ARCHITECTURE FOR DEVELOPING COUNTRIES STRUCTURES FOR THE AGRI-FOOD CHAIN S U N YA N I - G H A N A
Università degli Studi “Mediterranea” di Reggio Calabria dArte
ARCHITECTURE FOR DEVELOPING COUNTRIES STRUCTURES FOR AGRI-FOOD CHAIN Sunyani - Ghana
Corso di Laurea Magistrale in Architettura LM-4 IV edizione atelier di tesi A .Y. 2 0 1 9 / 2 0 2 0
Student
Raffaele Schiavello Advisor p r o f.
Alessandro Villari Co-advisor
p r o f.
Sebastiano Nucifora
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A mio Nonno Raffaele, che mi ha fatto pienamente comprendere l’importanza dei sacrifici e della famiglia.
“The future is already here - it’s just not very evenly distribuited” - William Gibson
ABSTRACT I TA
Come ben sappiamo, l’Africa è un continente in ritardo strutturale, compreso in ambito agricolo. A questo ritardo strutturale, parallelamente vi è un’immigrazione illegale che causa un fenomeno di spopolamento. Tra i principali paesi soggetti a questo fenomeno rientra anche il Ghana. Ragion per cui il VIS, una delle maggiori ONG italiane, che si occupa di cooperazione internazionale ed opera in 5 paesi del continente africano, ha promosso la campagna “Stop Tratta”, il cui obiettivo è proprio quello di arrestare il fenomeno migratorio illegale. Infatti quest’ultimo, ha pensato di investire sull’ampliamento della filiera agro-alimentare di interesse regionale, più nello specifico attraverso l’installazione di serre a basso costo nell’intero territorio di Sunyani, così da incrementare la produzione agricola, poichè ottimo deterrente contro la deforestazione e il cambiamento climatico. Dunque, dopo aver realizzato sul territorio del Distretto di Sunyani una cospicua quantità di serre donate agli agricoltori, il VIS ha commissionato all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, attraverso l’Atelier di Tesi, la progettazione di una piccola azienda per la trasformazione dei prodotti agricoli (pomodori). Il progetto di architettura, così costituisce l’ultimo tassello che permetterà al suo interno la lavorazione dei pomodori e la commercializzazione con marchio di qualità, ma al tempo stesso attraverso una formazione professionale potrà garantire maggiori opportunità lavorative ai giovani, implementando così le attività di microimprenditorialità territoriale. Il progetto è localizzato all’interno del centro salesiano dei missionari di Don Bosco. Sorge ad Odumase, con dimensioni pari a 29 h e caratterizzato fortemente da un masterplan carente sotto al punto di vista funzionale-organizzativo. Infatti, uno dei primi obiettivi è dunque quello di ristabilire attraverso una grande corte, una connessione tra le parti esistenti che lo compongono, come: Student Community, Sport’s Hub, Energy Production e infine, Food Production, area in cui è localizzata come oggetto di Tesi la “Factory”. Come ben sappiamo, ogni luogo possiede uno spirito intrinseco, ed è compito dell’architetto quello di creare luoghi. Ecco perchè, “Young Opportunity Center” mette in relazione: natura, architettura e patrimonio storico, concependo così un progetto identitario. Costituito da edifici modulari e replicabili, di dimensioni di 8m x 8m, contraddistinti dall’elemento chiave, l’arco, che segna l’ingresso e l’uscita da ogni edificio. Nasce così un’architettura sociale, un organismo contraddistinto dalla presenza di corti, luogo in cui si manifestano maggiormente le relazioni sociali. In sostanza, è un’architettura fatta dalle persone, per le persone. Pensata in maniera replicabile e costituita da semplici componenti realizzate in loco dal dipartimento di tecnologia delle costruzioni di Don Bosco. In un mondo sempre in continua crescita (demografica, tecnologica), assistiamo quotidianamente ad una netta suddivisione del mondo in “Nord e Sud”, ma non è solamente una questione geopolitica. E’ la scelta arbitraria di non egugliare un’evoluzione con i resto degli abitanti che popolano il pianeta Terra. Da qui, proprio per combattere questa non omogeneità e fornire maggior spunti per le generazioni future, è stato pensato YOUNG OPPORTUNITY CENTER. Punti di forza oltre la sua espressività e facile attuabilità, saranno la sostenibilità ambientale ed economica, seguita dall’idea di scardinare queste disuguaglianze e capace di generare dei veri e propri profitti, in modo tale da rappresentare una speranza per i giovani, per far sì che essi non lascino la propria terra. Perché in fondo è questo lo scopo di noi architetti, ovvero contribuire a costruire il nostro pianeta rendendolo un mondo migliore, specie per le future generazioni.
CONTENTS
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Back home, Back to land Agriculture and Migration
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State of Art
Case Studies #The Plus #Droneport #Jojutla School
World’s Changing
Countryside: The Future Case Studies
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Project
Site Masterplan Holistic visions Genius Loci Structural Floor #Render ( Working area) Operative Design Functional Floor
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The future of YOC
#Render (Classroom) #Render (Marketplace) B i o c l i m a t i c & Te c h n o l o g i c a l Schemes #Render (The Square) #Render (Main facades) #Render (BIG picture) Project Cronology
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References
Acknowledgements
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BACK HOME, BACK TO LAND A G R I C U LT U R E A N D M I G R AT I O N
L’Africa, come sappiamo, è un continente in ritardo strutturale in molti ambiti compreso quello agricolo. Questo comprende problemi organizzativi e tecnologici che portano ad una crisi “di sistema” della filiera che si evidenzia nella produzione di un’economia che, sebbene rappresenti il 24% della superficie agricola utilizzabile , in termini di valore si ferma al 6 %. Proprio per questo motivo L’Unione europea si è posta come obiettivo quello di andare ad appoggiare lo sviluppo agricolo a lungo termine in Africa, che comprende le organizzazioni africane di livello regionale e continentale. Questo sostegno permetterà di consolidare la crescita del settore, in particolare grazie al miglioramento delle politiche agricole. La cooperazione si concentrerà sull’Africa subsahariana, dove lo sviluppo agricolo rappresenta l’elemento più importante per la realizzazione degli obiettivi di sviluppo in modo tale da ridurre povertà, fame e conseguente migrazione verso altri Paesi. La migrazione verso altri Paesi è uno dei temi fondamentali di questo continente e ancora oggi si cerca di bloccare questo flusso migratorio dei giovani. Capiamo bene che, in Africa i giovani rappresentano la più grande risorsa per costruire un futuro di autosufficienza alimentare e industriale. Proprio per questo, fa notizia la consegna dei diplomi alla scuola professionale salesiana di agraria di Sunyani avvenuta quest’estate. È stato possibile realizzare questo progetto grazie al finanziamento fornito da Missionari Don Bosco in collaborazione con l’organismo di cooperazione internazionale (VIS). Questo riconoscimento segna una tappa del percorso avviato qualche anno fa in esecuzione della campagna “Stop Tratta”, avviata per contrastare il fenomeno migratorio illegale. Il primo corso di agricoltura svolto In Ghana risale al 2016, dopo questo primo corso, a cadenza annuale, se ne sono tenuti altri due, portando in totale 93 allievi, tra ragazzi e ragazze migranti, a tornare in Ghana. Questi hanno imparato a coltivare in maniera organica e a utilizzare nuove strutture come le greenhouse. Questa nuova soluzione ha permesso l’aumento del raccolto, dal momento che si può coltivare anche durante la stagione secca e si può gestire meglio la distribuzione annuale dei prodotti. Le coltivazioni in serra sono inoltre un ottimo deterrente contro la deforestazione e il cambiamento climatico, in quanto non hanno bisogno di molto spazio ed evitano che i contadini debbano tagliare nuova foresta vergine da rendere coltivabile. L’insegnamento dell’agricoltura organica rappresenta un primo passo nel promuovere uno sviluppo sostenibile in Ghana. Grazie a questi piccoli progetti si iniziano a costruire speranze e un futuro diverso per gli agricoltori ghanesi. 13
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“Non sei qui per seguire un algoritmo di raccomandazione. Sei qui perché sei un individuo. Sei qualcuno che sta esercitando la capacità di pensare e ti troverai di fronte a idee difficili. Ma l’idea è che dovresti essere aperto a loro, perché alla fine, più siamo aperti a tali cose, quindi meglio possiamo governare il mondo in cui viviamo.” Estratto dal report: Countryside: The Future - Rem Koolhaas
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WORLD’S CHANGING CO U N T RYS I D E : THE FUTURE
Introduction Era il 1978 quando Koolhaas dettava il manifesto della “manhattanizzazione” del mondo, termine utilizzato per sublimare città, metropoli e deregulation urbana come unica possibilità sociale in un periodo che cronologicamente si collocava nell’era del consumismo sfrenato, proiettato verso gli scintillanti anni Ottanta, dei quali New York ha saputo interpretare al massimo la tendenza.
“L’agricoltura 4.0” è sempre più una realtà. Secondo l’Osservatorio Smart Agrifood della School of management del Politecnico di Milano e del Laboratorio Rise (Research & innovation for smart enterprises) dell’Università degli studi di Brescia, l’agricoltura 4.0 in Italia ha toccato i 450 milioni di euro, con una crescita del 22% su base annua, ma i trend sono crescenti in tutto il mondo civilizzato.
“Countryside, The Future” è una marcia indietro da parte di Koolhaas perché si occupa di tutta la parte della superficie terrestre “libera” da insediamenti umani. Uno sguardo altrove, al non urbanizzato.
Analisi dei big data, mappature satellitari, Internet of Things, sistemi di tracciabilità tramite blockchain diventeranno soluzioni strategiche sempre più diffuse per contenere i costi di produzione.
Agricoltura e futuro
Che ruolo assegnare all’agricoltura e agli agricoltori, i suoi sacerdoti in terra?
Nonostante i numerosi trionfi delle tecnologie, della chimica, dell’automatizzazione, delle serre, dei satelliti, dell’innovazione biotecnologica, della ricerca e dei big data, dell’Internet of Things e dell’e-commerce, l’apporto dell’uomo e della natura saranno fondamentali, perché rappresentano il cuore e il motore del pianeta per la produzione di cibo. La sicurezza alimentare continuerà ad essere una questione centrale. Non dimentichiamo che dovremmo (potremmo?) superare i 9 miliardi di persone nel 2050.
La risposta di Koolhaas porta a riflettere in una direzione corretta: l’agricoltura è strategica, tanto la produzione quanto il rispetto della natura, quanto la scienza che spinge all’innovazione. Di questo ci si dovrà ricordare con la prossima Politica agricola comune. E non si tratta solamente di una questione economica, ma di sostegno globale che deve essere assicurato a un’agricoltura sostenibile, razionale, rispettosa dell’ambiente, in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici e, se possibile, a mitigarne gli effetti. 17
L’agricoltura è sempre più un bene pubblico, deve garantire il reddito alle imprese agricole e rispondere all’esigenze sociali (non socialiste). Si è parlato di molti “più”, sarebbe forse il caso di annoverare qualche “meno”. L’agricoltura e le filiere alimentari dovranno adoperarsi - anche con l’ausilio delle tecnologie - per ridurre gli sprechi, che incidono in termini di dispersione economica e di aumento delle emissioni inquinanti. Produrre cibo sano, inoltre, aiuterebbe a frenare le migrazioni, mantenendo le persone radicate nei propri territori e contribuendo alla loro qualità di vita, che passa anche attraverso l’assistenza sanitaria e l’istruzione. Why Research Is Important To Architecture Quando le persone pensano all’architettura e agli architetti, spesso pensano agli architetti che costruiscono edifici, e questo è qualcosa che fanno gli architetti. Ma allo stesso tempo, gli architetti stanno anche cercando, guardando cose che potrebbero essere complementari, supplementari, alla produzione di edifici. Quindi, ad esempio, potrebbero essere alla ricerca di questioni relative alla storia, alla tecnologia e all’impatto dell’architettura, impatto che potrebbe essere economico, sociale o politico. Questa è la bellezza dell’architettura. La ricerca tende a essere compresa in termini molto disciplinari, quindi viene vista in maniera diversa in vari ambiti. Per esempio, la ricerca in ingegneria è una cosa, nelle discipline umanistiche è qualcos’altro e nelle scienze sociali è qualcos’altro. In particolar modo per l’architettura, la ricerca è un pensiero sintetico - sintetico come nel legare insieme, sintetizzando essenzialmente campi diversi. Leisure I romani avevano un concetto chiamato otium, che era l’opposto di un secondo concetto, il negoium, che descriveva le condizioni della campagna e le condizioni della città . Otium è sostanzialmente tempo libero e il negoziato è negoziazione. 18
La campagna era la base della vita contemplativa, della speculazione, della scrittura di letteratura, della poesia, della musica, del cibo. E la città era il luogo di lavoro. La concezione sia profondamente radicata nella percezione o nelle aspettative delle culture occidentali e orientali. Stiamo indagando su come i romani e i cinesi abbiano avuto la stessa concezione della campagna nello stesso preciso momento e come sia sopravvissuto questo concetto, prima in una certa misura nel Medioevo. Quindi fu, si potrebbe dire, dirottato da Maria Antonietta nel periodo del Re Sole, Luigi 14 °, poco prima della Rivoluzione francese. E poi è stato ulteriormente trasformato in turismo e nell’attuale mondo del benessere. Quindi “otium” e “benessere” sono parole molto vicine tra loro, anche se, l’otium è una sorta di stato intellettuale o un’ambizione intellettuale - e anche uno stato essenziale, un’ambizione a sviluppare l’intera persona. Il benessere è molto più limitato e focalizzato su te stesso, una condizione che non può mai generare quell’esistenza creativa. L’industria del benessere è un’industria da trilioni di dollari su scala globale, dove puoi mettere in discussione l’ironia che, al momento della più grande crisi dell’umanità, la sedia a sdraio sulla piscina è diventata l’emblema di ciò che sogniamo.
Political Redesign Nel corso del 20 ° secolo, diversi pensatori politici hanno riconosciuto la forza della campagna come un agente per il cambiamento e il progresso. Spinto dal bisogno e dall’ambizione di trasformare nazioni e continenti nella nostra forma di vita, ciò ha portato a diversi sforzi di Prometheus.
È una storia di successo molto toccante, perché normalmente quando tutte le ondate di rifugiati sono arrivate in Europa negli ultimi 10 anni, molti governi hanno dichiarato: “No, la nostra società può far fronte solo a un certo numero di rifugiati. Se sono troppi, tutto crollerà”. E tutte queste previsioni cupe si sono rivelate sbagliate. Questa è una storia su possibili ripopolazioni e ricalibrazioni dell’idea del villaggio. E quando parliamo del villaggio, spesso pensiamo che il villaggio sia un fenomeno premoderno ed è stato sostituito da forme più moderne di abitazione nelle grandi città. Ma in realtà penso che una certa tipologia di villaggio possa diventare il nucleo di un movimento d’avanguardia che abbraccia pienamente le nuove possibilità della tecnologia e definisce il villaggio non come un romantico nascondiglio premoderno dalla complessità della moderna metropoli, ma come contro- modello per un’idea molto schietta, non innovativa e noiosa delle future città e metropoli intelligenti.
Refugee Villages In Europe La campagna, terreno di sperimentazione, accelerazione, riscoperta e ripopolamento. Nel 2015 oltre un milione di rifugiati è arrivato in Germania, principalmente dall’Africa settentrionale e il governo ha deciso di ospitare parte di questi rifugiati nei villaggi. Una famiglia di 12 persone provenienti dall’Iraq si è trasferita in una casa precedentemente abitata da due anziani tedeschi e una famiglia di 18 persone siriane si è trasferita in una casa bifamiliare. Questo afflusso di persone ha comportato molti benefici in campagna e di conseguenza al villaggio. La stessa cosa si può osservare in Italia, dove molti villaggi che stavano per morire, dove l’infrastruttura era crollata e gli edifici fisicamente rasi al suolo, sono stati riparati e ricostruiti da gruppi di rifugiati.
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CASE STUDIES Qatar - Medio Oriente Shandong - China Kenya - Africa orientale Route 281 - Stati Uniti d’America
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CASE STUDIES#1 Food Production Qatar - Medio Oriente
Nel 2017 è stato istituito un blocco internazionale, subito dopo che il presidente Trump ha visitato l’Arabia Saudita e il Medio Oriente durante il suo tour, il confine tra Arabia Saudita e Qatar è stato chiuso. I voli internazionali tra il Qatar e i paesi circostanti erano in calo e sono stati fermati. Ciò ha portato a un grosso problema, perché il Qatar è un piccolo paese. È un paese ricco, ma è un piccolo paese che dipendeva dall’importazione di quasi il 90 % del loro cibo. Per un paese che non ha praticamente alcun impianto di produzione alimentare e importa la maggior parte del suo cibo, ciò porterebbe normalmente a una situazione molto difficile. Questo ha portato a pensare che molte persone potessero lasciare il Qatar, creando del caos, ma in realtà, è successo il contrario. Quindi non c’era panico, non c’era caos e non c’era carenza di cibo. “Le domande poste sarebbero state, come è potuto succedere? Come evitare di diventare vittima di un blocco come questo, un blocco serio?” E così mentre si rifletteva sula posizione del Qatar, una squadra di ricercatori faceva un’analisi di come il Qatar era dipendente e che tipo di scenari il Qatar poteva incontrare. Questa squadra era cresciuta fino a circa 400 persone che si occupavano solo di sicurezza alimentare, pensando a idee realistiche ma futuristiche su come diventare indipendenti dalle importazioni. Il paese ha avviato un’iniziativa per sviluppare un settore lattiero-caseario. Così quasi da un giorno all’altro, una delle più grandi fabbriche di latte del mondo è stata fondata nel deserto, con aria condizionata. 2.400 mucche sono arrivate da diverse parti del mondo e sono stati i primi segni del fatto che il Qatar è diventato indipendente da altri paesi e dal loro cibo. Poiché ci hanno pensato così seriamente fin dall’inizio, il Qatar si trova ora in una situazione in cui possono effettivamente esportare alimenti e prodotti lattiero-caseari. 22
CASE STUDIES#2 Experiments and China’s Countryside Shouguang - China
Una serie di esperimenti dalla Cina, ha strategicamente fornito un’alternativa alla migrazione perpetua del paese verso la città conducendo a vaste aree rurali collegate attraverso Internet all’economia di mercato utilizzando forme più veloci di infrastruttura fisica e virtuale. La campagna è stata un luogo di sperimentazione e pensiero radicale. Intervista: Stephan Petermann è un ricercatore di architettura, un sociologo, un intellettuale. Stephan: la Cina ha una definizione leggermente diversa di cosa significhi “campagna”. Tutto ciò che ha meno di 100.000 abitanti è considerato campagna e se lo si confronta con altre forme di statistica delle Nazioni Unite, si vede che è abbastanza urbano. Penso che in Danimarca, da 2.000 abitanti tutto sia considerato urbano. La Cina deve essere molto efficiente e molto attenta alle sue campagne, e il governo ha una vasta gamma di misure politiche e anche iniziative per progettare le sue campagne. La zona di Shandong, che si trova tra Pechino e Shanghai, fa parte della più grande area-serra del mondo. È circa 30 volte più grande di Manhattan e produce verdure per circa 60 milioni di persone. Abbiamo visitato un villaggio, Shouguang, ed è ai margini di una metropoli. È una città di 1,2 milioni di abitanti. Ma questa area urbana è abitata da agricoltori che vivono in enormi complessi di torri, che normalmente si trovano in centri urbani piuttosto densi. Quindi arrivi con un treno ad alta velocità da Pechino, viaggiando a 300 km/h e l’unica cosa che vedi negli ultimi 10-15 minuti sono le serre. 23
Shouguang, da un lato è drammaticamente campagna perché è in gran parte responsabile della produzione alimentare di una parte significativa della popolazione, ma allo stesso tempo ha i suoi Starbucks, i suoi centri urbani, i suoi teatri eccetera, quindi è un ibrido. C’è molto da imparare l’uno dall’altro e c’è molto da apprezzare. Sono estremamente intelligenti nel trovare nuovi modi per introdurre la tecnologia. Ad esempio, questa funzionalità è disponibile su Taobao di Alibaba, che è un po “una fusione tra Amazon ed eBay”, in cui fondamentalmente si dispone di una connessione live camera. È quasi una connessione Skype con gli agricoltori in campagna e ti connetti con loro sul campo. Puoi semplicemente specificare: “Va bene, voglio avere quella mela, quella e quell’altra”. Di conseguenza gli agricoltori mettono il prodotto scelto in una scatola e quasi il giorno dopo lo si ha a portata di mano a Pechino. Sempre in Cina si trova su un altro villaggio con una storia simile. È un villaggio chiamato Luoyang, è nella provincia di Henan. La vita viene vissuta come se fosse “collettiva”. C’è una grande fabbrica, che è una fabbrica di medicine. Praticamente tutti nel villaggio lavorano per la fabbrica e tutti ricevono la stessa paga, tranne alcuni tecnici, che ottengono un po’ di più. Lavorando per questa fabbrica ottieni: una casa gratis (400 mq), assistenza sanitaria gratuita, istruzione gratuita, cibo gratis (cinque grammi di carne ogni cinque giorni per abitante nella tua famiglia e tutte le verdure e altri prodotti che desideri). Inoltre vai in vacanza insieme al “collettivo” una volta all’anno e offrono un viaggio internazionale per un membro della famiglia. Quest’anno, l’intero villaggio va in un villaggio in Thailandia per le vacanze. Tutti i leader cinesi hanno visitato il villaggio, si sono congratulati e hanno seguito da vicino i progressi per vedere cosa altre parti della Cina potrebbero imparare da esso.
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CASE STUDIES#3 Trasformations Kenya - Africa Orientale
Intervista: Linda Nakata ed Etta Madete sono ricercatrici dell’Università di Nairobi che ci hanno aiutato a riflettere sulle implicazioni architettoniche della ricerca sulla campagna in Africa. Etta: Mi chiamo Etta Madete. Sono docente all’università di Nairobi e architetto che esercita in Kenya. Linda: Mi chiamo Dr. Linda Nkatha Gichuiya. Sono un architetto che esercita a Nairobi e insegno anche architettura al Dipartimento di Architettura e Scienze della Costruzione dell’Università di Nairobi. E sviluppo anche politiche e strategie internazionali e nazionali. Etta: All’università di Nairobi, insegniamo progettazione architettonica per sei anni. E nel terzo anno, gli studenti esaminano le manifestazioni architettoniche nelle campagne, con un esempio che è “Voi”, una città a circa 300 chilometri da Nairobi, che è la capitale del Kenya. Ciò che rende unico “Voi” è che si tratta di un centro di urbanizzazione rurale, o “ruralizzazione”, che mostra potenziale in termini di tecnologia, infrastrutture. In questo momento ha sia la vecchia ferrovia britannica che l’attraversa, sia la nuova SGR cinese che l’attraversa. Quindi ha molte influenze internazionali ed esterne, nonché una fiorente comunità locale, sia in termini di “Taita” che sono la tribù tradizionale che si trova lì, sia delle comunità musulmane e cristiane che vivono lì da molto tempo. “Voi”, iniziò a svilupparsi nel 1898, quando la ferrovia britannica vi posizionò una stazione. E si dice che fosse la capitale 25
del Kenya perché era una specie di punto di sosta mentre la ferrovia si spostava verso Nairobi. Inizialmente aveva una popolazione di circa 5.000 abitanti, che è cresciuta a circa 40.000 abitanti e sta crescendo ogni giorno. Linda: Nel 1900, iniziò a crescere. Etta: “Voi” è definita da Sote Hub, che è un hub tecnologico che ha deciso di ancorarsi in campagna., come la tradizionale comunità Taita - che è lì, ma anche da persone che andranno a “Voi” per cercare opportunità di lavoro. Osservare i centri urbani esistenti, farli crescere e modernizzarli, ma conservarli con un’identità, penso, è il modo in cui possiamo considerare la ruralizzazione come una soluzione. Al momento, in treno, ci vorranno circa due ore per arrivare a “Voi”, e per questo motivo, è diventato un luogo in cui i giovani trovano opportunità senza il trambusto della vita in città. Linda: Dobbiamo imparare e studiare “Voi”. Penso che dobbiamo darci il tempo di sobbollire nella complessità di ciò che tali aree presentano. Etta: Penso che ci sia stata venduta un’immagine sbagliata della città, e come africani migriamo in città per ragioni sbagliate e poi partiamo con sogni infranti e speranze infrante. Ma ora credo, in questa generazione. La percezione della campagna è stata invertita ed essa ora possiede questa spinta di innovazione, possibilità e spazio per essere in grado di essere quello che sei ma connetterti ancora con il resto del mondo. Linda: progetti enormi e massicci accadono nelle campagne. Ad esempio, ora abbiamo il parco eolico di 40.000 acri. E da quello che sento, stiamo producendo più energia di quella di cui il Paese ha bisogno al momento. Etta: In Kenya abbiamo sempre energia rinnovabile. La nostra fattoria geotermica di Olkaria esiste dal 1800 e abbiamo in programma di essere in grado di fornire tutta la nostra energia utilizzando sistemi rinnovabili. Linda: Anche se andiamo a lavorare nei centri urbani, andremo sempre nelle loro campagne perché è il nostro epicentro. E scopri che ora c’è molto interesse nel tentativo di ridefinire il futuro e non puoi definire un futuro senza il tuo cuore. E il nostro cuore è una campagna.
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CASE STUDIES#4 Precision Farming Route 281 - Stati Uniti d’America
Intervista: Janna Bystrykh ha partecipato alla ricerca sul modo in cui l’agricoltura sta modellando il paesaggio in Medio America. Janna: la Route 281 è conosciuta come rotta principale che collega il nord al sud. Ciò che è iniziato davvero come un fascino per un percorso si è evoluto in un intero progetto sull’agricoltura industriale. L’agricoltura di precisione negli Stati Uniti è l’ambizione di guardarlo da diverse prospettive. L’agricoltura di precisione non è una parte specifica di un processo, ma è un termine collettivo per tutto ciò che consente all’agricoltore di essere più preciso nel modo in cui pratica, basato sulla tecnologia, che può essere satellitare o di geolocalizzazione. E quindi ciò che fanno molti di loro è usare immagini satellitari, immagini a infrarossi per analizzare effettivamente il volume della biomassa, quindi il volume delle piante che si trovano sul terreno. E sulla base di ciò, possono dire molte cose. Possono dire: “Va bene, il mio raccolto è sano in questa parte del campo ed è malsano in quella parte del campo”. E poi tocca a loro tornare indietro e capire: è un problema meteorologico o non c’è abbastanza nutrizione nel terreno o forse non ho piantato abbastanza semi. Stavamo parlando con un contadino, Gary Wagner. È uno dei primi ad adottare tutta questa tecnologia e gestisce alcuni campi quasi interamente su questo principio. Quest’anno ha un drone che esegue questo tipo di analisi delle piante. Questo è in grado di guardare le sue piante una ad una e quindi rendere la sua operazione molto più precisa, più economica, efficace, ma anche migliore per l’ambiente, perché usa meno erbicidi, meno pesticidi, usa meno i suoi macchinari e così via. Quindi questo porta ad una maggiore ottimizzazione. Ma allo stesso tempo, ci sono anche molti agricoltori che usano questa attrezzatura per coltivare più velocemente e in grande. 27
Questa condizione però è ovviamente più stressante per il suolo e per l’ambiente. E questa è una situazione che penso stiano vivendo molte delle regioni al momento. Da un lato, la nostra tradizione ci impone di diventare sempre più grandi in maniera smisurata, questo può essere fatto andando a coltivare più terra, usando macchinari più grandi e più veloci. D’altro canto andremo a frantumare realmente l’agricoltura sana, anche se la tecnologia può davvero coltivare meglio. Ma ci deve essere una scelta e negli Stati Uniti deve essere quasi una scelta individuale con supporto. Ma è una specie di scelta da agricoltore per agricoltore, a differenza, ad esempio, in Europa, dove gran parte è basata sui sussidi e c’è molto più potere da parte del governo. Quando sei là fuori, quello che vedi: Quindi da un lato vedi tutti questi campi che sono infinitamente uguali in una certa misura. Allo stesso tempo, rappresenta molta tecnologia, molta innovazione e molte tensioni, anche in termini di come coltiviamo, come trattiamo la nostra terra, come possiamo andare avanti. C’è molto ottimismo nei confronti dell’opportunità che può dare questa tecnologia. Dall’altro lato c’è anche l’opportunità di far parte di un nuovo mercato, un mercato molto eccitante. Ma far parte di un sistema molto grande di grandi aziende è molto difficile. L’architettura e l’urbanistica sono due tipi di campi che interagiscono molto. E in un certo senso penso che ciò di cui parla questo show siano i processi che modellano il nostro ambiente. Ed è anche qui che sta andando l’architettura. E penso che per continuare a esercitarlo e comprenderlo al meglio, devi essere aperto a tutti i tipi di processi, sia che cambi il terreno, sia che funzioni la logistica. Perché non si tratta solo di servire il caso degli Stati Uniti. Non si tratta solo di quei complessi. Quei complessi fanno parte di un sistema di concentrazione, concentrazione delle aziende produttrici di sementi, concentrazione del potere della ferrovia, concentrazione del ruolo delle aziende alimentari. E per essere in grado di influenzarlo e di contribuire a ciò, è necessario vedere il quadro più ampio.
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Oslo - Norway
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S TAT E O F A RT CASE STUDIES#1 THE PLUS (Wood Factory) Bjarke Ingels Group (BIG)
La fabbrica di mobili più green del mondo sarà nascosta nel cuore della foresta norvegese e sorgerà per volontà di Vestre attraverso un’opera di BIG. La parola chiave del progetto è sostenibilità, intesa a livello sociale, in particolare per il settore industriale. In questo edificio le quattro mansioni principali delle lavorazioni sono state suddivise dagli architetti in altrettanti edifici che condividono uno spazio centrale, così da formare una croce, o meglio un “plus”, il segno che dà l’iconico nome a tutta l’operazione. La location scelta è inevitabilmente un bosco e l’emissione di carbonio sarà diminuita. Per realizzare la facciata del nuovo complesso sarà utilizzato il legno degli alberi abbattuti in loco, minimizzando così costi ed emissioni nocive. Mentre i 1.200mq di pannelli solari soddisferanno fino al 90% del fabbisogno energetico.
sviluppo della superficie su un unico livello
impianto bloccato
materie prime riciclate o da cicli di riuso
materie prime disponibili localmente
impiego mezzi di sollevamento ordinari
tecnica prevalente a secco
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Ruanda - Africa Orientale
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CASE STUDIES#2 Droneport Norman Foster Foundation
Il progetto Droneport è la prima iniziativa della Norman Foster Foundation. La proposta è quella di creare una rete di droneport per fornire forniture mediche e altre necessità ad aree dell’Africa che sono di difficile accesso a causa della mancanza di strade o altre infrastrutture e l’ambizione è quella di una possibile espansione creando una vera e propria rete, in tutto il territorio africano. “Droneport” è pensato come un `` kit di parti ‘’ in cui vengono consegnate solo le casseforme di base e le macchine per la pressatura dei mattoni, come l’argilla per i mattoni e i massi per le fondamenta, sono di provenienza locale, riducendo così i costi di trasporto del materiale e rendendolo più sostenibile. L’idea centrale è quella di “fare di più con meno”.
prototipo
sviluppo della superficie su un unico livello
impianto ampliabile
materie prime disponibili localmente
componenti limitate, trasportabili manualmente
tecnica d’autocostruzione assistita
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Jojutla - Messico
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CASE STUDIES#3 Jojutla School Alberto Kalach
Il progetto Jojutla School, ideato da Alberto Kalach è un’iniziativa nata dagli eventi che hanno scosso il Messico dopo i terremoti del 2017 in diverse regioni. Una struttura di archi in due direzioni diventa la soluzione, essendo rigida e solida, accompagnata da solai a vista. Parola chiave del progetto è: fluidità e versatilità degli spazi. Il masterplan composto da tredici aule, una mensa e una zona uffici partiva da una preesistente ubicazione delle due scuole che erano sorte all’interno della stessa area e cercava di unire quelli che prima erano due blocchi isolati per crearne uno unico che consentisse l’apertura verso i cortili interni dove il silenzio e le ombre abitano in modo tale da produrre un’esperienza contemplativa.
sviluppo della superficie su un unico livello
impianto ampliabile
materie prime disponibili localmente
impiego di mezzi di trasporto ordinari
tecnica prevalente a umido
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Odumase - Distretto di Sunyani - Brong Ahafo - Ghana - Africa Occidentale
inhabitants 147.301
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February 37 ° C July 28 ° C
April 7,8 km/h December 5,4 km/h
October 129 mm January - December 4 mm
farmers 45,9 %
construction workers 14,7 %
PROJECT SITE
SUNYANI DISTRICT/ INTERVENTION AREAS OF THE PROJECT
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SHOOT: SUNYANI DISTRICT/ INTERVENTION AREAS OF THE PROJECT
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DIDATTIC CENTRE
STUDENT APARTMENT
FOOTBALL CAMP
BUILDING TECNHOLOGY
MASTERPLAN ”STUDY IDEAS”
YOUNG CENTRE
DON BOSCO CENTER 15 Ha
DIDATTIC CENTRE
CANTEEN’S SCHOOL
EXISTING SITE
COURTYARD Integration into the landscape
STUDENT COMMUNITY FOOD PRODUCTION SPORTS HUB
MAIN ROAD
40 38
ENERGY PRODUCTION
GATHERING SPACE
DEVELOPMENT PROGRAM
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MASTERPLAN + PERSPECTIVE VIEW (1:500)
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Holistic visions RAW SITE
STRATEGY MATERIAL
DIG CLAY
MIX CLAY MOLD CLAY
SUN DRIED
DRY BRICKS
BUILD USING BRICKS
STRATEGY WATER COLLECTION
UNDERGROUND CISTERN
ROOFTOP COLLECTION
SOLAR-POWERED WATER PUMP
2-STEP FILTER
WATER TOWER
GRAVITY FEED WASHING
COOKING
BIODIGESTER
STRATEGY AGRICULTURE
ANIMAL WASTE
CLEAN-BURNING METHANE
FERTILIZER
KITCHEN DEMONSTRATION FARM MARKETPLACE
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Genius Loci
THE LANDSCAPE Brong-Ahafo region mainly surrounded by Countryside
THE HERITAGE Vernacular architecture of Ghana (Asante traditional building)
THE INNOVATION Combining the modular architecture of the factory with the repetitive elements of Italian Classicism and Rationalism, the architecture of the complex sculpts space by expanding and contracting the span of the arches.
YOUNG OPPORTUNiTY CENTER Through the relationship between nature and architectural heritage, we develop the identity of the project. The history of the place and the surrounding landscape are liked to the indoor and outdoor spaces, where the arches and the modular buildings are the key elements of the proposal.
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STRUCTURAL FLOOR + CROSS SECTION (1:100)
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Operative Design
64 M2
64 M2
64 M2
64 M2
WAREHOUSE
COOKING, PACKAGING AREA
WASHING, CUTTING AREA
ACCEPTANCE AREA
64 M2 X4 64 M2
64 M2
64 M2
140 M2
COURTYARD
OFFICE
CLASSROOM
EXPOSITION SPACE
X4 64 M2
CLIENT REQUEST + FUTURE EXPANSION
PROGRAM Arrangement
LIFTED ROOF Maximizing the space of the factory indoor
OPEN COURTYARD By subtracting volume, a fluid connection can be created between.
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FUNCTIONAL FLOOR + MAIN FACADE (1:100)
64 M2
64 M2
64 M2
64 M2
64 M2
140 M2
1 I
3
II 2 2 1
5
4
I II IV
I II III IV
Accetpance, weighing, storage of lifting equipment area Washing, cutting area (58 mq) Cooking, shredding, packaging area (58 mq) Warehouse (58 mq)
(58 mq)
1 2 3 4 5
Courtyard (58 + 145 mq) Dry latrines (11,00 mq x 2) Managment (10,30 mq x 2) Classroom (58 mq) Exposition and gathering space
(114 mq)
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12h
15h
BIOCLIMATIC & TECHNOLOGICAL SCHEMES + PERSPECTIVE SECTION (1:100)
e
jun
m ar
ch
july
8h
CORRUGATED METAL SHEET 1000 X 2000 mm
ROOF FRAME 60 X 30 X 3 mm
SUN STUDIES (annual solar path) The roof system that covers the modular buildings guarantees adeguate shading during all hours of the day and a perfect alternation of lights and shadows areas. sun azimuth 107°38 sun altitude 0°11
RETICULAR BEAMS (IRON) 40 X 40 X 4 mm
BAFFLE CEILING 60 X 30 X 3 mm
RAIN WATER COLLECTION Roof area: 384 (6 modules x 64 mq) + 140 (Big module) = 524 mq Sheet runoff coefficient: 0,85 Every year: 1015 mm/mq = 1,02 mc 1,02 mc x 524 mq x 0,85 = 454,30 mc
REINFORCED CONCRETE 310 X 450 mm
GHANAIAN BRICKS 360 X 150 X 80 mm
WOODEN STRIPS 160 X 40 X 2700 mm
Scala 1 :20
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PROJECT CRONOLOGY
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YOC Young Opportunity Center
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REFERENCES BIBLIOGRAPHY
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ACKNOWLEDGMENTS
Ad Alberto, a Nonno Bruno e Nonna Caterina, che hanno sempre fatto il tifo per me anche se da lassù. A Te r e s a , a l s u o a m o r e . P r o f o n d a m e n t e g r a z i e p e r e s s e r c i s e m p r e s t a t a . Ai miei genitori che mi sostengono con il loro affetto incondizionato, alla loro forza che mi ha spinto a fare sempre di più. A Bruno, alla sua bontà e benevolenza. A mia Nonna Maria, che mi ha seguito e sostenuto dal primo giorno. Ai miei amici che hanno reso questo percorso un’avventura meravigliosa. Un autentico grazie al professore e relatore Alessandro Villari, i suoi insegnamenti sono stati e saranno sempre di ispirazione per il mio lavoro. Al professore e co-relatore Sebastiano Nucifora. Immensamente grazie per avermi dimostrato che è sempre possibile migliorare. A me stesso che ha vinto questa sfida.
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ARCHITECTURE FOR DEVELOPING COUNTRIES STRUCTURES FOR THE AGRI-FOOD CHAIN S U N YA N I - G H A N A Thesis 07 June 2021 | Architecture and Construction Engineering / Università Mediterranea di Reggio Calabria, Italy R a f f a e l e S c h i a v e l l o | A Y. 2 0 1 5 / 1 0 0 2 5 9 4