3 minute read

Consulenza Fiscale a cura di Assocaaf Esenzione IMU per l’abitazione principale

Con la sentenza n. 209 depositata il 13/10/2022, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la legge sull’Imu nella parte in cui dispone l’esonero dal versamento per l’abitazione principale, richiedendo che tutto il nucleo familiare abbia la residenza anagrafica e la dimora abituale nello stesso immobile. La sentenza evita così la disparità di trattamento fino ad oggi riservata ai coniugi e ai componenti delle unioni civili rispetto alle mere coppie di fatto. Prima della sentenza n. 209, affinché un immobile potesse essere considerato abitazione principale, erano necessarie tre condizioni:

• il possesso/proprietà (o altro titolo reale quale, per esempio, l’usufrutto o il diritto di abitazione) dell’immobile;

• la residenza anagrafica;

• la dimora abituale, intesa come elemento che sussiste continuativamente nel tempo.

Inoltre, il requisito della residenza anagrafica e della dimora abituale doveva sussistere in capo al nucleo familiare.

Cosa cambia con la sentenza?

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale si ha diritto all’esenzione Imu quando si verificano le seguenti due condizioni:

• la dimora abituale;

• la residenza anagrafica.

I giudici della Consulta hanno stabilito che – per considerare una casa come “abitazione principale” ai fini

Imu – è sufficiente che il suo possessore vi dimori e vi risieda, anche senza il resto del nucleo familiare. Questo principio concede l’esenzione ai coniugi che abitano in case diverse, anche se ubicati nello stesso Comune. Il più rilevante dei due requisiti è la dimora abituale, ossia il luogo in cui un soggetto abita in forma continuativa per lo svolgimento della propria attività quotidiana, dovendo coincidere con il luogo di residenza. Pertanto, si ha dimora abituale quando un soggetto fissa la propria residenza in un determinato luogo, scegliendo di abitarvi stabilmente e svolgendo con continuità le normali relazioni sociali. L’amministrazione, nel caso in cui voglia disconoscere il beneficio, ha l’onere della prova dei fatti che sono alla base della pretesa tributaria. Il contribuente deve, di contro, poter provare, in caso di eventuali contestazioni, i presupposti che ne legittimano la richiesta dell’esenzione. Gli elementi da prendere in considerazione per valutare la dimora abituale sono i seguenti:

• le utenze domestiche (luce, acqua, gas);

• la dichiarazione della tassa sui rifiuti;

• eventuali contratti di locazione sull’immobile.

I singoli Comuni, al fine di agevolare la loro attività di controllo, hanno accesso ai dati relativi a:

• contratti di locazione, nonché ogni altra informazione in merito al possesso o la detenzione degli immobili situati nel proprio territorio;

• somministrazione di energia elettrica, gas e servizi idrici relativi agli immobili situati nel proprio territorio;

• soggetti che hanno il domicilio fiscale nel proprio territorio;

• soggetti che esercitano nello stesso un’attività di lavoro autonomo o d’impresa.

La sentenza dello scorso 13 ottobre conferma l’obbligo di pagare l’Imu per chi ha la residenza in un immobile, ma non anche la dimora effettiva. I coniugi realmente residenti in immobili diversi – non invece, peresempio, quelli che dimoravano insieme usufruendo dell’agevolazione prima casa per le abitazioni nelle località di villeggiatura – potranno ottenere la restituzione di quanto versato sulla base delle norme poi dichiarate illegittime dalla Consulta, ossia:

• l’art. 13, comma 2 del D.L. 201/2011, oggi abrogato e regolante le fattispecie fino al termine del 2019; • il successivo art. 1, comma 741, lettera b) della Legge 160/2019, modificato dall’art. 5-decies del D.Lgs. 146/2021 stabilendo che, dal 01/01/2022, i coniugi avrebbero dovuto decidere quale dei due immobili, localizzati o meno in Comuni diversi, avrebbe potuto godere dell’agevolazione in esame.

La possibilità di “sdoppiare” su diverse case l’esenzione Imu ha dato la possibilità ai contribuenti di non pagare il saldo Imu di dicembre 2022, mentre per i versamenti pregressi i contribuenti hanno la possibilità di presentare istanza di rimborso. L’istanza di rimborso deve essere presentata al Comune competente per tutti i versamenti eseguiti negli ultimi 5 anni. Molti Comuni sul loro sito istituzionale hanno i moduli per la richiesta di rimborso Imu; i moduli dovranno essere adattati al caso specifico. Si potrà richiedere quanto versato a decorrere dal saldo Imu 2017, mentre l’acconto Imu 2017 non potrà essere rimborsato, in quanto il quinquennio risulta scaduto a giugno 2022. La restituzione delle somme dovrà essere riconosciuta entro 180 giorni dalla domanda, con l’aggiunta degli interessi nella misura stabilita dai rispettivi Comuni nei propri regolamenti, con il limite massimo di 3 punti percentuali di differenza rispetto al tasso di interesse legale nazionale. In caso di presentazione di istanza di rimborso, l’onere della prova relativa al diritto all’esenzione Imu ricade sempre sul contribuente. Il Comune, prima di procedere all’erogazione dei rimborsi, potrà richiedere l’esibizione di documentazione utile a dimostrare l’effettiva dimora abituale nell’immobile per il quale il contribuente ha chiesto di godere dell’esenzione. 

Nuovi ingressi in ANGAISA

VIA BRUGHIERE 50

28017 – SAN MAURIZIO D’OPAGLIO (NO)

TEL. 0322 967783

HUBER@HUBERITALIA.COM

This article is from: