2 minute read

LA DIDATTICA TEATRALE NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA

Next Article
ABBRACCIO

ABBRACCIO

Nella Scuola dell’Infanzia la didattica teatrale può essere chiamata in causa in numerose occasioni nel corso dell’anno scolastico e può servire da supporto per ogni sorta di attività. Infatti, la sua messa in pratica può intrecciarsi con proposte plastico-pittoriche, musicali e ritmiche, logico-matematiche e di apprendimento linguistico e arricchimento lessicale. Inoltre, stimola l’acquisizione di competenze non cognitive, come empatia, rispetto dell’altro e creatività.

Nel corso dell’anno scolastico, la presenza in sezione di burattini o marionette ha tre finalità educativo-didattiche: serve per accogliere bambini e bambine; contribuisce a rassicurare e a divertire; favorisce la nascita di un processo di socializzazione.

Ma perché i bambini mostrano interesse verso le forme di teatro animato?

Il grande valore di questa tipologia di spettacolo è di appartenere a un mondo dove si mescolano la realtà e il sogno. La marionetta è sufficientemente viva per dare l’illusione di un essere con il quale si può parlare, un essere che ci comprende, ma è sufficientemente immaginaria per precludere un’identificazione completa.

Il particolare realismo del bambino, cioè la tendenza a considerare vero e reale tutto ciò con cui entra in contatto, fa sì che egli stabilisca un rapporto emozionale intenso con i piccoli personaggi in scena.

Si parla cioè di animismo: dare vita a cose che in realtà non la possiedono.

Considerando l’età di bambine e bambini e la conseguente difficoltà di coordinamento dell’indice e del medio, sarà importante la scelta della tipologia di strumento da utilizzare. È opportuno, infatti, presentare in un primo momento burattini e marionette a bastone.

La principale qualità della marionetta o del burattino, immediatamente avvertita dai bambini, è il suo essere un paradosso che concilia gli opposti. È un personaggio con la sua identità, ma al contempo non lo è, poiché si tratta visibilmente di una rappresentazione.

Pensiamo, ad esempio, al paradosso dello specchio, in cui solamente l’uomo, munito di una determinata forma di intelligenza, riesce a dare una spiegazione al paradosso: “nello specchio sono io ma contemporaneamente non sono io”.

Marionette e burattini prolungano e dilatano la potenza creatrice del rappresentare, sviluppano il potere euristico nascosto nella finzione.

Quest’ultima permette modi di conoscere differenti per arrivare a padroneggiare sempre meglio il proprio ambiente e sapercisi collocare. È una forma di comunicazione basata sui simboli, ma che ha anch’essa un importante valore nella crescita individuale. Essendo sia essere che non essere al tempo stesso, la marionetta o il burattino si inseriscono perfettamente nei processi di crescita di bambine e bambini, qualora gli educatori sappiano aiutare il gruppo a filtrare piccole problematiche: emotività, egocentrismo e gestione degli elementi messi a disposizione.

In una semplice progettazione di didattica teatrale si intrecciano le funzioni di entrambi gli emisferi celebrali, permettendo ai bambini di conoscere se stessi, gli altri e il mondo. Anche gli artisti e gli scienziati continuamente utilizzano le finzioni, ossia utilizzano modelli, metafore, ipotesi per stabilire relazioni tra i fenomeni e la realtà.

Il procedimento è il medesimo che segue il bambino quando dall’irrealtà arriva alla realtà attraverso la finzione.

Nel Documento Ministeriale Indicazioni strategiche per l’utilizzo didattico delle attività teatrali del 2017, si legge: «Condividere obiettivi strategici e metodologici è una delle condizioni per salvaguardare e valorizzare la specificità delle singole esperienze scolastiche e per rafforzare, altresì, la loro progettualità mediante il confronto critico e lo scambio di informazioni. Socializzare il know-how, implementando il sistema delle buone pratiche, contribuisce alla crescita di un’idea curricolare della didattica degli spettacoli artistici, ad esaltare la trasversalità disciplinare e a favorire una progettazione di percorsi che pone al centro del processo di apprendimento l’allievo, ovverosia il suo talento, il suo pensiero, le sue emozioni. In sintesi: la sua individualità».

This article is from: