05 23 CNETO Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera
Organizzazione, tecnologia, architettura
SPECIALE
SMART HOSPITAL
ISSN: 17206642
Il Shaare Zedek Helmsley Cancer Centre: un nuovo approccio alle cure oncologiche / Un esempio di sostenibilità ambientale: il Wu Mengchae a Shanghai / I vantaggi del wayfinding digitale / XXII Congresso FARE / L’uso dei robot nelle UFA / Lo sviluppo della radioterapia oncologica / La qualità dell’aria contro i rischi biologici / L’innovazione negli impianti ospedalieri
Il Shaare Zedek Helmsley Cancer Centre, Gerusalemme, Israele
PREZZI INFORMATIVI DELL’EDILIZIA
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EDITORIALE
70 anni di impegno e crescita nord-Europa con il consueto viaggio di
guardo si realizzò negli anni che seguiro-
studio e di aggiornamento che ha offerto
no la fine della Seconda guerra mondiale
interessanti spunti di riflessione progettua-
quando le iniziative che l’Associazione si
le; abbiamo stretto fondamentali sinergie
propose di esprimere trovarono largo con-
con istituzioni, università, associazioni
senso tra i responsabili della ricostruzione.
italiane ed estere che condividono i nostri
Nel tempo, gli obiettivi più intimi dell’attività
stessi obiettivi; abbiamo pubblicato un
del C.N.E.T.O. sono rimasti quelli originari:
“Quaderno” sulle Case e sugli Ospedali
allora come adesso l’Associazione promuo-
di Comunità per sintetizzare la nostra vi-
ve e incoraggia la cultura nel settore, non
sion su quelle strutture della “rete” verso
nella difesa dei propri interessi personali
le quali si sono concentrati gran parte de-
ma quale scopo sociale e atto di profonda
Il Shaare Zedek Helmsley Cancer Centre,
gli investimenti nel nostro Paese; abbia-
condivisione di saperi accademici, tecnici,
Gerusalemme, Israele
mo rinnovato l’impegno a promuovere la
professionali impegnati nel miglioramento
cultura nel settore con l’assegnazione del
delle nostre strutture per la salute.
Chiudiamo quest’anno di vita associati-
Premio CNETO 2023 al miglior progetto e
Ultimo importante tassello è stata la na-
va con la consapevolezza di aver portato
alla migliore tesi.
scita nel 2015 del Gruppo Giovani, costi-
avanti molte iniziative. Abbiamo partecipa-
L’anno prossimo festeggeremo i 70
tuito da tutti i soci under 35 e che vede il
to a importanti congressi e meeting in cui
anni della nostra Associazione. Parecchio
coinvolgimento di ricercatori universitari
abbiamo avuto occasioni di confronto con
tempo è passato da quel lontano 1954 in
e giovani professionisti provenienti da
altre professionalità del settore; abbiamo
cui, per iniziativa di un “gruppo di cultura”
differenti ambiti disciplinari. La collabo-
organizzato due importanti convegni na-
costituitosi già nel 1935, è stato fondato il
razione tra competenze junior e senior è
zionali che hanno incentrato il dibattito
Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica
diventata per tutti noi motivo di orgoglio
sulle strutture territoriali promosse dagli
Ospedaliera. Scopo del gruppo, sin dall’i-
e di stimolo oltre che un atto necessario
investimenti del PNNR e sui nuovi indirizzi
nizio, fu quello di fondare una Associazio-
perché le decisioni che oggi prenderemo
progettuali delle aree intensive profonda-
ne con pieno riconoscimento giuridico e
sulla Sanità di domani riguardano gli inte-
mente sconvolte dall’emergenza pande-
che potesse avere influenza negli indirizzi
ressi di generazioni presenti e future.
mica; abbiamo portato i nostri soci nel
strategici del mondo della Sanità. Tale tra-
Margherita Carabillò
Organo ufficiale del C.N.E.T.O.: Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera Direttore Responsabile Giorgio Albonetti Direttore Scientifico Margherita Carabillò Coordinamento Editoriale Chiara Scelsi - c.scelsi@lswr.it Redazione Fabio Chiavieri redazione@progettareperlasanita.it Comitato scientifico S. Brusaferro, S. Capolongo, M. Carabillò, Marco Gola, J. Guercini, K. Kob, Maurizio Mauri, F. S. Mennini, C. Nicora, D. Pedrini, G.Polifrone Comitato di redazione Architettura: Design LAB, DABC Politecnico di Milano Impiantistica: Francesco Ruggiero Information Technoloy: Fabrizio Massimo Ferrara Innovazione digitale: Paolo Bertini
novembre 2023
Organizzazione e management: Federico Lega Servizi e facility management: Arturo Zenorini Tecnologie per l’Architettura: Rosa Romano, Maria Chiara Torricelli
Hanno collaborato a questo numero: S. Azzini, S. Capolongo, G. Laudani, F. Lega, S. Mangili, M. Pedrini, R. Romano, F. Ruggiero, A. Surace, A. Zenorini Stampa & Produzione Antonio Iovene - 3491811231 a.iovene@lswr.it Pubblicità Costantino Cialfi c.cialfi@lswr.it Tel. 346 6705086 Archivio immagini Shutterstock
Traffico Ornella Foletti ornella.foletti@quine.it Tel. 3427968897 Abbonamenti www.quine.it abbonamenti.quine@lswr.it - Tel. 02 864105 Costo copia singola: euro 2,50 abbonamento annuale Italia euro 40,00 abbonamento annuale Europa euro 60,00 Stampa TIPOLITOGRAFIAPAGANI s.r.l. via Adua, 6 25050 - Passirano - (Brescia) - Italy) ©2023 Quine Business Publisher Progettare per la sanità www.progettareperlasanita.it Reg. Trib. Milano n. 767 del 09/11/1998 Iscrizione al ROC n. 12191 del 29.10.2005
Tutti gli articoli pubblicati su Progettare per la sanità sono redatti sotto la responsabilità degli Autori. La pubblicazione o la ristampa degli articoli deve essere autorizzata per iscritto dall’editore. Ai sensi dell’art. 13 del Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali 679/2016 di seguito GDPR, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dagli art. 5-6-7 del GDPR. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Quine Srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Quine Srl, Via Spadolini 7, 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazionedi cui agli art. 15-21 del GDPR.
Testata Associata
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Sommario 10
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IL SHAARE ZEDEK HELMSLEY CANCER CENTRE: UNA FARFALLA CHE SPICCA IL VOLO Il nuovo Cancer Center, distribuito su oltre 12.000 metri quadrati, consente di fornire un approccio completamente completo alle cure oncologiche con l’inclusione di un istituto di radioterapia. La struttura di sei piani è caratterizzata da ampi spazi aperti con luce naturale che raggiunge i piani interrati. La struttura è stata progettata per posizionare l’esperienza del paziente al centro di Silvia Mangili, Stefano Capolongo
SISTEMI DI INVOLUCRO MEDIATICO PER L’EDILIZIA OSPEDALIERA
Il centro diagnostico e terapeutico Wu Mengchae a Shanghai è un esempio di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica attraverso la rigenerazione delle preesistenze. La facciata integra pannelli prefabbricati e vetri serigrafati, creando inoltre un’iconica estetica notturna di Rosa Romano
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IL WAYFINDING DIGITALE Il wayfinding digitale è una tecnologia che offre numerosi vantaggi all’interno di strutture ospedaliere, migliorando l’esperienza dei pazienti e dei visitatori, ottimizzando i flussi e agevolando il lavoro del personale ospedaliero di Arianna Surace
QUANDO 1+1=3: I VANTAGGI DELLA SINERGIA DELLE RETI TRA OSPEDALI Visti i benefici derivanti dalle reti ospedaliere, la politica sanitaria del SSN e di ogni SSR non può prescindere da questo sistema in grado di garantire efficienza e qualità di Federico Lega
novembre 2023
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IL NUOVO CODICE DEGLI ACQUISTI IN SANITÀ AL CENTRO DEL XXII CONGRESSO FARE
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I FATTORI BASE PER IL FUTURO DELLA RADIOTERAPIA ONCOLOGICA
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ARCHITETTURA SANITARIA IN DANIMARCA E SVEZIA
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GLI IMPIANTI DI VENTILAZIONE CONTRO IL RISCHIO BIOLOGICO NELLE STRUTTURE SANITARIE
IA Roma, il 26 e 27 ottobre è andata in scena una due giorni ricca di ospiti illustri e di temi cruciali per il public procurement in sanità. In occasione dell’evento, Adriano Leli è stato eletto nuovo Presidente della Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità di Maurizio Pedrini
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AUTOMAZIONE CON BRACCIO ROBOTICO NELLE UFA In difesa della salute dei pazienti e operatori, si sta diffondendo l’uso dei robot nelle Unità Farmaci Antiblastici ospedaliere. Vediamo una recente applicazione al Policlinico Gemelli avviata dal dottor Marcello Pani di Arturo Zenorini
Apparecchiature sempre più precise ed efficaci, maggiori conoscenze di radiobiologia dei tumori, investimenti più uniformi sul ricambio delle macchine previsti dal PNRR. Questa, in sintesi, la strada indicata dal Professor Lorenzo Livi dell’AOU Careggi di Firenze di Arturo Zenorini
Il Cneto ha recentemente completato un viaggio di esplorazione negli ospedali svedesi e danesi, riprendendo le attività con visite programmate a Copenaghen, Malmo e Goteborg tra il 27 settembre e il 1° ottobre. Entrambi i paesi adottano il modello Beveridge nel contesto sanitario, ma con alcune differenze significative di Giuseppe Laudani
L’importanza degli impianti di ventilazione e condizionamento d’aria all’interno degli ospedali in epoca post-Covid di Susanna. Azzini e Francesco Ruggiero
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RUBRICHE
NEWS SPECIALE SMART HOSPITAL NORMATIVA COMMENTATA
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Nel corso degli anni, la Sanità ha subito notevoli trasformazioni con particolare riferimento alla personalizzazione delle cure e all’efficienza operativa. Il settore ha affrontato molte sfide spingendo verso l’innovazione. Rosiglioni Impianti si è adattata investendo in tecnologie all’avanguardia e promuovendo la sostenibilità di Fabio Chiavieri
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Le aziende presenti in questo numero ABB www.new.abb.com Bft www.bft-automation.com Dassault Systèmes www.3ds.com Draeger Italia www.draeger.com
INNOVAZIONE NEL SETTORE SANITARIO E OSPEDALIERO
pag. 47 pag. 62 pag. 44 pag. 48
GE HealthCare www.gehealthcare.it Rosiglioni www.rosiglioni.it Siemens www.siemens.com Sony www.pro.sony/healthcare. Valsir www.valsir.it
pag. 45 I cop. – 64 pag. 46 pag. 49 IV cop. – 25
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NEWS
WELFAIR 2023, GLI ATTORI DELLA SANITÀ RIUNITI PER LA SALUTE DEL FUTURO
“Nell’epoca in cui viviamo la madre di tutte le riforme deve essere quella dell’interoperabilità dei dati sanitari, considerando la composizione in 70% di sanità pubblica e 30% privata. Ebbene, questi due mondi non si parlano, in quanto ai dati clinici”. Così ha dichiarato Gianluca Polifrone, esperto di sanità digitale a Welfair 2023 , la “fiera del fare sanità”, il nuovo format che Fiera Roma ha organizzato – con il supporto di Regione Lazio e Camera di Commercio di Roma - per riunire tutti gli attori del mondo della salute: dalla grande governance pubblica alle associazioni delle professioni sanitarie passando per Agenzie pubbliche, aziende sanitarie, scienziati, IRCCS e ospedalità convenzionata e privata.
“La medicina territoriale – ha sottolineato Polifrone - di fatto è stata “sostituita” dai pronto soccorso, corrispondenti ad una visione ospedalocentrica della sanità e che in taluni casi ha fallito. Oggi più che mai abbiamo bisogno di un territorio, quindi di un medico di medicina generale che, affiancato da competenze professionali infermieristiche, amministrative e da un parco tecnologico oggi disponibile, persegua la salute del paziente. Per procedere all’innovazione della sanità il primo necessario passo non può che essere la reingegnerizzazione dei processi interni”. La sanità digitale per il cittadino è stato uno dei temi protagonisti dell’ultima giornata della manifestazione. “Per quello che attiene alla protezione dei dati personali in sanità, il Fascicolo sanitario elettronico è a buon punto, il Garante della privacy ha già dato il proprio parere e tracciato le linee guida – ha ricordato Carlo Villanacci, Data Protection Officer anch’egli intervenuto alla tavola rotonda sulla sanità digitale con Polifrone, Asquini, Aceti e la conduzione di Francesco Maggi di ADNKronos –. Ora dobbiamo attendere la presa in carico da parte di alcuni Ministeri – Salute, Innovazione tecnologica, Economia e Finanze –, tenendo conto che ci sono Regioni molto più avanti rispetto ad altre e, presumibilmente, in 24 mesi, avremo un Fascicolo sanitario Elettronico che il cittadino potrà finalmente consultare”. PNRR, telemedicina, industria 4.0, longevità e invecchiamento in salute, autonomia differenziata, investimento in sicurezza e risk management, digitalizzazione e cyber risk, uso dell’intelligenza artificiale e futuro dell’assistenza domiciliare e territoriale: questi i principali temi sui quali nel corso della tre giorni si sono confrontati medici, ricercatori, società medico scientifiche, istituzioni sanitarie e manager di settore, che hanno dialogato con Start-up, eccellenze aziendali dell’high tech e dell’IT, esponenti dell’innovazione in campo medico e tecnologico, del territorio laziale e non solo. Un network di eccellenza riunito con l’obiettivo comune di proporre e trovare soluzioni sui singoli processi sanitari e sui grandi assi di sviluppo del Servizio sanitario nazionale, contribuendo concretamente a tracciare il futuro della sanità.
RIVOLUZIONE DIGITALE NELLA SANITÀ PUGLIESE Presente e futuro della Sanità. Questo è il tema del Congresso Regionale ANDMO Puglia “La Sanità digitale possibile – Conoscere il presente per costruire il futuro”, una due giorni di approfondimento e discussioni per il Mondo dei Medici delle Direzioni Ospedaliere Pugliesi riuniti al Nicolaus Hotel di Bari.
Ricco il programma delle due giornate del 5 e 6 ottobre, che ha visto nelle diverse sessioni discutere sulle opportunità offerte dalla Sanità Smart e i vantaggi per Operatori Sanitari e Pazienti nell’integrazione ospedale-territorio con l’ausilio delle nuove tecnologie.
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Un evento inaugurato da una tavola rotonda che ha visto la partecipazione dei Direttori Generali delle ASL pugliesi e che ha coinvolto universitari e professionisti del territorio, avvalendosi tra gli altri del prezioso contributo fornito dal Prof. Capolongo del Politecnico di Milano, dall’Architetto Carabillò, esperta in strutture sanitarie e socio-assistenzialirco Foracchia e Gianluca Prati, delle Aziende Sanitarie Di Reggio Emilia e Romagna. «Si sente spesso parlare di Sanità Digitale – ha dichiarato il dottor Rocco Guerra, Presidente ANMDO Puglia Dirigente Medico ASL BA e Responsabile Scientifico dell’evento - ma spesso è solo un modo per etichettare un nuovo modello che non deve prescindere da un cambio di paradigma, di passo, nei professionisti e nella gestione del paziente, perché una Sanità digitale possibile è anche una Sanità vicina al paziente». «Alle direzioni mediche, che devono essere i principali attori di questo cambiamento – ha proseguito Guerra – va l’arduo compito di organizzare e ottimizzare i percorsi del paziente, che deve essere accompagnato dal primo accesso in ospedale fino all’atto delle dimissioni e, ancora, durante tutto il follow-up». «La tecnologia – ha concluso il dottor Guerra – deve quindi servirci per migliorare l’intesa tra ospedale e territorio, migliorare il percorso del paziente, e qualificare il rapporto tra medico e paziente conoscendo ed esaltando quelli che sono i vantaggi. Al tempo stesso, tuttavia, siamo consapevoli dei rischi, motivo per il quale è necessario valutarli bene».
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Della stessa opinione è la dottoressa Anna Mundo, responsabile scientifico ANMDO Puglia e Dirigente Responsabile P.O. “Don Tonino Bello” di Molfetta. «Questo evento – ha commentato – assume un’importanza rilevante, fondamentale e prioritaria in questo periodo storico che stiamo vivendo. Sebbene si parli spesso di Sanità digitale, in pochi sono formati per utilizzare questa modalità di lavoro. Proprio per questo l’evento sta riscuotendo un successo importante da parte di moltissimi operatori della Sanità che si occupano quotidianamente di attività sanitarie e di questo siamo molto soddisfatti perché non immaginavamo una tale risposta così interessata e discussa». Sull’importanza della digitalizzazione della Sanità pugliese si è espresso anche il dottor Vito Gregorio Colacicco, Direttore Generale dell’ASL Taranto: «La Puglia rientra tra le prime regioni ad aver avviato una sperimentazione. Si tratta di un processo necessario, indispensabile soprattutto per quanto riguarda quella che è la storia di ogni cittadino, che potrà essere curato ovunque si trovi grazie alla sua storia». «Anche per i 723 posti letto del “San Cataldo” di Taranto, di cui siamo alla fase finale, tutto è previsto digitalizzato: a cominciare dal carrello dei farmaci, alla presa in carico del paziente, fino alle dimissioni, passando per il setting assistenziale». Riguardo alle nuove strutture sanitarie, Margherita Carabillò, architetto esperta in progettazione sanitaria e socioassistenziale, ha sottolineato come la digitalizzazione stia modificando anche gli spazi da progettare. «Cambiando i processi, cam-
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NEWS
█ Rocco Guerra, Presidente ANMDO Puglia Dirigente Medico ASL BA e Responsabile Scientifico dell’evento
█ Rocco Palese, Assessore alla Sanità della Regione Puglia
biano anche gli spazi fisici. Se in Nord Europa e negli USA stiamo assistendo ad un importante “salto tecnologico” nella gestione del malato e del suo percorso clinico, in Italia i budget spesso limitati se non insufficienti limitano fortemente le possibilità di innovare». «Sebbene la nostra Sanità – ha aggiunto la Carabillò - sia stata riconosciuta tutto il mondo come un’eccellenza, oggi stiamo assistendo ad una contingenza del
tutto particolare e multifattoriale che sta minando pericolosamente la possibilità di portare a termine i progetti e i cantieri avviati in epoca pre-Covid. A questa criticità bisogna aggiungere una carenza di personale e di professionisti». Da eco alla collega anche Stefano Capolongo, architetto esperto di Sanità Pubblica: «Alla luce dei grandi scenari di cambiamento da un punto di vista epidemiologico, sociale, geopolitico, ambientale e anche nell’era della digitalizzazione, oggi occorre ripensare gli ospedali affinché sappiano traguardare il futuro della Sanità pubblica. Quindi, le parole più importanti sono: flessibilità, resilienza e rapidità nella realizzazione delle nuove strutture e accelerazione di tutta una serie di processi che già conoscevamo ma che oggi devono essere attuati con grande emergenza. La digitalizzazione sicuramente aiuterà non solo a migliorare il servizio assistenziale delle nostre strutture sul nostro territorio, ma arriverà a portare la Sanità più capillare, più vicina ai cittadini e arriverà anche a ridurre la spesa pubblica». Non solo progettazione strutturale, durante il Congresso si è discusso anche di arredamento e progettazione e gestione degli spazi determinanti per migliorare la performance e la qualità della vita degli operatori e dei pazienti. «Gli ospedali – ha dichiarato la dottoressa in psicologia Anna Mosca - sono luoghi di cura, posti di cui è importante occuparsi. Proprio per questo è necessario che le strutture dispongano di tutte le caratteristiche che permettono non solo al paziente, ma anche all’operatore sanitario, di vivere in condizioni di benessere. Sulla transizione tra presente e futuro, il dottor Filippo Anelli, Presidente FNOMCEO, ha così commentato: «Stiamo passando dall’epoca analogica a un mondo completamente nuovo, che si evolve rapidamente attraverso lo sviluppo di tecnologie che cambieranno radicalmente l’esercizio della professione rispetto ad oggi. Questa condizione particolare ci permette di accedere 24 ore su 24 a delle risposte. Tuttavia, nonostante gli algoritmi possano essere un valido aiuto per il medico per svolgere al meglio il suo lavoro, noi, in quanto professionisti della sanità, abbiamo il dover di informare il paziente sulla propria condizione di salute, permettendogli poi di scegliere deliberatamente. Questo può avvenire solo se un medico spiega – interpretando il disagio del paziente – a cosa va incontro, qual è la sua malattia e quali potrebbero essere le soluzioni. Quelle più comuni probabilmente ce le dirà il computer, ma per tutto il resto è fondamentale che ci sia un rapporto diretto di fiducia tra medico e cittadino. Il medico del futuro, dunque, è il medico del cittadino, della persona». Un medico del futuro che sarà – anche – reso possibile grazie ai fondi stanziati dall’Europa nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che per la Sanità ha previsto un investi-
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mento di 16 miliardi per i quali occorre investire in progettualità come ha dischiarato l’Ing. Marco Foracchia della AUSL di Reggio Emilia: «Il percorso di AUSL di Reggio, ai vertici per digitalizzazione in Italia, ha sicuramente beneficiato di una visione strategica, organica e ordinata dello sviluppo delle tecnologie digitali. Sia sul fronte tecnologico che su quello di governance e cultura digitale. La disponibilità di piattaforme flessibili e pervasive diventa non fattore di efficientamento, ma anche abilitante per nuovi processi e nuove modalità di erogazione». Sul Congresso si è così espresso Yanko Tedeschi, il Direttore Amministrativo dell’ASL Lecce: «È stato indubbiamente un interessante confronto con realtà ed esperienze di altre regioni per fare il punto sullo stato dell’arte del percorso di digitalizzazione del SSN. Numerosi sono stati gli spunti anche per un più efficace utilizzo delle risorse PNRR stanziate per l’ammoderna-
mento tecnologico ai fini della compiuta realizzazione in Puglia di una Sanità Digitale, unica strada possibile per consentire realmente la tanto auspicata integrazione ospedale-territorio». In conclusione, il Congresso Regionale ANDMO Puglia – coadiuvato da AIMS Eventi - ha messo in luce l’entusiasmo e l’impegno della comunità medica e degli operatori sanitari pugliesi nel cogliere le sfide della rivoluzione digitale nella sanità. L’integrazione ospedale-territorio, sostenuta dalle nuove tecnologie e dall’impegno della comunità sanitaria, sta aprendo nuovi orizzonti per una sanità più efficiente, vicina al paziente e orientata al futuro. Con il sostegno dei fondi europei e l’impegno della comunità medica, la sanità digitale sta tracciando un percorso che cambierà radicalmente il modo in cui medici e pazienti interagiscono, mantenendo al centro di ogni cura la fiducia e l’empatia tra medico e cittadino, fondamentali per costruire un futuro sanitario più luminoso e sostenibile per tutti.
NUOVO SHOWROOM FAAC TECHNOLOGIES Novecento metri quadrati di esposizione tra Firenze e Siena, nel cuore della grande bellezza italiana, in un luogo simbolico ed evocativo dove la tradizione convive con l’innovazione. FAAC Technologies ha inaugurato nei giorni scorsi il suo nuovo showroom a Barberino Tavarnelle (FI), nell’edificio della sede storica di CoMETA S.p.A., azienda leader nel settore delle soluzioni di sicurezza recentemente acquisita dalla multinazionale italiana dell’automazione e controllo accessi veicolari e pedonali. Il progetto dell’innovativo showroom multifunzione nasce dalla volontà di FAAC di realizzare un punto di incontro sul territorio nazionale dove poter presentare ai professionisti del settore il meglio delle proprie soluzioni. Gli spazi ideali in cui mettere in mostra i prodotti FAAC, insieme a quelli della stessa CoMETA S.p.A e di Magnetic - altra azienda del Gruppo FAAC, tra i leader mondiali nel mercato del controllo degli accessi pedonali e veicolari - sono quelli, riqualificati per l’occasione, di via Leonardo da Vinci 116 a Barberino Tavarnelle. In quegli ambienti, quasi 40 anni fa, è nata CoMETA, oggi uno dei principali operatori europei nelle soluzioni per la sicurezza fisica (security & safety) come serrature, bussole, portali con sistemi a porte interbloccate, sistemi per il controllo accessi… Accanto allo stabilimento produttivo, dove oggi lavorano 75 dipendenti (in totale sono 101 con le filiali di CoMETA a Padova e Cinisello Balsamo), l’edificio della vecchia sede è stato trasformato in un grande showroom grazie al progetto degli architetti Flavio Cambi e Barbara Fitzi dello Studio Fonderia 51 di Firenze. Lo spazio è concepito come un museo industriale, in modo da far vivere ai visitatori un’esperienza diretta che dalla
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storia della nascita dei marchi del gruppo - FAAC, CoMETA e Magnetic principalmente - arrivi al presente ma con uno sguardo particolare rivolto alle scelte innovative. L’intento è infatti, oltre alla funzione fondamentale di expo, far diventare questo luogo laboratorio di idee e immagini sul futuro. La grande scala centrale, trasformabile in platea visiva durante le esibizioni, diventa fulcro attorno al quale di volta in volta si alternano i prodotti. Lo showroom comprende anche un piano sopraelevato di passaggio, una terrazza sulla sottostante esposizione e una sala per conferenze. Negli ampi spazi funzionali, essenziali ma caldi ed eleganti, i grandi clienti del gruppo FAAC, distributori, rivenditori e installatori possono toccare con mano e vedere all’opera porte di sicurezza, porte girevoli, portoncini blindati, cabine di sicurezza di CoMETA; dissuasori, barriere, porte automatiche come On Air di FAAC; accessi pedonali e tornelli come FlowMotion® di Magnetic. In vista dei 60 anni di FAAC, che si celebreranno nel 2025, lo showroom si arricchirà poi di installazioni museali con gli storici e rivoluzionari prodotti che hanno reso l’azienda bolognese uno dei leader mondiali del settore.
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ARCHITETTURA
di Silvia Mangili, Stefano Capolongo
Il Shaare Zedek Helmsley Cancer Centre: una farfalla CHE SPICCA IL VOLO Il nuovo Cancer Center, distribuito su oltre 12.000 metri quadrati, consente di fornire un approccio approccio globale completo alle cure oncologiche con l’inclusione di un istituto di radioterapia. La struttura di sei livelli è caratterizzata da ampi spazi aperti con luce naturale che raggiunge anche i piani interrati. La struttura è stata ideata mettendo il paziente al centro.
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ARCHITETTURA
DATI TECNICI Luogo Gerusalemme, Israele Committenti Shaare Zedek Medical Center Progettisti Farrow Partners e Rubinstein Ofer Anno di realizzazione 2022 Dati dimensionali Superficie: 12.000 m²
█ La facciata dell’ospedale, caratterizzata dalle due ali a forma di farfalla, costituite da listelli in legno che si piegano verso l’alto, abbracciando il visitatore. © Harel Gilboa, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
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ARCHITETTURA
L’EDIFICIO Il Shaare Zedek Hospital ha aperto le sue porte più di 120 anni fa, esattamente nel 1902, e l’inserimento dell’Helmsley Cancer Centre segna uno degli sviluppi più importanti nella sua storia. Infatti, il centro oncologico è il primo di una serie di edifici che si inseriranno nel complesso tra cui un nuovo istituto materno, l’ampliamento del polo dell’emergenza e di traumatologia, i servizi di riabilitazione, il polo ambulatoriale, i negozi, un hotel e una scuola di formazione per infermieri. Il nuovo Centro si estende su una superficie di oltre 12.000 metri quadrati per un costo totale di costruzione di 1 miliardo di dollari. Tale nuovo dimensionamento consente allo Shaare Zedek di fornire un approccio completo alle cure oncologiche con l’inclusione di un istituto di radioterapia. Il progetto del Centro è stato realizzato dai colleghi canadesi di Farrow Partners in collaborazione con lo studio Rubinstein-Ofer di Gerusalemme ed è destinato a diventare un’icona della città. La tipologia dell’edificio ricorda le tradizionali case a corte, tipiche dei quartieri di Gerusalemme nella regione ISRAELIANA. Infatti, le abitazioni tradizionali private erano costituite da edifici con al centro un piccolo giardino e una fontana, circondati da stanze cerimoniali e private spesso queste strutture venivano condivise tra singoli cittadini o tra piccoli nuclei familiari che condividevano i loro alloggi attorno ad un cortile comune. Allo stesso modo, i quartieri ebraici a corte di Tel Aviv e Gerusalemme, alla fine del XIX e all’inizio del XX secolo, erano costituiti da
█ Dettaglio della facciata in cui si individuano i pilastri portanti di acciaio e legno in contrasto con la facciata vetrata retrostante. © Harel Gilboa, su gentile concessione di Tye Farrow Partners. █ L’interno dell’edificio presenta diversi patii in cui la luce naturale filtra dal soffitto, illuminando le aree di sosta e passaggio ed illuminando i piani interrati. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
abitazioni rivolte verso l’interno. In generale i singoli appartamenti erano generalmente di dimensioni modeste, mentre le aree comuni, come le aree di soggiorno, la cisterna, la lavanderia e un grande forno per i pasti dello Shabbat si trovavano nel cortile ed erano di dimensioni maggiori. Il Cancer Centre è composto da sei livelli, tre fuori terra e quattro interrati, e si inserisce nel complesso con forme organiche e materiali leggeri, tanto da ricordare nelle forme e nelle geometrie una farfalla. La struttura a più piani presenta al livello inferiore la Radioterapia, per motivi tecnici di posizionamento di strumenti per la cura mediante radiazioni caratterizzati da carichi elevati, come le TAC. I piani superiori ospitano diverse aree di trattamento e gli ambulatori, tra cui un Day Hospital oncologico. Sono inoltre presenti diverse aree dedicate alla ricerca e all’insegnamento, con sale per seminari e un auditorium dedicato. La luce raggiunge i livelli inferiori grazie ad un ampio patio che si estende fino al penultimo livello interrato. Questo spazio è caratterizzato dalla presenza di elementi verdi, piante e arbusti che risalgono all’interno della corte. L’edificio mira a porre l’attenzione sul paziente, rendendo gli spazi interni luminosi e integrando l’uso del verde e del legno per fornire un senso di accoglienza. Come spiega infatti il Prof. Jonathan Halevy, Presidente dello Shaare Zedek: “la visione di questo centro è ispirata dalla consapevolezza che le esigenze emotive dei pazienti oncologici sono spesso importanti quanto quelle pratiche e mediche”.
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ARCHITETTURA
LA STRUTTURA E I MATERIALI L’esterno del Centro è costituito da una struttura in legno di larice europeo che si piega dolcemente verso l’alto e l’esterno. In una città di 5.000 anni, costruita principalmente in pietra, il legno può sembrare una scelta insolita, soprattutto se si considera che le norme edilizie israeliane non riconoscono l’uso del legno massiccio. Per secoli, la pietra calcarea è stata il principale materiale da costruzione a Gerusalemme per molte ragioni, tra cui la sua forza difensiva, l’abbondanza locale e il fatto che il Tempio di Salomone (noto anche come il Primo Tempio) e le sue fondazioni (l’attuale Muro Occidentale) sono stati costruiti con essa. Le leggi comunali richiedono che tutti gli edifici della città siano rivestiti con la pietra calcarea tradizionale di Gerusalemme. Tuttavia, il legno e gli alberi ricoprono un ruolo importante in molte storie della Torah, tra cui l’Albero della Vita, l’Albero della Conoscenza nel Giardino dell’Eden, l’ulivo che crebbe dopo il Diluvio di Noè. La cultura ebraica celebra un’intera festività dedicata agli alberi, considerata il nuovo anno degli alberi perché si ritiene che sia il giorno in cui la linfa sale. La menorah a forma di albero, accesa durante l’Hanukkah, fa riferimento alla storia della creazione della Bibbia ed esprime la vita e la crescita. Pertanto, la scelta di utilizzare il legno è stata accolta dall’ospedale, nonostante le rigidità imposte dai regolamenti edilizi locali, in quanto rafforza la narrazione della crescita dell’ospedale che si sta espandendo, di vita e di trasformazione che il materiale evoca nelle tradizioni culturali e religiose.
█ La presenza del verde contribuisce ad aumentare il senso di benessere all’interno delle corti dell’edificio. © Harel Gilboa, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
█ L’interno dell’edificio presenta diversi patii in cui la luce naturale filtra dal soffitto, illuminando le aree di sosta e passaggio ed illuminando i piani interrati. © Harel Gilboa, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
█ La presenza del verde contribuisce ad aumentare il senso di benessere all’interno delle corti dell’edificio. © Harel Gilboa, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
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ARCHITETTURA
█ L’edificio in una vista aerea notturna mostra in modo evidente le sue forme organiche. © Eyal Tagar, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
█ Planivolumetrico piano di ingresso. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
I due lati o “ali” dell’edificio sono costituiti da 715 singoli e diversi elementi in legno lamellare di larice europeo, oltre a 560 metri quadrati di pannelli di copertura di abete rosso, tutti collegati tra loro da 2.700 connettori in acciaio a scomparsa. L’intera struttura e i suoi componenti sono stati progettati, ingegnerizzati e fabbricati da un team di progettazione e ingegneria diffuso su sei Paesi di tre continenti. Le due ali hanno un design asimmetrico, che comunica la leggerezza, la fragilità e la bellezza della vita, nonché un senso di movimento. Queste caratteristiche risultano inconsuete, paragonandole ad ospedali moderni in tutto il mondo, che spesso celebrano tramite il design tecnologico e innovativo, forza e permanenza. Tra le ali si trova un lucernario centrale in acciaio di 17 tonnellate, lungo 24 metri, costituito da singoli elementi curvi e triangolari che lasciano entrare la luce nei diversi giardini pubblici a terrazze che attraversano l’edificio. Sotto il lucernario, una scala curva che si estende dolcemente dagli ambulatori al livello dell’ingresso principale collega i diversi livelli. Il cortile interno è stratificato con elementi di legno posizionati ritmicamente che “crescono” verticalmente da un giardino ellittico di 165 metri quadrati all’ingresso del livello più basso delle sale di trattamento della radioterapia e poi si piegano si estendono al soffitto, come le nuvole che si alzano nel cielo. Gli elementi in legno sono disposti a densità e profondità diverse, creando movimenti fluidi e ondulati lungo la sezione sud del cortile.
█ Primo Piano Interrato. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
LA METAFORA DELLA FARFALLA
█ Piano Primo. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners. █ Secondo Piano Interrato. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
Il centro oncologico evoca la forma e il movimento di una farfalla. In questo modo richiama la natura trasformativa di una creatura che, alla fine di un processo di metamorfosi, può volare. Questa visione ottimistica è rafforzata da “ali” svettanti che irradiano un’abbondante luce naturale filtrata. Il senso di speranza e protezione (il senso di “essere in buone mani”) è evidente in questo habitat accogliente per il personale, i pazienti e i familiari che utilizzano il centro. La farfalla, una creatura fragile ma straordinariamente bella che subisce una trasformazione da bruco a farfalla. Il processo di metamorfosi è intrinseco all’esperienza del trattamento del cancro: è una transizione da uno stato di salute a un altro. Una vecchia e ben nota favola ebraica chiamata “Il saggio e il cinico” è diventata l’ispirazione per il progetto. La favola recita infatti: “C’era una volta un Saggio che aveva un potere speciale. Poteva rispondere a qualsiasi domanda gli venisse posta e le persone arrivavano da lontano per porgli domande. Il Cinico sentì parlare del dono del Saggio e decise che avrebbe pensato a una domanda che l’avrebbe messo in difficoltà. Così catturò una farfalla tra le mani e si recò dal Saggio.
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ARCHITETTURA
█ Terzo Piano Interrato. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
“Ho una domanda!” gridò al Saggio, a malapena contenendo la sua eccitazione. “Saggio, dimmi, ho una farfalla tra le mani... è viva o è morta?” Il Cinico sorrise mentre guardava il Saggio, aveva finalmente fatto centro, pensò. Il Saggio guardò il Cinico per un momento, poi sorrise e disse: “Hakol byadecha”, che tradotto significa “è tutto nelle tue mani”. Il Cinico si rese immediatamente conto della grande lezione del Saggio; la vita della farfalla era nelle sue mani. La scelta è sempre davanti a noi, nell’azione e nella prospettiva.
Ringraziamenti Le informazioni utili per la scrittura dell’articolo sono state tratte da: descrizioni del progetto fornito da Tye Farrow Partners; █ disamina tecnica dei disegni di progetto; █ portali di architettura accessibili dal web. Si ringraziano per la realizzazione dell’articolo i colleghi di Tye Farrow Partners, e in particolare Tye Farrow, Christopher Blackwell, Joao Felix e Chuan He, per la condivisione delle immagini e disegni pubblicati in questo volume.
UMANIZZAZIONE DEGLI SPAZI Mentre la struttura dei prospetti si protende verso l’esterno e verso l’alto, offrendo speranza e generosità, l’interno è modellato in modo da creare un senso di abbraccio, quiete, solidità e silenzio per le persone in cura. Il cortile interno è anche uno spazio dove percepire differenti emozioni e sensazioni, perché le condizioni di luce e ombra cambiano costantemente, mentre la luce fluisce attraverso il lucernario centrale e secondario sopra il giardino ellittico e riflettendo sul legno. Dalla mattina alla sera e attraverso le stagioni, lo spazio comunica e rafforza il messaggio di vita e speranza, nonostante gli ostacoli che bisogna affrontare. Gli ospedali sono spesso luoghi dove la funzione si tramuta in forma e, pertanto, sono ben lontani dall’offrire ambienti salutogenici ai pazienti, ai visitatori e al personale che li utilizzano. È ormai ben noto ed evidente come l’ambiente costruito abbia un impatto sul benessere fisico e mentale, agendo sulle sensazioni e sulla percezione che ognuno ha di benessere. Nei centri oncologici alcuni pazienti sperimentano un’intensa claustrofobia nelle macchine per la risonanza magnetica o la tomografia computerizzata, il che rappresenta una sfida psicologica significativa nel fornire un trattamento ottimale. Nel Centro oncologico Shaare Zedek Helmsley, la sala dedicata alla TAC è stata progettata con la massima capacità di programmazione sensoriale, consentendo l›integrazione multisensoriale di segnali uditivi, visivi e tattili, tra cui un display LED curvo che circonda la macchina per la scansione TC, con luci ambientali che estendono gli effetti del display all›intera stanza; un sistema audio unico, composto da nove altoparlanti, che consente agli algoritmi di localizzare i suoni nello spazio. Infine, i sensori integrati creano esperienze interattive, consentendo un›esperienza personalizzata dell›utente attraverso l›interazione dinamica con i segnali fisiologici del paziente stesso.
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█ Sezione trasverale. © Farrow Partners, su gentile concessione di Tye Farrow Partners.
Gli autori
SILVIA MANGILI STEFANO CAPOLONGO Design & Health Lab, Dip. Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito, Politecnico di Milano
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TECNOLOGIE
di Rosa Romano (Fotografie: Baumschlager Eberle Architekten)
Sistemi di involucro mediatico per l’edilizia ospedaliera
Il centro diagnostico e terapeutico Wu Mengchae a Shanghai
L’edificio presentato in questo articolo è un esempio di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica attraverso la rigenerazione delle preesistenze. La facciata integra pannelli prefabbricati e vetri serigrafati, creando inoltre un’iconica estetica notturna
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TECNOLOGIE
SCHEDA TECNICA Tipologia Centro diagnostico e terapeutico Luogo Shanghai, China Cliente Shanghai Wu Mengchao Cancer Center co. Ltd. Shanghai, China. Landscape design Baumschlager Eberle Architekten Interior design Baumschlager Eberle Architekten Superficie totale 34.760 mq Superficie coperta 14.678 mq Superficie lorda 34.464 mq Volume dell’edificio 188.360 mc Superficie calpestabile 23.100 mq Costruzione 2017-2021
█ Vista notturna dell’ospedale
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TECNOLOGIE
Il centro diagnostico e terapeutico Wu Mengchae è stato realizzato in Cina dallo studio svizzero Baumschlager Eberle Architekten, partendo dalla riqualificazione di un edificio esistente, adibito a funzione produttiva, e collocato in prossimità di un’ampia zona industriale di Shangai.
CLINICA ONCOLOGICA DI ECCELLENZA La realizzazione di questa nuova clinica oncologica, destinata ad ospitare 410 posti letto e numerosi ambulatori di assistenza (tra i quali si ricordano: oncologia chirurgica, medicina interna oncologica, oncologia ginecologica, oncologia ematologica, radioterapia oncologica, centro di medicina tradizionale e occidentale integrata, endoscopia, nutrizione), può essere considerato come diretta conseguenza delle recenti politiche sanitarie cinesi che nell’ultimo decennio hanno promosso la costruzione di nuovi ospedali di eccellenza in numerose aree del paese.
DESIGN E CONTESTO L’edificio, progettato come una clinica all’avanguardia in grado di offrire assistenza medico-sanitaria all’interno di spazi confortevoli che evocano l’atmosfera di un albergo di lusso, è dedicato all’importante medico cinese Wa Mengchae e si inserisce all’interno del distretto “5 + X” Health Care Service Park e della Jiading Precision Medical and Health Industry Zone di Shangai. Poiché nell’area scelta per la costruzione del nuovo complesso ospedaliero, esisteva già un imponente edificio industriale, caratterizzato dalla presenza di grandi spazi scanditi da una struttura puntiforme in calcestruzzo armato, gli architetti svizzeri hanno deciso di sviluppare un progetto che, partendo dalla rigenerazione del corpo di fabbrica esistente e attraverso la costruzione di nuovi volumi ad esso armonizzati, portasse alla realizzazione di un presidio sanitario caratterizzato dalla forma compatta, riconoscibile dall’esterno grazie all’integrazione di un’originale facciata multimediale e aperto all’interno verso un grande giardino intercluso e delle piccole corti a tutta altezza, pensate per massimizzare la luce naturale negli ambienti di degenza.
UMANIZZAZIONE DELLO SPAZIO Particolare attenzione è stata posta al concetto di umanizzazione dello spazio, analizzando le ricadute positive dell’integrazione di strategie biofiliche (utilizzo di texture e colori ispirati dalla natura, visione di spazi verdi e vegetazione, isolamento acustico ecc.) sulla salute degli utenti. Per raggiungere quest’obiettivo, la struttura a L della vecchia fabbrica è stata integrata con un volume speculare che ha permesso di creare un complesso ospedaliero a pianta quadrata, caratterizzato dalla presenza di un ampio giardino interno, concepito come un hortus conclusus, che diventa simbolicamente il cuore della clinica, interpretato come un’oasi di quiete e serenità nel quale i pazienti ed i visitatori possono trovare ristoro dal traffico delle arterie stradali circostanti e dai rumori della pista di formula uno posta in uno dei lotti adiacenti.
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Al piano terra, in corrispondenza del prospetto ovest, si trova la nuova entrata, resa riconoscibile grazie alla presenza di un volume strombato che si apre sulla strada e dalla quale è possibile accedere ad una grande hall di ingresso che si affaccia, tramite vetrate continue, verso il giardino interno e nella quale troneggia una monumentale scala elicoidale, che con la sua forma plastica, contribuisce a ridurre l’austerità dello spazio e crea una connessione visiva con i piani superiori. Dal prospetto nord si accede, invece, ad un parcheggio per i visitatori, caratterizzato dalla presenza di una piattaforma meccanica che permette di ottimizzare la collocazione delle automobili all’interno del volume. Negli spazi orientati a est e sud si trovano gli ambienti di prima assistenza, progettati con una grande attenzione rispetto alla scelta dei cromatismi delle finiture interne e dell’illuminazione artificiale, così da ridurre lo stress psicologico dei pazienti.
DESIGN DELLA FACCIATA E MATERIALI La scansione ritmica della distribuzione planimetrica del piano terra si ripropone anche ai piani superiori, che ospitano sui fronti sud e nord le stanze di degenza, mentre nei volumi est e ovest sono collocati gli ambulatori, gli spazi per il personale medico sanitario e alcuni ambienti dedicati all’accoglienza come la mensa e la caffetteria. In corrispondenza della grande copertura piana sono posti i locali tecnici da cui si diramano i sistemi impiantistici a supporto dell’edificio. L’altezza del nuovo corpo di fabbrica (di tre piani fuori terra) è stata armonizzata con quella dell’edificio esistente, così come la nuova facciata che, nella semplicità degli elementi stilistici verticali e orizzontali scelti, armonizza la connessione esistente tra volumi vecchi e nuovi. Il ricorso a componenti prefabbricati verticali e orizzontali, utilizzati sia come elementi compositivi di involucro che, come schermature solari, è tipico delle architetture di Baumschlager Eberle Architekten, ed anche in questo progetto è stato utilizzato come espediente progettuale che aiuta a frammentare l’aspetto monolitico del complesso ospedaliero, ritmando il passaggio tra ambienti interni ed esterni in una situazione di continuità visiva che evoca, con il suo gioco di luci e ombre, i loggiati degli edifici rinascimentali. Analizzando i vari prospetti del copro di fabbrica si rileva, inoltre, come la distanza tra le lamelle verticali e orizzontali, così come la loro inclinazione, varia a seconda dell’orientamento delle facciate. Si tratta di una scelta che permette di ottimizzare la capacità ombreggiante del sistema di schermatura durante tutto l’arco dell’anno riducendo, in particolare, i carichi termici estivi. Inoltre, gli elementi verticali collocati al piano terra, presentano sezioni trapezoidali di dimensioni maggiori rispetto a quelle delle
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partiture superiori, così da rafforzare il ruolo compositivo e tecnologico dell’attacco a terra del nuovo involucro. Per alleggerire il peso del sistema schermante sul corpo di fabbrica, riducendo al contempo i tempi di messa in opera, tutte le lamelle sono state realizzate con pannelli sandwich prefabbricati
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█ Dettaglio del sistema di schermatura
costituiti da un rivestimento esterno in alluminio che incapsula un riempimento in polistirene estruso. Gli elementi così realizzati sono agganciati alla struttura portante attraverso dei tasselli che permettono di ridurre il ponte termico in corrispondenza dell’attacco con gli strati isolanti. La scelta dell’alluminio, come strato di finitura è stata determinata anche dalla durabilità del materiale, così da ridurre le operazioni di manutenzione nel tempo. Con l’obiettivo di smaterializzare la facciata in corrispondenza dei setti di calcestruzzo armato delle strutture nuove ed esistenti, gli architetti hanno scelto di fare ricorso a dei tamponamenti multistrato a secco caratterizzati da una pelle esterna costituita da un vetro serigrafato con motivi tipici dell’arte decorativa cinese, retro-illuminabile nelle ore notturne.
Nel dettaglio, la stratigrafia proposta è costituita dall’esterno verso l’interno dai seguenti componenti: un pannello di vetro temperato serigrafato di 8,00 mm; una camera d’aria per l’alloggiamento dei faretti retro illuminanti di 14,00 cm; un pannello DWD di 2,00 cm permeabile al vapore; una camera d’aria di 5,00 cm; un pannello isolante termico di 10,00 cm; un pannello di tamponamento in calcestruzzo armato prefabbricato di 20 cm. Questo sistema di chiusura, oltre a garantire ottime prestazioni energetiche nei mesi invernali (U di 0,28 W/mqK) e in quelli estivi (massa superficiale pari a 322 kg/m²), permette di caratterizzare stilisticamente l’edificio nelle ore diurne, grazie ai disegni della serigrafia della finitura esterna, e nelle ore notturne, quando si attiva il sistema di retroilluminazione che trasforma l’ospedale in un landmark urbano.
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TECNOLOGIE
█ Disegno esecutivo della facciata sud
Tutti i tamponamenti trasparenti sono invece stati realizzati con infissi triplo vetro e telai in alluminio a taglio termico. In corrispondenza delle stanze di degenza sono stati usati particolari vetri integrati con pellicole microforate che permettono di vedere dall’interno verso l’esterno e non viceversa, così da garantire un adeguato livello di privacy ai pazienti.
CONCLUSIONI Il progetto del centro diagnostico e terapeutico Wu Mengchae dimostra come anche nei paesi asiatici, dove sembra che i processi di urbanizzazione siano inarrestabili e incontrollati rispetto alla necessità di costruire edifici di assistenza pubblica per una popolazione
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che si concentra sempre di più nelle grandi megalopoli, è possibile realizzare degli interventi architettonici ispirati dai principi della sostenibilità ambientale e dell’efficienza energetica, attraverso la rigenerazione delle preesistenze e la cura per il dettaglio architettonico. In tal senso, le scelte compositive e tecnologiche di Baumschlager Eberle Architekten sono risultate fondamentali per raggiungere il risultato ed hanno permesso di realizzare un edificio sanitario iconico e confortevole, all’interno del quale il paziente può trovare la serenità necessaria ad accelerare i suoi processi di guarigione.
L’autrice
ROSA ROMANO Università degli Studi di Firenze
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INNOVAZIONE DIGITALE
di Arianna Surace
Il Wayfinding digitale Il wayfinding digitale è una tecnologia che offre numerosi vantaggi all’interno di strutture ospedaliere, migliorando l’esperienza dei pazienti e dei visitatori, ottimizzando i flussi e agevolando il lavoro del personale ospedaliero Il wayfinding digitale è un’importante innovazione nell’ambito delle strutture sanitarie che comporta numerosi vantaggi che si possono riassumere nel miglioramento dell’esperienza del paziente e del visitatore, nell’ottimizzazione dei flussi ospedalieri, nella circolazione delle informazioni in tempo reale e nell’incremento dell’efficienza operativa. Il sistema può anche essere combinato con il tracciamento della posizione dell’asset medicale. Tutto questo si scontra con la difficoltà di presupporre un passaggio agli smart device per tutta la popolazione che vive la struttura ospedaliera: la sfida, pertanto, consiste nel trovare il giusto bilanciamento.
GIUSTO EQUILIBRIO TRA TECNOLOGIA ED EFFICIENZA La tecnologia avanza e il passaggio al digitale diventa imprescindibile anche in riferimento ai contenuti del PNRR. Non si tratta semplicemente di una sfida bensì di una grande opportunità di cambiamento. Le strategie di approccio al passaggio digitale obbligano il progettista sanitario a non trascurare alcuni aspetti fondamentali. Uno dei tanti ambiti di possibile implementazione delle tecnologie digitali è sicuramente quello che afferisce al wayfinding che poi corrisponde a un metodo di orientamento e individuazione di luoghi o oggetti all’interno di un edificio. La prima applicazione di wayfinding è stata osservata qualche anno fa nel settore aeroportuale per poi trovare spazio in altri set-
tori come approccio generale di smart building per uffici, che ha visto protagonisti diversi Headquarter sia all’estero che in Italia. Questa applicazione è ancora agli albori per le strutture sanitarie sia nel nostro Paese che in altre parti del mondo, e questo è sicuramente motivato da una maggior complessità di implementazione. Esistono da tempo diverse soluzioni per supportare l’orientamento all’interno di una struttura sanitaria che non si appoggiano a una tecnologia digitale, queste si affidano principalmente all’uso dei colori per le finiture di pareti e pavimenti, agli arredi e alla cartellonistica. Queste strategie, che in alcuni casi hanno raggiunto risultati notevoli, hanno però il limite di non potersi facilmente adattare ai naturali cambiamenti organizzativi e di layout che si manifestano all’interno di una struttura per la sanità con grande frequenza. Quello che manca, in sintesi, è la dinamicità e l’inevitabile limitatezza di informazioni che si possono fornire con un approccio fisico all’orientamento. Dall’altra parte, però, l’approccio digitale non deve diventare ingombrante e eccessivamente complesso e costoso, perché comunque si deve bene adattare alla realtà in cui viene implementato e alla tipologia di utenti che deve servire. Questa premessa porta alla concusione che il miglior approccio risiede nella ricerca del giusto bilanciamento tra tecnologia e obiettivi. Ecco perché la scelta che appare più efficace è quella di pensare a una soluzione scalabile e multilivello (fig. 1).
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INNOVAZIONE DIGITALE
█ Fig. 1 – Livelli di implementazione delle soluzioni digitali per il wayfinding
Una soluzione che possa performare alla sua massima potenzialità per gli utenti che sono in grado di utilizzarla, ma che possa anche adattarsi agli utenti che faticano ad approcciarsi alla tecnologia. Il passaggio deve essere graduale, deve accompagnare l’utente dallo status quo non digitale, all’utilizzo di soluzioni avanzate ma senza strappi né dal punto di vista delle abitudini, né dal punto di vista economico. Ecco, quindi, che il primo passaggio è l’ascolto di chi la struttura ospedaliera la vive come manager e come operatore, al fine di identificare le reali necessità, punti di miglioramento, bacini di azione in termini di ritorno di investimento. Quando il quadro esigenziale è chiaro, si può passare alla proposta progettuale, che ancora non deve parlare di prodotto ma di funzionalità: cosa poso fare con una pluralità di proposte progettuali? Quali sono i pro e contro, come posso renderla scalabile nel tempo? Quanto posso recuperare in termini di ritorno di investimento? Una volta che ho avviato il processo di digitalizzazione, cosa poso abbinare al sistema di orientamento con un contenuto ulteriore sforzo economico? Tutte queste domande portano a una roadmap vera e propria che si va definendo in un processo di scambio di informazioni tra il soggetto che usufruirà della soluzione e l’esperto di tecnologa digitale in ambito sanitario.
LA DIGITALIZZAZIONE NEGLI OSPEDALI ESISTENTI Considerando la prevalenza sul nostro territorio di ospedali esistenti da riqualificare, rispetto alle nuove costruzioni, è chia-
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ro che il problema principale è quello di capire come innestare sistemi tecnologici digitali in strutture che non sono nate con questa vocazione e che, in diversi casi, non possono utilizzare, per motivi tecnici o procedurali, soluzioni wireless. Uno dei primi punti da affrontare è quindi quello del cablaggio per una adeguata trasmissione dei dati e l’introduzione di elementi che permettano l’indoor positioning. Entrambi questi aspetti devono essere affrontati con l’approccio della scalabilità, ovvero, una installazione di elementi in campo minima fin tanto che la soluzione che si è scelto di adottare è ancora parziale, accompagnata da un attento studio delle predisposizioni impiantistiche che consentiranno in un arco temporale definito di implementare soluzioni più complesse e che quindi necessiteranno di apparati maggiori. Nel mondo della sanità è ancora lontano il traguardo di un edificio in cui ci si può orientare esclusivamente seguendo una App su smartphone che ci guida come un navigatore che mostra la nostra posizione e il percorso che dobbiamo fare in tempo reale. La totalità degli utenti che accedono a una struttura sanitaria, non è sicuramente pronta ad avere solo questo sistema di supporto, quindi diventa necessaria una soluzione ibrida. La soluzione ibrida può però portare a una facilitazione nella gestione dinamica dei cambiamenti con l’introduzione, per i nodi principali, di display o totem collegati al sistema centrale e con l’utilizzo di QRcode, o altre credenziali persoalizzabili, che possano mostrare, in molti punti disseminati in tutto l’edificio, dove ci si trova su una mappa che è sempre aggiornata e corrisponde all’organizzazione dell’ospedale in tempo reale.
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INNOVAZIONE DIGITALE
█ Fig. 2 – Vantaggi e sfide nell’applicazione di una soluzione digitale per il wayfinding
█ Fig. 3 – Valutazione dei pro e contro nella scelta del livello di implementazione ottimale
L’obbiettivo principale che si può ottenere con queste strategie è la riduzione drastica dell’interazione tra i visitatori/pazienti e il personale medico non preposto all’orientamento (fig. 2). Uno studio condotto da Deens per Clienti nella sanità olandese, ha portato a stimare un possibile tempo di ritorno dell’investimento collegato all’applicazione del wayfinding digitale nella sua configurazione completa (wayfinding con app di navigazione) in circa 3,5 anni. Questa analisi si basa sul costo medio della soluzione riferita a un ospedale di circa 30.000 m2 dotato di un numero medio di infermieri pari a 150 unità. Il risultato si basa su un orario settimanale di 36 ore, un salario medio orario di 32 €/h (fonte Economic Research Istitute) e considerando un risparmio di tempo a settimana per infermiere pari all’1.25 % (circa 45 min medi a settimana per infermiere). Il ritorno dell’investimento (ROI) può ulteriormente abbassarsi se oltre al saving correlato al tempo impiegato dal personale medico nel dare indicazioni, si considerano anche i costi correlati alla modifica della segnaletica fisica al modificarsi dei percorsi e dell’organizzazione dei reparti.
CONCLUSIONI Appare evidente come la complessità ed articolazione delle possibili soluzioni digitali non porti all’identificazione di una univoca soluzione che possa essere identificata come indiscutibilmente migliore di altre in assoluto, ma solo una attenta analisi della situazione specifica possa aiutare l’azienda ospedaliera nella scelta che deve essere quindi supportata da consulenti specializzati.
L’autrice █ Fig. 4 – Schema di comparazione dei livelli di implementazione
ARIANNA SURACE
Business Development Manager – DEERNS Italia
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silere
BRAGA MISCELATRICE (VBF)
Silenzio senza compromessi Silere è il sistema di scarico progettato per rispondere alle più elevate esigenze di comfort acustico e mettere a tacere definitivamente il rumore! Tra i suoi numerosi punti di forza, è perfetto per edifici dall’elevato utilizzo di apparecchi sanitari - quali grattacieli, ospedali o laboratori - grazie all’elevata resistenza ai più comuni agenti chimici ed all’ampia gamma di raccordi, tra cui la braga miscelatrice (VBF).
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ORGANIZZAZIONE
di Federico Lega
Quando 1+1=3: i vantaggi della sinergia delle reti tra ospedali Visti i benefici derivanti dalle reti ospedaliere, la politica sanitaria del SSN e di ogni SSR non può prescindere da questo sistema in grado di garantire efficienza e qualità
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ORGANIZZAZIONE
Prima negli USA, a partire dagli anni Ottanta, e successivamente in Europa dagli anni ’90, si è osservato il ricorso crescente a modelli organizzativi a rete. In particolare, con riferimento all’integrazione tra ospedali, per rispondere ai problemi posti dalla ridondanza nell’offerta e alla necessita di una sua concentrazione e specializzazione. Per quanto riguarda la specializzazione, il box 1 mostra lo schema di riferimento in base al quale vengono differenziate le vocazioni degli ospedali. Gli ospedali con diversa vocazione sono poi collegabili in rete per ottenere quelle sinergie ed economie di scala che ne migliorano le performance. In particolare, la letteratura internazionale ha messo ben in evidenza le diverse ragioni per cui può essere un vantaggio costruire una rete orizzontale tra ospedali, come sintetizzato nella seguente figura.
LE RAGIONI PER L’ORGANIZZAZIONE IN RETE TRA OSPEDALI Prima di approfondire ciascuna area di strategia sono necessarie due ulteriori precisazioni: █ in primo luogo, la sequenza di strategie presentata non intende sottolineare in alcun modo un ordine di importanza, quanto piuttosto rispettare la sequenza temporale con cui presumibilmente le diverse azioni di cambiamento possono trovare attuazione; █ in secondo luogo, è anche opportuno osservare come il modello si limiti a rappresentare il panorama delle opzioni “vantaggiose” che si pongono in sede di costituzione di un sistema multi-ospedaliero, senza tuttavia affrontare il tema dell’intensità con cui ciascuna strategia può impattare sul sistema stesso.
LA DIFFERENZIAZIONE DELLE VOCAZIONI DEGLI OSPEDALI █ Hub di II livello: centri di second referral nei quali è trattata
█ Ospedali di prossimità: punti di primo intervento, collegati a
l’elezione ultra-complessa e differibile, i trapianti, le malattie rare ecc. I pazienti sono sovente arruolati in studi clinici di alta specializzazione. Tali centri (per esempio gli IRCCS) potrebbero essere in parte mono-specialistici (hub cardiovascolare, ortopedico, oftalmologico ecc.). █ Hub di I livello: ospedali di alta specializzazione ma generalisti, con bacino di riferimento regionale e per alcune specialità anche nazionale, sede di DEA e dove si concentra il trauma complesso. █ Ospedali portanti: sedi di pronto soccorso, generalisti ma con specializzazione crescente su branche diffuse, collegati con i centri hub di I e II livello;
distanza con gli ospedali portanti, eseguono una casistica generale di base. █ Altri erogatori di prestazioni integrati nel continuum of care. L’ospedale specialistico di alta tecnologia si integra in una rete assistenziale che gli consente da un lato di filtrare a monte la domanda di salute (a partire dal MMG, dai servizi specialistici territoriali, dagli ospedali di ASL di comunità ecc.), da ricondursi al livello di cura che massimizza il rapporto costo/beneficio, e dall’altro di appoggiarsi a valle per il completamento dell’iter assistenziale post fase acuta (strutture di riabilitazione, RSA, assistenza domiciliare, dimissioni protette ecc.).
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ORGANIZZAZIONE
Si tratta infatti di una valutazione “contingente”, il cui esito dipenderà da una molteplicità di fattori tra cui la distanza fisica tra le strutture in rete, l’esistenza o meno di duplicazioni e sovrapposizioni tra funzioni e aree di attività, i livelli di produttività, di efficienza ed efficacia già raggiunti da ciascun ospedale, la sua struttura dei costi, l’assetto di governo del sistema ecc. Tra tutti i possibili fattori, l’assetto di governo è l’unica variabile veramente controllabile e modificabile nel breve termine, ed è anche quella che, pur in presenza di altre condizioni favorevoli, può alla fine determinare una più o meno completa e positiva implementazione di alcune delle strategie di rete. È chiaro infatti che obiettivi e strategie di rete dovranno necessariamente essere in sintonia con l’assetto di governo del sistema multi-ospedaliero, qualunque esso sia: vi potrebbero infatti essere obiettivi e strategie per le quali è sufficiente un assetto di governo «debole» del sistema multiospedaliero (alleanze, contratti di cooperazione inter-istituzionale, accordi informali ecc.), come per esempio i progetti di collaborazione su problemi ad alta rilevanza sociale (la costruzione di un hospice, la riconversione di un presidio in RSA, il coordinamento dei Pronto Soccorso ecc.) e la condivisione di spese altrimenti non giustificabili o sostenibili (acquisto di alta tecnologia – risonanze magnetiche, TAC – ammodernamento uffici e spazi, apertura di nuovi ambulatori specialistici), oppure altri obiettivi e strategie per cui è invece auspicabile se non indispensabile un assetto di governo «forte» (proprietà unica, fusione, struttura a holding ecc.), come per esempio le scelte di consolidamento delle posizioni direzionali, di staff, amministrative e cliniche.
LE STRATEGIE DI INGRESSO E PENETRAZIONE Questo primo insieme di azioni si concentra sull’attuazione di politiche di market leverage, cioè di sfruttamento dell’accresciuta dimensione della quota di mercato (area geografica e bacino di utenti effettivi e potenziali) presidiata dalle aziende operanti come sistema. Nella scala temporale, rappresentano di norma l’insieme di azioni di immediata attuazione, i cui vantaggi si manifestano nel breve periodo. Tra queste strategie si possono ricordare: 1. il breaking-in, termine con cui si indica la strategia di rete per cui gli ospedali si associano per assumere maggiore potere negoziale nei confronti dei contratti stipulati con assicurazioni, mutue e altri terzi paganti; 2. il branding, cioè un miglioramento della reputazione collegata all’associazione in rete con strutture ospedaliere di prestigio, oppure alla definizione di un’immagine di sistema più affidabile rispetto a quella del singolo; 3. una maggiore attrattività nei confronti di altri attori istituzionali, laddove la reputazione e l’accresciuta dimensione della quota di mercato presidiata rendono più interessante la rete per tutti i terzi paganti;
4. la contrattazione diretta con imprese e privati, in quanto la dimensione del mercato coperto, la maggiore solidità finanziaria e la reputazione consolidata possono permettere al sistema di by-passare i terzi paganti della sanità integrativa offrendo direttamente ai cittadini e alle imprese private un proprio pacchetto assicurativo di prestazioni sanitarie a integrazione o in sostituzione delle cure coperte dal SSN.
LE STRATEGIE DI COSTO In quest’area si collocano: █ le azioni tese a sviluppare economie di scala, cioè economie di costo rese possibili dal crescere della struttura produttiva aziendale; █ le azioni da intelligent network (sistema o rete intelligente), che si concentrano sui vantaggi ascrivibili alle economie di apprendimento o esperienza. █ Nel primo insieme di azioni, lo sfruttamento delle economie di scala si concentra su due fronti: quello degli acquisti centralizzati di beni e servizi e quello della riduzione e condivisione di alcuni costi fissi connessi alla eliminazione di unità operative e di risorse umane, strutturali e tecnologiche duplicate o con funzioni sovrapposte. In questo insieme si possono quindi ricomprendere: 1. la rinegoziazione dei contratti, che si applica a tutti quegli acquisti dall’esterno di prestazioni, beni e servizi “comunizzabili” dalle strutture in rete; 2. il consolidamento delle funzioni di supporto, che riguarda le possibili sinergie che si verificano tra le unità amministrative, tra le unità di staff e tra le unità operative di supporto presenti nelle diverse aziende costituenti la rete. I risparmi si dividono in due categorie relative: █ alla riduzione del personale; █ ai costi di investimenti in tecnologie e strutture che vengono evitati o ridotti attraverso l’acquisto in comune o la condivisione di beni già presenti in una delle aziende del sistema. 3. il consolidamento delle posizioni direzionali, a cui dovrebbe corrispondere anche la capacità di acquisire i migliori manager e dirigenti sul mercato, in quanto attratti presumibilmente da posizioni più interessanti per la complessità delle responsabilità e per gli stipendi più alti.
LE STRATEGIE DI DIFFERENZIAZIONE L’ultimo gruppo di possibili strategie post-formazione rete riguarda i cambiamenti che investono principalmente l’offerta di prodotti/servizi, cioè l’area clinica delle aziende costituenti il sistema multi-ospedaliero. Il presupposto di fondo è dato dall’opportunità
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ORGANIZZAZIONE
di sfruttare i vantaggi dati dal consolidamento e concentrazione per aree specialistiche delle unità operative, operazione che dovrebbe determinare un miglioramento delle condizioni di offerta e lo sfruttamento di eventuali economie organizzative. Sia questo miglioramento dell’offerta, che si collega all’individuazione di poli di eccellenza in cui concentrare l’offerta per generare e sostenere la percezione nel potenziale cliente di un’immagine di qualità ed efficienza, sia lo sfruttamento di eventuali economie di scala e di scope, cioè economie di scopo o raggio d’azione, dipendono da interventi di ristrutturazione dell’offerta complessiva quali: █ il consolidamento di unità operative cliniche, sia di line (chirurgie, medicine, gastroenterologia, pneumologia ecc.) che di supporto (radiologia, laboratori, farmacia ecc.), purché ovviamente queste ultime producano servizi che non richiedono la prossimità con il luogo di erogazione dell’assistenza sanitaria; █ la creazione di un modello organizzativo reticolare del tipo poli/antenne, in cui vengono identificati dei centri o poli di eccellenza rispetto a precise aree di intervento sanitario e delle unità operative che fungono da antenne o centri periferici e sono quindi dislocate nelle strutture che non ospitano il polo. Questa soluzione può trovare realizzazione in due substrategie: 1. la prima di separazione delle procedure semplici da quelle complesse; in questo caso le procedure semplici, in regime ambulatoriale o di day-hospital e day-surgery, vengono svolte nei centri periferici, mentre i casi complessi sono sempre ricondotti al polo eccellente; 2. la seconda di totale specializzazione di un unico polo-struttura, tale per cui tutti casi, complessi o semplici che siano, sono a esso rinviati dalle restanti strutture, che fungono da sole antenne: si crea così una focused factory, un ospedale specializzato in una sola o poche aree di intervento, ma che contiene tutti i servizi e le specialità necessarie per trattare eventuali complicanze e svolgere gli accertamenti diagnostici previsti. Alcuni esempi sono le cliniche dell’ernia e della cataratta, ma anche gli ospedali cardiologici, pediatrici, oncologici, psichiatrici ecc.; █ la chiusura o riconversione di intere strutture ospedaliere, scelta strategica molto delicata in quanto sovente incontra sia resistenze interne, della classe medica e dei sindacati in generale, che resistenze esterne, della cittadinanza, delle istituzioni ecc.
LIMITI E PRECAUZIONI ALLE STRATEGIE DI RETE Il consolidamento a rete, a fronte di evidenti vantaggi, presenta tuttavia specifiche problematiche che in sede di at-
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tuazione possono impedire lo sfruttamento completo delle opportunità potenziali. Tra le problematiche relative alle strategie di costo, quelle che si possono ritenere più rilevanti sono rappresentate da: █ il rischio che si crei un sistema a “due velocità”, in cui le strutture inizialmente «forti» nei rapporti di potere interni al sistema riescono a sfruttare appieno le opportunità offerte dalla gestione centralizzata dei servizi e dal consolidamento di unità e posizioni di responsabilità, mentre le strutture “deboli” soffrono di difficoltà legate al sostenimento della quota parte di costi per il funzionamento delle strutture centrali e al rimborso di tariffe troppo elevate per l’acquisizione di servizi a livello di gruppo, calcolate proprio sulla base delle esigenze delle strutture “forti”; █ l’impatto dei costi emergenti connessi al consolidamento delle funzioni di supporto, che possono nel breve periodo spesso eccedere i risparmi ottenibili. █ infine, da un punto di vista delle problematiche generali in cui può incorrere una rete in via di costituzione, occorre sottolineare il falso mito del bigger is better, tale per cui si ritiene che al crescere della dimensione del sistema, cioè del numero di strutture ospedaliere coinvolte, aumentino proporzionalmente le possibilità di risparmio e di miglioramento della posizione competitiva: cioè non corrisponde sempre alla verità, in quanto: 1. vi sono dei costi di transazione che rendono non conveniente l’organizzazione a rete oltre a una soglia dimensionale che fa riferimento sia agli aspetti numerici che geografici; troppi attori o pochi attori ma molto dispersi sono situazioni estremamente difficili da gestire; 2. la qualità dei servizi resi e la reputazione non dipendono tanto dalla dimensione della rete, quanto dalla sua composizione interna;
CONCLUSIONI Nonostante i limiti, appare comunque evidente come i vantaggi sopravanzino nettamente le possibili disfunzioni. Questo spiega la formazione progressiva di grandi gruppi nel settore del privato accreditato, nonché la necessità di fare di questa scelta – le reti tra ospedali – una priorità di politica sanitaria del SSN e di ogni SSR.
L’autore
FEDERICO LEGA
Università degli Studi di Milano Centro HEAD
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EVENTI
di Maurizio Pedrini
Il nuovo codice degli acquisti in sanità al centro del XXII congresso FARE A Roma, il 26 e 27 ottobre è andata in scena una due giorni ricca di ospiti illustri e di temi cruciali per il public procurement in sanità. In occasione dell’evento, Adriano Leli è stato eletto nuovo Presidente della Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità Cambio della guardia al vertice della FARE – Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità – che, in occasione del Ventiduesimo Congresso Nazionale, svoltosi il 26 e 27 ottobre a Roma, ha eletto alla Presidenza – in chiusura dei lavori – l’ingegner Adriano Leli, il quale succede al dottor Salvatore Torrisi. Autorevole manager, il neopresidente è direttore generale di Intercent-ER. Laureato in ingegneria gestionale presso il Politecnico di Torino, classe 1972, l’ingegner Leli ha assunto nel 2021 la guida di Intercent-ER dopo una lunga esperienza professionale maturata in SCR Piemonte SpA. Abbiamo incontrato il dottor Leli per rivolgergli alcune domande sul difficile periodo attraversato dalla Sanità italiana, analizzando la situazione degli ospedali, costretti a fare i conti con tagli di risorse e difficoltà organizzative e gestionali sempre più preoccupanti.
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EVENTI
█ Progettare per la Sanità: dottor Leli, intanto, complimenti
vivissimi per la sua nomina alla presidenza della Federazione, una realtà che conosce molto bene, essendo già stato a lungo vicepresidente. Qual è la fotografia della FARE oggi, emersa anche in occasione del recente Congresso, e quali sono i suoi personali obiettivi e le aspettative che le stanno maggiormente a cuore? A.L.: Sono onorato di questa nomina, dopo aver vissuto per quattro anni la Presidenza del dottor Salvatore Torrisi, al quale va il mio personale ringraziamento, Presidenza che ha portato la Federazione a essere un punto di riferimento per tutti i soci e le Associazioni regionali. Sono centinaia i professionisti che ogni giorno si occupano di approvvigionamenti nel Servizio Sanitario, impegnati a collaborare in rete attraverso la Federazione. Mi aspetto che la Federazione possa sempre di più supportare i soci nella professionalizzazione e nel mantenere elevate le competenze”. di chiarire quali potranno essere le linee di attuazione del nuovo Codice che introdurrà molteplici novità per il governo degli acquisti in sanità. Qual è il bilancio di questo importante evento e cosa è emerso? Il Congresso 2023 a Roma è stato un momento importantissimo di discussione rispetto al nuovo Codice. Ha riscosso l’attenta e qualificata partecipazione di oltre 600 persone che si sono confrontate, nelle diverse sessioni, sulle criticità e nelle opportunità del nuovo Codice. Un bilancio quindi molto positivo che ha visto la qualificata presenza anche delle altre società scientifiche e del Presidente dell’ANAC – Autorità Nazionale Anticorruzione – avv. Giuseppe Busia
█ Adriano Leli, Presidente FARE
█ Il Congresso della FARE 2023 si proponeva
esaminare, in estrema sintesi, non solo i vantaggi maggiormente significativi ma anche le criticità e gli aspetti che andranno chiariti del nuovo Codice degli acquisti in Sanità? Va subito evidenziata la novità su cui si basa lo sviluppo della norma: la volontà di inserire come primi articoli due principi (del risultato e della fiducia) che ben rappresentano un diverso approccio alla gestione degli approvvigionamenti. Il Codice, poi, si pone come obiettivo la digitalizzazione del l’intero ciclo degli approvvigionamenti: sul tema si sta lavorando alacremente con AGID ed ANAC, ma non nego che la sfida si giocherà nei prossimi mesi.
█ Stefano Massini
█ Possiamo
█ La prestigiosa rete di professionisti coinvolti nel procu-
rement si è confrontata approfondendo varie problematiche. A suo parere, quali rivestono particolare rilievo durante il passaggio di grande complessità per il Servizio Sanitario Nazionale che stiamo vivendo?
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I temi principali sono la semplificazione dei processi mantenendo elevati gli standard di qualità del nostro lavoro, la capacità di portare innovazione all’interno delle nostre Aziende Sanitarie in un contesto mondiale di aumento di prezzi - sia delle materie prime sia dei trasporti - sempre più spesso con la necessità di affrontare carenze di farmaci, di dispositivi medici e anche di professionalità sul mercato. █ In questi anni, dalla spending review in poi, il settore della
Sanità è stato investito costantemente dalla politica dei tagli, che ha depauperato oggettivamente il Sistema Sanitario Nazionale e impoverito il servizio offerto ai cittadini. Come avete vissuto un periodo così complesso e quali risposte avete saputo dare? Come approvvigionamenti, spesso vediamo le conseguenze della politica dei tagli: è con la nostra professionalità che cerchiamo ogni giorno di mantenere elevata la qualità dei beni e servizi che
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EVENTI
█ Il tema della pulizia e dell’igiene in ambito ospedaliero è
di fondamentale importanza, non solo in termini di prevenzione, sicurezza e salute per la prevenzione delle ICA, ma anche per la razionalizzazione e l’ottimale gestione della spesa e di risorse sempre più risicate. Quale importanza ha questo argomento per voi Economi e Provveditori impegnati nell’ambito della Sanità? Il servizio di pulizia e di igiene è uno dei servizi principali acquistati dai provveditori. Un servizio a cui è necessario dedicare la giusta attenzione in fase di definizione della strategia di gara, anche in questo caso con l’obiettivo di elevare la qualità e l’innovazione nei servizi offerti. Siamo perfettamente consapevoli di come i nosocomi debbano rispettare severi protocolli di igienizzazione e sanificazione, per prevenire possibili contagi all’interno della struttura sanitaria. Lo sporco infatti favorisce la proliferazione dei batteri e aumenta le possibilità di contrarre malattie: seguendo le corrette procedure è possibile decontaminare gli ambienti sanitari e le sale degenza. Oltre ad essere una misura di prevenzione, una pulizia professionale permette anche la salvaguardia dei pazienti che hanno subìto operazioni chirurgiche o interventi invasivi; questi soggetti sono più a rischio e hanno una probabilità maggiore di contrarre infezioni. █ Le nuove normative relative alle gare d’appalto stanno
█ Da sinistra: i due vice Presidenti FARE, Salvatore Torrisi e Maria Luigia Barone con Adriano Leli
acquistiamo. Ricordiamoci, poi, che tutti abbiamo vissuto il difficile periodo pandemico determinato dal virus SARS CoV 2, durante il quale ci siamo impegnati nel difficile ruolo di “rifornire” le prime linee del Servizio Sanitario: un’esperienza inimmaginabile, su cui però credo sia ancora necessario fare una riflessione.
effettivamente vedendo applicata la normativa relativa all’offerta economicamente vantaggiosa, intimamente connessa alla qualità del Servizio? Direi di sì: sono anni oramai che, soprattutto i servizi, sono acquistati all’offerta economicamente più vantaggiosa, con un’attenzione appunto alla qualità offerta dagli Operatori Economici. Non si può però negare che, a volte, i tecnicismi di gara portano di fatto a sbilanciare nei fatti l’attenzione sui prezzi: è proprio la competenza del provveditore, insieme ai professionisti clinici delle Aziende, che consente di definire i giusti criteri di valutazione. █ Affrontiamo, infine il nodo relativo alla formazione delle
█ Si ha comunque la sensazione che il barile sia stato ra-
schiato fino in fondo: la nuova Legge di Bilancio 2024 rischia di imporre altri tagli e sacrifici, anche a buona parte del personale medico ospedaliero sotto il profilo pensionistico e previdenziale, col rischio di ridurre il numero di medici impegnati in corsia. Possiamo parlare di una vera e propria emergenza? Inutile nascondere la nostra preoccupazione. Come dicevamo, viviamo in un momento storico in cui mancano significativamente le professionalità in tutti i campi, soprattutto in quello sanitario: il futuro a breve non è sicuramente roseo, credo siano necessari interventi strutturali a partire dalla formazione fino a generare un “ambiente professionale” favorevole.
vostre figure professionali per la progettazione e definizione di un nuovo modello di Economo Provveditore ancora più preparato ad affrontare le tante sfide della professione. Cosa pensa a questo proposito? La formazione è l’obiettivo principale, e statutario, della Federazione: le Associazioni regionali e la Federazione organizzano convegni e corsi per mantenere sempre aggiornati i soci su competenze professionali tipiche e anche sulle cosiddette soft skill. Il corso nazionale di Alta Formazione organizzato dalla Federazione è oramai alla decima edizione e ha formato decine di professionisti. Negli ultimi anni sono molti i Master universitari che finalmente affrontano il tema degli acquisti pubblici: obiettivo è aiutare i soci ad accedere più facilmente a tale formazione post-universitaria.
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UN CONGRESSO CON QUASI 600 PARTECIPANTI DA TUTTA ITALIA Bilancio assai positivo per il XXII Congresso della FARE (Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità), con quasi 600 iscritti, un numero di presenze a dir poco superiore alle aspettative, che va ancora una volta ad attestare e confermare l’interesse che suscita la Federazione, nata più di 60 anni fa. La due giorni romana, organizzata da Edicom Srl di Milano, ha accolto 4 sessioni plenarie e 15 seminari. Tutti gli interessanti e partecipati eventi sono stato seguiti con grande attenzione ed approvazione da un pubblico numeroso e qualificato che, specialmente nelle plenarie, ha gremito la sala, fino ad occupare, in alcuni momenti, anche i cosiddetti ‘posti in piedi’. Il Congresso, in tutte le sue fasi, è stato trasmesso anche in streaming. A supportare i lavori 53 sponsor, alcuni dei quali presenti con 17 desk informativi, che hanno espresso giudizio positivo sulle presenze e sulle opportunità di networking. Il congresso ha visto tra i numerosi protagonisti della prima giornata l’avv. Giuseppe Busia, Presidente ANAC, che ha voluto sottolineare l’intenzione di operare in un’ottica di dialogo e trasparenza, punti per altro fondamentali nell’attuazione dei principi cardine del nuovo codice dei contratti pubblici, il risultato e la fiducia, confermando e rafforzando il rapporto di collaborazione tra l’Autorità e i professionisti del mondo degli approvvigionamenti. A seguire la Lectio Magistralis dello scrittore Stefano Massini che ha introdotto il tema della gestione del cambiamento, ripreso nella successiva
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sessione incentrata, forse per la prima volta in un congresso FARE, sugli aspetti psicologici, formativi e di leadership dei provveditori degli approvvigionamenti, evidenziando le problematiche a cui si viene esposti, tanto da correre il rischio di un vero e proprio burnout lavorativo. Tema centrale del congresso “La sfida del nuovo Codice dei Contratti pubblici: il risultato che prevale sulla forma. Come gestire il cambiamento e la modifica dei livelli di responsabilità”. Si è parlato soprattutto del cambio di prospettiva della nuova norma, orientata proprio al risultato e alla fiducia, che coinvolge direttamente coloro che si occupano di acquisti, in particolare in sanità. Dalle diverse discussioni si è levata a gran voce una richiesta: “Abbiamo bisogno di tempo”. Perché, se il legislatore ha pensato di cancellare anni in cui i professionisti degli acquisti sono stati volutamente lasciati a lavorare in una sorta di “arretratezza culturale”, figlia delle condizioni normative spesso repressive e sanzionatrici, che hanno disattivato qualsiasi volontà di iniziativa, i Provveditori non si sentono ora pronti ad applicare la tempestività e la discrezionalità. Questo non perché non siano felici di farlo, ma perché non ritengono possibile cancellare con un colpo di spugna un atteggiamento mentale difensivo, acquisito contro ogni loro volontà e con la scure sanzionatoria sempre pronta a calare sulle loro teste. Tutti apprezzano e vogliono il cambiamento, a patto però di avere il giusto tempo per metabolizzarlo.
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di Arturo Zenorini
Automazione con braccio robotico nelle UFA In difesa della salute dei pazienti e operatori, si sta diffondendo l’uso dei robot nelle Unità Farmaci Antiblastici ospedaliere. Vediamo una recente applicazione al Policlinico Gemelli avviata da Marcello Pani Nell’ambito della farmacia ospedaliera, le UFA (Unità Farmaci Antiblastici) o UMaCA (Unità Manipolazione Chemioterapici Antiblastici), ambienti dedicati destinati alla preparazione delle terapie oncologiche, ricoprono una grande importanza. Molte sono le norme che ne definiscono l’attività, in termini di sicurezza degli ambienti e degli operatori oltre che di efficienza di produzione dei farmaci. In questo settore si sta diffondendo in modo graduale una forte innovazione, ovvero l’automazione (o robotizzazione) dei processi. Un esempio italiano all’avanguardia in questo senso è quello avviato di recente dal Dott. Marcello Pani, Segretario Nazionale SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie) e Direttore della Farmacia Ospedaliera del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, al quale abbiamo chiesto chiarimenti sull’argomento. Dott. Pani, può ricordare brevemente la definizione e le caratteristiche delle UFA, descrivendone i compiti e la rilevanza per l’ospedale e il territorio? La preparazione delle terapie oncologiche deve essere effettuata in un ambiente dedicato denominato UFA o UMaCA. Si tratta di una o più camere bianche ad atmosfera controllata, ossia ambien-
ti totalmente sterili e protetti. Nella nostra struttura, giornalmente, vengono preparati in tutta sicurezza i chemioterapici antiblastici garantendo allo stesso tempo una maggior sicurezza per i pazienti e per gli operatori sanitari. █ Qual è lo standard attuale delle UFA?
Nel corso degli anni si sono sviluppate normative e linee guida per uniformare l’allestimento in Italia dei farmaci chemioterapici infusionali. Dapprima sono state istituite le UFA o UMaCA come luoghi deputati a queste preparazioni grazie al Provvedimento n° 236 del 5 agosto 1999 e, successivamente, si sono definite sempre meglio le corrette modalità operative per la manipolazione dei farmaci antiblastici. La Raccomandazione Ministeriale n°14 e gli standard SIFO hanno descritto dettagliatamente l’utilizzo delle barriere primarie per proteggere l’operatore e i preparati (dispositivi medici e di protezione individuale, cabina di sicurezza biologica) e delle barriere secondarie per mantenere l’asepsi dell’aria e il contenimento di potenziali contaminanti (impiantistica e ambienti adeguati). Gli standard SIFO sono stati presi anche come riferimento assieme all’inquadramento regolatorio nel comunicato uscito nel luglio 2023 dell’Ispettorato GCP (Good Clinical Practice) dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) relativo ai Requisiti
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CARATTERISTICHE DELL’UFA DEL POLICLINICO GEMELLI DI ROMA
█ Marcello Pani, Segretario Nazionale SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servi
per Allestimenti/Ricostituzioni/Preparazioni galeniche sterili in farmacia nell’ambito delle sperimentazioni cliniche dei medicinali. Esistono, inoltre, dei pilastri normativi europei e internazionali riguardanti gli standard tecnici dei locali nei quali allestire questi preparati sterili, tra cui le Good Manifacturing Practice (GMP), le normative dell’International Organization for Standardization (ISO) e Linee Guida (Quapos) della European Society of Oncology Pharmacy (ESOP). Quali sono le criticità fondamentali da superare, ovvero le esigenze non soddisfatte? La fase più critica nella manipolazione degli antiblastici è quella della preparazione, ovvero della ricostituzione e diluizione di questi farmaci. In questa fase, infatti, si registra il massimo livello di esposizione per l’operatore. La riduzione del rischio di esposizione deve essere garantita tramite un’idonea dotazione strutturale (locali e apparecchiature) e attraverso l’adozione di procedure scritte il cui rispetto deve essere costantemente verificato (figura 1). Inoltre, le terapie oncologiche sono personalizzate sulla base di molteplici parametri di tipo clinico (condizione del paziente, stadiazione del tumore) e fisico (peso, superficie corporea, etc). Per questa ragione ogni terapia richiede la definizione di una prescrizione paziente-specifica e la realizzazione di una serie di operazioni, tra cui il calcolo del dosaggio e la verifica di compatibilità. Tali operazioni potrebbero comportare errori o imprecisioni, che si possono evitare con la definizione di procedure standard e l’attribuzione di ruoli e responsabilità chiari, come è possibile solamente in una struttura centralizzata (UFA o UMaCA). Ricapitolando, lo standard è definito dalle normative sopra citate, soprattutto dagli standard SIFO che dettagliano le caratteristiche dei locali, delle apparecchiature (cappe/isolatori), del personale e dei processi. Riguardo l’informatizzazione UFA o UMaCA direi che abbiamo fatto notevoli passi avanti ma abbiamo ancora una situazione disomogenea in relazione ai controlli microbiologici di perfetta asepsi sul preparato (mediafill); non è infatti definito uno standard omogeneo e ciascuna azienda si organizza autonomamente.
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L’UFA del Policlinico Universitario Agostino Gemelli è aperta dal lunedì al venerdì, dalle ore 6:45 alle ore 19:00, e il sabato è aperta dalle ore 7:00 alle ore 13:00. Attualmente presso l’UFA sono presenti: █ 3 box (stanze) chemio con annesse zone filtro e di decontaminazione. Ogni box comprende 2 cappe; █ 1 camera bianca con annesse zone filtro per l’allestimento di sacche personalizzate per la Nutrizione Parenterale Totale (NPT); █ 1 box contenente un Robot per allestimento antiblastici con annessa zona filtro e decontaminazione.
█ Figura 1. Operatore addetto alla preparazione dei farmaci antiblastici
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Quali sono i sistemi robotici disponibili sul mercato per l’allestimento dei farmaci antiblastici? Riguardo ai sistemi robotici disponibili sul mercato, ai fini della valutazione di HTA e dell’elaborazione della proposta, l’atten-
zione si è concentrata su quattro tecnologie (tabella 1), ognuna delle quali presenta punti di forza e di debolezza. Da sottolineare il fatto che il sistema Equashield, rispetto agli altri tre robot caratterizzati da braccio antropomorfo in grado di effet-
Tabella 1 – Sistemi robotizzati per UFA o UMaCA attualmente disponibili SISTEMA
AZIENDA
LINK
ApotecaChemo
Loccioni Humancare
http://ihd.it/it/portfolio/apoteca-chemo/
Kiro Oncology
Kiro Grifols
http://www.kirogrifols.com/
Equashield® Pro
Equashield
https://www.equashield.com/
Comercer/Dedalus
https://www.dedalus.eu/wp-content/ uploads/pdfPHARMODUCT-OLD_IT.pdf
Pharmoduct https://www.comecer.com/it/sistema-compounding-automatico/
Tabella 2 – Caratteristiche del progetto PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
l progetto evidenza la necessità di coprire solo alcune linee di attività e non l’intera attività di allestimento dell’UFA. █ Introdurre gradualmente una nuova tecnologia nell’UFA; Un’estensione delle linee di attività non è ritenuta █ permettere all’UFA uno sviluppo in linea con l’evoluzione delle immediatamente fattibile né opportuna. Il progetto permette di:
politiche aziendali e della popolazioni di pazienti/utenti FPG; █ identificare una fase di transizione durante la quale, in partico-
Vi è la necessità di stimare/confermare i tempi e i costi per:
lare, si provvederà a formare gli operatore e integrare sia il si- █ l’integrazione con il sistema informativo; stema informativo che la tecnologia con l’intera organizzazione █ la formazione del personale. dell’UFA; █ affiancare la fase di introduzione del robot ApotecaChemo con l’attività di adeguamento degli spazi dell’UFA; █ riorganizzare l’allestimento di specifiche linee di attività in ciclo batch (continuo).
Il progetto si basa su ipotesi conservative relativamente all’impatto sulla dotazione di personale infermieristico. OPPORTUNITÀ
SFIDE
Rivedere a seguito dell’introduzione del robot l’organizzazione ed operatività interna dell’UFA.
Garantire la tracciabilità delle attività in ogni fase di attuazione del progetto.
Valutare le ricadute esterne all’UFA in termini di volumi di attività e orari delle UO coinvolte dalle attività di allestimento.
Verificare i tempi di esecuzione delle preparazioni e i materiali di consumo necessari. Formare adeguatamente e motivare il personale all’uso del robot ApotecaChemo.
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tuare una sola preparazione alla volta, è l’unico dotato di una diversa tecnologia in grado di effettuare contemporaneamente più allestimenti. In che cosa consiste il processo di robotizzazione dell’UFA da lei avviato? Quali sono i principali obiettivi di questo progetto? Il progetto (tabella 2) è partito in epoca Covid, nel 2021, anno nel quale la nostra UFA ha allestito circa 100mila preparazioni di farmaci antiblastici grazie alla capacità del personale di raggiungere un’elevata produzione. Il progetto di robotizzazione nasce in relazione a tre fattori: 1. l’evoluzione attesa sia delle attività dell’UFA sia della popolazione di pazienti della Fondazione Policlinico Gemelli (FPG); 2. l’esigenza di garantire un crescente livello di sicurezza sia ai pazienti, sia agli operatori; 3. l’esigenza di ottimizzare l’utilizzo delle unità di personale. Il personale sanitario impiegato nelle UFA o UMaCA è quasi sempre costituito da personale infermieristico o da tecnici di laboratorio. La possibilità di automatizzare molte procedure va quindi a vantaggio anche di questo personale, che sottratto ai pericoli da esposizione ad agenti tossici, può essere reindirizzato all’attività assistenziale.
mo adottato il sistema ApotecaChemo, prodotto da un’industria italiana, che è diffuso in tutto il mondo, negli Stati Uniti, nei paesi anglosassoni e nel Sud-Est Asiatico. Lo utilizzano prevalentemente grandi strutture che, con questa tecnologia, riescono a soddisfare la propria produzione (figura 2). Perché una UFA robotizzata funzioni in modo efficace, quali sono le condizioni necessarie, oltre all’addestramento degli operatori? Un progetto di questo tipo necessita della condivisione non solo della direzione sanitaria e della direzione scientifica, ma anche della condivisione con i clinici del percorso assistenziale, della necessaria accuratezza della prescrizione, del sistema di prenotazione degli appuntamenti e dell’occupazione delle postazioni di infusione, con particolare riferimento alle postazioni in day hospital.
È possibile che questo tipo di automazione diventi, da progetto d’avanguardia, una realtà diffusa nelle UFA? Quali sono i fattori che potrebbero ostacolare o, al contrario, dovrebbero favorire tale diffusione in un prossimo futuro? In effetti, ci sono alcuni limiti alla realizzazione della robotica. Il primo è il costo delle apparecchiature attualmente presenti sul mercato che danno ragione di un investimento solo a fronte di un breve ammortamento (tante terapie/die). Pertanto, questa strategia resta appannaggio prevalente delle grandi strutture. D’altra parte, anche strutture molto ampie come la nostra non riescono a saturare la domanda se non con due robot. La diffusione potrebbe essere favorita da robot che sfruttano tecnologie differenti dal braccio antropomorfo (tipo “equashield”) e che abbiano costi più contenuti. Com’è la situazione nel resto d’Italia e all’estero, in riferimento al ricorso di questi sistemi robotizzati nelle UFA? In Italia, pur non essendo l’unico dotato di UFA robotizzata, il nostro Centro – avviato il 31 luglio scorso e che entrerà a regime entro il 31 dicembre di quest’anno - è senza dubbio quello più grande. Del resto, con oltre 100mila preparazioni l’anno, questo robot permetterà di allestire circa il 45% delle terapie necessarie e sarà necessario attuare una seconda UFA con caratteristiche simili per soddisfare il 90% del fabbisogno. Permane un 10% di preparazioni che per tipologie non possono essere allestite mediante robot. Noi abbia-
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█ Figura 2. Display per l'inserimento delle istruzioni e il controllo dell'attività del braccio robotico
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ATTUALITÀ
di Arturo Zenorini
I fattori base per il futuro della radioterapia oncologica Apparecchiature sempre più precise ed efficaci, maggiori conoscenze di radiobiologia dei tumori, investimenti più uniformi sul ricambio delle macchine previsti dal PNRR. Questa, in sintesi, la strada indicata da Lorenzo Livi dell’AOU Careggi di Firenze Una disciplina ‘ultra-specialistica’, quella della radioterapia, caratterizzata da luci e ombre: da un lato grandi sviluppi terapeutici registrati nell’ultimo decennio – favoriti dal perfezionamento tecnologico delle apparecchiature e dall’ampliamento delle conoscenze sulla radiobiologia dei tumori – dall’altro scarsi investimenti finora in ricerca e per l’indispensabile rinnovamento costante delle macchine, situazione che dovrebbe migliorare in base a quanto previsto dal PNRR. Questi complessi aspetti sono descritti dal Prof. Lorenzo Livi, direttore del reparto di Radioterapia Oncologica presso l’Azienda Ospedaliero Universitaria Careggi di Firenze – la più grande struttura di radioterapia in Italia - e animatore della Fondazione Radioterapia Oncologica (FRO), da oltre trent’anni in prima linea per migliorare l’assistenza ai pazienti oncologici e promuovere la ricerca scientifica e la conoscenza in ambito radioterapico.
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ATTUALITÀ
█ Prof. Livi, qual è in ambito clinico la rilevanza della te-
rapia oncologica e quali sono i campi di applicazione consolidati? La rilevanza attuale è notevole considerando che circa l’80% dei pazienti oncologici nell’ambito della loro patologia in qualsiasi fase – per esempio in forma lieve, adiuvante, preoperatoria, associata, quindi in tutte le modalità possibili - dovrà essere sottoposto a radioterapia. Vi sono, ad oggi, delle patologie in cui la radioterapia è consolidata, quasi d’obbligo, queste includono: i tumori della prostata, tutti i tumori del distretto testa e collo, il tumore della mammella, i tumori cerebrali, i tumori del polmone e sicuramente i sarcomi delle parti molli e i linfomi. La radioterapia, inoltre, sta sempre più prendendo spazio in tutte le patologie riguardanti gli organi addominali (come fegato, vie biliari, pancreas, reni, vescica), cioè in ambiti nei quali fino a 5-10 anni fa la radioterapia era poco utilizzata in quanto non si avevano chiare conoscenze scientifiche e, quindi, alcune patologie molto raramente venivano indirizzate al radioterapista, se non in caso di condizioni estremamente avanzate; in altre parole, in passato sulla patologia primaria la radioterapia praticamente non veniva utilizzata, mentre adesso non è più così. █ Quali sono gli sviluppi futuri della radioterapia, sia in fase
sperimentale che clinica? Gli sviluppi futuri sono legati alle nuove conoscenze di radiobiologia relative a patologie per tanti decenni non trattate dal radioterapista e dalla nuova possibilità di associare la radioterapia con i farmaci di nuova e vecchia generazione. Infatti, grazie a una serie di studi di efficacia, sono stati aperti nuovi settori su varie forme di neoplasia; per esempio, adesso la radioterapia sul fegato è quasi routinaria, ossia è un’alternativa terapeutica effettiva ed efficace. Questo perché nella capacità di essere “ipofrazionati” – ossia di effettuare poche sedute con tanta dose di radiazioni - siamo diventati molto efficaci e, nello stesso tempo, anche sempre più sicuri grazie alla tecnologia. Quindi, da un lato la radiobiologia permette di sapere se la radioterapia frazionata può essere utilizzata efficacemente per trattare determinati tumori, mentre la tecnologia (quindi le nuove apparecchiature) consentono di effettuare la terapia tranquillamente in quanto permettono di essere finalmente molto precisi ma anche allo stesso tempo molto sicuri. █ Lei fa riferimento alla tecnica stereotassica?
Considerato lo sviluppo delle tecnologie, il termine più corretto è quello di radioterapia ipofrazionata, perché il concetto di “stereotassi” [riguardante l’identificazione di un punto o un volume nello spazio tramite coordinate x-y-z] ormai è intrinseco nell’apparecchiatura. Quando 25 anni fa abbiamo iniziato, ovviamente tutti
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█ Lorenzo Livi, direttore del reparto di Radioterapia Oncologica presso l’Azienda Ospedali
questi sistemi non erano automatizzati come oggi; si utilizzavano caschi di plastica sui quali con i righelli venivano date le coordinate spaziali; quindi, l’apparecchio si posizionava dove indicato ed erogava la dose (“faceva fuoco”). Erano proprio queste le coordinate stereotassiche e il termine era entrato in uso per definire la tecnica. Va sottolineato che allora per fare una stereotassi ci si poteva impiegare anche un’ora; venivano calcolati quattro campi, si effettuava fuoco ogni volta in un campo e poi, in base alle coordinate del nuovo campo, si spostavano a mano le tabelline del casco di plastica e si ripeteva l’operazione. Attualmente tutte queste procedure sono effettuate in modo automatico dalle apparecchiature. Quindi il termine di stereotassi è senza dubbio corretto e gli stessi radioterapisti lo utilizzano ma in realtà oggi, come detto, è più giusto usare la definizione di radioterapia ipofrazionata perché il concetto reale da evidenziare è che si è riusciti definitivamente - studiando la radiobiologia tumorale - a portare una dose molto elevata per singola frazione sul volume che si intende irradiare. Nel 1998-2000, quando venivano fatte le radioterapie, la dose standard era di 2 gray (Gy) [unità di misura della dose assorbita di radiazione del sistema internazionale] mentre oggi normalmente le stereotassi vengono eseguite anche con 18 Gy, corrispondente a un aumento notevolissimo. Tutta l’innovazione in realtà è qui: le aziende produttrici hanno capito che questo era la linea di sviluppo e quindi ora disponiamo di apparecchi ingegneristicamente all’avanguardia che, in modo automatico, tramite lamelle visibili sullo schermo, creano la sagoma e il volume tumorale da colpire tramite collimatori interni, consentendo di elevare la dose erogata fino a 18 Gy.
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█ Il riconoscimento tramite imaging del volume tumorale da
irradiare deriva una pregressa scansione TC o RM, oppure le moderne apparecchiature sono in grado anche di effettuare questo processo? Questa procedura viene fatta ancora a mano, per così dire, nel senso che il paziente esegue una TC (o una RM) diagnostica definita “di centraggio”, sulla quale il medico tramite sistemi molto sofisticati del computer definiti di TPS (Treatment Planning System) può registrare (ovvero fondere insieme) le varie immagini fino a crearne una sola che è appunto la somma di tutte le acquisizioni radiologiche. Quindi, ancora oggi il medico utilizzando il mouse ‘clicca’ sull’immagine e crea il volume seguendo il profilo del tumore. Attualmente esistono sistemi semiautomatici molto efficienti di contornazione ma non del tumore bensì degli organi sani. Fino a 3 anni fa si doveva effettuare con il mouse la contornazione manuale per ogni fetta della TC non solo del tumore ma anche di tutti gli organi a rischio (per esempio, nel torace, i polmoni sani, l’esofago, il midollo spinale, il cuore, le sue arterie e i vasi principali). Una procedura precisa, quindi, ma molto lunga da completare. Adesso, i più moderni sistemi computerizzati che stanno arrivando sul mercato nell’ultimo anno e mezzo sono veramente efficaci in quanto fanno una contornazione automatica. Quindi al radioterapista arriva la TC con tutti gli organi a rischio già contornati. █ Qual è il motivo per cui, oltre a contornare l’area da cura-
re, cioè il tumore, si devono contornare anche gli organi a rischio? Perché non vogliamo danneggiare gli organi a rischio. Il concetto è che la radioterapia significa sia dare una certa dose su un determinato volume sia non dare dose su un altro determinato volume rappresentato dagli organi sani. Per sapere quanto tessuto sano purtroppo riceve comunque una certa dose di radioterapia occorre avere tutto il suo volume e per ottenere tale volume quest’ultimo va disegnato. Il punto è che ci sono delle possibilità di sovrapposizione: è per esempio il caso di un tumore polmonare all’interno di un parenchima polmonare sano, oppure quello della prostata, sopra la quale, aderente, si trova la vescica mentre sotto, sempre attaccato, si trova il retto. Si è arrivati a erogare la dose con precisione millimetrica nell’intersezione di questi spazi ma una certa dose può comunque colpire il bordo di organi sani contigui, causando danno al paziente. Per sapere quanta dose riceve tale bordo, deve essere contornato il relativo organo sano. Questa operazione era fatta sulla TC tutta a mano, fetta per fetta; considerando che le fette consecutive sono di 3 mm e che si devono disegnare 12 cm si arriva a contornare il retto
48 volte. Oggi queste operazione sono effettuate dal computer, permettendo molta precisione e anche un risparmio di tempo e fatica. In questo modo si sa esattamente quanta dose va su un determinato volume. Grazie a tutta l’esperienza accumulata in radiologia ora è noto che, a seconda dei centimetri cubi di retto che non si riesce a evitare e sarà irradiato con una determinata dose - che si cerca di cambiare spostando i fasci o variando la dose stessa - si può predire attraverso calcoli percentuali molto attendibili la possibilità di avere effetti collaterali che possono essere più facilmente gestiti. Prima la radioterapia era meno efficace perché non riusciva a essere particolarmente precisa ma il vero problema è che non si riusciva a scansare gli organi sani. Un tempo si era costretti a fermarsi con l’erogazione della dose al tumore perché si stava dando troppa dose a un tessuto sano. Adesso invece non ci sono problemi proprio perché le tecniche moderne permettono di dare tantissima dose al tumore e risparmiare gli organi sani. Ovviamente possono esserci degli effetti collaterali che il medico deve essere coscientemente e scientificamente in grado di accettare come tossicità. █ A che punto è l’Italia nel settore della radioterapia oncolo-
gica rispetto ad altri Paesi? L’Italia in questo campo è all’avanguardia. Nonostante le difficoltà, dal punto di vista tecnologico il nostro è un Paese mediamente molto adeguato, ovunque: al sud, al centro e al nord. Sicuramente l’aspetto ancora carente, ma che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) auspicabilmente compenserà, è la capacità di rimanere tecnologicamente adeguati e moderni, perché queste macchine hanno un’emivita di circa 10 anni. In questo arco di tempo si sviluppano versioni nuove delle apparecchiature, con software migliorati nella capacità di riconoscere i contorni delle aree di interesse, con hardware che ‘girano’ più velocemente, con filtro interno modificato e, quindi, ridotta emissione di radiazione diffusa e minore danno. In questi casi si imporrebbe la sostituzione della macchina ma è proprio qui che, fino ad oggi, ci sono state un po’ di difficoltà, per cui non c’è stato sempre un ammodernamento costante della radioterapia perché questo prevede investimenti e quindi una programmazione lungimirante da parte dei vari attori coinvolti in questa operazione: direttori generali delle Regioni oppure direttori generali dell’ospedale che facciano presente alle loro Regioni o al Ministero della necessità di acquisire una serie di acceleratori nuovi in anni successivi. A questo si aggiunge spesso l’impossibilità nell’ambito della sanità pubblica, in un periodo di tagli alla spesa, di mettere a budget cifre considerevoli (svariati milioni di euro considerando nel complesso il costo di ogni singo-
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█ Apparecchiatura all'avanguardia per l'erogazione della dose radioterapeutica
lo acceleratore più l’adeguamento del bunker con opere di muratura e l’acquisto di nuovi software). Ciò spiega anche le diversità di ammodernamento del parco macchine che si riscontrano tra le diverse Regioni, con una distribuzione a macchia di leopardo sia per assenza di programmazione sia per la diversa capacità del singolo radioterapista o del singolo direttore di interpretare correttamente quando e dove occorre l’innovazione nell’ambito di un determinato contesto politico, in modo che l’acquisto di strumenti diagnostici avanzati segua sempre la logica dei centri hub e spoke (un discorso, questo, in cui rientrano tutte le tecnologie, come la risonanza magnetica, i robot chirurgici, le TC multistrato ecc.). █ Che cosa prevede il PNRR per migliorare l’uniformità del
parco macchine ospedaliero? Nell’ambito del PNRR è stato chiesto alle Regioni di fornire l’elenco, per ogni singolo ospedale, delle macchine più vecchie di 5 anni al fine di sostituirle. Il tempo di obsolescenza considerato è corretto perché, calcolando il tempo di applicazione, smontaggio e montaggio occorrono altri 3-4 anni e, se effettivamente si riuscirà a portare a termine questa operazione, si arriverà tra qualche anno a un giorno ‘zero’ in cui tutte le apparecchiature nel nostro Paese saranno tecnologicamente moderne. Peraltro, va precisato, che la radio-
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terapia è praticamente gratuita, nel senso che - quando un direttore generale deve comprare un nuovo acceleratore con una spesa di 4 milioni di euro - ammortizzerà necessariamente tale costo in 10 anni; quindi, si tratta di una spesa di 400 mila euro l’anno. Quest’ultima cifra, con un acceleratore normale di tipo moderno, viene recuperata con il trattamento – anche radicale, ovvero curativo - di 450-500 persone. Per questo si può dire che la radioterapia non ha alcun costo. Se, per esempio, si considera che l’uso di un farmaco biologico per qualsiasi tipo di tumore, per uno solo di questi 400 pazienti, costa 40.000 euro, già solo 10 di quei 400 pazienti sottoposti a radioterapia e che sono in trattamento con un biologico costano 400.000 euro. Questo è un calcolo reale. Un nuovo apparecchio di radioterapia in 10 anni tratterà circa 5.000 pazienti dei quali almeno 2.000 risulteranno guariti, con nessuna necessità di ulteriori cure. Sempre di questi 5.000 pazienti, attualmente almeno il 60% (intorno ai 3.000 soggetti) sono trattati con farmaci ad alto costo; in media con tali farmaci per ogni paziente si spendono al minimo circa 30.000 euro. Facendo una semplice moltiplicazione risulta una cifra che permetterebbe di acquistare in un solo anno 5 acceleratori. Questo è il problema della radioterapia: per un direttore generale la spesa di 4 milioni di euro per un nuovo acceleratore è molto più complessa da mettere a budget ri-
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█ Dettaglio della sorgente del fascio di radiazioni
spetto a un costo molto superiore sostenuto per l’acquisto dei farmaci oncologici. Il punto è che spesso si considera la radioterapia una terapia ad alto costo mentre, al contrario, è di fatto gratuita. █ Qualche soluzione potrà forse arrivare da ulteriori svilup-
pi della ricerca in ambito radioterapico? Per esempio, nel campo dell’integrazione con altre discipline mediche?
La radioterapia di per sé svolge una ricerca non eccessivamente brillante perché questa disciplina è la “Cenerentola dell’oncologia”, nel senso che non ha fondi che arrivano da case farmaceutiche o dall’industria biomedicale. Quindi la ricerca in radioterapia è nel 90% dei casi di tipo spontaneo, condotta direttamente dai radioterapisti perché sentono il bisogno di dover capire meglio gli aspetti radiobiologici per perfezionare le procedure terapeutiche. Questo però ci mette in uno stato di difficoltà perché comunque la ricerca ha un costo e quindi permane la necessità di trovare fondi per altre vie, altrimenti sarebbe impossibile portarla avanti. Vorrei sottolineare che, di recente, abbiamo ospitato a Firenze un’importante Consensus internazionale sull’integrazione della radioterapia oncologica con l’uso di farmaci nel trattamento dei tumori della mammella. Questa integrazione con i farmaci è stata una necessità voluta fortemente dalla nostra struttura di Firenze perché sentivamo la profonda necessità di iniziare a fare chiarezza su un argomento molto complesso. Tutti i nuovi farmaci in questo settore offrono una sopravvivenza di gran lunga maggiore rispetto al passato e quindi tanti pazienti adesso riescono a vivere bene tanti anni con malattia in sede, e ciò ha portato alla nascita di nuovi concetti in oncologia come quelli di tumore “oligometastatico” e “oligoprogressivo” in cui la radioterapia sta perfettamente svolgendo il ruolo di coadiuvante. Quando però viene testato un nuovo farmaco in termini di efficacia non viene mai minimamente considerata la sua possibile associazione con la radioterapia, che però è fondamentale; si è creata quindi una situazione in cui 20 nuovi farmaci efficaci e funzionanti in tutte le patologie non hanno dati in relazione alla necessità di effettuare poi una radioterapia. Pertanto, abbiamo cercato di rispondere a questa domanda attraverso un percorso - appena iniziato - sulla capacità di integrazione tra nuovi farmaci e radioterapia. Tale percorso richiederà svariati anni ma trae forza dalla speranza di poter essere sempre più accurati e precisi. Stiamo inoltre già iniziando a progettare tra due anni una nuova Consensus molto più vasta che riguarda in generale l’integrazione tra farmaci e radioterapia. L’impresa non è semplice ma l’intenzione è di essere promotori di un evento ufficiale costante, da tenersi ogni due anni a Firenze, riconosciuto a livello internazionale dalle principali società scientifiche mondiali che poi faranno riferimento a noi per la gestione e l’organizzazione logistica. Abbiamo già avuto riunioni internazionali in tal senso con riscontri favorevoli. L’operazione è svolta prima di tutto nell’interesse dei pazienti ma sarebbe comunque prestigioso poter ospitare regolarmente un evento clinico mondiale in Italia, cosa che normalmente non avviene.
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Ospedali: prodotti e soluzioni per la grande trasformazione digitale Gli “Smart Hospital” o “Ospedali Intelligenti” stanno emergendo in tutto il mondo come elemento principale dell’evoluzione del settore sanitario. All’interno di questa trasformazione, le strutture ospedaliere puntano a diventare sempre più sostenibili e a sfruttare per i processi di base tecnologie digitali avanzate e soluzioni basate anche sull’IA e sull’auto apprendimento
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VIRTUAL TWIN PER APPLICAZIONI SANITARIE Un mondo in cui i professionisti sanitari possono predire con precisione gli esiti dei trattamenti medici, personalizzare le terapie per ciascun paziente e ridurre significativamente i costi sta diventando realtà grazie ai gemelli virtuali. I gemelli virtuali consentono il monitoraggio e l’analisi in tempo reale delle condizioni dei pazienti, permettendo ai professionisti sanitari di intervenire in modo proattivo. La piattaforma 3DEXPERIENCE di Dassault Systèmes fornisce ambienti virtuali collaborativi, creando esperienze con gemelli virtuali del mondo reale. Il centro di cura diventa dinamico e spesso non associato ad un vero e proprio luogo. Il paziente può essere a casa, con il medico nel suo studio o con il chirurgo in ospedale. Indipendentemente da ciò, le informazioni dovrebbero essere sempre disponibili. Il gemello virtuale sviluppato utilizzando la piattaforma 3DEXPERIENCE consente una comprensione comune, una condivisione efficiente e un’assistenza basata sui dati per ridurre gli errori prevenibili. Ciò è possibile solo se i sistemi medici comunicano attraverso l’uso di standard su una piattaforma in cloud, che aiuta a ridurre le incongruenze causate da strumenti in silos e a guidare in modo affidabile i robot chirurgici per una precisione massima.
Realizzare la medicina di precisione è la principale sfida per l’assistenza sanitaria del ventunesimo secolo, ed è proprio questa l’ambizione di alcuni progetti realizzati con 3DEXPERIENCE. Un esempio di questa applicazione è il progetto Living Heart, il cui obiettivo principale è creare modelli virtuali precisi del cuore umano, personalizzati per singoli pazienti, attraverso simulazioni realistiche e modelli convalidati. Il progetto Living Heart è uno sforzo collaborativo per far avanzare la scienza cardiovascolare, migliorare l’assistenza ai pazienti e ampliare l’accesso all’istruzione nel settore. Il progetto ha fornito un modello di riferimento di un cuore pulsante funzionante in grado di riprodurre qualsiasi condizione cardiovascolare e consentire così di testare in sicurezza diverse possibilità di trattamento. Essendo un modello virtuale, può essere consultato, condiviso e visualizzato per raccontare la storia completa della sua funzione e dei probabili risultati. Grazie all’utilizzo di una piattaforma di riferimento aperta, i dettagli tecnici e le conoscenze che in passato erano frammentate e isolate, oggi sono centralizzate, fruibili e condivisibili. La piattaforma 3DEXPERIENCE è anche alla base del progetto Living Brain, nel quale il gemello virtuale può fornire una guida fondamentale per interventi meccanici o elettrofisiologici e, un giorno, anche a livello della funzione cerebrale stessa. Utilizzando immagini di alta qualità, le ricostruzioni 3D possono riprodurre in modo affidabile la struttura della testa e del collo, non solo le strutture rigide (cranio, vertebra) ma anche i tessuti molli (materia grigia, fibre di materia bianca) e fluidi (ventricoli, liquido cerebrospinale) per ottenere una comprensione completa della struttura del cervello. www.3ds.com
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ECOGRAFO ULTRAPORTATILE E WIRELES Una diagnosi precoce e un accesso tempestivo alle cure possono rivelarsi decisivi e di vitale importanza per il trattamento di molte patologie, in particolar modo di quelle cardiovascolari per cui, nella maggior parte dei casi, l’intervento immediato può essere determinante. Un aiuto fondamentale in questa direzione viene dalla tecnologia: sfruttando hardware e software di ultima generazione, strumenti all’avanguardia forniscono al personale medico dati sempre più precisi, in grado di supportarli nel prendere decisioni cliniche rapide e accurate e nell’individuare percorsi di cura personalizzati per ogni paziente. In occasione del 57° Congresso di Cardiologia, tenutosi a Milano dal 25 al 28 settembre, GE HealthCare - azienda leader a livello mondiale nell’innovazione della tecnologia medica, della diagnostica farmaceutica e delle soluzioni digitali – ha presentato il nuovo sistema di imaging a ultrasuoni Vscan Air SL, un ecogra-
█ Il nuovo sistema di imaging a ultrasuoni Vscan Air SL di GE HealthCare
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fo ultraportatile di ultima generazione che si aggiunge all’ampio portfolio di tecnologie Ultrasound di GE HealthCare, ampliando il ventaglio di soluzioni per l’imaging cardiaco a disposizione delle strutture sanitarie. Grazie alla doppia sonda, dotata di trasduttori phased-array e lineare in un unico dispositivo, Vscan Air SL consente di passare rapidamente da valutazioni cardiache mirate a valutazioni vascolari. Le tecnologie proprietarie Signal Max e XDclear, che forniscono elevati livelli di penetrazione, risoluzione e sensibilità nelle prestazioni di imaging, unite al pratico formato tascabile e alla connettività wireless, consentono l’acquisizione di immagini nitide e di alta qualità direttamente al punto di cura, aiutando i medici ad accelerare le diagnosi e le decisioni terapeutiche. www.gehealthcare.it
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SMART HOSPITAL DAGLI ELEVATI STANDARD TECNOLOGICI L’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, situato presso il Mind District di Milano, è il primo in Italia a essere ispirato all’approccio allo smart hospital ed è stato realizzato grazie alla partnership tra Siemens e GKSD ESCo, Energy Service Company del Gruppo San Donato cui appartiene l’ospedale. Resilienza, sostenibilità, efficienza, sicurezza e flessibilità sono i pilastri sui quali si poggia il cosiddetto “Ospedale del Futuro”, in coerenza con la vision del progetto fondata sulla stretta integrazione tra Ricerca, Formazione Universitaria e Cura. Il nuovo edificio, caratterizzato da 16 piani per una superficie totale di 150.000 mq e 600 posti letto, si distingue per una ridotta impronta ambientale e un approccio concretamente sostenibile. L’attenzione rivolta a questo aspetto si riflette su diversi versanti: dall’utilizzo di materiali ecocompatibili fino all’impiego di fonti rinnovabili per alimentare dal punto di vista energetico l’intera struttura. Per realizzare uno Smart Hospital dagli elevati standard tecnologici, Siemens, con la sua divisione Smart Infrastructure, ha proposto una soluzione integrata, flessibile e modulare basata su un sistema di building management (BMS) e di energy management (EMS) customizzato in risposta alle esigenze specifiche del progetto.
Cuore dell’edificio è Desigo CC, la suite di gestione integrata del sistema edificio-impianti di Siemens: dagli impianti meccanici ed elettrici a quelli di sicurezza, in modo completamente modulare, scalabile ed ampliabile nel tempo, soddisfa i requisiti e le esigenze presenti e future. Particolarmente semplice ed accurata risulta la regolazione degli impianti idronici, grazie all’impiego delle valvole Acvatix PICV, così come l’attenzione riservata alla protezione di beni e persone mediante l’impiego del sistema SintesoTM e in particolare dei sensori automatici di incendio provvisti di tecnologia neurale in grado di essere resiliente sia alla presenza di polvere, insetti, umidità e temperature estreme sia alle interferenze elettromagnetiche, vapori corrosivi, vibrazioni, aerosol artificiali e fenomeni di incendio atipici. La sicurezza dell’impianto di distribuzione elettrica, sistema nervoso dell’edificio, è invece demandata alle apparecchiature Sentron installate all’interno dei quadri elettrici. L’intero impianto conta oltre 1.600 quadri tra cui 7 Power center, circa 90 quadri tipici di piano e oltre 1.200 quadretti terminali. www.siemens.com
█ L’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio Gruppo San Donato, progettato da Binini Partners, è stato realizzato grazie alla partnership tra Siemens e GKSD ESCo
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SISTEMA DI CHIAMATA OSPEDALIERA Il sistema di chiamata ospedaliera Clinos di ABB è stato progettato per strutture sanitarie quali: ospedali, cliniche, case di riposo, cliniche riabilitative, residenze comunitarie e strutture similari. In tutti questi luoghi è fondamentale installare sistemi che consentano al personale di svolgere, con la massima efficienza ed efficacia, le proprie mansioni e che, contemporaneamente, garantiscano la comunicazione a distanza tra i singoli pazienti e il personale medico e infermieristico presente, rispettando le normative europee DIN VDE. Tra le principali caratteristiche che fanno di Clinos un sistema ideale per la gestione delle chiamate, si possono citare: █ segnalazione acustica- visiva delle chiamate a prova di errore; █ monitoraggio continuo delle chiamate paziente con visualizzazione delle chiamate prioritarie; █ possibilità di effettuare molteplici tipologie di chiamate in base alle diverse esigenze. I segnali del sistema Clinos viaggiano su un Bus per trasmissione di dati digitali e audio, garantendo la massima affidabilità, requisito fondamentale in queste situazioni. Questo prodotto è installato con successo in molti ospedali e strutture sociosanitarie in Italia proprio grazie alle sue caratteristiche funzionali e alla sua semplicità d’uso.
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Una realtà italiana che è scelto questa soluzione ABB è la Fondazione Opera Immacolata Concezione Onlus, che ha da sempre posto grande attenzione al mantenimento delle proprie strutture al massimo grado di efficienza e opera continuamente per la ristrutturazione e ammodernamento degli impianti. Il sistema si completa con: █ lampade fuori porta che servono a segnalare visivamente da quale camera proviene la chiamata in modo che il personale possa arrivare nel minor tempo possibile; █ tiranti e pulsanti di annullo bagno che consentono al paziente di effettuare una chiamata di aiuto in ogni ambiente; █ display di corridoio per visualizzazioni immediate di segnalazioni attive █ software per la programmazione, per la visualizzazione dello storico chiamate e, se richiesto, per il supporto da remoto di un tecnico; █ dispositivi di sistema come alimentatori, concentratore di zona, amplificatori fine linea che completano e rendono funzionante la soluzione. www.new.abb.com
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SISTEMA DI ANALISI DEI DATI Nel mondo ospedaliero, l’analisi dei dati relativi ai pazienti e alle terapie è una risorsa preziosa. Per questo, Dräger ha messo a punto l’avanzata piattaforma Dräger Connect, suite basata su cloud, con servizi digitali per il mondo della sanità, che consente ai vari reparti di prendere decisioni ottimali con precisione, tempestività ed efficacia. I dati provenienti dai dispositivi medici Dräger connessi con la piattaforma sono elaborati e presentati in una dashboard facile da utilizzare, per affrontare problemi relativi all’efficienza delle apparecchiature utilizzate nei vari reparti e alla gestione integrata del parco macchine. In particolare, Dräger Connect gestisce la soluzione OR Companion, che permette di avere il controllo costante della situazione delle sale operatorie, agevolando il flusso di lavoro nella gestione e nella disponibilità delle sale stesse. Grazie a questo software è possibile visualizzare informazioni sulla situazione di tutti gli apparecchi per anestesia Perseus A500 e su quelli della famiglia Atlan, collegati in rete in ogni parte dell’ospedale. La dashboard visualizza tutte le sale dove gli apparecchi per anestesia sono posizionati fornendo informazioni in tempo
reale sul loro stato:on line, off line o in uso. È anche possibile programmare il self test dei sistemi di anestesia in modo automatico per una migliore gestione dei flussi di lavoro del personale ospedaliero migliorando l’efficienza delle apparecchiature. Inoltre, Oltre a OR Companion, Dräger Connect offre anche altre soluzioni digitali per analizzare nel complesso la gestione del parco strumenti Dräger (Device Utilization Analytics), l’efficienza della ventilazione in anestesia (Lung Protective Ventilation Analytics), il consumo di gas (Gas Consumption Analytics) e la gestione degli allarmi, relativamente alla propria gamma di sistemi di monitoraggio Infinity Acute Care (Alarm History Analytics). Si tratta infatti di una soluzione cloud completa che è stata progettata con particolare attenzione alla sicurezza e alla riservatezza dei dati che vengono trasferiti, raccolti e analizzati, dati ormai essenziali per la gestione ottimale dei vari reparti. www.draeger.com
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NUOVO MONITOR CHIRURGICO 4K HDR 2D Sony ha annunciato oggi LMD-XH550MD, un nuovo monitor chirurgico 4K HDR da 55 pollici di qualità elevata. LMD-XH550MD è un monitor medicale con luminosità massima elevata, rapporto di contrasto elevato e ampia gamma di colori e può mostrare immagini video a colori 4K HDR di qualità molto elevata in 2D. L’imaging 4K offre quattro volte la risoluzione del Full HD offrendo un maggiore livello di dettaglio adatto per l’uso nelle sale operatorie ospedaliere, i centri chirurgici e le aule per la formazione. Questo nuovo monitor è dotato di un grande schermo da 55 pollici, con risoluzione 4K (3840 x 2160 pixel) e alta qualità e utilizza la Tecnologia di Local Dimming per panelli di Sony che consente al monitor di ottenere una luminosità di picco superiore a 1.5000 cd/m2 e un rapporto di contrasto di 1.000.000:1. LMD-XH550MD funziona in HDR quando riceve i segnali HLG (Hybrid Log-Gamma), consentendo al monitor di riprodurre le immagini in modo più realistico e con un maggiore grado di dettaglio, catturare le aree luminose e buie, senza tralasciare alcun dettaglio. Il pannello LCD avanzato e la tecnologia di elaborazione del segnale del nuovo modello supportano un’ampia gamma di colori
█ LMD-XH550MD è n nuovo monitor chirurgico 4K HDR da 55 pollici di qualità elevata prodotto da Sony
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(conforme alla raccomandazione ITU-R BT.2020) che consente un’accurata riproduzione del colore e una visione realistica. Inoltre, LMD-XH550MD è progettato per ridurre al minimo il riflesso anche nelle sale operatorie molto illuminate, offrendo immagini nitide e ad alto contrasto per esperienze di visione senza problemi per i chirurghi. LMD-XH550MD utilizza l’esclusiva tecnologia A.I.M.E.TM (Advanced Image Multiple Enhancer) di Sony che migliora l’immagine sul display regolando il colore, il contrasto, la visibilità delle aree di ombra per una visione più confortevole. Il nuovo monitor ha una funzionalità di connettore di uscita clone che duplica l’immagine del display su un display secondario o su registratori esterni, anche con impostazioni avanzate quali A.I.M.E. o PIP (Picturein-picture). La risoluzione dell’immagine di uscita può essere selezionata tra 4K o HD che può essere aumentata o ridotta su scelta dell’utente per adattarsi alla funzionalità del display o del registratore secondario. www.pro.sony/healthcare
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di Giuseppe Laudani
Architettura sanitaria in Danimarca e Svezia Il Cneto ha recentemente completato un viaggio di esplorazione negli ospedali svedesi e danesi, riprendendo le attività con visite programmate a Copenaghen, Malmo e Goteborg tra il 27 settembre e il 1° ottobre. Entrambi i paesi adottano il modello Beveridge nel contesto sanitario, ma con alcune differenze significative
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ATTUALITÀ
█ Rigshospitalet (Copenaghen)
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█ Zealand University Hospital (Cøge, Svezia)
Si è concluso da qualche settimana l’ultimo viaggio Cneto alla scoperta degli ospedali svedesi e danesi. Anche l’attività più rappresentativa del Cneto è ripartita con un programma di visite che ha impegnato i partecipanti tra il 27 settembre e il 1 ottobre a Copenaghen, Malmo e Goteborg. Il contesto sanitario in entrambi i paesi è sul modello Beveridge; in Danimarca gli abitanti sono iscritti al SSN finanziato dal governo. L’accesso ai servizi sanitari è uguale per tutti e gratuito, mentre l’assistenza primaria è supportata dai medici di famiglia. Quasi tutti gli ospedali appartengono e sono gestiti dalle Contee; a parte gli ospedali psichiatrici, praticamente non esistono ospedali specialistici. In Svezia la popolazione ha accesso gratuito a tutti i servizi sanitari, pagati dal sostegno sociale nazionale o dai contributi dei datori di lavoro. La dotazione di posti letto per abitante è sopra la media Europea e ciascuna Contea ha almeno un ospedale e numerosi presidi minori. L’assistenza primaria è organizzata in distretti, ciascuno dei quali conta uno o più presidi locali ed almeno una casa per lungodegenti. La prima struttura sanitaria visitata è stata lo Zealand University Hospital di Cøge presso il quale, come ci ha illustrato
Claudia Romero di Politecnica, sono in corso importanti lavori che prevedono l’ampliamento e la parziale demolizione/ricostruzione dell’edificio esistente. L ‘idea trae origine dalla struttura lineare dell’edificio esistente che si sviluppa lungo una main street lunga 400 metri, semplice ed intuitiva, interrotta da giardini e aree verdi di attesa. La hall d’ ingresso è stata ampliata, destinata a nuove funzioni e connessa con tutti i quattro nuovi volumi previsti. Le diverse funzioni sanitarie dell’ospedale trovano corrispondenza nella definizione delle facciate esterne: i primi tre livelli destinati alle aree trattamento; il piano tecnico intermedio; la fascia di 5 piani per le degenze. Attraverso scelte progettuali coraggiose vengono valorizzati temi come il contesto paesaggistico, il comfort dei pazienti, il collegamento con la città. Il concetto di prefabbricazione ha garantito standardizzazione e modularità al cantiere: la struttura interamente pre-cast è completata dai pannelli di finitura ad anima cava che vengono consegnati in loco, assemblati, issati al piano e fissati alla struttura. La visita successiva si è svolta al Copenaghen Cancer Centre, realizzato nel 2011 ma ancora molto attuale. “L’ l’atmosfera umana ed accogliente” racconta Henriette Senstius di Nord Architects “aiuta a migliorare e valorizzare le funzioni residue dei pazienti”. Questo è un edificio iconico che crea consapevolezza senza stigmatizzare i pazienti, assume le sembianze di una serie di piccoli alloggi a forma di case tradizionali con un unico tetto rialzato a pieghe a forma di origami giapponese. Non ci sono grandi aree di accoglienza ma si accede direttamente nel soggiorno-cucina e si viene accolti da volontari del centro. All’interno ci sono sale per preparare cibi, per svolgere attività da soli, in famiglia o insieme ai volontari oltre ad un cortile interno protetto per sedersi e meditare in silenzio e spazi indoor/ outdoor per attività di riabilitazione. Il secondo giorno di visita inizia con il Rigshospitalet a Copenaghen. L’ampliamento a firma 3XN è presentato da Anne Strandgaard Hansen e Stig Vesterager Gothelf: si ispira alle linee di un elettrocardiogramma l’ala nord che ha la forma di uno zig-zag che facilita il flusso attraverso l’ospedale e offre ai pazienti più comfort e privacy. Ogni piano ha la propria combinazione di colori applicata a porte, pavimenti e pareti ed ampie e luminose aree comuni sono previste tra i due corpi scala. Le opere di artisti danesi portano colore e vita nell’edificio, valorizzando l’ambiente ospedaliero. Per la facciata è stata scelta la pietra naturale chiara che, vista da diverse angolazioni, cambia effetto conferendo un aspetto luminoso e dinamico adatto allo spazio urbano circostante. All’ interno del complesso del Rigshospitalet , il gruppo ha avuto modo di vedere il cantiere del futuro Copenhagen Children’s
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ATTUALITÀ
Hospital e una rapida visita del Rigshospitalets Patienthotel, uno dei primi esempi di albergo sanitario in Europa. A seguire la visita della Skane University Hospital di Malmo, campus oggetto di un progetto di modernizzazione. Oltre l’edificio ospedaliero il progetto comprende anche un edificio-servizi e un centro logistico con un nuovo laboratorio h24. Chiarito il programma funzionale, gli architetti e i costruttori hanno creato un ambiente di realtà virtuale, per poi realizzare i mockup. Nelle sale prova il personale può testare le procedure e suggerire miglioramenti ai layout. L’ area residenziale sarà composta da stanze singole garantendo maggiore privacy, riducendo il rischio infezioni e consentendo il pernottare in stanza del parente. La logistica sarà gestita in un unico edificio: farmaci, lavanderia e beni di consumo vengono consegnati tramite veicoli robotizzati che possono gestire le consegne ai dipartimenti 24/7. La visita al Queen Sylvia Pediatric Hospital è stata molto apprezzata dai partecipanti per la cura che gli architetti hanno profuso in questo intervento. Caratterizzato dalla tipica architettura sanitaria degli anni ‘70, spiega Cristiana Caira partner di White Arkitekter, l’intervento del Queen Silvia inaugura la trasformazione del campus ospedaliero. L’ampliamento ospita un nuovo blocco operatorio, una terapia intensiva e degenze con stanze singole. Gli architetti hanno trascorso molto tempo con i bambini e le loro famiglie per raccogliere le loro idee attraverso il dialogo, il disegno e il gioco. La sfida è stata quella di ottenere una casa lontano da casa, con un ambiente di cura molto accogliente: materiali riconoscibili, luci soffuse, sale giochi differenziate per età ed aree in cui stare soli o con gli amici. Un’ ampia stanza di play-therapy e una segnaletica colorata, con sculture e opere d’arte allegre e colorate orientano e riducono lo stress, rimanendo positivamente nell’ immaginario del bambino. Al Queen Silvia Hospital, la luce del giorno entra attraverso le ampie finestre con davanzali bassi mentre per i bambini che vogliono avventurarsi all’ esterno, un giardino d’inverno dà la sensazione di stare all’aria aperta. Visitando uno degli ospedali pediatrici più importanti del mondo si avverte una sensazione di normale quotidianità, vivendo un susseguirsi di ambienti familiari come la scuola, il parco giochi e la casa. A seguire il gruppo si è spostato presso il Södra Älvsborg Psychiaric Hospital a Boras. La clinica è pensata per protegge l’integrità del paziente e rendere rilassante il lavoro del personale. Adottando un approccio che incoraggia l’interazione con il luogo e la natura, la clinica offre un rifugio sicuro per il recupero dei pazienti. La clinica comprende reparti di degenza, un’are per la gestione delle emergenze psichiatriche, unità specialistica per bambini, adolescenti ed adulti. L’ambizione era quella di creare una struttura con la dignità di un edificio pubblico, ma senza la
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█ Queen Sylvia Pediatric Hospital (Copenaghen)
sensazione di una struttura istituzionale chiusa. L’edificio è composto da due edifici esistenti e due nuovi, uniti da una piazza che costituisce un nuovo ingresso all’ospedale. I materiali scelti ed i dettagli robusti garantiscono longevità all’edificio, con un uso consistente del legno per i rivestimenti delle pareti per gli infissi e per i pavimenti. Il colore è utilizzato strategicamente con una tavolozza ispirata alle tonalità della natura circostante. L’intero edificio è orientato verso la luce del giorno e tutte le camere offrono viste verso i parchi adiacenti mentre i cortili sono rivolti verso la pineta, creando un senso di tranquillità e libertà. Un sentiero conduce al giardino esterno, dotato schermi trasparenti che impediscono la fuga ed al tempo stesso alleviano il senso di prigionia. L’ultima visita tecnica è stata al Carlanderska Hospital, unica struttura privata dell’intero viaggio. L’impianto originario risale al 1917 mentre l’ampliamento è datato 2017. L’intervento ha colpito per il raffinato accostamento tra antico e moderno con un impiego sapiente della muratura faccia a vista in un lessico architettonico decisamente contemporaneo: una perfetta assonanza tra preesistenza e nuovo, la cui immagine complessiva rimanda ad un maniero del passato. Ha certamente colpito la scelta di ubicare diagnostiche pesanti al primo piano, lasciando il piano terreno alle funzioni a più alto afflusso di pubblico esterno.
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TECNOLOGIE
di Susanna. Azzini e Francesco Ruggiero
Gli impianti di ventilazione contro il rischio biologico nelle strutture sanitarie L’importanza degli impianti di ventilazione e condizionamento d’aria all’interno degli ospedali in epoca post-Covid Nella seconda metà del 2020, in risposta agli effetti della pandemia, il CNETO ( Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera) e l’AiCARR (Associazione italiana Condizionamento dell’Aria Riscaldamento e Refrigerazione) hanno avviato una partnership volta a studiare e approfondire il tema della resilienza delle strutture sanitarie con particolare interesse nella relazio-
ne tra gli impianti di ventilazione e condizionamento e la qualità dell’aria interna negli ambienti a rischio biologico. L’obiettivo è quello di rendere più sicuri i nuovi ospedali e quelli esistenti mettendo insieme competenze cliniche e impiantistiche per suggerire idee, prassi progettuali e argomenti di riflessione che possano essere utili a chi si occupa di progettazione sanitaria.
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TECNOLOGIE
IL RISCHIO BIOLOGICO NEGLI AMBIENTI SANITARI La presenza di microorganismi, e in particolare il nuovo ceppo di virus SARS-CoV-2, è stata riscontrata nei nostri ambienti di vita e lavoro negli ultimi 3 anni causando un’infezione pandemica gravissima che ha avuto effetti disastrosi sulla popolazione a livello mondiale. In realtà, il tema del rischio biologico era ben noto anche prima dell’evento pandemico e si basava principalmente sulla prevenzione dei potenziali rischi generati all’interno delle strutture sanitarie nei confronti dei pazienti ed ha costituito da sempre un tema di preoccupazione da parte degli Igienisti sanitari che si sono quindi concentrati maggiormente sugli aspetti di salvaguardia dei pazienti da possibili contaminanti presenti o generati dall’ambiente o dagli operatori sanitari. È noto infatti che l’esposizione ad agenti biologici (microrganismi, colture cellulari ed endoparassiti umani) può provocare patologie di natura infettiva, allergica, tossica e cancerogena [1] e ciò è maggiormente significativo per gli esseri umani che si trovano in condizioni fisiche precarie quali sono i pazienti in regime di ricovero o in trattamento sanitario. Questo approccio è profondamente mutato con l’arrivo della pandemia ed ha costretto le figure professionali in campo (igienisti, progettisti architettonici ed impiantisti) a rivedere le loro conoscenze e a studiare nuove strategie per contenere l’azione dei contaminanti e ridurne la diffusione. Per avere corretti riferimenti, giova ricordare le evidenze scientifiche che si sono consolidate in questi tre anni sulla natura, le caratteristiche e i comportamenti del virus SARS-CoV-2 (e delle sue varianti) e ritenerle come paradigma di altre possibili future pandemie dovute a virus ad oggi sconosciuti, ma comunque trasmissibili per via aerea e agenti sulle vie respiratorie. È evidente che gli igienisti dovranno comunque fornire ai progettisti un corretto aggiornamento sui comportamenti e vitalità del virus e/o del potenziale nemico, in altre parole fornire una ipotetica analisi del rischio che si ritiene di dover in futuro affrontare e su cui tarare e/o adeguare le possibili risposte impiantistiche. Dalle conoscenze sulla recente pandemia sappiamo che: produttori del virus sono gli umani che respirando, tossendo, parlando e cantando emettono goccioline (droplets) e aerosol; █ le goccioline, più pesanti, tendono in parte a ricadere sulle superfici piane in pochi minuti, le più fini si mescolano all’aerosol; █ l’aerosol tende a diffondersi nell’ambiente e a farsi trasportare da occasionali correnti d’aria; █ la sopravvivenza del virus varia da poche ore nell’aria e fino a circa 75 ore su alcune superfici lisce quali acciaio e plastica; █ i tempi d’infezione sono stati definiti in circa 15 minuti di copresenza █ in ambienti chiusi e poco areati tra soggetti infetti e sani.
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Le evidenze scientifiche mostrano che la concentrazione di carica virale aumenta con la diminuzione delle dimensioni delle goccioline (da droplet ad aerosol) e che la via aerea è rilevante per il contagio in ambienti chiusi se le concentrazioni sono elevate, le distanze tra soggetti contaminati e non, sono ravvicinate e, come già detto, i tempi di esposizione superano i 15 minuti. Ne consegue che negli ambienti confinati la diluizione della concentrazione, attuata per mezzo di impianti di ventilazione meccanica che immettono aria pulita esterna ed estraggono quella contaminata interna in quantità predeterminate, riduce il rischio di contaminazione (fig. 1). La figura 1 riporta la variazione della carica virale nel tempo in un ambiente chiuso di 50 m3. La concentrazione è stata stimata mediante una simulazione riferita ad un paziente che si presume abbia una alta carica virale e che tossisca con intermittenza di 30 secondi. Le curve rappresentano la situazione con differenti ricambi di aria/ ora. Come è possibile osservare, all’aumentare del numero di ricambi d’aria la curva della carica batterica per 1 vol/h continua a crescere anche dopo 60 min, si stabilizza per 3 ricambi/ora e rimane sempre molto bassa e contenuta per ricambi maggiori. Occorre precisare che la ventilazione meccanica nell’ospedale è una presenza piuttosto diffusa particolarmente per alcuni reparti specialistici protetti dalla legge sull’accreditamento delle strutture ospedaliere che obbliga al ricambio forzato con un elevato numero di ricambi/ora. Nulla, invece, è prescritto per i reparti di degenza e per il Pronto Soccorso che, così come ha mostrato la pandemia, sono ambienti di frontiera contro l’insorgere di infezioni legate ad ipotetici o reali virus. Infatti, i reparti di diagnostica e cura occupano normalmente grandi piastre in cui è assicurata la presenza di necessari ricambi forzati d’aria, mentre le degenze sono poste in corpi in linea o similari finestrati dove, nelle realizzazioni più recenti sono realizzati impianti
█ Figura 1 – Variazione nel tempo della carica virale (JAMA – Journal of American Medical Association – 27 luglio 2020)
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TECNOLOGIE
misti misti aria-acqua (con aria neutra e con circa 2 vol/h di tasso di ricambio) mentre, in ospedali più obsoleti, sono ancora presenti impianti ad acqua dove il ricambio metabolico è affidato alle finestre, praticamente senza possibilità di governo e controllo.
LA PROGETTAZIONE DELLE STRUTTURE OSPEDALIERI ESISTENTI E NUOVE Il Gruppo di Lavoro di CNETO, con la collaborazione di AiCARR ha raggiunto un primo obiettivo fornendo alcune indicazioni di base da utilizzare nelle nuove progettazioni di impianti in strutture ospedaliere alla luce dell’esperienza pandemica da Covid-19. I temi affrontati hanno riguardato: █ l’analisi dello stato di fatto in campo in materia di qualità dell’aria indoor e sviluppi nella ricerca di indicatori specifici nel settore; █ la revisione delle conoscenze nella progettazione e gestione degli impianti di ventilazione e condizionamento nelle strutture sanitarie pre-pandemia; █ gli sviluppi della normativa in materia di requisiti impiantistici nelle strutture sanitarie: █ i requisiti di riferimento per la ventilazione in 2 aree ospedaliere di maggiore diffusione e interesse attualmente non normati: █ pronto Soccorso/DEA e Degenze; █ sostenibilità ambientale ed economica alla luce della crisi energetica. In questo ambito meta-progettuale si sono individuati due filoni di intervento, ovvero: █ progettazioni di aggiornamento/rinnovo parziale di strutture █ esistenti; █ progettazioni di nuove strutture ospedaliere Nel primo caso sono state prese in considerazione le linee guida emanate durante la fase di emergenza pandemica quali quelle pubblicate nel 2020 da AiCARR, da REHVA (Federazione europea delle associazioni sul Condizionamento dell’Aria, Riscaldamento e Refrigerazione), dall’Istituto Superiore della sanità e dal CNI (Consiglio nazionale degli Ingegneri) [2, 3, 4, 5] che illustrano gli interventi raccomandati per adattare, ove possibile, gli HVAC a servizio di reparti di degenza esistenti alle esigenze di qualità e quantità d’aria necessarie per contenere e contrastare le concentrazioni di virus tipo il SARS-CoV-2 nell’ambiente costruito. In riferimento ai documenti sopra richiamati va detto che, non potendo intervenire sull’architettura complessiva degli impianti HVAC esistenti, notoriamente caratterizzati da una intrinseca rigidezza strutturale oltre che dimensionale, è stato possibile trarre indicazioni utili e valide solo per la progettazione di interventi urgenti e tampone.
A parere dei colleghi degli Uffici Tecnici, che hanno vissuto dall’interno la realtà pandemica, per gli impianti esistenti, ancorché di recentissima realizzazione, l’ostacolo principale è proprio stato rappresentato dalla mancanza di flessibilità delle componenti impiantistiche e dalla indisponibilità di spazi e ambienti ove poter allocare le attrezzature adottate in emergenza (ventilatori di estrazione, sistemi di filtrazione, separazione dei flussi ecc.). Per le nuove costruzioni invece, non esistendo ancora indicazioni progettuali specifiche, CNETO e AiCARR hanno avviato un percorso di collaborazione finalizzato alla ricerca e allo studio dei processi di progresso tecnologico in atto e allo sviluppo della cultura sulla nuova progettazione e gestione della componente impiantistica delle strutture sanitarie. Secondo uno studio AGENAS (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) il 63 % delle strutture ospedaliere pubbliche italiane ha oltre 40 anni e la percentuale aumenta fino al 70% per le regioni centro-meridionali. Nella maggior parte dei casi sono strutture non in linea con, gli attuali standard di cura e di hospitality, né tantomeno con le attuali disposizioni normative in materia di rischio clinico e sicurezza: basti pensare alle criticità che sono emerse in molte strutture ospedaliere all’entrata in vigore delle NTC 2008-NTC 2018 o alla regola tecnica di prevenzione incendi introdotta dal DM 2015 così come alle linee guida sulla legionella del Ministero della Salute. [6] È emersa ormai da tempo, e a maggior ragione durante la pandemia, la convinzione che si rende necessaria un politica preventiva di dismissioni e costruzione di nuovi ospedali cercando di individuare tra le strutture esistenti quelle in grado di consentire una rapida conversione all’emergenza senza generalizzare gli interventi su più strutture con lavori frammentati ed emergenziali che comportano risultati scadenti e un enorme spreco di denaro pubblico. È quindi opportuno suggerire ai progettisti architettonico-funzionali, responsabili della progettazione di nuove strutture ospedaliere e dei layout dell’edificio alcune corrette e concrete informazioni o raccomandazioni concettuali sulle architetture impiantistiche di benessere e ventilazione da tenere in considerazione sin dall’inizio della progettazione in ottica della riduzione del rischio biologico e della diffusione di nuove infezioni trasmissibili per via aerea. Un nuovo ospedale dovrà garantire maggiore sicurezza di fronte all’insorgere di una nuova pandemia. Tale sicurezza può essere conseguita intervenendo sui layout delle aree pubbliche e di cura, per esempio attraverso la separazione dei flussi e la riduzione al minimo degli affollamenti nelle zone di attesa o mediante impianti più performanti e materiali e apparecchiature antibatterici e antivirali come quelli ad attivazione fotosensibile. Il costo di gestione e manutenzione di una struttura sanitaria non consente la possibilità di avere ospedali dormienti che possano essere attivati in caso di future emergenze, il disegno delle zone sani-
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tarie dovrà prevedere aree di cura rigidamente separate dal punto di vista dei flussi e degli accessi con le restanti aree limitrofe che possano essere convertite in reparti infettivi autonomi e indipendenti. In queste aree, per far fronte all’emergenza, saranno previsti posti letto che possano essere facilmente trasformabili in posti di terapia sub-intensiva se non intensiva. In merito al lay-out delle terapie intensive, infatti, di solito sono previsti open space che consentono una più facile gestione dei pazienti da un numero ridotto di personale. L’evento pandemico ha chiaramente indicato come sia preferibile l’isolamento dei pazienti. Allora la scelta di progettare queste aree indicate alla riconversione con degenze dotate di spazi filtro consente un’agevole conversione funzionale a terapia intensiva singola. Tutto ciò dovrà essere accompagnato dalla predisposizione di sistemi di monitoraggio e controllo del paziente da remoto più spinti, unitamente ad un’impiantistica dedicata che consenta di invertire in sicurezza il regime di pressione dell’aria ambiente al fine di ridurre drasticamente i rischi per paziente infetto e operatore. [6] Molti ricorderanno come il tema della diversificazione dei flussi sia stato un cavallo di battaglia degli Igienisti e degli ingegneri ospedalieri fino agli anni 2000, quando tra i progettisti architettonici si era diffusa l’idea che una loro rigida suddivisione limitasse la libertà nella scelta dei lay-out. Ovviamente questo concetto vale prevalentemente nelle aree a maggior rischio di diffusione di contaminanti da aerotrasportati (sale operatorie, terapie intensive, centrali di sterilizzazione, blocchi parto ecc). Nelle degenze la diversificazione dei flussi è possibile solo nelle strutture a corpo quintuplo mentre in quelle tradizionali a corpo triplo può solo limitarsi ai percorsi verticali come, per esempio, avviene nell’ Ospedale S. Carlo di Milano. Per quanto riguarda la possibilità di trasformare le stanze di degenza in subintensive tout court effettuando l’inversione delle pressioni con manovre di semplice esecuzione, occorre ricordare che oltre ad essere sconsigliate dalle Linee Guida dell’Aicarr sugli ambienti a contaminazione controllata [7], deve comunque essere previsto un filtro e installato un sistema di regolazione che consenta a personale adeguatamente formato di gestire tali modifiche secondo necessità anche mediante l’introduzione di un sistema di automazione e controllo che garantisca la tracciabilità delle manovre effettuate. La quantità delle portate di aria di rinnovo al fine di ridurre il rischio di contaminazione è un tema alla base della ricerca di diversi ricercatori alcuni dei quali sono riportati in bibliografia. [8, 9]. Va ricordato che ad oggi non esiste in Italia una disposizione legislativa che prescriva l’obbligo dei ricambi d’aria nelle degenze. Non ne parlano né il DPR 47/97, né le leggi regionali di applicazione. La scelta del numero di ricambi è lasciata ai progettisti che, considerando le Norme UNI 10339, si è ormai quasi uniformemente assestata sui 2-3 vol/h.
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Riteniamo quindi di poter affermare che: █ gli edifici sanitari esistenti privi di impianti di ventilazione mecca-
nica devono essere ritenuti pericolosi per l’incolumità di pazienti, operatori e visitatori; █ gli edifici sanitari esistenti privi di impianti di ventilazione meccanica devono essere ritenuti pericolosi per l’incolumità di pazienti, operatori e visitatori; █ la Stazione Appaltante deve definire se tutto il nuovo o ristrutturando nosocomio debba essere progettato con la capacità di adattarsi rapidamente alla richiesta di elevate quantità e qualità dell’aria, capacità che definiamo “resilienza” ad eventuali condizioni di infezione da agenti patogeni aero-trasportati (virus, batteri o protozoi). Ovvero, se questa resilienza debba in particolare e più opportunamente limitarsi ad alcuni reparti di degenza, ad alcuni letti o blocchi di Terapia Intensiva e sub intensiva, a parte del Pronto Soccorso e degli ambienti di Osservazione Breve Intensiva, in sostanza ad una sola parte funzionale dello stesso, definendone quantità e analisi del rischio; █ la progettazione degli impianti di ventilazione, in particolare per reparti rispondenti a esigenze pandemiche, richiede una strettissima collaborazione tra Responsabili degli Uffici Tecnici, progettisti del lay-out e degli impianti e igienisti, per correttamente definire gli spazi tecnici necessari, la loro collocazione, i limiti delle predisposizioni, la sostenibilità dei costi di costruzione, di gestione e di conversione quando necessario, e infine di manutenzione in attesa degli eventi; █ non è sufficiente prevedere la ventilazione meccanica degli ambienti, ma occorre anche adottare strategie di distribuzione dell’aria in ambiente perché la sua non corretta circolazione può comprometterne l’efficacia e, in tal caso, diventare potenzialmente peggiorativa; █ la necessità di segregare delle aree sanitarie per limitare la propagazione del contagio impone la realizzazione di impianti di ventilazione “flessibili” ovvero meno estesi di quanto sia stato fatto in passato (ad es. blocchi di degenze anche su più piani con una unità di trattamento dell’aria a servizio di tutta l’area), dotati di sistemi di filtrazione in mandata e in espulsione almeno la loro predisposizione e a pressione differenziali variabili; █ fino a oggi i calcoli per il dimensionamento degli impianti per il benessere si basano sui disperdimenti/rientrate di calore attraverso l’involucro, sui carichi endogeni e sull’affollamento. Questo ha portato al consolidato valore di 2 vol/h come tasso di ventilazione di una degenza da due posti letto, mentre, secondo la normativa nelle Terapie Intensive il tasso minimo di immissione di aria esterna è di 6 vol/h e di 15 vol/h nelle Sale Operatorie. I moderni edifici sono dotati di involucri performanti contro le dispersioni/ rientrate termiche e, quindi, i carichi esterni ed interni nel-
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le degenze destinate a ospitare pazienti infetti, diventano ininfluenti per il calcolo in quanto, l’immissione di aria pulita sarà definito funzione del tempo di ricambio dell’aria in quell’ambiente per contenere, se non eliminare, i rischi di trasmissione per via aerea di infezioni ed eventuali eccesive e pericolose concentrazioni di O2 dovute alla presenza di ventilatori artificiali. Nei nuovi ospedali che dovranno far fronte a qualsiasi infezione pandemica, non potranno essere considerati accettabili impianti di climatizzazione del tipo con terminali ad
acqua (tipo radiatori e ventilconvettori) e, se possibile, misti aria primaria e acqua, inoltre l’aria immessa dovrà essere sempre di rinnovo e pulita e non di ricircolo, che è un efficiente veicolo di diffusione e concentrazione di infezioni , se non opportunamente progettato.
GLI IMPIANTI DI CLIMATIZZAZIONE POST PANDEMICI Nella progettazione di una struttura sanitaria in grado di affrontare l’emergenza di una nuova emergenza pandemica, il fabbisogno di una elevata ed efficace ventilazione forzata è una esigenza imprescindibile, pertanto, la progettazione impiantistica deve trovare un difficile equilibrio di sostenibilità tra le esigenze di: █ contenute portate d’aria per fronteggiare i fabbisogni climatico e metabolico del reparto in modalità standard; █ elevate portate d’aria in modalità emergenza epidemica e/o pandemica; █ adeguata pulizia dell’aria immessa ed espulsa; █ facile gestione delle sovra pressioni; █ adozione di sistemi di automazione e controllo degli impianti che ne consentano il monitoraggio, in modo da limitare al massimo i costi di gestione tra una pandemia e la eventuale successiva.
█ Figura 2: Le torri tecnologiche in pianta
█ Figura 3: Torri tecnologiche in ospedale
Gli elevatissimi costi sanitari e umani della recente pandemia hanno messo in luce la necessità di effettuare una profonda valutazione dei rischi ed una attenta analisi della fragilità delle strutture sanitarie, ma non crediamo che sia compito dei progettisti di impianti stabilire il punto di equilibrio tra la curva dei costi di realizzazione e gestione di impianti adeguati ad affrontare una pandemia e quella della spesa sanitaria derivante da impianti non adeguati. Gli impianti HVAC sono notoriamente ingombranti e poco flessibili e quasi sempre costretti in spazi angusti che non consentono né facili modifiche, né il loro potenziamento. L’esigenza di flessibilità nella gestione degli HVAC post pandemia (ovvero consentire variazioni significative delle portate, delle pressioni differenziali, delle riprese ecc.) per consentire i cambi di destinazione d’uso imposti, in particolare nelle aree di degenza, dettate dall’emergenza suggerisce con forza la progettazione di ospedali con reparti indipendenti dotati di locali tecnici dedicati e adiacenti ove collocare l’UTA a servizio di quel singolo reparto. Ciò consentirebbe: █ la produzione di aria di ventilazione e climatizzazione in prossimità dell’area da servire; █ facili interventi di conversione e di manutenzione senza il coinvolgimento degli altri compartimenti in quanto il doppio regime di funzionamento reparto standard/reparto infetto viene più fa-
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cilmente risolto con una unità di trattamento dell’aria dedicata e prossima a portata varabile e o multizona; █ di non avere corridoi intasati da grandi condotte aerauliche di difficile installazione e gestione che devono raggiungere il reparto in questione da centrali di trattamento remote e consentire un diverso funzionamento; █ di limitare il necessario sovradimensionamento o sdoppiamento delle condotte dell’aria all’interno dei singoli reparti ipotizzati come convertibili, senza coinvolgere il resto dell’ospedale; █ la creazione di ampi filtri di separazione tra reparti, secondo uno schema del tipo illustrato in figura 2 declinabile secondo creatività anche su più piani creando le così dette torri tecnologiche (fig.3) lasciando i tetti dell’ospedale liberi per giardini pensili, percorsi vita, altre attività. La ratio di un simile sistema di integrazione tra architettura e impianti è la flessibilità, infatti, è più facile percorrere grandi organismi edilizi con relativamente piccole tubazioni idroniche al posto delle grandi condotte dell’aria. Le torri dovrebbero essere possibilmente posizionate in posizione baricentrica rispetto alle aree servite in modo tale da agevolare la distribuzione delle canalizzazioni. Questo potrebbe comportare la riduzione degli spazi necessari nei controsoffitti. La realizzazione di torri impiantistiche deve tenere conto delle esigenze manutentive e dell’accessibilità agli impianti da parte dei preposti alla manutenzione senza l’ingresso o l’attraversamento delle aree sanitarie. Ove una simile configurazione non fosse possibile è comunque necessario, per i reparti convertibili prevedere: █ sempre impianti dedicati a tutt’aria a portata variabile con una progettazione delle reti di distribuzione dell’aria il più possibile modulare e a servizio di aree omogenee, con portate, regolazioni e qualità dell’aria rispondenti alle esigenze individuate;La realizzazione di torri impiantistiche deve tenere conto delle esigenze manutentive e dell’accessibilità agli impianti da parte dei preposti o, per problemi di finanziamento, lasciare gli spazi per prevedere,in caso di necessità, le modifiche necessarie, quali: █ l’installazione di ventilatori e reti di estrazione aggiuntivi, predisposizioni per l’introduzione di filtri assoluti con canister, alimentazioni elettriche e allarmi, necessarie in emergenza in modo da poter modificare il regime delle pressioni; █ la possibilità, per i responsabili sanitari delle aree, di avere sotto controllo lo stato delle pressioni attraverso sistemi di controllo semplici ma chiari (ad es. segnali ottici come quelli utilizzati per gli allarmi antincendio); █ le bocchette di ripresa in alto e sopra la testa di ciascun paziente;
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█ una centrale e una rete di distribuzione dell’O di dimensioni 2
█ maggiorate o comunque rapidamente incrementabile.
I suggerimenti per la progettazione sono quindi così riassumibili: a. per le degenze indifferenziate da non convertire in futuro per un “Attacco Virale” (AV) il riferimento di ventilazione rimane quello derivante dal calcolo tradizionale con i ricambi determinati dai l/h persona dell’UNI 10339, in leggera sovrapressione e centrale di trattamento dell’aria anche remota a servizio di più reparti; b. per le degenze indifferenziate da convertire per “AV”, dovrà essere disponibile una UTA di mandata e ripresa a portata variabile e dedicata con la portata di aria pulita necessaria per ridurre sia la carica virale prodotta o introdotta in ambiente, sia la saturazione di O2 a livello di non pericolosità per visitatori e operatori, sia il mantenimento in depressione dell’ambiente previsto infetto; portata che deve comunque potersi ridurre, per ragioni economiche e di sostenibilità, al valore e alla configura-zione di cui al punto precedente nei periodi di durante i quali l’ospedale non è in condizioni di emergenza pandemica. Pertanto sarà necessario valutare la convenienza a realizzare sin da subito l’impianto o progettare comunque gli spazi necessari per la sua eseguibilità a posteriori e solo in caso di necessità (Figura 4); c. si sconsiglia di realizzare ex novo tutte le degenze indifferenziate da convertire in letti di terapia intensiva infetti, poiché la richiesta minima di aria esterna è di sei vol/h e il carico termico strumentale endogeno è valutato in circa 40 W/m2. Questo determinerebbe un sovradimensionamento non sostenibile anche analizzando la componentistica elettrica necessaria e la sua classe di sicurezza; d. per le terapie intensive e sub Intensive e per il pronto soccorso da utilizzare in caso di un “AV” il riferimento per la ventilazione sarà almeno quello previsto dalla normativa vigente, sempre che sia di qualità e quantità sufficiente alla diluizione e all’inversione delle pressioni in ambiente. e. ai fini della sostenibilità ed efficacia potrebbe essere consigliabile l’installazione di un sistema di misura e monitoraggio delle cariche inquinanti in modo da modificare in automatico le portate dell’aria di ventilazione, ma il progetto architettonico dovrebbe consentire di trattare come reparti autonomi quei letti di terapia intensiva e sub intensiva e l’area del Pronto Soccorso come reparti autonomi serviti da UTA dedicate di mandata e ripresa. Per i casi c) e d) le camere, generalmente dimensionate per accogliere 2 p.l. (posti letto), dovrebbero essere riconvertite ad uso singolo oppure ogni letto potrebbe essere confinato all’interno di una tenda a biocontenimento, attrezzabile in caso di necessità. In testa al reparto, si introducono dei filtri sanitari, che agendo sulla differenza di pressione dell’impianto ad aria (sovrapressioni e depressioni), consentano di ottenere pressioni invertibili.
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█ Figura 4 – Esempio di segregazione di una parte di ospedale da destinare alle emergenze pandemiche [6]
Per le Sale Operatorie, tenuto conto delle prescrizioni espresse dalla UNI 11425, dovrà essere possibile isolare dal blocco operatorio una o più sale che dovranno avere UTA dedicate di mandata e ripresa e in questo caso sarà l’analisi del rischio sanitario a definire se dovranno funzionare in pressione positiva, come da norma, o negativa per non diffondere l’infezione. In ogni caso l’aria immessa ed espulsa da ambienti “Covid/AV” dovrà essere pulita, ovvero soggetta a filtrazione spinta tipo HEPA.
LA DISTRIBUZIONE DELL’ARIA E GLI SPAZI TECNICI In ogni caso per i nuovi reparti di degenza trasformabili per “AV” e per le terapie intensive si raccomanda di distribuire l’aria in modo che il lavaggio della stanza sia completo, con poca turbolenza e il più possibile unidirezionale dalla mandata a soffitto posta ai piedi del letto, alla bocchetta di ripresa posizionata a livello pavimento dietro la testata del letto stesso in modo da confinare al massimo la possibile sorgente.
Pertanto, in configurazione “AV”, come detto in precedenza, le camere saranno preferibilmente singole o se a più letti questi dovranno venir separati da box trasparenti a tutta altezza e ogni box dovrà avere con il suo sistema di mandata e ripresa per evitare l’incrociarsi delle infezioni. Ricordiamo, infine, che l’efficacia e l’efficienza della ventilazione dipende da molti fattori, quali: numero, tipo e posizione dei diffusori, numero, tipo e posizione dei diffusori; █ numero e posizione delle riprese, (come ha tristemente ricordato una delle prime ricerche che studiò il diffondersi della infezione Covid-19 in un ristorante cinese; [10] █ numero dei ricambi ora, posizione delle eventuali sorgenti calde interne, posizione ostacolante degli arredi, tipo e capacità di filtri. Nella progettazione della nuova edilizia ospedaliera, al di là delle considerazioni fatte precedentemente, è comunque fondamentale fissare l’altezza interna interpiano dell’edificio che consenta almeno
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1 m disponibile nel controsoffitto ovunque o, comunque, nel compartimento destinato alla sua riconfigurazione in quanto questi ambienti richiedono tassativamente: █ elevati tassi di ventilazione e una loro consistente possibile variazione; █ la gestione delle sovrappressioni; █ una particolare cura della distribuzione dei flussi d’aria di mandata e di ripresa in ambiente; █ una elevata possibilità di manutenzione e sanificazione delle condotte: █ una elevata filtrazione dell’aria immessa ed espulsa; █ più ampi e frequenti cavedi. Di conseguenza è necessario che il progettista architettonico possegga nel proprio bagaglio culturale un’idea attendibile delle dimensioni necessarie per detti locali tecnici diffusi, in modo da poterli prevedere nella sua ipotesi di progetto sostanzialmente in modo corretto. Per l’Ipotesi di fabbisogno di superfici tecniche per soluzioni diffuse, si ricorda che la norma UNI-EN 16798-3 [11] dà alcune utili indicazioni in merito al fabbisogno minimo del locale in funzione della dimensione della centrale di trattamento dell’aria così come alla superficie necessaria per le unità di trattamento dell’aria.
CONCLUSIONI La tragedia determinata dalla pandemia dal Covid-19 e il tributo di vite umane pagato dal nostro Paese, ha dimostrato la fragilità delle nostre strutture ospedaliere e, come conseguenza, ha indotto direttori sanitari, igienisti e progettisti a rivedere le loro conoscenze e a studiare nuove strategie per contenere l’azione dei contaminanti e ridurne la diffusione. Nonostante che, a distanza di tre anni dall’inizio della Pandemia siano state rese disponibili risorse ingenti per l’adeguamento delle strutture sanitarie e la realizzazione di una rete di cure territoriali quali gli Ospedali di Comunità, l’impegno di Università ed organismi di normazione, non ha ancora prodotto risultati in termini di parametri e indicazioni da utilizzare nella progettazione dei nuovi impianti. In questo articolo è stato presentato lo stato dell’arte dello studio che CNETO ed AiCARR stanno portando avanti sul tema della resilienza delle strutture sanitarie con particolare interesse nella relazione tra gli impianti di ventilazione e condizionamento e la qualità dell’aria interna negli ambienti a rischio biologico. Le attività di studio e collaborazione tecnica stanno proseguendo con l’obiettivo di rendere disponibili informazioni utili ai progettisti per progettare in sicurezza tutti quegli ambienti sanitari per i quali non esistono fonti normativa di riferimento.
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Gli autori SUSANNA AZZINI Libera professionista FRANCESCO RUGGIERO Manen S.p.A.
Bibliografia █ [1] INAIL - Documento tecnico sulla possibile rimodu-
lazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione – Aprile 2020 █ [2] AiCARR - Posizione di AiCARR sul funzionamento degli impianti di climatizzazione durante l’emergenza SARS-CoV2-19 - Aprile 2020 █ [3] REHVA - REHVA COVID-19 How to operate and use building services in order to prevent the spread of the coronavirus disease (COVID-19) virus (SARS-CoV-2) in workplaces -Aprile 2020 █ [4] Istituto Superiore della Sanità - Rapporto ISS Covid19 Indicazione ad interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da virus SARS-CoV-2 – n.5/2020 █ [5] CNI - Covid-19: documento di orientamento gestione impianti trattamento aria – Aprile 2020 █ [6] G. Calace, A. Luperto, F. Ruggiero, N. Sannito - I nuovi ospedali per le emergenze pandemiche -Progettare per la sanità n°3/2021 █ [7]AiCARR - IX GUIDA AiCARR - Edifici Ospedalieri: ventilazione e condizionamento a contaminazione controllata – 2022 █ [8] W. Whyte, N. Lenegan, T. Eaton -Calculation of airborne cleanliness and air supply rate for non-unidirectional airflow cleanrooms -European Journal of Parenteral & Pharmaceutical Sciences 2016 █ [9] G. Buonanno, L.Stabile, L. Morawska – Estimation of airborne virale mission: Quanta emission rate of SARSCoV- 2 for infection risk assessment – Environment International Journal 141 2020 █ [10] Kui-Biao Li’s Lab - COVID-19 Outbreak Associated with Air Conditioning in Restaurant, Guangzhou, China,Emerging Infectious Diseases 26 Aprile 2020 █ [11] UNI EN 16798-3:2018 Prestazione energetica degli edifici - Ventilazione per gli edifici - Parte 3: Per gli edifici non residenziali - Requisiti prestazionali per i sistemi di ventilazione e di condizionamento degli ambienti (Moduli M5-1, M5-4)
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PUBBLIREDAZIONALE
AUTOMAZIONI BFT: AMBIENTI OSPEDALIERI E SANITARI PIÙ SMART Bft propone una gamma di soluzioni sicure e innovative con caratteristiche uniche ed esclusive. In particolare, le soluzioni che Bft ha ideato nell’ambito del controllo degli accessi pedonali e veicolari si adattano ad ogni contesto installativo, sono affidabili e pensate per durare nel tempo. La gestione degli accessi veicolari e della sosta degli automezzi nelle strutture sanitarie è un aspetto critico sia per gli operatori sanitari che per i pazienti ed i visitatori. La gamma di barriere stradali Bft rappresenta la soluzione ottimale per la gestione degli accessi alle aree di parcheggio o la regolamentazione degli accessi ad aree riservate. Inoltre, la gamma di dissuasori di passaggio e di sosta risponde alle necessità legate alla gestione degli accessi dei veicoli nelle aree pedonali, nei parcheggi e nelle aree dedicate ai mezzi di soccorso per regolamentarne la sosta o il passaggio. La gamma di barriere Bft garantisce la reazione all’urto mediante il dispositivo Encoder, grazie al quale è facile rilevare gli ostacoli assicurando una rapida inversione del movimento e migliorando la fluidità nelle fasi di apertura e chiusura dell’asta. La struttura e il design della barriere, inoltre, garantiscono massima accessibilità agli installatori che sono in grado di gestire la manutenzione della sbarra tempestivamente. In questo modo è possibile effettuare operazioni di collegamento, programmazione e manutenzione in modo rapido, preciso e in totale sicurezza. Sempre più, le strutture sanitarie affidano la gestione delle proprie aree di sosta a sistemi di parcheggio automatizzati. Le esigenze delle varie strutture possono variare ma gli obiettivi comuni sono garantire un servizio efficiente ed un’espe-
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rienza di parcheggio affidabile e semplice, sia per il personale sanitario e gli operatori, che per i pazienti ed i visitatori. I sistemi di parcheggio a pagamento di Bft si prestano a qualsiasi contesto dove la gestione della sosta degli automezzi riveste un aspetto importante per l’utenza. Le soluzioni Bft consentono alle strutture sanitarie di mettere a reddito le superfici dedicate alla sosta degli automezzi, di regolamentarne l’accesso e l’utilizzo o di preservarne l’occupazione non autorizzata, aumentando contestualmente il livello di servizio reso all’utenza che si rivolge alla struttura sanitaria. Grazie alla combinazione di molteplici soluzioni, infatti, i sistemi di parcheggio Bft permettono di snellire il flusso veicolare contribuendo a rendere la visita alle strutture commerciali un’esperienza piacevole per l'utente. Inoltre, è possibile utilizzare titoli di accesso e tecnologie differenti, come ticket con barcode, card di prossimità, riconoscimento targhe, lettura tag, con la possibilità di combinarle tra di loro per accedere a parcheggi privati o aree riservate. È possibile rendere il pagamento rapido ed efficace con la possibilità di gestire buoni sconto riservati a specifici utenti come, ad esempio, pazienti o visitatori oppure di creare soluzioni per la gestione di aree interne al parcheggio riservate al personale della struttura (Parking in Parking). Negli ambienti sanitari, un’altra esigenza fondamentale è quella di garantire la sicurezza. In questo senso, la gamma di dissuasori di passaggio e di sosta di Bft risponde alle necessità legate alla gestione degli accessi veicolari nelle aree pedonali, nei parcheggi e nelle aree dedicate ai mezzi di soccorso per regolamentarne la sosta o il passaggio. Oltre alla funzione di gestione degli accessi, i dissuasori Bft rispondono all’esigenza di protezione che diventa prioritaria nelle aree pedonali e in quelle dedicate ai mezzi di soccorso. I dissuasori Bft infatti garantiscono velocità di azionamento e massima resistenza all’impatto in situazioni di emergenza. La maggior parte dei dissuasori si configura come cilindri metallici, che vengono installati sotto al manto stradale e alzati quando è necessario impedire l’accesso. Ciascun dissuasore, anche in caso di malfunzionamento, o blackout, garantisce la chiusura o l’apertura dei varchi, a seconda delle esigenze del momento. L’operatività delle barriere stradali, dei sistemi di parcheggio a pagamento e dei dissuasori di sosta e passaggio è assicurata da tecnologie esclusive che ne consentono il controllo anche da remoto, agevolando così il lavoro di chi si occupa di proteggere gli edifici e la gestione dell’accesso in aree riservate. www.bft-automation.com
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IMPIANTI
di Fabio Chiavieri
Innovazione nel settore sanitario e ospedaliero Nel corso degli anni, la Sanità ha subito notevoli trasformazioni con particolare riferimento alla personalizzazione delle cure e all’efficienza operativa. Il settore ha affrontato molte sfide spingendo verso l’innovazione. Rosiglioni Impianti si è adattata investendo in tecnologie all’avanguardia e promuovendo la sostenibilità Rosiglioni Impianti S.r.l. opera nel settore sanitario nella realizzazione e fornitura di dispositivi medici e in ambito impiantistico ospedaliero da oltre 40 anni. L’azienda è certificata nel rispetto delle norme UNI EN ISO 9001, UNI CEI EN ISO 13485 ed è abilitata alla costruzione e marcatura di dispositivi medici in classe IIa e IIb ai sensi del D.L. 46/97. L’azienda, con sede a Roma, svolge numerose attività quali progettazione, fabbricazione, fornitura e installazione, confermandosi un unico e valido interlocutore per la clientela. Rosigliani Impianti è partner di principali produttori di apparecchiature elettromedicali nel panorama internazionale (tra cui TLV Healthcare, Surgiris, Provita), per i quali vengono svolte attività di commercializzazione, installazione e assistenza. Il valore aggiunto dell’azienda sta soprattutto nelle attività di progettazione, pianificazione e controllo al fine di garantire il soddisfacimento dei requisiti specificati dalla Direttiva 2007/47/EC sui dispositivi medici, dalle norme armonizzate di riferimento e dal cliente. La manutenzione delle apparecchiature ed impianti è effettuata secondo legislazione, direttive e norme vigenti: D. Lgs. Nr. 81/08,
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IMPIANTI
LA SPECIALIZZAZIONE DI ROSIGLIONI IMPIANTI Rosiglioni Impianti è specializzata nella costruzione di impianti di distribuzione gas medicinali e tecnici, compresa la realizzazione di centrali di decompressione e di produzione di: █ ossigeno F.U.; █ aria medicinale F.U. e tecnica; █ protossido di azoto F.U.; █ anidride carbonica F.U.; █ azoto F.U.; █ elio; █ ossido nitrico; █ aspirazione endocavitaria / vuoto; █ evacuazione gas anestetici. █ Manutenzione, conduzione e gestione di impianti; █ Gestione operativa di impianti distribuzione gas medicali e centrali; █ Progettazione e costruzione di sale operatorie
prefabbricate ed arredi tecnici in acciaio inox; █ Impianti di segnalazione allarmi e impianti
tecnologici; █ Impianti di comunicazione ospedaliera con
tecnologia BUS e IP; Testaletto per degenza, rianimazione, pensili per █ chirurgia, anestesia e rianimazione; █ Lampade scialitiche; █ Accessori speciali (provita.de): aste portaflebo, lampade visita e lettura, sistemi a soffitto, sistemi a muro, carrelli configurabili; █ Sistemi di controllo e di telecontrollo; █ Applicazioni domotiche; █ Monitoraggio di parametri ambientali e calcolo degli indici di comfort compresa carica batterica e conta particellare; █ Commercializzazione ed installazione di apparecchiature elettromedicali. █
D. Lgs. Nr. 46 del 24/02/1997, D.P.R. Nr. 37 del 14/01/1997, Circolare nr. 99 del 15/10/64, UNI 11100, UNI EN ISO 15001 ecc. A Sabrina Rosiglioni, responsabile amministrativa della società, chiediamo come si è evoluta la Sanità in tutti questi anni pur con tutte le problematiche che ha dovuto attraversare. «La Sanità ha subito notevoli trasformazioni nel corso degli anni. Siamo testimoni di un progresso significativo nella tecnologia medica, con una crescente attenzione alla personalizzazione delle cure e all’efficienza operativa. Le sfide, come le pressioni finanziarie e le emergenze sanitarie, hanno spinto il settore a cercare soluzioni innovative. Rosiglioni ha adattato i suoi servizi e prodotti per rispondere a queste sfide, investendo in tecnologie all’avanguardia e promuovendo la sostenibilità e l’efficienza.» █ In che modo il Covid ha cambiato il modo di progettare
impianti e dispositivi destinati alle strutture sanitarie? Il Covid-19 ha accelerato la necessità di adottare soluzioni più flessibili e versatili. L’attenzione si è concentrata su dispositivi per la sicurezza, sistemi di monitoraggio a distanza e processi di sanificazione avanzati. Inoltre, la pandemia ha enfatizzato la necessità di un pronto intervento e la disponibilità di risorse mediche. Rosiglioni ha risposto a questa evoluzione sviluppando dispositivi e impianti più adattabili alle emergenze e potenziando le misure di sicurezza.
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█ Il team tecnico/amministrativo di Rosiglioni Impianti
█ Che ruolo sta assumendo la digitalizzazione nel setto-
re ospedaliero? E come condiziona in senso positivo la vostra attività? Ci fa qualche esempio? La digitalizzazione ha un ruolo sempre più centrale nel settore ospedaliero consentendo una gestione dei dati più effi-
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ciente e un maggiore controllo dei dispositivi grazie a interventi di manutenzione preventiva e al costante monitoraggio sul corretto funzionamento degli impianti e delle attrezzature. Ad esempio, Rosiglioni ha introdotto soluzioni di monitoraggio remoto per impianti ospedalieri, consentendo il controllo a distanza e l’ottimizzazione delle prestazioni. Ha potenziato la formazione del personale sia per le competenze trasversali (soft skills) che quelle tecnico/operative con un programma di miglioramento continuo per le proprie risorse. Questo non solo migliora la qualità delle prestazioni, ma riduce i costi operativi. █ Qual è il valore aggiunto di Rosiglioni con riferimento
al servizio che offrite ai vostri clienti? Il nostro valore aggiunto risiede nella nostra esperienza pluriennale e nell’approccio personalizzato. Forniamo soluzioni su misura per le esigenze specifiche dei nostri clienti, con un focus costante sulla qualità e l’innovazione. Offriamo un supporto completo, dalla progettazione all’implementazione, e garantiamo la conformità alle normative più rigorose. La nostra flessibilità ci consente di adattarci rapidamente alle esigenze in evoluzione dei nostri clienti. █ Gli
aiuti economici del PNRR, in particolare della Mission 6, stanno in qualche modo dando linfa vitale alla Sanità italiana con ricadute positive anche su tutto l’indotto? Sì, gli aiuti economici del PNRR, in particolare nella Mission 6 dedicata alla salute, rappresentano un’opportunità significativa per il settore sanitario italiano. Questi investimenti non solo rafforzano il sistema sanitario, ma creano anche opportunità per le imprese come la nostra. La modernizzazione delle infrastrutture sanitarie e l’adozione di nuove tecnologie hanno un impatto positivo su tutto l’indotto, stimolando la crescita economica e l’innovazione.
█ Qual è stato per Rosiglioni l’andamento del 2022 e
come si prospetta la chiusura dell’anno in corso? In quali ambiti state ottenendo i migliori risultati? Il 2022 è stato un anno di sfide e opportunità. Nonostante la complessità del contesto, abbiamo continuato a crescere grazie all’adozione delle nuove tecnologie e all’espansione dei nostri servizi anche al mercato estero. I settori in cui stiamo ottenendo i migliori risultati includono attenzione alle integrazioni/correzioni in corso e progettazione avanzate degli impianti. Ci aspettiamo una chiusura positiva dell’anno in corso e rinnoviamo l'impegno costante nell’offrire soluzioni di qualità per il settore sanitario..
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Antonella Crugliano, Arianna Laurenti, Sara Capizzi Ufficio Legale e Appalti Dipartimento Tecnico Patrimoniale AUSL di Bologna
Appalti, sentenze e aggiornamenti normativi CONTRATTI DI APPALTI PUBBLICI, NOVITÀ NORMATIVE Legge n. 49 del 21 aprile 2023 recante “Disposizioni in materia di equo compenso delle prestazioni professionali“ pubblicata in Gazzetta Ufficiale n.105 del 5 maggio 2023 L’articolo 1 della citata normativa, in vigore dal 20 maggio 2023, definisce l’equo compenso come corresponsione di un corrispettivo, spettante al professionista per il servizio reso, proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, al contenuto e alle caratteristiche delle prestazioni professionali, nonché conforme ai compensi previsti. La nuova legge si applica nei rapporti professionali riguardanti la prestazione d’opera intellettuale, ex art 2230 C.C., regolati da convenzioni ed aventi per oggetto lo svolgimento, anche in forma associata o societaria, delle attività professionali svolte anche in favore delle pubbliche Amministrazioni. Di seguito le conclusioni cui addiviene il Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI): █ “il principio dell’equo compenso interseca la disciplina della determinazione del compenso professionale nelle procedure di affidamento delle prestazioni aventi ad oggetto i servizi di ingegneria e architettura, statuendone la natura di diritto incomprimibile; █ il compenso, quale componente del corrispettivo posto a base d’asta, non è ribassabile precludendo il ricorso al criterio di aggiudicazione del prezzo più basso; il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa dovrà essere applicato ai sensi del comma 5 dell’art. 108 ossia sulla base di soli criteri qualitativi ed a prezzo fisso; █ è astrattamente ammissibile la ribassabilità della componente del corrispettivo individuata dalle “spese” che l’art. 5 del DM 17/06/2016 determina forfetariamente; in questo caso, ove ammessa, l’aggiudicazione sulla base del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa potrà avvenire sulla base del miglior rapporto prezzo/qualità, con un ribasso praticabile sul solo importo previsto per le spese; █ il ribasso sulle spese preventivate (che determina il corrispettivo da porre a base d’asta) non può e non deve intaccare l’equità
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del compenso, a pena di nullità della clausola ai sensi della L. n. 49/2023. Qualora, dunque, la somma delle spese operata dalla Stazione appaltante ovvero l’offerta in ribasso presentata dal candidato sia tale da non coprire il costo delle spese effettivamente da sostenere (anche se inferiore a quelle forfetariamente determinate) l’offerta dovrà ritenersi inammissibile; █ alla luce del principio dell’equo compenso (nonché dei principi del risultato, della fiducia e della concorrenza) la Stazione appaltante è obbligata a procedere alla verifica dei ribassi praticati sulle spese al fine di escluderne l’incidenza negativa sull’equità del compenso.” In particolare, per la determinazione del corrispettivo per l’affidamento dei servizi di ingegneria ed architettura di cui al Codice degli appalti si applicano i parametri riguardanti: █ il costo delle singole categorie componenti l’opera, █ la complessità, █ la specificità della prestazione. Per effettuare il calcolo di compensi professionali, ai sensi del Decreto Ministeriale 17 giugno 2016, si applicano le seguenti indicazioni: █ parametro «V», dato dal costo delle singole categorie componenti l’opera; █ parametro «G», relativo alla complessità della prestazione, █ parametro «Q», relativo alla specificità della prestazione; █ parametro base «P», che si applica al costo economico delle singole categorie componenti l’opera. I singoli parametri hanno il compito di definire quanto segue: █ il parametro V definisce il valore dell’opera in base al costo del-
le singole categorie ed è individuato sulla base del preventivo di progetto, o sulla base del consuntivo lordo nelle fasi di direzione esecutiva e collaudo, sulla base dei criteri di cui alla tavola Z-1. Per
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le prestazioni relative ad opere esistenti tale costo è corrispondente all’importo complessivo delle opere, esistenti e nuove, oggetto della prestazione; █ il parametro G, relativo al grado di complessità della prestazione, è individuato per ciascuna categoria e destinazione funzionale sulla base dei criteri di cui alla tavola Z-1; █ il parametro di incidenza Q, relativo alla specificità della prestazione, è individuato per ciascuna categoria d’opera nella tavola Z-2 del decreto; █ il parametro base P, funzione del valore dell’opera, applicato al costo delle singole categorie componenti l’opera sulla base dei criteri di cui alla Tavola Z-1, si ottiene dalla seguente espressione: P = 0,03 + 10/V0,4. Il compenso è determinato dalla sommatoria dei prodotti tra il costo delle singole categorie componenti l’opera «V», il parametro «G» corrispondente al grado di complessità delle prestazioni, il parametro «Q» corrispondente alla specificità della prestazione distinto in base alle singole categorie componenti l’opera e il parametro base «P». Il compenso, al netto di spese ed oneri, è quindi dato dalla seguente formula: CP= ∑ (V×G×Q×P) Per la determinazione del corrispettivo a base di gara per prestazioni complementari non ricomprese nelle tavole Z-1 e Z-2, si fa ricorso al criterio di analogia con le prestazioni comprese nelle tavole stesse. L’importo delle spese e degli oneri accessori è stabilito in maniera forfettaria per i seguenti importi: █ per le opere fino a un milione di euro l’importo non può essere superiore al 25% del compenso; █ se l’importo delle opere è pari o superiore a 25 milioni, gli oneri accessori possono corrispondere al massimo al 10% del compenso; █ per importi intermedi si ricorre all’interpolazione lineare. Per la determinazione del corrispettivo a base di gara per prestazioni complementari, non previste dal decreto, si tiene conto dell’impegno del professionista, dell’importanza della prestazione e del tempo impiegato tenendo presente che: █ i compensi orari oscillano dai 50 ai 75 euro per il professionista incaricato; █ dai 37 a 50 euro per l’aiuto iscritto; █ dai 30 a 37 euro per l’aiuto di concetto. La tavola z-1, allegata al decreto 17 giugno 2016, definisce il parametro G, relativo al grado di complessità della prestazione. Il parametro G viene individuato, in funzione delle seguenti voci ossia delle prestazioni attinenti le seguenti categorie di opere: █ categorie edilizia;
█ strutture; █ impianti; █ infrastrutture per la mobilità; █ idraulica; █ tecnologie della informazione e della comunicazione; █ paesaggio, ambiente, naturalizzazione, agroalimentare, zootecni-
ca, ruralità, foreste; █ territorio e urbanistica; █ destinazioni funzionali; █ corrispondenze; █ identificazione delle opere.
Per determinare il parametro di incidenza Q bisogna far riferimento alla tavola Z-2. Le prestazioni si articolano nelle seguenti fasi: 1. pianificazione e programmazione; 2. attività propedeutiche alla progettazione; 3. progettazione (preliminare, definitiva ed esecutiva); 4. direzione dell’esecuzione dei lavori; 5. verifiche e collaudi; 6. monitoraggi; 7. descrizione singole prestazioni; 8. categorie.
PRINCIPI E MASSIME GIURISPRUDENZIALI E/O AMMINISTRATIVE Esecuzione anticipata del contratto Consiglio di Stato, sezione III, sentenza n. 8389/2023. Il caso trattato riguarda l’indizione di una procedura di gara per l’affidamento di servizi, nella quale partecipava un operatore economico che risultava aggiudicatario dell’appalto. Successivamente, l’amministrazione appaltante, in seguito a diverse contestazioni relative a inadempimenti tenuti dall’operatore economico in fase di esecuzione anticipata del contratto, si vedeva costretta a disporre la decadenza della aggiudicazione. L’operatore economico proponeva, quindi, ricorso avverso il predetto provvedimento. Il ricorso veniva respinto in primo grado ed il Consiglio di Stato è stato chiamato a pronunciarsi sulle censure formulate dall’appellante, la cui argomentazione principale riguardava i cinque motivi proposti nel ricorso di primo grado relativi alla non applicabilità del capitolato prima del perfezionamento del contratto, alla mancata considerazione da parte della stazione appaltante delle criticità rispetto alle informazioni fornite in gara, alla non sussistenza di un’ipotesi di risoluzione espressa di cui al capitolato contrattuale, alla motivazione carente della decadenza, all’omessa stipula non imputabile alla ricorrente. L’appello è stato respinto; secondo i giudici di secondo grado, non risultava certamente necessario che l’articolo del capitolato di con-
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tratto fosse richiamato nel provvedimento di decadenza impugnato ed applicato nel caso di specie; ciò in quanto il predetto provvedimento riportava le inadempienze poste a carico di parte ricorrente, anche mediante il richiamo alle varie pec inviate dalla stazione appaltante in cui la stessa evidenziava le varie mancanze, cui possono essere associate le ipotesi di risoluzione previste dal contratto. Il Consiglio ha affermato dunque che, in sede di esecuzione anticipata del contratto, possono essere applicate tutte le disposizioni del capitolato relative all’esecuzione del servizio. Il tutto può avvenire senza che l’amministrazione appaltante debba esplicitamente richiamare le disposizioni contrattuali nell’ambito dell’avvio anticipato del rapporto contrattuale con l’operatore economico.
CAUZIONE DEFINITIVA OBBLIGATORIA ANCHE IN CASO DI ESECUZIONE ANTICIPATA DEL CONTRATTO Tar Lazio, Roma, sez. III – ter n. 15185/2023 Il fatto che si anticipi l’esecuzione della prestazione non fa venire meno l’obbligo dell’appaltatore di prestare la garanzia relativa alla fase in parola, ovvero la garanzia definitiva La stazione appaltante, del resto non può consentire l’avvio della fase esecutiva senza idonee “garanzie in relazione alle prestazioni da eseguire” e neppure consentire la prosecuzione del rapporto qualora non intervenisse un riscontro positivo sulla verifica dei requisiti. Secondo il giudice, in pratica, “il passaggio alla fase esecutiva” viene ad essere “segnato dalla scelta della stazione appaltante di procedere all’esecuzione in via d’urgenza e determina l’obbligo di costituzione della garanzia definitiva”. Obbligo già assunto dall’operatore economico “in sede di offerta”. E l’esecuzione anticipata, come correttamente previsto nel capitolato e da una lettura congiunta degli
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articoli del Codice degli appalti determina l’inammissibilità “di un’esecuzione senza garanzia per la stazione appaltante”.
VERBALI COMMISSIONE GIUDICATRICE Delibera ANAC n.434/2023 Sussiste l’obbligo per le stazioni appaltanti di pubblicare i verbali delle commissioni di gara sul sito istituzionale, successivamente alla pubblicazione degli avvisi relativi agli esiti delle procedure, nel rispetto dei limiti posti dall’articolo 53 (segreti tecnici e commerciali), dall’articolo 162 (contratti secretati) e da quelli posti in via generale dal codice della privacy in materia di dati personali. L’obbligo di pubblicazione è in vigore fino al 31 dicembre 2023, fino a tale data le stazioni appaltanti e gli enti concedenti assicurano la trasparenza dei contratti pubblici come declinata nell’allegato 9 al Piano Nazionale Anticorruzione (PNA) 2022. A decorrere dal 1° gennaio 2024 al fine di assolvere agli obblighi di pubblicazione in materia di contratti pubblici di cui all’articolo 37 del decreto trasparenza, le stazioni appaltanti e gli enti concedenti comunicano tempestivamente alla Banca dati nazionale dei contratti pubblici (Bdncp) tutti i dati e le informazioni individuati, la trasmissione dei dati alla Bdncp è assicurata dalle piattaforme di approvvigionamento digitale, ai fini della trasparenza fanno fede i dati trasmessi alla Bdncp. A tal fine le stazioni appaltanti e gli enti concedenti inseriscono sul sito istituzionale, nella sezione “Amministrazione trasparente”, un collegamento ipertestuale che rinvia ai dati relativi all’intero ciclo di vita del contratto contenuti nella Bdncp, tale collegamento garantisce un accesso immediato e diretto ai dati da consultare riferiti allo specifico contratto della stazione appaltante e assicura la trasparenza di tutti gli atti di ogni procedura contrattuale, dai primi atti all’esecuzione.
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Perché associarsi al C.N.E.T.O. Il CNETO è un’associazione culturale che riunisce architetti e ingegneri interessati ai problemi dell’edilizia e della tecnica ospedaliera, tecnici, igienisti, amministratori ed economi di direzioni ospedaliere. Il CNETO ha come obiettivo primario la promozione dell’informazione e della conoscenza nello specifico settore della sanità, settore in continua e rapida evoluzione, che richiede il costante aggiornamento di tutti gli operatori. È proprio con questa finalità che l’Associazione organizza convegni nazionali e internazionali, viaggi di studio presso le strutture all’avanguardia sia italiane che estere, attiva contatti ufficiali con le altre associazioni e le istituzioni più rappresentative, anche straniere. Il CNETO è stato fondato quale Associazione multidisciplinare proprio perché la progettazione ospedaliera e socio-sanitaria esige la sinergia tra le diverse figure professionali coinvolte nella valutazione e risoluzione di tutti gli aspetti che concorrono a definire il progetto. La presenza delle Aziende, in qualità di soci collettivi, permette di stabilire uno stretto legame anche con il mondo della produzione e del mercato, le cui tendenze in atto costituiscono un indispensabile strumento di cultura tecnica.
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NOTIZIE DAL CNETO A conclusione delle votazioni del CNETO per il triennio 2022-2024, sono risultati eletti i seguenti consiglieri: Presidente: Stefano Capolongo Past President: Maurizio Mauri Segretario Generale: Marco Gola Vice Presidenti: Margherita Carabillò e Roberto Righini Direttore Rivista Progettare per la Sanità: Margherita Carabillò Tesoriere: Roberto Righini
• GIUNTA ESECUTIVA Ark.Ing.81 S.r.l. Righini Bragonzi Gilberto Carabillò Margherita Ingaglio Monica Meoli Federica Peretti Gabriella
Pollo Riccardo Ravegnani Morosini Roberto Sibillassociati Sibilla Taddia Andrea Tognolo Chiara Vitali Marco
• CONSIGLIO NAZIONALE In rappresentanza dei Soci ordinari Manara Giuseppe Azzini Susanna Mauri Maurizio Bettamio Valentina Meoli Federica Bragonzi Gilberto Oddi Baglioni Grifone Brambilla Andrea Pedrini Daniela Carabillò Margherita Peretti Gabriella Colombo Luigi Pollo Riccardo Dubini Nicoletta Ravegnani Morosini Roberto Ferrante Tiziana Taddia Andrea Gola Marco Tognolo Chiara Grifa Egisto Torricelli Maria Chiara Ingaglio Monica Vitali Marco Ladini Lino Zingaretti Gabriele In rappresentanza dei Soci collettivi AIRNOVA ARK.ING.81 S.r.l. BININI PARTNERS S.r.l. CAIREPRO - COOPERATIVA ARCHITETTI E INGEGNERI PROGETTAZIONE POLITECNICO DI MILANO - Dipartimento ABC PROGER SpA PROGETTO CMR SAGICOFIM SpA SIBILLASSOCIATI TECNICAER ENGINEERING S.r.l.
febbraio 2023 novembre 2023 ottobre 2020
ESTRATTO DALLO STATUTO Art. 1 Denominazione Il “C.N.E.T.O. - Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica Ospedaliera” è una Associazione culturale, apartitica e senza scopo di lucro, nata sotto gli auspici dell’ANIAI. L’Associazione è retta dal presente statuto la cui attuazione operativa è demandata, se necessario, ad appositi regolamenti operativi.
Art. 2 Sede La sede legale del C.N.E.T.O. è stabilita in Roma. L’Associazione può aprire sedi operative periferiche.
Art.3 Scopo L’Associazione ha come scopo, a beneficio della collettività: la promozione dello studio dei problemi organizzativi, gestionali e progettuali connessi con l’edilizia socio sanitaria; di stabilire e mantenere contatti in campo nazionale e internazionale fra esperti italiani e stranieri e altre Associazioni che si interessano ai problemi attinenti allo scopo sociale; di porre a disposizione e di favorire la diffusione delle conoscenze e del progresso delle arti dello specifico settore anche attraverso l’uso dei propri mezzi e strutture; la promozione e/o la partecipazione al capitale sociale di società e/o associazioni che abbiano il fine statutario di approfondire, diffondere la cultura tecnico – architettonica, gestionale e organizzativa dell’edilizia socio-sanitaria, anche a scopi didattici ed editoriali. la qualificazione e il riconoscimento delle professionalità, svolgendo un ruolo di formazione e di informazione degli operatori. Per il raggiungimento dello scopo sociale il C.N.E.T.O. indice, promuove e organizza convegni, seminari, giornate di studio, viaggi, visite tecniche, pubblicazioni proprie o di terzi e diffonde la rivista organo ufficiale dell’associazione.
Art.4 – Ammissione e Soci Sono ammessi a far parte del C.N.E.T.O. le persone fisiche e giuridiche che, condividendone gli scopi, ne faranno domanda scritta, o tramite il sito ufficiale, alla Giunta Esecutiva e la cui domanda sarà dalla stessa accettata. I soci C.N.E.T.O. si distinguono in ordinari, studenti, collettivi, sostenitori, onorari. Soci ordinari, le persone fisiche esperte nel campo oggetto dello scopo associativo che ne fanno richiesta e che corrispondono annualmente la quota sociale ordinaria. Soci studenti e neo laureati, gli iscritti a corsi di studio universitari attinenti le materie interessanti lo scopo sociale che ne fanno richiesta e che corrispondono una quota associativa pari al 50% della quota sociale ordinaria. La qualifica di studente decade dopo tre anni dal termine degli studi e comunque entro il 30° anno di età. Soci collettivi, le persone giuridiche, gli Enti pubblici e privati, le Associazioni scientifiche e tecniche che ne fanno richiesta e che operano nel campo oggetto dello scopo associativo e che corrispondono la quota sociale collettiva pari a tre volte l’ordinaria; hanno diritto a tre voti. Soci sostenitori, i soggetti individuati alle lettere precedenti che si impegnano a corrispondere, per almeno cinque anni, una quota sociale annua pari a due volte la quota collettiva; hanno diritto a tre voti. Soci onorari, le personalità che per merito scientifico o professionale o per aver acquisito particolari meriti verso l’associazione vengono nominati tali. La loro nomina è proposta dalla Giunta Esecutiva, approvata dal Consiglio Nazionale e ratificata dall’Assemblea dei soci; i Soci Onorari non pagano la quota associativa e non hanno diritto di voto.
Art. 5 Organi del C.N.E.T.O. Sono: l’Assemblea dei Soci, Il Consiglio Nazionale, Il Presidente, La Giunta esecutiva, Il Collegio dei revisori
ABBONAMENTI
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Organo ufficiale del C.N.E.T.O Centro Nazionale per l’Edilizia e la Tecnica ospedaliera
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NUOVA EDIZIONE 1° SEMESTRE 2023 Rilevazione prezzi MARZO 2023 Più di 15.000 prezzi del mercato nazionale dei cantieri di nuova costruzione, suddivisi in costi di manodopera, noli-costi orari, materiali, opere compiute e sicurezza. In particolare, sono riportate voci e prezzi per scavi e trasporti, opere provvisionali, pali e trivellazioni, opere in vetrocemento, massetti, sottofondi, vespai, drenaggi, opere murarie, condotti e canne fumarie, tetti e manti di copertura, impermeabilizzazioni, pavimenti, opere in pietra da taglio, rivestimenti, intonaci, controsoffitti e pareti divisorie, serramenti in legno e in pvc, opere in vetro e materie plastiche, opere da pittore, opere stradali e di giardinaggio, assistenze murarie, rilievi e prove di laboratorio, opere di sicurezza. L’edizione del 1° semestre 2023 riporta l’aggiornamento ordinario delle tabelle della manodopera di tutte le categorie, suddivise per ciascuna provincia italiana, e dei prezzi dei materiali rispetto ai listini di febbraio 2023. Contiene, anche, la revisione generale dei prezzi dei noli e di leganti, malte e calcestruzzi. Di particolare rilievo la revisione effettuata sui costi delle opere murarie che utilizzano nuovi laterizi.
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