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IDROGENO, LA RISPOSTA DI FERROLI AL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Idrogeno, la risposta di Ferroli

al cambiamento climatico

Al fine di ridurre le emissioni inquinanti, da anni Ferroli sta investendo nello sviluppo di sistemi ibridi per il comfort domestico. Oggi però guarda anche al medio-lungo periodo e alla nuova frontiera: l’idrogeno

a cura della REDAZIONE

Durante la pandemia causata dal Covid-19 tutti abbiamo riflettuto sulle nostre abitudini di vita, le nostre priorità, le nostre paure e, nel contempo, le nostre speranze. Molti di noi hanno sperimentato una dimensione diversa del rapporto con il benessere psicofisico e ambientale, inteso sia come comfort della propria abitazione che come cura del pianeta. Non è un caso se dopo il lockdown i settori che più hanno goduto di un rimbalzo economico sono stati quelli legati al comfort domestico, come gli elettrodomestici. Questa consapevolezza della dimensione del well-being – ma anche una rinnovata attenzione alla sostenibilità – ha conquistato segmenti e fasce di età sempre più trasversali della popolazione, tanto che perfino il mondo della finanza ha percepito questo megatrend. Già alla fine del 2020, infatti, abbiamo assistito a importanti prese di posizione da parte di player di grosso calibro, pronti a ridirigere gli investimenti dalla old economy fossile verso le energie rinnovabili e altri settori “verdi” emergenti, come – ad esempio – la filiera dell’idrogeno. Peraltro, già da prima della pandemia, i legislatori europei avevano assunto un ruolo proattivo verso i cambiamenti climatici tramite la parola d’ordine “sviluppo sostenibile”. Ora la parola d’ordine è stata applicata nel presente, modificandola prontamente in “ripresa sostenibile”. Ne abbiamo parlato con il Corporate Marketing Director di Ferroli,

Stefano Casandrini.

C&C: Qual è l’impegno di Ferroli rispetto alla lotta ai cambiamenti climatici?

S.C.: Al fine di ridurre le emissioni inquinanti tramite una tecnologia flessibile, efficiente e installabile anche nelle vecchie abitazioni, Ferroli sta investendo da tempo nello sviluppo di sistemi ibridi e a energia rinnovabile per il comfort domestico. Oggi però stiamo guardando anche al medio-lungo periodo, dove la sfida si chiama: idroSTEFANO CASANDRINI Corporate Marketing Director Ferroli Spa

geno. Crediamo fermamente che l’uso dell’idrogeno diverrà entro pochi anni un vettore energetico vitale per lo sviluppo dei piani di decarbonizzazione a livello globale.

Come si produce l’idrogeno e quali applicazioni può avere nella vita quotidiana?

L’idrogeno può essere prodotto in vari modi e con varie tecniche, alcune in uso da diversi decenni. La svolta tecnologica su cui tutti stanno spingendo è la produzione di idrogeno verde, ovvero proveniente dall’elettrolisi dell’acqua tramite elettrolizzatori industriali alimentati con energia elettrica da fonti rinnovabili. La produzione massiva di idrogeno verde, quindi carbon free, è attesa su scala industriale dopo il 2030, anno in cui i processi tecnologici dovrebbero aver raggiunto la maturità e le economie di scala necessarie. La produzione di idrogeno grigio (da reforming del metano) su scala industriale è invece una realtà già da molto tempo. Viene oggi largamente utilizzato per la sintesi dell’ammoniaca, componente chimico base per i fertilizzanti necessari all’agricoltura

moderna e quindi alla nostra alimentazione. Quindi l’idrogeno è già alla base della vita di tutti i giorni.

Se l’idrogeno è già largamente disponibile su scala industriale, perché non viene ancora utilizzato per gli usi finali come, ad esempio, per il riscaldamento? Tornando al parallelo con l’industria automobilistica: se si dovesse assistere a un’imprevista accelerazione della transizione, come risponderebbe Ferroli?

parla anche della possibilità di realizzare nuove reti europee Full Hydrogen per un totale di 23.000 km. La motivazione più probabile è socio-po- In Ferroli eravamo già convinti da tempo litica. Fino all’era pre-Covid l’interesse dei che l’idrogeno avrebbe giocato un ruolo cittadini e della politica per una diffu- predominante nella mappa energetica in sione più vasta dell’idrogeno era in una RAGGIO. Caldaia murale a condensazione “Hydrogen PLUG-IN” un futuro prossimo. Tempo fa abbiamo fase puramente embrionale. Si può dire quindi creato una Task Force di ricerca lo stesso anche dell’auto elettrica: poca diffusione fino al 2020, mentre dedicata, in partnership con specialisti del mondo dei bruciatori di recente i modelli elettrici hanno superato le immatricolazioni dei (Centro R&D Polidoro Spa) e della modellizzazione avanzata (Einmodelli a benzina. Un traguardo impensabile fino a pochi anni fa. dhoven University of Technology). Questo ci ha permesso di svilupPer fortuna nel caso dell’idrogeno l’industria energetica stava già pare un modello matematico innovativo in grado di dare risposte “preparando la brace” per attizzare poi il fuoco. In Italia SNAM è predittive affidabili sullo sviluppo della combustione dell’idrogeno, stato un precursore della sperimentazione dell’idrogeno nelle reti di di mappare le temperature di reazione, i prodotti di reazione, distribuzione, avendo condotto i primi test alcuni anni fa. Oggi può le velocità e i flussi termici in 3D, generando un vero e proprio addirittura dichiarare che le proprie reti sono già “Hydrogen Ready” “gemello virtuale” della cella di combustione di una caldaia a idroal 70%; un risultato davvero eccezionale. geno, per migliorarne l’efficienza. In Italia però ci sono anche altri distributori, che devono certificare Abbiamo già colto i primi sviluppi di questo lavoro tramite l’ingela compatibilità tecnologica delle reti; inoltre, non è da sottovalutare gnerizzazione di una nuova generazione di caldaie a condensache le reti attuali possono trasportare in genere miscele fino a per- zione che, in concomitanza con il restyling estetico e prestazionale, centuali del 20% di idrogeno, ma hanno bisogno di essere “retrofit- ha già incorporato anche la predisposizione al funzionamento con tate” nel caso di percentuali maggiori. miscele di idrogeno e gas naturale, nella percentuale prevista da qui In virtù del crescente interesse dell’Unione Europea e dell’opinione al 2030 (20-80%). Oggi stiamo lavorando per lo scenario post 2030, pubblica, un sempre maggior numero di operatori si sta muovendo pensando quindi a un “nuovo salto”, cioè allo sviluppo di prodotti su progetti di ammodernamento e riadattamento delle reti. Recente- che possano funzionare al 100% a idrogeno (Full Hydrogen). mente, più di 90 industrie del “sistema gas” europeo hanno forma- Anche su questo fronte siamo messi molto bene, essendo già arrivati lizzato la propria disponibilità verso la Commissione europea per lo alle fasi finali delle prove sul campo e avendo finora ottenuto ottimi studio dell’utilizzo degli attuali gasdotti per il trasporto di miscele di risultati in tutti i test effettuati, sia in termini di prestazioni che, natugas e idrogeno. Il tutto comporterebbe investimenti giganteschi. Si ralmente, di sicurezza e affidabilità.

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