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Rafforzare le filiere, non solo le singole aziende
Negli ultimi giorni di gennaio i più importanti organi di informazione hanno dato ampio risalto al fatto che il 9 febbraio è iniziata la discussione in Commissione UE della direttiva che vuole rendere più “ green” le case degli europei entro il 2030. Una norma che dovrebbe vedere la luce non prima di sei mesi, ma che già preoccupa in Italia i tanti proprietari di casa che dovrebbero adeguarsi alle prescrizioni attualmente ivi previste. La direttiva fa parte del progetto Fit for 55, una politica ambientale che, entro il 2030, si pone l’obiettivo di ridurre i livelli di CO2 del 55% rispetto ai dati del 1990. Gli edifici rappresentano il 40% del consumo energetico e il 36% dell’emissione di gas nocivi. La direttiva, dunque, punta a spronare gli Stati membri affinché riducano il consumo di fonti fossili generato dal patrimonio edilizio. La proposta di direttiva presentata “prevede che ciascun paese individui il 15% del parco immobiliare più inquinante (appartenente quindi alla classe G) e che ne migliori l’efficienza energetica”. Nella proposta di direttiva “gli edifici con le peggiori prestazioni (cioè appartenenti alle classi G, F ed E), pubblici e non residenziali” dovrebbero raggiungere “la classe D entro il 2030”, mentre “gli edifici residenziali e di edilizia sociale hanno tempo fino al 2033 o più per raggiungere questo obiettivo”. In Italia, secondo alcune stime risulterebbe che nel 2021 il 34% degli immobili fosse in classe G, il 24% in classe F e il 16% in classe E. Più di metà del patrimonio immobiliare (classi G ed F) andrebbe quindi ristrutturato entro i termini temporali sopra descritti (circa 12,2 milioni di edifici residenziali). Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto, intervenendo nel dibattito sulla proposta di direttiva UE riguardante la prestazione energetica degli edifici ha voluto precisare che gli Stati membri rimangono liberi di definire la traiettoria nazionale con cui conseguire l’obiettivo; di fatto non è previsto alcun obbligo di ristrutturazione degli edifici esistenti entro il 2030, anno a partire dal quale solo gli edifici residenziali di nuova costruzione dovranno essere a emissioni zero, mentre lo stesso obiettivo per quelli esistenti è il 2050. Ha evidenziato come il Ministero abbia accettato l’orientamento generale della direttiva, ma che sarà il piano nazionale di ristrutturazione a prevedere una tabella di marcia con obiettivi stabiliti a livello interno, in previsione della neutralità climatica nel 2050 siglata dall’Italia.
Fare del risparmio energetico degli edifici una priorità
Al di là di come la direttiva sarà definitivamente approvata e di come l’Italia deciderà di definire tempi, modalità e risorse finanziarie, è evidente come il risparmio energetico degli edifici sarà una priorità dei prossimi anni. Un’opportunità importante per tutto il settore dell’impiantistica e quindi anche per il comparto dell’ITS, che dopo due anni di crescita “impetuosa” post-Covid – enfatizzata da incentivi particolarmente generosi, anche se non sempre efficienti – si sta interrogando sull’evoluzione attesa per i prossimi anni. Pur senza sottacere elementi di incertezza ancora presenti nello scenario attuale, quali l’incremento dell’inflazione che sta colpendo in particolare le fasce più deboli, erodendo in misura significativa lo stock di risparmi, l’incremento significativo dei tassi di interesse, una minore propensione del sistema bancario a concedere credito a famiglie e imprese, oltre all’incognita di una guerra che pare ancora lontana da una conclusione, l’esigenza di ridurre drasticamente i consumi energetici degli edifici sia diventata una delle priorità per famiglie, imprese e Pubblica amministrazione. Anche la ricerca presentata da Nomisma al Convegno ANGAISA ha evidenziato come l’insoddisfazione per i consumi energetici sia la maggiore tra quelle segnalate in relazione all’abitazione in cui vivono (6 persone su 10). Se il calo degli incentivi, derivante implicitamente anche dall’aumento dei tassi di interesse, e le maggiori difficoltà di liquidabilità dei crediti fiscali pongono incertezze sul futuro più prossimo, le prospettive a medio termine sono tali da attrarre capitali e competitor
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Ma il quadro competitivo sarà lo stesso? Tralasciando in questa sede il tema del rapporto tra dimensione e crescita che emerge dai bilanci 2021, l’attenzione va posta anche ad alcuni fenomeni che potranno impattare anche significativamente sul quadro competitivo. Secondo uno studio di Accenture vi sarà una notevole spinta all’elettrificazione dei consumi, con una domanda di energia elettrica che si stima passi dai 318 TWh del 2021 ai 360 TWh del 2030. La produzione di energia “autoprodotta” in loco da fonti rinnovabili sarà certamente incentivata (ove non imposta) e ci si attende una ulteriore crescente diffusione degli impianti fotovoltaici, che già nel 2022 hanno mostrato tassi di crescita elevatissimi, spesso utilizzati in abbinamento alle pompe di calore. Ma il risparmio energetico e il comfort abitativo, obiettivo di gran parte delle spese di ristrutturazione, non possono limitarsi a concentrarsi sul contenimento delle dispersioni o sull’efficienza degli impianti, pur essenziali, in quanto la differenza in termini di sostenibilità la fa anche “il modo in cui questi sono vissuti”, ovvero i comportamenti e le scelte che li guidano. Assumeranno quindi rilevanza sempre crescente beni e servizi legati alla “smart home” o alla sua evoluzione nel concetto di “smart space”
Smart home e soluzioni “chiavi in mano” ll concetto di Smart Home è sempre più conosciuto dal grande pubblico. Il 74% dei consumatori ne ha sentito parlare almeno una volta (69% nel 2020, 68% nel 2019, 59% nel 2018) e post pandemia il mercato è in crescita significativa. Le caldaie, i termostati e i condizionatori connessi per la gestione del riscaldamento e della climatizzazione sono stati l’area che è cresciuta di più nel 2021 (+45% rispetto al 2019), favorita in particolare dalla vendita di numerose caldaie connesse, spesso abbinate ai termostati smart, che beneficiano di incentivi, e dalla possibilità di ottenere benefici nel risparmio energetico e comfort. La domotica avrà un ruolo crescente nella gestione degli impianti, con connesse esigenze di cybersecurity (Health and Safety is the No. 1 Priority). Una riflessione sulla possibile evoluzione del quadro competitivo deriva anche dall’affermazione più volte ripetuta nella citata ricerca Nomisma “prevale la soluzione chiavi in mano” come esigenza di chi affida lavori di ristrutturazione ed efficientamento, di interloquire con un soggetto aggiornato, preparato e affidabile a comprendere e tradurre operativamente le specifiche esigenze del committente. Da non tralasciare poi l’importanza dei “servizi finanziari” che possano agevolare il committente nell’investimento, come è emerso prepotentemente con la diffusione dello sconto in fattura o cessione dei crediti di imposta. Questa enfasi sul “chiavi in mano”, la crescente importanza di prodotti e servizi prevalentemente appannaggio di settori, quali l’elettrico e l’elettronico, la crescente importanza dell’innovazione tecnologica, evidenziano come la competizione sarà sempre di più non solo tra aziende, ma tra “filiere” efficienti e qualificate in cui in una logica di “sistema del valore” l’eventuale debolezza o scarsa dinamicità di qualcuno degli attori della filiera potrà avere effetti significativi sulla competitività degli altri partecipanti.