizia”.
In sostanza, dunque, la pandemia ha rinnovato l’importanza delle superfici, che non sono soltanto i pavimenti o le pareti, ma anche tante altre tipologie frequentemente toccate nelle postazioni mediche o infermieristiche che - a seconda delle caratteristiche delle gare d’appalto - gli operatori possono pulire e sanificare, o meno.
La relatrice ha convenuto con il dottor Montanile circa l’assoluta necessità di effettuare un salto di qualità rispetto a punti chiave quali: la formazione degli addetti, alle modalità di pulizia, al governo delle attrezzature. Il tutto sempre con la massima apertura all’uso delle nuove tecnologie, perché col passare del tempo possono emergere approcci di sanificazione innovativi, in grado di superare
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SPECIALE SANITÀ
ULITO
l’impiego del classico disinfettante a base di alcol o ipoclorito di sodio. Proprio sul problema della sanificazione e disinfezione delle superfici, la dottoressa Mongardi ha lanciato un grido d’allarme: “Secondo l’Ocsee l’antibiotico-resistenza costerà all’Italia 13 miliardi di dollari (circa 11 miliardi di euro ndr) entro il 2050. È una pandemia silenziosa, di cui si parla meno, ma che come il Covid può colpire ognuno di noi, soprattutto i soggetti fragili, anziani e polipatologici, gli immunodepressi e anche chi ha contratto il virus Sars-Cov2”. Da ciò l’assoluta necessità da parte degli amministratori della sanità, di non guardare solo ai costi e al risparmio, nella consapevolezza che investire nelle pulizie, sulla qualità dei processi, sulle attrezzature e sulla formazione, rappresenti un sicuro investimento in prevenzione e salute. La relatrice ha poi esaminato il fenomeno delle ICA: “In Italia perdono la vita ogni anno 10.780 persone per infezioni ospedaliere da antibiotico-resistenza. Entro il 2050 poi, saranno circa 450mila le persone che moriranno e questo fenomeno sarà costato al nostro Paese almeno 12 miliardi di euro. Questo è il dato allarmante emerso dall’ultimo censimento della Società nazionale degli infermieri specialisti del rischio infettivo, condotto a fine 2019, poco prima dello scoppio della pandemia, e aggiornato a ottobre 2021”. Mongardi ha definito inadeguata la formazione degli operatori sanitari e sociosanitari per quanto riguarda la prevenzione, il controllo e la sorveglianza delle infezioni ospedaliere e forti anche le deficienze strutturali e tecnologiche. Le cause identificate sono in particolare nella carenza di personale (infermieri specializzati e medici igienisti) e nella malpractice prescrittiva. A questi si somma il ‘disinvestimento’ in professionisti con un’adeguata formazione per ricoprire il ruolo di medico igienista o di infermiere specialista nel rischio infettivo, a vantaggio di reti cliniche di infermieri e di medici che – anche se indispensabili – non pos-
sono controbilanciare adeguatamente ed efficacemente la carenza di competenze di governo del rischio infettivo. “Se vogliamo davvero controllare questo preoccupante fenomeno”, ha concluso la presidente di ANIPIO, “le aziende devono modificare le loro strategie. Il Rapporto Marsh che monitora l’andamento del rischio clinico e del contenzioso medico legale, è un monito preciso perché ci dice che le infezioni correlate all’assistenza rappresentano già il 7,4% delle controversie sanitarie; un dato destinato purtroppo a crescere in maniera esponenziale, se non sarà invertita la rotta, con un serio ed efficace controllo di tutte le criticità, tenendo l’attenzione puntata su tutti gli aspetti. Perciò, senza confidare troppo sull’antibiotico terapia, è importante che anche le pulizie vengano effettuate all’insegna della massima professionalità, ovvero con attrezzature, quali i carrelli, e macchinari specifici”.
Stimolante e ricco di spunti anche l’intervento di Andrea Loro Piana: “A cominciare dal 2020, al tempo del primo lockdown attuato selettivamente a Lodi, Codogno e successivamente in tutta Italia”, ha esordito,
“le aziende del settore, che AFIDAMP rappresenta hanno dovuto affrontare uno scenario inedito che le ha duramente impegnate, a cominciare dal blocco con i codici Ateco. Successivamente hanno dovuto inventarsi i loro protocolli interni per far fronte al SARS CoV 2, facendoli applicare dalle maestranze. Hanno dovuto far fronte alle varie ondate di pandemia con assenze dei lavoratori che, via via si ammalavano a rotazione e, successivamente, con il diffondersi delle vaccinazioni e dell’utilizzo del green pass, si sono trovate di fronte l’assenza di buona parte dei lavoratori per varie ragioni. Le difficoltà nel reperimento delle materie prime e gli aumenti di prezzi nel 2021 sono stati la prima avvisaglia della tempesta che affrontiamo oggi insieme alla preoccupazione della guerra alle porte”. Loro Piana ha proseguito riprendendo il trait d’union dei relatori che lo hanno preceduto: “Sono convinto anch’io”, ha detto, “che si debba cogliere l’opportunità data da un evento terribile come la pandemia, per un deciso cambiamento, che investa la formazione e la qualità degli interventi, facendo bene i conti, però, con la realtà dei fatti che vede oggi
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i budget di spesa per le pulizie negli ospedali sempre più compressi. Le nostre imprese di pulizia, purtroppo, si trovano nell’impossibilità di mettere in atto competenze e capacità assai elevate, umiliate dalla logica e dalla pratica di gare d’appalto condotte all’insegna del massimo ribasso. Ecco perché, guardandoci bene allo specchio, dobbiamo chiedere con forza che vengano finalmente allocate risorse adeguate, serie e coerenti per corrispondere alle legittime aspettative di una pulizia e sanificazione ambientale ospedaliera che dia effettive garanzie in termini di prevenzione e sicurezza”. Loro Piana ha posto in risalto sia l’elevata qualità delle industrie italiane del settore, i cui prodotti sono assai apprezzati all’estero, sia quella delle imprese di servizi, pienamente all’altezza della sfida costituita dall’esternalizzazione dei servizi, anche a livello ospedaliero. “Ovviamente”, ha aggiunto, “esistono purtroppo aziende improvvisate e assolutamente inadeguate, ma ve ne sono altrettante, se non di più - di grandi e piccole dimensioniin grado di offrire ai nosocomi di tutta Italia servizi davvero eccellenti. La
pandemia”, ha concluso, “ha portato alla ribalta anche l’improvvisazione, con imbianchini che sono diventati sanificatori solo perché il commercialista nella visura camerale aveva previsto per loro l’attività di disinfestazione; abbiamo osservato come in tanti si siano inventati mascherine fatte in modo artigianale, adeguandosi ad una situazione emergenziale in cui mancava quasi tutto. I fabbricanti di macchine per la pulizia hanno dato vita, anche stavolta con grande creatività e capacità innova-
tiva, a soluzioni ed applicazioni per le macchine dotandole di sistemi sanificanti, rivelatisi decisamente utili per il trattamento anti Covid delle superfici. In definitiva”, ha concluso Loro Piana, “la pandemia ha sancito la centralità della pulizia professionale a tutto tondo, specialmente di quella ospedaliera; ora occorre che istituzioni e opinione pubblica non facciano calare il sipario su un comparto di vitale importanza per l’economia e, soprattutto, per la qualità della vita e la salute dei cittadini”. ■
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ASSOCIAZIONE ITALIANA IGIENISTI SISTEMI AERAULICI
ALLEANZA strategica tra OSPEDALE e imprese di PULIZIA
“Se siamo riusciti pienamente a far fronte ad alcune problematiche connesse alla pandemia, è merito soprattutto della preziosa alleanza strategica realizzata con le imprese di pulizia al nostro servizio”. A colloquio col dott. Camillo Rossi, direttore sanitario aziendale degli spedali civili di Brescia Maurizio Pedrini
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Sono stati anni davvero difficili, quelli vissuti dalle strutture sanitarie, soprattutto dagli ospedali, quelli appena trascorsi, per far fronte alla pressante richiesta di cura e assistenza originata dalla pandemia da SARS CoV 2. La lotta per salvare vite umane e prevenire il diffondersi del contagio ha visto in prima linea non solo eroici medici, infermieri, ma anche gli addetti alle pulizie dei reparti nosocomiali, duramente impegnati a prestare i loro preziosi servizi di pulizia e sanificazione delle superfici, correndo enormi rischi. Di fronte a questa emergenza, imprevista e terribilmente minacciosa, si sono sviluppate solide intese tra i vari soggetti impegnati nel far fronte al virus, che hanno portato indubbi benefici. Abbiamo chiesto al dottor Camillo Rossi, direttore sanitario degli spedali civili di Brescia di raccontarci la sua esperienza.
Cominciamo con una domanda generale, parlando di pulizia, in generale e nel vostro nosocomio, con una riflessione sulle problematiche da affrontare e sull’organizzazione del servizio.
“Ritengo che l’attività di pulizia e sanificazione in ogni ospedale debba avere un ruolo molto importante e questo perché può avere un impatto non solo sul comfort alberghiero, ma anche sui processi della cura, ovvero riducendo il livello di contaminazione delle superfici, con diminuzione della probabilità di diffusione dei microrganismi. Nell’Azienda in cui opero, da sempre si è data molta attenzione a questa funzione, si è inserito il servizio di pulizia in un piano della qualità ampiamente definito ed articolato, che prevede precise procedure di esecuzione e di controllo per garantire standard di servizio adeguati. Come in tutte le attività con grande coinvolgimento di operatori il fattore umano gioca un ruolo importante e delicato. Pertanto abbiamo
scelto di investire molto sull’aspetto motivazionale e formativo. Infatti è stata adottata una politica di coinvolgimento e responsabilizzazione di tutti gli attori coinvolti, con l’obiettivo formativo a tutti i livelli e quindi la messa a disposizione di risorse di personale formate allo svolgimento del servizio delle pulizie in ambito ospedaliero, prevedendo anche momenti di verifica dell’apprendimento ed eventuali interventi di rafforzamento delle nozione acquisite. Per quanto concerne la ditta in outsourcing vengono effettuati quotidianamente verifiche e controlli sul servizio effettuato. Venendo all’organizzazione del servizio, ogni ambiente ha uno standard ottimale che dipende dalla destinazione d’uso dei locali stessi: ovvero le pulizie delle sale operatorie si differenziano completamente da quelle delle camere di degenza, che, a loro volta, sono diverse da quelle degli spazi comuni. Pertanto l’ospedale è suddiviso in diverse macro-aree di rischio (basso - medio - alto rischio), caratterizzate da diverse
modalità e frequenze di interventi, codificati in specifiche procedure, dove vengono esplicitate le attività di sanificazione giornaliera, pluri-giornaliera, periodico e straordinaria. Nei nostri nosocomi gli interventi in quota non si effettuano: non si utilizzano piattaforme in quanto non sono presenti strutture che ne richiedano l’impiego”.
Durante l’emergenza conseguente la pandemia da SARS CoV 2, quali modifiche avete introdotto all’organizzazione dei servizi ospedalieri per dare attuazione ai vari DPCM, garantendo la massima sicurezza a beneficio di pazienti e personale? “Va precisato innanzitutto che non si è trattato di una fase unica, in quanto ogni ondata pandemica ha avuto una configurazione diversa, derivante dalla capacità infettante delle varianti coinvolte. Ognuna di esse ha richiesto un elevatissimo livello di sicurezza, anche rispetto all’impiego dei vari dispositivi di protezione individuale, che abbiamo immediatamente adottato e messo a disposizione di tutto il personale. Inoltre abbiamo ridondato le misure di sicurezza, andando oltre le stesse indicazioni dell’OMS. Per esempio, abbiamo offerto ai nostri dipendenti la possibilità di utilizzare da subito le mascherine FFP2, visiere, camici dedicati, sovracamici e quant’altro; inoltre ci siamo impegnati a
CHI È CAMILLO ROSSI
Camillo Rossi è nato a Bussi Sul Tirino (PE) il 6 aprile 1963. Laureato in Medicina e Chirurgia con Lode nel 1988 presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti. Specializzato con Lode in Pediatria nel 1993 presso l’Università degli Studi di Modena e in Igiene e Medicina Preventiva, sempre con Lode, nel 1997 presso l’Università degli Studi di Milano, sotto la guida autorevole del prof. A. Pagano. Dottore di Ricerca in Metodologie della Formazione del Personale Medico e Infermieristico. Ha trascorso diversi periodi di studio, ricerca e formazione all’estero presso la Mc Master University di Hamilton (Canada) e la University of Limburg, Maastricht (Olanda). È autore/coautore di oltre 60 pubblicazioni tra cui articoli su riviste scientifiche e capitoli di volumi sulla valutazione della qualità delle strutture sanitarie, in particolare della Lombardia. È stato professore a contratto di valutazione dei servizi sociosanitari presso la Facoltà di Scienze Statistiche dell’Università di Milano Bicocca. Attualmente è professore a contratto di Organizzazione Aziendale ed Elementi di Economia presso i Corsi di Laurea delle professioni sanitarie presso l’Università degli Studi di Brescia. Dal 15 febbraio 2019 è Direttore Sanitario Aziendale dell’Azienda Sociosanitaria Territoriale degli Spedali Civili di Brescia.
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Camillo Rossi
SPECIALE SANITÀ
differenziare i percorsi di accesso all’ospedale, col supporto di una funzionale cartellonistica, dando precise indicazioni agli ospiti di tenere sempre la destra. Inoltre, abbiamo differenziato pure gli ascensori, individuando aree riservate, accessibili solamente previa vestizione. Si è infine pensato di mettere a disposizione, non solo di ogni dipendente ma anche dei fornitori, adeguati supporti video in modo che fossero chiare ed estrinsecate le procedure di vestizione e svestizione”.
Dunque, un lavoro a trecentosessanta gradi, che non ha trascurato alcun aspetto di prevenzione dal rischio del contagio?
“Direi proprio di sì: tra la prima e la seconda ondata abbiamo studiato una specifica modalità di assistenza ai pazienti Covid che riservasse loro alcune aree dell’ospedale. Tra l’altro, si è deciso di usare un’area ospedaliera ad anello, operativa dagli anni Cinquanta, una parte storica realizzata dall’architetto Bordoni, un’altra, a nord, il cosiddetto Policlinico satellite, edificato negli anni Settanta, e infine il padiglione B, con un corpo di fabbrica dotato d’un un sistema di areazione particolarmente collaudato e sicuro. Attuando i requisiti di sicurezza richiesti a partire dall’agosto 2020, ci siamo così ritrovati ad avere ben cinque piani dedicati all’emergenza Covid, con ben 170 posti letto, organizzati in funzione dell’intensità di cura. Va sottolineato come tutte le procedure adottate per il personale interno siano state puntualmente seguite anche dalle aziende che ci forniscono il servizio di pulizie. Per quanto riguarda, invece, l’accesso dei visitatori, lo stesso era legato alla misurazione della temperatura e scheda anamnestica richiesta per stabilire le condizioni iniziali di salute. A prescindere dal possesso
del green pass base, dalla vaccinazione e quant’altro, abbiamo sempre chiesto l’esibizione di un tampone effettuato nell’arco delle quarantotto ore e, nei periodi di massima riapertura, è stato introdotto l’accesso a giorni alterni”.
E per quanto concerne gli investimenti in formazione degli operatori, acquisto di prodotti e tecnologie, rapporti con i fornitori, cos’è cambiato, all’interno del vostro nosocomio, in questi lunghi due anni di pandemia?
Quali sono state le principali problematiche e criticità che avete dovuto affrontare e risolvere legate all’igiene e pulizia e sanificazione dei locali?
“Abbiamo sempre operato facendo i conti con le evidenze richieste dal mutare delle condizioni, ovvero dai cambiamenti organizzativi e tecnologici richiesti dalla delicata e complessa situazione da affrontare. Comunque, è bene sottolineare che non abbiamo avuto la necessità di effettuare specifici investimenti, perché la principale priorità che ci siamo posti è stata quella di rafforzare e rendere ancor più stringenti le misure di sicurezza che avevamo già introdotto da tempo”.
“La prima e principale è stata la cosiddetta posivitizzazione all’interno di reparti cosiddetti ‘puliti’, procedendo con la massima tempestività alla fase di bonifica e ripristino. In questo non facile percorso siamo stati agevolati potendo disporre, come le dicevo, di strutture dedicate. Così, una volta individuato il cluster Covid, abbiamo dovuto concentrare i nostri sforzi sul ripristino dei locali, dove era stato rilevato il caso di paziente infetto in tempi brevissimi, dando corso a tutte le procedure di sanificazione e igienizzazione previste dal protocollo di sicurezza. Se siamo riusciti pienamente in questo intento, è merito soprattutto della preziosa alleanza strategica realizzata con le imprese di pulizia al nostro servizio, il cui apporto nel far fronte alla pandemia si è rivelato davvero essenziale. Come direzione ospedaliera
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ce ne siamo resi conto fin da subito, considerando le aziende di pulizia e sanificazione come soggetti facenti parte a pieno titolo della comunità ospedaliera, proponendo loro di vaccinare i dipendenti, quale segno concreto di responsabilità e collaborazione. Il nostro invito è stato prontamente accolto con grande disponibilità ed entusiasmo. A bilancio di questa esperienza posso affermare che questo gesto è stato molto importante sul piano motivazionale e culturale, perché ha reso questi nostri partner protagonisti, al pari di medici e infermieri, della lotta al virus. Non dimentichiamo che ogni paziente allettato vede almeno due volte al giorno entrare nella propria stanza, quasi in punta di piedi, il personale addetto alle pulizie, con il quale spesso si crea un delicato rapporto di fiducia sul piano amano”.
Fra i compiti attribuiti ai direttori sanitari, vi è la verifica della puntuale applicazione dei protocolli di pulizia e sanificazione: cos’è cambiato in questi ultimi anni? “Noi, all’interno della direzione medica di presidio, disponiamo di un apposito staff composto da personale infermieristico, tecnico, assistenti sanitari e un medico che si occupa delle infezioni correlate all’assistenza. Fra i vari compiti ad esso attribuiti vi è anche quello di individuare il nesso tra esigenze di cura e soluzioni logistiche. Questo perché, mentre nel periodo prepandemico gli aspetti organizzativi erano abbastanza statici, negli anni della pandemia abbiamo dovuto fare i conti con l’incalzare delle ondate e la pressione dei pazienti, riconvertendo rapidamente i reparti in funzione multidisciplinare. Abbiamo dovuto perciò procedere ad un’azione di contestualizzazione del controllo anche rispetto alla logistica: chi si è occupato delle pulizie ha dovuto adattarsi, con grande flessibilità, ad un assetto organizzativo investito da rapide mutazioni, con reparti che
CONOSCIAMO L’ASST DEGLI SPEDALI CIVILI DI BRESCIA
L’Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) degli Spedali Civili di Brescia si è formata il 1 gennaio 2016 a seguito della Legge Regionale 23/2015 che ha riordinato la sanità Lombarda. La precedente denominazione era Azienda Ospedaliere Spedali Civili di Brescia. La legge 23 prevede che le funzioni erogative precedentemente in capo alle ASL transitassero alle istituende ASST, mantenendo alle Agenzie di Tutela della Salute le funzioni di regia con programmazione territoriale, negoziazione con gli erogatori pubblici e privati, controlli. Le ASST prevedono un Polo Ospedaliero e una Rete Territoriale. Il Polo Ospedaliero della ASST degli Spedali Civili di Brescia, sotto la responsabilità del Direttore Sanitario Aziendale dispone di quattro presidi: Spedali Civili, Ospedale dei Bambini Umberto I, Gardone Val Trompia, Montichiari.
prima ospitavano pazienti no Covid, improvvisamente destinati ad accogliere ammalati Covid. All’apposito staff, istituito all’interno della direzione ospedaliera, spetta inoltre il compito di procedere ai controlli di merito, tecnici e sanitari, sugli interventi di pulizia, sanificazione e disinfezione dei vari reparti ospedalieri”.
Stiamo vivendo una fase di post pandemia: cosa ci può insegnare questa dura esperienza per il futuro?
“Credo che ci abbia insegnato quanto sia importante un approccio duttile ed elastico ai fenomeni che si profilano all’orizzonte, in grado di leggerli in chiave nuova. L’esperienza maturata in questi due anni, ad esempio, ci sarà senz’altro utile per migliorare e implementare l’azione dell’unità operativa di malattie infettive, che dispone di una struttura sostanzialmente dedicata al controllo delle ICA, capace peraltro di sviluppare circa 14mila consulenze all’anno nei reparti. Sarà indispensabile supportare ed implementare la nostra capacità organizzativa e i livelli di conoscenza di cui
disponiamo, perché la pandemia ha modificato anche l’ecosistema collegato a virus, batteri e miceti. Dovremo essere in grado di offrire ancor più elevati standard di assistenza non solo a livello medico-infermieristico, ma anche e in maniera specifica a livello dell’assistenza e della cura richiesto da ogni singolo paziente. Un ruolo essenziale, in questo processo, avrà pure l’intervento sulla parte infrastrutturale: il nostro è un ospedale storico all’alba di un grande cambiamento. La realizzazione dell’ospedale del futuro, per noi, è legata ad un impegnativo progetto finanziato dalla Regione Lombardia, che punta a trasformare completamente l’intera area nord del nosocomio, il cosiddetto Policlinico satellite, che dovrà essere interamente abbattuto, seguendo un percorso di ricostruzione dell’intera area dell’ospedale pediatrico, portando così all’edificazione di una grossa piastra d’emergenza. Insomma, il nostro obiettivo è quello di realizzare, in tempi accettabili, un ospedale davvero funzionale alla cura del paziente, senza scatole rigide sia sul piano organizzativo che logistico”. ■
03/2022 | DIMENSIONE PULITO XXI
L’importanza dell’IGIENE in una STRUTTURA SANITARIA vista da 4HYGIENE
4HYGIENE UN’AZIENDA D’ESPERIENZA CON UN OBIETTIVO CHIARO
4Hygiene é un’azienda di produzione presente sul mercato da circa 7 anni e con persone che vantano un’esperienza trentennale in questo settore. Sta diventando molto conosciuta grazie alla metodologia MAMA’S System che si compone di un sistema di panni monouso già impregnati con detergenti e/o disinfettanti specifici.
L’obiettivo dell’amministratore delegato, Marco Ascari, è quello di creare una metodologia estremamente semplice per permettere agli operatori delle pulizie di ottenere un altissimo risultato igienico ottimizzando il lavoro di tutti i giorni.
UN’IDEA SEMPLICE MA INNOVATIVA
Il progetto inizia eliminando tutti i punti critici del lavoro di pulizia e sanificazione. Oggi la quasi totalità
delle strutture sanitarie utilizzano sistemi che prevedono il cambio del panno (superfici o pavimenti) ad ogni ambiente, questo permette di contenere le contaminazioni fra una stanza e l’altra. Gli operatori poi devono essere ben formati per le diluizioni (meccaniche o manuali) dei prodotti e per la preparazione dei panni, oltre che per le procedure di pulizia.
Per garantire un buon livello igienico, però, è necessario che questi panni seguano un rigoroso processo di lavaggio e disinfezione in lavatrice. La lavanderia diventa quindi un punto fondamentale per le pulizie della struttura e di conseguenza un impegno di risorse importante. Proprio qui nasce la prima idea di 4Hygiene: creare un sistema che non necessiti della lavanderia stessa, in questo modo si riducono tutti i problemi collegati alla manutenzione delle lavatrici e dei sistemi di dosaggio oltre ai rischi legati alla
manipolazione dei prodotti. Una lavanderia ben strutturata può dare ottimi risultati, ma quale percentuale di errore possiamo considerare? Zero é un numero impossibile, ogni altro valore superiore allo zero aumenta il rischio di pulire con un panno ancora sporco.
AZZERARE GLI ERRORI
Soluzione? Pulire con un monouso. In questo modo si ha la tranquillità di operare sempre con uno strumento nuovo quindi certamente pulito, se questo panno fosse già impregnato del detergente o del sanificante necessario, si andrebbe ad eliminare anche il rischio di una errata
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diluizione del prodotto, fondamentale per l’ottenimento del risultato. Il MAMA’S System di 4Hygiene rappresenta questa soluzione: si compone di panni monouso già impregnati con il detergente necessario. Questi sono differenziati per colore per semplificare la scelta da parte degli operatori: il panno SanyGreen è idoneo per la contemporanea scopatura e lavaggio del pavimento, il panno SanyBlu serve per la pulizia e l’igiene di superfici e vetri, il panno SanyRed é idoneo per l’igiene del bagno, infine i panni SanyPurple e SanyBrown sono impregnati con una soluzione disinfettante, rispettivamente per superfici e pavimenti.
e taniche; infine si riduce lo spreco di acqua pulita fino al 99%, ma soprattutto si riducono del 99% gli scarichi nelle acque reflue di secchi e lavatrici dopo il lavaggio, si evita quindi di inquinare fiumi, laghi e mari di sostanze chimiche e sporco.
SI MA… UN SISTEMA MONOUSO NON È COSTOSO?
Sì, ma solo se ci si ferma a guardare superficialmente le apparenze. 4Hygiene sostiene a gran voce che l’adozione del MAMA’S System può anche diventare economicamente vantaggioso se l’obiettivo, vero, è un miglioramento del livello igienico. Per far comprendere meglio questo concetto ci viene incontro un semplice esempio: lavare con una macchina lavasciuga è costoso? Sì, se guardiamo solo al costo dell’oggetto (magari paragonato ad uno straccio o a un mop), ma se si considera che la lavasciuga in spazi liberi pulisce molto meglio, con meno fatica, ma soprattutto in un tempo considerevolmente più basso allora diventa conveniente. Per il MAMA’S System è esattamente la stessa cosa: vengono eliminati i costi inutili di lavanderia, si migliora il livello igienico degli ambienti e la produttività degli operatori per ottenere un risultato superiore.
4H SPRINT… UN SOFTWARE INTELLIGENTE
Per dimostrare quanto dichiarato 4Hygiene ha sviluppato internamente un software per l’analisi delle strutture che mette per iscritto i numeri, in modo che siano consultabili a preventivo ma soprattutto che siano verificabili a consuntivo. L’analisi della struttura e la rilevazione della situazione in essere permette inoltre di fare un rapido confronto diretto e immediatamente verificabile.
E LA FORMAZIONE DEGLI OPERATORI?
I VANTAGGI
DEL SISTEMA MAMA’S
I vantaggi di questo sistema sono evidenti: l’elevatissimo livello igienico, la semplicità di utilizzo, la facile formazione degli operatori e un livello ecologico di eccellenza. Ecologia? Con un “usa e getta”? Sì, 4Hygiene dichiara che questo è probabilmente il sistema più ecologico oggi presente sul mercato. Con questa tipologia di panni, altamente tecnici e a bassissimo peso, si riesce a ridurre fino al 72% i rifiuti totali per le pulizie; il fatto che il panno sia già impregnato permette di ridurre l’impiego di prodotti chimici fino al 93% e fino al 99% della plastica di flaconi
A questo punto la scelta è del cliente: migliore igiene? Maggiore ecologia? O ottimizzazione del risparmio? Magari tutte e tre!
In 4Hygiene hanno pensato anche a questo perché la componente umana è la parte fondamentale di ogni processo di pulizia. Prima di tutto il MAMA’S System è stato pensato per essere a prova di errore; i consulenti selezionati si occupano degli avviamenti di cantiere per fare la formazione sul campo e assistere gli operatori; ogni carrello attrezzato viene dotato di un piano di lavoro dettagliato con immagini e descrizioni; infine sono stati realizzati una serie di video formativi che in caso di necessità gli operatori, o il personale in sostituzione, possono consultare in qualsiasi momento.
UNA SOLUZIONE PERFETTA?
4Hygiene ha quindi già pensato a tutto? Probabilmente no, ma l’approccio è quello di studiare ogni giorno per migliorare il risultato dell’igiene: l’obiettivo è tutelare la salute di tutti. www.4hygiene.it | info@4hygiene.it
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Un salto di QUALITÀ nella lotta alle infezioni correlate all’assistenza
Per controllare davvero il rischio infettivo, le aziende sanitarie e tutti gli stakeholder coinvolti devono compiere il massimo sforzo per individuare nuove strategie, mettendo fine alla cultura del risparmio a vantaggio di una vera prevenzione. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Maria Mongardi, presidente di ANIPIO, Società Scientifica Specialisti del Rischio Infettivo
Pedrini Giornalista
Negli ospedali italiani non si muore solo di COVID 19: esiste infatti un’emergenza sanitaria di cui si parla ancora troppo poco, quella legata alle infezioni correlate all’assistenza (ICA) che mietono sempre più vittime, mentre le proiezioni per il futuro preoccupano non poco. Ogni anno in Italia, nei nosocomi, muoiono 11mila persone per infezioni da antibiotico resistenza ed entro il 2050 il numero dei deceduti si attesterà sulle 450mila unità, con un costo complessivo per la comunità stimato attorno ai 12 miliardi di euro. ANIPIO, Società Scientifica Specialisti del Rischio Infettivo, che rappresenta gli infermieri italiani specialisti del settore (ISRI) ha fatto i conti: da un recente censimento emerge che il nostro Paese ha bisogno di un numero assai maggiore di queste preziose figure,
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Maurizio
di settore Direttore tecnico rivista Dimensione Pulito
le cui competenze devono essere rafforzate e diffuse sul territorio. La “lezione” della pandemia dovrebbe perciò fungere da stimolo alle istituzioni e al Governo per far compiere un “salto di qualità” agli ospedali e alle strutture sanitarie investendo maggiormente in questa direzione, rafforzando il ruolo degli addetti al servizio, che ogni giorno sono chiamati ad interfacciarsi con gli specialisti delle imprese di pulizia, chiamate a svolgere i delicatissimi interventi di igienizzazione e sanificazione nelle strutture ospedaliere e nelle RSA. Abbiamo chiesto alla dottoressa Maria Mongardi, presidente di ANIPIO, di rispondere al alcune domande proprio per focalizzare l’attenzione su come mettere a frutto gli insegnamenti forniti dal difficile periodo dell’emergenza sanitaria, che ha visto in prima fila medici, infermieri e operatori delle pulizie, accomunati da una preziosa alleanza e uniti nell’improbo sforzo di combattere il virus del SARS CoV2.
Innanzitutto, quali sono i compiti specifici che l’infermiere specialista del rischio infettivo è chiamato ad assolvere? “Nell’ambito della prevenzione, l’infermiere specialista del rischio infettivo ha il compito di promuovere le buone pratiche, come ad esempio la corretta gestione di una ferita chirurgica, l’utilizzo appropriato dei dispositivi di protezione, il rispetto delle norme di igiene sia individuali che collettive. La seconda competenza dell’infermiere specializzato è il controllo, ovvero il compito di monitorare che siano rispettati tutti i protocolli e le direttive emanate in materia, sia a livello centrale che nelle singole strutture. Attraverso la sorveglianza, la terza competenza necessaria – aggiunge Mongardi – sarà possibile raccogliere i dati epidemiologici relativi ai singoli casi di infezione verificatisi in ogni struttura. Gli infermieri specialisti in rischio infettivo, poi, hanno il compito di formare sia pazienti che sanitari. Acquisendo compe-
tenze di management, infine, l’infermiere specializzato può gestire la collaborazione multidisciplinare tra tutti i sanitari che rientrano nella gestione del rischio infettivo, dall’infettivologo, al microbiologo, fino al chirurgo e altri operatori sanitari e socio sanitari”.
Quali sono gli insegnamenti che possiamo trarre dall’amara esperienza della pandemia? “Credo che le “lezioni” siano state molteplici, tutte di grande importanza. Ne cito solo due: innanzitutto, il tema della sanificazione ambientale nelle strutture ospedaliere ed extra sanitarie: un problema cronico, che ha assunto una rilevanza enorme nei due anni appena trascorsi e andrebbe approfondito sotto tutti i punti di vista; inoltre abbiamo compreso, giocoforza, quanto sia importante il fenomeno della trasmissione inanimata dei microrganismi: del SARS CoV 2 in questo caso, ma potrei citare i casi di tanti microrganismi resistenti agli antibiotici. Questa pandemia non ha certo diminuito la nostra preoccupazione di fronte al dilagare dell’epidemiologia delle infezioni correlate all’assistenza sanitaria negli ospedali. Il dato di fatto è che, presi dall’impreparazione e dall’emotività di fronte all’emergenza dettata dal Covid 19, abbiamo portato avanti scelte che talvolta non trovavano fondamento sulla scientificità dei comportamenti. Abbiamo compreso che la sanificazione ambientale è un evento di grande valore, ma non solo in occasione di una pandemia, lo è sempre: si tratta di un processo che va governato in modo assai diverso e pregnante, rispetto a quanto accaduto finora. L’esperienza del Covid ha rinfrescato alle nostre menti un fondamentale concetto, ovvero che dalle superfici si possono trasmettere organismi responsabili di rilevanti infezioni. Da qui la necessità che nei contesti ospedalieri si prendano decisioni responsabili e mirate, adottando criteri diversi nelle gare d’appalto relative ai servizi di pulizia. L’offerta al massimo ribasso deve
CHI È MARIA MONGARDI
Laureata magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, Master in Amministrazione e gestione dei servizi sanitari. Ha esperienza professionale in ambito clinico, didattico, gestionale e specialistico sul controllo delle infezioni correlate all’assistenza e sulla qualità dell’assistenza all’anziano. E’ docente a contratto nei corsi Master di primo livello presso le Università degli Studi di Bologna, di Milano Bicocca, di Verona-Trento, Federico II di Napoli e Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Componente di varie società scientifiche, AISLEC (Socio Fondatore), SIMPIOS (Socio Fondatore) e CID. Presidente dell’Associazione Nazionale Infermieri Specialisti del Rischio Infettivo, triennio 2013-2016 e vicepresidente ANIPIO nel triennio 2010-2013. Relatrice a numerosi convegni, congressi e corsi di formazione continua e autrice di numerose pubblicazioni. Dal 2001 è responsabile di progetti regionali riguardanti il rischio infettivo in ambito sanitario e socio-sanitario e il miglioramento della qualità dell’assistenza durante l’attività professionale svolta presso l’Agenzia Socio Sanitaria Regionale – Regione Emilia Romagna. Dal 2010 è responsabile di progetti nell’ambito del governo clinico, della qualità dell’assistenza e della valorizzazione delle professioni sanitarie presso l’Assessorato alle politiche della salute, Servizio presidi ospedalieri della Regione Emilia Romagna.
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essere bandita, premiando quella economicamente vantaggiosa, che dia garanzie rispetto alla puntuale applicazione di indicatori fondamentali, relativi alla sanificazione, pulizia e disinfezione. Insomma, è assolutamente necessario un salto di qualità, rispetto alla pulizia: dobbiamo interrogarci su come puliamo, con quale frequenza, con quali attrezzature; un ruolo essenziale spetta, infine, alla formazione. Senza presidiare adeguatamente tutti questi aspetti, rischiamo davvero di veicolare messaggi distorti. Dopo anni di cultura del risparmio, appalti al massimo ribasso e spending review, è necessaria una decisa inversione di tendenza, che determini una stretta alleanza tra quanti operano per l’igiene e la sicurezza delle strutture sanitarie e socio sanitarie.“Se vogliamo davvero controllare il rischio infettivo, è necessario che le aziende sanita-
rie e tutti gli stakeholder coinvolti compiano il massimo sforzo per individuare nuove strategie di prevenzione, mettendo fine alla cultura del risparmio a vantaggio di quella di una vera prevenzione, l’unica che – oltre a salvare vite umane – potrà portare ad un’effettiva diminuzione dei costi della sanità”.
Il problema del cosiddetto rischio infettivo nelle strutture nosocomiali è molto serio?
“Direi senz’altro di sì. Le infezioni correlate all’assistenza sono definite un problema di sanità pubblica, il recente studio di prevalenza europeo condotto in 30 paesi e 1000 ospedali ha rilevato che, su 18 pazienti ricoverati in ospedale uno contrae almeno una di queste infezioni. Ancora, l’European Center Disease Control (ECDC) nel recente rapporto europeo ci mostra che l’Italia, dopo la Grecia, è il paese con
il più elevato fenomeno di microrganismi multi resistenti agli antibiotici carbapenemi, classe di antibiotici ad ampio spettro d’azione. Il recente Report sulla resistenza antimicrobica OMS riporta: la resistenza antimicrobica “rappresenta un problema talmente serio da minacciare il sapere della medicina moderna”. Keiji Fukuda (OMS) dichiara che è necessario un intervento urgente e il paziente, gli operatori sanitari, i politici e l’industria insieme possono affrontare meglio il fenomeno dei microrganismi antibiotico resistenti”.
A prescindere dall’emergenza SARS CoV 2, possiamo comunque affermare che nelle strutture nosocomiali vi sia un’adeguata attenzione in merito alle misure di igiene in generale, specialmente a quelle che riguardano la pulizia e disinfezione delle superfici ambientali?
“Negli ultimi decenni, a livello nazionale la gestione delle pulizie degli ambienti ospedalieri e delle strutture socio sanitarie ha subito un cambiamento organizzativo importante. Più precisamente, mentre prima tali attività erano svolte da personale dipendente interno alla struttura, ora sono appaltate ad aziende specializzate. Tutto ciò ha portato, nella maggioranza dei casi, ad elevare il livello di pulizia e migliorare il rapporto costo-beneficio. Il continuo aumento delle infezioni dovute a microrganismi multi resistenti ci pone davanti ad una nuova sfida nell’ambito delle pulizie ambientali. Oggi sappiamo che la sopravvivenza di alcuni microrganismi sulle superfici può arrivare ad essere di alcuni mesi. Infatti un paziente ricoverato in un ambiente dove precedentemente è stato ricoverato un degente con infezione o colonizzazione di microrganismi multiresistenti è sottoposto a un
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rischio di contrarre un’infezione che aumenta rispettivamente di 3,5 volte per l’Acinetobacter Baumani, di 2,5 per il Clostridium Difficile, di 1,75 per l’Enterococco Vancomicino Resistente e di 2 per lo Pseudomonas Aeruginosa. Un altro studio canadese (Zoutman DE,2014) sostiene che un lavoro sinergico e fianco a fianco tra le organizzazioni interne e le aziende di pulizia possa aiutare a controllare le infezioni dovute a microrganismi antibiotico resistenti. Per questa ragione ANIPIO dedica grande attenzione all’aspetto dell’igiene ambientale, grazie soprattutto all’aggiornamento costante del nostro team per mezzo della letteratura sul tema. L’obiettivo è quello di arrivare a effettuare ricerche ad hoc e a collaborare con altre Società Scientifiche per condurre indagini nazionali allo scopo di contribuire ad aumentare il livello di conoscenza del problema”.
LE INFEZIONI CORRELATE ALL’ASSISTENZA (ICA)
In Italia, l’interesse riguardo alle infezioni ospedaliere nasce nel 1983 con un studio di prevalenza condotto dall’Istituto Superiore di Sanità e le circolari ministeriali n° 52 del 1985 e la n°8 del 1988 con oggetto: “Lotta contro le infezioni ospedaliere: la sorveglianza”, dove viene previsto l’impiego di un infermiere o coordinatore infermiere addetto al controllo delle infezioni ospedaliere, ogni 250-400 posti letto. Recentemente il Consiglio d’Europa ha pubblicato la raccomandazione “COM(2008) 837 del 15.12.2008, finalizzata a garantire che gli Stati membri dispongano di strategie adeguate per migliorare la sicurezza dei pazienti nei sistemi sanitari nazionali, compresa la prevenzione e controllo delle infezioni associate all’assistenza sanitaria. In particolare la raccomandazione prevede di rafforzare l’attività di prevenzione e controllo delle infezioni a livello delle istituzioni sanitarie e socio sanitarie.
Si ha la sensazione che i vostri infermieri negli ospedali italiani siano ancora pochi e insufficienti: è un dato reale che ci deve preoccupare?
“In effetti, in base al censimento effettuato dalla nostra società scientifica, gli infermieri specialisti in rischio infettivo attualmente presenti nelle strutture pubbliche del nostro Paese sono solo 497. Di questi, 42 hanno iniziato a svolgere la loro attività durante la pandemia. Un numero, che stando agli standard fissati dall’allora Ministero della Sanità (con la circolare n.8 del 1988) di un infermiere specialista ogni 250 posti letto, appare oggi del tutto insufficiente. Le presenze dovrebbero essere almeno raddoppiate. Dall’emanazione della circolare, infatti, sono trascorsi trentaquattro anni ed è assai probabile che le esigenze si siano modificate nel tempo. Infatti, negli anni ’80 queste infezioni erano ritenute esclusivamente ospedaliere, mentre attualmente sono più generalmente definite “infezioni correlate all’assistenza”. I setting di cura sono cambiati e si sono estesi oltre i confini delle mura nosocomiali, arrivando fino alle case dei pazienti. Inoltre, come dicevo in precedenza, in questi decenni, c’è stata una proliferazione dei microrganismi antibiotico-resistenti. Le tipologie di infezioni più a rischio sono sei: polmonari, del sangue, della cute e tessuti molli, intestinali, del sito chirurgico e urinarie. Gli ultimi dati che abbiamo sulla loro diffusione negli ospedali italiani risalgono al biennio 2016-17, ma non si tratta di cifre esaustive. La partecipazione al monitoraggio è su base volontaria e non tutte le strutture ospedaliere italiane hanno aderito. E, spesso, le realtà non aderenti coincidono anche con quelle che prestano meno attenzione alla problematica dell’antibiotico resistenza”.
Dunque, alla luce di tutto ciò, la costante formazione degli addetti assume un ruolo ancor più delicato e importante?
“Certamente, ma c’è ancora molta strada da fare: dagli anni’80 si sono
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susseguiti vari tentativi di corsi di specializzazione e master, la maggior parte dei quali finiti in un nulla di fatto. Poi, dal 2014, la nostra Società scientifica è diventata promotrice della formazione in quest’ambito, stipulando convenzioni con alcune università, come quella di Parma, la Magna Grecia di Catanzaro, Tor Vergata di Roma e Vanvitelli di Napoli. I percorsi di studio dedicati alla specializzazione in rischio infettivo sono suddivisi in cinque macro-aree: prevenzione, controllo, sorveglianza, formazione e management. Promuovere la formazione è tra gli obiettivi della Missione 6 del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In particolare, è stato redatto un piano straordinario di formazione dedicato proprio alle infezioni ospedaliere che prevede la partecipazione di circa centocinquantamila sanitari entro la fine del 2024 e 140 mila entro la metà del 2026. Auspichiamo ch e questi posti possano essere ragionevolmente distribuiti tra medici, infermieri, tecnici di radiologia, ostetriche e operatori socio sanitari, tutti professionisti coinvolti, a vario titolo, nell’infection control”.
Voi agite ogni giorno in stretto contatto con le direzioni sanitarie, altre figure preposte e chi segue le pulizie nei reparti: cosa può dirmi a proposito di questa esperienza?
“
Spesso nelle aziende gli infermieri di ANIPIO specialisti nel rischio infettivo si occupano della gestione del servizio di pulizie o collaborano con altre figure che quotidianamente operano sul campo. Tra i problemi più frequenti che riguardano gli operatori addetti ne evidenzio alcuni: la necessità di sviluppare un forte senso di responsabilità sull’importanza del loro lavoro, le modalità di esecuzione delle pulizia, la qualità dei materiali usati e la frequenza delle operazioni di pulizia. E’ neces-
OGNI ANNO NEI NOSOCOMI ITALIANI MUOIONO 11MILA PERSONE PER INFEZIONI DA ANTIBIOTICO RESISTENZA. ENTRO IL 2050 IL NUMERO DEI DECEDUTI SI ATTESTERÀ SULLE 450MILA UNITÀ
sario, quindi, effettuare selezioni più accurate e migliorare la conoscenza degli operatori affinché si arrivi ad un adeguato livello di prevenzione e controllo delle infezioni. Per fronteggiare questa situazione occorre riportare maggiore attenzione al tema della pulizia, alla disinfezione ambientale e al processo di valutazione delle esecuzioni. Dopo l’amara esperienza del SARS CoV 2, credo occorra un vero e proprio salto di qualità nella formazione, nell’investimento di risorse dedicate e nei controlli, con figure dedicate. Inoltre occorre che le strutture rivalutino gli accordi di outsourcing in base alle proprie necessità. Infine sarebbe
opportuno porre attenzione sulle nuove tecnologie, come ad esempio la disinfezione ambientale con perossido di idrogeno. L’igiene e la pulizia ambientale, con le buone pratiche di controllo delle infezioni, la sorveglianza delle infezioni, le politiche di buon uso degli antibiotici, la formazione continua degli operatori sono solo una parte degli interventi per un buona gestione delle infezioni correlate all’assistenza. Senza questa visione olistica degli interventi, i nostri sforzi rischiano seriamente di raggiungere solo una parte dei risultati desiderati e talvolta perfino deludenti per la sicurezza delle cure”. ■
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CHRISTEYNS vs. Covid 19
In questo periodo di grande incertezza e difficoltà Christeyns, azienda leader nel settore della produzione di prodotti per la pulizia e la sanificazione professionale, rappresenta un punto di riferimento ed è in prima linea per assicurare la sanificazione e la protezione di tutti i locali contro il Corona Virus (Covid 19).
ATTIVITÀ PRODUTTIVA
Erogando attività essenziale ai fini del contenimento della pandemia, lo stabilimento Christeyns sito in Pessano con Bornago (periferia est di Milano) ha sempre mantenuto il pieno della capacità produttiva e, grazie alla fattiva collaborazione con gli stabilimenti presenti in tutta Europa sono stati in grado di assicurare un costante
il diffondersi della pandemia. Christeyns è in grado di offrire una gamma completa di prodotti per la sanificazione degli ambienti tutti certificati disinfettanti e biocidi. I prodotti Christeyns rispettano tutte le prerogative richieste nelle circolari del Ministero della Salute e dell’ISS (ISTITUTO SUPERIORE SANITÀ) e sono a tutti gli effetti attivi contro il Covid 19. In particolare dispone di una gamma completa di prodotti a base di ipoclorito di sodio, Alcol, Perossido di Idrogeno e Acido Peracetico. Inoltre, grazie al personale tecnico e commerciale altamente qualificato, è in grado di assistere e consigliare i propri clienti durante tutte le fasi post vendita, quali: Corretto utilizzo dei prodotti, Implementazione processi di sanificazione, Piani di
03/2022 | DIMENSIONE PULITO XXIX D DISINFETTANTI
ORA POSSIAMO TORNARE A DORMIRE SERENI PRODOTTI DISINFETTANTI REGISTRATI PMC O BIOCIDI CON CERTIFICAZIONE VIRUCIDA EN 14476 secondo le vigenti circolari ministeriali e come indicato dai protocolli di Assosistema in combinazione alle validazioni dei cicli di lavaggio CHRIOX 5 PMC 20163 Disinfettante e candeggiante ossidante ad azione battericida, levuricida, sporicida e virucida CHRIOX 15 PMC 20161 Disinfettante e candeggiante ssidante ad azione battericida, levuricida, sporicida e virucida ACTIXAN PMC 18564 Disinfettante per pavimenti, superfici e mezzi di trasporto ad azione battericida, fungicida e virucida FEEL SAFE WITH US CHRISTEYNS ITALIA • Via Aldo Moro 30, 20042 • Pessano con Bornago (MI) ITALIA • T +39 02 99765200 • E info@christeyns.com • W www.christeyns.com
LUMITESTER SMART, l’innovativo bioluminometro, garanzia di IGIENE
L’igiene ambientale è fondamentale per prevenire le infezioni in tutti gli ambiti. Kairosafe propone Lumitester Smart, un bioluminometro portatile che permette di verificare istantaneamente il livello di igiene sulle superfici, rilevando l’ATP ed i suoi derivati tramite una reazione di bioluminescenza.
L’ATP è una molecola coinvolta nel metabolismo di tutti gli organismi viventi ma è relativamente instabile se sottoposta a trattamento termico o chimico, generando molecole più semplici quali ADP e AMP: la presenza di ATP è considerata un efficace indicatore di igiene. Il Lumitester Smart offre una sensibilità più elevata rispetto ad altri bioluminometri, grazie alla tecnologia brevettata A3 che rileva ATP, ADP e AMP.
Lo strumento rileva il segnale luminoso emesso dalla reazione tra il campione e il reagente presente nel tampone (luciferasi). La luce prodotta è misurata dal bioluminometro e convertita in un valore numerico (RLU) visualizzato sul display. Lo strumento può essere utilizzato
facilmente anche da personale non strutturato: si raccoglie il campione con il tampone LuciPac e dopo averlo agitato bene, si inserisce nel Lumitester, da cui si ottiene il risultato in 10 secondi.
Lumitester Smart consente di trasferire i dati direttamente su smartphone, tablet o pc tramite la funzione Bluetooth: i risultati sono memorizzati nell’ar-
chivio cloud, a cui si accede in qualsiasi momento per un continuo monitoraggio dei dati al fine di garantire un elevato livello di sanificazione ambientale. www.kairosafe.it
XXX DIMENSIONE PULITO | 03/2022 M MONITORAGGIO SUPERFICI
--------------------- Igiene delle superfici ---------------------
Bioluminometro
E’ uno strumentino portatile che rileva in tempo reale la contaminazione da ATP+AMP+ADP, indicatori del grado di pulizia delle superfici
Kairosafe propone il Lumitester Smart abbinato ai tamponi Lucipac A3, con i quali si preleva il campione dalle superfici. Il test, rapido e preciso, è utilizzabile per il controllo della sanificazione in tutti gli ambiti, alimentare, sanitario, HO.RE.CA, industriale ecc
Per ordinare: codice 61324 - Lumitester Smart codice 1702671-60361 - Lucipac A3 Surface, tamponi
Il sistema evidenzia la presenza di sostanza organica e si rivela molto utile poichè garantisce una lettura immediata e un utilizzo molto semplice. Essenziale per il confronto prima e dopo la pulizia.
Il Lumitester rileva il segnale luminoso emesso dalla reazione tra il campione e il reagente presente nel tampone (luciferasi).
La luce prodotta è misurata e convertita in un valore numerico (RLU) visualizzato sul display. Il test offre una sensibilità più elevata tramite la tecnologia brevettata A3, che offre il vantaggio di rilevare l’ATP e i suoi prodotti didegradazione, distinguendosi dai test che invece rilevano solamente l’ATP con possibili falsi negativi.
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KAIROSAFE
SANITÀ
La Direzione Sanitaria: un INVESTIMENTO fondamentale per il SSN
Di fronte alle sfide correnti, è fondamentale che la Direzione Sanitaria aziendale sia in grado di presidiare – attraverso il coordinamento diretto o la collaborazione con altri servizi aziendali – una serie di nuclei di attività
Federico Lega, Università degli Studi di Milano
La crescente complessità della gestione delle aziende sanitarie richiede un salto di ruolo e capacità nelle Direzioni Sanitarie, in quanto supervisori e ispiratrici di tutti i processi erogativi/produttivi aziendali. Da qui la necessità di una maggiore strutturazione nelle responsabilità e nei ruoli interni, di una chiarificazione sui compiti diretti e indiretti da esercitare, di un migliore esercizio dell’azione di “direttore d’orchestra” delle funzioni tecniche e di staff centrali e infine un ripensamento e affinamento dei processi formativi per la futura generazione dei medici di direzione sanitarie.
Il Direttore Sanitario svolge un ruolo chiave nelle Aziende Sanitarie, in quanto ruolo ibrido che funge da:
■ tensore dell’equilibrio tra vincoli economici e necessità di rispondere ai bisogni dei pazienti in modo efficace, appropriato e innovativo;
■ cinghia di trasmissione tra le strategie del Direttore Generale e i professionisti clinici dell’Azienda;
■ programmazione e direzione della produzione (efficiente) dei servizi sanitari erogati dall’azienda sanitaria e dai soggetti privati accreditati;
XXXII DIMENSIONE PULITO | 03/2022 S G ESTIONE A z IENDE SPECIALE
■ “boundary spanning”, cioè punto di contatto sul confine aziendale e su numerosi temi con molteplici interlocutori esterni, come l’impresa, le istituzioni pubbliche, il terzo settore e le associazioni dei cittadini.
Pur mantenendo centrale la collegialità del lavoro della direzione strategica al fine di raggiungere in modo sistemico ed efficace gli obiettivi aziendali, per esercitare questo ruolo è fondamentale investire in una Direzione Sanitaria aziendale “moderna” in grado di presidiare – attraverso il coordinamento diretto o la collaborazione con altri servizi aziendali – una serie di nuclei di attività: dallo sviluppo strategico al value management, dalle relazioni con gli stakeholder alla valorizzazione del capitale
Figura 1. Il quadro concettuale di riferimento. Funzioni e ruoli presidiati dalla Direzione Sanitaria
umano, alla gestione operativa alle funzioni di garanzia e vigilanza. In questa prospettiva, la seguente figura 1 propone il quadro concettuale di riferimento, nel quale la Direzione Sanitaria aziendale, per consentire al direttore sanitario di svolgere efficacemente il proprio ruolo, si dovrà caratterizzare ed organizzare attraverso i seguenti nuclei di funzioni:
■ Sviluppo strategico
■ Value management
■ Gestione operativa ■ Relazioni con gli stakeholder
■ Valorizzazione del capitale umano
■ Garanzia e vigilanza.
La Direzione Sanitaria dovrà quindi coordinare diverse professionalità, strutturate sempre di più in gruppi di progetto stabili o temporanei, caratterizzati da multidisciplinarietà e multiprofessionalità.
Si precisa che la gestione da parte della Direzione Sanitaria delle funzioni e delle diverse professionalità può avvenire attraverso diversi meccanismi organizzativi:
■ la gerarchia, ossia la definizione di unità operative, posizioni
organizzative o ruoli subordinati al Direttore Sanitario;
■ il coordinamento trasversale e funzionale con altre aree e unità organizzative, incardinate in altre articolazioni organizzative aziendali (ad es. ruoli di linking pin tra Direzione Sanitaria e strutture organizzative – esperto di risk management del dipartimento clinico collegato funzionalmente all’UO risk management della direzione sanitaria);
■ la capacità di influenza dei comportamenti di soggetti non sottoposti gerarchicamente e la costruzione di relazioni informali.
Qualsiasi soluzione organizzativa scelta per “strutturare” la Direzione Sanitaria potrà quindi avvalersi di tutte le soluzioni e dei meccanismi organizzativi precedentemente elencati. Infine, a motivo della crescente complessità e ricchezza delle funzioni e professionalità supervisionate, sembra anche necessario ripensare agli eventuali percorsi formativi specifici per gli aspiranti direttori sanitari, ad oggi non previsti e di cui si discuterà in chiusura di articolo.
03/2022 | DIMENSIONE PULITO XXXIII
SPECIALE SANITÀ
IENDE
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La Direzione Sanitaria del presente deve quindi potersi avvalere - direttamente o tramite il coordinamento/supervisione gerarchia di funzioni di staff aziendale ed unità operative - di diverse professionalità in grado di affrontare le sfide della gestione delle aziende sanitarie con competenze tecniche innovative o – quand’anche tradizionali – totalmente rinnovate e una sviluppata expertise manageriale. Con riferimento alle professionalità, tra le prime, quelle “emergenti”, si fa riferimento a:
■ la Gestione Operativa, che comprende gli approcci e strumenti relativi alla gestione degli asset produttivi aziendali e all’ottimizzazione dei flussi dei pazienti, attraverso il miglioramento continuo dei processi e in relazione ai Percorsi Diagnostico, Terapeutici e Assistenziali definiti in azienda;
■ l’Information & Communication Technologies (ICT), per le dinamiche che interessano le innovazioni tecnologiche e le dotazioni informatiche necessarie per l’efficace organizzazione delle attività sanitarie e della produzione (ad es. cartella clinica elettronica, l’introduzione delle intelligenze artificiali, l’uso dei big data, la robotizzazione, le realtà aumentate e virtuali, e tutto ciò che oggi rappresenta innovazione disruptive nel settore salute).
■ Tra le seconde, si annoverano:
■ la Clinical Governance che, da un lato riconduce ad unitarietà gli approcci per la gestione del rischio, dalla prevenzione alla gestione dell’evento avverso, tramite l’applicazione di logiche e sistemi di gestione dei rischi e l’apporto della medicina legale, mentre dall’altro regola e garantisce la gestione della qualità e dell’accreditamento sia esso istituzionale o di eccellenza;
■ la farmacia, che prevederà il ruolo del farmacista consultant come perno fondamentale;
■ l’ingegneria clinica
■ la fisica sanitaria
■ la Direzione Medica di Presidio Ospedaliero.
Inoltre, in relazione al proprio ruolo di guida e connettore dei processi di produzione, tra le funzioni con cui la Direzione Sanitaria deve collaborare strettamente per la definizione di politiche comuni di azione vi sono: ■ l’area socio-sanitaria e quella delle professioni sanitarie, per ricondurre ad unitarietà la gestione della produzione dei servizi sanitari e socio-sanitari nei suoi riflessi sul personale medico e infermieristico; ■ programmazione, controllo e flussi informativi sanitari, compresa la rendicontazione degli outcome clinici e degli esiti, allo scopo di costruire un cruscotto unitario di programmazione e controllo delle performance produttive e sanitarie dell’a-
zienda. Tali dati e indicatori possono essere prodotti sia da UO interne alla DS sia da UO esterne (ad es. Programmazione e controllo, UO generalmente in staff alla direzione generale o amministrativa);
■ la libera professione, area a pagamento e marketing, connettendosi con tutti i servizi aziendali che gestiscono i flussi informativi relativi a queste aree, per esercitare un ruolo di sviluppo di tali opportunità ma anche di garanzia rispetto all’attività istituzionale. La conseguente connessione con le politiche di marketing (generalmente gestite da UO in staff alla direzione generale o amministrativa) appare necessaria;
■ gestione e sviluppo del capitale umano, con una forte connessione con le articolazioni organizzative dell’Azienda che si occupano di gestione delle risorse umane (sia mediche sia infermieristiche) e della formazione;
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■ le relazioni sindacali, che pur gestite dal punto di vista strategico dalla Direzione Generale, necessitano di un coordinamento che garantisca la connessione tra le politiche discusse dalla DG e analizzi le ripercussioni sulla gestione dell’operatività aziendale garantita dalla DS;
■ l’ufficio tecnico per le questioni riguardanti la progettazione edilizia, la ristrutturazione dei luoghi e degli spazi, i criteri infrastrutturali e la dotazione tecnologica; solo il coordinamento tra chi conosce le dinamiche reali delle attività sanitarie e chi è deputato agli investimenti infrastrutturali e tecnologici, potrà condurre a politiche efficaci di progettazione degli edifici e dei luoghi sanitari in relazione alle necessità dei professionisti e dei pazienti.
Alla luce di questo quadro concettuale di sviluppo delle funzioni della Direzione Sanitaria, e quindi delle collegate competenze e postura di ruolo del medico e/o del professionista di direzione sanitaria, come anticipato sembra quindi necessario investire anche su una formazione ad hoc per supportare adeguatamente la preparazione di chi aspira o già ricopre tale ruolo.
I temi e le materie sulle quali costruire la formazione degli attuali e futuri direttori sanitari possono essere categorizzati in tre ambiti, corrispondenti al ciclo di vita del ruolo di un membro della Direzione Sanitaria:
1. Fondamenta professionali per i ruoli di Direzione Sanitaria;
2. Competenze abilitanti, per chi ambisce ad una Direzione di Struttura Complessa presso la Direzione Sanitaria o alla nomina a Direttore Sanitario;
3. Capacità da rivalidare, poiché –nell’ottica della formazione continua – è necessario rimanere sulla frontiera della conoscenza e delle prospettive in tema di management delle Aziende Sanitarie.
Tabella 1. Temi per orientare i processi di formazione ad hoc dei professionisti di direzione sanitaria
Per ciascuno di questi ambiti, i contenuti della formazione si dividono in tre fondamentali obiettivi di conoscenza: i) costruzione del ruolo; ii) conoscenza dei cambiamenti manageriali in corso (visioni); iii) trasmissione delle tecniche e degli strumenti.
La Tabella 1 riassume lo schema contenuti-ruoli per la formazione dei futuri medici e professionisti della Direzione Sanitaria come emerso nel corso dell’attività di brainstorming sviluppata con oltre 20 direttori sanitari e loro collaboratori.
Per concludere, va precisato che lo schema presentato in tabella 1 non ha valore prescrittivo, ma vuole essere una proposta operativa da discutere ed approfondire, al fine di favorire nel sistema la riflessione attorno alla definizione di un programma formativo che le aziende e le istituzioni potrebbero sviluppare per costruire quella classe di professionisti di direzione sanitaria di cui il SSN (e le strutture private di qualità) ha forte necessità di fronte
alle sfide correnti, dalle questioni gestionali delle mega-aziende, alla rivoluzione tecnologica, all’accesso all’innovazione, alle questioni del personale, alle dinamiche delle professioni, alle nuove priorità nell’organizzazione di servizi sanitari e socio-sanitari (medicina di iniziativa, multidisciplinarietà ecc.) e alle ulteriori numerose trasformazioni che caratterizzano ormai il “new normal” della sanità contemporanea. ■
Nota: Questo articolo propone una sintesi parziale di un lungo percorso di formazione-intervento che ha visto coinvolti - con la supervisione scientifica di Federico Lega e Anna Prenestini, il contributo all’ideazione del dott. Giuseppe De Filippis, e la partnership di Pfizer Italia - numerosi direttori generali e sanitari di aziende sanitarie pubbliche e private, tra i quali ricordiamo per il contributo dato: Campanile Vito, Carpinelli Luca, Caruso Bianca, Cuppone Maria Teresa, Dall’Acqua Maurizio, De Filippis Giuseppe, De Fino Massimo, Dei Simona, Mazzi Giorgio, Miglio Gianfranco, Monti Patrizia, Pasqualucci Arturo, Pirola Flavia Simonetta, Raponi Massimiliano, Silvestri Norberto, Solfrini Valentina, Tersalvi Carlo Alberto, Veglio Massimo, Luigi Bertinato, Antonio Bonaldi, Laura Chiappa, Mauro Maccari, Diamante Pacchiarini, Paolo Tofanini. A tutti loro va un ringraziamento speciale ed il merito di questo lavoro.
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PAREDES: al primo posto la SICUREZZA delle persone
Paredes Italia ha da sempre dato grande rilievo e importanza al settore sanitario. La pandemia mondiale ci ha messi davanti ad importanti problematiche sanitarie e poi economiche che non potevano più essere trascurate. È in corso una crescita organica e un rinforzamento; l’azienda ha lanciato il suo piano di sviluppo #Forza25 e si è infatti posta l’obiettivo di diventare la numero uno nel settore di igiene professionale in Italia forte della sua presenza nella sanità. In quest’ottica il cambiamento e il rafforzamento che è in essere vede un cambio generazionale con l’ingresso del nuovo Direttore Generale Enrico Soliani che in questo suo inizio è affiancato dal Direttore Commerciale Girolamo LoPresti.
Paredes Italia è convinta che questa sia una vera e propria rivoluzione del settore, emersa proprio grazie alla pandemia. Con l’arrivo del Covid – 19 il grande pubblico si è reso conto delle gravi conseguenze e delle malattie che possono procurare i virus, indistintamente.
Questi due anni, e ciò che hanno comportato, hanno fatto sì che si alzasse il livello di igiene in ogni ambito e settore ma la crisi che ne è conseguita ha portato anche ad un importante aumento dei costi in ogni ambito e paese.
Ad aggiungersi però vi è un’importante crisi mondiale che vede un aumento decisivo dei costi di materie prime e servizi. Un domino che purtroppo non può essere fermato e che è il risultato di due anni di pandemia globale. Ed è proprio in questo momento che Paredes Italia predilige il rapporto con la sanità. È fondamentale stringere i legami tra gli attori di questo mercato per
superare insieme le difficoltà. L’unione e il legame che l’azienda ha stretto con i suoi utenti è la chiave per superare la crisi, appunto insieme. L’aumento dei prezzi, in linea con quanto vediamo oggi in ogni settore e azienda, è la garanzia di quello che è il valore di Paredes e il suo impegno a garantire standard di igiene sempre elevati. Nes-
NUOVE SOLUZIONI
Oggi l’azienda è certa che al primo posto tra le necessità vi è quella di potersi lavare le mani con frequenza e con una garanzia di igiene data dagli strumenti necessari. In assenza di acqua è importante avere dei supporti alternativi che non sostituiscono il lavaggio delle mani ma allo stesso tempo offrono valide alternative all’altezza. Protagoniste d’igiene però non solo le mani ma anche le superfici, l’aria e gli ambienti. Un’asticella quella dell’igiene che va tenuta alta per la salvaguardia della salute della società. In quest’ottica la loro proposta è adatta alla situazione e alle aspettative.
Leader nella sanità per il lavaggio ed asciugatura monouso professionale delle mani (circa 200 ospedali forniti), affianco alla sua linea di distributori Paredis Style, Paredes Italia ha sviluppato altri prodotti per rispondere al meglio e con efficacia al post/durante pandemia.
suna rinuncia ad elementi di qualità per confermare il ruolo di leader nel mercato e per rispondere alle richieste del cliente tenendo fede alle garanzie da sempre offerte. I pilastri su cui si basano scelte e azioni aziendali sono la soddisfazione dei clienti e la soddisfazione del personale e formano la base del piano di crescita #Forza25. Pilastri che ritroveremo anche nelle partnership e nelle acquisizioni poiché Paredes Italia nella ricerca di aziende con le quali interagire seleziona chi possiede i suoi stessi valori.
Per la soluzione all’assenza di acqua, fondamentale per un corretto lavaggio delle mani, è stata proposta la piantana Goccia a pedale con gel alcoolici. L’igiene a portata di tutti, anche disabili e bambini, senza l’utilizzo di pile e quindi senza le problematiche di smaltimento ed esaurimento che queste comportano nonché l’assenza di servizio se queste non vengono prontamente sostituite.
Per quello che riguarda l’igiene bagno e l’ambiente, cavallo di battaglia è il servizio Dis-Net, un prodotto che risponde al problema della diffusione aerea del virus nel reparto della toilette grazie al suo Presidio Medico Chirurgico. www.paredes.it
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
TELEMEDICINA le aspettative dei PAZIENTI
L’attuazione della telemedicina richiede la partecipazione ed il coinvolgimento dei pazienti. In quest’ottica, molte iniziative sono state condotte dalle Associazioni durante gli ultimi due anni. Una maggiore formalizzazione del loro ruolo nella implementazione delle soluzioni da parte delle aziende sarebbe peraltro auspicabile
La pandemia COVID 19 ha in qualche modo “sdoganato” la telemedicina, tema di cui si parlava – e poco praticava – da circa vent’anni e che oggi è diventata questione quanto mai attuale. E ne parlano anche i pazienti, come dimostra una ricognizione realizzata in piena emergenza nel novembre 2020. L’indagine “La sanità del futuro: i messaggi delle associazioni di pazienti per l’epoca Covid-19”1, condotta dal Patient Advocacy Lab (PAL) di
ALTEMS - Università Cattolica del Sacro Cuore, presenta il quadro delle aspettative che le associazioni hanno espresso dopo mesi e mesi di impegno accanto a malati cronici e fragili, per lo più privati di supporto e assistenza da un servizio sanitario concentrato sul COVID 19. Sono esse stesse ad indicare l’uso della telemedicina (dal teleconsulto alla televisita, dalla telecollaborazione alla telerefertazione) come una delle nove priorità di un servizio sanitario rinnovato, che fa tesoro della lezione del COVID e guarda al futuro verso
una umanizzazione 2.0 delle cure. Le aspettative dei pazienti per l’evoluzione del servizio sanitario sono:
■ Dematerializzazione delle ricette per farmaci e presidi terapeutici
■ Distribuzione di farmaci e dei presidi a domicilio
■ Semplificazione burocratica
■ Sostegno psicologico
■ Telemedicina
■ Patient involvement
■ Assistenza sociosanitaria e domiciliare e medicina del territorio
■ Reti di patologia
■ Care management
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SANITÀ
di Teresa Petrangolini, Direttore “Patient Advocacy Lab” - ALTEMS Università Cattolica del Sacro Cuore
LE ASSOCIAZIONI DEI PAZIENTI: IL LORO RUOLO IN EPOCA COVID
Questo elenco non nasce a caso, perché già nella fase più acuta dell’epidemia il ruolo delle Associazioni dei pazienti aveva assunto particolare rilevanza, grazie alle loro azioni a sostegno dei pazienti. Nel periodo tra Marzo e Aprile 2020 sempre ALTEMS, attraverso il PAL, ha svolto un’indagine nazionale2 sul loro lavoro. Ne è nato un catalogo delle 102 principali azioni condotte dalle 45 associazioni analizzate. Dall’elenco delle tipologie di azione emerge una notevole innovatività che mette l’uso del web, la digitalizzazione dei servizi e l’informatizzazione dei percorsi di cura tra le attività più gettonate. Di seguito le principali aree di intervento delle Associazioni di pazienti durante l’emergenza Covid:
■ Informazione e Comunicazione: servizi inerenti alle informazioni sui siti o con campagne social per informare i propri associati.
■ Realizzazione di web-conference: servizi che riguardano l’ascolto dei propri volontari attraverso l’utilizzo di piattaforme per la comunicazione digitale.
■ Digitalizzazione dei servizi ai pazienti: servizi associativi che in precedenza venivano erogati in presenza ma anche attività di supporto per i servizi sanitari, ad esempio il teleconsulto.
■ Redazione di documenti di sintesi: servizi di reportistica, traduzione e semplificazione di evidenze redatte dalle società scientifiche di riferimento.
■ Formazione a casa: servizi di webinar con esperti scientifici o condivisione di webinar di interesse per i propri associati.
■ Fundraising: attività di raccolta fondi per la gestione dell’emergenza a supporto dei propri associati.
■ Interventi istituzionali: azioni di advocacy messe in campo dalle associazioni pazienti per far fronte all’emergenza, attraverso la sensibilizzazione delle istitu-
zioni per l’erogazione di alcuni servizi utili per la gestione della propria patologia.
■ Supporto alla creazione e consegna mascherine e altri DPI: servizi di supporto sul territorio per la consegna di mascherine o altri DPI ed il supporto alla creazione di mascherine.
■ Raccolta dati: supporto alle piattaforme attivate dalle società scientifiche o dagli enti istituzionali di ricerca per le indagini sulle patologie in questo contesto di emergenza.
■ Consegna farmaci: attività di supporto per la consegna di farmaci ai propri associati.
Molte associazioni hanno svolto indagini per poter quantificare l’impatto dell’emergenza COVID 19 sulle prestazioni erogate dal SSN, sull’assistenza ai pazienti e sulla qualità della vita di pazienti e caregiver. Da questo lavoro è emerso un quadro allarmante, poi ulteriormente aggravato dal protrarsi dell’emergenza:
■ sospensione delle cure per 9 pazienti su 10 con malattia rara (fonte: Rare Barometer EURORDIS);
■ sospensione dei programmi di screening mammografico di I livello (fonte: Europa Donna);
■ diagnosi e biopsie dimezzate del 52% per malati oncologici, ritardi negli interventi chirurgici per il 64%, visite pazienti/settimana diminuite del 57% (fonte: FAVO: XV Giornata Nazionale del Malato Oncologico);
■ funzionamento ridotto del 91% dei centri per Sclerosi Multipla, problemi di accesso alle terapie farmacologiche per il 40% dei pazienti con SM, interruzione della riabilitazione per il 70% dei pazienti con SM (fonte: AISM);
■ cancellazione improvvisa di visite ed esami programmati e un senso di abbandono e di incertezza dei pazienti “ordinari” (fonte: XVIII Rapporto nazionale di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità);
■ 2 malati su 10 con tumori del sangue hanno deciso di lasciare il percorso di cura per la paura (fonte: AIL, 2020).
Sono particolarmente drammatici i dati che emergono dalla survey “Le patologie reumatologiche e Covid-19”3, realizzata dall’Osservatorio dell’Associazione nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare (APMARR), in collaborazione con Helaglobe: tre pazienti su quattro (76%) hanno dovuto
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SPECIALE SANITÀ
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rimandare visite specialistiche e di controllo legate nella quasi totalità dei casi (88%) alla patologia. Addirittura, quasi uno su 4 (22%) pensa che non tornerà mai più sereno come prima dell’arrivo della pandemia. Non è solo il COVID a spingere verso una forte innovazione assistenziale. L’evoluzione in atto della dinamica demografica con una quota sempre crescente di persone con patologie croniche e rare, rendono necessario ridisegnare un sistema organizzativo della rete di servizi, soprattutto nell’ottica di rafforzare la prossimità e limitare gli spostamenti non necessari dei pazienti fragili per un’assistenza sempre più territoriale e domiciliare. In questo scenario risulta evidente, anche partendo dal punto di vista dei pazienti, l’urgenza di utilizzare la telemedicina quale supporto per far rimanere il paziente a casa con la dovuta e necessaria assistenza, con impatto positivo anche economico sul SSN.
LE RISPOSTE E GLI ESEMPI POSITIVI
Dopo un primo periodo di indicazioni frammentarie da parte delle Regioni, alla fine del 2020 sono state definite dal Ministero della Salute le “Indicazioni per l’erogazione di prestazioni in telemedicina”4, approvate dalla Conferenza Stato-Regioni il 17.12.2020, che rappresentano un quadro organico sia dal punto di vista delle modalità operative da seguire che dal punto di vista della rendicontazione. In questo testo vengono accolte molte delle richieste espresse dalle stesse associazioni, utili allo sviluppo di tale pratica. In particolare:
■ La “telemedicina” comprende diverse attività, ognuna con propri requisiti e specificità: televisita, teleconsulto, teleconsulenza, teleassistenza, telerefertazione, triage;
■ sono erogabili in telemedicina tutte le visite che non richiedano un contatto diretto con il paziente (la prima visita è quindi sempre in presenza);
■ nelle televisite il collegamento deve avvenire in tempo reale consentendo di vedere il paziente, interagire con esso, scambiare documenti, dati clinici, referti medici, immagini, audio-video (le televisite non possono consistere in sole videochiamate o nel solo scambio di documenti);
■ le tariffe delle televisite sono analoghe a quelle in presenza.
Nel frattempo gli esempi positivi di sviluppo della telemedicina si sono moltiplicati, anche grazie ad esperienze come quelle condotte dall’Osservatorio sulla telemedicina operativa5, di ALTEMS che ha raccolto e supportato molte di queste iniziative promuovendo l’iniziativa “Telemedicina subito”6, vale a dire il concetto che, oltre al rispetto delle linee guida nazionali, si potesse incrementare già oggi con i mezzi informatici a disposizione e di uso comune la diffusione di pratiche di telemedicina.
Tra queste esperienze, molto vicine alle esigenze dei pazienti, si può citare quella dell’Ospedale Maggiore di Bologna che nel campo della reumatologia, settore che ha patito, come già detto, grandi contrazioni a causa dell’emergenza, ha maturato l’esperienza della “working visit”. Sono gli stessi medici, il dr. Reta ed il dr. Cianci, a parlare di questa esperienza in articolo apparso su Quotidiano Sanità7: “Quello che non ci aspettavamo è che alcuni pazienti decidessero di eseguire la televisita direttamente dal luogo di lavoro, inventando, ipso facto, la working-visit! Nello specifico una paziente ha eseguito la televisita dal suo smartphone mentre rientrava a casa, altri 3 dall’ufficio ed un’altra, cameriera di sala, nella pausa tra il turno del pranzo e quello della cena (oltre alla paziente che l’ha eseguita dal terrazzo di casa dove era in corso un aperitivo familiare…)”. Questi pazienti non hanno perso ore di lavoro, non hanno richiesto permessi, non hanno effettuato spo-
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LA TELEMEDICINA DEVE ESSERE UNA DELLE PRIORITÀ DI UN SERVIZIO SANITARIO RINNOVATO, CHE VA VERSO UNA UMANIZZAZIONE 2.0 DELLE CURE
stamenti. Questa esperienza, come tante altre documentate dall’Osservatorio, dimostra la positività per le persone, soprattutto quelle affette da patologie croniche, di un approccio del genere, ovviamente se fortemente supportate dalla struttura sanitaria di riferimento.
IL PROGETTO DIGITAS: LA TELEMEDICINA AL SERVIZIO DEI PAZIENTI HIV
Il 30 novembre 2021, in occasione della celebrazione della Giornata mondiale AIDS, si è svolta presso la Regione Lazio la presentazione di DIGITAS, avviato all’inizio del 2021 per l’uso della telemedicina nell’ambito della cura dell’HIV8, con lo scopo di diffondere l’uso di questi strumenti negli ambulatori dedicati a questa patologia dei Centri malattie infettive delle ASL e delle aziende ospedaliere delle Regione. Particolarità di questo progetto è stata la scelta di partire dalle scelte dei pazienti, coinvolgendo le asso-
ciazioni di tutela dei diritti delle persone affette da HIV, e di realizzare una esperienza multi-stakeholder. Si è infatti privilegiata la partecipazione di tutti gli attori: Consulta regionale AIDS, i diversi uffici regionali (prevenzione e rete ospedaliera), assessorato alla salute, direttori generali aziende, clinici e operatori dei Centri, assieme alle organizzazioni civiche. Da questo sta nascendo una Comunità di pratiche che potrebbe – ed è questo il nostro auspicio – accompagnare nel tempo la prosecuzione della collaborazione, soprattutto in vista degli investimenti previsti dal PNRR. Forse il risultato più importante del progetto è stato il lavoro prodotto dalle stesse associazioni dei pazienti, che si sono interrogate su quali fossero per loro i criteri condivisibili per l’applicazione della telemedicina nel campo dell’HIV, producendo un documento9, sottoscritto da 26 associazioni nazionali che rappresenta un punto di riferimento importante per legare sempre di più questa pratica alle esigenze dei suoi destinatari. Da rimarcare il fatto che all’inizio del progetto le diverse organizzazioni avevano rimarcato le loro perplessità circa l’uso della telemedicina con il timore che comportasse un abbandono del paziente come avvenuto nei momenti più drammatici dell’esperienza COVID. Tra i punti sottolineati per i pazienti: 1) l’infettivologo di riferimento deve essere il medico che cono-
sce la storia clinica dell’interlocutore;
2) il sistema deve rappresentare solo uno strumento complementare alla visita in presenza;
3) salvo casi non programmabili, può essere applicato dopo la terza visita in persona, una volta stabilito il rapporto di comunicazione e verificato lo stato di stabilità virale e immunologica; 4) deve essere accettato e promosso dal portatore di patologia a lungo termine ai quali si raccomanda l’inclusione del MMG (medico di medicina generale) per il necessario raccordo verso la migliore HRQOL (Health-Related Quality of Life);
5) ambedue le figure devono concordare metodi e tempi per guidare la comunicazione a distanza; 6) il medico deve suggerire e spiegare il sistema preferibile, verificarne la comprensione e garantire il rispetto della privacy; 7) la televisita esclude la comunicazione telefonica e per e-mail, privilegiando Skype, la videochiamata con WhatsApp o piattaforme concordate; 8) l’amministrazione ospedaliera deve adeguare i propri sistemi includendo la televisita e il teleconsulto; 9) quando il paziente lo ritiene opportuno, con l’accordo dell’infettivologo, può usufruire del servizio di televisita con lo psicoterapeuta e con altri specialisti di riferimento per la patologia principale;
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10) il sistema di telemedicina prescelto deve contenere uno strumento di misurazione della validità nel tempo e del continuum of care. Il paziente deve verificare e riportare al medico il suo grado di soddisfazione legato ai parametri di HRQOL e può comunicare l’eventuale necessità di cambiamento.
Seguono poi indicazioni per il sistema sanitario, tra le quali quella di elaborare cartelle sanitarie digitali per permettere il follow up della persona con patologia di lunga durata anche fuori dalla regione di appartenenza, nonché includere l’assistenza domiciliare, il test ultrarapido e il counseling offerti da organizzazioni della società civile selezionate dalle Istituzioni Sanitarie. Forte è il ruolo delle organizzazioni HIV che hanno il compito di assistere le persone, monitorare il rispetto dei criteri e stimolare l’uso della telemedicina.
GLI OSTACOLI DA SUPERARE
Se esiste quindi questa disponibilità e questa spinta verso la telemedicina da parte di chi ne è destinatario, gli ostacoli da superare per renderla più user friendly non sono pochi. Sono stati presentati i primi risultati di una survey10 condotta dall’Osservatorio ALTEMS sulla telemedicina operativa, che ha preso in esame 128 aziende su tutto il territorio nazionale. Tra i dati raccolti ce ne sono alcuni che riguardano proprio il rapporto tra telemedicina e mondo dei pazienti e l’eccessiva sottovalutazione del ruolo di quest’ultimi: essi ci parlano di scarsa informazione e di difficoltà nell’uso dei sistemi e dei dispositivi, in una situazione in cui un ruolo rilevante lo esercitano i caregiver (48%), che forse dovrebbe essere uno dei soggetti da coinvolgere maggiormente. La stessa indagine poi rileva che solo nel 18% dei casi sono state coinvolte le associazioni dei pazienti
relative alla patologia trattata. “Inoltre - citando direttamente l’indagine - solo il 28% delle soluzioni descritte prevede la disponibilità di una app per il paziente, e solo nell’11% dei casi questa app ha anche funzionalità di formazione ed informazione sull’accesso al servizio. Questo rappresenta senz’altro un fattore di difficoltà per il paziente, considerato che lo smartphone rappresenta lo strumento più utilizzato (oltre il 70%) dai pazienti stessi” (cfr. l’articolo “Telemedicina Subito” sul numero 3-2020 di Progettare per la Sanità). In conclusione, si può affermare che siamo di fronte ad una strada percorribile, addirittura auspicata dai pazienti, ma che non diventerà tale se non si rispetteranno alcune regole di base. Esse sono quelle indicate dalle linee guida nazionali, ma anche suggerite dalle associazioni dei pazienti, come si è visto nel caso dell’HIV. Soprattutto non diventerà una strada praticata se le aziende sanitarie non capiranno che, oltre a migliorare la propria organizzazione interna, devono anche coinvolgere i pazienti mettendoli nelle condizioni
di conoscere, capire e auspicare l’uso della telemedicina, informandoli, dando loro gli strumenti più consoni, facendosi supportare dalle associazioni, rispettando le loro esigenze. Potrebbe sembrare una frase fatta, ma la battaglia per l’uso della telemedicina o si vince tutti insieme o non si vince. Fortunatamente le premesse ci dicono che si tratta di un obiettivo raggiungibile. ■
1. “La sanità del futuro I messaggi delle associazioni di pazienti per l’epoca Covid-19”,
2. https://altems.unicatt.it/altems-Associazioni%20e%20Covid-19_report%20ALTEMS_ FINALE.pdf
3. https://www.dire.it/25-05-2020/ 464989-coronavirus-3-malati-reumatici-su-4-costretti-a-rimandare-le-visite-quadri-clinici-peggiorati/
4. http://www.statoregioni.it/media/3221/ p-3-csr-rep-n-215-17dic2020.pdf
5. https://altems.unicatt.it/altems-i-sistemi-informativi-sanitari-per-il-governo-dell-organizzazione-osservatorio-sulla-telemedicina
6. https://www.dati-sanita.it/wp/telemedicina/telemedicina-subito/
7. http://www.quotidianosanita.it/lettere-al-direttore/articolo.php?articolo_id=96889
8. https://www.dati-sanita.it/wp/agenda-digitale-progetto-digitas/
9. https://www.nadironlus.org/wp-content/ uploads/Doc_Criteri_ICAR_2021.pdf
10. https://www.dati-sanita.it/wp/survey-sulle-soluzioni-telemedicina-delle-aziende/
XLII DIMENSIONE PULITO | 03/2022
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NNO v A z IONE SPECIALE
Pulizia e SANIFICAZIONE in ambiente SANITARIO
Negli ambienti sanitari i protocolli igienici sono estremamente rigorosi e le procedure da seguire quotidianamente sono rigide e dettagliate. Pulizia e sanificazione degli ambienti sanitari rivestono un ruolo importante per le implicazioni di ordine igienico-sanitario che influiscono sulla qualità delle cure erogate e sull’efficienza ed efficacia dell’organizzazione dei servizi. Tali operazioni vengono normalmente compiute con l’aiuto di attrezzature, manuali o meccaniche, e detergenti. Si tratta di una forma
di decontaminazione che consente di sanificare le superfici, eliminando sia il materiale inorganico che biologico. Successivamente alla rimozione fisica dello sporco si esegue il processo di disinfezione che mira a eliminare tutti i patogeni rimasti sulle superfici. La nuova linea di detergenti professionali Zep mira a ottenere l’attenzione di un ampio raggio di utilizzatori che cercano le soluzioni più efficaci e moderne. Il concetto di pulito negli ambienti sanitari ha una duplice valenza, pulire e disinfettare allo stesso tempo, raggiungendo lo scopo pri-
mario di prevenire quelle infezioni che sfuggono al nostro controllo. Negli oltre 80 anni trascorsi al fianco dei propri clienti la ricerca, la competenza e la sostenibilità sono state le basi della filosofia di Zep nella proposta di soluzioni professionali di detergenza. Da questa esperienza nasce la linea di disinfettanti, una selezione delle storiche formulazioni Zep a base alcolica, di sali quaternari e agenti fenolici per ogni tipo di applicazioni nel settore comunità.
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TORK Vision, la pulizia basata sui dati
Tork offre soluzioni avanzate, basate sui dati, per aiutare i responsabili delle pulizie del settore sanitario a migliorare l’efficienza e la qualità degli interventi
Tork, marchio internazionale di Essity, è stato un pioniere della prima soluzione di pulizia basata sui dati già nel 2014. Allora pochi avevano pensato che le soluzioni digitali potessero aiutare a migliorare l’efficienza e consentire al personale di dedicare più tempo alle attività essenziali, quelle che portano reali benefici ai pazienti. Ora la pandemia ha fatto crescere l’attenzione alla prevenzione delle infezioni associate alle procedure di pulizia in ambito sanitario, il che ha significato pulizie più profonde e maggior impegno per gli operatori. Sono così cresciuti i problemi di gestione del personale, di nuovi e più severi protocolli di pulizia e di elaborazione dei report.
Tork, con centinaia di clienti soddisfatti nella pulizia basata sui dati, sta ora introducendo una soluzione più avanzata: Tork Vision Pulizia. Con la digitalizzazione dei sistemi, gli addetti possono utilizzare le informazioni in tempo reale per capire quando e dove intervenire. Secondo i clienti Tork, il passaggio alla pulizia basata sui dati ha aiutato a:
■ Risparmiare fino al 20% delle ore di pulizia
■ Assicurarsi che i dispenser siano riforniti per il 99% del tempo
■ Ridurre i controlli dei dispenser del 91%, risparmiando centinaia di ore di personale ogni anno.
■ Ottenere fino al 30% in più di soddisfazione dei clienti.
“Nel corso degli anni - ci spiega Riccardo Trionfera, Direttore Com-
merciale di Essity - i nostri clienti si sono resi conto che la pulizia basata sui dati porta molti vantaggi: personale più soddisfatto, tempi di risoluzione più rapidi e frequenze di pulizia ottimali. In un sondaggio, il 100% dei clienti ha dichiarato che la pulizia basata sui dati li aiuta a migliorare l’igiene, l’80% afferma di aver ridotto i reclami grazie all’utilizzo del nostro sistema, che garantisce ricariche puntuali di prodotti per l’igiene anche in strutture di grandi dimensioni e fa risparmiare tempo per le attività di reportistica”.
L’AGGIORNAMENTO NON È MAI STATO COSÌ FACILE
A seconda delle esigenze, i clienti possono scegliere tra tre offerte di pulizia data-driven. Tork Vision Pulizia utilizza contatori di persone per monitorare gli accessi, dispenser di carta e di sapone connessi che trac-
ciano i livelli di fornitura per fornire agli addetti e ai manager in tempo reale i dati riguardanti le esigenze di pulizia e di ricarica. La proposta include tutto ciò che serve per rendere la pulizia guidata dai dati una parte integrata del lavoro:
■ Hardware sotto forma di contapersone, gateway e la più grande selezione sul mercato di dispenser connessi all’Internet of Things (IoT) con un’ampia scelta di ricariche per soddisfare le esigenze di qualsiasi struttura.
■ Facility management software della struttura che visualizza i dati raccolti in tempo reale su desktop, tablet o smartphone e facilita il reporting e altri compiti amministrativi.
■ Un Onboarding and Success Program che include installazione, formazione, supporto e valutazione del valore per l’azienda.
Per saperne di più https://www.tork.it/servizi/soluzioni/vision-pulizia/
G GESTIONE
Riccardo Trionfera, Direttore Commerciale di Essity
Tutto inizia da ambienti sanitari sicuri
Rendi più efficienti le pulizie con Tork Vision Pulizia Tork Vision Pulizia è la risposta alla domanda che assilla oggi i responsabili delle pulizie delle strutture sanitarie: come posso aiutare i miei collaboratori a risparmiare tempo durante gli interventi di pulizia e ricarica dei dispenser, consentendo loro di dedicarsi maggiormente ad attività di pulizia essenziali a migliorare gli esiti dei pazienti? Noi sfruttiamo la potenza dei dati in tempo reale provenienti dai conta-accessi e dai dispenser collegati della tua struttura per aiutarti a ottenere risultati migliori con meno risorse. L’82% di chi utilizza Tork Vision Pulizia afferma di avere migliorato l’efficienza grazie al nostro sistema e il 100% lo consiglierebbe1 È il momento di passare al digitale.
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Tork, un marchio di Essity
La riorganizzazione FLESSIBILE degli OSPEDALI
La visione degli internisti nelle parole del prof. Dario Manfellotto (FADOI): ”dubbi sulle piccole strutture di prossimità proposte dal PNRR”
Arturo Zenorini
L’esperienza della pandemia di Covid-19 ha avuto un grande impatto soprattutto sui reparti ospedalieri di Medicina Interna: la necessità di far fronte alle difficoltà imposte dalla
riorganizzazione dei posti letto, più complessa all’inizio ma perfezionata già dalla seconda ondata, ha imposto anche una riflessione su come dovranno essere concepiti in futuro le strutture di degenza e i rapporti con le Case e gli Ospedali di Comu-
nità sul territorio, previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Questo il tema di fondo dell’intervista rilasciata dal prof. Dario Manfellotto, Presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Dirigenti
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Ospedalieri Internisti (FADOI), Primario della UOC di Medicina Interna e direttore del Dipartimento delle Discipline Mediche dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma.
Prof. Manfellotto, nel recente Congresso FADOI, da quali considerazioni di fondo siete partiti?
“Il XXVI Congresso Nazionale FADOI è stato un momento di riflessione su come la Medicina Interna sia di fatto tornata a essere ‘al centro del villaggio’ del servizio sanitario, intenso come ospedale e territorio. Infatti –sono dati noti - noi internisti abbiamo seguito il 70% dei pazienti ricoverati in ospedale durante la pandemia. In generale, effettuiamo oltre un milione di ricoveri l’anno e gestiamo 30 mila letti, quindi assistiamo la più vasta popolazione di pazienti con il più elevato numero di letti e di ricoveri negli ospedali italiani. Rappresentiamo dunque una realtà fondamentale e, anche nel territorio, gli internisti si fanno carico del paziente cronico che si riacutizza ed è ricoverato in ospedale, coordinando insieme agli specialisti extra-ospedalieri l’assistenza a decine di milioni di pazienti con malattie croniche.”
La stagione pandemica –definita anche sindemica, a causa del suo legame ad altre comorbilità così come a fattori economici, culturali e sociali - ci ha aiutato a capire la complessità delle dinamiche della salute. Partendo da questa nuova visione di una complessità che non considera solo gli elementi patologici ma anche le correlazioni con altri fattori globali, quale auspica sia il futuro della Medicina Interna e l’evoluzione dei modelli in cui opera? “Ormai in tutto il mondo, e non soltanto dopo il Covid, si è visto che il coordinamento dei reparti di Medicina Interna, l’assistenza territoriale e il follow-up sono tutti appannaggio dell’approccio globale alla complessità dell’internista, quale figura formata a
svolgere tale compito. Tra le varie specializzazioni, la nostra si caratterizza nel mettere insieme tutte le tessere del puzzle, ricomporle e arrivare al risultato. All’interno della nostra visione complessiva, abbiamo elaborato una serie di modelli assistenziali dedicati in particolare al paziente con patologia cronica riacutizzata. Perché questo si realizzi è però necessario che anche le strutture ospedaliere si riorganizzino, in quanto sta cambiando l’intero paradigma dell’approccio clinico. Non si può più avere un atteggiamento in cui ci si occupi del singolo organo con una valutazione ultra-specialistica, ma sempre più dobbiamo rafforzare una visione complessiva, integrata e collaborativa: ciò significa che devono essere i medici che ruotano intorno al paziente. Per troppo tempo abbiamo operato in ospedali caratterizzati da steccati, che non a caso si chiamano divisioni, tanto di medicina che di chirurgia, separate e tra loro divise. C’è bisogno invece di una grossa collaborazione fra gli specialisti e fra i vari reparti, proprio per arrivare all’obiettivo migliore. In questo senso si registra un grande fermento volto alla riorganizzazione anche delle strutture ospedaliere, peraltro con luci e ombre.”
A tale proposito, come ritiene che le strutture ospedaliere debbano riconfigurarsi, anche considerando la visione delle cure di prossimità fortemente propugnate dal PNRR?
Dario Manfellotto, Presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Dirigenti Ospedalieri Internisti (FADOI), Primario della UOC di Medicina Interna e direttore del Dipartimento delle Discipline Mediche dell’Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina di Roma.
“Già in tante occasioni ho espresso il mio convincimento che l’ospedale moderno debba essere flessibile, duttile, ‘a fisarmonica’. In altre parole, non può più esistere la struttura fissa e immodificabile con, per esempio, 50 posti letto e 20 medici. Occorre invece capire quali siano le effettive necessità del momento, in un determinato quadro epidemiologico, in una specifica popolazione, nei singoli pazienti. In questo modo è possibile aumentare, per esempio, i letti di Medicina Interna oppure quelli di Malattie Infettive, o ancora incrementare il numero di strutture pneumologiche o renali e così via. Bisogna cioè comprendere qual è il fabbisogno di cure e affrontarlo con una duttilità che porti a modificare l’assetto in un tempo molto breve, per erogare esami e prestazioni appropriate, mettendo a punto un sistema nuovo e reparti organizzati che siano in grado di far fronte a un’eventuale criticità. Nel caso del reparto che dirigo, per esempio, tale riorganizzazione è stata effettuata in modo particolarmente efficiente nel corso della seconda ondata, a fronte dell’esperienza maturata nel corso della prima ondata, nella quale comunque abbiamo ottenuto ottimi risultati. Il reparto, infatti, è stato attrezzato con apparecchi per la ventilazione e per la dialisi, e con monitor multiparametrici per i pazienti più gravi. Abbiamo svolto in questo periodo un’attività non di bassa intensità di cura ma di medio-alta intensità. Questo, tra l’altro, sottolinea un grosso equivoco rispetto alle norme risalenti a 33 anni fa (Decreto Donat-Cattin del 1988) in base alle quali a livello nazionale si organizzano gli ospedali, rispetto alle quali la situazione è decisamente cambiata. Nel Decreto si parla di reparti di medicina generale - termine improprio che lascia intendere bassa intensità di cura, legata al
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SPECIALE SANITÀ
DI DEGEN z A
S TRUTTURE
fatto che i malati allora erano meno gravi e complessi e rimanevano ricoverati per mesi. Adesso noi internisti effettuiamo ogni giorno un gran numero di dimissioni e di nuovi ricoveri con una altissima rotazione di pazienti, tutti in situazioni di criticità. Si tratta di un’assistenza molto impegnativa ed è per questo motivo che si deve riorganizzare completamente l’ospedale e migliorare la formazione del personale: si tratta di un’evidenza puramente scientifica, non di una questione sindacale, perché FADOI è una società scientifica; ma mi piace sottolineare che per garantire la migliore assistenza al paziente è necessario avere personale e strutture che siano adeguate, ed è di questo che si sta discutendo adesso, anche alla luce della riforma - che consideriamo una proposta abbastanza critica - del Decreto Ministeriale n.70 del 2 aprile 2015 [Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, NdR].”
A volte si ha l’idea che possano esserci visioni utopistiche di investimenti su situazioni che non hanno assolutamente una base di esperienza per poter garantire risultati di cura come quelli offerti da alcuni pilastri ospedalieri che ci hanno permesso anche di affrontare meglio questa durissima stagione pandemica. Condivide questa affermazione?
“Sì, anche perché nel capitolo della mission legata alla Sanità del PNRR è previsto che vengano costituiti degli Ospedali e delle Case di Comunità. Questa impostazione sta creando un grande equivoco perché l’ospedale è la grande struttura nota a tutti, mentre un Ospedale di Comunità dovrebbe essere configurato come una piccola struttura dove sono posti in media 20 letti per altrettanti pazienti, in cui il medico è presente solo qualche ora la mattina e dove sono presenti infermieri e assistenti sociali. A mio avviso questo tipo di struttura
non risolve il problema: innanzitutto perché non si tratta di un vero ospedale in quanto non ne garantisce gli standard, in secondo luogo perché non ne ha né le dimensioni né l’organizzazione. Si potrebbe allora chiamarlo ‘presidio di prossimità’ o ‘di comunità’, per esempio. In ogni caso, il nuovo decreto che è stato proposto fa sorgere un altro grosso dubbio, in quanto prevede una dotazione in tutto il Paese di circa 190 mila letti (pari a quelli attuali negli ospedali in Italia) corrispondenti al 3,7 per mille della popolazione italiana. Dunque, la cifra totale dei posti letto rimarrebbe uguale ma, di questo numero, pare che debbano far parte anche gli ospedali di comunità. Questo allora significherebbe che si sta andando in qualche modo a svuotare l’ospedale tradizionale per trasferire questi letti negli ospedali di comunità. Peraltro, non si capisce ancora se questo sia confermato e, comunque, da chi sarebbero gestiti tali letti, di chi sarà la responsabilità di questi pazienti e con quale obiettivo terapeutico.” ■
XLVIII DIMENSIONE PULITO | 03/2022 S
Disinfettante PMC per tutte le SUPERFICI
Un nuovo prodotto è entrato a far parte della gamma prodotti di Arco Chimica, il disinfettante pronto all’uso BLU RTU Plus con Presidio Medico Chirurgico N°20826 del Ministero della Salute. BLU RTU Plus è un disinfettante inodore ad azione sgrassante per la pulizia di tutte le superfici, attivo contro batteri, virus e funghi. Può essere impiegato in molteplici situazioni e nei più svariati ambiti: Sanitario (es: ospedali, case di cura, studi medici, ambulatori, farmacie);
■ luoghi di comunità (es. scuole, impianti sportivi, palestre, condomini, strutture industriali, negozi, centri benessere, scuole);
■ mezzi di trasporto di persone o
merci (es. autovetture, camion, treni, aerei, navi);
■ industria alimentare (es. laboratori di produzione, macellerie e salumifici, industria dolciaria, panetterie, industrie di lavorazione di carne, pesce e verdure);
■ piccola e grande ristorazione (ristoranti, bar, hotel, mense, gastronomia, gelaterie, banchi di vendita);
■ ideale per i piani H.A.C.C.P e per la disinfezione di prese e griglie di ventilazione dei condizionatori.
Il prodotto è disponibile nel formato trigger da 750 ml con spruzzino. Per ulteriori informazioni riguardo a BLU RTU Plus, è possibile contattare l’indirizzo info@arcochimica.it www.arcochimica.it
03/2022 | DIMENSIONE PULITO XLIX S SUPERFICI
PAZIENTI e OPERATORI SANITARI più sicuri con la DISINFEZIONE a vapore
Il vapore facilita le operazioni di disinfezione frequente di studi medici, dentistici, veterinari e, più in generale, di ambienti in cui i pazienti devono essere accolti in totale sicurezza. Il brevetto conseguito da Polti, azienda leader nelle applicazioni del vapore, e il riconoscimento DDV secondo la norma AFNOR NF T72-110 (al momento l’unica a livello internazionale che definisce uno standard per validare la disinfezione con dispositivi a vapore), fanno dei prodotti della linea professionale Polti Sani System e Polti Vaporetto MV gli strumenti ideali per igienizzare e disinfettare prima e dopo la permanenza di ogni paziente, in modo facile, sicuro, veloce ed efficace contro il 99,999% di virus – anche il SARS-CoV-2, germi,
batteri, funghi, spore e lieviti (risultati da test e/o studi scientifici effettuati da laboratori terzi indipendenti). Da sempre il vapore Polti è un alleato potente, ma anche naturale: permette infatti di disinfettare anche in presenza di persone e animali perché privo di sostanze tossiche, così come comprovato anche dall’attribuzione del marchio SIMA Verified, Società Italiana di Medicina Ambientale che ha validato scientificamente i DDV Polti certificando come il vapore Polti non arrechi danno all’ambiente circostante. I DDV Polti, infatti, funzionano con la semplice acqua del rubinetto. Prodotti che offrono tutta la sicurezza del made in Italy, frutto dell’esperienza di un’azienda che, grazie a costanti investimenti in ricerca e sviluppo, ha fatto del vapore la sua vocazione.
I PRODOTTI
In particolare la gamma di prodotti Polti Sani System è stata concepita per proteggere il lavoro degli operatori sanitari: una gamma completa di apparecchi brevettati sviluppati in collaborazione con la Facoltà di Medicina e di Chirurgia dell’Università degli Studi di Pavia, che erogano una nuvola avvolgente, secca e potente di vapore surriscaldato fino alla temperatura di 180°C, che consente di disinfettare in tutta sicurezza e rapidità. L’erogazione avviene senza contatto con le super-
Polti Vaporetto MV 40.20
fici e non richiede l’asciugatura con altri strumenti, prevenendo la cosiddetta cross-infection. Inoltre, la disinfezione può essere ripetuta più volte durante la giornata. Adatto a tutte le superfici - compresi i tessuti, come materassi o camici, e oggetti – il vapore agisce in pochi secondi e arriva ovunque, anche sui materiali a geometria complessa.
La gamma Polti Vaporetto MV è invece dedicata a chi, oltre a voler disinfettare i pavimenti con l’utilizzo della spazzola Vaporflexi, vuole anche pulire e igienizzare diverse superfici: infatti i modelli Polti Vaporetto MV, oltre ad essere dei DDV –Dispositivi di Disinfezione a Vapore, sono dei potenti pulitori a vapore multifunzione dotati di aspirapolvere integrato. La gamma si caratterizza per la sua versatilità: i modelli, grazie all’ampia disponibilità di accessori opzionali, possono essere ritagliati su misura delle esigenze di chi li utilizza. www.polti.it
V v APORE
Polti Sani System Check
IL NOSTRO VAPORE PROTEGGE IL TUO LAVORO POLTISANISYSTEM.IT *Test e/o studi di laboratori terzi e indipendenti attestano che Polti Sani System uccide fino al 99,999% di microrganismi (virus, germi, batteri, funghi, spore e lieviti). Scansiona il QR Code per scoprire la gamma completa I VANTAGGI DEL VAPORE DI POLTI SANI SYSTEM Disinfetta in pochi secondi le superfici e i tessuti e asciuga rapidamente Tecnologia Brevettata Superheated Chamber vapore secco surriscaldato fino a 180°C No cross-infection: nessun contatto con le superfici trattate Rispettoso dell’ambiente e utilizzabile in presenza di persone Polti Sani System è un Dispositivo di Disinfezione a Vapore (DDV) brevettato e conforme alla norma AFNOR NF T72-110 –ambito medicale e ha dimostrato effetto virucida, battericida, sporicida, fungicida e levuricida.
SANITIZZAZIONE nel mondo degli ospedali
La situazione pandemica ha indubbiamente accelerato il progredire di alcune situazioni, favorendo la nascita di sistemi innovativi, all’insegna del touch less e del remote control
Luca Ilorini Chimico e divulgatore scientifico
Sale operatorie e corsie rappresentano due ambienti caratteristici di ogni azienda sanitaria e di qualsiasi ospedale. Si
tratta di locali dove l’aria deve essere attentamente purificata, attraverso sistemi all’avanguardia e utilizzando devices che favoriscono il trattamento controllato della stessa. Le procedure
per la purificazione sono decisamente stringenti e vengono adottati protocolli stringenti, attraverso standard che consentono di mantenere livelli assoluti di qualità dell’aria.
S T ENDEN z E SPECIALE SANITÀ
STANDARD PER UNA PURIFICAZIONE CORRETTA
IN CORSIA
L’infezione associata all’assistenza sanitaria influisce, da sempre in maniera puntuale, sulla qualità dell’assistenza medica e sulla sicurezza degli operatori sanitari e dei pazienti. Questa possibilità comporta in aggiunta un onere finanziario per i pazienti e gli ospedali. Al fine di regolamentare i metodi di purificazione dell’aria negli ospedali su scala mondiale, i governi dei diversi stati hanno iniziato a promulgare specifici standard: modelli che consentono di fornire tutte le indicazioni necessarie per un corretto management delle specifiche legate alle tecniche di purificazione. Questi standard hanno lo scopo di regolare i metodi di purificazione dell’aria nelle sale operatorie e i fondamentali requisiti di utilizzo. Nel periodo di realizzazione degli standard, numerosi ospedali e aziende sanitarie hanno subito cambiamenti sostanziali e significativi. L’apprendimento dei tipi e della composizione dei metodi di purificazione dell’aria utilizzati nelle sale operatorie è necessario per la gestione e lo sviluppo dei metodi di purificazione dell’aria. In numerosi paesi europei e in stati come la Cina (nel periodo pre pandemico), sono ubiquitarie le tecnologie di purificazione dell’aria: si tratta di soluzioni che riducono la concentrazione di contaminanti nell’aria, erogando la stessa attraverso un apposito filtro ad alta efficienza che la va a compartire tra flusso turbolento e flusso laminare, in base alla distribuzione della stessa. Lo scopo principale del trattamento condotto è quello di ridurre ad un livello consentito la quantità totale di microrganismi e particelle di polvere nell’aria.
NO TOUCH SYSTEM AL CENTRO
La pulizia delle stanze dei pazienti all’interno delle strutture ospedaliere, richiede grande perizia e costanza. La disinfezione delle superfici e dell’ambiente dopo che il paziente ha lasciato la stanza è fondamentale, soprattutto dopo il verificarsi della pandemia su scala worldwide. La procedura viene, in genere, eseguita da personale qualificato dei servizi ambientali e delle pulizie che pulisce e disinfetta manualmente le superfici utilizzando prodotti idonei, oppure si avvale sempre di più di soluzioni automatiche. Le modalità no-touch rientrano in quest’ultimo filone, possono essere utilizzate anche durante la pulizia finale dopo i processi manuali. Queste modalità includono sistemi di disinfezione a raggi ultravioletti (UV), vapore di perossido di idrogeno, ozono e vapore di biossido di cloro. Non esistono ancora studi che valutino direttamente la funzionalità del touch less system applicato al mondo della detergenza contro SARS Cov2. Un valido approccio è dato dalla possibilità di ‘appoggiarsi’ alle
modalità senza contatto per la disinfezione dei patogeni virali respiratori nelle stanze dei pazienti negli ospedali/nelle strutture di terapia intensiva. Sono in ambito di studio, soluzioni che riportano l’impatto di queste modalità sulle spore e sull’infezione da Clostridiodes (ex Clostridium) difficile (CDI), alla stregua di un’infezione acquisita in ospedale che è facilmente trasmessa alle superfici e si presenta difficile da eradicare. Partendo dalla sua efficacia contro le CDI è probabile che sia efficace anche contro CoV2, con alta probabilità di precisione.
MONITORARE LA QUALITÀ
Indipendentemente dagli effetti sulla salute, la qualità dell’aria indoor negli ambienti sanitari ha una sua influenza sulla qualità delle prestazioni, sul benessere fisico e mentale e sulla soddisfazione del personale sanitario, amministrativo, degli operatori professionali e non. Pertanto il perseguimento del miglioramento della qualità dell’aria indoor, si tradurrà nel suo complesso in un beneficio per tutto il personale sanitario, tecnico-amministrativo e non,
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SPECIALE SANITÀ
e in modo significativo sui pazienti che risultano sempre più parte attiva, informata ed interessata ai progressi che caratterizzano i processi di qualità dei servizi e delle prestazioni mediche, che all’interno degli ambienti sanitari trascorrono la maggior parte del loro tempo. L’utilizzo di attività di monitoraggio frequenti offre l’opportunità di valutare il grado di inquinamento dell’aria indoor nei diversi ambienti sanitari, aree e servizi, di predisporre, adattare, riordinare ed implementare gli aspetti che concorrono all’efficienza organizzativa dei servizi erogati. In aggiunta è possibile promuovere, adeguare e realizzare efficaci programmi di protezione e prevenzione della salute di tutti i fruitori degli ambienti sanitari. Di particolare interesse per il trattamento, sono gli inquinanti chimici - Composti Organici Volatili (COV); oltre al materiale particellare sospeso (Particulate Matter, PM) PM10 e PM2,5. In quest’ultimo caso si può procedere, se si ritiene indispensabile, alla caratterizzazione chimica del PM10 e PM2,5 in termini di contenuto di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA), PoliCloroDibenzoDiossine (PCDD), PoliCloroDibenzoFurani (PCDF), PoliCloroBifenili (PCB) e metalli. Infine si può procedere all’analisi degli inquinanti biologici - virus, batteri, funghi - presenti nei diversi ambienti, aree o locali delle strutture ospedaliere. Sia nelle camere di degenza che in quelle di soggiorno l’occupazione da parte dei pazienti è continuativa per più giornate, pertanto si possono prevedere campionamenti giornalieri per il PM10 e PM2,5, mentre per i COV i rilevamenti possono essere di durata settimanale (es. sulla base della durata di tempo associato al valore guida raccomandato (es. dalla WHO ) o di altri riferimenti individuati dal datore di lavoro (es. elaborati da gruppi di lavoro in altri Paesi) o in funzione del reale uso dei luoghi o locali da parte dei pazienti.
L’IMPORTANZA DELLA FILTRAZIONE DELL’ARIA IN AMBITO OSPEDALIERO
Per quanto riguarda la filtrazione dell’aria, l’American Society of Heating, Refrigerating and Air-Conditioning Engineers (ASHRAE) riconosce cinque diversi spazi in una tipica struttura ospedaliera: si parte dagli spazi di chirurgia e terapia intensiva, comprese sale operatorie (OR), radiologia diagnostica e terapeutica ospedaliera e ambulatoriale e sale parto ospedaliero; si passa all’assistenza infermieristica ospedaliera, comprese le stanze di isolamento
All’interno di apposite tabelle sono mostrati i requisiti minimi di filtrazione e ricircolo dell’aria per questi spazi in base ai vari standard esaminati in questo lavoro. Il grado di filtrazione è riportato nella valutazione del valore di segnalazione dell’efficienza minima (MERV), ovvero il punto più basso dell’efficienza del filtro nella rimozione di tre diversi intervalli di dimensioni di 0,3–1,0 μm, 1,0–3,0 μm e 3,0–10,0 μm. Le efficienze equivalenti a MERV sono riportate per gli standard non statunitensi. I moderni impianti per il trattamento e la purificazione
delle infezioni trasmesse per via aerea, le unità di terapia intermedia, critica e intensiva. In terza battuta vi sono le stanze con ambiente protettivo o stanze destinate a proteggere un paziente immunocompromesso ad alto rischio da agenti patogeni nell’aria umana e ambientale. Seguono i laboratori e sale procedurali con spazi semi ristretti associati. Infine tutti gli altri spazi di servizio, amministrativi, di preparazione del cibo, di lavanderia e di deposito.
dell’aria investono con grande puntualità sulla parte legata alla messa a punto di soluzioni di filtraggio all’avanguardia. Diventa imprescindibile valutare, con attenzione, la possibilità di considerare soluzioni di ultima generazione, che presentino se possibile sistemi di filtraggio doppi, che permettano di ‘intrappolare’ anche forme mutate di alcuni microrganismi, caratterizzate da dimensioni infinitesimali e che non verrebbero fermate dai comuni filtri di utilizzo. ■
LIV DIMENSIONE PULITO | 03/2022
S T ENDEN z E
HY-GENIO, il mop intelligente
Molte le novità per il settore di pulizia healthcare da quando abbiamo fatto i conti con la pandemia da Covid19. Sono infatti proprio le istituzioni sanitarie ad aver assunto un ruolo guida nell’adozione di innovativi prodotti per la pulizia usa e getta. La determinazione delle procedure e delle pratiche di pulizia possono variare da un ospedale all’altro in termini di prodotti, attrezzature utilizzate e frequenza. Ma quello che Hygenia ha realizzato, riuscendo ad essere al passo della più moderna industria del cleaning professionale, è incorporare tutte le esperienze e le esigenze nel settore sanitario nello sviluppo dei propri prodotti, innalzando il livello di efficienza ed efficacia nelle operazioni di pulizia. Hygenia ha realizzato un prodotto, Hy-genio, un Mop in un sistema in grado di catturare l’effettiva attività di pulizia svolta all’interno di una struttura. Utilizzando un algoritmo dedicato, Hy-genio fornisce informazioni in tempo reale per costruire analisi e modelli predittivi. La trasmissione dati avviene tramite rete Wi-Fi per garantire maggiore velocità e sicurezza nel trasferimento. L ‘attività di pulizia viene registrata ed inviata in tempo reale ad una piattaforma Web. I dati raccolti vengono elaborati ed analizzati per
la creazione di report e statistiche al committente. In questo modo, Hy-genio ottimizza le attività di pulizia, mappando i movimenti del Mop e i metri quadri effettivamente puliti. Permettendo ai facility manager delle strutture ospedaliere di ottimizzare la gestione delle risorse e del budget, risparmiando tempo e ottimizzando la pianificazione del carico di lavoro. In più, il vantaggio di gran lunga più importante è il livello di igiene garantito dai panni monouso, anch’essi brandizzati Hygenia e soprattutto con codice colore blu e rosso.
Grazie alla struttura a base di microfibra del panno Hygenia monouso, lo sporco viene assorbito e trattenuto e la superficie rimane pulita e priva di aloni. In più, viene creata una barriera igienica tra lo sporco
L’attività di pulizia viene registrata ed inviata in tempo reale ad una piattaforma Web. I dati raccolti vengono elaborati ed analizzati per la creazione di report e statistiche al committente.
e il telaio a cui è fissato il mop. Ciò garantisce che il telaio di pulizia rimanga perfettamente pulito.
“Decidere di implementare il catalogo Hygenia – dice Pasquale Fierro CEO dell’azienda – con prodotti dedicati alla pulizia mononoso, come lo sprayhandle, o il Cube box, un trasportabile con chiusura ermetica e panni monouso in TNT - è stata una scelta che abbiamo previsto in anticipo rispetto all’avvento del Covid, ma che ci ha fatto trovare pronti a soddisfare le varie esigenze e richieste di tutti gli operatori sanitari e non, che hanno trovato in questi agili strumenti la sicurezza di espletare le corrette procedure di pulizia e igiene delle superfici.
Abbiamo scelto poi di accontentare le richieste dei nostri clienti, aumentando l’investimento nel nostro dipartimento di ricerca e sviluppo – Hygenia Lab – per creare questo mop intelligente, in grado di evolvere i processi di pulizia e mantenimento, oltre a facilitare le operazioni delle imprese all’interno delle strutture sanitarie.”
www.hygenia.it www.hygenio.it
03/2022 | DIMENSIONE PULITO LV A ATTRE
zz ATURE
SPECIALE SANITÀ
Primo PIANO
Alcuni dei prodotti di riferimento del panorama industriale
MIRA CON FILTRO HEPA
La pulizia professionale è uno degli aspetti fondamentali dell’accoglienza e l’utilizzo di adeguate tecnologie appare fondamentale per una reale igienizzazione.
In particolare i modelli di lavasciuga pavimenti più compatti risultano molto utili in questo settore, garantendo un alto livello di igiene, operazione rapide, pavimenti subito asciutti e calpestabili senza fatica. Per il settore ospedaliero o ad alto rischio, 4CleanPro ha previsto l’applicazione, alla più piccola delle lavasciuga pavimenti presente nel suo catalogo MIRA, di un filtro assoluto di tipo HEPA classe H14 che filtra completamente l’aria aspirata garantendo così un’efficace sanificazione dell’aria di riflusso riemesso nell’ambiente. Il filtro HEPA 14 ha la capacità di trattenere il 99,95% del particolato di polvere sottile.
www.4cleanpro.com
ALCA PER LA SANITÀ
“Chi fa prodotti per la pulizia deve agire tenendo conto che, nel suo piccolo, sta contribuendo a proteggere le persone”. Alca lo sa. La scelta dell’azienda di Moncalieri, da sempre, è ideare e lanciare sul mercato prodotti che sappiano proteggere i propri clienti. Il rooster di prodotti Sani90, Saniter Plus, Lebensan, Batigerm e Formogen è un adeguato mix in grado di garantire, grazie alla loro applicazione, un processo di pulizia e disinfezione su superfici, pavimenti e ambienti di lavoro, oltre ovviamente a toilette e spogliatoi.
La scelta ideale per quelle strutture pensate per la cura della persona.
www.alcachemical.it
PROTEZIONE PROFONDA CON KEMIKA
Per ambienti sanitari e con elevata presenza di persone, Kemika propone Sanidart, Deter Disinfettante Universale, pronto all’uso. Contiene Clorexidina e Quaternari in soluzione idroalcolica, abbina, quindi, l’azione di due principi attivi con la presenza di alcool, questo gli permette di sviluppare un’azione disinfettante rapida e ad ampio spettro d’azione. Sanidart, Presidio Medico Chirurgico al Ministero della Salute n° 20454, ha ottenuto la certificazione UNI EN 14476, legato all’attività virucida. Non necessita di risciacquo ed è utilizzabile per la Deter Disinfezione di qualsiasi tipo di superficie, anche le più delicate. Sanidart è conforme ai test: UNI EN 1276 / EC1 Attività battericida in sospensione, UNI EN 13697 Attività battericida e fungicida di superficie, UNI EN 1650 Attività fungicida in sospensione, UNI EN 14476 Attività virucida in sospensione. www.kemikagroup.com
LVI DIMENSIONE PULITO | 03/2022 S vETRINA
Loredana Vitulano
MEDISAN: IGIENE PROFONDA CONTRO VIRUS, FUNGHI E BATTERI
Il prodotto disinfettante, a differenza di quelli meramente igienizzanti, non solo rimuove virus, funghi e batteri, ma li elimina, garantendo un’igiene profonda. Gli ambiti d’applicazione sono molteplici e spaziano dalla cute alle superfici e pavimenti. La linea Medisan di Bettari offre una gamma completa di disinfettanti per la lotta a tutti i tipi di virus; essa si prende cura sia della persona che degli ambienti garantendo efficacia, qualità ed una piacevole sensazione di pulito all’insegna della sicurezza. www.bettaridetergenti.com
LENZUOLINI PAPERDI, SUPER ASSORBENTI E RESISTENTI
La linea dei lenzuolini Paperdi, super assorbenti e resistenti, è sempre più completa con un’offerta di referenze in pura cellulosa o carta ecologica di differenti metrature e dimensioni. Per le più svariate richieste e per ogni ambiente di lavoro ed esigenza Paperdi si propone quindi di offrire il giusto rotolo garantendo qualità certificata fino all’ultimo strappo e massima igiene grazie al confezionamento singolo di ogni rotolo. www.paperdi.it
Kalibra
Nascono due modelli:
Kalibra 100 la prima macchina capace di controllare con estrema precisione i PPM di cloro durante la fase di diluizione.
Kalibra 400 che è in grado di diluire con estrema precisione 4 tipologie di prodotto super concentrato.
Entrambe le macchine sono facili, intuitive ed estremamente compatte per dare sempre il massimo risultato ai nostri clienti.
Kalibra 400
Kalibra 400 eroga soluzioni multi percentuali di NaClO ad altissima precisione ed, inoltre, gestisce erogazioni di altri 3 prodotti in soluzioni multi percentuali con selezioni distinte.
Kalibra 100
KALIBRA 100 eroga soluzioni multi percentuali di NaClO ad altissima precisione.
SOLUZIONI A SUPPORTO DELLE AZIENDE
Synclean azienda moderna e dinamica ma con una esperienza di alto livello e un know-how specifico nel mondo delle macchine per la pulizia industriale, dispone di un’ampia scelta di motori di aspirazione (l’azienda è distributrice ufficiale Ametek), dischi abrasivi; batterie e caricabatterie; gomme tergipavimento, spazzole, accessori e consumabili che soddisfa ogni richiesta. www.syncleanservice.com
Guida voce in multilingue.
Verifica perfetto inserimento della bottiglia.
Esatti valori di concentrazione PPM con precisione estrema, sensibile addirittura ai centesimi di PPM. Possiamo diminuire l’acqua o aumentare il prodotto per mantenere i PPM.
Al cambio tanica calibrazione assistita da assistente vocale.
Perfetto dosaggio dell’acqua.
Pompe a passi.
Valvola di non ritorno su tubo di pesca del cloro.
Controllo del contenitore abilitato al prelievo e dell’Operatore abilitato.
Compensazione automatica della pressione dell’acqua. Possibilità di avere diverse concentrazioni.
Teleassistenza.
Il Doser può operare attraverso rete fissa, WiFi o creare una propria rete WiFi.
Abbiamo creato una pagina web per cambiare impostazioni e lasciare report su prelievi singoli e totali.
Il tutto è consultabile da remoto.
Abbiamo creato App per smartphone per consultare i dati istantaneamente.
La macchina scrive sulla bottiglia: lotto, ora di prelievo, concentrazione, quantità prelevata ed operatore autorizzato al prelievo.
Possibilità di diluire 4 prodotti.
bottonisrl.it
FRAGRANZE nel mondo OSPEDALIERO
Siamo nel secondo millennio, tempo nel quale possiamo constatare come la nostra vita sia intrisa di corsi e ricorsi storici legati alle nostre abitudini, tradizioni e al “modus vivendi”. Anche la scienza legata alle essenze e ai profumi segue questa teoria. Forse non tutti sanno che nelle antiche tradizioni orientali, i profumi erano prodotti e miscelati dalla stessa figura che si occupava di visitare e guarire i malati, il medico-profumiere. A distanza di secoli la medicina denominata olistica, riconsidera la connessione tra mente e corpo attraverso diverse “specialità” tra cui l’aromaterapia (che si basa sull’utilizzo di oli essen-
ziali) e profumo terapia (che si basa invece sull’utilizzo della fragranza). Questo approccio alle nuove frontiere della medicina rivaluta quel trattamento indirizzato a stimolare l’attività cerebrale, con l’obiettivo di ritrovare e favorire il proprio benessere attraverso le odierne e più diffuse pratiche di questa specialità.
Le fragranze da noi prodotte rientrano tra le nuove tendenze e necessità del mondo ospedaliero. Questo è stato ed è la finalità dei nostri laboratori nel momento in cui sono state e verranno sviluppate le formule delle essenze che caratterizzano le nostre linee.
Non solo abbiamo pensato e creato prodotti di qualità intesi come persistenza, concentrazione, ecosostenibilità, gradevolezza, ergonomicità, ma abbiamo anche considerato i benefici sensoriali che l’utilizzatore finale avrebbe potuto ottenere nell’utilizzo abituale del prodotto. È dunque evidente che abbiamo fatto tesoro di quanto tramandatoci e dopo secoli di storia, siamo ritornati ad utilizzare e riconsiderare in chiave moderna, le stesse prati che della terapia del piacere che in passato erano riservate a una stretta cerchia di fruitori ed ora alla portata di tutti.
La linea delle essenze che oggi produciamo e distribuiamo con il marchio “Olè Ressenza“ e “Magica Essenza”, non solo racchiudono in un unico formulato le caratteristiche di Profumatore, Detergente, Deodorizzante e Spolverante, ma sono anche Igienizzanti, quindi prodotti sempre più in linea con le attuali necessità di mantenere gli ambienti e le superfici salubri rimuovendo germi e batteri. Quanto alla scelta delle fragranze, oltre al gusto personale, si può ricorrere ad alcune indicazioni, a seconda che si cerchi di
ottenere un effetto tonificante, antistress, antidepressivo o afrodisiaco. Ad esempio, se si soffre di depressione sono particolarmente indicate le fragranze a base di neroli, gelsomino, elicriso, vaniglia, uva fragola e lavanda; gelsomino, ylang ylang, bergamotto, mandarino e camomilla sono utili nel combattere lo stress; mentre per l’ insonnia via libera ad angelica, neroli, narciso, rosmarino, iris e lavanda. Proprio per questo le nostra linee “Olè Ressenza” e “Magica Essenza” sono variegate e comprendono ventitrè referenze ciascuna sia per gli ambienti che per le superfici.
LVIII DIMENSIONE PULITO | 03/2022 I I GIENI
ANTI
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www.rubinochem.it
TEMDEX: il sistema panni più secchiello per la sanificazione dei LOCALI
La pandemia non è più una novità. Da due anni ogni settore ha imparato a convivere con le nuove pratiche di igiene imposte dal Covid-19. Tra i settori che hanno vissuto la fase più critica della gestione pandemica c’è senza dubbio quello sanitario, fin dall’inizio in prima linea nella cura dei pazienti e anche nella salvaguardia del personale addetto. Dall’ospedale allo studio medico privato, oggi più che mai la sanificazione si è trasformata in una prerogativa irrinunciabile per tutto il personale. Per elevare ulteriormente il livello di igiene dei locali, però, è necessario dotarsi di strumenti adeguati a queste funzioni, in grado di garantire elevate performance ad ogni applicazione. A spiegarci nel dettaglio l’argomento è Magda Lucchesini, Responsabile Vendite per l’Italia in Industrie Celtex, che ci presenta Temdex, la linea in panni monouso adatta alla sanificazione degli ambienti sanitari. “La corretta sanificazione degli spazi condivisi si è trasformata in una necessità imprescindibile per tutti
gli ambienti dell’Away from Home, in particolar modo per il settore sanitario. Dalla reception alle sale d’aspetto, fino agli ambulatori per le visite, è fondamentale garantire un costante e corretto standard di igiene. Dalla pluridecennale esperienza maturata nel settore del cleaning professionale e, in particolare nel mondo della sanità, in Industrie Celtex abbiamo creato Temdex, la linea di panni a rete in TNT (tessuto non tessuto) che, insieme al pratico dispenser in plastica con trattamento antimicrobico e bocca erogatrice a chiusura ermetica, si trasforma nel sistema adatto a semplificare le principali operazioni di sanificazione nel fuori casa. Disponibili in vari formati, a seconda delle specifiche necessità di pulizia, i panni Temdex, grazie alla loro struttura a rete, possono
essere pre-impregnati con l’ausilio di diversi principi attivi già all’interno del secchiello-dispenser che, una volta richiuso, diventa un pratico strumento di pulizia. Il comodo manico agevola la trasportabilità, mentre la bocca erogatrice consente all’operatore di estrarre un panno per volta, nelle quantità realmente necessarie alla sanificazione. L’apposito tappo, richiudibile sulla bocca erogatrice, mantiene i panni protetti da qualsiasi contaminazione con l’esterno.
“Pratico da utilizzare, sicuro nella gestione e ideale per ridurre inutili consumi di panni monouso, Temdex – conclude Magda Lucchesini -, è la soluzione adatta per prevenire la proliferazione dei batteri all’interno dei locali interni. Un sistema di sanificazione che si trasforma nell’alleato degli specialisti del pulito, in grado di elevare le performance di igiene dell’impresa di pulizia.”
www.industrieceltex.com
03/2022 | DIMENSIONE PULITO LIX P PANNI MONOUSO
Temdex, una linea composta da dispensersecchiello in plastica con trattamento antimicrobico a chiusura ermetica e da panni a rete in TNT
Magda Lucchesini, Responsabile Vendite Italia di Industrie Celtex
Un ESEMPIO emblematico DI LOTTA alle ZANZARE
L’emergenza nasce in un presidio ospedaliero dove da un paio d’anni si sviluppa una infestazione di zanzare sempre più insostenibile
Alex Pezzin
L’
episodio che cercherò di descrivere, oltre che avermi regalato la soddisfazione di aver risolto un problema, mi ha anche regalato di ritrovarmi al liceo ricordando le parole del professore di filosofia, che sottolineava i due aspetti delle nostre scelte professionali (che poi proprio scelte non sono perché spesso il caso ci mette lo zampino): possiamo ritenere che la nostra conoscenza sia frutto delle nostre esperienze oppure che si cerchi da una esperienza, razionalizzandola, di ricavare una regola generale; trarrò qualche considerazione alla fine dell’articolo.
In ogni caso, niente paura, mi limito a sottolineare due aspetti del nostro lavoro: da una parte le istanze di principio di rispetto per l’ambiente che cerco di seguire e credetemi la cosa richiede impegno e fatica e,
devo aggiungere con un certo rammarico, che spesso devo combattere con delle strumentalizzazioni puramente commerciali da parte di improvvisati apprendisti stregoni e dall’altra la necessità di integrare situazioni in cui l’emergenza richiede di tamponare il problema mentre si cercano soluzioni che il lessico attuale definirebbe ecologicamente sostenibili.
L’emergenza nasce in un presidio ospedaliero dove da un paio d’anni si sviluppa una infestazione di zanzare sempre più insostenibile. Il fenomeno non è controllato dalle zanzariere che sono state scrupolosamente esaminate e, dove necessario, ripristinate. Le catture consentono di identificare la specie nella Culex molestus L’ipotesi più attendibile è che all’interno della struttura si nasconda un sito di riproduzione, ma per quanto io ispezioni la struttura non riesco
a identificarlo. Intanto si cerca di tamponare la situazione con micro interventi di lotta adulticida usando formulati a base di piretrine naturali distribuite con nebulizzatori a basso volume limitatamente alle aree semi interrate ove si possa precludere la presenza di persone per tutta la notte (per poi arieggiare) e trattamenti circoscritti al perimetro esterno nelle ore notturne con irroratrici a batteria, per non fare rumore. Inoltre, si posizionano delle trappole nelle cucinette e aree di servizio fino al terzo piano (in effetti il problema in quel piano era assai limitato, le zanzare si scatenavano ai piani inferiori).
È innegabile l’ottenimento di qualche risultato, ma comunque non risolutivo e, per giunta, limitato nel tempo: due o tre giorni.
Intanto le riunioni e le telefonate si susseguono finché, planimetrie alla mano, si identifica una sorta di
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SANITÀ
vespaio chiuso, inaccessibile, in cui passano molte tubature. Evidentemente va ispezionato, ma sorgono non poche difficoltà: la prima è quella di rendere accessibile il locale, la seconda è chi materialmente farà le ispezioni e con quali dispositivi di sicurezza. Pur attivando le procedure d’urgenza i giorni passano e le zanzare sembrano volersi vendicare diventando ancora più pungenti! Finalmente il gran giorno arriva, con l’aiuto del geometra addetto al coordinamento delle manutenzioni edili dell’ospedale che invero aveva quasi da subito accennato a strutture interrate chiuse frettolosamente per arrivare nei tempi previsti alla consegna dell’edificio e alla successiva inaugurazione, ma anche per lui si trattava di ricordi vaghi e di dicerie a livello di radio gavetta.
Comunque l’accesso viene realizzato e una volta messo in sicurezza un uomo bardato di autorespiratore entra e affonda in un vero e proprio lago. Esce e sostiene che ci vogliono i pompieri. In effetti sono bastati un paio di stivaloni e molta prudenza. Comunque alla luce delle pile i voli di nugoli di zanzare sono ben visibili per cui si irrora un prodotto larvicida a base di Bacillus thuüringiensis e B. sphericus e poi una rapida nebulizzazione di piretrine. Si sigilla l’apertura con teli di plastica e nastri adesivi, e si rimanda a quando la ditta specializzata in interventi in realtà a rischio procederà alla bonifica, la cosa richiederà del tempo per cui si decide di ripetere i trattamenti di disinfestazione già dall’indomani, considerato che si possono effettuare dall’esterno in totale sicurezza.
Seminterrato allagato. Grosso focolaio ritrovato attivo e colonizzato da Culex pipiens molestus
Già dal giorno dopo, la presenza di zanzare adulte nel locale incriminato è pressoché assente e si pensa che in due o tre giorni l’azione larvicida avrà effetto, pur tuttavia si ripete il trattamento.
Il nostro team abbandona il cantiere con l’accordo che appena terminati i lavori saremmo stati chiamati a terminare il nostro lavoro. È trascorso quasi un mese per aspirare l’acqua e la fanghiglia, riparare i tubi che perdevano, realizzare degli accessi per successive ispezioni.
E le zanzare? Praticamente il problema già dagli interventi in emergenza poteva dirsi risolto. In ogni caso quando i lavori nel locale furono terminati due dei nostri tecnici entrarono per effettuare una sorta di disinfestazione “totale”: si dice che quando uno si scotta ha paura anche dell’acqua fredda per cui si è proceduto a una irrorazione di insetticida a effetto residuale sui muri, naturalmente nessun intervento larvicida (non c’erano ristagni d’acqua) e l’impegno di posizionare quattro trappole che sarebbero state ispezionate con cadenza mensile.
A lavoro terminato e problema risolto con nostra soddisfazione, e pari a quella del committente,
mi chiedo quanto di questa esperienza possa tradursi in un protocollo generalizzabile. Gli aspetti tecnico-scientifici che sanciscono di arrivare al biotopo di ovideposizione sono noti, i p.a., le attrezzature e le formulazioni altrettanto, per cui quali le difficoltà che si sono dovute affrontare per trovare le soluzioni più idonee. Non riesco a pensare altro che è pur vero: prima dei numeri ci sono gli uomini e dopo i numeri ci sono ancora gli uomini. La prima cosa è stata la reciproca stima professionale; tutti ci hanno messo impegno e tutti si fidavano delle altrui capacità professionali. Provando e riprovando e con un piccolo sforzo della dea bendata, una vecchia planimetria è saltata fuori e le conseguenze di azioni dettate dalla fretta emerse a distanza di anni sono state risolte. ■
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Trappola per monitoraggio interno
LINEE GUIDA per la DISINFESTAZIONE di un OSPEDALE
Questo articolo è una sorta di memo di un incontro che aveva come obiettivo di analizzare gli aspetti organizzativi di un Piano di disinfestazione relativo a un CTO costituito da due padiglioni, alcune strutture minori e un piccolo parco a cura di Graziano Dassi
Alcuni dei primi interventi ricordo vertevano sui criteri di valutazione dei prodotti, sul loro destino ambientale e se, per ogni entità bersaglio, sussistevano risorse alternative a quelle indicate nel precedente capitolato. Per la precisione in ordine di importanza stimata dalle lamentele: zanzare, blatte, formiche, qualche piccione, nessuna segnalazione di roditori. Per ricondurre l’attenzione generale mi rammento che esordii prendendo a prestito l’incipit di un amico ingegnere che sottolineava il fatto che ognuno di noi giudica la qualità di un volo aereo da tanti aspetti: servizio a bordo, comodità di imbarco, rispetto degli orari, pulizia di bordo, cortesia degli assistenti e via discorrendo, ma dà per scontato che i piloti siano all’altezza delle loro mansioni, che l’aereo sia in perfette condizioni di volo, che i serbatoi abbiano il carburante necessario per la tratta da percorrere e che i pneumatici siano alla giusta pressione. Non vorrei che il comandante o la hostess (che indica le uscite di sicurezza) mi intrattenessero sul profilo alare di quel modello di aeromobile ecc. ecc. ecc. Per cui il postulato
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SANITÀ
diamo per scontato che i concorrenti siano tecnicamente preparati e limitiamoci in questo contesto ad analizzare gli aspetti organizzativi:
1. itinerari di lavoro;
2. giorni, orari e tempi di percorrenza e tempi di lavorazione;
3. programmi di lavoro chiaramente esplicitati in una modulistica semplice da consultare;
4. un coordinatore reperibile;
5. flussi di informazione in tempo reale compresi i risultati di autocontrollo;
6. proposte migliorative in corso d’opera fornite al solo referente della direzione sanitaria in modo riservato e non utilizzate come alibi;
7. capacità di gestire un’emergenza.
Esaminiamoli a volo radente:
Gli itinerari di lavoro (1) con indicazione dei giorni, degli orari e dei tempi di percorrenza e di lavorazione stimati “sono parametri di valutazione di un’offerta misurabili e quindi mi sembrerebbe indispensabile richiederli in un capitolato o disciplinare”.
I programmi di lavoro (3) dovrebbero contemplare dei planning con gli sviluppi temporali annuali con un delta settimanale e un codice alfa-numerico abbinato a un colore in grado di indicare il parassita bersaglio e la tipologia di intervento. Il che rende facile la rendicontazione dei lavori svolti e il punto nave. Una formalizzazione simile potrebbe sinteticamente dare indicazione dei risultati degli auto-controlli. In questo caso il delta temporale potrebbe essere utile che fosse settimanale. Il mio parere era di semplificare al massimo i dati dei monitoraggi e controlli il più possibile, ma non tutti erano d’accordo e la tesi della precisione prevalse, per cui temo che i report saranno zeppi di dati. Non escludo che sia la mia imperizia a rendermi critico nei confronti di tale metodo, ma io credo nella leggibilità dell’informazione in tempi brevi. Ricordo il cruscotto di una mia automobile in cui torreg-
giava un enorme cerchio rosso che in caso di anomalia grave lampeggiava accompagnato da un cicalino d’allarme. Se ciò accadeva dovevi fermarti e spegnendolo compariva il tipo di guasto.
Neppure la mia “dotta” citazione mazziniana riportata maccheronicamente: ”le informazioni sono come certe piante che danno veleno o rimedi a seconda di come si utilizzano”. Nemmeno Mazzini, a cui chiedo venia di averlo storpiato a sostegno della mia tesi, riuscì a vincere la burocrazia. Eppure io insistevo che i funzionari addetti ai controlli avevano altri compiti oltre quello di leggere i report, niente da fare. In questa occasione mi prendo l’arbitrio di suggerire un metodo da trasformare in un modulo: punto 1: segnalazione dei soli punti fuori norma che necessitano di interventi complementari punto 2: i dettagli che ne spiegano i motivi punto 3: tutto il resto
Per concludere sottoposi una mia proposta che suscitò non poche
perplessità sia nelle funzioni ospedaliere sia in chi rappresentava le ditte concorrenti e riguardava l’aggiornamento dei servizi anno per anno anche se l’affidamento era pluriennale.
Questa tesi era avvalorata da una mia interpretazione del sistema HACCP fuori dalla filiera alimentare che sottolinea l’importanza degli aggiornamenti.
Affermavo la necessità di adeguare i disciplinari e i programmi della ditta aggiudicataria ai risultati ottenuti rispettando il montante ore, ma aggiustando il tiro e raffinando i trattamenti. Questa proposta piacque, ma dati i tempi stretti fu deciso di metterla all’ordine del giorno alla successiva riunione (quindi allo scadere del mandato).
Quanto ipotizzato può valere per ogni tipo di servizio, ma in un complesso ospedaliero mi sembra particolarmente adatto sia perché il committente è costituito da personale di particolare preparazione sia perché il contesto in cui si opera ha delle implicazioni igienico-sanitarie assai delicate. ■
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Una infestazione da ANTRENI
Per passare dalla teoria alla pratica nella fase di rinnovo contrattuale, già procrastinato per ragioni contingenti, era emerso un problema nell’area degli uffici della direzione
a cura di Graziano Dassi
L’infestazione riguardava in particolare i locali che raccoglievano vecchi testi protetti dalla polvere da vetrinette. Inoltre, c’erano due tappeti di discreto valore con trama e ordito in lana e tre poltrone vecchie di una settantina d’anni e forse più. Il termine “vecchio” era rimarcato da chi ci sottoponeva il problema che non voleva si usasse la parola antico. L’incarico sarebbe stato saldato a forfait e comportava una fase ispettiva a tutto tondo e a stabilire la specie degli insetti catturati e conservati in un contenitore per l’urina (eravamo in un ospedale).
LXIV DIMENSIONE PULITO | 03/2022 S I NTER v ENTO FIDUCIARIO SPECIALE SANITÀ
Larva di antreno
SPECIE: Anthrenus verbasci
NOME VOLGARE: Antreno del verbasco; coleottero dei tappeti
INQUADRAMENTO SISTEMATICO
Classe: Insecta Ordine: Coleoptera Famiglia: Dermestidae
DIMENSIONI
Larva: 4 - 5 mm Adulto: 2 - 5 mm
CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE
L’adulto ha forma arrotondata, con elitre bianco-giallicce e tre fasce trasversali ampie e chiare. La larva è tozza, ispida e presenta tre brevi ciuffi di setole all’estremità addominale. Specie cosmopolita e diffusa.
HABITAT
Abitazioni, magazzini, musei, nidi di uccelli, ecc.. Larva: nei substrati attaccati e nelle zone circostanti; si può rinvenire anche tra le fessure del parquet.
Adulto: negli interni, dove trova substrati idonei alla ovideposizione; nei prati, solitamente sui fiori.
ABITUDINI ALIMENTARI
Larva: collezioni entomologiche e animali impagliati, pelli, pellami, pellicce, oggetti in cuoio e in corno, tende, tappeti, abiti di lana e seta (specie se riposti non puliti), spazzole, droghe, farine di carne e pesce, farinacei, semi e cariossidi di frumento in cui attacca il solo embrione.
Adulto: nettare e polline dei fiori.
CICLO BIOLOGICO
Uovo > larva > pupa > adulto Durata del ciclo: 180 - 350 gg; 90 gg a 35°C N° generazioni/anno: 1 N° uova/femmina: 30-50, fino a 150 Durata del ciclo: 180 - 350 gg; 90 gg a 35°C N° generazioni/anno: 1 N° uova/femmina: 30-50, fino a 150 Durata vita adulto: 15 - 60 gg
DANNI
Diretti ai materiali attaccati. Le larve, occasionalmente, possono danneggiare i fili telefonici. Sono segnalate reazioni allergiche dovute ai peli e alle esuvie in individui particolarmente sensibili.
La ditta uscente, incaricata del servizio, determinò:
■ Le due specie di insetti erano una sola: esemplari di Anthrenus verbasci allo stadio adulto e larvale (brutti clienti).
■ Assenza di tarli e di altri insetti dei libri.
Il tipo di intervento era facilitato dal fatto che il locale non era di transito per cui era possibile chiuderlo e interdirne l’utilizzo, quindi si effettuarono due trattamenti.
Il primo era una fumigazione con due candelotti da 30 gr di permetrina al 13,5%. Di fatto si trattava di un iperdosaggio, ma si voleva essere sicuri del risultato. Natural-
mente le antine della libreria erano aperte così come i vari cassetti. Accensione nel tardo pomeriggio di un venerdì e riapertura del locale il lunedì successivo con asportazione dei candelotti esausti e della piastrella su cui erano stati posti e arieggiamento del locale.
Il martedì dopo chiusura del locale con disinfezione, a titolo cautelativo, per mezzo di due bombole a svuotamento totale a base di dodecil ammonio cloruro allo 0,3%
Il venerdì si è provveduto alla disinfestazione dei tappeti previo passaggio dell’aspirapolvere, dritto e rovescio con una irrorazione a basso volume con una soluzione di deltametrina in base acqua alla concentrazione
dell’1% con un dosaggio avendo cura di inumidire appena appena le superfici. Parimenti le poltroncine con asportazione immediata della sospensione acquosa dai braccioli lignei. Naturalmente il locale rimase chiuso fino all’intervento della pulizia di fino da parte dell’impresa di pulizia. A tutt’oggi l’infestazione non si è ripresentata; vero è che gli interventi, per motivazioni, facilmente immaginabili, erano al limite dell’eccesso di zelo. Resta misteriosa l’origine dell’infestazione dato lo scarso uso del locale. Forse dalle finestre, visto che ogni tanto si cambia l’aria e non si può escludere la presenza di qualche nido d’uccelli possibile habitat di questi coleotteri. ■
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03/2022
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