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FAVORIRE LA RIQUALIFICAZIONE DEGLI EDIFICI SCOLASTICI IN OTTICA NZEB

Un bilancio del progetto europeo Feedschools, che mette a disposizione delle amministrazioni locali un tool per facilitare l’avvio degli interventi di riqualificazione energetica

a cura di SEBASTIAN BENDINELLI

Come richiesto dall’articolo 5 della Direttiva EED, l’Italia si impegna a riqualificare annualmente almeno il 3% della superficie degli immobili della Pubblica Amministrazione Centrale. A questo scopo è stato avviato nel 2014 il programma PREPAC, che a fine 2020 risultava aver iniziato 195 progetti di riqualificazione energetica per un valore di 270 milioni di euro. A partire da quest’anno è in corso una profonda revisione degli obiettivi europei per l’efficienza energetica degli edifici, nell’ambito di quella che è stata definita – nella Comunicazione della Commissione europea al Parlamento e al Consiglio del 14 ottobre 2020 – una “ondata di ristrutturazioni” (renovation wave). In questa strategia, gli edifici pubblici ricoprono un ruolo fondamentale: la Commissione prevede infatti, tra le altre cose, di estendere i requisiti in materia di ristrutturazione agli edifici di tutti i livelli della P.A. (non solo centrale), aumentando l’obbligo annuale di ristrutturazione in concomitanza con la revisione della direttiva sull’efficienza energetica, prevista entro il 2021. È chiaro quindi che, nei prossimi anni, numerosi interventi di riqualificazione interesseranno anche l’edilizia scolastica, tasto particolarmente dolente nel nostro Paese.

EDILIZIA SCOLASTICA E APPROCCIO NZEB

Gli edifici scolastici sul territorio italiano sono circa 15.000, costruiti per la maggior parte prima dell’entrata in vigore delle norme sull’efficienza energetica. Con il D.M. dell’8 gennaio 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 19 marzo, il Ministero dell’Istruzione ha assegnato agli enti locali un importo complessivo di circa 835 milioni di euro per interventi di manutenzione straordinaria ed efficientamento energetico degli istituti scolastici, sulla base dei piani di intervento che tutte le province, città metropolitane ed enti di decentramento regionale hanno presentato entro il termine del 17 novembre 2020. Nella maggior parte dei casi si tratta di interventi di ristrutturazione, ampliamento e messa in sicurezza degli edifici: più rari gli interventi di riqualificazione più ambiziosi, come la trasformazione degli edifici scolastici esistenti in edifici nZEB. A frenare non è tanto la mancanza di fondi, né le problematiche tecniche, ma le difficoltà burocratiche e la mancanza di know-how specifici, in particolar modo all’interno degli enti locali più piccoli. Il progetto europeo Feedschools – finanziato dal programma Interreg Central Europe 2014-2020 e coordinato in Italia da Enea – è nato per affrontare proprio questo problema, con l’obiettivo di elaborare nuove soluzioni non solo tecniche, ma anche finanziarie, da fornire alle autorità locali per implementare le attività di ristrutturazione degli edifici scolastici secondo l’approccio nZEB. Nel concreto, il progetto ha previsto lo sviluppo di un kit di strumenti di supporto transnazionale e olistico, e una banca dati web di buone pratiche, oltre a un percorso formativo focalizzato sul cambiamento comportamentale nelle scuole pilota e la realizzazione di 48 diagnosi energetiche semplificate negli edifici scolastici scelti dai partner. I progetti pilota sono stati svolti in 6 Paesi europei: Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Italia, Polonia e Slovenia. In ciascuno sono state coinvolte 8 scuole, prendendo separatamente tre diversi spazi funzionali: la classe, la palestra e la mensa. Per saperne di più, abbiamo parlato con l’Ing. Maria-Anna Segreto, Responsabile Laboratorio Soluzioni Energetiche Integrate (DUEE SPS SEI) di Enea.

C&C: In cosa consiste il progetto e come si è sviluppato?

M.S.: Si tratta di due progetti “gemelli”: Feedschools ha come area di intervento il Central Europe, mentre Teeschools riguarda l’area mediterranea. I due progetti sono nati insieme e sono volutamente molto simili. Volevamo affrontare la tematica della riqualificazione in chiave nZEB degli edifici pubblici, in particolare di quelli scolastici in aree climatiche diverse tra loro. Spesso la normativa europea si concentra sulle aree più fredde e non prende in considerazione quelle meridionali, non tenendo conto dell’efficientamento energetico dal punto di vista estivo. Di recente è stata approvata anche un’estensione del progetto (MeetMED2), che farà in modo di applicare la metodologia e il tool sviluppato da Teeschools e migliorato da Feedschools nelle aree arabe e nordafricane, con caratteristiche termiche decisamente diverse rispetto alle nostre.

Come funziona il kit sviluppato nell’ambito del progetto?

Si tratta di un kit di diagnosi semplificata. Com’è noto, per progettare una riqualificazione, soprattutto in chiave nZEB, è necessaria una diagnosi di partenza. Spesso però queste diagnosi non vengono affrontate: i responsabili delle scuole e, nel caso italiano, i Comuni non hanno certezze su quali possano essere i benefici di una riqualificazione. Per questo il nostro è un passo preliminare: con il nostro tool, l’Energy Manager del Comune o, in altri Paesi, il responsabile della manutenzione o della parte energetica delle scuole, può fare delle ipotesi sullo stato di fatto dell’edificio scolastico utilizzando i dati che sono presenti nella bolletta e altri semplici dati geometrici, e da lì ipotizzare delle azioni di miglioramento da cui potrà ricavare in termini percentuali, e in alcuni casi anche numerici, l’entità del risparmio ottenibile. In più, per il tool sviluppato in Feedschools abbiamo anche un modulo finanziario: inserendo eventuali percentuali a fondo perduto che arrivano da progetti nazionali, si può capire qual è la percentuale necessaria affinché il progetto diventi efficace non solo dal punto di vista energetico, ma anche economico.

A questo proposito, quali sono le forme di incentivazione che potrebbero spingere le amministrazioni locali ad affrontare un percorso di questo tipo?

Per quanto riguarda il sistema Italia, sotto certi aspetti siamo più fortunati, perché la riqualificazione nZEB prevede l’accesso a due diversi meccanismi incentivanti: da un lato abbiamo il Conto Termico, che rifonde la scuola o il comune del 65% della cifra spesa se la riqualificazione avviene in chiave nZEB. In più le regioni, attraverso i bandi POR FESR, hanno emesso – e continueranno a farlo anche nei prossimi anni – dei bandi a fondo perduto che coprono normalmente dal 30 al 40% delle spese, e in ogni caso il 100% del costo della diagnosi energetica. Sommate al 65% del Conto Termico in alcuni casi queste percentuali permettono di arrivare fino al 100%. Se il progetto è fatto bene, in Italia è possibile riqualificare una scuola a costo zero. Alcune delle scuole partner del progetto hanno partecipato ai bandi e ottenuto i fondi per le riqualificazioni.

Quali e quante scuole hanno partecipato al progetto?

Al progetto Feedschools, a livello italiano, hanno partecipato in tutto 8 scuole, 5 a Udine e 3 a Bologna, ma con 24 blocchi di diagnosi. Per ogni scuola è stata fatta una diagnosi separata per la palestra, la mensa o il refettorio, che spesso erano in edifici separati. Quindi per noi è come se si fosse trattato di 24 edifici differenti. In Teeschools invece il nostro partner di progetto era il Comune di Castel San Pietro Terme (BO), dove abbiamo lavorato su 5 scuole di tutti i gradi, dalla scuola dell’infanzia alle superiori e due di questi edifici hanno usufruito di fondi regionali e nazionali per essere riqualificate.

Quali sono i prossimi passi?

Il progetto Teeschools si è concluso il 31 gennaio, ma lo stiamo capitalizzando sotto diverse forme e all’interno di un altro progetto, sempre nell’ambito della Interreg Med, che si chiama Effi-

BOLOGNA. I tre edifici scolastici che hanno partecipato al progetto cient Building. Abbiamo messo il tool a disposizione dei Comuni e li accompagniamo nell’utilizzo. In più, inizieremo un’attività chiamata Living Lab, attraverso cui faremo dei workshop tematici. Ognuno di questi avrà come destinatario una diversa tipologia di utente: può essere il tecnico del Comune, il preside della scuola o il professionista. Durante i workshop faremo vedere come si usa il tool in fase preliminare e quali vantaggi si possono avere, anche dal punto di vista economico e finanziario.

La risposta da parte delle amministrazioni locali è stata positiva?

Sì, per questo siamo molto soddisfatti. Abbiamo ricevuto molte lettere di interesse, e in molti hanno chiesto di poterci incontrare per ricevere una piccola lezione sull’utilizzo del software. C’è stato molto interesse anche dall’estero, tanto che abbiamo dovuto frenare le partecipazioni, perché non avevamo abbastanza fondi per fare lo stesso in altri Paesi.

Lo stato di degrado dell’edilizia scolastica nel nostro Paese è ben noto. Come mai sono così poco diffusi gli interventi orientati alla prevenzione e non soltanto alla riparazione dei danni più evidenti?

Durante il progetto ci siamo posti spesso questa domanda: perché le scuole, nonostante queste possibilità, non si attivano? Abbiamo subito notato che le barriere principali non sono tanto di natura tecnica – perché i tecnici competenti e preparati ci sono – ma nascono innanzitutto dalla scarsa conoscenza di questi meccanismi incentivanti da parte dei Comuni. Le amministrazioni locali, specialmente quelle più piccole, non hanno una figura che possa dedicarsi a seguire i bandi che vengono pubblicati e che conoscano bene tutte le tipologie di detrazione a disposizione. Anche portare avanti la partecipazione a un bando rappresenta spesso un onere. Bisogna quindi distinguere i due problemi: non sempre si tratta di mancanza di personale, a volte il personale c’è ma non ha una competenza specifica in questa materia. Capitolo a parte riguarda il problema dei fondi, che spesso mancano, e l’eccessiva burocrazia: i bandi più “impegnativi” prevedono una parte di rendicontazione che difficilmente un piccolo comune sarà in grado di affrontare internamente.

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