Le uma S. Ci t g tte IS tor alli rio BN i s D 97 en . Li R. D 8- za pp id 88 f er on -4 ro a i 72 nt S -2 ie . Po 21 re z z 68 3 i
Audiolettura Audio facile per DSA Alta leggibilità PagineDIDATTICA semplificate INCLUSIVA Traduzione in altre lingue
DIDATTICA INCLUSIVA
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Per la classe 1a
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Per la classe 2a
ISBN 978-88-472-2224-3 Volume 2 + Letteratura + Quaderno abilità e competenze 2 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2225-0 Volume 2 + Letteratura + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2211-3 Volume 2 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2212-0 Letteratura + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2213-7 Quaderno abilità e competenze 2 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2215-1 Volume 2 per studenti con BES, specifico per DSA + CD Audio ISBN 978-88-472-2214-4 Volume 2 per studenti con BES, specifico per non madrelingua + CD Audio
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Per la classe 3a
Codici per adozioni e pack vendita (modalità mista di tipo b)
ISBN 978-88-472-2226-7 Volume 3 + Quaderno abilità e competenze 3 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2216-8 Volume 3 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2217-5 Quaderno abilità e competenze 3 + M.I.O. BOOK ISBN 978-88-472-2219-9 Volume 3 per studenti con BES, specifico per DSA + CD Audio ISBN 978-88-472-2218-2 Volume 3 per studenti con BES, specifico per non madrelingua + CD Audio
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Lettori senza frontiere
Questo volume, sprovvisto del talloncino a fronte (o opportunamente punzonato o altrimenti contrassegnato), è da considerarsi copia di SAGGIO-CAMPIONE GRATUITO, fuori commercio (vendita e altri atti di disposizione vietati: art. 17, c. 2 L. 633/1941). Esente da I.V.A. (D.P.R. 26-10-1972, n° 633, art. 2 lett. d). Esente da bolla di accompagnamento (D.P.R. 6-10-1978, n° 627, art.4. n° 6).
E. F
BES
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S. Citterio R. Didoni E. Fumagalli D. Lippera S. Pozzi
Piano dell’opera DIDATTICA INCLUSIVA
DIDATTICA INCLUSIVA
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3
Lettori senza S. Citterio
R. Didoni
E. Fumagalli
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frontiere DIDATTICA INCLUSIVA
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Antologia per la scuola secondaria di primo grado
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788847 2 2 2 1 6 8
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Nuove idee per una nuova scuola
ARCHIVIO CONTENUTI DIGITALI INTEGRATIVI Tutti i contenuti presenti nei testi digitali sono pubblicati anche online.
Rivolto a: • docenti • studenti • genitori
CLASSE VIRTUALE
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M.I.O. BOOK Doppia versione: • per il docente e la classe • per lo studente
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LIBRO ACCESSIBILE
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Il libro accessibile, grazie alla sua tecnologia, si adatta a differenti esigenze di lettura, in particolar modo agli studenti con DSA. • Consente di ingrandire i caratteri del testo, di modificarne il colore e i contrasti testo/sfondo, di utilizzare il carattere leggimi © Sinnos Editrice ad alta leggibilità. • Disponibile il servizio di traduzione del testo in molteplici lingue, indicato per studenti stranieri con problemi nella comprensione della lingua italiana.
I testi sono forniti di audioletture, utili per ogni tipo di difficoltà nel lavoro in classe e nello studio a casa.
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S. Citterio
R. Didoni
E. Fumagalli
D. Lippera
S. Pozzi
3 frontiere
Lettori senza Antologia
per la scuola secondaria di primo grado
Coordinamento editoriale: Emanuele Pirani Redazione: Luca Brecciaroli, Emanuele Pirani, Raffaella Santoni, Studio Redazionale Maddali & Bruni, Daria Bertoni Consulenza didattica: Giovanna Dolcini, Claudia Ferri, Simone Frontini, Barbara Giuliodoro, Barbara Vilone Gli Autori ringraziano Manuela Vargiu ed Elisabetta Visintainer per l’aiuto e i suggerimenti prestati. A Daniela, che ci ha insegnato la forza delle parole e dell’esempio. Progetto grafico: Mauro Aquilanti, Alessandra Coppola Impaginazione: Alessia Polenti Illustrazioni: Paolo d’Altan, Mara Cerri, Mauro Marchesi, MoaiStudio, Manuela Santini, Gianfranco Spione, Roberto Tomei, Massimo Valenti Copertina: Giorgio Lucarini Referenze fotografiche: Fotolia, iStockphoto, Thinkstock, 123rf, Contrasto, archivio fotografico Gruppo Ed. Raffaello Coordinamento M.I.O. BOOK: Paolo Giuliani Ufficio multimedia: Enrico Campodonico, Andrea Fanelli, Paolo Giuliani, Luca Pirani Le parti ad alta leggibilità di quest’opera sono state realizzate con la font leggimi © Sinnos editrice Stampa: Gruppo Editoriale Raffaello
Il Gruppo Editoriale Raffaello mette a disposizione i propri libri di testo in formato digitale per gli studenti ipovedenti, non vedenti o con disturbi specifici di apprendimento. L’attenzione e la cura necessarie per la realizzazione di un libro spesso non sono sufficienti a evitare completamente la presenza di sviste o di piccole imprecisioni. Invitiamo pertanto il lettore a segnalare le eventuali inesattezze riscontrate. Ci saranno utili per le future ristampe.
Tutti i diritti sono riservati. © 2015 Raffaello Libri Srl Via dell’Industria, 21 60037 - Monte San Vito (AN) www.raffaelloeditrice.it www.grupporaffaello.it info@grupporaffaello.it
È vietata la riproduzione dell’opera o di parti di essa con qualsiasi mezzo, comprese stampa, fotocopie e memorizzazione elettronica se non espressamente autorizzate dall’Editore. Nel rispetto delle normative vigenti, le immagini che rappresentano marchi o prodotti commerciali hanno esclusivamente valenza didattica. L’Editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non è stato possibile comunicare, nonché per eventuali omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti.
Ristampa: 6 5 4 3 2 1 2021 2020 2019 2018 2017 2016
Indice Risorse digitali Alta leggibilità
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M.I.O. BOOK
Il piacere di leggere Buona lettura!
Un mondo di libri
Mariarosa Mancuso, La lettura: un toccasana 3 Armando Torno, La lettura: una malattia 4 Stefano Benni, Il lettore entusiasta 5 Sophie Divry, Lottare per insegnare a leggere 6 Maria Teresa Rosini, Leggere per diffondere la lettura 9 Leggere in Rete 11
Immaginare e raccontare
Il testo narrativo
unità
Istruzioni per l’uso
Istruzioni per l’uso
Analizzare un testo narrativo: il racconto e il romanzo 19
1
Mistero e terrore
Per iniziare
Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, L’ Orco Insabbia
32
Analizziamo insieme...
Guy de Maupassant, Un’avventura sconvolgente 33 Le caratteristiche del racconto del mistero e del terrore 36
Galleria immagini
Learning object
Contenuti digitali integrativi
indice DIDATTICA INCLUSIVA
BES
M.I.O. BOOK
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere
Paul van Loon, La forca 38
Lettura attiva
Dino Buzzati, La giacca stregata 44 Mary Shelley, Frankenstein 51 Robert Louis Stevenson, Jekyll e Hyde 55 La storia del racconto del mistero e del terrore 60 Film senza frontiere: Dracula di Bram Stoker 62 Libri senza frontiere: Racconti del terrore 62 Howard Phillips Lovecraft, L’estraneo 63 Edgar Allan Poe, Il gatto nero 69
Aperta parentesi
Lettura attiva
Testo sfida
Ascoltare e inventare racconti del mistero e del terrore
Verifica formativa
Verifica testuale Massimo Bontempelli, Nitta 81 Mappa attiva delle conoscenze 88 Ho imparato a... 89
unità
Laboratorio per le competenze
Istruzioni per l’uso
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
2
78
Contenuti digitali integrativi
• Ramsey Campbell, Ronda di notte • Neil Gaiman, La ragazza uscita dalla porta • Bram Stoker, Jonathan Harker nel castello del conte Dracula • Iginio Ugo Tarchetti, Un osso di morto T • héophile Gautier, La caffettiera • Washington Irving, L’avventura dello studente tedesco
La fantascienza
Per iniziare
Ray Bradbury, Il verde mattino 92 Analizziamo insieme... Isaac Asimov, Sull’orlo del buco nero 93 Le caratteristiche della fantascienza 96
BES
Testo senza frontiere
Stefano Benni, Il fungo «semipiaci» 98
Lettura attiva
Fredric Brown, Questione di scala 105 Fredric Brown, Sentinella 108 La storia della fantascienza 110 Arthur Charles Clarke, Il fantasma nella tuta 112 Film senza frontiere: 2001: Odissea nello spazio 118 Libri senza frontiere: Io, Robot 118 Italo Calvino, Giochi senza fine 119 Isaac Asimov, Parola chiave 125
Aperta parentesi
Lettura attiva
Testo sfida
IV
Alfred Bester, Diario di viaggio 129
• Stefano Benni, Meskorska! • Isaac Asimov, Passeggiata nello spazio • H. G. Wells, La guerra dei mondi • Jules Verne, Fuoco!
indice M.I.O. BOOK Laboratorio per le competenze
Immaginare un viaggio su un altro pianeta 135
Verifica formativa
Verifica testuale Edward Dentinger Hoch, Zoo 137 Mappa attiva delle conoscenze 142 Ho imparato a... 143
i Linguagg ntiere o fr a z se n
cinema
unità
Il linguaggio cinematografico: Adesso tocca a te!:
Istruzioni per l’uso
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Verso un cinema senza confini Dal cinema stereoscopico al 3D Effetti speciali e blockbuster L’animazione digitale Il pubblico e i festival del cinema I generi del cinema Lavorare sui generi dei film
Storia del cinema:
DIDATTICA INCLUSIVA
Contenuti digitali integrativi
3
145 147 148 149 150 158
Il romanzo storico, realistico e sociale
Per iniziare
Federico De Roberto, Lucrezia 162 Analizziamo insieme... Walter Scott, Il duello 163 Le caratteristiche del romanzo storico 165
BES
Testo senza frontiere
Lettura attiva
Istruzioni per l’uso
Alessandro Manzoni, L’osteria della luna piena 166 Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Una conversazione 173 Lev Tolstoj, Natascia e Andrea 178 Umberto Eco, Lo scriptorium 184 Analizziamo insieme... Honoré de Balzac, L’uomo dell’Impero 187 Le caratteristiche del romanzo realistico e sociale 189
Aperta parentesi
• Pier Paolo Pasolini, Un gesto di coraggio • Francesco Iovine, I passatori • Ivo Andri , Višegrad e il suo ponte • Geraldine Brooks, Padre Vistorini e il rabbino Aryeh
Film senza frontiere: 2001: Odissea nella spazio 126 Émile Zola,frontiere: L’attesa di Gervaise 191 Libri senza Isaac Asimov, Io, Robot 126 La storia del romanzo storico, realistico e sociale 195
V
indice M.I.O. BOOK
Contenuti digitali integrativi
Giovanni Verga, La processione 197 Film senza frontiere: Il discorso del re 203 Libri senza frontiere: Padre padrone: l’educazione
di un pastore 203 Lettura attiva
Rosetta Loy, In battaglia a El Alamein 209
Laboratorio per le competenze
Organizzare un incontro per promuovere la lettura 214
Verifica formativa
Verifica testuale Charles Dickens, Le avventure di Oliver Twist 216 Mappa attiva delle conoscenze 221 Ho imparato a... 223
unità
Testo sfida
4
Istruzioni per l’uso
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Leonardo Sciascia, La telefonata 204
DIDATTICA INCLUSIVA
Il romanzo di formazione e psicologico Per iniziare
Carlo Collodi, Pinocchio 226 Analizziamo insieme... Jerome David Salinger, Holden e Phoebe 227 Le caratteristiche del romanzo di formazione 229
BES
Testo senza frontiere
Istruzioni per l’uso
Lettura attiva Lettura attiva
Aperta parentesi
Thomas Mann, Compagni di scuola 230 Charles Dickens, La mia nascita 237 Alberto Moravia, Agostino 243 Elsa Morante, Guapperie inutili 247 Analizziamo insieme... Marcel Proust, Il sapore della madeleine 251 Le caratteristiche del romanzo psicologico 253 Fëdor Dostoevskij, La confessione di Raskolnikov 254 Luigi Pirandello, L’usuraio pazzo 258 Virginia Woolf, Gita al faro 262 La storia del romanzo di formazione e psicologico 266 Film senza frontiere: Bianca come il latte, rossa come il sangue 268
268 James Joyce, Eveline 269
Libri senza frontiere: Segreti e bugie Testo sfida
VI
• Gustave Flaubert, Charles Bovary • Haruki Murakami, Scappare di casa • Carlo Cassola, Il primo bacio ariolina Venezia, •M Candida e Colino
indice M.I.O. BOOK Laboratorio per le competenze
A tu per tu con uno scrittore 276
Verifica formativa
Verifica testuale Niccolò Ammaniti, L’ultimo gioco spensierato 278 Mappa attiva delle conoscenze 285 Ho imparato a... 287
i Linguagg ntiere o fr se n za
fumetto
Contenuti digitali integrativi
Storie di eroi e supereroi
Dal comic book alla graphic novel I manga Il linguaggio del fumetto: Inquadrature: campi e piani Montaggio e ritmo Ambienti e generi Analizziamo un fumetto: Corto Maltese Graphic novel Per leggere ancora: Realizzare una graphic novel Adesso tocca a te!: Storia del fumetto:
289 291 292 294 296 297 300 301
unità
Esprimere emozioni e sentimenti
Istruzioni per l’uso
5
La poesia
Per iniziare
Wisława Szymborska, Ad alcuni piace la poesia 308 Analizziamo insieme... Umberto Saba, Goal 309 Leggere e analizzare una poesia 310 La struttura del testo poetico 311 DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Le figure retoriche 315
Testo senza frontiere
Anonimo, Vedrai che è bello vivere 320
BES
Amore
Jacques Prévert, I ragazzi che si amano 324 Jacques Prévert, Viaggi 325
• Bertolt Brecht, Il sarto di Ulm • Bertolt Brecht, Domande di un lettore operaio
VII
indice M.I.O. BOOK
Lettura attiva
Rainer Maria Rilke, Convegno d’amore 326 Paul Éluard, L’innamorata 328 Edward Estlin Cummings, Così piccole mani 329 Diego Valeri, Canzonetta 330 Vincenzo Cardarelli, Attesa 331 Wystan Hugh Auden, Funeral Blues 332 Paul Éluard, Non verremo alla mèta ad uno ad uno… 334 Wisława Szymborska, Divorzio 335 Le stagioni dell’anima
Paul Verlaine, Canzone d’autunno 336 Giovanni Pascoli, Nebbia 338 Salvatore Quasimodo, Rifugio d’uccelli notturni 340 Salvatore Quasimodo, Già la pioggia è con noi 341 Giuseppe Ungaretti, Sereno 342 Umberto Saba, Cielo 344 L’avventura della vita
Umberto Saba, La mia alba 345 Emily Dickinson, Se impedirò che sia spezzato un cuore 346 Rainer Maria Rilke, Avvertimento 347 Rabindranath Tagore, Non abbandonarti 348 Costantino Kavafis, Per quanto sta in te 349 Costantino Kavafis, Itaca 350 Alda Merini, Io non ho bisogno di denaro 352 Wisława Szymborska, Possibilità 353 Aperta parentesi
Commentare un testo poetico
354
Guerra
Lettura attiva
Bertolt Brecht, La guerra che verrà 356 Bertolt Brecht, Generale 356 Giuseppe Ungaretti, Soldati 358 Giuseppe Ungaretti, San Martino del Carso 359 Salvatore Quasimodo, Uomo del mio tempo 360 Salvatore Quasimodo, Milano, agosto 1943 361 Italo Calvino, Oltre il ponte 362 Cittadinanza attiva
Danilo Dolci, Quando a un compagno manchi di parola 365 Trilussa, L’elezzione der Presidente 366
VIII
Contenuti digitali integrativi
• Trilussa, Er brindisi de Re Bajocco • Michail Lermontov, Sulla strada esco solo
indice M.I.O. BOOK
Contenuti digitali integrativi
Stefano Benni, Lamento del mercante d’armi 368 Bruno Tognolini, Diritto alla famiglia 370 Fabrizio De André, La canzone di Marinella 371
Testo sfida Laboratorio per le competenze
Poesie e canzoni 374
Verifica formativa
Verifica testuale Aldo Palazzeschi, Lasciatemi divertire 377 Mappa attiva delle conoscenze 382 Ho imparato a... 383
i Linguagg ntiere o fr a se n z
teatro
Fare teatro Il teatro nell’Ottocento
Storia del teatro:
Il teatro nel Novecento Il linguaggio del teatro:
385 388
L’evento teatrale come prodotto di un lavoro collettivo
La pratica teatrale:
La relazione con gli altri
Leggere il teatro:
Henrik Ibsen, Casa di bambola
Adesso tocca a te!:
Allestire una rappresentazione in classe
391 394 396 398
Bertolt Brecht, Dire di sì o dire di no (Il Consenziente)
398
unità
Capire il mondo per crescere
Istruzioni per l’uso
6
Diventare grandi
Per iniziare
Camara Laye, Diventare grandi 408 Analizziamo insieme... Stefano Bordiglioni, Un aggeggio ultramoderno 409 Luisa Carrada, Vado a cancellare, per poi ricominciare 410 Incontro con Gian Burrasca 411 Ke fatica andare a scuola! 411
IX
indice M.I.O. BOOK
Le caratteristiche dei testi digitali 412
Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Contenuti digitali integrativi
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza Lettura attiva
Testo sfida
Alessandro D’Avenia, Primo giorno di scuola 414 Peter Weiss, Io, adolescente 420 James Pope, E-m@il 424 Jonathan Coe, Il patto di sangue 427 Conoscersi attraverso i colori preferiti 432 Shana Norris, Il segretissimo blog di Libby 434 David Conati, Nickname: Xorro 438 Film senza frontiere: Central do Brasil 443 Libri senza frontiere: Io e te 443 Carlo Cassola, Io amo Anna! 444 Natalia Ginzburg, Entrare nell’adolescenza 448 A... come adolescenza 455
Verifica formativa
Verifica testuale Cecelia Ahern, Scrivimi ancora 457 Mappa attiva delle conoscenze 462 Ho imparato a... 463
unità
Laboratorio per le competenze
Istruzioni per l’uso
7
• Silvia Roncaglia, Sebastiano Ruiz Mignone. Il piccolo principe • Riverbend, Baghdad brucia. Il blog di una giovane irachena • Laurie Halse Anderson, Le emozioni difettose • Michela Marzano, Volevo essere una farfalla • Vittorino Andreoli, Lettera ad un adolescente
Il mondo del lavoro
Per iniziare
Enzo Biagi, Voglio fare il giornalista 466 Analizziamo insieme... Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Adriano Favole, La pausa è salutare 467 Le caratteristiche del testo argomentativo 469
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere
Luciano Gallino, Ecco dove si può creare lavoro 470 Natalia Ginzburg, Il mio mestiere è quello di scrivere storie 476 Primo Levi, Diventare chimico 480
Percorsi di cittadinanza
X
Qual è il tuo atteggiamento verso lo studio? 486
• Rita Levi-Montalcini, Mai perdersi di coraggio di fronte alle prime difficoltà • Carlo Petrini, Le voci della Terra. Dialogo sulla Natura con Dario Fo
indice M.I.O. BOOK
Lettura attiva
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Jeremy Rifkin, Il declino della forza lavoro 488 Angelo Aquaro, I segreti di Google. Viaggio nel cuore della Rete 492 Film senza frontiere: Tempi moderni 497 Libri senza frontiere: La chiave a stella 497 Concita De Gregorio, Lady Book: «Ecco la mia vita da libraia» 498
Contenuti digitali integrativi
ngela Padrone, Il •A popolo del call center • Primo Levi, Faussone, un montatore tra gru e malefici
Uno sguardo ad alcune professioni del terzo millennio
502 Federico Rampini, Posto fisso o precariato? 505 Paola Villa, I giovani e il mercato del lavoro in Italia 509
Testo sfida
Vecchi stereotipi e nuove professioni 515
Verifica formativa
Verifica testuale Luciano Luciani, Perché in tanti abbandonano la scuola? 517 Mappa attiva delle conoscenze 522 Ho imparato a... 523
unità
Laboratorio per le competenze
Istruzioni per l’uso
8
Dalla parte delle donne
Per iniziare
Bianca Pitzorno, Maschio o femmina? 526 Analizziamo insieme... Daniela Lippera, Maschi e femmine si diventa 527 Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Le caratteristiche dell’articolo d’opinione e del saggio: due testi argomentativi 529
BES
Testo senza frontiere
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Nadia Urbinati, La rappresentanza come valore 531 Maria Letizia Pruna, La segregazione verticale delle donne 538 Flavia Foradini, Donna in Europa? Meglio essere norvegesi 542 ll cammino delle donne verso la parità 546 Walter Stone Tevis, La regina degli scacchi 548 Jane Austen, Cinque figlie da marito 552
• Katherine Mansfield, Il suo primo ballo • Cristina De Stefano, Amelia Earhart • Marina Jarre, Negli occhi di una ragazza • Deborah Rodriguez, La parrucchiera di Kabul • Margaret Mitchell, Rossella va al ballo
XI
indice M.I.O. BOOK
Contenuti digitali integrativi
Film senza frontiere: Sognando Beckham 557
557 La mistica della femminilità 558 Elena Gianini Belotti, Giochi da maschi e giochi da femmine 559 Libri senza frontiere: Sotto il burqa
Percorsi di cittadinanza Lettura attiva
Testo sfida
Beppe Fenoglio, La sposa bambina 564
Laboratorio per le competenze
Svolgere una ricerca sulla donna che lavora 570
Verifica formativa
homas Mann, •T Un matrimonio vantaggioso
Verifica testuale
Adela Turin, Gli «stereotipi» di genere
572
Mappa attiva delle conoscenze 576
unità
Ho imparato a... 577
Istruzioni per l’uso
9
Educare alla sostenibilità
Per iniziare
Thomas Mann, Io amo i ruscelli 580 Analizziamo insieme... Piero Angela, Lorenzo Pinna, Efficienza energetica per uno sviluppo sostenibile 581 Tipo di Testo DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
Le caratteristiche della divulgazione scientifica: un testo espositivo 584
BES
Testo senza frontiere
Percorsi di cittadinanza
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza Lettura attiva
Testo sfida
XII
Nadia Mirabella, Le aree protette 585 Emanuela Nava, Susan e i piedi nudi dei bambini 592 Antonio Brunori, La sostenibilità nel settore forestale 596 Lo sviluppo sostenibile 599 David Burnie, Il futuro della Terra 601 Film senza frontiere: Una scomoda verità 604 Libri senza frontiere: Manuale della sostenibilità 604 Marino Niola, L’ecoantropologia. Animali, piante e natura: ecco i diritti dell’ambiente 605 Impegnarsi a salvare il pianeta 609 da Altroconsumo, Cosa pensano gli italiani del consumo responsabile 610 Alain Zecchini, Il declino della biodiversità minaccia il genere umano 614
• Franz J. Broswimmer, Gli imperativi della democrazia ecologica • Rapporto sullo sviluppo umano 2011, Sostenibilità ed equità: un futuro migliore per tutti • Luca Mercalli, Lo stato dell’ecosistema e le previsioni • Gianfranco Bologna, Responsabilità e sostenibilità
indice M.I.O. BOOK Laboratorio per le competenze
I problemi dell’ambiente e l’atteggiamento dei giovani 619
Verifica formativa
Verifica testuale Marc Laimé, L’acqua, dalla scarsità alla penuria 622
Contenuti digitali integrativi
Mappa attiva delle conoscenze 628
unità
Ho imparato a... 629
10
Istruzioni per l’uso
Le guerre del passato, le sfide del presente Per iniziare
Mario Rigoni Stern, Rumori di guerra lungo i confini 632 Analizziamo insieme... Giani Stuparich, Vivere in trincea 633
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Tipo di Testo
Le caratteristiche della memorialistica: un testo narrativo 634
Percorsi di cittadinanza
La Prima guerra mondiale 635
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Testo senza frontiere
Percorsi di cittadinanza
Percorsi di cittadinanza Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Percorsi di cittadinanza
Emilio Lussu, In marcia verso l’Altipiano 636 Erich Maria Remarque, Camarade 641 I totalitarismi e la Seconda guerra mondiale 645 Ian McEwan, Sopravvivere! 646 Mario Rigoni Stern, In marcia nella neve 650 La Shoah 653 Anne Grynberg, L’organizzazione sistematica dei ghetti 654 Otto Friedrich, Storia di Auschwitz 658 Film senza frontiere: Uomini contro 662 Libri senza frontiere: Il bambino con il pigiama a righe 662 Conflitti di oggi 663 Muin Masri, Il racconto di Ruaia 664 Ken Saro-Wiwa, Bombardamento e fuga nella foresta 668 Zlata Filipovi , Diario di Zlata 672 Viviana Mazza, Storia di Malala 676 Stop al razzismo, sì alla convivenza 680
• Leonardo Sciascia, Il lungo viaggio • Annemarie Schwarzenbach, L’emigrante • Gad Beck, Una nonna per due religioni • Richard Wright, Un incontro di boxe • Bartolo Ciccardini, La liberazione di Cerreto
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indice M.I.O. BOOK
Lettura attiva
Percorsi di cittadinanza
Testo sfida
Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia 681 Richard Wright, No, signora, non rubo 686 Nelson Mandela, 1946, un anno cruciale 690 Vivere in un mondo multiculturale e globale 694 Alessandro Baricco, Che cos’è la globalizzazione? 695 Gustavo Zagrebelsky, Convivere in una società multiculturale 700 Bruno Codenotti, Il paradosso della globalizzazione 704
Laboratorio per le competenze
Un’indagine sulla discriminazione 709
Verifica formativa
Verifica testuale
Anilda Ibrahimi, Immigrato o rifugiato? 711 Mappa attiva delle conoscenze 716 Ho imparato a... 717
i Linguagg ntiere o fr a z se n
ione comunicaz
Internet:
Storia di internet:
Il linguaggio di internet:
Adesso tocca a te!:
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Internet Che cos’è internet 719 Internet sì, internet no 720 Dal Memex alla prima e-mail 722 Dalla prima online chat al grande successo di internet 723 I motori di ricerca 724 Le enciclopedie online. Il caso di Wikipedia 729 Dalla posta elettronica ai social network 730 Sicurezza in Rete 732 Conoscere e utilizzare le risorse della Rete 733
Contenuti digitali integrativi
indice M.I.O. BOOK
Contenuti digitali integrativi
Storia e storie Da una storia all’altra
Antonio Spinosa, Olimpia 737 Ippolito Nievo, Lo sbarco in diretta 740 Bianca Ceva, Ritorno a casa 742 Luigi Meneghello, Quando finisce la guerra 744 Giorgio Ruffolo, Una storia recente: la mafia 746 Indice degli autori
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Il piacere di leggere
Oggi il lettore ha la possibilità di perdersi in un libro di carta, oppure può navigare in un oceano di possibilità offerte da internet, può scegliere modi di lettura fino a poco tempo fa impensabili, può portare con sé un’intera biblioteca e, soprattutto, può condividere più facilmente le esperienze di lettura in tempo reale con altre persone sparse per il mondo. Leggere diventa dunque un’attività meno individuale e più condivisa. In queste pagine potrai riflettere su nuove forme di lettura e imparerai a utilizzare le biblioteche in Rete e in luoghi virtuali di social reading, ovvero di lettura condivisa.
Buona lettura! Leggere un buon libro è uno dei piaceri più grandi. Offre la possibilità di volare in altri tempi e in altri spazi, di vivere le vite di altri condividendone emozioni e stati d’animo.
La lettura: un toccasana Identikit autore
Mariarosa Mancuso
Giornalista e critica cinematografica, ha tradotto autori come Jonathan Swift, Edgar Allan Poe e Charles Dickens. Laureata in filosofia, ha pubblicato nel 2010 Nuovo cinema Mancuso, dove sono state raccolte le sue recensioni cinematografiche uscite sulla testata «Il Foglio».
In passato, alcuni genitori ammonivano i loro figli affinché leggessero lo stretto necessario perché si temeva che troppa lettura facesse male alla salute. Oggi non è più così; anzi, la lettura può far star bene e può rasserenare.
1. spettatori seriali: spettatori che seguono prevalentemente serial televisivi. 2. deleterio: nocivo per la salute. 3. precettistica: serie di regole.
N
on leggere tutti quei libri: rovinano gli occhi e fanno venire la gobba. Non andare troppo al cinema: sono storie e immagini che mettono in testa idee strane. I lettori e gli spettatori seriali1 con qualche annetto sulle spalle se lo sono sentiti ripetere spesso. Lo stesso effetto deleterio2 fu attribuito ai fumetti e poi alla tv, prima che i videogiochi fossero considerati l’origine di tutti i mali: perdita di tempo, attenzione a sprazzi, confusione tra realtà e fantasia. Contrordine: libri e film, se dobbiamo dare retta alla nuova precettistica3, sono un toccasana. Non nel senso dilettantesco che ognuno di noi ha sperimentato almeno una volta: sprofondarsi in un romanzo o nel buio della sala distrae dai pensieri cupi (basta evitare film da festival, o uno di quei romanzi rompicapo che fanno di tutto per ostacolare il piacere). Nel senso che una dieta adeguata di titoli cura i malanni e raddrizza le storture dell’animo. Così sostengono gli esperti. adatt. da Mariarosa Mancuso, in «Corriere della Sera», 3 giugno 2012
PER INIZIARE... amo in
sieme
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F orse ti sei sentito dire dai genitori di leggere di più oppure di smettere di leggere, se sei un lettore appassionato; certamente hai sentito persone affermare che la lettura eccessiva fa male o, all’opposto, che la lettura fa molto bene alla mente. Che cosa pensi della lettura e dei suoi benefici? Esprimi il tuo parere in una discussione con i compagni.
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impari
La lettura: una malattia Identikit autore Nato a Milano, è un giornalista della testata «Corriere della Sera» e ha pubblicato numerosi saggi sul rapporto tra modernità e religione, come Senza Dio? (1994), e sulla figura di Mozart, come Mozart a Milano. Un racconto, un saggio (1996). Conduce per la radio un programma musicale intitolato Musica maestro. 1. Monaldo Leopardi: padre di Giacomo Leopardi e proprietario di una famosa e ricca biblioteca. 2. Giuseppe Pontiggia: scrittore e critico letterario italiano (1934-2003). 3. Umberto Eco: filosofo e critico letterario italiano (1932). 4. incunabolo: termine che indica i libri a stampa realizzati dalle origini (1453) fino al 1500. 5. Cecco d’Ascoli: poeta, medico, astrologo e filosofo italiano (1269-1327).
Armando Torno (1953) Esistono persone che amano così tanto i libri da desiderare di possederli; si chiamano bibliofili, fanno incetta di libri ovunque e creano la propria biblioteca acquistando libri anche a caro prezzo. Il bibliofilo è felice di avere presso di sé un particolare libro, ma soffre moltissimo quando non può averlo.
C
on i libri è possibile rovinarsi la vita. Perdersi. Struggersi. Dannarsi. Spendere cifre da capogiro. C’è una febbre cartacea da cui non si guarisce, insensibile ai farmaci. E, purtroppo, i malati sono felici di esserlo. Sino alla fine. Il terribile contagio colpì – e colpisce – persone diversissime tra loro come Monaldo Leopardi1, Giuseppe Pontiggia2 o Umberto Eco3. Per tali motivi non è facile segnalare i libri che fanno impazzire, giacché la loro natura richiama alla mente quelle storie strazianti con donne impossibili più che le normali patologie dei collezionisti. I libri del Novecento non fanno eccezione. Qualcuno pensa che si perda il senno soltanto per un incunabolo4 o per la prima edizione di Cecco d’Ascoli5, il grande nemico di Dante. Non è vero. La follia giunge sino all’era di Internet e trova spazi sterminati nella produzione del secolo scorso. Il bibliofilo, poi, è un animale strano: si complica la vita andando a cercare la ragione per cui soffrire. Studia continuamente le rarità, le tirature, gli incidenti che possono aver reso introvabile un titolo. E poi, raccolte le «sue» notizie, le elabora; e, gonfio di bramosia, procede vagolando nei deserti delle passate tirature. È come un cane da tartufo, disposto a spendere cifre superiori a quelle necessarie per il prezioso tubero. adatt. da Armando Torno, in «Corriere della Sera», 3 giugno 2012
PER INIZIARE... 1. Ci sono bibliofili famosi, persone che vanno a caccia di libri antichi e recenti, di prime edizioni introvabili. Sei anche tu un cacciatore di libri? Se sì, racconta in un breve testo le tue esperienze, altrimenti immagina di dover trovare un libro raro, nascosto in un Paese lontano, in un monastero o in una vecchia biblioteca. amo in
sieme
2 Immagina che altre persone stiano cercando lo stesso libro e che facciano di tutto per averlo. Insieme a un tuo compagno, scrivi la storia oppure scrivi la traccia della storia che leggerete o che racconterete alla classe. impari
Buona lettura!
il piacere di leggere
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il piacere di leggere
Il lettore entusiasta Identikit autore Scrittore e giornalista italiano, autore di romanzi, come Terra! (1983), Elianto (1996), Saltatempo (2001) e antologie di racconti, tra le quali Bar Sport (1976), Bar Sport Duemila (1997), in cui descrive, con grande umorismo, situazioni reali, stereotipate, deformandole ed estremizzandole. Collabora con molte testate e riviste ed è anche autore di testi teatrali e poesie. 1. stendardo: bandiera.
Stefano Benni (1947) Esistono lettori felici di esserlo e soprattutto felici di mostrare agli altri il loro eccessivo amore per i libri. Sono lettori non molto apprezzati dai commessi delle librerie perché disturbano e soprattutto perché non comprano mai libri...
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uesto lettore entra in libreria come in casa sua. Il sorriso con cui saluta i commessi è il suo stendardo1. In piedi, incurante degli altri clienti, inizia a leggere tutto quello che trova. Alcuni libri li sottolinea con risate fragorose, o li commenta leggendone brani ai presenti. Al reparto fumetti, si sdraia per terra e legge per ore. A volte si porta la merenda. Una farcitura di briciole in un volume è il segno del suo passaggio. Se il lettore entusiasta vede un lettore normale incerto su un acquisto, lo assale alle spalle, gli fa leggere tutti i risvolti di copertina oltre a bibliografie e brani scelti. Il suo incitamento a comprare ha una martellante tenacia che nessun libraio possiede. Nel reparto libri d’arte passa ore e ore, e non di rado, all’ora di chiusura, lo si può trovare nascosto nel reparto tascabili mentre con occhi imploranti dice «per favore, l’ho quasi finito». È insomma un lettore avido e allegro, con un solo difetto: non compra quasi libri, non si sa se per povertà, difetto genetico o scelta ideologica. da Stefano Benni, in «Effe», n. 3, 1996
PER INIZIARE... 1. Essere come il lettore descritto nel brano non è facile; bisogna essere un po’ maleducati, ma questo tipo di lettore, dopotutto, fa pubblicità ai libri. Hai mai visto o conosciuto un lettore simile? Descrivilo in un breve testo scritto. amo in
sieme
2 Ti capita spesso di andare in libreria? Ci vai solamente quando sai esattamente che cosa comprare o anche solo per guardare e sfogliare i libri? Quali sono i libri che ti colpiscono di più? Perché? Scrivi un breve testo e poi confrontati con i compagni. impari
amo in
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3 Se ti è possibile, entra in una grande libreria oppure vai al reparto libri di un grande supermercato e osserva con attenzione gli acquirenti; prendi nota dei vari comportamenti dei lettori, poi a scuola, con un piccolo gruppo di compagni, inventa una storia che abbia come personaggi alcune delle figure incontrate in libreria, oppure descrivi i loro atteggiamenti, anche quelli più strani, ed esponi il risultato dell’osservazione alla classe. impari
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Buona lettura!
il piacere di leggere
Lottare per insegnare a leggere Identikit autore Nata a Montpellier, in Francia, vive a Lione e lavora come giornalista. Nel suo romanzo La custode di libri (2012), la protagonista è una bibliotecaria di provincia che prova strenuamente a diffondere l’amore per i libri e per la lettura.
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Sophie Divry (1979) In questo racconto la protagonista descrive quanto sia difficile invogliare alla lettura coloro che entrano nell’«arena» di una biblioteca.
L
a biblioteca, non c’è posto in cui ci si senta più miserabili. Possiamo anche umiliarci davanti ai libri, sforzarci di provare a capire, posso anche leggere e rileggere, non c’è speranza. Lei lo sa bene. I libri non sono in grado di fare niente per noi. Loro hanno sempre ragione e noi torto. Del resto, se non si cerca di dominarli ci uccideranno, queste carogne. Il loro scopo è l’espulsione totale dei lettori dalla biblioteca. Me li vedo arrivare. Si ritrovano, si ammucchiano, si rinchiudono, si barricano nei negozi, poi, una volta ben armati, tornano alla carica. Il lettore indietreggia, inciampa, resiste, ma via via viene spinto, perché disturba, l’essere umano, lo sente bene. A quel punto, stanco, fugge. Ed è la fine. «La morte coglie i vivi», come recitava un vecchio adagio. Le dirò come stanno le cose. La biblioteca è l’arena in cui ogni giorno si rinnova la lotta omerica fra i libri e i lettori. In questa lotta, il bibliotecario è l’arbitro. La barricata ha solo due parti. Io ho scelto la mia, compagno. Io sostengo il lettore isolato, depresso, miserevole di fronte al prestigio opprimente dell’Armata dei Libri. Lei non se n’è accorto perché sono discreta, ma io sono con lei e tutti gli altri, lo sono sempre stata. Dalla parte dei pedoni, dei giocatori di bocce e degli habitué. Le vedo, queste bibliotecarie di polizia, come parlano ai lettori. Li massacrano con i loro «Bisogna leggere!». Sostengono che
il piacere di leggere
1. pleiade: nome di una costellazione, qui con il significato di un gruppo di testi di grandi autori.
tutti debbano accedere alla Letteratura, ma erigono un blocco, un monumento opprimente – i Classici – al quale bisogna concedere sacrifici, carne fresca, sangue. Con loro, non siamo mai in regola, mai. Vere e proprie guardie della buona coscienza culturale. Quando uno entra, incerto, ha paura di essere interpellato: «Ehi, lei! Sì, lei. I suoi classici, prego. Mi faccia vedere. Mmh, siamo in ritardo, molto in ritardo. Grosse lacune. Da quanto tempo è che non apre Balzac? Mmh. E che cosa fa nella vita? Lavora molto? Allora non ha scuse. Io, se fossi in lei, mi vergognerei. Che libro è quello che ha nella borsa? Mi faccia vedere, mi faccia vedere… Ah sì, interessante. Divertente. Facile. Mediatico. Scritto male. Uno zero! E crede di restare a lungo in questo stato culturale? Dobbiamo riprenderla per mano, lei. Le prescrivo una pleiade1 di classici del diciottesimo secolo per dieci mesi. Eh, ci vuole quel che ci vuole. Poi torni da me. No, lasci qui questo libro, se non le dispiace. E che non capiti più. Forza, circolare…». Che brutalità. Io non mi permetterei mai di fare una cosa del genere. Attaccare i lettori così maleducatamente. Neanche con Martin, no. E in ogni modo, le dirò, non funziona, non funziona più. Al contrario, serve garbo, garbo e ancora garbo. Li vedo arrivare, io, i ragazzi degli istituti professionali, gli apprendisti, i figli del sostegno scolastico. Le prime volte sbarcano in gruppo. Non esiste che varchino la soglia della biblioteca in solitaria. Arrivano con i compagni, fanno baccano. Come se volessero rincarare la dose per dimostrare di non avere paura, mentre sono terrorizzati, poverini. Quando entrano nell’arena tremano, sanno che i libri non stanno dalla loro stessa parte. Quando si è sempre stati somari, migliaia di libri riuniti tutti nello stesso posto stordiscono, umiliano, ma insomma, questo è un dettaglio. Ecco, il mio
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Buona lettura!
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2. franchi: sinceri.
gruppetto si sistema. È allora che bisogna andargli incontro sorridendo, accogliendoli. Hanno un compito per la scuola. Io gli porto i libri. Loro discutono a voce bassa, si agitano. Gli habitué li fulminano con lo sguardo, ma non va così male. Perciò alcuni ritornano. Cominciano a raccapezzarsi. Leggono cretinate, ma leggono. Ci possono volere mesi, per questo esercizio di garbo. Sappiamo di averli conquistati quando tornano da soli. Perché si sentono finalmente a casa, finalmente accettati, rassicurati, legittimati. Faccio un mestiere coraggioso, utile, interessante, che richiede un sacco di qualità. Quando riportano i libri: «Piace molto anche a me, a lei è piaciuto?». Indicargliene un altro. Farli uscire piano dai misteri dei best seller. Prenderli per l’aggettivo. Be’, non funziona sempre. Non sono poi così brava. Ma, a mia discolpa, direi che dipende più che altro da quello che è successo prima. All’inizio assoluto. Si gioca tutto nei primi giorni, la prima volta che si entra, che si varca la soglia della biblioteca. Comincia tutto in quel momento. Il principio della civiltà. La nascita. La scena originaria. Prima di quel giorno, per essere franchi2, i lettori non sono che vergini. Sì, vergini. E a me piace molto la perdita della verginità in biblioteca… Ah certo, se la prima volta è un fiasco, dopo sarà dura. Molto dura. Se il bibliotecario ti prende come un bruto, senza tenerezze né attenzioni, è la fine. Mai più. È una sentenza di divorzio dalla cultura. L’astinenza a vita. da Sophie Divry, La custode di libri, trad. di G. Barbiani, Einaudi, Torino 2012
PER INIZIARE... 1. Quando sei entrato per la prima volta in biblioteca? Con chi sei andato? Che cosa è successo? Racconta la tua esperienza. amo in
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2 Immagina di essere il bibliotecario e di ricevere un ragazzo della tua età in biblioteca. Con un tuo compagno, che darà voce al ragazzo, scrivi il dialogo che si svolge tra il bibliotecario e il ragazzo che entra in biblioteca per la prima volta. impari
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3 Pensi che sia così difficile far desiderare a qualcuno di leggere? Prova a fare una gara con un piccolo gruppo di compagni: scrivete dieci buone ragioni per leggere e sfidatevi a trovare dieci buone ragioni per non leggere, poi confrontatevi sugli argomenti che avete individuato e, una volta raggiunto l’accordo, riferite alla classe le vostre buone ragioni e spiegate perché non siete (o siete) riusciti a trovare altrettante ragioni negative sulla lettura. impari
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4 Ti ricordi qual è il primo libro che hai letto? Lo hai scelto tu o te l’ha consigliato qualcuno? Lo hai letto con passione o con svogliatezza? Scrivi un breve testo in cui ricostruisci la tua prima esperienza di lettura di un libro, poi confrontati con i compagni. impari
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Leggere per diffondere la lettura Identikit autore È una professionista nel settore dei media online.
Maria Teresa Rosini I giovani e la lettura rappresentano un argomento molto dibattuto sul quale educatori, insegnanti e genitori si interrogano spesso. Il suggerimento dell’autrice dell’articolo è quello di provare a trasmettere la passione per la lettura poiché solo così possono nascere nuovi lettori.
L 1. omologazione: uguaglianza del pensiero.
a lista dei 100 libri che i giovani dovrebbero leggere stilata dal Daily Telegraph («I cento libri che ogni bambino dovrebbe leggere»), ripropone il tema della lettura, specificatamente del rapporto tra i giovani e la lettura e ne trascina con sé molti altri: • l’omologazione1 e lo scadimento del pensiero, dei “valori”, del costume che la televisione prima e un uso poco consapevole e stereotipato di internet dopo, ormai da tempo produce nei più giovani e non solo; • le strategie e le iniziative che scuola, famiglie, politica dovrebbero adottare o che sarebbe meglio evitare per far sì che leggere non rimanga prerogativa di pochi “eletti” e diventi invece una palestra della mente per molti; • il penoso primato che annovera l’Italia tra le nazioni dove si legge il minor numero di libri e anche di quotidiani. Proviamo a interrogarci allora sulla questione lettura anche se sembra ormai così drammaticamente irrisolta da divenire quasi solo un esercizio di pensiero. Come ogni passione, perché è di questo che si tratta, al pari dell’amore per la conoscenza, della curiosità per il mondo e i suoi fenomeni o per le persone, la lettura è qualcosa che non ha certo a che vedere con il mondo della razionalità, o almeno non completamente: una passione nasce perché è legata in modo intrinseco e anche inesplicabile alla propria specificità interiore, trova agganci in una parte di noi stessi senza che riusciamo spesso a darne una spiegazione significativa. Ne è presupposto, naturalmente, una iniziale buona padronanza del linguaggio e dello strumento lettura, inteso come decodifica dei segni alfabetici, ma soprattutto del senso, del significato che dietro ad essi si rivela: e qui entrano in gioco le aspettative, gli echi, i rimandi che ogni significato può trovare o non trovare in chi lo approccia. La lettura stessa poi genera di continuo in chi la frequenta, una mole davvero sorprendente di collegamenti, e costruisce mappe di sensazioni ed emozioni, ragionamenti e deduzioni che proiettano in altri luoghi fisici o mentali: spalanca insomma un mondo di possibilità che la limitata condizione di vita di ciascuna persona non potrebbe mai diversamente arrivare a frequentare.
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Buona lettura!
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2. analogo: simile.
Contribuire ad attivare questo straordinario meccanismo è un’operazione difficilissima, ma a mio avviso, non può che compiersi attraverso la capacità di farlo “passare” agli altri manifestando di una passione che è anzitutto personale: non è con le parole della ragione che possiamo contagiare gli altri (i giovani e i bambini in particolare) a leggere, ma con l’espressione, la libera manifestazione della nostra passione. È aprendo gli scrigni delle nostre sensazioni ed emozioni, legate alla lettura dei libri che ci hanno in qualche modo costruito per quelli che siamo, che possiamo suscitare negli altri il desiderio di compiere un percorso analogo2. Solo chi è davvero appassionato può cercare di “emanare” intorno a sé l’amore per l’oggetto della sua passione e richiamare su di esso l’attenzione di coloro che sono alla ricerca, come spesso lo sono i giovani, di senso, speranza e orizzonte alla incomprensibilità, alla noia e, a volte, alla durezza del presente. da Maria Teresa Rosini, in www.ilquotidiano.it
PER INIZIARE... 1. Il testo espone i risultati di una ricerca sulla lettura e suggerisce modi per invogliare a leggere libri. Nella tua scuola o nel Comune in cui abiti sono state organizzate iniziative per incentivare la lettura, come mostre di libri con gare tra i lettori o letture ad alta voce? Raccontalo in un breve testo scritto. amo in
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2 Insieme a un tuo compagno prova a organizzare un gioco o una gara che spinga i bambini della scuola primaria più vicina a leggere di più. Scrivi il progetto con l’aiuto dell’insegnante, poi esponilo alla classe, chiedi l’opinione dei compagni sull’opportunità della realizzazione e, se possibile, presentalo alla scuola primaria perché sia adottato. impari
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3 L’autrice del testo sostiene: «Solo chi è davvero appassionato può cercare di “emanare” intorno a sé l’amore per l’oggetto della sua passione». Sei d’accordo con questa affermazione? Discutila con i tuoi compagni richiamando alla mente la tua esperienza con la lettura. impari
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Un mondo di libri
Leggere in Rete Su internet la lettura è un’attività speciale. Schiere di utenti di vari siti sono impegnati a leggere, a parlare di lettura, a raccontare agli altri come sono interessanti i libri che hanno letto. I singoli lettori hanno enormi possibilità: possono accedere a quotidiani, a romanzi, a saggi, a diari, a poesie, un universo di opere che è consultabile in qualunque momento e in qualunque luogo. I libri possono essere trasportati grazie a strumenti tecnologicamente sempre più avanzati, sempre più facili da tenere tra le mani e sempre più simili a testi cartacei. Leggere in Rete offre grandi opportunità di interagire con altri lettori. Non si è più soli e si condividono con gli altri gioie, emozioni e interessi suscitati da un particolare libro. Forse hai provato anche tu a connetterti con altri lettori su siti dedicati; prova ora a ricercare in Rete il seguente indirizzo: didaweb.net. Vi scoprirai un repertorio, cioè una raccolta, di siti di lettura e di lettori. Leggi gli indirizzi dei siti elencati e prova a entrare in alcuni di essi: troverai luoghi virtuali in cui si impara a scrivere e in cui si possono trovare testi classici, romanzi e un bookcrossing virtuale in cui poter discutere con altri lettori di libri letti. Per esempio, visita dailymotion.com, vi troverai brevi film che ti parlano di chi e di come si legge in Rete. Collegati poi, per esempio, a storify.com, dove puoi trovare un’intervista fatta a lettori e a quanti operano nel mondo del libro.
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1 Insieme a un gruppo di compagni proponi le seguenti domande a un altro gruppo, oppure all’intera classe. a. Con gli e-book si legge di più? Perché? b. I blogger possono essere considerati autori? Perché? impari
Calcola quanti rispondono positivamente e quanti negativamente. Aggiungi altre domande che possono arricchire la discussione, come per esempio: che cosa si legge preferibilmente su un e-book? Infine, presenta i risultati della ricerca ai tuoi compagni spiegando il significato dei dati raccolti.
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Un mondo di libri
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Visitare biblioteche digitali La tecnologia ha aperto ai lettori gli sterminati universi delle più grandi e importanti biblioteche del mondo. Da alcuni anni ormai è possibile, infatti, entrare nelle biblioteche nazionali o nelle famose biblioteche britanniche e statunitensi per consultare opere di varia natura, per leggere libri direttamente scaricabili sul proprio computer, oppure per leggere, edizioni rare di autori come Dante, Petrarca o altri ancora. Hai imparato a frequentare una biblioteca e sai come è fatto un libro; ora puoi verificare la tua capacità di accedere a una biblioteca virtuale collegandoti ad alcune biblioteche online. Cominciamo con la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze: si può dire che sia la più importante d’Italia perché qui convergono tutti i libri a stampa prodotti in Italia e catalogati dall’ICCU, l’Istituto Centrale per il Catalogo Unico, cui fanno riferimento tutte le altre biblioteche italiane quando devono schedare e catalogare un libro. Entrare alla Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze è emozionante: ci troviamo in Rete, ma vedere pagine de La Divina Commedia sul proprio schermo è sorprendente. Collegati al sito bncf.firenze.sbn.it Nella home page troverai quattro link: • la biblioteca; • cataloghi e servizi in linea; • biblioteca digitale; • vita della biblioteca. Ciascuno di essi apre le porte di un mondo di saperi e servizi: • il primo link ti fa entrare nella biblioteca vera e propria e ti dà tutte le informazioni su orari, prestito e apertura delle sale; • il secondo ti permette di ricercare un libro nel catalogo, ma anche in famosi cataloghi storici digitalizzati e in cataloghi di biblioteche storiche come la Medicea Laurenziana e la Riccardiana, entrambe di Firenze; • il terzo link ti permette di visionare le collezioni digitali di libri antichi e i repertori elettronici, e ti mette in comunicazione con altri siti di grande interesse; • l’ultimo link ti informa sulla vita della biblioteca, sulle conferenze, sulle lezioni e sulle iniziative culturali che vi si tengono; inoltre, sono presentati i progetti della biblioteca e si possono osservare i documenti dei concorsi che vi hanno luogo. 1. Per informarti sulla storia della biblioteca, clicca sul primo link e scorri la colonna di sinistra fino ad arrivare alla voce «Laboratorio di restauro». Qui potrai leggere che cosa è accaduto alla biblioteca in anni lontani; in particolare, conoscerai il ruolo che molti giovani studenti hanno avuto nel salvataggio dei libri immersi dal fango dell’alluvione di Firenze del 1966.
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2. Spostati adesso con il mouse in alto, sempre nella colonna di sinistra, poi a destra dove trovi la voce «Catalogo in linea della BNCF»; clicca ed entra nel catalogo, dove puoi cercare un libro o un autore. Ti suggeriamo di provare a cercare le opere di Dante Alighieri: digitando la parola «Dante», si aprirà, infatti, una scheda che ti informerà su tutte le sue opere, sulle edizioni dei suoi testi e sui curatori.
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Collegati ora al sito della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma digitando l’indirizzo bncrm.librari.beniculturali.it. Qui trovi nella colonna di sinistra tutti i servizi offerti all’utente. È interessante provare ad andare oltre il libro e, sotto il link «Attività culturali», cliccare alla voce «Mostre» e poi alla voce «Mostre online». Alle pagine interne troverai mostre visitabili dal tuo computer e percorsi virtuali che ti porteranno nei laboratori della salute o nel Giardino dei Semplici del Collegio Romano. Puoi osservare immagini, leggere brevi testi illustrativi, seguire percorsi interessanti che ti faranno scoprire mondi lontani. Se conosci il francese, ti suggeriamo di visitare il sito della Biblioteca nazionale di Francia, all’indirizzo www. bnf.fr. Si tratta di un sito interattivo in cui l’utente può dialogare con un bibliotecario ponendo delle domande. Vi si trovano giochi e attività per ragazzi, si possono visitare mostre, ammirare immagini, si può studiare e fare molte altre cose interessanti. Se conosci l’inglese, ti suggeriamo di visitare il sito della Biblioteca americana del Congresso, all’indirizzo www. loc.gov. Il sito, che si può visitare in un tour, è ricco di materiale iconico, di mappe storiche, di film, di conferenze da ascoltare, di blog e di molto altro.
Se conosci il tedesco, la visita del sito www. deutsche-digitale-bibliothek.de ti condurrà in spazi virtuali dove la ricchezza delle informazioni, le attività e le immagini ti aiuteranno a soddisfare qualunque tua curiosità. La biblioteca è di per sé digitale, dunque già pronta per un’utenza virtuale. Se conosci lo spagnolo, puoi collegarti al sito della Biblioteca nazionale di Spagna all’indirizzo www.bne.es. Anche questo sito è ricco di proposte di lettura ed è possibile visitare mostre, accedere ai manoscritti e svolgere numerose attività.
In Rete si trovano i siti di tutte le più importanti biblioteche del mondo, ricchi di informazioni e rivelatori della cultura del Paese che ospita la biblioteca. Prova a trovarne altri con un motore di ricerca.
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Imparare a studiare in Rete In Rete trovi poi infinite possibilità di informazione: quotidiani online, riviste, siti dedicati che ti permettono di essere sempre informato su tutto ciò che ti interessa; trovi anche siti che ti aiutano a studiare proponendoti metodi, materiale per lo studio e approfondimenti su argomenti vari. Naturalmente esistono anche siti gestiti da studenti che propongono temi già svolti, relazioni già pronte e vari altri compiti già eseguiti, ma sta a te tenertene lontano perché non si adattano mai ad una particolare esigenza e non mettono alla prova le tue capacità: limitarsi a copiare significa infatti non fare nulla. Ti suggeriamo un manuale per studiare all’indirizzo polesine.com e un famoso sito studentesco all’indirizzo skuola.net/imparare-a-studiare/metodostudio/metodo-studio-lettura che ti indica come imparare a memorizzare. Se, inoltre, vuoi avere a disposizione un romanzo o un testo di autori classici, lo puoi scaricare all’indirizzo liberliber.it, dove trovi tutti i testi letterari suddivisi per titolo e per autore. Un sito importante e molto ricco è quello dell’Accademia della Crusca, all’indirizzo accademiadellacrusca.it. Qui puoi trovare suggerimenti su come si scrivono le parole, ma anche informazioni sulla nostra lingua, pagine divertenti su realtà storiche e puoi visitare la «Sala delle pale» che ti mostra le pale dedicate ai linguisti con la loro simbologia e ti spiega perché l’Accademia si chiama «della Crusca» e perché le pale sono un simbolo. Ricchissimo di collegamenti e immagini è poi il sito tuttostoria.net, utile per chi vuole approfondire lo studio della storia. Navigando nel sito puoi collegarti a siti di altri Paesi che ti permettono di conoscere la storia da punti di vista diversi. Studiare geografia è sempre importante, anche se oggi con i navigatori è possibile arrivare a destinazione senza consultare carte. Ma la geografia è molto di più: è la conoscenza di altri popoli e altre culture, è la disciplina che ci permette di confrontarci con gli altri. Un sito interessante è all’indirizzo globalgeografia.com, ma tu stesso puoi cercarne altri. Per studiare altre discipline come le scienze oppure per imparare a studiare tutte le materie, puoi leggere al sito guidastudenti.it/metododistudio/ studiare-scienze brevi schede che ti offrono consigli di metodo.
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il piacere di leggere
Infine, ti suggeriamo il sito all’indirizzo amicidellaterra.it, molto ricco di informazioni sui problemi ambientali che puoi approfondire in vista di argomenti da trattare a scuola. Ti suggeriamo, comunque, di accedere ai siti dei Ministeri italiani per trovare ogni sorta di notizie sull’attualità e su tematiche di ogni tipo, nonché link interessanti che portano a pagine altrettanto ricche di informazioni, una vera miniera per lo studente. Per esempio, agli indirizzi minambiente.it e beniculturali.it puoi trovare il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Leggere per scambiarsi esperienze Negli ultimi anni si è verificata una rivoluzione tecnologica applicata agli e-book; gli ambienti di lettura digitali stanno per cambiare e diventare più pratici, più facili da usare. I lettori elettronici sono considerati lettori forti che hanno attitudine ad acquistare online numerosi e-book; per loro l’offerta di libri aumenta sempre di più. Si tratta di lettori che amano il social reading, l’attività di lettura in comune che offre loro una serie di attività da condividere, la possibilità di fare sottolineature, recensioni da postare su Facebook, Twitter e sui social network, l’opportunità di discutere con chi sta leggendo in un determinato momento lo stesso libro. I dispositivi di lettura diventeranno sempre più sofisticati e sensibili a ogni esigenza e sarà un po’ come avere un bibliotecario sempre a disposizione così da condividere le nostre letture in tempo reale con chi vorremo; in questo modo, l’attività di lettura diventerà sempre meno individuale. Ti suggeriamo di visitare il sito wikipedia. org/wiki/Lettura_sociale. Cerca poi in Rete siti di lettori online che puoi trovare nelle home page dei grandi quotidiani italiani oppure seguendo i link proposti da Wikipedia; puoi digitare le voci e-book reader e social reading per esplorare il mondo della lettura in Rete. Buon divertimento!
RIEPILOGANDO... iassumi in un breve testo a carattere espositivo le possibilità che, secondo te, R internet offre agli studenti per ricercare informazioni, approfondire e quindi studiare con maggiore consapevolezza.
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ENTE NZE DELLO STUD TE PE M CO E LL DE PROFILO • Agire con autonomia e responsabilità • Usare gli strumenti per comprendere e collaborare • Comunicare in lingua italiana • Usare le TIC per conoscere e interagire • Imparare a imparare • Assumersi responsabilità • Progettare ed esprimersi con vari linguaggi
MPETENZE
ILUPPO DELLE CO
LO SV TRAGUARDI PER
• Ascolta e comprende testi di vario tipo "diretti" e "trasmessi" dai media, riconoscendone la fonte, il tema, le informazioni e la loro gerarchia, l’intenzione dell’emittente. • Espone oralmente all’insegnante e ai compagni argomenti di studio e di ricerca, anche avvalendosi di supporti specifici […]. • Legge testi letterari di vario tipo (narrativi, poetici, teatrali) e comincia a costruirne un’interpretazione […]. • Scrive correttamente testi di tipo diverso (narrativo, descrittivo, espositivo, regolativo, argomentativo) adeguati a situazione, argomento, scopo, destinatario. • Produce testi multimediali […]. • Comprende e usa in modo appropriato le parole del vocabolario di base […]. • Riconosce e usa termini specialistici […].
DIMENTO
EN OBIETTIVI DI APPR
• Ascoltare testi prodotti da altri, anche trasmessi dai media, riconoscendone la fonte e individuando scopo, argomento, informazioni principali e punto di vista dell’emittente. • Narrare esperienze, eventi, trame selezionando informazioni significative in base allo scopo […]. • Leggere ad alta voce in modo espressivo testi noti […]. • Leggere testi letterari di vario tipo e forma (racconti, novelle, romanzi, poesie, commedie) […]. • Realizzare forme diverse di scrittura creativa, in prosa e in versi; scrivere o inventare testi teatrali, per un’eventuale messa in scena […]. • Comprendere e usare parole in senso figurato.
Immaginare e raccontare In questo modulo, a conclusione del percorso iniziato in prima classe, potrai avvicinarti a nuovi generi letterari e conoscerli più approfonditamente. Leggerai i racconti di mistero e di terrore, la fantascienza e la produzione narrativa che ha caratterizzato i secoli XIX e XX: il romanzo storico, realistico, sociale e quello di formazione e psicologico. Come sempre, ogni unità è dedicata a un genere specifico; i testi che vi leggerai ti regaleranno momenti di emozione pura, ti trasporteranno in altre dimensioni temporali, ti faranno vivere in luoghi diversi dal tuo e, nel contempo, ti insegneranno a diventare un lettore più competente, paziente e attivo nel riconoscere e sperimentare tutte le possibilità espressive e creative che offrono la parola e la scrittura.
Il testo narrativo
18
unità
1
Mistero e terrore
30
unità
2
La fantascienza
90
Lin guaggi ntiere senza fro
cinema
Verso un cinema senza confini
144
unità
3
Il romanzo storico, realistico e sociale
160
unità
4
Il romanzo di formazione e psicologico
224
Storie di eroi e supereroi
288
Lin guaggi ntiere senza fro
fumetto
Il testo narrativo
Il piacere di raccontare storie reali o inventate assume, nell’Ottocento e nel Novecento, forme sempre più complesse. I romanzi diventano lo specchio della realtà e, allo stesso tempo, svolgono varie funzioni: formano l’identità popolare, rivelano crude realtà sociali, pongono problemi, favoriscono la riflessione sulla crescita e sull’identità personale. Gli autori di romanzi, stimolati dal dibattito culturale che si sviluppa attorno a essi, si impegnano a elaborare forme di narrazione sempre più ricercate e originali: dal romanzo storico, costruito secondo una struttura circolare o lineare, al romanzo psicologico, in cui la struttura in pratica non esiste più. In ogni caso, tuttavia, le storie sono sempre narrate per coinvolgere e affascinare il lettore.
Istruzioni per l’uso
Analizzare un testo narrativo: il racconto e il romanzo Che cosa sono il racconto e il romanzo Il racconto e il romanzo sono testi letterari in prosa appartenenti al genere della narrativa: entrambi, infatti, raccontano una storia, verosimile o fantastica. Essi presentano una grande varietà di forme, strutture e contenuti: il romanzo, in particolare, si pone come una forma letteraria aperta, capace di trattare qualsiasi tipo di argomento dando origine a sottogeneri letterari diversi, cioè forme specifiche del genere narrativo, come per esempio il romanzo storico, giallo, fantascientifico ecc. Tra racconto e romanzo esistono tuttavia alcune differenze fondamentali. Il racconto può essere di lunghezza variabile ma, in genere, è piuttosto breve e comunque sempre meno ampio di un romanzo. Infatti, spesso in un libro vengono raccolti più racconti, a volte dello stesso autore, altre volte di autori diversi. Il racconto, inoltre, difficilmente si presenta diviso in capitoli ed è incentrato perlopiù su un unico nucleo narrativo ben circoscritto, con uno sviluppo limitato nel tempo e un numero ristretto di personaggi. Spesso i personaggi non presentano una fisionomia approfondita, le descrizioni sono brevi e il contesto storico e sociale, così come i luoghi in cui il racconto è ambientato, raramente sono definiti e descritti nei particolari. Ci sono racconti che ruotano intorno a un solo personaggio, che ricopre il ruolo di protagonista. Il romanzo, invece, presenta una narrazione più estesa, di ampio respiro, e costituisce sempre un libro a sé. Lo sviluppo della vicenda è più minuzioso e ricco, e rispetto al racconto presenta un sistema di personaggi più vario e complesso. Un romanzo può raccontare una storia che si sviluppa in un arco di tempo variabile, da un giorno a un anno, fino ad alcuni decenni. Generalmente, un romanzo è costruito su una vicenda centrale alla quale si intrecciano altre vicende secondarie, ma non per questo meno importanti o interessanti.
La struttura del romanzo Un romanzo, pur nella varietà dei generi narrativi, presenta in generale una struttura suddivisa in cinque momenti fondamentali e riconducibile alla seguente sequenza: 1. S ituazione iniziale: all’inizio del romanzo i personaggi si trovano in una situazione di equilibrio da cui prende avvio la narrazione. 2. Rottura dell’equilibrio iniziale: un avvenimento improvviso e spesso inatteso spezza questo equilibrio dando il via alle azioni dei personaggi. 3. Svolgimento della vicenda: i personaggi si muovono sulla scena, compiono delle azioni e reagiscono alla rottura dell’equilibrio cercando di contrastarlo; in questo modo, la vicenda segue il suo svolgimento tra colpi di scena, flashback, anticipazioni, accelerazioni, rallentamenti, riflessioni e dialoghi. Tutti questi avvenimenti che costituiscono lo svolgimento della storia prendono il nome di «peripezie» o «mutamenti». 4. Ricomposizione dell’equilibrio iniziale: attraverso le peripezie si raggiunge il momento di massima tensione narrativa e successivamente si ristabilisce l’equilibrio iniziale. 5. C onclusione: recuperata la situazione iniziale, il romanzo volge alla sua conclusione, positiva o negativa.
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
La fabula e l’intreccio Anche nei romanzi, come negli altri testi narrativi, è possibile distinguere la fabula, ossia la successione logica e cronologica degli avvenimenti narrati, e l’intreccio, cioè l’ordine in cui l’autore dispone tali avvenimenti nel testo narrativo. La scelta del rapporto tra questi due elementi è molto importante in un testo narrativo: se l’autore sceglie di raccontare gli eventi nella stessa successione cronologica con cui sono accaduti l’intreccio coincide con la fabula, altrimenti l’ordine degli avvenimenti può essere cronologicamente alterato, del tutto o in parte, facendo sì che fabula e intreccio non coincidano. Il primo caso, più semplice, è tipico delle fiabe, delle favole o delle cronache; il secondo caso, invece, più complesso, è presente in alcuni tipi di romanzi e prevede l’utilizzo di particolari tecniche narrative come il flashback (o analessi), che consiste nell’interrompere la narrazione inserendo eventi avvenuti in precedenza o ricordi dei personaggi, oppure il flashforward (o anticipazione) che consiste, al contrario, nell’anticipare eventi che accadranno in seguito.
Il tempo I fatti narrati sono ambientati in un’epoca (passata, presente, futura) e hanno una durata determinata (da pochi minuti fino a secoli o millenni). Occorre però distinguere tra tempo della storia e tempo della narrazione: - il tempo della storia è la durata reale dei fatti narrati, ossia le ore, i giorni, i mesi, gli anni in cui essi si sono svolti; - il tempo della narrazione indica l’arco di tempo in cui si svolgono i fatti all’interno del racconto o del romanzo, poiché gli eventi narrati potrebbero avere una durata che non coincide con quella reale. Il narratore, infatti, può raccontare in poche righe eventi della durata reale di molti anni, oppure potrebbe utilizzare un intero romanzo per narrare vicende della durata reale di poche ore o di una sola giornata.Per alterare il tempo reale degli avvenimenti l’autore può utilizzare tecniche narrative come l’ellissi, il sommario, l’analisi e la digressione.
Generi
Lo spazio Ogni narrazione è collocata, oltre che in un tempo, anche in uno spazio, cioè luoghi e ambienti nei quali i personaggi agiscono. I luoghi possono essere realistici, se riproducono in modo fedele e verosimile la realtà, oppure fantastici, se frutto della fantasia dell’autore. I luoghi possono essere inoltre classificati in spazi aperti se esterni (mare, montagna, foresta ecc.) o in spazi chiusi se interni (una casa, una scuola, un ufficio ecc.). L’autore può descrivere brevemente lo spazio o farlo in modo ampio e particolareggiato, ottenendo diversi effetti, come ad esempio caratterizzare l’ambiente nel quale agiscono i personaggi, sottolineare il loro stato d’animo o creare una particolare atmosfera.
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il testo narrativo
Il sistema dei personaggi I personaggi sono l’elemento fondamentale del romanzo, il motore della storia (senza di essi, infatti, non può esistere una storia). Con l’espressione «sistema dei personaggi» si intende la rete di relazioni che si viene a creare tra i personaggi di una storia. I personaggi possono essere distinti in principali, secondari e comparse. I personaggi principali sono quelli più importanti che figurano più frequentemente nella narrazione e ne influenzano lo svolgimento; attorno a essi si sviluppa la vicenda. I personaggi secondari sono quelli che hanno un ruolo secondario e nella narrazione compaiono sporadicamente; solitamente vengono descritti con pochi tratti essenziali. Le comparse, proprio come nei film, compiono solo brevi apparizioni e non hanno nessun ruolo determinante negli eventi. I personaggi ricoprono ruoli diversi. Il ruolo più rilevante è quello del protagonista (a volte i protagonisti sono più di uno), il personaggio principale, le cui azioni sono determinanti per lo sviluppo dell’intreccio. L’antagonista è il personaggio che si oppone al protagonista e lo ostacola nel raggiungimento del suo obiettivo. Spesso l’antagonista ricopre il ruolo del «cattivo», del personaggio senza scrupoli, che vuole a tutti i costi raggiungere i propri obiettivi. Gli aiutanti o intermediari sono personaggi che vengono in aiuto sia del protagonista sia dell’antagonista, li supportano nelle loro imprese rimuovendo gli eventuali ostacoli e favorendo le loro azioni. I personaggi si possono anche distinguere, a seconda della caratterizzazione che dà loro l’autore, in personaggi piatti o a tutto tondo. Il personaggio piatto mantiene le sue caratteristiche per tutta la storia, non ha profondità psicologica, si muove secondo stereotipi ben definiti e in modo prevedibile. Il personaggio a tutto tondo è invece molto più complesso, imprevedibile e con varie caratteristiche che si evolvono nel corso della vicenda. Il protagonista di un romanzo è generalmente un personaggio a tutto tondo, mentre le maschere della Commedia dell’arte cinquecentesca o i personaggi delle favole sono piatti.
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
I personaggi possono essere introdotti nella narrazione in modi diversi: • personaggio presentato dal narratore: il narratore può presentare un personaggio in modo diretto, evidenziandone le caratteristiche sia fisiche sia comportamentali, le qualità e i difetti. Attraverso la descrizione delle azioni farà poi conoscere al lettore gli atteggiamenti e i tratti psicologici del personaggio. Oppure, può presentarlo in modo indiretto, attraverso indizi relativi al suo carattere, agli atteggiamenti, ai discorsi, ai gesti, all’ambiente, al modo di vestire;
Era di carnagione bruno chiaro: sul suo viso, il colore vermiglio si sposava piacevolmente con il bianco e il bruno, e tutti e tre si temperavano l’un l’altro. Aveva la bocca piccola, le labbra rosse e ben disegnate, i denti bianchi, minuti e fitti. Il mento era ben fatto e con una piccola fossetta; il naso leggermente aquilino; gli occhi azzurri, ma mutevoli: ridenti e pieni di gioia quando era contento, simili a carboni ardenti quando era adirato: allora, gli zigomi si macchiavano di gocce di sangue, egli increspava il naso, serrava i denti fino a farli digrignare e il suo fiato si sarebbe detto vermiglio; poi la voce risuonava come il richiamo d’una tromba; infine faceva a pezzi con le mani e con i denti tutto ciò che aveva intorno; altrettanto in fretta dimenticava tutto, salvo il motivo della propria collera, e ne diede prova in più d’una occasione. da Jacques Boulenger, Re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda, a cura di T. Noja, Mondadori, Milano 1981
• personaggio che si presenta da solo: il personaggio può presentarsi da solo attraverso una descrizione di se stesso oppure attraverso informazioni che egli stesso fornisce su di sé durante la narrazione;
Generi
Io mi chiamo Jessica. Mi domando quante altre bambine al mondo hanno il mio stesso nome. Quando scrivo, mi capita di fantasticare. Per esempio, immagino che un giorno potrei incontrare una bambina che non solo si chiami Jessica come me, non solo mi somigli nel viso e nei capelli, ma che dica e pensi, nello stesso momento, le cose che dico e penso io. E a questo pensiero, lo confesso, rabbrividisco. da Angelo Petrosino, Un anno con Jessica, Sonda, Milano 1991
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il testo narrativo
• personaggio presentato da un altro personaggio: il personaggio può essere presentato dal protagonista, da un altro personaggio o anche da più personaggi. Anche in questo caso, la presentazione può essere diretta oppure indiretta.
Io ero soltanto di un anno e di qualche mese minore di Volodja; eravamo cresciuti insieme, avevamo studiato e giocato sempre insieme. Fra noi non si era mai fatto differenza fra il maggiore e il minore; ma proprio verso l’epoca di cui parlo, cominciai a capire che Volodja non mi era compagno né per età, né per inclinazioni, né per capacità. Mi pareva perfino che Volodja avesse coscienza della sua primogenitura e ne fosse orgoglioso. Tale convinzione, fosse anche falsa, mi venne ispirata da un amor proprio che soffriva ad ogni urto con lui. Egli mi era superiore in tutto: nei giochi, negli studi, nei litigi, nel sapersi comportare, e tutto ciò mi allontanava da lui e mi faceva provare incomprensibili sofferenze morali. Se, quando fecero per la prima volta a Volodja delle camicie di tela d’Olanda con le pieghe, io avessi semplicemente detto che provavo un gran dispetto a non averne di simili, sono sicuro che ne avrei sofferto meno e che non mi sarebbe parso, ogni volta che egli si raddrizzava il colletto, che lo facesse soltanto per offendermi. da Lev Tolstoj, Adolescenza, in Tutti i romanzi, a cura di M. B. Luporini, Sansoni, Firenze 1967
Le parole dei personaggi All’interno di un romanzo il narratore può avvalersi di tecniche narrative diverse, cioè di diverse modalità espressive attraverso cui presentare la storia al lettore: • il discorso indiretto: il narratore riferisce il dialogo in modo indiretto, ossia attraverso un racconto. Usa quindi espressioni come «disse che», «rispose che», «pensò che»;
E volle spiegare ai compagni di viaggio che la moglie era da compatire perché si trovava in quello stato per l’improvvisa e imminente partenza dell’unico figliuolo per la guerra. Disse che da vent’anni non vivevano più che per quell’unico figliuolo. da Luigi Pirandello, Quando si comprende, in Novelle per un anno, Mondadori, Milano 1986
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
• il discorso diretto: il narratore riferisce i dialoghi dei personaggi riportando le loro parole tra virgolette. Con questa tecnica si ottiene una riproduzione esatta della voce dei personaggi e la narrazione assume un tono più realistico;
Di dietro la siepe si affacciò una guardia municipale, sorridendo. «Non lo sapeva che è vietato cogliere le rose?». «Mi dispiace, non ci ho pensato». «Allora pagherà soltanto mezza multa» disse la guardia, che con quel sorriso avrebbe potuto benissimo essere l’omino di burro che portava Pinocchio al Paese dei Balocchi. Giovannino osservò che la guardia scriveva la multa con una matita senza punta, e gli scappò di dire: «Scusi, mi fa vedere la sua sciabola?». «Volentieri» disse la guardia. E naturalmente nemmeno la sciabola aveva la punta. «Ma che paese è questo?» domandò Giovannino. «Il Paese senza punta» rispose la guardia, con tanta gentilezza che le sue parole si dovrebbero scrivere tutte con la lettera maiuscola. «E per i chiodi come fate?». «Li abbiamo aboliti da un pezzo, facciamo tutto con la colla. E adesso, per favore, mi dia due schiaffi». Giovannino spalancò la bocca come se dovesse inghiottire una torta intera. da Gianni Rodari, Favole al telefono, Edizioni EL, Trieste 1993
• il discorso indiretto libero: si presenta come un discorso indiretto senza le espressioni verbali reggenti come «disse che», «pensò che»; il narratore, eliminando le virgolette e riportando le parole del personaggio all’interno della narrazione, dà al lettore l’impressione che il discorso sia pronunciato direttamente dal personaggio: la voce del narratore si fonde con quella del personaggio. I segnali sintattici da cui è possibile riconoscere un discorso indiretto libero sono: - uso delle persone, dei tempi e dei modi del discorso indiretto; - mancanza dell’espressione reggente; - presenza di elementi propri dello «stile orale»: ripetizioni, frequenza di proposizioni interrogative, domande retoriche, uso dell’infinito;
Egli invece non aveva sonno. Si sentiva allargare il cuore. Gli venivano tanti ricordi piacevoli. Ne aveva portate delle pietre sulle spalle, prima di fabbricare questo magazzino. E ne aveva passati dei giorni senza pane, prima di possedere tutta quella roba.
Generi
da Giovanni Verga, Mastro-don Gesualdo, Newton Compton, Roma 2010
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il testo narrativo
• il soliloquio: si presenta come una sorta di confessione del personaggio e presuppone un interlocutore, anche se fisicamente assente, a cui il discorso è diretto;
È un gran dire che tanto i santi come i birboni gli abbiano a avere l’argento vivo addosso, e non si contentino d’essere sempre in moto loro, ma voglian tirare in ballo, se potessero, tutto il genere umano; e che i più faccendoni mi devan proprio venire a cercare me, che non cerco nessuno, e tirarmi per i capelli ne’ loro affari: io che non chiedo altro che d’esser lasciato in pace! da Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, Garzanti, Milano 2008
• il monologo interiore: consiste in una presentazione diretta, senza la mediazione del narratore, dei pensieri dei personaggi. Può essere confuso con il discorso indiretto libero, ma in realtà si tratta di due procedimenti diversi perché nel discorso indiretto libero a parlare è sempre il narratore, che si pone al livello del personaggio e ne assume la prospettiva e il linguaggio; nel monologo interiore il narratore scompare e il personaggio parla direttamente (ne è prova l’uso della prima persona);
Vedo, intravvedo delle immagini bizzarre che non possono avere nessuna relazione col mio passato: una locomotiva che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture; chissà donde venga e dove vada e perché sia ora capitata qui! Nel dormiveglia ricordo che il mio testo asserisce che con questo sistema si può arrivar a ricordare la prima infanzia, quella in fasce. Subito vedo un bambino in fasce, ma perché dovrei essere io quello? da Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Newton Compton, Roma 2010
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Istruzioni per l’uso
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e raccontare
• il flusso di coscienza: consiste nell’esporre i pensieri del personaggio così come essi si affacciano alla sua mente, spesso in maniera caotica, disordinata. L’assenza di punteggiatura e di regole di sintassi contribuiscono a creare quest’effetto.
Il mio silenzio non era mai scomodo. Né invadente. Né rumoroso. Quando non mi andava di parlare dalla mia gola non usciva alcun suono. Come spremere acqua da una pietra. Non usciva neppure una parola. Le parole dovrebbero essere fatte della stessa sostanza delle cose, e nominarle dovrebbe bastare a farle comparire, le cose. La parola pioggia dovrebbe bagnare, pensavo. La parola fumo dovrebbe aleggiare. Invece le parole sono fatte di niente, non puoi vederle, non puoi toccarle, non puoi tenerle tra le mani. Di solito con le parole puoi solo farti male. da Antonio Ferrara, Batti il muro, Rizzoli, Milano 2011
L’autore e il narratore Spesso, quando si legge un racconto o un romanzo, si tende a identificare l’autore con il narratore. In realtà, non sempre è così. Autore e narratore sono due figure distinte che solo in alcuni casi ben precisi possono coincidere. L’autore corrisponde alla persona fisica che materialmente ha ideato e scritto il romanzo o il racconto; il narratore è invece la voce narrante, colui che, per volere dell’autore, racconta la storia. Può coincidere con il protagonista o con un altro personaggio ma può anche non essere coinvolto nella narrazione e avere la funzione di voce esterna. Solo nel caso delle autobiografie e dei diari vi è una perfetta identità tra autore e narratore. All’interno di una narrazione il narratore può essere interno, se è protagonista o testimone degli avvenimenti narrati, oppure esterno, se è estraneo agli avvenimenti narrati e compare quindi come voce impersonale. Nel primo caso la storia è narrata in prima persona, nel secondo caso in terza persona.
Io, Mario, Giuseppe e Luciano eravamo molto amici. Praticamente eravamo cresciuti insieme e in tredici anni di vita non ci eravamo mai lasciati, ma attorno al nostro gruppo circolavano altri ragazzi e ragazze che di volta in volta partecipavano alle nostre imprese… da Roberto Denti, Ancora un giorno, Piemme, Milano 2011
Generi
Ormai Leo si sveglia poco prima che la suoneria si metta in funzione, alle sei e quaranta. La mano vola sicura sul tasto off dell’orologio, i numeri fosforescenti segnano le sei e trentanove, e lui è già seduto sul letto. da Paola Zannoner, La linea del traguardo, Mondadori, Milano 2003
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il testo narrativo
Il punto di vista In una narrazione il punto di vista indica da quale angolazione e con gli occhi di quale personaggio il narratore ha deciso di raccontare la storia e quindi di interpretare e valutare fatti e personaggi. Il punto di vista viene anche definito «focalizzazione», termine del linguaggio fotografico che significa «messa a fuoco». Come uno stesso oggetto, fotografato da angolazioni diverse, svela particolari differenti, così un evento, narrato da personaggi diversi, assumerà connotazioni differenti perché ciascun personaggio lo racconterà dal proprio punto di vista. Possiamo distinguere tre tipi di focalizzazione: focalizzazione zero, focalizzazione interna e focalizzazione esterna. Questa distinzione tra i vari gradi di focalizzazione non deve essere vista come una distinzione rigida e costante all’interno di un romanzo. Spesso nei romanzi possono mescolarsi più tipi di focalizzazione e la prospettiva del narratore può cambiare nei singoli segmenti narrativi. Vediamo i tre tipi di focalizzazione: • focalizzazione zero: si ha quando il narratore è onnisciente, cioè conosce tutta la vicenda, sa tutto quello che è accaduto e dunque ne sa più dei personaggi della storia. Il lettore, quindi, ha davanti a sé una prospettiva ampia perché è come se il narratore guardasse eventi e personaggi dall’alto. Egli esprime giudizi personali riguardo ai fatti, svela al lettore i retroscena della storia, interviene con dei flashback o delle anticipazioni. Generalmente, questo tipo di focalizzazione si ha nelle narrazioni scritte in terza persona;
L’altro che le aveva fatta quella domanda traditora, rimasto nella strada, diede un’occhiata in qua e in là, per veder se fosse accorso qualcheduno agli urli di Lucia: non c’era nessuno; saltò su una riva, attaccandosi a un albero della macchia, e disparve. Era costui uno sgherro d’Egidio; era stato, facendo l’indiano, sulla porta del suo padrone, per veder quando Lucia usciva dal monastero; l’aveva osservata bene, per poterla riconoscere; ed era corso per una scorciatoia, ad aspettarla al posto convenuto. Chi potrà ora descrivere il terrore, l’angoscia di costei, esprimere ciò che passava nel suo animo? Spalancava gli occhi spaventati, per ansietà di conoscere la sua orribile situazione, e li richiudeva subito, per il ribrezzo e per il terrore di que’ visacci: si storceva, ma era tenuta da tutte le parti: raccoglieva tutte le sue forze, e dava delle stratte; per buttarsi verso lo sportello. da Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, RCS, Milano 2002
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Istruzioni per l’uso
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e raccontare
• focalizzazione interna: chi racconta è sempre il narratore ma adotta il punto di vista di un personaggio, quindi gli eventi che egli racconta sono filtrati dalla personalità di quel determinato personaggio. In questo caso, il narratore ne sa quanto il personaggio e il lettore viene a conoscenza solo di ciò che rientra nell’ottica di quel personaggio. Il lettore non ha più una prospettiva ampia sulla narrazione come nel caso del narratore onnisciente, ma il campo è più ristretto. Generalmente, questo tipo di focalizzazione si ha quando il narratore è interno e racconta eventi di cui è stato protagonista;
Non avevo veduto mai un uomo vivere come Belluca. Ero suo vicino di casa, e non io soltanto, ma tutti gli altri inquilini della casa si domandavano con me come mai quell’uomo potesse resistere in quelle condizioni di vita. Aveva con sé tre cieche, la moglie, la suocera e la sorella della suocera: queste due, vecchissime, per cataratta; l’altra, la moglie, senza cataratta, cieca fissa; palpebre murate. Tutt’e tre volevano esser servite. Strillavano dalla mattina alla sera perché nessuno le serviva. Le due figliuole vedove, raccolte in casa dopo la morte dei mariti, l’una con quattro, l’altra con tre figliuoli, non avevano mai né tempo né voglia da badare ad esse; se mai, porgevano qualche aiuto alla madre soltanto. da Luigi Pirandello, Il treno ha fischiato, in Novelle per un anno, Mondadori, Milano 1986
Generi
• focalizzazione esterna: il protagonista agisce davanti al lettore, mentre il narratore è esterno e ha solo la funzione di testimone, ne sa meno dei personaggi e non ha accesso ai pensieri di nessuno di essi. Non esprime giudizi o commenti e il racconto risulta oggettivo. Solitamente, questo tipo di focalizzazione viene usato nei romanzi gialli e di avventura dove non bisogna svelare al lettore il mistero.
Maigret era stato costretto a sbarazzarsi del cappotto per il gran caldo che faceva nei sotterranei, ma non aveva rinunciato né alla bombetta né alla pipa. Così gironzolava tranquillamente per i corridoi, le mani dietro la schiena, fermandosi di tanto in tanto davanti a una vetrata un po’ come avrebbe fatto davanti a un acquario. In effetti quel vasto sotterraneo illuminato tutto il giorno artificialmente gli ricordava un museo oceanografico. In ogni locale, dietro le vetrate si agitavano in numero variabile degli esseri viventi. Andavano avanti e indietro, trasportavano oggetti pesanti, pentole o pile di piatti, azionavano montavivande o montacarichi e afferravano di continuo certi piccoli arnesi che accostavano all’orecchio. da Georges Simenon, I sotterranei del Majestic, trad. di E. Vicari Fabris, Adelphi, Milano 1998
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il testo narrativo
Guida all’analisi di un romanzo Quando leggi un romanzo non solo per il piacere di leggere ma anche con l’intento di analizzarlo nella sua struttura e nelle sue caratteristiche testuali, devi porti delle domande chiave. La scheda che segue ha la funzione di guidarti nell’analisi di un romanzo e costituisce nel contempo un valido strumento di studio in quanto ti aiuta a riassumere, attraverso delle domande guida, tutti i concetti di narratologia appresi nel triennio.
Elementi di narratologia
Domande chiave
Struttura del romanzo
Il romanzo è diviso in parti e/o capitoli? La trama è suddivisa nei cinque momenti fondamentali (situazione iniziale, rottura dell’equilibrio iniziale, svolgimento della vicenda, ricomposizione dell’equilibrio iniziale, conclusione)?
Spazio
Dove si svolgono i fatti narrati? Gli spazi sono aperti o chiusi? I luoghi sono descritti in modo preciso e puntuale o in modo vago e generico?
Tempo
Quando si svolge la vicenda? Le indicazioni di tempo sono generiche o precise? Quanto dura la vicenda?
Fabula e intreccio
I fatti vengono esposti in ordine cronologico? Fabula e intreccio coincidono? Ci sono dei flashback e/o delle anticipazioni?
Sequenze
Cosa indica il passaggio da una sequenza all’altra? Che tipo di sequenze prevalgono nel romanzo?
Autore e narratore
Chi racconta i fatti? L’autore coincide con il narratore? La narrazione è in prima o in terza persona? Il narratore è interno o esterno alla vicenda? Il narratore sa tutto o dice meno di quanto sanno i personaggi?
Punto di vista
Da quale punto di vista il narratore racconta i fatti? Qual è il grado di focalizzazione?
Personaggi
Chi è il protagonista? Quali sono i personaggi secondari? Ci sono comparse? Da chi vengono presentati i personaggi? Come vengono presentati?
Dialoghi
Quali sono le tecniche narrative usate dal narratore? È usato prevalentemente il discorso diretto, indiretto o indiretto libero?
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unità
1 Mistero e terrore In questa unità leggerai testi che raccontano situazioni misteriose e terrorizzanti, in cui la vicenda, pur essendo completamente inventata, può essere molto vicina alla realtà. In queste pagine sono presenti a volte apparizioni terrificanti, scene insolite ed elementi spettacolari, a volte situazioni in cui il misterioso o il soprannaturale resta invisibile agli occhi dei personaggi ma è avvertito nelle loro menti: in queste ultime la vicenda si svolge in una dimensione tutta interiore.
BILITÀ
CONOSCENZE E A
•R iconoscere la struttura e le caratteristiche del racconto del mistero e del terrore •R iconoscere le principali tecniche narrative del genere •C omprendere le espressioni, i modi di dire e il lessico tipici del racconto del mistero e del terrore •C omprendere le vicende narrate e saperne ricostruire la trama • I ndividuare i temi del racconto del mistero e del terrore e saperli confrontare con la propria esperienza • P rodurre racconti di mistero e terrore secondo i modelli e le tecniche appresi
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
Testo senza frontiere
Paul van Loon, La forca
Brano ad alta leggibilità, con audiolettura facilitata, divisione in sequenze, storyboard, glossario fotografico, esercizi semplificati e interattivi Alta leggibilità
Visualizzazione del libro adattabile a ogni esigenza
Audio facile
Paul van Loon, La forca Mary Shelley, Frankenstein Robert Louis Stevenson, Jekyll e Hyde Massimo Bontempelli, Nitta
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Mary Shelley, Frankenstein Robert Louis Stevenson, Jekyll e Hyde
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Testo senza frontiere Paul van Loon, La forca Mary Shelley, Frankenstein Robert Louis Stevenson, Jekyll e Hyde Verifica testuale: Massimo Bontempelli, Nitta
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Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, L’Orco Insabbia
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Testo senza frontiere Paul van Loon, La forca Testo sfida Edgar Allan Poe, Il gatto nero
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Libri senza frontiere: Racconti del terrore Identikit autore
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Paul van Loon, La forca
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Ramsey Campbell, Ronda di notte Neil Gaiman, La ragazza uscita dalla porta Bram Stoker, Jonathan Harker nel castello del conte Dracula Iginio Ugo Tarchetti, Un osso di morto Théophile Gautier, La caffettiera Washington Irving, L’avventura dello studente tedesco
Istruzioni per l’uso Stai per entrare nel mondo del racconto del mistero e del terrore: dopo un primo brano introduttivo, troverai gli strumenti per individuare e riconoscere le sue caratteristiche.
L’Orco Insabbia Identikit autore
Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822)
Nato nella città tedesca di Königsberg, esprime la sua attrazione per i fenomeni occulti e misteriosi soprattutto nel romanzo Gli elisir del diavolo (1815) e nella raccolta Racconti notturni (1816-1817). Le sue opere hanno ispirato autori come Edgar Allan Poe e Fëdor Dostoevskij.
Nataniele, il protagonista di questo racconto, in una lettera indirizzata all’amico Lothar rievoca l’incontro con il mostro che turbava i suoi sogni infantili: il terribile Orco Insabbia, che si rivela essere il losco avvocato Coppelius, vecchio amico di suo padre.
F
uori dell’ora di pranzo, io e i miei fratelli e le mie sorelle vedevamo raramente mio padre durante la giornata. Può darsi che fosse molto occupato per il suo lavoro, ma dopo cena, che secondo una vecchia usanza ci riuniva già alle sette di sera, andavamo tutti insieme con la mamma nella camera di lavoro di nostro padre e ci sedevamo intorno a una tavola rotonda. Il babbo fumava la pipa e beveva intanto un bel bicchiere di birra. Spesso ci raccontava molte storie straordinarie e si entusiasmava tanto che lasciava spegnere la pipa; allora io avevo l’incarico di riaccendergliela con un pezzo di carta infiammata, e questo era senza dubbio lo spasso migliore della serata. Ma talvolta ci dava anche da guardare le immagini di qualche libro e lui stava sdraiato nella sua poltrona muto ed immobile mandando in giro grosse nuvole di fumo, sicché ben presto tutti quanti eravamo immersi in mezzo alla nebbia. In quelle serate la mamma era molto triste e appena l’orologio batteva le nove, incominciava a dire: «Su, bambini, a letto, a letto! Viene l’Orco Insabbia, l’ho bell’e visto». E davvero ogni volta sentivo qualcosa che saliva su per le scale con un passo lento e pesante, che rimbombava; non poteva essere altri che l’orco. Una volta che quei passi lenti, quel rimbombo erano particolarmente orribili chiesi alla mamma che ci portava via: «Oh, mamma chi è questo cattivo Orco Insabbia che ci fa sempre andare via dal babbo? Com’è fatto?». «Ma non c’è nessun orco, piccolo mio,» rispose la mamma; «quando dico: viene l’Orco Insabbia, vuol dire solo che vi è venuto il sonno e non potete tenere più gli occhi aperti, come se qualcuno vi avesse buttato la sabbia in viso». La risposta della mamma non mi persuase; anzi, nel mio animo infantile si radicò l’idea che la mamma dicesse che l’orco non esisteva solo perché non avessimo paura di lui; l’avevo sempre sentito salire le scale...
Generi
da Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Racconti notturni, trad. di C. Pinelli e A. Spaini, Einaudi, Torino 2002
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Come andrà a finire questo racconto? Per saperlo continua a leggere sul M.I.O. BOOK!
U nità 1
mistero e terrore
Analizziamo insieme… Nella seguente lettura guidata scopriremo gli elementi principali del racconto del mistero e del terrore, subito dopo ne approfondiremo le caratteristiche.
Un’avventura sconvolgente Guy de Maupassant (1850-1893)
Incipit
Situazione iniziale Rottura dell’equilibrio iniziale
Sviluppo della vicenda
Conosco una cosa strana, così strana che fu l’ossessione di tutta la mia vita. Sono ormai cinquantasei anni che mi è capitata quell’avventura e non passa mese senza ch’io la riveda in sogno. Quel giorno ha lasciato in me un segno, un’impronta di paura, capite? Sì, ho subìto la paura classica, per una decina di minuti, in modo tale che da allora mi è rimasto nell’anima una specie di terrore costante. I rumori inattesi mi fanno sussultare fino al cuore: gli oggetti che distinguo male nell’ombra della sera mi danno un’irragionevole voglia di fuggire. Insomma, di notte ho paura. Quell’episodio ha così sconvolto la mia mente, ha gettato in me un turbamento così profondo, così misterioso, così spaventevole che non l’ho nemmeno raccontato. Vi dirò quell’avventura quale essa fu, senza cercare di spiegarla. Eravamo nel 1827, in luglio. Mi trovavo di guarnigione a Rouen. Un giorno, mentre passeggiavo sul Lungosenna, incontrai un uomo che mi parve di riconoscere senza che riuscissi a ricordarmi con precisione chi fosse. Feci istintivamente l’atto di fermarmi. Lo sconosciuto notò quel gesto, mi guardò e si gettò nelle mie braccia. Era un amico di giovinezza ch’io avevo amato molto. Non lo vedevo da cinque anni, e mi sembrò invecchiato di mezzo secolo. Indovinò la mia sorpresa e mi raccontò la sua vita. Una sciagura orrenda l’aveva spezzata. Innamoratosi pazzamente d’una giovinetta, l’aveva sposata. Dopo un anno di gioia sovrumana ella era morta improvvisamente per una malattia cardiaca, uccisa senza dubbio dall’amore stesso. Egli aveva lasciato il suo castello fin dal giorno della sepoltura, ed era venuto ad abitare nella sua casa di Rouen, dove viveva solitario e disperato, distrutto dal dolore, così infelice che pensava ormai soltanto al suicidio. «Dal momento che ti ritrovo così» mi disse «ti pregherò di rendermi un grande servizio. Vorrei che andassi a cercare nello scrittoio della mia camera, della nostra camera, certe carte di cui ho urgente bisogno. Per nulla al mondo tornerò in quella casa». Era cosa semplicissima. Si trattava di prendere due pacchetti di lettere e un fascio di documenti chiusi nel primo cassetto di destra del mobile di cui avevo la chiave. Lo lasciai verso l’una per compiere la mia missione.
Narrazione in prima persona
Espressioni di angoscia e terrore
Indizi per lo svolgimento della vicenda
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
Generi
Sviluppo della vicenda
e raccontare
Avvicinandomi al castello mi cercai in tasca la lettera diretta al giardiniere, e m’accorsi con stupore ch’era sigillata. Il maniero1 sembrava abbandonato da vent’anni. Il cancello, aperto e imputridito, si teneva su chissà come. L’erba aveva invaso i viali: non si distinguevano nemmeno più quelle ch’erano state le aiuole. Al rumore che feci bussando coi piedi a un’imposta, un vecchio uscì da una porta laterale e parve stupito di vedermi. Saltai a terra e gli porsi la lettera. Egli la lesse e disse: «Quella camera… non è più stata aperta da… dopo la morte, vi mostrerò la strada». Salii la scala e riconobbi la porta indicatami dall’amico. L’apersi senza sforzo ed entrai. La stanza era così buia che dapprima non vedevo nulla. Mi fermai, colpito da quell’odore muffito e insipido proprio degli ambienti inabitati e condannati all’oscurità, e vidi abbastanza distintamente una grande camera in disordine, con un letto senza lenzuola, ma con materassi e guanciali uno dei quali portava l’impronta profonda d’un gomito e d’una testa quasi che qualcuno vi si fosse posato un momento prima. Osservai che una porta, la porta di un armadio, indubbiamente, era rimasta socchiusa. M’avvicinai allo scrittoio. Sedetti in una poltrona, feci ribaltare la tavoletta e aprii il cassetto indicato. Era pieno fino all’orlo. Spalancavo gli occhi per decifrare le soprascritte, quando mi parve udire o meglio sentire un fruscio dietro di me. Non vi feci caso, pensando che una corrente d’aria avesse fatto muovere qualche tessuto. Ma un minuto dopo un altro movimento, quasi indistinto, mi fece scorrere sulla pelle un piccolo brivido singolare e sgradevole. Una donna, alta, vestita di bianco, mi guardava, ritta dietro la poltrona dov’ero seduto un attimo prima. Tutte le mie membra provarono una tale scossa che per poco non caddi riverso. Forse, se ella non avesse parlato sarei morto! Parlò: parlò con una voce dolce e dolorosa che faceva vibrare i nervi. Ero sbigottito. Ella disse: «Ah, signore, potete farmi un grande favore!». Volli rispondere, ma mi fu impossibile pronunciare una parola. Dalla mia gola non uscì che un rumore indistinto. Ella riprese: «Volete? Voi potete salvarmi, guarirmi. Soffro atrocemente. Soffro, oh, quanto soffro!». Sedette lentamente nella mia poltrona. Mi guardava: «Volete?». Io feci: «Sì!» con un cenno del capo, perché la mia voce era ancora paralizzata. Allora ella mi porse un pettine di tartaruga e mormorò: «Pettinatemi, oh! Pettinatemi… mi guarirà: bisogna che qualcuno mi pettini. Guardate la mia testa… Come soffro! E che male mi fanno i capelli!». I suoi capelli sciolti, lunghissimi, corvini, mi sembrava, ricadevano oltre lo schienale della poltrona e toccavano terra. 1. maniero: abitazione di campagna dei signori.
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Ambientazioni misteriose e inquietanti
Personaggi inquietanti
Climax
U nità 1
Sviluppo della vicenda
Epilogo
mistero e terrore
La pettinai. Maneggiai non so come quella chioma di gelo. D’improvviso mi disse: «Grazie!». Mi strappò dalle mani il pettine e fuggì dalla porta che avevo notato socchiusa. Rimasto solo, ebbi per qualche istante quel turbamento smarrito proprio del risveglio che segue un incubo. Poi ripresi i sensi: corsi alla finestra e sfondai le imposte con una spinta furiosa. Entrò un’ondata di luce. Mi slanciai verso la porta dalla quale quell’essere era fuggito. La trovai chiusa e incrollabile. Allora mi invase una febbre di fuga, un panico, il vero panico delle battaglie. Afferrai prestamente2 i tre fasci di lettere rimasti sulla scrivania aperta: attraversai di corsa l’appartamento, saltai a quattro a quattro i gradini della scala, mi trovai fuori non so come e, scorto il cavallo a dieci passi da me, lo inforcai d’un balzo e partii al galoppo. Non mi fermai che a Rouen, davanti alla mia abitazione. Gettai la briglia all’attendente, fuggii nella mia camera dove mi chiusi per riflettere. Poi, per un’ora intera, mi domandai ansiosamente se non ero stato vittima di un’allucinazione, ma il dolman3 era pieno di lunghi capelli femminili che s’erano arrotolati ai bottoni! Li presi ad uno ad uno e li gettai fuori con un tremito nelle dita. Poi chiamai l’attendente. Mi sentivo troppo commosso, troppo turbato per recarmi dal mio amico quel giorno stesso. Gli feci recapitare le lettere. Andai a casa sua il giorno seguente, all’alba, deciso a dirgli la verità. Era uscito la sera prima, senza poi rincasare. Tornai in giornata: nessuno l’aveva più visto. Attesi una settimana. Non ricomparve. Allora avvertii la polizia. Se ne fece ricerca dovunque, senza trovar traccia del suo passaggio e del suo rifugio. Una perquisizione minuziosa fu operata nel castello abbandonato. Non si scoprì nulla di sospetto. Nessun indizio rivelò che una donna vi fosse stata nascosta. Poiché l’inchiesta non dava alcun risultato, le ricerche furono interrotte. Sono passati così cinquantasei anni senza avere altre notizie. Né saprei dire di più. adatt. da Guy de Maupassant, Racconti del reale e dell’immaginario, trad. di E. Bianchetti, Mondadori, Milano 1989 2. prestamente: rapidamente. 3. dolman: giacca militare, lunga e attillata.
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Istruzioni per l’uso
I mmaginare
e raccontare
Le caratteristiche del racconto del mistero e del terrore Che cos’è il racconto del mistero e del terrore Il racconto del mistero e del terrore, definito anche «horror», è un racconto fantastico i cui ingredienti principali sono la paura e il terrore. Fin dall’antichità, l’uomo ha avvertito il desiderio di provare emozioni forti, talora sconvolgenti, attraverso la narrazione di storie ideate appositamente per suscitare nel lettore stati d’ansia e di terrore vero e proprio. La paura, quando non è determinata da una situazione di reale pericolo, può generare piacere (basti pensare a quanti si appassionano a saghe come Twilight o a film horror). La psicologia afferma che il voler affrontare una situazione paurosa con la consapevolezza che si tratta di una finzione serve ad allontanare le paure vaghe e confuse che ci portiamo interiormente, fornendo loro in qualche modo un’apparenza concreta che può più facilmente essere affrontata e superata. Il fatto che gli avvenimenti spaventosi narrati nei romanzi del terrore accadano a personaggi immaginari determina in noi un senso di sicurezza che ci procura piacere. Dalla serie di romanzi Twilight di Stephanie Meyer è stata tratta una serie di film.
Generi
La struttura Il racconto del mistero e del terrore ha una trama che si articola nei seguenti momenti: • la situazione iniziale, caratterizzata da una condizione di normalità da cui prende avvio tutta la vicenda; spesso vi compaiono una serie di elementi che porteranno allo scioglimento finale; • la rottura dell’equilibrio iniziale, in cui un evento, nuovo e imprevisto, complica la situazione iniziale; • lo sviluppo della vicenda, in cui progressivamente aumenta la tensione del lettore grazie al fatto che la storia comincia a diventare inquietante e angosciante; • l’epilogo, che assume un’importanza particolare grazie a un finale imprevisto o a una serie di colpi di scena che sorprendono totalmente il lettore. È frequente la sfasatura tra fabula e intreccio, con frequenti flashback e anticipazioni. Perlopiù il lettore intuisce che sta per accadere qualcosa di grave ai personaggi e vive in uno stato d’animo di attesa e curiosità. Solitamente la narrazione può avvenire: • in prima persona: il narratore, che può essere il protagonista o il testimone della vicenda, assicura che l’incredibile, di cui ha avuto esperienza, è realmente accaduto ed esprime la sua angoscia di fronte a ciò che non si può spiegare razionalmente. Spesso, in questi casi, il racconto vero e proprio è preceduto da un incipit in cui il narratore si presenta come testimone attendibile dei fatti incredibili che sta per raccontare. La tecnica di inserire due racconti uno dentro l’altro serve a creare l’impressione che il racconto più esterno, in questo caso quello del narratore che parla di sé, sia reale; • in terza persona: i tempi usati sono l’imperfetto e il passato remoto, al fine di creare uno stacco tra il presente e quanto è avvenuto in passato, facendo anche permanere il dubbio sulla natura dell’avvenimento e sul fatto che sia realmente accaduto.
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U nità 1
mistero e terrore
I personaggi, lo spazio, il tempo e le tecniche narrative Il racconto del mistero e del terrore presenta alcune caratteristiche specifiche. La trama è articolata e ricca di suspense e di colpi di scena. I personaggi possono essere del tutto fantastici oppure verosimili, tuttavia sono sempre inquietanti, raccapriccianti e ben delineati. Il protagonista è spesso un eroe negativo, oppure diviso fra bene e male, che resta però sopraffatto dalle forze oscure e impenetrabili che dominano la scena. L’ambientazione è caratterizzata da situazioni temporali e spaziali particolari: • situazioni temporali: contesti prevalentemente notturni, sospesi nel tempo, con epoche che si accavallano facendo sì che i personaggi di oggi entrino in contatto con la vita e i tragici avvenimenti di personaggi delle epoche passate; • situazioni spaziali: luoghi misteriosi, tetri e solitari: castelli diroccati, rovine, torri, cimiteri immersi nelle nebbie, quartieri oscuri e degradati, ville antiche, disabitate e infestate da fantasmi o spiriti maligni. Se i luoghi e l’epoca non sono ricostruiti in modo storicizzato, ma restano piuttosto indefiniti, le descrizioni sono invece accurate e risultano molto funzionali alla creazione di un’atmosfera di suspense. I luoghi inoltre hanno spesso un significato simbolico, rimandano all’idea del labirinto, del luogo chiuso, della prigione da cui è impossibile uscire; il protagonista ne è imprigionato e, così rinchiuso, deve affrontare la lotta contro le forze oscure. Quanto alle tecniche di scrittura, lo scrittore mira a coinvolgere il lettore, facendolo continuamente oscillare tra una spiegazione possibile e razionale dei fatti e l’impossibilità di capire gli elementi soprannaturali. Ecco le tecniche a cui ricorre: • la personificazione, con cui attribuisce a oggetti o animali caratteristiche e comportamenti tipicamente umani; • la suspense, cioè quella tensione narrativa che coinvolge il lettore; • l’enigma, cioè il dubbio del protagonista, che si pone domande e interrogativi; generalmente l’enigma non si risolve, in modo che resti nel lettore un senso di inquietudine; • la sorpresa (o colpo di scena), un avvenimento imprevisto nel corso del racconto che apre nuovi sviluppi e/o un finale con il rovesciamento delle aspettative del lettore; • il climax, una figura retorica con cui attraverso la disposizione delle parole si crea una sorta di gradazione che può essere in crescita o in diminuzione. Nel racconto horror, per esempio, il climax si ha quando la tensione sale fino a raggiungere il suo culmine.
Il linguaggio Nei racconti del mistero e del terrore il linguaggio è molto importante per far crescere la tensione. Spesso le frasi sono brevi e spezzate per rendere il ritmo della narrazione incalzante; le descrizioni dei luoghi e dei personaggi sono dettagliate e minuziose per far entrare meglio il lettore nella vicenda; sono presenti numerosi dialoghi ed esclamazioni, domande retoriche che hanno solo la funzione di esplicitare i pensieri e le supposizioni dei personaggi, parole onomatopeiche e metafore. Il lessico privilegia parole ed espressioni che servono ad accrescere la paura, il senso di terrore e di orrore per quello che sta accadendo.
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I mmaginare
e raccontare
Testo senza frontiere
DIDATTICA INCLUSIVA
BES
Entriamo nel vivo dell’unità! Con gli strumenti presenti in queste pagine possiamo tutti leggere e comprendere il testo più facilmente.
La forca Paul van Loon (1955) Sei pronto per immergerti nella paura? Scopri la terribile avventura che deve affrontare Max dal giorno in cui suo padre porta in casa un misterioso quadro.
A
Generi
1. stormo: gruppo di uccelli in volo.
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Il papà di Max tornò a casa con un pacco piatto, di forma quadrata. «Guardate che cosa ho trovato» disse. Il papà si tolse di tasca il temperino, tagliò lo spago, strappò via la carta e indicò sorridendo il quadro che vi era stato nascosto. «Che ne dite?». Max e sua madre lo guardarono con l’aria di chiedersi: «Che roba è mai questa?». Sapevano che il papà era un appassionato di pittura e che di tanto in tanto arrivava a casa con un dipinto. Ma questo esemplare era il più strano di tutti. «Raccapricciante!» disse finalmente la mamma. «Come hai potuto comprare una cosa del genere?». La scena raffigurata era a dir poco singolare. Sullo sfondo di una campagna brulla si levava un alto patibolo di legno. Uno stormo1 di uccelli neri volava nel cielo grigio. Dalla forca pendeva un uomo con gli occhi sgusciati e un aspetto feroce. «È dipinto in modo egregio. A guardar bene, il ragazzo assomiglia un poco a Max: è soprattutto per questo che
U nità 1
l’ho trovato bello». «Chiamalo bello!» intervenne la mamma. «E oltre tutto non assomiglia affatto a Max. A volte, Simon, hai delle idee veramente bislacche!». Ma Max dovette dar ragione a suo padre. Il ragazzino del quadro gli assomigliava per davvero. Gli stessi capelli biondi, e perfino le stesse lentiggini2 ai due lati del naso, proprio come lui.
2. lentiggini: piccole macchie della pelle. B
A
mistero e terrore
Era già un paio di giorni che il quadro stava appeso a una parete in penombra del pianerottolo accanto alla camera di Max, dove lo si notava appena. Ma tuttora Max, per qualche motivo che non riusciva a spiegarsi, non osava quasi guardarlo. La mattina seguente, uscendo di camera, Max gettò una fugace occhiata al dipinto. Sembrava sempre il solito e scese a far colazione. «Sttt! Non così forte!» lo ammonì la madre, quando sentì sbattere lo sportello del frigorifero. «Che succede?» chiese stupito Max. «Papà dorme ancora» rispose la madre. «È malato: ha la tosse e la febbre alta».
Situazione iniziale
Il padre di Max porta a casa uno strano quadro.
B
Rottura dell’equilibrio iniziale
Il padre di Max si ammala improvvisamente.
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e raccontare
Testo senza frontiere
I mmaginare
«Papà ha un brutto aspetto da qualche giorno» disse Max dando un morso a una fetta di pane spalmata di crema al cioccolato, e proseguì a bocca piena: «Secondo me è colpa del quadro. Gli rincresce così tanto che a noi due non piaccia, che se n’è fatto un’idea fissa. Non si rade neanche più». C
Generi
3. cappio: corda annodata in maniera tale da formare un anello che si stringe quanto più viene tirata la corda.
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Nel buio della camera, Max si agitava inquieto sotto le coperte, mentre gli uccelli sfrecciavano a volo radente sulla sua testa. Un cappio3 dondolava vuoto nel vento. «Nooo!» gemette Max nel sonno, agitando la testa sul cuscino. «L’assassino si è liberato. È fuggito!». Rumore di passi. Strida di uccelli dentro la testa. Il tonfo di una porta. Un altro tonfo. «Lasciami in pace!» gemette Max. «Sei soltanto un morto!». Un tonfo rimbombante. La porta si spalancò di colpo. Max sbarrò gli occhi. Era sveglio. Accanto al suo letto, nell’oscurità, c’era una sagoma scura. Ringhiante, sbuffante, come uscita direttamente dal sogno di Max. Due mani forti come l’acciaio afferrarono Max alla gola e lo strapparono dal letto. «Traditore!» ringhiò l’ombra. «Tu! Mio figlio! Ora tocca a te pendere dalla forca col cappio al collo». D’un tratto una porta si spalancò. Nella forte luce che proveniva dall’apertura, Max, quasi incosciente, vide sua madre, in veste da camera. Per un attimo lei rimase paralizzata, una foto scattata controluce. Poi si girò, si precipitò oltre la soglia, strappò il quadro dalla parete e lo abbatté con un colpo secco sulla testa dello sconosciuto che tentava di strangolare Max. Si udì un rumore di tela lacerata, la cornice si ruppe e simultaneamente la stretta intorno alla gola di Max si allentò. Era il papà! Con la testa e le spalle conficcate nella tela strappata
U nità 1
del quadro, il papà teneva gli occhi annebbiati fissi davanti a sé, come qualcuno che si risvegliasse da una narcosi4. Poi sulla sua faccia apparve un’espressione sconcertata. «Cosa ci faccio qui?» mormorò.
4. narcosi: perdita totale della coscienza.
D
5. vestaglia: indumento indossato generalmente sopra al pigiama.
mistero e terrore
«Te l’avevo detto, che era un quadro malefico» disse la mamma. «Perché non mi hai dato ascolto?». Sedevano tutti e tre in vestaglia5 intorno al tavolo di cucina, le facce grigie sulle ciotole di cioccolato fumante. Max tremava ancora un po’, ma aveva ormai superato il primo choc. Il papà guardava con aria colpevole i segni rossi sulla gola del figlio. Avevano dovuto raccontargli che cos’era accaduto, perché lui non era in grado di ricordarlo. «E neanche so spiegarmi che cosa mi era preso in questi ultimi giorni» disse. «Come se non fossi più io». «Ma ora tutto è passato» disse la mamma. «Quello spaventoso quadro adesso se ne sta là fuori, in pezzi, nel cassonetto della spazzatura. Domani il furgone lo porterà via. Fine della storia». da Paul van Loon, L’autobus del brivido, trad. di L. Draghi, Salani, Milano 2011
C
Sviluppo della vicenda
Il padre di Max tenta di strangolare il figlio, ma la madre interviene.
D
Epilogo
Il quadro viene gettato in un cassonetto della spazzatura.
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Testo senza frontiere
I mmaginare
e raccontare
COMPRENDERE IL TESTO 1. Chi
A B
sono i protagonisti del racconto? C Il padre Max D Il quadro Max e i suoi genitori
2. Qual
A B
3. In
A B C D
è la reazione della mamma di Max alla vista del quadro? C Di disinteresse Di piacevole sorpresa D Di perplessità Di rifiuto che cosa assomiglia a Max il ragazzo rappresentato nel quadro? Ha gli stessi occhi e la stessa forma della bocca Ha gli stessi capelli e le stesse lentiggini sul naso Ha lo stesso sorriso stampato sulla bocca Ha le stesse orecchie a punta e la fronte alta
4. Dove
A B
viene appeso il quadro? Nel soggiorno Nella camera di Max
D
Su una parete del pianerottolo In soffitta
5. Che
A B
cosa raffigura il quadro? Un uomo impiccato Una campagna brulla
C
C D
Un patibolo di legno Uno stormo di uccelli neri
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 6. Completa
Il brano prende avvio con una situazione iniziale normale:
..............................................................................................................................................................................
Tale situazione viene però sconvolta da una complicazione:
..............................................................................................................................................................................
L’epilogo riporta tutto a posto: infatti
..............................................................................................................................................................................
amo in
sieme
............................
..........................
................................................................................
7 Sottolinea nel testo la parte in cui, a tuo parere, la trama è particolarmente ricca di suspense e poi confrontati con i compagni. impari
Generi
le affermazioni inserendo gli elementi essenziali del testo.
42
U nità 1
mistero e terrore
CAPIRE E USARE LA LINGUA 8. Cosa
A B
significa il termine «raccapricciante»?
Indesiderabile, sgradito Assurdo, stravagante
C D
Orrendo, mostruoso Buffo, divertente
9. Leggi
la seguente espressione: «hai delle idee veramente bislacche!». Che cosa significa il termine «bislacche»?
A B
Strambe, bizzarre Con una doppia verità
C D
Brillanti, originali Esplicative, istruttive
10. «D’un
tratto una porta si spalancò». Con che cosa può essere sostituita l’espressione «d’un tratto»?
A B
A poco a poco Improvvisamente
C D
Silenziosamente Stranamente
11. Indica
se i seguenti nomi, tratti dal racconto che hai letto, sono nomi concreti (C), cioè nomi che indicano elementi che possiamo percepire con i nostri sensi, oppure astratti (A), cioè nomi che indicano elementi che si possono solo immaginare con la nostra mente.
casa (…) – pacco (…) – carta (…) – quadro (…) – uccelli (…) – idee (…) – sensazione (…) – tonfo (…) – sagoma (…) – espressione (…)
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE 12. Partendo
dalle vignette e dalle loro didascalie, riassumi il brano che hai letto, sequenza per sequenza, in un testo di massimo 100 parole.
13. Immagina 14. Inventa
il dipinto e realizza un disegno che lo raffiguri.
e scrivi una nuova conclusione per il brano.
amo in
sieme
15 Il testo ti ha particolarmente coinvolto, suscitando in te un senso di paura e di mistero? Che cosa ti ha impressionato maggiormente? Esponi la tua opinione e confrontala con quella dei compagni. impari
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I mmaginare
e raccontare
DA UN TESTO ALL’ALTRO Di seguito ti proponiamo una selezione di racconti del mistero e del terrore di alcuni tra i più noti scrittori dell’Ottocento e del Novecento.
La giacca stregata *** Identikit autore
Dino Buzzati (1906-1972)
Nasce a San Pellegrino, alle porte di Belluno. Redattore per il quotidiano milanese «Corriere della Sera», affianca presto all’attività giornalistica un’intensa produzione narrativa; nel 1940 pubblica Il deserto dei Tartari, il suo libro di maggior successo, con cui conquista una fama internazionale.
Può bastare l’incontro con un sarto a cambiare per sempre la vita di un uomo? Come è possibile che basti una giacca nuova a causare tanto tormento?
Lettura attiva Leggere per prevedere: fare ipotesi su come si sviluppa la vicenda. Come reagirà l’uomo? 1. iniziati: eletti, selezionati, facenti parte di un gruppo o una setta.
Generi
2. pettinato: tessuto perfettamente liscio e privo di impurità.
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B
enché io apprezzi l’eleganza nel vestire, non bado, di solito, alla perfezione o meno con cui sono tagliati gli abiti dei miei simili. Una sera tuttavia, durante un ricevimento in una casa di Milano conobbi un uomo, dall’apparente età di quaranta anni, il quale letteralmente risplendeva per la bellezza, definitiva e pura, del vestito. Non so chi fosse, lo incontravo per la prima volta, e alla presentazione, come succede sempre, capire il suo nome fu impossibile. Ma a un certo punto della sera mi trovai vicino a lui, e si cominciò a discorrere. Sembrava un uomo garbato e civile, tuttavia con un alone di tristezza. Forse con esagerata confidenza – Dio me ne avesse distolto – gli feci i complimenti per la sua eleganza; e osai perfino chiedergli chi fosse il suo sarto. L’uomo ebbe un sorrisetto curioso, quasi che si fosse aspettato la domanda. «Quasi nessuno lo conosce» disse «però è un gran maestro. E lavora solo quando gli gira. Per pochi iniziati1». «Dimodoché io…?». «Oh, provi, provi. Si chiama Corticella, Alfonso Corticella, via Ferrara 17». «Sarà caro, immagino». «Lo presumo, ma giuro che non lo so. Quest’abito me l’ha fatto da tre anni e il conto non me l’ha ancora mandato». «Corticella? Via Ferrara 17, ha detto?». «Esattamente» rispose lo sconosciuto. E mi lasciò per unirsi a un altro gruppo. In via Ferrara 17 trovai una casa come tante altre e come quella di tanti altri sarti era l’abitazione di Alfonso Corticella. Fu lui che venne ad aprirmi. Era un vecchietto, coi capelli neri, però sicuramente tinti. Con mia sorpresa, non fece il difficile. Anzi, pareva ansioso che diventassi suo cliente. Gli spiegai come avevo avuto l’indirizzo, lodai il suo taglio, gli chiesi di farmi un vestito. Scegliemmo un pettinato2 grigio quindi egli prese le misure, e si offerse di venire, per la prova, a casa mia. Gli chiesi il prezzo. Non c’era fretta, lui rispose, ci saremmo sempre messi d’accordo. Che uomo simpatico, pensai sulle prime. Eppure
U nità 1
3. lembi: estremità.
mistero e terrore
più tardi, mentre rincasavo, mi accorsi che il vecchietto aveva lasciato un malessere dentro di me (forse per i troppi insistenti e melliflui sorrisi). Insomma non avevo nessun desiderio di rivederlo. Ma ormai il vestito era ordinato. E dopo una ventina di giorni era pronto. Quando me lo portarono, lo provai, per qualche secondo, dinanzi allo specchio. Era un capolavoro. Ma, non so bene perché, forse per il ricordo dello sgradevole vecchietto, non avevo alcuna voglia di indossarlo. E passarono settimane prima che mi decidessi. Quel giorno me lo ricorderò per sempre. Era un martedì di aprile e pioveva. Quando ebbi infilato l’abito – giacca, calzoni e panciotto – constatai piacevolmente che non mi tirava o stringeva da nessuna parte, come accade quasi sempre con i vestiti nuovi. Eppure mi fasciava alla perfezione. Di regola nella tasca destra della giacca io non metto niente, le carte le tengo nella tasca sinistra. Questo spiega perché solo dopo un paio d’ore, in ufficio, infilando casualmente la mano nella tasca destra, mi accorsi che c’era dentro una carta. Forse il conto del sarto? No. Era un biglietto da diecimila lire. Restai interdetto. Io, certo, non ce l’avevo messo. D’altra parte era assurdo pensare a un regalo della mia donna di servizio, la sola persona che, dopo il sarto, aveva avuto occasione di avvicinarsi al vestito. O che fosse un biglietto falso? Lo guardai controluce, lo confrontai con altri. Più buono di così non poteva essere. Unica spiegazione possibile, una distrazione del Corticella. Magari era venuto un cliente a versargli un acconto, il sarto in quel momento non aveva con sé il portafogli e, tanto per non lasciare il biglietto in giro, l’aveva infilato nella mia giacca, appesa ad un manichino. Casi simili possono capitare. Schiacciai il campanello per chiamare la segretaria. Avrei scritto una lettera al Corticella restituendogli i soldi non miei. Senonché, e non ne saprei dire il motivo, infilai di nuovo la mano nella tasca. «Che cos’ha dottore? si sente male?» mi chiese la segretaria entrata in quel momento. Dovevo essere diventato pallido come la morte. Nella tasca, le dita avevano incontrato i lembi3 di un altro cartiglio; il quale pochi istanti prima non c’era. «No, no, niente» dissi. «Un lieve capogiro. Da qualche tempo mi capita. Forse sono un po’ stanco. Vada pure, signorina, c’era da dettare una lettera, ma lo faremo più tardi».
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ome reagirà il C protagonista a questa scoperta?
4. celerità: velocità.
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Solo dopo che la segretaria fu andata, osai estrarre il foglio dalla tasca. Era un altro biglietto da diecimila lire. Allora provai una terza volta. E una terza banconota uscì. Il cuore mi prese a galoppare. Ebbi la sensazione di trovarmi coinvolto, per ragioni misteriose, nel giro di una favola come quelle che si raccontano ai bambini e che nessuno crede vere. Col pretesto di non sentirmi bene, lasciai l’ufficio e rincasai. Avevo bisogno di restare solo. Per fortuna, la donna che faceva i servizi se n’era già andata. Chiusi le porte, abbassai le persiane. Cominciai a estrarre le banconote una dopo l’altra con la massima celerità4, dalla tasca che pareva inesauribile. Lavorai in una spasmodica tensione di nervi, con la paura che il miracolo cessasse da un momento all’altro. Avrei voluto continuare per tutta la sera e la notte, fino ad accumulare miliardi. Ma a un certo punto le forze mi vennero meno. Dinanzi a me stava un mucchio impressionante di banconote. L’importante adesso era di nasconderle, che nessuno ne avesse sentore. Vuotai un vecchio baule pieno di tappeti e sul fondo, ordinati in tanti mucchietti, deposi i soldi, che via via andavo contando. Erano cinquantotto milioni abbondanti. Mi risvegliò al mattino dopo la donna, stupita di trovarmi sul letto ancora tutto vestito. Cercai di ridere, spiegando che la sera prima avevo bevuto un po’ troppo e che il sonno mi aveva colto all’improvviso. Una nuova ansia: la donna mi invitava a togliermi il vestito per dargli almeno una spazzolata. Risposi che dovevo uscire subito e che non avevo tempo di cambiarmi. Poi mi affrettai in un magazzino di abiti fatti per comprare un altro vestito, di stoffa simile; avrei lasciato questo alle cure della cameriera; il «mio», quello che avrebbe fatto di me, nel giro di pochi giorni, uno degli uomini più potenti del mondo, l’avrei nascosto in un posto sicuro.
U nità 1
5. nafta: miscela usata come combustibile.
S econdo te, che cosa farà adesso il protagonista? Si sbarazzerà della giacca o continuerà a estrarne soldi?
mistero e terrore
Non capivo se vivevo in un sogno, se ero felice o se invece stavo soffocando sotto il peso di una fatalità troppo grande. Per la strada, attraverso l’impermeabile, palpavo continuamente in corrispondenza della magica tasca. Ogni volta respiravo di sollievo. Sotto la stoffa rispondeva il confortante scricchiolio della carta moneta. Ma una singolare coincidenza raffreddò il mio gioioso delirio. Sui giornali del mattino campeggiava la notizia di una rapina avvenuta il giorno prima. Il camioncino blindato di una banca che, dopo aver fatto il giro delle succursali, stava portando alla sede centrale i versamenti della giornata, era stato assalito e svaligiato in viale Palmanova da quattro banditi. All’accorrere della gente, uno dei gangster, per farsi largo, si era messo a sparare. E un passante era rimasto ucciso. Ma soprattutto mi colpì l’ammontare del bottino: esattamente cinquantotto milioni (come i miei). Poteva esistere un rapporto fra la mia improvvisa ricchezza e il colpo brigantesco avvenuto quasi contemporaneamente? Sembrava insensato pensarlo. E io non sono superstizioso. Tuttavia il fatto mi lasciò molto perplesso. Più si ottiene e più si desidera. Ero già ricco, tenuto conto delle mie modeste abitudini. Ma urgeva il miraggio di una vita di lussi sfrenati. E la sera stessa mi rimisi al lavoro. Ora procedevo con più calma e con minore strazio dei nervi. Altri centotrentacinque milioni si aggiunsero al tesoro precedente. Quella notte non riuscii a chiudere occhio. Era il presentimento di un pericolo? O la tormentata coscienza di chi ottiene senza meriti una favolosa fortuna? O una specie di confuso rimorso? Alle prime luci balzai dal letto, mi vestii e corsi fuori in cerca di un giornale. Come lessi, mi mancò il respiro. Un incendio terribile, scaturito da un deposito di nafta5, aveva semidistrutto uno stabile nella centralissima via San Cloro. Fra l’altro erano state divorate dalle fiamme le casseforti di un grande istituto immobiliare, che contenevano oltre centotrenta milioni in contanti. Nel rogo, due vigili del fuoco avevano trovato la morte. Devo ora forse elencare uno per uno i miei delitti? Sì, perché ormai sapevo che i soldi che la giacca mi procurava, venivano dal crimine, dal sangue, dalla disperazione, dalla morte, venivano dall’inferno. Ma c’era pure dentro di me l’insidia della ragione la quale, irridendo, rifiutava di ammettere una mia qualsiasi responsabilità. E allora la tentazione riprendeva, allora la mano – era così facile! – si infilava nella tasca e le dita, con rapidissima voluttà, stringevano i lembi del sempre nuovo biglietto. I soldi, i divini soldi! Senza lasciare il vecchio appartamento (per non dare nell’occhio), mi ero in poco tempo comprato una grande villa, possedevo una preziosa collezione di quadri, giravo in automobile di lusso e, lasciata la mia ditta per «motivi di salute», viaggiavo su e giù per il mondo in compagnia di donne meravigliose.
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he cosa succederà C adesso?
Sapevo che, ogniqualvolta riscuotevo denari dalla giacca, avveniva nel mondo qualcosa di turpe e doloroso. Ma era pur sempre una consapevolezza vaga, non sostenuta da logiche prove. Intanto, a ogni mia nuova riscossione, la coscienza mia si degradava, diventando sempre più vile. E il sarto? Gli telefonai per chiedere il conto, ma nessuno rispondeva. In via Ferrara, dove andai a cercarlo, mi dissero che era emigrato all’estero, non sapevano dove. Tutto dunque congiurava a dimostrarmi che, senza saperlo, io avevo stretto un patto col demonio. Finché, nello stabile dove da molti anni abitavo, una mattina trovarono una pensionata sessantenne asfissiata col gas; si era uccisa per aver smarrito le trentamila lire riscosse il giorno prima (e finite in mano mia). Basta, basta! per non sprofondare fino al fondo dell’abisso, dovevo sbarazzarmi della giacca. Non già cedendola ad altri, perché l’obbrobrio sarebbe continuato (chi mai avrebbe potuto resistere a tanta lusinga?). Era indispensabile distruggerla. In macchina raggiunsi una recondita valle delle Alpi. Lasciai l’auto su uno spiazzo erboso e mi incamminai su per un bosco. Non c’era anima viva. Oltrepassato il bosco, raggiunsi le pietraie della morena. Qui, fra due giganteschi macigni, dal sacco da montagna trassi la giacca infame, la cosparsi di petrolio e diedi fuoco. In pochi minuti non rimase che la cenere. Ma all’ultimo guizzo delle fiamme, dietro di me – pareva a due o tre metri di distanza – risuonò una voce umana: «Troppo tardi, troppo tardi!». Terrorizzato, mi volsi con un guizzo da serpente. Ma non si vedeva nessuno. Esplorai intorno, saltando da un pietrone all’altro, per scovare il maledetto. Niente. Non c’erano che pietre. Nonostante lo spavento provato, ridiscesi al fondo valle con un senso di sollievo. Libero, finalmente. E ricco, per fortuna. Ma sullo spiazzo erboso, la mia macchina non c’era più. E, ritornato che fui in città, la mia sontuosa villa era sparita; al suo posto, un prato incolto con dei pali che reggevano l’avviso «Terreno comunale da vendere». E i depositi in banca, non mi spiegai come, completamente esauriti. E scomparsi, nelle mie numerose cassette di sicurezza, i grossi pacchi di azioni. E polvere, nient’altro che polvere, nel vecchio baule. Adesso ho ripreso stentatamente a lavorare, me la cavo a mala pena, e, quello che è più strano, nessuno sembra meravigliarsi della mia improvvisa rovina. E so che non è ancora finita. So che un giorno suonerà il campanello della porta, io andrò ad aprire e mi troverò di fronte, col suo abbietto sorriso, a chiedere l’ultima resa dei conti, il sarto della malora.
Generi
da Dino Buzzati, La boutique del mistero, Mondadori, Milano 1992
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U nità 1
mistero e terrore
COMPRENDERE IL TESTO 1. Dove ha inizio l’avventura del protagonista? A In una palestra B A Milano C In campagna D In una discoteca 2. Quali sono le caratteristiche del sarto? (2 risposte) A Ha i capelli neri, tinti B Ha i capelli lunghi C Porta gli occhiali D È anziano 3. « Insomma non avevo nessun desiderio di rivederlo», pensa il protagonista dopo il primo incontro con il sarto. Perché? 4. Quali eventi criminali e disgrazie capitano ogni volta che il protagonista estrae denaro dalla tasca della giacca? Rintracciali nel testo e sottolineali. 5. Quale avvenimento suscita nel protagonista un presentimento di pericolo? 6.
Perché, nonostante la ricchezza, il protagonista non lascia il vecchio appartamento? A Per pigrizia B Perché è affezionato ai vecchi mobili C Per modestia D Per non dare nell’occhio
7.
Come si sbarazza della giacca il protagonista? A La taglia a pezzettini B La cede ad altri C La brucia D La seppellisce
8. Di che cosa ha paura il protagonista alla fine del racconto?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 9. Individua nel testo i seguenti momenti della trama del brano: situazione iniziale, rottura dell’equilibrio iniziale, sviluppo della vicenda, epilogo. 10. Già nell’avvio della storia, durante il colloquio con il signore elegante al ricevimento, appaiono alcuni indizi che fanno presagire risvolti imprevedibili. Quali? 11. In quale persona è narrato il brano?
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e raccontare
12. Rileggi il brano, osserva la struttura e dividi il testo in cinque momenti fondamentali. Scrivi a fianco un titolo riassuntivo per ogni sequenza. 13. Fabula e intreccio coincidono nel brano? Motiva la tua scelta.
CAPIRE E USARE LE PAROLE 14. Individua nel testo le espressioni che indicano i vari mutamenti di stato d’animo del protagonista durante lo sviluppo della vicenda e riportale qui sotto. interdetto – pallido come la morte – .........................................................................................................
.............................................................................................................................................................................. ..............................................................................................................................................................................
15. Scrivi il significato dei seguenti aggettivi. a. «garbato»: .................................................................................................................................................. b. «inesauribile»: ........................................................................................................................................... c. «brigantesco»: ........................................................................................................................................... d. «turpe»: ...................................................................................................................................................... e. «abbietto»: ................................................................................................................................................. 16. Spiega il significato delle seguenti espressioni. a. «lavora solo quando gli gira»: ...............................................................................................................
..............................................................................................................................................................................
b. «Più buono di così non poteva essere»: ..............................................................................................
.............................................................................................................................................................................. c. «Non c’era anima viva»: .......................................................................................................................... ..............................................................................................................................................................................
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE sieme
amo in
17 I l protagonista pensa di poter diventare «nel giro di pochi giorni, uno degli uomini più potenti del mondo». Che cosa faresti tu se disponessi del potere che deriva dal possesso illimitato di denaro? Rispondi componendo un breve testo scritto, poi confrontati con i compagni. impari
amo in
sieme
18 P rova a scrivere un finale diverso per il racconto che hai letto. Poi leggi ad alta voce la tua conclusione ai compagni e ascolta le loro. impari
amo in
sieme
19 Q uali comportamenti dell’uomo vengono messi in luce dall’autore in questo brano? Ti sembrano virtù o difetti? L’autore, secondo il tuo parere, vuole trarne una morale? Esprimi la tua opinione in classe e confrontati con i compagni.
Generi
impari
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U nità 1
mistero e terrore
Frankenstein *** Identikit autore
Mary Shelley (1797-1851)
Nasce a Londra. Conduce una vita intensa, ricca di incontri e di viaggi intorno al mondo: proprio durante un soggiorno a Ginevra, in serate piovose trascorse davanti al fuoco del camino di Lord Byron a inventare storie di fantasmi, trae l’ispirazione per Frankenstein, il suo romanzo di maggior successo, che esce nel 1818. Muore a Londra.
Il dottor Frankenstein studia da tempo come dare vita a un corpo inanimato e, incoraggiato dai suoi progressi, una notte mette in atto il suo progetto. L’esperimento si rivelerà un fallimento: aveva creato un mostro deforme.
1. piedi: unità di misura di lunghezza in uso nei Paesi anglosassoni. Un piede corrisponde a 30,48 cm.
Q
uando mi ritrovai in possesso di una facoltà così strabiliante, esitai a lungo sul come utilizzarla. Avevo la capacità di infondere la vita, tuttavia preparare un corpo, con i suoi intrichi di vene, muscoli e fibre, atto a riceverla restava pur sempre un’impresa difficile, una fatica improba. Mi domandai dapprima se dovessi tentare la creazione di un essere come me o di struttura più semplice, ma la mia immaginazione, infiammata dal successo, non mi faceva dubitare di riuscire a dar vita a un animale complesso e meraviglioso come l’uomo. Anche se i materiali a mia disposizione in quel momento sembravano inadeguati a questa ardita impresa, ero fiducioso che sarei arrivato alla meta. Mi preparai ad affrontare una quantità di rovesci: i miei tentativi potevano risultare vani e la mia opera alla fine rivelarsi imperfetta ma, considerando i progressi che si verificano ogni giorno in campo scientifico, mi sentivo incoraggiato a tentare; avrei, se non altro, gettato le basi per un successo futuro. Neppure la vastità e la complessità del progetto erano argomentazioni sufficienti a farmi considerare inattuabile quanto mi proponevo. Con questi sentimenti intrapresi la creazione di un essere umano. Poiché le piccole dimensioni costituivano un grave intralcio alla rapidità del mio lavoro decisi, contrariamente alla mia prima intenzione, di costruire un essere gigantesco, alto circa otto piedi1 e di corporatura in proporzione. Stabilito questo punto, e dopo alcuni mesi impiegati a radunare e predisporre il materiale occorrente, cominciai. Fu in una tetra notte di novembre che vidi il compimento delle mie fatiche. Con un’ansia simile all’angoscia radunai gli strumenti con i quali avrei trasmesso la scintilla della vita alla cosa inanimata che giaceva ai miei piedi. Era già l’una del mattino; la pioggia batteva lugubre contro i vetri, la candela era quasi consumata quando, tra i bagliori della luce morente, la mia creatura aprì gli occhi, opachi e giallastri, trasse un respiro faticoso e un moto convulso ne agitò le membra. Come posso descrivere la mia emozione a quella catastrofe, descrivere l’essere miserevole cui avevo dato forma con tanta cura e tanta pena? Il corpo era proporzionato e avevo modellato le sue fattezze pensando al sublime. Sublime? Gran Dio! La pelle gialla a stento copriva l’intreccio dei muscoli e delle vene; i capelli folti erano di un nero lucente e i denti
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Generi
2. Elizabeth: la fidanzata del dottor Frankenstein. 3. Ingolstadt: città tedesca situata in Baviera, dove il dottor Frankenstein aveva studiato medicina.
4. Dante: riferimento all’Inferno de La Divina Commedia di Dante Alighieri.
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di un candore perlaceo; ma queste bellezze rendevano ancor più orrido il contrasto con gli occhi acquosi, grigiognoli come le orbite in cui affondavano, il colorito terreo, le labbra nere e tirate. La vita non offre avvenimenti tanto mutevoli quanto lo sono i sentimenti dell’uomo. Avevo lavorato duramente per quasi due anni al solo scopo di infondere la vita a un corpo inanimato. Per questo avevo rinunciato al riposo e alla salute. L’avevo desiderato con intensità smodata, ma ora che avevo raggiunto la meta il fascino del sogno svaniva, orrore e disgusto infiniti mi riempivano il cuore. Incapace di sostenere la vista dell’essere che avevo creato, fuggii dal laboratorio e a lungo camminai avanti e indietro nella mia camera da letto, senza riuscire a dormire. Alla fine lo spossamento subentrò al tumulto iniziale e mi gettai vestito sul letto, cercando qualche momento di oblio. Invano! Dormii, è vero, ma agitato dai sogni più strani. Mi sembrava di vedere Elizabeth2, nel fiore della salute, per le strade di Ingolstadt3. Sorpreso e gioioso, l’abbracciavo; ma come imprimevo il primo bacio sulle sue labbra queste si facevano livide, color di morte; i suoi tratti si trasformavano e avevo l’impressione di stringere tra le braccia il cadavere di mia madre, avvolto nel sudario. I vermi brulicavano tra le pieghe del tessuto. Mi risvegliai trasalendo d’orrore; un sudore freddo mi imperlava la fronte, battevo i denti e le membra erano in preda a un tremito convulso quando – al chiarore velato della luna che si insinuava attraverso le persiane chiuse – scorsi la miserabile creatura, il mostro da me creato. Teneva sollevate le cortine del letto e i suoi occhi, se di occhi si può parlare, erano fissi su di me. Aprì le mascelle emettendo dei suoni inarticolati mentre un sogghigno gli raggrinziva le guance. Forse aveva parlato, ma non udii; aveva allungato una mano, come per trattenermi, ma gli sfuggii precipitandomi giù per le scale. Mi rifugiai nel cortile della casa e vi passai il resto della notte, continuando a percorrerlo, agitatissimo, e tendendo l’orecchio a ogni rumore che annunciasse l’arrivo del diabolico cadavere al quale avevo sciaguratamente dato vita. Oh! Nessun mortale avrebbe potuto sostenere l’orrore del suo aspetto! Una mummia riportata in vita non sarebbe risultata raccapricciante come quell’essere repulsivo. Lo avevo osservato quando non era ancora ultimato: anche allora era sgradevole, ma quando i muscoli e le giunture avevano assunto capacità di moto era diventato qualcosa che neppure Dante4 avrebbe saputo concepire.
U nità 1
mistero e terrore
Trascorsi una nottata infernale. A volte il polso batteva così rapido e violento che potevo sentire il palpitare di ogni arteria; altre volte l’estrema debolezza e il languore quasi mi facevano crollare a terra. Insieme all’orrore provavo l’amarezza della disillusione: sogni che a lungo erano stati il mio cibo e il mio ristoro si erano trasformati in incubi; e il rovesciamento era stato così rapido, così completa la disfatta! Sorse il mattino, triste e piovoso, e mostrò ai miei occhi insonni e dolenti la chiesa di Ingolstadt, il suo bianco campanile e l’orologio che segnava le sei. Il guardiano aprì i cancelli del cortile che era stato il mio asilo quella notte e uscii nelle strade percorrendole a passo svelto come per sfuggire al mostro che temevo mi si parasse dinanzi a ogni angolo. Non avevo il coraggio di tornare al mio alloggio, mi sentivo sospinto a camminare nonostante la pioggia che cadeva da un cielo nero e sconfortante mi bagnasse fino alle midolla. da Mary Shelley, Frankenstein, trad. di M. P. Saci e F. Troncarelli, Garzanti, Milano 1991
COMPRENDERE IL TESTO 1. Quale capacità scopre di possedere il dottor Frankenstein? A Scoprire mondi sconosciuti C Riuscire a infondere nuova vita B Scrivere trattati di medicina D Creare nuove specie animali 2. Quale tipo di materiale usa il dottor Frankenstein per il suo esperimento? 3. A che ora lo scienziato riesce a concludere il suo esperimento? A Verso mezzogiorno C Allo scoccare della mezzanotte B All’una del mattino D All’ora del tè 4. Per quanto tempo il dottor Frankenstein ha lavorato a questo esperimento? A Per circa sei mesi C Per quasi due anni B Da quando era diventato medico D Da pochissimo tempo 5. La mostruosa creatura ottenuta attraverso l’esperimento viene descritta nel suo aspetto fisico con molta precisione: sottolinea nel testo tali descrizioni e trascrivi quella che ti ha particolarmente impressionato, spiegando il perché. 6. Che cosa succede quando lo scienziato si sveglia di soprassalto? Sottolinealo nel testo e descrivilo con parole tue. 7. Quando il dottor Frankenstein si trova faccia a faccia con la sua creatura, di cosa si rende conto? A Di aver creato un essere debole C Che il suo lavoro è appena cominciato B D Che l’esperimento deve ancora proseguire Di aver creato un mostro 8. Quali sentimenti prova lo scienziato pensando all’esito del suo esperimento? (3 risposte)
A Disgusto B Paura
C Gioia D Ira
E Vanto F Allegria
G Sconfitta H Fierezza
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RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 9. Dividi il testo in sequenze e attribuisci un titolo a ognuna di esse. 10. L’autore usa una particolare tecnica di scrittura, l’enigma. Individuala nel testo. 11. In quale punto del racconto individui il momento di rottura dell’equilibrio iniziale? Segnalo a margine del testo. 12. Qual è lo scopo dell’inizio del racconto? A Anticipare dei fatti che verranno ripresi successivamente B Anticipare l’evento inquietante per creare mistero C Ambientare la vicenda in un tempo preciso D Collocare la vicenda in uno spazio 13. Individua nel brano le parti corrispondenti alle caratteristiche fondamentali del racconto del mistero e del terrore, poi completa le seguenti affermazioni. a. Nella storia compare una creatura ........................................................................................................ b. L a storia è ambientata in luoghi ..........................................., durante le ore ................................... in un’atmosfera .......................................................................................................................................... c. Il protagonista all’inizio è ......................................................................................................................... d. Durante la vicenda emergono particolari ............................................................................................ e. La reazione del protagonista è ...............................................................................................................
CAPIRE E USARE LE PAROLE 14. Che cosa significa l’espressione «La vita non offre avvenimenti tanto mutevoli quanto lo sono i sentimenti dell’uomo»? Prova a spiegarla con parole tue. 15. Qual è il significato del termine «tumulto»? A Calma B Paura C Scoraggiamento
D
Agitazione
16. Qual è il significato del termine «convulso»? A Trascinato, portato C Sopportato, sostenuto B Calmo, pacato D Violento, agitato
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
17 Insieme a un compagno, svolgi una ricerca su internet sul mostro di Frankenstein e sul mito che è nato intorno a questa figura per riferirla poi alla classe. impari
amo in
sieme
18 Scrivi tu stesso un racconto fantastico e dell’orrore: immagina che uno dei tuoi com pagni, appassionato di esperimenti scientifici, abbia scoperto il segreto della vita e la infonda a un mostro di sua creazione. Leggi il tuo racconto alla classe e ascolta quelli dei compagni.
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U nità 1
mistero e terrore
Jekyll e Hyde *** Identikit autore
Robert Louis Stevenson (1850-1894)
Scrittore scozzese, in cerca di climi più miti per la sua salute, viaggia in Europa e America. Dopo una crociera nei mari del Sud, decide di trasferirsi nelle isole del Pacifico. L’esperienza del viaggio permane nei suoi romanzi, come nel famoso L’isola del tesoro (1883). Si ricorda anche Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (1886).
Il dottor Jekyll, uomo onesto e generoso, cerca di scoprire il metodo scientifico per separare il bene dal male; sperimenta così su di sé un certo preparato di sua invenzione, per mezzo del quale si trasforma in un essere, il signor Edward Hyde, totalmente diverso, malvagio e violento.
S
ono nato nell’anno 18…, erede di una cospicua fortuna e dotato di qualità eccellenti. Incline per natura all’operosità, ambizioso soprattutto di acquistarmi la stima dei migliori, dei più saggi tra i miei simili, tutto sembrava promettermi un futuro brillante e onorato. Il peggiore dei miei difetti era una certa impaziente vivacità, un’irrequieta gaiezza che taluni sarebbero stati felici di possedere, ma che io trovavo difficili da conciliare col mio prepotente desiderio di andare sempre a testa alta, esibendo in pubblico un contegno di particolare gravità. Fu così che cominciai molto presto a nascondere i miei piaceri, e che quando, giunti gli anni della riflessione, presi a considerare i miei progressi e la mia posizione nel mondo, mi trovai già incamminato in una vita di profonda doppiezza. Molti si sarebbero addirittura vantati di certe leggerezze, di certe sregolatezze che io, dalla mia altezza e ambiziosità di vedute, consideravo invece una colpa e nascondevo con vergogna quasi morbosa. Più che difetti gravi, furono dunque le mie aspirazioni eccessive a fare di me quello che sono stato, e a separare in me, più radicalmente che negli altri, quelle due province del bene e del male che dividono e compongono la duplice natura dell’uomo. Il mio caso m’ha spinto a riflettere lungamente e a fondo su questa dura legge della vita, che è all’origine della religione e anche, senza dubbio, tra le maggiori fonti di infelicità. Per duplice che fossi, non sono mai stato quello che si dice un ipocrita. I due lati del mio carattere erano ugualmente affermati: quando m’abbandonavo senza ritegno ai miei piaceri vergognosi, ero altrettanto me stesso di quando, alla luce del giorno, mi affaticavo per il progresso della scienza e il bene del prossimo. Ma accadde che le mie ricerche scientifiche, decisamente orientate verso il mistico e il trascendentale, venissero a confluire con le riflessioni che ho detto, gettando una viva luce su questa coscienza d’una guerra perenne di me con me stesso. Sia sul piano scientifico che su quello morale, venni dunque gradualmente avvicinandomi a quella verità, la cui parziale scoperta m’ha poi condotto a un così tremendo naufragio: l’uomo non è veracemente uno, ma veracemente due. E dico due, perché le mie conoscenze non sono giunte oltre. Altri seguiranno, altri porteranno avanti queste ricerche, e non è da escludere che l’uomo, in ultima analisi, possa rivelarsi una mera associazione di
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1. agenti chimici: sostanze che provocano o modificano le reazioni chimiche.
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2. tintura: preparato liquido di uso prevalentemente farmaceutico.
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soggetti diversi, incongrui e indipendenti. Io, da parte mia, per la natura della mia vita, ho avanzato infallibilmente in una e una sola direzione. È stato dal lato morale, e sulla mia stessa persona, che ho imparato a riconoscere la fondamentale e originaria dualità dell’uomo. Considerando le due nature che si contendevano il campo della mia coscienza, capii che se potevo dire, con altrettanta verità, di essere l’una come di essere l’altra, era proprio perché si trattava di due nature distinte; e molto presto, ben prima che le mie ricerche scientifiche mi facessero lontanamente balenare la possibilità di un tale miracolo, appresi a indugiare con piacere, come in un caro sogno a occhi aperti, sul pensiero di una separazione dei due elementi. Se questi, mi dicevo, potessero incarnarsi in due identità separate, la vita diventerebbe molto più sopportabile. L’ingiusto se ne andrebbe per la sua strada, libero dalle aspirazioni e dai rimorsi del più austero gemello; e il giusto potrebbe continuare sicuro e volenteroso nel retto cammino di cui si compiace, senza più doversi caricare di vergogne e rimorsi per colpa del suo malvagio associato. È una maledizione per l’umanità, pensavo, che queste due incongrue metà si trovino così legate, che questi due gemelli nemici debbano continuare a lottare così, nel fondo di una sola e angosciata coscienza. Ma come fare per dividerli? Ero sempre a questo punto quando, come ho detto, le mie ricerche di laboratorio cominciarono a gettare una luce inaspettata sulla questione. Cominciai a percepire, più a fondo di quanto fosse mai stata riconosciuta, la tremula immaterialità, la vaporosa inconsistenza del corpo, così solido in apparenza, di cui andiamo rivestiti. Scoprii che certi agenti chimici1 avevano il potere di scuotere e soffiare via questo rivestimento di carne, come il vento fa volare le tende di un padiglione. Mi limiterò a dire, perciò, che non solo riconobbi nel mio corpo, nella mia natura fisica, la mera emanazione o effluvio di certe facoltà del mio spirito, ma elaborai una sostanza capace di indebolire quelle facoltà e suscitare una seconda forma corporea, non meno connaturata in me in quanto espressione di altri poteri, anche se più vili, della mia stessa anima. Esitai a lungo prima di passare dalla teoria alla pratica. Sapevo bene di rischiare la vita, poiché era chiara la pericolosità di una sostanza così potente da penetrare e scuotere dalle fondamenta la stessa fortezza dell’identità personale: sarebbe bastato il minimo errore di dosaggio, la minima controindicazione, per cancellare del tutto quell’immateriale tabernacolo che mi proponevo di cambiare. Ma la tentazione di applicare una scoperta così singolare e profonda era tale, che alla fine vinsi ogni paura. Avevo preparato la mia tintura2 già da un pezzo; acquistai allora da una ditta farmaceutica un quantitativo importante di un certo sale, che a quanto mostravano i miei esperimenti era l’ultimo ingrediente necessario, e quella stessa notte maledetta preparai la pozione. Guardai il liquido che ribolliva e fumava nel bicchiere, aspettai che terminasse l’effervescenza, poi mi feci coraggio e bevvi.
U nità 1
3. revulsione: profondo sradicamento.
mistero e terrore
Subito dopo fui assalito da spasimi atroci: un senso di frantumazione delle ossa, una nausea mortale, e un orrore, una revulsione3 dello spirito, quale non si potrebbe immaginare maggiore nell’ora della nascita o della morte. Ma presto queste torture cessarono, e riprendendo i sensi mi trovai come uscito da una grave malattia. C’era qualcosa di strano nelle mie sensazioni, qualcosa di indicibilmente nuovo e perciò stesso di indicibilmente gradevole. Mi sentii più giovane, più leggero, più felice fisicamente, mentre nel morale ero conscio di altre trasformazioni: una caparbia temerarietà, una rapida e tumultuosa corrente di immagini sensuali, uno scioglimento dai freni dell’obbligo, un’ignota ma non innocente libertà dell’anima. E subito, fin dal primo respiro della nuova vita, mi seppi portato al male con impeto decuplicato e interamente schiavo del mio peccato d’origine. Ma questa stessa consapevolezza, in quel momento, mi esaltò e deliziò come un vino. Allargai le braccia, esultando nella freschezza di queste sensazioni, e mi resi improvvisamente conto di essere diminuito di statura. Non c’era specchio allora in quella stanza (quello che ora è di fronte a me mentre scrivo, lo misi qui in seguito proprio per controllare le mie trasformazioni). Ma la notte era già molto inoltrata: per buio che fosse, anzi, il mattino era già prossimo a concepire il giorno, e la servitù era chiusa e sbarrata nelle ore più rigorose del sonno. Decisi, dunque, esaltato com’ero dalla speranza e dal trionfo, di avventurarmi in quella nuova forma fino alla mia stanza da letto. Traversai il cortile suscitando (così forse pensai) la meraviglia delle costellazioni, alla cui insonne vigilanza si scopriva il primo essere della mia specie. Scivolai per i corridoi, straniero nella mia stessa casa. E giunto nella mia stanza, contemplai per la prima volta l’immagine di Edward Hyde. da Robert Louis Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, a cura di F. Zanobini, Bulgarini, Firenze 1992
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Da un testo all’altro
I mmaginare
e raccontare
COMPRENDERE IL TESTO 1. Chi è il protagonista? Quali sono i suoi comportamenti? Indica se le seguenti affermazioni sono vere o false. V F a. Il protagonista è uno scienziato. V F b. Lo scopo del suo esperimento è dare vita a un altro essere umano. V F c. Il protagonista afferma di essere un ipocrita. V F d. Il protagonista non ha paura di terminare il suo esperimento. V F e. Subito dopo aver bevuto la pozione, si guarda allo specchio. V F f. Dopo essersi trasformato, viene visto dalla servitù. 2. Quali sono gli aspetti positivi del carattere del dottor Jekyll? Elencali. 3. Che cosa, il dottor Jekyll, definisce come il «peggiore dei miei difetti»? 4. Quali effetti avrebbe, secondo il dottor Jekyll, una decisa separazione delle componenti buona e malvagia della natura umana? 5. Che cosa spinge il dottor Jekyll a superare la paura di un esperimento assolutamente pericoloso, assumendo la pozione preparata? A Il bisogno di trovare una nuova identità B La tentazione di una scoperta importantissima C Il desiderio di cambiare vita D L’incoscienza 6. Quali sono i primi effetti della pozione sul dottor Jekyll?
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 7. Il racconto è narrato in prima o in terza persona? 8.
Quale effetto provoca questa scelta narrativa? A Rende più credibili fatti paurosi e sconcertanti B Rende il testo più comprensibile C Produce un effetto divertente e piacevole D Fa pensare a uno scherzo
9. Per quale motivo all’inizio del brano non è indicato l’anno preciso, ma vengono riportati i puntini? A Perché c’è un errore di trascrizione B Perché l’autore non è interessato a specificare il periodo esatto dei fatti narrati C Perché non è possibile ricostruire l’anno preciso D Per lasciare il lettore nel dubbio
Generi
10. Che tipo di ambientazione viene scelto dall’autore del racconto? 11. Individua nel testo e sottolinea con colori diversi le sequenze narrative e quelle riflessive. Quali prevalgono?
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U nità 1
mistero e terrore
CAPIRE E USARE LE PAROLE 12. Rintraccia nel testo i seguenti termini e indicane il significato. a. «morbosa» A Sporca C Ossessiva B Imbarazzante D Giocosa b. «veracemente» A Davvero, veramente C Solamente B Assolutamente D Avidamente c. «vaporosa» A Accentuata C Indeterminata B Calda D Sottile 13. Leggi la seguente espressione tratta dal testo: «le mie ricerche di laboratorio cominciarono a gettare una luce inaspettata sulla questione». Che cosa significa il modo di dire «gettare una luce»? 14. A che cosa si riferisce l’autore quando parla di «tabernacolo»? A Edicola B Corpo C Tempio D Nicchia 15. Leggi la seguente porzione di testo. Quale figura retorica utilizza l’autore con il termine «torture»? «Subito dopo fui assalito da spasimi atroci: un senso di frantumazione delle ossa, una nausea mortale, e un orrore, una revulsione dello spirito, quale non si potrebbe immaginare maggiore nell’ora della nascita o della morte. Ma presto queste torture cessarono». A Eufemismo B Iperbole C Similitudine D Metafora
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
16 Ricerca informazioni, consultando varie fonti, sulla vicenda del dottor Jekyll così come è stata narrata da Robert Louis Stevenson e presenta ai tuoi compagni gli aspetti che più ti hanno impressionato e coinvolto. impari
amo in
sieme
17 Che cosa pensi della profonda convinzione del dottor Jekyll sulla natura dell’animo umano? La condividi o no? Esponi la tua idea ai compagni e confrontati con loro. impari
18. Ritieni di avere anche tu dei lati oscuri della personalità che a volte ti fanno comportare in maniera insolita o diversa da quella che ti aspetteresti, creando contrasti e difficoltà? Prova a descrivere tali aspetti in un breve testo scritto.
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...
Aperta parentesi
La storia del racconto del mistero e del terrore Le origini Nel secolo XIX, con il Romanticismo, il racconto del mistero e del terrore si afferma come genere letterario: gli scrittori, delusi dagli esiti della Rivoluzione francese e privi della fiducia Ernst Theodor Amadeus Hoffmann illuministica nella ragione e nel progresso, tendono a isolarsi sempre più dal reale e a rifugiarsi in un mondo immaginario popolato di misteri, dubbi, paure e presenze sconosciute, creando così «un’altra realtà» in cui il motivo predominante della paura può scacciare o nascondere timori ben più reali e quotidiani. Si sviluppa così l’interesse per i temi del sogno, i fenomeni psichici e tutte quelle forze misteriose di cui si cerca di dare una spiegazione. I temi ricorrenti diventano i sogni, le allucinazioni, l’ambiguità tra realtà e immaginazione. Considerati gli iniziatori del genere del mistero e del terrore, Ludwig Tieck (1773-1853) ed Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (1776-1822) si ricollegano alla tradizione del romanzo «nero» o «gotico», un genere letterario nato in Inghilterra intorno alla metà del XVIII secolo e caratterizzato da un gusto per l’orrido e il tenebroso, dal fascino per atmosfere misteriose di ambienti in rovina; fascino che il Medioevo (identificato con il suo stile prevalente, il gotico) continuava a esercitare sugli spiriti del tempo. L’iniziatore del genere gotico viene considerato Horace Walpole, col suo romanzo Il castello di Otranto (1764). Nel 1796 viene pubblicato quello che è considerato il capolavoro del gotico, Il Monaco, di Matthew Gregory Lewis, il cui protagonista è un monaco che, istigato da un demonio, abbandona la propria naturale disposizione al bene e vende l’anima al diavolo.
Gli sviluppi
Generi
Nel corso dell’Ottocento il genere si afferma in modo definitivo e la sua popolarità raggiunge i massimi livelli con opere come L’abbazia degli incubi (1818) di Thomas Love Peacock, o l’ironico L’abbazia di Northanger (1818) di Jane Austen. Contemporaneamente gli scrittori approfondiscono in senso psicologico storie e personaggi: iniziano a esplorare il male in tutte le sue dimensioni, indicando così alla narrativa dell’horror un percorso che arriva fino ai nostri giorni. Cresce anche la qualità dei romanzi e si aprono nuovi filoni; si pensi al Frankenstein (1818) di Mary Shelley, oppure alla ghost story, il racconto di fantasmi, che vide all’opera anche famosi autori come Mark Twain (1835-1910) e Oscar Wilde (1854-1900).
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mistero e terrore
Nel 1820 Charles Robert Maturin pubblica Melmoth l’errante, un altro eroe del male condannato a errare in eterno sulla Terra, la cui vicenda preannuncia i terrori dell’anima al centro di tanti racconti dello statunitense Edgar Allan Poe (1809-1849). Si insinua nella narrativa gotica una componente soprannaturale che affascinerà numerosi scrittori, fra i quali spiccano lo statunitense Nathaniel Hawthorne (18041864), il francese Guy de Maupassant (1850-1893), l’inglese Rudyard Kipling (1865-1936) e soprattutto lo statunitense Howard Phillips Lovecraft (1890-1937), degno continuatore dell’opera di Edgar Allan Poe e tramite fra il gotico ottocentesco e l’horror del XX secolo. Altro filone di grande successo è quello legato ai vampiri, già diffuso nei primi anni dell’Ottocento ma salito alla ribalta grazie alla pubblicazione, nel 1897, di Dracula dell’irlandese Bram Stoker.
L’horror nel Novecento Nel Novecento il racconto horror riscuote un grande successo di pubblico e diventa il genere prediletto da scrittori di ogni lingua e latitudine, ma indubbiamente l’Inghilterra e gli Stati Uniti detengono ancora il primato per quantità e qualità delle opere pubblicate. Il più celebre e prolifico scrittore di storie horror degli ultimi decenni rimane senza dubbio Stephen King, capostipite di una narrativa dell’orrore particolarmente sanguinaria e ricca di particolari macabri e raccapriccianti. Le sue storie, fra le quali ricordiamo Shining (1977), La zona morta (1979), Uscita per l’inferno (1981), L’uomo in fuga (1982), Misery (1987), Il miglio verde (1996), La storia di Lisey (2006), sono tutte di grande successo e oggi attentamente considerate anche dalla critica letteraria. Molto diffuse tra gli adolescenti sono anche le opere, che riprendono il filone dei vampiri, di Anne Rice, con la serie di volumi delle Cronache dei vampiri (1976-2003) e di Stephanie Meyer, con il ciclo di romanzi Twilight (2005-2008).
Una famosa scena, nonché locandina, del film Shining, 1980, di Stanley Kubrick, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King (1977).
Stephen King
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I mmaginare
e raccontare
FILM senza frontiere
Dracula di Bram Stoker regia di Francis Ford Coppola Stati Uniti, 1992, 123 minuti Tratto dal famoso romanzo dello scrittore irlandese Bram Stoker, il film narra in modo abbastanza fedele le vicende del celebre vampiro Dracula in un’atmosfera molto romantica. Tutto ha inizio nel 1480 quando Vlad Drakul, un cavaliere paladino dell’Europa cristiana, maledicendo Dio per il suicidio della moglie che lo crede morto in battaglia, accetta l’orrore di una vita eterna, diventando una creatura della notte: il vampiro Dracula. Secoli dopo, si trasferisce a Londra per incontrare una donna,
Mina Murray, in cui vede la reincarnazione della moglie, ma che per amore non intende far diventare una sua simile, condannandola alla sua stessa maledizione. Dopo varie disavventure e colpi di scena i due si ritrovano in Romania: Dracula, ridotto ormai a un mostro, implora Mina di dargli la pace eterna. Mina acconsente per amore e lo salverà dalla dannazione procurandogli la morte secondo il rito prescritto, infilzandolo cioè con una spada nel cuore e decapitandolo. Il Dracula del regista Coppola,
una delle tante versioni cinematografiche del celebre Conte Dracula, non è il classico vampiro con denti aguzzi e mantellone nero, ma un affascinante demone alla ricerca dell’unica donna che ha amato.
cuore rivelatore; in William Wilson troviamo un’anticipazione sul tema del nostro lato oscuro, lo sdoppiamento della personalità che sarà poi rappresentato da Stevenson in Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde; in La rovina della casa degli Usher conosciamo la distruzione morale e materiale di una famiglia, così come altri avvenimenti in altrettanti racconti. Storie e vicende tutte diverse l’una dall’altra, ma che rivelano un elemento comune: la suspense crescente e il terrore che penetra sempre più nei pro-
tagonisti, angosciando il lettore e tenendolo col fiato sospeso nella ricostruzione dei fatti fino alla imprevista e imprevedibile conclusione.
LIBRI senza frontiere
Racconti del terrore di Edgar Allan Poe, Mondadori In questa ricca antologia sono presenti i più famosi racconti dell’inventore della letteratura dell’orrore: si possono leggere infatti la storia La Maschera della Morte Rossa, con l’apparizione della morte in una festa in maschera di nobili raccoltisi per sfuggire alla peste; la vicenda di Il pozzo e il pendolo, in cui un prigioniero, nel periodo dell’Inquisizione, viene tenuto segregato in una prigione buia che si rivelerà poi una trappola mortale; la confessione dell’omicidio di un vecchio avvocato nel breve racconto intitolato Il
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mistero e terrore
L’estraneo *** Identikit autore
Howard Phillips Lovecraft (1890-1937)
Nato nella città statunitense di Providence, è considerato uno dei massimi scrittori horror e precursore della fantascienza. Dai suoi scritti, racconti e romanzi ma anche moltissime lettere ad amici e giovani autori esordienti, emergono la sua grande erudizione e la sua passione per la chimica e l’astronomia.
Che cosa può accadere a una persona rinchiusa fin dall’infanzia in un vecchio castello? Scoprilo leggendo la storia del protagonista del racconto.
Lettura attiva Leggere per visualizzare: immaginare ciò che si è letto e tradurlo in altri linguaggi.
1. saggiai: toccai per valutare.
N
on so dove sono nato, ma il castello era infinitamente vecchio e orribile. Gremito di corridoi neri, culminava in soffitti così alti che l’occhio doveva fermarsi alle ombre e alle ragnatele. Le pietre dei camminamenti in rovina erano sempre umide e su tutto gravava un odore disgustoso, come di cadaveri ammucchiati da molte generazioni. Non c’era mai luce, al punto che avevo l’abitudine di accendere candele per avere sollievo; fuori non c’era sole perché i tremendi alberi erano più alti delle torri accessibili. Una sola torre, nera, superava il fogliame e si affacciava al cielo sconosciuto, ma era in rovina e non vi si poteva accedere se non arrischiando una scalata quasi impossibile sulla parete, pietra dopo pietra. Credo che chi mi ha svezzato dovesse essere vecchissimo, perché la mia prima concezione dell’«altro» è quella di una grottesca caricatura di me stesso, ma contorta e disfatta come il castello. Dai libri ho imparato tutto quello che so: nessun insegnante mi ha spronato o guidato, e in tutti quegli anni non ricordo di aver mai sentito una voce umana, nemmeno la mia: pur avendo appreso l’esistenza del linguaggio non avevo mai cercato di parlare ad alta voce. Il mio aspetto era un’incognita, perché al castello non c’erano specchi, e per istinto mi consideravo simile alle giovani figure che vedevo disegnate o dipinte nei libri. Ritenermi giovane era facile, visto che i miei ricordi erano tanto scarsi. Fuori, al di là del musco putrido e sotto i neri alberi muti, mi sdraiavo spesso a fantasticare su ciò che avevo letto nei libri e rimanevo per ore a immaginarmi in mezzo a una folla multicolore, nel mondo di sole che si stendeva oltre l’interminabile foresta. Una volta cercai di scappare dalla foresta, ma più mi allontanavo dal castello più il buio diventava fitto e terrorizzante, sicché tornai a casa per non smarrirmi in un labirinto di silenzi notturni. Per interminabili giorni oscuri sognai e attesi, anche se non sapevo che cosa attendessi. Poi, nella solitudine delle ombre il mio desiderio di luce divenne così imperativo che non riuscii più a dormire e alzai le mani all’unica torre in rovina che si ergeva sulla foresta, verso il cielo sconosciuto. Alla fine, nonostante il pericolo di cadere, decisi di scalarla: meglio vedere il cielo e morire che vivere senza aver conosciuto la luce del giorno. Dopo un’interminabile scalata alla cieca lungo i bordi di quel precipizio concavo e amaro, toccai con la testa qualcosa di solido e mi resi conto che avevo raggiunto il tetto, o almeno una specie di pianerottolo. Alzai un braccio nel buio e saggiai1 l’ostacolo: era di pietra, inamovibile. Feci un
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Da un testo all’altro
I mmaginare
2. issai: alzai.
Generi
Hai mai osservato la luna piena? Racconta ai tuoi compagni quali ricordi evoca in te la sua immagine. 3. elusive: sfuggenti.
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pericolosissimo giro della torre, aggrappandomi a qualunque appiglio offerto dalla parete scivolosa, e finalmente arrivai al punto in cui la barriera cedeva. Mi volsi di nuovo verso l’alto, spingendo la porta o lastra che fosse con la testa, e usai le braccia per aiutarmi nella salita. Oltre l’apertura non c’era luce e mi resi conto che per il momento la mia ascesa era finita: la lastra di pietra, in realtà, era una botola che conduceva a una superficie piana e con un diametro di gran lunga superiore a quello della torre sottostante. Senza dubbio si trattava del pavimento di una vasta e capace sala d’osservazione. Mi issai2 con cautela e cercai di impedire che la botola si richiudesse, ma non ci riuscii. Mentre giacevo esausto sul pavimento della sala la sentii andare giù con un tonfo, mi augurai che al momento opportuno sarei riuscito a sollevarla. Credendo di trovarmi a un’altezza prodigiosa, e molto al di sopra degli alberi del bosco, mi alzai dal pavimento e avanzai nel buio in cerca d’una finestra, in modo da poter vedere per la prima volta il cielo, la luna e le stelle di cui avevo letto. Fui deluso su tutti i punti: non trovai altro che nicchie di marmo nelle quali erano sistemate lunghe casse esagonali dalle inquietanti dimensioni. Ero sempre più perplesso e mi chiesi che razza di segreti nascondesse quell’appartamento separato per secoli dal castello sottostante; quando, all’improvviso, le mie mani toccarono un portale di pietra ornato di fregi misteriosi. Lo tentai e vidi che era chiuso, ma con uno sforzo supremo superai tutti gli ostacoli e lo aprii verso l’interno. Fui premiato dalla gioia più grande che abbia mai avuto: perché in fondo a un corridoio preceduto da qualche gradino, e incorniciata da una grata di ferro, brillava la luna piena. Fino ad allora l’avevo vista soltanto in sogno e in visioni elusive3 che non osavo chiamare ricordi. Immaginando di aver raggiunto il punto più alto del castello, salii i pochi gradini che si trovavano al di là del portale; la luna si velò all’improvviso e inciampai, per cui dovetti avanzare nel buio e con più cautela. Era ancora molto buio quando arrivai alla grata, che tentai con prudenza e trovai
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mistero e terrore
aperta, ma che non spinsi per paura di cadere dall’altezza vertiginosa cui ero arrivato. Poi la luna apparve di nuovo. Lo shock più tremendo è quello che combina l’effetto dell’imprevisto con quello dell’incredibile. Niente di ciò che avevo patito fino ad allora poteva reggere il confronto col terrore che si impossessò di me, in quel momento, con lo spettacolo che si offrì ai miei occhi e le assurde conseguenze di ciò che implicava. La scena in se stessa era semplice quanto stupefacente, perché si riduceva a questo: invece delle cime degli alberi viste da un’altezza vertiginosa, attraverso la grata apparve il suolo al mio stesso livello. Si trattava di uno spiazzo disseminato di colonne e lastre di marmo; sullo sfondo, un’antica chiesa di granito col campanile in rovina scintillava spettrale al chiaro di luna. Semistordito, aprii il cancello e m’incamminai barcollando sul vialetto di ghiaia che s’estendeva in due direzioni. La mia mente, pur elettrizzata e in disordine, continuava a desiderare la luce e nemmeno la scoperta portentosa che avevo appena fatto poteva fermarmi. Non sapevo, e non m’importava, se la mia avventura fosse un prodotto della pazzia, del sogno o di stregoneria: ma procedendo per la mia strada affiorarono alla coscienza vaghi ricordi, memorie latenti e paurose che resero il mio percorso non del tutto fortuito. Devono essere passate più di due ore prima che raggiungessi la mia meta, un vecchio castello coperto d’edera in un parco fitto d’alberi. Il luogo mi era assurdamente familiare, eppure pieno d’incognite. Vidi che il fossato era stato riempito e alcune torri erano state demolite, mentre nuove ali sorgevano a confondere l’osservatore. Ma lo spettacolo più interessante e piacevole era dato dalle finestre aperte, da cui la luce si riversava in tutto il suo fulgore e un insieme di rumori festosi faceva pensare a un bellissimo trattenimento. Mi diressi verso una delle finestre: all’interno una compagnia vestita in modo bizzarro si divertiva e scambiava battute a profusione. Ero convinto di non aver mai sentito prima il suono della voce umana e riuscivo a stento a capire quello che veniva detto. L’espressione di alcune facce risvegliava in me lontanissimi ricordi, altre erano del tutto sconosciute. Scavalcai la bassa finestra ed entrai nella sala che sfavillava di luci: quei pochi passi bastarono a farmi piombare dall’unico momento di speranza della mia vita nella delusione più nera, perché mi resi conto di quale era la verità. L’incubo si concretizzò immediatamente, e appena entrato assistei a una delle manifestazioni più spaventose che potessi immaginare. Mi ero dunque calato dal davanzale: tutta la compagnia fu presa da un terrore repentino, violentissimo, che distorceva le facce e scatenava urla incontrollabili. Ci fu un fuggi-fuggi generale e nella confusione creata dal panico molti caddero e furono travolti dai compagni. Alcuni si coprirono gli occhi con le mani e nella fretta di fuggire spinsero ciecamente la folla; prima di raggiungere le numerose porte gli ossessi rovesciarono mobili e suppellettili, schiacciandosi contro le pareti.
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Da un testo all’altro
I mmaginare
4. occhieggiavano: spuntavano.
Generi
ome immagini C questo «essere»? Prova a disegnare un suo ritratto.
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Le urla erano terribili e io, ormai solo, mi chiedevo atterrito quale minaccia invisibile si nascondesse intorno a me. A una prima occhiata la stanza sembrava deserta, ma dirigendomi verso una nicchia mi sembrò di scorgere una presenza, un movimento furtivo dietro l’arco dai fregi d’oro che immetteva in una stanza simile alla prima. Mi avvicinai e l’essere si manifestò con più chiarezza: allora emisi il primo ed ultimo suono della mia vita, un verso tremendo che stava tra l’urlo e l’ululato di una bestia, e che mi atterrì quanto atterriva la ripugnante apparizione. Vidi con estrema chiarezza l’inconcepibile mostruosità che aveva trasformato un’allegra compagnia in un branco di fuggiaschi impazziti, ma non posso nemmeno tentare di descriverla. Era un insieme di tutto ciò che è sporco e indesiderabile, anormale e odioso, ripugnante e fuori di natura. Era la scomposta incarnazione della vecchiezza, della solitudine e della corruzione; era la putrida, stillante raffigurazione delle rivelazioni traumatiche, il frutto pauroso di ciò che la terra misericordiosa dovrebbe nascondere per sempre. Dio sa che non apparteneva a questo mondo, o meglio, non vi apparteneva più; ma con orrore constatai che i lineamenti smangiati e da cui occhieggiavano4 le ossa contenevano una disgustosa caricatura delle sembianze umane, e nell’insieme del corpo corrotto e sul punto di disintegrarsi c’era qualcosa d’inspiegabile, che mi atterriva in modo supremo. Ero quasi paralizzato, ma non al punto di rinunciare a un pietoso tentativo di fuga. Feci qualche passo incerto, senza spezzare l’incantesimo in cui mi teneva il mostro muto e senza nome. I miei occhi – ammaliati dalle orbite vitree che li fissavano – rifiutarono di chiudersi, anche se erano pietosamente velati e se, dopo il primo shock, mi mostrarono la tremenda apparizione in modo indistinto. Cercai di alzare una mano per escludere del tutto l’orribile vista, ma i miei nervi erano tanto scossi che il braccio non obbedì. Il tentativo, comunque, bastò a farmi perdere l’equilibrio e dovetti fare qualche passo avanti per non cadere. Nel far questo mi resi conto della terribile vicinanza dell’essere-carogna, di cui mi sembrava di poter sentire l’alito pestifero. Quasi impazzito, riuscii ad allungare una mano per tenere a bada la creatura che si era fatta tanto vicina, e per un’infernale circostanza, in un attimo di terrore supremo, le mie dita toccarono quelle del mostro sotto l’arco d’oro. Non urlai, ma tutti i demoni della notte che cavalcano i venti della follia urlarono per me: e in quell’attimo mi piombarono addosso i ricordi, non più confusi ma anzi così vividi da schiantare l’anima.
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mistero e terrore
In un attimo seppi ciò che ero, o ero stato; ricordai cose avvenute prima del mio trasferimento nel castello pauroso, sotto gli alberi, e riconobbi l’edificio trasformato in cui mi trovavo. Ma soprattutto riconobbi l’abominio che ghignava davanti a me, mentre allontanavo le dita dalle sue. Per fortuna nell’universo esiste un balsamo che funziona bene quanto l’odio, ed è la capacità di dimenticare. Nel supremo orrore di quell’attimo dimenticai ciò che mi aveva terrorizzato e la fiumana di ricordi neri svanì in un turbine di immagini. Come in sogno fuggii dalla maledetta casa del terrore e corsi a perdifiato nella notte rischiarata dalla luna. Tornai al camposanto di marmo e in fondo al corridoio trovai la botola inamovibile; non mi dispiacque: dopotutto odiavo il palazzo sotterraneo e i suoi alberi. Perché, sebbene l’oblio abbia lenito le mie ferite, so che rimarrò sempre un estraneo, un intruso in questo secolo fra coloro che sono ancora uomini. L’ho capito nel momento in cui ho allungato le dita verso l’abominio nella cornice dorata: ho allungato le dita e ho sfiorato la fredda e dura superficie di uno specchio. da Howard Phillips Lovecraft, Tutti i racconti, a cura di G. Lippi, Mondadori, Milano 1989
COMPRENDERE IL TESTO 1. Perché il protagonista di questo racconto si ritiene infelice? A Perché gli è capitato un incidente durante la sua infanzia B Perché è stato abbandonato da tutti C Perché ha una malattia incurabile D Perché ha avuto un’infanzia triste, solitaria e alienata 2. Rileggi attentamente il brano e indica se le seguenti affermazioni sono vere o false. a. Il testo racconta la miserabile e solitaria vita di un uomo che sembra non aver V F avuto nessun contatto con altre persone per moltissimi anni. b. Il protagonista abita in un castello incredibilmente antico, dal quale è uscito V F solo due volte. c. La sua sola conoscenza di ciò che sta oltre il castello proviene dai racconti fatti V F dai suoi genitori. d. Il narratore racconta della sua determinazione di liberarsi da quella che considera V F una prigione. e. A tale scopo il protagonista decide di salire sulla scala in rovina della torre più alta. V F V F f. Sulla sommità della torre c’è un passaggio segreto che solo lui conosce. V F g. Il passaggio segreto si trova al livello del suolo, in un altro mondo. V F h. Il protagonista attraversa un cortile di una chiesa e raggiunge un altro castello. V F i. Portato a un funerale, entra in una camera e vede tutti i partecipanti fuggire. V F j. A un certo punto vede una figura orripilante, in decomposizione. V F k. Il protagonista per la prima volta vede se stesso allo specchio.
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Da un testo all’altro
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RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO 3. Indica come definiresti la vicenda narrata, poi motiva la tua scelta. A Reale B Verosimile C Inverosimile D Incomprensibile 4.
Qual è lo scopo dell’inizio del racconto? A Anticipare un evento che verrà ripreso successivamente B Anticipare l’evento inquietante per creare suspense C Ambientare storicamente la vicenda D Collocare nello spazio la vicenda
5. Quali sono i punti della narrazione in cui sono maggiori l’attesa e l’incertezza? Segnali a margine del testo. 6. Riassumi le caratteristiche dei seguenti luoghi in cui viene narrata la vicenda dal protagonista. a. «il castello in cui era nato» b. «la torre» c. «il cortile» d. «il castello in cui si tiene un ricevimento»
CAPIRE E USARE LE PAROLE 7. Cerca sul dizionario il significato dei seguenti termini; poi scrivi una frase con ciascuno. a. «caricatura»: ............................................................................................................................................... b. «incognita»: ................................................................................................................................................ c. «profusione»: ............................................................................................................................................. d. «abominio»: ............................................................................................................................................... 8. Trova nel testo e trascrivi le espressioni che definiscono la presenza furtiva percepita dal protagonista nella stanza ormai abbandonata da tutti i partecipanti alla festa.
RIFLETTERE, RIELABORARE, APPROFONDIRE amo in
sieme
9 Come spieghi il titolo di questo racconto? Esprimi il tuo parere in un breve testo, poi confrontati con i compagni. impari
10. Ti è piaciuto il finale di questo brano? Prova a inventarne uno diverso elaborando un testo di circa 100 parole. amo in
sieme
11 A tuo parere, in questo brano ciò che fa orrore è qualcosa di esterno (un personaggio, un ambiente, una presenza) da cui si può fuggire o che si può combattere, oppure qualcosa di interno al protagonista stesso? Motiva la tua risposta e confrontati con i compagni.
Generi
impari
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TESTO SFIDA Preparati alla sfida! Il brano e le attività che seguono metteranno alla prova le tue capacità e inoltre ti consentiranno di esprimere la tua personalità.
Il gatto nero Identikit autore
Edgar Allan Poe (1809-1849)
Nato a Boston, è considerato il padre della letteratura horror e del genere poliziesco. La sua produzione vanta celebri racconti, poesie, saggi e romanzi come Storia di Arthur Gordon Pym (1838), l’unica opera completa pubblicata dall’autore nell’arco della sua breve vita.
Con questo racconto, l’autore ci accompagna in un viaggio nella mente di un uomo assolutamente fuori dell’ordinario.
P
er la storia davvero tremenda, e tuttavia assai semplice, che mi accingo a narrare, non mi aspetto che mi crediate, né lo sollecito. Sarei decisamente folle ad aspettarmelo, trattandosi di un caso la cui realtà è rinnegata dai miei stessi sensi. Eppure pazzo non sono, e certamente non sogno. Ma domattina morirò, e oggi voglio togliermi un peso dall’anima. Il mio scopo immediato è porre davanti al mondo, semplicemente, succintamente e senza commenti, una mera successione di eventi familiari. A me ne è derivato solo orrore: a molti sembreranno più grotteschi che terribili. Fin dalla prima infanzia mi misi in evidenza per la docilità e umanità del mio carattere. Avevo un cuore così sensibile che divenni ben presto lo zimbello dei miei compagni. Mi piacevano, in particolare, gli animali, e i miei genitori mi permettevano di tenerne una grande varietà. Trascorrevo con loro gran parte del mio tempo e in nessun momento mi sentivo felice come quando li nutrivo e accarezzavo. Questo vivo
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Testo sfida
I mmaginare
1. Plutone: nella mitologia romana Plutone è il dio dei morti, il signore dell’oltretomba. 2. Intemperanza: l’incapacità di moderare i propri istinti.
Generi
3. svelsi: sradicai.
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amore per gli animali crebbe insieme a me e, nella mia virilità, ne trassi una delle mie principali fonti di piacere. Mi sposai presto e fui felice di trovare in mia moglie una disposizione non incompatibile con la mia stessa. Osservando la mia predilezione per gli animali domestici, ella non perse occasione di procurarmene esemplari delle più piacevoli specie. Avevamo uccelli, un pesce rosso, un bel cane, dei conigli, una scimmietta e un gatto. Quest’ultimo era un animale notevolmente grosso e bello, interamente nero e perspicace a un grado impressionante. Nel parlare della sua intelligenza, mia moglie, che pur nel cuore non serbava la minima traccia di superstizione, faceva frequenti allusioni all’antico pregiudizio popolare secondo il quale tutti i gatti neri non sarebbero altro che streghe sotto mentite spoglie. Non che fosse mai seria al riguardo: se accenno alla cosa, lo faccio semplicemente perché in questo momento, per puro caso, mi è tornata in mente. Plutone1 – così si chiamava il gatto – era il mio animale e compagno preferito. Solo io lo nutrivo, e in casa mi seguiva dovunque andassi. Era solo con notevole fatica che gli impedivo di venirmi dietro anche per la strada. La nostra amicizia si mantenne di tale fervore per parecchi anni, durante i quali, purtroppo (arrossisco nel confessarlo), il mio temperamento e carattere generale, per azione del Demone Intemperanza2, subirono, poco alla volta, un radicale stravolgimento. Andai via via facendomi sempre più lunatico, più irritabile, più incurante dei sentimenti altrui. Ma la mia perversità continuava ad accrescersi… perché quale malattia è paragonabile all’alcool? Una sera, tornato a casa assai stordito da uno dei miei ritrovi in città, mi fissai sull’idea che il gatto volesse evitare la mia presenza. Decisi di agguantarlo e la bestiola, paventando la mia violenza, reagì infliggendomi una leggera ferita alla mano con i denti. La furia di un demone si impadronì all’istante della mia persona. Non risposi più di me stesso. La mia anima originale parve involarsi di colpo dal mio corpo; e una malevolenza più che demoniaca, alimentata dal gin, eccitò ogni mia fibra. Tratto di tasca un temperino, lo aprii, afferrai il povero animale per la gola e, deliberatamente, gli svelsi3 un occhio da una delle due orbite! Arrossisco, brucio, tremo, nel riferire, scrivendo, tale odiosa atrocità. Nel frattempo, poco a poco, il gatto guarì. La visione di quell’orbita svuotata del proprio occhio era, in effetti, di per sé spaventosa, ma l’animale non pareva patire più alcun dolore. Girava per la casa come al solito, anche se, reazione prevedibile, al solo vedermi scappava in preda a un terrore estremo. Della mia antica affezione mi era rimasto soltanto quel poco da farmi sentire, nei primi tempi, addolorato di fronte a tanta manifesta avversione
U nità 1
4. bugigattolo: ambiente piccolo e generalmente oscuro.
mistero e terrore
da parte di una creatura che un tempo mi aveva amato senza riserve. Ma questo sentimento cedette ben presto il passo all’irritazione. E infine giunse, a suggello del mio inguaribile sconvolgimento, lo spirito della Perversità. Fu questo infaticabile desiderio dell’anima ad autodanneggiarsi, a usare violenza alla propria stessa natura, a far commettere il male per puro amore del male, che mi spinse a perseverare e, alla fine, a perpetrare l’obbrobriosa nefandezza ai danni dell’inoffensiva creatura. Un mattino, a sangue freddo, le infilai un cappio al collo e l’appesi al ramo di un albero; la impiccai con gli occhi traboccanti di lacrime e col più amaro rimorso nel cuore; la impiccai perché sapevo che mi aveva amato, e perché sentivo che non mi aveva dato motivo d’offesa; la impiccai perché sapevo che, così facendo, commettevo un peccato, un peccato mortale che avrebbe spinto la mia anima immortale – se possibile – fuori dall’infinita misericordia del più misericordioso e più terribile Dio. La notte del giorno in cui avevo commesso tale gesto crudele, fui svegliato nel sonno da un grido di «Al fuoco!». Le tende del mio letto erano in fiamme. Tutta la casa avvampava. Fu con grande difficoltà che mia moglie, un servo e io stesso riuscimmo a sottrarci alla conflagrazione. La distruzione fu completa. Ogni mia ricchezza terrena venne inghiottita dal fuoco e da quel momento in poi non mi restò che abbandonarmi alla disperazione. Il giorno dopo l’incendio, andai a visitare le rovine. I muri, con l’eccezione di una sola parete, erano tutti crollati. Una sera, mentre ero seduto, mezzo instupidito, in un bugigattolo4 più che infame, la mia attenzione fu improvvisamente attratta da qualcosa di nero posato sopra uno dei grossi barili di gin, o di rum, che costituivano la principale mobilia del locale. Mi avvicinai e la toccai con una mano. Era un gatto nero – un esemplare enorme – sicuramente non meno grosso di Plutone, a cui rassomigliava in tutto e per tutto, salvo in un unico particolare. In tutto il corpo di Plutone non si sarebbe potuto trovare un solo pelo bianco; una grossa chiazza bianca, invece, di forma indefinita, copriva quasi tutta la regione del petto del suo compare. Al mio toccarlo, l’animale si levò immediatamente, ronfò con decisione, si strofinò contro la mia mano e si mostrò deliziato dalle mie attenzioni. Continuai le mie carezze e, quando alla fine feci per tornare a casa, l’animale manifestò un’inequivocabile intenzione di accompagnarmi. Glielo permisi, chinandomi di quando in quando, lungo il cammino, a dargli dei buffetti. Arrivati a casa, la bestiola si ambientò immediatamente e divenne ben presto una grande favorita di mia moglie.
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e raccontare
Testo sfida
I mmaginare
Generi
5. chimere: fantasticherie senza fondamento.
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Per quel che mi riguardava, invece, non tardai ad avvertire in me, nuovamente, l’insorgere di un senso di antipatia per la bestiola. Tutto l’opposto di quello che mi ero immaginato! Ciò che aveva favorito, senza dubbio, il mio odio verso la bestia, era stato il fatto, scoperto la mattina dopo che me l’ero portata a casa, che, come Plutone, era anch’essa priva di uno dei due occhi. Il particolare, invece, l’aveva resa solo più cara a mia moglie che, come ho già detto, possedeva in sommo grado quel sentimento di umanità per il quale un tempo mi ero distinto io stesso e che mi era stato fonte di molteplici piaceri, tra i più semplici e puri. Di pari passo con la mia avversione per l’animale, purtroppo, parve aumentare anche la sua predilezione nei miei confronti. Se mi alzavo per camminare mi si metteva tra i piedi facendomi rischiare, in tal modo, di cadere, oppure mi si aggrappava agli abiti con i suoi lunghi e aguzzi artigli, cercando di salirmi fino al petto. In tali momenti, anche se mi struggevo dalla voglia di annientarlo con un colpo, mi trattenevo ancora dal farlo, da un lato per il ricordo del mio trascorso crimine, ma soprattutto – lasciate che ve lo confessi senza remore – per il mio assoluto terrore della bestia. Questo terrore non era esattamente una paura del male fisico, anche se sarei imbarazzato a definirlo altrimenti. Mi vergogno quasi a credere – sì, anche in questa cella, da vile, mi vergogno quasi a credere – che il terrore e l’orrore ispiratimi dall’animale erano suscitati da una delle più astruse chimere5 che si potrebbero immaginare. Mia moglie aveva più volte richiamato la mia attenzione sulla forma della chiazza di pelo bianco di cui vi ho già parlato, e che costituiva la sola visibile differenza tra la strana bestia e quella da me precedentemente distrutta. Il lettore ricorderà come questa chiazza, per quanto ampia, inizialmente non avesse alcuna forma definita; ma, per lenti gradi – gradi quasi impercettibili e che la mia Ragione si sforzò a lungo di respingere come fantasiosi – essa aveva, alla fine, assunto un’inequivocabile precisione di contorni. Rappresentava, adesso, un oggetto che tremo a nominare – ed era per questo, soprattutto, che schifavo e temevo quel mostro di cui, se solo ne avessi avuto l’ardire, mi sarei liberato volentieri – qualcosa di spaventevole… agghiacciante… una forca! Sì, la lugubre e terribile macchina dell’Orrore e del Crimine, dell’Agonia e della Morte! Adesso mi sentivo davvero disgraziato, al di là di ogni disgrazia della mera Umanità. Una bestia immonda – compagna di quella che avevo sprezzantemente eliminato – una bestia immonda provocava a me, uomo, foggiato ad alta immagine di Dio, tanta insopportabile pena! Sotto la pressione di simili tormenti, il residuo di bene ancora superstite soccombette. I cattivi pensieri, i più tenebrosi e i più perfidi dei pensieri, divennero i miei soli compagni. La tetraggine del mio umore abituale si esasperò in un odio universale, che riversavo su tutto e tutti; al contrario, ad onta delle improvvise, frequenti e irrefrenabili esplosioni di furia a cui adesso mi abbandonavo ciecamente, la mia rassegnata moglie, ahimé!, si
U nità 1
6. esiziale: mortale.
mistero e terrore
mostrava la più avvezza e la più paziente delle vittime. Un giorno ella mi accompagnò, per qualche incombenza domestica, nella cantina del vecchio edificio in cui eravamo stati costretti ad andare ad abitare per la nostra povertà. Il gatto mi seguì giù per le ripide scale e, facendomi quasi cadere lungo disteso, mi eccitò alla follia. Sollevando un’ascia e dimenticando, nella mia furia, l’infantile terrore che mi aveva fino a quel momento trattenuto la mano, vibrai all’animale un colpo che, indubbiamente, si sarebbe rivelato esiziale6… se solo si fosse abbattuto dove desideravo. Ma la mano di mia moglie mi aveva fermato il braccio. Incitato dall’interferenza a una rabbia più che demoniaca, mi svincolai dalla sua stretta e le conficcai l’ascia nel cervello. La disgraziata cadde morta di colpo, senza un gemito. Compiuto tale odioso assassinio, mi accinsi immediatamente e con fervida determinazione all’opera di occultamento del cadavere. Sapevo che non avrei potuto trascinarlo fuori di casa, né di giorno né di notte, senza rischiare di venire notato dai vicini. Decisi di murare il cadavere nella cantina, come sembra che facessero i monaci del Medioevo con le proprie vittime. Quando ebbi finito, mi sentii soddisfatto. La parete non presentava la minima traccia di intervento. Ripulii il pavimento di ogni traccia di sporco e, alla fine, mi guardai attorno trionfante. Il passo successivo fu quello di cercare la bestia responsabile di tanta sventura; perché, ormai, avevo definitivamente deciso di sopprimerla. Mi fosse capitata sotto mano in quel
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a cura di L. e raccontare
Testo sfida
I mmaginare
7. suggello: conferma.
Angelini
momento, non vi sarebbe stato dubbio sulla sua sorte; invece pareva che l’astuto animale, messo in allarme dalla violenza della mia collera di poco prima, si guardasse bene dal farmisi innanzi nello stato d’animo in cui ero. Il quarto giorno dall’assassinio, inaspettatamente, si presentò a casa mia un gruppo di gendarmi, che procedettero a una perlustrazione dell’edificio. Sicuro, tuttavia, dell’introvabilità del mio nascondiglio, non mostrai il minimo imbarazzo. Gli agenti mi ingiunsero di accompagnarli nella loro ricerca. Non tralasciarono di ispezionare nessun angolo o anfratto. Alla fine, per la terza o quarta volta, vollero ridiscendere nella cantina. Non mossi un muscolo. La polizia era pienamente soddisfatta e si preparò ad andarsene. Dentro di me provavo una soddisfazione troppo forte perché potessi trattenerla. Ardevo dalla voglia di dire qualcosa, anche una sola parola, a suggello7 del mio trionfo. Volevo raddoppiare la loro certezza della mia innocenza. «Signori» proruppi alla fine, mentre la squadra saliva le scale, «sono lieto di aver potuto sedare i vostri sospetti. Vi auguro ogni salute e… un po’ più di cortesia. A proposito, signori, permettetemi di farvi notare quanto questa casa sia ben costruita. Potrei dire costruita in maniera eccellente. Queste pareti – ve ne andate, signori? – queste pareti sono state tirate su con grande solidità…». Così dicendo, nella mia folle spacconaggine, picchiai pesantemente con un bastone che tenevo in mano proprio la parte di muratura dietro cui si celava il cadavere della compagna del mio cuore. Ma possa Dio proteggermi e tenermi lontano dalle zanne dell’Arcidemonio! L’eco dei miei colpi non si era ancora persa nel silenzio, che dall’interno della tomba mi rispose una voce!… Un grido, al principio attutito e rotto, come il singhiozzo di un bambino, poi rapidamente crescente fino a trasformarsi in un lungo, acuto e continuo urlo, completamente anomalo e inumano: uno stridio gemente, per metà di orrore e per metà di trionfo, come si potrebbe levare soltanto dall’inferno, dalle gole congiunte dei dannati in preda ai loro tormenti e dei demoni esultanti per la dannazione dei primi. Di quel che pensai è follia parlare. Sentendomi svenire, indietreggiai vacillando fino alla parete opposta. Per un istante gli agenti restarono immobili per le scale, soggiogati da un terrore estremo. L’istante successivo, una dozzina di robuste braccia prese a colpire con foga la parete, che cedette pesantemente. In piedi, già in grave stato di decomposizione e tutto imbrattato di sangue, ai loro occhi attoniti si presentò il cadavere. Sul suo capo, con la rossa bocca spalancata e il solitario occhio di fuoco… la bestia schifosa che mi aveva sedotto all’assassinio, e il cui urlo rivelatore mi aveva consegnato al boia. Avevo murato il mostro dentro la tomba!
Generi
da Edgar Allan Poe, Il gatto nero e altri racconti, a cura di L. Angelini, Edizioni EL, Trieste 1999
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U nità 1
mistero e terrore
COMPRENDERE IL TESTO 1. Dopo aver letto attentamente il testo, indica se le seguenti affermazioni sono vere o false. V F a. Il testo racconta la vita di un uomo in preda alla follia. V F b. Il protagonista, da bambino, era docile e amava gli animali. V F c. Plutone è il nome del gatto preferito dalla moglie del protagonista. V F d. Il protagonista cava un occhio al gatto e lo uccide. e. Una sera il protagonista porta a casa un altro gatto che diventa il suo preferito V F e non se ne separa mai. V F f. Questo nuovo gatto si chiama Venere. V F g. Il gatto è di colore bianco con una chiazza nera. V F h. Il protagonista è terrorizzato dal gatto. V F i. Il protagonista, dopo aver ucciso il secondo gatto, lo mura in cantina. V F j. Il gatto fa scoprire l’assassino alla polizia. 2. Perché il protagonista pensa che non si possa credere al suo racconto? A Perché sa di essere malato B Perché la storia è grottesca C Perché racconta una leggenda D Perché è sempre ubriaco 3.
Da che cosa viene svegliato il protagonista la notte del giorno in cui aveva ucciso Plutone? A Dal miagolio di un gatto B Dalle grida «Al fuoco!» C Dalle grida per strada D Da un rumore assordante
4.
Quali sono le caratteristiche del secondo gatto? A Ha una chiazza bianca B Gli manca un occhio C Il pelo è rossiccio D Ha una zampa ferita
5.
Dopo aver ucciso la moglie, che cosa fa il protagonista? A Si mette a cercare il gatto B Uccide il gatto C Trascina il corpo della moglie fuori D Mura il cadavere in cantina
6.
Dove si trova il narratore nel momento in cui racconta la propria vicenda? A A casa B In carcere C In un ospedale D In un luogo misterioso
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I mmaginare
e raccontare
RICONOSCERE LA STRUTTURA DEL TESTO
sempre più difficile
Testo sfida
Gli esercizi che seguono sono in ordine crescente di difficoltà. Prova a svolgerli tutti. 7. I l racconto è narrato in prima persona. Qual è lo scopo di questa scelta? (2 risposte) A Rendere più credibili fatti paurosi e sconcertanti B Rendere il testo più comprensibile C Esprimere l’angoscia del narratore di fronte a qualcosa che non può spiegare D Far pensare a uno scherzo 8. Il narratore è interno o esterno? 9. Nel racconto, fabula e intreccio coincidono? 10. Quale scopo vuole raggiungere all’inizio del testo il narratore con l’espressione «non mi aspetto che mi crediate, né lo sollecito»? A Sfidare il lettore C Differenziarsi dal lettore B D Commuovere il lettore Coinvolgere l’interesse del lettore 11. Quali sono gli elementi narrativi prevalenti in questo brano? Rispondi, poi individua nel testo l’elemento che hai indicato come prevalente. A I dialoghi B Le descrizioni C Le spiegazioni D I monologhi 12. A più riprese, nelle pagine iniziali del racconto emergono evidenti contraddizioni tra i sentimenti del protagonista. Evidenziale sul testo e scrivine una breve sintesi. 13. Nella seconda parte del racconto (cioè da quando il protagonista porta a casa il secondo gatto), sono due i sentimenti che prendono il sopravvento. Quali? 14. La narrazione cammina in equilibrio sulla sottile linea di confine tra follia e razionalità, in cui i parametri consueti della logica vengono sconvolti. Sapresti individuare due momenti del racconto in cui è presente tale contraddizione? Trascrivili.
Generi
15. Qual è, a tuo parere, l’elemento che rende più spaventoso, e quindi ancora più attraente, questo testo? 16. Indica qual è, secondo te, il riassunto più adatto per il brano letto. A È la storia di un alcolizzato che, per gelosia, assassina la moglie e ne sotterra il corpo in cantina ma, inavvertitamente, sotterra anche il gatto, che alla fine rivela il misfatto con un terribile urlo. B È la storia di un uomo che, sotto l’effetto della droga, uccide la moglie e il gatto, quindi nasconde i loro corpi in cantina che vengono però scoperti all’arrivo della polizia. C È la storia di un uomo pazzo che, odiando la propria moglie, la uccide nascondendola in soffitta dove rinchiude il suo gatto per rimorso. D È la storia di un alcolizzato che, volendo ammazzare il proprio gatto, finisce per uccidere la moglie e ne mura il cadavere in cantina ma il gatto, rinchiuso inavvertitamente con il corpo della donna, con un orribile urlo rivela il delitto.
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Nuove idee per una nuova scuola
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