Tabloid Produzione e Igiene Alimenti Marzo 2022

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Supplemento al numero di Aprile 2022

Produzione & Igiene

Attualità, normativa e tecnologia in pillole, per non perdersi le novità del settore

Speciale

Pest Management PROFESSIONE Progettazione e gestione di un piano di monitoraggio degli infestanti: elementi utili per il corretto svolgimento delle attività di Francesco Fiorente Se fino a non pochi anni fa l’attività di monitoraggio degli infestanti rappresentava un’attività scarsamente considerata o comunque relegata a una mera installazione di dispositivi di cattura all’interno di un sito alimentare, senza un’adeguata fase di studio e progettazione preliminare, prediligendo piuttosto trattamenti disinfestanti a calendario atti a voler creare un ipotetico “punto zero”, nel corso degli anni la tendenza è decisamente cambiata. pag. 2

TECNOLOGIA APPLICATA Considerazioni sulla classificazione delle tecniche di distribuzione dei prodotti biocidi nell’ambito del controllo degli artropodi di interesse sanitario e merceologico di Moreno Dutto, Francesco Fiorente Le tecniche di lotta diretta che solitamente vengono messe in atto al fine di contrastare la diffusione e la proliferazione degli insetti annoverano principalmente tecniche che possono essere ricondotte ai seguenti meccanismi d’azione: meccanico (es. trappole a cattura massiva), fisico (es. alte o basse temperature) e chimico (es. molecole ad attività insetticida). pag. 6

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FOOD SAFETY Pest Proofing e formazione: i migliori alleati per un controllo sostenibile degli infestanti nelle industrie alimentari di Raffaele Carella Proviamo a immaginare l’incursione di un roditore nelle aree esterne di un’industria alimentare. Nelle sue perlustrazioni notturne il ratto giunge all’opificio perché attratto da una serie di elementi, tra cui spiccano senza dubbio gli odori derivanti dagli scarti stoccati in area esterna e i residui derivanti da una fase di lavaggio delle aree interne non perfettamente eseguita. pag. 10

Non c’è sicurezza alimentare senza Pest Management Nonostante l’importanza assoluta del “Pest Management”, ovvero di tutte quelle attività atte alla prevenzione, verifica e monitoraggio di eventuale criticità, troppo spesso le aziende alimentari affrontano questa tematica con superficialità, sottovalutando rischi che possono causare problematiche molto serie e la perdita di credibilità dell’azienda stessa. Le tecniche di difesa antiparassitaria nelle industrie alimentari si sono evolute negli anni e ad oggi non sono solo uno strumento per la tutela delle aziende e del consumatore

finale. Le più moderne conoscenze tecniche oggi tengono conto anche del potenziale impatto ambientale degli interventi, con un ampio uso di strategie di bonifica per una difesa meno chimica e sempre più integrata. La disinfestazione non è un singolo intervento del disinfestatore che esegue un trattamento chimico, ma assume una valenza più ampia. “È fondamentale, anzitutto, sottolineare che il pest control rappresenta un servizio di disinfestazione professionale, tramite il quale ci si affida ad un operatore esperto e competente - ci racconta Marco

SOLUZIONI DALLE AZIENDE

Benedetti, presidente di ANID - Oltre a mettere in atto tutte le misure correttive idonee ad eliminare, ridurre o prevenire la presenza degli ospiti indesiderati, il pest control considera una serie di procedure standardizzate, che devono essere rigorosamente seguite da chi svolge il servizio. Proprio per questa ragione, il pest control si applica in modo specifico alle aziende del settore agroalimentare, che per la natura dei loro prodotti e i servizi offerti, necessitano di un monitoraggio attento ed efficiente in ciascun settore della filiera

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alimentare, al fine di garantire la massima salute dei consumatori”. La formazione e la qualità professionale rappresentano dei requisiti imprescindibili che, nel settore alimentare in cui le imprese sono spesso certificate BRCGS e IFS, diventano veri e proprio prerequisiti richiesti a garanzia di elevati standard e professionalità. “L’unico neo - sottolinea Benedetti - è rappresentato dal mancato riconoscimento giuridico della nostra figura professionale: un obiettivo per il quale ci stiamo battendo con grande determinazione”.


PROFESSIONE

Progettazione e gestione di un piano di monitoraggio degli infestanti: elementi utili per il corretto svolgimento delle attività

Francesco Fiorente Dottore Forestale, Consulente in Pest Management www.francescofiorente.it

La norma specifica volontaria italiana inerente a questa attività è lo standard UNI 11381:2010, che definisce le modalità di progettazione e realizzazione dei sistemi di monitoraggio degli insetti negli ambienti delle industrie alimentari al fine di predisporre la documentazione per la sua successiva valutazione e conseguentemente poter intraprendere opportune azioni e strategie di lotta agli insetti

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e fino a non pochi anni fa l’attività di monitoraggio degli infestanti rappresentava un’attività scarsamente considerata o comunque relegata a una mera installazione di dispositivi di cattura all’interno di un sito alimentare, senza un’adeguata fase di studio e progettazione preliminare, prediligendo piuttosto trattamenti disinfestanti a calendario atti a voler creare un ipotetico “punto zero”, nel corso degli anni la tendenza è decisamente cambiata. Oggi, le attività di monitoraggio degli infestanti rappresentano la gran parte delle attività dei Disinfestatori professionali nelle imprese alimentari, prendendo in considerazione i trattamenti disinfestanti quali interventi straordinari per gestire e correggere anomalie emerse attraverso il monitoraggio o derivanti da altre situazioni (avvistamenti, arrivo di materiali infestati, etc.). La tendenza è certamente compatibile con lo sviluppo delle tecniche integrate di gestione dei “pest” (prevenzione + monitoraggio + controllo/formazione delle persone coinvolte), incoraggiate chiaramente dalla diffusione degli standard internazionali di sicurezza alimentare e dai requisiti della GDO.

FASE DI MONITORAGGIO Il monitoraggio è di fatto l’applicazione di un sistema di rilevazioni utili a determinare la presenza di animali infestanti, mediante la raccolta sistematica di dati relativi alla presenza (catture, consumi di esche non tossiche, etc.), valutandone anche l’evoluzione nel tempo con una frequenza prestabilita.

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A oggi, è tuttora disponibile una norma specifica volontaria italiana inerente a questa attività: lo standard UNI 11381:2010 “Ambienti delle industrie alimentari - Sistemi di monitoraggio degli insetti” è una norma nazionale applicabile da parte delle aziende alimentari che gestiscono direttamente tali attività e dai fornitori di servizi che erogano il servizio di

“monitoraggio insetti” presso le imprese alimentari. La norma definisce le modalità di progettazione e realizzazione di sistemi di monitoraggio degli insetti negli ambienti delle industrie alimentari al fine di predisporre la documentazione per la sua successiva valutazione e conseguentemente poter intraprendere opportune azioni e strategie di lotta

agli insetti. La norma è applicabile in tutti i locali, aree e zone utilizzate per la produzione, la preparazione, il trattamento e la distribuzione degli alimenti. Lo standard UNI 11381 risulta complementare rispetto alla norma ISO 9001 ma anche all’ormai diffuso standard UNI EN 16636:2015, andando a definire in modo specifico requisiti

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peculiari per le aziende che operano in questo settore. Relativamente anche ai vari elementi necessari per progettare e attuare un efficace sistema di monitoraggio, questi standard forniscono molte informazioni utili. Intanto, molto diffuso per la buona riuscita dell’attività, è l’impiego di attrattivi e feromoni (in primis per il monitoraggio degli insetti). Trattasi di due tipologie di strumenti che, seppure simili negli scopi (aumentare le probabilità che un infestante bersaglio sia catturato da una determinata trappola), sono profondamente differenti.

Impiego delle trappole

Le trappole, quale altro strumento fondamentale per lo svolgimento delle attività di monitoraggio, permettono la cattura degli animali infestanti. Sebbene in maniera impropria, può accadere che anche gli erogatori di esche (per es. rodenticide) vengano denominati “trappole”; di fatto, essi non catturano l’infestante ma consentono esclusivamente che esso si nutra dell’esca messa a disposizione. Affinché possano essere efficaci, le trappole devono essere dislocate nei punti critici dell’ambiente. Un punto critico è un’area composta da uno o più locali, una zona o, infine, un punto dell’edificio o delle pertinenze in esso contenute dove si ritiene che si possa manifestare la presenza degli infestanti, compromettendo così la sicurezza igienica degli alimenti/

la sicurezza dell’ambiente/la qualità di vita/la salute e igiene pubblica. Anche in questo caso, l’uso di termini impropri come “CCP” (per indicare i punti critici dell’ambiente in cui installare delle trappole) può essere riscontrato, sebbene e chiaramente i punti critici di interesse siano appunto relativi all’ambiente di lavorazione e nulla abbiano a che fare con le fasi della produzione alimentare. Le trappole dislocate nell’ambiente devono quindi essere ispezionate con frequenze prestabilite rispetto a un’attenta analisi e valutazione dei rischi, al fine di raccogliere e registrarne i dati. Naturalmente, per ogni tipologia di infestante da monitorare, è necessario selezionare il dispositivo più idoneo, calibrando frequenze di verifica e azioni di correzioni necessarie, compresi trattamenti straordinari per gestire l’infestazione rilevata con il monitoraggio.

Piano del monitoraggio

Nella fase di progettazione di un sistema di monitoraggio, dovranno essere individuati gli ambienti di interesse e preliminarmente individuati tutti i punti critici (compresa la presenza di alimenti). Da questa determinazione e dagli elementi di seguito elencati scaturirà il piano del monitoraggio: • in relazione agli alimenti presenti, si deve prevedere il monitoraggio di tutti gli infestanti per i quali sussiste un rischio di infestazione e sia disponibile una trappola;

Attrattivi e feromoni Gli attrattivi sono sostanze naturali o di sintesi che attraggono in maniera più o meno selettiva gli infestanti, provocando una risposta comportamentale analoga a quella indotta dagli alimenti. I feromoni, d’altro canto, sono sostanze naturali prodotti dagli insetti e sono utili per la comunicazione tra individui della stessa specie; le sostanze feromoniche più significative tra quelle naturali, riprodotte artificialmente, vengono impiegate per l’attrazione degli insetti verso determinate trappole. Sono disponibili, tra i più diffusi, feromoni di aggregazione e feromoni sessuali, per le varie specie di insetti infestanti.

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PROFESSIONE

le trappole devono essere collocate in modo tale da assicurare una buona copertura degli ambienti in relazione alla capacità attrattiva, rispettando le specifiche del fabbricante/fornitore; • la collocazione delle trappole deve essere rappresentata su idonea planimetria o mappatura. Un piano di monitoraggio adeguato prevede una fase preliminare di sopralluogo e di ispezione del sito oggetto dell’attività.

Sopralluogo iniziale

Tra le fasi di interesse del sopralluogo iniziale, si citano le fasi di ispezione del sito propriamente detto, della definizione delle specie da controllare/ monitorare, valutando non solo i fattori predisponenti del sito stesso e le proprie criticità, ma anche se le misure di gestione infestanti attualmente applicate siano adeguate o meno. In questa fase di sviluppo del sistema di monitoraggio è necessario instaurare un rapporto tale con il referente del sito affinché possano emergere anche delle criticità non registrate o poco evidenti. In questa fase, l’individuazione di criticità strutturali e

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gestionali e il confronto a riguardo possono rappresentare un punto di partenza importante per la gestione del futuro piano di monitoraggio. Si consideri che un buon sopralluogo iniziale è in grado di consentire di acquisire elementi di input necessari anche per definire un’adeguata analisi e valutazione dei rischi degli infestanti (assieme agli andamenti storici degli stessi, laddove disponibili) e conseguentemente costruire un piano di monitoraggio o un piano di controllo degli infestanti.

Manutenzione e controlli delle trappole

Nel definire il numero dei dispositivi da impiegare nonché le frequenze di verifica è possibile attingere elementi da UNI 11381 e dalla stessa valutazione dei rischi. In base al rischio, infatti, si dovranno eseguire i controlli dei dispositivi, anche per eventuali sostituzioni, ripristini e spostamenti. Le verifiche potrebbero essere eseguite con maggiore frequenza qualora vi siano condizioni ambientali particolarmente favorevoli allo sviluppo degli insetti (per es. in base alla stagionalità).

Si ricorda che le trappole e gli attrattivi devono essere mantenuti in condizioni di massima efficienza, ripristinando, se necessario, trappole quali superfici collanti o sostituendo feromoni e attrattivi secondo le cadenze indicate dal fabbricante. Le registrazioni dei monitoraggi, attraverso apposita modulistica dedicata, forniranno l’evidenza dello svolgimento delle attività di monitoraggio. Tali dati, a seconda del rischio e delle esigenze, dovranno poi essere soggetto ad analisi periodica, anche per conferma l’efficacia del sistema di monitoraggio e apportare o meno integrazioni e/o modifica al sistema stesso. Nella fase di analisi dei dati e di verifica dell’efficacia, è possibile anche pianificare ispezioni approfondite da parte di personale esperto (non coinvolto nelle fasi di progettazione e svolgimento del monitoraggio). Tra gli altri documenti di riferimento, la disponibilità di una planimetria riportante l’ubicazione dei dispositivi e le schede tecniche/materiali informativi di ognuno di essi rappresentano

alcuni dei documenti di cui è necessaria la conservazione e il mantenimento.

Le soglie di intervento

Ultimo aspetto, ma certamente non meno importante, è rappresentato dalle soglie di intervento o dai valori dei cosiddetti limiti critici applicabili presso il sito, al superamento delle quali sarà necessario svolgere dei trattamenti di correzione. Da non confondere con i limiti di residui e impurità dell’alimento in sé, tali valori, riferiti all’ambiente di lavorazione (ricordando che la gestione degli infestanti è inclusa nel PRP) non sono indicati dalla normativa cogente. Essi vengono pertanto definiti e concordati tra le parti, in base alla valutazione dei rischi, che tiene conto anche della storicità del sito e della tolleranza al rischio del cliente. Individuati attraverso svariate modalità e comunque da esprimere sempre con un valore numerico, è necessario che le soglie di intervento siano concordate in modo da rispecchiare nella maniera più realistica possibile la realtà operativa.

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TECNOLOGIA APPLICATA

Considerazioni sulla classificazione delle tecniche di distribuzione dei prodotti biocidi nell’ambito del controllo degli artropodi di interesse sanitario e merceologico A determinare l’efficacia e l’efficienza della lotta chimica riveste fondamentale importanza non solo la scelta del principio attivo ma anche la modalità di applicazione/distribuzione nell’ambiente; inoltre, la tecnica di applicazione/distribuzione, assume importanti finalità in termini di sicurezza dell’intervento in quanto deve concorrere a limitare la contaminazione chimica ambientale Moreno Dutto1, Francesco Fiorente2 1 2

Studio Entomologia e Fitopatologia, via Papò 4 - 12039 Verzuolo (CN) Dottore Forestale, Consulente in Pest Management - www.francescofiorente.it

Gli insetti, assieme ad altri artropodi, accorpano un ampio numero di specie di rilevante importanza igienico-sanitaria in quanto potenziali vettori meccanici e/o biologici di agenti patogeni, che possono essere trasmessi all’uomo e agli animali direttamente o indirettamente (es. contaminazione di superfici), oppure, in quanto causa di reazioni dermatologiche e/o allergologiche. Oltre all’interesse prettamente sanitario, alcune specie, come ad esempio le zanzare possono concorrere al decadimento della qualità della vita delle popolazioni che vivono in aree infestate; quest’ultima problematica è particolarmente associata, nei paesi europei, alla proliferazione, in tempi relativamente recenti, di Aedes albopictus. Il controllo della proliferazione e della diffusione degli insetti infestanti rappresenta poi un requisito minimo imposto dalla normativa comunitaria (Reg. CEE 852/2004) e dagli standard di certificazione volontaria (es. BRC, IFS) che disciplinano la sicurezza igienica degli alimenti. Le tecniche di lotta diretta che solitamente vengono messe in atto al fine di contrastare la diffusione e la proliferazione degli insetti annoverano principalmente tecniche che possono essere ricondotte ai seguenti meccanismi d’azione: meccanico (es. trappole a cattura massiva), fisico (es. alte o basse temperature) e chimico (es. molecole ad attività insetticida). A determinare l’efficacia e l’efficienza della lotta chimica riveste fondamentale importanza non solo la scelta del principio attivo ma anche la modalità di applicazione/distribuzione nell’ambiente;

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inoltre, la tecnica di applicazione/distribuzione, assume importanti finalità in termini di sicurezza dell’intervento in quanto deve concorrere a limitare la contaminazione chimica ambientale e delle derrate e gli effetti eco-tossicologici sull’ambiente e sulle specie no-target. L’uso dei biocidi in modo eccessivo e improprio negli ambienti chiusi (es. abitazioni, luoghi di lavoro, ecc.) può impattare negativamente sulla salute umana e degli animali domestici e in taluni casi richiedere veri e propri interventi di decontaminazione ambientale; è importante considerare che gli ambienti domestici e lavorativi, caratterizzati da una ridotta penetrazione della luce artificiale, concorrono a limitare la degradazione naturale delle molecole come, ad esempio, i piretroidi che trovano proprio nella luce naturale un fattore di degradazione. A livello eco-tossicologico è importante precisare che, ad esempio, l’impiego dei formulati insetticidi nelle aree private può concorrere in modo significativo alla contaminazione dei corsi d’acqua a seguito di dilavamento delle superfici trattate. Seppure gli effetti più importanti sulla salute umana e sull’ambiente sono intimamente legati alle caratteristiche fisico-chimiche della molecola e al suo dosaggio, la scelta della tecnica di distribuzione e l’attrezzatura giocano un ruolo fondamentale come agenti regolatori o comunque mitiganti gli effetti tossicologici ed eco-tossicologici degli interventi. In ambito agrario la distribuzione dei prodotti fitosanitari è oggetto di ampi studi finalizzati proprio a ridurre gli

impatti sulla salute e sull’ambiente e a migliorare l’efficacia degli interventi, mentre così non può dirsi per il controllo degli infestanti di interesse igienico-sanitario e merceologico in ambito urbano e industriale dove spesso si assiste a una certa confusione terminologica e a una errata scelta delle tecniche di distribuzione dei formulati biocidi. È tuttavia importante ricordare come le modalità e le tecniche di applicazione dei formulati, con particolare riferimento alle recenti registrazioni dei presidi medico-chirurgici e dei biocidi, sono indicate chiaramente nelle etichette e sono autorizzate sulla base di precisi studi di risk assessment; di conseguenza è necessario tenere in stretta considerazione tali indicazioni per un corretto impiego dei prodotti.

TIPOLOGIE DI DISTRIBUZIONE DEGLI INSETTICIDI Le tipologie di distribuzione variano molto in base al principio attivo, alla formulazione, allo stadio di sviluppo dell’infestante che si intende colpire e, in ultimo, all’ambiente (compresa la tipologia di superficie) in cui si intende disperdere il formulato con proprietà insetticide. La tipologia distributiva assume connotazioni di rilievo quando un formulato concentrato deve essere ulteriormente diluito a mezzo di un solvente (generalmente acqua o glicoli) e distribuito su ampie superfici, come nel caso dei trattamenti adulticidi, sulle quali deve essere garantita la

presenza di una certa quantità di principio attivo per unità di superficie. La distribuzione può essere classificata tenendo in considerazione le seguenti varianti: • estensione della distribuzione; • volume di soluzione distribuita per unità di superficie; • dimensioni del particolato distribuito. La classificazione per estensione della distribuzione suddivide gli interventi in: Generalizzati. Qualora la distribuzione sia di tipo spaziale e punti a interessare interamente una determinata area o, addirittura, a saturare un determinato spazio. Il trattamento generalizzato è tipico delle irrorazioni o delle nebulizzazioni aeree. Questa tipologia di distribuzione, qualora effettuata negli ambienti aperti, è quella che ha il maggior impatto eco-tossicologico sulle specie no-target. A titolo di esempio, la deltametrina, principio attivo ampiamente utilizzato nei trattamenti di pest control, presenta un’elevata DL50 contatto nei confronti dell’ape da miele (Apis mellifera) pari 0,0015μg/ape e una tossicità teorica ambientale pari 0,05 μg/cm2. Le distribuzioni ambientali generalizzate, finalizzate a colpire l’intera popolazione infestante, concorrono, inoltre, a selezionare gli esemplari portatori di geni di resistenza a determinati principi attivi con la conseguenza di creare intere popolazioni resistenti agli insetticidi; sono peraltro noti in letteratura svariati casi di popolazioni di insetti resistenti ai piretroidi.

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In ultimo la distribuzione generalizzata aerea può poi essere alla base di problematiche di sicurezza per via di eventuali fenomeni di deriva, così come definita dalla norma ISO22866, e per la creazione di atmosfere nocive. Localizzati. Qualora la distribuzione avvenga a spot concentrando la dispersione del formulato o della soluzione in punti specifici come, ad esempio, crepe e fessure (crack and crevice), sottovasi, etc. Si tratta della tipologia di distribuzione maggiormente sicura nei confronti dell’uomo e delle specie no-target e che concorre a limitare maggiormente la contaminazione chimica ambientale in quanto permette di controllare al meglio la diffusione della soluzione/formulazione distribuita e di concentrare l’effetto del prodotto nelle aree specificatamente interessate dall’infestante. Sulla base del volume del quantitativo di soluzione/formulato utilizzato per unità di superficie è possibile classificare, mutuando i dosaggi utilizzati in ambito agricolo, la distribuzione come riportato nella tabella 1. La distribuzione a VLV prevede una diluizione ridotta del formulato commerciale e generalmente in particolari

solventi (glicoli) per una distribuzione attraverso nebbia; l’ULV prevede, invece, la distribuzione, attraverso specifici nebulizzatori, di un apposito formulato commerciale in assenza di diluizione ossia con un volume molto ridotto per unità di superficie. La necessità di un volume ridotto implica necessariamente l’impiego di attrezzature che generino microgocce (10-20 micron) che hanno la caratteristica di persistere parecchio tempo in sospensione aerea e quindi sono suscettibili di essere facilmente traslocate dalle correnti d’aria con la conseguenza di un effetto deriva difficilmente controllabile. La tecnica ULV è quindi da valutare con notevole attenzione negli ambienti urbani e nelle aree esterne. In ultimo, la distribuzione può poi essere ulteriormente classificata sulla base del diametro delle gocce attraverso le quali viene immessa nell’ambiente la soluzione insetticida. La dimensione delle gocce è un aspetto particolarmente importante in quanto condiziona l’efficacia del trattamento, considerato che la dimensione della goccia e la sua tensione superficiale garantiscono gradi di bagnatura nettamente diversi, e la sicurezza dello stesso.

Tabella 1. Classificazione della distribuzione dei biocidi sulla base del volume unitario per unità di superficie Classificazione Litri per 100 m2 Litri per 100 m2 volume Trattamenti superfici piane Trattamenti aerei (tratta(trattamenti bidimensionali) menti tridimensionali) Alto (HV) >6 > 10 Medio (MV) 2-6 5-10 Basso (LV) 0,5-2 2-5 Molto basso (VLV) 0,05-0,5 0,5-2 Ultra basso (ULV) < 0,05 < 0,5

Sulla base della dimensione delle goccie è possibile classificare la distribuzione nelle seguenti tipologie: Micronizzato: >400 micron (micronizzato) e 100-400 micron (micronizzato fine); Nebbia: 50-100 micron (nebbia), 0,5-50 micron (aerosol-nebbia) e 0,11 (aerosol). Sotto il profilo della sicurezza, nella scelta del dimensionamento delle gocce da generare, è necessario tenere in considerazione i tempi di ricaduta al suolo come riportato nella tabella 2. È importante considerare che le gocce con diametro <150 micron si muovono sottovento rispetto al punto di rilascio e ciò è fondamentale per la valutazione degli effetti dovuti alla deriva. Ne deriva quindi che le nebbie devono essere preferite negli ambienti chiusi, mentre negli spazi aperti è preferibile optare per sistemi di distribuzione che generano gocce di dimensioni maggiori. Restano poi ancora da annoverare le sostanze solide, liquide o gassose che esercitano la loro azione tossica sugli artropodi a seguito del passaggio allo stato di gas (gas tossici o fumiganti). Questa tipologia di prodotti trova solitamente impiego per la disinfestazione delle derrate alimentari o dei legnami nei siti di deposito (magazzini) e il loro

utilizzo è svolto attraverso particolari procedure e sottoposto ad autorizzazione da parte delle Autorità per via dell’importante impatto tossicologico ed ecotossicologico.

ATTREZZATURE PER LA DISTRIBUZIONE DEGLI INSETTICIDI Le attrezzature utilizzate per realizzare le varie tipologie di distribuzione, nell’ambito del pest control, possono essere riassunte nelle seguenti tipologie.

Dosatori

Sono dispositivi in plastica più o meno associati a dispositivi elettronici che permettono la dispersione dei prodotti in formulazione solida. Dispositivi dosatori possono essere associati a veicoli motorizzati (es. motorini per il trattamento delle caditoie stradali) o ad aeromobili a pilotaggio remoto (APR) per il trattamento in aree difficilmente raggiungibili. In merito agli APR la normativa di settore non è ancora particolarmente chiara; come i prodotti fitosanitari (divieto di applicazione con mezzo aereo), anche per i biocidi deve essere richiesta una specifica autorizzazione in deroga.

Tabella 2. Tempo minimo di caduta delle gocce (caduta da 1.5 m in aria ferma) Diametro gocce (mm)

Tempo minimo caduta

0,005 0,010 0,050

30 min. 10 min. 20 sec.

0,100

5 sec.


TECNOLOGIA APPLICATA

Dispositivi autosvuotanti e bombolette spray

Sono bombolette in pressione contenenti la miscela insetticida in associazione a un gas propellente inerte che ne determina la fuoriuscita automatica. Una volta fuoriuscita la miscela gas/soluzione insetticida quest’ultima rimane in sospensione aerogena, mentre il gas evapora. Generano solitamente un aerosol-nebbia con dimensioni delle gocce da 1 a 100 micron e sono indicati per la disinfestazione di piccoli spazi.

Pompe a pressione e irroratrici manuali

Sono dispositivi semplici composti da un serbatoio in acciaio o plastica con una capienza da 5 a 25 litri collegato a una pompa manuale o elettrica che serve a mettere sotto pressione la soluzione che viene convogliata a una lancia dotata di ugello che può generare diverse tipologie getto. Sono adatte per il trattamento di piccole aree e determinano un importante bagnatura. Le dimensioni delle gocce sono generalmente >400 micron.

Termonebbiogeni

Il formulato insetticida concentrato viene messo in soluzione in solventi di vario tipo (generalmente indicati dal produttore del formulato), il quale viene convogliato, attraverso una pompa, in una camera riscaldata a una temperatura tale da determinare l’immediata evaporazione della soluzione oleosa. La diffusione della nebbia generata si diffonde generalmente per gradiente termico oppure attraverso un flusso d’aria generato da un ventilatore. Questi dispositivi possono presentare un

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elevato impatto ecologico, a seguito della colonna di nebbia che generano la quale appaga molto il committente che la interpreta come un indice di efficacia, oltre a presentare diverse criticità di sicurezza legate alla presenza di liquidi infiammabili e all’impossibilità di controllare la direzione della nebbia specialmente in usi all’aperto.

Irroratrici

Sono attrezzature che possono essere automontate, aereo montate o spalleggiabili. L’impiego dei mezzi aerei per i trattamenti biocidi è stato utilizzato in particolare per il trattamento delle risaie, attualmente però la normativa limita fortemente il ricorso ai trattamenti con i mezzi aerei, come precedentemente indicato. Nel caso dei dispositivi automontati il serbatoio presenta un volume da 200300 litri o più, mentre nei dispositivi spalleggiabili il serbatoio ha una capienza di 10-20 litri. Negli irroratori a pressione la soluzione presente nel serbatoio viene immessa in pressione in un sistema idraulico il quale convoglia il liquido all’interno di ugelli che generano le microgocce le quali vengono veicolate nello spazio da un getto d’aria (20-50 m/s) generato da un ventilatore assiale. Questa tipologia di atomizzatori genera gocce di dimensioni comprese fra 100 e 600 micron. Negli irroratori pneumatici, invece, il liquido viene convogliato a bassa pressione (max 2 bar), anche solo a mezzo caduta gravitazionale nei dispositivi spalleggiabili, in una camera dove un getto d’aria ad alta velocità, generato da un ventilatore radiale, micronizza il liquido e permette la

generazione di gocce dalla dimensione di 50-100 micron. Queste attrezzature vengono solitamente utilizzate per il trattamento di aree medio grandi seppure i dispositivi spalleggiabili possano trovare impiego per i trattamenti adulticidi nei mezzi di trasporto e nei depositi.

Nebulizzatori

Sono dispositivi portatili dotati di serbatoio dalla capacità di 2-5 litri collegato a una pompa che dirige il liquido a uno o più ugelli dove si verifica la micronizzazione. Le gocce, generalmente di diametro compreso fra 5-50 micron, vengono disperse nell’ambiente attraverso un flusso d’aria. In alcune tipologie di attrezzature la micronizzazione avviene attraverso ultrasuoni generando gocce con diametro di circa 5 micron.

Polverizzatori

Sono attrezzi portatili (soffietti), generalmente azionati manualmente, che permettono, attraverso un flusso d’aria, la distribuzione di polveri secche. Possono essere dotati di particolari prolunghe del getto per localizzare il formulato in polvere all’interno di crepe o fessure o all’interno delle tane dei roditori.

Confezioni erogatrici ready to use

Sono confezioni (es. nebulizzatori trigger, etc.) idonee a distribuire il prodotto biocida senza che quest’ultimo debba essere diluito o preparato. Tali dispositivi di distribuzione, idonei per impieghi domestici o per interventi puntiformi, non sono regolabili ed è quindi più difficile un dosaggio unitario preciso.

CONCLUSIONI

In conclusione, è importante sottolineare che l’efficacia di un trattamento biocida passa necessariamente attraverso la corretta scelta del sistema di distribuzione del formulato nell’ambiente target e dell’attrezzatura maggiormente appropriata per il contesto nell’ambito di una precisa valutazione del rapporto rischi/benefici. Inoltre, il mantenimento dell’efficienza degli strumenti/attrezzature per l’applicazione, anche se in assenza di prescrizioni cogenti, rappresenta un requisito che ogni impresa professionale di servizi di disinfestazione dovrebbe soddisfare. L’impiego di attrezzature in condizioni di perfetta efficienza, verificata attraverso controlli funzionali periodici, tarature e calibrature, permette di garantire l’applicazione del formulato al dosaggio corretto. Le metodologie di applicazione e distribuzione devono essere non solo idonee per la tipologia di infestante e ambiente considerato ma anche e sempre conformi con quanto indicato nell’etichetta del PMC e/o del prodotto biocida scelto al fine di garantire adeguati livelli di efficacia e l’adeguata tutela della salute e dell’ambiente. Altrettanto importante è che nei capitolati d’appalto vengano chiaramente ed inequivocabilmente indicate le tecniche di distribuzione e le relative attrezzature, utilizzando il più possibile una terminologia standard, onde evitare l’insorgere di possibili problematiche nello svolgimento del servizio che potrebbero incidere negativamente in termini qualitativi e di sicurezza.

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FOOD SAFETY

Pest Proofing e formazione: i migliori alleati per un controllo sostenibile degli infestanti nelle industrie alimentari Il concetto di disinfestazione sostenibile vuole incentivare la scelta di una serie di misure che possano agire in prospettiva risolutiva, senza fare un ricorso esclusivo alle molecole chimiche di sintesi Raffaele Carella Technical Manager OSD Gruppo Ecotech

Proviamo a immaginare l’incursione di un roditore nelle aree esterne di un’industria alimentare. L’area si trova poco lontano da una grande via di comunicazione e a due passi dalla struttura un canale di irrigazione facilita l’andamento indisturbato del nostro esemplare di Rattus norvegicus; una recinzione di sole grate e un prato, progettato come ornamentale ma ormai poco curato, fanno il resto. Nelle sue perlustrazioni notturne il ratto giunge all’opificio perché attratto da una serie di elementi, tra cui spiccano senza dubbio gli odori derivanti dagli scarti stoccati in area esterna e i residui derivanti da una fase di lavaggio

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delle aree interne non perfettamente eseguita, nonché dalla struttura in sé che appare tutto sommato tranquilla e al riparo da potenziali nemici naturali, decide che l’area merita maggiore attenzione. Tutto sembra perfetto. È così che nei giorni a seguire il mammifero sinantropo affina sempre di più la conoscenza del luogo cercando con dovizia eventuali varchi che possano consentirgli di appagare l’innata curiosità. Luci sottoporta, assenza di barriere meccaniche, cattiva gestione degli accessi o la mancata schermatura degli scarichi, così come la non corretta attenzione alle aree esterne e la scarsa illuminazione, potranno agevolare il

compito del roditore e di parte della colonia ormai al seguito. Qual’è la strategia migliore per bloccare preventivamente il propagarsi di una potenziale infestazione?

STRATEGIE E APPROCCI INTEGRATI L’utilizzo di esche rodenticida installate secondo piani adeguati di controllo, rispettose di decreti, standard e normative vigenti consentirebbero un controllo delle popolazioni indesiderate; tuttavia, non si tratta di un algoritmo certo e definito, il risultato finale è condizionato da numerose variabili.

La presenza di elementi che possano risultare più appetibili, rischierebbero nella più classica delle competizioni alimentari, di mettere a dura prova la funzionalità anche del più infallibile dei formulati anticoagulanti e non solo. È evidente che l’approccio dovrà dunque essere più ampio. La necessità emergente è sempre più quella di gestire le diverse funzioni produttive perseguendo strategie ecocompatibili, a basso impatto e di conseguenza sostenibili, inducendo sempre di più gli addetti ai lavori (intesi come responsabili di qualità, esperti di pest management, auditor, etc) ad analizzare le possibili strade perseguibili, imponendo una

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Per meglio fornire un dettaglio tecnico, si riporta schematicamente un elenco degli aspetti che andrebbero valutati nelle fasi che compongono l’intera vita di un servizio di pest control (temi ampiamente trattati e descritti da Francesco Fiorente in Produzione & Igiene Alimenti n. 6/2021 pp. 64-66), tutti utili alla definizione di una strategia sostenibile per il controllo degli infestanti: • Valutazione del contesto generale nel quale la struttura si sviluppa; • Individuazione di potenziali aree di annidamento e transito; • Valutazione delle aree verdi ornamentali e no, in prossimità degli accessi; • Valutazione di eventuali posatoi o siti di stazionamento per volatili; • Studio e analisi del flusso della materia prima in arrivo; • Studio e analisi del processo di lavorazione e della fase di confezionamento; • Analisi dell’intera gestione degli scarti di lavorazione, del loro eventuale riutilizzo e della gestione e stoccaggio dei rifiuti nelle aree di pertinenza la struttura oggetto di studio; • Studio e analisi delle fasi di stoccaggio delle materie prime e dei prodotti finiti; • Valutazione dello stato e delle eventuali schermature delle tombinature e degli scarichi; • Valutazione delle criticità legate alle aree circostanti eventuali depuratori; • Individuazioni di fessurazioni nelle pareti perimetrali esterne, interne e nelle pavimentazioni; • Chiusura costante degli accessi sulla base dei ritmi lavorativi specifici; • Valutazione dell’ermeticità delle chiusure, analisi delle fessure o dei difetti strutturali che favoriscono ingressi indesiderati; • Analisi di potenziali difetti di progettazione a carico di edifici adattati alla produzione alimentare o allo stoccaggio; • Stato delle pulizie ordinarie e straordinarie con ricerca minuziosa di eventuali ricettacoli che potrebbero generare pericolosi focolai; • Corretta gestione delle postazioni di monitoraggio installate. L’attenzione deve essere richiesta non solo al personale addetto al pest control, ma anche al personale di fabbrica impegnato in altre mansioni (es. addetti alle pulizie, addetti alla manutenzione delle macchine, addetti alla manutenzione dei sistemi antincendio o di sicurezza, etc.); • Adeguata formazione e forte sensibilizzazione del personale dipendente di fabbrica sull’argomento, utile a inserire il concetto di controllo degli infestanti non in una dimensione orbitante al contesto di fabbrica ma perfettamente integrato in questo, tanto da poter essere definito come una delle aree principali di interesse per la determinazione del business aziendale; • Determinazione delle misure realmente attuabili nel contesto considerato; • Gestione della messa in opera delle misure di esclusione valutate e approvate dalla struttura; • Attuazione dei programmi condivisi e programmazione dei potenziali piani di gestione delle emergenze con protocolli già definiti; • Analisi dei risultati e definizione dei nuovi obiettivi e delle strategie da introdurre per il raggiungimento degli stessi.

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FOOD SAFETY

transizione da approcci integralisti ad approcci sempre più integrati. Il controllo degli infestanti, nei diversi ambiti civili e merceologici, ricopre ormai un ruolo fondamentale tanto dal punto di vista igienico-sanitario quanto economico, inteso non solo come la protezione e la salvaguardia di luoghi e merci ma anche come fattore indispensabile per la tutela dell’immagine se si considerano le potenziali ripercussioni mediatiche che infestazioni di ogni tipo possono generare. Si tratta di un periodo storico nel quale la cassa di risonanza delle azioni, dei propositi e ancor più gli studi volti alla ricerca della qualità può essere enorme. In tal senso dunque, a fare la differenza non è la sola gestione della criticità ma anche il modo, i metodi e i materiali con cui la criticità viene gestita.

La disinfestazione diventa sostenibile

È proprio in quest’ottica che trova spazio sempre più, il concetto di disinfestazione sostenibile. Un concetto ampio che non bisogna commettere l’errore di considerare quale semplice uso consapevole delle molecole che il grande setaccio della normativa biocidi ci sta consegnando, ma semmai come una vera e propria armonizzazione delle metodologie sfruttabili in campo, utili a risolvere i fenomeni di infestazione, pur garantendo (o in ogni caso perseguendo) il principio del “basso impatto ambientale”. Una nuova concezione di lavoro questa, alla quale molti fanno ricorso,

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spesso non con poche difficoltà, talvolta con notevole scetticismo ma alla quale è necessario avvicinarsi, adattarsi e farla propria, pena l’esclusione da fette di mercato di assoluto appeal. L’adattamento, però, non è immediato e richiede profonda conoscenza della materia, skills ben definite ed expertise che in campo fanno la differenza. Il concetto di sostenibilità, dunque, può assumere differenti declinazioni, ma se la riferiamo al controllo degli infestanti, passa attraverso una serie di azioni preliminari che vedono solo in ultima analisi l’uso di prodotti chimici compatibili e a basso impatto. Il senso è quello di mettere in atto una serie di misure che possano nel complesso agire in prospettiva risolutiva, senza fare un ricorso esclusivo alle molecole chimiche di sintesi. In quest’ottica dunque è chiaro che la risoluzione sostenibile dei fenomeni di infestazione (che sia essa generata da roditori, insetti volanti, insetti striscianti o volatili in generale) passa attraverso una serie di attività preliminari e altamente professionalizzanti, diremmo quasi imprescindibili (e a dire il vero ormai quasi improcrastinabili) per il PCO e ancor più per le aziende alimentari che sono alla ricerca del servizio adeguato e all’altezza delle necessità tanto proprie quanto del mercato. In tale ambito, un ruolo a dir poco fondamentale lo ricopre dunque la prevenzione, che si concretizza in quello che gli esperti definiscono il Pest Proofing, una tecnica che racchiude in sé tecniche esclusive e restrittive.

Il Pest Proofing è un’attività complessa che trova il suo punto di partenza nell’ambito dell’avvio di un nuovo sistema di gestione, nell’analisi del rischio, nell’esecuzione di audit approfonditi volti a individuare elementi strutturali, gestionali e comportamentali idonei e utili alla riduzione e/o risoluzione dei fenomeni. Più che una tecnica, può essere definita come un vero e proprio approccio alla materia, che racchiude in sé la vera filosofia del controllo integrato compatibile con l’idea del “sostenibile”.

L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE Il metodo dell’esclusione, inteso come l’insieme delle operazioni volte proprio a impedire l’ingresso di un infestante in una struttura, non può tradursi semplicemente nell’installazione di strumenti meccanici. Come si accennava, infatti, il procedimento parte da lontano e solo alla fine approda alla realizzazione tecnica delle barriere. Ecco che l’analisi del rischio preliminare, condotta in fase di primo sopralluogo, può contribuire in maniera decisiva proprio all’individuazione delle maggiori fonti di criticità delle infestazioni esistenti o potenziali e di conseguenza alla valutazione di quelle azioni che meglio delle altre possono garantire protezione da infestazioni dirette o indirette al sito in questione. Non meno efficace appare l’esecuzione di sopralluoghi periodici condotti nelle strutture da occhi esperti e capaci di individuare con senso critico e

conoscenza della materia (teorico-pratica) non solo le situazioni a rischio, ma anche le potenziali strategie risolutive. I siti produttivi devono essere costantemente considerati come organismi suscettibili a variazioni, quasi fossero naturalmente predisposti al cambiamento; in tal senso il piano di controllo deve evolvere e gli occhi attenti degli esperti in pest management (termine nel quale vanno incluse tutte le figure coinvolte nella definizione delle strategie di controllo, dai tecnici sul campo a chi si occupa della contrattualizzazione del servizio, dal direttore tecnico agli uffici interessati nella compilazione documentale) risultano fondamentali nella fase di prevenzione. Non è un caso che proprio la UNI EN 16636:2015 e la correlata PdR UNI 86/2020 partano da un concetto di massima professionalizzazione degli operatori per approdare al controllo responsabile delle aree sensibili e alla gestione compatibile delle infestazioni. Sulla scorta di quanto riportato è pertanto evidente che l’evoluzione del pest control, attività da sempre associata al mero uso di prodotti chimici, passa inevitabilmente attraverso la ricerca di una nuova tendenza che vede sullo sfondo un uso consapevole delle tecniche di prevenzione e dei prodotti chimici, ma che pone le sue radici sul terreno della formazione e professionalizzazione del PCO e di tutti gli attori coinvolti nella filiera produttiva. L’interdisciplinarietà così come il confronto e la collaborazione tra le parti resta inevitabilmente il migliore innesco del controllo sostenibile.

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Twist Tie MD2 inPEST® Rilevabile al metal detector per tecnica confusionale per Plodia interpunctella, Ephestia kuehniella.

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SOLUZIONI DALLE AZIENDE

La Tecnica della confusione sessuale Nel mondo degli insetti la comunicazione intraspecifica è principalmente affidata a messaggeri chimici, i feromoni, i quali sono funzionali al processo di incontro tra i sessi e all’accoppiamento. La loro scoperta e la sintesi, ne hanno permesso l’uso nella lotta agli insetti dannosi, dapprima in agricoltura e poi contro gli insetti delle derrate. Le varie tecniche basate sui feromoni hanno una lunga storia e crediamo un futuro ancora più lungo. L’uso della Tecnica della confusione sessuale contro le tignole delle derrate ha visto una prima affermazione circa 30 anni fa, e dopo un periodo di latenza sta vivendo un recente rilancio, legato tra gli altri, al basso impatto ecologico, alla sicurezza d’uso per gli operatori, alla riduzione degli insetticidi disponibili e alla compatibilità con l’emergente impiego degli insetti utili nell’industria alimentare. Gea crede molto nella Tecnica della confusione sessuale e ha registrato il proprio prodotto biocida Twist-Tie MD2 inPEST con un’autorizzazione semplificata. Oltre ai dati di efficacia presenti nel dossier inviato alle autorità, GEA continua a ricevere e analizzare i dati provenienti dalle varie realtà alimentari con cui collabora, che ne confermano ulteriormente le ottime prestazioni. Tuttavia, tale tecnica non è da considerare una

“bacchetta magica”, ma deve inserirsi in un piano di lotta integrata che tenga sempre conto della prevenzione. Riteniamo fondamentale la corretta progettazione delle installazioni e l’uso di strumenti di verifica dell’efficacia per validare gli impianti o per apportare le necessarie revisioni. Non sono sufficienti i dati raccolti con la classica rete di monitoraggio, ma dovranno essere introdotte anche trappole con erogatori di feromone ad alto dosaggio e, almeno inizialmente, strumenti che rilevino la presenza di femmine fecondate quali trappole ad acqua e ovitrappole. Queste soluzioni sono utili a individuare l’eventuale introduzione di materie prime infestate o la presenza di piccoli focolai di infestazione in nicchie isolate, dove si realizzano ancora accoppiamenti che potranno essere individuati e rimossi.

GEA

www.geaitaly.it

Selontra®: da BASF una soluzione altamente appetibile che rompe il ciclo delle resistenze Il tema delle resistenze agli anticoagulanti è un problema che affligge da tempo i responsabili dei programmi di disinfestazione da roditori. Le resistenze possono ritardare il controllo delle infestazioni e renderlo addirittura irraggiungibile. Selontra® è il nuovo rodenticida di BASF che permette di controllare anche i roditori resistenti agli anticoagulanti. Questo è possibile grazie alla sua formulazione innovativa e non-anticoagulante, grazie ad un composto presente in natura rispetto al quale né ratti né topi hanno sviluppato alcuna resistenza. Lo sviluppo di eventuali resistenze future è considerato estremamente improbabile, dal momento che questa sostanza svolge un ruolo fisiologico di primaria importanza per la regolazione del calcio nelle ossa. La formulazione unica di Selontra® si è dimostrata attraente e altamente appetibile anche in presenza di fonti alimentari alternative. Selontra® presenta altri vantaggi rispetto ai rodenticidi anticoagulanti in quanto prevede un regime di pasturazione più breve che consente un controllo più rapido delle infestazioni, infatti dalle prove condotte, il controllo completo delle infestazioni può essere ottenuto in soli sette giorni, ovvero circa tre volte prima

rispetto alle tradizionali esche anticoagulanti. Questo è dovuto anche al fatto che dopo l’assunzione della dose letale, i roditori dominanti cessano di nutrirsi, rendendo l’esca accessibile anche alle gerarchie sottostanti. L’innovazione del prodotto va di pari passo con la tecnica applicativa: fondamentale per risultati concreti e duraturi. BASF viene in contro ai professionisti della disinfestazione con un programma formativo volto all’aggiornamento delle procedure di applicazione per trarre il massimo dei benefici che offre Selontra®.

BASF

www.pestcontrol.basf.it

Con Harmonix Pasta cambia la tua strategia di derattizzazione Con il nuovo Harmonix Pasta di Bayer i tecnici della disinfestazione hanno ora a disposizione un nuovo e importante soluzione per impostare la derattizzazione. Harmonix Pasta è un rodenticida professionale a base di colecalciferolo, un principio attivo non persistente e non bioaccumulabile con un meccanismo d’azione diverso da tutti gli altri principi attivi presenti sul mercato e che agisce anche sui ceppi di topi e ratti resistenti. Gli effetti del

colecalciferolo sui roditori insorgono dopo 3-5 giorni dall’ingestione della dose letale di prodotto. Harmonix Pasta può essere impiegato anche per derattizzare aree esterne e discariche. Nelle sue prove di efficacia, Harmonix Pasta ha permesso di ottenere il pieno controllo di una popolazione di Mus musculus con un consumo di esca inferiore del 50% rispetto a un’esca a base di anti-coagulante, grazie al suo effetto “blocca-ingestione” per cui i roditori

smettono di alimentarsi pochi giorni dopo l’ingestione della dose letale. Harmonix Pasta è disponibile in bustine da 20 g in sacchetto di 5 kg, una soluzione che riduce fino all’80% il quantitativo di plastica da smaltire. È un Biocida. Usare i Biocidi con cautela. Prima dell’uso leggere sempre l’etichetta e le informazioni sul prodotto.

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Rivista ufficiale del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari Direttore Responsabile Giorgio Albonetti Direttore Scientifico Massimo Artorige Giubilesi Coordinamento editoriale Chiara Scelsi c.scelsi@lswr.it

Stampa & Produzione Antonio Iovene a.iovene@lswr.it Pubblicità Luigi Mingacci l.mingacci@lswr.it Impaginazione LIFE - LSWR Group Hanno collaborato: Raffaele Carella Moreno Dutto Francesco Fiorente Diletta Gaggia

ABBONAMENTI abbonamenti.quine@lswr.it www.alimentinews.it Costo copia singola: € 2,80 Abbonamento annuale Italia: € 40 Stampa Aziende Grafiche Printing Srl QUINE Srl – LSWR Group Produzione&Igiene Alimenti - Bimestrale Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 510 del 29-10-1983 Iscrizione al ROC n. 12191

Ai sensi dell’art. 13 Regolamento Europeo per la Protezione dei Dati Personali 679/2016 di seguito GDPR, i dati di tutti i lettori saranno trattati sia manualmente, sia con strumenti informatici e saranno utilizzati per l’invio di questa e di altre pubblicazioni e di materiale informativo e promozionale. Le modalità di trattamento saranno conformi a quanto previsto dagli art. 5-6-7 del GDPR. I dati potranno essere comunicati a soggetti con i quali Quine Srl intrattiene rapporti contrattuali necessari per l’invio delle copie della rivista. Il titolare del trattamento dei dati è Quine Srl, Via G. Spadolini 7 - 20141 Milano, al quale il lettore si potrà rivolgere per chiedere l’aggiornamento, l’integrazione, la cancellazione e ogni altra operazione di cui agli articoli 15-21 del GDPR.


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sono impossibili. Perché? Perché agisce meccanicamente. Anofelini (Anopheles spp.) e Culicini (Culicinae) sono le due più importanti sottofamiglie dei Culicidi (zanzare), le cui larve completano lo sviluppo al pelo d’acqua per respirare ossigeno atmosferico. Le Anopheles prevedono le strutture respiratorie distribuite lungo tutto il corpo mentre Aedes e Culex attingono ossigeno atmosferico attraverso il tipico sifone. Con Mosquitorex® ogni focolaio larvale rappresentato da acque palustri o salmastre, oppure semplicemente da corpi d’acqua domestici, potrà essere eliminato efficacemente senza ripercussioni per l’ecosistema. Sulla biodegradabilità di Mosquitorex®, Newpharm® ha investigato a fondo per poter approdare sul mercato con una formulazione unica, innovativa, futuribile, che non turbi in nessun modo le comunità biologiche e il loro habitat.

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Che cosa rende un’azienda leader per oltre 60 anni? Essere punto di riferimento di un settore complesso come l’igiene ambientale richiede competenza ed esperienza, frutto di tanti anni di lavoro al fianco dei professionisti dell’igiene ambientale e delle tante collaborazioni di eccellenza con i principali centri di ricerca e Università italiane. Esperienza e competenza, insieme a un’ampia offerta di prodotti caratterizzata da un alto livello di innovazione e sicurezza sono alcuni degli elementi che permettono all’azienda di affiancare i professionisti in contesti specifici che richiedono competenze verticali come l’industria alimentare. La recente pubblicazione del libro “Gestione e Controllo degli infestanti nell’industria alimentare. La disinfestazione di

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qualità” edito da Avenue Media, intende fornire informazioni teoriche e pratiche per definire e attuare piani di Pest Management di qualità a chi opera a tutti i livelli in un contesto tanto complesso e si va ad affiancare all’ampia offerta formativa dell’azienda, costituita dai corsi certificati Campus Copyr e da Radio Copyr. Quest’ultimo è un format digital-native a carattere tecnico informativo che risponde alla nuova necessità di rimanere “al passo coi tempi” e di avere un accesso immediato alle informazioni. Il 2022 prevede un fitto calendario di appuntamenti, ognuno dei quali dedicato a un tema specifico. L’industria alimentare è stato oggetto della puntata del 4 marzo, che è visionabile on demand alla pagina www.copyr.eu/eventi.

Campus Copyr, invece, è l’offerta formativa multidisciplinare, modulare e aggiornata, teorica e pratica. Tutti i corsi erogati nel programma Campus Copyr sono certificati ISO 21001:2019 e possono essere sviluppati sulla base di specifiche esigenze. Il calendario completo dei corsi, dedicati anche all’industria alimentare, può essere consultato su www.copyr.eu/formazione. Per conoscere tutta l’offerta dell’azienda per l’industria alimentare, Copyr sarà presente a PestMed 2022 con due stand: Padiglione 32, stand A13 e Padiglione 31 stand C12.

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