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Roma imperiale

I luoghi della pace

L’edificio termale risale al III-IV secolo d.C. Il rinvenimento di una moneta di bronzo Diocleziana ha consentito di stabilire il periodo di appartenenza. Nel caso delle Terme di Acconia di Curinga, si tratta di Terme private facenti parte di una grande villa monumentale, appartenente a chi, forse, all’epoca governava mezza Calabria. Situata in prossimità del luogo dove si pensa passasse la Via Popilia che da Roma portava a Reggio Calabria è l’unico esempio certo nella penisola italiana di edificio in cui si utilizzarono tecniche costruttive ampiamente utilizzate nell’Africa romana. In epoca altomedioevale, l’edificio si sarebbe trasformato in luogo di culto, realizzati altari e alcune vasche trasformate in sepolture. Il complesso termale occupa attualmente una superficie di circa 700 mq. Grazie alle campagne di scavo, sono stati individuati diversi ambienti come: un atrio-ginnasio, il frigidarium,un piccolo tepidarium-spogliatoio, due grandi calidaria,un laconicum e alcuni ambienti di servizio.

L’Eremo di Curinga fu fondato dai monaci basiliani nel sec. XI, ma sicuramente in seguito fu ampliato dai monaci carmelitani nel sec. XVII. Agli occhi del visitatore si presenta nel pieno del suo fascino, come una struttura, probabilmente mai terminata rispetto al progetto originario, con una cupola perfetta, fatta di tante pietre, come tutta la struttura, che sapientemente posizionate, l’hanno conservata fino ad oggi. Il monastero è stato oggetto di una serie di studi per meglio comprendere le vicende di cui è stato testimone, ma a parte l’origine, poco si può dire, a causa delle scarse documentazioni scritte. Sotto le fronde rumorose dell’albero secolare la vita continua, tra misteri e realtà, una realtà sorprendente è proprio lui, il Gigante Buono, che vive da più di mille anni qui, fino a sviluppare un tronco di 16 metri di circonferenza, e una cavità enorme in grado di ospitare diverse persone al suo interno

CALABRIA INCANTATA TRIP PLANNER

ATTRAVERSO IL TEMPO

ACCONIA

TERME DI LACONIA

CURINGA

EREMO DI SANT’ELIA

Capistrano Castello di Vibo Zungri Acconia Curinga

3398643570 - Armando 3387284196 - Mariateresa


Impressioni inaspettate

Un museo da scoprire

I “sassi” calabresi

A quale categoria apparterranno gli affreschi ritrovati in quel di Capistrano, piccolo centro calabrese in provincia di Catanzaro? Pittori e storici dell’ arte locali sono pronti a mettere la mano sul fuoco: sono nientedimeno che di Pierre Auguste Renoir, e scusate se e’ poco. La storia: tempo fa si decide di restaurare la chiesetta tardo barocca di Capistrano. E cosi’ vengono alla luce, sull’ abside dietro l’ altare maggiore, due affreschi dimenticati, una Samaritana al pozzo di Sicar e un Battesimo di Gesu’ al fiume Giordano. E qui la cronaca si intreccia con la leggenda. Si sa del famoso viaggio italiano di Renoir, gia’ quarantenne e da tempo immerso nel mondo degli impressionisti, nel 1881. Nelle memorie dettate dal pittore al figlio poco prima di morire si parla esplicitamente di una sua permanenza in Calabria e di alcuni affreschi composti “in una chiesetta in un paesello immerso negli ulivi” grazie a un muratore locale che gli presto’ i colori. L’ equazione e’ perfetta: si tratta proprio di due Renoir italiani.

Si staglia maestoso sulla collina dove era situata l’acropoli dell’antica Hipponion e domina, con la sua forma di nave, la città di Vibo Valentia e la bassa valle del Mesima. Edificato tra il 1070 ed il 1074 d.C. per volere di Ruggero il Normanno, che in questi lidi aveva condotto e accampato il suo esercito, il maniero era probabilmente una semplice fortificazione, costituita da una sola torre triangolare al centro di altre tre torri circolari, in parte edificate con materiali prelevati dagli edifici della stessa acropoli. Nonostante i forti rimaneggiamenti ricevuti, il castello di Vibo Valentia conserva l’impianto normanno. Il lento recupero del castello di Vibo Valentia, tra i rari castelli di Calabria che presentano evidenti contaminazioni angioine, inizia negli anni ‘70. Oggi il castello è sede del Museo Archeologico di Vibo Valentia, nonchè degli uffici provinciali della Sovrintendenza per i Beni Archeologici della Calabria.

La Calabria è costellata da grotte utilizzate come grange, romitori e cenobi che testimoniano un particolare modello di vita sociale che ebbe come protagonisti i monaci “Basiliani”. Queste testimonianze trovano la più alta espressione a Zungri nel cosiddetto Insediamento Rupestre degli Sbariati, sia per la vasta area d’interesse che costituisce la testimonianza più rilevante della regione, sia perché risulta documentata una frequentazione del sito fino al XIV secolo, avendo integrato in molti casi le strutture di case scavate nella roccia con manufatti fuori terra che contribuiscono ad arricchire, sul piano storiografico ed urbanistico/architettonico, l’insediamento rupestre del comune di Zungri. Il villaggio rupestre datato dagli studiosi fra il XII - XIV secolo è costituito da circa 100 case-grotta scavate nella roccia con ambienti monocellulari e bicellulari, alcuni anche a più piani.

CAPISTRANO

CASTELLO DI VIBO

ZUNGRI

AFFRESCHI DI RENOIR

MUSEO NAZIONALE

INSEDIAMENTO RUPESTRE


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