ANNO 29 n. 3 aprile 2020 ISSN: 2612-4068 www.dimensionepulito.it MENSILE DI PULIZIE INDUSTRIALI, SANIFICAZIONE E IGIENE AMBIENTALE ECO Fr iendly www.vama.it years 1950 - 2020 UVC System ANNO 29 n. aprile 2020 ISSN: www.dimensionepulito.it PROGETTAZIONE Quale futuro per i nostri ospedali TRATTAMENTO ARIA La ventilazione per combattere le epidemie PRASSI IGIENICHE Linee guida Anid per la sanificazione DISINFESTAZIONE Ridurre i microbi patogeni con i disinfettanti UN PERCORSO FORMATIVO PER LA CULTURA DEL PULITO SANITÀ SPECIALE MERCATO In crescita i prodotti per l’igiene delle mani CARRIERA & LAVORO L’evoluzione digitale nel lavoro di domani FORMAZIONE Cultura del pulito fasi operative e prestazioni Speciale SANITÀ 1991 - 2020 i nostri 29 anni!
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Dal 1950 Vama Elettrotermo Meccanica progetta, fabbrica e commercializza un’ampia gamma di articoli professionali, in particolare asciugamani elettrici e asciugacapelli per hotel e uso comunitario. Vama è in prima linea per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico al servizio dell’igiene, potendo offrire una gamma completa di prodotti non solo eccellenti come prestazioni in termini di velocità di asciugatura e risparmio energetico, ma che rappresentano in primis il punto definitivo di svolta in termini di igiene.
Margherita Carabillò, Cristina Cardinali, Simone Ciapparelli, Chiara Dassi, Graziano Dassi, Marcello Falvo, Marco Ferrari, Mauro Martini, Michele Pagani, Maurizio Pedrini, Francesca Scelsi, Loredana Vitulano
presidente di AfidampFAB analizza la situazione del settore ai tempi del coronavirus Maurizio Pedrini MERCATO
aziende al servizio della pulizia. Focus su dispenser sapone e carta e asciugamani ad aria Maurizio Pedrini MANAGEMENT Come gestire l’invecchiamento della forza lavoro Simone Ciapparelli CARRIERA & LAVORO
mercato del lavoro di domani Francesca Scelsi FORMAZIONE
Linea guida “L’azienda nell’azienda” Mauro Martini
DIMENSIONE PULITO 5 Periodico mensile edito da
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S SOMMARIO/ANNO 29 N.3 APRILE 2020 ANNO 29 n. aprile 2020 www.dimensionepulito.it MENSILE DI PULIZIE INDUSTRIALI, SANIFICAZIONE E IGIENE AMBIENTALE ECO F iend y www.vama.it years 1950 2020 UVC Systemwww.dimensionepulito.it PERCORSO SANITÀ MERCATO In crescita prodotti per l’igiene delle mani CARRIERA & LAVORO L’evoluzione digitale nel lavoro di domani FORMAZIONE Cultura del pulito fasi operative e prestazioni Speciale SANITÀ 1991 - 2020 i nostri 29 anni!
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Quine srl Via G. Spadolini, 7 20141 Milano - Italia Tel. +39 02 864105 Fax. +39 02 70057190 LA GUIDA DA PORTARE SEMPRE CON SÉ PER CONOSCERE TUTTI TRUCCHI DEL MESTIERE LA DISTRIBUZIONE NEGLI IMPIANTI DI RISCALDAMENTO GUIDE dell’Installatore Professionale 7 YOUR INFORMATION PARTNER QUINE COLLABORA CON: www.quine.it Organo ufficiale AiCARR LA RIVISTA PER PROFESSIONISTI DELL’HVAC&R LA RIVISTA PER PROFESSIONISTI DEGLI IMPIANTI HVAC&R Organo Ufficiale AiCARR NORMATIVA TAVOLA ROTONDA Conto Termico TEE. che punto siamo? IMPIANTI NEGLI NZEB: EPB, LE NOVITÀ DELLE NUOVE NORME IMPIANTI AD ARIA PRIMARIA VS VAV FOCUS COMMISSIONING FILTRAZIONE E QUALITÀ DELL’ARIA SOTTORAFFREDDAMENTO FRIGOCONSERVAZIONE ALIMENTARE #42 COMMISSIONING RISPARMIO ENERGETICO NEL TERZIARIO Organo ufficiale ANGAISA LA VOCE PIÙ AUTOREVOLE DEL SETTORE IDROTERMOSANITARIO #251 Bosch riparte CLASSIFICHE 2015 Produttori e distributori: ce la si può fare! 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Un anno logistica MATERIA www.bluerosso.it LA VOCE AUTOREVOLE DEL CANALE IDROTERMOSANITARIO PIÙ DINAMICA LA PIATTAFORMA ITALIANA DELLA PRODUZIONE MUSICALE E DELL’AUDIO PROFESSIONALE www.audiofader.com WEBSITE AGGIORNATO QUOTIDIANAMENTE MAGAZINE MENSILE DIGITALE IVO GRASSO e MASSIVE ARTS Lo studio di modernoregistrazione SALVATORE ADDEO L’amore per l’SSL ALTERNATIVI IL PUNTO DI RIFERIMENTO PER CHI OPERA NEL CAMPO DELLA PULIZIA INDUSTRIALE, SANIFICAZIONE E FACILITY MANAGEMENT www.pulizia-industriale.it DA 50 ANNI LA VOCE AUTOREVOLE DEL CLEANING www.casaeclima.com L’INFORMAZIONE EFFICIENTE, COMPLETA E IN TEMPO REALE OLTRE 200.000 UTENTI MESE Organo ufficiale FINCO LA RIVISTA CHE HA PORTATO LA PROGETTAZIONE SOSTENIBILE IN ITALIA MEDAGLIE D’ORO UNA SCELTA A SCUOLA DI EFFICIENZA Per PENSARE, PROGETTARE COSTRUIRE SOSTENIBILE www.commercioelettrico.com Organo ufficiale FME IL BUSINESS MAGAZINE DEI DISTRIBUTORI E GROSSISTI DI MATERIALE ELETTRICO 1952 IL PERIODICO D’INFORMAZIONE INGEGNERI E ARCHITETTI – L’AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE VIA MAIL raggiunge oltre 42.000 iscritti FOCUS SPECIALE PartiteIVAdalprossimoanno eletto per dare risposte In USA volano le infrastrutture Eucentre per ricostruire la sicurezza Ancora trattative consultazioni? 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ANNO 29 n. aprile 2020 ISSN: 2612-4068 www.dimensionepulito.it PROGETTAZIONE Quale futuro per i nostri ospedali TRATTAMENTO ARIA La ventilazione per combattere le epidemie PRASSI IGIENICHE Linee guida Anid per la sanificazione DISINFESTAZIONE Ridurre i microbi patogeni con i disinfettanti UN PERCORSO FORMATIVO PER LA CULTURA DEL PULITO SANITÀ SPECIALE Distribuzione 1. Disinfestazione e servizi ambientali 2. Alberghi 3. Aziende alimentari e varie 4. Pubblici esercizi 5. Enti pubblici 6. Grande distribuzione 7. Imprese di pulizia 8. Rivenditori 9. Sanità
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SI PARLA DI INDICE INSERZIONISTI
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Hygenia www.hygenia.it 12, XL Icefor www.iceforprofessional.com VII Industrie Celtex www.industrieceltex.com 12 Itidet www.itidet.it XXXVII Lucart www.lucartprofessional.com 12 Medusa www.medusasrl.com XXXIII
Newpharm www.newpharm.it XXXVI Paperdi www.paperdi.it XXXVII Rubino Chem www.rubinochem.it XXXVI TMB www.tmbvacuum.it XXXVII VAMA www.vama.it 11
Itidet 6 Paperdi 4 Rubino Chem II Copertina
SPECIALE SANITÀ
4CleanPro III Acraf IV ARCO XV Falpi VI Fimap XVIII, XIX
TMB 3 VAMA I Copertina
Hygenia I Copertina Icefor II Copertina Medusa XXIII Newpharm XLIII TTS XXVI, XXVII
03/2020 | DIMENSIONE PULITO 7 S
Coronavirus, Riello fiducioso: “un momento complesso, ma la situazione col tempo tornerà alla NORMALITÀ”
Il presidente di AfidampFAB analizza la pesante situazione del settore, con tante aziende che, nonostante enormi difficoltà, hanno continuato a produrre al servizio della sanificazione e del Paese
Maurizio Pedrini
Giuseppe Riello si è trovato alla guida di AfidampFAB nel momento più difficile, dal dopoguerra in poi, vissuto dall’economia italiana, scaturito dalla tragica epidemia da Coronavirus che
ha colpito più pesantemente proprio le regioni del Nord Italia, dove si concentra la produzione di tecnologie per l’igiene professionale. Allo scoppio della pandemia, con le drastiche misure di contenimento del contagio decise dal Governo, le aziende del settore si sono trovate di fronte ad una scelta drammatica: proseguire l’attività, in condizioni di estremo disagio, mettendo gli operai addetti alle linee produttive in condizioni di massima sicurezza, o sospendere il lavoro. Per il 40% delle industrie che ha deciso - nonostante tutto - di provare a tenere aperti i battenti, a questa complessa problematica si è aggiunta quella delle forniture: le attività di produzione e distribuzione di macchine e attrezzature per la pulizia professionale e sanificazione sono state infatti escluse dall’elenco delle attività autorizzate ad operare ai sensi
del DPCM 22 marzo 2020, volto al contenimento del contagio da Covid 19. Un evidente controsenso, alla luce della necessità di contenere la diffusione del virus puntando proprio sulla massima igienizzazione degli ambienti indoor e outdoor per eliminare il virus dalle superfici, con il rischio oggettivo, da parte delle aziende produttrici, di non essere in grado di rifornire le imprese di pulizia e gli operatori addetti alla sanificazione di strumenti essenziali allo scopo, compromettendo così gli sforzi del sistema sanitario e i sacrifici di un intero Paese.
Presidente, come ha reagito il settore a questa drammatica situazione e quali iniziative ha intrapreso l’associazione da lei presieduta per assistere gli iscritti?
A ATTUALIT À 8 DIMENSIONE PULITO | 03/2020
Giuseppo Riello, Presidente AfidampFAB.
Ci siamo trovati catapultati in una condizione pesantissima, di grande incertezza, al pari di tutte le aziende italiane. La maggiore criticità è sorta con la decisione del Governo di imporre alle aziende di rimanere chiuse. In particolare, il cosiddetto allegato 1 è stato rivisto tre volte in sede governativa con una stesura che prevedeva l’apertura delle imprese di pulizia: una scelta ovvia, dato che in questo momento la sanificazione di ambienti come ospedali, case di riposo e altri luoghi di cura è di fondamentale importanza. Ci è sembrato davvero anomalo che a Roma non fosse stato minimamente considerato il fatto che chi svolge tale preziosa attività ha l’assoluta necessità di avere sempre a disposizione i necessari prodotti. La filiera chimica, a dire il vero, è stata immediatamente ricompresa, perché si è pensato ai prodotti per l’igiene delle mani, ai saponi antibatterici e ai disinfettanti da impiegare sulle superfici per difendersi dal coronavirus, ma si è ignorato tutto il resto che serve giornalmente ad un’impresa di pulizia per svolgere il proprio lavoro. Dal più banale carrello, fino all’aspiratore o alla lavasciuga pavimenti, fino a tanti altri strumenti, apparecchiature e macchine indispensabili per sanificare gli ambienti. Questo ha gene-
rato un forte malumore all’interno del comparto e AfidampFAB se ne è fatta interprete mettendo in atto alcuni tentativi per contattare direttamente il Governo, al fine di modificare l’articolo in questione. Alla fine abbiamo dovuto prendere atto di una gran confusione legata al particolare momento, perciò abbiamo deciso di inviare una lettera aperta al presidente del Consiglio Giuseppe Conte per informarlo del problema. Si è anche deciso di pubblicare questa missiva su due importanti quotidiani nazionali, “La Repubblica” e “Il Sole 24 Ore”, proprio per sensibilizzare l’opinione pubblica in merito alla nostra richiesta.
Inutile nascondere che qualcuno vi ha criticato, perché è sembrato che la vostra fosse una critica al Governo in un momento di enorme difficoltà.
Si è voluto equivocare, perché nessuno di noi voleva mettere in dubbio l’errore dovuto a fatalità e alle circostanze davvero difficili del momento.
La nostra era e resta una proposta costruttiva, per affrontare insieme una fase produttiva irta di problemi. Io l’ho vissuta anche in veste di presidente della Camera di Commercio di Verona. Basti pensare che nella sola provincia
veronese abbiamo registrato ben 3.500 aziende che hanno espresso la volontà di riaprire al più presto l’attività produttiva. Nel nostro caso il desiderio forte è quello di dare continuità ad industrie impegnate a realizzare prodotti fondamentali per la sanificazione. In queste settimane ci siamo impegnati anche a costruire solide alleanze, instaurando canali privilegiati con Confindustria, Anica ed altre associazioni di categoria, verificando insieme il modo migliore per inserire il corretto codice Ateco delle nostre aziende. Siamo fiduciosi che si possa trovare una soluzione soddisfacente, che guardi al futuro.
Lei è amministratore delegato di Ghibli & Wirbel, un’azienda in provincia di Pavia che ha dovuto fare i conti, tra le prime, con l’epidemia da Coronavirus: ci può raccontare la sua esperienza?
Agli inizi della pandemia siamo stati classificati in zona arancione, ma assimilati alle zone rosse, perché la nostra sede si trova a una ventina di chilometri da Lodi e Codogno, due località pesantemente colpite quando il virus è apparso in Italia. Abbiamo avuto un caso tra i nostri dipendenti, tra la fine di gennaio e i primi di febbraio, il che ci ha consentito di far fronte all’emergenza con una certa serenità. Lo stabilimento è rimasto chiuso per alcuni giorni e abbiamo messo in quarantena tutte le persone che avevano avuto qualche contatto con questo impiegato. Ci siamo mossi seguendo, tra i primi, quelle direttive e procedure che poi sono state previste a livello ministeriale e ora sono eseguite all’interno di tutte le industrie in attività: utilizzo di guanti e mascherine, misurazione della febbre, mantenimento delle distanze di sicurezza per evitare il contagio. Confesso che questa modalità di lavoro ci è apparsa fin da subito assai complessa, ma ci siamo fatti forza ripensando in modo nuovo il nostro lavoro.
La condizione che stiamo vivendo, a suo parere, potrà far maturare una maggiore consapevolezza in ambito istituzionale e in seno all’opinione pubblica, circa il ruolo primario del settore e della
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pulizia professionale in Italia, purtroppo finora sottovalutato?
Me lo auguro davvero. Queste dure settimane, che stiamo vivendo con angoscia e dolore, stanno evidenziando agli occhi del cittadino quanto sia fondamentale non solo l’opera degli addetti alle pulizie professionali, ma anche del comparto che fornisce loro i mezzi per igienizzare e sanificare. Dal canto nostro, come AfidampFAB, cogliendo da subito la gravità del momento, ci siamo tempestivamente attivati allacciando rapporti con le Università per fornire nel nostro sito internet tutta una serie di informazioni: è nata così una sezione dalla quale è possibile scaricare le buone prassi per la pulizia e la disinfezione mirate alla bonifica da Covid-19. Qui è possibile trovare gratuitamente una serie di consigli e indicazioni sulla scelta dei prodotti migliori per rendere igienicamente sicuro qualsiasi ambiente. Certo è un po’ paradossale, ma sta di fatto che questa epidemia potrebbe accreditare, in modo del tutto involontario, la nostra associazione e la mission votata alla promozione della cultura del pulito per cui essa è sorta ormai tanti anni fa. Finalmente, dovrebbe essere chiaro a tutti che il nostro settore non rappresenta un costo, come sostenuto dai denigratori, ma una preziosa risorsa, un esclusivo e insostituibile beneficio per tutelare la salute delle persone, usando i prodotti e i macchinari più adeguati.
Oggi è anche il momento di guardare con un occhio diverso sia alla formazione degli operatori che alla certificazione dei prodotti. Per quanto riguarda il primo aspetto, non ci riferiamo solo agli addetti al settore, ma anche di coloro che vi ruotano attorno con compiti rilevanti, quali medici e infermieri. E’ d’accordo?
Mai come ora questa necessità appare giusta e impellente. La storia di Afidamp è costellata da questo impegno: ricordo le molteplici iniziative
volte alla formazione, i tanti convegni, le pubblicazioni, i corsi, l’attività volta a creare una forte alleanza con il mondo accademico proprio per definire una proposta mirata di formazione sul cleaning professionale, allargata a tutto campo. Ricordo che per anni la nostra Fiera Pulire, non a caso, ha ospitato il congresso nazionale di Anipio, la società scientifica nazionale degli infermieri specialisti del rischio infettivo. Per quanto concerne il delicato capitolo delle certificazioni, stiamo cercando di accreditarci per far sì che la nostra associazione diventi a tutti gli effetti un punto di riferimento privilegiato, esercitando una leadership tra i soggetti deputati a dettare le linee guida sulle modalità operative degli interventi di sanificazione, naturalmente in collaborazione con le università e tutti gli istituti e laboratori preposti. Le nostre aziende che producono macchinari non vedono l’ora che vengano date loro indicazioni ben precise sulle caratteristiche dei prodotti e i risultati che devono ottenere. Finora si è operato in base a una sorta di autodisciplina, seguendo modalità che non sono ancora accreditate a livello italiano e mondiale.
Non crede che la formazione degli addetti alle imprese di pulizia, ai vari livelli, dovrebbe essere curata con maggiore convinzione dallo Stato? Certamente lo Stato dovrebbe esercitare un ruolo più attento e propositivo, anche proponendo dei percorsi di formazione e aggiornamento pubblici, magari in collaborazione con le imprese di pulizia, come avviene in altri Paesi. E’ una delle possibili strade da seguire, come altre. Sta di fatto che Afidamp, alla luce della sua esperienza e delle sue idee, potrebbe svolgere un compito importante. Servirebbe un po’ di attenzione a livello superiore e qualche appoggio che finora è mancato generando in noi la sensazione di andare contro i mulini a vento. Certo, la professionalità ha un costo perché implica una maggiore formazione, ma
può portare a risultati fondamentali in termini di efficacia. In ogni caso, sono convinto che la nostra attività in futuro, dopo la triste esperienza del Coronavirus, non potrà più essere considerata di secondo livello: formazione e certificazioni saranno due chiavi di volta per maturare questo fondamentale passaggio.
In questi giorni, mentre l’epidemia sta dando i primi segni di un’inversione di tendenza, si pone all’attenzione il tema della cosiddetta fase 2, quella della ripresa economica. Al di là delle allarmistiche previsioni, come vede il futuro del dopo-Coronavirus per il nostro settore?
Non le nascondo le mie preoccupazioni perché sicuramente questo stato di fatto avrà un impatto duraturo nel tempo, soprattutto nel modus operandi produttivo delle aziende, chiamate a ridefinire al loro interno le modalità produttive. Certo, se queste modalità fossero state previste e applicate prima, avremmo avuto un minor numero di contagi e, forse, il problema sarebbe stato affrontato e risolto in tempi più brevi. Le industrie che riapriranno dovranno fare un po’ di fatica in più, rispetto a prima, ma sono fiducioso che metteranno in campo tutte le loro risorse per far fronte alla quotidianità con la massima determinazione. Non mi sbilancio su tempi e modalità, anche perché sono consapevole che non sarà facile per le nostre aziende che esportavano fino a ieri il 70-80% della loro produzione all’estero, riprendere il trend e le posizioni di prima, anche perché vediamo che l’Europa e il mondo intero stanno vivendo la triste situazione dell’epidemia sperimentata dall’Italia. E’ prevedibile, perciò, che vi siano nei prossimi mesi degli effetti negativi per l’export, ma sarebbe auspicabile una dinamica più incisiva del mercato interno. Però, sono convinto che alla fine, un po’ alla volta, la situazione andrà a stabilizzarsi e si ritornerà alla normalità. ■
A
10 DIMENSIONE PULITO | 03/2020
ATTUALIT À
Igiene nell’esperienza di ASCIUGATURA
Con l’aumentare delle paure riguardo alla diffusione del nuovo Coronavirus SARS-CoV-2 cresce anche il numero di notizie non verificate o del tutto false. Una sovrabbondanza di informazioni, spesso condivise senza citare fonti attendibili, che rendono difficile per le persone trovare riferimenti sicuri. A causa della forte richiesta di informazioni tempestive e affidabili l’Organizzazione Mondiale della Sanità (www.who.int) si sta impegnando a fornire continuamente dati aggiornati e puntuali. E’ stata quindi pubblicata una guida in cui smentisce le fake news più diffuse sul nuovo Coronavirus, tra cui quelle riguardanti igiene personale e modalità di asciugatura delle mani, già oggetto in tempi recenti di forti speculazioni.
Cosa emerge? Prima di tutto non devono essere confuse le operazioni di pulizia e asciugatura delle mani: è fondamentale una pulizia accurata delle mani, nessun sistema di asciugatura può eliminare di per sé il Coronavirus. Quale sistema di asciugatura è il migliore? Entrambi i principali sistemi, carta monouso ed asciugamani ad aria, sono ritenuti validi per una buona asciugatura delle mani.
I raggi ultravioletti servono a sterilizzare le mani? No, non servono e non devono essere usati a tale scopo in quanto sono dannosi per la salute se usati direttamente sulla pelle. Il loro scopo è quello di garantire la sterilità dei prodotti che usiamo, quindi danno un grande valore aggiunto se integrati nei prodotti che usiamo durante l’asciugatura.
Il lavaggio delle mani è quindi l’operazione fondamentale: se corretta-
mente e frequentemente eseguita non ci sono ulteriori controindicazioni su come asciugarle, a maggior diritto in caso si utilizzino asciugamani elettrici dotati delle più innovative caratteristiche igieniche. Vama® è in prima linea per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico al servizio dell’igiene, potendo offrire una gamma completa di prodotti non solo eccellenti come prestazioni in termini di velocità di asciugatura e risparmio energetico, ma che rappresentano in primis il punto definitivo di svolta in termini di igiene.
Gli asciugamani elettrici X Dry Compact®, Stream Dry UV® e Laserflow sono dotati di un sistema igienico integrato che prevede come dotazioni di serie sia i filtri antimicrobici che l’uso di lampade UV. L’azione integrata di filtri e lampade è l’unica soluzione che comprende entrambi i tasselli fondamentali per garantire un livello assoluto di igiene: il filtro garantisce la sanificazione del flusso d’aria che viene utilizzato durante l’asciugatura ed interviene nel momento in cui si attiva il prodotto; la lampada UV è invece sempre attiva, anche con il prodotto in stand-by, ed assicura la sterilità di tutti i condotti interni che l’aria attraversa prima di arrivare alle mani; la modalità di funzionamento no-touch annulla inoltre ogni possibilità di contatto e contaminazione. ■ www.vama.it
I IGIENE E PREVENZIONE 03/2020 | DIMENSIONE PULITO 11
L’igiene per far fronte all’EMERGENZA
Dispenser sapone e carta asciugamani ad aria
Le aziende del settore impegnate in un grande sforzo produttivo al servizio della pulizia e del Paese in un momento di grande difficoltà
Maurizio Pedrini
Il Coronavirus ha cambiato drasticamente la nostra vita. Mai come in questo periodo, sentiamo la raccomandazione di lavarsi bene le mani, potenziali veicoli di trasmissione nei polmoni del pericolosissimo agente patogeno, con adeguati saponi. Per disinfettare e detergerle, eliminando il virus eventualmente presente, si può utilizzare il lavaggio con acqua e sapone per quaranta, sessanta secondi, avendo cura di strofinarle bene e in ogni parte: spazi fra le dita, dorso e palmo, unghie, senza dimenticare il polso, anch’esso generalmente esposto agli agenti esterni. Ma anche asciugarle è fondamentale: come ben sappiamo,
i batteri proliferano più velocemente attraverso le mani bagnate rispetto a quelle asciutte. Per questo motivo un’efficace e accurata asciugatura è di fondamentale importanza, per prevenire non solo la contaminazione del Coronavirus, ma più in generale quella di germi e batteri pesantemente dannosi per il nostro corpo. L’emergenza scaturita dalla strenua lotta contro il Covid 19, un nemico tanto occulto quanto letale e misterioso, ha portato dunque alla ribalta un segmento del professional cleaning che ha assunto un peso sociale ed economico sempre più rilevante all’interno del comparto: quello, peraltro composito, rappresentato dai dispenser di sapone/carta e
dagli asciugamani ad aria. Questi prodotti, disponibili in molteplici varianti, hanno il pregio di mantenere alti livelli di igiene delle mani, realizzando un bagno sostenibile e contribuiscono a creare un minor impatto ambientale. Ma cerchiamo di analizzare nel dettaglio queste preziose e mai abbastanza apprezzate tipologie di accessori, oggi quanto mai necessari e richiesti, viste le drammatiche circostanze che stiamo vivendo.
I DISPENSER DI SAPONE: PRIMO REQUISITO IL FACILE IMPIEGO
Oggi i bagni pubblici, così come quelli di uffici, scuole, attività di ristora-
M MERCATO 12 DIMENSIONE PULITO | 03/2020
zione, palestre, esercizi commerciali e altri ambienti frequentati dalla collettività hanno l’assoluta necessità di essere dotati di tutti gli accessori tali da garantire alle persone che frequentano questi luoghi comunitari condizioni di massima igiene. Al dispenser di sapone si chiede, anzitutto, di essere di facile utilizzo, facilmente accessibile e capace di erogare il prodotto detergente in modo puntuale e preciso. Tra i modelli di erogatori di sapone più diffusi attualmente impiegati nei bagni pubblici, nelle cucine e nelle strutture ricettive, vanno segnalati: i dispenser di sapone automatico-elettrico-con sensore, i dispenser di sapone liquido da parete e i dispenser di sapone in schiuma. I dispenser di sapone ad azionamento automatico rappresentano senz’altro l’innovazione più interessante presente oggi sul mercato, perché possiedono sensori a fotocellula creati per rilevare automaticamente il movimento nelle vicinanze dell’erogatore. Avvicinando le mani, l’utilizzatore vede erogata
una dose di detergente col vantaggio, oggi davvero prezioso, alla luce dell’epidemia da Coronavirus in corso di non aver toccato alcuna superficie potenzialmente sporca. Si tratta di una tipologia di dosatori particolarmente apprezzata, in quanto – essendo priva di leve o pulsanti – ha meno parti meccaniche soggette a usura. Analizzando invece gli erogatori di sapone liquido “classici”, con installazione a parete. Anch’essi sono assai richiesti perché, a differenza dei dispenser di ultima generazione, non necessitano di corrente elettrica per essere azionati. Infatti, i tradizionali dosatori funzionano tramite pulsanti o levette e possiedono una versatilità di utilizzo assi maggiore. L’installazione a muro di questi dispenser di sapone liquido avviene in modo semplice, tramite l’uso di viti e tasselli. Un altro plus, di non poco valore, è legato al loro prezzo più contenuto. I dispenser di sapone in schiuma possiedono le prerogative del sapone liquido della categoria precedente,
ma con meccanismi di erogazione, in plastica o metallo, che incorporano nel detergente una miriade di bollicine di aria trasformando, al momento della fuoriuscita, in schiuma il sapone liquido.
PRODOTTI INDISPENSABILI PER TOILETTE PUBBLICHE ED HORECA
Prendendo in esame la loro destinazione d’uso, i distributori di sapone possono essere suddivisi in: dispenser sapone bagno pubblico; dispenser sapone doccia; dispenser sapone cucina/HACCP. Analizziamo, dunque, nel dettaglio le loro peculiarità. Tra i tradizionali dispenser di sapone per toilette pubbliche si possono incontrare dosatori con caratteristiche piuttosto eterogenee tra loro, sia dal punto di vista dell’azionamento (a pulsante, tramite leva o automatico) che del design, senza naturalmente dimenticare le differenze in termini di materiali (plastica, metallo…), colori, capienza e via dicendo. Questi preziosi accessori per toilette pubbliche sono stati progettati per un utilizzo intensivo e continuativo nel tempo. L’installazione di questi prodotti avviene, nella stragrande maggioranza dei casi, a parete e sono presenti meccanismi di erogazione che dosano con precisione il detergente. Per attività ricettive, quali gli hotel, esistono poi i dispenser di sapone da doccia. Questi accessori “di cortesia” installati a parete permettono al cliente di avere sempre a disposizione il sapone in tutta comodità; le loro dimensioni sono in genere abbastanza compatte e sono dotati di meccanismi di erogazione facili da azionare anche con le mani bagnate o insaponate. Questi dosatori di sapone sono ideali anche per aziende e attività produttive che mettono le docce a disposizione dei loro dipendenti. Infine, un ruolo di primo piano hanno pure i dispenser di sapone per le cucine compatibili coi requisiti HACCP. Bar, mense, pizzerie, ristoranti e attività similari che si occupano della preparazione e somministrazione di cibi sono tenuti a osservare rigide prescrizioni a livello igienico, quali le norme HACCP, appunto per evitare qualsiasi possibilità di contaminazione batterica. Questi dispenser possono risultare compatibili
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con ricariche a sacca, che mantengono il detergente residuo sempre separato dall’esterno, oppure essere dotati di un meccanismo di azionamento tramite leva a gomito che bypassa il tocco diretto delle mani con l’accessorio. Grazie all’elevata igiene che assicura, questa tipologia di erogazione è ampiamente utilizzata anche nelle strutture sanitarie nosocomiali di cura e ricovero.
ASCIUGARE LE MANI IN MODO PROFESSIONALE
Come ben sappiamo, i batteri proliferano più velocemente attraverso le mani bagnate, che diventano rapidamente la fonte primaria per la trasmissione di germi negli ambienti di lavoro. Il lavaggio con prodotti di qualità e un’asciugatura efficace delle mani assumono - dunque – un carattere prioritario nella prevenzione da contaminazione, proprio perché migliorano notevolmente gli standard igienici. La soluzione professionale per asciugare le mani è rappresentata dai dispenser o distributori di carta, particolarmente adatti all’impiego presso locali pubblici e non solo. La vasta gamma proposta oggi dalle aziende produttrici al mercato comprende dispenser asciugamani elettrici o automatici per rotoli di carta, o asciugamani piegati e fogli interfogliati a C, V o Z. I dispenser di carta per le mani sono adatti a qualsiasi bagno, sia pubblico che privato, in collettività come in camere di albergo. Questi utilissimi accessori a
parete, ben si prestano a rendere più eleganti e affidabili i servizi igienici. In particolare, il dispenser di salviette in carta asciugamani minimizza il rischio di contaminazione e assicura la massima economicità nel consumo di carta, poiché il dispositivo interno impedisce il prelievo di più salviette per volta.
ASCIUGAMANI AD ARIA: UN TREND IN COSTANTE ASCESA
Una sottolineatura a parte meritano gli asciugamani ad aria, oggi sempre più richiesti sia nei bagni pubblici che in quelli di musei, aeroporti, autogrill, grande distribuzione ed Horeca. L’asciugamani elettrico è dotato di una ventola che soffia l’aria verso il resistore in modo da produrre aria calda. Gli asciugamani del tipo a lama d’aria invece non hanno resistore: l’aria viene soffiata fuori da una turbina senza essere riscaldata. I modelli più moderni sono muniti di una fotocellula che avverte la presenza delle mani e attiva il dispositivo, erogando l’aria calda per un numero di secondi che variano in base all’apparecchio. Gli asciugamani elettrici costituiscono la principale alternativa ai classici dispenser di carta per permettere agli utilizzatori dei bagni pubblici di asciugare le mani. Le opinioni circa il livello di igiene dei due prodotti sono ancora divergenti anche se una gran parte di asciugamani elettrici consentano di evitare il contatto con il dispositivo, ma non
mancano critiche e riserve, da parte di alcuni esperti, in merito alla diffusione di germi e microbi causati dall’erogazione dell’aria. Altri, viceversa, li considerano particolarmente efficaci proprio per fermare la diffusione di germi e batteri con il getto d’aria, non solo di aria calda, ma anche fredda. Fondamentale, nell’affermazione di questo tipo di asciugamani, il servizio di manutenzione fornito dalle aziende venditrici per assicurare il corretto funzionamento del prodotto nel tempo.
IL MERCATO la “voce dei protagonisti” di un segmento produttivo in crescita
A fronte di un aggregato composito e variegato di aziende, impegnate a realizzare dispenser sapone e carta ed asciugamani ad aria, il dato che balza subito agli occhi, analizzando il mercato, è il trend in crescita, un fattore intimamente legato al core business di questi prodotti sui quali, come dicevamo in apertura, si concentrano giustamente tante attenzioni e richieste di igiene e sicurezza connesse alla repentina diffusione dell’epidemia da Coronavirus. Un’emergenza giunta come una sorta di bomba e spada di Damocle sulle industrie produttrici, per alcune delle quali sono in corso processi di riorganizzazione e passaggio di proprietà, dopo un 2019 indubbiamente positivo. Anche queste aziende, come le altre del comparto cleaning e
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Francesco Pasquini, Chief Sales and Marketing Officier di Lucart
Pasquale Fierro, Ceo di Hygenia
Magda Lucchesini, responsabile commerciale per l’area Italia di Industrie Celtex
tutto il tessuto produttivo italiano, si sono trovate di fronte alla drammatica necessità di continuare a lavorare in condizioni di estremo disagio, facendo i salti mortali per non tradire la propria mission e i clienti. Non è stato facile realizzare questa inchiesta per ascoltare le voci dei protagonisti, anche a fronte di aziende chiuse o funzionanti solo in parte, ma ci siamo riusciti –con fatica – offrendo ai nostri interlocutori la possibilità di dimostrare, ancora una volta, la forza e la capacità di reagire alle avversità che contraddistinguono il mondo industriale italiano e l’intero nostro Paese. La prima domanda parte inevitabilmente da un confronto tra il recente passato e il presente: chiediamo infatti agli intervistati di tracciare un bilancio
dell’andamento del mercato nel 2019, confrontandolo con l’attualità determinata – a partire specialmente dal mese di febbraio – a seguito del progressivo aggravarsi dell’epidemia da Coronavirus. “Il focus aziendale nella presentazione di sistemi di dispensazione e di asciugamani in carta”, afferma Francesco Pasquini, Chief Sales and Marketing Officier di Lucart, azienda leader nel settore, collocata all’interno del distretto cartario lucchese, è stato premiato in quanto soluzione pratica, che garantisce qualità costante e praticità di utilizzo all’utente, e soluzione più igienica nel panorama dell’asciugatura delle mani, così come suggerito dall’Organizzazione mondiale della Sanità nelle sue istruzioni per una corretta igiene delle mani. Il processo di
internazionalizzazione di Lucart Professional ha garantito anche ai mercati di più recente apertura la solidità di un gruppo internazionale con forza vendita dedicata e con strategie di trade marketing studiate in modo sartoriale per meglio rispondere alle esigenze individuali. La situazione emergenziale che stiamo vivendo a causa del Covid19, non ha mutato le strategie aziendali, quanto piuttosto ha spronato ciascun membro del team Lucart, dalla produzione alle vendite, nel proseguire con il proprio lavoro nel costante miglioramento della qualità dei propri prodotti, nella massima sicurezza per i clienti, gli utenti e i dipendenti stessi”. “Lo scorso anno”, esordisce Piera Protasoni, direttore commerciale di Borman, azienda milanese che realizza saponi, articoli di carta, apparecchi distributori e asciugamani elettrici, “si è chiuso, per quanto riguarda le apparecchiature destinate a lavare le mani, con una richiesta quasi raddoppiata rispetto all’anno precedente. Nel 2020, dopo lo scoppio del Covid 19, l’incremento di vendita dei dispenser per la distribuzione del sapone, impiegati anche per la distribuzione di gel, è cresciuta ancora: da gennaio a marzo la percentuale d’incremento è stata del +100% rispetto a tutto il 2019”. Le fa eco Magda Lucchesini, responsabile commerciale per l’area Italia di Industrie Celtex, azienda con sede a Montecarlo di Lucca al vertice della produzione in ambito tissue, tessuto non tessuto e sistemi di dispensazione per il mercato professionale. “Il 2019”, afferma, “si è chiuso con dati decisamente positivi: abbiamo infatti registrato un’impor-
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Piera Protasoni, direttore commerciale di Borman
Davide Romano, AD di Vama Elettrotermo Meccanica
Riccardo Trionfera, Commercial Director Essity Italia
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tante crescita del fatturato generale sia nel settore professionale che nell’arredo tavola. Dati che raccontano del buon andamento di Industrie Celtex sia in Italia che all’estero, con particolare attenzione all’area geografica est europea e baltica”. “In sostanza - prosegue - il settore della pulizia professionale continua ad essere fondamentale per le strategie d’impresa. Esso, oltre a consentirci una solida e costante crescita nel tempo, ci permette di diffondere quella che il nostro presidente Andrea Bernacchi definisce la civiltà del pulito, basata sui principi di igiene e pulizia, letti secondo la Blue Economy”. Un trend positivo rafforzato anche nel primo trimestre del 2020, caratterizzato dal diffondersi del Coronavirus nel nostro Paese: “la crescita di Industrie Celtex”, precisa Lucchesini, “già evidente prima della pandemia, si è ulteriormente confermata nel corso dei primi mesi dell’anno in corso, in particolar modo con gli asciugamani monouso”. Pasquale Fierro, Ceo di Hygenia, azienda che propone una vasta gamma di dispenser eleganti e funzionali, pensata per accontentare le diverse necessità dei clienti, spiega: “I dispenser, sia prima che dopo l’emergenza Covid, sono sempre stati l’asset principale della nostra azienda. La linea Surf – in duplice versione, manuale ed elettronica – è una linea completa che comprende: il dispenser mani, sapone e carta igienica, ma anche il Safe Hands, il dispenser igienizzante per le mani, e il Safe WC. Il range completo, l’alta qualità dei materiali, la semplicità di utilizzo e l’alta peculiarità del design, ha fatto sì che i volumi di vendita dell’intera linea siano sempre in positivo, anche per quanto riguarda l’export”. Riccardo Trionfera, direttore commerciale di TORK professional, marchio globale di Essity, azienda che offre prodotti per l’igiene, salute e cura della persona, afferma: “Il 2019 è stato un altro anno molto positivo per il posizionamento di nuovi dispenser nel mercato. Le crescite maggiori le abbiamo registrate nei dispenser sapone e carta igienica; mentre asciu-
gamani a rotolo e piegati continuano ad avere una richiesta costante. Per il prossimo futuro ipotizziamo che la forte presenza di asciugamani ad aria in luoghi ad alta affluenza (aeroporti, centri commerciali, ecc.) possa essere riconsiderata in funzione dell’epidemia Covid-19 e riconvertita, in base alla necessità di ridurre il rischio di diffusione di germi e batteri, verso l’uso di salviette monouso per asciugare le mani, esplicitamente raccomandate anche dall’OMS”. Davide Romano, AD di Vama Elettrotermo Meccanica, azienda milanese al vertice del settore, spiega: “Il mercato degli asciugamani elettrici del 2019 è risultato in crescita, in particolare per il segmento di prodotti made in Italy e con le dotazioni igieniche più innovative. La tendenza prima del coronavirus era comunque positiva su tutte le fasce di prodotto per il mercato interno, dai modelli entry-level a quelli top di gamma. Per l’export il segmento made in Italy è quello trainante. Il mercato dei dispenser è risultato stabile, per noi rappresenta comunque un completamento di gamma”.
Il mercato chiede prodotti specifici per l’igienizzazione degli ambienti e delle mani Proviamo insieme ad analizzare le principali richieste che provengono dal mercato: cosa sta cambiando, anche
per effetto del Covid-19? “L’ampiezza dei nostri target - riprende Pasquini - rende difficile sintetizzare in poche righe le esigenze specifiche di ciascun settore, tuttavia al netto delle specifiche tecniche di prodotto il mercato presenta delle richieste che costituiscono il denominatore comune per i nostri target: la qualità del prodotto, la proposta di sistemi integrati carta+dispenser, il servizio post vendita e il supporto marketing e trade-marketing; nella maggior parte dei mercati di riferimento inoltre quello che era un desiderata sui prodotti sta diventando una conditio sine qua non: i prodotti e i servizi offerti devono essere sostenibili sia dal punto di vista ambientale che sociale. La cultura del cambiamento dei modelli di consumo verso un’economia sempre più circolare passa anche attraverso le scelte di prodotti e soluzioni quali quelli proposti da Lucart. L’igiene delle mani è quanto mai attuale e Lucart propone ai vari settori una gamma di saponi per la pulizia delle mani che tra l’altro rispondono a rigorosi criteri ambientali (Ecolabel) e asciugamani in carta, riconosciuti da ETS (european tissue symposium: https://europeantissue.com/it/), quali il mezzo più igienico per l’asciugatura delle mani in confronto con asciugatori ad aria calda e a lama d’aria, e peraltro suggeriti anche dall’OMS nelle istruzioni per una corretta igiene
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delle mani”. ”In tutti i settori”, riprende Protasoni, “vi è una richiesta sempre più forte e marcata di prodotti specifici per la pulizia, l’igienizzazione e la disinfezione degli ambienti e delle mani. Borman è stata in grado di offrire tempestivamente una serie completa di detergenti a base alcolica o a base di cloro e dei presidi medici registrati che assicurano una profonda pulizia e disinfezione degli ambienti. Anche la pulizia e la disinfezione delle mani non è stata da meno. Borman ha convertito un impianto per produrre gel lavamani a base alcolica. In alternativa al gel ha formulato un prodotto a base di cloro per la igienizzazione della pelle, che è in attesa di registrazione presso il Ministero della Salute. Tra le principali richieste ci sono i prodotti che contribuiscono ad aumentare la percezione di igiene. Infine, è aumentata notevolmente la vendita di sapone disinfettante”. “Lavarsi correttamente le mani e asciugarle accuratamente con un asciugamano in carta monouso è la chiave per prevenire contaminazioni crociate - prosegue Lucchesini - che specialmente nell’area bagno possono svilupparsi con maggiore facilità”. Un’attenzione che si estende anche ad aree ad uso lavorativo, quali scrivanie, pc e smartphone, dove la sanificazione è altrettanto importante, poiché tali superfici possono diventare veicolo di batteri e virus. Esigenze alle quali Industrie Celtex fa fronte anche attraverso specifici panni monouso in TNT per contenere il rischio di proliferazione”. “Il nostro punto di forza”, prosegue Fierro, “è senza dubbio quello di assistere la clientela in ogni fase, fornendo sempre la soluzione migliore per risolvere con tempestività e precisione le loro esigenze. Quello che più ci contraddistingue e che ha incontrato il parere favorevole dei clienti è l’utilizzo combinato di tecnologia a supporto dei nostri dispenser. Con il nostro laboratorio di ricerca e sviluppo – HygeniaLab – abbiamo sviluppato programmi in grado di monitorare il consumo di carta e sapone in tempo reale; piattaforme in grado monitorare gli accessi ai dispenser e il loro utilizzo, nonché il conseguente risparmio. Caratteristiche plus dei nostri prodotti che hanno permesso alle aziende nostre clienti
e ai loro Facility Manager di lavorare con più efficacia, risparmiando costi e tempo”. “La pandemia di Coronavirus”, afferma Trionfera, “sta spingendo la popolazione a prestare maggiore attenzione all’igiene delle mani. Tutti gli studi al riguardo dimostrano che lavare le mani con un buon sapone e asciugarle con salviette monouso riduce sensibilmente la presenza di germi e batteri. La pandemia ha portato una fortissima richiesta di igienizzanti mani per la quale il mercato non era assolutamente pronto”. “La principale richiesta”, interviene Romano, “è legata a prodotti innovativi dal punto dell’igiene ma sempre con un rapporto qualità/prezzo molto competitivo. I nostri prodotti sono in grado di garantire un’igiene assoluta durante l’asciugatura unitamente al risparmio sui costi di gestione tradizionalmente garantito dagli asciugamani elettrici.
La gamma si è ampliata con prodotti igienizzanti e disinfettanti
Un aspetto ancora più importante, specialmente alla luce del momento delicato che sta vivendo il sistema economico italiano, è lo sviluppo di prodotti altamente competitivi, capaci di diventare veri e propri punti di forza
sul mercato. La pandemia da Coronavirus ha indubbiamente comportato problematiche a livello produttivo, ma anche opportunità di sviluppo. “Da un punto di vista produttivoriflette Pasquini - la nostra decisione di non interrompere la produzione è stata subordinata alla garanzia di aver messo i dipendenti dell’azienda nelle migliori condizioni possibili per garantire la loro sicurezza e contestualmente al senso di responsabilità di produrre beni essenziali indispensabili per garantire l’igiene in quelle strutture che combattono quotidianamente contro questa pandemia. L’attenzione a una maggiore igiene delle mani in concomitanza con la diffusione del virus Covid-19 ha determinato un considerevole aumento delle vendite del segmento “asciugamani”, trend che è destinato a continuare anche in futuro grazie ad una maggior presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica dell’importanza di questo aspetto nella vita quotidiana e sociale”. “Tra i nostri punti di forza”, afferma Protasoni, “vi è senz’altro la capacità di disporre di una gamma completa per soddisfare tutte le richieste. Il che significa non solo prodotti chimici, ma anche attrezzature per distribuire e dosare; materiali monouso per la
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protezione individuale quali guanti e mascherine. Ovviamente, per realizzare tutto ciò abbiamo dovuto convertire velocemente degli impianti, riuscendo peraltro – con un grande sforzo – a far fronte a tutte le richieste che ci sono pervenute In ogni caso, crediamo di aver migliorato la nostra competitività, cogliendo nuove opportunità come quella di poter vendere, oltre al sapone, anche dei prodotti igienizzanti e disinfettanti, ampliando così notevolmente la nostra offerta”. “È indubbio che l’emergenza provocata dal Covid-19 abbia causato una frattura tra un prima e un dopo, incrementando l’attenzione al fattore igienico. “Una situazione - spiega Lucchesiniche ha generato un deciso incremento di carta ad uso igienico sanitario, alla quale Industrie Celtex ha reagito orientando le consegne per garantire l’approvvigionamento necessario. Ma prima o poi riapriranno anche tutti gli
altri settori e tenteremo di tornare alla normalità, ben consapevoli di quanto sia fondamentale l’igiene”. “Non è un caso - riprende Fierro - che in questi giorni si riscopra non solo un valore semplice, basilare, essenziale come il lavaggio delle mani, ma anche l’importanza di una filiera, quella legata al cleaning, di fondamentale importanza per il Paese nella gestione di una pandemia di dimensioni globali. Il problema che abbiamo avuto, ma già prima del boom dei contagi in Lombardia, è stato l’adeguamento e il reperimento dei materiali di protezione individuali e disinfettante. Abbiamo cercato di soddisfare tutte le richieste dei nostri clienti, a cui se ne è aggiunto un numero considerevole di nuovi. I disinfettanti mani con i relativi erogatori sono stati la parte preponderante del business”. “I nostri dispenser - spiega Trionfera - oltre ad avere un design elegante, materiali di
elevata qualità e resistenza, sono studiati per offrire erogazione controllata e ridurre i consumi e gli sprechi”. “La nostra clientela - precisa Romanochiede sempre velocità e flessibilità di servizio, aspetti sui quali abbiamo investito molto in risorse interne negli ultimi anni”.
Il futuro: Covid-19 impone di ripensare i canoni stessi della pulizia
Guardando al futuro a breve medio termine, quali obiettivi sono prioritari per le vostre aziende? La pandemia di Coronavirus sta spingendo la popolazione a prestare maggiore attenzione all’igiene delle mani. Tutti gli studi al riguardo dimostrano che lavare le mani con un buon sapone e asciugarle con salviette monouso riduce sensibilmente la presenza di germi e batteri. La pandemia ha portato una fortissima richiesta di igienizzanti mani per la quale il mercato non era assolutamente pronto. “Il nostro primo obiettivo - interviene Pasquini - è quello di proseguire nella crescita dell’azienda sia da un punto di vista di fatturato che di posizione di leadership a livello internazionale non cambia in quanto obiettivo in sé, tuttavia una flessibilità al cambiamento sarà vitale per tutte le realtà produttive e distributive. Un concetto sintetizzabile in ‘non abbiamo mutato i nostri obiettivi ma li dovremo raggiungere in un mondo che non sarà più come quello precedente alla pandemia’. “Sicuramente - riprende Protasoni - le vendite di questi prodotti non diminuiranno, anzi. Il Covid-19 ha cambiato radicalmente i comportamenti della gente, ce ne stiamo rendendo conto ogni giorno. Ci siamo posti il traguardo di aumentare le nostre vendite all’estero”. “Parlando di obiettivi - afferma Lucchesini - un aspetto sul quale insistiamo è l’igiene dell’area bagno, essenziale affinché si sviluppi la civiltà del pulito. Le mani si trasformano in facile veicolo di diffusione di batteri attraverso occhi, naso e bocca. Per questo, in un momento così critico l’igiene è alla base di ogni
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prevenzione. È essenziale comprendere come la corretta igiene dell’area bagno sia l’arma più importante per combattere il virus. Occorre ripensare i canoni di funzionalità, pulizia e igiene, trasformando il bagno in un luogo dove servizio, efficienza, ma soprattutto protezione diventano la chiave della prevenzione. In questo modo ogni impresa potrà garantire la sicurezza indispensabile per dipendenti e clienti”. “Sebbene sia davvero difficile fare una previsione realistica, dato il numero di variabili davvero ampio - aggiunge Fierro - i nostri uffici preposti stanno già realizzando pianificazioni i cui numeri assolutamente rispecchiano la gravità del momento che stiamo vivendo, con da una parte attività di ristorazione, alberghi ed eventi bloccati, e d’altro canto strutture sanitarie e ospedaliere che hanno un bisogno continuo di rifornimento materiali”. “Prevediamo - spiega Trionfera - che continuerà ad esserci una forte richiesta di saponi, salviette asciugamani, carta igienica tutti dispensati attraverso
sistemi che garantiscono un elevato livello igienico. È altresì prevedibile che la domanda di prodotti igienizzanti mani possa rimanere molto alta almeno fino alla fine della pandemia”. “L’emergenza legata alla pandemia da Coronavirus - aggiunge Romano - ha definitivamente confermato l’importanza di sviluppare prodotti che pongano l’igiene in primo piano, alla pari delle caratteristiche di risparmio energetico e sui costi di gestione tradizionalmente garantiti dagli asciugamani elettrici. Se fino a prima della pandemia l’igiene era percepita più che altro come un argomento di marketing, comunque subordinata alla variabile del prezzo, lo scenario post pandemia fornisce un ulteriore riscontro oggettivo al percorso da noi iniziato già da diverso tempo. Ad oggi, però, è bene ribadire che uno scenario così incerto e inedito, rende oggettivamente difficile qualsiasi genere di previsione”.
La green economy, un imperativo categorico per le aziende del settore L’ambiente, resta al centro delle nuove progettazioni, con una green economy che appare sempre più impellente, anche alla luce della vita che ci aspetterà quando - come si spera - il Coronavirus cesserà di mietere vittime, alterando terribilmente la nostra vita. “Lucart - risponde Pasquini - “ha scelto sin dagli anni ’80 il proprio posizionamento nell’area delle aziende sostenibili, oltre a prodotti tradizionalmente esemplificativi dell’economia del riciclo Lucart ha affrontato il concetto di economia circolare sotto molteplici forme. Con ‘Lucart Professional EcoNatural’ l’azienda ha lanciato sistemi di dispensazione e prodotti in carta dispensati entrambi derivanti dal riciclo dei cartoni per bevande, con il progetto ‘Municipal Material Cycle’ l’azienda partecipa proattivamente all’implementazione di un business model che coordina amministrazioni locali, aziende municipalizzate, scuole e realtà locali in un ciclo di raccolta di cartoni per bevande e dopo la loro conversione in Lucart in beni di servizio, nell’adozione di prodotti EcoNatural. L’economia circolare non è per Lucart soltanto un processo industriale, un prodotto o un business model, ma
un obiettivo culturale che l’azienda si impegna a raggiungere anche con collaborazioni quali quella con FEE (Foundation for Environmental Education): un programma di formazione denominato ‘E-SPACE’ e rivolto sia agli insegnanti che, a cascata, agli studenti, per la formazione di future generazioni responsabili nei confronti delle risorse del pianeta”. “Il nostro impegno - precisa Protasoni - sta andando senz’altro in questa direzione. Circa la carta asciugamani, oltre ad avere prodotti certificati FSC, stiamo ottenendo la certificazione Ecolabel per molti articoli in pura cellulosa. Industrie Celtex, oltre a gestire il complicato presente, guarda con lungimiranza al futuro, promuovendo un sistema sostenibile e in linea con la Blue Economy. “È importante gestire l’emergenza sanitariacommenta Magda Lucchesini - che in questo momento assorbe una buona dose delle nostre energie, ma allo stesso tempo non dobbiamo dimenticarci dell’ambiente e della sua salvaguardia. Ecco perché valorizziamo la produzione di un riciclato pulito, oltre a porre particolare attenzione alla riduzione delle emissioni in atmosfera, grazie alle turbine di ultima generazione amiche dell’ambiente”. “La green economy - afferma Fierro - è oramai un dato di fatto da cui è impossibile esimersi, sia a livello di responsabilità sociale e di impresa, sia a livello globale. I nostri dispenser sono al 100% riciclabili, attivando un percorso che incentiva la cosiddetta economia circolare”. “Tutti i nostri sistemi di dispensazione - conclude Trionfera - sono studiati per garantire un’erogazione controllata e per ridurre i consumi e gli sprechi. Ci avvaliamo di certificazioni Ecolabel ed FSC, che garantiscono la sostenibilità dei prodotti, unitamente a un forte utilizzo di fibre riciclate”.
“Il risparmio energetico garantito dai nostri prodotti, la riciclabilità, la riduzione dei rifiuti che comporta l’utilizzo degli asciugamani elettrici - precisa Romano - rispondono tradizionalmente alle esigenze di sostenibilità della green economy. Per il futuro prevediamo un’ulteriore attenzione agli aspetti legati al packaging, in modo tale da accentuare le caratteristiche di sostenibilità a trecentosessanta gradi”. ■
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INVECCHIAMENTO della forza lavoro: come gestirlo dal punto di vista aziendale
Questo fenomeno interessa tutta l’Europa, ma colpisce in particolare l’Italia: è necessario affrontarlo tramite interventi sociali e progettando in modo diverso l’ambiente lavorativo
Simone Ciapparelli
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L’invecchiamento della popolazione è un processo che sta interessando l’Europa intera, ma con maggior gravità l’Italia: la flessione del tasso di natalità e l’aumento della vita media hanno portato ad un incremento significativo della quota di popolazione anziana, che ha causato quindi un calo della popolazione in età da lavoro, che è andata riducendosi negli ultimi 25 anni, e continuerà a farlo nei prossimi 50. Secondo uno studio della Banca d’Italia, l’attuale trend demografico comporterà una diminuzione di circa il 16% del Pil pro-capite nei prossimi lustri. Nonostante il quadro sia sicuramente poco roseo, anche a causa delle ripercussioni di questo processo sul mercato del lavoro, la questione è stata portata solo di recente al centro del dibattito politico-economico-sociale, senza però che le politiche nazionali siano riuscite a stabilire una precisa strategia migliorativa. Le imprese italiane dovranno fare i conti con una popolazione lavorativa sempre più anziana e sempre più difficile da gestire, anche a causa delle ulteriori criticità che l’età avanzata porta in ambito di salute e sicurezza negli ambienti lavorativi. Emerge la necessità, dal punto di vista del datore di lavoro, di approfondire gli aspetti tecnici e organizzativi aziendali, in modo da riequilibrare il rapporto
L’OCCUPAZIONE FEMMINILE
Il nostro paese ha un tasso di occupazione femminile pari al 46,8%, inferiore del 15,8% rispetto alla media dei principali Paesi industrializzati: se questo raggiungesse il 60%, la diminuzione del Pil pro-capite si ridurrebbe al 2,9%. Perciò è necessario quindi promuovere un aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro, potenziando le politiche per la parità di genere e per la conciliazione tra vita privata e professionale, passando anche per il potenziamento di servizi come il tempo pieno nelle scuole con l’obbligo e l’offerta degli asili, ancora molto scadenti rispetto alla richiesta. Il settore del cleaning, però, vanta un’elevata occupazione femminile, sia in Europa che in Italia: a livello nazionale, l’80% della forza lavoro nel settore è rappresentata da donne.
mansione/dipendente in funzione delle sue capacità, le sue condizioni e il suo stato di salute.
Un lavoro sostenibile a tutte le età evita conseguenze come l’aumento di infortuni e malattie professionali, l’accumulo di malattie invalidanti che vanno a impattare sui costi del sistema sanitario nazionale, e la riduzione della produttività industriale, causata dall’aumento dell’assenteismo cronicizzato.
Il progressivo invecchiamento della forza lavoro interessa, ovviamente, tutti i Paesi industrializzati e tutti i comparti produttivi. Il sesto rapporto della Fondazione Europea riporta che la percentuale di lavoratori ultracinquantenni è aumentata del 10% nel giro di 10 anni. Entro il 2030 i lavoratori tra 55 e 64 anni aumenteranno del 16% e, inoltre, già oggi la metà dei lavoratori anziani abbandona prima dell’età di pensionamento obbligatorio.
In Italia si tende ad applicare una politica contraddittoria, che consiste nel ricorrere al ricambio generazionale incentivando l’abbandono precoce del lavoro da parte dei più anziani, per lasciare posto a risorse più giovani, ma soprattutto meno costose. Le grandi aziende, aiutate anche dalle politiche pubbliche, cercano spesso questa via, che però non affronta il problema alla radice. Quello che serve è invece un approccio di sistema che renda la professione sostenibile al lavoratore che invecchia, partendo dal presupposto che una vita lavorativa attiva e in buona salute è la premessa per una vita
Un aspetto peculiare del settore del cleaning è l’alto tasso di lavoratori stranieri impiegati. La loro quota nell’industria del cleaning è cresciuta dal 20% del 1998, al 30% del 2016. Un fortissimo aumento nella presenza di manodopera straniera caratterizza invece il Lussemburgo (aumento dal 14 al 96%), l’Olanda e la Norvegia.
pensionistica con minori costi sociali, sia per l’individuo che per la collettività. Infatti, in Italia il problema dell’invecchiamento della popolazione è stato confinato solo alle riforme del sistema pensionistico, cercando di trovare formule per il pensionamento anticipato.
Gli effetti dell’invecchiamento sul lavoro
Convenzionalmente, si considera “lavoratore che invecchia” un soggetto dai 50 anni in su, e “lavoratore anziano” un soggetto dai 62 anni in su.
La sostenibilità del lavoro dipende però non soltanto dall’età anagrafica raggiunta, ma anche dal tipo di lavoro svolto: questa problematica si aggrava sensibilmente nel passaggio da lavoro cognitivo a lavoro manuale, e da lavori più qualificati a lavori meno qualificati. A titolo di esempio, per effetto delle soglie introdotte dal D.Lgs. 81/08, la popolazione lavorativa adibita a sollevamento e trasporto viene qualificata come anziana a partire dai 45 anni di età, mentre chi utilizza videoterminali (VDT) è classificato come anziano a partire dai 50 anni.
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Quando ci si riferisce alle mansioni manuali, inoltre, il lavoratore percepisce in modo particolare la propria minore capacità produttività rispetto ai colleghi più giovani, e la percezione delle ridotte capacità motorie e della forza fisica lo induce a un maggiore sforzo di attenzione per evitare rischi e infortuni, aumentando - in realtà - stress e stanchezza. Questo, in un circolo vizioso, comporta una probabilità teorica di infortunio molto maggiore rispetto ad un soggetto giovane. Quest’aspetto è però parzialmente bilanciato dal fatto che il maggior grado di esperienza professionale aumenta la capacità di prevedere ed evitare il pericolo, mitigando il rischio di infortuni.
Per quanto riguarda le capacità funzionali, l’avanzare dell’età può comportare, ad esempio, difficoltà nell’apprendere nuove nozioni e riduzione dei tempi di reazione. Questi aspetti sono parzialmente bilanciati da maggiori capacità in termini di gestione del tempo, cooperazione e rispetto delle gerarchie. Oltre al fattore età, la riduzione della capacità lavorativa mostra comunque un’ampia variabile individuale, determinata soprattutto dalla presenza o meno di malattie croniche. Le patologie croniche sono infatti un fattore critico per la produttività delle aziende: nel 2018, hanno interessato quasi il
40% della popolazione italiana. La prevenzione di queste malattie, tramite il raggiungimento di uno stile di vita più salutare, consente di fronteggiare anche la riduzione della capacità lavorativa.
Altre variabile da considerare è la differenza di genere: le donne hanno un’aspettativa di vita più lunga rispetto all’uomo, ma trascorsa in peggiori condizioni di salute a causa delle possibili conseguenze provocate da menopausa e osteoporosi.
L’invecchiamento è, quindi, un processo che comporta cambiamenti negativi (calo generale delle capacità funzionali), in parte compensati da attributi che si sviluppano e affinano con l’avanzare dell’età.
Analisi dei fattori di rischio Metodi fondamentali per realizzare la prevenzione e tutela della salute del lavoratore vanno dall’analisi dei fattori di rischio più suscettibili, al fattore età, fino all’adozione di misure specifiche. La valutazione dei rischi, oltre a comprendere la possibilità di sviluppare malattie croniche compatibili con l’avanzare dell’età, deve tenere conto di aspetti connessi più strettamente al lavoro svolto, come posture incongrue, lavoro in ambienti rumorosi o a contatto con agenti chimici, o
ancora situazioni lavorative a rischio di caduta, inciampo, o altri inconvenienti. Scopo della valutazione deve essere quello di fornire una rappresentazione dinamica, facendo una previsione della forza lavoro e delle condizioni di lavoro negli anni a venire, pianificando i miglioramenti nel tempo anche in relazione all’evoluzione tecnologica. La valutazione fornisce orientamenti preventivi per ogni rischio indagato: ■ rischi legati al lavoro fisico, derivanti dalla movimentazione di carichi, sforzi fisici intensi, e mantenimento di posture incongrue. A questi è particolarmente esposto chi lavora nell’ambito della distribuzione, o chi gestisce macchinari e apparati nell’industria meccanica. Questi ultimi sono spesso esposti a movimenti e posizioni statiche, ripetitive e non corrette dal punto di vista posturale. A questi si aggiungono i rischi derivanti dall’uso di macchine, ad esempio spazzatrici, da scivolamento o da possibili cadute da attrezzi come scale, nel caso del settore del cleaning, o dall’utilizzo di torni e frese, nel caso dell’industria.
■ rischi legati all’ambiente di lavoro, come le condizioni microclimatiche avverse, o l’esposizione a vibrazioni e rumori. Tra questi rischi si pone
M MANAGEMENT 22 DIMENSIONE PULITO | 03/2020
l’attenzione sull esposizione a sostanze tossiche e/o irritanti, alle quali, ad esempio, chi lavora nel settore del cleaning è quotidianamente esposto.
■ fattori che penalizzano lo sviluppo, l’utilizzo, la trasmissione di competenze, come la carenza di formazione, i metodi di lavoro rigidamente imposti, il raggiungimento di picchi di attività imprevisti.
■ rischi psico-sociali, come la relazione con pubblico o clienti “difficili”, o la mancanza di sostegno e di riconoscimento da parte dei superiori o dei colleghi.
Dopo aver valutato i rischi, si può procedere all’adozione di misure di miglioramento, che possono essere organizzative, gestionali, oppure tecniche. Prima di entrare nel merito di tali misure, occorre definire la gerarchia degli interventi da attuare per la gestione del rischio:
ART 15 “MISURE GENERALI DI TUTELA”
a) Valutazione di tutti i rischi per la salute e sicurezza
b) Programmazione della prevenzione, integrando nella considerazione della stessa l’influenza dei fattori dell’ambiente e le condizioni tecniche produttive dell’azienda;
c) L’eliminazione dei rischi e, ove ciò non sia possibile, la loro riduzione al minimo;
d) Il rispetto dei principi ergonomici nell’organizzazione del lavoro, nella concezione dell’ambiente lavoro, nella scelta delle attrezzature e nella definizione dei metodi di lavoro e produzione, cercando di ridurre gli effetti sulla salute del lavoro monotono e di quello ripetitivo;
e) La riduzione dei rischi alla fonte;
f) La sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è, o è meno pericoloso;
g) La limitazione al minimo del numero dei lavoratori che sono, o che possono essere esposti al rischio;
h) L’utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici sul luogo di lavoro;
i) La priorità delle misure di protezione collettiva rispetto alle misure di protezione individuale;
j) Il controllo sanitario dei lavoratori.
Prevenzione dei rischi
Venendo ora alle tipologie di misure adottabili, tra quelle organizzativo-gestionali, fra le più significative ci sono:
■ il rispetto di protocolli di sorveglianza sanitaria periodici, come visite oculistiche, cardiologiche, e test per valutare capacità motorie ed elasticità muscolare, che consentano di individuare ed eventualmente monitorare le malattie che più risentono del fattore età.
■ l’individuazione di buone prassi tramite corsi di formazione, organizzando corsi adatti a tutte le età e senza preclusioni per i lavoratori più anziani.
■ la riorganizzazione di tempi e carichi di lavoro e concessione di part time su richiesta, nuove modalità di svolgimento del lavoro, come ad esempio il lavoro agile, sono altre misure utili che rientrano in questa categoria.
Tra le misure tecniche rientra la riprogettazione ingegneristica ed ergonomica degli ambienti di lavoro, come l’eliminazione di ostacoli e dislivelli, ma più in generale misure atte a rendere lo spazio lavorativo sostenibile a tutte le età, come l’applicazione dei principi ergonomici sulle nuove linee (comandi più fruibili, piani di lavoro ad altezze regolabili), e la riduzione del rischio su quelle vecchie. Si consideri che le patologie muscoloscheletriche sono più diffuse nei soggetti di età tra i 50 e i 55 anni, e i disturbi muscolo scheletrici sono la prima causa di malattia professionale emersa, costituendo il 75% delle malattie professionali
Il posto di lavoro del futuro vedrà inoltre una sempre maggiore integrazione tra esseri umani e macchine, e questo sviluppo è certamente imprescindibile in campo industriale, nel settore delle pulizie professionali, nella distribuzione e nei cantieri: gli assistenti virtuali, gli azzeratori di peso, e tante altre tecnologie, come ad esempio gli esoscheletri, contribuiranno sempre più ad alleviare le fatiche e a migliorare le condizioni lavorative. Gli esoscheletri sono delle soluzioni di robotica indossabili all’interno dei processi produttivi, che facilitano i movimenti ripetitivi e alleviano gli sforzi: un esempio recentemente sviluppato, ad esempio, è il modello per arti superiori MATE di Comau.
denunciate, e si evolvono spesso in patologie invalidanti.
La gestione dell’invecchiamento del lavoratore richiede quindi un approccio multiplo e sistemico, che consideri tanto i benefici derivanti dall’avanzare dell’età, quanto i nuovi profili di rischio, coinvolgendo i vari soggetti aziendali tramite una lettura manageriale, puntando su una formazione efficace e una corretta definizione dei ruoli.
In conclusione, tenere conto del fattore età significa avere una visione lungimirante del mondo del lavoro, valorizzando le risorse umane di un’azienda e coinvolgendo il lavoratore più anziano, facendolo sentire socialmente ed economicamente ancora importante, e rappresenta inoltre un passo importante per dare risposta adeguata ai problemi riguardanti la sicurezza e l’invecchiamento dei lavoratori. ■
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Il MERCATO del lavoro di domani
Francesca Scelsi
quindi la competitività delle aziende stesse. Ma quali sono le competenze che effettivamente ci mancano?
■ Il 51% delle aziende evidenzia una mancanza in termini di hard skills, in particolare per quanto concerne cybersecurity e cloud computing.
■ Il 59% invece, pone l’attenzione sulle soft skills e in particolare si fa riferimento al customer care e alla voglia di apprendere nuove competenze.
Partiamo da un fatto: il World Economic Forum dice che saranno i fattori tecnologici a farla da padroni nel cambiamento del mercato del lavoro; alcuni effetti sono visibili già oggi, ma il dato rilevante è che nei prossimi 4 anni verranno creati 2 milioni di posti di lavoro e contemporaneamente ne verranno distrutti 7 milioni a livello globale. L’utilizzo del Cloud, del Mobile, la flessibilizzazione del lavoro (smartworking), l’avvento dei Big Data e dell’Internet of Things sono fra i principali fattori che stanno già comportando stravolgimenti nel mercato del lavoro. L’Italia ne uscirà meglio rispetto agli altri paesi europei con un pareggio di 200mila posti creati e altrettanti persi.
DIGITAL MISMATCH
Le competenze digitali, insieme alle soft skills, sono quelle maggiormente richieste dal mercato del lavoro e lo saranno sempre di più. La pandemia del CoVID 19 attualmente in corso, ha accelerato un trend che era già partito da qualche anno ma ora più che mai l’importanza del digital è sotto gli occhi di tutti. Ci sono inoltre molti studi
condotti a livello europeo che confermano: il Cedefop, Il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale, sottolinea la mancanza sia di hard skills che di soft skills e la necessità che anche la politica intervenga per colmare questo gap crescente. Come? Con politiche che facilitino la digitalizzazione dei lavoratori e spingano le aziende a investire nella formazione digitale.
In Italia, la necessità di questa evoluzione non è una novità: da circa un decennio vengono riproposte riforme anche della PA, il settore dove il digital divide è forse più evidente. Ma i risultati tardano ad arrivare.
Il mercato del lavoro non è solo cosa da studiosi ed enti di ricerca, è ciò in cui noi lavoratori viviamo quotidianamente e come lo percepiamo è rilevante in termini di sviluppo ed evoluzione. Secondo un altro studio condotto da LinkedIn e Capgemini, la mancanza di competenze digitali è strettamente correlata agli scarsi investimenti delle aziende. In generale, gli intervistati, hanno infatti sottolineato come il gap in termini di competenze digitali si stia ampliando e che questo non aiuti la trasformazione digitale e
TREND MACROECONOMICI
Alcuni trend sono già in corso e possono aiutarci a formulare delle previsioni sui cambiamenti che ci apprestiamo a fronteggiare:
■ Innanzitutto la questione della Sicurezza sul Web, la Privacy e il trattamento dei dati. La tematica è complicata e le modalità e gli strumenti tutt’altro che definiti, per questa ragione sono richieste nuove professionalità che abbiano competenze trasversali. Chi riuscirà ad offrire servizi e soprattutto soluzioni innovative nella gestione dei dati in conformità con la vigente legge sulla privacy, avrà la strada spianata nel mondo del lavoro.
■ La tecnologia applicata: lo abbiamo detto, la medicina, la finanza, l’arte, ma anche l’industria e l’artigianato verranno trasformati dall’avvento di nuove tecnologie. Integrare l’innovazione tecnologica in queste aree, ai fini di un miglioramento in termini di performance e risultati, richiederà competenze trasversali e menti capaci di far dialogare scienze e industries diverse. In medicina per esempio è estremamente dibat-
C CARRIERA & LAVORO 24 DIMENSIONE PULITO | 03/2020
Ci stiamo apprestando ad affrontare numerosi cambiamenti in cui tecnologia e competenze digitali avranno un ruolo fondamentale. Che sia iniziata la terza rivoluzione industriale?
tuta la questione dell’integrazione tecnologica, soprattutto per il potenziale in termini di miglioramento della qualità della vita che si potrebbe ottenere. Ma anche Arti Visive digitali, Fintech, Blockchain e Digital Fabrication sono i nuovi trend di oggi e domani che richiedono nuove competenze.
■ La sharing economy: Jeremy Rifkin l’ha definita la terza rivoluzione industriale sostenendo che sostituirà il modello economico che ha dominato il ventesimo secolo. L’economia di scambio è un paradigma in crescita che propone soluzioni nuove a vecchi problemi e in molti casi si fa portatrice anche di istanze di sostenibilità cui siamo tutti sempre più sensibili.
Quali sono le professioni maggiormente a rischio?
Secondo il paper “The future of Employment” pubblicato da Carl Benedikt Frey e Michela Osborne, ricercatori della Oxford University, le attività a più alto tasso di sostituzione tecnologica sono le attività che possono essere facilmente scomponibili in problemi da risolvere, anziché in task da raggiungere.
Tutti i processi che sono fatti di piccole attività in sequenza, sono ad alto tasso di sostituibilità; al contrario i lavori che richiedono abilità legate all’intelligenza emotiva (empatia, ascolto, comunicazione efficace) così come attività che non si articolano in sequenze ma piuttosto nel raggiungimento di obiettivi e quindi nella ricerca delle migliori soluzioni possibili, rimangono una prerogativa umana.
E attenzione perché il problema della sostituibilità non riguarda solo i lavori prettamente esecutivo-operativi come quelli legati alla produzione industriale, ma anche quelli che afferiscono ad aree intellettuali come la giurisprudenza e la medicina. Ad esempio un algoritmo può occuparsi di recepire gli input immessi dal paziente all’interno di un’app, relativi al suo stato di salute e sintomi, fornendo un primo riscontro medico e indirizzandolo ad uno specialista; oppure ancora, un algoritmo istruito sui codici giuridici di una nazione, può fornire una prima consulenza legale analizzando i dati inseriti dall’utente.
Non c’è classismo nella rivoluzione tecnologica, dunque ciascuno di noi deve chiedersi quanto il proprio lavoro sia sostituibile utilizzando i parametri appena esposti. E se incontriamo delle difficoltà nel farlo, possiamo ovviamente avvalerci della tecnologia e rivolgerci al sito willrobotstakemyjob. com che offrirà una valutazione sulla sostituibilità del nostro lavoro.
Tornando al report del World Economic Forum, le perdite di posti di lavoro per mano della tecnologia si concentreranno nelle famiglie professionali dell’amministrazione e della produzione. Saranno colpite le categorie professionali legate alla vendita, ai servizi, alla logistica e ai trasporti.
Cosa fare dunque?
Per evitare di essere tagliati fuori da questa gigante trasformazione, ci sono tre strategie da perpetrare: 1. Il life long learning: aggiornare le proprie competenze risulta essere basilare. Il percorso formativo clas-
PROFESSIONE
Francesca Scelsi è consulente di carriera, Professional Counselor e Formatrice in ambito soft skills. Fonda il brand Jobscouting.it (www.jobscouting.it) e lavora come esperta di tecniche per la ricerca del lavoro, fornendo servizi a privati, enti e aziende sulle tematiche di comunicazione, orientamento e cambiamento professionale.
sico è obsoleto per il mercato del lavoro di oggi, occorre infatti continuare a entrare e uscire dai percorsi formativi.
2. L’approccio consulenziale: bisogna provare a immaginarsi un po’ tutti come dei freelance e ciò significa diventare tutti un po’ più consulenti. Essere tecnicamente bravi non è più sufficiente, è necessario proporsi come esperti di quel lavoro, di quel settore, di quel servizio.
3. Soft Skills: sono loro ad essere le “osservate speciali” nel mercato del lavoro. Le soft skills o competenze trasversali sono considerate l’asset più richiesto dalle aziende oggi, quindi dobbiamo poter dimostrare di possederle e apprenderle anche attraverso percorsi non convenzionali.
Lavorare su sé stessi è quindi basilare al fine di rimanere all’interno di quest’economia fluida, intrisa di cambiamenti perché la nostra occupabilità ovvero la nostra employability, dipende da quanto siamo in grado di adattarci al cambiamento utilizzando il nostro mix di competenze tecniche, trasversali e manageriali. ■
La sitografia è disponibile presso l’autrice.
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LINEA GUIDA
Percorso di Formazione
L’azienda nell’azienda
Il percorso della Linea Guida si sviluppa su tre volumi. Il primo, La Cultura del pulito, evidenzia come gli aspetti culturali analizzati in profondità forniscano gli spunti per potenziare l’attività dei servizi, creare nuove opportunità lavorative sia per le imprese sia per le aziende. Apre nuove prospettive per il lavoro, creando o valorizzando le figure intermedie, come i capi servizio, le governanti, i portatori d’interessi, inserendole a pieno titolo non solo nell’attività specifica, ma quali portatori della cultura dell’ospitalità, la cultura del pulito e la sicurezza, la cultura della professione nel tessuto socio economico e nel contesto urbano.
In questo numero presentiamo: Le
La ricognizione ambientale, La qualità della prestazione.
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Mauro Martini, l’autore
culture operative,
Volume Volume Volume I II III LA CULTURA DEL PULITO • Motivazioni e presentazione • La riunione • Cristallizzazione e sviluppo, la tensione creativa • Le culture operative • La terziarizzazione dei servizi • Le fasi contrattuali • La qualità • La dorsale dell’appalto • Formare il formatore L’ANALISI • Il sopralluogo • La ricognizione ambientale • Rilievi metrici e numerici • Sporco e rivestimenti • Mappa delle criticità • I veicoli della trasmissione • L’analisi dei tempi • Visibilità del piano delle frequenze e delle operazioni • Fornitore e forniture L’AZIONE • Operazioni preventive • La qualità della prestazione • Operazioni della linea d’uso • Operazioni della linea luce • Operazioni della linea ombra • Operare in sicurezza • Set operativo • Attrezzi, macchine • Le risorse umane
PRIMO VOLUME
La Cultura del Pulito
Quarto Capitolo Le culture operative
1.4.1 La cultura alberghiera
1.4.2 La sacralità dell’ospite
1.4.1 LA CULTURA ALBERGHIERA
Le strutture ricettive che svolgono l’attività alberghiera sono come le due facce della stessa moneta. Allo stato attuale prevale quella più commerciale impegnata a offrire a una clientela eterogenea un prodotto la cui qualità non sempre è omogenea e costante anche se presentato in un’elegante confezione.
La politica aziendale può avere nuovi orientamenti, se saprà cogliere l’essenza della cultura alberghiera.
La cultura alberghiera è la massima espressione della cultura dell’accoglienza che è molto più del sorriso e il saluto per ingraziarsi il cliente.
La cultura alberghiera può essere la linea guida per tracciare un percorso della crescita sociale ed economica attraverso la cultura del dialogo i contatti, la conoscenza delle varie culture, e i diversi orientamenti economici.
Le potenzialità che può avere lo sviluppo di questa e altre culture è insita nell’attività alberghiera, ma allo stato attuale l’attenzione del management privo di ogni forma di creatività, guarda solo al lato commerciale della moneta.
Le amministrazioni locali e il management alberghiero devono creare le condizioni perché il viaggiatore si senta ospite non solo dell’albergo, ma soprattutto della città, infatti, il flusso dei viaggiatori lascia una scia a ogni contatto e crea occasioni per l’interscambio. L’accoglienza piacevole e costruttiva trasforma il viandante nel suo paese o ovunque vada in un vero e proprio promotore turistico.
1.4.2 LA SACRALITÀ DELL’OSPITE
La quotidianità nell’albergo è un grande pellegrinaggio dove s’incontrano le voci del mondo. L’ospitalità è un rito e la sua cultura si perde nella notte dei tempi, infatti, se ne trova traccia nelle Sacre Scritture, da quando l’uomo cessa di essere stanziale e inizia a viaggiare, portando con sé cultura e usanze della sua terra, raccogliendo a sua volta notizie e storie come un moderno giornalista, contaminando con la sua cultura, i suoi racconti, gli indigeni.
1.4.4 Le culture base
1.4.5 La cultura del pulito
1.4.6 La cultura del dialogo
Il mancato sviluppo di questa ispirazione sia da parte delle strutture alberghiere che del tessuto socio-economico rende asettici gli scambi con i flussi turistici o commerciali. Appare evidente che l’albergo ha perso l’essenza della cultura dell’ospitalità, puntando esclusivamente sul comfort dell’ospite, considerato solo un cliente, investendo le risorse per realizzare super camere in eleganti cattedrali nel deserto urbano.
Questa non esaltante realtà è riscontrabile dalla sommarietà con cui la maggioranza delle strutture alberghiere si prende cura della possibilità che l’ospite contragga qualche patologia per la mancata applicazione della corretta prassi igienica mentre dedica particolare cura alla pulizia di facciata.
A conferma di quanto dichiarato la tendenza ad affidare il reparto camere ad aziende esterne non fornendo risorse adeguate e senza verificare i livelli della formazione degli operatori.
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Maison Fresh
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1.4.3 Progetto ospitalità
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Percorso di Formazione
I flussi turistici e commerciali rappresentano per l’albergo la linfa vitale ma solo se le eterogenee forme di cultura competenze del viaggiatore trovano la possibilità a interagire con il tessuto socio economico scatteranno gli impulsi per la crescita; che garantirà la costanza e la consistenza dei flussi turistici.
Ed è in quest’ottica che i management possono sviluppare progetti di fattibilità su una varietà di iniziative che possono aprire nuove prospettive.
1.4 3 PROGETTO OSPITALITÀ
Il partecipante deve osservare il proprio modo di essere, ripulire il pensiero da ogni pregiudizio e preconcetto e liberare le proprie verità nel senso più esteso del termine così ogni gesto quotidiano riacquista il suo valore originario e ogni oggetto, uomo o situazione ritrova un’identità e una funzione più creativa di quella abituale.
L’albergo, allo stato attuale, occupa il ruolo del contenitore asettico mentre potrebbe con un suo apparato interagire con l’enorme patrimonio culturale ed economico che ruota intorno alle sue strutture.
L’albergo può rappresentare la sede dove l’ospite ha l’opportunità di incontrare le rappresentanze delle associazioni che operano nel tessuto socio-economico.
Il progetto ospitalità prevede, infatti, la creazione di una struttura operativa in grado di interagire con le strutture ricettive e le attività del tessuto socio-economico e culturale per favorire il contatto con l’ospite per far conoscere e apprezzare quanto di meglio può offrire il territorio in ogni suo aspetto.
I flussi turistici e commerciali sono determinati dalle attrattive che un territorio è in grado di proporre attraverso manifestazioni culturali, sportive o commerciali. Se sarà fornita
l’opportunità a entrare in contatto con le attività note solo agli indigeni, infatti, è l’intima soddisfazione dell’ospite, che lo trasformerà in un efficace promotore turistico.
L’ospite è portatore a ogni livello di ricchezza economica e culturale e trarre da questo contatto dei benefici è semplice, basta cogliere ogni sfumatura culturale ed economica e considerare il viandante non un cliente da spremere ma un ospite sacro con cui interagire.
1.4.4 LE CULTURE BASE
CULTURA DELLA PROFESSIONE
L’appagamento, la serenità che un individuo prova al termine di una giornata di lavoro nel corso della quale si è espresso ai suoi massimi livelli e ha potuto toccare con mano un risultato eccellente a causa del suo lavoro, non cerca il consenso se non quello di se stesso.
Solo chi lavora in funzione di una missione è solidale con la vita, instancabile faccendiera, trova il riposo che ammiriamo nella natura quando sembra sognare se stessa.
L’assunzione di responsabilità nei confronti di sé stessi, dei compagni, dell’azienda e della società, trasforma un operatore generico in un professionista il quale, proprio per coerenza nei confronti del proprio impegno operativo e sociale, compie ogni sforzo per migliorare la qualità della prestazione.
CULTURA DELL’OSPITALITÀ
Quando un operatore è portatore della cultura dell’ospitalità, ciò lo porta a considerare i beneficiari della sua attività con la stessa attenzione con cui ospiterebbe un parente o una persona di riguardo nella propria casa.
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PRIMO VOLUME
La Cultura del Pulito
CULTURA DELLA SICUREZZA
La consapevolezza che le maggiori situazioni a rischio si creano nel corso di un’azione o per effetto del movimento e della movimentazione dei materiali, il responsabile della sicurezza deve interagire con gli operatori non solo nella prospettiva di un possibile infortunio, ma deve acquisire la competenza per verificare le forme di contrasto in essere nei confronti del rischio biologico sia nei confronti degli inquilini e per gli ospiti di quell’ambiente.
1.4.5 LA CULTURA DEL PULITO
Le normative, i divieti e la pressione delle sanzioni sono l’espressione di una classe dirigente che non è in grado di lavorare sul termine cultura, erroneamente utilizzata solo per le espressioni artistiche presenti in una comunità.
La cultura del Pulito ha con se come la cultura della professione dell’ospitalità e della sicurezza che fa sì che si esprimono attraverso la coerenza dei suoi comportamenti.
Diffondere ogni forma di cultura è molto difficile e, tuttavia una classe dirigente illuminata che non persegue solo le politiche dell’apparire deve saper cogliere le opportunità che alcuni eventi possono offrire.
La cultura del pulito radicata tra gli addetti esalta la qualità della sua prestazione e stimolala collaborazione dei beneficiari e il rispetto sociale della sua la sua professione.
La cultura del pulito sussurra nell’orecchio e indica alle persone i comportamenti che comodi per se stessi ma nocivi per altri non si possono fare.
La tragica opportunità di una pandemia deve ricordare e radicare nelle persone la cultura del Pulito quale primo ed efficacie baluardo nell’ambito della prevenzione delle patologie oltre all’immagine personale e del paese.
Chi possiede la cultura del pulito e la sente propria, saprà bene illustrarla e, se necessario difenderla nel contesto sociale in cui vive o lavora.
La pulizia in ambienti particolari come gli ospedali, le industrie alimentari, gli alberghi nell’ambito del confronto globale dove la cultura del pulito acquista urgenza, e prevede responsabilità distribuite e un’ordinata gestione, come la pulizia del territorio e in ogni altro ambiente, indica chi siamo e dove stiamo andando, diversamente, le iniziative per esaltare l’immagine che vogliamo spendere, risulteranno come una moneta falsa.
Una sottolineatura necessaria è che lo sporco evidente si contrasta con la rimozione mentre un pulito apparente inganna ed è pericoloso.
1.4.6 LA CULTURA DEL DIALOGO
Osservando le persone che per turismo o per affari hanno lasciato dietro di sé il ripetersi rassicurante del proprio habitat, i comportamenti imposti dal ruolo sociale e familiare, i luoghi comuni che soffocano i sogni e la creatività, ci si rende conto che ognuno di noi ha oscurato molti aspetti del suo modo di essere e che nel proprio ambito è difficile essere liberi di esternare, confidare, interagire con sconosciuti se non appartengono allo stesso ceto sociale, mentre fuori contesto è più facile conversare con persone di ogni paese, cultura, scoprendo tradizioni di un altro tessuto socio-economico, confrontare le diverse organizzazioni sociali, verificare se il sentito dire corrisponde alla realtà. Tutto ciò può avvenire nella hall, l’anima dell’albergo, dove con periodicità grandi o piccoli spaccati della globalità possono confrontarsi riscoprendo l’antica sacralità dell’ospite e la sua funzione. La contaminazione è un’esperienza illuminante e i suoi ampi respiri s’intrecciano al mondo reale e alle persone che attraverso i contatti umani costruiscono rapporti che possono dare adito alla nascita di aziende stanziali ed espanse nel mondo. La contaminazione assume la funzione di un teatro dove occorre negoziare che cosa dovranno rappresentare gli scenari in un mondo globalizzato, quali valori meriteranno di essere difesi e da quali bisognerà prendere le distanze e ciò deve essere fatto con urgenza prima che il tutto si coaguli in una poltiglia informe. La diversità culturale è sempre messa in discussione a favore di un universalismo monocromatico, facile da identificare e gestire dai potentati economici che possono contare su una vasta arena del consenso. Nuovi disegni, nuovi scenari iniziano a delinearsi con la contaminazione delle culture, trasformando i rapporti in un’esperienza illuminante che suscita entusiasmi e dove il vecchio e il nuovo cercano gli elementi di fusione per sconfinare e andare oltre, considerando l’albergo un’opportunità per residenti e viaggiatori per smuovere situazioni di stallo o trovare un partner per i propri progetti e, perché no, ritrovare un po’ se stessi.
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Maison Fresh
Percorso di Formazione
Secondo Capitolo La ricognizione ambientale
2.2.4 Mappa dell’ambiente
2.2.5 Quadro della situazione
2.2.1 LA RICOGNIZIONE
La ricognizione è la fase operativa che compie un tecnico delle pulizie industriali nel corso del sopralluogo con la collaborazione del responsabile della sicurezza di quell’ambiente. Il settore delle pulizie industriali annovera al suo interno molteplici imprese da quelle a carattere famigliare che si occupano dei condomini o uffici privati, negozi e quelle strutturate con molti dipendenti che operano nelle strutture di grandi dimensioni
Le imprese per ottenere la commessa devono partecipare alla gara d’appalto presentando un preventivo e una relazione tecnica a cui il mandante attribuirà un punteggio la cui somma determina l’assegnazione dell’appalto.
I dati necessari alla stesura di questi due documenti si ottengono attraverso un processo operativo di cui la ricognizione è parte rilevante, infatti, il tecnico, deve percorrere osservare prendere appunti in tutti i locali, le aree che compongono il complesso oggetto dell’appalto.
Il complesso può essere costituito da una singola costruzione (palazzo) o da più moduli (capannoni palazzine piazzali) ognuna di queste aree sono destinate a specifiche attività. La ricognizione affronta diverse tematiche individua gli spazi riservati all’impresa delle pulizie e misura i percorsi che gli operatori dovranno percorrere nelle varie fasi operative. Ogni costruzione può avere caratteristiche diverse che presentano difficoltà maggiori o minori in relazione alla sua destinazione d’uso o per la sua conformazione, che può essere verticale e possono raggiungere diverse altezze (vedi palazzi o grattacieli mentre le palazzine generalmente raggiungono due o massimo tre piani) o presentare difficoltà per la sua estensione (capannoni piazzali fabbricati industriali.)
COSTRUZIONE VERTICALE
Terrazzo, tetto
Piano mansardato
Piano ammezzato
Dal primo piano al piano N°………….
Il piano strada
Il seminterrato
L’area esterna delimitata
La ricognizione del complesso non può essere effettuata senza il supporto del responsabile della sicurezza interno che dovrà segnalare le aree ei locali che presentano rischi per gli operatori indicando le modalità di accesso e gli orari per gli interventi compatibili con l’attività interna.
2.2.2 CLASSIFICAZIONE AREE E LOCALI
La classificazione dei locali avviene attraverso il raggiungimento di una visione univoca tra le valutazioni del tecnico e le esigenze espresse dall’azienda attraverso l’indicazione del responsabile della sicurezza.
La pulizia di un locale ha come obiettivo le esigenze igieniche –estetiche –funzionali espresse dalla destinazione e intensità d’uso di quel locale.
Per ottemperare a queste esigenze occorre verificare oltre alle norme per la sicurezza il rischio igienico che può correre l’inquilino e gli ospiti di quel locale e quali riflessi sull’immagine dell’azienda può avere la pulizia e come e in che tempi occorre restituire la funzionalità e l’uso del locale.
La valutazione congiunta di questi fattori consente la seguente classificazione del locale:
I locali tradizionalmente ritenuti a rischio igienico sono i bagni pubblici per l’intensità d’uso, le camere degli alberghi per la continua alternanza degli inquilini, una rilevanza igienica ed estetica si può attribuire ai locali, dove accedono, transitano gli ospiti dell’ambiente, infatti, rappresentano un veicolo di trasmissione di batteri proveniente dalle attività esterne, gli agenti atmosferici, i locali dove avviene la preparazione degli alimenti e la loro conservazione. Particolare rilevanza del rischio estetico è rappresentata dai locali in cui accedono gli ospiti come: uffici direzionali le camere degli alberghi dove l’estetica è nel contempo un parametro di confronto per il livello igienico del locale stesso. I locali colpevolmente sottovalutati sotto il profilo igienico
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.................................................... 2.2.2 Classificazione
....................... 2.2.3 Coefficiente
.................................
2.2.1 La ricognizione
aree e locali
d’ingombro
......................................
.................................
Area Speciale Alto Rischio Medio Rischio Basso rischio
SECONDO VOLUME L’analisi
Maison Fresh
sono quelli, dove il pubblico non è presente come i ripostigli riservati alle attrezzature e in particolare quelli dove il personale si cambia gli abiti o quelli dove deposita le attrezzature utilizzate per le pulizie, o locali dove arrivano le merci e dove si depositano i rifiuti i e dove la non rilevanza per gli aspetti estetici rappresenta al contrario un alto rischio sotto il profilo igienico. Ogni locale tuttavia ha nei suoi componenti degli arredi o parte di essi che facilitano la trasmissione dei batteri, spazi che dovranno essere evidenziati nell’elaborazione della mappa dei punti critici.
Igienici estetici Funzionali attività Interna
Funzionali Sicurezza Operatori
Sicurezza Ospiti
L’identificazione dei locali consente la formazione di aree caratterizzate dallo stesso tipo di attività o per la stessa classificazione del rischio.
AREA ESTERNA
AREA TRANSITO
AREA IGIENICA
AREA ALIMENTI AREA RELAX E NOTTE AREA UFFICI PUBBLICI AREE DIREZIONALI AREE ALTA AGGREGAZIONE AREE PRODUZIONE MANUFATTI
Il raggruppamento di questi locali offre la possibilità all’organizzatore del piano degli interventi a soluzioni quali l’uso dello stesso set operativo le affidare l’area all’operatore con la qualifica più idonea.
2.2.3 COEFFICIENTE D’INGOMBRO
La ricognizione dell’ambiente è un’operazione in movimento che consente di rilevare locale per locale con quale percentuale degli arredi e i vari componenti occupano la superficie del pavimento.
In questa fase che definiamo “visiva”, è necessario il supporto di un modulo prestampato. Modulistica:
Il numero dei moduli dovrà corrispondere al numero dei locali.
Il modulo sulla facciata riporta oltre i dati dell’azienda, la definizione del locale, la classificazione e le percentuali degli ingombri che sono stata rilevata.
Sul retro del modulo sono stati schematizzati l’elenco dei componenti che possono essere rilevati nei vari locali e segnalati con un evidenziatore quelli che fanno parte dei punti critici.
Usando il modulo entrando in ogni locale si potrà indicare la percentuale evidenziata dal prospetto.
Al termine la somma delle percentuali diviso per il numero dei locali otterrà la percentuale media degli ingombri rappresentati dalla tabella degli arredi.
12,50% 25% 37,5% 50% 62,5% 75%
03/2020 | DIMENSIONE PULITO 31
SECONDO VOLUME
Percorso di Formazione
2.2.4 MAPPA DELL’AMBIENTE
La conformazione del complesso, le aree, il percorso per raggiungere ogni locale e in quale costruzione o piano se si tratta di una costruzione verticale, qual è il numero dei locali e quanti ad alto, quanti a medio e quanti a basso rischio sono presenti.
L’estensione di quello che sarà l’ambiente di lavoro effettuato con il supporto e l’esame delle planimetrie che devono confermare il numero globale dei locali, il numero dei piani, l’altezza media e grazie alla ricognizione quali superfici o spazi dove l’accesso è particolarmente difficoltoso e richiede attrezzature specifiche occorre per intervenire adeguatamente.
La mappa dell’ambiente ottenuto tramite la ricognizione non consente ancora al tecnico di effettuare nessuna previsione dei costi relativi al piano degli interventi, infatti, una valutazione per grandi linee senza aver effettuato una misurazione dettagliata e una vera e propria anamnesi dei fattori aggressivi e il riscontro sulla tipologia dei rivestimenti può fornire dei dati anacronistici.
La mappa dell’ambiente riassume i dati raccolti nel corso dalla ricognizione e la sua funzione primaria è quella di indirizzare le successive fasi del sopralluogo e fornire gli elementi per predisporre dei moduli per il rilevamento dati con le specifiche di quel complesso.
2.2.5 QUADRO DELLA SITUAZIONE
Il quadro della situazione riassume oltre ai dati che riguardano la struttura del complesso, evidenzia il rapporto che può svilupparsi tra i dipendenti di un’azienda esterna e l’organico e l’organizzazione dell’attività interna.
Il primo e rilevante rapporto è quello tra il tecnico esterno e il responsabile della sicurezza che ha un ruolo rilevantissimo lungo tutta la dorsale dell’appalto. Questa figura professionale ha l’obbligo di acquisire la competenza necessaria a fornire un supporto tecnico concordando ogni variazione richiesta dall’attività interna o dall’apparato esterno.
Il responsabile della sicurezza ha seguito direttamente la raccolta dei dati e conosce con quali criteri è stato costruito il piano degli interventi.
L’organico dell’azienda mandante non possiede la competenza che ha l’azienda esterna per cui il risultato percepito può essere diverso per ogni inquilino del locale.
Inquilini e ospiti occasionali dell’ambiente usano come paragone la loro la visione domestica della pulizia mentre la pulizia industriale segue criteri totalmente diversi a causa dell’estensione macroscopica rispetto a quelle di un’abitazione o dei tempi ristretti per l’esecuzione degli interventi
e la necessità di economizzare deve gestire le problematiche che insorgono per la gestione delle maestranze e molte altre tematiche per cui il responsabile della sicurezza dovrà mediare ogni situazione dimostrando ai suoi interlocutori una competenza inequivocabile.
Il quadro della situazione è il confronto tra la teoria e la pratica, infatti, i documenti che sanciscono gli accordi come, le norme contrattuali, il capitolato dei servizi non possono che essere generici non avendo il riscontro pratico per cui sono dei tracciati cui fare riferimento senza che la rigidità dei contratti condizioni la scorrevolezza dell’azione e il raggiungimento del risultato conforme all’esigenza: igieniche –estetiche – e funzionali di quell’ambiente di lavoro.
L’oggetto sociale Composizione del complesso Numero costruzioni - Numero dei piani - Numero complessivo dei locali Attività continuativa o intervento straordinario
Tipologia della zona (area urbana, agricola, industriale) Rifornimenti e supporti in zona Distanze aree abitative e il complesso Situazione parcheggi
Percorsi interni accesso e chiusura Spazi per le attrezzature e il deposito scorte materiali Rischi e normativa della sicurezza Condizioni operative con o senza presenze Orario per gli interventi correnti e straordinari
Scorrevolezza dei percorsi Stato d’uso e valore degli arredi Locali o aree dove è vietato l’accesso
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L’analisi
TERZO VOLUME
Secondo Capitolo La qualità della prestazione
3.2.1 NORME PER I PRELIMINARI
La prestazione per un operatore del settore pulizie industriali inizia dal momento che esce da casa per recarsi al lavoro evitando di indossare bracciali anelli collane . Dopo aver sbrigato le procedure per l’accesso. si reca nello spazio destinato alla vestizione, ripone gli abiti nell’apposito armadietto. Indossa gli zoccoli puliti, che in precedenza ha disinfettato e riposti in un sacchetto di plastica, indossa la divisa lava le mani e si asciuga nel piccolo asciugamano monouso, preleva gli accessori dall’armadietto calza guanti e con un supporto si accerta di avere i capelli raccolti e infine, controlla di avere il cercapersone o il telefonino.
La fase preparatoria relativa al piano di lavoro che deve svolgere prevede particolari accorgimenti come ad esempio indossare una mascherina e occhiali protettivi e guanti adeguati se travasa polveri o prodotti chimici .aggressivi.
Nel predisporre il trasporto dei materiali necessari evita sovraccarichi per procedere in assetto leggero, grazie all’abito da lavoro dotato di tasche impermeabilizzate che consentono il trasporto di piccoli attrezzi o per riporre panni ancora umidi.
3.2.2. NORME COMPORTAMENTALI
Pulizia e disinfezione di utensili usati.
Mantenere l’igiene personale.
Prevenzione dei rischi individuali derivanti dal contesto lavorativo.
Evitare movimenti inutili e bruschi.
Camminare con ritmo ma senza correre Non sbattere o scuotere scope o quant’altro utilizzato per le pulizie.
Mantenere puliti gli indumenti di lavoro e cambiarli spesso. Non nebulizzare il prodotto.
In presenza di un rischio igienico usare monouso.
AI panni usati più volte stabilire una scadenza.
In relazione all’uso panni ricordare che occorre mantenere la sua efficacia, infatti, un panno non efficace costringe l’operatore a ripetere più volte il passaggio sulla superficie.
Il carrello per il trasporto dei materiali deve essere strutturato per consentire l’applicazione della corretta prassi igienica.
Nei lunghi intervalli o nella pausa pranzo togliersi gli abiti da lavoro.
3.2.3 QUALITÀ DELLA PRESTAZIONE
La qualità della prestazione si ottiene attraverso l’applicazione delle tecniche obbligatorie e di quelle variabili. Metodologie degli interventi che variano in relazione a diverse situazioni che si possono riscontrare, come lo stato d’uso delle superfici o i vari condizionamenti ambientali.
Dal momento in cui l’operatore entra a contatto con la superficie e assume la posizione più adatta, ha inizio l’intervento vero e proprio. La rimozione dello sporco grossolano (scopatura) o la rimozione della polvere presente sulla superficie; segue la fase della distribuzione del detergente, l’azione manuale o meccanizzata provvederà a staccare lo sporco, portarlo in sospensione in una soluzione schiumogena, dopodiché, l’azione aspirante o assorbente, completerà la rimozione dello sporco.
È consigliabile provvedere tempestivamente all’aspirazione della soluzione sporca per evitare più operazioni per il risciacquo.
Le operazioni su superfici o parte di esse che prevedono gestualità affaticanti devono essere effettuate nella fase iniziale in possesso delle maggiori energie, mentre con l’insorgere della stanchezza è meglio dedicarsi a superfici che presuppongono una posizione gestuale più comoda e infine affrontare le superfici più estese, che consentono l’uso di macchinari.
È comprovato che il cambio continuo della gestualità e della posizione affatica enormemente l’operatore e, in particolar modo passare da una posizione eretta a una genuflessa o ancor più a quella inarcata. Ne consegue che la migliore pianificazione dell’iter delle pulizie è quella che prevede dove possibile la ripartizione dei carichi di lavoro che consenta all’operatore di mantenere più a lungo la stessa posizione gestuale.
L’azione a secco manuale o meccanica deve precedere l’azione chimica, infatti, prima di impastare lo sporco con la soluzione acqua e detergente è necessario rimuovere lo
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L’azione
3.2.1 Norme per i preliminari .................................. 3.2.2 Norme comportamentali ................................ 3.2.3 Qualità della prestazione ...............................
...............................................
.........................................
...........................................
3.2.4 Elementi d’igiene
3.2.5 Regole obbligatorie
3.2.6 Operazioni variabili
Percorso di Formazione
sporco fin dove possibile, infatti, l’azione chimica può non essere in grado di penetrare gli strati dello sporco radicato.
3.2.4 ELEMENTI D’IGIENE
Il primo concetto operativo che si deve avere ben chiaro è cheil pulito si crea per l’effetto dell’asportazione, la rimozione totale dei residui, grassi o magri, polverosi dalle superfici. evitando la ripetizione dei passaggi sulla superficie con il panno che ha appena raccolto lo sporco e di trasferire eventuali residui sulla superficie adiacente È in quest’ottica che deve procedere la scelta degli strumenti che fanno parte del set operativo per ridurre o elimini situazioni come:
■ Il trasporto di acqua sporca;
■ L’uso di panno usato su una superficie a rischio che sia usato su altre superfici;
■ Evitare le inutili operazioni di lavaggio dei panni nel corso delle operazioni.
■ Lasciare che i prodotti ristagnino e si deteriorino nei distributori;
■ Avere cura che i capelli siano completamente racchiusi nelle apposite cuffie;
■ Disinfettarsi le mani dagli appositi distributori prima di entrare nei reparti;
■ È fatto obbligo al personale, prima di accedere alla toilette, di lasciare il camice appeso nell’apposito sostegno e dopo l’uso dei servizi igienici, lavarsi accuratamente mani e unghie con il detergente disinfettante;
■ All’uscita dai locali e in particolare dai servizi igienici il personale deve pulirsi accuratamente le scarpe sugli appositi tappeti;
■ Evitare che il movimento metta in circolo microrganismi e, nel frattempo, ricordarsi che il locale si arieggia dopo
aver effettuato la pulizia per evitare che la corrente d’aria movimenti più pulviscolo, mentre, a pulizia effettuata, il cambio d’aria è efficace e disperde anche gli odori causati dall’attività di pulizia;
■ La raccolta della biancheria che prevede il sollevamento controllato dei lembi laterali per far richiudere al centro i residui senza minimamente comprimere l’involucro.
■ La periodica pulizia degli impianti di areazione dovrà ridurre l’umidità e la trasmissione aerea dei batteri.
La corretta prassi igienica stabilisce che i panni usati devono esaurire la loro corsa nella stessa camera per evitare la diffusione dei germi in altre camere. È per questo motivo che l’operatore deve essere dotato di un panno pretrattato con il detergente che oltre ad agevolare la scorrevolezza dell’azione, evita l’uso dei nebulizzatori. I nebulizzatori non garantiscono l’omogeneità del trattamento, ma soprattutto sono, pericoloso per la salute dell’operatore che inala le particelle di detersivo mentre lavora, infatti, è consigliato il suo uso solo con acqua.
Le maestranze devono ricevere un’adeguata istruzione e dimostrare la conoscenza della corretta prassi igienica che predilige sviluppo di micro interventi nell’arco della giornata per garantire una copertura igienica prolungata.
3.2.5 REGOLE OBBLIGATORIE
Le regole tecniche obbligatorie rappresentano le linee guida per l’operatore e condizionano fortemente il metodo d’intervento poiché, se non rispettate, mettono a repentaglio la corretta prassi igienica, estetica e funzionale dell’azione.
■ Durante il trasporto dei rifiuti i contenitori devono essere perfettamente sigillati.
■ Durante l’operazione è sconsigliabile creare correnti d’aria e per i successivi 15 minuti, lasciando il tempo che il pulviscolo si depositi.
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TERZO VOLUME L’azione
Maison Fresh
■ Sono esclusi dall’uso corrente i prodotti chimici che generano esalazioni o odori maleodoranti quali varechina, ammoniaca, acido muriatico, che inoltre possono facilmente, se rovesciati, arrecare danni irreversibili alle strutture.
■ Di colore bianco saranno i panni monouso o scamosciati usati per il controllo o la disinfestazione.
■ Nel caso di rimozione di rifiuti organici o infetti, utilizzare panni o carta monouso e decontaminare con soluzione disinfettante, riponendo il rifiuto nell’apposito contenitore relativo a rifiuti speciali.
■ Con le macchine in movimento prestare attenzione a non urtare gli arredi.
■ Il serbatoio delle macchine multiuso va perfettamente pulito dopo l’utilizzo.
■ Le attrezzature devono essere ripulite e lasciate asciutte.
■ Oliare e proteggere i macchinari.
■ Non lasciare le spazzole attaccate alle macchine.
■ Portare in sospensione lo sporco con un’azione rotatoria manuale o meccanica e detergere con un panno assorbente o con aspiraliquidi.
■ La gestualità più affaticante molto spesso è anche quella inutile. Infatti, la posizione che assume l’operatore deve essere stabile e consentire di raggiungere la maggiore porzione di superficie possibile. Evitare le gestualità disarticolate che smuovono maggior porzione di microrganismi, diversamente, anziché il risultato previsto, si otterrà quello contrario. Esempio: evitare di procedere a zig zag, compiere continue flessioni per pulire in sequenza una superficie più alta e una più bassa, anziché procedere il più possibile fino all’esaurimento di tutte le superfici raggiungibili con quella posizione.
■ Durante il lavaggio delle pareti lavabili la gestualità deve essere effettuata partendo dal basso per evitare che il liquido possa lasciare segni sulla parete.
3.2.6 OPERAZIONI VARIABILI
L’attività della pulizia deve correlarsi alle esigenze igieniche – estetiche funzionali espresse dall’ambiente. Operazioni variabili influenzate da diversi fattori aggressivi quali ad esempio la polvere, i residui, i rifiuti, il contatto umano che si manifesta in forme più o meno aggressive in relazione alla posizione delle superfici:
■ Orizzontali (pavimenti piani di lavoro ecc.)
■ Verticali (parete porte finestre)
■ Sospese (soffitto sotto piani)
Altri fattori che condizione la tipologia delle operazioni sono: ■ L’intensità e la destinazione d’uso arredi e locali ■ La frequenza dei trattamenti ■ Le condizioni ambientali
■ I supporti operativi disponibili
Le operazioni si svolgono tramite la combinazione operatori e gli attrezzi i detergenti che formano il set operativo, ne consegue che la capacità di adattare le scelte alle diverse situazioni ambientali è una prerogativa del pulitore tecnico che dovrà comunque condividere le scelte con il responsabile della sicurezza.
Quanto espresso sottolinea il fatto di quanto sia difficile valutare il risultato senza avere una specifica competenza, infatti, è in quest’ottica che la fase riservata ai controlli deve avere il principio di conformità alle tematiche con cui le operazioni della pulizia si sono dovute confrontare.
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PROGETTAZIONE
Quale futuro per i nostri ospedali
TRATTAMENTO ARIA
La ventilazione per combattere le epidemie
PRASSI IGIENICHE
Linee guida Anid per la sanificazione
DISINFESTAZIONE
Ridurre i microbi patogeni con i disinfettanti
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LETTERA APERTA
VII
Speranza e volontà per superare la paura Michele Pagani
PROGETTAZIONE
VIII
Quale futuro per i nostri ospedali Margherita Carabillò
INTERVISTA
XII
Il ruolo degli impianti di condizionamento nel combattere le epidemie a cura di Simone Ciapparelli
DISINFESTAZIONE
XLI
Il mondo dei disinfettanti Graziano Dassi
SANIFICAZIONE
XVI
Ozono contro il Coronavirus: attenzione alle fake news Marco Ferrari
XX
Linee guida Anid: Buone prassi igieniche nei confronti di Sars‑Cov 2 a cura di Cristina Cardinali
XXVIII
Prevenire le Infezioni Correlate all’Assistenza a cura di Simone Ciapparelli
XXXIV
Lavaggio di biancheria e abiti da lavoro Marcello Falvo
RUBRICA
XXXVI
Oggi sul mercato
XX
03/2020 | DIMENSIONE PULITO V S
VIII XXVIII
VII
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SPERANZA e VOLONTÀ per superare la paura
Di fronte all’incalzare di eventi umani, sociali ed economici di portata mai vista, il primo pensiero corre a tutti coloro che stanno in prima linea: medici, infermieri, addetti alle pulizie delle strutture sanitarie, forze dell’ordine, volontari, dipendenti del mondo retail e lavoratori che hanno assicurato continuità nelle filiere produttive strategiche.
Ci siamo infilati in qualcosa che era inimmaginabile e molto probabilmente ci siamo entrati con un profilo di paese poco outstanding e virtuoso, ma abbiamo riscoperto alcuni valori che ci hanno reso grandi e che potrebbero dettare l’agenda per un nuovo approccio. Qualcuno ha detto che il mondo razionale, civile e industrializzato ha preso uno schiaffo dalla natura. Dalle riflessioni su quanto accaduto sta a noi costruire un qualcosa di migliore, riconoscendo che salute, ambiente e libertà sono capisaldi su cui costruire un nuovo edificio sociale ed economico. Abbiamo scoperto che possiamo riconvertire velocemente fabbriche per produrre prodotti “salvavita”, che possiamo adottare modalità “smart working” in totale e reciproca fiducia azienda-dipendente. Certo il distanziamento sociale fa male e deve essere superato, ma da questa crisi epocale deve uscire un modello economico sostenibile che produca benessere. E adesso qualche cosa sul nostro settore. Il focus delle ultime settimane si è spostato interamente sui prodotti per le mani e per le superfici in ambiente sanitario, Ospedali ed RSA. Le indicazioni del Ministero della Salute del 22 febbraio hanno identificato in alcuni principi attivi (alcool e cloro) i perni attorno ai quali far ruotare l’attività di disinfezione. Alcune voci autorevoli hanno poi parlato, per quanto riguarda le superfici, anche di altre sostanze equipollenti in termini di attività virucida, con riferimento abbastanza esplicito ai test secondo le norme EN 14476 e nello specifico sul poliovirus. Adesso il faro si è acceso anche sulla disinfezione ambientale interna di ripartenza e, in particolare, sul perossido di idrogeno. Detto tutto questo molte aziende con autorizzazione ministeriale per la produzione di presidi medico chirurgici sono partite
di Michele Pagani Consigliere amministrativo Icefor
a produrre disinfettanti per le mani e, allo stesso modo, aziende autorizzate come officine cosmetiche hanno incominciato a produrre gel idroalcolico igienizzante per le mani. È importante sottolineare che come per i dpi, il settore si è trovato a dover fronteggiare due situazioni molto problematiche: la prima collegata allo shortage di alcool, la seconda di rispetto delle normative per l’immissione sul mercato dei prodotti disinfettanti ed eventualmente igienizzanti. Ci sembra, tanto per richiamare un nuovo modello di paese, fondamentale il rispetto della legalità, delle regole e il rigore etico. A chiudere poi il quadro informativo c’è l’iniziativa dell’Istituto Superiore di Sanità per l’avvio di una eventuale procedura semplificata per la registrazione di prodotti secondo il regolamento europeo biocidi 528/2012. Attorno a questa iniziativa potrebbero sedersi molti operatori del settore, lavorando con una logica di sistema per l’interesse nazionale. C’è una bellissima canzone, che è un inno alla speranza e alla volontà, che suona così: E SE NON POTRO’ CORRERE E NEMMENO CAMMINARE, IMPARERO’ A VOLARE. ■
S 03/2020 | DIMENSIONE PULITO VII LETTERA APERTA
Quale FUTURO per i nostri ospedali
Alla luce dell’attuale situazione degli edifici ospedalieri italiani, viene da chiedersi quali sono le azioni da intraprendere per adeguare le strutture alle nuove esigenze dei pazienti in un contesto sociale in cui sta facendo da padrona la digitalizzazione
Margherita Carabillò Architetto, specializzata nella progettazione del settore sanitario e delle strutture Socio-Sanitarie
In Italia esiste un ingente patrimonio di strutture sanitarie datate, parte delle quali edificate prima del ‘900 o prima della Seconda guerra mondiale: il 60% dei nostri edifici per la salute ha più di 40 anni, la metà dei quali ha dimensioni tali che mal si adattano ai moderni standard.
La nostra sfida più importante (e anche, probabilmente, la più difficile) è saper cogliere che è in atto un importante cambiamento,
sapere interpretarlo e, soprattutto, riuscire a tradurlo in esempi concreti.
Ma verso quale modello di ospedale stiamo andando? L’opinione comune è piuttosto concorde nell’individuare alcuni aspetti caratteristici:
■ pochi letti e degenze brevi;
■ “Patient oriented” (in base alle specificità dei pazienti);
■ elevata qualità “alberghiera”;
■ strettissima integrazione con la
ricerca (come dicono gli anglosassoni, from bench to bedside);
■ alta tecnologia digitale;
■ massima accessibilità (nei diversi orari del giorno e della notte);
■ forte integrazione con la rete dei servizi sul territorio.
Tuttavia, mentre nel secolo scorso pensavamo (forse con una certa presunzione) di conoscere con certezza la configurazione che l’ospedale del futuro avrebbe assunto,
S PROGETTAZIONE VIII DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
oggi la maggiore consapevolezza risiede nel fatto che sicuramente sarà molto diverso da quello attuale a causa di fattori determinanti quali le tecnologie in rapida evoluzione, il cambiamento nello “stile di vita”, l’incremento delle cure ambulatoriali e a domicilio, la “migrazione” dei pazienti un tempo ospedalizzati verso altre strutture (per la cronicità, patient hotel, Maggie’s centres ecc.), la nascita dell’ospedale digitale. Allora, come ripensare l’ospedale alla luce della necessità di integrare le tecnologie digitali e creare connessione in quello che si sta configurando come un sistema sanitario “senza muri”?
Alcuni aspetti stanno cambiando molto il nostro modo di rapportarci alle strutture sanitarie:
■ la rilevanza del benessere dei pazienti e dello staff: questo di traduce nell’enfasi sull’importanza dell’ambiente nel processo di guarigione;
■ l’esperienza digitale del paziente: attraverso le tecnologie che consentono al paziente di restare connesso con il mondo esterno e di condurre un’esperienza positiva all’interno dell’ospedale (pazienti pediatrici) ma anche di interagire con lo staff “a richiesta”;
■ i cambiamenti nelle modalità assistenziali: attraverso il monitoraggio clinico continuo del paziente con dispositivi portatili e uso di APP, l’utilizzo di BIG DATA, i trattamenti mirati e personalizzati;
■ l’automazione dei processi robotici a favore di una gestione più efficiente, di un servizio più attento al paziente e il risparmio di tempo per le attività “no core” da parte degli operatori.
Oggi il benessere del paziente si traduce anche in un maggior comfort interno, verso una degenza “customizzata” in cui è possibile personalizzare lo spazio (soprattutto nel
caso di camere pediatriche), ascoltare musica, fare videochiamate, avere a disposizione sistemi per l’intrattenimento ecc. La progettazione di spazi intelligenti ed ergonomici con attraenti sale visitatori e vedute di ambienti naturali, rende la permanenza in ospedale più “friendly”: è ormai universalmente riconosciuto il ruolo terapeutico del “verde” con la creazione di healing garden e la progettazione secondo le “regole” del design biofilico (cioè ispirato dall’istintiva inclinazione umana a entrare in relazione con i sistemi, i processi e le forme della natura).
Il benessere dello staff richiede luoghi di lavoro ergonomici, flessibili, condivisi (per agevolare lo scambio di informazioni e sapere) ma anche caratterizzati da differenti livelli di privacy (per svolgere le diverse attività di studio, relax, colloqui privati e non ecc.).
L’Ospedale è sempre più “intelligente”: le informazioni vengono archiviate su cloud in modo sicuro; le cartelle cliniche sono informatizzate; la connessione internet è disponibile anche per gli ospiti.
In alcuni ospedali del nord-Europa e degli Stati Uniti, quando i pazienti entrano in camera li attende un i-pad con il quale possono comunicare con il personale, apprendere circa la programmazione di visite
ed esami, avere notizie sul proprio piano di cura, contattare la famiglia con video chiamate, chattare con parenti e amici, comandare sistemi di illuminazione, collegarsi a internet e ai social e – per i pazienti più piccoli – migliorare e approcciare il processo di cura attraverso il gioco.
L’ospedale digitale sta producendo e produrrà radicali cambiamenti perché sta modificando profondamente l’esperienza del paziente, la sua modalità di gestione all’interno e fuori l’ospedale, ma anche la rapidità con cui possono essere prese le decisioni cliniche e operative.
Inevitabilmente queste trasformazioni avranno una notevole influenza sul progetto: se prima, si portava la vita quotidiana dentro l’ospedale, con le grandi hall e hospital street su cui si affacciavano i negozi, la libreria, gli spazi espositivi ecc.; oggi, il paziente si connette con il mondo esterno direttamente dalla propria camera attraverso un semplice dispositivo mobile.
Le rapide trasformazioni nel settore tecnologico e bio-medico, così come l’avvento della tecnologia 5G e delle smart technologies, stanno cambiando le modalità assistenziali e i tradizionali percorsi di cura grazie alla possibilità di realizzare cure “su misura”, l’utilizzo di wearable devices e di APP per la gestione del
03/2020 | DIMENSIONE PULITO IX
Robot 5G al posto di infermieri e medici
SPECIALE SANITÀ
paziente a domicilio e il monitoraggio quotidiano dei sintomi, l’analisi dei cosiddetti Big Data.
La percezione di queste trasformazioni sono evidenti al Docrates Cancer Centre di Helsinki, un ospedale sostanzialmente senza letti in quanto non prevede attività operatoria al suo interno.
Il piano di trattamento del paziente viene definito dalla struttura programmando l’attività chirurgica in altri ospedali, in caso di bisogno. La dimissione dei pazienti è supportata e accelerata dall’utilizzo di devices portatili e sistemi in grado di fare monitoraggio e vigilanza a distanza (anche dei sintomi), di intervenire tempestivamente anche attraverso supporto analitico con Big Data (set di dati raccolti e archiviati). In questo modo il paziente si sente accudito anche una volta tornato a casa.
Gli ambienti per la cura sono molto confortevoli e dal carattere “poco ospedaliero”; i luoghi per il soggiorno prevedono la permanenza in un “patient hotel” adiacente, la cui gestione è totalmente alberghiera. Questa modalità recepisce un indirizzo ormai diffuso in alcuni Paesi in cui si è presa consapevolezza che ogni anno vengono ricoverati nelle unità di degenza, pazienti che non hanno necessità di essere ospedalizzati; un’indagine del Sistema sanitario inglese ha stimato tali pazienti in circa 30.000 unità e ha messo in evidenza che la gestione di 30 letti in un patient hotel determina un costo medio per l’ospedale pari al 20% in meno rispetto a una unità di degenza convenzionale. Sono facilmente comprensibili i benefici che una tale gestione comporta in termini di riduzione della “pressione” sull’ospedale, massimizzazione dell’uso efficiente dei letti e del turn-over dei pazienti, permanenza in un ambiente più distensivo per coloro che non necessitano di medicalizzazione, riduzione dei costi. Certo, la situazione di emergenza che stiamo vivendo con la pandemia di Covid-19 ci impone una rifles-
sione sulla continua contrazione del numero dei posti letto ospedalieri che ha caratterizzato il decennio 2010-2017 nel nostro Paese. Il rapporto “State of Health in the EU – Italy”, frutto del lavoro congiunto dell’OCSE e dell’Osservatorio Europeo delle Politiche e dei Sistemi Sanitari in collaborazione con la Commissione Europea ha messo in evidenza che tale tendenza, sebbene in linea con quasi tutti i paesi dell’UE, ha portato ad una riduzione pari a circa il 30 %, attestandosi su 3,2 posti letto per 1.000 abitanti, ovvero su un valore nettamente inferiore alla media dell’UE. Per quanto attiene i posti letto in terapia intensiva, sempre secondo i dati Ocse, nel 2017 l’Italia poteva contare su 2,6 posti letto ICU totali ogni 1.000 abitanti, classificandosi al 19° posto su 23 paesi europei, appena sopra la Spagna (2,4 p.l. per 1000 abitanti) e ben lontana dalla Germania (6 p.l. per 1000 abitanti). Se è vero che non è probabilmente sostenibile modellare il nostro sistema sanitario in base alle esigenze che derivano da situazioni di emergenza, forse si potrebbero rivalutare forme di flessibilità già sperimentate, ad esempio, negli Stati Uniti e che poco successo hanno avuto in Europa e in Italia a causa degli eccessivi costi di realizzazione.
Mi riferisco, per esempio al cosiddetto “universal bed care delivery model” che è stato adottato in alcuni ospedali americani, allo scopo
di gestire il paziente nei diversi livelli di intensità assistenziale ed anche nella fase critica. Questo modello è nato con lo scopo di garantire maggiore sicurezza e minor stress per il paziente, limitandone i trasferimenti durante il percorso di cura e affidandone la gestione ad un unico staff medico-infermieristico adeguatamente formato.
In questo momento di crisi, la universal room avrebbe potuto costituire un interessante modello di rapida conversione dei posti letto da ordinari a intensivi.
Certo, un esempio di questo tipo, mal si adatta ad un sistema sanitario che deve continuamente “fare i conti” con contrazione degli investimenti e degli aumenti di spesa, alla luce del fatto che i maggiori oneri riguardano non soltanto la fase di attuazione (maggiori spazi, maggiori requisiti in termini di finiture, attrezzature ed impiantistica) ma anche in termini organizzativi (personale in grado di gestire anche la fase critica del paziente).
LA TELEMEDICINA
Lo “tsunami” generato dalla pandemia ha sicuramente fornito un’accelerazione e un impulso alle tecnologie digitali, anche in Italia. Per quanto ci riguarda, risale al 2016 il Patto per la Sanità Digitale, inteso a gestire e promuovere la diffusione della sanità elettronica (eHealth) in modo coordinato in tutto il paese. Sebbene le Linee
S PROGETTAZIONE X DIMENSIONE PULITO | 03/2020
Guida Nazionali per la Telemedicina siano state elaborate nel 2014, da allora si è fatto poco in termini di implementazione. La situazione di necessità che si è venuta a creare con la “gestione” della infezione di coronavirus ha fatto rapidamente prendere coscienza delle opportunità offerte grazie all’utilizzo di modalità “smaterializzate” quali, ad esempio, il teleconsulto e il rafforzamento dell’assistenza territoriale e dei servizi al cittadino “a distanza”.
In questi giorni di grave emergenza sanitaria, la telemedicina può sicuramente svolgere un ruolo molto importante nell’assistenza dei pazienti potenzialmente infetti direttamente al domicilio.
Un interessante articolo pubblicato nel 2018 da Simon Wilson (Cto, Uk&I At Hpe Aruba) ha stigmatizzato i cambiamenti nell’industria sanitaria al 2030. “Nel prossimo decennio probabilmente passeremo a controlli medici più automatizzati al fine di soddisfare la maggiore domanda di medici a causa della carenza di personale e dei budget ridotti... il futuro sarà molto più snello...i tuoi organi vitali saranno monitorati utilizzando la tecnologia di imaging in grado di valutare la frequenza cardiaca, la temperatura e la frequenza respiratoria; i sensori eseguiranno un test della pressione sanguigna e dell’elettrocardiogramma (ECG) entro 10 secondi, e in seguito sarà possibile eseguire il triage automatico o persino la diagnosi. Con questa
diagnosi più rapida, non ci sarà attesa per i risultati o un appuntamento di follow-up per condividerli con il medico. Gli operatori sanitari avranno più tempo per concentrarsi sui pazienti, avranno migliori repository di dati digitali e quindi informazioni molto più ricche per il processo decisionale. Meglio ancora, saranno in grado di accedere a tutti i record digitali dei pazienti sui loro dispositivi mobili. I pazienti stessi non dovranno nemmeno entrare in ospedale per la diagnosi. Con strumenti basati su app indossabili saremo in grado di monitorare la salute”.
Anche l’utilizzo della tecnologia in ambito logistico, in particolare per quanto attiene il controllo dei costi, è diventato imprescindibile.
Gli ospedali movimentano continuamente grandi volumi di materiale tra laboratori, farmacia, cucina, lavanderia, amministrazione ecc. La funzione logistica (“no core” per l’ospedale) determina notevoli implicazioni in termini di costi, qualità e sicurezza. Una stima condotta dalla società di consulenza Deloitte mette in evidenza che gli infermieri, in genere, trascorrono meno di due ore di un turno di 12 ore nella cura diretta del paziente.
Già alcune realtà estere molto avanzate hanno compreso che l’uso della robotica costituisce uno strumento estremamente valido per l’automatizzazione dei servizi ospedalieri ausiliari e di back-office oltre che l’efficientamento dei processi, il miglioramento dell’affidabilità, la riduzione dei tempi e dei costi. Ma l’attualità degli eventi ci spinge a ulteriori considerazioni circa l’impiego e la versatilità di tali automazioni. E’ notizia recentissima l’utilizzo di “robot-medici” in corsia presso l’Ospedale di Circolo di Varese al fine di aiutare il personale medico nella gestione dei malati infetti da Coronavirus: i robot entrano nelle camere e grazie alla telecamera di cui sono dotati, permettono il monitoraggio a distanza dei parametri da parte di medici e infermieri, oltre a fare un minimo esame obiettivo. Un sistema vide-
ocitofonico consente al personale di interagire con il malato, risparmiando tempo, limitando il consumo di dispositivi di protezione e, soprattutto, il rischio di infezione per gli operatori sanitari. Come ha spiegato il professor Francesco Dentali, direttore del reparto di Medicina ad Alta Intensità “I robot non eliminano il contatto umano con il paziente, ma riducono gli accessi. Anzi, facendoci risparmiare il tempo di vestizione e svestizione, che ha un impatto notevole sulla nostra attività, a migliorare sarà anche la qualità del tempo che dedicheremo ai nostri pazienti”.
PROGETTARE GLI OSPEDALI GUARDANDO AL FUTURO
L’ospedale digitale ha cambiato le “domande” di chi si accinge a pensare all’ospedale del futuro.
Se la domanda del passato era: “di quanti letti abbiamo bisogno?”, le domande del futuro sono: “Come migliorare la qualità dell’assistenza? Come creare processi più efficienti? Come migliorare l’esperienza del paziente e dello staff?”.
Allo stesso modo, cambiano anche le risposte: non più ospedali con tanti posti letto ma ospedali pensati in funzione dell’attività e dei processi di cura, con maggiori spazi per i servizi clinici (diagnostica, terapie, sale operatorie, imaging, laboratori, ambulatori ecc.) e la ricerca (health hub, acceleratori di ricerca); ospedali sempre più connessi con la rete e con il cittadino.
Esagerando un po’ si può immaginare un futuro in cui “…sarà l’ospedale, in parte, ad andare dal paziente”: in alcuni Paesi esistono già forme ibride in cui ospedale reale e ospedale “virtuale” collaborano nel percorso clinico del paziente.
L’auspicio è che l’approccio inedito che ha interessato anche il nostro Paese in quest’ultimo frenetico mese di lotta alla pandemia, non sia riservato solo alla fase emergenziale ma costituisca un punto di partenza per ulteriori sviluppi innovativi nella presa in carico del paziente durante il suo percorso di cura.
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XI
Il ruolo degli impianti di condizionamento nel combattere le EPIDEMIE
a cura di Simone Ciapparelli
AiCARR è una associazione di tecnici del condizionamento dell’aria. È una associazione culturale, non di settore e il suo compito è quello di diffondere la cultura nel campo della sostenibilità energetica, motivo per cui può fare chiarezza su alcuni punti. In particolare sulla supposta diffusione del virus attraverso gli impianti di condizionamento. Ne parliamo con la
Professoressa Francesca Romana d’Ambrosio, presidente AiCARR che ci illustra la posizione dell’associazione in proposito. È evidente che in questo momento l’attenzione sugli impianti di condizionamento è molto forte. Purtroppo, come sempre accade in situazioni come quella che stiamo vivendo, circolano notizie spesso false. La prima cosa da chiarire è che gli impianti di cui si parla sono gli impianti di ventilazione e quelli
S TRATTAMENTO ARIA XII DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
Francesca Romana, d’Ambrosio, presidente AiCARR
di condizionamento o di climatizzazione, nei quali si tratta aria esterna, per intenderci non i classici impianti di riscaldamento e raffrescamento.
La seconda è che nella letteratura scientifica non c’è traccia di SARS dovuta agli impianti di condizionamento e l’infezione da coronavirus è una SARS.
Alcuni commentatori hanno ipotizzato che l’elevata diffusione del virus negli ambienti di lavoro possa essere dovuta a un’inadeguatezza dei sistemi di ventilazione Gli impianti di climatizzazione da sempre trattano l’aria esterna, riscaldandola, raffrescandola e filtrandola, umidificandola o deumidificandola. Una certezza che tutti abbiamo è che uno dei meccanismi di diffusione del virus è quello diretto: il virus viene trasportato nell’aria dalle goccioline emesse dalle persone contagiate, anche semplicemente con il respiro, e dalle polveri, dal PM10 al nano particolato. È chiaro che all’aumentare della concentrazione aumenta il rischio di contagio e dobbiamo
ricordare che il coronavirus è decisamente più contagioso del virus di una normale influenza. Da questo punto di vista la distanza di sicurezza è una condizione necessaria ma non sufficiente ed è questo il motivo per cui AiCARR consiglia che nei luoghi di lavoro si consideri una densità di occupazione di una persona ogni 25 m2. Quindi è evidente che il ricambio dell’aria negli ambienti chiusi è fondamentale.
Quindi AiCARR si sente di “assolvere” gli impianti di ventilazione che in realtà aiutano a ridurre la concentrazione del virus in alcuni luoghi di lavoro. E dove questi mancano?
Negli ambienti senza impianto di immissione di aria esterna è fondamentale aprire le finestre; in questo modo ventiliamo, ma non riusciamo a garantire il risultato, perchè aprendo le finestre la quantità di aria esterna immessa in ambiente, se non c’è vento, dipende solo dalla differenza di temperatura internoesterno, che in questa stagione in molte parti d’Italia è molto bassa. In più, se l’aria esterna è fredda, tende a scendere verso il pavimento. Per questo motivo è importante ventilare adeguatamente utilizzando un impianto e, se possibile, aumentare le portate di aria esterna, cioè la quantità di aria che l’impianto preleva dall’esterno e poi immette nell’ambiente chiuso.
Sembrerebbe che con l’aumento della temperatura il virus possa trovare condizioni meno favorevoli per la sua diffusione. Dovremmo usare gli impianti per alzare la temperatura interna o non dovremmo usarli per abbassarla al sopraggiungere di temperature esterne elevate?
AiCARR sta monitorando continuamente la situazione: ci stiamo avviando a un periodo caratterizzato da temperature dell’aria
esterna man mano crescenti. Nella malaugurata ipotesi in cui questa situazione perdurasse per mesi e le temperature si alzassero, sarà opportuno che gli impianti garantiscano temperature all’interno degli ambienti che non determinino rischio di stress termico, che a sua volta sembra determini un abbassamento delle difese immunitarie con un aumento del rischio, anche se indiretto. Quindi, gli impianti vanno gestiti in modo da avere temperature non molto diverse da quelle esterne, tenendo presente che temperature interne troppo elevate, diciamo superiori a 27°C, possono essere dannose per la salute, soprattutto per le categorie più deboli e fragili, che sono quelle più a rischio.
E veniamo al suggerimento lanciato in questi giorni di intensificare la manutenzione e la sanificazione dei canali e dei filtri degli impianti di ventilazione. Trova questa attività un fondamento scientifico?
La manutenzione degli impianti è un processo fondamentale, che andrebbe fatto regolarmente. Infatti, uno dei componenti degli impianti di condizionamento e di ventilazione è il sistema filtrante, il cui compito è quello di bloccare gli inquinanti, che a seconda del tipo di filtro possono essere solidi, come polvere e virus, o aeriformi, come i gas. I filtri sporchi potrebbero quindi contenere il virus e non vanno assolutamente toccati né puliti ma vanno eventualmente solo sostituiti e con tutte le precauzioni. Tutto questo solo negli uffici e nei luoghi pubblici. Nelle abitazioni, i filtri degli split possono essere lasciati dove sono, senza sostituirli.
Un’altra ipotesi circolata in questi giorni prende in considerazione l’elevato livello di inquinamento della Pianura Il particolato sotto accusa è il PM10, notoriamente bloccato fisiologicamente a livello delle alte vie
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SPECIALE SANITÀ
respiratorie. A livello polmonare arrivano particelle ben più sottili, il cosiddetto particolato ultrafine, che ha dimensioni anche 100 volte più piccole del PM10, cioè quelle dell’aerosol contaminato. È evidente che senza evidenze scientifiche serie, si può dire tutto di tutto. Sarebbe molto importante che i risultati delle ricerche, prima di essere pubblicizzati, venissero discussi e validati dalla comunità scientifica. In assenza di questo passaggio, si assiste a discussioni e smentite continue, che non fanno bene ai cittadini che, non essendo esperti, si trovano sballottati tra opinioni a volte contrastanti, a volte opposte.
L’industria farmaceutica è fortemente impegnata alla ricerca del vaccino o di antivirali. Anche nell’ambito ingegneristico possiamo dire che si sta lavorando per comprendere meglio i meccanismi di diffusione del virus e suggerire strategie di contrasto efficaci?
In Italia ci sono miei colleghi esperti noti a livello internazionale che stanno studiando il problema della diffusione del SARS-CoV2-19 e che stanno iniziando a pubblicare i loro lavori su riviste scientifiche di gran valore. Una delle cose che mi sconcerta è che non sento, se non qualche rarissima eccezione, la voce di chi si occupa di modellazione della diffusione delle particelle né quella degli esperti degli impianti. Penso che piuttosto che lavorare ognuno per sé, come tipicamente si fa in Italia, bisognerebbe creare una rete di esperti che contribuiscano allo studio e alla soluzione del problema, con un confronto serio che annulli le rivalità tra categorie. È tempo di fare, non di parlare. E di fare tutti insieme.
AiCARR suggerisce alcune operazioni di gestione, in funzione della tipologia di impianto esistente, per massimizzare l’introduzione di aria esterna negli ambienti
S TRATTAMENTO ARIA XIV DIMENSIONE PULITO | 03/2020
OZONO contro il Coronavirus: attenzione alle FAKE NEWS
Si legge ultimamente, soprattutto su Internet, di apparecchi che utilizzano l’ozono per sanificare gli ambienti dal Covid-19. Ma sono veramente in grado di farlo?
di Marco Ferrari
Di recente, ho notato con preoccupazione un bombardamento mediatico di notizie e siti internet che propongono soluzioni e proposte inerenti l’utilizzo dell’ozono per disinfettare ambienti e arredi, con lo scopo di prevenire ed eradicare la diffusione del Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2. Alcuni arrivano persino a definire l’azione di questi apparecchi “sterilizzante”. Faccio presente che non mi riferisco, naturalmente, alle sperimentazioni che stanno partendo in questi giorni in alcuni centri ospedalieri, dopo l’avvenuta autorizzazione dell’Istituto Superiore di Sanità in merito all’impiego dell’Ozono terapia medica di supporto ai trattamenti farmacologici specifici contro la SARS-Cov-2.
La mia preoccupazione è invece rivolta alla leggerezza con cui questi apparecchi, che non hanno nessuna autorizzazione a fregiarsi del termine di disinfettante o sanificante atto all’effettiva eradicazione del Coronavirus responsabile della SARSCov-2, vengano classificati come tali. Il termine più consono a questo tipo di apparecchiature, che non possiedono neanche l’autorizzazione quali dispositivi medici, sarebbe igienizzanti, che nulla ha a che fare con la disinfezione. Questo evidentemente è un particolare di estrema importanza, in quanto il messaggio che alcune aziende produttrici stanno diffondendo con martellante veemenza mediatica configura che un ambiente trattato con tali dispositivi possa essere idoneo all’accoglienza e sicuro sotto l’aspetto microbiolo-
Inoltre èResponsabile del Servizio di Igiene Ospedaliera, e socio fondatore della ANIPIO (Società Scientifica Nazionale degli Infermieri
S TRATTAMENTI XVI DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE
SANITÀ
Marco Ferrari è Operatore Professionale Coordinatore della ASST della Provincia di Lodi.
Specialisti del Rischio Infettivo).
gico. La presentazione che accompagna tali prodotti ad ignari utilizzatori. è quindi fuorviante.
Infatti l’attuale normativa prevede che “Tutti i prodotti che vantano in etichetta un’azione di disinfezione e sono classificabili come prodotti biocidi e/o Dispositivi Medici debbano essere posti in commercio solo dopo aver ottenuto una specifica autorizzazione alla commercializzazione da parte del Ministero della Salute o della Commissione Europea. Anche i prodotti che riportano l’indicazione del termine “sanitizzante/sanificante” si considerano rientranti nella definizione di prodotti biocidi e pertanto sono sottoposti al relativo regime autorizzativo1”.
In merito ad apparecchiature che vantano azioni disinfettanti e/o sanificanti sempre il Ministero della Salute specifica che: “I dispositivi medici disciplinati dal decreto legisla-
1 Come evidenziato nella nota del 20 febbraio 2019, www.salute.gov.it
tivo n. 46 del 1997 (cioè tutti quelli che non sono né impiantabili attivi, né diagnostici in vitro) sono suddivisi in quattro classi (classe I, II a, II b e III), secondo le regole di classificazione specificate nell’allegato IX dello stesso decreto. I dispositivi di classe I sono quelli che presentano minori rischi sotto il profilo della sicurezza, i dispositivi di classe III sono quelli di maggiore criticità2”.
In questi ultimi giorni ho purtroppo avuto modo di parlare con molti cittadini ed ex pazienti ricoverati per SARS-Cov-2, con responsabili e titolari di aziende e industrie, oltre che associazioni istituzionali e associazioni di soccorso, i quali hanno acquistato anche a prezzi non certo popolari detti apparecchi, confidando che tali trattamenti potessero eradicare fino al 99,99% di tutti batteri, soprattutto quelli patogeni, ed in particolare il Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2. Tutto questo riferito anche a trattamenti di aree confinate di rilevanti dimensioni, dato che a questi clienti era stata garantita, da parte di chi ha proposto e venduto loro tali apparecchi, un’azione di disinfezione grazie ad una capacità biocida, sanificante e persino sterilizzante. Basta digitare in qualsiasi motore di ricerca internet i termini “Ozono” e “Coronavirus” per vedere comparire pagine e pagine di queste “mirabolanti” soluzioni. Concludo sottolineando che oltre a quanto esposto in precedenza, è preoccupante la sottostima del rischio di esposizione diretta e indiretta a tali trattamenti: infatti, come evidenzia il sito della European Chemical Agency, il limite di esposizione professionale all’ozono è bassissimo.
Si invita dunque alla assoluta vigilanza, e a cautelare chi effettivamente cerca di attenersi alle normative impartite dal Ministero della Salute e da altri organi competenti a non dover riabilitare ambienti dopo un trattamento igienizzante effettuato con certi apparecchi classificati come di largo consumo, e attenzionare gli organi preposti ad intervenire sull’argomento evidenziato, onde scongiurare nuove ripartenze epidemiologiche. Infatti l’ozono generato in situ per l’igienizzazione delle superfici comporta dei rischi e delle controindicazioni importanti. Resta inoltre il tema dell’evidenza scientifica, al momento inesistente, dell’attività disinfettante dell’ozono nei confronti del Coronavirus responsabile della SARS-Cov-2.
2 Consultabile al sito www.salute.gov.it
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Buone prassi igieniche nei confronti di SARS-COV-2
L’uso di idonei dispositivi di protezione individuale, il mantenimento della distanza di sicurezza, la disinfezione accurata e sistematica di mani e superfici sono le misure di prevenzione urgenti che l’emergenza ha richiesto di porre in essere a cura di Cristina Cardinali
Il nuovo coronavirus è sensibile a sostanze di disinfezione di uso comune che vanno incluse in protocolli operativi di sanificazione degli ambienti in funzione della destinazione d’uso. Per rispondere alle richieste di tecnici e operatori che devono gestire i piani di sanificazione Anid, l’Associazione delle aziende di disinfestazione, ha pubblicato un documento (Buone Prassi igieniche nei confronti di SARS-CoV-2), elaborato partendo da un’analisi della bibliografia esistente. Il testo comprende anche una valutazione nello specifico dei vari formulati reperibili in commercio, abbinandoli alle diverse fasi applicative per le aree soggette al contagio da SARS-CoV-2 (sia in presenza di virus sia in forma preventiva), nel
rispetto dell’ambiente e per la salvaguardia della salute pubblica; il tutto in accordo con le indicazioni del Ministero della Salute emesse in data 22 febbraio 2020 secondo cui i virus SARS-CoV-2 “sono efficacemente inattivati da adeguate procedure di sanificazione che includano l’utilizzo dei comuni disinfettanti di uso ospedaliero, quali ipoclorito di sodio (0.1%-0,5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%), per un tempo di contatto adeguato.
PROGRAMMA DI SANIFICAZIONE
Il programma d’intervento ambientale e il relativo meccanismo di attuazione possono variare in base alle dimensioni della struttura e ai servizi forniti. Esso comprende:
■ l’organizzazione delle attività da svolgere secondo quanto pianificato per le aree diversamente esposte al contagio;
■ la gestione dei prodotti e delle attrezzature di disinfezione e degli indumenti di lavoro, compreso il loro approvvigionamento ed eventuale sanificazione o smaltimento;
■ la responsabilità della gestione diretta degli interventi. Un programma di sanificazione si deve basare sulle Buone Prassi Igieniche (GHP) in cui vengono riportate in modo specifico tutte le istruzioni per lo svolgimento delle operazioni di pulizia e disinfezione.
Le disinfezioni sono efficaci nell’ambito di un piano di sanificazione, ove la pulizia precede il trattamento e
S LINEE GUIDA ANID XX DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
ove vengono seguite modalità operative appropriate in materia di concentrazione, tempo di contatto, temperatura e pH.
MODALITÀ OPERATIVE
Come da specifiche ministeriali, durante le operazioni di sanificazione devono essere mantenute le distanze di almeno un metro tra gli operatori. Devono essere favorite le attività che consentono l’impiego di meno persone possibili e nel caso di produzione di aerosol cercare di impiegare al massimo una persona per locale.
Le operazioni di pulizia e disinfezione vanno sempre eseguite spostandosi dalle aree meno inquinate verso quelle più inquinate.
Le operazioni di pulizia e disinfezione procedono dall’alto verso
il basso. Il pavimento è l’ultima superficie trattata. Vanno pulite e disinfettate accuratamente le superfici orizzontali nei locali confinati, concentrandosi in particolare sulle superfici di stazionamento prolungato o quelle a più alta frequenza di utilizzo e contatto (ringhiere, rubinetti, tavoli, interruttori, maniglie delle porte, telefoni), e intorno ai letti per un perimetro con un raggio di almeno 2 metri.
Per evitare la possibile generazione di aerosol durante le attività di pulizia, è opportuno che vengano utilizzati panni inumiditi, anziché spolverare o spazzare.
Se fosse necessario passare l’aspirapolvere, verificare che questo sia dotato di un filtro particellare ad alta efficienza.
Al termine delle operazioni, gli utensili e le attrezzature utilizzate devono essere pulite, sanificate e asciugate dopo ogni utilizzo.
SANIFICAZIONE IN AMBITO ESTERNO
L’esecuzione di un trattamento di sanificazione di strade e aree pubbliche o private soggette ad uso pubblico, in ambito esterno, va limitato a interventi straordinari, assicurando misure di protezione per gli operatori e la popolazione esposta.
L’ambito territoriale del trattamento viene individuato con l’effettuazione di un sopralluogo conoscitivo, finalizzato ad acquisire la padronanza del territorio necessaria per una corretta progettazione dell’intervento.
In particolare l’analisi del territorio deve definire ed individuare i seguenti aspetti operativi:
■ Elenco delle strade soggette a trattamento.
■ Valutazione del rischio di inquinamento ambientale (scolo in falde acquifere, sistemi fognari non adeguati, ecc.).
■ Tipologia di superfici da trattare.
■ Eventuali difficoltà per l’accesso (strade pedonali protette da dissuasori mobili, catene, fioriere, transenne, cancelli, ecc.).
■ Presenza di siti sensibili.
■ Eventuali rischi connessi alla sicurezza nell’area interessata al servizio, onde preordinare ogni necessario presidio o protezione e renderne edotti i propri lavoratori.
Programmazione
La Programmazione dei servizi dovrà anticipare un preciso calendario di trattamenti, in modo tale da consentire la comunicazione a tutta l’utenza delle misure precauzionali da adottare prima, durante e dopo i trattamenti di disinfezione.
Dovranno inoltre essere prese in considerazione, assieme al committente, le apposizioni dei divieti di sosta nelle aree da trattare.
Al fine di evitare interferenze, gli interventi andranno programmati preferibilmente in orari notturni o al mattino presto.
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SPECIALE SANITÀ
Progettazione
Sulla base dell’analisi condotta il Responsabile tecnico, assieme al RSPP, devono definire il numero adeguato di operatori e di mezzi, al fine di garantire la regolarità e l’efficienza del servizio richiesto.
Le caratteristiche tecniche dei mezzi impiegati devono essere tali per cui le dimensioni massime e il diametro di sterzata dei veicoli consentano agevolmente il transito, la fermata e le manovre all’interno delle strade e delle aree d’intervento, nel rispetto delle norme sulla circolazione, tenuto conto della rete stradale esistente. Gli automezzi in servizio dovranno essere facilmente riconoscibili; meglio se riportanti una scritta identificativa del servizio con caratteri di dimensioni facilmente visibili. Tutti i mezzi dovranno essere in buono stato di efficienza, pulizia e decoro.
Si consiglia di valutare assieme al committente il possibile prelievo dell’acqua necessaria per l’espletamento del servizio attraverso gli idranti comunali. Sarebbe utile ed opportuno se ogni mezzo dedicato ai servizi di sanificazione delle strade fosse in possesso di un sistema di rilevamento satellitare che consenta di registrare e trasmettere i dati di localizzazione ottenibili con il sistema GPS. In ogni caso, anche in caso di assenza del sistema satellitare, è necessario produrre un report di servizio contenente le seguenti informazioni: ■ prodotto impiegato e quantità ■ confronto tra servizio previsto e servizio effettuato e creazione di un report descrittivo delle attività svolte, riportando nello specifico l’elenco delle strade trattate e le eventuali anomalie di servizio (aree inaccessibili o interferenze riscontrate).
Esecuzione
I mezzi e le attrezzature utilizzate per lo svolgimento del servizio devono consentire la bagnatura
all’interno di vicoli\viottoli di difficile accesso, dei porticati, sui marciapiedi e negli spazi circostanti contenitori e altri oggetti fissi.
L’acqua occorrente potrà essere prelevata, mediante appositi tubi di caricamento, nei punti indicati dall’Amministrazione Comunale.
Nell’effettuare le operazioni di sanificazione gli addetti dovranno usare gli accorgimenti necessari per evitare di arrecare ingiustificati disagi agli utenti e comunque alle persone.
Sarebbe auspicabile la presenza di un operatore che svolga l’attività di supervisore, al fine di prevenire eventuali interferenze e nel caso di gestirle prontamente.
In caso di impiego di mezzi per il lavaggio delle strade, ovvero con irrorazione a pressione, è bene prevedere anche la rimozione dei rifiuti accumulati nelle cunette stradali, in
modo da evitare l’intasamento del sistema di scarico.
Le superfici di strade, marciapiedi, piazze e sottopassi possono essere sanificate utilizzando specifici prodotti liquidi, addizionati all’acqua del serbatoio delle spazzatrici, che durante la pulizia nebulizzano il liquido direttamente sulla superficie aspirata, oppure in apposite cisterne a servizio di lance manuali utilizzate per bagnare le superfici.
Prodotti
Tutte le operazioni di sanificazione devono prevedere la pulizia preventiva con acqua e detergenti al fine di rendere le superfici libere da materiale organico.
Si precisa inoltre che non esistono disinfettanti biocidi autorizzati per l’uso su strade.
I composti a base di cloro (ipoclorito di sodio diluito allo 0,1%) hanno una
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LINEE GUIDA ANID
buona capacità antimicrobica, tuttavia non vanno mai né dimenticati né sottovalutati gli svantaggi del loro uso. Infatti, l’ipoclorito di sodio potrebbe sviluppare gas tossici in presenza di altre sostanze come ammoniaca e prodotti acidi, nonché perdere l’attività antimicrobica in presenza di acqua dura. Infine non va trascurato l’impatto ambientale negativo legato all’intrinseca tossicità del cloro dilavato dalle acque di scarico.
I prodotti a base di sali quaternari di ammonio, in presenza di sostanza organica, divengono inefficaci contro i virus, comportandosi come dei comuni detergenti. Non va poi trascurata la tossicità dei sali quaternari d’ammonio per i gatti.
Tra i composti a base di ossigeno, il perossido d’idrogeno alla concentrazione dello 0,5% si è dimostrato efficace quale battericida e virucida dopo un brevissimo tempo di contatto (30” -1’). Un altro prodotto che utilizza l’ossigeno è la cosiddetta acqua ozonizzata, anche questa impiegata per la disinfezione di grandi e piccole superfici.
I prodotti a base di ossigeno presentano una bassissima tossicità ambientale (il perossido d’idrogeno viene degradato in acqua e ossigeno, mentre l’acqua ozonizzata, in acqua), sono sicuri per gli operatori e non corrodono le superfici.
DISINFEZIONE DI LOCALI AD ALTA FREQUENTAZIONE
Per i locali e le aree confinate con elevata umidità, stazionamento prolungato e/o elevata densità di frequentazione s’intendono palestre, carceri, scuole, aeroporti e stazioni, centri diurni, mense collettive, bar e ristoranti, negozi, mezzi di trasporto pubblico, locali di lavorazione ad elevata umidità,alberghi, ecc., oltre a locali con stazionamento prolungato notturno in cui sono presenti superfici a contatto continuativo con l’aerosol generato dalla respirazione umana. Le misure di disinfezione devono essere rivolte principalmente a quelle superfici che si trovano maggiormente esposte al contatto con le persone, come le superfici orizzontali che sono a livello del viso e del busto, e quelle più manipolate, come maniglie, pulsantiere, fotocopiatrici, tastiere, mouse, ecc., poiché la probabilità di presenza e persistenza del virus è maggiore.
Esecuzione
Per prima cosa occorre rimuovere, ove possibile, gli oggetti presenti sugli arredamenti e confinarli così da potere procedere con la loro
pulizia e sanificazione in un secondo momento. Assicurarsi inoltre che le apparecchiature siano distaccate dalla corrente elettrica prima di procedere con le attività previste.
Successivamente le operazioni di pulizia e disinfezione vanno eseguite spostandosi dalle aree meno inquinate verso quelle più inquinate e devono procedere dall’alto al basso per concludersi con il pavimento.
Nell’effettuare le operazioni di pulizia e disinfezione gli addetti devono usare tutti gli accorgimenti necessari per evitare di sollevare polvere o schizzi di acqua.
Al termine delle operazioni manuali, se ritenuto opportuno, potrà essere eseguita disinfezione mediante aerosol per il raggiungimento dei punti ciechi o le aree di difficile accesso.
Prodotti e materiali
Ad ogni operatore deve essere fornita la dotazione personale di materiali e prodotti chimici necessari per le operazioni programmate. Si consiglia di effettuare le operazioni di pulizia utilizzando un detergente neutro, seguito da risciacquo.
Successivamente eseguire la disinfezione applicando il prodotto alle superfici che per la loro altezza potrebbero essere state a diretto contatto con le persone e quindi contaminate da secrezioni.
Si consiglia a questo scopo di impiegare soluzioni di ipoclorito di sodio 0,1%.
Se si usa candeggina per uso domestico ad una concentrazione iniziale del 5% la diluizione è 1:50.
Per le superfici che possono essere trattate con il sopracitato disinfettante, si consigliano i seguenti tempi di contatto: ■ superfici non-porose, 5 minuti ■ oggetti ad immersione, 30 minuti ■ per tessuti o apparecchiature sensibili è possibile applicare una soluzione di etanolo al 70% o perossido di idrogeno allo 0,5%, con un tempo di attuazione minimo di 1 minuto.
Gli utensili e le attrezzature utilizzate per la pulizia e la disinfezione devono essere sanificati prima del riutilizzo in altri ambienti e in particolare nel passaggio da aree ad alto rischio verso aree a rischio minore.
Se ritenuto opportuno, procedere mediante ozonizzazione ambientale, da svolgere dopo aver sanificato gli oggetti precedentemente rimossi, i quali andranno riposizionati nelle loro sedi originarie.
In ogni caso si raccomanda di utilizzare esclusivamente prodotti per uso professionale,
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SPECIALE SANITÀ
LINEE GUIDA ANID
ovvero biocidi o PMC autorizzati dal Ministero della Salute con azione virucida dichiarata in etichetta, selezionando quelli con il più basso impatto ambientale. Dopo il trattamento, i DPI usa e getta devono essere collocati negli appositi contenitori per rifiuti e trattati come rifiuti pericolosi, tranne i casi in cui sono state raggiunte aree ad alta contaminazione virale; in tal caso dovranno essere trattati come rifiuti biosanitari di categoria B.
Indumenti di lavoro Indumenti aziendali (tesserino di identificazione con nominativo e fotografia, pantaloni, camicia, ecc.), guanti monouso e guanti in nitrile UNI EN 374-5:2016, stivali antinfortunistici, tuta monouso UNI EN ISO 14126:2002, protezione facciale (visiera, occhiali protettivi), mascherina FFP3 standard o equivalente. Se non è disponibile una protezione FFP3 e si utilizza una mascherina differente (tipo chirurgica), evitare l’esecuzione di procedure che generano aerosol (gocce d’acqua in sospensione) poiché sono associate ad un aumento del rischio di trasmissione dell’agente patogeno. Si consiglia di utilizzare dispositivi di protezione oculare riutilizzabili (ad es. occhiali protettivi o visiera), correttamente sanificati secondo le istruzioni del produttore dopo ogni utilizzo.
DISINFEZIONE DI LOCALI CON STAZIONAMENTO BREVE
Per i locali con stazionamento breve o saltuario di persone, come ad esempio, corridoi, hall, magazzini, alcune tipologie di uffici, ecc., compresi i locali dopo chiusura superiore a 9 giorni (tempo stimato di persistenza massima del coronavirus sulle superfici inanimate), le misure di disinfezione devono essere anche qui rivolte principalmente a quelle superfici che si trovano maggior-
mente esposte al contatto con le persone, come le superfici orizzontali che si trovano a livello del viso e del busto, e quelle più manipolate.
Esecuzione
In questo caso è opportuno effettuare le operazioni di pulizia seguite da risciacquo e successiva disinfezione delle superfici valutate a più alto rischio.
Al termine delle operazioni manuali, potrà essere eseguita disinfezione mediante aerosol per il raggiungimento dei punti ciechi o delle aree di difficile accesso.
Prodotti e materiali
Per le operazioni di pulizia si con-
siglia di utilizzare un detergente neutro, seguito da risciacquo.
Successivamente eseguire la disinfezione applicando il biocida mediante panni immersi in soluzione di ipoclorito di sodio 0,05%. Se si usa candeggina per uso domestico ad una concentrazione iniziale del 5% la diluizione è 1:100.
Per le superfici che possono essere trattate con il sopracitato disinfettante, si consigliano i seguenti tempi di contatto:
Per la disinfezione di superfici non-porose: si consiglia un tempo di contatto di 5 minuti.
Per tessuti o apparecchiature sensibili, è possibile applicare una soluzione di etanolo al 70% o perossido
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DETERGENTI
La detersione fisica è una pratica che deve sempre precedere le operazioni di disinfezione e che da sola è in grado di ridurre fino al 90% della carica microbica. Consiste nell’asportazione meccanica dei residui grossolani e nel risciacquo con acqua tiepida immediatamente al termine del lavoro. Una detersione non condotta o condotta in maniera inappropriata inficerà l’azione del disinfettante rendendo inutile il suo impiego.
La migliore regola pratica per la scelta di un detergente è: “il simile scioglie il simile”; quindi uno sporco acido richiede un detergente acido, mentre uno alcalino va rimosso con un detergente alcalino.
Il parametro più utilizzato per descrivere la natura di una soluzione detergente è il pH, cioè la misura che indica l’acidità o la basicità per liquidi e gas.
Detergenti acidi (pH variabile da 0 a 4), composti da acido cloridrico, acido fosforico, acidi organici. Impiegati per la rimozione delle incrostazioni inorganiche dalle superfici. Sono prodotti aggressivi e come tali vanno usati con attenzione (soprattutto su marmo, granito, pietre naturali, metalli e leghe). Da preferire generalmente i prodotti contenenti acido fosforico e citrico con i quali si possono pulire oltre ai sanitari anche le apparecchiature in acciaio inox.
Detergenti neutri o debolmente alcalini (pH prossimo a 7), Agiscono sullo sporco pigmentario, agglomerato e grasso leggero
Detergenti alcalini (pH superiore a 8), contenenti agenti liscivianti e diversi additivi funzionali: tensioattivi anionici e non ionici, sequestranti, chelanti, alcali con azione sgrassante, ossidanti con azione disinfettante, solventi organici. Impiegati per la rimozione dello sporco organico, sono i detergenti più usati. A questa classe appartengono anche i Detergenti caustici caratterizzati da pH estremamente alto (12-14) composti prevalentemente da idrossido di sodio, utilizzati per la disgregazione di sporco particolarmente ostinato, molto grasso e/o carbonizzato.
di idrogeno allo 0,5%, con un tempo di attuazione minimo di 1 minuto.
Procedere mediante disinfezione ambientale aerosol utilizzando esclusivamente prodotti per uso professionale, ovvero biocidi o PMC autorizzati dal Ministero della Salute con azione virucida dichiarata in etichetta, selezionando quelli con il più basso impatto ambientale.
Indumenti di lavoro
Indumenti aziendali (tesserino di identificazione con nominativo e fotografia, pantaloni, camicia, ecc.), guanti monouso, stivali antinfortunistici, tuta monouso UNI EN ISO 14126:2002, protezione facciale (visiera, occhiali protettivi e maschera autofiltrante contro particelle P3 che garantiscono la protezione delle vie respiratorie e degli occhi.
DISINFEZIONE PREVENTIVA
Si tratta di una attività preventiva da svolgere in locali confinati interni per garantire la loro disinfezione ambientale.
In questo caso si procede mediante disinfezione ambientale aerosol utilizzando esclusivamente prodotti per uso professionale, ovvero biocidi o PMC autorizzati dal Ministero della Salute con azione virucida dichiarata in etichetta, selezionando quelli con il più basso impatto ambientale.
Indumenti di lavoro Indumenti aziendali (tesserino di identificazione con nominativo e fotografia, pantaloni, camicia, ecc.), guanti monouso, scarpe antinfortunistiche, tuta monouso, protezione facciale con maschera autofiltrante contro particelle P3.
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXV
Valori rappresentativi di pH Sostanza pH
1M 0 1,5 1,5-2,0
2,4 2,5 Aceto 2,9 3,5 4,5 <5,0 5,0 5,5
5,0-6,0 6,5 Acqua
7,0 6,5-7,4 7,34-7,45 7,7-8,3
9,0-10,0
11,5
12,5 13,5
14
Acido cloridrico
Succo di limone
Acqua deionizzata a 25 °C
pura a 25 °C
Sapone per le mani
Ammoniaca domestica
Varechina
Idrossido di sodio
L’importanza delle procedure contro minacce sempre più sofisticate
Ci sono ambienti particolarmente delicati in cui la carica batterica costituisce un nodo cruciale che impone di adottare procedure efficaci e sistemi di pulizia avanzati per ridurre il rischio di diffusione dei virus
Ebola, H1N1, Coronavirus, cambiano i nomi, la geografia e le dimensioni della minaccia ma le armi a nostra disposizione rimangono le stesse: l’isolamento e la quarantena sono le uniche barriere che impediscono ai virus di diffondersi.
L’igiene e la pulizia sono fondamentali in questi frangenti: solo procedure chiare e impeccabili permettono alla quarantena di essere veramente efficace Il controllo della contaminazione crociata, ovvero della diffusione delle cariche batteriche, è il frutto di molteplici azioni e tecniche di pulizia che divengono più semplici se accompagnate dalla giusta attrezzatura. Per questo TTS continua a sviluppare sistemi professionali progettati in base alle specifiche esigenze degli ambienti sanitari, dove la pulizia non è una scelta ma una necessità per il bene dei pazienti e degli operatori sanitari.
L’IGIENE INIZIA DALLE MANI
Le mani sono il primo veicolo di trasmissione dei germi, è quindi essenziale che siano sempre pulite e igienizzate: per questo motivo i carrelli multiuso di TTS sono attrezzabili con disinfettanti per le mani, rendendoli subito disponibili al bisogno.
È inoltre fondamentale evitare che le mani entrino in contatto con lo sporco, per questo è importante scegliere sistemi per il lavaggio dei pavimenti touch-free che permettono di dismettere panni e mop senza dover toccare le fibre sporche TTS offre telai touch-free per ricambi alette, tasche e reversibili: gli innovativi telai Uni System, Blik e Trilogy consentono di sganciare in un attimo il ricambio usato mediante uno speciale meccanismo a pressione che permette di non entrare mai in diretto contatto con lo sporco, garantendo di fatto la massima igiene in qualsiasi tipo di procedura di pulizia.
S ATTREZZATURE XXVI DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
Carrello Magic con Dosely
QUATTRO CHIAVI PER IL CONTROLLO DELLA CONTAMINAZIONE CROCIATA
Abbiamo a disposizione quattro armi per ridurre il rischio di contaminazione crociata: panni puliti, principi attivi, microfibra e codice colore
Evitare il passaggio dei germi da una stanza all’altra è alla base del controllo della contaminazione crociata, per questo è indispensabile utilizzare panni puliti per ogni nuova area da trattare. Inoltre, il trasporto e lo stoccaggio di panni umidi creano un ambiente favorevole alla proliferazione batterica, cosa che si può evitare utilizzando esclusivamente panni asciutti impregnati poco prima dell’effettivo impiego Dosely rende semplici e immediate queste buone prassi: la stazione d’impregnazione su carrello permette di preparare i panni on demand, consentendo di elevare facilmente gli standard d’igiene La soluzione detergente è contenuta in una tanica ermetica che preserva i principi attivi, inoltre impregnando i panni poco prima del loro uso si utilizzano i detergenti al massimo della loro capacità germicida. Dosely consente la massima flessibilità: il dosaggio può essere regolato da 50 a 350 ml, garantendo la saturazione ottimale per ogni tipo di panno utilizzato e ogni ampiezza di superficie da pulire.
È consigliabile abbinare Dosely ai panni in microfibra per assicurare la massima efficacia della pulizia: l’azione meccanica che caratterizza queste particolari fibre permette infatti di rimuovere fino al 95% dei batteri presenti sulla superficie, riducendo la quantità e l’aggressività del chimico necessario a garantire l’igienizzazione e di conseguenza il rischio di creazione di batteri resistenti. TTS offre un’ampia gamma di microfibre di altissima qualità, studiate per rispondere adeguatamente alle esigenze delle diverse superfici da trattare. Infine, identificare le aree di rischio secondo un codice colore che lega tutte le attrezzature destinate a ciascuna area riduce notevolmente il rischio di errore umano e rende facili e veloci le procedure di gestione del materiale e di lavanderia: per questo TTS offre l’opzione codice colore su tutti i prodotti, dai manici ai panni.
LA SICUREZZA DEL MONOUSO
Ogni minaccia virale richiede specifici agenti chimici per essere debellata: i panni usa e getta di TTS possono essere combinati con qualsiasi principio attivo le direzioni sanitarie dovessero ritenere più adatto, garantendo la massima flessibilità e prestazioni elevate. I panni usa e getta asciutti sono progettati per offrire un’elevata autonomia di lavaggio, sono inoltre
realizzati in microfibra per assicurare la completa rimozione dello sporco
CONCLUSIONE
È tristemente sotto gli occhi di tutti che limitare la diffusione dei virus è una questione molto complessa, per questo è importante non trascurare nessun aspetto e utilizzare attrezzatura professionale in grado di assicurare la massima igiene, riducendo al minimo il rischio di distrazione e l’errore umano.
Carla Zorzo Brand Manager www.ttsystem.com
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXVII
INFORMAZIONE PUBBLICITARIA
Panni usa e getta TTS
Telaio Uni System
ICA: come PREVENIRLE attraverso una CORRETTA sanificazione
La corretta pulizia degli ambienti ospedalieri è un aspetto fondamentale nell’ambito della prevenzione delle Infezioni Correlate all’assistenza: per svolgere un servizio all’altezza, l’intero processo di sanificazione deve essere accuratamente monitorato a cura di Simone Ciapparelli
Uno dei principali problemi di gestione negli ambienti sanitari è sicuramente il rischio infettivo ossia il rischio, che interessa pazienti, visitatori e operatori, di contrarre infezioni durante la permanenza in ospedale o in strutture di residenza assistita.
In particolare, le Infezioni Correlate all’assistenza (ICA) sono tra le complicanze che più affliggono i degenti, e la frequenza con la quale si verificano rappresenta uno dei principali problemi di gestione del rischio infettivo. Infatti, si stima che tra il 5 e il 15% dei pazienti ricoverati sviluppino almeno una ICA durante la permanenza in struttura.
Le ICA sono un grave problema di sanità pubblica in Europa, e l’Italia non fa eccezione: nel 2016 la prevalenza di pazienti nel nostro Paese con almeno un’infezione correlata all’assistenza è dell’8,03%. Il trend di questi fenomeni è oltretutto in aumento, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha assunto il tema della sicurezza del paziente come uno degli obiettivi principali di attività a livello mondiale. Le infezioni ospedaliere hanno un impatto rilevante dal punto di vista economico: un’infezione contratta durante la degenza in ospedale porta a un prolungamento di quest’ultima, e quindi a un aumento dei costi di ricovero, a un maggiore
uso di antibiotici, e a un maggior ricorso a esami di laboratorio, incidendo inevitabilmente in modo negativo sulla spesa sanitaria.
IL RUOLO FONDAMENTALE DELLA SANIFICAZIONE
La frequenza di ICA ospedaliere è determinata dalla diffusione dell’agente patogeno in ospedale, e dipende dalla sua capacità di sopravvivere e moltiplicarsi nell’ambiente e su superfici inanimate e dall’elevata probabilità che, durante il ricovero, il paziente venga esposto a specifiche fonti di infezione.
Il rischio di contrarre infezioni dalle superfici ambientali di arredo con-
S SANIFICAZIONE XXVIII DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
taminate è ancora oggi fonte di dibattito, è però certo che tali superfici possono essere colonizzate dai microrganismi, aumentando il potenziale rischio di contaminazione incrociata attraverso il contatto diretto e/o indiretto con il paziente. È stato dimostrato che, dopo un’esposizione a pazienti colonizzati, le superfici possono rimanere contaminate per lungo tempo, e che la camere contaminate possono contribuire ad aumentare il rischio di contrarre infezioni. Alcuni importanti patogeni ospedalieri mantengono infatti la loro capacità infettiva sulle superfici per un periodo che va da giorni a diverse settimane.
È pertanto molto importante, come dimostrato da numerosi studi, ridurre la contaminazione delle superfici per prevenire la trasmissione di agenti patogeni e quindi le infezioni che questi patogeni potrebbero scatenare.
Le normali procedure di disinfezione lasciano però sulle superfici trattate materia organica, carboi-
drati e proteine in grado di sostenere una veloce ricolonizzazione: nonostante sia stata sanificata, dunque, sulla superficie restano sostanze nutrienti che consentono al patogeno di riprodursi in un arco di tempo anche breve.
Il piano di prevenzione delle ICA consiste quindi nel mantenere, per un periodo che sia il più lungo possibile, un basso livello di carica batterica potenzialmente patogena sulle superfici ambientali, cercando di creare una qualità igienica stabile nel tempo e ridurre al minimo i fenomeni di ricolonizzazione.
Sanificazione: il corretto metodo operativo
Non esistono standard scientifici per misurare l’effetto di un detergente, o modalità per verificare oggettivamente l’efficacia della sanificazione in rapporto alla capacità dell’ambiente di causare patologie per gli utilizzatori dei locali. Per questo, le procedure di sanificazione vengono spesso valutate tramite una percezione visiva dello sporco. È quindi necessario dotarsi di strumenti che consentano di tenere sotto controllo il processo produttivo e valutare poi il risultato finale, decretando se soddisfa o meno gli standard richiesti. L’utilizzo di indicatori, in questo senso, consente di avere un dato sintetico facilmente confrontabile con standard di riferimento: sul servizio di sanificazione devono essere svolte infatti verifiche di conformità che monitorino il livello di igiene e la corretta attuazione delle procedure di sanificazione, verifiche che comprendono controlli di tipo quantitativo e qualitativo mediante l’utilizzo di Indicatori di Processo, per la valutazione del processo produttivo, ed Indicatori di Risultato Microbiologico, per definire il risultato finale della sanificazione.
La funzione degli Indicatori di Processo è quella di controllare le fasi principali dell’erogazione del servizio nelle diverse aree di rischio, consentendo di intervenire con tempestività in caso di pratiche sbagliate. Gli indicatori di processo prevedono quindi una serie di controlli che interessano fasi ritenute cruciali del processo di sanificazione: sarà monitorato l’operato del personale, i macchinari e le attrezzature utilizzati, e la documentazione cartacea che attesta l’avvenuta esecuzione dei processi chiave.
A seconda delle aree di rischio e della tipologia di controllo, verranno compilate check list differenti che tengono conto dell’idoneità della strumentazione utilizzata e dei macchinari impiegati, della corretta esecuzione delle procedure da parte
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXIX
SPECIALE SANITÀ
dell’operatore e della presenza in azienda della documentazione richiesta. L’indice che si ricaverà verrà poi confrontato con il dato atteso e consentirà di definire se il servizio erogato soddisfa o meno i requisiti richiesti. Eventuali non conformità andranno corrette attraverso analisi volte ad individuare una strategia migliorativa degli aspetti sotto esame. Una corretta fase di monitoraggio dei processi comprende i seguenti aspetti:
Formazione
Questo è un punto notevolmente importante, perchè consente di formare e responsabilizzare i singoli operatori, dai quali dipende in gran parte l’efficacia del processo. L’operatore andrà istruito attraverso piani di formazione specifici, registrando sia l’addetto che la rispettiva scheda di valutazione, e le competenze acquisite andranno valutate tramite verifiche ispettive. La non conformità delle operazioni svolte richiederà un’ulteriore formazione e valutazione delle operazioni svolte. Per operare in ambienti che ospitano pazienti a più elevato rischio, occorrerà programmare, per gli operatori che lavoreranno in tale ambito, un percorso formativo
più approfondito e dettagliato. La formazione dovrà quindi essere programmata a più livelli, prevedendo sia corsi base, che fasi successive di specializzazione a seconda della tipologia di locali dove sarà necessario operare.
L’utilizzo dei prodotti
Durante l’ispezione visiva dell’operatore, bisogna valutare sia i prodotti utilizzati siano corretti rispetto alla superficie da sanificare, sia che il prodotto sia stato diluito nel modo corretto. In cantiere devono infatti essere presenti le schede tecniche e di sicurezza di tutti i prodotti utilizzati, distinti per aree di rischio, e la diluizione dovrà essere conforme quanto riportato dalla scheda tecnica ed idonea all’area di rischio ed alla tipologia di superficie. In caso si dovesse registrare una non conformità nell’ambito di una diluizione effettuata dall’operatore stesso, quest’ultimo dovrà essere nuovamente formato e sottoposto a test di apprendimento della formazione. La ripetizione della formazione dell’operatore in caso di svolgimento non conforme delle operazioni, e il relativo test, vale anche per tutti gli altri aspetti descritti in seguito.
S SANIFICAZIONE XXX DIMENSIONE PULITO | 03/2020
PIANO DI FORMAZIONE ATTIVITÀ DI PULIZIA E DISINFEZI ONE IN AREE ESTERNE (AE, LS) ATTIVITÀ DI PULIZIA E DISINFEZ IONE IN AREE A BASSO RISCHIO (BR) ATTIVITÀ DI PULIZIA E DISINFEZI ONE IN AREE A MEDIO RISCHIO (MR) ATTIVITÀ DI PULIZIA E DISINFEZI ONE IN AREE AD ALTO RISCHIO (AR) ATTIVITÀ DI PULIZIA E DISINFEZI ONE IN AREE AD ALTISSIM O RISCHIO (AAR) ORE DI AGGIORNAME NTO IN CASO DI NON CONFORMITÀ Addetti neoassunti (da ditta cessante) 4h 4h 6h 8h 10h 2h Addetti neoassunti 8h 8h 10h 14h 18h 2h Addetti alla pulizia periodica: Risanamenti ordinari 1h 1h 1,30h 2h 2h 1h Pulizia periodica: Risanamenti radicali 1,30h 1,30h 2h 2,30h 3h 1h
Corretto utilizzo dei materiali
Attraverso un utilizzo non idoneo della strumentazione si rischia di favorire i fenomeni di colonizzazione microbica e contaminare aree che prima non lo erano. Durante la visita ispettiva bisogna quindi prestare attenzione a che i materiali siano usati nel modo corretto, e a diversi altri aspetti: bisogna verificare che nel carrello siano presenti tutti i prodotti necessari per svolgere correttamente il servizio, che il numero di panni per il lavaggio sia adeguato alla superficie da
AREE AD ALTO E AD ALTISSIMO RISCHIO: COSA SONO
Aree ad alto rischio (AR): comprendono ambienti ed aree sanitarie di diagnosi e cura con utenza a rischio o procedure assistenziali invasive, quali aree critiche e degenze ad alta intensità e complessità di cura; degenze con pazienti immunocompromessi o infetti, camere di degenza all’interno di aree sanitarie a medio rischio utilizzate come isolamenti; sale interventistiche eccetto le camere operatorie.
Aree ad altissimo rischio (AAR): comprendono ambienti che necessitano di Bassa Carica Microbica e contaminazione attesa controllata per esecuzione di procedure altamente invasive e/o manipolazione di materiali critici. In queste zone gli interventi devono essere eseguiti sulla base di procedure e istruzioni di sanificazione stabilite da norme sanitarie o da requisiti di accreditamento ad esse conformi nonché sulla base di specifici protocolli interni che indichino mansioni, addetti e responsabili.
In queste aree le operazioni di pulizia e disinfezione devono essere eseguite da operatori dedicati, specificatamente formati, limitando al massimo i casi di turnover del personale.
pulire e che il panno/mop sia sostituito dopo essere stato usato per i metri quadri stabiliti e da un locale all’altro. Inoltre è fondamentale assicurarsi che l’operatore utilizzi il materiale della linea mano rispettando il codice colore e la sequenza di utilizzo dei panni.
Lavatrice per il ricondizionamento igienico dei panni Dopo ogni uso, i panni utilizzati per il lavaggio dei pavimenti vengono ricondizionati tramite ciclo di lavaggio in una lavatrice professionale, fino ai primi segni di inefficacia del panno stesso. È preferibile che i panni usati per il servizio di pulizia siano monouso. Nel caso si utilizzino tessili non monouso, questi vanno trattati adottando procedure volte a ridurre al minimo la possibilità di contaminazioni crociate tra materiale sporco e materiale pulito. Le fasi di gestione e trattamento dei tessili consistono nel ricevimento e successivo lavaggio e ricondizionamento dei tessuto sporchi, e nella gestione della preparazione e della consegna dei tessuti puliti. È opportuno, sotto quest’ultimo aspetto, definire percorsi dedicati per il materiale in entrata ed uscita dal locale lavanderia, per assicurare una corretta separazione tra il materiale sporco proveniente dai reparti e quello pulito da avviare a nuovo utilizzo.
Per quanto riguarda il lavaggio, sia la presenza di tensioattivi che la temperatura svolgono un ruolo fondamentale nella rimozione dello sporco catturato dalla microfibra. Questi due elementi andranno quindi bilanciati nella maniera adeguata, in modo da ottenere un’azione pulente più efficace possibile, e in questo senso, per ottenere risultati ottimali, l’uso di prodotti adeguati e la corretta impostazione dei cicli di lavaggio sono fattori di primaria importanza. Fondamentale è anche rispettare la quantità di carico idonea in rapporto alla capacità della lavatrice, questo garantirà un’adeguata rimozione meccanica dello sporco.
Durante le ispezioni è quindi necessario monitorare la temperatura di lavaggio e il programma impostato, la quantità sia dei panni introdotti, che del detergente utilizzato, e il rispetto del piano periodico di manutenzione del macchinario.
Dosatori automatici
Queste apparecchiature consentono di dispensare una quantità di prodotto preimpostata, riducendo l’errore umano in fase di diluizione.
La verifica su questo tipo di macchine dovrà prevedere controlli riguardo alla corretta quantità di prodotto erogata e alla corretta tipologia di prodotto inserita. Come nel caso delle lavatrici, bisognerà
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXXI
SPECIALE SANITÀ
assicurarsi che il piano di manutenzione della macchina venga rispettato.
Carrelli
Sono lo strumento principale di supporto all’operatore per svolgere il servizio di sanificazione. Una volta terminato il servizio, i carrelli vengono solitamente lasciati in magazzino, per poi essere riportati in reparto per il turno di pulizia successiva. Nel caso di carrelli utilizzati in reparti ad Alto Rischio (AR) e ad Altissimo Rischio (AAR), i carrelli dovrebbero essere dedicati, e lasciati in aree apposite all’interno degli stessi ambienti. Questi inoltre dovrebbero essere minuziosamente sanificati, pulendoli interamente ogni giorno durante la fase di allestimento e preparazione del materiale e
appena prima dell’ingresso nelle aree da sanificare. Durante la pulizia, occorre soffermarsi sulle parti del carrello che più possono essere fonte di contaminazione, come le ruote, manopole, maniglie e impugnature, le vasche per lo stoccaggio dei panni puliti. In caso di inadeguatezza o usura dei materiali, sarà necessario sostituire le singole parti o l’intero carrello.
Macchine lavapavimenti
Come per i carrelli, anche queste apparecchiature, se non dedicate per aree di rischio, vengono tenute in magazzini ed utilizzate in reparti a differente grado di rischio. Se utilizzate in aree ad Alto ed Altissimo Rischio, è auspicabile che siano mantenute dedicate a tali ambienti. La pulizia delle lavasciuga interessa in particolare le ruote, le manopole
e le maniglie dei comandi, la pulizia del serbatoio di riempimento e del tergipavimento. Inoltre è necessario prestare attenzione al grado di usura delle singole parti, come ad esempio le spazzole, e al piano periodico di manutenzione della macchina. In caso di inadeguatezza dei materiali, si sostituiranno le parti usurate o l’intera strumentazione. Se le criticità interessano l’operatore, verranno risolte prevedendo ore di formazione aggiuntive e test di verifica dell’apprendimento.
Fonte: Linea Guida Sulla Valutazione Del Processo Di Sanificazione Ambientale Nelle Strutture Ospedaliere e Territoriali Per Il Controllo Delle Infezioni Correlate All’Assistenza (ICA), a cura dell’Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere.
S SANIFICAZIONE XXXII DIMENSIONE PULITO | 03/2020
GIOBACTER SPRAY disinfettante multiuso
Medusa Srl presenta Giobacter Spray una soluzione idroalcolica Presidio Medico Chirurgico indicato per la disinfezione di tessuti, oggetti, ambienti privati e professionali, impianti di climatizzazione, cuscini, telefoni, maniglie di porte e finestre, ruote e ripiani di carrelli, servizi igienici e superfici varie. Trova impiego anche durante la manutenzione periodica di autovetture, roulettes, camper, mezzi di trasporto pubblico e natanti.
La soluzione, grazie alla presenza del sodio nitrito, non ha potere ossidante.
La soluzione alcolica di Giobacter Spray ha la caratteristica di evaporare velocemente e di non lasciare residui sulla superficie trattata. Il principio attivo contenuto all’interno del prodotto non è assorbibile da alcun tipo di materiale plastico o elastomerico (gomme naturali e sintetiche). Giobacter Spray presenta un alto potere detergente, che facilita il
distacco delle particelle organiche e un pieno rispetto dell’affilatura degli strumenti taglienti. Il prodotto ha capacità di distribuirsi in modo uniforme su tutte le superfici e grazie alla presenza di antiossidanti protegge gli oggetti dall’ossidazione. www.medusasrl.com
S DISINFETTANTI SPECIALE
SANITÀ
SANIFICARE la biancheria e gli abiti da lavoro
Per un pulito igienizzato si devono adottare procedure e protocolli certificati studiati per i singoli casi ed esigenze e attraverso sistemi di lavaggio che consentano di abbattere la carica batterica presente sui manufatti tessili
Oggi il mondo sta affrontando, forse, la sua peggiore crisi, perché l’umanità nonostante tutto il suo progresso, nonostante tutto il suo sapere, si è scoperta indifesa. Da questo momento storico l’uomo ha due possibilità, fare tesoro di questo insegnamento o, a scampato pericolo, tornare a comportarsi come prima. Naturalmente tutti diciamo: “Facciamo tesoro di questo insegnamento” ma dalle parole si deve passare ai fatti e nel mondo della detergenza passare ai fatti vuol dire adottare delle procedure e dei
sistemi di lavaggio che oltre a pulire possano realmente sanificare la biancheria e gli abiti da lavoro. Questo processo non prevede il solo utilizzo di un prodotto classificato P.M.C. (Presidio Medico Chirurgico) ma ancora più essenziale l’utilizzo di un protocollo che vada a valutare il processo nel suo insieme.
Per fare un esempio: aggiungere alla fase di lavaggio un prodotto igienizzante come l’ipoclorito di sodio, l’acqua ossigenata o l’acido peracetico è ottimo, ma se all’uscita della lavatrice la biancheria sporca viene messa vicina o in prossimità di quella sporca, capirete che è tutto inutile.
di Marcello Falvo
Una lavanderia che vuole fare un processo di sanificazione deve: 1) Ricevere la biancheria sporca in locali dedicati fisicamente separati da dove vengono lavorati i capi puliti
2) Impiegare processi di lavaggio dove l’azione chimica e termica sono utilizzare per eliminare tutta la carica batterica dai manufatti tessili
3) Organizzare una gestione Post Lavaggio della movimentazione della biancheria in modo da ridurre al minimo le possibilità di ricontaminazione.
Ma in che modo si può far fronte a queste esigenze?
S LAVAGGIO SANIFICANTE XXXIV DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
METODO DI LAVAGGIO
San-Wash è il metodo di lavaggio certificato per singola lavanderia che prevede un’azione integrata tra prodotti e programmi di lavaggio studiati per le singole esigenze in modo da garantire una reale sanificazione.
1) L’adozione di lavatrice con barriera asettica, provvista di due oblò in modo da poter caricare la biancheria o gli indumenti sporchi da un lato e scaricarli, puliti, dal lato opposto. Questa soluzione permette di creare delle barriere architettoniche tra le zone dedicate alla biancheria sporca e quella pulita. Importante: queste lavatrici devono essere dotate di un sistema di programmazione computerizzato in grado di poter eseguire dei programmi di lavaggio idonei per l’eliminazione di tutta la carica batterica presente sui manufatti tessili.
2) L’eliminazione di tutta la carica batterica dalla biancheria non è cosa da poco ed un processo di questo tipo non può basarsi su certificazioni generiche ma deve essere certificato caso per caso. In pratica non serve comprare prodotti costosi marchiati P.M.C., ma si deve far certificare da un ente autorizzato il proprio sistema di lavaggio. Per far questo le più importanti case produttrici di detergenti eseguono una certificazione direttamente sulla biancheria del cliente, rilasciando
un protocollo dove viene indicato il programma di lavaggio, i prodotti usati e le analisi effettuate sulla biancheria dopo il lavaggio e dopo l’asciugatura.
Solo in questo modo la lavanderia, piccola o grande che sia può realmente certificare l’eliminazione della carica batterica.
3) Una volta uscita dalla lavatrice è ovvio che la biancheria debba seguire un percorso dove la pulizia deve regnare sovrana altrimenti è come farsi un bagno e rotolarsi nella sporcizia subito dopo.
Come si può notare non serve solo un prodotto o una lavatrice per poter sanitizzare ma un progetto completo ed articolato con tanto di procedure e protocolli certificati studiati per i singoli casi ed esigenze.
Il pulito igienizzato non è frutto di un’operazione sporadica ma una consapevolezza che il pulitore può deve raggiungere in collaborazione con dei partner che siano in grado di dare le giuste risposte e proporre soluzioni applicabili.
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXXV
Oggi sul MERCATO
Tecnologia, ricerca, sviluppo: le ultime dal mondo del cleaning
AMMINOREX CONTRO I MICRORGANISMI
L’emergenza Coronavirus porta ogni persona alla massima responsabilità, sia dal punto di vista civile che morale. Il COVID-19 ha una grande capacità infettiva da persona a persona, nonché la capacità di sopravvivere, per un tempo limitato, sulle superfici. Per arginare la sua diffusione è fondamentale, oltre a semplici regole di igiene personale, la disinfezione degli ambienti e delle superfici sia in ambito privato che lavorativo. Newpharm® guida i professionisti della disinfestazione e le imprese affini che sono chiamate a interventi quotidiani di sanificazione, attraverso una gamma completa di disinfettanti ad azione virucida. La linea di disinfettanti Newpharm® spazia dal Dedecil Dimetil Ammonio Cloruro, efficace contro virus incapsulati, ai composti amminici sottoposti a recentissime norme Europee per arrivare all’acido peracetico con un pH non corrosivo. Poiché molte società sono chiamate a intervenire in edifici pubblici e privati di diverse dimensioni, proponiamo il disinfettante Amminorex® (PMC Reg. n. 20436 del Ministero della Salute) testato seguendo numerose norme europee (EN), ottenendo così le caratteristiche di virucida oltre che di battericida e fungicida. Nello specifico l’attività virucida deriva da test secondo la norma EN 14476 su virus incapsulati. I tempi di contatto richiesti per l’azione virucida sono brevissimi e inoltre Amminorex® non rilascia residui pericolosi sulle superfici in quanto privo di clorine e alogeni. www.newpharm.it
IGIENIZZANTE MULTIFUNZIONE AD
ALTA PERSISTENZA
Rubino Chem presenta Domoform, igienizzante idroalcolico multiuso concentrato al 75% in volume di etanolo, con le profumazioni di Saniessenza. Domoform è utilizzato nell’ambito delle pulizie professionali e per la rapida igienizzazione di qualsiasi tipo di superficie e ambienti come ospedali, case di riposo, scuole, uffici, abitazioni. Essiccare velocemente senza lasciare aloni e non necessita di risciacquo. L’azione sanificante dell’alcool è coadiuvata dall’azione dei sali quaternari di ammonio e dell’olio essenziale naturale di timo che ha una intrinseca capacità biocida. Pertanto i tre principi attivi, giustamente miscelati, rendono il prodotto performante per la pulizia e l’igiene. www.rubinochem.it
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VETRINA XXXVI DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE IGIENE ALIMENTARE S
Loredana Vitulano
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Nel settore medico e sanitario la pulizia e l’igiene rappresentano le basi fondamentali per gli operatori di settore. Il lenzuolino medico Paperdì - LI8M070 è il prodotto che risponde a tutte le caratteristiche richieste dai professionisti. Idonei al contatto con la pelle umana grazie agli scrupolosi test di laboratorio, i lenzuolini LI8M070 sono altresì performanti in termini di assorbenza e resistenza. A garantire ancor di più l’elevato standard è la nuova goffratura, ottenuta con la tecnologia “soft-top” che donano alla carta un piacevole effetto “panno” che ne accresce la percezione qualitativa. www.paperdi.it
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TMB presenta Nuova Tornado, l’attrezzatura ideale per la sanificazione delle condutture degli impianti di condizionamento civili o automobilistici.
L’esclusiva pistola erogatrice, che consente al detergente di miscelarsi con l’aria, è in grado di produrre particelle di dimensioni molto piccole, circa 8 micron di diametro (contro i 3 micron delle
particelle del fumo di sigaretta).
La dimensione raggiunta dal prodotto nebulizzato, permette l’evaporazione di una frazione molto alta del prodotto erogato, che passa pertanto dallo stato liquido a quello gassoso. In un minuto vengono erogati circa 30gr. di prodotto sanificante specifico. Per questa operazione il getto atomizzato uscente dalla pistola erogatrice deve essere indirizzato nelle bocchette di uscita o di ricircolo permettendo così al prodotto di raggiungere e saturare tutte le tubazioni ed i vani costituenti il lato aria dell’impianto di condizionamento stesso. La bassa pressione dell’erogazione scongiura il rischio di danneggiamenti meccanici che potrebbero insorgere con l’immissione di getti violenti di aria compressa. L’erogazione dei detergenti avviene in forma tale
FOOD SAN E ITICHLOR... PREZIOSI ALLEATI
da garantire una permanenza prolungata e diffusa del prodotto nell’aria dell’ambiente trattato tale da raggiungere e sanificare tutte le superfici presenti nell’ambiente. Il facile accesso alla componentistica interna della macchina consente una ricarica veloce della tanica prodotto. Cavo di alimentazione da 8m e cavo erogatore spiralato da m2 www.tmbvacuum.com
In questo particolare momento Itidet propone i detergenti Food San e Itichlor per una rapida pulizia di tutte le superfici lavabili. Food San è una soluzione idroalcolica con antibatterico pronta all’uso e senza risciacquo. Oltre a una rapida ed efficace detersione di tutte le superfici lavabili è ideale per la pulizia degli attrezzi che vengono a contatto con alimenti: coltelli, affettatrici, taglieri e attrezzi da cucina in genere. E’ ottimo per la pulizia interna dei frigoriferi. Consigliato per la pulizia di piani di lavoro, superfici in acciaio, forni a microonde, interno dei frigoriferi, attrezzi di cucina, affettatrici, vetrine, espositori. Disponibile in flaconi da 750 ml con erogatore. Itichlor è un detergente gel cloro-attivo che unisce le proprietà della candeggina a quelle di uno sgrassatore. Il prodotto in gel aderisce alle pareti verticali pulendo a fondo senza graffiare. La permanenza del prodotto sulle superfici favorisce un’azione sbiancante. I campi d’impiego sono: cucina, piani di lavoro, attrezzature, bagni, lavelli, wc, pavimenti. Disponibile in flaconi da 1 lt. Entrambi i prodotti sono idonei per i sistemi Haccp. www.itidet.it
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXXVII
L’igiene a portata di mano in ogni OCCASIONE
La disinfezione riveste un ruolo di primaria importanza tra le misure preventive per la tutela dell’igiene e il mantenimento di condizioni di sicurezza. Particolare attenzione va posta ai criteri per la selezione del disinfettante e ai metodi per la valutazione della sua efficacia. La sola detersione non garantisce, per quanto scrupolosa, il completo allontanamento dei contaminanti microbici. La letteratura scientifica ha dimostrato che è possibile abbattere il rischio delle infezioni attraverso pratiche di prevenzione e precauzioni che hanno la premessa imprescindibile nell’igiene delle mani. Amuchina Professional, brand del Gruppo Angelini specialista della disinfezione, offre un sistema completo per la disinfezione e la pulizia delle mani. Si tratta di Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani, un gel antisettico studiato per disinfettare
a fondo la pelle delle mani. La sua particolare formulazione è in grado di ridurre efficacemente in pochi secondi germi e batteri presenti sulla cute. A scopo igienico sono sufficienti 2-3 dosi a contatto delle mani e strofinare fino a completa asciugatura. Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani è pratico in ogni situazione in cui è necessario disinfettare le mani: fuori casa, quando non ci si può lavare le mani, in viaggio, sui mezzi pubblici, dopo avere toccato denaro, nel settore ospedaliero e professionale, a casa, nei locali pubblici.
Amuchina Gel X-Germ Disinfettante Mani può essere erogato anche attraverso il dispenser elettronico montato su una elegante piantana, una soluzione molto pratica. www.amuchina.it
S DISINFETTANTI XXXVIII DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
Falpi è a sostegno delle strutture sanitarie anche nell’EMERGENZA
Il servizio di pulizia e sanificazione in ospedale, e nelle strutture sanitarie in generale, ha da sempre un ruolo fondamentale, in quanto supporta, in maniera imprescindibile, l’attività clinica. La salute dei degenti è tutelata anche da una impeccabile igiene ambientale. In questi giorni di difficoltà noi di Falpi abbiamo riorganizzato l’attività in modo da non lasciare senza materiali e rifornimenti gli ospedali che stanno affrontando l’emergenza Coronavirus.
Anche se con nuove modalità, stiamo lavorando a pieno ritmo a supporto delle strutture coinvolte in prima linea nella gestione dell’emergenza.
Con gli anni la sanificazione ambientale ospedaliera si è costantemente evoluta, nelle metodiche e, soprattutto, nell’adozione di nuovi materiali, sempre più tecnologici, per combattere la guerra della contaminazione batterica.
Mai come oggi è importante che gli addetti alle operazioni di pulizia e sanificazione nelle strutture sanitarie siano dotati delle attrezzature più tecnologicamente avanzate per vincere non solo le singole battaglie, ma la guerra, senza, peraltro, causare danni collaterali. Noi di Falpi abbiamo radicalmente modificato l’approccio alla sanificazione, diventando un sicuro punto di riferimento, per quanto riguarda
efficienza, qualità e sicurezza in ambito sanitario. L’attrezzatura che viene messa in campo, la linea Hospital, si compone di carrelli, telai, frange, che consentono interventi mirati, nell’assoluto rispetto dell’ambiente.
“Oggi possiamo solo essere grati e ringraziare tutti coloro che, in questo difficile momento del nostro Paese, si stanno instancabilmente prodigando per far sì che tutti noi possiamo sperare in un prossimo futuro di serenità e sicurezza.
A tutti gli operatori sanitari, di pubblica sicurezza e agli operatori delle pulizie va la nostra stima, il nostro
affetto e la nostra incondizionata fiducia e riconoscenza.
In particolar modo ci sentiamo vicini alle donne e agli uomini delle imprese di pulizia, che sono i nostri abituali interlocutori, impegnati in prima linea per garantire il massimo dell’igiene possibile nelle strutture sanitarie. Troppo spesso non adeguatamente considerati per la loro reale importanza, sono oggi riscoperti come fondamentali a supporto del personale sanitario.
Grazie a tutti voi, grazie di cuore”.
Il team Falpi www.falpi.com
S ATTREZZATURE 03/2020 | DIMENSIONE PULITO XXXIX SPECIALE SANITÀ
HYGENIA, a supporto delle imprese e del nostro Paese
Hygenia, da sempre all’avanguardia in tutto quello che riguarda le risposte concrete ai bisogni di igiene e sicurezza nell’ambito del cleaning professionale, in questa particolare emergenza dovuta al Covid-19, è diventata sempre più un interlocutore completo e adeguato per soddisfare le diverse esigenze del mercato. A partire dal cuore della sua produzione, i dispenser, dove annovera l’igienizzante mani SURF, disponibile in tripla versione: sia da muro con vassoio raccogli gocce, che da tavolo, e a piantana pavimento con cartello di avviso, è dotato di tecnologia a sfioramento, che permette di igienizzare le mani in ogni luogo preposto al passaggio senza contatto con il dispenser. Mai come in questi giorni la pulizia igienica delle mani è infatti l’unica maniera che abbiamo di prevenire in qualche modo la diffusione di infezioni e malattie, soprattutto in ambito sanitario. Il dispenser Surf è disponibile nella versione da tavolo, da muro e con piantana eroga la giusta quantità di igienizzante ed è facile da utilizzare e ricaricare. Dà infine la garanzia di sicurezza ed igiene, grazie alla tecnologia a sfioramento che riduce il contatto
delle mani con le sue superfici, diminuendo in modo proporzionale la probabilità di contaminazione con microrganismi patogeni e consentendo di pulire in maniera rapida e senza risciacquo le mani. Sia in piena emergenza, sia ora che la riapertura delle imprese è sempre più imminente, Hygenia è al fianco delle imprese per far fronte ad ogni esigenza con tante diverse soluzioni. Dallo Sprayhandle lo strumento ideale per sanificare i pavimenti al massimo dell’igiene e della sicurezza, grazie al serbatoio riempito di detergente disinfettante e al pulsante posto sopra al manico che eroga la giusta quantità di prodotto per igienizzare il pavimento con panno mono uso con codice colore (rosso e blu) a seconda degli ambienti. Fino ad arrivare al Cube box, un pratico box trasportabile con chiusura ermetica che contiene salviette impregnabili con il prodotto per operare in sicurezza nella pulizia delle superfici. Non solo dispenser quindi, ma una vasta gamma di articoli a supporto delle imprese e del nostro Paese. www.hygenia.it
S DISPENSER XL DIMENSIONE PULITO | 03/2020 SPECIALE SANITÀ
Il mondo dei DISINFETTANTI
“La disinfezione è un atto di fede” ma deve basarsi sulla rigorosa conoscenza delle caratteristiche dei disinfettanti a cura di Graziano Dassi
Durante il Convegno “I disinfettanti all’inizio del XXI secolo” tenuto a Bologna 3 o 4 lustri or sono, Luigi Rizzo (medico veterinario) stupì la platea esordendo così: “Ricordiamoci che la disinfezione è un atto di fede!”.
L’affermazione apparentemente poco scientifica richiamò l’attenzione dei medici e infermieri presenti e Rizzo continuò spiegando che bisognava avere “fede” nelle pubblicazioni, ma che la disinfezione doveva tenerne conto e adattarla con rigore di metodo alle
circostanze ambientali. L’incipit di Rizzo, in quell’occasione, mi diede lo spunto per modificare la definizione di disinfezione che mi ero preparato: “metodica che riduce il numero delle entità microbiche potenzialmente patogene a livelli di sicurezza” trasformandola in
S DISINFESTAZIONE 03/2020 | DIMENSIONE PULITO XLI SPECIALE SANITÀ
SPECIALE SANITÀ
“metodica che crea le condizioni igieniche e/o sanitarie dell’ambiente in cui si opera idonee alle finalità funzionali: sanitarie, industriali o di convivenza”. Volevo con tale modifica sottolineare che diversi erano i parametri sanitari “idonei” in una sala operatoria a quelli igienici di un salumificio. Per cui la scelta del disinfettante, della tecnica applicativa, dei tempi di contatto, delle temperature operative eccetera, eccetera erano parametri che dovevano integrarsi affinché il risultato fosse raggiunto. Ma cosa è un disinfettante? A parer mio si tratta di una sostanza dotata di Registrazione ministeriale in grado di esplicare un’azione antimicrobica a vasto spettro di azione su superfici, oggetti e attrezzature al fine di creare livelli igienico-sanitari statisticamente sicuri. Fanno parte integrante del disinfettante il testo dell’etichetta e la scheda di sicurezza e ne completano il quadro informativo le schede tecniche e le pubblicazioni scientifiche.
CENNI STORICI
I primi disinfettanti con molta probabilità risalgono all’antico Egitto ed erano oli balsamici usati nella mummificazione. Mentre i primi antisettici furono probabilmente il vino e l’aceto in uso presso i Greci, ma bisogna arrivare alla fine del ‘700 per vedere i primi disinfettanti a base di cloro e iodio a cui seguì l’acido fenico (Josef Lister: 1827-1912).
I grandi gruppi Ne esaminiamo alcuni per suggerire un metodo per una valutazione di base, vale soprattutto quanto riportato in etichetta, scheda di sicurezza e, in via subordinata, schede tecniche e letteratura.
Acido peracetico e ossidanti In primis il perossido di idrogeno (l’acqua ossigenata) e i peracetici, questi ultimi rappresentano una valida risorsa largamente utilizzata
L’ATTIVITÀ BIOLOGICA DEI SALI DI AMMONIO QUATERNARIO (QASS)
I sali di ammonio quaternario (QAS), in particolare quelli di carattere tensioattivo cationico, vengono applicati come disinfettanti antibatterici e antifungini. I QAS influenzano i virus avvolti dai lipidi, inclusi il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e il virus dell’epatite B (HBV), ma non i virus non avvolti. Questi composti sono ampiamente utilizzati in ambito domestico (come ingredienti di shampoo, balsami per capelli), agricoli (come fungicidi, pesticidi, insetticidi), sanitari (come farmaci) e applicazioni industriali (come biocidi, ammorbidenti, inibitori della corrosione).
L’ampio uso di disinfettanti di ammonio quaternario negli ultimi anni ha portato allo sviluppo di resistenza nei microrganismi a questi farmaci. Pertanto, i ceppi di Staphylococcus aureus contengono i geni portatori di plasmidi qacA e qacB che codificano la resistenza ai composti di ammonio quaternario e all’acriflavina. Le proteine di membrana QacA e QacB conferiscono resistenza multi-farmaco esportando il composto dalla forza motrice del protone che viene generata dal gradiente di protone elettrochimico transmembrana. I prodotti a base di Sali quaternari di ammonio sono testati sui seguenti batteri: Staphylococcus aureus, Bacillus subtilis, Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa; e sulle seguenti muffe: Aspergillus niger, Candida albicans, Penicillium chrysogenum. Sono attivi su virus protetti da membrane lipo-proteiche.
nella filiera alimentare. Attualmente sono in commercio formulati in cui la corrosività dell’acido peracetico è ottimamente controllata per cui sono esaltate le sue caratteristiche sporicide e virucide, un ottimo esempio concreto di tali disinfettanti è un formulato a base di Acido Peracetico 19,5 g più Tetra-acetil-etilen-diammina 29 g e Percarbonato di Sodio equivalente a 12 g di acqua ossigenata.
Alogeni
I derivati del cloro: ipoclorito di sodio in primis, cloramine inorganiche, cloramine organiche. Presentano un vasto spettro di azione, tempi di contatto brevi, poca o nessuna azione residuale inoltre non compatibili con tutti i materiali. Composti dello iodio: in genere si utilizzano (soprattutto nel passato) gli iodofori un complesso di iodio e polimeri che rallentano la cessione dello iodio nel tempo. Hanno un vasto spettro di azione, tempi di contatto brevi, poca azione residuale e non compatibili con tutti i materiali. Un tempo ebbero un
Alcoli
In particolare, l’alcool etilico (curiosità, l’etanolo sembra avere il massimo dell’effetto disinfettante diluito in acqua a ≈ 50%) e isopropilico. Quest’ultimo usato spesso sia come coformulante sia come p.a. vero e proprio.
Azotati
Un vasto gruppo eterogeneo ove potremmo inserire i composti diamminici, ad esempio l’N-(3-amminopropil)-N-dodecilpropan-1,3-diammina disinfettante battericida e levuricida (quindi efficace anche sui lieviti) e quelli in grado di liberare formaldeide.
Clorexidina
La riporto unicamente per i suoi utilizzi come ottimo antisettico ad azione cicatrizzante.
Fenolici
Rappresentano un caposaldo nel mondo dei disinfettanti. Sono
S DISINFESTAZIONE XLII DIMENSIONE PULITO | 03/2020
notevole utilizzo per la disinfezione dell’aria anche nelle sale operatorie.
Fonte: Postępy Higieny i Medycyny Doświadczalnej (Advances in Hygiene and Experimental Medicine), Source PubMed.
SPECIALE SANITÀ
utilizzati in zootecnia soprattutto perché riescono ad esplicare la loro azione anche in presenza di materiale organico. Oggi si trovano miscele di composti fenolici di sintesi, miscele che conferiscono un vasto spettro di azione con un effetto residuale notevole.
Quaternari d’ammonio
Si tratta di un vasto gruppo chimico caratterizzato da una struttura che partendo dall’ammoniaca e più precisamente dall’idrato di ammonio, a seconda dei radicali può diventare un ottimo ammorbidente o un ottimo disinfettante, che però
conserva le caratteristiche di compatibilità con la cute e di eccellente bagnante/detergente. È quindi importante verificare che i radicali di sostituzione abbiano catene di lunghezza compresa fra C12 e C16 (già lunghezze di C11 e C17 conferiscono efficacia di disinfezione 4 o
Codice “operazioni speciali” xyz pag. …. di cui uno stralcio: per la micro-irrorazione procedere a ritroso brandeggiando l’irroratrice ad altezza uomo e muovendola da dx a sx secondo un angolo di 180° - tempo di esecuzione medio 1 min.’ per 15-20 mq // il nebulizzatore (o l’ULV) partire dal mezzo della sala e retrocedendo con piccoli movimenti da dx a sx fino all’uscita tempo di esecuzione ≈ 30 sec per 45 – 60 mc.
DPI Mascherina a carboni attivi // guanti // occhiali più quelli in dotazione standard. Se si usa il nebulizzatore (o ULV) proteggere anche la capigliatura con cappuccio (vedi risorse tecniche codice…).
TECNICHE DI RIPRISTINO
La disinfezione può essere effettuata nel tardo pomeriggio ad ambulatori chiusi // la mattina prima della riapertura al pubblico. Umettazione delle superfici con panno in microfibra.
CP Soprattutto al cambio settimanale è possibile che la rotazione dei disinfettanti non sia effettuato e/o non si rispettino i dosaggi e/o non si cambi l’erogatore e/o i tempi di esecuzione.
CCP Corrette istruzioni operative, formazione del personale, particolare attenzione da parte del capo servizio.
S DISINFESTAZIONE XLIV DIMENSIONE PULITO | 03/2020
SALA
SCHEMA GENERALE: è utile in fase di progettazione o di stesura del capitolato. NB: non si indicano i formulati perché fanno parte dei compiti della Direzione Sanitaria e dipendono da scelte che devono tenere conto delle specifiche esigenze. Nello schema che segue vengono indicati due gruppi di disinfettanti a mio avviso con spettro di azione e tempi di contatto complementari. MICRO IRRORAZIONE NEBULIZZAZIONE AEROSOLIZZAZIONE ULV OZONO VAPORE ALTRO OSSIDANTI X SETTIMANE PARI QUATERNARI X SETTIMANE DISPARI
AREA DA
TRATTARE -
DI ASPETTO AMBULATORI
ISTRUZIONI OPERATIVE
5 volte inferiori). I “QUAT” agiscono meglio in fase liquida e a temperature non troppo basse. Presentano un buon spettro di azione anche virucida (in particolare verso i virus a capside lipidico) e una lunga azione residuale. Non sono compatibili con detergenti anionici.
I mezzi di disinfezione
Sono i più svariati e vanno dai mezzi meccanici (ultra-aspirazione, filtrazione, lavaggio) ai mezzi fisici (ultravioletti, radiazioni ionizzanti, microonde; calore a secco, vapore) e ai mezzi chimici (oltre a quelli esaminati aggiungerei l’ozono). Le tecniche operative presuppongono l’utilizzo di irroratrici, nebulizzatori, atomizzatori e aerosolizzatori (a basso e ultrabasso volume) oppure l’impiego per immersione o per umettazione.
L’albero delle decisioni: i parametri
Uno schema generale potrebbe essere quello per cui viene individuato il livello di disinfezione necessaria (standard, mirata, alta), ambiente-substrato (superfici e/o aria ambiente), i microorganismi bersaglio, risorse tecniche necessarie e disponibili, protocolli e istruzioni operative, persistenza e/o prontezza di efficacia, vincoli (tipologia dei materiali presenti), difficoltà operative e preparazione del personale tecnico, rischi congiunti, monitoraggi e controlli dei risultati, ripristini ambientali (arieggiamento e/o detersione delle superfici), modulistica e report operativi… tanto per indicarne alcuni.
In conclusione
Mi torna comodo arrivato a questo punto ripartire dall’incipit del compianto dottor Rizzo. “La disinfezione è un atto di fede” ma deve basarsi sulla rigorosa conoscenza delle caratteristiche dei disinfettanti. Ricordando che il disinfettante perfetto non esiste.
Per quanto concerne i controlli di efficacia relativi al mondo microbico (con esclusione dei virus) sono possibili test microbiologici (tamponi,
LA DISINFESTAZIONE NELLE LUNGO DEGENZE Chiara Dassi
Vero è che la Blattella germanica può essere riscontrata anche in realtà con un buon livello di pulizia, ma è indubbio che la loro vista induce, in chi le nota, un senso di ribrezzo e sicuramente sono viste come indice di trascuratezza. Nelle lungo degenze inoltre tali infestazioni si riscontrano anche al di fuori della filiera alimentare. O meglio in tali realtà è facile ritrovare biscotti non consumati ma tenuti come testimonianza di attenzioni da parte di parenti o conoscenti. L’episodio di cui si dà una breve sintesi è scaturito da una segnalazione di un parente che alla vista dell’ospite indesiderato si è attivato con molta determinazione (nello specifico è un eufemismo).
Nella struttura incriminata l’obiettivo era risolvere il problema in modo sicuro e riservato e documentare il successo dell’operazione. Di un certo interesse metodologico è stato riscontrare che nel contratto di disinfestazione erano contemplate solo le aree comuni e a una verifica a posteriori anche per quelle aree i monitoraggi risultarono approssimativi. Inoltre, la presenza delle blattelle era nota diciamo a livello ufficioso, ma non esisteva una comunicazione ufficiale, per cui una parte dei costi dei servizi fu addebitata come penale (in una trattativa consensuale).
Un aspetto interessante è stato “vendere” l’operato dei due tecnici addetti a tale bisogna. A tale scopo sono stati attivati un disinfestatore dotato di carisma e di una buona dose di pazienza coadiuvato da una addetta dell’impresa di pulizia che aveva il vantaggio di essere conosciuta e ben voluta dagli Ospiti.
I mezzi tecnici erano costituiti da una micro-irroratrice (le banali schizzette utilizzate per distribuire i prodotti lavavetro) caricata con un piretroide a bassa tossicità e una pistola per la distributrice di gel blatticida. Con
piastre Petri, campionature di aria in modo attivo o per gravità), test biochimici in particolare per mezzo del bio-luminometro.
Per personale esperienza ho riscontrato la valutazione del sistema di sanificazione in modo indiretto valutando il grado di pulito ottenuto al termine del servizio, vedi penne colorimetriche, tamponi con comparazione su scale dei grigi et similia.
la scusa che era una operazione di sanificazione straordinaria gli addetti chiedevano se fosse possibile liberare i comodini dalle vecchie confezioni di generi di confort (biscotti) oppure se l’Ospite non si dimostrava disponibile non si insisteva, ma la confezione veniva sigillata con della pellicola per alimenti.
In un primo tempo il tecnico disinfestatore effettuava il suo lavoro in coppia con l’operatrice delle pulizie, ma i tempi si dilatavano. Per cui dopo due giorni la signora precedeva il PCO che interveniva subito dopo.
La difficoltà organizzativa era dovuta soprattutto alla fascia oraria che era ristretta alle ore serali dopo che i visitatori lasciavano la struttura e gli Ospiti avevano terminato di cenare.
L’impegno ha trovato un riscontro economico a forfait (penali a parte).
A conti fatti è iniziato un lunedì ed è terminato il martedì della settimana successiva per un impegno di 21÷22 ore del tecnico disinfestatore e di ≈ 30 ore per l’addetta alle pulizie e ripristino dei comodini al normale uso.
Questo episodio sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, che i monitoraggi sono un aspetto assai delicato e difficile anche dal punto di vista tecnico; infatti durante tale intervento generalizzato è emersa in due camere la presenza delle cimici dei letti (Cimex lectularius). Infestazione risolta con due interventi a distanza di 3 settimane l’uno dall’altro. Aggiungo che tra le intenzioni ci furono quella di aggiornare i termini contrattuali e persino di far effettuare un’ispezione con i cani addestrati a segnalare l’eventuale presenza delle cimici, cosa che aveva suscitato un certo sconcerto e stupore: nessuno se ne era accorto. A tal proposito si accordò una proroga per dare tempo alle parti di fare delle proposte circostanziate.
Inoltre, dopo anni di ispezioni sono giunto alla conclusione che i metodi strumentali sono di grande utilità se adottati da personale esperto, perché il pulito “si vede”. Per i virus non sono a conoscenza di metodi di valutazione né qualitativa né quantitativa per cui il loro controllo non può che affidarsi a specifici protocolli e a indagini epidemiologiche supportate da attente analisi statistiche.
03/2020 | DIMENSIONE PULITO XLV
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