LUNGA VITA
AL TELEVIDEO!
Il 2024 è l’anno delle grandi celebrazioni: 100 anni della radio, 70 della televisione, 40 anni del Televideo. Quattro decenni di, citando un utente, “parole bianche su uno sfondo nero in cui trovare tutto”.
Era il 1984 quando iniziammo a utilizzarlo, quasi con stupore, perché per la prima volta potevamo interagire con la Tv attraverso il telecomando, in tempo reale, 24 ore al giorno. La Rai portò nelle case italiane un anticipo di quella che poi sarebbe diventata la rete, puntando inizialmente a un servizio basico dell’informazione, per poi ampliare l’offerta. Parole chiave, sinteticità e oggettività. Caratteristiche mantenute anche a 40 anni di distanza. Milioni di utenti lo consultano oggi come ieri, definendolo “chiaro, essenziale, completo, incontaminato”.
Il Televideo è una certezza, un punto fermo e una gradevole abitudine quotidiana. I suoi punti di forza sono l’affidabilità, l’ampiezza dell’offerta, la chiarezza dei contenuti, la capacità di raggiungere quelle persone che non usano internet. Allo stesso tempo, però, per i più “digitalizzati” è on line anche con un sito corredato di video, approfondimenti e richiami ad altre pagine. Punto fermo per le persone sorde o ipoudenti con la famosa pagina 777 che forma il sottotitolo. Per il quarantennale, da un’idea del direttore di Rai Pubblica Utilità Giuseppe Sangiovanni, a cura del giornalista Guido Barlozzetti, è nato anche un volume, “La Tv da sfogliare” (Rai Libri), che del Televideo celebra la storia, il presente e il futuro, e la grande macchina organizzativa che lavora a questo servizio, sempre nell’ombra e con grande tenacia. Milioni di dati e migliaia di pagine che si sono rincorsi in questi anni e che continuano a restare un punto di riferimento di chi considera il Televideo non solo un mezzo, ma un caro amico. Lunga vita al Televideo!
Fabrizio Casinelli
Vita da strada
SOMMARIO
MASSIMILIANO GALLO
Veste con successo i panni dell’avvocato d’insuccesso Vincenzo Malinconico, protagonista della popolare serie della domenica di Rai 1. L’intervista del RadiocorriereTv
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LA FAMIGLIA MALINCONICO
Vincenzo, Nives, Alagia e Alfredo al centro della storia creata dallo scrittore
Diego De Silva
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LA PRIMA ALLA SCALA
Il 7 dicembre la diretta de “La Forza del Destino” di Giuseppe Verdi. Una produzione Rai Cultura in esclusiva in 4K su Rai 1, Rai
Radio 3 e RaiPlay
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I BIG DI SANREMO
Il direttore Artistico del Festival Carlo Conti ha presentato gli artisti in gara a febbraio sul palco del Teatro Ariston
14
VITO AMATO
Tra le new entry della nona stagione de “Il Paradiso delle Signore” interpreta il personaggio di Mimmo Burgio. L’intervista del RadiocorriereTv
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DIRETTORE RESPONSABILE
FABRIZIO CASINELLI
Redazione - Rai
Viale Giuseppe Mazzini
MINO REITANO
L’amore per la musica e la famiglia, il successo. Venerdì 6 dicembre alle 16.10 Rai 3 ricorda l’amato cantante calabrese
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La Rai si racconta in digitale
24
Al cinema dal 5 dicembre il film di Mimmo Verdesca con Barbora Bobulova, Marie Christine Barrault, Stefania Sandrelli e Sara Ciocca
Intervista al Commissario Capo Elisabetta Accardo, portavoce del Questore di Roma
In onda su Rai Gulp e RaiPlay la serie per ragazzi con l’influencer Nicky Passarella
PIU’ LIBRI PIU’ LIBERI
La Rai alla Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur a Roma
In occasione dell’importante compleanno Rai Libri dedica al Televideo il volume “La Tv da sfogliare”
Tutto il meglio della musica nazionale e internazionale nelle classifiche di AirPlay
Una selezione dei film in programma sulle reti Rai
Anteprima della puntata in onda su Rai Radio 1
L'arte, la musica, la storia, la danza, il teatro, i libri, la bellezza raccontati dai canali Rai
MASSIMILIANO GALLO
«In questo periodo storico il nostro avvocato di insuccesso è un personaggio rivoluzionario, un antieroe. Non è un perdente, ma un non vincente per scelta a cui non interessa apparire fallato, che non ha paura di mostrare le sue debolezze, le sue piccolezze» racconta al RadiocorriereTv l’attore, di grande successo, impegnato la domenica su Rai 1 con la seconda stagione di “Vincenzo Malinconico. Avvocato di insuccesso”
L’ATTORE? UN ESSERE STRAORDINARIO
L’ATTORE?
«In questo periodo storico il nostro avvocato di insuccesso è un personaggio rivoluzionario, un antieroe. Non è un perdente, ma un non vincente per scelta a cui non interessa apparire fallato, che non ha paura di mostrare le sue debolezze, le sue piccolezze» racconta al RadiocorriereTv l’attore, di grande successo, impegnato la domenica su Rai 1 con la seconda stagione di “Vincenzo Malinconico. Avvocato di insuccesso”
Dicembre è un ottimo momento per il pubblico che ama Massimiliano Gallo. Arriva la seconda stagione dell’”Avvocato di insuccesso” più amato d’Italia, poi “Questi Fantasmi”, e ancora tanto teatro. Dove trova le energie?
Bella domanda (ride). La ragione è nel grande entusiasmo con cui affronto questo lavoro, un mestiere molto particolare, che è anche un modo di vivere. Stai molte ore sui set, poi ti dedichi alla promozione… Rubi tempo alla famiglia e puoi farlo, secondo me, soltanto se mosso da una grande passione. Io conservo, per adesso, l’entusiasmo di quando cominciai, ho una grande curiosità, voglio affrontare sempre cose nuove, esplorare.
Un entusiasmo condiviso con Vincenzo Malinconico. Come lo ritroviamo?
All’inizio un po’ devastato dall’ultimo fallimento d’amore, poi desideroso di riprendersi la vita, sostenuto da colleghi, da amici e dal mondo che lo circonda, a cominciare dalla famiglia. L’universo di Malinconico è abbastanza complicato, si aggiunge in questa stagione una linea orizzontale, con un caso seguito dall’inizio alla fine. In questo secondo capitolo c’è un cambio di regia, affidata a Luca Miniero, che secondo me ha fatto un lavoro straordinario, la storia si arricchisce, poi, dell’ingresso di un nuovo personaggio - Clelia Cusati (interpretata da Giulia Bevilacqua) -, una giornalista che entra a gamba tesa nella vita dell’avvocato, diventando il suo nuovo “interesse”. Insieme a tutti gli altri ruoli fondamentali, non può mancare l’amico immaginario Massarini. La scrittura di De Silva ha fatto il resto, tutto nasce dai suoi libri, dal tocco di Diego anche nella sceneggiatura. Credo che questa serie non abbia nulla da invidiare a un racconto internazionale, si ride molto e c’è molta emotività, molta commozione… insomma, è molto figa (ride).
Alessandro Baricco, commentando il film di Angelina Jolie, adattamento del suo “Senza Sangue”, ha dichiarato che “i libri devono sempre sparire nei film” perché si deve solo respirare il cinema, dimenticare che prima c’era un romanzo. Ha però sottolineato che il “il colore di questo film” è il suo… Baricco ha detto una cosa molto intelligente e vera. Il libro ti permette di volare alto e velocemente grazie alla fantasia e all’immaginazione, sfogli una pagina e sei ovunque nel mondo. Cinematograficamente è un processo molto più complesso, noi lo abbiamo affrontato già nella prima stagione di “Vincenzo Malinconico”, nella quale ci siamo chiesti: come rappresentare al meglio il mondo descritto da Diego De Silva. Avevamo a che
fare con un amico immaginario che cantava le canzoni di Ornella Vanoni e poi, all’improvviso, la Vanoni la ritrovavi sul divano… La scelta, ovviamente, è mantenere il colore dell’autore e tradurlo al meglio in immagini.
Qual è il colore di Malinconico che preferisce?
È un uomo che ha un po’ di malinconia, quindi, forse un rilassante blu perché l’avvocato è anche pigro.
E se invece volessimo inserire Malinconico tra i modelli umani a disposizione, che valore incarnerebbe questo avvocato di insuccesso?
In questo periodo storico il nostro avvocato di insuccesso è un personaggio rivoluzionario, un antieroe. In un mondo in cui abbiamo raccontato a tutti, e ci siamo raccontati, che dobbiamo essere perfetti dalla mattina appena svegli a quando vai a dormire, è rincuorante sapere che esiste una persona che non vuole partecipare alla competizione. Non un perdente, ma un non vincente per scelta a cui non interessa apparire fallato, che non ha paura di mostrare le sue debolezze, le sue piccolezze.
È un eroe che si interroga spesso sulla felicità…
Si chiede sempre dove ha sbagliato quando è felice, perché sa che la felicità, prima o poi, ti porta il conto. Diciamo che anche questo stato d’animo lo preoccupa. Malinconico si muove per inerzia, è il mondo che gli gira attorno, succede di tutto, lui deve per forza spostarsi.
Cosa le sta lasciando la frequentazione con questo personaggio?
Siamo ormai grandi amici, un po’ mi appartiene, lo sento mio, e per certi versi mi somiglia pure. Siamo su un livello abbastanza pericoloso di convergenza.
Come attore è arrivato alla popolarità non prestissimo, poi è stato travolto dall’amore del pubblico… Come si gestisce tutto questo successo?
Con grande calma. Prima di essere travolto dall’amore enorme del pubblico, ho sempre lavorato tanto, e con soddisfazione, senza preoccuparmi della fama o di quello che c’era attorno. Avevo il mio mondo – il teatro -, non mi sono mai sentito uno sfigato, a dir la verità. La popolarità ha, effettivamente, complicato la situazione e, sebbene ci sia arrivato con una maturità diversa, bisogna imparare a gestire bene la situazione, perché devi proteggere il tuo privato, trovare un equilibrio. Sento veramente un grande affetto nei miei confronti, ovunque vada, a teatro o per strada, sono uno che rimane anche quaranta minuti dopo lo spettacolo con la gente a fare le foto… Questo è, almeno nel mio caso, l’effetto della televisione, che ti catapulta dentro le case delle persone, facendoti diventare uno di famiglia. Il pubblico che va al cinema o a teatro è diverso, diciamo selezionato, di nicchia, perché sceglie di pagare un biglietto per venire a vederti, mentre la tv è un fenomeno travolgente. Me ne sono accorto quando, durante una tournée a Bergamo,
due ragazze giovanissime mi hanno aspettato fuori dal teatro e ringraziato per aver fatto loro compagnia durante la pandemia. Io ero stato a casa loro, chissà con quante repliche, con quante cose su RaiPlay…
Spesso, però, c’è un po’ di confusione tra attori e attori/influencer….
Per come considero io il mestiere dell’attore, questi fenomeni non li tengo neanche in considerazione. Per me l’attore è una cosa sacra, un essere straordinario che deve immagazzinare miliardi di informazioni come un computer e metterci dentro le emozioni. Non è che un giorno ti svegli e sei un attore, devi studiare, molto. Dobbiamo, invece, stare attenti ai fenomeni televisivi che danno a questi ragazzi un’immediata visibilità, penso ai talent, per esempio, per un anno ti trovi sotto l’albergo duemila persone, e dopo nessuno sa più chi sei. Tutto questo può essere devastante, se anche io, con la mia età e con la mia esperienza, ho difficoltà a gestire la popolarità, mi chiedo come possa farcela un giovanissimo “consumato” velocemente dalla televisione.
Cosa le ha dato questo mestiere, e le ha tolto?
A me ha dato tutto, toglie chiaramente la possibilità di vivere la famiglia in maniera più serena. Mi sono fatto spesso questa domanda rispetto ai figli, a ciò che posso lasciare loro in eredità, la stessa che probabilmente si è fatto mio padre quando ero
ragazzo (Nunzio Gallo, attore e cantante che vinse il nel 1957 il Festival di Sanremo). Stai meno tempo con i tuoi cari, ma quello che ho trascorso è stato di qualità?
Tutto questo si ricollega anche a suo padre…
Quando io vedo mio padre in tv per me è come se fosse rimasto un po’ immortale, che non fosse mai andato via. Può darsi che ai figli lascerò altro, libri, i miei lavori da attore, e forse tutto questo avrà per loro un valore molto più profondo. Lo stesso che mi ha donato mio padre, con cui ho vissuto meno la quotidianità, ma porto con me la sua grandezza, il suo profondo senso del lavoro e dello spettacolo, la passione e il rispetto con cui faceva quel lavoro. Tutti ancora ne parlano, e per me è come se stesse sempre qui.
Frequenta tanti palchi, come si trasforma l’attore gallo in scena, a teatro, al cinema o su un set di una fiction? Dove si sente più a casa?
Il teatro è la casa mia, ci vado con le pantofole, sono molto rilassato e lì chiaramente do il meglio di me, interagisco con il pubblico in continuazione. Ora, per esempio, siamo in giro con “Anni 90”, uno spettacolo con sei musicisti e un cantante, con le ballerine, insieme facciamo veramente tante cose. La televisione e il cinema sono più complicati perché, mentre a teatro tutto nasce e muore in quel momento, al cinema si deve fare un lavoro psicologico interessante.
Ha anche scritto un libro di fiabe per adulti… perché? Abbiamo perso la capacità di sognare?
La capacità di sognare, purtroppo, si perde durante la crescita, ci dimentichiamo la nostra parte di bambini. Attraverso “Favoloso. Favole e pensieri per grandi mai cresciuti” ho voluto veicolare alcuni miei pensieri sull’amore, sul razzismo, sull’intolleranza. Quel che è più grave è che noi adulti abbiamo sottratto in anticipo ai ragazzi la possibilità di sognare, li abbiamo completamente devastati, depressi, avviliti. I giovani oggi si svegliano e le prime parole che sentono sono “terza guerra mondiale” o quanti morti ci sono stati. È troppo da metabolizzare. I ragazzi che vengono a vedere “Anni 90”, un’esplorazione in maniera chiaramente giocosa e riflessiva su come eravamo, su quello che viviamo oggi, si divertono molto, spesso mi scrivono che invidiano il modo in cui prima riuscivamo a stare insieme, anche senza fare niente. Ora, invece, i giovani si riuniscono per scrollare uno smartphone.
Massimiliano, a presto su Rai 1 con “Questi Fantasmi”… Un progetto di cui sono orgogliosissimo, per la terza volta la Rai mi affida Eduardo De Filippo, dopo “Filumena Marturano”, “Napoli Milionaria” arriva questa nuova opera diretta da Alessandro Gassman, con cui ormai c’è un rapporto di lavoro, di stima e di amicizia che va avanti da anni. È un regista straordinario, dotato di grande sensibilità e senso di protezione degli attori. Al mio fianco, questa volta, Anna Foglietta. Non vedo l’ora che vada in onda.
Fulcro del mondo creato da Diego De Silva è la famiglia
Malinconico: Vincenzo, Nives, Alagia e Alfredo. Lo scrittore al RadiocorriereTv : «Vincenzo è molto simile a noi, ed è la ragione per cui il pubblico lo ha riconosciuto e gli ha voluto bene»
IL SUCCESSO
DI UNA FAMIGLIA
SUCCESSO FAMIGLIA NORMALE
DIEGO DE SILVA, L’AUTORE
Malinconico, il successo della normalità…
È il contrario dei tanti avvocati arrivati e famosi a cui ci hanno abituati tanta letteratura e tanto cinema di genere. È uno di noi che arranca per arrivare alla fine del mese, è un avvocato che ha grande capacità di empatia con i casi che gli capitano, e questa sua sgangheratezza si riverbera anche nella sua vita privata. Una vita sentimentale sempre abbastanza incerta, irregolare, ma ha una bellissima famiglia, una ex moglie che ancora lo ama e due figli meravigliosi, ai quali si rapporta in maniera neanche autoritaria ma autorevole. Questo fa sì che sia molto simile a noi, ed è la ragione per cui il pubblico lo ha riconosciuto e speriamo che continui ad amarlo. Lo ritroviamo con il cuore a pezzi perché una sua ultima donna lo ha lasciato, tra l’altro per un equivoco, ma si affaccia all’orizzonte un nuovo possibile amore. Vedremo come andrà, non sarà assolutamente facile per lui.
Un consiglio al suo Malinconico?
Essendo io il suo deus ex machina gli direi di continuare così, di prendere la vita come arriva e e di vedere cosa succede. Dobbiamo avere anche la capacità di lasciare andare le cose, non solo di arraffarle.
TERESA SAPONANGELO È NIVES, L’EX MOGLIE
Nives ha conquistato il pubblico Tv… Nives è un personaggio tra il comico e l’erotico. E mi dicono che sia quello più sensuale che io abbia interpretato, si tratta però è una sensualità legata, appunto, alla solarità, all’ilarità. Sono molto contenta di affrontare la commedia e lavorare con Massimiliano Gallo. Una bellissima occasione, un’opportunità, perché significa lavorare a un certo livello con tutti i colleghi di questa serie. Non vedo l’ora di vedere la serie in televisione.
L’ironia è la parola chiave… È bello e sorprendente che tutta l’Italia, oggi, riesce a capire, a comprendere, i toni napoletani, campani, questo modo di giocare che non è più relegato a Massimo Troisi o ai grandi del passato. Noi possiamo parlare in napoletano stretto ed essere compresi, questa è una grande risorsa.
Un consiglio a Nives…
Di distaccarsi da Malinconico, soltanto prendendo le distanze si può capire se è vero amore, almeno dal tuo punto di vista.
CHIARA CELOTTO È LA FIGLIA ALAGIA
Alagia, un personaggio in piena trasformazione… È stato il mio primo ruolo un po’ più grande, un ruolo che ho amato profondamente. Il suo modo di essere mi ricorda molto un lato del mio carattere, l’essere spensierata. Alagia continuerà ad esserlo, ma diventando mamma aumenteranno le responsabilità e le preoccupazioni
Cosa significa essere figli di Vincenzo e Nives?
È sicuramente meraviglioso, nel senso che Nives, con tutti i suoi difetti ha tanto amore dentro che magari non sa ben veicolare, però è comunque una mamma piena d’amore. Vincenzo è un amico, un padre, è un personaggio che porta tanta allegria, per Alagia è una grande spalla, un grande appoggio.
FRANCESCO CAVALLO È IL FIGLIO ALFREDO
Alfredo ritorna a Salerno, il rapporto con il padre diventa più maturo…
Alla fine della prima stagione lo abbiamo lasciato un po’ deluso dal punto di vista amoroso, è andato a vivere a Roma, ora ritornerà a Salerno per una promozione e succederanno delle cose. Suo malgrado verrà coinvolto in un caso di cui si starà occupando. Lo troviamo molto cresciuto, in quella fase in cui si passa dall’essere figli all’essere adulti. Penso che una delle cose più belle di questa seconda stagione sia il rapporto genitori-figli, credo che in questo periodo storico siano rari i rapporti padre-figlio così stretti. Osservando Vincenzo e Alfredo troviamo due adulti che si confrontano, non più un padre e un figlio adolescente.
La scrittura dei personaggi, il linguaggio. Va in scena la bellezza della normalità…
Nella scelta delle parole è tutto molto calibrato, in questo progetto è raro che si trovi l’esigenza di dover cambiare una battuta per renderla più naturale, più discorsiva, più fluente. È tutto scritto talmente bene e con talmente tanta cura che il lavoro dell’attore è semplicemente quello di capire il senso del testo e restituirlo poi al pubblico.
I BIG DELL’ARISTON
Il direttore artistico Carlo Conti ha annunciato i trenta interpreti in gara nella 75esima edizione del Festival, che si svolgerà nella Città dei fiori dall’11 al 15 febbraio
“Uno spaccato fedele e rappresentativo del panorama musicale italiano, sempre più variegato e protagonista delle classifiche”. Lo dice Carlo Conti, il direttore artistico del 75° Festival della Canzone Italiana di Sanremo, annunciando domenica 1° dicembre al Tg 1 la lista dei 30 Big in gara. Il 18 dicembre, nel corso della diretta di “Sarà Sanremo”, in onda su Rai 1 dal Casinò di Sanremo, saranno svelati i titoli delle canzoni dei Big. “Questo cast e questo risultato sono merito dell’ottimo lavoro dei cantanti, delle case discografiche (major ed etichette indi-
pendenti) nonché dei tanti autori e produttori che ringrazio” afferma Carlo Conti. “Anche per questa edizione ho ricevuto tantissimi brani e molti di qualità, tanto che ho dovuto compiere delle scelte difficili e per alcuni versi dolorose. Non a caso ho infatti proposto la modifica al regolamento per incrementare il numero dei Big in gara”. Modifica al Regolamento del Festival anche per quanto riguarda le votazioni: le radio straniere saranno inserite nella Giuria della Sala Stampa come categoria “ospite”. Appuntamento al Teatro Ariston dall’11 al 15 febbraio, in diretta su Rai 1, Radio2 e RaiPlay.
LA PRIMA ALLA SCALA LA FORZA DEL DESTINO
Il 7 dicembre la diretta di Rai Cultura da Milano del capolavoro di Giuseppe Verdi. In esclusiva in 4K su Rai 1, Rai Radio 3 e RaiPlay
Una “Forza del destino” in 4K: è la Prima della Scala che Rai Cultura propone in diretta su Rai 1 il 7 dicembre e che - come per il Don Carlo dello scorso anno - avrà una definizione quattro volte superiore rispetto agli standard televisivi abituali. Sarà quindi una Forza del destino “mai vista” quella proposta dal Direttore musicale Riccardo Chailly e dal regista Leo Muscato per l’apertura di stagione del primo teatro italiano. Dieci telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 15 radiomicrofoni dedicati ai solisti. Un gruppo di lavoro di 50 persone tra cameraman, microfonisti, tecnici audio e video. Una preparazione che vede lo staff di regia seguire fin dalle
prime prove la messa in scena dello spettacolo, e un numero crescente di addetti lavorare nelle due settimane precedenti il debutto. Lo spettacolo, con la regia televisiva di Arnalda Canali, sarà trasmesso in diretta anche su Radio 3, su Rai 1 HD canale 501, su Rai 4K e su RaiPlay, dove potrà essere visto per 15 giorni dopo la prima. Oltre tre ore di trasmissione, completa di sottotitoli, per portare il capolavoro di Verdi nelle case degli italiani, perché la grande musica è di tutti. Oltre a trasmettere l’opera, con grande attenzione per la ripresa audio e video curata dal Centro di Produzione Tv di Milano, come di consueto la Rai racconterà anche ciò che accade attorno allo spettacolo più atteso della Stagione. Su Rai1 Milly Carlucci e Bruno Vespa, con collegamenti di Serena Scorzoni dal foyer, condurranno la diretta televisiva incontrando, prima dell’inizio e durante l’intervallo, i protagonisti e gli ospiti presenti. Per Radio 3 seguiranno la diretta Gaia Varon e Oreste Bossini. Sa-
DESTINO
ranno coinvolte anche le diverse testate giornalistiche della Rai con dirette, servizi e approfondimenti, con ospiti in studio e dal foyer della Scala. Come per il Don Carlo del 2023, anche quest’anno la trasmissione dell’opera sarà corredata dall’audiodescrizione in diretta, grazie alla quale anche le persone cieche e ipovedenti potranno avvalersi di tutte quelle informazioni visive non trasmesse verbalmente – costumi, aspetto e mimica dei personaggi, azioni non parlate, location, scenografia e luci –, tale accessibilità sarà estesa anche a tutto ciò che accadrà intorno allo spettacolo e verrà trasmesso in TV prima dell’inizio e durante l’intervallo. Il servizio è realizzato da Rai Pubblica Utilità – Accessibilità. L’audiodescrizione, attivabile dal televisore sul canale audio dedicato – e fruibile anche in streaming su RaiPlay – fa parte del percorso di inclusione intrapreso con impegno e determinazione dalla Rai, con l’obiettivo di rendere sempre più concreta e ampia l’offerta di vero servizio pubblico.
Si avvarranno delle riprese in Alta Definizione diffuse da Rai circa 40 sedi coinvolte nell’iniziativa sociale “Prima Diffusa” del Comune di Milano e il maxischermo collocato al centro dell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, che offre la Prima ai cittadini. Sono numerosi i broadcaster di tutti i continenti che trasmetteranno l’evento in diretta da Milano grazie agli accordi sottoscritti con Rai Com: da ARTE per Francia, Belgio, Austria, Germania, Liechtenstein e Lussemburgo alla Svizzera RSI, dalla portoghese RTP alla ceca Česká Televize (in leggera differita) quest’ultima). Dall’Europa al Giappone, dove la NHK manderà in onda l’opera in differita in formato 4K HDR. La prima della Scala sarà fruibile in tutto il mondo sulla piattaforma Medici Tv e sarà proiettata in diretta anche nelle sale cinematografiche di Finlandia, Scandinavia, Spagna, Svizzera, America Latina, Australia e Nuova Zelanda e in Italia in un network di oltre 20 sale tra cinema indipendenti e circuito Uci Cinemas.
VITO AMATO
Il giovane attore napoletano e il debutto ne “Il
Paradiso delle Signore” nel ruolo di Mimmo Burgio: «È il mio primo personaggio importante e l’emozione al primo ciak è stata tanta». E ancora: «Ho cercato il Mimmo nascosto senza fermarmi a una lettura superficiale. Ho scoperto un ragazzo buono e curioso»
Come è stato l’incontro con Mimmo?
Mi è sempre stato insegnato che un attore non deve giudicare il proprio personaggio. In questa situazione è stato abbastanza difficile non farlo in quanto Mimmo, dato il retaggio culturale e gli anni in cui ci troviamo, ha convinzioni forti e molto radicate in una Sicilia degli anni Sessanta che aveva un’idea tanto conservatrice della vita e dei rapporti umani. Il lavoro è stato quello di analizzare un giovane che è certamente buono e generoso, ma che è vittima del pensiero comune di quegli anni nella sua terra. Ho dovuto cercare il Mimmo nascosto e non fermarmi a una lettura superficiale del personaggio.
Ci racconta il suo primo giorno di set?
Mimmo Burgio è il mio primo personaggio importante e l’emozione al primo ciak è stata tanta. La scena era quella dell’arrivo di Mimmo a Milano, con la sventata rapina della lambretta del Dottor Landi, una scena dinamica, con le prove con lo stuntman, è stato davvero un benvenuto frizzante (sorride). Sentivo una grande responsabilità, volevo fare bene perché amo questo lavoro e vorrei continuarlo a fare.
Com’era l’Italia degli anni Sessanta?
Quella da cui proviene Mimmo, l’Italia del Sud, era un’Italia in cui le donne non potevano uscire da sole la sera, in cui era impensabile che si vedessero con le amiche per andare ad assistere a un concerto o che vivessero da sole se non sposate. Ma era anche una società che talvolta vedeva con sospetto il fatto che una donna lavorasse. “Il Paradiso delle Signore” è una testimonianza dell’evoluzione del Paese, di come è cambiato nel tempo. Penso che Mimmo sia l’emblema del cambiamento dell’Italia del Sud. Tutti i personaggi provenienti dalle regioni meridionali, come ad esempio i Puglisi, quando sono arrivati nella Milano di quegli anni, già molto moderna, sono andati incontro al cambiamento evolvendo.
Cosa l’ha colpita di più del set del “Paradiso”?
Il lavoro incredibile dei reparti impegnati in una ricostruzione storica eccezionale, dai costumi alle scenografie alle auto. Gli anni Sessanta, come il decennio precedente, mi affascinano e
UN’ESPERIENZA
UN’ESPERIENZA INCREDIBILE
non poco: amo molto il cinema di quel periodo, a partire dalle pellicole di Totò.
Vito e Mimmo, cosa vi accomuna?
A unirci sono la bontà d’animo, la curiosità, il desiderio di conoscere.
Come nasce la sua passione per la recitazione?
Non per caso, posso dire di essere nato sulle tavole di un palcoscenico (sorride). Mia madre ha una scuola di danza e a quei tempi anche una compagnia di musical. Sono nato a gennaio ed ero nel suo pancione mentre faceva le prove per il saggio di Natale. A undici anni ho cominciato a studiare, il ruolo che mi fece innamorare del mestiere dell’attore fu quello di Capitan Uncino in “Peter Pan”, sentii le farfalle nello stomaco, qualcosa che mi fece capire di come quella fosse la strada da percorrere, almeno per quel periodo di vita. Un periodo che si sta dilungando e questo mi fa pensare che sia la strada della mia vita.
Che cosa significa essere un attore oggi?
Quello dell’attore è un mestiere complicato, in perenne disequilibrio e che ti porta a interfacciarti con i no, che fanno parte del percorso. Un disequilibrio che è al tempo stesso il fattore che dà moto all’azione. Sono sempre alla ricerca di conferme, questo mestiere non dipende mai esclusivamente da te.
Pensa a una sera a cena con il tuo Mimmo, avresti un consiglio per lui?
Innanzitutto lo ringrazierei per le emozioni che mi sta facendo vivere. Un personaggio ti fa uscire dalla tua pelle per farti entrare in quella di un altro, per farti divertire. Gli direi di essere più sicuro di sé, di credere in se stesso perché il mondo non è un suo nemico e Milano saprà accoglierlo nel migliore dei modi.
Il suo sogno di giovane attore…
Di stare bene con me stesso e di essere felice e la recitazione è sicuramente un tassello di questa felicità. Il sogno è anche quello di riuscire a sbarcare nel grande cinema, magari anche oltreoceano. Mi piacerebbe lavorare con grandi registi, amo molto Paolo Sorrentino, Gabriele Mainetti, Marco Bellocchio, il genio senza tempo di Pupi Avati. Sono giovane e spero ci sia tutto il tempo del mondo.
C’è un ruolo del cinema del passato, o contemporaneo, che la affascina più di ogni altro?
Quello di Titta Di Girolamo (interpretato da Toni Servillo) ne “Le conseguenze dell’amore”, uno dei film che mi ha fatto innamorare di Sorrentino.
Per concludere torniamo al “Paradiso”, cosa prova al pensiero di far parte di una serie così amata in Italia e nel mondo?
Grande gratitudine per essere capitato in un progetto così pulito e così vero. Un set buono e gentile che è un bellissimo luogo di lavoro, una famiglia. È un onore vero.
MINO REITANO. LA VOCE ITALIANA
L’amore per la musica e la famiglia, il successo. Venerdì 6 dicembre alle 16.10 Rai 3 ricorda l’amato cantante calabrese nel docu in prima visione Tv di Antonio Centomani
Mino Reitano rappresenta la realizzazione del sogno di un giovane, emigrato dalla Calabria prima in Germania poi a Milano, dove si stabilirà chiamando al suo fianco tutta la sua famiglia. Il documentario di Antonio Centomani in onda venerdì 6 dicembre alle 16.10 Rai 3, ripercorre la vita dell’uomo e dell’artista, i successi come cantante, autore, conduttore televisivo, scrittore,
fino alla laurea ad honorem in sociologia. Personaggio di caratura internazionale, ad Amburgo si esibì insieme ai Beatles, in America volle conoscerlo Frank Sinatra. “Mino Reitano. La voce italiana nel mondo” intreccia pubblico e privato, anche attraverso il ricordo di amici e familiari, la moglie e le figlie prime tra tutti. Un viaggio tra successi, delusioni, dolori. Dall’orchestrina dei fratelli Reitano nel paese di origine, Fiumara di Calabria; a Sanremo, passando per “Canzonissima”, “Il Cantagiro”, “Settevoci”. Molti filmati ricorderanno nei concorsi canori e negli show televisivi, fino ad arrivare ad una commovente intervista che rilasciò per il programma “La Vita in Diretta” circa una settimana prima di morire.
IL VENTO CHE
ACCAREZZA L’ERBA
Irlanda 1920. Damien si unisce al fratello Teddy nella dura lotta contro il dominio britannico, rinunciando alla sua carriera di medico in Inghilterra. Dopo la vittoria e la firma del trattato con gli inglesi, il popolo irlandese però si divide in due fazioni. Damien e Teddy si troveranno divisi su fronti opposti. Palma d’oro a Cannes 2006. Con Cillian Murphy, Premio Oscar per “Oppenheimer”. Disponibile anche in lingua originale. Regia: Ken Loach.
BULL
Brillante e sfacciato, Jason Bull è a capo della Trial Analysis Corporation. La sua compagnia analizza giurati, avvocati e testimoni per sviluppare strategie di difesa vincenti nei processi più complicati e indirizzare il verdetto verso la parte giusta. I nuovi episodi nella sezione della piattaforma Rai dedicata alle serie internazionali. Regia: Phil McGraw, Paul Attanasio. Interpreti: Michael Weatherly, Freddy Rodrguez, Geneva Carr, Jaime Lee Kirchner.
Basta un Play!
I COLORI DELL’ARTE
La storia dell’arte narrata da una prospettiva particolare, quella dei colori e dei pigmenti che hanno permesso di creare le più memorabili opere dell’uomo: dai dipinti sulle caverne, ai meravigliosi manufatti egizi, agli affreschi di Giotto, ai dipinti di Raffaello, di Monet, di Van Gogh, fino all’arte contemporanea. Docu-serie con la regia di Linda Tugnoli.
TULIPOP
La fantastica isola Tulipop ospita un gruppo eterogeneo di cinque amici, che ogni giorno scoprono una nuova sorpresa: una creatura magica, una terra fantastica, un oggetto mistico, ispirati al patrimonio eclettico e al folklore mistico dell’Islanda. Anteprima esclusiva. Regia Sigvaldi J. Kárason.
PER IL MIO BENE
Esce il 5 dicembre il film di Mimmo Verdesca con Barbora Bobulova, Marie Christine Barrault, Stefania Sandrelli e Sara Ciocca. In un momento delicato della sua vita, Giovanna ha bisogno della persona che l’ha abbandonata, sua madre biologica. L’incontro con quella donna misteriosa e ostile porterà a galla verità sconvolgenti
Giovanna è una donna forte, autonoma. Guida fieramente l’azienda di famiglia e cresce da sola una figlia adolescente. La sua vita scorre solida, fino a quando non scopre di avere una grave malattia. Per la prima volta ha bisogno di qualcuno. Cerca all’interno della famiglia un donatore compatibile, ma sua madre le confessa che non è possibile: nessuno fino a quel momento ha mai avu-
to il coraggio di dirle che è stata adottata. Giovanna non sa più chi è. Vorrebbe risalire alle sue vere origini ma si scontra con una legge complicata. Quando il tribunale le comunica che sua madre biologica si rifiuta di aiutarla, Giovanna decide di aggirare le regole, rintraccia la donna e si presenta da lei, decisa a farsi conoscere. L’anziana donna che si trova davanti, Anna, è ostile e sfuggente, non si lascia avvicinare da nessuno. Mantenendo segreta la sua identità, Giovanna la avvicina con pazienza e sensibilità. Inizia tra loro un rapporto fatto di poche parole, gesti ruvidi e affetto. Anna lentamente si apre, inizia a fidarsi nuovamente di qualcuno, mentre Giovanna si dimentica del motivo di salute che l’ha spinta fin lì, per inseguire un bisogno di verità molto più profondo. Una verità legata alla storia della sua nascita. “Per il mio bene”, nelle sale dal 5 dicembre, è il racconto del viaggio interiore di Giovanna alla ricerca delle
BENE
proprie origini, fatto di scoperte sconvolgenti, accettazioni sofferte e anche di perdono. Nel cast del film di Mimmo Verdesca con Barbora Bobulova, Marie Christine Barrault, Stefania Sandrelli e Sara Ciocca. “Davanti alla necessità di sopravvivere a una grave malattia, per lei diventa più forte il bisogno di fare i conti con il proprio passato e inseguire il desiderio di verità –dice il regista –, quello che determina poi il tema principale del film: l’identità, come frutto del riconoscimento. Da dove vengo? A chi appartengo? E quindi chi sono? Attraverso la naturale convergenza di due realtà dell’essere madri e figlie (adottive e biologiche), ogni personaggio diventa lo specchio dell’altro e il ponte naturale tra passato, presente e futuro, tanto da chiederci fino a che punto sì è madri e fino a quando si resta figli? Domande assolute, legate alla natura complessa dei rapporti
umani, quelli che da sempre mi incuriosiscono, mi appassionano e mi toccano. Nel film non inseguo risposte ma osservo il risultato emotivo di queste riflessioni”. L’intera narrazione, infatti, oltre che di luoghi e ambienti, che qui sono il riflesso di un temperamento, di una condizione e di uno stato d’animo, vive soprattutto di emozioni. “Esse guidano i pensieri di tutti i personaggi – prosegue Verdesca – diventano il motore delle loro parole, delle loro azioni e rendono eloquenti i loro sguardi e i loro silenzi. Ho curato uno stile visivo essenziale e rigoroso per non snaturare la verità di ogni singolo sentimento raccontato, per non disperderne la vitalità e la purezza e permettere subito allo spettatore di riconoscersi e arrivare dritto al cuore di questa storia, che è, al tempo stesso, cruda e tenera, intima e universale, svelata in punta di piedi”.
LA RAI A PIU’
LA MISURA DEL MONDO
Torna la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur a Roma.
L’edizione 2024, che si ispira alla figura di Marco Polo a 700 anni dalla morte, vedrà ancora una volta la Rai partecipare con importanti iniziative editoriali
Cinque giornate imperdibili allo spazio Rai di “Più libri più liberi”, dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur a Roma. Anticipiamo di seguito il programma degli eventi, che saranno trasmessi in diretta sul sito www.ufficiostampa.rai.it
Mercoledì 4 dicembre
12.30 – Presentazione del volume “Trasformazione digitale e intelligenza artificiale” a cura di Rai Ufficio Studi – edito da Rai Libri
15.30 – Presentazione del volume “I lavori del futuro –Competenze e professioni per i nuovi media di Servizio Pubblico” a cura di Rai Ufficio Studi – edito da Rai Libri
16.45 – Presentazione di “No Women No Panel – Le cifre della parità”, report scientifico sul monitoraggio di genere nella comunicazione pubblica a cura di Lucio Pisacane e Arianna Voto
18.00 – Incontro con Massimiliano Ossini autore di “K2 –Un passo dalla vetta. Un passo dalla vita” edito da Rai Libri. Ossini racconta l’incredibile esperienza dell’ascensione del K2
Giovedì 5 dicembre
10.00 – “Il Buongiorno di Radio Kids Live” spettacolo dal vivo con Marco di Buono, Arianna Ciampoli e il pupazzo DJ a cura di Rai Radio Kids. I conduttori Arianna Ciampoli e Marco Di Buono incontrano i bambini per uno spettacolo pensato per le scuole primarie
12.30 – Presentazione del volume “La TV da sfogliare –1984 – 2024. 40 anni di televideo” a cura di Guido Barlozzetti per Rai Pubblica Utilità – edito da Rai Libri
14.30 – Presentazione de “Il linguaggio della diversità culturale – Prospettive per una comunicazione inclusiva”, ricerca-studio di Annalisa Tota e Raymond Siebetcheu, a cura di Rai Per la Sostenibilità – ESG e Rai Ufficio Studi, edita da Rai Libri
16.00 – No Name Radio presenta “Making of - come costruire una rivista” la storia di NERO, freepress nata 20 anni fa e diventata casa editrice, tra progetti editoriali e comunità reali e virtuali
18.00 – Incontro con Lorenza Fruci autrice di “Donne in onda” edito da Rai Libri. A settant’anni dalla prima trasmissione televisiva ufficiale della Rai, il 3 gennaio 1954, Lorenza Fruci ripercorre alcuni fondamentali momenti della rappresentazione della condizione femminile nei programmi della tv pubblica
19.00 – Incontro con Marco Carrara autore di “Tanti Auguri” edito da Rai Libri. Tanti auguri, cantava Raffaella Carrà: un inno gioioso che fa da perfetto sottofondo alla celebrazione dei 70 anni della televisione e dei 100 della radio in Italia
Venerdì 6 dicembre
11.00 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Ansia 2.0”: Quali sono le stupefacenti funzioni dell’ansia nella società della performance? È veramente un disturbo o stiamo sbagliando tutto? Conducono: Andrea Borgnino, Federica Mura e Luca Franco
12.00 – Rai Radio 1 in diretta “Wannabe – Il futuro che vorrei”. Il programma racconta le nuove generazioni, tendenze, progetti per il futuro, sogni, preoccupazioni. Conduce: Francesca Romana Ceci.
12.30 – Incontro con Collettivo Banfield autori di “Azzurro Davis” edito da Rai Libri. Otto scrittori (Lucio Biancatelli, Germana Brizzolari, Lorenzo Fabiano, Diego Mariottini, Matteo Mosciatti, Alessandro Nizegorodcew, Andrea Pelliccia, Carlo Rinaldi) raccontano altrettante finali di Coppa Davis raggiunte dall’Italia del tennis fra il 1960 e il 2023
13.30 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Donne di parola”: in occasione dei cento anni della radio, dieci storie di voci femminili che sono state centrali nella radio pubblica italiana. Conducono: Andrea Borgnino, Arianna Biagi e Luca Franco
15.00 – Rai Radio 3 in diretta “Fahrenheit” con Susanna Tartaro, Tommaso Giartosio e Florinda Fiamma. Musica dal vivo presentata da Valerio Corzani
All’interno della puntata “Ad Alta Voce”: lettura di alcune pagine tratte da “La ricreazione è finita”, di Dario Ferrari –edito da Sellerio – vincitore del Libro dell’anno 2023
18.15 – Incontro con Renzo Arbore e presentazione del volume “Bontà Vostra” di Gianni Garrucciu edito da Rai Libri.
Storia, vita e ricordi del più grande artista della televisione italiana
19.20 – Rai Radio 2 “Pink Freud – Psicoanalisi di musica e canzoni”: una seduta terapeutica in chiave podcast, in cui per la prima volta sdraiata sul divano non c’è una paziente ma una canzone. Questo è ciò che Angelo Villa, psicoanalista e raffinato musicologo riesce a fare, collegando alle canzoni di autori o band contemporanei i grandi temi della psicoanalisi, creando un’inedita chiave di lettura e di ascolto
Sabato 7 dicembre
10.30 – Rai Radio 1 “Plot Machine – La tua storia che non c’era”. Un format innovativo, interattivo e multimediale in onda il lunedì alle 23.05 e disponibile su RaiPlay Sound. Ospiti gli scrittori e tutti coloro che promuovono la “sana istigazione alla lettura”. Con Vito Cioce, Daniela Mecenate e Marcella Sullo
11.30 – RaiPlay Sound presenta un anno di “America 7”, il podcast settimanale di Oliviero Bergamini, caporedattore della Redazione Esteri Tg1, che racconta l’America oltre gli stereotipi, attraverso i suoi personaggi e gli aspetti meno conosciuti della sua cultura. Conduce: Andrea Borgnino. Ospite: Oliviero Bergamini
12.30 – Rai Radio 3 in diretta “L’isola deserta” dove naufraga Roberto Saviano per raccontare a Chiara Valerio il libro, il film e la musica che ha scelto di portare con sé
13.15 – Incontro con Marco Lollobrigida autore di “Oro Rosa” edito da Rai Libri. Storia delle donne che hanno portato l’Italia in cima al podio olimpico
15.00 – Rai Radio 3 in diretta “Fahrenheit” con Susanna Tartaro, Tommaso Giartosio e Florinda Fiamma. Musica dal vivo presentata da Valerio Corzani
17.00 – Rai Radio 3 in diretta “Tutta l’umanità ne parla”. Il talkshow impossibile di Edoardo Camurri e Michele de Mieri
convoca ospiti eccezionali provenienti da tutte le epoche e da ogni luogo – anche letterario – per ragionare sui temi emergenti dell’attualità
18.15 – Incontro con Loredana Lipperini autrice de “Il segno del comando” edito da Rai Libri. Un romanzo originale ispirato all’intramontabile sceneggiato Rai del 1971
19.20 – Rai Radio 2 “Pink Freud – Psicoanalisi di musica e canzoni” una seduta terapeutica in chiave podcast, in cui per la prima volta sdraiata sul divano non c’è una paziente ma una canzone. Con Angelo Villa
Domenica 8 dicembre
10.45 – Rai Radio 3 in diretta “La lingua batte” il programma per chi ama la lingua italiana. Con Paolo Di Paolo e musica dal vivo.
12.00 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Il falso”. La storia incredibile di un uomo, ladro e falsario di libri antichi, tra Buenos Aires, New York e Napoli. Conducono Andrea Borgnino e Paola Manduca
12.45 – Incontro con Alessandro Cassieri autore di “Tra Russia e Ucraina” edito da Rai Libri. Il racconto giornalistico dell’origine del conflitto tra Russia e Ucraina
13.45 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Tale padre”. Conduce: Andrea Borgnino
15.00 – Rai Radio 3 in diretta “Fahrenheit” con Susanna Tartaro, Tommaso Giartosio e Florinda Fiamma. Musica dal vivo presentata da Valerio Corzani. Proclamazione del Libro dell’anno 2024
18.15 – Incontro con Nathania Zevi autrice de “Il nemico ideale” edito da Rai Libri. L’antisemitismo non è mai stato davvero superato: può rimanere latente per anni e poi esplodere in maniera violenta e devastante.
IN LIBRERIA
La Tv da sfogliare
Il Televideo compie 40 anni e Rai Libri lo omaggia con il volume nato da un’idea del direttore di “Pubblica
Utilità” Giuseppe Sangiovanni, a cura del giornalista
Gudo Barlozzetti. Intervistati dal RadiocorriereTv, ripercorrono la storia, raccontano il presente e la visione del futuro del primo strumento interattivo della televisione
GIUSEPPE SANGIOVANNI
La storia del Televideo è diventata, su sua iniziativa, un libro, “La Tv da sfogliare” a cura di Guido Barlozzetti. Com’è nata l’idea di raccontare questi 40 anni in un libro?
Come un omaggio chi a ha lavorato in tutti questi anni in maniera spesso nascosta, dietro le quinte, perché il Televideo è sempre stato esposto in forma anonima, senza neanche le firme. Vuole essere prima di tutto un omaggio alle persone che lo hanno costruito, lo hanno immaginato con un esempio di grande innovazione e inclusione all’epoca in cui è stato concepito e poi anche un omaggio agli utenti che ancora oggi lo consultano quotidianamente in un rapporto continuativo, stretto, consolidato e che fa parte della missione del servizio pubblico della Rai.
Il 2024 è l’anno dei compleanni celebri… I 40 anni del Televideo si inseriscono nei 70 della televisione e nei 100 della radio. Credo che un posto sul podio lo meriti. Con questo libro abbiamo cercato di celebrarne il compleanno ripercorrendo le tappe della sua evoluzione e raccontando il lavoro quotidiano oltre che l’impegno di tutti coloro che lo hanno realizzato in questi anni.
L’informazione giornalistica su Televideo è sempre in primo piano, aggiornata e fruibile 24 ore al giorno. Una presenza costante, una sorta di certezza per gli utenti?
Certamente. E ci tengo molto a sottolineare che fare il giornalista di Televideo vuol dire avere senso della notizia perché deve saper scegliere quali informazioni mandare in onda, pubblicarle in diretta senza una regia o un regista o un tecnico che le metta in onda o che le filtri. Ci vogliono grande capacità di sintesi e di sapere usare le parole attraverso la pubblicazione diretta, con una grande velocità di azione e una accuratezza speciali, tali da riuscire a rendere comprensibile il messaggio senza alcun supporto di voci o immagini.
Rai Pubblica Utilità si conferma un supporto alla vita quotidiana del cittadino. State lavorando a nuove offerte?
Stiamo lavorando, con molti dei nostri partner come l’Aeronautica Militare e il Ministero dei Trasporti, ad una serie di podcast per spiegare al pubblico i comportamenti giusti da usare in materia di sicurezza stradale. Vorrei ricordare anche che, come
sfogliare
Rai, abbiamo partecipato alla campagna dell’Onu che spiega i comportamenti corretti. Siamo stati gli unici a portare i podcast in maniera completamente accessibile, quindi in lingue di segno e con sottotitoli. Un bel segnale da parte del servizio pubblico italiano.
GUIDO BARLOZZETTI
Il Televideo è diventato un libro. Quale storia racconta?
Racconta una storia di 40 anni che non deve essere soltanto interpretata al passato, perché è uno strumento che continua ad essere una delle espressioni più significative della missione del servizio pubblico. Raccontarlo significa ripercorrere un’epoca in cui la Rai cavalcava l’innovazione tecnologica e dove il Televideo rappresenta il primo momento nella storia della televisione in cui la televisione esce da se stessa e inaugura una stagione di interattività, prima ancora che nascesse la rete.
Possiamo dire che fu il primo “giornale” ad entrare 24 ore su 24 nelle case degli italiani grazie alla Tv?
Fu un’innovazione anche da questo punto di vista, perché ovviamente il pubblico era abituato ai giornali di carta, che si comprano la mattina e che restano invariati. L’informazione poi, erano i telegiornali e i programmi di approfondimento, ma
con il Televideo l’utente si trovava di fronte a notizie che venivano date in tempo reale. Questo tipo di informazione entrò da subito nelle abitudini dello spettatore-utente e si creò una sorta di affezione che è rimasta nel tempo. Il Televideo era ed è percepito come uno strumento affidabile.
E tra l’altro non soggetto alle fake news…
In un momento storico in cui sull’informazione alleggia anche una sorta di nuvola ambigua dove non sappiamo più bene il confine tra la verità e le notizie fake, il Televideo resta un luogo di garanzia.
Il Televideo ha ancora molto da scrivere?
Tantissimo. Basti pensare ai diversi strati del pubblico che non hanno una particolare familiarità con l’innovazione tecnologica.
In primo piano anche la funzione sociale…
Il Televideo è diventato il luogo attraverso cui le disabilità possono fruire dei programmi televisivi, in particolare i sordi e i cechi, attraverso le sottotitolazioni e con le audio descrizioni. Una funzione sociale che non può essere coperta in questo momento da nessun altro strumento.
Qual è stato il decennio più importante del Televideo?
Sostanzialmente nel tempo non è cambiato. Ha implementato il suo palinsesto, lo ha arricchito, sono cresciute le pagine, le rubriche, ma la fase iniziale è quella che poi ha fatto conoscere il servizio e ne ha decretato il successo.
Il Televideo è rassicurante, è una certezza. È anche questo il segreto del suo successo?
Assolutamente sì perché è stato percepito come uno strumento immediatamente affidabile e anche la maneggevolezza e l’affidabilità, ne hanno fatto un amico.
Alcuni utenti hanno descritto il Televideo come “semplici righe bianche su uno sfondo nero in cui trovare tutto”. Ma dietro queste righe cosa c’è?
Dietro le pagine è come dietro le quinte di un teatro. C’è una produzione, una macchina complessa con le redazioni che lavorano in tempo reale.
Si apriva il Televideo nelle tv a tubo catodico e si legge ancora oggi sulle smart tv. Come ne vede il futuro?
Oggi c’è anche la versione sito dove basta semplicemente digitare il numero della pagina e si apre in tempo reale con una serie di informazioni e di espansioni che sono approfondimenti, video, immagini. Televideo non è semplicemente lo strumento analogico che conoscevamo prima che diventasse digitale, ma uno strumento ormai integrato, attuale e futuro. Infatti questo libro non è stato soltanto la celebrazione di un compleanno, ma un’occasione per parlare della qualità di uno strumento di servizio pubblico.
Lunedì 2 dicembre alle 23.05 andrà in onda Radio1 Plot Machine, il programma di scrittura interattiva condotto da Vito Cioce e Duccio Pasqua. Ospiti la giornalista e scrittrice Laura Donadoni, che ha pubblicato il libro “Intrepide. Storie di donne, vita e libertà” (Slow Food), e Maria Romana Tetamo, che con la libreria “Dudi” nel centro di Palermo ha dato a vita numerose iniziative per la promozione della lettura tra bambini e ragazzi. Scrivi subito il tuo Miniplot (vedi incipit qui sotto) con un commento al post che trovi in alto sulla pagina Facebook Radio1 Plot Machine oppure invialo dalle 23 di stasera con un whatsapp, scritto o in voce, o con un sms al numero di Radio1 335/6992949. I Miniplot più originali saranno letti durante la trasmissione.
DONNE IN PRIMA LINEA
La Polizia di Stato dalla parte delle donne: in occasione delle celebrazioni dedicate alla “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, a Santa Maria Capua Vetere, è andato in scena lo spettacolo teatrale e musicale “… questo non è amore”. Tratto dall’omonima campagna, da anni avviata sulla sensibilizzazione al tema della violenza di genere, l’evento ha visto la partecipazione del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Vittorio Pisani, e dei vertici istituzionali nazionali e territoriali. Sulle note della Banda Musicale della Polizia di Stato testi originali sul tema della violenza, scritti e interpretati degli artisti dell’associazione casertana “Ali della mente”. A margine dell’esibizione, è stato lanciato, in anteprima, uno spot sulla dicotomia fra amore e violenza, bene e male. L’evento, organizzato dalla Questura, ha visto coinvolti rappresentanti della realtà casertana – centri antiviolenza, studenti dell’Università e della Consulta studentesca, esponenti del mondo culturale, politico, giudiziario e religioso –nella cornice del “Garibaldi”, storico teatro lirico della città di Santa Maria Capua Vetere. Durante la serata, con l’accompagnamento dei musicisti della Banda della Polizia di Stato, è stato presentato, in anteprima, il cortometraggio “Effetto personale”, inedito dedicato alla cultura dell’amore e della sicurezza, realizzato a Caserta da “Ali della mente”, scritto da Patrizio Ranieri Ciu, mentore dell’associazione, con la diretta collaborazione della Questura. La comunicazione è la chiave primaria per fare rete e unire le forza contro ogni forma di reato ed ingiustizia: il Commissario Capo Elisabetta Accardo, Portavoce del Questore di Roma Roberto Massucci, racconta la sua esperienza di Donna in divisa con la Polizia di Stato
Perché ha deciso di entrare in Polizia?
Ho ancora impresso nella mente il ricordo del momento in cui – avevo solo otto anni – ero seduta in cucina a fare colazione con mia madre e, fantasticando sul futuro, esclamai con convinzione che “da grande” avrei voluto fare il Commissario di Polizia. Perché? “Per arrestare i delinquenti e difendere le persone buone”. Sedici anni dopo, quando, una volta conseguita la laurea in giurisprudenza ho scelto di intraprendere questo percorso professionale, conservavo lo stesso entusiasmo di quella bambina e le mie aspettative – lo confesso – erano ancora basate su un piano ideativo. Oggi, ventitré anni dopo, ripenso col sorriso a quelle parole, nella loro ingenuità così veritiere, ma che raccontano solo una piccola parte di ciò che significhi essere un poliziotto. Vestire una divisa è una scelta di vita: è un seme che sancisce l’appartenenza a un “Noi”, che nasce dentro di te e che cresce e germoglia ogni giorno, legandosi indissolubilmente al tuo agire quotidiano.
Da cosa nasce la sua passione per la Polizia?
Nasce dal profondo senso di giustizia, di responsabilità e del dovere con cui sono cresciuta attraverso l’esempio dei miei genitori. Oggi è molto di più che una passione. “Scegli il lavoro che ami e non lavorerai neppure un giorno della tua vita”, diceva Confucio. Credo fortemente nei valori che sono l’anima del nostro servizio e che nel loro scopo – ogni sera prima di andare a dormire e ogni mattina appena sveglia – mi restituiscono la consapevolezza di essere nel posto giusto per me.
Qual è il suo ruolo attuale?
Da circa due mesi ho assunto l’incarico di Portavoce del Questore di Roma, Roberto Massucci. Sono anche Dirigente dell’Ufficio Stampa, dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico e del Commissariato di P.S. Sezionale “Rai T.V.”.
Durante la sua carriera quale episodio l’ha particolarmente colpita?
Ripenso a qualche giorno fa quando appena sveglia ho chiamato in ufficio, come faccio tutte le mattine. Ricordo perfettamente il momento: il collega che mi ha risposto al telefono – il prototipo della persona sempre sorridente e dalla battuta pronta – era in lacrime, incredulo. Siamo rimasti in silenzio e, il collega mi informo dell’incidente tra due auto della polizia in cui aveva perso la vita Amar. Comunicare è l’essenza del mio lavoro. Non significa semplicemente informare, dare una notizia, ma vuol dire ricercare in ogni storia il suo “valore utile” e condividerlo con il prossimo. Quella volta, per la prima volta, non ho avuto bisogno di trovare le parole giuste. Nei racconti di chi ha conosciuto Amar, nell’ultimo saluto con il “silenzio” delle volanti in sirena nel piazzale della caserma Maurizio Giglio, c’era il senso di tutto.
Si è da poco celebrato il 25 novembre “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”… cosa devono fare le donne vittime di abuso e come la polizia è vicina alle vittime?
Denunciare prima che sia troppo tardi, affidarsi a noi. Affidarsi è una vera e propria azione volitiva. Significa scegliere di consegnare ad un altro una parte di sé nella speranza che chi la riceve se ne prenda cura. Denunciare una violenza, invece, è un atto che richiede coraggio e la Polizia di Stato ha il dovere, innanzitutto, di sostenere le donne che hanno la forza di farlo. Molte di loro sono rassegnate, provano vergogna, hanno paura di ritorsioni per se stesse ed i propri figli, temono di non essere credute. Il poliziotto a cui chiedono aiuto deve saper rispondere a questo dolore, per evitare che subiscano anche quello dell’indifferenza, della superficialità, del silenzio o semplicemente dell’attesa. La Polizia di Stato si misura ogni giorno sull’implementazione delle attività di contrasto a questo grave fenomeno, nella ferma convinzione – tuttavia – che un’azione efficace debba partire dalla prevenzione e dalla diffusione di una cultura del rispetto che investa sulle generazioni più giovani. Ce lo insegna l’etimologia della parola: dal latino respicere, che
vuol dire “guardare con attenzione, avere cura”, quella cura che le donne implorano con gli occhi quando si affidano a noi chiedendoci aiuto. Abbiamo il dovere di rispondere a quella richiesta, di farle sentire protette, di tenerle lontano da ciò di cui hanno paura aiutandole a comprendere che, spesso, il mostro da cui cercano di scappare è nascosto tra le pieghe di quello che chiamano amore ma che, in realtà, è un male da cui dobbiamo dare loro la forza di liberarsi prima dell’ultima scusa, prima dell’”ultimo appuntamento”. Cosa vuol dire per lei essere in Prima Linea?
Vuol dire esserci, senza orari, senza “se” e senza “ma”. Senza riserve.
Un consiglio ai giovani che voglio entrare nella Polizia di Stato…
Consiglio di orientarsi a questa scelta professionale nella consapevolezza che il nostro non è semplicemente un lavoro, ma una scelta di vita. È un viaggio meraviglioso che offre tante opportunità, ma che richiede responsabilità, sacrificio e dedizione incondizionata. Ciò che fa la differenza non è voler fare il poliziotto, ma voler essere un poliziotto.
Nelle librerie e negli store digitali
BANKSY E LA RAGAZZA DEL BATACLAN
La storia e il giallo dell’opera “La Ragazza Triste” del misterioso artista e writer britannico: li racconta il documentario di Edoardo Anselmi, in onda mercoledì 4 dicembre alle 21.15 su Rai 5
Nascosti dall’oscurità, tre uomini incappucciati tagliano con una smerigliatrice i cardini della porta di uscita di emergenza del Bataclan, la sala da concerti dove il 13 novembre 2015 si è compiuta una delle più crudeli stragi terroristiche rivendicate dall’Isis in Europa. In seguito a quella tragedia, su quella stessa porta il noto street
artist Banksy aveva realizzato “La Ragazza Triste”, in omaggio alle vittime dell’attentato. L’opera sembra sparire nel nulla, provocando rabbia e indignazione in milioni di europei. Poi di colpo, nel giugno del 2020, in un anonimo casolare nella provincia di Teramo abitato da due ignari inquilini cinesi, fanno irruzione i Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale TPC insieme alla polizia francese: la porta del Bataclan è lì, nascosta nella soffitta dell’abitazione e avvolta alla meglio in un lenzuolo. Insieme alla porta vengono identificati anche i sospetti, che il 23 giugno vengono processati e condannati a pene che arrivano fino a due anni di carcere. Il documentario ripercorre l’intera vicenda - dal furto dell’opera allo svolgimento delle indagini. mercoledì 4 dicembre alle 21.15 su Rai 5.
La settimana di Rai 5
FILM
Ti mangio il cuore
Tratto dall’omonimo libro inchiesta di Carlo Bonini e Giuliano Foschini, il film è diretto da Pippo Mezzapesa. In onda lunedì 2 dicembre alle 21.15
Musica
Franco Battiato in tournée
Il concerto nella scenografica Arena di Verona è stato registrato nell’estate del 1982. Martedì 3 dicembre alle 23.25
Musica
Radiohead - Soundtrack for a Revolution
Il doc di Benjamin Clavel racconta il gruppo di Thom Yorke. In onda mercoledì 4 dicembre alle 23.45
Punto Nave -
Mappe per l’immaginario
RomaEuropa Festival 2024
Un suggestivo percorso attraverso i temi e le proposte del Festival. In onda giovedì 5 dicembre alle 21.15 con la conduzione di Serena Scorzoni
Opera
Don Carlo - Teatro alla Scala 2023
Rai Cultura ripropone il melodramma di Verdi che ha aperto la stagione scaligera il 7 dicembre 2023. In onda venerdì 6 dicembre alle 21.15
Teatro
La grande magia
Amara commedia in tre atti composta nel ‘48 nel ciclo de La cantata dei giorni dispari con Eduardo De Filippo, Giancarlo Sbraglia e Luisa Rossi. In onda sabato 7 dicembre alle 21.15
Documentario
Napoli, la bella giornata
Trentatré anni passati, per poter scrivere tre. Il numero perfetto, come un terzo scudetto. In onda domenica 8 dicembre alle 22.00
Il ricordo a 25 anni dalla scomparsa
Figura di primo piano dell’Italia repubblicana, parlamentare del Pci per cinquantatré anni e prima donna a capo di una delle tre più alte cariche dello Stato, la presidenza della Camera dei deputati, dal 20 giugno 1979 al 24 aprile 1992. A cura di Enrico Salvatori, mercoledì 4 dicembre alle 12.00 su Rai Storia
Nilde Iotti è la protagonista dello speciale di Enrico Salvatori in onda per “Italiani”, riproposto da Rai Cultura a 25 anni dalla scomparsa, avvenuta il 4 dicembre 1999, mercoledì 4 dicembre alle 12.00 su Rai
Storia. Oltre alla presidenza della Camera, Nilde Iotti ha avuto altri primati nella sua storia politica: un mandato esplorativo per la formazione di un governo, nel 1987, ed è stata molto vicina all’elezione come Presidente della Repubblica nel 1992. Si parla anche del suo sodalizio privato e politico con Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano, che conosce in Parlamento ai tempi della Costituente. Un rapporto che la segna in modo duplice: da una parte, come “donna del capo”, è per questo dileggiata dentro e fuori il Partito Comunista; dall’altra, questo rapporto le consente di apprendere molto e maturare una sua concezione politica orientata in particolare alle battaglie dei diritti civili, a cominciare dall’approvazione della legge per il divorzio e la parità dei diritti tra i coniugi, che scaturirà nel nuovo diritto di Famiglia (1975).
La settimana di Rai Storia
Passato e Presente
L’incoronazione di Napoleone
Nel giorno dell’anniversario dell’incoronazione di Napoleone. In onda lunedì 2 dicembre alle ore 13.15 su Rai3 e alle ore 20.30 su Rai Storia
Passato e presente
Hanns Eisler, il Karl
Marx della musica
Alla scoperta del compositore austriaco-tedesco. Martedì 3 dicembre alle 13.15 su Rai 3 e alle ore 20.30 su Rai
Storia
“a.C.d.C.”, l’epoca d’oro dei pirati dei Caraibi
Il prezzo della lealtà
Nuovo appuntamento con il racconto del professor Alessandro Barbero. In onda giovedì 5 dicembre alle 22.10
Le ragazze
Da Leonetta Marcotulli a Simonetta Matone
Lo sguardo di donne di diverse generazioni che si raccontano in prima persona Venerdì 6 dicembre alle 21.10
Passato e presente
Wounded Knee 1973.
Il ritorno dei Pellerossa
Al principio degli anni ‘60 gli indiani d’America sembrano sul punto di scomparire come minoranza etnica e culturale. Ovunque risiedano, occupano l’ultimo gradino della scala sociale. In onda mercoledì 4 dicembre alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia
Passato e presente
Tina Anselmi, una vita per la democrazia
Partigiana, sindacalista, ministro della Repubblica. eUn personaggio che la professoressa Tiziana Noce racconta con Paolo Mieli in questa puntata di “Passato e Presente” in onda sabato 7 dicembre alle 20.30
Iconologie quotidiane
I Mosaici del Mausoleo di Santa Costanza a Roma
Al via la nuova stagione con lo storico dell’arte Rodolfo Papa. In onda da domenica 8 dicembre a sabato 14 dicembre ogni giorno in terza serata
QUICK RULES
È in onda su Rai Gulp e RaiPlay la serie per ragazzi con l’influencer Nicky Passarella
Appuntamento tutti i giorni alle ore 20.25 su Rai Gulp, canale 42, e in boxset sulla piattaforma RaiPlay, con la serie “Quick Rules”, con la popolarissima influencer Nicky Passarella e la regia di Marco KK Rossi. Nicky, con le sue esperienze di vita, ci fa entrare nella sua quotidianità mostrando con il suo stile spontaneo cosa fa durante la giornata, chi incontra, dove va, le problematiche che affronta. La giovane influencer come tanti coetanei è sempre pronta a divertirsi ma segue delle regole ferree per non avere brutte sorprese. Nick ama condividere queste regole con gli spettatori diventando così una “maestra” perfetta senza rinunciare allo svago, ma che sa anche essere attenta
e prudente. La sua è la giornata tipo di una giovane ragazza, come prima cosa al mattino controlla i social e condivide i suoi consigli su come rispondere agli haters. Durante le sue giornate si imbatte in situazioni molto frequenti: dai problemi con un ragazzo che l’ha ghostata allo spiacevole incontro con una baby gang mentre fa shopping con sua sorella Sanne, dall’imbattersi in un litigio tra fidanzati che la mette a disagio alle accortezze da utilizzare quando ci si trova ad una festa, come lasciare incustodito il proprio bicchiere. Le insidie sono sempre dietro l’angolo, ma Nicky tiene gli occhi sempre ben aperti per non farsi cogliere impreparata. “Quick Rules” pur utilizzando un linguaggio rapido e scherzoso è in realtà un invito, soprattutto alle ragazze, a individuare possibili situazioni di pericolo nella vita di tutti i giorni e a capire come poterne uscire.
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RIUNIONE DI FAMIGLIA, NON SPOSATE LE MIE FIGLIE 3 MERCOLEDÌ 4 DICEMBRE ORE 21,30 – ANNO 2022 –
PHILIPPE DE CHAUVERON
In occasione del 750° anniversario di una piccola cittadina di provincia, un celebre cantante d’opera viene invitato a tornare a casa per esibirsi in concerto durante i festeggiamenti. Il suo arrivo sconvolge l’esistenza del giovane Benjamin nel momento in cui viene a sapere che l’uomo è in realtà il padre che credeva morto quando lui era ancora un bambino. Cresciuto con il peso di un genitore fallito, alcolizzato, fornicatore e per giunta suicida - la madre ha preferito inventare una tragica scomparsa piuttosto che ammettere di essere stata lasciata per un’altra donna - il ragazzo ha riportato una forma di balbuzie che viene aggravata dalla nuova scioccante scoperta. Tuttavia la celebrità non sa di avere un figlio e mosso dall’affetto per il giovane balbuziente lo coinvolgerà nella sua fatiscente vita.
Un paparazzo, interpretato da Banderas, fotografa una ragazza bellissima coinvolta in un colpo clamoroso. La donna, la femme fatale (interpretata da Rebecca Romjin-Stamos), è immortalata sulla copertina del rotocalco. Alcuni gangster parigini la riconoscono come una persona, creduta morta, con cui hanno dei conti in sospeso. È arrivato il momento di regolarli. La bella donna inizia ad essere braccata e allora decide di coinvolgere nelle sue peripezie anche il fotografo che l’ha inguaiata. Per il regista, Femme Fatale è un omaggio al noir classico francese, ma risente anche di certe atmosfere rarefatte di Blow-up di Michelangelo.
FEMME FATALE – GIOVEDÌ 5 DICEMBRE ORE 21,10 –
2002 – REGIA BRIAN DE PALMA
Tonino è il figlio di Don Gennarino Esposito, rinomato boss della camorra. Alla morte del padre il ruolo di capozona del Rione Sanità però viene affidato non a Tonino, che “non ha pigliato niente dal padre”, ma a Don Pietro De Luca, un malvivente senza scrupoli. Tuttavia Don Pietro ha giurato a Gennarino di prendersi cura di quel suo figlio che il quartiere ha soprannominato ‘U Fesso’, e gli passa un generoso vitalizio. A Tonino viene affidato il compito di riscuotere il pizzo dai commercianti del quartiere. Ma neanche questo sa fare e combina continui pasticci, accompagnato dal fedele amico Enzuccio: al punto che Don Pietro gli offre di raddoppiargli il vitalizio purché abbandoni “il mestiere”. Ma Tonino vuole rivelarsi all’altezza di suo padre e si incarica di accogliere un celebre narcotrafficante in arrivo a Napoli dal Messico.
I cardinali riuniti in Conclave nella Cappella Sistina procedono all’elezione del nuovo Papa. Smentendo tutti i pronostici viene nominato il cardinale Melville il quale accetta con titubanza l’elezione ma, al momento di presentarsi alla folla dal balcone centrale della basilica di San Pietro, si ritrae. Lo sgomento assale i cristiani in attesa ma, ancor più, i cardinali che debbono cercare di porre rimedio a questo evento mai verificatosi sotto questa forma. Si decide, pur con tutte le perplessità imposte dalla dottrina, di far accedere ai palazzi apostolici lo psicoanalista più bravo per tentare di far emergere le cause che hanno spinto l’alto prelato al diniego e favorirne un ripensamento. Lo psicoanalista fa però un riferimento alla moglie come la terapeuta più brava. Il Papa, approfittando di un momento di distrazione, scompare per le vie di Roma.