Speciale Igiene Alimentare - Dimensione Pulito n.4

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FOOD SAFETY

Il campionamento delle superfici

CASE HISTORY

Gruppo Vicenzi un’eccellenza

italiana

NOVEL FOOD

Insetti come fonti proteiche alternative

IGIENE & AMBIENTE

Allarme ratti

nella Grande

Mela

ANNO 32 n. 4
MAGGIO 2023

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SOMMARIO SPECIALE IGIENE ALIMENTARE S6

IN COPERTINA

Rubino Detergenti nasce nel 1960 da un’idea di Antonio Rubino e si evolve con la passione e la professionalità del figlio Luigi, attuale Amministratore Unico, a partire dal 2002, quando si trasforma in Rubino Chem. Tra le aziende più importanti nel settore chimico nazionale, ha saputo diversificare e offrire prodotti di qualità per uso professionale e industriale.

La nostra società è un’industria 4.0 e ha ottenuto la certificazione standard internazionale ISO 9001:2015 che stabilisce i requisiti per un sistema di gestione per la qualità.

PREVENZIONE

S 6 Il rischio chimico

Giuseppe Brugali

FOOD SAFETY

S 12 Il campionamento delle superfici

Laura Scafuri

S 26 Il ruolo del laboratorio di analisi

Laura Scafuri

CASE HISTORY

S18 Gruppo Vicenzi: eccellenza

dell’industria dolciaria

Maurizio Pedrini

FOOD SAFETY Il campionamento delle superfici CASE HISTORY Gruppo Vicenzi un’eccellenza italiana NOVEL FOOD Insetti come fonti proteiche alternative Allarme ratti nella Grande Mela ANNO 32 n. 4 MAGGIO 2023 IGIENE & AMBIENTE
S18 S26

NORMATIVA

S 32 Tutela igienico sanitaria degli alimenti

Sara Checchi

S 36 Il Biologico in evoluzione

Chiara Marinuzzi

NOVEL FOOD

S 38 Fonti proteiche alternative sostenibili

Francesca De Vecchi

SICUREZZA

S 42 Identificare le sostanze chimiche

Giuseppe Brugali

IGIENE & AMBIENTE

DISINFESTASTORIE

S 46 Il terzo escluso

Chiara e Graziano Dassi

IPM

S 48 Gestione integrata degli infestanti

Francesca De Vecchi

ZOONOSI

S 52 Malattie trasmesse da vettori

Cristina Cardinali

ZANZARE

S 56 Il rischio dello stallo

Graziano Dassi

DERATTIZZAZIONE

S 58 Allarme ratti

nella Grande Mela

Graziano Dassi

INSETTI

S 62 Ars disinfestandi ed entomofagia

Chiara Dassi

S58 S48

Il rischio chimico

La produzione alimentare, così come quella di altre categorie merceologiche anche più complesse (farmaci, DM, cosmetici), poggia sulla progettazione e creazione di spazi dedicati nei quali vengono collocate sequenze di macchinari (linee o treni di produzione), che provvedono alla trasformazione delle materie prime in prodotti finiti.

Il metodo HACCP gestisce e governa questo flusso al fine di garantire sia la Food Safety, ovvero la sicurezza alimentare dell’alimento, che la prevenzione contro le possibili manipolazioni fraudolente, Food Fraud.

Tra i rischi da gestire, quello chimico assume una particolare importanza poiché i singoli step delle attività produttive devono affrontare costantemente le usure meccaniche, i fenomeni di ossidazione delle componenti metalliche delle attrezzature e il mantenimento del corretto livello di igiene rapportato ai layout dei sistemi e alla numerosità del personale che opera su queste linee.

Chi tra di noi gestisce i treni di produzione conosce nei dettagli questi aspetti e certamente concorda sul fatto che essi assumono una rilevanza che è di natura sistematica e raramente accidentale.

Sia la manutenzione che la sanificazione passano attraverso l’impiego di

specifici prodotti chimici per i quali le rispettive formulazioni spesso nulla hanno a che fare con gli ingredienti impiegati nel mondo food (Figura 1).

Dal punto di vista regolatorio, questa tipologia di prodotti è gestita dal REACH e prima di essere introdotti nei reparti d’azienda devono essere pre

IGIENE ALIMENTARE S•6 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 PREVENZIONE
-
Nei cicli di produzione degli alimenti la manutenzione così come la sanificazione passano attraverso l’impiego di specifici prodotti chimici estranei al mondo food
Giuseppe Brugali Tecnologo alimentare OTALL

ventivamente valutati e approvati dal Tecnologo Alimentare. In particolare, per ognuno di essi deve essere acquisita la Scheda di sicurezza – se pericolosi – oppure la Scheda Informativa –se non pericolosi – entrambe rilasciate in corretto stato di aggiornamento secondo il formato UE.

I PRODOTTI CHIMICI PER LA MANUTENZIONE

L’attrito generato dagli organi in movimento dei macchinari di produzione e confezionamento è la causa principa-

affermato, è il regolamento REACH che ne governa la produzione e l’immissione sul mercato, mentre l’utilizzo a valle è disciplinato dal Reg. UE 852/2004.

UNO STANDARD FACOLTATIVO

Diversi produttori, sulla base di una decisione interna e facoltativa, usano le sostanze presenti nell’elenco approvato dall’ente americano NSF, il quale si rifà al CFR.21 emesso da FDA, per le loro formulazioni/produzioni. Secondo l’ente americano NSF, lo standard “food grade” classifica nelle seguenti tre categorie l’idoneità al contatto alimentare:

rilascio su griglie, forni, pentole, aree di disossatura, taglieri e altre superfici dure a contatto con carni rosse e carni bianche o con prodotti per impedire l’adesione degli alimenti durante la lavorazione. I lubrificanti di questa categoria, sono additivi compatibili con la formulazione degli alimenti come, ad esempio, gli oli di mais, di girasole, di soia o olio di semi di cotone. Inoltre essi sono intrinsecamente biodegradabili (dichiarazione al punto 12 della SDS/SI) e soddisfano le normative FDA 21 CFR 172.860 e 172.878. I lubrificanti H3 sono spesso usati per pulire e prevenire la formazione di ruggine su attrezzature come ganci, nastri trasportatori e carrelli.

le della loro usura e deterioramento.

L’impiego dei prodotti lubrificanti - oli e grassi – e degli sbloccanti (miscele di solventi) è praticamente inderogabile. Il loro uso è continuo grazie alla presenza, in diversi casi, di specifici circuiti di lubrificazione la cui filosofia di progettazione impone che il lubrificante sia destinato esclusivamente alle parti meccaniche e il contatto con gli alimenti avvenga solo accidentalmente.

Ma è proprio questo contatto accidentale che deve essere valutato tramite un’accurata identificazione del pericolo chimico che lo caratterizza.

L’esecuzione (obbligatoria in ambito HACCP) passa dunque attraverso la disamina preventiva della Scheda di sicurezza e a ricadere dell’etichettatura. Ad oggi non esiste un quadro regolatorio UE specifico per la produzione e l’utilizzo di questi prodotti da destinare all’ambito food (grado alimentare), per cui a monte, come già

[H1] Accettabile come lubrificante per le applicazioni di lubrificazione e contatto accidentale in zone di trasformazione alimentare. Deve essere insapore, inodore e fisiologicamente inerte. Il contatto accidentale con l’alimento deve risultare tecnicamente inevitabile e la sua concentrazione “cut-off” è di 10 ppm.

[H2] Accettabile come lubrificante per le applicazioni di lubrificazione in zone di trasformazione alimentare dove però non c’è il contatto con gli alimenti (neanche accidentale). In sostanza non sono sicuri per gli alimenti perché, ad esempio, contengono sostanze classificate come CMR (cancerogene, mutagene, dannose per la riproduzione, esempi in Figura 2).

[H3] Accettabile per l’uso come agente di

Tuttavia, limitatamente a questo standard USA, le produzioni di queste miscele non hanno l’obbligo della tracciabilità degli ingredienti e quindi, in ambito HACCP, si genera una falla nei confronti degli adempimenti del Reg. CE 178/2002.

A tal riguardo, congiuntamente alla certificazione NSF, può essere acquisita anche quella di prodotto secondo lo standard ISO 21469, il quale risolve questo aspetto, poiché valuta le GMP del prodotto, la tracciabilità/rintracciabilità dei suoi ingredienti e il rispetto degli standard di sicurezza igienica lungo tutte le sue fasi di fabbricazione.

OLI MINERALI

TRA GLI INGREDIENTI

Si ricorda infine che, a causa di

S•7 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
o MANUTENZIONE o SANIFICAZIONE LUBRIFICANTI SPRAY SOLVENTI DETERGENTI BIOCIDI fig. 1
Gli step di utilizzo degli ausiliari chimici nelle produzioni alimentari.
Il
rischio chimico dei lubrificanti (grassi e oli): 2 esempi
fig. 2
olio minerale grassi spray

necessità prestazionali lubrificanti e/o antiossidanti, spesso tra gli ingredienti ci possono essere gli oli minerali; essi sono identificati con gli acronimi: MOAH (Mineral Oil Aromatic Hydrocarbons) e MOSH (Mineral Oil Saturated Hydrocarbons). Queste sostanze sono idrocarburi principalmente di derivazione petrolifera e quelli con le componenti aromatiche sono particolarmente critici. La Raccomandazione UE 2017/84 ne ha predisposto il monitoraggio negli alimenti poiché un’altra significativa fonte contaminante è rappresentata dai prodotti MOCA e dagli inchiostri utilizzati per la stampa. In Figura 2 sono stati posti a confron-

no dell’aria e contemporaneamente dall’attività metabolica dei microrganismi che li trasformano in un composto la cui adesività superficiale è destinata ad aumentare gradualmente nel tempo. Il prodotto di queste trasformazioni è banalmente noto come sporco.

Un’errata valutazione della frequenza applicativa della procedura di sanificazione comporta sempre una progressiva maggiore stabilizzazione dello sporco residuale per cui poi, rimuoverlo completamente, diventa sempre più difficoltoso.

BPR – BIOCIDAL PRODUCTS REGULATION

L’UE, nell’intento di superare le normative nazionali sui disinfettanti (in Italia noti come PMC), ha introdotto il quadro normativo armonizzato identificato con l’acronimo BPR – Biocidal Products Regulation, che ha apportato modifiche sostanziali sia per chi li produce ma anche per chi li deve utilizzare.

Ø PT1: Igiene umana.

Reg.

(PMC)

Ø PT2: Disinfettanti e alghicidi non destinati all'applicazione diretta sull'uomo o animali.

Ø PT3: Igiene veterinaria.

Ø PT4: Settore dell'alimentazione umana e animale.

Ø PT5: Acqua potabile.

Prodotti usati per la disinfezione di attrezzature, contenitori, utensili per il consumo, superfici o tubazioni utilizzati per la produzione, il trasporto, la conservazione o il consumo di alimenti o mangimi (compresa l'acqua potabile) destinati al consumo umano o animale Prodotti usati per impregnare materiali che possono entrare in contatto con i prodotti alimentari

to le identificazioni dei pericoli, estratti dalle rispettive Schede di sicurezza, di due prodotti lubrificanti. Quello a base di olio minerale, contenendo sostanze CMR, presenta le frasi H350, H361f e H373. Entrambi presentano la frase H411 relativamente all’impatto ambientale.

I PRODOTTI CHIMICI PER LA SANIFICAZIONE

La sanificazione è il processo che mette in “sicurezza igienico-sanitaria” le superfici, le attrezzature e i recipienti utilizzati per la produzione e il confezionamento degli alimenti.

Sostanzialmente si tratta della rimozione dei residui di dette lavorazioni i quali, aderendo appunto alle superfici, innescano reazioni chimiche di trasformazione indotte dall’ossige -

Una conseguenza relativa alla persistenza ambientale dei residui di sporco è la concomitante formazione del biofilm, il quale, potenzialmente, porta allo sviluppo di ceppi di microrganismi atipici rispetto alle tipologie normalmente presenti negli alimenti prodotti.

fig. 3

Un esempio relativamente recente ha interessato dei dolci a base di cioccolato i quali, essendo risultati contaminati da Salmonella spp., sono stati oggetto di allerta RASFF e ritirati dal mercato.

Fatta questa premessa, la sanificazione viene condotta in due passaggi distinti di cui il primo corrisponde alla detersione delle superfici seguito da un risciacquo e il secondo corrisponde alla disinfezione.

I prodotti chimici da utilizzare in questi due distinti passaggi sono i detergenti e i biocidi. Questi ultimi sono noti anche col nome di disinfettanti e, secondo il quadro normativo vigente, sono in grado di esplicare attività biocida che è correlata alla concentrazione d’uso e ai tempi di contatto (informazioni queste riportate in etichetta).

Senza entrare nel merito delle disposizioni imposte dal regolamento armonizzato, quello che per i Tecnologi Alimentari è importante sapere è quanto segue (Figura 3):

1. per la disinfezione delle mani degli operatori bisogna utilizzare biocidi/ disinfettanti classificati come PT1;

2. per la disinfezione delle superfici, attrezzature destinate al contatto con gli alimenti bisogna utilizzare biocidi/ disinfettanti classificati come PT4.

Le classificazioni PT implicano l’utilizzo di specifiche condizioni da applicare per l’esecuzione dei test da condurre per confermare le attività biocide vantate in etichetta e che prevedono, tra l’altro, l’uso di uno sporco interferente che è rappresentativo del settore in cui si applica.

Così, ad esempio, l’attività battericida di un biocida viene considerata vera solo se, in assenza e in presenza di sporco, raggiunge almeno 5 riduzioni logaritmiche (alle condizioni d’uso definite).

La scelta di un biocida classificato, ad esempio, come PT2, in ambito alimentare, è errata!

I test da superare per questa classe sono differenti e il suo impiego in ambito alimentare può non risultare efficace a causa del mancato raggiungimento del numero minimo di riduzioni logaritmiche richieste per le specifiche attività biocide per cui è stato selezionato.

Ad oggi i prodotti disinfettanti approvati secondo la legislazione nazionale (i PMC) sono ancora riconosciuti, ma verranno uniformati secondo gli stan-

IGIENE ALIMENTARE S•8 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
Il Regolamento BPR e i prodotti BIOCIDI/DISINFETTANTI
UE 528/20212 Biocidal Products Regulation PT – Tipi di Prodotto (i PT sono 22 suddivisi in 4 gruppi)
Gruppo 1: Disinfettanti
Gruppo 2: Preservanti
Gruppo 3: Controllo degli animali nocivi
Gruppo 4: Atri biocidi
PREVENZIONE

dard del regolamento BPR con tutte le conseguenti modifiche (diventeranno biocidi con le relative classificazioni PT).

Molti applicano procedure di sanificazione che implicano l’impiego di prodotti biocidi valutati secondo il quadro regolatorio nazionale dei PMC, a seguito però dell’impatto che il BPR sta generando, è necessario interagire coi fornitori per avere la certezza che il PMC in versione BPR soddisfi i requisiti previsti per la classe PT4 e quindi il suo impiego (concentrazione d’uso e tempo di contatto) possa essere riconfermato.

I DETERGENTI

I prodotti detergenti sono in sintesi delle formulazioni chimiche, sempre governate dal REACH, finalizzate per la rimozione dello sporco dalle superfici. Dal punto di vista chimico-fisico essi agiscono sui legami chimici che fissano lo sporco alle superfici rompendoli e permettendone la disgregazione quindi la rimozione.

In base al valore del pH, essi possono essere distinti in: disincrostanti (pH acido), sgrassanti alcalini (pH basici) e sgrassanti neutri (pH neutro o leggermente acido/basico).

Tra i vari ingredienti, in molti di questi prodotti, giocano un ruolo decisivo i tensioattivi, molecole organiche di sintesi, molto efficaci nel processo di rimozione dello sporco in acqua.

L’acqua di fatto è l’ingrediente principale nelle procedure di cleaning, le quali rappresentano una voce importante relativamente ai suoi consumi ma anche alla produzione dei reflui e alla loro biodegradabilità.

LO SFRUTTAMENTO IDRICO

Puntando l’attenzione su quest’ultimo aspetto, tenuto conto dell’evoluzione degli scenari climatico-ambientali che impatteranno sulla disponibilità delle fonti di approvvigionamento di acqua potabile, risulta strategico assumere comportamenti decisionali che pos-

sano permettere:

• una gestione più oculata dei prelievi idrici;

• un miglioramento della funzionalità del depuratore chimico-fisico/biologico delle acque reflue;

• un inserimento (oppure miglioramento per chi già lo ha attivato) di un “loop gestionale” che preveda la creazione di uno stock di acqua reflua da riutilizzare, ad esempio, per le successive procedure di cleaning e/o per l’alimentazione dei servizi igienici (Figura 5).

Valutazione dell’impatto ambientale di un prodotto chimico.

Scheda di sicurezza Sez. 12: Informazioni ecologiche

12.1 Tossicità

12.2 Persistenza e degradabilità

12.3 Potenziale di bioaccumulo

12.4 Mobilità nel suolo

12.5 Risultati della valutazione PBT e vPvB

12.6 Proprietà di interferenza col sistema endocrino

12.7 Altri effetti avversi

La degradabilità indica il potenziale della sostanza o delle sostanze contenute in una miscela di degradarsi nell’ambiente, tramite biodegradazione o altri processi quali l’ossidazione o l’idrolisi

Il potenziale di bioaccumulo è il potenziale della sostanza o di determinate sostanze di una miscela di accumularsi nel biota e, da ultimo, di venir trasferita attraverso la catena alimentare

La mobilità nel suolo è il potenziale della sostanza o dei componenti di una miscela, se rilasciati nell’ambiente, di muoversi grazie alle forze naturali verso le acque sotterranee o di allontanarsi dal luogo di rilascio.

Resta inteso che, in primis, il mantenimento del livello di sicurezza igienico-sanitario sia dell’apparato produttivo che dei servizi accessori coinvolti dovrà essere garantito e ciò dovrà essere inserito come capitolo a sé stante nella Risk-Analysis del proprio piano HACCP.

È molto probabile che la specifica normativa UE preveda un aggiornamento sulla gestione della materia prima acqua proprio in previsione del concretizzarsi di uno scenario critico riguardante i suoi approvvigionamenti.

La scelta di un prodotto detergente da utilizzare in una procedura di cleaning dovrà partire da una base di confronto comparativo dei parametri di valutazione dell’impatto ambientale dichiarato al punto 12 della Scheda di sicurezza/Scheda informativa (Figura 4). Il prodotto che presenta il miglior profilo di impatto ambientale è quello che dovrà essere se -

lezionato per il successivo step di valutazione che è il test di efficacia. Un altro elemento di valutazione per la scelta del prodotto detergente col minor impatto ambientale è la disponibilità della certificazione ECOLABEL normata a livello UE. I fabbricanti di prodotti detergenti che volontariamente l’hanno ottenuta sono stati obbligati a sviluppare una formulazione attingendo a una lista di sostanze ingredienti approvate, riportate nell’apposito regolamento, a ciascuna delle quali sono stati assegnati dei valori a una serie di parametri che sono serviti per valutare se il prodotto risultante era o non era ECOLABEL.

fig. 4

Premetto che anche per i prodotti biocidi/disinfettanti, secondo il citato regolamento BPR, per essere approvati oltre alla conferma delle attività biocide (riportate nel dossier Core-Data-Set) deve essere stato valutato anche l’impatto ambientale (riportato nel dossier Added-Data-Set).

S•9 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
PRELIEVO ACQUA consumo acqua acque reflue SCARICO DEPURATORE RECUPERO MISCELAZIONE IN PARTI VARIABILI stoccaggio fig. 5

Unira: Il Nuovo Volto della Pulizia Efficace e Sostenibile

Unira, industria chimica con sede a Cecina (LI), con una lunga esperienza nella produzione di detergenza professionale, ha recentemente intrapreso un percorso di rebranding culminato nella creazione di una nuova immagine corporativa. L’obiettivo alla base di questo percorso è comunicare con chiarezza i suoi valori e la sua mission: la nuova immagine è caratterizzata da un design moderno ed essenziale, che rappresenta la pulizia e l'ordine come valori fondamentali.

Si è scelto di dare centralità al nome dell’azienda declinandolo in varie combinazioni di colore per identificare le specifiche linee, ristorazione, hotellerie, piscine e spa, igiene urbana e molte altre ancora.

Tutti i prodotti di Unira sono caratterizzati da un'alta qualità e da un'efficacia garantita, frutto di anni di ricerca e

sviluppo da parte di un team dedicato. L'azienda fornisce inoltre un'assistenza personalizzata e tempestiva dedicata al Cliente, supportandolo in ogni esigenza e nella risoluzione delle problematiche di pulizia anche più difficili.  Ma Unira non si limita solo a produrre detergenti efficaci: l'azienda si impegna costantemente per ridurre l’impatto ambientale dei

propri prodotti. Ecco in sintesi le caratteristiche di sostenibilità delle linee di riferimento.

BIO GREEN LINE®

Detersivi ecologici a bassissimo impatto ambientale e altissima biodegradabilità dalle elevate prestazioni. Specifici test condotti in collaborazione con prestigiosi Istituti Universitari hanno dimostrato che i prodotti Bio Green Line®sono biodegradabili minimo al 98% in 24 ore.

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Moderna linea di attivatori batterici per fosse biologiche e degrassatori, studiata per ridurre sempre di più l'impiego di prodotti chimici a vantaggio dell’utilizzo di organismi naturali quali i batteri.

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Le iniziative Unira per ridurre l'impatto dei propri prodotti sull'ambiente prevedono inoltre l’utilizzo di packaging innovativi, tra cui un sistema con taniche di ricarica per allungare la vita di ciascun flacone, riducendo drasticamente lo spreco di plastica, per quanto interamente riciclabile, nonché i costi legati al trasporto e alla gestione del rifiuto.

Scegliere Unira significa scegliere qualità e sicurezza, ma anche fare la scelta giusta per l'ambiente e per il futuro delle prossime generazioni.

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Cambia il mondo, cambiano le generazioni, cambia il mercato e cambia anche l'immagine di Unira. Ciò che non cambia é la sostanza alla base di un’azienda che guarda con fiducia al futuro.

Oggi siamo lieti di poter affermare che sulle nostre solide e storiche fondamenta, stiamo costruendo un nuovo “edificio” moderno, reattivo, volto al futuro.

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Il campionamento delle superfici

Le linee guida EHEDG (European Hygienic Engineering and Design Group) sottolineano che il campionamento delle superfici può non essere sempre riproducibile (perché legato a un elevato numero di fattori) e che necessita di operatori ben formati e di procedure di prelievo standardizzate. Bene dunque prendere a riferimento la definizione di campione data dalla norma ISO 19036, che si occupa di incertezza di misura nelle prove microbiologiche.

I SUPPORTI PER IL CAMPIONAMENTO

A questo punto è necessario illustrare quali e quanti mezzi sono disponibili per il campionamento delle superfici ai fini della loro valutazione igienica. Parliamo di “supporti”, ovvero di quei

particolari dispositivi con cui si “strofina” la superficie che intendiamo sottoporre ad analisi. La norma ISO 18593 ne considera diversi e ne descrive le caratteristiche e l’utilizzo più indicato. La caratteristica comune è che devono essere sterili e privi di sostanze che potrebbero interferire con la crescita dei batteri (azione inibente); quindi devono avere una qualità documentata (certificazione del produttore).

QUALE SUPPORTO SCEGLIERE?

Spesso la scelta si basa su abitudini e comodità, ma dovrebbe essere invece dettata dal tipo di superficie, dalla sua accessibilità e dall’oggetto dell’analisi. In generale, si usa una spugna o un panno per superfici piane, lisce ed estese e per la ricerca qualitativa di patogeni; il tampone è preferibile per

superfici o zone irregolari o strette, come fessure o canali e per valutazioni di tipo quantitativo (conteggi di batteri nell’unità di superficie o nella zona).

Di seguito vediamo i diversi supporti disponibili descritti dalla norma ISO 18593 per il campionamento delle superfici e le loro modalità di utilizzo.

Piastre a contatto (Contact plate): note anche con il nome di Rodac, dischi in materiale plastico, di diametro variabile, con strato agarizzato o da reidratare. Devono avere forma e terreno adatto, possono essere utilizzati anche tipi di supporto diversi da Rodac, ad esempio prodotti commerciali da reidratare (Figura 1).

Tamponi (Swab): bastoncini preferibilmente di materiale plastico con all’estremità un fiocco di materiale assorbente (cotone, rayon o alginato),

S•12 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 IGIENE ALIMENTARE
La rappresentatività e l’attendibilità del campione è sempre il punto cruciale in qualsiasi ambito di analisi. Per le superfici occorre considerare: grandezza della superficie, tecnica di campionamento e mezzo (supporto) utilizzato, fase del prelievo
FOOD SAFETY

contenuti individualmente in una provetta o in un involucro e con il bastoncino spezzabile (Figura 2).

Guanti e panni sterili (Glove, wipes): panni o guanti di materiale assorbente/spugnoso, in confezioni individuali, disidratati o pre-inumiditi con soluzione tamponata o neutralizzante. Preferiti per superfici estese (Figura 3).

Spugne (sponge): spugne di forma generalmente rettangolare da usare con guanto sterile o già agganciate a un manico apposito, detto Sponge stick (Figure 4 e 5).

In commercio esistono anche suppor-

ti denominati Contact o Deep slides (Figura 6) esclusi dalla versione vigente della ISO 18593. Generalmente di forma rettangolare con manico inserito nel coperchio del contenitore; possono avere due terreni diversi, uno per faccia del rettangolo, per poter essere usati per due valutazioni (tipo di batteri) contemporaneamente. Naturalmente devono essere terreni per analisi/metodi che richiedono le medesime condizioni di incubazione (tempo e temperatura). Contact slide e simili vanno bene per zone molto standardizzate, superfici piane e regolari.

COME SI PROCEDE?

Il prelievo deve essere eseguito da personale specificatamente formato, preferibilmente individuato anche nel manuale di autocontrollo dell’impresa; deve essere inclusa una lista delle verifiche da condurre prima dell’esecuzio-

ne del campionamento quanto a:

• disponibilità e adeguatezza dei materiali e delle attrezzature necessari per la raccolta, la preparazione e l’invio dei campioni (sapone e disinfettante per le mani, un piano di appoggio adeguato, guanti sterili, i supporti scelti e definiti (delimitatore, soluzione tampone sterile in provette da trasporto, tamponi sterili per campionamento, spugnette, soluzione disinfettante o altri presidi per la disinfezione del delimitatore, etichette e quant’altro necessario per identificare il campione, etc.);

• disponibilità del laboratorio a ricevere e analizzare i campioni nei tempi previsti (entro 48 ore massimo dal

S•13 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
Figura 1. Piastra Rodac Sotto, Figura 3. Campionamento con panno Figura 2. Tampone Figura 4. Spugna Figura 5. Sponge stick

momento del prelievo, a condizione che il campione venga mantenuto refrigerato);

• lavare e disinfettare le mani e asciugarle con carta a perdere prima di indossare i guanti stando attenti a non toccare la superficie esterna dei guanti; • se del caso farsi aiutare da una persona che proceda all’apertura della busta dei guanti e delle altre attrezzature sterili senza entrare in contatto con il contenuto;

• assicurarsi che le maniche del camice o comunque gli indumenti non possano entrare in contatto al momento del prelievo e della sua preparazione con le superfici da campionare e/o con le attrezzature sterili.

Dopo avere identificato i siti di campionamento, delimitare l’area da sottoporre a prelievo.

CAMPIONAMENTO MEDIANTE TAMPONI

Possono essere impiegati delimita-

tori sterili monouso o reimpiegabili in materiale lavabile e disinfettabile. In quest’ultimo caso, deve essere garantito che le procedure di disinfezione del delimitatore non influiscano sui risultati del campionamento (per esempio, nel caso in cui il delimitatore fosse stato immerso in una soluzione disinfettante, è necessario assicurare che la soluzione disinfettante non possa spandersi sull’area soggetta a campionamento – assicurare un tempo di contatto adeguato tra il disinfettante e il delimitatore).

L’area compresa nel perimetro interno del delimitatore non deve venire a contatto con le mani dell’operatore né con alcun altro materiale diverso dal tampone per campionamento. Strisciare il tampone su tutta l’area oggetto di prelievo esercitando una buona pressione e avendo cura di ruotare

al di fuori dell’area delimitata. Riporre quindi il tampone nella provetta contenente il diluente sterile, spezzando l’asta contro la parete del contenitore. Completate le attività di campionamento, riporre i tamponi nelle rispettive provette in un sacchetto di plastica sul quale sia stata apposta una etichetta identificativa del campione. Sigillare il sacchetto e predisporre per l’invio al laboratorio dopo avere verificato la corretta e completa identificazione del campione (Figura 7).

CAMPIONAMENTO MEDIANTE L’IMPIEGO DI SPUGNE

Preparare le spugne aggiungendo nel loro contenitore/sacchetto sterile una quantità di diluente sterile sufficiente a inumidire la spugna senza che rimanga del liquido libero visibile al fondo del sacchetto (10 ml dovrebbe essere una quantità adeguata).

Massaggiare la spugna dall’esterno per essere certi che la stessa sia uniformemente inumidita, quindi, con adeguati movimenti dall’esterno, spingere la spugna verso l’apertura del sacchetto prima di aprire la busta plastica per estrarla, stando attenti a che la stessa non entri in contatto con le superfici esterne. La spugna deve essere estratta dalla busta plastica al momento del prelievo da parte dell’operatore addetto al campionamento.

il tampone in modo che tutta la superficie del tampone stesso entri in contatto con la superficie da campionare.

Il tampone dovrebbe essere strisciato sulla superficie da campionare orizzontalmente, verticalmente e in diagonale (circa dieci volte in ciascun senso).

Il tampone non deve essere strofinato

Esistono in commercio spugnette già inumidite, pronte all’uso, anche con manico (Sponge Stick, vedi Figura 9) per facilitare il prelievo e ridurre il pericolo di toccare la spugna con mani o indumenti. Allo stesso modo, sono disponibili in commercio spugne pre-imbevute con i diversi neutralizzanti indicati dalla norma ISO 18593 (Figura 8). Dopo avere identificato i siti di campionamento, delimitare l’area da sottoporre a prelievo, che deve essere di almeno di 100 cm2, mediante l’impiego della maschera che delimiti un’area quadrata di 10 cm di lato. Per l’uso di delimitatori, si veda quanto già illustrato nel paragrafo precedente relativo

IGIENE ALIMENTARE
Figura 6. Deep slide Figura 7. Campionamento di superfici ambientali mediante l’impiego di tampone
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all’uso con tampone.

Strofinare la spugna esercitando una buona pressione sull’area delimitata dalla maschera sia in senso orizzontale sia verticale (circa 10 volte in un senso e 10 nell’altro). L’intera superficie racchiusa all’interno del delimitatore deve essere interessata dal campionamento. La spugna non deve essere strofinata al di fuori dell’area delimitata. Si preferiscono generalmente le spugne per superfici estese, sia in termini di

impianto sia in termini di oggetto del campionamento.

Completate le attività di campionamento, riporre la spugna nella busta di plastica. Sigillare il sacchetto e predisporre per l’invio al laboratorio dopo avere verificato la corretta identificazione del campione. Terminato il prelievo (campionamento della superficie), pulire e disinfettare la superficie testata per evitare che rimangano tracce dei materiali utilizzati durante il

prelievo.

Nel caso in cui su una stessa superficie/zona si volessero verificare più parametri (es. analisi qualitative come ricerca di Salmonella spp e ricerca di Listeria monocytogenes e analisi quantitative ad esempio conteggio della carica microbica totale, di E. coli, etc.) è bene conferire al laboratorio supporti diversi, uno per l’analisi quantitativa e uno per ogni analisi qualitativa richiesta.

Figura 8. Campionamento di superfici ambientali mediante l’impiego di spugna e delimitatore

Il tessile al servizio della pulizia

Ripercorrere l’evoluzione dei prodotti tessili nel campo delle pulizie è davvero una piacevole scoperta.

La fibra tessile per eccellenza utilizzata per pulire è naturalmente da sempre il cotone, a cui si sono affiancate nel tempo le fibre artificiali, sempre più elaborate e specifiche per le diverse esigenze, quali ad esempio l’acrilico, il tessuto non tessuto e la microfibra, declinata in tutte le sue combinazioni.

Parte dalla conoscenza della materia prima la storia di Essecinque

Trasferire al settore del cleaning professionale l’esperienza maturata in quaranta anni di attività nel settore del tessile/abbigliamento è stata la sfida dei fondatori.

L’azienda produce e commercializza mop e scope,

sia per l’uso da bagnato sia per l’uso da asciutto: prodotti adatti alla pulizia di ogni tipo di superficie e materiale, dai pavimenti ai vetri.

L’attenzione alle richieste dei clienti e la costante ricerca di nuove soluzioni la rendono flessibile ai cambiamenti del mercato, anche per esigenze particolari.

Inoltre è disponibile la realizzazione di articoli in private label, garantendo alla clientela la massima soddisfazione nella ricerca di un prodotto personalizzato con il proprio logo, curato nei dettagli.

LE NUOVE SFIDE

A questi aspetti si sono affiancati negli ultimi anni una nuova coscienza ambientale e la consapevolezza della

necessità di garantire l’igienizzazione degli ambienti tramite l’utilizzo di prodotti specifici per il cleaning. Questo si traduce in sistemi di pulizia che utilizzino dei prodotti in grado di eliminare ogni forma di contaminazione e che mantengano a lungo le superfici protette da cariche batteriche. Essecinque ha incrementato per tali motivi in questi anni la produzione del mop in Tessuto non Tessuto La necessità di garantire la riduzione di contaminazione batterica degli ambienti ha suggerito di proporre il mop con una banda centrale disponibile in più colori diversi, consentendo la classificazione del prodotto in base alla sua destinazione d’uso. Un altro aspetto interessante emerso in questi tempi di pandemia è sta-

to il ricorso massiccio all’uso degli articoli usa e getta: cercare di proporre dei prodotti che possano svolgere la loro stessa funzione, ma che abbiano un utilizzo più lungo nel tempo, così da ridurre la produzione di rifiuti, è diventata una pressante necessità.

È per questo che il panno mop in poliestere e il panno Antibatterico in microfibra sono un’alternativa ideale ai panni monouso. La durabilità del panno mop in poliestere è garantita anche dopo molti lavaggi: un bel risparmio economico e un bel vantaggio in termini di riduzione di impatto ambientale. Se usato da asciutto lo sporco e la polvere sono totalmente attirati grazie all’elettricità statica del poliestere. Il panno Antibatterico è prodotto con fibra che presenta al suo interno nanoparticelle d’argento: la speciale composizione della microfibra assicura la rimozione di tutti i batteri in superficie, anche senza utilizzare agenti chimici.

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Gruppo Vicenzi

L’eccellenza dell’industria dolciaria coniugata alla massima sicurezza e qualità del prodotto

Marco Cazzadori, responsabile Ricerca & Sviluppo del Gruppo Vicenzi, ci riceve con grande cortesia e disponibilità nella sala riunioni dello storico stabilimento di San Giovanni Lupatoto, alle porte di Verona, per parlarci di come questa azienda modello, che ha acquisto altri importanti marchi italiani

dell’industria dolciaria sia divenuta da tempo leader nel nostro Paese e in ambito internazionale nel settore, con un sistema produttivo decisamente all’avanguardia, tra i più qualificati anche sotto il profilo della sicurezza alimentare. Una breve presentazione del dottor Cazzadori ci fa cogliere subito uno dei suoi tratti distintivi di uomo

d’azione, che affronta con grande rigore le proprie responsabilità. “Durante le interviste - esordisce - dico sempre che sono nato qui perché, una volta conseguito il diploma di scuola media superiore, per ragioni famigliari sono venuto subito a lavorare in questa azienda, dove ho seguito il mio percorso professionale. Come stu-

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Maurizio Pedrini

dente lavoratore ho frequentato l’Università, laureandomi in Economia e Merceologia degli alimenti all’Ateneo scaligero. In questi anni ho visto crescere l’azienda giorno dopo giorno: dalla piccola dimensione degli esordi è divenuta il grande Gruppo industriale di adesso. Mi onoro di seguire direttamente il nostro presidente, Giuseppe Vicenzi nella ricerca e sviluppo dei prodotti, seguendo di persona nuovi progetti legati anche al marketing. La preziosa esperienza che ho acquisito negli anni, mi consente oggi di fungere da collante tra dipendenti storici e nuove generazioni, sempre alla ricerca della massima qualità, sicurezza ed eccellenza della ricca gamma di produzioni offerte al mercato.”

Partiamo dalla sua importante esperienza riguardo il binomio imprescindibile sicurezza-qualità: in che modo viene coniugato all’interno di un’azienda moderna e globalizzata come Vicenzi?

“In effetti, l’evoluzione dei concetto stesso di assicurazione qualità è stata notevole: negli anni ’70, era circoscritto al controllo finale del prodotto, alla cosiddetta post-produzione. Poi la nozione stessa si è ribaltata e allargata enormemente. Attualmente comprende anzitutto l’opera di pre -

venzione dell’intera filiera, a partire dalle materie prime, investendo direttamente la selezione dei fornitori e il controllo di esse con strumenti sempre più sofisticati, prima che possano essere utilizzate per la produzione. Poi c’è il famoso controllo di processo, anch’esso assolutamente rigoroso che, oltre a far leva su risorse tecnologiche e tecniche sempre più importanti, punta decisamente alla formazione degli addetti, chiamati ad essere i primi supervisori di ogni fase e lavorazione. Insomma, una volta si preparava l’impasto, lo si cuoceva e si confezionava con il controllo finale al quale mi riferivo prima, adesso occorrono molteplici verifiche in itinere, assai mirate, per ogni specifica produzione. Infatti, solo per fare un esempio, le ricettazioni possono variare e le richieste del cliente si fanno sempre più pressanti, soprattutto per l’estero, con specifiche tipologie di confezionamento. In sostanza, l’evoluzione non è più legata solo al prodotto, ma alla trasformazione e personalizzazione della confezione e dell’articolo. La stessa elevata professionalità, davvero indispensabile durante ogni singolo passaggio delle fasi di lavorazione, è richiesta negli interventi di pulizia degli impianti. Una volta le pulizie erano relegate al fine settimana, mentre attualmente gli interventi sono metodici e sistematici, frutto di un piano organico e di un processo che viene progettato fin nei minimi dettagli. Noi ci teniamo particolarmente alla massima igiene perché, oltre a produrre come marchio Vicenzi, lavoriamo anche a servizio di alcune grandi catene distributive italiane, inglesi e tedesche, che per veicolare su quei mercati i loro marchi ci hanno imposto norme assai restrittive. Per esempio, il prestigioso marchio Marks and Spencer, che ha sede nella City of Westminster di Londra, applica sui generi alimentari venduti col suo nome verifiche particolarmente approfondite, che abbiamo deciso di estendere a tutte le nostre produzioni.”

Negli ultimi anni la ricerca della qualità è divenuta, anche per la vostra azienda, una sorta di imperativo categorico?

“Certamente, perché la Vicenzi ha sempre fatto della qualità totale un proprio caposaldo. A partire da quella del prodotto offerto ai mercati: infatti tutte le nostre ricette sono state costantemente ritoccate e modificate, cercando di mantenere un livello sempre molto alto. Proprio per questa ragione abbiamo investito parecchio per potenziare progressivamente la nostra struttura preposta al controllo qualità e all’igiene e sanificazione degli stabilimenti e impianti produttivi, integrandola con nuovo personale e l’aggiunta di inedite funzioni e attribuzioni. È stato uno sforzo notevole, giustificato anche dalla circostanza che le verifiche ispettive, fino a ieri periodicamente programmate, oggi vengono effettuate a sorpresa, perciò in qualsiasi momento possiamo trovarci gli ispettori in azienda e devi dimostrare che tutte le certificazioni e gli incartamenti sono perfettamente in regola, sia dal punto di vista igienico-sanitario che da quelli della qualità e sicurezza sul lavoro. Abbiamo superato proprio qualche settimana fa tutte le ulteriori verifiche delle certificazioni per l’export, ancor più importanti perché oltre il 30% del nostro fatturato è frutto delle esportazioni.”

Possiamo affermare che avete arricchito il vostro know how e anticipato i tempi, visto che in Italia questi obblighi sono arrivati solo grazie all’introduzione del sistema HACCP?

“In effetti, quanto da noi realizzato in questi anni ha rappresentato un’utile acquisizione di conoscenze che abbiamo cercato subito di mettere in pratica, dato che gli inglesi e i tedeschi su questo fronte sono molto attenti e severi. Certo, anche la legislazione italiana prodotta su tale delicato terreno si è rivelata non meno preziosa.

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Marco Cazzadori, responsabile Ricerca & Sviluppo del Gruppo Vicenzi

Questo insieme di competenze ha offerto a tutti noi la possibilità di crescere profondamente, mettendo a punto piani di pulizia e checklist, definendo con precisione ruoli e compiti prestabiliti per la pulizia delle aree produttive, senza lasciare nella maniera più assoluta nulla al caso. Un ulteriore passo avanti è avvenuto quando, qualche anno fa, abbiamo assunto una giovane laureata in Scienze alimentari che è divenuta la vera protagonista di questo controllo, colei a cui spetta, in un certo senso, la chiusura del cerchio. Si tratta di una figura che opera in stretto contatto con il responsabile dell’impresa esterna - a sua volta tecnologo alimentare, specialista nelle pulizie ed igienista - verificando la puntuale esecuzione delle procedure previste dalla lista di controllo. Ovviamente, mi riferisco particolarmente alla manutenzione degli impianti, che richiede una pulizia particolarmente specialistica e qualificata, dal momento che a volte si devono smontare macchine assai delicate e costose. Il lavoro svolto dall’impresa esterna è sempre supervisionato da un nostro addetto.”

Negli ultimi anni avete dovuto affrontare esperienze, come quella della pandemia, che certamente hanno messo a dura prova anche il mondo dell’industria dolciaria e la

vostra azienda: com’è andata?

“In effetti, quella del Covid-19 è stata una prova di forza notevole, che pensiamo però di aver superato brillantemente. A parte lo sbandamento iniziale, condiviso peraltro con molte altre realtà come la nostra, perché nessuno era pronto né preparato ad un’emergenza simile, la nostra azienda ha risposto in maniera assai determinata. Abbiamo trascorso questi due anni difficili stringendo le fila, imponendoci di seguire disposizioni di prevenzione igienico-sanitaria ancor più rigorose, senza mai fer-

mare – nemmeno per un giorno – la produzione. Abbiamo messo in atto controlli decisamente rigidi, adottando tutti i dispositivi di sicurezza possibili e mettendo in pratica i protocolli previsti dai vari DPCM, garantendo la sicurezza del personale e delle nostre produzioni. Devo riconoscere, con soddisfazione, che i nostri dipendenti hanno risposto al meglio, dimostrando grande senso di responsabilità. Certo, abbiamo dovuto affrontare situazioni davvero imprevedibili e complesse: basti pensare che ci sono state delle gior-

L’azienda nasce a San Giovanni Lupatoto, alle porte di Verona, come piccolo laboratorio di pane, pasticceria e negozio di alimentari dove Matilde Vicenzi, rimasta vedova del marito Sante, continua l’attività familiare nella produzione di biscotti e pasticcini, in particolare savoiardi, amaretti e

sfogliatelle. Vicenzi è oggi un grande realtà nel campo dell’industria alimentare. in continua espansione e volta a consolidare la leadership nei mercati di riferimento: amaretti, savoiardi e sfoglie. Per essere, oggi come ieri, il brand simbolo dell’Italian Fine Pastry nel mondo. Nel dicembre 2005, la Vicenzi

Biscotti S.p.A. ha siglato l’acquisizione della divisione forno di Parmalat, e di alcuni noti marchi come MrDay, Grisbì, ProntoForno. È nato così il Gruppo Vicenzi, con 363 dipendenti full time, 3 stabilimenti, 15 linee produttive. Il Gruppo in questi anni ha esplorato nuovi settori merceologici, affermandosi con forza in sconosciuti, e mai

esplorati, mercati. Negli ultimi anni, il fatturato consolidato dell’azienda è cresciuto secondo un trend costante e continuo, grazie soprattutto a strategie produttive e commerciali capaci di affermare con forza i valori di qualità e tradizione della Pasticceria Italiana. Attualmente i prodotti del Gruppo Vicenzi sono

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GRUPPO VICENZI, UN SIMBOLO DELL’ITALIAN FINE PASTRY NEL MONDO

nate lavorative nelle quali abbiamo dovuto registrare anche 40 postivi al SARS CoV-2, dovendo così provvedere ad alcune assunzioni molto veloci di personale per sopperire – almeno in parte – a questa grave carenza. Poi, purtroppo, quando sembrava che ci fossimo finalmente lasciati alle spalle questa triste avventura, trascorsi solo pochi mesi, sulla nostra azienda, al pari dell’intera industria italiana, si è abbattuta una tegola forse ancor più pesante: lo scoppio della guerra in Ucraina, il che ha comportato da parte nostra uno sforzo tecnico e gestionale forse ancora più pesante di quello legato alla pandemia. Poi, come se non bastasse, si è abbattuta su di noi l’impennata del prezzo delle materie prime, dell’energia e del gas. Lo scorso anno, per noi, è stato davvero difficile, in quanto abbiamo dovuto sostenere tutti questi aumenti di costi che, naturalmente, non abbiamo potuto né voluto riversare sulla nostra clientela. Nonostante questi problemi, abbiamo concluso il 2022 mantenendo un trend in attivo sia nei volumi che nel numero di clienti, salvaguardando soprattutto le nostre produzioni per l’estero. Guardando all’anno in corso e al futuro a breve termine, è difficile fare previsioni perché non possiedo la sfera magica di cristallo né il dono della chiaroveggenza.”

“È essenziale e viene effettuata ad ogni livello e per qualsiasi operatore. Ad esempio, i nostri capilinea non sono formati esclusivamente sotto il profilo tecnico e tecnologico ma anche sotto quello, delicatissimo, dell’igiene e delle pulizie. Siamo impegnati a tutti i livelli per migliorare la formazione anche dal punto di vista scientifico. Senza trascurare l’ambito che investe la disinfezione e disinfestazione, grazie alla consulenza di una società specializzata e di un entomologo che ogni tre mesi mette a punto il piano di verifica degli infestanti in funzione delle pulizie. Insomma, possiamo contare su un gruppo di lavoro, che coordina anche gli interventi di formazione: esso è composto da professionalità integrate che comprendono – a trecentosessanta gradi - l’igienista, l’addetto al controllo qualità, il tecnico di laboratorio e lo stesso responsabile delle risorse umane. Tutto ciò perché è essenziale che venga insegnata al personale l’importanza dell’educazione civica, a partire dal non gettare le carte per terra. I nostri addetti

alle linee di produzione, in primis, devono seguire un preciso codice comportamentale, sia nella cura dell’aspetto fisico che dell’abbigliamento e della pulizia.”

Credo che questo grande sforzo vada di pari passo con l’innovazione degli impianti: mi sbaglio?

“Non si sbaglia affatto. Preciso che quando parlo di sperimentazione di nuove metodologie di pulizia degli impianti e innovazione tecnologica, mi riferisco principalmente allo stabilimento di San Giovanni Lupatoto che, in un certo senso, rappresenta la ‘nave scuola’: è il sito industriale più complesso, con ben sette linee di produzione, mentre quello di Fiorenzuola, Piacenza, ne ha tre, e quello di Nusco, Avellino, ne ha due. In ogni azienda sono presenti un direttore di produzione, un responsabile controllo qualità e un responsabile igiene e pulizia, ai quali spetta il compito di mettere in

presenti in tutta Italia sia nella grande distribuzione sia nel canale tradizionale. Il Gruppo esporta in 97 Paesi al mondo tra cui Europa, USA, America del Sud, Canada, Paesi Arabi, Sud Africa, India, Cina, Australia e Giappone, confermandosi come una presenza in forte espansione. Il vasto assortimento di prodotti è il risultato del

processo di specializzazione nelle diverse produzioni (8 diverse tecnologie) e di continui investimenti che hanno permesso all’Azienda di essere, oggi, una grande realtà all’interno del mercato italiano.

I MARCHI

Il Gruppo Vicenzi comprende tre marchi: Pasticceria

Matilde Vicenzi, che da 115 anni si inserisce nell’ambito della pasticceria tradizionale italiana, Grisbì, che ha fatto della frolla ripiena di vellutata crema il suo punto di forza, e Mr. Day, che punta sulla semplicità e genuinità di bontà sia dolci che salate.

Nel 2021 il Gruppo Vicenzi ha investito nell’ampliamento

del portfolio del marchio Grisbì con la realizzazione della referenza Grisbì per la colazione.

Il nuovo prodotto mantiene invariate le iconiche caratteristiche dell’originale al cioccolato, proponendolo in una versione solo poco più piccola e in una confezione doypack, salvafreschezza e richiudibile.

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Come viene organizzata e quale “peso” ha, per voi, la formazione del personale?

pratica le linee guida prestabilite. In questi ultimi mesi abbiamo investito più di un milione di euro per ammodernare gli impianti che sono stati realizzati e acquistati proprio per essere puliti meglio, in modo più funzionale.”

Come gestite i processi di controllo qualità per la prevenzione dei pericoli di contaminazione alimentare?

“Noi, fortunatamente, non abbiamo prodotti ad alto rischio perché produciamo biscotti e pasticcini con umidità molto bassa, per cui rischi microbiologici sono pressoché inesistenti. Però esiste ugualmente un piano di verifica microbiologica su tampone effettuato sui nastri trasportatori, sull’impastatrice e sui cip di lavaggio dove si impastano le uova. Si tratta di un controllo molto mirato con cariche microbiologiche e tamponi effettuati da laboratori esterni. La scelta è stata dettata dalla considerazione che le analisi devono essere effettuate da persone specializzate, ragion per cui il servizio è stato assegnato in outsourcing con l’incaricato che viene costantemente in azienda ed effettua i prelievi per i controlli. Noi siamo specialisti nel fare i biscotti: è questo il nostro core business e dobbiamo farli bene, con l’impegno di controllare che siano sempre i migliori. Io sono molto appassionato di microbiologia però non è la stessa cosa fare una piastra o cento al giorno: la sicurezza necessaria, in termini di prevenzione, può essere data solo dagli specialisti di un laboratorio esterno.”

Il Gruppo Vicenzi è un marchio leader sul mercato e di grande prestigio: qual è il vostro rapporto con i consumatori?

“Qualche anno fa, quando siamo diventati un Gruppo con prodotti a marchio Vicenzi, Grisbì e MrDay, abbiamo istituito un numero verde disponibile tutti i giorni dove qualsiasi consumatore può segnalarci difetti e pregi dei nostri prodotti. Per noi il contatto di-

retto con i consumatori è fondamentale, sia che ci giungano osservazioni critiche sia che ci vengano rivolti dei complimenti. All'Ufficio Marketing del Gruppo spetta il compito di verificare tutte le segnalazioni che giungono anche sul nostro sito internet; abbiamo creato anche l’area ‘Le amiche di Matilde’ all’interno della sezione concorsi, offrendo un filo diretto legato alla nostra storia e alla tradizione e alla forza del marchio. La scorsa settimana abbiamo ospitato in azienda le vincitrici del concorso. Matilde, tramite il web colloquia quotidianamente con i consumatori mentre al numero verde giungono segnalazioni che vengono prontamente poste al vaglio del laboratorio controllo qualità. Noi cerchiamo di metterci sempre nei panni dei nostri consumatori perché lo siamo a nostra volta. La risposta fornita deve essere la più veloce possibile che si tratti di scuse, spiegazioni o complimenti, poco cambia. Solitamente, dalla segnalazione alla risposta non passano più di tre o quattro giorni. Questa tempestività è molto apprezzata dai nostri clienti, contribuisce a creare un vero rapporto di fidelizzazione e ci aiuta a migliorare i nostri prodotti.”

Per quanto concerne le pulizie interne degli spazi comuni, come siete organizzati?

“Per le cosiddette pulizie civili disponiamo di un piano d’intervento sui vari edifici e spazi comunitari con particolare riguardo ai bagni, con le frequenze e le verifiche più opportune ed attente. Il lavoro è stato appaltato ad un’impresa altamente specializzata, con la quale abbiamo avviato un percorso comune di crescita cercando di mettere in pratica un concetto che è di enorme rilievo: per noi, da un certo punto di vista, igienizzare è più importante che produrre.”

IGIENE ALIMENTARE S•22 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 CASE HISTORY

Guardando al futuro, quali sforzi state facendo nell’ambito del risparmio energetico e della sostenibilità ambientale?

“Stiamo riflettendo sul modo in cui far compiere alle aziende del gruppo un ulteriore salto di qualità nell’utilizzo delle risorse e nello smaltimento dei rifiuti che ci porti ad una maggiore sostenibilità ambientale. Qui nello stabilimento pilota di San Giovanni Lupatoto ci siamo dotati di un depuratore interno che controlliamo tutte le settimane: per quanto riguarda il controllo dell’emissione gassosa e dei fumi emessi dai camini siamo sempre stati particolarmente attenti, con soluzioni tecnologiche decisamente all’avanguardia. Per quanto riguarda i rifiuti, pratichiamo da molti anni un’attenta raccolta differenziata con una ditta che viene

regolarmente a prelevare carta, cartoni e plastica. Altro filone per noi importantissimo, legato alla sostenibilità ambientale, è quello del reperimento delle materie prime sul mercato globale: con lo sguardo puntato allo sviluppo delle nostre produzioni di elevata qualità e alta pasticceria.”

Anche il Gruppo Vicenzi, presente in tutto il mondo, deve far fronte al preoccupante fenomeno della contraffazione?

“È un problema che non ci angustia affatto. La sfida globale impone scelte delicate anche sul piano della sicurezza alimentare, che noi affrontiamo serenamente, con uno staff molto preparato di legali ed export manager dedicati espressamente alle varie aree del mondo in cui siamo presenti. Attualmente le realtà

che valorizzano maggiormente le nostre produzioni sono il Medio Oriente, il Sud Est Asiatico, gli USA e il Sudamerica. Siamo apprezzati per l’alta qualità dei nostri prodotti, come il savoiardo Vincenzovo che è apprezzato da sempre. Dalla concorrenza sleale – sia multinazionale che locale - la quale a volte pratica prezzi da sballo, ci salva proprio la qualità riconosciuta dei nostri marchi. Per quanto concerne la contraffazione, solo in pochi casi abbiamo dovuto procedere a denunce legali: non tanto perché qualcuno avesse tentato di imitare i nostri prodotti, cosa pressoché impossibile, ma in quanto erano stati copiati alcuni nostri marchi, riproducendoli in maniera molto grossolana rispetto al logotipo ideato dal marketing aziendale.”

S•23 DIMENSIONE PULITO | 04/2023

Lavasciuga pavimenti per ogni esigenza

zione della soluzione detergente per lavare meglio con più acqua.

Dal 1978 Cimel produce macchine lava asciuga pavimenti e sistemi per la pulizia a vapore a marchio Turbolava. I prodotti Cimel sono presenti sul mercato italiano e su molti mercati internazionali tramite rivenditori specializzati che forniscono consulenza su specifiche necessità. Tutti i prodotti sono costruiti al 100% in Italia con materiali di qualità e sono pertanto destinati a durare nel tempo, a prescindere dall’uso che ne viene fatto. Cimel vanta una vasta gamma di lavasciuga pavimenti efficaci, robuste e maneggevoli: Turbolava 35 Plus è una macchina a 230 V ad uso domestico e commerciale con spazzole rotanti per piccole/

medie superfici, con 35 cm di pista lavante e serbatoio detergente da 4 litri, ideale in ambienti commerciali per una vera pulizia di fondo di ogni tipo di pavimento. Grazie al sistema di aspirazione,

35 Plus lava ed asciuga con un solo passaggio fin contro il battiscopa, sia procedendo in avanti che tornando indietro, per una migliore efficacia in ambienti ingombri e sotto tavoli e scrivanie. L’acqua sporca viene aspirata tramite un sistema di aspirazione a ventole e finisce in un cassetto trasparente facile da svuotare. Questa lavapavimenti è l’unica nella sua categoria ad avere 2 bocchette di aspirazione davanti e dietro le spazzole, asciugando perfettamente il pavimento sia procedendo in avanti che tornando indietro. Se necessario, dove lo sporco è più intenso, la funzione di prelavaggio permette di isolare momentaneamente l’aspira-

Turbolava Facile 35 230V è leggera, maneggevole e facile da usare, è l’ideale per la pulizia quotidiana in ambienti domestici o commerciali. Questa macchina ha 10 metri di cavo e un motore elettrico che assorbe solo 640 watt, la sua affidabilità è tale che sul motore viene data una garanzia di 5 anni. Grazie alla bocchetta di aspirazione, asciuga perfettamente il pavimento fin contro il battiscopa. Turbolava Plus 35 Li-ion è invece una macchina lava asciuga pavimenti compatta a batteria per uso semi professionale, efficace e robusta per piccole/medie superfici. Funziona con una batteria agli ioni di litio di un’ora di autonomia, leggera e facile da ricaricare. Questa macchina vanta una grande comodità d’uso, si può utilizzare anche lontano dalla presa di corrente senza l’intralcio del cavo ed è in grado di muoversi molto agevolmente tra ostacoli e spazi occupati da mobili e sedie.

Tutte le macchine Turbolava sono leggere ma molto robuste con telaio in alluminio, plastiche di ottima qualità e componenti delle migliori marche italiane. Sono costruite per durare nel tempo, necessitano di una limitata manutenzione e mantengono i pavimenti puliti, rallentando l’usura delle piastrelle.

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Il ruolo del laboratorio di analisi

Tempo e temperatura del trasporto del supporto al laboratorio deputato alla sua analisi devono rispettare condizioni specifiche, anch’esse correlate all’affidabilità dei risultati attesi.

TRASPORTO DEI SUPPORTI

È necessario fare attenzione, perché eventuali batteri “catturati” dal campionamento possono iniziare a proliferare sul supporto stesso prima che l’analisi dello stesso inizi, portando ad alterare il risultato originale relativo alla situazione effettiva della superficie oggetto di valutazione.

Pertanto, anche in merito alle condizioni di trasporto interviene la norma ISO 18593 che prevede che esso avvenga a temperature comprese fra 1 e 8°C e che le analisi inizino preferibilmente entro 24 ore dal momento del campionamento; in caso ciò non possa avvenire, i supporti possono sostare in frigorifero, chiusi nei loro contenitori a temperature comprese fra 1 e 5°C fino a un massimo di 48 ore dal campionamento, prima di essere sottoposti ad analisi.

LIMITI DI ACCETTABILITÀ

Per ogni valutazione analitica, soprat-

tutto se definita all’interno di un piano di monitoraggio e di controllo, è necessario siano definiti limiti di accettabilità per i parametri oggetto di analisi; il mancato rispetto di tali limiti deve ragionevolmente prevedere adeguate azioni di correzione e di intervento, così come l’evidenza del mantenimento nel tempo può definire opportune azioni di miglioramento, per esempio una rivisitazione periodica delle frequenze di campionamento o la modifica dei punti di controllo. La definizione dei limiti è bene sia supportata da documenti di supporto, ovvero da Linee guida documentate.

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Per poter svolgere le analisi occorre verificare che il laboratorio disponga di metodi accreditati applicabili alla matrice “Supporti da campionamento di superfici di aziende alimentari”
Laura Scafuri

Tra queste, spesso si fa riferimento al documento realizzato dall’INAIL “La contaminazione microbiologica delle superfici negli ambienti lavorativi” che riporta utili considerazioni sul monitoraggio ambientale. Questo documento specifica che dal punto di vista normativo non vi sono testi disponibili specifici per il controllo del campionamento microbiologico delle superfici, ma che “gli ambiti in cui risulta muoversi la letteratura nazionale e internazionale in materia di analisi microbiologica delle superfici sono principalmente due: Sanitario-Farmaceutico e Alimenti e mangimi per animali”.

Per le valutazioni qualitative relative a batteri patogeni (Salmonella spp, Listeria monocytogenes) il criterio è semplice: non devono essere rilevati/superficie campionata. Invece, per parametri indicatori di Buona Prassi di Lavorazione (BPL o GMP) come conta colonie aerobie a 30°C, enterobatteri ed Escherichia coli devono essere definiti dei limiti di accettabilità, con eventuale valore di attenzione e di rifiuto.

Il giudizio sulla qualità microbiologica deve essere espresso in base agli standard stabiliti internamente, e può essere completata tenendo conto di due limiti:

• Limite di Allerta: il numero di UFC è tale da indicare una deviazione rispetto alle condizioni operative standard.

Il suo superamento deve “mettere sull’avviso” e indurre a una valutazione attenta dei processi effettuati e del comportamento del personale.

• Limite di Azione: segnala una situazione critica da correggere immediatamente.

Tali limiti non possono assumere il significato di un valore assoluto, ma vanno inquadrati all’interno di un trend e valutati seguendo le caratteristiche dell’ambiente a cui sono riferiti. L’andamento dei risultati nel tempo può essere ben rappresentato anche in forma di carta di controllo con evidenza delle tendenze dei risultati (Figura 1). Queste indicazioni trovano chiara esposizione nel documento Codex General Guidelines on Sampling CAC/GL 50-2004 (vedi tabella).

Ad esempio, secondo gli autori del documento, le piastre a contatto sono molto utili per superfici poco contaminate. Poiché i metodi messi a confronto non sono risultati molto sovrapponibili,

H) DATA MANAGEMENT

The monitoring program should include a system to record the data and their evaluation, e. g. performing trend analyses. A long term review of the data is important to revise and adjust monitoring programs. It can also reveal low level, intermittent contamination, that may otherwise go unnoticed.

I) ACTIONS IN CASE OF POSITIVE RESULTS

The purpose of the monitoring program is to find L. monocytogenes or other target organisms if present in the environment. Therefore an appropriate action plan should be designed and established to adequately respond to positive findings. A review of hygiene procedures and controls should be considered.

The manufacturer should react to each positive result; the nature of the reaction will depend upon the likelihood of contaminating the product and the expected use of the products.

The plan should define the specific action to be taken and the rationale. This could range from no action (no risk of recontamination), to intensified cleaning, to source tracing (increased environmental testing), to review of hygienic practices up to holding and testing of product.

suggeriscono di prevedere l’utilizzo di più metodi per i diversi parametri.

CASI PARTICOLARI E REQUISITI

Per alcuni settori dell’industria alimentare, in particolare per quello delle carni, e per poter esportare talune categorie di alimenti verso paesi non

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Figura 1. Esempio carta di controllo conta aerobia mesofila totale. Figura 2. Riferimento metodi equivalenti per USDA.

appartenenti all’Unione europea, verso gli USA ma non solo, sono richiesti piani di controllo molto specifici e rigorosi, con utilizzo di spugne su superfici molto ampie (900 cm2 e oltre), con neutralizzante specifico (Dey Engley); per l’esecuzione delle analisi sono inoltre previsti metodi specifici e accreditati, definiti dall’USDA (United States Department of Agriculture), contenuti in MLG (Microbiology Laboratory Guidebook ) ovvero i metodi usati da FSIS (Food Safety and Inspection Service) nella gestione delle attività normate, o da essa riconosciuti equivalenti (Figura 2).

Il documento principale di riferimento è il Code of Federal Regulation (CFR)

Title 9 (consultabile sul sito statunitense http://www.gpoaccess.gov/cfr/ index.html), ma il Ministero della Salute ne ha ripreso tutti i requisiti previsti in diverse note ministeriali (DGISAN).

Così si legge nella DGISAN 42841 del 2019: “Il Programma di Controllo per Listeria monocytogenes (Lm) deve essere verificato mediante un piano di campionamento ordinario che deve:

• elencare le superfici a contatto da campionare;

• indicare la frequenza dei test;

• identificare le dimensioni e la localizzazione dei siti da campionare;

• prevedere la spiegazione del perché le frequenze previste sono sufficienti a controllare Lm. Identificare le condizioni alle quali lo stabilimento tratterrà e testerà i prodotti finiti (hold & test).

Al fine di identificare al meglio le superfici da sottoporre a piano di campionamento è necessario che ogni stabilimento disponga di una planimetria aggiornata dell’ambiente post letale (zona in cui l’alimento è pronto e finito per essere esportato, dopo aver subito trattamenti di abbattimento della carica microbica, come cottura, pastorizzazione, ecc.), nonché della lista di ogni possibile superficie destinata a venire a contatto con alimenti e di quelle a contatto indiretto o non a

contatto.”

Descrizioni dettagliate specifiche per l’Export USA di cui si è trattato sono incluse nel DGISAN 42841 con particolare focus sulla rilevazione di Listeria monocytogenes, che per questa destinazione prevede tolleranza zero.

Se la tecnica di campionamento è la stessa (campionamenti mediante spugne o sponge stick su superfici estese, anche pari a 30 x 30 cm) variano tempi e condizioni di trasporto al laboratorio: il trasporto deve avvenire a temperatura non superiore a 4°C e, soprattutto, l’analisi deve iniziare non oltre le 24 ore dal campionamento.

Sono condizioni inderogabili, oggetto di severi controlli durante le fasi di ispezione, di abilitazione e di mantenimento nelle liste export e a ogni fase di certificazione per esportazione. La documentazione dovrà essere coerente a quanto atteso.

IL RAPPORTO DI PROVA

Vediamo ora come il laboratorio debba gestire le analisi su questo tipo di matrici specifiche e come possono essere documentati i relativi risultati nel rapporto di prova.

Innanzitutto, consideriamo di rivolgerci a un laboratorio accreditato; per poter svolgere le analisi che richiederemo, dobbiamo verificare che il laboratorio disponga di metodi accreditati applicabili alla matrice “Supporti da campionamento di superfici di aziende alimentari”; possiamo valutare inoltre se il laboratorio ha accreditato anche il metodo di campionamento ISO 18593, nel caso volessimo affidargli anche l’operazione di campionamento. In questo secondo caso, il Rapporto di Prova darà evidenza di analisi completamente accreditata, sia nel campionamento sia nel metodo applicato per la prova microbiologica richiesta.

Nel conferimento dei campioni è necessario compilare un “verbale”, documento su cui deve essere indicato almeno:

• chi ha eseguito il campionamento;

• con quale metodo e se tale metodo è accreditato;

• il tipo di supporto utilizzato (tampone, spugna, etc.) che è l’oggetto di analisi;

• una descrizione del punto di campionamento (es. Tavolo di sezionamento, ecc.);

• la superficie campionata, in cm o in dm2 ove definita; in caso di oggetti interi, questa informazione va precisata; • data e ora del campionamento (da cui sarà calcolata l’ora di inizio analisi e quindi il rispetto del requisito previsto dalla norma ISO 18593 o dalle condizioni di esportazione; n.b.: sono prese in considerazione le ore: per esempio: se il campionamento è stato eseguito alle ore 5.30 del giorno 1, per l’export USA le analisi devono iniziare entro e non oltre le 5.30 del giorno 2. Tali informazioni sono e devono essere rintracciabili dal Rapporto di Prova e dal verbale di campionamento a esso univocamente collegato.

Sulla gestione della reportistica delle superfici, Accredia è molto rigorosa a tutela dei clienti e fornisce regole molto dettagliate, che discendono dalla norma di riferimento per l’accreditamento dei Laboratori di Prova ISO 17025, ben descritte nel Regolamento tecnico “Accredia RT 08 Prescrizioni per l’accreditamento dei laboratori di prova”.

In particolare: se il laboratorio esegue il campionamento, ma questo è escluso dall’accreditamento, il Rapporto di prova deve riportare tale esclusione e il campionamento deve essere indicato come “non oggetto di accreditamento”. Se il campionamento comporti effettuazione di misure della superficie, il laboratorio deve esprimere i risultati in unità di misura di cui può garantire la riferibilità.

Pertanto, se il campionamento non è accreditato o è effettuato dal cliente, il laboratorio deve esprimere:

• il risultato senza tener conto delle misure effettuate in fase di campionamento (UFC e non UFC/cm2, ecc.);

IGIENE ALIMENTARE S•28 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 FOOD SAFETY

Figura 3. Esempio Rapporto di prova.

• può anche riportare i risultati espressi nelle unità di misura che tengono conto delle misure effettuate in fase di campionamento, purché, in fase di ricezione del campione e/o nel verbale, sia ben chiara la dichiarazione di chi ha eseguito il campionamento, sottoscritta dallo stesso, delle misure effettuate in fase di campionamento (es. superficie che ha campionato); in questo modo il risultato è riferibile a un’unità di misura specifica e nel rapporto di prova si evidenzia una dichiarazione del tipo seguente: “il risultato, così come espresso in unità di misura (es. superficie), è stato ottenuto mediante elaborazione dei dati (es. area misurata) espressamente dichiarati da chi ha eseguito il campionamento”.

Si osservi in Figura 3 l’espressione del risultato, le indicazioni del supporto utilizzato, della superficie campionata

oltre alle indicazioni temporali.

CONCLUSIONI

L’igiene degli ambienti di lavoro è un argomento cruciale per la produzione di alimenti sicuri, stabili ed esportabili.

Il controllo delle superfici passa innanzitutto dall’occhio umano, dall’attenzione degli operatori e quindi dalla loro formazione e responsabilizzazione a utilizzare solo attrezzature e impianti in primis visivamente puliti (assenza di residui visibili, di ristagni di acqua, di untuosità, rugosità, di odori sgradevoli e non pertinenti, come minimo).

Un monitoraggio robusto e mirato, con uso di supporti specifici e selezionati, deve essere svolto sistematicamente per valutare nel tempo eventuali deviazioni da condizioni di accettabilità definite, per prevenire contaminazioni inattese, decadimenti del prodotto, incidenti alimentari, formazione di nicchie batteriche resistenti e nell’ottica del miglioramento continuo. La tenuta sotto controllo del processo supporta efficacemente maggiore sicurezza del prodotto finito. Da non sottovalutare anche la Buona Prassi dello studio dei programmi di detergenza e di sanificazione che devono essere riverificati spesso e modulati in base alle esigenze delle produzioni stesse, alle osservazioni raccolte e non definiti “per sempre”.

La scelta non dipende solo dal pensare che si hanno microbi da eliminare; la scelta deve tenere conto anche:

• che ci sono i microbi a diversa resistenza;

• dove li devo eliminare (superfici chiuse, superfici aperte);

• su che tipo di superficie si applicano;

• se devo eliminare qualcosa d’altro (odore, colore);

• che tecnologia uso (CIP, manuale, schiuma, asciutto, bagnato);

• che disinfettante uso (pronto all’uso, da diluire, concentrato);

• sicurezza degli operatori (odore, corrosione, aerosol);

• esperienza e capacità degli operatori; • tempo a disposizione (monofase).

La detergenza è in grado di risolvere tutti i problemi chimici e microbiologici; se non lo fa non è colpa della detergenza ma dell’ignoranza di chi la usa (non-conoscenza = mancata formazione).

Tutto quanto sopra, non è altro che Cultura della Sicurezza Alimentare, come cita il Regolamento UE 2021/382 al CAPITOLO XI bis Cultura della sicurezza alimentare:

Gli operatori del settore alimentare devono istituire e mantenere un’adeguata cultura della sicurezza alimentare, e fornire prove che la dimostrino, rispettando i requisiti seguenti:

• impegno da parte della dirigenza, conformemente al punto 2, e di tutti i dipendenti alla produzione e alla distribuzione sicure degli alimenti;

• ruolo guida nella produzione di alimenti sicuri e nel coinvolgimento di tutti i dipendenti in prassi di sicurezza alimentare;

• consapevolezza, da parte di tutti i dipendenti dell’impresa, dei pericoli per la sicurezza alimentare e dell’importanza della sicurezza e dell’igiene degli alimenti;

• comunicazione aperta e chiara tra tutti i dipendenti dell’impresa, nell’ambito di un’attività e tra attività consecutive, compresa la comunicazione di deviazioni e aspettative;

• disponibilità di risorse sufficienti per garantire la manipolazione sicura e igienica degli alimenti.

La cultura della sicurezza alimentare –da intendersi in termini di impegno della proprietà e della gestione a formare tutti i dipendenti, lavoratori e collaboratori – è la condizione di base per prevenire tossinfezioni e food safety crisis.

S•29 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
LAB N°1564 L Membro degli Accordi di Mutuo Riconoscimento EA, IAF e ILAC Rapporto di prova n° : 2/2021170 del 02.03.2021 Spettabile CARNI VAL SERCHIO SRL VIA CIARPI 54 55016 PORCARI LUCCA Dati Relativi al Campione Descrizione: Superfici ambienti del settore alimentare Data e Ora ricezione: 25.02.2021 11:00 Data Accettazione: 25.02.2021 Data Campionamento: 25.02.2021 10:00 Data Inizio Analisi: 25.02.2021 Data Fine Analisi: 28.02.2021 Dati di Campionamento Campionamento a cura di: M2a - Di Vita Luna Metodo Campionamento: UNI EN ISO 18593:2018 Piano di Campionamento: VEDI MD 7.3-1 RISULTATI ANALITICI: Prova Metodo U.M. Risultato Limiti P0001- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 ANTICELLA AREA CAMPIONATA 100 CM2 UFC/cm2 <1 P0002- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 CELLA GRANDE AREA CAMPIONATA 100 CM2 UFC/cm2 <1 P0003- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 CELLA FRATTAGLIE AREA CAMPIONATA 100 CM2 UFC/cm2 <1 P0004- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 PARETE LOCALE MACELLAZIONE AREA CAMPIONATA 100 CM2 UFC/cm2 2.5 P0005- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 SEGA STERNO - TAMPONE UFC/tampone <10 P0006- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 MANNAIA TAMPONE UFC/tampone <10 P0007- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 GANCI ACCIAIO TAMPONE UFC/tampone 700 P0008- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 VASCHE FRATTAGLIE - AREA CAMPIONATA 100 CM2 UFC/cm2 1.3 P0009- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 COLTELLO TAMPONE UFC/tampone <10 00010- Microrganismi a 30°C UNI EN ISO 4833-1:2013 PARETE AUTOMEZZO IVECO DAILT PICCOLO AREA CAMPIONATA 100 CM2 UFC/cm2 <1 MD 7.8-2 Rev. 0 del 01/12/2020 Pagina 1 di 2 M2a Di Matteoni Marco S.A.S. Via Romana 615/N Lucca (LU) Tel:0583341672

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Tutela igienico sanitaria degli alimenti

Riduzione dei procedimenti che arrivano a giudizio, alleggerimento del carico di lavoro delle procure e al tempo stesso il ripristino della situazione di non conformità igienico sanitaria individuata. Cosa cambia con la Riforma Cartabia

La cd. Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ha introdotto alcune novità relative al processo penale al fine di implementarne l’efficienza e una celere definizione, nonché una rilevante modifica alla Legge n. 283 del 30 aprile 1962 con l’introduzione degli articoli da 12-ter a 12-nonies.

A partire dal 30 dicembre 20221 , è stata infatti prevista la possibilità di

estinguere mediante condotte ripristinatorie o risarcitorie le contravvenzioni previste dalla Legge 283/62 nonché dalle altre disposizioni aventi forza di legge in materia di igiene, produzione, tracciabilità e vendita di alimenti e bevande a condizione che abbiano cagionato un danno o un pericolo suscettibile di elisione. Si tratta di un meccanismo estintivo

che ha un impatto rivoluzionario per il settore alimentare e richiede uno sforzo di coordinamento, quantomeno nel periodo iniziale di applicazione, da parte degli organi accertatori coinvolti e della magistratura, ma che è già pienamente ed efficacemente operativo in altri settori: in materia di sicurezza sul lavoro (D.Lgs. 758/1994) e in materia di illeciti ambientali ex

IGIENE ALIMENTARE S•32 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
Studio
NORMATIVA

art. 318bis D.Lgs. 152/2006, dai quali si potrà prendere spunto per risolvere le possibili difficoltà applicative.

Il nuovo meccanismo estintivo prevede specifici compiti in capo agli organi accertatori (NAS, aziende sanitarie, etc.) che saranno chiamati a prescrivere al contravventore apposite condotte ripristinatorie/risarcitorie al fine di ottenere l’estinzione del reato. Come si ricava dalla relazione illustrativa al D.Lgs. 150/2022: “l’esistenza di organi accertatori specializzati è una premessa indispensabile per il successo della procedura”, tuttavia al fine di raggiungere gli obiettivi sottesi alla riforma (riduzione dei procedimenti che arrivano a giudizio, alleggerire il carico di lavoro delle procure ma al tempo stesso ripristinare la situazione di non conformità igienico sanitaria individuata) sarà necessario stabilire e implementare modalità di applicazione uniformi sul territorio nazionale, evitando di prescrivere condotte ripristinatorie/risarcitorie differenziate a livello locale o regionale. In ogni caso, sulle procedure, permane un potere di intervento e controllo da parte del pubblico ministero.

QUALI SONO GLI ELEMENTI DI NOVITÀ?

L’applicazione del nuovo procedimento è subordinata alla sussistenza dei seguenti requisiti:

• deve trattarsi di contravvenzioni punite con la sola ammenda, ovvero con l’ammenda alternativa o congiunta all’arresto;

• la violazione deve aver cagionato un danno o un pericolo suscettibile di elisione mediante condotte ripristinatorie o risarcitorie. Su questo aspetto è opportuno fare alcune osservazioni: la scelta del legislatore di allacciare l’operatività del meccanismo estintivo a un danno o pericolo eliminabile si discosta dal progetto di Riforma Caselli2 che esclude l’applicazione della causa estintiva nei casi di danno o pericolo

concreto e attuale di danno alla salute pubblica e alla sicurezza alimentare. A ciò si aggiunga che secondo l’orientamento giurisprudenziale3 prevalente, le condotte previste dall’art. 5 della Legge 283/62 sono idonee a integrare fattispecie di reato a “tutela anticipata” ove non è necessario che si realizzi un danno o un pericolo concreto; di conseguenza agganciare la procedura estintiva alla presenza di un danno o un pericolo, pur non essendo questi elementi richiesti in concreto per la configurazione del reato, potrebbe essere scarsamente proficuo sul piano applicativo;

• l’estinzione non opera in caso di concorso con delitti. La previsione di una siffatta clausola di salvezza può dar luogo a problemi interpretativi: in primis richiede che all’organo accertatore sia nota la distinzione tra le suddette fattispecie di reato 4; inoltre è opportuno capire in quali termini si deve interpretare il concorso tra delitti e contravvenzioni? La clausola di salvezza è da ritenere applicabile in presenza di una qualsiasi occasionale compresenza oppure viene richiesta una connessione intrinseca tra delitti e contravvenzioni? Pare difficile configurare un’applicazione in maniera automatica e sembra preferibile che per potersi configurare il concorso sia necessaria una connessione intrinseca tra la contravvenzione e il delitto in oggetto, sarà in ogni caso l’applicazione in concreto della procedura a chiarirne la portata stessa.

PROCEDURA APPLICATIVA

In caso di violazione, l’organo accertatore, ovvero la polizia giudiziaria, impartisce al contravventore un’apposita prescrizione (che può essere accompagnata da specifiche misure atte a far cessare situazioni di pericolo ovvero la prosecuzione di attività potenzialmente pericolose per la sicurezza, l’igiene alimentare e la salute pubblica in relazione al contesto produttivo, organizzativo, commerciale o comun-

que di lavoro) fissando per la regolarizzazione un termine non superiore a sei mesi, prorogabile una sola volta in presenza di specifiche e documentate circostanze non imputabili al contravventore, per un periodo non superiore a ulteriori sei mesi.

Sul punto si osserva che la previsione di un termine specifico, prorogabile una sola volta, entro il quale adempiere alle prescrizioni (es. igienizzazione dei locali, sostituzione dell’impianto termico di refrigerazione etc.) deve tener conto, in via anticipata, dei tempi tecnici necessari per l’attività di regolarizzazione che deve essere concretamente svolta dall’operatore del settore alimentare. Sarà quindi imprescindibile per l’organo accertatore conoscere anticipatamente le tempistiche operative degli adempimenti richiesti al fine di fissare termini compatibili con la realtà aziendale e al tempo stesso rispettosi dei termini di legge.

Di che cosa deve dar conto la prescrizione? L’azione correttiva impartita dall’organo accertatore è costituita da quattro componenti:

1. Trattamento della non conformità, eventuale identificazione, segregazione e trattamento degli alimenti contaminati o a rischio di contaminazione;

2. Identificazione e rimozione della causa che ha portato alla manifestazione della non conformità;

3. Verifica che il processo sia stato riportato sotto il controllo dell’operatore del settore alimentare attraverso la verifica dell’efficacia delle misure adottate;

4. Attuazione delle misure atte a prevenire il ripetere della stessa non conformità o di non conformità diverse riferibili a cause della stessa natura. Inoltre è previsto che copia della prescrizione venga notificata o comunicata anche al rappresentante legale dell’ente nell’ambito o al servizio del quale opera il contravventore. Si tratta di un aspetto assai rilevante in quanto per individuare correttamente

S•33 DIMENSIONE PULITO | 04/2023

l’effettivo soggetto responsabile della contravvenzione è richiesto all’organo accertatore un esame attento e preciso dell’organigramma aziendale e in particolare delle deleghe in materia di sicurezza alimentare. Ci possiamo infatti trovare di fronte a scenari aziendali strutturati in maniera complessa, si pensi alla GDO o alle multinazionali di settore, ove si rischia di perseguire soggetti che non sono i reali contravventori.

Si evidenzia che vige in capo all’organo accertatore l’obbligo di riferire al pubblico ministero la notizia di reato relativa alla contravvenzione e di trasmettere il verbale con cui sono state impartite le prescrizioni in quanto l’organo requirente, quando lo ritiene necessario, può disporre modifiche alle prescrizioni. È quindi previsto un esplicito coinvolgimento

Note

to e dalla collaborazione tra tutti soggetti coinvolti.

Se la prescrizione è adempiuta correttamente entro il termine stabilito, l’organo accertatore ammette il contravventore a pagare in sede amministrativa una somma pari a un sesto del massimo dell’ammenda stabilita per la contravvenzione commessa, ai fini dell’estinzione del reato.

In alternativa al pagamento, il contravventore che si trovi in condizioni economiche sfavorevoli, può essere ammesso allo svolgimento dei lavori di pubblica utilità secondo le modalità previste dall’art. 12-quinquies. Per quanto riguarda i lavori di pubblica utilità la novità è costituita dal fatto che la procedura (determinazione della durata, del termine etc.) è interamente affidata al PM.

del PM in un’attività di tipo amministrativo-sanitario; tuttavia è possibile ipotizzare che l’autorità giudiziaria non abbia una radicata e profonda competenza sul piano tecnico igienico sanitario e il suo intervento sia limitato ad alcune ipotesi di scuola come ad esempio nel caso in cui l’organo accertatore dia una prescrizione erronea.

Inoltre in questa fase della procedura può porsi un problema rilevante: con quale soggetto (organo accertatore e/o pubblico ministero) può interloquire il legale dell’impresa per lamentare una prescrizione non corretta o inutilmente gravosa nei confronti del contravventore? Il dettato normativo nulla specifica in tal senso, sarà l’applicazione pratica della nuova procedura a fornire una risposta; tuttavia non si potrà prescindere dal confron-

All’esito del pagamento ovvero della prestazione dei lavori di pubblica utilità, il pubblico ministero richiederà l’archiviazione del procedimento penale. Invece in caso di adempimento tardivo della prescrizione impartita dall’organo accertatore è prevista una diminuzione della pena stabilita per la violazione contestata.

CONCLUSIONI

Il nuovo meccanismo estintivo rappresenta una novità assoluta per il settore alimentare e pone indubbiamente una serie di incombenze in capo agli organi preposti che, per dare piena e completa attuazione alla riforma, sono chiamati a mettere in pratica una profonda azione di collaborazione e coordinamento per garantire un’applicazione uniforme della nuova disciplina sul territorio nazionale.

1 Con il D.L. 162/2022 è stata differita di 60 giorni (dal 1° novembre al 30 dicembre 2022) l’entrata in vigore della riforma Cartabia; come si legge nel preambolo del D.L. 31 ottobre 2022 n. 162, varato alla vigilia dell’entrata in vigore del D.Lgs. 150/2022, tale proroga si è resa necessaria: “per consentire una più razionale programmazione degli interventi organizzativi di supporto alla riforma”

2 Disegno di legge - Senato della Repubblica n. 283 “Nuove norme in materia di reati agroalimentari”

3 Cfr. ex multis Cassazione penale, sez. III, sentenza 24/04/2002 n° 15491

4 Art. 39 c.p. “Reato: distinzione tra delitti e contravvenzioni - I reati si distinguono in delitti e contravvenzioni, secondo la diversa specie delle pene per essi rispettivamente stabilite da questo codice”.

IGIENE ALIMENTARE S•34 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
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SuperConcentrati ed ecologia: Evoksan ha la giusta risposta

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Il Biologico in evoluzione

Èstata pubblicata sulla GU del 23 marzo 2022 la Legge 23 recante “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico“, (in vigore il 7 aprile 2022). L’art. 1 co. 2 abbraccia un’accezione “etica” di produzione biologica, definita come un “sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione alimentare, basato sull’interazione tra le migliori prassi in materia di ambiente e azione per il clima e di salvaguardia delle risorse naturali e, grazie all’applicazione di norme rigorose di produzione, contribuisce alla qualità dei prodotti, alla sicurezza alimentare, al benessere degli animali, allo sviluppo rurale, alla tutela dell’ambiente e dell’ecosistema, alla salvaguardia della biodiversità e al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dell’intensità delle emissioni di gas a effetto serra [...], e fornisce in tale ambito appositi

servizi eco-sistemici, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, nel rispetto dei vincoli derivanti dall’ordinamento dell’Unione Europea e delle competenze delle regioni e delle Province autonome di Trento e di Bolzano”.

Lo Stato promuove e sostiene la produzione con metodo biologico, anche attraverso interventi volti a incentivare la costituzione di organismi, punti e piattaforme di aggregazione del prodotto e di filiere biologiche.

La norma in esame disciplina, per il settore della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico, i seguenti oggetti:

A. Il sistema delle autorità nazionali e locali e degli organismi competenti;

B. I Distretti Biologici e l’organizzazione della produzione e del mercato, compresa l’aggregazione tra i produttori e gli altri soggetti della filiera;

C. Le azioni per la salvaguardia, la promozione e lo sviluppo della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico, compresa la semplificazione amministrativa, e i mezzi finanziari per il sostegno alla ricerca e alle iniziative per lo sviluppo della produzione biologica, la realizzazione di campagne di informazione e di comunicazione istituzionale, nonché la promozione dell’utilizzo di prodotti ottenuti con il metodo biologico da parte degli enti pubblici e delle istituzioni;

D. L’uso di un marchio nazionale che contraddistingua i prodotti ottenuti con il metodo biologico, realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia.

Viene quindi istituito il marchio biologico italiano per caratterizzare i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana contraddistinti dall’indicazione “biologico italiano”.

Il marchio biologico italiano, di pro -

IGIENE ALIMENTARE S•36 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 NORMATIVA
Cresce il comparto del Biologico (+4,4% degli ettari coltivati e +5% di operatori rispetto al 2020 - www. Sinab.it) e cambia la normativa: dal 1 gennaio 2022 è diventato applicabile il Regolamento (UE) 2018/848, e da poco è stata approvata la Legge 23/22, che contiene la normativa nazionale del settore, nonché il DM 20 maggio 2022

prietà del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, può essere richiesto su base volontaria. Esso sarà oggetto di successivi decreti. La Legge in esame istituisce inoltre un tavolo tecnico per la produzione biologica oltre a un piano d’azione nazionale per la produzione biologica con cadenza triennale e un piano nazionale per le sementi biologiche. Viene anche istituito il fondo per lo sviluppo della produzione biologica. Altre norme riguardano la formazione

32 del Reg. 848/2018 recante l’elenco delle indicazioni obbligatorie previste per i prodotti che riportano termini riferiti al biologico, sull’etichetta compare il numero di codice dell’autorità di controllo o dell’organismo di controllo cui è soggetto l’operatore che ha effettuato l’ultima operazione di produzione o preparazione. Il DM in esame precisa che tale codice è attribuito dalla competente autorità del MIPAAF a ciascun Organismo di controllo al momento della auto -

di assicurare un sistema di controllo che permetta la tracciabilità dei prodotti in tutte le fasi della produzione, preparazione e distribuzione, ai sensi dell’articolo 5 del D.Lgs. 20/2018, gli Organismi di controllo attribuiscono un numero di codice a tutti gli operatori o gruppi di operatori controllati. Qualora il logo biologico dell’UE sia riportato in più parti della confezione, si è tenuti a indicare le diciture previste dalla regolamentazione UE in relazione a uno solo dei loghi riportati sulla confezione.

Alimenti trasformati. Ai sensi dell’Allegato II, Parte IV, punto 2.1 del Reg. 848/2018, alla composizione degli alimenti biologici trasformati si applicano le seguenti condizioni:

a) il prodotto è ottenuto principalmente da ingredienti agricoli o prodotti destinati a essere utilizzati come alimenti di cui all’allegato I (es. lieviti utilizzati come alimenti, mate, granturco dolce, foglie di vite, cuori di palma, germogli di luppolo e altre parti commestibili simili di vegetali e prodotti da esse ottenuti, sale marino e altri sali per alimenti, cera d’api etc.).

Al fine di determinare se un prodotto sia stato ottenuto principalmente da tali prodotti, non sono presi in considerazione l’acqua e il sale aggiunti;

professionale degli operatori del settore e i distretti biologici. Si osserva infine che, rispetto all’iniziale disegno di legge, nel testo definitivo risulta soppresso il riferimento all’agricoltura biodinamica che aveva, di fatto, bloccato l’iter parlamentare di approvazione della Legge.

IL DM 20 MAGGIO 2022

Il 30 giugno 2022 è stato pubblicato il DM 20 maggio 2022 recante le disposizioni per l’attuazione del Regolamento

(UE) 2018/848 e che abroga i decreti ministeriali 18 luglio 2018 n. 6793, 30 luglio 2010 n. 11954 e 8 maggio 2018, n. 34011.

Di particolare interesse i seguenti punti. Codice operatore. Ai sensi dell’art.

rizzazione a operare ed è composto dalla sigla ‘IT’, seguita dal termine ‘BIO’, seguito da numero di tre cifre, stabilito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. Al fine

b) un ingrediente biologico non è contenuto insieme allo stesso ingrediente non biologico;

c) un ingrediente in conversione non è contenuto insieme allo stesso ingrediente biologico o non biologico.

CONCLUSIONI

Il settore del Biologico sta assumendo sempre maggiore importanza anche in attuazione del programma UE From Farm to Fork. I nuovi provvedimenti nazionali hanno definito le modalità di attuazione della normativa comunitaria. Nonostante tali novità siano state salutate come un successo, vi è chi teme che possano esserci problematiche interpretative anche nei rapporti con la Commissione europea.

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Viene istituito il marchio biologico italiano per caratterizzare i prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana contraddistinti dall’indicazione “biologico italiano”

Fonti proteiche alternative sostenibili

Le tecnologie mettono a disposizione numerose alternative alle proteine animali. Una fonte alimentare è sostenibile quando concilia ambiente, costi e correttezza nutrizionale

Francesca De Vecchi Tecnologa alimentare OTALL e divulgatrice scientifica

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NOVEL FOOD

Secondo i dati e le elaborazioni dell’ONU, il 15 novembre scorso abbiamo raggiunto la soglia degli 8 miliardi di persone sul pianeta. Nel 2050 – sempre secondo le previsioni – saremo 10 miliardi. FAO avverte che per allora avremo bisogno del 50% di cibo in più, da ottenere riducendo contestualmente la produzione di gas serra e limitando l’aumento delle temperature entro 1,5°C. Dovremo cambiare modello produttivo per garantire cibo a sufficienza, perché i sistemi attuali, in cui le proteine animali rappresentano il principale contributo alle emissioni (in termini di CO2 per 100 g di proteine), non sono sostenibili.

Questo è il presupposto su cui si basa qualsiasi ragionamento sull’innovazione in campo agroalimentare. Dato l’impatto che già oggi sta avendo la filiera dell’allevamento intensivo, in particolare quello bovino, la ricerca sempre più sta cercando fonti proteiche alternative sostenibili per assecondare il crescente desiderio dei consumatori. Una fonte alimentare è sostenibile quando concilia ambiente, costi e correttezza nutrizionale. Su quest’ultimo aspetto è da tempo in atto una presa di coscienza sulla necessità di un bilanciamento della dieta a favore delle fonti vegetali. Le Linee Guida per una sana alimentazione (Crea) consigliano una riduzione dei consumi di carne di pari passo con l’aumento dei consumi di vegetali sia in quantità che in qualità, non solo per aumentare gli apporti di fibra ma anche come fonte proteica alternativa – da bilanciare ovviamente

con alimenti che completino l’apporto complessivo.

A livello di popolazione le rilevazioni di questi anni di fatto registrano un aumento delle preferenze verso i cosiddetti plant based food, alimenti vegetali, soprattutto se l’ingrediente vegetale (uno o più) è il costituente principale. In Europa, nel biennio 2018-2020, si è registrata una crescita del 49% nel consumo di prodotti alimentari di origine vegetale, con vendite pari a 3,6 miliardi di euro. Nella primavera del 2021 i dati di vendita dei prodotti a base vegetale, secondo Nielsen Market Track, hanno confermato questo trend nel retail che vede competere grandi multinazionali, da Nestlé a Starbucks, Unilever, Coca-Cola, per non parlare del gran numero di start up in tutto il mondo che si occupano della ricerca e dello sviluppo di nuovi prodotti.

LE PREFERENZE DEI CONSUMATORI

I consumatori vogliono proteine alternative che siano convenienti, accessibili e buone come i prodotti convenzionali. Nel mese di giugno 2021, ProVeg International – partner insieme ad altri enti di ricerca, università e ONG del progetto europeo Smart Protein, che nell’ambito di Horizon 2020 finanzia la ricerca di fonti proteiche vegetali – ha condotto uno studio, in collaborazione con Innova Market Insights, su più di 7.500 persone in 10 Paesi europei (Austria, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi,

Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito) per indagare l’atteggiamento nei confronti del consumo di prodotti vegetali e le attuali abitudini. Il 7% degli intervistati aveva un’alimentazione vegetale, mentre il 30% si definiva flexitariano – seguiva cioè una dieta preferibilmente a base di vegetali con il ricorso sporadico ad alimenti proteici di origine animale.

La ricerca ha evidenziato due tendenze interessanti: poco meno del 40% dei consumatori europei sembra voglia ridurre il consumo di prodotti a base di carne nel prossimo futuro (mentre il 46% di quelli campionati lo aveva già fatto) e circa il 30% pensa di diminuire quello di latticini. Aumenta quindi la curiosità verso le alternative. Secondo la stessa ricerca, infatti, quasi il 30% degli europei è interessato a consumare più prodotti lattiero-caseari e carne a base vegetale (con buona pace delle dispute sulla denominazione legale per questi sostituti) per i quali quasi la metà dei flexitariani (45%) pensa che non ci sia abbastanza scelta nei supermercati, ristoranti, etc., mentre il 50% li percepisce troppo costosi e vorrebbe maggiori informazioni.

LA DIREZIONE DELLA RICERCA

È in questo scenario di cambiamento di abitudini alimentari e di necessità di una transizione verso sistemi di produzione e di consumo sostenibili che si inserisce il progetto Smart Protein (Smart Protein for a Changing World. Future-proof alternative terrestrial protein sources for human

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nutrition encouraging environment regeneration, processing feasibility and consumer trust and accepta), piano di ricerca finanziato dalla UE e coordinato dall’Università irlandese di Cork, che si prefigge, entro il 2024, di porre le basi per realizzare prodotti proteici innovativi con un impatto positivo su bioeconomia, ambiente, biodiversità, sicurezza alimentare e nutrizione, ma anche sulla fiducia dei consumatori.

Le fonti primariamente prese in esame sono derivate da fave, lenticchie, ceci e dallo pseudo-cereale quinoa: colture “dimenticate” ma che possono soddisfare molti dei requisiti di sostenibilità, secondo Emanuele Zannini, uno dei coordinatori del progetto. Sono adatte alla coltivazione su suolo europeo anche nelle attuali condizioni ambientali, nutrono il suolo migliorando la fertilità. Sono state studiate e selezionate sulla base di un precedente progetto, Protein2food, ormai concluso, sempre finanziato dalla UE.

Tra tutte le colture la quinoa è risultata la più adatta alla coltivazione in

Europa. Ricca di vitamine del gruppo B, magnesio e fosforo, contiene i nove amminoacidi essenziali ed è resistente a condizioni ambientali avverse come la siccità e l’elevata concentrazione di sale. Tutte queste colture sono in Europa sottoutilizzate. “Sono invece importanti fonti di proteine e possono avere un ruolo in una dieta sostenibile”, ha affermato Paloma Nosten, responsabile senior della comunicazione di ProVeg International, che prevede anche la produzione di proteine da biomasse microbiche derivate da funghi commestibili mediante “il riciclo creativo dei flussi di lavorazione laterali dei settori di pasta (residui di pasta), pane (crosta del pane) e birra (lievito esaurito e radichette di malto)”.

UNA FONTE SU TUTTE: I LEGUMI

Trovare proteine alternative a quelle animali è complesso perché sono una fonte eccellente di aminoacidi sia da un punto di vista di biodisponibilità, sia di composizione. Il problema di oggi è quindi come sostituirle, anche parzialmente, in modo da abbassare la pressione sugli ecosistemi mantenendo adeguato l’apporto nutrizionale della dieta.

Per la loro diffusione i legumi, con un contenuto proteico tra il 21 e il 25%, sono ad oggi i più promettenti perché usati ampiamente in ogni parte del mondo. Il loro contributo in termini di CO2 equivalente per unità di massa proteica è di 50-100 volte inferiore, per esempio, a quello della carne vaccina. Per quanto riguarda la qualità nutrizionale delle proteine esiste una grande variabilità. Dal 2013 FAO indica la qualità proteica sulla base del DIAAS (Digestible Indispensable Amino Acids Score), un punteggio basato sulla digeribilità degli aminoacidi essenziali, che pone a 75 la soglia mi-

nima di qualità, valore di riferimento al di sotto del quale la proteina non può essere usata come unica fonte proteica.

Lupini e soia (come isolato e come farina), fagiolo azuki, fagiolo mungo verde e arachidi hanno un DIAAS superiore a 75; ceci e proteine concentrate di piselli circa 75; invece per piselli, fave, lenticchie l’indice è inferiore a 75. Le proprietà tecnologico-funzionali dei legumi tal quali sono modeste ma per estrusione, partendo da isolati proteici per lo più di soia o piselli, si ottengono molecole proteiche vegetali con una struttura fibrosa. Variando le condizioni di estrusione è possibile produrre texture diverse; addizionando ingredienti leganti, aromi e coloranti, si ottengono i cosiddetti “analoghi” della carne.

“In alcuni paesi europei, per esempio l’Olanda, questi alimenti rappresentano circa il 20% del mercato dei prodotti a base di proteine animali”, riferisce Edoardo Capuano della Wageningen University (vedi box). Sulla base di diversi indici (CO 2 equivalente, consumo di acqua e suolo) l’impatto di questi prodotti sarebbe inferiore a quello della produzione di carne, ma non dei legumi tal quali (Front. Sust. Food Syst. 2020). Sulla qualità nutrizionale degli analoghi ad oggi sul mercato ci sono ancora pochi dati: i due più diffusi (Beyond Burger e Impossible Burger – il primo commercializzato solo in USA) hanno buoni valori di DIIAS (83 e 107 rispettivamente, in funzione della materia prima, piselli il primo soia il secondo).

Volendo ampliare lo sguardo sugli altri campi di ricerca, alternativa alle fonti vegetali, bisogna citare gli insetti e le proteine ottenute per fermentazione di microrganismi. Tutte queste nel loro insieme sono, per sviluppo tecnologico, conformità normativa e livello nutrizionale, le proposte più coerenti con gli obiettivi di sostenibilità, aggiunge Capuano.

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NOVEL FOOD

INNOVAZIONE

NELL’INNOVAZIONE

Per finire vanno citate quelle che possono essere definite le frontiere della ricerca e che guardano alla produzione di proteine vegetali da fonti non convenzionali. Per esempio le tecnologie che utilizzano batteri

“idrogenotrofi”: microrganismi in grado di usare l’anidride carbonica dispersa nell’aria che, combinata all’ossidazione dell’idrogeno molecolare, permette di ottenere una polvere di proteine da usare come ingrediente per prodotti estrusi. Il processo, già studiato dalla NASA

ALTERNATIVE ALLE PROTEINE ANIMALI

Nell’ambito di una giornata di studio e divulgazione sul tema delle fonti proteiche convenzionali, alternative e sostenibili organizzata da CREA, Centro di Ricerca Alimenti e Nutrizione, (Fonti proteiche 2050: quale futuro? Roma, 15 novembre 2022) Edoardo Capuano, professore associato in Design of Healthy Foods presso l’Università di Wageningen, ha fatto il punto della ricerca di fonti proteiche alternative a quelle animali convenzionali.

Le fonti alimentari più indagate come proposta alternativa a quelle di stretta origine vegetale sono gli insetti e le proteine ottenute per fermentazione di microrganismi. Queste sono per sviluppo tecnologico, conformità normativa e livello nutrizionale le

soluzioni più coerenti – ad oggi – con gli obiettivi di sostenibilità. Efsa ha già dichiarato sicuri per il consumo Locusta migratoria, Tenebrio molitor (larve della tarma della farina) e Acheta domesticus (grillo) (approvato per la vendita sotto forma di polvere parzialmente sgrassata con il regolamento di esecuzione UE 2023/5 della Commissione, pubblicato in Gazzetta Ufficiale comunitaria il 3 gennaio 2023, ndr). Hanno un DIAAS superiore a 50 (determinato su farine di insetto intero) che potrebbe aumentare nel caso di isolati. La prospettiva (per paesi industrializzati) è di essiccarli e usarli come farine da addizionare, per disegnare prodotti con un adeguato profilo proteico. Anche da alcuni microrganismi (batteri, funghi, lieviti,

per la produzione di alimenti durante le missioni spaziali, è stato ripreso da alcune start up innovative in USA. A queste si aggiungono le metodiche che permettono di modificare il genoma di organismi microbici (con inserimento di geni ad hoc) per produrre proteine analoghe a quelle animali (per esempio caseina). Promettono alte rese, ma ad oggi sono largamente sperimentali: mancano i dati in base ai quali valutare la reale sostenibilità economica e ambientale del processo, non si conoscono ancora le proprietà funzionali e, cosa fondamentale nel panorama europeo, non esiste una normativa a sostegno che possa costituire un riferimento. “Oggi,” conclude Capuano, “le tecnologie mettono a disposizione numerose alternative alle proteine animali. Occorre però portare la valutazione a un piano più elevato e soppesare, per ognuna delle fonti e in un’ottica di sostenibilità complessiva, anche gli aspetti di opportunità, di sostenibilità economica e di accettazione da parte del consumatore finale”.

microalghe), per via fermentativa, è possibile ottenere biomasse proteiche (fino al 70% del peso secco). Un esempio è il micelio del Fusarium Veneatum, che contiene anche beta glucani e chitina. Per estrusione delle proteine isolate si producono prodotti analoghi della carne (oggi presenti sul mercato con il brand QUORN).

Per le microalghe non sono ancora disponibili dati robusti che indichino se la loro produzione è più sostenibile di quella delle proteine animali. Efsa indica come sicure per il consumo umano Spirulina (Arthrospira platensis), Chlorella (Chlorella protothecoides) e Dunaliella bardawil: per ora sono usate per lo più tal quali perché l’estrazione delle proteine contenute nella massa richiede trattamenti tecnologici severi.

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Identificare le sostanze chimiche

Nell’Unione Europea le sostanze chimiche sono “governate” da uno specifico apparato normativo identificato con l’acronimo REACH il quale impone un dogma che può essere così riassunto: in Europa nessuna sostanza chimica può circolare se non è stata preventivamente identificata, valutata e approvata. Il termine “può circolare"

significa: importata, prodotta e immessa in commercio, quindi utilizzata per produrre preparati chimici e articoli.

PREPARATI CHIMICI E ARTICOLI

I preparati chimici – miscele tra 2 o più sostanze – coprono tutta la gamma merceologica dei prodotti finiti che diventano poi accessibili al con-

Scheda Dati di Sicurezza della materia prima QUERCETINA estratta dalla pianta Sophora iaponica L. (documento rilasciato nel 2021)

SEZIONE 1: identificazione della sostanza/miscela e della società/impresa

SEZIONE 3: composizione/informazioni sugli ingredienti

✔ IDENTIFICAZIONE DEL COMPONENTE PERICOLOSO NON CONFORME!

Verifica nel Data-Base di ECHA della correttezza del CAS number

✔ La Sds è priva del numero di REVISIONE!

SEZIONE 2: identificazione dei pericoli 2.2. Elementi dell’etichetta

✔ PITTOGRAMMA E FRASI DI PERICOLO NON CONFORMI!

Verifica nel Data-Base di ECHA

✔ QUESTO DOCUMENTO DEVE ESSERE RESPINTO! fig. 4Figura 1

sumatore, ovvero: farmaci, cosmetici, alimenti, mangimi, detersivi, disinfettanti, etc. Lo stesso vale per gli articoli, i quali sono, anche loro, il risultato di una miscela tra più sostanze chimiche, ma lo stato solido finale soddisfa le specifiche peculiarità di utilizzo. Tra gli articoli troviamo, ad esempio, gli oggetti MOCA (dagli imballi agli utensili per la manipolazione/conservazione/consumo degli alimenti), le apparecchiature elettriche ed elettroniche, i giocattoli, gli arredi, i tessuti, etc. È evidente che questo controllo sulle sostanze chimiche pone una forte attenzione valutativa sull’“intensità” dell’esposizione alla quale ambiente, lavoratori e consumatori vengono inevitabilmente coinvolti. L’obiettivo è quello di governarne i contenuti ponendo delle restrizioni d’impiego, dei limiti di concentrazione, dei divieti e generare dei flussi d’informazione che si devono distribuire lungo tutte le filiere produttive che compongono le attività industriali e professionali fino al consumatore.

S•42 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 IGIENE ALIMENTARE
PRODOTTI CHIMICI
Giuseppe Brugali Tecnologo alimentare OTALL

Scheda Dati di Sicurezza della materia prima BERBERINA CLORIDRATO estratta dalla pianta Berberis aristata DC (emessa con liv. Rev. 0 del 2020)

SEZIONE 1: identificazione della sostanza/miscela e della società/impresa

SEZIONE 3: composizione/informazioni sugli ingredienti

✔ INFORMAZIONE NON PERTINENTE PER QUESTA SEZIONE!

✔ RICHIAMO A NORMATIVE NON PIÙ IN VIGORE!

Ad oggi questa sostanza risulta classificata come non pericolosa.

Non contenendo altre componenti pericolose allora il documento da rilasciare è la Scheda informativa.

✔ QUESTO DOCUMENTO DEVE ESSERE RESPINTO!

RUOLO DEL TECNOLOGO ALIMENTARE

Sempre secondo il regolamento REACH, la Scheda dati di sicurezza (più comunemente nota come Scheda di sicurezza) è il principale strumento di informazione che deve essere reso obbligatoriamente disponibile a tutte le figure operative presenti nelle filiere produttive.

Questa tipologia di documento rappresenta un modello informativo che viene concepito, imposto e utilizzato anche in strutture normative di altri Paesi del mondo con le analoghe finalità di quelle UE; quello che però lo contraddistingue è la diversa struttura dei punti da compilare/dichiarare coi

SEZIONE 2: identificazione dei pericoli

Scheda di sicurezza, lo si riscontra per i derivati degli estratti vegetali molto usati per la preparazione degli integratori alimentari (ingredienti botanical, novel food) e tisane (figure 1 e 2).

✔ INFORMAZIONE NON PERTINENTE PER QUESTA SEZIONE!

Verifica nel Data-Base di ECHA

relativi contenuti. Una Scheda di sicurezza in formato UE non corrisponde, a oggi, agli analoghi documenti rilasciati per una stessa sostanza dalle nazioni non europee.

Ciò pone un immediato filtro di valutazione/accettazione di questo documento relativo a una materia prima (mono-sostanza oppure miscela di sostanze), di origine extra-UE e oggetto d’importazione: la sua Scheda di sicurezza deve essere redatta secondo la versione consolidata dello specifico regolamento UE, altre versioni non sono valide e quindi devono essere respinte!

Un esempio molto frequente, relativo a questo sfasamento tra normativa UE e

Scheda Dati di Sicurezza della materia prima Vit. D3 (sostanza)

SEZIONE 1: identificazione della sostanza/miscela e della società/impresa

SEZIONE 2: identificazione dei pericoli

2.2. Elementi dell’etichetta

Un Tecnologo Alimentare che è operativo negli ambiti di R&D e/o della Qualità ha certamente a che fare con questa documentazione e saperla leggere, verificare e approvare o respingere è uno dei suoi compiti. Non entrerò nel dettaglio di tutti i contenuti di una Scheda di sicurezza e mi limiterò a prendere in considerazione solo alcuni punti chiave che risultano decisivi ai fini della sua valutazione. Ricordo infine che i requisiti REACH che interessano a diversi livelli le produzioni alimentari (alimenti, integratori alimentari, novel food ma anche i mangimi) saranno sempre più oggetto di ispezione da parte delle autorità.

LA STRUTTURA DELLE SCHEDE DI SICUREZZA IN UE

Il Reg. UE 2015/830 è in sostanza la versione corrente della normativa che disciplina il contenuto di una Scheda di sicurezza, la quale deve essere composta da una precisa sequenza di 16 sezioni dai contenuti definiti, identificata dal livello di revisione e dalla data di emissione/revisione (vedi box).

Il suo ambito applicativo temporale terminerà il 31 dicembre prossimo, in seguito questi documenti dovranno essere emessi secondo le disposizioni dettate dal Reg. UE 2020/878, il quale impone degli aggiornamenti sui contenuti delle 16 sezioni, con particolare riferimento alla 9 (proprietà chimico/ fisiche).

Questo cambiamento dovrà essere gestito con attenzione da chi in azienda si occupa di questa tipologia di documentazione.

SEZIONE 3: composizione/informazioni sugli ingredienti

✔ QUESTO DOCUMENTO È CORRETTO fig. 2

Per il mondo produttivo alimentare è bene precisare quanto segue: le materie prime e le miscele possono essere corredate dalle Schede di sicurezza mentre i prodotti finiti (alimenti, bevande) no.

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fig. 5 Figura 2 Figura 3

STRUTTURA DELLA SCHEDA DATI DI SICUREZZA

SECONDO IL REG. UE 2015/830

SEZIONE 1: identificazione della sostanza/miscela e della società/impresa

1.2. Usi identificati pertinenti della sostanza o della miscela e usi sconsigliati

SEZIONE 2: identificazione dei pericoli

2.2. Elementi dell'etichetta

SEZIONE 3: composizione/informazioni sugli ingredienti

3.1. Sostanze

3.2. Miscele

SEZIONE 4: misure di primo soccorso

SEZIONE 5: misure antincendio

SEZIONE 6: misure in caso di rilascio accidentale

SEZIONE 7: manipolazione e immagazzinamento

SEZIONE 8: controllo dell'esposizione/protezione individuale

SEZIONE 9: proprietà fisiche e chimiche

SEZIONE 10: Stabilità e reattività

SEZIONE 11: Informazioni tossicologiche

SEZIONE 12: informazioni ecologiche

SEZIONE 13: considerazioni sullo smaltimento

SEZIONE 14: informazioni sul trasporto

SEZIONE 15: informazioni sulla regolamentazione

SEZIONE 16: altre informazioni

Il condizionale è legato al fatto che i presupposti base che impongono, in UE, la stesura e il rilascio della Scheda di sicurezza sono i seguenti:

1. la materia prima e/o miscele risultano pericolose per la salute dell’operatore/consumatore e/o per l’ambiente.

2. una miscela di diverse materie prime pur non risultando nell’insieme pericolosa, contiene tuttavia una o più sostanze ingredienti che sono classificate come pericolose.

L’informazione relativa alla pericolosità viene evidenziata nella sezione 2, in particolare al punto 2.2, vengono riportate tutte quelle che dovranno poi comparire sull’etichetta apposta sui diversi ordini d’imballo.

All’interno dell’azienda è allora importante verificare questa corrispondenza: le materie prime in arrivo e a stock devono avere un’etichetta che riporta le analoghe informazioni dichiarate al punto 2.2; le successive revisioni delle Schede di sicurezza che impattano

sulla pericolosità, a ricadere, impongono un analogo aggiornamento delle rispettive etichette per le successive forniture.

Materie prime, miscele destinate alla produzione di alimenti e alla produzione dei materiali/oggetti MOCA sono parte integrante di questo processo.

Il ricevimento di una Scheda di sicurezza, oppure di una sua revisione comporta che una figura responsabile debba: esaminarne i contenuti, approvarla/respingerla, archiviarla e renderla disponibile sia agli utenti interni che alle autorità in caso di ispezione. Al punto 3 si riporta invece l’elenco delle sostanze ingredienti che, risultando pericolose, devono essere descritte in questa sezione. L’elenco prevede il rilascio della seguente sequenza di informazioni (figure 3 e 4):

A. nome chimico della sostanza;

B. i suoi identificatori: CAS number (quando applicabile), EC number, N° REACH (quando applicabile);

C. range di concentrazione % p/p (attenzione non sono accettabili intervalli del tipo 50-100%);

D. elenco dei pericoli assegnati alla sostanza (pittogrammi, frasi H, frasi P e altre informazioni specifiche).

Il responsabile che gestisce le Schede di sicurezza può verificarne la correttezza consultando il database disponibile sul portale di ECHA (agenzia UE per la chimica). Accade spesso che le pericolosità del punto D non coincidono con quelle che ECHA (fonte ufficiale) ha invece assegnato e ciò inficia la validità della scheda. Oppure, altro caso, al punto 2.2 viene dichiarata la pericolosità, ma al punto 3 non viene fatta alcuna elencazione.

Scheda Dati di Sicurezza della materia prima Vit. D3 (miscela)

SEZIONE 1: identificazione della sostanza/miscela e della società/impresa

SEZIONE 2: identificazione dei pericoli

2.2. Elementi dell'etichetta

SEZIONE 3: composizione/informazioni sugli ingredienti ✔ QUESTO DOCUMENTO È CORRETTO

Il rischio si ‘ridimensiona’ in base alla concentrazione della Vit. D3 nella miscela.

IGIENE ALIMENTARE S•44 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
fig. 3
PRODOTTI CHIMICI
Figura 4

Al punto 14 vengono, invece, riportate le disposizioni da seguire per il trasporto “in sicurezza” delle materie prime e/o di miscele. Senza entrare nel merito del tecnicismo di questa sezione, se risulta compilata quando un’azienda deve organizzare delle spedizioni via terra e/o via mare e/o via aerea occorre seguire le disposizioni che qui vengono riportate. Questo impatta sulla qualità degli imballi, sull’organizzazione della formazione dei bancali rapportati ai quantitativi massimi ammessi, alla etichettatura e al rilascio della Scheda di sicurezza che dovrà accompagnare la merce in spedizione.

LE SCHEDE INFORMATIVE

In un’azienda i principali utenti della Scheda di sicurezza sono: il medico di fabbrica, RSPP, il responsabile della logistica, R&D e tutto il personale che entra a contatto con queste sostanze/ miscele.

Abbiamo già precisato che la norma-

tiva REACH non si applica a tutta una serie di prodotti finiti, tra i quali troviamo quelli di nostro interesse: alimenti e integratori alimentari. Poiché può essere necessario dichiarare in modo ufficiale la non pericolosità di una sostanza, preparato, articolo allora si produce un documento chiamato Scheda Informativa, che strutturalmente è analoga alla Scheda di sicurezza (16 sezioni) e dove al

punto 2 viene esplicitata la non pericolosità e, a ricadere, al punto 3 non compare alcun elenco oppure compare l’elenco compilato come descritto precedentemente con evidenza del fatto che il/i componente/i sono privi di classificazione di pericolosità. Anche questo documento deve essere rilasciato e gestito in forma controllata, riportando il livello e la data di revisione.

Diversi componenti MOCA, poiché prive di pericolosità, sono accompagnati da Schede Informative; in questo ambito è bene ricordare che un oggetto o materiale MOCA, secondo il Reg. CE 1935/2004, deve essere “qualificato” dalla Dichiarazione di idoneità al contatto alimentare e dalla Documentazione di supporto.

Quest’ultima è in sostanza una cartella che raccoglie le Schede di sicurezza e/o Schede Informative di tutte le componenti chimiche dell’oggetto, i test di migrazione e le schede tecniche.

Secondo il regolamento REACH, la Scheda dati di sicurezza è il principale strumento di informazione che deve essere reso obbligatoriamente disponibile a tutte le figure operative presenti nelle filiere produttive

Il terzo escluso

Oggi propongo un viaggio (divagare) nel tempo e nello spazio. Parto da lontano esattamente da Stagira ipotizzo fra il 350 e il 360 avanti Cristo. Per intrufolarmi, nei giorni nostri, in Florida (Everglades) per fare la conoscenza del pitone birmano come esempio di adattamento biologico da cui ricavare alcuni spunti di riflessione

"Stagíra, l’odierna Olympiada, è un’antica città della regione greca di Macedonia, nota soprattutto per essere stata la città natale del filosofo Aristotele”. Già il nome faceva presagire la sua grandezza: aristos “migliore” e telos “fine” che uniti potrebbero significare “il fine migliore” e, visto la sua vita, il fine migliore è la filosofia, la scienza e per il mio disinfestastorie la logica: precisamente il concetto del terzo escluso (che semplificato significa che se una affermazione è vera non può essere vero il suo contrario). E questo ci porta al pitone birmano, ma vale per tante specie che trasportate nella nostra penisola si sono acclimatate al punto da diventare problematiche.

Cercherò di essere breve: il pitone birmano (Python bivittatus) può arriva-

re a superare i 5,5 m di lunghezza, e il record di peso appartiene a una femmina chiamata “Baby” che arrivò a 184 kg di peso. Con questi presupposti non sembrerebbe un serpente da compagnia e invece no, dato un carattere docile, negli Sati Uniti ebbe un certo successo. Probabilmente chi acquistò questi rettili giovincelli trovandosi di fronte con il trascorrere del tempo ad adulti che normalmente arrivano a 3,5 m e a pesare oltre i 30 kg se ne liberarono. E nelle Everglades questi striscianti bestioni re-inselvatichirono

così bene da costringere il governo a emanare una legge che ne vietava l’importazione ma ormai il danno era fatto. Ecco il resoconto ufficiale (Dipartimento degli Interni degli Stati Uniti): nelle aree ove i pitoni birmani si sono ben acclimatati i risultati sulla fauna autoctona sono:

• le volpi e conigli sono letteralmente scomparsi;

• i procioni risultano diminuiti oltre il 90%;

• gli opossum sono prossimi all’estinzione;

• i cervi dalla coda bianca sono diminuiti del 94%;

• la lince rossa è diventata rara la popolazione è diminuita dell’87%.

Dal che si può dedurre che in questo caso è valida l’affermazione che in

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sulle notizie più o meno manipolate che ci circondano
DISINFESTASTORIE

natura vince il più adatto che, in questo caso, mi sembra coincidere con il più forte. Ma la fame spinge i pitoni di maggiore dimensione al cannibalismo (mangiano i pitoni più piccoli) e alla competizione con i predatori autoctoni come l’alligatore americano. Inoltre, ove le prede scarseggiano l’avvicinamento alle case diventa una necessità. I primi a farne le spese sono i roditori ma poi il rischio coinvolge maiali e cani (soprattutto quelli tenuti alla catena). Ma anche gli uccelli rientrano nella lista della loro dieta fra cui la cicogna americana tanto da includerla nelle specie a rischio ma la loro dieta, è stato comprovato, comprende altre 25 specie di uccelli e forse più. Sono i pitoni più giovani e agili dalle abitudini arboricole a nutrirsene. Sono animali famelici, le femmine con le uova in particolare (un grosso pitone femmina lunga più di 5 m e pesante di oltre 60 kg aveva in corpo ben 73 uova) e golosi tanto che quelli in cattività hanno imparato a richiedere il cibo con insistenza e spesso rischiano l’obesità.

Orbene è circolata sul web una nota che inneggiava al pitone birmano come un regolatore degli equilibri naturali delle Everglades, un vero toccasana ambientale e quindi un paladino della sostenibilità ecologica. Che dire? se non che l’applicazione del concetto aristotelico del terzo escluso potrebbe aiutarci a trarre delle conclusioni assennate.

Interessante è il metodo di monitoraggio del pitone birmano in Florida basato dal 2017 sullo screening del sangue delle zanzare che hanno imparato a pungerli nonostante siano rettili di recente introduzione nel territorio. Si catturano le femmine di zanzare che abbiano effettuato il pasto di sangue e si valuta se contiene DNA di pitone poi si applica una estensione del principio del terzo escluso: se c’è il DNA del Python bivittatus la presenza del pitone è certa, se non c’è le vie sono due o il pitone birmano non c’è o la zanzara ha punto un altro donatore (in questo

caso la statistica aiuta a trarre le giuste deduzioni).

Ho volutamente prendere in esame un esempio extra europeo per rendere l’esposizione concettualmente neutra e il meno coinvolgente possibile, ma non mancano esempi anche nelle nostre città, valga come esempio l’introduzione volontaria dello scoiattolo grigio nord americano che ora sta minacciando il nostro scoiattolo rosso e non solo. Vediamo gli eventi che hanno portato alla ribalta lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis) come specie aliena e problematica. Correva l’anno 1948 la seconda guerra mondiale era da poco terminata e già si delineava la “guerra fredda” fra i due blocchi e da noi entrava in vigore la Costituzione della Repubblica Italiana e si tengono le prime elezioni che vedono confrontarsi due schieramenti politici. Bartali vince il Tour de France e l’eterno rivale Coppi taglia il traguardo tutto solo delle Olimpiadi di Londra. Ma, pur passando inosservato, c’è un evento che avrà delle ripercussioni di una certa rilevanza: nel parco di Stupinigi (Torino) vengono liberate alcune coppie di scoiattoli grigi. Passeranno 18 anni e si assisterà alla prima edizione del primo episodio di Star Trek che inizia con «Giornale di bordo del Capitano, data astrale 1312.4. L’impossibile è successo. Abbiamo raccolto un segnale d’emergenza, il messaggio di pericolo di una navicella scomparsa oltre due secoli fa…» e nel parco di Nervi (Genova) vengono liberate delle coppie di scoiattoli grigi e la stessa cosa accadde a Novara e a Trecate (NO). Certo non è dato sapere con sicurezza che i simpatici, invadenti e un poco prepotenti scoiattoli nord americani che stanno creando qualche problema in numerosi comuni siano dei discendenti di quelle liberazione ma il dubbio è legittimo. Una cosa è certa nell’incontro fra il grigio e il nostro scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris) è quest’ultimo che ha la peggio. Alcuni naturalisti avanzano l’ipotesi che il grigio prevalga per

una maggior efficienza nello sfruttare le risorse alimentari. Sembra proprio che gli equilibri naturali tendano, il più delle volte, a far prevalere la legge del più adatto.

Nello scrivere questo Disinfestastorie mi si sono affacciate alla mente tante riflessioni per cui andrò a rileggermi “Vado a vivere in città di Francesco - Il Piviere, 2014” e a terminare, di Nicola Anaclerio, ENTOMANIA “storie di uomini, insetti e progresso scientifico”, ed. O.R.M.E. – 2022 che riporta la citazione di M. Sheldrake: “Ogni nuovo passo nella più intima conoscenza della natura ci porta all’ingresso di nuovi labirinti”.

FLORA SPONTANEA ALIENA

Mi limito a elencare alcune specie che stanno prendendo piede in molti dei nostri areali, la cui espansione è da monitorare con attenzione:

-Reynoutria japonica (poligono del Giappone) che sta creando problemi lungo le rive di molti fiumi fra cui il Po.

-Syclus angulatus (zucchina americana).

-Soligo gigantea (verga d’oro).

-Cycloloma atriplicifolium (spinacetto americano).

Concludo con il velenoso senecio comune (Senecio vulgaris) ormai endemica che amarissima nella fase vegetativa, quindi evitata dagli animali, diventa appetibile una volta secca per cui i suoi alcaloidi ad azione lenta oltre a creare danni a chi se ne ciba possono passare al latte e paranco al miele nel caso le api bottinatrici ne suggano il nettare. È sicuramente un aspetto da approfondire anche se non facile da razionalizzare.

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Gestione integrata degli infestanti

La garanzia di sicurezza e salute pubblica ha i suoi riferimenti. In particolare, la sicurezza alimentare è una responsabilità condivisa tra tutte le figure della filiera agroalimentare che operano a vario titolo secondo competenza

IGIENE & AMBIENTE
INTEGRATED PEST MANAGEMENT

Il tema della gestione integrata degli infestanti, cioè l’IPM (Integrated Pest Management), per usare un acronimo che rimanda alla terminologia anglosassone, si lega a doppio filo a quello del cleaning e quindi all’igiene nelle aziende alimentari: il tema del controllo degli infestanti necessita di un’integrazione di competenze diverse che devono essere messe in campo dai professionisti che offrono questo servizio, non solo ma soprattutto, alle aziende alimentari.

“Il roditore ancora oggi è il pest più temibile e più rinomato, ma sono molti e diversi gli organismi con cui si deve avere a che fare. Conoscerli e apprendere le loro caratteristiche è tanto importante quanto lo è capire il contesto normativo di riferimento per l’IPM” spiega Francesco Fiorente, Dottore Forestale Specialista in Pest Management, intervenuto al convegno digitale CleaningPiù (1-3 febbraio 2023).

IPM è uno strumento legato a tutti gli ambiti professionali. Per le ricadute in termini di salute pubblica è fondamentale nelle produzioni alimentari. La sicurezza alimentare è una responsabilità condivisa tra tutte le figure della filiera agroalimentare che operano a vario titolo secondo competenza, poiché i pericoli possono essere introdotti ad ogni livello della catena. “L’impatto degli infestanti è tale che, senza intervenire per controllarlo, non possiamo garantire in pieno l’igiene degli alimenti e quindi la loro sicurezza”.

Gli infestanti possono essere ritenuti direttamente responsabili di:

• contaminazione biologica (per la diffusione di agenti patogeni);

• contaminazione fisica (per contaminazioni da corpi estranei) di superfici e degli ambienti di lavoro causando un danno che non è solo economico (per la perdita di prodotto o per le eventuali sanzioni) ma anche di immagine e reputazione dell’azienda. La definizione di IPM si rifà direttamente ad una descrizione fatta da FAO (l’Organizzazione delle Nazioni Unite per

l'alimentazione e l'agricoltura) e sottolinea come l’intervento e lo sforzo di contenimento debba essere commisurato a quanto economicamente sostenibile dall’impresa, attraverso le opportune azioni di prevenzione e monitoraggio, così come quelle di controllo che possono rendersi necessarie. L’IPM è uno strumento com-

biologici, per i quali la normativa cogente presenta ancora delle lacune che stanno via via venendo sanate dalle norme volontarie.

LA NORMATIVA COGENTE

I riferimenti alla gestione degli infestanti si ritrovano nell’esteso pacchetto normativo europeo sulla sicurezza ali-

plesso, che deve soddisfare i requisiti di legge riducendo l’uso dei prodotti chimici, impiegando biocidi secondo le indicazioni in etichetta (condizioni sicure di impiego), coinvolgendo tutti gli attori (perché le responsabilità della sicurezza è sì condivisa ma in capo all’azienda) nell’ambito degli obiettivi di salute globale secondo il concetto di One Health.

“E per capire quanto sia ampio il raggio di azione e le ricadute basta guardare quali sono le norme cogenti di riferimento dell’IPM” dice Fiorente. L’insieme delle norme non si rivolge solo alla trasformazione alimentare, ma anche alla mangimistica e al packaging, per esempio. Vanno considerate anche le norme regionali così come le linee guida per la gestione degli infestanti per aziende di trasformazione di alimenti

mentare: Regolamento CE 178/2002, Regolamento CE 852/2004, Regolamento CE 853/2004, Regolamento UE 652/2017 sui controlli ufficiali. In Italia la legge n.82 del 1994 regolamenta le attività di pulizia, disinfezione, disinfestazione derattizzazione sanificazione, insieme al DM n.274 del 07/07/1997 che rappresenta il decreto di attuazione degli articoli 1 e 4 della legge stessa.

La normativa cogente pone una grande enfasi sui concetti di prevenzione: l’IPM, infatti rientra a pieno titolo nei PRP (Pre-Requisite Programmes), come viene affermato anche nella recente Comunicazione della Commissione 2022/C 355/01. I PRP sono attività di base, necessarie per mantenere un ambiente igienico lungo tutta la filiera. Includono anche le GHP (Good Hygiene Practices), cioè

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IPM: LA DEFINIZIONE

Considerazione attenta di tutte le tecniche di controllo delle infestazioni disponibili e conseguente integrazione di misure appropriate che scoraggiano lo sviluppo di popolazioni e parassiti e mantengono i pesticidi ed altri interventi a livelli che sono economicamente giustificati che riducono o minimizzano i rischi per la salute umana e per l'ambiente.

o monitoraggio. Proprio la modalità di gestione delle sostanze chimiche, in modo particolare i rodenticidi (da non usare per tecniche di monitoraggio ma solo per tecniche di controllo) è oggi un tema di discussione, per questioni di sicurezza e sostenibilità delle applicazioni.

LA NORMATIVA VOLONTARIA

una adeguata analisi dei pericoli e ad una valutazione dei rischi, che aiuterà a svolgere anche attività di mitigazione dei rischi stessi e che rappresenta una modalità di lavoro orientata alla prevenzione.

COME FARE UNA CORRETTA VALUTAZIONE DEI RISCHI DEGLI INFESTANTI?

le buone pratiche igieniche, che stabiliscono le condizioni ambientali e operative fondamentali, per garantire la sicurezza igienica di un prodotto dalla produzione primaria al consumo e che sono alla base dell’applicazione delle procedure di HACCP e dell’autocontrollo.

“Bisogna quindi lavorare sui PRP e sulle GHP con un focus specifico sugli ambienti di lavorazione” riassume Fiorente. In più punti la Comunicazione 355/01 descrive la lotta agli infestanti e insiste in modo particolare sulla prevenzione, che deve essere programmata e può essere attuata anche con flessibilità, cioè tenendo conto della natura dell'attività e delle dimensioni dello stabilimento.

Un tema importante – di sicuro interesse per il disinfestatore – è quello che riguarda le sostanze chimiche, che possono essere usate solo se autorizzate dalla normativa europea relativa ai biocidi e secondo le condizioni di etichetta. Condizioni di uso sicuro, che sono sempre riportate e alle quali bisogna fare riferimento indipendentemente che si sia un’azienda alimentare o un’azienda di servizi di disinfestazione, di derattizzazione

"Lo sviluppo della normativa volontaria ha avuto un grande impatto e ha dato un importante contributo al dibattito su come garantire l’igiene e la sicurezza alimentare” osserva Fiorente. Gli Standard volontari di sicurezza alimentare ma anche i diversi e numerosi code of practice (le specifiche tecniche) della grande distribuzione, dedicando alcuni requisiti specifici alla gestione degli infestanti, hanno rappresentato un volano per la qualificazione di questa attività. Riconoscendo l’importanza dell’IPM, il mercato globale ha chiesto alle imprese alimentari ed alle imprese di pest management un miglioramento continuo in termini di formazione, competenza e qualità delle attività, in Italia e in tutta Europa.

Questi Standard fanno riferimenti all’IPM in più punti, anche quando si parla di gestione degli scarti, dei rifiuti, di manutenzione degli ambienti e di formazione del personale.

Tornando sui concetti di prevenzione: “La prevenzione si può fare se a monte c’è un’analisi dei pericoli –cioè degli infestanti – e una loro valutazione in termini di rischio” dice l’esperto. Si potrebbe pensare che non essendo in ambito di Haccp non sia necessaria una valutazione dei rischi. Al contrario, afferma Fiorente, va fatta, così come tutti gli Standard di sicurezza alimentare prevedono. Tutte le attività di pest control, incluse le frequenze dei monitoraggi, vanno correlate ad

“Come riteniamo più opportuno” risponde Fiorente, con evidente riferimento alle “libertà” di gestione che anche la normativa cogente ammette, “Non sono strettamente necessarie delle matrici classiche in cui l’entità del rischio è l’esito del prodotto fra “gravità” e “probabilità”. Alla base di qualsiasi piano di lavoro o delle offerte tecniche economiche (nel caso si sia un’impresa di servizi), ci devono essere invece delle stime ragionate e una corretta valutazione dei rischi”. Un tema importante è infine la qualifica dei fornitori professionali di servizi. Quali requisiti comunicano affidabilità e competenze? Come saperli riconoscere? Le attività legate alla disinfestazione possono certamente essere svolte in autonomia da una impresa alimentare, purché sappia valutare le competenze delle persone, garantisca una giusta formazione e metta a disposizione le risorse necessarie allo scopo. In Italia la normativa di riferimento (legge n. 82 del 1994) può in qualche modo qualificare il servizio.

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Fonte: Fao (via UNI EN 16636 2015)
INTEGRATED PEST MANAGEMENT

Secondo i parametri cogenti, un’azienda che può fornire questi servizi deve presentare una serie di requisiti amministrativi (iscrizione al Registro delle imprese o Albo delle imprese artigiane, codice Ateco, assicurazione…) e deve avere al proprio interno un responsabile tecnico per le attività di disinfestazione, derattizzazione e sanificazione.

“La lacuna ancora da sanare è che i requisiti tecnici di riferimento, come citati dalle norme, si rifanno a brevi esperienze lavorative o a curricula scolastici non caratterizzanti” osserva Fiorente. Di fatto oggi non esiste un vero percorso scolastico superiore specifico per la gestione della disinfestazione in ambito extra agricolo. Sebbene la materia sia trattata anche a livello universitario, non esiste la figura del disinfestatore professionale o del Responsabile Tecnico.

Per colmare questo vuoto normativo in Europa si può fare riferimen-

to allo standard volontario UNI EN 16636:2015 “Servizi Gestione e Controllo delle Infestazioni (Pest Management)”. Si tratta di una norma volontaria, che definisce non solo i requisiti del pest management ma che qualifica anche i fornitori professionali, definendo le competenze che essi devono avere per erogare in sicurezza il servizio. L’adesione allo standard è stata inserita come elemento premiante sia a livello pubblico, nelle gare d’appalto per l’erogazione di servizi, sia nelle imprese alimentari che sempre più riconoscono come un elemento qualificante dei fornitori l’essere in possesso di questa certificazione.

Un fornitore di servizi che ha adottato la norma 16636 può infatti dimostrare in partenza di aver esaminato tutti gli aspetti per gestire gli infestanti, in un contesto così complesso e critico come le aziende alimentari: dalle modalità di ispezione, sopralluogo, analisi delle cause, valutazione dei

rischi fino alla gestione della documentazione e alla presentazione di una proposta tecnica di gestione degli infestanti, entrando poi anche nel merito della formazione del personale che opererà all’interno dell’ azienda alimentare. Quindi per un fornitore di servizi una simile certificazione – che è anche certificabile con accreditamento Accredia, l’Ente Unico nazionale di accreditamento – rappresenta uno strumento operativo importante: “certamente non un punto di arrivo ma di partenza” conclude Fiorente. Avendo recepito una serie di messaggi che derivano dai più diffusi e accreditati standard di sicurezza alimentare la norma sta guadagnando fiducia, aumentando il suo valore sul mercato sia dal punto di vista tecnico, sia commerciale; a dimostrazione dell’importanza della corretta gestione degli infestanti per raggiungere obiettivi di qualità elevati nel rispetto della sicurezza e della salute dei cittadini.

S•51 DIMENSIONE PULITO | 04/2023

Malattie trasmesse da vettori

Le zoonosi sono infezioni o malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra animali ed esseri umani. Poiché queste malattie possono far ammalare o anche morire, l'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ne tiene traccia e le segnala

Le zoonosi possono essere veicolate da alimenti o da vettori o essere trasmesse attraverso il contatto diretto o la stretta vicinanza. Quelle veicolate da alimenti sono

provocate dal consumo di cibi o acque contaminati da microrganismi patogeni tra cui batteri, virus e parassiti. Gli agenti patogeni penetrano nell’organismo attraverso il tratto

gastrointestinale, a carico del quale si manifestano di solito i primi sintomi. Molti di questi microrganismi si trovano frequentemente nell’intestino di animali sani destinati alla produzione

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& AMBIENTE
ZOONOSI

RUOLO DELL'EFSA

Il ruolo principale dell’EFSA consiste nel valutare i rischi associati alla filiera alimentare dell’UE, garantendo un elevato livello di protezione dei consumatori e della salute degli animali.

L’EFSA inoltre, con il suo gruppo di esperti scientifici sulla salute e il benessere degli animali, fornisce consulenza e assistenza scientifica indipendente sugli aspetti delle zoonosi trasmesse da vettori che

alimentare. Il rischio di contaminazione è presente dall’azienda agricola alla tavola e rende pertanto necessari interventi di prevenzione e controllo lungo tutta la filiera agroalimentare. Le più comuni malattie di origine alimentare sono causate da Campylobacter, Salmonella, Yersinia, E. coli e Listeria. Le malattie zoonotiche da alimenti rappresentano una seria e diffusa minaccia per la salute pubblica a livello mondiale. Nell’Unione europea vengono riferiti ogni anno nell’uomo oltre 320.000 casi, ma il numero effettivo è probabilmente più elevato.

MALATTIE TRASMESSE DA VETTORE

Un vettore è un organismo vivente che trasmette un agente infettivo da un animale infetto all’uomo o a un altro animale. Spesso i vettori sono artropodi, come zanzare, zecche, mosche, pulci e pidocchi, e possono trasmettere malattie infettive in modo attivo o passivo. I vettori biologici, come zanzare e zecche, possono portare con sé agenti patogeni che possono moltiplicarsi all’interno del loro organismo e

toccano la salute dell’uomo e degli animali. L’EFSA tiene sotto controllo e analizza la situazione delle zoonosi, dei microrganismi zoonotici, della resistenza agli antimicrobici, dei contaminanti microbiologici e dei focolai di origine alimentare in tutta l’Europa.

In questo ambito l’EFSA collabora con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) condividendo informazioni sui progetti presenti e futuri aventi a oggetto vettori e zoonosi trasmesse da vettori.

Le attività di consulenza scientifica indipendente dell’EFSA e l’assistenza

venire successivamente trasmessi a nuovi ospiti, in genere tramite morso o puntura. I vettori meccanici, come le mosche, possono trasportare l’agente infettivo sulla superficie del proprio corpo e trasmetterlo per contatto fisico.

Le malattie veicolate da vettori sono dette “malattie trasmesse da vettori”. Molte malattie trasmesse da vettori sono zoonotiche, ossia malattie che possono essere trasmesse direttamente o indirettamente tra animali ed esseri umani. Tra queste si annoverano, ad esempio, la malattia di Lyme, l’encefalite trasmessa da zecche, il virus del Nilo occidentale, la Leishmaniosi e la febbre emorragica Congo-Crimea.

CONTATTO DIRETTO

Altre malattie zoonotiche sono trasmesse all'uomo attraverso il contatto diretto o stretta vicinanza. Venire a contatto con la saliva, il sangue, le urine, le mucose, le feci o altri fluidi corporei di un animale infetto; o con aree in cui gli animali vivono e vagano, o con oggetti o superfici che sono

da essa prestata in ambito di sicurezza alimentare e sugli aspetti delle malattie zoonotiche concernenti la salute degli animali, assieme ai dati raccolti negli Stati membri, aiutano i responsabili delle decisioni in Europa a definire politiche e ad adottare decisioni per proteggere i consumatori nell’Unione europea. Sulla scorta dei dati raccolti dagli Stati membri dell’UE, l’EFSA produce, in collaborazione con l’ECDC, rapporti annuali sintetici dell’Unione europea sulle zoonosi trasmesse da vettori negli animali e sui focolai epidemici di origine alimentare causati da tali microrganismi.

stati contaminati da germi.

Le malattie che per lo più possono trasmettersi ad altri animali o all’uomo in questo modo sono:

• L’influenza aviaria, malattia virale altamente contagiosa che colpisce prevalentemente il pollame e i volatili acquatici selvatici.

• La febbre Q, una malattia causata dal batterio Coxiela burnetti. È stata segnalata in numerose specie tra cui bovini, ovini e caprini. Le persone possono contrarre l'infezione respirando la polvere contaminata dai relativi batteri, dalla placenta e dai liquidi del parto alla nascita o dalle feci di animali infetti.

• Un ceppo del batterio Stafilococco aureo resistente alla meticillina, che può essere trasmesso tramite il contatto con animali vivi.

• Le infezioni da Salmonella, che possono essere trasmesse mediante contatto con rettili e anfibi infetti tra cui serpenti da compagnia, iguane e rane o con il loro ambiente.

• Escherichia coli (E. coli) produttore di verotossina, che può trasmettersi tramite il contatto con animali d’allevamento infetti.

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ZOONOSI

Queste malattie possono diffondersi anche attraverso l’ambiente: per esempio, E. coli produttore di verotossina può essere presente nell’acqua contaminata delle piscine.

MALATTIE INFETTIVE EMERGENTI

Molte malattie trasmesse da vettori sono considerate nell’Unione europea malattie infettive emergenti, ovvero malattie che compaiono per la prima volta in una popolazione o malattie che possono essere già esistite in passato, ma la cui incidenza o diffusione geografica è in rapido aumento. Alcuni vettori sono in grado di copri-

QUADRO UE

Il monitoraggio e il controllo delle zoonosi sono disciplinati dalla legislazione dell’Unione in materia di zoonosi e malattie trasmissibili.

L’UE ha istituito sistemi per la raccolta e l’analisi dei dati da parte degli Stati membri in riferimento alla presenza di agenti zoonotici nell’uomo e nelle popolazioni animali. I dati sono la base su cui elaborare misure di controllo col fine di prevenire e ridurre la presenza di tali microrganismi nelle popolazioni animali.

Ai sensi della legislazione dell’UE, molte malattie trasmissibili come la febbre Q devono essere denunciate dagli Stati membri agli enti nazionali preposti o alla Commissione europea. Per far fronte a tali malattie vengono applicate diverse misure di controllo, eradicazione e prevenzione.

L’UE ha inoltre stabilito norme specifiche riguardanti le misure di sorveglianza, controllo ed eradicazione che devono essere adottate in caso di epidemie di influenza aviaria.

re distanze enormi con conseguenti ripercussioni sul raggio d’azione delle relative zoonosi. I vettori possono penetrare in nuove aree geografiche, per esempio, tramite:

• viaggi compiuti dall’uomo e commercio internazionale;

• trasporto di animali, per esempio bestiame;

• uccelli migratori;

• variazioni nelle pratiche agricole;

• vento.

Altri fattori, tra cui le condizioni climatiche, possono influenzarne la diffusione e persistenza in nuove aree.

Profili interattivi delle malattie animali L'EFSA ha prodotto profili interattivi delle malattie animali che mettono a disposizione informazioni agevoli e basate su evidenze scientifiche sulle malattie trasmesse da vettori. I profili delle malattie (ad oggi sono disponibili 47 profili) vengono tenuti aggiornati con sette revisioni sistematiche continue che riguardano:

1. Distribuzione geografica.

2. Infezioni sperimentali.

3. Efficacia delle vaccinazioni.

4. Sopravvivenza del patogeno.

5. Accuratezza dei test diagnostici.

6. Controllo dei vettori.

7. Efficacia delle cure.

Una volta reperito e vagliato un numero sufficiente di studi, viene effettuata automaticamente una meta-analisi sui dati estratti e i risultati vengono visualizzati nelle descrizioni delle malattie (//animal-diseases.efsa.europa.eu/).

PROGETTO VECTORNET

VectorNet è un'iniziativa congiunta dell'EFSA e del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), avviata nel maggio 2014, ed è ora alla sua seconda edizione (2019-2023). VectorNet coadiuva la raccolta di dati su vettori e agenti patogeni nei vettori relativi sia alla salute animale che umana.

L'ECDC e l'EFSA gestiscono una ban -

ca dati comune sulla presenza e la distribuzione di vettori e agenti patogeni presenti nei vettori in Europa e nel bacino del Mediterraneo grazie al contributo di una rete di esperti e organizzazioni mediche e veterinarie. Il progetto fornisce anche consulenza scientifica ad hoc all'ECDC e all'EFSA su questioni tecniche relative alla sorveglianza dei vettori e alle malattie trasmesse da vettori nell'uomo e negli animali.

Il progetto intende contribuire a migliorare la preparazione e la risposta alle malattie trasmesse da vettori nell'Unione Europea.

In particolare la banca dati del progetto VectorNet fornisce informazioni sulla distribuzione in Europa a livello amministrativo "regionale" di diverse specie di zanzare invasive e autoctone, zecche, pappataci e moscerini pungenti, che possono essere vettori di agenti patogeni per la salute umana o animale. Le mappe si basano su dati confermati (pubblicati e non pubblicati) forniti da esperti ma non rappresentano la posizione ufficiale dei vari Paesi.

(Fonte: efsa.europa.eu/it/topics/topic/ vector-borne-diseases efsa.europa.eu/it/topics/topic/non-foodborne-zoonotic-diseases#collegamenti-tematici)

S•54 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 IGIENE & AMBIENTE

Ecosistema nuovo brand di Copyr

All’inizio del 2023 Copyr, Compagnia Del Piretro, azienda italiana specializzata nel controllo dei parassiti e nell'igiene ambientale, ha acquisito il business di Ecosistema, brand facente capo all’omonima società attiva dal 1994 nella distribuzione

Un passo, come descritto dal CEO di Copyr, Pedro Gonzalez, verso gli obiettivi di integrazione orizzontale e di leadership nel mercato dell'igiene ambientale. Il valore record di fatturato di Copyr è stato nel 2022 di 32 milioni di euro, con una crescita su-

prenditoriale. L'azienda si è specializzata nella fornitura di soluzioni di disinfestazione e controllo degli odori per il settore Ho.re.ca. Dopo 25 anni di attività, e una collaborazione continua con Copyr, Ecosistema è oggi una realtà ben conosciuta nel sud Italia.

progetto originale. L'acquisizione di Ecosistema è parte del piano di sviluppo del gruppo Copyr-ZelnovaZeltia, che ha superato nel 2022 la soglia di 75 milioni di euro di fatturato. Il gruppo è guidato da Juan Carlos Ameneiro, Amministratore

di soluzioni per la disinfestazione e il controllo degli odori nel settore Ho.re.ca.

L'acquisizione del business di Ecosistema consente a Copyr di espandere la propria offerta, garantendo ai clienti le migliori soluzioni di pest management e igiene ambientale soprattutto in ambito Ho.Re.Ca.,

periore al 10%.

L'acquisizione di Ecosistema rappresenta quasi un ricongiungimento per la famiglia Colandrea, legata a Copyr da tre generazioni. La fondazione di Ecosistema risale al 1994 quando Maurizio Colandrea, già collaboratore di Copyr, decise di avviare la sua attività im-

Mario Di Leva, Direttore Generale di Copyr, ha dichiarato che l'azienda intende preservare il legame familiare che c'è sempre stato tra le due aziende e con Maurizio dando continuità al progetto del suo fondatore. Ecosistema diventerà uno dei brand di punta di Copyr, mantenendo la sua identità e il suo

Delegato di Zelnova Zeltia e Presidente del CDA di Copyr. L'acquisizione di Ecosistema è un'importante mossa strategica che rafforza la posizione di Copyr nel mercato dell'igiene ambientale e consente all'azienda di ampliare la propria offerta per soddisfare le necessità di ogni tipo di utilizzatore.

copyr.eu informazione pubblicitaria

Il rischio dello stallo Un ambientalista, un disinfestatore, un sanitario e un cittadino in un parco

La realtà in esame è un parco collocato a sud di una città pressappoco a Nord del quarantacinquesimo parallelo.

• L’area è di poco meno di 3 ha (> 30.0000 m2)

• Una 30 di alberi di media altezza di sei specie differenti

• Presenza di siepi ed arbusti

• Presenza di prati la cui estensione rappresenta ± il 50 della superficie totale

• Irrigazione dei prati a pioggia

• Presenza di due piccoli edifici, delle tettoie un’area picnic

• Due aree giochi per bimbi e una piccola area destinata ai cani con punto acqua

IL PROBLEMA

Presenza piuttosto alta di zanzare

con picchi di punture fra le 15:00 e le 16:00 e verso l’ora di chiusura estiva (le 20:00).

Il cittadino e il sanitario sottolineano che è stata segnalata una recrudescenza di dengue, “febbre spaccaossa”, anche in Europa. Il sanitario sottolinea che sono casi isolati e che il problema non va sottovalutato ma l’allarmismo tutto sommato è ingiustificato. Il che soddisfa l’ambientalista ma irrita non poco il cittadino.

Le proposte:

• Intensificare gli interventi di disinfestazione (il come e il quando saranno oggetto di un successivo approfondimento).

• Catturare delle zanzare per determinarne le specie (ma il gen. Aedes è comprovato dagli orari di attività ed essendo la Dengue proprio delle Ae -

des…) e sottoporle ad approfondite indagini.

• Migliorare la cura al verde, in particolare gli sfalci dei prati.

• Passare dalla irrigazione a pioggia a quella sotterranea (la stima dei costi sarà oggetto di indagine economica, ma non sarebbe sicuramente di poco conto, ma comporterebbe un minor consumo di acqua).

• Una attenta gestione dei rifiuti e dei ristagni di acqua.

L’ENTOMOLOGO

Il quarto membro, l’entomologo, non disponendo di specifici dati riporta gli studi pubblicati in un grande parco piemontese sia come esempio sia come metodologia di indagine. Esemplificando lo studio presentato:

• Ordine dei COLEOTTERI > 24.

S•56 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 IGIENE & AMBIENTE
Essendo in quattro a prendere delle decisioni potrebbe essere difficile, perché il rischio dello stallo è reale per cui si rende necessario eleggere un presidente il cui voto farebbe la bilancia a favore della sua opinione o aggiungere un altro membro alla commissione
Graziano Dassi
ZANZARE

• 3 Dytiscidae ad es il ditiscide a due fasce (Graphoderus bilineatus).

• 1 Scarabaeidae ad es. lo scarabeo semipunteggiato.

• 1 Cetoniidae ad es. Scarabeo odoroso eremita.

• 7 Carabidae ad es. Carabo ad anelli (Carabus alysidotus).

• 1 Elateridae. Ferretto arancio = Elater ferrugineus.

• 3 Cicindellidae + 2 Lucanidae e + 6 Cerambycidae.

• Ordine dei Lepidotteri > 12 ad es. Falena dell’edera e Sfinge dell’olivello spinoso.

• Ordine degli Odonata > 8 ad es. la stregona dentellata (Saga pedo).

I membri sono stupiti della complessità dell’entomologia, ma ad alcuni nasce un dubbio: “quanti sono i parchi e i giardini cittadini? Quanto impegno richiederebbe fare un simile studio per tutta la città?

UN PROGETTO VIRTUOSO

Traendo spunto da quanto emerso per il parco infestato da zanzare su istanza del disinfestatore si esamina come metodologicamente coerente quanto è in atto in quel lussuoso super condominio con molta vegetazione e un vero e proprio piccolo bosco. Si tratta di realizzare un progetto di fattibilità su base triennale:

IMPORTANTE

Quanto esposto è per il 90% opera di fantasia anche se il tutto parte dal confronto reale nato da un vero e proprio scontro ideologico fra un amministratore di un bellissimo centro residenziale, un’azienda di servizi e un unico condomino che gridava allo scandalo per alcuni trattamenti adulticidi e

Primo anno

Esamina del sistema idrico e censimento dettagliato degli interventi larvicidi. Determinazione delle specie di zanzare e identificazione in prima approssimazione dell’entomofauna. Introduzione di autoveicoli e mezzi distributivi elettrici. Interventi manutentivi mirati a contrastare l’affrancarsi di parassiti. Valutazione critica dei biocidi, determinazione dei dosaggi unitari e calendario dei trattamenti con stima dei risultati. Scelta dei mezzi di divulgazione per favorire comportamenti virtuosi da parte dei condomini.

Secondo anno

Esaminati i risultati aggiustare il tiro soprattutto su: Calendari di intervento, verifica dei biocidi, possibilità di utilizzare repellenti. Piantumazione di aiuole con essenze indicate come “anti zanzare” purché esteticamente piacevoli (senza aspettarsi risultati eclatanti). Approfondimenti naturalistici: entomofauna e avifauna in particolare.

Miglioramento dei mezzi di divulgazione. Continuare l’opera di prevenzione a 360°.

Terzo anno

Esame critico dei risultati. Stesura di un disciplinare. Esiste la disponibilità di una azienda

di far verificare il tutto sia in fase di stesura del progetto sia, nel caso sia approvato dall’assemblea dei condomini, in fase di esecuzione dal proprio ufficio regulator, (official controller), regolatore la conformità alle norme. Le fasi preliminari sono finanziate su una disponibilità di piccola cassa che l’amministratore ha concordato con i consiglieri e il tutto passerà al vaglio dell’Assemblea nel 2024. In caso di approvazione il disciplinare diventerà operativo nel 2026. Il tutto è abbastanza aleatorio, ma il solo parlarne ha consentito di approfondire l’argomento e, per dare a Cesare quel che è di Cesare bisogna dire che senza la presa di posizione di quell’unico viscerale condomino la cosa non sarebbe neppure stata presa in esame.

che probabilmente fonderà una associazione di animalisti per la reintroduzione dell’Anopheles maculipennis nel territorio urbano (speriamo esenti dai parassiti del genere Plasmodium, quelli che causano la malaria che, come è noto, a livello mondiale è un vero flagello). Facendo riferimento alla moda di reintrodurre specie di grossi predatori in alcune province avrei una proposta un poco bizzarra, ma

che, a mio giudizio, meriterebbe una riflessione: creare tre tipi di boschi: uno esente da orsi per le persone come me che amano la natura ma il più possibile priva di cattivi incontri, un secondo tipo con orsi a beneficio degli animalisti e un terzo con orsi di comprovato brutto carattere a uso esclusivo di esperti che dispensano consigli sul come comportarsi in caso di necessità (Absit iniuria verbis - Sia assente l'offesa dalle mie parole).

S•57 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
Anopheles maculipennis

Allarme ratti nella Grande Mela

Avolte c’è un po’ di verità nei proverbi, per l’allarme ratti vale: Mal comune mezzo gaudio! O se preferite: commune naufragium omnibus solacium. Se tutti naufragano c’è una sorta di sollievo collettivo. In entrambe le locuzioni il concetto è che le sofferenze sembrano meno gravi quando sono divise con altri. In effetti non si tratta tanto di uno stato di sofferenza quanto il non sentirmi solo di fronte a risultati parziali nella lotta ai roditori sinantropi in ambito cittadino. Le mie esperienze hanno radici lontani partono da città siciliane di media dimensione per arrivare ad alcuni capoluoghi di regione e parecchie cittadine balneari. In tutte queste occasioni o per oggettive difficoltà ambientali (una gestione dei rifiuti disordinata), limiti economici inadeguati, oggettive difficoltà organizzative e in alcuni casi una certa confusione fra le competenze sul campo e quasi sempre un mix delle variabili elencate. Ragione per la quale leggere l’allarme roditori nella megalopoli statunitense New York mi ha fatto sentire in buona compagnia.

In primo luogo cerco di riassumere i dati salienti di una certa utilità nella Grande Mela, per evidenziare le linee

S IGIENE & AMBIENTE
Da sempre sono un sostenitore della derattizzazione razionalmente collocata e spero che l’approccio newyorchese su tale criterio si basi
DERATTIZZAZIONE

guida per un progetto in prima approssimazione: New York city ha una estensione complessiva di ≈ 784 km² che sommati ai ≈ 430 km² di acque danno un totale di ≈ 1214 km² in un mix di terra ferma, isole e quindi molte coste. Per avere un termine di paragone il territorio comunale di Milano è 181,8 km², mentre Venezia è più del doppio

414,6 km² e Roma arriva a 1.285 km² ben 71 km² della città del Nord America. Non c’è paragone invece per popolazione: Roma ≈ 3 milioni New York

8,468 milioni (il valore si riferisce al censimento del 2021).

La città statunitense si affaccia sull’Oceano Atlantico, è attraversata dal fiume Hudson ed è suddivisa in distretti: la penisola di Manhattan, le isole di Brooklyn, Queens e Staten Island e il Bronx che invece è su terraferma. Credo che poche città possano vantare tante tipologie ambientali e una densità abitativa così elevata. Le fogne di New York si estenderanno per centinaia di km, la quantità di cibo per l'approvvigionamento alimentare è inimmaginabile e ancor più difficoltosa sarà la gestione dei rifiuti. Essendo alla stessa latitudine di Napoli per cui il clima è caldo d’estate e più freddo della città campana per l’influenza dell’oceano.

ALLARME RATTI

Difficile valutarli data la complessità della città ma la leader del progetto li ha accennati in una conferenza stampa:

• I sacchi della spazzatura che i cittadini possono lasciare sui marciapiedi e ivi sostano per qualche ora.

• La pandemia ha consentito ai ristoratori di mettere i tavolini all’aperto e, senza avere la certezza causa-effetto, dall’inizio del Covid al relativo cessato allarme il problema ratti è letteralmente esploso.

Altri non ne sono stati segnalati suppongo per mancanza di tempo.

Lo stato dell’arte evidenzia che le segnalazioni dei cittadini sono state fra gennaio e settembre del 2022 ben 21mila (18.600 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente).

Le prime iniziative che verranno prese sono:

• Cambiare e accorciare gli orari in cui è consentito mettere i sacchi dell’immondizia sui marciapiedi.

• Introdurre bidoni atti a contenerli a prova di ratto.

• Altre in fase di studio.

La copertura finanziaria sarà di 5 milioni di dollari. Pari a ≈ 6.377 $/km² (al cambio del 16.04.2023 che vuole 1 $

Documentazione fotografica che sottolinea il fatto: “Non ha senso che tutti questi sacchi della spazzatura rimangano in strada per un periodo di tempo così lungo”, ha detto il sindaco secondo cui la politica di raccolta dei rifiuti è ormai obsoleta. “I roditori vi si intrufolano, creando un vero e proprio problema sanitario per la nostra città”

uguale a 0,91 € sarebbero ≈ 7.007,69 €). Altro parametro potrebbe essere per abitante il che porterebbe l’ammontare pro capite a poco più di mezzo dollaro per abitante. Forse chi si lamenta della cifra a disposizione del servizio non ha torto, ma in Italia circolano cifre ancora più modeste. Da sempre sono un sostenitore della derattizzazione razionalmente collocata e spero che l’approccio newyorchese su tale criterio si basi. Naturalmente supportato da monitoraggi e stime della popolazione razionalmente realizzate e, una domanda mi si affaccia alla mente: ma a New York saranno applicate le norme della mitigazione del rischio o l’emergenza consentirà delle regole?

NB: I dati esposti sono stati ricavati da Internet e mi paiono ragionevoli e attendibili ma non sono in grado di garantirne la veridicità. Resta il fatto che a livello metodologico i criteri esposti, a parer mio, sono condivisibili.

S•59 DIMENSIONE PULITO | 04/2023

SPECIE Rattus norvegicus

NOME VOLGARE: Ratto di fognaratto grigio - ratto norvegico ratto delle chiaviche - surmolotto

INQUADRAMENTO SISTEMATICO

Phylum: Vertebrati

Classe: Mammiferi

Ordine: Roditori

Famiglia: Muridi

DIMENSIONI

adulto:

Lunghezza (corpo + testa): 200-270 mm

Lunghezza (coda): 170-230 mm

Peso: 250-600 g

CARATTERISTICHE E DIFFUSIONE

Di forma tozza, con coda glabra, grossa e più corta del corpo compresa la testa; ha orecchie piccole che non sporgono dal profilo e muso arrotondato. Il mantello è grigio-bruno con ventre biancastro. Cosmopolita ed estremamente diffuso: sia cittadino che campagnolo. Non va in letargo. Conduce vita prevalentemente sotterranea scavando gallerie e predilige i terreni argillosi (ricchi di humus e compatti). È curioso e vagabondo ed ama esplorare integralmente la zona della sua tana; è prudente ma spericolato, infatti esce anche di giorno per la ricerca di cibo. È in grado di arrampicarsi su piante e pareti anche verticali, ma non quanto il ratto nero.

HABITAT

Vive in colonie spesso numerose e costruisce tane sotterranee preferendo ambienti umidi, tollerando anche climi freddi. Scava lunghe gallerie fornite di numerose ramificazioni con camere per la raccolta del cibo ed al-

tre per la cura della prole. Abile nuotatore. È attivo durante tutto il giorno, ma soprattutto all'alba e al crepuscolo. Si ritrova in ambienti quali: discariche, fogne, macelli, allevamenti e lungo i corsi d'acqua: vive dovunque, basta che non gli manchi l’acqua. È facile trovarlo anche nei parchi cittadini nelle vicinanze di laghetti o corsi d’acqua, sempre alla ricerca del cibo.

ABITUDINI ALIMENTARI

Assai vorace ed aggressivo, ha un regime dietetico onnivoro pur prediligendo cibi di origine animale. Può assalire persino pulcini e coniglietti. Non disprezza però piccoli insettivori, quali talpe e toporagni. Negli alle-

vamenti di suini o di altre specie di maggiori dimensioni è facile trovare sul corpo degli animali sue morsicature e rosicchiature. Può devastare anche coltivazioni erbacee, ad esempio un campo di mais.

CICLO BIOLOGICO

Durata della gestazione: 22-24 gg

N° parti/anno: 3-7

N° nati/parto: 5-12, nudi e ciechi

Peso alla nascita: 5-6 g

Maturità sessuale: a 60-90 gg dalla nascita

Vita media: 1 – 1,5 anni allo stato libero fino ad oltre 3 in stabulario

S•60 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 IGIENE & AMBIENTE SCHEDA
Tana di R. norvegicus

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Ars disinfestandi ed entomofagia

Prendiamo per buoni le seguenti stime: attualmente siamo 8 miliardi e le proiezioni suggeriscono che aumenteremo di mezzo miliardo nel 2030 fino a superare i 10 miliardi nel 2100. Arbitrariamente indico, per comodità di calcolo, un consumo medio di 1000 calorie al giorno che tradotto in cibo potremmo schematizzarlo come in tabella 1. Garantisco di aver rifatto i conteggi due volte, i risultati sono coincisi e anche le quadrature; per cui ne deriva che se tutti gli 8 miliardi di terrestri consumassero

S•62 DIMENSIONE PULITO | 04/2023 IGIENE & AMBIENTE
Uno sguardo a tutto tondo sul fabbisogno alimentare del pianeta Terra, sulle risorse alimentari più importanti e sul futuro della produzione agro-zootecnica, naturalmente a volo radente
INSETTI

https://www.lacucinaitaliana.it/news/in-primo-piano/ insetti-da-mangiare-dieci-ricette-antipasto-dolce/

Formaggio con le larve. I vermi nel formaggio sono un classico della tradizione casearia. L'esempio italiano più caratteristico è il Casu Marzu tipico della Sardegna, un pecorino letteralmente invaso dalle larve di mosca. Nel 2009 è entrato nel Guinnes dei record come formaggio più pericoloso al mondo per la salute, ma non si hanno prove di patologie legate al suo consumo. Per informazioni, chiederei ai pastori che lo producono (e lo mangiano) da generazioni. Zuppa di maggiolini. È un'antica ricetta francese che sta tornando prepotentemente di moda: i maggiolini sono fonte di ferro e magnesio, l'ideale per rinforzare una minestra o un brodo

di gallina. Del resto, già un libro del 1884 di Giovanni Battista Villa, indica questi coleotteri come uno dei cibi preferiti dai contadini della Brianza: non è il caso di fare gli schizzinosi. Risotto alle blatte. Avviso: solo per stomaci forti. Il condimento principale del riso bianco al burro sono gli scarafaggi. Ma non quelli neri, piccoli e simpatici, bensì i loro cugini, originari dell'Africa del Nord, rossastri e lunghi quasi una spanna. Un etto di questi per 350 grammi di riso: buon appetito. Spiedini con grilli. Senza farsi beccare, si può infilarli nei vassoi di portata di una grigliata di carne. Si infilzano gli insetti senza le gambe nei bastoncini di legno, alternati a peperoni e pomodori

e si fanno rosolare sulla fiamma. C'è anche una versione dolce, con pezzi di frutta tra un grillo e l'altro. Cavallette fritte saltate con verdura. In una padella grande e in olio abbondante si friggono le cavallette (se si tagliano in pezzi piccoli passano quasi inosservate) e a metà della cottura si aggiungono peperoni, zucchine melanzane e cipolle. Proteine, vitamine e fibre in un unico piatto. Locuste al marzapane. Se le locuste che si trovano nel giardino di casa possono non avere un aspetto appetitoso, scaldate, ridotte in polvere e mescolate alla massa di marzapane possono fare una figura migliore. Provare per credere.

una dieta di circa 1.000 calorie pari a circa 0,715 kg di cibo al giorno risulterebbe un consumo totale giornaliero superiore ai 5,5 milioni di tonnellate, il che equivarrebbe a un totale annuo di più di due miliardi di tonnellate di derrate alimentari. Ma la cosa che balza all’occhio è che più dell’1% sul dato globale è rappresentato dagli insetti. Aggiustando tuttavia il tiro, dato che a utilizzarli come nutrimento è solo il 25% della popolazione mondiale ne consegue che per quella popolazione la percentuale degli esapodi sulla dieta giornaliera si attesta fra il 4 e il 5%. Se tale percentuale venisse introdotta nella dieta della restante popolazione si avrebbe un consumo di insetti 5 volte superiore, a discapito di proteine più costose e inquinanti. Se non commetto errori grossolani di calcolo, il consumo annuo potrebbe arrivare a superare le 250.000 tonnellate giornaliere pari e a sfiorare i 100 milioni di t annue. Certo sono esercizi matematici che però, a parer mio, meritano qualche riflessione sia sull’attenuazione del problema della fame nel mondo sia sul fatto che tali allevamenti sono a basso

costo di produzione, a ridotto tasso di inquinamento e pur anco con un minor consumo di acqua. Certo mangiare cavallette vedendosele intere nel piatto o peggio trovarsi ad ammirare qualche larva di elateride nella frittata non è da tutti. È vero che chi li ha assaggiati afferma che il sapore è buono (e per qualche esperienza personale lo posso confermare), ma è innegabile che per i più vincerebbe una istintiva storica culturale repulsione. In fondo si mangia anche con gli occhi! Non entro nel merito nutrizionistico che gli esperti dicono di ottimo livello. Se ho ben compreso il punto di forza è l’apporto proteico e delle fibre. Dal punto di vista sanitario 2 miliardi di esseri umani testimoniano che non si dovrebbero correre dei rischi anche se le intolleranze e le allergie non si possono escludere. Ma si riscontrano anche nella nostra dieta: lattosio, glutine e fragole insegnano. Certo vi saranno chef stellati che si ingegneranno a realizzare piatti di alto livello con impiattamenti esteticamente accattivanti apprezzati da chi ama le esotiche novità. Per quanto mi riguarda sono curiosa di valutare

la farina ricavata dalla macinatura dei grilli tostati e a conclusione di questa breve nota proporrò un paio di ricette. Vero è che probabilmente sarà difficile dire “la mia nonna/mamma era insuperabile nel fare la carbonara di spaghetti di grillo o nel preparare le polpette agli elateridi” ma le generazioni si susseguono velocemente e fra qualche decennio la frase potrebbe tornare in auge. Quanto esposto in fondo è la punta dell’iceberg perché dal nostro punto di vista non sarà semplice adattare il sistema HACCP o i regolamenti d’igiene e le numerose norme volontarie… agli allevamenti di insetti e alle industrie di trasformazione e confezionamento. Provate a immaginare il tecnico di laboratorio addetto filth test: questo metatarso è da considerarsi una impurità o fa parte dell’alimento? Fra gli aspetti della nutrizionistica e della sostenibilità ambientale c’è anche un orizzonte che potrebbe aprirsi per gli entomologi che verrebbero sicuramente coinvolti, a pieno titolo, nei cicli di produzione che, molto probabilmente, dovranno vedersela con indesiderati parassiti.

S•63 DIMENSIONE PULITO | 04/2023
ALCUNE NOTIZIE DIETOLOGICHE

Copyr per un’efficace e corretta gestione degli infestanti

Copyr è un'azienda italiana che da oltre 60 anni si dedica alla fornitura di servizi e prodotti per l'igiene ambientale. La mission dell'azienda è quella di migliorare la qualità, la sicurezza e l’igiene degli ambienti e di lavorare a costruire un futuro sostenibile e libero dagli insetti dannosi, sviluppando soluzioni efficaci per la difesa dagli infestanti nel pieno rispetto dell’ambiente.

Proprio per questo Copyr si è sempre impegnata nello sviluppo di soluzioni di origine naturale investendo nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni a base di Piretro, principio attivo di origine naturale.

In ambienti sensibili come bar, ristoranti, ambienti di produzione alimentare ma anche strutture ricettive, la pulizia, l’igiene e la gestione degli infestanti dannosi sono

di primaria importanza per la salvaguardia della salute pubblica. Infatti, microrganismi dannosi, insetti infestanti, topi e ratti possono contaminare i cibi causando così la trasmissione di malattie, o, come nel caso delle cimici dei letti, pungere direttamente l’essere umano causando fastidi e dolore.

Per un’efficace e corretta gestione degli infestanti è importante avere a disposizione tutti gli strumenti utili a prevenire e combattere le infestazioni.

Per questo, oltre allo sviluppo di soluzioni innovative dal punto di vista della formulazione, Copyr offre soluzioni all’avanguardia anche per l’erogazione delle stesse. Copyr è leader nell’offerta di soluzioni di erogazione automatizzata con prodotti che ogni giorno vengono utilizzati in migliaia di bar e

ristoranti per tenere lontane mosche e zanzare.

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Nel settore dell'igiene ambientale, la conoscenza è un fattore chiave per garantire la qualità dei servizi offerti. Solo attraverso la conoscenza approfondita delle tecniche applicative, dei prodotti disponibili e delle normative di riferimento, infatti, è possibile effettuare trattamenti efficaci, anche preventivi, con il minor impatto ambientale.

Per questo motivo, Copyr mette a disposizione degli operatori del settore le competenze, l’esperienza e le conoscenze sviluppate sul campo grazie alla collaborazione di tecnici specializzati, di una rete di vendita presente su tutto il territorio, di corsi di formazione e di eventi digitali o in presenza. Un’offerta di servizi pensati da professionisti per i professionisti.

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Oltre a Campus Copyr, l’azienda ha ideato Radio Copyr, il primo programma di intrattenimento dedicato ai professionisti in cui si discute dei temi legati al mondo dell’Igiene Ambientale. Un format semplice attraverso cui è possibile rimanere aggiornati su argomenti specifici, anche in ambito horeca.

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Prodotti e Soluzioni per il Pest Management e il Professional Cleaning

Ekosupply® nasce nel 2016 dall’idea di due professionisti che decidono di unire le loro competenze per offrire al mercato uno straordinario mix di capacità imprenditoriale: Franco Bambino, esperto imprenditore e consulente nel settore dei servizi integrati e Maurizio Priola, attivo nel Pest Control dal 2008. Grazie alle capacità imprenditoriali dei due fondatori, negli anni l’azienda è diventata un punto di riferimento per il B2B, soprattutto nel centro e nel sud Italia, vantando partnership con importanti multinazionali del settore. La missione di Ekosupply® è offrire ai Clienti il supporto necessario per consulenze, sopralluoghi, assistenza post-vendita, for-

Lavasciuga NUC244 Numatic. Sopra, KPIREX a base di piretro naturale.

mazione, accompagnandoli lungo tutto il percorso professionale. L’ampio mix di offerta spazia dai prodotti di consumo ad atomizzatori per la disinfestazione, da spazzatrici stradali per la pulizia professionale a software per la gestione aziendale come Byronweb by CodeBase, un’applicazione completa per la gestione dell’azienda di disinfestazione e delle attività nei confronti della clientela. Inoltre, Ekosupply® offre consulenza nell’ambito delle certificazioni, sia per quanto concerne i rinnovi sia per l’avvio di processi del genere. Ekosupply® è una realtà in continua evoluzione, così come lo è il mercato in cui opera, e per questo investe costantemente nella ricerca di soluzioni innovative e sostenibili. L’azienda crede molto anche nella formazione dei propri clienti, nell’ottica del Lifelong Learning, la formazione costante per l’intero percorso della vita professionale.

LA PARTNERSHIP CON ENVU

In collaborazione con Envu, Ekosupply® ha recentemente dato vita a due appuntamenti che si sono svolti il 13 Aprile 2023 presso NH Hotel

di Palermo e il 14 Aprile 2023 presso NH Hotel di Catania. I due appuntamenti hanno registrato la partecipazione di tante aziende attente alle novità e alle evoluzioni del settore operanti nell’integrated pest management. In questa importante occasione è stata ufficialmente presentata Envu, azienda con un fatturato di 700 mln di euro nata dalla cessione da parte di Bayer del ramo d’azienda dedicato al Pest Professional. Grazie ai validissimi interventi di Daniel Lucien, Daniele Ferrari e Matteo Riva si è discusso di nuove strategie per la lotta ai roditori infestanti anche con un nuovo rodenticida senza anticoagulanti: Harmonix Pasta a base di Colecalcife-

rolo. Si è parlato di trattamenti con i gel adottando un calendario di intervento specifico per ogni insetto, ed inoltre si è trattato l’argomento delle Cimici dei letti, con domande e risposte per affrontare le sue infestazioni e seguente esercitazione

teorico-pratica. Per Ekosupply®, ma anche per tutte le imprese che operano nell’IPM, è di primaria importanza sviluppare partnership con multinazionali del calibro di Envu, che può vantare una finestra privilegiata affacciata su uno scenario europeo e globale.

Ekosupply® sarà presente a ISSA PULIRE Milano, dal 9 all’11 maggio, nell’area Disinfestando.

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Sopra, i Meeting Envu / Ekosupply di Palermo e Catania. eCitizen di Tifone, atomizzatore elettrico. Idropulitrice Green Jet di IPC rimuove le erbe infestanti.
Consulenza Prodotti e Formazione per il Professional Cleaning Consulenza per la Certificazione di Qualità ISO 9001:2015 No.Q-28796/0 R E C O G N I Z E D CERTIFICATION Consulenza Prodotti e Formazione per il Pest Management Consulenza per la Certificazione di Qualità BY TENNANT COMPANY

Trappole luminose Klight: quando la qualità incontra il design

Lanciata sul mercato del Pest Control per integrare e arricchire la gamma di prodotti ecologici a basso impatto ambientale, la linea di trappole luminose Klight è oggi un punto di riferimento per il mercato nazionale di categoria. Prodotta e distribuita da Ekommerce, garantisce la qualità propria del Made in Italy unendo in sé i valori della ricerca e dello sviluppo, della sostenibilità ambientale e del design. Composta da tre diverse

collezioni, ciascuna delle quali pensata per un target specifico, Klight risponde alle esigenze dettate dalle normative vigenti volte a garantire sicurezza e igiene negli ambienti del canale Ho.Re.Ca., nelle industrie alimentari, nelle aree di trasformazione, nei luoghi di lavoro e negli ambienti a rischio di esplosione.

La collezione industrial è pensata per il monitoraggio e la cattura di insetti volanti nelle aree produtti-

ve delle industrie della filiera agro-alimentare, quella commercial per i depositi, i magazzini e le aree di trasformazione, mentre le trappole della collezione Ho.Re.Ca., come indicato dal nome stesso, vengono impiegate nel canale Ho.Re.Ca. e in generale nelle aree aperte al pubblico.

Tra i vari modelli Klight, le trappole UV Pro 40 e Pro 80 sono progettate appositamente per applicazioni professionali nell’industria

agro-alimentare dove efficacia, qualità, robustezza e praticità sono elementi di fondamentale importanza per un servizio di monitoraggio all’altezza delle esigenze del settore.

FLUX, LINEA DI PANNELLI COLLANTI

Oggi l’efficacia delle trappole UV Klight è ancora maggiore grazie all’ausilio di FLUX, linea di pannelli collanti per trappole luminose caratterizzata dalla capaci-

ekommerce.it

tà di attirare e intrappolare fino al 180% in più di mosche e altri insetti alati rispetto a una piastra gialla della stessa misura.

Prodotta da Ekommerce, insieme alle piastre collanti Tak, Flux nasce a seguito di studi scientifici, condotti dall’Università del Molise,

volti a potenziare l’efficacia dei pannelli collanti.

I risultati ottenuti dallo studio scientifico dimostrano che la capacità di controllo delle trappole UV non dipende unicamente dai tubi UV utilizzati, contrariamente a come evidenziato in numerosi studi, ma anche dalle

caratteristiche della piastra collante.

L’incredibile risultato è garantito da un elevato grado di riflettanza del pannello grazie alla colla applicata a strisce verticali alternate a spazi vuoti. La peculiarità del pannello Flux è l’effetto chiaro/scuro creato da questa esclusiva tecnica di spalmatura a strisce e dalla conseguente maggiore riflettanza a zone che permette di assecondare l’attitudine naturale della mosca a poggiarsi in prossimità della linea di confine tra le zone ad alta/bassa luminosità.

L’adozione di protocolli propri dell’Integrated Pest Management (IPM) nell’industria alimentare sarà sempre più diffusa data la necessità

di ridurre in modo sensibile gli interventi chimici per il controllo delle infestazioni da insetti volanti. Tra i sistemi di monitoraggio maggiormente utilizzati nelle aree di produzione e stoccaggio di alimenti vi sono le trappole luminose a piastra collante. Tali dispositivi sfruttano il manifesto fototropismo positivo di diverse specie di artropodi. Il richiamo visivo, infatti, influenza notevolmente le loro risposte comportamentali. Numerosi sono stati i contributi offerti dalla ricerca scientifica per la comprensione del funzionamento, lo sviluppo dei dispositivi luminosi e le interessanti applicazioni realizzate in alcune filiere agro-alimentari.

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Le trappole UV Pro 40 e Pro 80 sono progettate per applicazioni professionali nell’industria agro-alimentare

Envu, nuove soluzioni professionali per il monitoraggio permanente

Envu nasce nell’ottobre 2022 dallo spin-off della divisione Environmental Science di Bayer, e nasce come leader globale e focalizzato nel segmento Professional Pest Management.

Tra marzo e aprile Envu si è presentata al mercato in una serie di incontri sul territorio con le imprese di disinfestazione, dal Piemonte alla Sicilia. Centinaia di partecipanti hanno incontrato il team di Envu in Italia e hanno conosciuto le nuove soluzioni professionali Envu per il controllo di insetti e roditori,

dove la sostenibilità e il focus sui criteri ESG hanno aumentato la loro importanza. Infatti la nascita di Envu avviene in un momento di forte cambiamento della disinfestazione professionale, dove aumenta la richiesta da parte dei clienti di soluzioni a basso impatto ambientale. In particolare nella lotta a topi e ratti si è passati dal permanent baiting (utilizzo di esche rodenticide in modo permanente) al monitoraggio permanente: nel corso degli incontri sul territorio Envu ha presentato il sistema di monitoraggio e controllo digitale dei roditori Digital Pest Management, disponibile in Italia da questa

stagione. Il sistema Digital Pest Management permette un monitoraggio a distanza dei roditori 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, grazie alla piattaforma basata su cloud accessibile da computer, tablet o smartphone; sulla piattaforma è possibile leggere lo status in tempo reale delle trappole a cattura (che distinguono lo scatto a vuoto dalla cattura) installate sul sito in modo semplice e intuitivo e scaricare report con trend delle catture nel tempo e nello spazio (heatmap). Il sistema Digital Pest Management permette di configurare l’accesso ai report sulla piattaforma per diversi profili: è quindi possibile fornire l’accesso alla planimetria a diversi tecnici dell’impresa e anche al cliente finale. Le trappole a cattura del sistema Digital Pest Management sono certificate IP 67 (impermeabilità) e alimentate a batteria con durata fino a 3 anni; sono collegate alla centralina del sistema tramite la rete LoRaWan, un protocollo di trasmissione dati sicuro che copre lunghe distanze (fino a 5-10 km) con bassi consumi di energia. È possibile collegare fino a 500 dispositivi con ogni centralina, e questa con la piattaforma. L’installazione delle trappole è semplice e veloce, grazie

a un QR code sul fondo che può essere scansionato con la app mobile Envu Digital Pest Management

Nel quadro di una ricerca di soluzioni più sostenibili, Envu ha presentato anche Harmonix Monitoring, esca virtuale atossica per il monitoraggio dei roditori che può essere impiegata in un protocollo in sinergia con Harmonix Pasta, riducendo la neofobia e migliorando il tempo di accettazione dell’esca rodenticida. Anche Racumin Expert, nuovo rodenticida a base di cumatetralil, è stato presentato durante gli incontri: un prodotto Biocida non classificato che utilizza un principio attivo non persistente e quindi con un profilo ambientale favorevole. Anche la confezione di Harmonix Pasta, Harmonix Monitoring e Racumin Expert utilizza un ridotto contenuto di plastica, con vantaggi in termini di smaltimento dei rifiuti.

it.envu.com informazione pubblicitaria

Difendere le derrate alimentari

Il Lasioderma serricorne è un coleottero tipico dell’industria del tabacco, tanto da essere comunemente chiamato Anobio del tabacco, ma non colonizza solo questo ambiente, anzi capita di trovarlo anche in magazzini di prodotti confezionati, come pasta, biscotti o altri prodotti da forno, dove può provocare ingenti danni, poiché ha la capacità di forare gli imballaggi. Il rischio è quello di dover buttare enormi quantità di prodotto finito, oltre a un eventuale danno di immagine nel caso di reclami da parte dei clienti finali.

Se il sistema di monitoraggio, realizzato con dispositivi a colla con feromone specifico e/o trappole elettroluminose, dà evidenza della sua presenza è bene correre immediatamente ai ripari. Gli step di intervento partono sempre da un’accurata ispezione, si procede poi con la rimozione di tutti i prodotti contaminati e una prima fase

di pulizie, a seguire un trattamento di saturazione volumetrica e si completa con le pulizie finali e il ripristino degli ambienti. Non c’è una fase più importante dell’altra: sono tutte indispensabili ed egualmente rilevanti, pena non raggiungere l’eradicazione dell’infestazione.   Il prodotto più indicato per la fase di disinfestazione è a base di Piretro, perché è fortemente abbattente e ha effetto snidante, ma si degrada velocemente alla luce solare. Inoltre, essendo formato da 6 molecole (Pi retrina I e II, Cinerina I e II e Jasmolina I e II) presenti in proporzioni differenti in fun zione di vari fattori di cresci ta e sviluppo della pianta di Chrysanthemum cinerariae folium, offre quella “miscela chimica” che gli permette ridurre insorgenza di resistenze. Come tecnica applicativa, la saturazione volumetrica, se ben condotta, consente di raggiungere tut-

te le superfici in egual modo, anche quelle che un operatore ha difficoltà a irrorare con uno strumento manuale, andando a colpire anche gli insetti che in quel momento sono in volo attivo.  Ricordiamo che le buone prassi di intervento prevedono di verificare sull’etichetta la diluizione d’uso e rapportarla alla cubatura da

Green Pyr

trattare, in modo da preparare la giusta quantità di soluzione insetticida da applicare nell’ambiente; apporre la cartellonistica di avviso e, terminata l’irrorazione, attendere un tempo congruo prima di iniziare le pulizie finali per eliminare gli insetti morti ed eventuali residui di prodotto dalle superfici di utilizzo.

Insetticida in microemulsione acquosa a base di Estratto di Piretro. Tra i suoi target riporta in etichetta: Ephestia, Plodia e Lasioderma, Oryzaephilus e Tribolium castaneum oltre a scarafaggi, mosche e zanzare. I test di laboratorio dimostrano che applicato al 2% contro i lepidotteri (tignola della farina) fa registrare il 100% della mortalità dopo 20 minuti, mentre utilizzato per i coleotteri dell’industria alimentare ottiene il 100% di mortalità in 3 ore.

Green Pyr è utilizzabile anche per trattamenti in viali e parchi cittadini, negli ambienti pubblici o dove si vive in comunità, su mezzi di trasporto, aree industriali, depositi rifiuti, ma anche su superfici esterne di fabbricati rurali.

Lasioderma serricorne - Anobio del tabacco

Larve: scarabeiforme, arcuata, colore biancastro con capo giallastro, presenta fine e diffusa peluria.

Pupe: si proteggono in un bozzolo realizzato dalla larva con detriti alimentari, rosura ed escrementi.

Adulti: 2-4 mm, colore bruno rossiccio, forma del corpo ellissoidale con fini sete chiare, senza striature sulle elitre, capo ricoperto dal pronoto. Buoni volatori.

Ciclo completo: 1-4 mesi a seconda della temperatura. Optimum: 30-35°C con 70% di umidità. Sopravvive in magazzini e depositi dove la temperatura non scende sotto i 17°C.

Derrate attaccate: famoso per infestare i depositi di tabacco, si rinviene anche in locali dove sono presenti prodotti in polvere (latte, farina, cacao…), spezie, erbe officinali, caffè, leguminose, frutta essiccata; occasionalmente attacca prodotti di origine animale (lana, crine, animali imbalsamati).

Danni: scava gallerie nel substrato alimentare per nutrirsi, impuparsi, sfarfallare; può perforare anche materiali di confezionamento e imballaggi.

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Lotta alle blatte per ambienti sicuri

sere dotata di un piano di monitoraggio, che negli ambienti interni viene condotto attraverso la posa di trappole adescate con attrattivi alimentari che verranno rinnovate periodicamente. Per quanto riguarda la lotta, oggi si tende a privilegiare:

• insetticidi in gel da collocare nei pressi dell’infestazione o nelle zone di transito degli insetti;

I Blattoidei figurano tra gli infestanti maggiormente monitorati dal disinfestatore. Questi insetti rappresentano infatti un vero e proprio problema sanitario, perché, venendo in contatto con gli alimenti, possono trasferire su di essi microrganismi raccolti dalle superfici e diventare quindi potenziali vettori di malattie come salmonellosi ed epatite. Per scongiurare problemi di sanità pubblica, delle buone procedure di deblattizzazione, effettuate con prodotti specifici e di qualità, sono fondamentali sia a livello domestico-civile che industriale. Le specie riscontrabili con maggiore frequenza in contesti urbani e domestici sono la Blatta orientalis, comune infestante della rete fognaria e la Blatella germanica, probabilmente lo scarafaggio più frequente nell’industria alimentare. Altre specie di interesse, data

la loro attuale espansione, sono Supella longipalpa, Polyphaga aegyptiaca e Periplaneta americana.

PREVENZIONE

In ambiente interno, può venire spontanea la chiusura di fessure alle pareti e l’eliminazione di potenziali nascondigli. Si ricorda tuttavia la necessità di aumentare il livello di igiene attraverso un’assidua pulizia e una attentissima gestione dei rifiuti, il tutto accompagnato dalla drastica riduzione dell’umidità ambientale. Per quanto riguarda l’ambiente esterno, si consiglia l’eliminazione di raccolte d’acqua, gocciolamenti e ogni potenziale via d’ingresso, anche minima, verso gli ambienti interni.

MONITORAGGIO E LOTTA MODERNA

Ogni struttura a rischio di infestazione dovrebbe es-

• formulazioni microincapsulate per ripristinare rapidamente i livelli di guardia e trattare efficacemente superfici porose;

• il piretro naturale in virtù delle sue proprietà snidanti e abbattenti, confacenti alle industrie alimentari. Per una lotta efficace a questi insetti striscianti, Newpharm® propone in particolare quattro prodotti: Addict gel Scarafaggi, un insetticida pronto all’uso in gel a base di Dinotefuran adatto negli interni. Questo gel fornisce un rapido effetto abbattente garantendo il 100% di mortalità entro un’ora. Labiogard® è d’altra parte un insetticida spray di nuova concezione risultante dall’associazione di principi insetticidi dal potere abbattente e residuale. Ef-

ficace in brevissimo tempo, consente interventi mirati in fessure o angoli infausti e garantisce efficacia totale pure nel controllo di insetti adulti. Labiogard® è impiegabile ovunque: ospedali, caserme, cinema, mezzi di trasporto, abitazioni, servizi. Newcidal Micro® viceversa, rappresenta la soluzione elettiva per intervenire sulla cinta muraria dei fabbricati poiché le microcapsule di cellulosa garantiscono un lento e progressivo rilascio della sostanza attiva direttamente dai pori delle superfici. Agisce già dopo pochi minuti dall’applicazione e la sua particolare formulazione garantisce una lunga efficacia, che può protrarsi fino a sei mesi.

Nuvex® Smoke infine è un moderno insetticida fumogeno adatto ad ambienti chiusi sia industriali che domestici nei quali esercita un’efficace azione abbattente e snidante nei confronti di numerosi insetti. Non lascia residui negli ambienti trattati ed è l’unico prodotto fumogeno a base di piretro presente sul mercato.

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TECHNOLOGY S.P.R I . N.G .

Tecnologia e sostenibilità per proteggersi dai roditori

stazione è a dir poco fondamentale. Gli infestanti devono essere catturati e rimossi il più rapidamente possibile per evitare di compromettere le aree più sensibili, utilizzando preferibilmente soluzioni non tossiche per ovviare a possibili contaminazioni.

La presenza di topi o ratti non è purtroppo una condizione insolita, sia negli edifici residenziali che nelle attività commerciali, così come nelle aree destinate alla preparazione o al consumo degli alimenti.

Un’infestazione è molto pericolosa per la salute delle persone, ma non solo: ritardi nella produzione e vendita di materiali possono causare gravi danni alle aziende. L’im-

patto sul fatturato a causa della contaminazione delle materie prime e la perdita di produttività a causa dei tempi di fermo delle macchine, possono potenzialmente portare alla chiusura di contratti o all’applicazione di sanzioni finanziarie. Inoltre, la cattiva reputazione è una delle maggiori preoccupazioni legate alla presenza di infestanti. Per tutti questi motivi la corretta gestione di un’infe-

Per tutte le aziende che vogliono garantire la massima sicurezza e godere del vantaggio di un monitoraggio continuo, ma anche per tutte quelle che devono garantire la conformità alle normative e agli standard di audit, Rentokil, azienda specializzata nel monitoraggio e controllo degli infestanti del gruppo Rentokil Initial, ha introdotto il sistema innovativo PestConnect, che comprende diverse tipologie di postazioni progettate per catturare i roditori. Un servizio chiave per chi deve adottare un approccio a tolleranza zero per la gestione degli infestanti e per chi vuole restare costantemente aggiornato, così da non dover pensare più a nulla.

Tutte le soluzioni di cattura che fanno parte della gamma PestConnect hanno una tecnologia a sensore che monitora costantemente le attività 24/7, 365 giorni l’anno. Il sistema fornisce notifiche anticipate agli esperti

Rentokil, che intervengono quindi contestualmente al manifestarsi di un passaggio e/o di una cattura, oltre che in caso di possibili problematiche che potrebbero causare la perdita di dati. Grazie alla connessione alla piattaforma myRentokil, il sistema di reportistica online, il Cliente riceve informazioni dettagliate e analisi sull’andamento delle infestazioni, con esaustivi report periodici e con la massima trasparenza end-to-end.

PestConnect è un sistema che permette anche di mitigare l’impatto sull’ambiente. Tutte le postazioni infatti possono essere riutilizzate dopo la cattura dell’infestante, evitando l’installazione di una trappola nuova dopo ogni cattura, inoltre gli interventi dei tecnici sono più mirati, perché si spostano solo nel momento in cui ricevono una segnalazione, dedicando meno tempo al controllo delle trappole e più tempo alla gestione proattiva degli infestanti.

Infine, PestConnect e myRentokil hanno ottenuto a livello globale la certificazione ISO27001, uno standard che attesta la corretta gestione e sicurezza delle informazioni.

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MONITORAGGIO AVVISO REPORT INTERVENTO PREVENZIONE ANALISI DEI DATI www.rentokil.com/it 800 916 272 Rentokil 2023 INTERCETTIAMO LE MINACCE NASCOSTE PestConnect è la soluzione Rentokil per proteggerti dai roditori, mitigando l’impatto sull’ambiente. Grazie ai sistemi di monitoraggio e cattura da remoto, avrai una difesa continua 24/7. Dormi sonni tranquilli sapendo che i tuoi spazi sono al sicuro!

Cartelli ed etichette per la disinfestazione

Tipoesse è un’ azienda artigiana specializzata nella produzione di cartelli ed etichette personalizzati per monitoraggio roditori e insetti. La vendita diretta per corrispondenza senza intermediari e su tutto il territorio nazionale permette di offrire prodotti di qualità a prezzi competitivi. Per l’attività di disinfestazione e derattizzazione Tipoesse offre tutto ciò che occorre per un pratico, semplice ma efficace monitoraggio delle postazioni.

CARTELLI DA PARETE PER POSTAZIONI DI CONTROLLO

La scelta di un buon prodotto di segnalazione delle postazioni è fondamentale per l’attività di disinfezione, disinfestazione e derattizzazione. Per la realizzazione dei cartelli di postazione, è stato scelto un materiale plastico di qualità con elevata resistenza in esterno se esposto a pioggia, raggi solari e sbalzi termici, assicurandone l’integrità per una durata medio-lunga. Tutti i modelli sono personalizzabili con intestazione aziendale, logo, testi e colori. Da applicare al muro con qualsiasi tipologia di silicone. Sono scrivibili con pennarello indelebile.

ETICHETTE ADESIVE PER TRAPPOLE

La gamma di etichette adesive per le postazioni di controllo e monitoraggio offre un’ampia scelta di modelli da personalizzare con testi, colori, layout, dimensioni e logo aziendale. Il collante tenace HT, garantisce un’aderenza immediata dell’etichetta che velocizza e facilita il lavoro di controllo dell’operatore. Il supporto pretagliato ne agevola l’applicazione, permettendo di lavorare anche indossando guanti da lavoro. La superficie è scrivibile con pennarello indelebile.

MONITORAGGIO DIGITALE, ETICHETTE QRCODE

Gestire in modo veloce e innovativo il controllo delle postazioni! Il QrCode può comunicare con un gestionale e attesta l’avvenuto controllo della postazione oppure semplicemente per numerare le postazioni. Le etichette QrCode vengono fornite in rotolo e sono resistenti all’esterno.

COLECALCIFEROLO, SUL CARTELLO DI POSTAZIONE

In base alle innovazioni del settore Pest Control, Tipoesse ha ideato nuovi cartelli ed etichette ad hoc per il monitoraggio roditori. Qual è la novità? In alternativa ai classici principi attivi con anticoagulante (bromadiolone, difenacoum etc.) si avrà la possibilità di contrassegnare la voce "Colecalciferolo", che al contrario è un'esca rodenticida non anticoagulante. Il cartello può essere personalizzato: completo di spazio QrCode oppure con o senza calendario.

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Dall’expertise di Vebi Tech nasce Biocontact CS

La Divisione Vebi Tech si rivolge alle aziende e ai professionisti della disinfestazione, offrendo un’ampia gamma di prodotti e soluzioni per la lotta a roditori e insetti nocivi con molteplici tipi di formulazioni e principi attivi. L’assortimento si completa di disabituanti, diserbanti, disinfettanti, lampade a luce U.V., attrezzature specifiche per la disinfestazione e per la sanificazione e soluzioni per la cura e protezione del verde. I punti cardine della divisione Vebi Tech sono innovazione, competenza e partnership, i quali contraddistinguono l’attività di Ricerca e Sviluppo di Vebi Tech. La Divisione vanta una profonda conoscenza del settore, frutto del lavoro di esperti professionisti,

sperimentazione sul campo e in laboratorio, sinergie di idee in collaborazione con professionisti, enti accreditati, clienti, fornitori e Istituti Universitari.

Vebi Tech offre attività di consulenza, formazione e supporto agli operatori del settore e alle aziende, attraverso corsi studiati ad hoc per soddisfare le esi genze specifiche di ogni cliente. Infatti, l’obiettivo è affiancare il professionista nell’individuazione del pro blema, analizzandone ogni aspetto per un intervento mirato, radicale ed efficace. Ricerca, investimenti in in novazione e miglioramento continuo in ottica di soste nibilità: questi sono i prin cipi che hanno guidato la nascita di Biocontact CS, insetticida concentrato

microincapsulato a base di Piretro. Quest’ultimo, principio attivo di origine vegetale, è ricavato dai fiori di una pianta, il Tanacetum cinerariifolium, conferisce al prodotto un’azione per contatto e per ingestione. Biocontact CS è efficace contro zanzare, infestanti delle derrate, formiche, blatte, pulci e zecche e in generale verso un ampio spettro di insetti volanti e striscianti che comunemente infestano gli ambienti civili, domestici, industriali, zootecnici e le aree verdi.

La tecnologia della microincapsulazione prevede

una separazione fisica del principio attivo dal solvente (che in questo caso è l’acqua), garantendo la stabilità del prodotto sia in forma concentrata sia diluita. Il principio attivo è in parte libero, garantendo l’azione abbattente e snidante a effetto immediato, e in parte racchiuso nelle microcapsule. La membrana delle microcapsule, un sottile film polimerico privo di derivati petroliferi e microplastiche, ha molteplici compiti: protettivo contro la degradazione del principio attivo; regolatore del rilascio dell’attivo, residuale, garantendo l’efficacia nel tempo. Infatti, grazie alla microincapsulazione, il prodotto elimina gli insetti presenti al momento del trattamento e previene l’insorgere di successive infestazioni fino a 1 settimana.

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azione mirata sulle larve di zanzara
C100456 FSC® www.fsc.org

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