ML Magazine N.3 / 2020 Versione Italiana

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I TA


ď‚— Cover: Route66 photographed by Mirco Lazzari


LA VITA NON È ASPETTARE CHE PASSI LA TEMPESTA, MA IMPARARE A BALLARE SOTTO LA PIOGGIA.

(VIVIANNE GREEN)


FRONT ROW

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Mirco Lazzari ď‚– light and ambiance in Lusail during the Qatar GP Nikon D5 Nikkor 85mm 1.4 ď‚– 1sec. f.16

FRONT ROW



Mauro Lazzari  Flying Shadow  GP d’Italia  Imola MXGP Nikon D5 Nikkor 300 2.8  1/500 f. 10


FRONT ROW


Mirco Lazzari  Joan Mir on Suzuki crosses the finish line sliding in Termas de Rio Hondo Argentinian GP 2019 Mirco Lazzari  Ducati Mission Winnow MotoGP launch ambiance, Palazzo Re Enzo Bologna Nikon D5 Nikkor 600 mm 4  1/320 f. 5.6 Nikon Z6 Nikkor 24/70 4.5  1/30 f 4.5

F RI ROSNTT RROOWW



MOTORSPORT AND LIFE

MLMAGAZINE 2020#03


#3 SUMMARY 4

FRONT ROW

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MIRCO’S SPEECH

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A MILLION DOLLAR SMILE

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FLAT TRACK

44 LEWIS HAMILTON 58 LIGHT ART 66 ROUTE 66 8 3 I L V A L Z E R D E L L’ A D D I O 86 DOHA


MIRCO’S SPEECH “Sono già passati tre anni!” Questa è la frase classica che si tende ad usare in certe occasioni però a me, in questo momento, viene da dire “Sono passati solo tre anni, ma sembrano un’eternità”. Sembra davvero da tanto, troppo tempo, che il sorriso di Nicky non ci accompagna più nelle giornate in circuito. A noi che abbiamo avuto l’opportunità di vederlo spesso, chi più chi meno, conoscerlo, viverlo, anche solo professionalmente, il suo sorriso e la sua positività mancano, tanto. In questo periodo di lockdown, chiusi nelle nostre case, per noi fotografi è stato un momento di riorganizzazione. Riorganizzazione in ogni senso: archivi soprattutto, ma

anche di idee. Idee che possono portare a proposte per quando si potrà ripartire. Sappiamo non sarà facile. Le ricerche e la casualità della riorganizzazione ti permettono così di ritrovare fotografie che sapevi di aver scattato, ma erano disperse nei meandri di numerosi hard disk, cartelle, sottocartelle e chi più ne ha più ne metta. Ed ecco che ritrovi alcuni scatti che ora, rivedendoli a distanza di tempo, assumono un valore storico ed emozionale completamente diverso. Così è successo con le foto di Nicky.

"Sono passati solo tre anni, ma sembrano un’eternità" Ci manchi Nicky


A distanza di tre anni, abbiamo deciso di ricordarlo con “A million dollar smile 3.0”: 15 foto inedite che non facevano parte di “A million dollar smile”, la mostra organizzata con l’aiuto di IF Tourism Company all’Autodromo Enzo e Dino Ferrari a Imola (BO) ad un anno dalla sua scomparsa e nel circuito dove aveva disputato la sua ultima gara. “A million dollar smile 3.0” in realtà è una raccolta di 15 + 1 foto. Riguardo al + 1 ne capirete il perchè guardando questo numero di MLMagazine. Una ha un sapore davvero diverso ed, a me almeno, ha fatto venire un tristissimo, enorme groppo in gola...⚫

MIRCO L AZZARI


A MILLION DOLLAR SMILE 3.0

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A MILLION DOLLAR SMILE: NICKY HAYDEN Se vi dico che Nicky piaceva a tutti, chi non lo conosceva penserà: ecco la solita ipocrisia di quando qualcuno se ne va. Diventa all’improvviso un eroe, particolari insignificanti si trasformano in imprese, i difetti si dimenticano, le malefatte passano in archivio come se la morte rendesse tutti improvvisamente innocenti e uguali. Come se morire non fosse l’unico destino da cui nessuno sfugge, nemmeno se è abituato a volare a 300 all’ora. Beh, per Nicky non è così. Nicky piaceva davvero a tutti. E a ognuno per un buon motivo. Alle donne perché basta vedere le foto. Ai motociclisti perché ci dava dentro senza risparmiarsi e sapeva stare in alto anche senza possedere il talento dei predestinati. Forse era perché lo sapeva, e si conosceva, e conosceva l’importanza e la potenza delle maniche rimboccate e delle dita sporche di grasso, Bruce Springsteen meccanico che canta “I’m on fire” e guida la Ford Thunderbird sognando di conquistare la bionda che vive in collina: solo che il Kentucky Kid il sogno lo ha realizzato. “A volte non mi sembra vero di essere accostato ai grandi del passato come Spencer, Lawson, Rainey…”, ha detto una volta, ma non parlava da falso umile. Semplicemente – così onesto da apparire fuori tempo - constatava una realtà, salvo rivendicare con orgoglio la legittimità della

sua più grande vittoria, il Mondiale MotoGp del 2006, quando qualcuno sosteneva che era successo solo perché Rossi era caduto a Valencia: “Ragazzi, io questo titolo l’ho meritato. Ricordate che la pista non mente mai”. Ai giornalisti perché tra un “You kno’ ’”, un “brother” e un “I mean” raccontava storie belle di polvere, Midwest, America totale; di una famiglia dove andavano in moto tutti ma proprio tutti, forse anche il pesce rosso nel salotto: “Tutto quello che ha due ruote fa per noi”; di papà Earl che lo seguiva passo a passo per il mondo e gli aveva regalato la passione per il numero 69 sul cupolino, “comodo perché si legge al contrario anche quando cadi”; di Indy giardino di casa e Laguna Seca villeggiatura felice; di vita leggera, di sorrisi e mai nessuna invidia: “Com’è essere compagni di Valentino? – raccontava ai tempi della Honda -. Figo. E qualche volta ne approfitto con le ragazze. Vengono al mio motorhome, mi chiedono di lui e io dico loro: è qua dentro, vieni che te lo presento…”. Alle Case perché era serio, un lavoratore, tester indefesso, professionista totale, sempre disponibile alla dura vita di coppia nel box, pure con divinità come Rossi e Stoner, senza mai battere ciglio, guidando e cooperando con la consueta etica del lavoro. Mai sentito nessuno lamentarsi di lui. E se lo ha fatto aveva bevuto o si era visto un altro film. 

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 Agli avversari perché era leale, mai sporco né vendicativo: l’unica volta che si è incazzato sul serio è stato sempre in quel 2006 quando Pedrosa in Portogallo lo ha speronato e gli stava per fare perdere il Mondiale che poi avrebbe vinto la gara dopo. Ma, a parte che in quell’occasione si sarebbe incazzato pure Gandhi, anche lì Nicky se la prese con un certo stile e nuovamente ripartì dall’unica strada che conosceva: rimboccarsi le maniche, dimenticare il passato, stare sul presente perché il futuro non potrà che essere migliore. Agli sponsor perché era uno di quelli che si chiamano personaggi positivi che non se la tirano, comunicativi, trasversali, non finti, mille facce in una – skater o attore, studen-

te o rockstar – e poi simpatico, easy, lontano dai divismi, disincantato come sanno esserlo gli uomini che si conoscono e conoscono la vita, e sanno che alla fine è meglio non prenderla mai troppo sul serio. Ai fotografi, e anche qui basta vedere questi scatti per capire il perché. Un giorno, in una pista in qualche parte del globo, raccontò che si considerava il tipo più fortunato del mondo perché faceva la cosa che più amava nella vita. “You kno’, mica capita a tutti, sai?”. E poi un sorriso, l’occhio strizzato, pugno contro pugno e la parola che distingue sempre gli uomini veri: “Thanks man”. No, grazie a te Nicky. Ci si vede in giro prima o poi. ⚫

ALESSANDRO PASINI


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ď‚— Nicky supera Marco o Marco supera Nicky, non lo so, non mi ricordo, ma onestamente non mi interessa. So solo che quando ho visto questa foto mi è mancato il respiro...


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USA

FLAT TRACK AMA PRO RACING

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L’American Flat Track Series, nata sotto il nome di AMA Grand National Championship, è una serie americana di corse motociclistiche. Fondata dall’American Motorcyclist Association (AMA) nel 1954, all’inizio era costituita da cinque diversi tipi di gare tra cui competizioni su circuiti ovali in strada sterrata di miglio e mezzo miglio. Da questa serie di gare sono arrivati in Europa (ed hanno, in seguito, vinto il titolo mondiale) piloti come Kenny Roberts senior e Nicky Hayden.

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LEWIS HAMILTON

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DA L L A PAG I N A FAC E B O O K U F F I C I A L E DI LEWIS HAMILTON “Mi manca correre ogni giorno. Questa è la prima volta da quando avevo 8 anni che non ho iniziato una stagione. Quando vivi e respiri qualcosa che ami, quando questo se ne è andato ci lascia sicuramente un grande vuoto. Ma ci sono sempre indicazioni positive anche in questi momenti. Ora tutti nel mondo abbiamo il tempo di riflettere sulla vita, sulle nostre decisioni, sui nostri obiettivi, sulle persone che abbiamo intorno a noi, sulle nostre carriere. Oggi noi vediamo cieli più chiari in tutto il mondo, meno animali ven-

Post del 27 aprile 2020 alle ore 15:25  * testo tradotto dal post originale in inglese

gono uccisi per il nostro piacere semplicemente perché le nostre richieste sono minori e tutti restiamo chiusi in casa. Non torneremo gli stessi di prima, nel modo in cui siamo entrati in questo difficile momento ne verremo fuori con una migliore conoscenza del nostro mondo semplicemente cambiando le nostre scelte e abitudini personali. Ne verremo fuori con un nuovo noi, avremo un nuovo vigore, ci sentiremo più in forma, più sani e più concentrati ma soprattutto, più gentili, più generosi e premurosi per il nostro mondo e le persone in esso. Io spero lo facciamo tutti.” *


LEWIS fotografie di Bruno Silverii e Mirco Lazzari




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LIGHT ART

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USA

ROUTE 66 UN’EMOZIONE AMERICANA parte 1

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SPIRITO LIBERO



10.892 FOTO DOPO LA PRIMA SELEZIONE

135.894 FOTOGRAFIE SCATTATE

320 ORE DI LAVORO AL 30 APRILE 2020

8

STATI ATTRAVERSATI California, Arizona , Nuovo Messico, Texas, Oklahoma, Kansas, Missouri e Illinois

18 GIORNI DI VIAGGIO (LUGLIO E AGOSTO 2012)

5

PARTECIPANTI

1

CHEVROLET SUBURBAN

2448 MIGLIA PERCORSE


ROUTE 66. UN’EMOZIONE AMERICANA Sì, c’è molta America in questo numero perchè, da quando i vari campionati sono stati sospesi causa Covid-19, abbiamo avuto la possibilità di far evolvere un progetto che avevamo lì, in testa e nel cassetto, da diverso tempo. Route66, un’emozione americana è il racconto in immagini di un sogno, di quel viaggio simbolo di libertà per diverse generazioni. Un viaggio che attraversa gli Stati Uniti, da Santa Monica a Chicago, in cui assapori la vera America, lontano dalle grandi città, percorrendo strade con rettilinei interminabili attraverso panorami che sembrano infiniti. In diverse occasioni abbiamo avuto l’opportunità di percorrerla in vari tratti ed una volta, nel 2012, l’abbiamo attraversata tutta d’un fiato. 18 giorni di viaggio, 2.448 miglia e

migliaia di fotografie scattate e rimaste fino ad oggi negli hard disk non avendo avuto finora il tempo necessario per selezionarle con la dovuta calma e concentrazione. Ora, dopo 35 giorni passati ininterrottamente su questo progetto e circa 320 ore di lavoro, la prima fase è terminata. 10892 fotografie, selezionate e sviluppate dal formato raw, sono pronte ad essere valutate per i futuri passaggi. Intanto però una prima selezione con immagini scattate esclusivamente dall’abitacolo, attraverso il finestrino, è quella che vi mostriamo in questo numero. Per fare sì che in questi momenti dove viaggiare fisicamente non ci è concesso, almeno la mente sia libera di farlo. ⚫

INAUG URAZIONE 11 novembre 1926

PAV I M E N TA Z I O N E COMP LETATA 1938

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MOTOGP I L V A L Z E R D E L L’ A D D I O

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I L V A L Z E R D E L L’ A D D I O

L’etimologia della parola “addio” è molto semplice: (mi raccomando, mi affido) a Dio. Cioè in qualcosa di più grande, nettamente al di sopra dei limitati confini di noi umani. A voler cercare negli anfratti, affidarsi al fato, lasciando che “sia quel che sia”. L’uomo del Medio Evo si inchinava al volere superiore senza storia e non è un caso che addio sia entrato nel nostro vocabolario proprio in quell’epoca. L’addio ha un fascino penetrante, soprattutto l’istante che lo precede. Salutare per l’ultima volta la persona amata, un caro, la tua moto adorata. L’ultimo flash prima di provare solo il vuoto e la perdita. La stagione 2020 era nata sotto il segno dell’addio, quello del pilota più famoso, più vincente. Di quel signore che da più di vent’anni, qualunque cosa faccia, si prende titoli (nell’albo d’oro e nei giornali), lo spazio in televisione, l’attenzione sui social. Valentino Rossi, l’uomo che non ha fatto e detto

nulla in merito al suo addio, ma che ha condizionato con la sua “non decisione” la vita e la carriera degli altri. L’effetto domino che ha portato a conferme, ingaggi, arrabbiature, speranze e strategie nel management di costruttori e piloti è colpa sua. Perché, alla fine, tutto ruota attorno a lui. Che, molto correttamente, si era preso qualche mese per decidere cosa fare in futuro: correre o no, metter su famiglia oppur continuare la vita nomade. Poi un virus ha bloccato tutto, anche la parola “addio”. Siamo tutti alla ricerca di un futuro credibile e percorribile, di un modo per ricominciare a correre. I cervelli si spremono cercando ipotesi e linee guida per poter ritornare a correre, a guidare, a progettare, vendere. Il motociclismo si è fermato per un po’. Riprenderà forse con una parola magica che nessuno ha tanta voglia di sentire o che al massimo, vorremmo posticipata il più avanti possibile: addio. ⚫ MARCO MASETTI


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DOHA, QUATAR

DOHA LA PERLA

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Editor Claudio Pavanello Art Director Mirco Lazzari Photographers Raffaella Gianolla Carlo Gambini Mauro Lazzari Mirco Lazzari Bruno Silverii Text of Alessandro Pasini Marco Masetti Archive and Iconographic Research Raffaella Gianolla Graphic Design Silvia Lannutti Post Production Mirco Lazzari

ALL RIGHTS RESERVED No part of this publication may be reproduced, distributed, or transmitted in any form or by any means, including printing, photocopying, recording, or other electronic or mechanical methods, without the prior written permission of the publisher, except in the case of brief quotations embodied in critical reviews and certain other noncommercial uses permitted by copyright law. For permission requests, write to the publisher at info@mircolazzari.com



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